Editoriale
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di Giorgio Cavallari Psichiatra, Psicoterapeuta, Direttore Generale dell’ANEB, Direttore Scientifico dell’Istituto di Psicoterapia ANEB e Responsabile Scientifico dell’area editoriale.
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uesto numero di Materia Prima parla di Inerzia e Trasformazione, di quiete e di moto, di attività e passività. Parla della distinzione esistente fra tali nozioni, in cui si riflettono le infinite polarità con cui il pensiero umano si è confrontato, e ancora di più parla della loro contemporanea presenza, dell’infinito conflitto che non si spegne mai fra Inerzia e Trasformazione, fra conservazione e cambiamento, e ancora di più della inevitabilità di un loro confronto in una sintesi dialettica che non è mai, e non sarà mai, finita. Alcune cose sembrano non cambiare mai, come l’alternarsi delle stagioni ed il susseguirsi delle generazioni, altre sembrano comparire quasi dal nulla, anche se un occhio esperto spesso sa vedere, dove altri non scorgono nulla, che il nuovo ha radici profonde nell’antico. Spesso l’Inerzia non è affatto inerte e grandi movimenti possono scaturire dalla quiete ripiegata della riflessione, della meditazione, della incubazione di idee e valori. Altre volte nella tras-formazione si ritrovano, in forma diversa e creativamente articolata, i principi a cui si può giungere solo attraverso il confronto con la tra-dizione. La rivista si apre con l’articolo “Le tracce archetipiche della nascita e dell’evoluzione della mente nel mito di Amore e Psiche”, una interessante lettura (o meglio rilettura in chiave ecobiopsicologica) del mito di Amore e Psiche proposta da Mara Breno. Il lavoro si spinge oltre le pur suggestive interpretazioni psicologiche del tema della fanciulla Psiche, per proporre una chiave per comprendere il percorso iniziatico della protagonista dove tutte le componenti del mito, e fra queste gli elementi del mondo naturale, come gli animali e le piante, sono considerati come portatori profondi di senso. La trasformazione di cui si parla in questo numero di Materia Prima, infatti, è ad un tempo materiale e spirituale, corporea a psichica. Il protagonista del testo di Apuleio si chiama Lucio, e già il nome evoca la sua ricerca della luce, intesa come tensione verso la verità e la coscienza, dimensioni che anche la fanciulla Psiche dovrà cercare. Apuleio scrive in un’epoca di crisi e di transizioni trasformative, come la nostra, e non è un caso che Mara Breno abbia iniziato dal suo testo la riflessione che ci propone. Eleonora Bombaci propone un lavoro dal titolo “Il Tarantismo: una lettura ecobiopsicologica del processo individuativo”. L’articolo si inserisce nel solco aperto da Breno prendendo in esame, con la chiave di lettura dell’Ecobiopsicologia, il complesso rituale utilizzato per la “cura” delle donne tarantate, quelle cioè che la cultura di alcune aree contadine del sud Italia considera vittime del morso della tarantola. I riti adottati per liberarle vengono acutamente letti da Bombaci non solo riprendendo le più tradizionali interpretazioni proposte dalla scuola antropologica che fa capo a De Martino, ma con originalità e coraggio si spingono oltre. In particolare, le manifestazioni che le donne tarantate mostrano sulla scena della società non sono solo “patologia” da curare, ma anche, come lo furono le isteriche di Freud, portatrici di un messaggio eversivo nei confronti della più stabile cultura patriarcale, e quindi potenziali attrici di una trasgressione in grado di divenire trasformazione. Diego Frigoli ci porta invece su di un altro tema, con un lavoro dal titolo “Giordano Bruno: dalla conoscenza di sé alla conoscenza di Dio”, articolo che nella sua brevità concentra una serie di riflessioni profonde sul contributo che il Bruno, esempio universalmente riconosciuto di amore radicale per la conoscenza, ha dato al pensiero del suo tempo ma che continua a dare anche a noi ed ai nostri contemporanei. Più che per altri pensatori la ricerca della verità è per Bruno Philo-Sophia, cioè vero amore, vera passione per la conoscenza, intesa come piena realizzazione dell’uomo, dovere cui si deve aderire con entusiasmo e coinvolgimento radicali, potremmo dire con la propria anima e con il proprio corpo. Le lettura che Frigoli ci propone del pensiero di Bruno è sintetica ma densa, il lettore saprà coglierne le diverse articolazioni, ma una di queste appare nodale per l’approccio alla conoscenza che l’Eco-