Materia Prima - Realtà e Illusione

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al paziente, deve diventare una terapia delle idee. Il paziente è anche un essere umano che interagisce con un contesto e se questo è disarmonico e favorisce disequilibri nella persona non ci si può solo occupare del singolo ma, anche della società in cui è dinamicamente inserito. Le sue sono idee di rottura e soprattutto con la nascita della Psicologia Archetipale viene sancita la frattura con il mondo analitico europeo. Ma oltre a critiche, il suo pensiero e il suo eclettismo generano curiosità, suscita l’attenzione e il seguito di accademici, studenti, clinici, ma anche artisti, scrittori, operatori sociali. La psicologia archetipale Il termine archetipo che definisce la psicologia hillmaniana nasce da un concetto fondamentale del pensiero junghiano. Egli si definisce appartenente alla terza generazione di junghiani, e proprio a partire dal concetto di archetipo desume questa classificazione. Jung aveva individuato negli archetipi le forme primarie delle esperienze vissute dall’umanità nello sviluppo della coscienza, sedimentate nell’inconscio collettivo di tutti i popoli senza distinzione di luogo e di tempo, che si manifestano come simboli e pre-esistono alla psiche individuale che organizzano. Questi sono per Hillman gli junghiani della prima generazione. Gli junghiani della seconda generazione, che hanno applicato questa lettura ai vari ambiti, che hanno indagato gli archetipi, considerandoli epifenomeni di un’infrastruttura della psiche che programma l’evoluzione individuale (A. Guggenbuhl-Craig3, V. Kast4, D. Bauman5). Per Hillman essi diventano centrali: “i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di essa”6. La traduzione più adeguata di ‘archetypal’ pare ‘archetipale’7. La psicologia archetipale affonda le radici nel pensiero di Jung, ma an-

che di Corbin, di Bachelard e nella tradizione neoplatonica. L’archetipo diventa per lui un valore inerente al fenomeno, una sua virtualità mitica. Nel passaggio dal sostantivo all’aggettivo (da archetipo ad archetipale) crea una metafora, indica un movimento dell’immaginazione portando l’uomo oltre l’umano, trovando aldilà di sé il proprio fondamento e le connessioni che lo animano. Come Corbin, Hillman parla di dei e di mundus immaginalis, ma si riferisce sempre a eventi immaginativi. Per Hillman le forme mitiche e gli archetipi corrispondenti sono causa finalis, cioè forme virtuali secondo le quali tendono a conformarsi e a immaginarsi le situazioni e gli eventi, i fenomeni personali e le apparenze del mondo. Questo movimento Hillman lo chiama in modo neoplatonico epistrophè, volgimento, ritorno, conversione. Esso è riflesso in immagini. Per Hillman quindi le immagini sono cuore e compito della psicologia: il fare anima e le chiama archetipiche in quanto realizzano e rivelano in se stesse la complessità che si manifesta nella coincidenza di tipico e singolare, storico e mitico, umano e oltreumano. Egli si propone essenzialmente di portare l’analisi fuori dal rapporto a due medicalizzato e polarizzare l’attività psicologica e psicanalitica su due nuovi centri dinamici, l’archetipo e l’anima. 3 Adolf Guggenbuhl-Craig (1923-2008), Psicologo analista di Zurigo, fu Presidente della IAAP e autore di parecchi testi nodali per il pensiero junghiano. 4 Verena Kast, (1943) psicologa analista didatta e docente presso l’Istituto C.G. Jung di Zurigo. Insegna psicologia all’Università di Zurigo ed è autrice di numerosi volumi nei quali affronta temi fondamentali della psicologia analitica. 5 Dieter Bauman, è il ni¬pote di Jung, di cui ereditò la famosa casa di Bollingen e il solo della famiglia che, come il nonno, abbia scelto la strada della psicoanalisi. 6 Hillman, J., (1992). Re-visione della psicologia. Milano: Adelphi. 7 Così viene definita in italiano la sua psicologia. Secondo alcuni non si utilizza il termine archetipico perché indicherebbe l’inerenza di una qualità fondante il termine psicologia. Neanche psicologia degli archetipi andrebbe bene, in quanto parrebbero intesi come realtà statiche cui si può attingere attraverso i simboli, una realtà permanente al di là del fenomeno. Questa lettura è controversa, in realtà l’Enciclopedia Treccani la tradusse Psicologia Archetipica e Hillman ebbe modo di visionare il testo e approvarlo. È stato poi creato a Catania l’Istituto Mediterraneo di Psicologia Archetipica (2006), cui Hillman ha presenziato e di cui fu presidente.


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