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Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

entro e non oltre il 5 giugno 2023 tramite i form disponibili sul sito www. lacassarurale.it nella sezione Associazioni – Iniziative.

sibile contattare l’Ufficio Relazioni all’indirizzo mail relazioni@lacassarurale. it oppure telefonando ai numeri 0465 896510 e 0465 896511.

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INVESTIMENTI MATERIALI

100.000 € 100.000 € PROGETTI FORMATIVI CULTURALI E SOCIALI +

TERMINE PRESENTAZIONE DOMANDE: 5 GIUGNO 2023

www.lacassarurale.it

Complimenti al coro Carè Alto per i suoi 70 anni ziare tutti i Coristi di ieri e di oggi, i nostri bravi Maestri, in modo particolare Mario Chiodega detto amichevolmente il “Mariet” che per ben trentacinque anni ha diretto il Coro e che con tenacia, bravura e simpatia, è riuscito a trascinare vecchi e giovani… Chi lo ha conosciuto certamente ha di lui un indelebile ricordo. Ma un grazie speciale va anche ai Musicisti che hanno armonizzato i nostri canti, alle Amministrazioni di Valle e in modo particolare quella di Vigo / Porte di Rendena, il paese dove si trova anche la sede del Coro, La Cassa Rurale. E come possiamo dimenti- care il Pubblico e tutti gli Amici, anche all’estero, come in Germania nella città di Plotinghen dove esi- ste il club “Amici del Coro Carè Alto”. La vicinanza di tutti, quindi, ha permesso il concretizzar- si di questa magia. Oltrepassiamo questo Anniversario carico di significati e di sensazioni per proiet- tare lo sguardo verso il domani sull’onda di quella armonia e di quell’entusiasmo per il canto popolare, grazie alla volontà dei Coristi ed alla passione e bravura dell’attuale Maestro Mattia Pellizzari.

Rinsaldare i contenuti e i valori della tradizione canora, unitamente al sentimento di amicale solidarietà, erano, sono e saranno i fondamenti anche per i giorni futuri, nel segno che tutti noi più riconosciamo, quello delle “Voci della Montagna”. Buon compleanno Coro Carè Alto.

Cav. Cesare Segatta

di Giacomo Bonazza

Da Roncone a Trento, patrocinatori di bellezza nella cittá dipinta

Degli Olivieri ne abbiamo già scritto in questa rubrica, riferendosi ai due fratelli bresciani Maffeo e Andrea, eccellenti scultori attivi in terra giudicariese nella prima metà del ‘500; di altri Olivieri si vuole però qui discertare, non propriamente artisti, ma patrocinatori d’arte, tra i più intraprendenti della Trento clesiana, committenti del meraviglioso ciclo di affreschi policromi di una delle “due case rimpetto al Duomo”, conosciuta finora come “Casa Rella”, opportunamente riportata di recente alla sua denominazione rinascimentale di “Casa Olivieri”, che per noi giudicariesi non è poi così indifferente, trattandosi di tali Olivieri provenienti da Roncone. Ci è voluta la corposa pubblicazione promossa dalla sezione trentina di Italia Nostra, “Trento città dipinta. I decori murali esterni dal Medioevo ai giorni nostri” (2022), uno straordinario quanto minuzioso reportage su un patrimonio decorativo di altissimo pregio, non inferiore a quello di altre più celebri “urbes pictae”(città dipinte) del vicino Veneto, per mettere un punto definitivo sulla corretta attribuzione alla committenza ronconese del coloratissimo apparato murario costellato di affascinanti figure allegoriche, di quella che d’ora in poi chiameremo senza indugio “Casa Olivieri”, non senza un pizzico di sano orgoglio campanilistico. Nel capitolo del libro dedicato alle più recenti ricerche archivistiche presso il Comune di Trento, in merito alla storia dei palazzi, delle case e dei loro proprietari lungo il corso dei secoli, curato da un team di studiosi di sicura competenza, spuntano tra le note di corredo al testo, alcuni chiari riferimenti alla famiglia “Oliveri di Roncon” e della loro abitazione, acquistata da Domenico Olivieri nel 1530 da Giovanni Antonio Pona, figlio del nobile veronese Geremia Pona, quello del Palazzo Geremia di Via Belenzani, altra imprescindibile testimonianza della Trento rinascimentale. Sempre nelle note si accenna di come “Domenico Gelfi possedeva la porzione di casa in piazza a sud dei Cazuffi e a ovest degli Olivieri di Roncon”, cioè quella che impropriamente verrà chiamata “Casa Cazuffi”, anziché più correttamente “Casa Gelpi”, confinante con gli Olivieri, dimora appunto dei commercianti Gelpi della Valtellina, approdati a Trento sul finire del XV secolo, che scomoderanno per il sontuoso ornamento delle sue pa-