Alberto Campo Baeza. Pietra, luce, tempo

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Idee costruite in pietra

Piani orizzontali Per Alberto Campo Baeza l’architettura «è idea costruita. La storia dell’architettura, lungi dall’essere solo una storia di forme, è in fondo una storia delle idee costruite. Le forme si distruggono col tempo; le idee invece permangono e sono eterne»1. Solo la pietra poi, è destinata a resistere al tempo e diviene una scelta ineluttabile declinata con continuità nella realizzazione di masse steretomiche e superfici tettoniche, nella materializzazione insomma di quelle “idee costruite” che Baeza progetta come valori assoluti ed eterni. Ancora prima di dare corpo ai concetti di gravità o leggerezza, in solidi pieni o volumi scatolari, la materia litica rappresenta per l’architetto il mezzo con cui definire i limiti e le coordinate del contesto entro cui si esplica l’atto creativo: spesso infatti egli realizza con la pietra il livello di appoggio della composizione architettonica, o fisicizza addirittura la linea di terra del quadro prospettico di una vista studiata e calibrata, che viene selezionata nel paesaggio per essere collocata al centro della costruzione. Il piano orizzontale dell’architettura di Baeza è quindi di pietra. Ciò accade con grande frequenza negli interni, dove stesure pavimentali litiche lisce e omogenee costituiscono la superficie di appoggio e radicamento per candide pareti inondate di luce; la Scuola Drago a Cadice (1992), le case Gaspar (1992), De Blas (2000), Asencio Pascual (2001), Olnick Spanu (2003) e Guerrero (2005) testimoniano tale consuetudine progettuale. All’esterno, nella definizione di spazi pubblici per la città storica e contemporanea, le proprietà delimitanti e ordinatrici dei piani orizzontali in pietra raggiungono poi la massima intensità e possono vivere autonomamente come “architetture senza architettura”, che prescindono dall’elevazione di costruzioni tridimensionali: emblematiche in proposito sono la piazza del Duomo di Almeria (1978-2000) e la piazza Entre Catedrales a Cadice (2000-2009). Nel primo caso un’ampia stesura di tessere cubiche di marmo Macael, un litotipo spagnolo dal tenue colore grigio-biancastro, compone un neutro piano di appoggio per una rinnovata percezione della facciata rinascimentale del Duomo; ventiquattro palme punteggiano infine la pavimentazione a dettare i nuovi ritmi e le direzionalità dello spazio aperto. A Cadice invece lo stesso selciato in marmo a maglia quadrata è impiegato per realizzare un podio incastonato tra due antichi edifici di culto; il piano sopraelevato, accessibile attraverso una lunga rampa laterale, protegge alcuni scavi archeologici e allo stesso tempo si configura come un belvedere rivolto verso il mare che lambisce la città. 1 Alberto Campo Baeza, La idea construída (1996), cit. in Antonio Pizza, “La ricerca di un’architettura astratta. Alberto Campo Baeza” p. 12, in Alberto Campo Baeza. Progetti e costruzioni, Milano, Electa, 2000, pp. 173.

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