Cose così

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Massimo Pozzato

Cose Così scritte dal 2006 al 2021 in “Non so che dire” e in “Ciacole e altro” riportate in ordine cronologico di ciascuna serie. Il libro può essere letto anche qua e là e pertanto qualche ripetizione è necessaria. 1


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Cronologia 1. Non so che dire.................................................................................................................................2 2 0 0 7...................................................................................................................................................3 2 0 0 8...................................................................................................................................................7 2 0 0 9.................................................................................................................................................14 2 0 1 0.................................................................................................................................................22 2 0 1 1.................................................................................................................................................32 2 0 1 2.................................................................................................................................................42 2 0 1 3.................................................................................................................................................45 2 0 1 4.................................................................................................................................................49 2 0 1 5.................................................................................................................................................56 2 0 1 6.................................................................................................................................................61 2 0 1 7.................................................................................................................................................64 2 0 1 9.................................................................................................................................................67 2 0 2 0.................................................................................................................................................68 2 0 2 1.................................................................................................................................................76 2 Ciacole e altro.................................................................................................................................79 2 0 0 6 ................................................................................................................................................79 2 0 0 7.................................................................................................................................................91 2 0 0 8...............................................................................................................................................116 2 0 0 9...............................................................................................................................................136 2 0 1 0...............................................................................................................................................186 2 0 1 1...............................................................................................................................................217 2 0 1 2...............................................................................................................................................276 2 0 1 3...............................................................................................................................................319 2 0 1 4...............................................................................................................................................351 2 0 1 5...............................................................................................................................................385 2 0 1 6...............................................................................................................................................403 2 0 1 7...............................................................................................................................................413 2 0 1 8...............................................................................................................................................431 2 0 1 9...............................................................................................................................................446 2 0 2 0...............................................................................................................................................447


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1. Non so che dire 2007 Imposte e Tasse Si sa che le tasse vanno pagate per godere di uno specifico servizio mentre le imposte sono dovute indipendentemente da una effettiva fruizione. Teoricamente le tasse sono in qualche modo volontarie, le “imposte” sono imposte. Quanto più l’imposizione è collegabile e congrua ai servizi forniti in cambio tanto più è capita e accettata. Anche se mai si abbisognasse di forza pubblica, giustizia, sanità, scuola, politica, eccetera, sapere che all’occorrenza questi servizi verrebbero forniti efficientemente rende del tutto giustificato il pagamento di giuste imposte, per la possibilità di averli. In caso contrario l’imposizione è percepita come un sopruso. Per norma costituzionale il tributo è progressivo, cioè se il reddito di A è il doppio di quello di B, A paga più del doppio di imposta. Lo strano è che più imposte uno paga meno ha diritto ai servizi che sono forniti grazie ad esse. Alla progressività dell’imposte si aggiunge quella delle tasse e chi evade le prime viene premiato con una riduzione delle seconde. Sarebbe più semplice, meno iniquo e meno costoso se, una volta fatte pagare adeguatamente le imposte, i servizi fossero offerti a tutti i cittadini alle stesse condizioni, anche a chi mai avrà occasione di utilizzarli grazie al suo reddito. Le risorse disperse per gestire tassazioni e esenzioni potrebbero concentrarsi sulle imposte: più semplice e pratico, ma meno demagogico. L’apparato statale L’apparato statale per una parte degli italiani è una vacca da nutrire, per un’altra parte è una vacca da mungere, una terza parte è la vacca. Chi la nutre pensa che potrebbe mangiare di meno o non esserci, chi la munge pretende che sia ben nutrita e la vacca è d’accordo con i mungitori. Lavoratori dipendenti. Si dice che sono gli unici contribuenti onesti. In realtà chi lavora “in nero”, volente o meno, evade le imposte. Del lavoratore cui viene


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trattenuta regolarmente l’IRPEF si dice che è un contribuente onesto, se invece questo non avviene è il datore di lavoro che evade il fisco. Capita però che qualche lavoratore accetti di fare straordinario solo a condizione che non sia gravato d’imposta, capita che sia il lavoratore a richiedere di lavorare in nero. Non saranno grandi evasori, ma, nel loro piccolo sono evasori: forse vittime, forse colpevoli, forse complici. Non è detto poi che chi lavora in aziende serie che mai acconsentirebbero a non effettuare le regolari ritenute sia del tutto onesto. Ci saranno senz’altro lavoratori dipendenti che mai hanno comprato qualcosa da venditori illegali, mai hanno dato soldi a qualcuno senza regolare fattura o scontrino, mai hanno ricevuto somme senza assoggettarle a imposta; ma ce ne sono altri che così non si sono comportati, magari in buona fede, magari perché non è sempre facile osservare norme complicate, contraddittorie, ambigue, magari perché non se la sentono di inimicarsi il fornitore, magari andando a “lucciole”. Negozianti Godono fama di essere capaci evasori, cittadini disonesti. In realtà non sempre rilasciano lo scontrino ma se fossero gli unici disonesti, se gli onesti rifiutassero di servirsi da chi non dà lo scontrino, finirebbero per vendersi le merci fra di loro. Il problema non è che tutti i commercianti evadono le imposte, ma che non tutti le pagano nella misura dovuta, il che finisce per favorire i più disonesti. Se non fosse per rispetto del principio che le norme devono valere per tutti, che la legalità deve essere fatta rispettare da tutti, è pressoché indifferente che tutti i negozianti paghino le imposte o che non le paghi nessuno; alla fine a pagare effettivamente è solo chi non può rivalersi dei maggiori costi. Valga quale esempio quanto è accaduto con l’introduzione dell’euro, quando i nuovi importi si sono ottenuti dividendo gli stipendi per 1936,27 e i prezzi di molte merci per circa 1000: in pratica tutti hanno aumentato il prezzo e il cliente l’ha accettato. Chi aveva concordato il cambio ufficiale sostiene che è tutta colpa del governo seguente non avere impedito ai disonesti di approfittarne: giudizio che sembra conservare una residua mentalità non liberista e ignorare che anche le Coop amiche praticano prezzi non molto diversi da quelli dei concorrenti. Se tutti i negozianti pagassero le imposte, senza la concorrenza sleale di chi non le paga non rinuncerebbero a scaricarne il costo sui clienti, i quali pagherebbero forse


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meno imposte ma sicuramente di più per gli acquisti. Il contrario succederebbe se tutti non pagassero le imposte, con fattori invertiti e totale invariato ma con evidente danno per l’immagine di equità e legalità. Credo che, escludendo i venditori immigrati abusivi, almeno dove vivo siano pochi coloro che non pagano le tasse per servizi o diritti e che siano molti di più quelli che non rilasciano scontrino, ma ignoro se siano tutti tenuti a farlo o se vi siano categorie esentate. In ogni caso non mi pare una via percorribile richiedere ai clienti di boicottare gli evasori: anche se l’ignoranza suddetta fosse solo mia, anche se l’onestà fiscale fosse di tutti i clienti, credo che chi non ha cambiato fornitore per evitare aumenti di prezzo che lo colpivano direttamente non lo farebbe per senso civico e ipotetica maggiore equità. Imporre ai cittadini di richiedere la ricevuta sotto pena di sanzioni mi sembra ingiusto e vessatorio; sanzionare, com’è successo, chi non emette scontrino per una caramella regalata a un bimbo o fa una vendemmia con gli amici rende odioso e ridicolo il sistema e alimenta il sospetto che esso si occupi di piccole cose trascurando quelle importanti, sia forte con i deboli e magari corruttibile con i forti. Invece di usare solo bastone e minacce, potrebbe essere anche opportuno rendere in qualche modo conveniente l’onesta denuncia del reddito: se invece di far pagare più tasse a chi più ha già pagato d’imposta si concedessero più benefici (facilitazione di accesso ai mutui, concessione di licenze o qualsiasi altra cosa gli esperti possano suggerire) sarebbe meno conveniente la falsa denuncia. Liberi professionisti Sono i più accreditati fra gli evasori, salvo per la parte assimilabile a lavoro dipendente. Penso sia capitato a chiunque di sentirsi dire che la prestazione costa 100 e 120 con IVA, con facoltà di scelta più o meno esplicita. La risposta sarebbe ovvia se la spesa fosse detraibile dal reddito: pago 120 invece di 100, ma avrò meno IRPEF per 20. Io sono onesto, il fisco ci guadagna l’ IVA e sicuramente più di 20 di IRPEF dal professionista che considerando le imposte nel calcolo di 100 non ci rimette niente, non ci sarà evasione fiscale e vivremmo in un Paese come altri in cui solo delinquenti non pagano le imposte dovute. Per motivi che ignoro, ma che forse potrei immaginare, così non è e il cliente si trova a scegliere. Se è assolutamente onesto e disposto a pagare di più di tanti altri sceglierà 120. Se la sua onestà è pari a quella del professionista vorrà


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partecipare ai suoi vantaggi e chiederà di pagare meno di 100. Se fondamentalmente è corretto e onesto ma sa che così non è il fisco con lui, avrà qualche dubbio e qualche rimorso comunque faccia. Sportivi, artisti, aziende Naturalmente, potendolo fare, si stabiliscono dove meglio credono nel vasto mondo. Vasto e piccolo. Con gli attuali mezzi di comunicazione si può essere ovunque contemporaneamente in modo immateriale e nello spazio di poche ore di persona. Non vi è quindi motivo di non stabilire la propria residenza dove il clima è migliore, le spiagge più belle, il sole più caldo, la neve più soffice o il fisco meno esoso. Compete ai governi valutare il giusto appetibile equilibrio tra quello che si può avere e quello che si deve dare nel loro Stato, sapendo che “chi troppo vuole, nulla stringe”. La Legge Non ne capisco bene il perché, ma sembra che ogni anno alle spese dell’anno prima si aggiungano nuove spese e conseguentemente si debbano aggiungere nuove entrate, anche se queste aumentano con l’inflazione e il PIL. E così ogni anno alle norme esistenti si aggiungono nuove norme, ogni anno per cercare di fare correttamente la denuncia dei redditi si devono leggere fascicoli sempre più voluminosi, aumenta la possibilità di sbagliare e subire sanzioni, mentre i caratteri di stampa del modulo diventano sempre più piccoli per far stare in una pagina quello che ne richiederebbe due (lo definiscono semplificare). Ma ci sono anche norme che rimangono immutate per decenni, come quelle che stabiliscono i limiti di reddito superati i quali si hanno meno benefici o maggiori aggravi o fissano importi a favore del contribuente, che di fatto diviene più povero e più tassato. Spesso non è previsto alcun criterio di gradualità, per cui se, esemplificando, con reddito 100 si paga 20 e con reddito 99 zero, chi ha lavorato e guadagnato di meno finisce con l’avere più soldi. Con quale criterio siano fissati questi limiti per me è un mistero e a volte penso che siano pensati considerando la mia situazione personale per danneggiarmi o forse quella di qualche parente di legislatori, per favorirlo. In questo caso potrei sperare che prima o poi saranno rivisti. Per legge, il cittadino è tenuto a conoscere la legge. Cosa piuttosto complicata se non impossibile anche a chi di legge vive: probabilmente


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nessuno conosce TUTTE le leggi italiane. Io mi limitavo a leggere attentamente le istruzioni e cercare di applicarle. Per esempio le istruzioni del mod. 730 sembrerebbero indirizzate a persone non particolarmente esperte di diritto e prive di adeguata biblioteca fiscale. Non è così e se uno crede di capirle come capisce un testo in italiano corrente (pur usando un vocabolario inglese-italiano per quelle parole che non hanno saputo rendere nella nostra lingua) incorre in gravi errori. Per questo motivo esistono appositi enti e studi che provvedono alla compilazione anche di un semplice mod. 730. Anche le istruzioni che accompagnano le cartelle esattoriali indicano procedure del tutto diverse da quelle reali e si è quindi costretti a ricorrere all’aiuto di professionisti. A volte mi sorge il dubbio che le leggi siano fatte apposta per giustificare l’esistenza di questi enti e il loro foraggiamento e rendere indispensabile rivolgersi ai professionisti di cui sopra. Non ci si può meravigliare poi se chi va con il lupo impara a ululare. Agenzia delle Entrate Sembra che fra i doveri dei cittadini non ci sia solo l’obbligo di pagare imposte e tasse, ma anche quello di farlo nel modo meno semplice. L’Agenzia delle entrate, o chi per essa, trova del tutto normale emettere cartelle esattoriali errate: per male che vada i cittadini contesteranno l’errore, produrranno documenti, faranno code, protesteranno; ma se va bene pagheranno più del dovuto, sanzioni comprese. Naturalmente chi ha grossi interessi si premunisce con prove e documenti, si rivolge a fiscalisti esperti; ma il povero cristo che ritiene in tutta buonafede di non dovere al fisco qualche centinaio di euro non ha scampo. Opporsi al fisco gli costa più di quanto possa beneficiare, deve perdere mezze giornate negli uffici che talvolta trova chiusi per sciopero o assemblea, riceve informazioni incomplete, magari solo perché chi è uso a trattare una materia pensa che gli altri abbiano la stessa famigliarità. Più il tempo passa e più è difficile rimediare a eventuali errori, il tempo gli è contro e la lentezza burocratica torna a vantaggio della burocrazia. In ogni caso sembra che se il cittadino sbaglia paga, se sbaglia il burocrate paga il cittadino e che sia più facile accanirsi contro piccoli evasori ingenui che contro grandi evasori agguerriti.


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2008 Imposte o tasse? Ho sentito dire: “non voglio la riduzione delle ‘tasse’ perché dovrò pagare di più per visite mediche specialistiche, università dei figli, ecc”. Forse non sarebbe male chiamare le cose col loro nome, come usava un tempo: imposte le imposte e tasse le tasse, magari precisando se statali o locali. Ora quasi tutti usano sempre e solo la parola ‘tasse’, per semplificare, per adeguarsi, per pigrizia. La frase di cui sopra letteralmente significa “non voglio la riduzione delle tasse perché dovrò pagare più tasse”, un non senso. Se nel caso che con ‘tasse’ si intenda invece la tassazione nel suo complesso, diminuire le imposte non deve comportare aumento delle tasse né la minore pressione statale l’aumento di quella locale. Riabituarsi a chiamare le cose con il loro nome italiano forse gioverebbe alla chiarezza, sempre che questo si voglia. Altri tempi Mi è venuta in mente mia nonna. Aveva un laboratorio di sartoria al pianterreno, con grande porta-finestra e grande finestra sulla piazza del piccolo paese. L’unica piazza, dove prima o poi passavano tutti i paesani e molti passando si soffermavano sulla porta per un breve saluto, una qualche notizia, qualche scambio di opinioni; specialmente le paesane. E se qualcuno non si fermava, non per questo non era fonte di notizie, generosamente fornite sul suo conto dalle ragazze che vi lavoravano(un occhio sul lavoro e uno sulla piazza) o da qualche cliente o dalla negoziante che, in attesa dei compratori, si sistemava nella sala e da lì controllava il suo negozio di scarpe di fronte. Tempo e tecnica Siamo entusiasti del PC. Una cosa meravigliosa che ci permette di scrivere, sbagliare, correggere, aggiungere, togliere, usare mille caratteri, farne di tutti i colori. Con il programma che sto usando posso preparare l’inserto (Post) per il mio personale quaderno elettronico (Blog) anche senza essere collegato in rete, vedermelo bel bello con comodo, cambiarlo, completarlo con foto, collegamenti, tabelle, mappe, etichette (Tag), video. Posso mettere in un cassetto incorporeo centinaia di pagine senza usare un


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solo foglio di carta e quando voglio posso riprendere una di quelle pagine e renderla accessibile all’intero mondo. Magnifico! Ma mentre sono giunte fino a noi notizie scritte alcune migliaia di anni fa su tavolette d’argilla che un sumero potrebbe leggere usando solo i suoi occhi, come fa chi ne conosce la scrittura, le molte troppe cose che scriviamo oggi lasciandole in rete o nel PC non possono essere lette che con i mezzi appropriati. Per fortuna, forse. Anche pergamene e incunaboli scritti secoli addietro e scampati a incendi e altre sciagure si possono leggere con al massimo l’aiuto di una lente, come fra qualche secolo, se ben conservate, si potranno pure leggere i libri odierni, i manoscritti, i dattiloscritti e qualsiasi altra cosa che dal computer trasferiamo su carta col semplice comando stampa. Forse quello che giace in rete si potrà vedere fra qualche tempo a condizione che si abbia uno strumento adeguatamente aggiornato, capace di leggere quello che vi si trova. Potrebbe bastare un aggiornamento on line del software del vecchio PC o più verosimilmente l’acquisto di nuovo hardware che sostituisca quello obsoleto comprato qualche mese prima. Tutto il resto potrebbe diventare invisibile. Cinquant’anni fa si usavano le schede perforate e i nastri magnetici che tuttora potrebbero sussistere e nessuno saprebbe leggere; ma allora si stampava tutto, anche perché la memoria del cervellone (come chiamavamo il grosso calcolatore, il centro elettronico che occupava una superficie enorme) era limitata e preziosa. Poi i nastri magnetici vennero sostituiti da grossi dischi, continuando a usare le schede perforate per immettere i dati. Si avevano migliori prestazioni con macchinario meno ingombrante, ma tuttavia voluminoso: non più come una stanza ma come una lavatrice. La memoria era più facilmente accessibile ma sempre da usare con parsimonia e si continuava a stampare tutto quello che si doveva leggere. Dopo fu la volta dei primi Personal Computer, i PC. Non c’era più la necessità di stampare tutto ma solo di salvare i testi (e tutto quanto) su supporti magnetici, principalmente su floppy di 5¼” (133 mm) di diametro e 360 KB di memoria, mentre nel computer restava solo il minimo che serviva a farlo partire e tutto il resto spariva con il suo spegnimento. Successivamente il PC ebbe il disco fisso e nella sua memoria qualcosa poteva restare, i floppy passarono a 3½” (88 mm) e 1,44 MB e si stampava l’indispensabile. Ora la memoria del PC è enorme e quella in rete infinita o quasi, girano programmi che difficilmente avrebbero potuto girare nei


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grossi calcolatori di un tempo e non potevano nemmeno entrare nei primi PC, i CD sono di 650 MB, i DVD 4,7 GB e vi si può lasciare praticamente tutto. (1) Considerando un byte equivalente a una carattere dell’alfabeto 1 KB sono 1000 caratteri, 1 MB sono 1000 KB, un milione di caratteri, 1 GB sono 1000 MB, un miliardo di caratteri. Per rendere l’ idea, un DVD equivale a oltre 13000 floppy da 5,25″. Oggi è molto difficile, se non impossibile, poter leggere un floppy; in futuro potrebbe essere altrettanto difficile leggere un CD o un DVD. Per conservare i dati non cartacei si dovrebbe ad ogni progresso tecnologico provvedere, finché si può, a trasferire sui nuovi supporti i dati esistenti su quelli superati, ma non sempre si fa. Io sto pensando di trasferire i vecchi filmati VHS in DVD: ma forse aspetterò le nuove tecnologie ….. e non li vedrò più. (1) 21 luglio 2013 – Riletto dopo un lustro, sembra storia antica. Ora sono usuali chiavette da 32 GB, tablet, lettori di e-ebook, telefonini tuttofare: fra cinque anni magari saranno antichità da museo Vivere in centro Il bello di abitare in centro città è di avere tutto o quasi a portata di mano. Diciamo meglio: a portata di piede. A non più di qualche centinaio di metri da casa trovo pane, latte, carne, pesce, frutta e verdura, formaggio, scarpe, vestiti, chiesa, comune, pinacoteca, spiaggia, porto, ferramenta, telefonini, elettrodomestici, meccanico, elettrauto, banca, bar, ristorante, gelateria, mercato e mercatini, medico, avvocato, tribunale e altro ancora, compreso il Comando della Forestale. L’ideale per anziani. E’ vero che arrivare al Comando dei Vigili Urbani è quasi impossibile a piedi ed è dura in bici, che per andare alla Biblioteca Civica converrebbe avere fiato e gambe d’altra età, che per l’Ospedale sarebbe lo stesso se non ci fosse l’autobus, che a usare l’auto poi non si sa più dove posteggiarla: ma non si può avere tutto. Civici rossi e blu Per uno come me (foresto e con qualche problema cromatico) era complicato. Cercavo un indirizzo: via e numero. Vedo un 11, poi 25, 27, 29, 13 e non mi raccapezzo.


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Penso: stanno rifacendo la numerazione, ma non è ancora completata. Come dicevo, ho qualche problema con i colori; alcuni non li distinguo, molti non li ricordo, a tutti ci bado poco e così non avevo notato che alcuni erano rossi e altri blu, come poi mi hanno detto. Dalla pubblicità radiofonica avevo sentito di indirizzi tipo Via Taldeitali, 5 rosso – Genova o visto scritto Via Taldeitali, 5r, ma pensavo si trattasse di un 5a o qualcosa del genere, un numero inserito tra il 5 e il 7. Ho chiesto chiarimenti a un vigile che, evidentemente, non poteva capire la domanda essendo per lui del tutto naturale quello che per me invece non era. Così finalmente ho capito: i civici blu segnavano i portoni, i civici rossi i negozi. Ossia i numeri rossi non si riferiscono ad abitazioni e con civici s’intende numeri civici e non mercati, guardie, biblioteche, musei o altri civici, preferendo l’aggettivo al sostantivo come Vittorio Veneto abbreviato in V. Veneto (ma non C. Ligure, F. Ligure, P. Ligure per Celle Ligure, Finale Ligure, Pietra Ligure). Io non direi al civico 15 ma al numero 15 e abbrevierei piuttosto Vittorio V. Finale L. Celle L. Pietra L., ma sono foresto. Numeri rossi, semafori rossi-gialli-verdi. Non una r (come negli indirizzi) vicino al numero, non un segno distintivo sulle luci dei semafori e i daltonici si arrangino (al semaforo alto=rosso, centro=giallo, basso=verde o anche sinistra=rosso, centro=giallo, destra=verde). E il tempo passa Il tempo passa, vorrei scrivere qualche cosa ma mi accorgo che non so che fare, non so che dire. Non so che fare. Vedo che per tutti Internet è una specie di salotto dove incontrano amici, parlano del più e del meno sorseggiando il tè ognuno a casa sua: contemporaneamente (messaggistica) o in tempi differiti (e-mai). Sanno giustamente curare le amicizie, dedicarvi tempo , leggere i post e aggiungervi commenti possibilmente carini, mettere belle foto, commentare avvenimenti. E intanto si impratichiscono del mezzo e fanno opere sempre più pregevoli. Io invece non so che fare. Sono rimasto ai tempi in cui tutto era più semplice, meno elegante ma pratico e invidio coloro che in queste cose ci sguazzano. Forse, semplicemente, sono un orso.


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Non so che dire. Sono un gran brontolone e in questo clima natalizio non trovo o non voglio trovare niente da criticare: le strade sono illuminate, la gente passa infreddolita da un negozio all’altro forse per comprare, forse per scaldarsi. Ci sarà anche la crisi, ma ci penseremo il prossimo anno se possiamo permettercelo. Di là, il mare Pensando alla Liguria pensavo al mare. Ora il mare dal mio balcone lo vedo in fondo alla strada, stretto fra le case, dietro una palma: ma basta una passeggiata di qualche centinaio di metri per gustare tutta la sua ampiezza, tutta la sua calma, tutta la sua furia. Quando il sole basso proietta su tutte le vie cittadine l’ombra delle case, illuminando per breve tempo solo strade orientate a mezzogiorno e qualche tratto di piazza, anche d’inverno nelle giornate serene posso, in breve tempo godermi il sole e vedere il mare: un vero piacere, se il vento non è troppo forte. Ma se guardo dall’altra parte, da casa o dal lungomare, vedo verdi colline. È bello nei mesi caldi lasciare la spiaggia affollata e assolata (troppo, a volte) e salire lassù. Faticando un poco, lentamente salgo in bici per qualche valle e mi ritrovo infine in uno strano mondo silenzioso, agreste, solitario. Mi chiedo se la gente che colà abita, sa che con qualche migliaio di passi verso il sole può vedere il mare, che laggiù c’è il mare. So che lo sanno, ma mi piace pensare che si potrebbe non sapere, che un tempo ai più anziani non interessava saperlo: la loro vita era nella valle e il mondo al di là del valico, della Colla, era una cosa estranea, un altro mondo. Fantasie: trafficavano con gli abitanti del litorale anche quando ci andavano a piedi; ora è a mezz’ora di strada, quasi in fondo all’orto. Ma quando arrivo in bicicletta da quelle parti provo strane sensazioni: più fresco, più freddo, più verde, più silenzio, più natura; vedo o penso gente tranquillamente impegnata nell’orto, con gli animali, con la frutta, col tempo lento e mi meraviglia sapere al di là del colle infinite collane metalliche, ferme o in movimento, gente nel confuso traffico cittadino o stupidamente oziosa seminuda al sole in attesa di tornare a vita frenetica. Vedo o penso gente stranamente felice di vivere in quei posti, gente che forse fino a qualche anno, qualche giorno, qualche ora o minuto prima


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era invece in un’auto o su una moto e andava o tornava da una fabbrica, da un negozio, da un lavoro nell’altro mondo. Solstizi Solstizio d’ estate, solstizio d’inverno; giugno e dicembre (o viceversa per gli australi). Mesi di santi famosi e di festività cristiane oggi, di festività pagane un tempo e per molti ritornate tali: non voglio indagare; per approfondire l’argomento si cerchi altrove. Giugno è mese di sagre, balli, fuochi, tavolate, feste patronali all’aperto: Sant'Antonio da Padova, San Giovanni Battista, San Pietro Apostolo (13, 24 e 29 con San Paolo), particolarmente venerati in molti posti d’ Italia e del mondo. Dicembre è mese di regali: nei miei ricordi c'è San Nicolaus per i bimbi di Brunico, Santa Lucia per quelli di Verona e c’è ora il Santo Natale per tutti (6, 13,25). Ma so che questi sono giorni particolari e importanti per molta gente, in molti altri luoghi. A dicembre si attende con impazienza che il giorno cessi di accorciarsi e la notte di allungarsi, che il sole salga sull’orizzonte e non ci abbagli in auto, fastidioso e quasi inutile, quando c’è: l’ inverno appena incominciato si fa meno buio, preannunciando così la sua fine. Il freddo si farà più intenso, ma poi finirà e si è ottimisti. A giugno è tutto il contrario, l’ estate è appena cominciata ma i giorni si accorceranno: verrà il gran caldo, ma i giorni sempre più corti preannunciano la fine della bella stagione e all’improvviso, con il ritorno dell’ora solare sarà subito buio. Ma intanto si resta ottimisti e non ci si pensa. Televisione: una proposta Nonostante tutto (canone nuovo, programmi vecchi) alla sera guardiamo la TV. Da un bel pezzo non siamo più giovani, pur considerando che oggi vengono definiti giovani ragazzini di 45 anni. D’altro canto io continuo a considerare anziano solo chi ha una decina d’anni più di me, sempre. Guardiamo … si fa per dire. Ad una cert’ora mia moglie deve dormire. Così, con la pubblicità che ogni ventina di minuti interrompe i programmi anche nei canali RAI, un programma che dovrebbe iniziare alle 21, inizia


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alle 21.15 e termina quasi a mezzanotte non riesce a vederlo tutto: o dormicchia durante o va a letto prima che finisca. Dalle 21 a mezzanotte, questa è “prima serata” per loro: e pensare che alle 17 è già nominalmente tarde, per gli spagnoli. Aiutati dalla moderna tecnologia cerchiamo di porvi rimedio: abbiamo due videoregistratori, registriamo sul secondo mentre guardiamo sul primo la registrazione del giorno precedente facendo scorrere velocemente i suggerimenti commerciali. Questo per risparmiare sul costo dei supporti, altrimenti basterebbe registrare tutte le serate di un anno e riprodurle negli anni successivi, come fanno le emittenti. Ma anche così può capitare che non abbiamo niente di registrato (una volta visto, cancelliamo) e allora guardiamo in diretta: telecomando in mano, quando comincia la pubblicità (cosa mai potremmo comprare?) passiamo ad altro canale. Quando va bene vediamo a rate un programma con trama e tanti pezzetti di programmi episodici (calcio, varietà,ecc.), ma il più delle volte quando in un canale fanno pubblicità la fanno in tutti, magari leggermente sfasata per cui cambiando canale vediamo sempre la stessa auto o la stessa bibita, che poi occupa mezzo schermo anche durante il film. A mia moglie è venuta un’idea che proporrei al Ministero della salute: aumentare le pause pubblicitarie, la durata della réclame, dei consigli per acquisti. Se invece di durare sui cinque minuti ne durassero una ventina, uno potrebbe farsi un pisolino, risvegliarsi e vedere a rate ma per intero il programma TV: intervalli magari meno frequenti ma più lunghi, con dolce sveglia finale. Se non proprio tutte le sere e in tutte le reti, almeno nel servizio pubblico pagato col canone obbligatorio qualche sera potrebbero mettere la scritta “Riservato a un pubblico di soli anziani”. 2009 Davanti alla TV Se nelle lunghe serate invernali, quando fuori fa freddo e buio e non si ha voglia di uscire, quando si trova piacevole sistemarsi sul divano e coprirsi con un plaid, al caldo della sala, davanti ad un televisore acceso, se dopo tutte le piacevoli notizie del TG farebbe piacere vedere un bel


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programma televisivo, se è capitato di non riuscire a vederlo interamente perché comincia tardi e dura un’infinità infarcito com’è di consigli per gli acquisti (consigli dei quali non si sa che farsene), se capita ad un certo punto di svegliarsi all’improvviso e accorgersi che è tardissimo, che qualche scena si è persa ma che non fa niente perché quel film si era già visto o che se non si va a letto ci si addormenta sulla poltrona e più che guardare la televisione si è guardati dal televisore, forse allora può interessare la precedente proposta. Blogger Non ricordo bene: devo avere iniziato con un clic dove dovevo farlo per creare uno spazio in Internet, mi è stato chiesto un nome ed ho scritto gerobocia, ossia ero ragazzo (lo ero molto tempo fa), per titolo del blog ho messo nonsochefare e nella descrizione nonsochedire, perché non sapevo né cosa dovevo fare per confezionare il blog né cosa scriverci: non sapevo niente di niente, nemmeno cosa fosse un blog. Da allora forse qualcosa ho imparato, forse mi ci sono perso. Un tempo probabilmente non erano moltissimi a leggere ma erano sicuramente meno quelli che scrivevano per essere letti: scrittori e giornalisti, ma non tutti pubblicavano e non tutti avevano lettori. Fra i lettori qualcuno scriveva agli amici, ai giornali, alla mamma, al moroso, alla morosa; qualcun altro magari teneva un diario, che non faceva leggere a nessuno. Ma gran parte di quello che poteva essere letto, da qualcuno veniva letto. Oggi, penso, quasi tutti coloro che hanno un computer scrivono qualcosa in Internet: forse scrivono più di quanto leggano; gli scritti si susseguono minuto per minuto, in poco tempo invecchiano, si perdono nel gran mare; nessuno più li legge – riesce a leggerli – limitandosi a quelli più vicini alla superficie, ai più recenti. Così qualcuno non è letto che dal suo autore, che non riesce emergere fra i tanti altri anche se è bravo. Qualcuno però oltre a essere bravo è anche abile. Invidio benevolmente quelle persone che creano un blog e lo allevano con amore, con sapienza e bravura; li ammiro per quanto sono bravi a scrivere i loro testi, a rispondere ai commenti altrui, a curare la loro creatura e gli amici della rete che a loro volta li stimano e incoraggiano. Il blog richiede dedizione e tempo,da me destinati ad altro, specialmente d’estate, con il sole e le lunghe giornate. Il blog può essere


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viziato ed esigente come un figlio unico, i suoi lettori, i suoi estimatori possono esserlo. E un figlio unico è unico. Io invece dopo il primo blog sono incappato in un altro che mi pareva più adatto alle mie possibilità ed ho trascurato il primo per il secondo. Dopo il secondo è venuto un terzo e un quarto: ma erano tutti figli miei, tutti amati e tutti un po’ trascurati all’arrivo di un nuovo nato, come in una famiglia numerosa. E ora mi ritrovo (tento di fare il conto) con cinque blog in cui scrivo (in uno metto anche foto), altri tre o quattro dove ho messo album di foto, tre gruppi nei quali ogni tanto faccio interventi, tre chat con lo stesso .com finale ma con es., de., it. iniziali, almeno sei diversi nomi dopo @ negli indirizzi di posta di cui qualcuno con due nomi diversi davanti; sono registrato in due giornali e ho quattro PC (in due città diverse) che cerco di tenere omogenei in documenti, foto, indirizzi e altro. Probabilmente non sono un’ eccezione, ma a me sembra di avere esagerato e mi propongo di semplificare, di unificare, di eliminare doppioni, di mettere tutto in un sito accessibile da ovunque, ora che potrei farlo. Non so se lo farò, se ne avrò cuore; non butto via quasi niente pensando che prima o poi mi servirà: talvolta succede. Ventuno tocchi alle 18 Chi casualmente per la prima volta si trova in Piazza Mameli a Savona alle 18 non capisce cosa succeda: si sente un rintocco e subito tutta la piazza si ferma: auto, bici, pedoni. Le auto sono fermate dai vigili urbani, più che altro perché non tutti sono savonesi e non tutti gli automobilisti savonesi possono sentire la campana in una piazza molto trafficata. Le persone sedute sulle panchine attorno al monumento si erano già alzate al rumore degli ingranaggi che precedono il rintocco, chi camminava sotto i portici già aveva rallentato guardando l’orologio e ora tutti se ne stanno fermi in piedi, in rispettoso silenzio. Chi non si è mai trovato in quella piazza a quell’ora non può capire. Chi vi si è trovato mille volte – da sempre – capisce, ma forse non riesce a provare l’emozione che io ho provato la prima volta, ma solo quella pur grande che provo ancora quando ci capito. Da moltissimi anni la campana del monumento suona a quell’ora in ricordo dei caduti, da moltissimi anni i savonesi li ricordano immobili in silenzio, una targa lì davanti ricorda a chi vuole sapere il quando, il come,


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il perché di quel monumento, di quei rintocchi Nel silenzio della piazza ventuno volte suona la campana: poi il traffico riprende intenso e rumoroso. Ritorni Torna marzo, torna la primavera, tornano le rondini (forse), torna l’ ora legale, torno a cambiare l’ora negli orologi e apparecchi di casa, tornano a dirci che risparmieremo un sacco di energia e un sacco di soldi, torno a chiedermi come. Torno a dirmi – vedendo nei miei orologi l’ora solare – che sono cambiati tutti gli orari; torno a pensare quanto ho già scritto.

S.S. n. 1 “Aurelia” Fine febbraio, in una delle finora poche giornate di sole torno piacevolmente a casa da Est, in bicicletta sull’Aurelia litoranea. Attraverso cinque paesi: poco traffico, quasi nessuna auto posteggiata sulla strada lungo il mare, una temperatura gradevole che non richiedeva le bardature antigelo del biellese. Pensavo di scrivere qualcosa su questa beatitudine, su quanto d’ inverno fosse bello girare qui in bici e amabile questa costa. Ma poi, in altri due paesi, l’intasamento invernale ha poco da invidiare a quello estivo: due lunghe file di veicoli quasi fermi che si incrociano dall’inizio del primo alla fine del secondo, da superare sempre temendo di finire contro qualche moto che faccia lo stesso in senso opposto, nell’incerta terra di nessuno ai limiti della linea centrale. A ovest, a 15 Km già ora una frana impedisce di costeggiare il mare, poi verrà la bella stagione e sarà comunque arduo e pericoloso avventurarmi in bici sull’Aurelia ristretta dalle auto posteggiate, percorsa da vetture, furgoni, camper, pullman, moto e attraversata da pedoni. Dovrò percorrere strade dell’interno, tutte in salita (garanzia di successiva discesa) e non so se potrò già o ancora farcela. Speriamo. Inquinamento Dicono che la terra si sta riscaldando, che è colpa dell’uomo, che le auto inquinano. Siamo quasi a maggio ed ho tuttora il maglione, ma può essere tutto vero. Le auto inquinano e i nostri bravi amministratori per


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ridurre al minimo questo inquinamento invitano a non usarle, arrivando a vietarne la circolazione in certe domeniche. In compenso costringono a girare inutilmente per mezz’ore in cerca di un parcheggio e ripetere spesso l’operazione. L’ auto ferma in regolare parcheggio è vista di malocchio: non inquina abbastanza, non provoca incidenti, non intasa il traffico e va multata. Così di tanto in tanto, se il tempo è brutto e la gente non ha voglia di andare a controllare, piazzano un cartello di divieto di sosta dove non c’ era. Qualche giorno dopo se sei sfortunato non vedi ne cartello né auto, se sei fortunato non vedi il cartello ma solo il verbale di contravvenzione. Nel primo caso ti allarmi, cerchi la vettura, ti rivolgi ai vigili che ti dicono che è stata prelevata da loro, portata al deposito e devi pagare carro attrezzi, deposito e multa; nel secondo caso paghi solo la multa . In questa città con l’auto non c’è scampo; non ci si può muovere e nemmeno stare fermi; se non metti l’auto dove c’è il divieto ti mettono il divieto dove c’è l’auto, nelle strade o nei parcheggi, per traslochi o per manifestazioni, motoristiche o ecologiche, in ogni posto e occasione. Non dovresti inquinare, ma guai a non farlo: negli ultimi 50 anni ho preso due sole multe, entrambe qui e recentemente, entrambe perché dov’era la mia auto hanno messo un “divieto di sosta” che non ho avuto possibilità di vedere né prima né dopo, un chiaro invito ad usarla di più Veneti Ieri ho preso la macchina fotografica ed fatto un giro in bicicletta. Sono salito a Boissano, un paesino di meno di 2500 abitanti sparsi nella varie contrade, un centinaio di metri sopra Loano. Girando per una storica contrada a due passi dalla chiesa ho trovato questa vecchia cappella, evidentemente risistemata. Mentre stavo lì è passata una signora che gentilmente si è rivolta a me, per parlarmi di quel manufatto. Così parlando, vedendo la mia bicicletta mi chiese di dove venissi. Le risposi che venivo da Savona, un po’ meravigliandola. Dopo qualche altra chiacchiera mi richiese “ma .. di dove viene?”. Capii allora che – come sempre succede – aveva notato il mio accento non proprio ligure e così confermai di venire da Savona ma di essere di Vicenza. Le brillarono gli occhi e felice mi disse di essere anche lei vicentina,


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da Cismon del Grappa, l’ultimo paese vicentino del Canal di Brenta, prima della Valsugana trentina. E così ha, abbiamo cominciato a parlare nella nostra lingua con reciproco piacere. Beh non proprio come fossimo in Veneto: io in casa la parlo sempre, ma c’è soltanto mia moglie, i figli sono altrove e con tutti gli altri ormai da 35 anni cerco di parlare italiano, salvo rari incontri. E quella gentile signora mi disse che non parla in veneto dal 1961, da quando è morta sua madre se non nelle gradite occasioni che viene a trovarla suo figlio alpino, accompagnato da alpini veneti. È venuta ad Albenga quando aveva sette anni perché suo padre aveva chiesto ed ottenuto di fare il suo lavoro di falegname (o carpentiere?) nella costruzione della caserma: non ho chiesto quanti anni avesse, ma mi sembrava qualcosa più vecchia di me, pensionato non più tanto giovane. Ha detto “faegname”, con la tipica nostra pronuncia che “mangia” la elle, ma mi sarei aspettato sentirmi dire che faceva “el marangon”: ma dopo tanti anni qualcosa si perde. Solo qualcosa, perché pare sia impensabile per un veneto dimenticare la sua parlata: non ci tiene a farlo e ogni occasione è buona per fare “do ciàcoe” in dialetto. Questo capita a me e a tutti i veneti che ho conosciuto, con la sola eccezione di un mio cugino ritornato dall’internamento in Germania dove forse aveva fatto voto di parlare italiano. E così chiacchierando con quella signora non ho preso nota e mi sono completamente dimenticato il nome della contrada (Ca’ del Pozzo?), il santo cui è dedicata la cappella, l’anno in cui fu costruita (16..), cosa esattamente c’era in quel posto (un qualche presidio sanitario). Forse vi tornerò, già invitato a prendere un caffé da lei, che ora abita lì – presso un suo figlio – a Boissano, che si scrive quasi come Bassano, sulla Brenta. A naso in su Mi incanta girare per la città vecchia guardando in alto nelle strette vie che a volte si aprono in spazi più o meno larghi. La prima scoperta l’ho fatta nel cortile di casa: alzando gli occhi ho visto un’incredibile intreccio di corde che passavano da un muro ad un altro, da una proprietà ad un’altra, tese tra due carrucole per stendervi ad asciugare panni, abiti, lenzuola. Ogni corda passa per la carrucola lontana, torna, passa per la carrucola vicina:ben tesa ed i due capi sono annodati, col risultato di due corde che scorrono parallele una sotto l’altra in senso opposto e i panni si avvicinano o si allontanano tirando sotto o sopra.


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La stessa cosa si vede ovunque. Se il vicolo è stretto raramente le carrucole sono fissate l’una di fronte all’altra, più spesso tagliano in diagonale, allungando il tragitto della corda. Se dalla finestra accanto o opposta può partire un’altra corda che finisce più o meno discosta dalla precedente, dalle finestre sottostanti possono andare in qualunque direzione: quasi mai una corda è tesa sotto a quelle dei piani superiori, spesso le incrocia. Questa marinaresca abbondanza di funi non è solo nei vicoli e nei cavedi dove il sole arriva raramente ma anche nei cortili, negli slarghi, nelle piazzette lunghe funi si accompagnano o si incrociano a varie altezze: un’infinità di carrucole, chilometri di funi, un’affascinante mondo aereo che può riempirsi di panni stesi ad asciugare, specialmente dopo giorni di pioggia o di maltempo. A chi credere? La Strada del Maghetto era una stradina di curve e stretti ponti: uno all’inizio e poi due o tre sui quali si passava o in un senso o nell’altro, con precedenza a chi arrivava per primo. Ora della vecchia strada non rimangono che pochi tratti senza più i ponti e la strada del Maghetto è diventata la via indicata per andare a B da M. Sulla strada del Maghetto, venendo da M dopo qualche Km c’è un cartello che indica "B Km 3", un centinaio di metri più avanti ce n’è un altro che indica "B Km 7". A me non interessava, non dovevo andare a B. Quelli di B non lo vedono neppure, conoscono la strada; ma a un povero forestiero che guarda i cartelli per sapere la via e si trova che più avanza più si allontana dalla meta qualche dubbio di essere fuori strada gli viene e non sa se deve credere al primo o al secondo cartello o a nessuno. Se è un italiano sa che non deve contare troppo sulle indicazioni stradali nel nostro Bel Paese, ma se è uno straniero rischia di impazzire. Pecore Siamo alla fine della prima decade del terzo millennio e si pensa che il passato sia ormai passato. Ma – con piacere – si può constatare che certe antiche abitudini continuano ad esistere. Nella campagna, nella pianura a sud di Biella si possono ancora vedere greggi di pecore che in ottobre – scendendo dai monti – brucano quel poco che possono trovare fra le stoppie del mais.


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Per me un gregge come quello che ho visto sembra enorme, guidato da un unico pastore con un paio di cani: sono passato in bici, l’ho visto entrare nel campo e l’ho fotografato. In poco tempo moltissime pecore si sono sparse tra le stoppie, con qualche breve ordine del pastore e qualche corsa dei cani. Quanto vi si siano fermate e dove siano poi andate, non lo so: non le ho più viste. Vox populi Arrivando a piedi al Centro Commerciale da centro città si deve attraversare un’ampia strada con aiuola spartitraffico centrale. I progettisti – che certamente non vanno mai a piedi – avevano previsto strisce pedonali che finivano sul marciapiede attorno all’aiuola e riprendevano, oltre quella, esattamente davanti a dove erano arrivate. Fin da subito i pedoni si sono rifiutati di fare quel giro inutile e attraversavano diritti creando nell’aiuola un antiestetico, disagevole, fangoso passaggio di fatto. Alla fine chi di dovere si è arreso alla volontà popolare ed il passaggio di fatto è diventato un agevole pavimentato passaggio di diritto. Ogni volta che penso alla democrazia penso a quel paio di metri di marciapiede, ogni volta che passo su quel brevissimo sentiero penso alla democrazia, al popolo sovrano. La manina Tantissimi anni fa, a Vicenza, non capitava e in casa era ritenuta una cosa assolutamente da non fare, oltre che vietata dalle norme comunali. Molti tempo dopo e per una quindicina di anni dall’Ufficio potevo vederlo fare e nessuno si scandalizzava. Ora, seduto sul mio divano, vedo dalla finestra della casa di fronte sporgere una manina che stringe un panno e lo sbatte per far cadere la polvere, farla cadere su un marciapiedi del centro e su eventuali ignari passanti. Ignoro cosa ne pensi qui la gente, non so se lo trovi del tutto normale, non so a chi appartenga quella manina femminile che sporge sotto la parte rialzata di una persiana chiusa: so solo che succede, credo quotidianamente, e non mi par proprio che quella signora guardi almeno se sta passando qualcuno. Da tempo vado dicendo che in questa città i pedoni sono un po’


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bistrattati: tracciati pedonali con passaggi che allungano il percorso o che finiscono su una strada trafficata, semafori che obbligano ad aspettare due o tre volte il verde, mine sparse di escrementi canini, volatili bombardieri. A dire il vero le cacche di cane sono ora molto meno frequenti di un tempo, quasi assenti e finora non mi è mai successo di essere colpito da quelle aviarie, come invece a Venezia mentre attendevo gli sposi davanti al municipio. A questi inconvenienti vanno aggiunte le polveri sottili emesse dalle auto e, a quanto pare, quelle meno sottili che cadono dalle finestre. Veicolo a quattro zampe motrici in Autostrada dei Fiori Mercoledì 16 dicembre verso mezzogiorno, dalle parti di Arenzano (GE), nell’Autostrada A10 c’era una mucca che rallentava un po’ il traffico. Doveva essere una bestia abbastanza intelligente: stava a destra e correva – veloce quanto poteva – nella direzione di marcia, verso Genova. Senza limiti minimi di velocità era in regola, tranne il fatto che viaggiava non su quattro ruote ma su quattro zampe e non aveva quella di scorta. Notoriamente l’Autostrada dei Fiori è quasi tutta viadotti e gallerie, non ha vaste campagne che la fiancheggiano: da dove arrivava quella vacca? Era scesa da un camion? Era piovuta dal cielo? Era entrata al casello? Non sono riuscito ad avere notizie in merito, ma spero sia almeno uscita a Genova Voltri. 2010 Fumatori Non ho niente contro chi fuma, ma mal sopporto il maleducato che fumata una sigaretta butta la cicca dove capita capita. Se fa così a casa sua non m’interessa, faccia quel che vuole tanto non ci vado; ma nei luoghi pubblici che posso frequentare e frequento dovrebbe avere un comportamento più civile. Se invece in casa sua non butta le cicche in giro non capisco perché fuori casa lo faccia. Dal numero di mozziconi che vedo in spiaggia temo che non siano una minoranza i fumatori incivili. Quasi tutti gli uomini usano abiti con almeno un paio di tasche e quasi nessuna donna – abbia o no tasche – gira senza borsetta. Fumatori e fumatrici non hanno quindi difficoltà a portare con sé


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due pacchetti, due contenitori di sigarette: uno per le sigarette da fumare e uno per quelle fumate. Chi fuma dove non ci sono posacenere può così prendere una sigaretta da un pacchetto, accenderla dove è permesso, fumarsela beatamente, spegnerla opportunamente, riporre il mozzicone nell’altro e quando torna a casa vuotarlo dove meglio crede: per terra, sulla tavola, nel cesso. Quando compra un pacchetto nuovo, tiene il vecchio e getta quello con le cicche in un contenitore di rifiuti. Ci sono cicche su strade e piazze (i "più educati" le spengono con la scarpa) e la spiaggia libera non è libera dai mozziconi (i "più educati" li infilano sotto la sabbia, ma non tanto da poterci restare). Sulle strade di questa città, con le buone o con le cattive, sono sempre meno gli escrementi canini e spero anche le carte gettate e le gomme masticate: forse un giorno non ci saranno più cicche in giro e fumatore non sarà più quasi sinonimo di incivile. Naturalmente ci sono anche moltissimi fumatori e fumatrici che si comportano bene: non lasciano traccia, non mi accorgo e non parlo di loro. Mezzi civici Sarà perché sono all’antica ma a me sentire parlare di “mezzi” o di “civici” senza altra specificazione sembra qualcosa di incompleto se non proprio di incomprensibile. Pare che tutti gli italiani, me escluso, sentendo “mezzi” capiscano subito che si parla di mezzi del servizio pubblico di trasporto. Io invece aspetto che si precisi di quali mezzi si parla. Escludo quasi subito che siano mezzi termini o mezzi litri o mezzi marinai, escludo pure che siano mezzi di comunicazione (direbbero “media” o “midia”) o di mezzi di sussistenza e penso che verosimilmente siano mezzi di trasporto, confortato dal dizionario che dice essere questi i “mezzi” per antonomasia. Ma anche limitandomi ai “mezzi di trasporto”, se non ho ben seguito tutto il discorso e non so come la pensi chi parla, resto in attesa di sapere se sono mezzi terrestri o mezzi navali o mezzi aerei o mezzi anfibi, mezzi di soccorso o mezzi d’assalto, mezzi corazzati o mezzi articolati, mezzi pubblici o privati o entrambi, mezzi civili o militari, a due o quattro ruote o genericamente un mezzo di trasporto qualsiasi disponibile.


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Dicono che dovrei capire senza dubbi che si tratta dei mezzi pubblici di trasporto quali tram (tramvai), bus (filobus, autobus), metro (metropolitana); di quei mezzi a disposizione di tutti per l’uso dei quali molti – non tutti – pagano un biglietto, un ticket, una tassa insomma, un contributo per le spese sostenute dalla comunità per fornire il servizio. Io, invece, se mi dicono “mezzi” fatico a capire “mezzi pubblici” come faticherei a capire “alle ore 12” se mi dicessero “alle ore” e basta. Chissà poi se dicendo “mezzo doppio” si deve capire autobus a due piani o con rimorchio e non invece un intero, due volte mezzo. Parimenti, se mi chiedono il “civico” non afferro subito che si tratta del “numero civico” e la richiesta mi sembra incompleta, monca di qualcosa che precisi di quale “civico” si parla: potrebbe essere il “museo civico”, il “teatro civico”, il “senso civico”, il “dovere civico”, il messo comunale (“messo civico”), il macello, il mercato, l’acquario e tante altre cose comunali. Magari dal contesto si può anche capire che è il numero civico, ma, se proprio non si sta per spirare o non si è senza fiato per una lunga salita, non dovrebbe essere molto gravoso specificare ed essere sicuramente compresi. Vedo indicazioni con scritto “ai civ.”: siccome poi seguono delle cifre è ovvio che si tratta di numeri, ma se fosse scritto “ai n.” sarebbe altrettanto chiaro che sono numeri identificativi, come quelli civici; se scrivo “Via Nonsoquale, 18” tutti capiscono che 18 è un numero civico senza nessuna necessità di scrivere “numero civico 18” o una sua abbreviazione. Un “numero” mi fa di solito pensare a qualcosa di ordinato e progressivo, solo eccezionalmente a astrazioni matematiche o ai “numeri del lotto”; “civico” mi fa invece pensare ad un’infinità di attinenze municipali e penso che sia più importante il sostantivo dell’aggettivo. Se però si sostiene che basta dire “civico” perché dal contesto si capisce “numero”, per coerenza nel caso dei trasporti si dovrebbe dire “pubblici” perché dal contesto si capisce “mezzi” (di trasporto). In ogni caso non è risparmiando una parola che si è meno pedanti o meno prolissi, che si economizza il discorso: ben altre, molte altre, sono le parole inutili, volgari e indecenti che potrebbero essere non dette. Nostalgia A torto o a ragione, quando penso a “Cattedrale” o alla catalana “Seu”


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penso a sedia, “cadrega”, seggio, sede del vescovo. Giusto quindi trovare nella Cattedrale di Savona un bel maestoso sedile intarsiato, una cattedra vescovile. Fino a qualche tempo fa faceva la sua bella figura alla base della colonna diametralmente opposta al pulpito cinquecentesco, sulla destra del presbiterio, poco più indietro dell’altare odierno. Ora è sistemato sopra i gradini che portano a quello che un tempo era l’altare maggiore, del 1765 e sormontato da un ciborio ottagonale opera del Grassi. Pensavo che tale sistemazione fosse dovuta all’ambizione dell’attuale vescovo di essere al centro della scena; mi sbagliavo. Trovo che dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) la sistemazione del presbiterio mostra l’altare al centro, la “sede” dietro l’altare, il tabernacolo sulla destra (dei fedeli) e l’ambone sulla sinistra. Se questo è previsto, questo sia. Le nuove chiese dovranno sicuramente rispettare i nuovi canoni, ma la cattedrale di Savona – come la stragrande maggioranza delle chiese esistenti – è nata molto prima del Concilio Vaticano II e forse un qualche riguardo meritano anche i fedeli che ci hanno preceduti e che tanto si sono sacrificati per costruire le chiese nei secoli passati. Sono anche passati molti anni dal 1965: considerato che fino a qualche mese fa la sede (cattedra, seggio) vescovile si trovava altrove penso che sia possibile rimetterla dov’era e rivedere l’ altare maggiore come l’hanno voluto nel 1765: ho nostalgia del tempio passato. Se il Concilio Vaticano II ha deciso che il celebrante si rivolga ai fedeli, e non sia il primo dei fedeli rivolto all’altare o a Dio, sarà senz’altro cosa buona e giusta; che per far questo nelle chiese sia stato aggiunto il nuovo altare è ovvia conseguenza; ma forse non si va contro il Concilio se si concilia la nuova esigenza liturgica con le vecchia esistenza architettonica, se non si mettono nuovi altari in piccolissime chiese sacrificando lo spazio dei fedeli o del celebrante o se si lascia la “sede” un po’ decentrata. Bike sharing Un grande manifesto "Bicincittà" informava che anche in quella città c’era "bike sharing". Penso che in Italia la lingua ufficiale sia tuttora l’italiano, ma sicuramente mi sbaglio. Letto e riletto, più o meno ho capito di cosa si trattava ma non mi era chiaro come esattamente funzionasse la


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cosa. Non so se chi fa i manifesti – anche a nostre spese visto che c’entra la pubblica amministrazione – non sa esprimersi in italiano o non vuole farsi capire da chi come me è vissuto in tempi in cui la bicicletta si chiamava bicicletta (e solo più tardi, per brevità, bici); ma ho compreso che doveva trattarsi di qualcosa come condivisione, comunanza, prestito, noleggio, servizio biciclette ovvero bici condivisa, comune, in prestito, a noleggio, di servizio o qualcosa di simile, qualcosa cui c’entravano Comune, biciclette, viabilità, spostamenti. Ma non ero riuscito a capire dove, come, quando. Casualmente poco tempo fa sono finito nei pressi di un parcheggio ed ho visto bici e pala verticale d’istruzioni per l’uso. Ora so cos’è e come funziona, in Internet ho trovato anche quanto costa; ho individuato altre due postazioni e magari in futuro cercherò anche le rimanenti, se mi resterà la curiosità. Quasi sicuramente continuerò ad usare le mie di biciclette, ma non si sa mai. La cosa potrebbe essere interessante: meno auto e più biciclette. Normalmente mi muovo in bici, ma ho qualche difficoltà a girare in città; per spostarmi da qui a lì, diciamo dalla porta di casa al negozio sotto la finestra sull’altra strada, devo: fermarmi al semaforo, arrivare a quello successivo, girare a sinistra e fermarmi al semaforo, girare a sinistra, prendermi gli insulti degli automobilisti se non mi metto nella corsia riservata agli autobus o dai conducenti di questi se lo faccio, fermarmi al semaforo, girare a sinistra e fermarmi al negozio; poi devo fermarmi al semaforo, procedere diritto fino al prossimo, girare a destra, poi ancora a destra, dare la precedenza alle auto sulla via di casa, girare a destra e fermarmi a casa. L’altra possibilità è di prendere la via più breve viaggiando sul marciapiedi, contromano: ovviamente preferisco andare a piedi. Ottima cosa quindi incentivare l’uso della bici, ma forse prima bisognerebbe permettere anche a chi userebbe volentieri la sua di potere circolare facilmente, senza fare lunghi giri o infastidire i pedoni, che hanno tutto il diritto di usare in esclusiva i marciapiedi, senza l’incubo di auto e moto: sembra che altrove usino "piste ciclabili". Ritengo che il servizio "bicincittà" si rivolga principalmente a chi viene da fuori: se io che qui vivo ho qualche difficoltà a muovermi in centro e non poche a salire le ripide vie verso le colline, forse per loro non va molto meglio.


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Compleanno Di chi compie 50 anni si dice che festeggia il suo cinquantesimo compleanno. In realtà festeggia la fine del suo cinquantesimo anno di vita e l’inizio del cinquantunesimo come nella prossima notte di San Silvestro si festeggerà la fine del 2010 e l’inizio del 2011. Noi diciamo compleanno e mi pare evidente che significhi il completamento di un altro anno di vita. La traduzione di compleanno in tedesco è “Geburtstag” e in inglese “birthday” che potrebbero significare “giorno di nascita” o “giorno natale” o magari “genetliaco”. Non ho dubbi che chi compie 50 anni festeggi il 50mo compleanno, ma non mi meraviglierei se si dicesse che festeggia il 51mo Geburtstag o birthday. Mi dicono che in Germania festeggerebbe il 50mo Geburtstag e in Inghilterra il 50mo birthday. Sarà come dicono però … Di uno nato il 2 marzo 2010 potrei dire che quello è il suo “giorno natale”. Il 2 marzo 2011 potrei dire che compie un anno, che è il suo primo compleanno, che ha un anno, che è la prima ricorrenza del suo “giorno di nascita”, che è il suo genetliaco e compie un anno, che è il suo “giorno natale” ed ha un anno ma non potrei dire che è il suo primo 2 marzo o il suo primo “giorno natale” perché è il secondo. Non so cosa dicono tedeschi e inglesi, ma qualsiasi cosa convenzionalmente dicano è cosa giusta e chiara nella loro lingua. Pensionati Dopo un bel po’ di tempo riprendo a scrivere. Non lo faccio da un po' sia perché non so cosa dire sia perché non ho molto tempo per farlo. Di questo volevo parlare, del tempo a disposizione di noi pensionati. Fatico a capire, anzi non le capisco per niente, quelle persone che temono il momento di andare in pensione perché pensano che poi si troveranno smarrite, senza niente da fare. A parte il fatto che è bello anche starsene senza fare niente, per me – almeno finora – non è capitato spesso. Non mi spaventa il fatto di non dovere più andare in ufficio, di non avere più ansie per quello che mi diranno i capi o per quello che dirò ai sottoposti, di non dovermi più alzare col freddo o di tornare a casa col caldo: anzi mi chiedo dove trovavo il tempo per fare tutte quelle cose, tralasciando mille altre (esagero) molto più piacevoli. Ma dovevo pur vivere, dovevamo pur vivere la mia famiglia


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ed io e quando faccio qualcosa per amore o per forza cerco di farla come si deve. Dicevo che non ho mai tempo a sufficienza, anche perché quello che un tempo facevo in un’ora ora lo faccio si e no in un giorno: non più di un problema alla volta, e affrontata una questione in un giorno per quel giorno mi pare avere già dedicato troppo tempo a cose gravi, che se non ci fossero sarebbe meglio. Non devo lavorare, ma non mi devo preoccupare di come passare il tempo, anzi. Un giorno sì e uno no faccio il casalingo. Beh, ancora esagero. Non è che prima non facessi niente in casa: se c’era qualcosa da riparare in materiale che non fosse stoffa (di questo si occupava mia moglie) l’ho sempre fatto, quando c’era da tagliare cipolla o affettare qualcosa spettava a me; risotto, “fugasse”, strudel, krapfen, tartine, marmellata di castagne e cose così erano affar mio. Qualche volta potevo anche cucinare altre cose, ma mia moglie era felice se non lo facevo perché quasi sempre era lei a pulire le molte stoviglie che usavo. Da quando non ho più impegni di lavoro, da quando mia moglie ed io siamo entrambi pensionati, siamo entrambi casalinghi, a giorni alterni. A dire il vero io un po’- parecchio – meno. Quando è il proprio turno ognuno provvede a preparare da mangiare e a lavare le stoviglie, ma di fare i letti e le pulizie non sono richiesto (credo perché mi ritiene imbranato), la spesa sotto casa la fa mia moglie ed io quella con la bici ma sono quasi certo che le piace così, come le piace andare al mercato: magari non compra nulla ma il suo giro di un paio d’ore lo fa tutti i lunedì, se proprio non piove e tira vento e le bancherelle restano nei furgoni. Poi la bicicletta. Se il tempo è bello, se non fa troppo caldo o troppo freddo pedalo. Magari quest’anno meno dell’anno scorso e il prossimo meno di questo, ma spero comunque di continuare a muovermi in bici. Ho girato per tutto il savonese, non di corsa: “cianin cianin” come dicono da quelle parti. Mi sono fatto tanta Aurelia ma anche all’interno, un po’ di salita (ogni anno meno) sempre confidando nella successiva discesa. Diciamo che ogni volta pedalo per due o tre ore, qualche volta di più ma stanca. E da quando ho avuto una fotocamera digitale documentavo i giri in bici. Non so se era una scusa per fermarmi e prendere fiato o per andare in posti in cui non ero stato prima. La fotocamera digitale! Bella invenzione!


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Non più la mia vecchia pesante Zeiss che ho molto amato ma meno di quanto volessi: per via del costo delle fotografie ci pensavo tre volte prima di scattarne una e quando mi è capitato di sbagliare tutto un rullo per non avere opportunamente tarato l’apparecchio non ne ho più voluto sapere. Sono passato alla videocamera, una delle prime, da usare con una mano ma enormemente grossa e pesante se confrontata alle attuali o ai telefonini. Un’esperienza comunque bellissima: riprendevo con qualsiasi luce, il soggetto era sempre a fuoco, lo zoom una magnificenza e non solo immagine ma anche suoni e rumori, non solo una parte ma tutta una scena! L’ho usata per una decina d’anni, ho ripreso i primi progressi dei nipoti: è un reperto archeologico, se funziona magari tornerò ad usarla. Per un po’ l’ho usata qualche volta nei miei giri in bici, ma era quasi impossibile, troppo pesante e ingombrante. Quando ho avuto fra le mani quella piccola meraviglia di fotocamera digitale l’ho subito adottata e messa nella bottiglia di plastica sistemata nel portaborracce della bici. E via pedalando. Quella mia prima fotocamera l’avevo avuta assieme a un PC partecipando a un corso d’informatica, e così passiamo ad un altro mangiatempo. Più o meno ho sempre avuto a che fare con computer per lavoro. Sono passato dalle schede perforate e i nastri magnetici, ai dischi, rigidi e flessibili. Quando ho smesso di lavorare le memorie erano minime, gli ingombri massimi , Internet era forse appena nata, chiavette, blog e tutto quello che oggi conosce un bimbo di quattro anni mi erano sconosciuti. Poi sono arrivati ed ho cominciato a servirmene ed ho sentito la necessità di conoscerli un po’ meglio. E così … ho preso il contagio. Lo sapevo che sarebbe finita così, vivevo più o meno sei mesi in una casa con collegamento Internet limitato a poche ore settimanali e altrettanti in una dove non avevo nemmeno Internet e mi collegavo dalla biblioteca comunale, un’oretta a settimana. E mi dicevo che così andava benissimo, che non mi sarei malato di Internetite, che avrei vissuto all’aria aperta, naturalmente. Ma si sa com’è: l’appetito vien mangiando e l’influenza si prende frequentando influenzati. Così dalle poche ore settimanali, dal collegamento a tempo a casa o quello ancor più breve in biblioteca sono passato al tempo pieno. Non credo esagerare, ma dall’uso quasi esclusivo di email sono passato a un blog, a un secondo a un terzo; dalle foto fatte


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per me solo a quelle pubblicate in rete; un breve passaggio per chat, la lettura dei quotidiani in linea, un paio di gruppi, le ricerche più varie e occasionali dalla ricetta di cucina per mia moglie che – beata lei – si ostina a non voler toccare computer, ai giri ciclistici, alla biografia di qualcuno che appare in TV, ai libri disponibili presso la biblioteca comunale, praticamente a tutto. Il guaio è che non mi limito a mettere un articolo o una foto ma ogni poco tempo controllo chi o quanti hanno visto o commentato quell’articolo o quella foto: non lo faccio più per me stesso ma per gli altri. E questo sinceramente non mi piace, dovrò guarirne. Poi ci sono i libri. La biblioteca è a un paio di chilometri da casa: usando l’auto dovrei poi perdere un’ora per trovare dove lasciarla, perciò vado a piedi o quasi sempre in bici e fatico non poco a fare la salita finale. Ho cominciato ad andarci per mezz’ora di Internet e ora continuo ad andarci per prendere libri in prestito, finché ce la farò. D’inverno le giornate finiscono presto e guardiamo la TV, d’estate non finiscono mai ma c’è il sonnellino pomeridiano, qualche ora in spiaggia, la passeggiata serale, concerti se ci sono. Ora siamo pensionati, abbiamo tutto il tempo che vogliamo – dicono – ma in realtà da anni non facciamo più scorribande turistiche: forse perché non ne abbiamo il tempo o forse perché siamo diventati pigri. Per amor di quei 5 Un po’ per ordinare le idee e spiegarmi quello che penso, un po’ perché mi va mi metto al computer e scrivo. Concellature, ripensamenti, correzioni tutto è semplice con questo mezzo: non si vedono tracce di gomma o di matita, non si gettano fogli nel cestino, se una frase ti piace ma è avulsa dal contesto si può salvare per riprenderla e inserirla più opportunamente. Credo di farlo per me, ma non ne sono del tutto sicuro. Probabilmente lo farei anche se non ci fosse Internet, ma invece c’è e quello che scrivo può essere anche letto da tutti, basta metterlo in rete. E lo faccio e, anche se non vorrei ammetterlo, sono felice pensare che a qualcuno può interessare quello che scrivo, che qualcuno lo legge, magari ha piacere a farlo, magari concorda con me, condivide le mie idee. Lo so: è un’illusione, una speranza. perché qualcuno trovi piacere a


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leggere qualcosa questa dev’essere interessante e ben scritta o almeno una delle due. Forse quello che scrivo è interessante per me, posso anche essere soddisfatto di come lo scrivo; ma non basta: interessante e gradevolmente scritta lo deve essere per chi legge. Supponendo che quello che uno scrive possa interessare e piacere a chi legge, che renda bene idee, concetti, problemi, desideri da lui condivisi o avversati, potrebbe succedere che nessuno se ne accorga e nessuno legga quello scritto: nel web i lettori sono moltissimi ma moltissimi sono anche quelli che vi scrivono. Naturalmente uno di bravo prima o poi riesce a farsi comunque notare ed avere lettori affezionati, specialmente se oltre ad avere idee e saperle ben esporre sa anche come pubblicizzarle: capita spesso anche in altri campi che non basta fare un buon prodotto, bisogna anche farlo conoscere e saperlo vendere. Io qualche idea, magari qualche fissazione, in testa credo di averla e forse riesco anche esporla in modo non del tutto indecente ma sicuramente non mi ritengo un bravo prosatore, cerco solo di difendere meglio che posso le mie idee sperando di trovare qualcuno che le condivida e magari sia più bravo di me a farle valere. Se scrivessi solo per me stesso non metterei gli articoli nel “Social news”; invece li metto, li “posto” e mi fa piacere che qualcuno mi “voti”. Sembra che possa contare su una quindicina di lettori, qualche volta di più, quasi mai meno: sono nulla a confronto di molti altri, ma a me bastano e li ringrazio; mi consolano, mi spronano a continuare e lo farei credo anche se fossero solo dieci o solo cinque. ———(GEN. 18, 22-33) “Disse allora il Signore: “Hai ragione, se troverò a Sòdoma 50 … Ed Abramo ancora: “Non arrabbiarti Signore, se parlo di nuovo: e se ci fossero solo 30 … Signore se insisto: e se di uomini giusti ne trovassi 20? ….forse ce ne potrebbero essere 10”.E il Signore rispose: “Per amor di quei 10 non la distruggerò”. Lingua generazionale I miei genitori solitamente parlavano dialetto e raramente italiano, ma scrivevano in questa lingua. Io in famiglia o nella mia regione d’origine


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parlo dialetto, altrimenti parlo e scrivo in italiano. I miei figli solitamente parlano e scrivono in italiano, solo con noi genitori usano il dialetto. I miei nipoti non parlano alcun dialetto e non parlano italiano ma una strano minestrone linguistico pieno di spezie straniere e per me spesso incomprensibile. 2011 La Legge non è uguale per tutti Arrivato in bici, ho visto un’entrata al “Parco Botanico”: incuriosito, sono sceso dalla bici e sono entrato, bici alla mano. Il sentiero era in piano, pavimentato, bagnato e attraversato da un tubo di gomma che finiva tra le mani di un signore intento ad innaffiare il prato. Ho proseguito su quel sentiero costeggiato da panchine in pietra fino a giungere a un piccolo slargo, con una serie semicircolare di pietre poste a mo’ di sedili sotto l’immagine di San Francesco e una fontanella di acqua potabile. Ho posato la bici e esplorando il posto sono salito a una piazzola più grande, sempre munita di sedili in pietra. Ridisceso e presa la bici in una mano e la fotocamera nell’altra sono ritornato verso l’entrata, ossia verso l’uscita lontana una cinquantina di metri. Pensando di poggiare la bici per fare qualche foto ero giunto dov’era l’innaffiatore; questi indicando la bici mi dice che è vietata. Gli faccio notare che la bici la tenevo per mano e lui insiste che è vietato. Gli dico che non ho visto nessun divieto e lui a insistere che il divieto c’è. Incredulo, poggio la bici, esco e non vedo alcun segnale di divieto, glielo dico e lui conferma che “è scritto”. Guardo meglio e in basso a sinistra vedo un cartello, una sorta di vietalogo con indicate tutte le cose non permesse nel “Parco”, compreso un “vietato introdurre biciclette”: è vero, ha ragione.Irritato e borbottando riprendo la bici, esco, salgo in sella e scendo al piano. Pedalando ripenso al fatto, mi chiedo perché mai non me l’ha detto quando mi ha visto entrare con la bici per mano (sono certo che mi ha visto); poi mi ricordo che quando ho poggiato la bici nello slargo di San Francesco l’ho messa a un paio di metri da una bicicletta, presso la quale c’erano degli attrezzi da giardiniere e mi rammarico di non essermene


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ricordato prima, quando parlavo con l’innaffiatore. Evidentemente i casi sono due: o la bicicletta era di un’altra persona cui l’innaffiatore ha permesso quello che a me vietava o – più probabilmente, visto che non c’era nessun altro nei paraggi – era dello stesso innaffiatore. Il divieto non prevedeva eccezioni, ma la Legge non è uguale per tutti, pure in quel paese. Madonna degli Angeli È da quando abito a Savona che la vedo lassù a mezza costa della collina. Qualcuno deve avermi detto che quella è la chiesetta della Madonna degli Angeli: a me pare di averlo sempre saputo. È da quando la vedo che volevo andarci: non mi pareva molto lontana e se tutti la conoscono tutti ci sono stati – pensavo – e se tutti ci sono stati ci deve essere una strada che ci arriva. Così nei miei giri in bici percorrevo la strada ai piedi di quella collina cercando una via che portasse lassù. Quando ho visto “Via Madonna degli Angeli” ero certo che fosse quella giusta, essendo normale che le vie abbiano il nome della destinazione. Così sono salito per quella via, non solo quella e altre volte, sempre senza arrivare all’agognata Madonna degli Angeli: o non ce la facevo a salire, o arrivavo alla fine della strada senza trovare indicazione alcuna, o non trovavo qualcuno cui chiederla o non osavo farlo. Casualmente – non so più cosa cercando – ho imboccato Via Bernardo Forte: non avrei dovuto farlo perché era in senso vietato, ma considerato che non c’era assolutamente traffico mi sono concesso una licenza ciclistica. Alla fine della breve stradina a destra c’è l’ancor più breve Via Pietro Scotti, che arriva da Corso Ricci, mentre a sinistra sale una vecchia scalinata che mi ricordava più la scaletta ai “Ferrovieri” per superare la ferrovia che la scalinata a Porta Monte per Monte Berico, a Vicenza. All’inizio della scaletta una targa su un palo segnala “Madonna degli Angeli” e continua (cito a memoria) “Si inizia da Via Scotti, l’ultima traversa di Corso Ricci prima della Centrale del Latte. Proseguendo per una vecchia scalinata, che diventa cavalcavia sulla linea ferroviaria, si arriva a una sterrata, dopo 30-40 metri si giunge ad una strada asfaltata, si prende a sinistra fino a due grossi pini marittimi ….”, una vera pignoleria. Finalmente avevo trovato la via, ma quel giorno non avevo la catena per


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assicurare la bici e non potevo abbandonarla così per salire alla chiesetta. Quel giorno proprio non potevo, ma prima o poi l’avrei fatto. Tornato a Savona, passato l’inverno, finite le brutte giornate, tornata primavera vera ho deciso di vedere finalmente la chiesetta. Sistemata la bici presso la scala, non ho nemmeno guardato il cartello, sono salito, ho superato la ferrovia, sono giunto ad una strada asfaltata: ho girato a destra, un breve tratto e la strada finiva in una casa dove un uomo curava l’orto; sono tornato alla scala e ho preso a sinistra, una camminata più lunga e la strada finiva davanti un cancello. Solo allora mi ricordo del cartello e delle sue “pignole” ma preziose indicazioni, assolutamente dimenticate: dovevo scendere per rileggerlo, sperando però che ci fosse ancora quel signore nell’orto per chiedere a lui la via, evitandomi di scendere e – specialmente – di risalire la scaletta. L’uomo c’era, ho chiesto e cortesemente m’ha risposto. M’ha indicato due grossi pini dicendomi che lì avrei trovato segnato il sentiero che portava alla chiesa; la moglie – nel frattempo venuta nell’orto – ha aggiunto che sì il sentiero c’era ma era piuttosto brutto. Sono arrivato ai pini, ho trovato un segno, una pista segnata “25”, all’inizio un po’ ripida: io mi aspettavo invece una stradina come quelle usuali nel biellese alle basse quote. Mi rassicurava vedere il segnale, quel “25” che cercavo e trovavo, fino a che … fino a che non mi sono visto davanti un pilone dell’alta tensione: forse quel sentiero serviva solo ad arrivare a quello, non sarei mai giunto alla chiesetta. Invece proseguiva ed io ero quasi certo di essere sulla giusta strada della mia meta. Dopo poco, infatti l’ho vista, fra piante e fiori, stagliarsi contro il cielo. Ancora un po’ di salita e c’ero: uno spiazzo, una chiesa un po’ mal ridotta con inferriate alle finestre e alle porte, con il tetto di “ciappe” privo di sporgenza per un tratto sopra la facciata e un bel piccolo spiazzo erboso sul retro e sull’altro lato della chiesetta. Sulla destra Savona e il mare, sulla sinistra le colline dell’altro versante della valle. Ho scattato alcune foto; il sentiero proseguiva (poi avrei trovato in Wikipedia che sale a un vecchio forte), io sono tornato. Arrivato alla strada asfaltata rieccomi nella modernità: sotto di me autostrada, treni, il Centro Commerciale, il traffico di Corso Ricci e tanto rumore. Ancora i gradini da scendere ed eccomi di nuovo alla bici, lì che mi aspettava – come speravo – vicino al cartello che avrei dovuto leggere prima per sapere e che ho letto invece dopo, per confermare.


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Bulli Non sanno leggere o non sanno capire, forse sono stranieri o magari solo bulli arroganti, stupidi e egocentrici che non hanno rispetto per il prossimo. Ce l’ho con quelli che vanno in spiaggia (o in montagna o in città) e lasciano cartacce, bottiglie e bicchieri di plastica, cicche e pacchetti vuoti di sigarette a testimonianza dello loro esistenza. Ci sono cartelli che invitano, ci sono contenitori capaci e comodi: basta un minimo di creanza e un po’ di buona volontà, ma molti ne sono carenti. E non sono solo giovani bulli smaniosi di mostrare il loro bullismo, ma anche genitori con bimbi che imparano e un giorno tramanderanno l’arte del menefreghismo. Magari non pagano le tasse ma si lamentano se la spiaggia o la città non è pulita e pretendono che il Comune provveda: ognuno di loro vorrebbe una persona al seguito per raccogliere quanto loro (e il loro cane) lasciano nei luoghi pubblici, naturalmente a spese pubbliche. Forse non pretendono tanto, forse vivono come porci anche a casa loro; di sicuro se ne fregano se chi viene dopo di loro non trova la spiaggia, la strada o il bosco com’era prima del loro arrivo, dell’arrivo del primo di loro. Comuni e Province Sembra che alcune province e alcuni Comuni spariranno. Non tutte le province ma solo quelle con meno di 300 mila abitanti e meno di 3 mila Kmq di superficie e i Comuni con meno di 1000 abitanti. Non so cosa fanno le province come non so di cosa si occupano le circoscrizioni comunali e le Comunità Montane. Forse, con i mezzi di comunicazione attuali, non è indispensabile pagare sindaco e assessori per ogni singolo piccolo Comune e non per una comunità più vasta, forse basterebbe non pagarli o farlo solo in ragione del tempo effettivamente dedicato al bene del Paese. Dal punto di vista amministrativo – si pensa – i piccoli Comuni e le province, magari non tutte, sono enti inutili le cui funzioni possono convenientemente essere svolte da altri enti. Ma dal punto di vista sentimentale o affettivo è tutta un’altra cosa. Non vorrei che l’Altopiano di Asiago, da sempre conosciuto come Altopiano dei Sette Comuni dovesse diventare l’Altopiano dei Sei Comuni o – chissà un giorno – l’Altopiano Senza Comuni.


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Già non mi piace molto che più nessuno risulti nato nei piccoli centri solo perché la madre non partorisce in casa e si reca all’ospedale che in paese non c’è mai stato o non c’è più: un bimbo concepito, “gestito” e cresciuto a Alfa risulta essere di Beta perché lì è stato partorito ed è rimasto qualche giorno. Se gli chiederanno dove vive non potrà più dire a Alfa perché sarà assorbito in Bravo magari diventato Bravo–Alfa–Charlie oppure Nonloso con Frazioni Alfa, Bravo, Charlie. Non sono certo che succederà questo: a Valdagno quelli di Novale dicevano “sono di Novale (Valdagno)” e a Savona quelli di Lègino dicono “sono di Lègino (Savona)” e forse si dirà sono del Territorio di Savona, precisando a richiesta “provincia di Genova, Liguria” anche se qualcuno preferirà dire “della ex provincia di Savona” come dice “ex Stazione” o “ex Ospedale”. Io spero che abolite le Province (l’Ente Amministrativo Provincia) rimarranno le Province come identificazione geografica, magari chiamandosi Territorio. Spero poter dire Vado, Territorio di Savona, Provincia di Genova se così sarà. Le sigle delle province sono sparite da un bel po’ dalle targhe delle auto, ma sono molti che continuano a inserirle facoltativamente, per identità personale. Non vorrei invece che prendesse piede l’abitudine frequente in alcuni TG di dire “Paese vicino a Città” invece di “Paese in Provincia di Città”: se la Liguria diventa tutta Provincia di Genova direbbero “Ventimiglia vicino a Genova”? In fin dei conti distano solo più di 150 Km. Unità d’Italia. La Repubblica, una e indivisibile, è divisa in una ventina di Regioni, alcune grandi alcune piccole, con molte o una sola provincia (Aosta), con una provincia diventata due (Molise), con province linguisticamente di altra regione (Trentino-AltoAdige, Friuli-VeneziaGiulia). Per conservare l’unità, alcune sono più Regioni delle altre: sono a statuto speciale altrimenti Val d’Aosta finiva in Francia, Alto Adige in Austria e magari Friuli in Jugoslavia, Sardegna in Spagna, Sicilia in Tunisia o da quelle parti. Ora che le frontiere più non ci sono in Europa e i neo-europei le considerano tutte inesistenti non mi pare abbia più senso conservare privilegi ingiustificati. Non sono solo quelle regioni a pretendere solidarietà in nome


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dell’unità, senza però darla: è normale far pagare sempre ai soliti solventi, siano cittadini o regioni. Un privilegio è diritto acquisito, chi ha dato continui a dare, chi ha avuto continui ad avere. Chissà se mai verrà parità: tutti con pari diritti e doveri, fra ittadini e fra regioni. Si celebra l’unità divisa in Province, prefetture, ASL, USL, Tribunali, circoli didattici, comunità montane, Comuni, circoscrizioni e non so che altro ancora. Ora stanno per abolire alcune province, in base al numero di abitanti e alla superficie del territorio. L’ideale sarebbe un democratico “o tutte o nessuna“, ma potrebbe anche essere in base all’anzianità: più sono storicamente antiche e più hanno diritto di sopravvivere, sparirebbero così quelle province nate recentemente solo per accontentare qualche politico. Oppure potrebbe essere il contrario: largo alle province giovani, che quelle vecchie hanno fatto il loro tempo. Se fossimo ancora cristiani ci sarebbe una soluzione: abolire tutti gli enti provincia passando ad altri le loro competenze e adottare la vecchia suddivisione cristiana del territorio in diocesi e parrocchie. Anche se non ci saranno più vescovi e parroci, dal punto di vista storico e territoriale gli ambiti potrebbero essere validi: sono della diocesi di Savona-Noli, parrocchia San Bernardo in Valle. Non più province ma diocesi, comuni e altro come aggregazione di parrocchie. Da ragazzo non capivo come mai Asiago e frazioni di Bassano del Grappa, comuni della provincia di Vicenza, fossero della diocesi di Padova: questo non accadrebbe più. Pratico e semplice: forse non è una buona idea, anzi sicuramente non lo è e proprio per questo potrebbe essere presa in considerazione. Il gentil sesso Ieri sera è successo di nuovo. Era un bel po’ di tempo che non accadeva e pensavo che non dovesse più accadere. Ero già a letto quando ho sentito un gran botto: due moto si erano scontrate sotto casa mia, una era a terra girata all’incontrario su una via e una era ferma sull'altra via, appena dopo l’incrocio. Accanto alla prima giaceva il conducente, accanto alla seconda – in piedi – la conducente urlava bestemmie. Il passaggio all’incrocio é regolato da semaforo e il semaforo funzionava: di qua verde e cinque secondi di giallo e di là rosso e viceversa. Evidentemente qualcuno è passato col rosso: la donna in piedi diceva “non l’ho visto” e si disperava e urlava bestemmie, una, due, tre


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volte e sempre più urlate. Dalla voce mi pareva una giovane. Cosa non abbia visto non lo so, forse è stata lei a passare col rosso, forse aveva ragione a disperarsi per quello che aveva combinato: quello che non capisco è perché urlasse bestemmie. Sentirle mi da fastidio, ma purtroppo molti italiani si sentono più uomini se usano turpiloquio e bestemmiano. Un tempo le donne non ci tenevano a sentirsi più uomini ed erano considerate gentil sesso: oggi non è più così e l’aggettivo è abolito. Non per tutte, spero. Ritorno in spiaggia Non abbiamo impegni di lavoro e disponiamo di tutto il tempo che vogliamo. Nei fine settimana e nel mese d’agosto lasciamo la spiaggia ai foresti: oggi, dopo un mese, siamo tornati in riva al mare, come sempre in spiaggia libera. Era come me l’aspettavo a fine agosto: niente ressa, pochi ombrelloni, niente bivacchi, pochi foresti, tranquilla, quasi settembrina. Le cicche sono un’enormità. Viva i sigari, abbasso le sigarette col filtro. Nessun mozzicone di sigaro, ma un’infinità di filtri di sigaretta. I sigari sono foglia di tabacco e col tempo spariscono, i filtri di sigaretta no. Sono indistruttibili. Io penso che i frequentatori d’agosto educatamente, secondo loro, infilavano la cicca nella sabbia come fosse un unico enorme posacenere. Stupidamente o maleducatamente, secondo me. A meno di sotterrarli per più di mezzo metro, poi riaffiorano al primo venticello, alla prima acqua e sono ovunque. P.S. – Perché approfittando della crisi non hanno portato a 20 euro il prezzo del pacchetto di sigarette? Un euro l’una, 20 al giorno, 600 al mese ; ma li avrebbero trovati o magari avrebbero smesso di fumare. Come si multano i proprietari di cane senza contenitore per le cacche si multino i proprietari di sigarette senza contenitore per le cicche. In città Anche in centro città un tempo le strade servivano principalmente per il transito da un luogo all’altro di veicoli a due o quattro ruote mossi da uomini o animali e di qualche mezzo a motore; i marciapiedi erano per i pedoni, per la marcia-a-piedi appunto. Oggi le strade in centro servono principalmente per la sosta dei veicoli


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a motore e il transito di quelli che l’hanno terminata o cercano di farla: gli altri solitamente evitano di passare per il centro. Ci passa anche qualche ciclista, a suo rischio e pericolo: i marciapiedi per i pedoni ci sono , le piste ciclabili quasi mai. Mi immagino come poteva essere il piccolo centro ottocentesco della città, con belle strade trafficate e larghe. Ora sono ristrette dalle auto posteggiate e i veicoli possono ancora andare da qui a lì, ma non viceversa per via dei divieti e dei sensi unici. È una piccola città sul mare; il suo centro storico è in piano ma è cresciuta in piano solo lungo le rive del fiume e del mare, in ripida collina altrove: Ospedale, Comando Vigili Urbani, Biblioteca sono su cucuzzoli. Nel comune è da qualche tempo attivo Bicincittà, un servizio di bici-anolo dagli italiani detto “bike sharing”: mi piacerebbe proprio conoscere quale successo ha avuto. Se non vado a piedi uso la bici, quasi mai l’auto: a piedi in centro, in bici in periferia e provincia, in auto altrove. Non so se chi ha voluto il Bicincittà ha provato a usarla, la bici: lo vorrei vedere salire alla Villetta, al Polisportivo o a uno di quei posti in collina. Ma vorrei anche vedere come se la cava in pianura. Uno rispettoso delle regole non dovrebbe viaggiare in senso vietato o sui marciapiedi e così o passa all’illegalità o per andare da un posto a uno lontano 100 metri ne fa almeno 300. I marciapiedi dovrebbero essere riservati ai pedoni, ma sono spesso usati anche da ciclisti; viceversa le pseudo piste ciclabili sono altrettanto spesso usate dai pedoni. Pericolosità delle strade e sensi vietati invogliano i ciclisti a diventare pedoni su due ruote e usare i marciapiedi, che dai bottegai del centro vengono anche usati come spazio espositivo, vetrina. Ovunque ci sono cassette della frutta messe sul marciapiedi durante l’orario di apertura del negozio: in una via c’è perfino una struttura metallica porta-cassette fissata al muro, sul marciapiede sempre, giorno e notte, tutti giorni, festivi compresi. Se i marciapiedi sono sufficientemente larghi tutto può andar bene; ma se non lo sono e scenderne non si può perché ci sono le auto posteggiate e la gente predilige far capannello nei punti più stretti: dove c’è un palo di segnaletica, o una pianta in vaso o un cestino rifiuti o in prossimità di semafori l’ingorgo avviene anche lì. Chissà se un giorno in questa città potranno circolare automobilisti, ciclisti e pedoni tutti felici e contenti, ciascuno su un percorso apposito


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intelligentemente tracciato per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo e arrivare dove si vuole per la via più breve e nel minor tempo. P.S. Allora non c'erano i monopattini elettrici. Censimento 2011 Qualche settimana a.C. Giuseppe e Maria dovettero mettersi in viaggio per compiere il loro dovere di sudditi e rispondere al Censimento. Oggi gli italiani devono adempiere allo stesso dovere e rispondere al questionario sul Censimento 2011. Chi pensa che nel frattempo le cose siano del tutto cambiate deve ricredersi: il questionario ti arriva a casa, puoi rispondere alle domande con una crocetta, puoi magari compilarlo al computer, via Internet, ma sempre sudditi siamo e al solito i governanti sembrano divertirsi nel complicare il più possibile la vita ai cittadini e se non lo fanno almeno un po’ ne soffrono e non si sentono all’altezza di pubbliche autorità. Secondo istruzioni la consegna delle risposte può essere fatta via Internet, agli Uffici Postali, presso gli appositi sportelli del Comune. Sento dire che il servizio via Internet è andato in tilt, che gli Uffici Postali rischiano la paralisi e così per consegnare il modulo compilato mi reco in Comune, che oltretutto è più vicino. Forse era troppo laborioso per loro e troppo poco per il suddito se dicevano dove esattamente andavano consegnati i moduli, magari mettendo un semplice promemoria nella busta inviataci. L’indirizzo del Comune che compare sulla busta di ritorno – dopo avere accuratamente inserito il modulo secondo le istruzioni, facendo combaciare le freccine – è preciso. Ma a quell’indirizzo vedo varie targhe ma nessuna con "Comune". Cosi vado all'isolato del municipio, e gli giro attorno. Ha entrate su tre lati: nella prima non vedo nessun avviso, nella seconda nemmeno, finalmente alla terza ci sono due cartelli con scritto CENSIMENTO 2011 in grande, in meno grande sportello n.9 e più piccolo altro che non leggo. Entro. Ci sono tre sportelli numero 9: su quello a destra c’è il cartello con “prenotazioni per chiarimenti”, quello grande centrale ha davanti una saracinesca abbassata a metà, su quello a sinistra c’è lo stesso cartello di quello a destra e in più uno con “consegna moduli compilati” e altro. Ovviamente vado a sinistra e aspetto il mio turno: quando arriva mi


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sento dire che non è giornata e mi fanno notare che quello in piccolo che non avevo letto diceva i giorni e l’orario in cui vanno consegnati i moduli compilati. Tornando a casa ho visto altri due vecchierelli come me con in mano la busta Censimento 2011: se proprio in Comune non ce la fanno a raccogliere le buste tutti i giorni, sia pure nel limitato orario d’Ufficio, non potevano proprio informarne i devoti e solerti sudditi con quel promemoria che dicevo? Ma sarebbe stato troppo semplice per noi e forse per loro poco divertente. Aspettando lo switch off Liguria: dal 10 ottobre 2011 al 4 novembre 2011 si passa dal sistema analogico al sistema digitale. Già da molto tempo ho sostituito il vecchio televisore con uno nuovo predisposto alla ricezione del segnale numerale terrestre e da molto tempo digitando opportunamente sul telecomando ricevevo oltre ai canali analogici i canali numerali terrestri di Mediaset, La7 e altri, senz’altro visivamente migliori. RA1, RA2, RAI3 invece solo analogici. Aspettavo fiducioso che anche questi fossero visibili con la nuova tecnologia e invece da qualche tempo non vedo più nemmeno i canali Mediaset. Voglio sperare che quando ci sarà il famoso switch off – che altro non sarebbe che il passaggio al nuovo con chiusura del vecchio, ma detto così lo capirebbero tutti e perderebbe tutto il suo fascino di mistero – si possa vedere qualcosa in più di quello che vedevo fino a qualche tempo fa e non invece un bel niente del tutto. La Rai mi fa pagare due canoni, uno per vedere la TV in Liguria e uno per vederla nel biellese. Ora mi trovo quassù e, analogici esclusi, vedo magnificamente un sacco di canali: spero di poterli vedere anche quando tornerò laggiù. Automobili Cosa non si fa pur di far vendere automobili! Finiti i soldi, finiti gli incentivi alla rottamazione. Ma per fortuna sono rimasti smog e polveri sottili. Magari ...con l’alta pressione, la nebbia, il freddo e gli impianti di riscaldamento accesi, fermare la circolazione delle auto solo di domenica non serve molto per migliorare la qualità dell’aria e serve ancor meno ad


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incrementare la vendita di auto. Allora meglio consentire la circolazione solo alle auto EuroX e quando gran parte degli automobilisti sono passati alla EuroX consentire la circolazione alle sole EuroX+1. Conosco qualcuno ricco che, per poter circolare quelle quattro volte all'anno in cui ha necessità di farlo, a ogni aumento di X cambia l’auto, anche con meno di 2500 km percorsi. Ma non basta, molto meglio passare alla circolazione a targhe alterne: oggi quelle con numero pari, domani quelle con numero dispari. La scusa è quella di dimezzare il numero di auto circolanti ma l’obiettivo è di vendere un’auto con targa pari a chi ne ha già una con targa dispari. Se poi lo smog persiste e le vendite di auto non sono quelle sperate si passerà alla circolazione di solo un terzo delle auto immatricolate: oggi quelle con il numero di targa esattamente divisibile per tre senza resto, domani quelle con resto di uno, dopodomani quelle con resto di due. Chiunque necessiti di auto per poter lavorare avrà tre auto e possibilmente tutte EuroXXX. E così potrà viaggiare tutti i giorni, salvo qualche domenica, e magari pagare qualche multa per avere superato i 30 km/h in un tratto di strada dove qualcuno ha lasciato il cartello di limite a lavori finiti, pericolo passato, cantiere chiuso o mai aperto. 2012 Risparmi In tempo di crisi necessita risparmiare. I cittadini comuni non hanno problemi: volenti o nolenti limiteranno le loro spese avendo già provveduto i governanti a limitare le loro possibilità con imposte e balzelli. “Se no gh’in xe, no se gh’in dopera”, diceva mia nonna. Forse cominceranno a risparmiare anche i Comuni. Girando in città mi par di capire che già da un po’ si pensa a non sprecare. Vedo infatti spazzini usare miniscope che hanno sì il manico normale ma la parte per spazzare è larga forse una spanna. Io credo che in questo modo la Società incaricata della pulizia delle strade e quindi il Comune spenda molto meno in scope. Non può essere che quelle scope – inadatte al volo della Befana – siano così minuscole solo per consentire di spazzare (succede?) tra le ruote delle macchine posteggiate e i marciapiedi: la stessa cosa si può fare con


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una scopa di dimensioni normali, basta usarla di taglio anziché di piatto. Sicuramente così ridotte costeranno invece meno di quelle normali ed essendo più leggere affaticano meno le persone che le devono usare. Vanno anche benissimo per evitare talvolta di raccogliere materiale forse non contrattualmente previsto o non desiderato passandoci abilmente di lato e sono comunque adattissime ad una raccolta di precisione: che sia questo che s’intende per raccolta differenziata? Forse ci sono altri validi motivi per usare questi attrezzi e io non li conosco; forse si vedono in tutte le città e io non lo so, ma se così non fosse in tempi di crisi non vale la pena comprare una scopa quando ne basta benissimo mezza, pare. Diversità Io non abito in Valsusa e non so come stanno davvero le cose, non so se il problema è il buco nel monte o il timore che un treno veloce possa spaventare le tranquille mucche valligiane, se ci sono. La Valsusa non è molto lontana dalla Liguria, vengano a vedere: è tutta traforata da Nord a Sud da Est a Ovest e più buchi fanno più i liguri mi sembrano rallegrarsene. Già tra il 1860 e il 1872 da queste parti vennero fatte parecchie gallerie per far passare la ferrovia Genova-Ventimiglia, poi altre ne vennero per l’autostrada dei fiori e altre ancora quando la ferrovia da litoranea (bucava solo i promontori) fu spostata all’interno e dovette bucare le colline con gallerie più lunghe rese necessarie e possibili dal progresso. Ci saranno state lamentele, proteste ma ora mi sembrano tutti felici che le gallerie ci siano, che i treni vi transitino, che auto e camion passino lontano dalla SS1 Aurelia, lassù tra viadotti e gallerie. Se il problema è il buco non capisco perché terrorizzi i valligiani mentre qui mi pare siano lieti di quello che hanno fatto non molto tempo fa per arrivare a Porto Vado. Forse qui sono diversi gli interessi o diverse le persone o sono io a non accorgermi che invece odiano i buchi e che vorrebbero vivere felici aperti solo verso il mare. E forse sono diversi anche quelli subito a Ovest della valle, visto che da quelle parti i lavori procedono pacificamente. Io non ne so molto e ammiro quelle persone di Trieste o Roma o Lecce che invece sanno tutto e sanno il giusto e vengono in Valsusa e vanno in tutta Italia a fermare treni,


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auto, persone, lavoratori, pensionati e se la prendono con polizia e carabinieri che, a torto, vorrebbero permettere a tutti di fare pacificamente quel che preferiscono, senza essere ostacolati o di ostacolo agli altri. Sanno tutto dei problemi della TAV in Valle di Susa come sapevano tutto dei problemi del Dal Molin a Vicenza, molto più dei valsusini e dei vicentini. Non so se i vantaggi dell’Italia non valgano i disagi o danni per la Valsusa, ma, se li valgono, volere impedire il passaggio del TAV nella valle sarebbe come volere impedire il passaggio della Dora Riparia fuori della valle. Cosa direbbero i valligiani se alla Sacra di San Michele facessero un’alta diga per impedire alle acque del loro fiume di attraversare il restante Piemonte? Se invece il motivo della rivolta non è il buco ma il disturbo alle mucche non saprei che dire: di mucche proprio non me ne intendo, so solo che un paio d’anni fa me ne sono trovata una davanti in autostrada tra Savona e Genova e ancora non capisco come abbia fatto ad esserci.

Cattedrale Durante una passeggiata su al Priamàr in uno di questi giorni, ho visto S.E. il Vescovo di Savona nel piazzale della cittadella. Era davanti ai cartelli che illustrano l’antica cattedrale, quella che stava lassù e che ora non c’è più, distrutta da Genova per far posto alla fortezza. L’ho visto attentissimo ad osservare quei disegni e ad ascoltare quanto gli illustrava il signore che lo accompagnava. Quando gli sono passato abbastanza vicino ha continuato ad osservare e ad interrogare e ascoltare il suo accompagnatore: non ho badato a quello che dicevano, non si è distratto, non l’ho potuto salutare. Non lontano c’erano altre persone, all’apparenza intente a studiare il luogo e discutere sul cosa fare. Sembrava strano che solo ora, dopo anni che è a Savona, si fosse interessato in loco alla storia della sua chiesa. Mi è sorto un dubbio: non è che S.E. stia pensando di riportare la Cattedrale sul Priamar? Spero di no, sarebbe piuttosto scomoda. Volevo chiederglielo, ma come ho detto non s’è distratto e io non ho osato. Opere Pubbliche Chissà se hanno capito cosa davvero significa “spending review” o se


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al solito usano l’inglese solo perché é di moda, è “in” , come dicono. Molti anni fa tutti i giorni lavorativi dovevo passare per un paese, per una via dove c’erano sempre lavori in corso: prima per uno scavo dove poggiare i cavi del telefono, poi per coprirli con la terra, poi per asfaltare dov’era stato lo scavo, poi di nuovo scavo per poggiare i tubi del gas, di nuovo copertura e di nuovo asfalto, quindi ancora scavo per i tubi dell’acqua e poi magari si riprendeva il giro per risistemare la rete del telefono, del gas e dell’acqua. Mia madre diceva “fare e disfare è tutto un lavorare”, è anche tutto uno sprecare ma per alcuni è pur sempre un buon affare e i soldi sprecati più d’uno fanno ingrassare. Ora mi chiedo se, coi tempi che corrono, per evitare spese i nostri amministratori non si decideranno a pensare bene quando fanno fare un lavoro in modo che quello che viene fatto non debba essere rifatto altrimenti, magari dopo poco tempo e per risolvere un problema già presente prima di inizio lavori o se faranno e disfaranno addebitandoci le spese. Alla mia età il tempo scorre più velocemente e magari sono decenni e non pochi anni che in città è stato sistemato lo spiazzo dove ha felicemente trovato posto il bronzo del marinaio con lanterna, un tempo negletto dall’altra parte della strada e ora immortalato da moltissimi fotografi in crociera. Ora è nuovamente sottosopra, credo per consentire un diverso passaggio ai turisti dal Porto crociere. Molto verosimilmente è una cosa utilissima e intelligente, ma non potevano pensarci prima? Io resto del parere che qualsiasi cosa venga fatta qualcuno sicuramente ci guadagna: portroppo qualcun altro ci rimette. 2013 Segnaletica Non so se sono io a non capire, se sono gli altri a sbagliare o se lo fanno apposta. Non giro più molto e non so dire se queste cose succedono solo qui o in tutta Italia: all’estero non ricordo d’averle notate. Visto oggi in breve giro in bici. Si arriva a una rotonda dove sono ben indicate molte destinazioni e su tutte la freccia indica a destra: peccato che


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invece si debba andare diritti, ma lo sanno tutti e chi non lo sa s’arrangi. Prima del castello a sinistra c’è una breve pista ciclabile: inizia col cartello pista-ciclabile, poi ogni 15-20 metri un cartello fine-pista-ciclabile e qualche metro dopo uno pista-ciclabile. Stessa cosa su altra strada: ogni cartello fine-pista ciclabile ha dall’altra parte del palo il cartello pistaciclabile e viceversa, ad ogni accesso alle case sono 4 cartelli e le case si susseguono una dopo l’altra. Forse i cartelli sono messi non per agevolare i viaggiatori – quasi tutti in auto hanno ormai il navigatore e i ciclisti girano quasi tutti solo per sport e non importa per dove si passa ma quanti km si fanno – ma semplicemente per dare lavoro a chi li fa e li mette. Andar per Ricetti e Baragge Nella mia ignoranza, prima di venire in Piemonte dal Veneto non sapevo dell’esistenza dei termini Ricetto e Baraggia. E non conoscevo nemmeno cavedio prima di conoscere la mia consuocera. Poi a Candelo ho trovato ricetto e baraggia e a Savona ho visto il cavedio e civici rossi: localmente tutti hanno sempre saputo e sanno cosa sono, tutti fin da piccoli li hanno visti e chiamati così. Ora con Tv e internet credo che più nessuno ignori il significato di quei termini, ma per quei quattro che ancora non lo sapessero lo riporto . • Il termine ricetto … definisce una struttura fortificata in uso nel Medioevo…destinato, prevalentemente, alla custodia dei “preziosi” della comunità agricola: prodotti agricoli, bestiame e strumenti di lavoro… serviva [anche] a fornire una protezione alla popolazione da eventuali nemici esterni. • Baraggia [ba-ràg-gia] s.f. (pl. -ge) sett. Terreno incolto e arido‖ SIN. Landa. Arrivato nel Biellese ho conosciuto e frequentato il ricetto e la baraggia di Candelo-Cossato, ho visto il ricetto di Magnano (poca cosa) e la baraggia di Masserano: non mi sono nemmeno posto il problema se esistessero altrove altri ricetti e altre baragge. Trovandomi nuovamente da queste parti ho pensato di fare un giretto nelle zone limitrofe, paesi attraversati molte volte, visti tante volte. Questa volta volevo guardarli meglio. Il giro prevedeva Rovasenda, Carpignano, Fara, Briona, Ghemme, Romagnano, Gattinara: un 100 Km in tutto, in


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auto. Carpignano credevo conoscerlo, ci passavo spesso ma non sapevo che avesse un ricetto. Non come quello di Candelo: più piccolo ma più abitato e con tutte le case almeno in parte costruite con ciottoli elegantemente posti a lisca di pesce. Evidentemente il paese si chiama Carpignano Sesia perché la Sesia passa di lì ed è piena di ciottoli: non meraviglia che fossero il principale se non unico materiale da costruzione. E così ho visto quello che passando in auto non potevo vedere e fermandomi nel paese non avevo cercato. Anche per Fara passavo (recandomi a Bellinzago o da quelle parti): ricordavo una strettoia, un semaforo e pensavo che il paese fosse tutto lì. Ora so che per il paese non passavo, lo sfioravo. A Briona non sono andato: m’ero scordato che non è tra Fara e Ghemme, ma qualche Km dall’altra parte, una deviazione. Tra Fara e Ghemme c’è Sizzano ma non l’avevo preventivato e così sono arrivato a Ghemme e anche lì come a Carpignano ho scoperto il ricetto, il castelloricetto: vedendolo ho pensato che anche Ghemme è prossimo ai ciottoli della Sesia. Romagnano è sulla strada per il Verbano, il lago è al di là della Sesia, la Sesia si può passare solo su due ponti (escludendo quello autostradale), uno tra Ghislarengo (VC) e Carpignano (NO), l’altro tra Gattinra (VC) e Romagnano (NO): per Romagnano si deve passare, sono passato molte volte e fermato alcune. Ero un po’ stanco di camminare, ho fatto solo un breve giro. Informandomi in rete ho scoperto che per quasi tutto il viaggio ero in qualche baraggia (biellese, vercellese, novarese), anche quando non vedevo altro che verdi distese di riso. A Gattinara ero ancora più stanco e ci sono stato più volte: mi sono fermato solo a casa. Migliorie In questa epoca frenetica sempre più spesso ci sono cambiamenti e quello che fino ieri era il meglio oggi è obsoleto, superato. Ma in questa frenesia di novità, in cui i giovani che non devono scartare e dimenticare il vecchio per sostituirlo col nuovo si trovano perfettamente a loro agio e in grado di apprendere facilmente, i meno giovani che prima devono


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rimuovere il vecchio hanno qualche difficoltà ad apprendere il nuovo, anche perché alla loro età il cervello come il corpo è un po’ meno pronto. Costruire ex novo è quasi sempre meno complicato che ristrutturare il vecchio. Ma può anche succedere che vengano apportate quelle che io chiamo migliorie peggiorative che danno ragione al proverbio “el tacòn xe pexo del sbrego“. L’intento magari è quello di migliorare l’esistente, ma il risultato no. Può capitare in tutti i campi. Ci si lamenta che in Italia non si fanno le riforme legislative, ma le riforme fatte in passato per molti sono state migliorie peggiorative. Si sa, alle persone anziane capita di avere nostalgia del passato e di considerare migliori le cose dei loro tempi migliori. Ma non è detto che abbiano sempre torto. Quando mia nonna mi mandava a prendere ‘na gamba de sedano in fondo all’orto io tornavo con un piccolo ortaggio striminzito che però profumava benissimo una gran pentola di brodo. A quei tempi “gamba de sedano” era sinonimo di magrezza. Ora un sedano è enorme ma a me pare che il gusto, il sapore totale di quel gigante sia si e no pari a quello della gambetta striminzita d’un tempo: ha guadagnato in volume, peso, tenerezza e bellezza ma non in sapore. Anche prezzemolo, fragole, mirtilli non erano così grandi e belli come oggi, però … Credo siano ben pochi quelli che pensano che la riforma del Titolo V della Costituzione non sia stata una miglioria peggiorativa e molti pensano la stessa cosa di ogni riforma fatta, rifatta o tentata: diciamo che nel migliore dei casi i cambiamenti sono vantaggiosi, a volte migliorano qualcosa e peggiorano altro, a volte sono inutili e lasciano le cose com’erano, nel peggiore dei casi il vecchio era meglio del nuovo. Capita che, dopo aver faticato per apprendere come utilizzare qualche applicazione di Google, Flickr, Msn o altro, quando credi di avere capito come funziona e quali accorgimenti usare per ottenere di più con meno fatica, arriva la miglioria che rende inutili tutti i tuoi trucchi, devi dimenticare tutto quanto hai imparato e studiare nuove procedure che quando finalmente le saprai un po’ padroneggiare saranno sostituite da altre che per chi verrà dopo o impara prima saranno senz’altro migliorie, mentre per te che non riesci o riesci appena ad aggiornarti in tempo ti sembrano migliorie peggiorative e pensi che era meglio quand’era peggio: magari ti davano meno possibilità ma le sapevi meglio usare.


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2014 Carrefour giratoire “Il legislatore nonostante sia intervenuto con una importante revisione del Codice della Strada nell’estate del 2010, quando cioè le strade del nostro Paese erano già molto attrezzate di rotonde, sia urbane che extraurbane, si è “dimenticato” di aggiungere un articolo di legge, che facesse chiarezza sulle corrette modalità di circolazione su questo tipo di intersezioni stradali, causando così una grande confusione e comportamenti quando non pericolosi, certamente idonei ad intralciare o rallentare la circolazione." “Quando si giunge nei pressi di una rotatoria, in fase di entrata, occorre rallentare, verificare la presenza di veicoli che già impegnano la rotonda, fornire la precedenza agli stessi e poi immettersi conseguentemente senza bisogno di segnalare questa manovra a coloro che ci seguono.” “È il caso di precisare che l’ingresso nella rotatoria soggiace alle regole di attraversamento di una intersezione stradale, indicate nell’art.145 del codice della strada, ovvero occorre dare precedenza a destra; questo imporrebbe a chi procede all’interno della rotatoria di dare precedenza ai veicoli entranti. Per rendere efficace, però, l’utilizzo delle rotatorie, gli enti proprietari della strada appongono generalmente la segnaletica di <dare la precedenza> all’ingresso della rotatoria, cosicché i veicoli ivi circolanti hanno la precedenza rispetto ai veicoli che vi accedono.” Questo è quanto ho trovato in merito alla circolazione nelle rotonde. Nella rotatoria alla francese chi vi si trova ha diritto di precedenza rispetto a chi deve entrarci e chi vi arriva deve fermarsi per far passare le vetture che già sono nella rotatoria. Ritengo che lo scopo del carrefour giratoire sia di consentire un flusso continuo delle vetture che vi si immettono nel movimento rotatorio e ne escono. Essenziale perché questo avvenga è che la circolazione nell’anello sia a velocità tanto più moderata quanto più piccolo è il raggio della rotonda. Se questo avviene chi arriva non ha difficoltà a immettersi senza intralciare la circolazione. Naturalmente nel caso di circolazione a destra le vetture dentro all’anello circolatorio non possono che venire da sinistra, ma questo non


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significa come pare siano convinti certi automobilisti che in quell’incrocio si debba dare la precedenza a sinistra, ma solo che chi si trova nella rotonda è in una strada con diritto di precedenza rispetto a tutte quelle che vi si immettono. Ne consegue che un’auto che si trova sulla strada a sinistra ma non nella rotatoria NON ha la precedenza, ma se il conducente non rallenta costringe chi si trova alla sua destra a fermarsi e magari si convince e convince che è un suo diritto e non una sua prepotenza. Una volta nella rotatoria si ha diritto di precedenza, ma trovo poco rispettoso dei diritto altrui, anche se forse non è espressamente vietato, precipitarsi prepotentemente nella rotaria a forte velocità per guadagnarsi tale diritto a danno di chi era pronto a entrare nell’anello appena fosse passato chi già vi era con diritto di precedenza. Direi anzi che, rispettando le normali regole di circolazione, se entrambi i veicoli hanno il segnale di dare la precedenza essi si trovano su strade di pari grado, come in un normale incrocio senza strade con diritto di precedenza e chi è a destra ha quindi diritto di entrare per primo. Magari qualcuno mi dimostrerà che sbaglio e che la regola è “nelle rotonde alla francese si da comunque la precedenza a chi proviene da sinistra, sia che si trovi nell’anello o sia che stia arrivando da strada con segnale di dare la precedenza ma a velocità tale da costituire pericolo per chi deve entrarci da una strada alla sua destra”, ma per ora io sono convinto di quello che penso e conseguentemente se arrivo ad una rotonda in cui sulla strada alla mia destra già qualcuno aspetta di immettersi rallento per consentirgli l’entrata. Capita però che quello sia convinto sulla base dell’esperienza locale che ormai mi sono conquistato il diritto di precedenza e tardi a immettersi e che chi mi segue strombetti protestando che “questa è una rotonda”. Appunto, e non, come pare sia per molti, un normale incrocio a regole invertite e quindi precedenza a chi viene da sinistra. Se localmente tutti sono convinti che così sia, magari non succedono molti incidenti ma si creano lunghi tempi d’attesa per chi non fa il prepotente: di questo comportamento andrebbero informati anche i non locali perché lo adottino ovunque se è corretto o almeno localmente se non lo è. Turisti Ben vengano i turisti, pare siano una delle poche risorse rimasteci. Però …


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Le chiese, molte chiese sono tesori d’arte, molte sono ammirevoli, molte meritano una visita: ma sono sempre chiese, luoghi di culto. Non sono più in molti a considerarle principalmente quello per cui sono state costruite: luogo di preghiera e di riti religiosi. Non sono molti ma ci sono e alla domenica vanno alla messa e vanno rispettati. Pochi i fedeli, pochi i preti e poche le ore in cui le chiese tornano alla loro funzione. La cattedrale dell’Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Savona, chiesa madre della diocesi di Savona-Noli. Iniziata nel 1584, dopo che dai vincitori genovesi era stata demolita la cattedrale del IX secolo e tutto l’antico nucleo cittadino situato sulla collina del Priamar per costruirvi la fortezza, si trova nel cuore del centro storico della città, contigua alla Cappella Sistina. Sicuramente merita una visita dei turisti e i turisti arrivano o partono con le navi da crociera e le navi da crociera si fermano nel porto e anche ogni domenica una o più navi sono ferme nel porto e il porto è praticamente in centro città e nel raggio di 7-800 metri c’è tutto il centro storico: persone con cartina e fotocamera vanno curiosando per le vie cittadine e molte arrivano anche alla Cattadrale. Chissà se tutti quelli che vi arrivano sanno cos’è una chiesa. Magari pensano sia solo una specie di museo gratuito ma senza distributori di bibite e merendine, qualcosa come una galleria d’arte da visitare così come si è passeggiando sul lungomare, se non proprio in tenuta da spiaggia in abiti da sole e mare. Per i parrocchiani fedeli praticanti quello è il luogo dove alle 10.30 della domenica si celebra la Santa Messa festiva, la celebrazione eucaristica che rinnova e ricorda il sacrificio di Cristo: non è solo un rito, uno spettacolo, un avvenimento sportivo o culturale da assistere distrattamente, ma qualcosa che richiede raccoglimento e partecipazione. Chi entra in chiesa poco prima di quell’ora capisce subito che le persone che vede non sono lì per ascoltare messa: non hanno la modestia e il decoro dovuto, ma siamo in una città balneare e non meraviglia molto. Portano zainetto, hanno bottiglia per bere, cartina per orientarsi, cinecamera o fotocamera, girano guardando, scattando foto, parlando sottovoce: non sono sicuramente fedeli lì per la messa ma nemmeno sembrano persone maleducate, soltanto crocieristi in visita. Inizia la funzione religiosa e il dialogo di preghiera tra celebrante e fedeli. La maggior parte dei visitatori è uscita ma qualcuno si attarda e continua il suo giro. Sulla porta della navata sinistra un avviso in quattro


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lingue vieta le visite turistiche alla domenica mattina: forse entrano dall’altra porta che l’ ha solo in italiano, forse non sanno leggere, forse se n’infischiano del divieto ed entrano lo stesso. Magari in una chiesa famosa e affollata non si noterebbero nemmeno, magari faticherebbero a muoversi fra i fedeli, sarebbero confusi con loro, magari anche i fedeli sono li per pregare e guardare e magari riescono a far bene le due cose o bene una e male l’altra o entrambe male o non fare l’una o l’altra. La cattedrale è ampia, i non moltissimi fedeli occupano solo i banchi della navata centrale mentre le sgombre navate laterali restano libere e i turisti che vi transitano solitari o a piccoli gruppi si notano benissimo. Entrano, camminano, si fermano, guardano, fotografano, tornano indietro, tornano avanti, ritornano alla porta donde sono entrati, vanno all’altra lato, ripetono la loro liturgia e se ne escono dall’altra porta. Forse non hanno visto il cartello, forse sono ignoranti di cos’è la messa per i cattolici, forse sono solo maleducati. E ci sono anche quelli che usano il flash: magari mi sbaglio, ma credo che quello incorporato in una piccola fotocamera dia molto fastidio alle persone e poca luce a oggetti distanti decine di metri: navate, volte, altari lontani. E magari si infastidiscono perché quella gente li nei banchi impedisce di fare le foto come vorrebbero. Chissà se quando entrano in una sala e vi trovano con sorpresa molte persone attente ad ascoltare un concerto o a una conferenza, magari se sono interessati e non recano disturbo si fermano o altrimenti se ne escono silenziosamente. Un tempo il vice-parroco era esplicito con chi disturbava durante la messa, poi è stato trasferito. Credo che ora sia il nuovo titolare della Parrocchia, ma in chiesa l’ho visto solo quando è stato insediato dal vescovo: la messa delle 10 e 30 la celebra il nuovo viceparroco, un indiano mingherlino che non ha né il fisico né il carattere del suo predecessore. E i turisti disturbano indisturbati. Il multatore C’è un tale in città che gira con giubbino speciale, blocchetto e penna: un ausiliario del traffico credo si dica. È solerte, svelto e quando trova una vettura col permesso di sosta scaduto anche da un minuto sembra la persona più felice del mondo. Sorridendo soddisfatto scrive sul blocchetto il verbale, lo stacca, lo infila sotto il tergicristallo e passa a controllare la vettura soccessiva.


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In tutto il centro cittadino i posteggi o sono riservati ai residenti o sono a pagamento: tutte le auto posteggiate quindi devono esporre un’autorizzazione o un tagliando a tempo, tutte vanno controllate, tutte potrebbero essere sanzionabili: una pacchia per il nostro solerte tutore della legge. Da una persona così scrupolosa, così inflessibile con le mancanze altrui ci si aspetterebbe un comportamento irreprensibile. E invece … Invece anche lui, arrivato sul lato sinistro della via, si comporta come tanti altri cittadini: non aspetta – come vuole il Comune e impone la segnaletica – il semaforo verde per passare sulle strisce a destra e poi aspettare il verde per attraversare sulle strisce la strada incrociata e poi aspettare il verde per riattraversare sulle strisce e tornare sulla sinistra, ma attraversa bellamente la via incrociata dove non ci sono strisce pedonali, restando sul lato destro per proseguire il controllo delle vetture posteggiate su quel lato e allegramente multare quelle che trova in fallo. «Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare». Semafori In città molte sono le strade a senso unico, molti gli incroci, molti i semafori, per vetture e per pedoni. Il traffico non è continuo ma a singhiozzo, interrotto dal rosso semaforico e può capitare che pur avendo omino rosso un pedone potrebbe senza pericolo attraversare la strada, per buon tratto libera tra un semaforo e l’altro. So di un solo incrocio (con una strada a intenso traffico bidirezionale) in cui per breve tempo tutti i semafori per le vetture sono rossi e quelli dei pedoni sono verdi, in tutte le direzioni. Le strisce pedonali attraversano perpendicolarmente le quattro strade, ma i pedoni – ovviamente – tagliano anche diagonalmente l’incrocio: nel tempo concesso è infatti impossibile attraversare sulle strisce prima una via e poi l’altra e per farlo si dovrebbe aspettare un bel po’ il ritorno del verde pedonale. Non so se attraversare così l’incrocio sia esplicitamente consentito dalle norme vigenti, se non lo fosse io mi aspetterei o tempi pedonali più lunghi o tracciati di attraversamento anche diagonali, per non constatare ancora una volta che il Comune non ama i pedoni o non vuole che si abituino a pensare che anche in Italia le regole siano ben fatte per essere convintamente osservate ed ad attraversare sulle strisce rispettando i semafori .


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In realtà posso assicurare che quasi tutti i miei concittadini non hanno questo vizio: all’occasione attraversano dove non ci sono i passaggi pedonali e non rispettano i semafori e per non sentirmi strano o stupido spesso mi comporto come loro. A me pare significativo un fatto accaduto qualche giorno fa. Strada a senso unico, semaforo veicoli rosso. Un signore in moto è fermo aspettando il verde e nell’attesa parla con un pedone sul marciapiedi. Viene il verde, non c’è nessuno dietro e il motociclista s’intrattiene ancora un po’ col pedone. Naturalmente al semaforo veicolare verde da sud a nord corrisponde il pedonale rosso da est a ovest, ma un uomo e una donna a piedi, provenienti da est, passano davanti al motociclista che quindi, terminato di parlare, non può subito proseguire per la sua strada. Credo che il motociclista si sia lamentato per questo, quello che so è che il pedone, già un po’ avanti sul marciapiede verso ovest, è tornato indietro ed ha inveito contro il motociclista dicendo seccato “Lei stava parlando, ed io dovevo aspettare i suoi comodi?”. Evidentemente che il semaforo per lui fosse rosso non aveva importanza alcuna. Un piccolo paese Ieri sono andato in un piccolo paese, non molto lontano da casa mia. Un’importante strada passa a un paio di chilometri da esso; ma non l’attraversa e per arrivarci bisogna volerci andare. Molta gente passa su quella strada, sia per andare o tornare da una vicina cittadina sia per recarsi in un grande centro commerciale. Arrivati lì, a sinistra si vede il centro commerciale con tanti negozi e tante cose da vedere e comprare, a destra l’indicazione per il vicino paese: molti girano a sinistra, pochi a destra. Ieri sono andato a destra e sono arrivato dove il paese inizia con un antico palazzo da un lato e una scalinata che porta alla chiesa dall’altro. Il borgo era più in alto e un semaforo alternava il passaggio sulla stretta strada per arrivarvi. C’è posto per l’auto, mi fermo e mi avvio a piedi: faccio sempre così nei piccoli centri, se trovo da fermarmi mi fermo ai margini pensando difficile poterlo fare in centro. Poco più avanti, sotto un ampio passaggio coperto che porta ad un posteggio (sapendolo potevo andare lì) vedo un mobile metallico con sopra scritto in grande “ARMADIO DEI LIBRI”. Mi sto chiedendo cosa mai


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significasse quando arriva una signora, si ferma davanti all’armadio e lo apre: all’interno, come promesso dalla scritta, era tutto pieno di libri. Incuriosito, chiedo alla signora come funzioni la cosa e mi spiega che lì i libri sono portati da chi li ha letti e presi da chi vuole leggere: una biblioteca pubblica credo sempre aperta al pubblico. Non ho notato serrature e chiavi. Trovo interessante la cosa e mi ricordo che anni fa sentivo radio Rai3 invitare la gente lasciare un libro letto nei posti frequentati dalla gente perché qualcuno lo prendesse e facesse altrettanto. Non so se è ancora così, non ho più occasione di sentire Rai3. Continuo a salire, arrivato nella piccola piazza vedo l’indicazione turistica per **. Armadio dei libri e cartelli informativi su palazzo, chiesa, capella, indicazioni turistiche sono buona cosa, è bene: un paesino efficiente. Seguo l’indicazione, arrivo ad un bivio, ritrovo l’indicazione, proseguire diritto. Bene, non capita sempre. All’ingresso della via un cartello dice “traffico limitato ai residenti”. Se solo i residenti possono accedervi in auto evidentemente a ** si può giungere a piedi, e riprendo a salire. Da un po’ di tempo non riesco molto a camminare, ma sono curioso e salgo. Dopo una per me lunga salita arrivo ad un bivio, non vedo nessuna ** e la strada continua a salire sia a destra che a sinistra: rinuncio a ** e torno nella piazzetta. Rileggo i miei appunti, mi pare che ** sia interessante da vedere, torno indietro pensando di guardare meglio, ma dopo un po’ non me la sento di rifare quella lunga salita a piedi. Tornerò all’auto e con quella salirò, residente o non residente. E così faccio. Alla fine mi fermo in uno spiazzo dove arrivano diverse vie: una di queste è quella che al bivio dov’era l’indicazione saliva a sinistra, un’altra è “Via **”. Dal nome della via penso di essere sulla buona strada: se dovevo arrivare lì non era meglio farmi salire per la via non riservata ai residenti? Sono tornato in Italia! Sono alla fine del paese, penso che via ** deve portare a **, ma non so se salire a destra o scendere a sinistra. Prendo a sinistra, mi fermo ad un altro incrocio senza indicazioni, proseguo diritto e dopo alcuni chilometri alla fine giungo a **: una chiesetta molto bella. Ne valeva la pena, ma l’indicazioni stradali all’italiana non sono buona cosa, non è bene.


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New York Ho visto un film in TV, era ambientato a New York e in molte scene si vedeva dall’alto un incrocio stradale. Ecco: mi piacerebbe che il sindaco della mia città fosse come quello di quella. Ma basterebbe che l’assessore che si occupa della circolazione pedonale di questa città ragionasse come quello di quella. Dall’alto si vedeva l’incrocio di due strade entrambe con marciapiede: quello che mi ha colpito è che i passaggi pedonali erano semplicemente il proseguimento dei marciapiedi, praticamente all’interno del quadrivio. Non c’erano pedoni che li usassero, nel film: tutta la zona era bloccata dalla polizia. Ma se vi fossero stati non dovevano fare complicate manovre come capita ai pedoni della mia città. Meglio, come capiterebbe ai pedoni della mia città se osservassero le regole e i percorsi ideati dal nostro assessore o da chi per lui: in pratica quasi tutti seguono il percorso più breve come quelli di New York, ma non è quello prescritto e non badano ai semafori. Arrivati all’incrocio, capita (non sempre) che quello prescritto quando va bene imponga di allontanarsi qualche passo da esso per trovare il passaggio pedonale, quando va male di fermarsi, aspettare il semaforo verde, attraversare, fermarsi, aspettare il verde, attraversare, fermarsi, aspettare il verde, attraversare per trovarsi dove a New York (e altrove) sarebbe giunto andando sempre diritto e fermandosi eventualmente una sola volta se c’era il semaforo rosso. Almeno in quell’incrocio visto dall’alto nel film. Non so perché i nostri amministratori si ostinino a complicare la vita della gente più del necessario e così facendo creare la convinzione che le regole sono solitamente stupide, non sono rispettabili e non vanno rispettate. E poi ci si lamenta dell’illegalità diffusa. Se uno rispetta la legalità non ha la sensazione di essere nel giusto ma quasi sempre di essere pressochè l’unico fesso. E si adegua. 2015 Bicincittà Già ho detto e ripetuto che nella mia città i pedoni non sempre attraversano le strade sui passaggi pedonali e non sempre per attraversare


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aspettano il verde dei semafori. Può essere che questa sia la regola, che basti sempre solo guardare se sono prossimi i veicoli in arrivo e qualora così non fosse si passa comunque. M’è sorto anche il dubbio che – come per la numerazione delle case – anche per la circolazione pedonale qui si debbano seguire altre regole e magari ci si debba fermare quando l’omino é verde e passare solo quand’è rosso, ma ho constatato che il colore dell’omino è indifferente: si passa quando si stima che le vetture siano abbastanza lontane o non si vedono. Ho già detto e ripetuto che rispettando quelle che credo siano le regole, per andare a piedi da qui a lì si devono fare molti passi e molte fermate in più e che molto verosimilmente l’assessore che deve occuparsi di queste cose non va mai a piedi. Ma credo anche che non usi nemmeno la bicicletta. Ma forse anche in questo caso le regole da osservare in questa città sono diverse da quelle che io credo, magari in bici si può andare contromano e sui marciapiedi. perché se così non fosse per andare in bici da casa mia al fornaio lontano 15 metri (10 a Sud, 5 a Est) e ritorno dovrei fare: 160 m verso Sud, 50 m verso Est, 150 m verso Nord, 45 m verso Ovest e sarei davanti al fornaio e poi ancora 85 m verso Ovest, 80 m verso Nord, 80 m verso Est, 70 m verso Sud e sarei a casa: circa 720 metri invece di 30. Forse non è il caso di chiedere ai miei concittadini di andare in bicicletta o di rispettare le regole, almeno quelle che io conosco e che forse non sono quelle qui in vigore. Usi e costumi Magari qualcuno può aiutarmi a risolvere i miei dubbi. Non vivo in questa città da sempre ma “soltanto” da 15 anni e non tutto l’anno. Noto che in molte cose i concittadini sono informatissimi e non immaginano nemmeno che altri possano ignorare quello che per loro è del tutto ovvio: ex Ospedale, ex Stazione, Prolungamento, Numeri Rossi tutti i nativi sanno cosa sono e prima o poi lo impara anche il forestiero. Girando per la città vedo tutti i pedoni attraversare dove non ci sono le strisce e passare con l’omino rosso: bimbi, adulti, italiani, stranieri, giovani svelti, anziani lenti. L’unico che ho visto aspettare pazientemente il verde si è giustificato dicendomi “Io ho paura”. A questo punto mi sono sorti dei dubbi:


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• Sarà consentito passare anche col verde? • Sono l’unico ad osservare i semafori perché sono l’unico stupido o l’unico a rispettare le norme? • Non sarà che le norme che conosco non sono quelle vigenti? • Se sono vigenti, non sarà che sono superate dagli usi locali? Trovo “Nell’ordinamento italiano, l’art. 1 delle Disposizioni sulla legge in generale (approvate preliminarmente al Codice Civile con r.d. 16-031942, n. 262) li cita espressamente quali fonti del diritto. L’art. 8 sancisce che Nelle materie regolate dalle leggi e dai regolamenti gli usi hanno efficacia solo in quanto sono da essi richiamati. L’art. 9 inoltre così recita: Gli usi pubblicati nelle raccolte ufficiali degli enti e degli organi a ciò autorizzati si presumono esistenti fino a prova contraria. Perché si possa parlare di usi e consuetudini debbono concorrere due elementi concomitanti: l’elemento materiale, cioè il comportamento osservato reiteratamente, in concreto, da una generalità di soggetti; l’elemento psicologico, cioè la convinzione, la opinio juris, che tale comportamento sia obbligatorio. Gli usi non espressamente richiamati dal Codice civile italiano si chiamano più propriamente consuetudini. Nell’ordinamento giuridico italiano, in relazione ai rapporti con il diritto positivo, si può individuare una consuetudo secundum legem quando nel rispetto della legge tende a chiarirne, a specificarne o dettagliarne ulteriormente la portata o il significato, come accade per l’uso interpretativo. Oppure si può avere una consuetudo praeter legem, quando concerne ambiti non disciplinati dalla legge. In astratto si può configurare una consuetudo contra legem, quando opera in senso contrario alla norma di legge, ma quest’ultima non è consentita.” Visto che quando non c’è d’aspettare molti passano col verde ne deduco che probabilmente non è vietato dagli usi oltre ad essere consentito dalla legge. Probabilmente sono l’unico a non conoscere usi locali aventi forza di legge. Oppure – ed è quello che sempre penso – le norme italiane non sono fatte per essere rispettate ma per dare agli italiani (e agli stranieri) la sensazione di essere dei furbi evitando di osservarle. Per questo ci sono limiti di velocità di 30 km/ora su strade larghe, in ottime condizioni, senza case e senza lepri o fagiani. Per questo ci sono semafori che restano rossi per lungo tempo anche quando non vi è


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necessità alcuna e potrebbero magari segnalare lampeggiando la possibilità di pericolo. Ma che soddisfazione darebbe rispettare una norma riconoscendola utile e necessaria? Molto meglio sentirsi a proprio agio violando regole ritenute stupide, sbagliate, inutili e vessatorie: magari a ragione. Io non aspetto il verde perché ho paura come quel signore e se è giusto adeguarsi agli usi mi adeguo ben volentieri: basta farmelo sapere. P.S. Ho cercato ed ho trovato – Codice della strada – Art. 41. Segnali luminosi. 5. Gli attraversamenti pedonali semaforizzati possono essere dotati di segnalazioni acustiche per non vedenti. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono: a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata; b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata; c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde. Spendin riviù Oggi è markeddei. Devo stare nel bagget, quindi faccio spendin riviù esaminando frigo, dispensa, c/c bancario (Mario così vuole). Faccio la lista della spesa, prendo il trolley e vado al market. Giro per gli stand e faccio shopping. Alle casse pago con paycard, ricevo il ticket, metto gli acquisti negli shopper, gli shopper nel trolley e me ne torno a casa: come fare jogging. Posteggi Di quanto i pedoni della mia città siano ligi al rispetto del Codice Stradale ne ho già parlato tempo fa e d’allora nulla è cambiato. Gli amministratori sono sempre convinti che i concittadini a piedi abbiano tanto tempo da perdere e tanta voglia di camminare, i cittadini invece vogliono sempre arrivare dove devono nel tempo e per la via più brevi. Così la città è ricca di tracciati e semafori pedonali che tutti ignorano


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perché allungano troppo il cammino i primi e troppo le fermate i secondi. E siccome nulla succede si convincono che il rispetto delle norme e dei diritti altrui sia cosa da babbei e fanno solo quello che loro più aggrada. E quando usano bus auto o moto restano quello che sono e si comportano conseguentemente. Così mentre da pedoni si fermano a chiacchierare occupando tutto il marciapiedi, da automobilisti spesso si fermano o sostano dove capita senza preoccuparsi delle difficoltà che creano agli altri. Lo stesso fanno da motociclisti. Sono molti in città quelli che usano la moto durante tutto l’anno grazie al clima locale e ancor più nella bella stagione. Sono molte le moto in circolazione e non mancano i posteggi a esse riservati. Ma probabilmente non bastano o non sono abbastanza comodi . Così se i marciapiedi sono sufficientemente ampi vanno benissimo per lasciarvi la dueruote, se al posto lasciato libero da una vettura si mette una più corta o se, comunque, tra le vetture si lascia lo spazio indispensabile per potere poi ripartire ma sufficiente per infilarvi uno scooter, questo succede. Quando poi l’automobilista vorrà riusare l’auto non lo potrà fare o, se gli va bene, lo potrà solo a costo di lunghe manovre, sfruttando quei pochi centimetri di spazio lasciati da chi ha messo la moto perpendicolarmente tra le auto in sosta nella fila. Disservizio postale Ero seduto al computer, sento un breve squillo di campanello, il tempo di alzarmi e fare i tre passi che mi separono dal citofono (4 secondi?), alzo il citofono e chiedo “Chi è”. Nessuna risposta: sarà qualcuno delle pubblicità al quale qualcun altro ha già aperto. Non apro e torno a sedermi. Meno di cinque minuti dopo torna mia moglie dalla spesa e mi mostra un lungo “scontrino”, una striscia di carta lunga e stretta trovata nella cassetta delle lettere. Sulla striscia si vedono subito due cose scritte a grandi lettere:”Poste Italiane – AVVISO DI GIACENZA”. Dalla data e ora riportate scopro così che chi ha suonato qualche minuto prima doveva essere qualcuno delle Poste Italiane. Non so se le poste si servono di persone diversamente abili, se quello che ha suonato magari era sordo e non in grado di rispondere. In ogni caso


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devo ancora una volta constatare che quello delle Poste Italiane non è un servizio ma un disservizio. Poiché l’addetto alla consegna non è disposto ad aspettare cinque secondi al citofono per informarmi che ha da consegnarmi una raccomandata e tantomeno a perdere qualche minuto del suo tempo lavorativo per consentirmi di ritirarla (il tempo di scendere dal 4°piano e firmare la ricevuta), per poterla avere mi obbliga a leggere un lungo “papiro” di istruzioni, ad aspettare un giorno, a recarmi all’Ufficio Postale lontano un paio di Km, a fare la fila allo sportello, a perdere almeno 20 volte il tempo da lui guadagnato limitandosi a mettere quel “papiro” stampato in pochi secondi (o prestampato) nella cassetta della posta. Se questo è il Servizio Postale offerto dalla Poste Italiane meglio che lo lascino fare a chi lo sa fare. PS – Ho poi saputo che a suonare brevemente era stato il postino usuale. Pare che il disservizio non sia stato dovuto alla fretta di un ragazzotto occasionale come pensavo, ma al mal funzionamento del citofono. Non so se non funzionava (ora va) o se il postino si è allontanato dal citofono: ha detto che si è anche fermato per parlare con qualcuno, ma io non potevo sapere né chi c’era né dov’era. Forse un giorno sarà messo un videocitofono, chissà: nel frattempo spero che il postino suoni più a lungo e magari due volte, come gli ho chiesto. 2016 All’italiana La “Burcina” è un parco a pochi chilometri da casa. Oggi era una bellissima giornata ed ho pensato di andarci. Non è giorno festivo, è inverno e non ci saranno moltissime persone. Ho posteggiato l’auto e mi sono avviato all’ingresso del parco: poche le auto posteggiate e nessuna persona in vista. Arrivato al cancello, aperto a metà, appeso alla metà chiusa vedo un cartello. Leggo:”VIETATO ENTRARE CADUTA RAMI” e l’intestazione dell’ente competente che l’ha posto. Resto perplesso: entro, non entro … Non c’è nessuno, ma mi azzardo ad entrare: starò attento passando sotto i rami e mal che vada mi faranno uscire. Quasi subito però comincio a incontrare o ad essere superato da giovani che corrono, meno giovani che camminano a passo spedito


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aiutandosi con i bastoncini, anziani che vanno come possono, ciclisti in mountain bike. Ho incontrato anche personale del parco che si limitava al saluto. Rinfrancato ho continuato a salire e ammirare la natura: sicuramente nessuno veniva cacciato via. Fatta la mia camminata e incontrate e salutate tante persone sono tornato al cancello d’entrata che ora era d’uscita: per essere certo di non essermi sbagliato ho riletto il cartello che era lì in evidenza e che nessuna badava. Era proprio vietato entrare. Come sempre capita quelli del posto sanno che è lì per finta, perché se per caso davvero una ramo cade l’autorità competente possa dire “avevo messo il divieto”. Gli altri possono essere di due tipi: quelli che comunque le regole non le osservano mai (i furbi) e quelli che invece di regola le osservano (i fessi) e che magari s’informano – se possono – se si tratti di una cosa seria o di uno scherzo del carnevale finito ieri. Se cadono i rami è giusto vietare l’entrata, se invece possono eventualmente cadere magari basta un avviso “ATTENZIONE Pericolo caduta rami”, altrimente la gente si convince che sono solo balle e non ci crede nemmeno quando non lo sono. La solita storia di “al lupo, al lupo”. Se le autorità competenti non fanno osservare i divieti quando servono e non li tolgono quando non servono non ci si può meravigliare che poi ognuno faccia quel che gli pare, all’italiana. Non so Non so se succede in tutta Europa, non so se succede in tutta Italia ma so che succede nei luoghi che conosco: una sovrabbondanza di divieti e obblighi, pochi che li osservano e nessuno che li fa osservare. Non so se è perché la gente tende a ignorare le norme o perché chi le emana tende a farle stupide e inutili o non ha modo di farle rispettare. E la gente si convince che non siano un obbligo da osservare ma semplicemente un invito a fare o non fare qualcosa, un suggerimento da seguire o no secondo venga comodo e opportuno, del tutto simile ai suggerimenti commerciali, da accettare o meno a nostra discrezione. Non so se chi arriva dall’Africa o da altrove si comporta allo stesso modo perché ignora le nostre leggi o perché ha subito imparato dai residenti a violarle (magari non limitandosi solo a piccole cose) convincendosi che nessuna delle leggi sia da rispettare e che violarle rimane senza conseguenze.


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Non so perché sulla passeggiata di Cogoleto (GE) e su tutti i suoi accessi ci siano innumerevoli cartelli che – stando al codice stradale – dicono “divieto di passaggio alle biciclette” e altrettanto innumerevoli siano le persone che la percorrono in sella alla bici. Io vedo il cartello e ubbidisco, vedo i ciclisti passarvi veloci e non so più se sono loro indisciplinati o io stupido. E penso che magari Cogoleto è un comune del tutto indipendente e i cartelli lì hanno un altro significato: non divieto ma invito a percorrere la passggiata lungomare in bici. Non so perché vi siano così tanti cartelli se non c’è necessità di vietare le bici e se invece ci fosse perché nessuno vieta le bici. Non so perché nella citta dove vivo nessun pedone rispetta i semafori pedonali, nessuno attende il verde se non vede una vettura a meno di 15 metri, nessuno o quasi atttraversa sulle strisce se trova più comodo non farlo o semplicemente non gli va. Non so perché qui i percorsi pedonali sono tracciati come se i cittadini avessero tanto tempo da perdere e tanta voglia di camminare. Non so se l’hanno fatto perché i pedoni gli sono antipatici ma forse è per questo che i pedoni vanno non secondo il tracciato ma secondo buon senso. E si convincono che le leggi sono stupide, fatte da stupidi per gli stupidi e si comportano conseguentemente. Omino rosso e zebrature Il traffico veicolare non è continuo ma interrotto dal rosso semaforico e può capitare che pur avendo omino rosso un pedone potrebbe senza pericolo attraversare la strada, per buon tratto libera tra un semaforo e l’altro. Forse non si vuole che ci si abitui a pensare che anche in Italia le regole siano motivate, ben fatte, da osservare e fatte osservare, che si deve attraversare sulle strisce e rispettare i semafori. In realtà posso assicurare che ben pochi miei concittadini lo fanno: all’occasione attraversano dove capita e ai semafori badano solo che i veicoli con precedenza non siano troppo vicini. Così fanno giovani e anziani, uomini e donne, italiani e stranieri: questi sono gli usi e i bambini imparano. Codice della Strada Art. 41 5. Gli attraversamenti pedonali semaforizzati possono essere dotati di segnalazioni acustiche per non vedenti. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono:


64 a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, ne’ di impegnare la carreggiata; b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il piu’ rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata; c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde.Art. 190. Comportamento dei pedoni 1. I pedoni devono circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e sugli altri spazi per essi predisposti; qualora questi manchino, siano ingombri, interrotti o insufficienti, devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione. Fuori dei centri abitati i pedoni hanno l’obbligo di circolare in senso opposto a quello di marcia dei veicoli sulle carreggiate a due sensi di marcia e sul margine destro rispetto alla direzione di marcia dei veicoli quando si tratti di carreggiata a senso unico di circolazione. Da mezz’ora dopo il tramonto del sole a mezz’ora prima del suo sorgere, ai pedoni che circolano sulla carreggiata di strade esterne ai centri abitati, prive di illuminazione pubblica, e’ fatto obbligo di marciare su unica fila. 2. I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei soprapassaggi. Quando questi non esistono, o distano piu’ di cento metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l’attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per se’ o per altri. 3. E’ vietato ai pedoni attraversare diagonalmente le intersezioni; e’ inoltre vietato attraversare le piazze e i larghi al di fuori degli attraversamenti pedonali, qualora esistano, anche se sono a distanza superiore a quella indicata nel comma 2. 4. E’ vietato ai pedoni sostare o indugiare sulla carreggiata, salvo i casi di necessita’; e’, altresi’, vietato, sostando in gruppo sui marciapiedi, sulle banchine o presso gli attraversamenti pedonali, causare intralcio al transito normale degli altri pedoni. 5. I pedoni che si accingono ad attraversare la carreggiata in zona sprovvista di attraversamenti pedonali devono dare la precedenza ai conducenti. 6. E’ vietato ai pedoni effettuare l’attraversamento stradale passando anteriormente agli autobus,filoveicoli e tram in sosta alle fermate.

2017 Il bigliettaio Sembra che per la gente viariamente colorata sia normale considerare il tasporto pubblico un servizio gratuito, al massimo già compreso nel prezzo pagato allo scafista. Aumentare la multa se poi non la si fa pagare è solo scena e va a finire che a pagare è solo il distratto che involontariamente per una volta non si è ricordato di “obliterare” (termnine osceno) il biglietto mentre quelli che sempre volontariamente viaggiano a spese della collettività o scenderanno un attimo prima che arrivi il controllore o prenderanno la multa ma mai la pagheranno, magari


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risultando nullatenenti e senza fissa dimora. Io dovrei essere il primo a preoccuparmi dell’ammontare della sanzione, considerato che tempo fa ho obliato di obliterare prima il biglietto Biella S.Paolo-Venezia S.Lucia e poi quello Venezia S.LuciaBiella S.Paolo. Mi è anche capitato di arrivare di notte alla stazione di Viareggio e accorgermi di non avere con me i soldi per il bus per Torre del Lago: non me la sentivo di farla a piedi a quell’ora, ho preso il bus, ho informato l’autista che è stato comprensivo. Ma due o tre volte mi sono anche fatto qualche chilometro a piedi per tornare dall’ospedale a casa perché non avevo biglietto (arrivato in ambulanza) o era scaduta la validità (lunga attesa ambulatoriale) e non avevo soldi. Potrebbe succedere ancora e mi seccherebbe non poco aggiungere sventura a sventura. Sembra che non siano pochi quelli che viaggiano abitualmente e scientemente senza pagare, a nostre spese. Mi viene da pensare che moltissimi anni fa forse non era normale che questo succedesse, forse perché c’era più comunità e meno parassitismo e perché c’era il bigliettaio: o avevi il biglietto, o lo compravi, o scendevi alla prima fermata. Si saliva dietro e solo dopo avere pagato si poteva e si doveva andare avanti e scendere dove si voleva. Dietro il bigliettaio gridava “Avanti c’è posto”, davanti dove c’era l’autista un cartello intimava “vietato parlare al guidatore”. Sicuramente c’erano anche meno passeggeri, meno mezzi pubblici, meno tragitti serviti, meno mobilità, meno fretta e nessun profugo, migrante o clandestino ma mi chiedo se è stato davvero un vantaggio per le aziende di trasporto abolire il bigliettaio. Certamente avere da retribuire solo l’autista costa meno, ma credo che col bigliettaio oltre un posto di lavoro in più si potevano avere molti “portoghesi” in meno o nessuno se il bigliettaio era ben dotato di fisico e di strumenti persuasivi. Magari se fosse difficile viaggiare gratis sarebbero meno i viaggiatori o ci sarebbero più soldi per manutenzione e ammodernamento: in ogni caso ne sarebbero avantaggiati i viaggiatori onesti. Ma sicuramente le aziende di trasporto pubblico hanno fatto i loro conti: meglio far viaggiare gratis molti che dare un lavoro a pochi. Dialetto vicentino Se voglio scrivere in dialetto vicentino non so bene

fare, magari a


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Vicenza si sa benissimo.Mi riferisco al dialetto della lingua veneta parlato a Vicenza. Non vi abito più da mezzo secolo e non so se in questo tempo è cambiato e regolamentato. So però com’era, come lo ricordo e come lo parlo quando ne ho occasione. Il parlato. La “l” intervocalica solitamente suona come “e” molto breve. Se precede o segue una “e” viene assorbita da questa e in pratica non viene pronunciata. La combinazione consonantica dell’italiano “sc” di “scena” non esiste. La “s” può essere aspra come in “sole” o dolce come in “rosa”, sia all’inizio che nel mezzo della parola. Le consonanti doppie non esistono e vengono pronunciate come semplici. La “z” diventa “s”. Lo scritto. Io penso a tre ipotesi: 1. Usare la grafia dell’italiano dando per conosciuto e applicato quanto sopra detto. 2. Usare una grafia corripondente alla pronuncia vicentina. 3. Usare la grafia dell’italiano con segni non usuali (*) quando non corrisponde. In 1) e 2) usando “X” per “s” di “rosa” per distinguerla dalla “s” di “sole”. Per dire “Vicenza, bidone del latte, baccalà alla vicentina, braciola di maiale, asino, sasso” si scriverebbe: 1. “Vicenza, zara, baccalà alla vixentina, braxola de mas-cio, musso, sasso” 2. “Vicensa, xara, bacaĕa aĕa vixentina, braxoĕa de mascio, muso, saso”. 3. “Vicen§a, xara, baca|à a|a visentina, braso|a de ma§cio, mu§o, sa§o”. Ovviamente letto come in 2). Se con “s” si indica solo la “s” aspra non serve raddoppio o trattino: credo che nessuno pronunci “musso” come lo direbbe chi fa sentire le doppie, né “mascio” come moscio. Pare sia consigliato invece di “x” usare


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“z da pronunciare alla veneta”. Io ricordo che giallo era “xa|o” per me, “za| o” per mia zia, “da|o” per mio nonno. In città credo si dicesse solo “xa|o”, con “s” dolce, ma nel contado sentivo usare la “z” alla spagnola o “d” (giù = xo, zo, do; fienile = texa, teza, teda) . (*) segni non usuali: | = L veneta (po|enta, baca|à, po|astro), suona come una specie di brevissima “e” = ‘ : ” ë ł \ * _ ° / ĕ x = S dolce di rosa (xe, dixe, baxo, noxe, buxo) = z $ = S aspra di sole ($a$o, dol$e, $arde|a, mu$o, ma$cio, $ciopo) = S § ss Un carattere non usuale (| x $) indica che la pronuncia non è come in italiano 2019 Gero Quando è arrivato il nuovo vescovo era Calògero. Un nome non proprio frequente ma non sconosciuto. San Calogero sarebbe nato a Brescia e martirizzato ad Albenga, in provincia di Savona. Anche questo arrivato é nato a Brescia e della diocesi di Savona è stato nominato vescovo. Poi a messa ho sentito pregare per il “nostro vescovo Gèro”. Pensavo fosse una svista dovuta all’età del celebrante, ma quando un altro ha fatto la stessa preghiera mi è sorto il dubbio che non si trattasse di svista. Meno male che c’è Internet e li ho trovato notizie di visite del “vescovo Gero” alla Parrocchia X e alla Parrocchia Y. Dunque il vescovo è o si fa chiamare Gèro. Penso che potrebbe benissimo essere abbreviazione di Gèronimo o Gèrolamo ma meno di Calògero. Considerato che per i cattolici è bene avere nome di santo cerco e trovo “San Gero de Colonia, obispo.” di cui mai avevo sentito parlare. Pare così che il vescovo sia un cattolico osservante, con nome di santo e non d’arte. Trovo che il nome di battesimo é Calogero, sapevo che il papa eletto cambia nome, sapevo che frati e suore lo cambiano quando prendono i voti ma non sapevo che lo facessero i vescovi quando sono nominati.


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Lessico Ormai in tutti i testi scritti da italiani per italiani è invalsa l’abitudine di inserire vocaboli stranieri, prevalentemente inglesi. Penso che tale usanza sia dovuta a pigrizia, che sia più comodo usare termini e locuzioni come si trovano senza fare la fatica di trovare l’equivalente italiano.Se sono termini del tutto nuovi si può anche capire, ma per vocaboli già presenti nella nostra lingua (e che magari meglio rendono l’idea) se non è per pigrizia è perché è di moda o si vuole sfoggiare conoscenza dell’inglese o semplicemente perché non si sa l’italiano. Non servono esempi. Questo premesso, ritengo che se rivolgendosi agli italiani tutti possono usare termini inglesi, anche a me sia concesso, in un gruppo di vicentini, usare i termini veneti se mi vengono più spontanei. Fino a 24 anni ero a Vicenza dove vivono i miei fratelli, ma anche a Sandrigo, paese delle famiglie dei miei genitori e di mia moglie, sfollato o per visite. Dopo, per 14 anni ero a Valdagno. Li sono nati i miei figli e lì hanno imparato a parlare. Tutti e tre parlano anche in veneto, il più vecchio con parole valdagnesi, la più giovane solo in casa nostra. Non mi pare avere preso la musicalità valdagnese, ma è probabile che il mio veneto oltre che datato non sia strettamente di Vicenza ma vicentino. Per esempio: “sbiserandola” e “bisabobola” non credo averli usati a Vicenza. Ho anche parenti nel trevisano, nel padovano e a Venezia, ma non credo abbiano influito se non minimamente sul mio lessico. 2020 El smi§ioto Co|a scusa deła globalixa§ion e del multiculturlismo femo tuto un smi§ioto. Se i scrive in italian queo che non i sa in italian i ‘o mete in inglese, se scrivo in veneto e non me vien ła paroła veneta ła scrivo in italian, se scrivo in italian e me vien la paroła veneta ła scrivo. |=ł=ĕ=l(pensata) §=s di sole x=s di rosa Con la scusa della globalizzazione e del multiculturalismo facciamo tutto un miscuglio. Se scrivono in italiano mettono in inglese quello che non sanno in italiano, se scrivo in veneto e non mi viene la parola veneta la


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scrivo in italiano, se scrivo in italiano e mi viene la parola veneta scrivo quella. Plurali Non so è ancora così, ma un tempo parlando in veneto si faceva come fanno i tedeschi, cioè al plurale le parole cambiavano la vocale tonica. Come in tedesco plurale di Land è Länder (Laender) e il plurale di Bruder è Brüder (Brueder) in veneto il plurale di “toso” era “tusi” e il plurale di “fiore” era “fiuri”. Sono solo un esempio, sicuramente ce n’erano altre: chissà se si usano ancora. La vela Ogni anno quando arriva il caldo caldo ci chiediamo: “Compriamo il condizionatore?”. Ormai ce l’hanno tutti o quasi ma noi no e se fa tanto caldo è tanta la voglia di fresco. Non è che mi attiri molto l’idea di starmene tappato in casa con finestre e porte chiuse; non mi piacerebbe passare da un ambiente condizionato a uno aperto, dal fresco al caldo soffocante. Ne parliamo, ma abbiamo poca voglia di andare fuori al caldo per cercare, trovare e acquistare quel coso. La tiriamo per le lunghe e intanto il gran caldo passa e passa la voglia di comprarlo. Sarà per l’anno prossimo, magari ci penseremo quest’inverno. Ma d’inverno non ci pensiamo. Intanto adottiamo i soliti accorgimenti, provvede mia moglie. La casa è su una strada che va da Nord a Sud e fino a mezzogiorno il sole batte sulla casa di fronte. Noi siamo all’ombra, possiamo tenere aperti i serramenti e accendere il ventilatore. Come dice il meteorologo non esiste la temperatura percepita: la temperatura è quella che indica il termometro opportunamente posizionato, ma il caldo o il freddo sono più o meno sopportabili a seconda della sensibilità delle persone, del grado di umidità, dell’esposizione al sole, del vento, del vestito che indossiamo e altro ancora. Il ventilatore non abbassa la temperatura ma la rende più sopportabile e questo facciamo bastare. A mezzogiorno (verso le 13 con l’ora legale) chiudiamo persiane, finestre e porte volte a ovest impedendo a sole e calore di entrare e solitamente usciamo di casa solo sul tardi. Quando il sole non può più entrare riapriamo tutto e in soggiorno gira il ventilatore fino a quando


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adiamo a dormire. Allora in camera mettiamo la “vela”, dato che la strada davanti alla finestra va da nord a sud, dai monti al mare, e di notte non manca quasi mai l’aria che va nella stessa direzione. Apriamo di 45° la persiana a valle e la fermiamo in quella posizione, una cinghia le impedisce di allontanarsi e un cuneo di avvicinarsi: come una vela intercetta la fresca aria che scende dai monti e la fa entrare nella camera. Di solito funziona tutta la notte. Barcunetti Forse è solo colpa mia che non frequento molto la gente, che sono un po’ un orso, come direbbe mia madre. O forse è anche colpa dei tempi. Mi piace sentire il suono dei dialetti ma ormai per me è una rarità. Il mio dialetto d’origine lo sento solo in casa con mia moglie e con i miei figli le rare volte che ci sono. E probabilmente è quello di quasi cinquant’anni fa. Quello altrui mi piacerebbe sentire la gente parlarlo: magari capirei una parola ogni tanto, ma mi basterebbe sentire il suono. In molti anni penso che alla fine qualcosa capirei, se la gente lo parlasse. Ma non succede, ormai non molti parlano dialetto. Abbiamo tutti imparato a parlare italiano per poterci capire fra persone di regioni diverse. Ma non si parla più neanche quello, Nei giornali, in tv e persino tra la gente comune ogni tre parole ce n’è una ostica, foresta. Pochi usano il dialetto, nessuno usa l’italiano ma solo l’italiese. Non c’è nessuna necessità di dire shopping quando da secoli di fa la spesa o dire shopper quello che per mia madre era saccchetto, borsa o sporta. In questi giorni ho fatto una gradita scoperta: credo d’avere scoperto i barcunetti. Dal contesto mi par di capire che sono piccole finestre, i finestrini dell’auto. Anche per me le finestre e poggioli erano balconi e a quanto pare anche qui come altrove la “l” può diventare “r”. Dalle mie parti spariva o diventava “e”. Si diceva Credo che molte frasi che si usavano un tempo siano poco o per nulla usate oggi perché italianizzate o perché non hanno più motivo di esistere. Ecco un elenco di quelle che mi sono venute in mente o sono state segnalate.


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x=s dolce, s=s dura, §=ss, &=e/L detta, :=L pensata ε avemaria coccinella barbastrijo bigò&o

pipistrello bilancere

bìgo&o biribò

spaghetto (pasta) chiocciola

bravare (dir su) bro&o

sgridare frutteto

broar su butiro

lavare le stoviglie burro

cana ciupinara

serviva per succhiare il vino talpa

còfana corte:o

vassoio coltello

cradensa cuciaro / guciaro

Credenza (mobile) cucchiaio

de so posta drio man

da solo man mano

fare &a broa fare una schinca

fare il bucato fare una finta repentina

fassora (o farsora) finco

padella per friggere fringuello

fogara freschin

braciere di terracotta odore di pesce

fruare fuminanti

consumare zolfanelli

go bio … gua:ivo

ho avuto piano


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guantiera o vantiera

vassoio

gucia (gu§a) gussare

ago affilare

impiria in gaja

imbuto in grembo

in tel indrio culo

nel indietro

indrioculo intrapo&are

all’indietro stropicciare

intrigare mo:ena

intralciare mollica

mo&eta ni§o&o

arrotino lenzuolo

onfegà periò&o

non pulitissimo imbuto

petare&o piron

pettirosso forchetta

raboto rasentare

posteriore della scarpa risciacquare

rosegare roseghin

rosicchiare fastidio in gola

sbandiu sbiansare

per pausa da gioco spruzzare

sbiansaro&o sbri§iare

innaffiatoio scivolare

schincare schincare el penin

schivare, fare uno scarto rovinare il pennino

scoa§e seciaro

spazzatura secchiaio, lavandino


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sélega

passero

sexi&a sfesa

rondine fessura

sgevare sgrensare

sbreccare scricchiolare

sgrexenda sgua§are i canpi

scheggia di legno irrorare i campi

sguaterare sli§egare

sguazzare scivolare sul ghiaccio

smarìo smorbare soaxa soeta sortù spesia:e

sbiadito ripulire la bocca da un gusto cornice civetta oliera (con sale, aceto, pepe) farmacista

stecadenti stramasso

stuzzicadenti materasso

striolo uare

storno affilare

un alto e un ba§o fa un gualivo versoro

proverbio aratro

Soprannomi Fra i miei parenti con lo stesso mio cognome ricordo nonno Stivàn e zie Stivàne, cugini Scani e zia Tolda, prozio e secondi cugini Scàraba (fra cui Bao). Altri soprannomi in paese erano Ciuìna, Pociaòvi, Stocchi, Mericàn, Baldài. Alcune “mende” personali: Gnùcolo, Piero Merlo, Bèparle, Piero Serpe, Chichi Morèja, Vecio Segalìn, Uli.


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Numeri civici Forse mi sono finalmente reso conto di come funziona la numerazione civica, almeno a Savona. Meglio tardi, molto tardi, che mai. La numerazione inizia con 1 a sinistra e 2 a destra prosegue sempre con i numeri dispari a sinistra e i pari a destra. Quindi se il numero a destra è pari il prossimo sarà maggiore, se è dispari sarà minore; se il numero a sinistra è pari il prossimo sarà minore se è dispari sarà maggiore. Ovviamente invertendo la marcia il numero a destra passa a sinistra e viceversa. Credo che questa regola sia valida in tutta Italia, ma non lo so. A Savona, a Genova e non so in quale altra città, la numerazione è doppia: numeri rossi per i negozi, numeri blu per le abitazioni. Pertanto si può avere a destra 2 4 6 8 rossi, 2 blu, 10 12 14 16 rossi, 4 blu, ecc. e a sinistra 1 3 5 rossi, 1 blu, 7 9 11 13 15 rossi, 3 blu, ecc. Chi vive dove non è così e viene a Savona è informato. La manina è tornata Era un bel po’ che non la vedevo. Forse solo perché non usava più la finestra vista dal divano, forse perché lo faceva prima o dopo, forse perché non c’era. Ma stamattina ho guardato fuori ed ho visto una manina sbattere lo straccio fuori da una finestra al terzo piano. Ho guardato sotto e c’era un signore seduto fuori dal bar: proprio sotto a quella finestra. Non so se prima di farlo chi agitava lo straccio abbia guardato se c’era qualcuno sotto, ma sarebbe solo peggio. Tutte le mattine c’è un signore li seduto, chissà se tutti i giorni si prende il caffè con spolveratina. Quella bella abitudine non è passata col passare del tempo, come non è passata quella dei pedoni di attraversare la strada “alla locale”. Savajo È vero: non si finisce mai d’imparare. Mia madre mi diceva “te si un savajo” per dirmi che ero disordinato, “el xe un savaio” per dire che era una cosa da poco. E poi diceva “non insavajare” per dirmi di non mettere in disordine e “cosa sito drio savajare?” per chiedermi cosa stavo facendo. Per me “savajare” e “insavajare” erano sinonimi. Solo oggi, leggendo i commenti, ho capito che magari “insavajà” è il contrario di “savajà” come


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insalubre è il contrario di salubre, insoddisfatto di soddisfatto, insicuro di sicuro. Mai avevo pensato che “savaiàre” era mettere in ordine e “insavajàre” metter in disordine. Forse capirò Forse prima o poi capirò tutto. Vedevo i pedoni attraversare col rosso e pensavo “quanti ‘fuorilegge’ in questa città”. Vedevo molti entrare nell’autobus dalla porta dove da dentro leggevo uscita e pensavo “quanti furbetti maleducati”. Ma oggi finalmente ho capito. Ero con mia moglie davanti all’ospedale e volevamo andare a Quelpaese. Fermo alla fermata c’era un bus con la scritta FUORI SERVIZIO e fermo restava. Dopo qualche tempo ne arriva uno di doppia lunghezza con la scritta QUELPAESE: è quello che aspettavo. Segnalo di fermarsi, si ferma e mi trovo davanti un bella porta aperta con da entrambi i lati scritto USCITA. Sono piuttosto all’antica, abituato a osservare per quanto possibile le norme vigenti: non entro dalle uscite. Mi dirigo all’ora verso la coda del veicolo dove, per consuetudine, so di trovare una porta con scritto ENTRATA. Vi arrivo e trova la porta chiusa, vi batto alcuni forti colpi con la mano, la porta si apre, salgo, mi giro per vedere se sta salendo anche mia moglie e la vedo oltre i vetri della porta nuovamente chiusa che fa segni disperati. E l’autobus parte. Penso “scendo alla prossima fermata, prendo un autobus nell’altro senso e torno qui”. Non lo sapevo, ma per fortuna la prossima fermata non era lontana; scendo e torno a piedi. Ma così ho capito. Non è che molti qui se ne freghino delle norme, è che secondo la parlata locale le parole hanno per tutti un significato diverso di quello cui sono abituato. Il conducente non può essere uno che non rispetta le regole, quindi se gli va bene che le persone entrino dall’uscita e chiude la porta in faccia a chi vuole invece entrare dall’entrata vuol dire che se è scritto ENTRATA si legge USCITA, se è scritto BUS si legge CORRIERA, se col rosso è scritto NON ATTRAVERSARE si legge GUARDA e ATTRAVERSA. Poi vedo un signore che accosta l’orecchio al microfono del telefonino e penso che se è scritto MICROFONO si legge AURICOLARE.


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2021 Licenza Quasi tutti nei testi in italiano inseriscono parole inglesi senza che nessuno più si meravigli. Allora io, che non sono di madrelingua inglese ma veneta, se come loro non so la parola italiana o mi viene meglio usare termini materni mi prenderò la licenza di usare quelli. Moltissimi anni fa mi hanno insegnato che, in Italia, a ogni fonema corrisponde un carattere e che in italiano a si scrive a, e si scrive e, o o, i i, u u, ecc. Così se in un testo in italiano riporto parole del mio dialetto non scriverò “polenta e baccalà” pretendendo che chi legge sappia come si pronuncia ma scriverò “poenta e bacaĕà”. Dicono che tutta la caterva dei termini inglesi ormai fa parte della lingua italiana, che sono parole italiane e quindi le scriverò come le sento dire o le leggerò come sono scritte secondo la grafia e la dizione della lingua italiana. Se è scritto Imperia nessun italiano, spero, legge Aimpiraia e non vedo perché se è scritto privacy debba leggere praìvasi. Così se per dire che a causa dell’epidemia c’è confinamento o chiusura devo dire che siamo in locdaun scriverò locdaun o leggerò lockdown, completando l’alfabeto italiano con j, k, w, x, y corrispondenti a j di Jesolo, c di Como, v di Vicenza, x di xenofobo, i di Ivrea. Magari i nomi propri li scriverò come sono scritti e li leggerò possibilmente come vanno letti, anche se non capisco perché negli Stati Uniti possano leggere in inglese il tedesco Trumpf (Trump) e io in Italia non possa leggere in italiano l’americano Biden. Il faro A poco più di 25 Km c’è una bella cittadina con un interessante borgo. Andare e tornare 50 Km, fattibili anche da chi non è un gran ciclista. La strada d’estate è piena di auto ferme e in movimento ma in altri periodi è libera e con poco traffico. Per la prima uscita andava benissimo, era la stagione giusta, pensai di andarci, presi la bici e partii. È una litoranea tutta in piano tranne che per superare due promontori, due brevi salite e relative discese. Salitelle che per molti è come non esistessero, ma per me erano due difficoltà da superare. Arrivai alla cittadina, visitai il borgo, iniziai il ritorno per la stessa


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strada dell’andata in senso contrario: dopo 5-6 Km l’ultima discesa dell’andata sarebbe stata la prima salita, dopo altri 10-11 la seconda, poi discesa, pianura e nessun’altra difficoltà. Feci l’ultima salita: “è fatta”, pensai. Poi la discesa e fu in pianura. Vidi il faro che sapevo essere a pochi km da casa. Quasi arrivato e più nessuna difficoltà. Così pensavo ma così non era. Ancora qualche pedalata e trovai un forte vento contrario che mi impediva di avanzare senza fare una gran fatica. Ma avanzai e dopo quasi un chilometro il vento non c’era più e fu agevole arrivare a casa. Moltissime altre volte feci i miei giri in bici da quella parte e molte volte trovai lì quel vento. Tutti i ciclisti prima o poi lo sanno e lui ora sapeva che gli ostacoli non finivano con l’ultima salitella ma solo dopo avere superato quel tratto di strada ventoso e tutti, pare, ricordano d’avere lottato contro il vento del faro in quella “salita” senza discesa. Galateo Trovo: “Essere in ritardo ad un appuntamento è decisamente una mancanza di rispetto nei confronti di chi attende il nostro arrivo e le scuse non hanno alcun valore. La puntualità è segno di buona educazione e non un optional.” Tobia ha sempre pensato così e se ha un appuntamento alle 9:20 cerca di giungervi un po’ prima. Un autobus arriva dove deve alle 9:04 e il successivo alle 9:19. Ma potrebbero non essere in orario e, comunque, arrivando alla fermata alle 9:19 sarebbe all’appuntamento sicuramente dopo le 9:20. Prende il bus per le 9:04. Non ha orologio ma crede di essere arrivato giusto in tempo per aspettare un po’. Nella sala d’attesa c’è un posto libero e si siede per aspettare il suo turno. Il Covid però ha cambiato tutto, galateo compreso. Gli si avvicina un addetto con aria interrogativa e Tobia gli dice che ha appuntamento alle 9 e 20. Quello replica con malagrazia che non doveva stare lì, che non doveva arrivare prima ma dopo l’ora fissata, che deve uscire: gli intima non di andare in altro posto dell’edificio ma di uscirne. Tobia non sa l’ora ma, stando all’orario del bus, non dovrebbero mancare più di dieci minuti all’appuntamento. Sembra però che il galateo post covid imponga di arrivare in ritardo, ma non lo convince. A malagrazia risponde con malagrazia, esce al freddo e si siede su un


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muretto: tornerà alle 9 e 21. Dicono di indossare la mascherina e la indossava, di osservare la distanza di un metro e la osservava, di essere vaccinati e lo era stato già tre volte, di avere il certificato vaccinale (green pass) e l’aveva: ma tutto questo non basta: si deve andare all’appuntamento maleducatamente in ritardo o aspettare nell’intemperie rischiando qualche malanno.


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2 Ciacole e altro 2006 Chi paga le imposte Il signor Visco, che giustamente i tedeschi pronunciano Fisco, pensa che grazie ai potenti mezzi dell'informatica riuscirà finalmente a eliminare l'evasione fiscale e forse anche a mettere una tassa sul respiro o sui battiti cardiaci. Tutto e tutti sotto controllo, tipo 1984. Non mi piace il metodo, ma mi auguro che finalmente arrivi il giorno in cui tutti pagheranno le imposte in ragione della loro capacità contributiva. Dal punto di vista morale , etico e perfino estetico è una bellissima cosa. In pratica però temo che mentre potrebbero diminuire le imposte pagate da quelli che le hanno sempre pagate quasi certamente aumenteranno i costi delle prestazioni di lavoratori autonomi, professionisti, politici e quant'altri. I soliti pagheranno un po' meno di imposta propria, ma pagheranno anche l'imposta degli altri. Se tutti i fornitori pagano le giuste imposte si ha sicuramente un effetto benefico sulla libera e leale concorrenza, ma lo si avrebbe anche se nessuno di essi le pagasse; sarebbe formalmente immorale ma forse costerebbe meno. Equità Considerato il mio reddito e il mio patrimonio, devo ritenere che quel che scrivo sia contro il mio interesse. Non capisco perché si pensi a ripristinare subito l'imposta di successione, che sembra costasse di più di quello che rendeva. Riguarderà solo il 10% degli italiani, si dice a giustificazione. Equivale a dire che se si mette un tributo sui mancini, o su chi ha i capelli rossi è una cosa buona perché non tocca il 90% degli italiani. Se non è giusto che una minoranza goda di privilegi, mi sembra altrettanto giusto che non debba subire discriminazioni sfavorevoli. Certo 90 voti fanno gola ai politici più di dieci, ma se una cosa è giusta deve valere per tutti e se non lo è non si deve applicare a nessuno. Analogo discorso per le tasse (che ora chiamano ticket) su prestazioni sanitarie e servizi vari. Se qualcuno contribuisce in misura più che


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proporzionale al costo di tali servizi, per quale motivo deve rimanerne escluso? Far pagare tassa solo a chi ha maggiormente contribuito con l'imposta progressiva è come far pagare il biglietto di ingresso allo stadio solo a chi ha già pagato l'abbonamento. Si creano limiti di reddito, con criteri incomprensibili e con gravi discriminazioni per piccole differenze, con complicazioni burocratiche e costi altrimenti evitabili, basandosi su dichiarazioni di reddito poco veritiere. Tutto questo, a parer mio, sempre perché novanta voti fanno più gola di dieci. Sarebbe più semplice che si cercasse solo di far pagare a tutti le imposte dovute e poi si riconoscesse a tutti, salvo casi eccezionali, il diritto alle stesse prestazioni e alle stesse condizioni. Chi può, preferirà comunque spendere i suoi soldi in una clinica di lusso, ma se lo desidera dovrebbe poter essere curato dalla Mutua o ASL o USL o come altro ora si chiami, alle stesse condizioni di tutti gli altri. Ricchi Grazie al presidente Prodi, ho scoperto che con una pensione di 400 euro al mese si è ricchi. Infatti si dovrà pagare di più per il bollo auto, per l'ICI, per le tasse sulla salute, per la inevitabile rivalsa delle maggiori imposte pagate da altri, etc. e non si potrà beneficiare di alcuna delle riduzioni d'imposta annunciate. Poiché il presidente dice che la finanziaria colpirà solo i ricchi, ne consegue che si è ricchi, molto. Stravaganze Mi sembrano piuttosto stravaganti quei signori musulmani, maomettani, islamici o comunque essi si chiamino. Non tutti, sicuramente non Magdi Allam e non so chi altro. Mi sembra stravagante che si offendano se si dice che nel medioevo pensavano di imporre il loro credo con la spada e vogliano usare la spada o magari la bomba atomica contro chi dice questa "falsità", confermando che lo pensano tuttora. Mi sembra stravagante che pretendano le scuse da chi ha solo ricordato un fatto storico e nemmeno si sognino di scusarsi per i massacri di New York, Madrid, Londra e altrove, che vogliano le scuse per presunte offese e il diritto di offendere gli altri, che pretendano rispetto per la propria religione e disprezzino quelle altrui. Davvero stravaganti!


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Ma ancora più stravaganti mi sembrano quei signori che chiamano amici quelli che si dichiarano loro nemici, che aprono le porte a quelli che proclamano di volerli distruggere, che non dicono bah per non offendere le loro orecchie ipersensibili. Da sempre sappiamo come i greci distrussero Troia o come il lupo trovò un motivo per mangiarsi l'agnello, ma non è il caso che ci comportiamo come i troiani o che rinunciamo a corna, zanne o artigli per fare la fine dell'agnello. Fisco Fatico a capire con quale autorità morale il ministro delle finanze possa chiedere, anzi pretendere che i cittadini italiani sentano l'obbligo civile di pagare imposte e tasse. Pur tralasciando la rapina notturna sui conti correnti dell'Amato ministro, non pare proprio che il fisco voglia fondare sulla correttezza il rapporto con i cittadini. Se il fisco è palesemente iniquo e esoso, se dà informazioni ambigue o errate e si accanisce contro chi le segue, se non da certezze e ricatta il contribuente onesto costringendolo a rinunciare a un suo diritto per non rischiare pesanti sanzioni, se non fornisce chiarimenti sulle sue decisioni, se tartassa chi non sa o non può difendersi, se obbliga il cittadino comune a rivolgersi ad esperti per non essere ingiustamente depredato, se serve per dare ai politici uno stipendio dieci volte il tuo, per mantenere una burocrazia spesso inefficiente e talvolta arrogante, per fornire una giustizia lenta e servizi carenti, allora non si può pretendere che i cittadini sentano il dovere civile di contribuire alla spesa pubblica e può succedere che chi per tutta una vita ha cercato di pagare il giusto se ne vergogni e chi non paga il dovuto se ne compiaccia, che si cerchi di evitare di lavorare più per il fisco che per la propria famiglia. Chi in tutta la vita ha pensato che bastasse comportarsi onestamente per essere trattato onestamente può trovarsi vittima della perfidia del fisco e pentirsene. Quando a chi chiede semplicemente di pagare né più né meno di quanto dovuto si impedisce di beneficiare delle opportunità offerte dalla legge, quando a chi ne avrebbe reale diritto si negano benefici concessi invece a chi si precostituisce le opportune condizioni, allora si comprende chi si difende attaccando, chi per non pagare più del dovuto trova il modo di pagare meno del dovuto. Non meraviglia se chi può cerca di sfuggire alla rapacità di un fisco che non aiuta certo il cittadino a pagare il giusto. Questo favorisce chi


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intende frodare i suoi concittadini, gli dà un alibi morale altrimenti inesistente. Di fatto pare che il fisco possa colpire solo chi pensa di non avere niente da nascondere mentre nulla può contro chi molto occulta o dissimula. Nel primo caso fa pagare in più poche migliaia di euro, nulla per le casse statali molto per quelle del povero cristo tartassato; nel secondo ne lascia pagare in meno centinaia di migliaia. Quando, troppo tardi, il cittadino onesto si accorge che non basta la sua onestà per pagare il giusto e sentirsi al riparo da sanzioni, allora finalmente si rassegna a rivolgersi a persone di lui più smaliziate. Ma questo costa; pagare il dovuto costa più del giusto; prima troverà equo pagare meno del dovuto per bilanciare il costo e alla fine troverà gusto a non pagare il giusto. Da anni si parla della possibilità di detrarre dall'imponibile le spese sostenute, unico modo, a detta di molti, per consentire la concorrenza fra i contribuenti, un salutare conflitto di interessi tra chi paga e chi riceve che consentirebbe la trasparenza delle transazioni e una più equa imposizione. Non se ne fa niente: forse perché troppo semplice, forse perché colpirebbe troppi interessi, forse perché comunque il fisco italiano troverebbe il modo di infierire sugli onesti e premiare i furbi, di riconoscere spese artatamente inventate e sanzionare la detrazione di spese realmente sostenute e dal fisco artatamente considerate "non imputabili al contribuente", di punire chi dichiara senza falsità una spesa reale, anziché limitarsi a non ammetterla, se non la ritiene detraibile. Una storia Il perché di quanto sopra I governi in carica avevano dato grande pubblicità ai benefici concessi ai cittadini che avessero sostenuto spese per ristrutturare immobili. Non è che in questo il fisco non avesse il suo tornaconto evidente, ma molti non sospettavano che ci fosse anche la speranza nell'inevitabilità di errori formali che consentissero non solo di non concedere i benefici, ma anche di potere sanzionare il malcapitati. Nel 2001 un tale ha sostenuto una spesa per il restauro del condominio in cui sua moglie aveva la proprietà di un appartamento. La moglie era una casalinga vecchio stampo, di quelle che per gran parte della loro vita avevano lavorato per la famiglia, a far crescere tre figli nel migliore dei


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modi. Il marito non guadagnava molto, ma riteneva preferibile la cura dei figli a uno stipendio supplementare che consentisse maggiori agi, divertimenti, piccoli lussi. Quella donna non aveva reddito proprio e presumibilmente non avrebbe goduto di propria pensione; anche in considerazione di questo l'appartamento fu a lei intestato, sebbene, naturalmente, il mutuo fosse pagato con i soldi che c'erano, cioè quasi sempre solo quelli del marito. Con il lavoro fatto prima del matrimonio e dopo che i figli erano cresciuti aveva potuto ottenere una pensione di circa 350 euro mensili, quanto basta per non essere ritenuta a carico del marito ma non abbastanza per avere possibilità ulteriori benefici fiscali. Contando sulle agevolazioni promesse dal governo, il condominio in cui la signora ha quel suo piccolo appartamento decide di effettuare il rifacimento del tetto e altri lavori di ristrutturazione. La spesa per lei fu di circa 16000 euro. Naturalmente la signora non disponeva di tale somma, ma non era un problema visto che poteva pagarla il marito che così fece. Nel frattempo, per una triste occasione, avevano comperato un appartamento in altro comune, questa volta intestato al marito che, considerato che vi sarebbero vissuti circa sei mesi all'anno, vi trasferì la propria residenza. Quando fu il momento della denuncia dei redditi nelle istruzioni per la compilazione del mod. 730 videro che la detrazione per il recupero del patrimonio edilizio poteva spettare al familiare convivente che ne avesse sostenuto le spese: sposati da 38 anni e da allora sempre vissuti assieme non ebbero dubbi che il marito, che in effetti aveva sostenuto la spesa, potesse porla a detrazione e così avvenne. Nel 2004 l'Agenzia delle entrate chiese la documentazione per tale detrazione. Fu portata. Fu chiesta un'attestazione dell'Amministratore del Condominio. Fu consegnata. Nel dicembre 2004 l'Agenzia delle entrate comunicava al marito che doveva al fisco 959 euro per "Spese per il recupero del patrimonio edilizio solo parzialmente riferibili al contribuente", che pertanto entro 30 giorni, per beneficiare delle sanzioni ridotte, doveva pagare 1238 euro, che entro lo stesso tempo poteva segnalare "dati ed elementi che non sono stati considerati o considerati erroneamente". Da babbeo qual'è il marito pagò e scrisse all'ufficio imposte le sue ragioni (istanza) pur ignorando quali fossero gli elementi "considerati


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erroneamente" dal fisco. Confermò d'avere sostenuto la spesa, di essere legittimamente sposato con la moglie dal 1961, che era con lei convivente e chiedeva il riconoscimento del suo diritto e il rimborso dell'importo versato. Nel maggio 2005 arriva la risposta: il marito è residente a X, la moglie è residente a Y, quindi non risulta provata la convivenza e "pertanto l'istanza è da intendersi respinta". L'uomo riscrive all'agenzia dell'entrate: a quel che ne sa si deve fissare la residenza dove si vive prevalentemente, vive metà a X e metà a Y e quindi può e deve scegliere, sia in X che in Y vive con la moglie, chiede come sia possibile che se uno vive sempre a Trapani conservando a dispetto delle regole la residenza a Bolzano dove vive sempre l'altra siano considerati conviventi mentre due che vivono insieme in X, in Y o in Z non lo sono e perché se si intendeva non reale convivenza ma stessa residenza anagrafica nelle istruzioni per la denuncia dei redditi non si è scritto questo. Si aspettava una risposta o almeno conoscere cosa fare per opporsi alle decisioni dell'ufficio locale dell'Agenzia delle entrate, ma sta ancora aspettando. E' giusto che si senta sciocco e credulone, ma si sente anche truffato dal fisco, ingiustamente privato di un diritto e ancor più ingiustamente colpito da sanzioni, indipendentemente dal fatto che questo sia dovuto all'assurdità della legge o alla inaffidabilità di pubblici dipendenti. Poiché le spese dovevano essere suddivise in più anni, la storia si è ripetuta l'anno seguente: solo che questa volta non ha pagato ed ha presentato ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale. Anche in questo caso le istruzioni scritte non erano conformi a quelle fornite dagli impiegati addetti; per le decisioni sul ricorso, gli è stato detto, dovrà aspettare almeno due anni. Nel frattempo continuerà a non rinunciare a priori a quello che ritiene un suo diritto, a ricevere comunicazioni di addebito e sanzioni. Forse si rivolgerà a qualcuno per ottenere giustizia, e magari qualcosa di più. Equità fiscale Ad ogni occasione la ministra Bindi ha citato "equo" e "famiglia". Attenzione per le famiglie ed equità vorrebbero che famiglie con reddito lordo eguale e stesso numero di componenti avessero alla fine eguale disponibilità di denaro. Per fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro annui, il denaro disponibile netto dovrebbe essere


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uguale sia se quel reddito derivasse dal solo marito (o moglie) sia se vi concorresse anche la moglie con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e senza possibilità di ulteriori detrazioni). Non so se è così, ma se così non è non c'è equità Basta capirsi A mio figio di 2 o 3 anni avevo dato un panino piccolino chiedendogli "lo vuoi grande così?". La risposta fu pronta: "No, lo voglio piccolo così", disse indicandomene uno molto più grande. Mi viene in mente questo fatto quando sento parlare Prodi che dice di togliere ai ricchi per dare ai poveri e constato che toglie a un "ricco" come me per darlo a "poveri" parlamentari, ministri, sottosegretari e quant'altri mangiano abbondantemente alla greppia statale. Basta intendersi sul significato dei termini usati. Curiosità sulle lettere U a V So che un tempo usava la V in luogo della U, qualcuno mi può dire come veniva pronunciata? In tedesco, per esempio, que viene pronunciato kve (basta ascoltare papa Benedetto XVI) e mi pare che suocero un tempo fosse pronunciato svocero, tant'è che molti quì in Piemonte dicono lo suocero. Viceversa ricordo una lapide in cui stava scritto ALUEO, per alveo e mi rimane il dubbio se era solo uno scambio grafico o anche fonetico. Mi chiedo anche perché molti la lettera v usino chiamarla vu anziché vi, come si dice per b, c, d, g, p, t. (a mei viene da chiamare vu la w, che però non è nell'alfabeto di 21 lettere). Curiosità sulle lettere C e G Nella valle di Non, qualche decennio fa, ho avuto occasione di notare che, nel dialetto della zona, le stesse parole venivano pronunciate con c e g "dolci" da una parte del fiume e con c e g "dure" dall'altra. Nel daletto veneto sono "dolci" in molte parole, quando in italiano sono "dure", per esempio oci per occhi, ciesa per chiesa, fis-cio per fischio, ecc. Credo che anticamente le due lettere fossero sempre pronunciate "dure"; se è così, mi piacerebbe sapere dove e quando si cominciò a usare la pronuncia attuale.


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Italiese Turisti, lavoratori, delinquenti: sono molti ormai gli stranieri in Italia e i primi sempre meno in rapporto agli altri. Forse è giusto, quindi, usare nei pubblici uffici, negli ospedali, nelle Leggi e ovunque una lingua a loro comprensibile, anche se non mi parrebbe assurdo che questa lingua fosse l'italiano, come lo è stato per veneti, siciliani, valdostani, altoatesini, ladini fuori dalle loro regioni. Non credo però sia giusto che per farsi capire dagli stranieri si diventi incomprensibili a molti italiani, specialmente a quelli con più anni e meno capacità di apprendere. Se si usa il calcolatore, anche nei testi in "italiano" una parola sì e una no necessita di spiegazioni per il neofita: parole inglesi, acronimi inglesi; ma sono termini recenti, nati in quella lingua, che si dovrebbero apprendere man mano che si usano come si apprende a guidare un'auto e se uno deve o vuole usare le nuove tecnologie deve rassegnarsi ad impararne il linguaggio. Quello che invece non capisco è perché termini da sempre usati siano sostituiti con neologismi "politicamente corretti" o con vocaboli di Paesi in cui non si è, non si è mai andati né forse mai si andrà. Non capisco perché uno spazzino sia diventato "operatore ecologico" (il ladro è "operatore furtivo"? la prostituta "operatrice sessuale"?), il cieco "non vedente", il sordo "non udente", l'inabile "altrimenti abile", la tassa "ticket", il sacchetto "shopper", la riservatezza "privacy", il carrellino "trailer", l'ambulatorio "day hospital" e così mille altre cose sono chiamate, a proposito o a sproposito, con termini inglesi che spesso non si sa scrivere, dire o capire e magari pensati in italiano. Non so poi perché anche parole francesi,latine, spagnole, tedesche o di qualsiasi altro idioma vengano "lette" in inglese, in pseudoinglese. Chi ogni due parole ne infila una straniera, forse pensa di ostentare conoscenza di quella lingua, ma spesso dimostra solo di non conoscere l'italiano ma l' italiese. Imposte e Tasse Non so cosa preveda la prossima "legge finanziaria", presentata come strumento di equità e attenzione per le famiglie. Questo dovrebbe significare anche che famiglie con reddito lordo eguale e stesso numero di componenti abbiano alla fine eguale disponibilità di denaro. Per fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro annui, il


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denaro disponibile netto dovrebbe essere lo stesso sia se quel reddito deriva dal solo marito (o moglie) sia se vi concorra anche il coniuge con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e senza possibilità di ulteriori detrazioni); se questo non succede non c'è equità, come non c'è se si discriminano le famiglie basandosi solo su cavilli formali. Tutti riconoscono, sia pure incolpandone la parte avversa, che per vivere oggi non bastano i soldi con cui si viveva 5 o 10 anni fa. Tuttavia il limite di reddito familiare annuo per beneficiare di esenzione delle tasse sanitarie è rimasto quello di allora: 70 milioni di lire lordi, 36152 euro. Lo stesso vale per molti altri limiti fermi da anni. In pratica, si sta peggio perché pensioni stipendi e salari crescono meno dell'inflazione, ma crescendo finiscono inevitabilmente per passare alla fascia di reddito superiore. Si è più poveri, ma per il fisco si è nuovi ricchi. Dall'alto dei loro emolumenti i politici non possono rendersi conto che per molti cittadini la differenza di qualche centinaia di euro è importante; dal loro punto di vista 36000 o 37000 euro sono indifferenti, come gli uomini visti dall'alto della torre di Pisa, e non si preoccupano di adeguare tali limiti. Il comico è che per questi limiti si prende per base la dichiarazione dei redditi, ben sapendo che gran parte delle dichiarazioni non siano veritiere e che si abbiano tutti i benefici sotto tale limite e nessuno se lo si supera di un euro, rendendo il "ricco" più povero del "povero". Con il pretesto di fare equità si creano disparità di trattamento ingiustificate: meglio sarebbe far pagare a tutti le imposte dovute e poi considerare tutti i cittadini uguali, con meno burocrazia e meno iniquità, evitando il paradosso di far pagare il biglietto solo a chi ha già pagato l'abbonamento, le tasse solo a chi ha già pagato le imposte. Segnali stradali Che la segnaletica stradale in Italia non sia la migliore d'Europa è opinione non di pochi. Capita sovente di trovare l'indicazione per una località e all'incrocio successivo non trovarla più. Per chi è del luogo o ha il navigatore satellitare la cosa può essere irrilevante, ma il poverino che dispone solo di carta stradale deve fermarsi e vedere se la direzione per dove vuole andare (o passare in base a una precedente consultazione)


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coincide con quella di una delle località indicate. E fermarsi non è sempre facile o possibile. Anche il modo in cui sono indicate le frazioni dei Comuni è spesso ambiguo: se trovo "AAA (frazione di BBB)" significa che il Comune è AAA e la frazione BBB o viceversa? Non è importantissimo, ma non sarebbe male che ci fosse uniformità; non so se esistono norme in merito negli altri Stati europei, ma sarebbe comodo che dove esiste moneta uguale esistesse anche uguale segnaletica. Opterei per una formula del genere "AAA (BBB)" in cui AAA è il nome della località o frazione e (BBB) è il nome del Comune cui appartiene. Imposte o tasse Vecchi ricordi mi dicono che gli strumenti per concorrere alla spesa pubblica sono imposte e tasse. Quasi tutti parlano però solo di tasse: giornalisti, politici, ministri. Forse lo fanno per farsi meglio capire dalla gente, ma non sarebbe male conservare l'antica distinzione che vuole le imposte pagate dalla generalità dei cittadini per la generalità dei servizi offerti dalla Pubblica amministrazione e le tasse pagate dai singoli usufruitori di servizi specifici e non pagate da chi non li usa. Può anche succedere che la distinzione non sia sempre netta: la Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani pagata non in base ai rifiuti prodotti ma alla superficie dell'appartamento è più un'imposta patrimoniale che una tassa. Parlare solo di tasse può generare la stessa confusione che c'è non distinguendo nell'INPS tra previdenza e assistenza mentre sarebbe opportuno chiamare ogni cosa col suo nome. Unioni di fatto I difensori a oltranza della Costituzione così com'è, dovrebbero sapere che essa tutela la famiglia come la conoscevano i padri costituenti: uomo, donna e possibilmente figli, con diritti e doveri dei suoi componenti. Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto.


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Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia. Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia! Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali. La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perché una società di soli omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita. Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere


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principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione. Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali. E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto. Come si fa? Sull'autostrada da Savona a Genova subito dopo un segnale di divieto di superare gli 80 km/h ce n'è uno che impone la velocità minima di 90 km/h. Come si fa a viaggiare a meno degli 80 e più dei 90? Un grazie a chi me lo spiega. Offese natalizie Penso che quelle insegnanti che non vogliono far cantare ai bambini italiani le canzoncine natalizie perché offendono i non cristiani, anche d'estate girino per le strade di Bolzano col velo per non offendere padri e madri di quei bambini. Non credo però che i musulmani siano così suscettibili da offendersi per niente, né così prepotenti ed arroganti da pretendere che gli italiani a casa loro rinuncino alle loro tradizioni. Chi viene in questo Paese dovrebbe accettarne cultura, storia e tradizioni come ognuno di noi farebbe se dovesse vivere in un Paese musulmano, non per paura ma per rispetto. Nessuno di noi si offende se si rivolgono alla Mecca 5 volte al giorno, se fanno il Ramadam, se pregano in pose per noi strane, se rifiutano prosciutti e salsicce, se vendono presepi o candele alle porte delle nostre chiese, se le loro donne portano il velo, se ricordano Maometto. perché mai dovrebbero offendersi se noi ricordiamo invece Gesù, che l'ha preceduto di sei secoli? Rotatorie Le rotatorie alla francese a molti piacciono a molti altri no, ma ormai sono ovunque e tutti le conoscono. Ma non a tutti è chiaro come ci si debba comportare: qualcuno pensa che semplicemente si deve dare la precedenza a chi viene dalla strada a sinistra o comunque da sinistra


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anziché da destra mentre qualcun altro pensa invece che la precedenza l'abbia chi si trova nella rotatoria su chi deve entrarvi. Per i primi chi proviene da una strada alla loro destra deve comunque dargli la precedenza ed entrano a tutta velocità nella rotatoria, spesso accodandosi ai veicoli che li precedono, preoccupandosi solo di avere la sinistra libera. Gli altri pensano che entrare nella rotatoria sia come immettersi in una strada con diritto di precedenza, rallentano, ma sono convinti che chi sta per entrarvi da una strada a sinistra non ha diritto di precedenza. Sarebbe opportuno chiarire chi ha torto. 2007 Reddito, imposte, tasse Se non ho capito male, il limite di reddito familiare sotto il quale le persone di età superiore ai 65 anni possono beneficiare delle esenzioni dalle tasse sulla salute (ticket) è rimasto di 70 milioni di lire, ossia 36152 euro. Si può discutere se sia giusto creare un confine tra chi deve pagare e chi no, sulla congruità del limite, sulla equità di trattamenti molto diversi con differenze minime di reddito, sul fatto che si riferisca a reddito familiare anche quando non si riconoscono detrazioni familiari, se debba esistere o no una tassa sulla salute e su molto altro ancora. Se si ritiene che lo Stato debba farsi carico della salute dei cittadini allora tutti dovrebbero beneficiare dello stesso trattamento, concorrendo ognuno col pagamento delle imposte in ragione del proprio reddito. Se il servizio fosse gratuito, le risorse destinate alla riscossione delle tasse (ticket) potrebbero invece essere utilizzate per far pagare a tutti imposte eque e necessarie. Forse è giusto far pagare una tassa per evitare abusi, ma se è pagata uniformemente grava in misura decrescente col crescere del reddito e in ogni caso per nulla su chi ha un reddito che gli permette di non usare la sanità pubblica. Anche ammettendo la necessità di un limite discriminante non vedo con quale criterio possa essere fissata la sua congruità. Sarebbe equo solo se consentisse a chi ha un reddito lordo di poco superiore lo stesso reddito netto di chi lo ha inferiore: se con 100 di lordo ho 90 di netto non è equo


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che con 101 abbia 80. Comunque, un importo giusto ed equo in un certo momento difficilmente lo è altrettanto un anno o dieci anni dopo. Riferirsi poi alla somma dei redditi dei coniugi e non concedere a uno dei due le detrazioni non usufruibili dall'altro per incapienza, considerandoli famiglia quando è a loro danno e individui quando sarebbe a loro vantaggio, è perlomeno incoerente. Ritornando al limite di reddito, constato semplicemente che è rimasto quello ante euro quando tutti dicono che non si può vivere come allora con un reddito rimasto quello di allora e se era giusto prima è sbagliato adesso e viceversa. In altre parole, più si diventa poveri più il fisco ci considera ricchi, anche quando si impoverisce per maggiori imposte e tasse. Si è fatto l'adeguamento della tassa RAI, delle sanzioni pecuniarie, del bollo, di mille altre imposte e tasse e di qualsiasi altra cosa che porti soldi allo Stato ma non i limiti che ne smorzano la voracità. Chi aveva 1000 lire al mese negli anni ' 30 era un ricco, se i limiti in questione fossero stati fissati allora probabilmente oggi pagherebbero il ticket tutti quelli che al mese guadagnano l'equivalente in euro, circa 50 centesimi. Coerenza Se l'incoerenza è una virtù, nessuno è più virtuoso dei compagni della sinistra. Si dicono pacifisti e scendono in piazza con spranghe e bastoni, sono al governo e fanno opposizione, vogliono un' Italia aperta a tutti ma esclusi gli americani, si dicono antirazzisti e sono antisemiti, affermano la supremazia della società sull'individuo e si fanno paladini degli individualismi più esasperati, rifiutano crocefissi e canti natalizi perché offendono i musulmani e vogliono il matrimonio fra omosessuali, aborrito dagli islamici. Alla incoerenza individuale si aggiunge l'incoerenza fra le varie componenti della maggioranza: ex-comunisti ferventi liberisti e comunisti statalisti, ex-antiamericani ed antiamericani ex-filosovietici, gente che l'11/9/01 inorridiva e gente che esultava, ex-baciapile ed ex-mangiapreti, eccetera. Tutti insieme per il bene del Paese, come dicono loro, o per avere prebende e pensione, come pensano altri.


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Coppie e copie Nell'anno Tizio vive 197 giorni a S e poi 168 giorni a B; Tizia vive da 168 giorni a S e poi 197 giorni a B. E' giusto che Tizio abbia residenza S e Tizia a B? Se la risposta è SI, proseguo. A S Tizia vive nella residenza di Tizio, a B Tizio vive nella residenza di Tizia; Tizio e Tizia vivono insieme 168 giorni a Savona e 168 giorni a Biella, cioè 336 su 365 giorni (92%). E' giusto considerarli conviventi? Se la risposta è SI, proseguo. Per l'Agenzia delle Entrate Tizio e Tizia non sono conviventi e non riconosce loro le agevolazioni spettanti se lo fossero. Tizio e Tizia sono legalmente sposati da 50 anni, non hanno mai chiesto divorzio o separazione, né espresso intenzione di chiederla. Se passa la legge Pollastrini-Bindi, Tizio e Tizia potranno essere riconosciuti come coppia di fatto e beneficiare delle relative agevolazioni? Se la risposta è NO vuol dire che aspetteranno qualche legge Galletti-Dindi che riconosca anche agli originali i diritti delle copie. Il treno di Prodi Il Governo Prodi sopravvive. La supponenza, la protervia della sinistra italiana sono solo pari alla sua presunzione. Come si fa a dire l'Italia vuole questo e quello, parlare a nome dell'Italia quando si è una parte minoritaria di una coalizione che è maggioranza solo per uno 0.06%, magari dovuto al caso, alla fortuna, o al fatto che un italiano su 1700 non ha votato perché era ammalato o aveva impegni che riteneva prioritari o si trovava fuori del comune di residenza o che ha sbagliato a fare il segno sulla scheda o altro. Bastava un nonnulla per avere il risultato invertito. Ma dicono con enfasi che hanno VINTO le elezioni e che LORO sono il Paese. E invece di ringraziare la buonasorte che gli ha concesso una maggioranza consistente alla Camera e tutelare anche i meno fortunati (all'opposizione), vogliono tutto il potere come se davvero rappresentassero TUTTO il Paese e incolpano la malizia della destra che non gli ha consentito la stessa maggioranza al Senato. Tacciono al loro popolo che il Senato non è la Camera perché così vuole la Costituzione, che la legge elettorale è stata modificata in tal senso su richiesta del Presidente Ciampi. Non dicono che se Camera e Senato fossero identici sarebbe ancora più assurdo di quanto già non sia far votare due volte una


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legge in due sovrabbondanti rami del Parlamento. Hanno preferito cancellare con un referendum anziché correggere in aula la riforma costituzionale tendente a porre rimedio alle storture vigenti: era stata fatta dalla Destra e pertanto SBAGLIATA. Anche la riforma da loro fatta con la maggioranza di qualche voto dicono che è sbagliata, ma lo dicono con il consueto ritardo e non gli serve di lezione; intanto rimane. Non può fare molta strada un treno in cui il macchinista della locomotiva di testa voglia andare a Milano, quello della locomotiva di coda a Napoli e il capotreno accontentare l'uno e l'altro, con un unico obiettivo comune: stare sul treno. Io penso che le difficoltà dipendano dalla difformità degli obiettivi, dall'esito del voto, dall'odio contro Berlusconi che se serve da collante per la coalizione impedisce il dialogo con l'altra metà degli italiani. Ma se invece dipende esclusivamente dalla legge elettorale, mi piacerebbe conoscere quale sarebbe stato il risulto con la legge precedente, fermi restando i voti ricevuti. Mi preoccupa il concetto di democrazia manifestato da molti esponenti di questa maggioranza, che dicono unita (coesa) e che quindi dovrei ritenere condiviso. Hanno dichiarato "voto per questo governo solo perché altrimenti torna Berlusconi". E' un'esplicita ammissione di essere minoranza nel Paese e di non volere rispettare la volontà dei cittadini. Reclamano il voto popolare contro la base di Vicenza, ma negano agli italiani il diritto di scegliersi il governo che desiderano. D'altro canto è lo stesso concetto che manifestavano nei paesi "democratici" dell'est Europa: una volta al governo libere elezioni erano del tutto inutili. A 360° Mi è capitato di sentire personaggi politici ed anche giornalisti auspicare, pretendere, promettere o constatare "una svolta a 360°", probabilmente ritenendo insufficiente una di soli 180°. Spero che qualche bambino voglia spiegare a questi signori e signore dove ci si trova dopo una tale svolta. Ma forse sono io a non capire Dei DiCo DICO: DIritti dei COnviventi. Devo capire che i conviventi hanno solo diritti mentre lo Stato e la società hanno solo il dovere di soddisfare quei diritti? In questo forse sta la differenza con la famiglia tradizionale, in


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cui i doveri sono la premessa agli eventuali diritti. Equiparare le coppie di fatto eterosessuali, le unioni gay, le convivenze nonno-nipote non mi pare abbia molto senso. Le prime hanno scelto di non sottostare a vincoli che ritengono insopportabili, rinunciando implicitamente ai diritti che ne conseguono, o di conservare vantaggi che altrimenti perderebbero. Può essere che i vincoli siano troppo stretti o i vantaggi importanti (e allora dovrebbero essere modificati per non creare discriminazione penalizzante per chi invece è regolarmente sposato secondo la legge vigente), ma può anche essere che le norme vadano bene così come sono. Si può non accettare il matrimonio cattolico, sacro, unico, con obbligo di fedeltà reciproca, con impegno di accogliere ed allevare i figli, indissolubile vita natural durante; ma le leggi dello Stato riguardano il matrimonio civile, laico, con impegni meno severi e possibilità di finire in divorzio a certe condizioni, cercando però di tutelare figli e ex coniuge. Forse ora si pensa a matrimoni precari, tendenti a riconoscere diritti individuali sempre più ampi e doveri sempre più ristretti. Si potrebbe abolire il matrimonio civile e divorzio e offrire agli interessati una serie di pacchetti di convivenza, con vincoli e diritti diversificati, da scegliere secondo lo stato d'animo degli acquirenti: dal matrimonio cattolico "equiparato", a quello civile a tempo indeterminato o a scadenza rinnovabile o a scadenza, alla convivenza per un week-end. A mobilità e precarietà del lavoro corrispondere mobilità e precarietà della famiglia. Oppure si potrebbe abolire ogni ingerenza dello Stato nella vita dei singoli, liberi di congiungersi ed eventualmente procreare figli randagi, di pensare solo a sé stessi o di osservare obblighi morali o religiosi, di regolare o meno i loro rapporti economici in base a norme di diritto civile. Vedremo. Per quanto riguarda le unioni omosessuali fatico a vedere in esse un fondamento della società, se non altro perché naturalmente escluse dal concorrere alla sopravvivenza della stessa, impossibile senza artifici o unioni eterosessuali. Non vedo quindi per quale motivo lo Stato dovrebbe intromettersi nei rapporti affettivi o semplicemente sessuali privati, che privati dovrebbero restare e come tali rispettati. Credo che i sentimenti più sono profondi meno necessitino di essere esposti e imposti; temo che tutta la pubblicità gay miri impudicamente solo a benefici economici da ottenere senza nulla


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dare. La famiglia, tendenzialmente, si basa sull'altruismo delle cure parentali; le coppie omosessuali, almeno da come si esibiscono nelle piazze, sembrano basarsi sulla somma di due egoismi: nulla danno e nulla dovrebbero richiedere alla società, ma possono dare ai partiti il loro voto. Le coppie eterosessuali sono "di fatto" e non "di diritto" per loro libera scelta o per obblighi precedenti liberamente assunti; le convivenze nonnonipote, come tante altre, rientrano semplicemente nell'ordinario concetto di famiglia e di parentela e come tali vanno tutelate; le convivenze di gruppi eterogenei o di persone dello stesso sesso in collegi e monasteri non pare richiedano nuove norme. Senza ambiguità e ipocrisie il vero oggetto del disegno di legge rimane introdurre nell'ordinamento giuridico le unioni "more uxorio" omosessuali e di questo si dovrebbe discutere. Se questa personale intima convivenza diventa un soggetto giuridico riconosciuto, non ci si dovrà limitare alle sole coppie, ma indistintamente anche ai trii, ai quartetti, ai quintetti e a quant'altro , magari estendendo il concetto di famiglia, con buone ragioni, a cani, gatti o canarini affettivamente conviventi. Dicono che l'Italia è fra i pochi stati in Europa senza una legge in materia, ma questo non è necessariamente un male: anche Svizzera e Gran Bretagna erano fra le poche nazioni europee non invase dal terzo Reich, e non era un male. Auto vecchie Non sono più giovane e la mia auto ha la sua età. Tra assicurazione e bollo mi costa la tredicesima. Poi ogni due anni il collaudo e ogni anno il controllo dei fumi di scarico, il bollino blu. Ciò nonostante non potrò circolare in città perché la mia auto inquina (credo tuttavia di inquinare meno io in un anno che altri in un giorno). La uso pochissimo, ma qualche volta è comodo averla per andare da figli e nipoti o a cercar funghi. Ora devo scegliere tra: • spendere un bel po' di quattrini per comperare un'auto EuroX ,di cui non sento alcun bisogno, da usare per qualche giorno all'anno e lasciare sulla strada per tutto il resto del tempo e che forse l'anno prossimo sarà inutilizzabile perché non è EuroX+1; • portare alla demolizione la mia cara vettura e privarmi di una costosa comodità;


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• sopportare gli aumenti imposti da un governo, che dopo la finta di colpire i ricchi possessori di fuoristrada ha poi colpito i poveri pensionati con vecchie auto e già ora con un costo altissimo per chilometro percorso, e rischiare qualche multa qualora avessi necessità di andare in centro. L'ora legale Sono decenni che sento dire che con l'ora legale abbiamo un'ora in più di sole, ma mi pare che ben poco possano influire i governi sulla rotazione o inclinazione dell'asse terrestre e le ore di luce restino quelle che sono. Se poi negozi e aziende adottano orari estivi, magari posticipando di un'ora apertura e chiusura, tutto rimane come se nessuno avesse cambiato qualcosa. Se a Madrid aprono alle 10.30 dell'ora legale, è come se a Roma aprissero alle 8.30 dell'ora solare effettiva, considerato che sono circa 15° più a ovest. Se davvero i politici potessero darci un'ora di sole in più, preferirei averla d'inverno quando le ore di luce sono poche piuttosto che d'estate quando sono perfino troppe. Di fatto si ha un'ora di meno di luce prima e un'ora di più dopo le 12, un'ora di più da aspettare l'arrivo del tramonto per avere un po' di fresco. Da decenni sento anche dire si risparmia non so quanta energia elettrica, ma non ho ancora capito il perché. Per le aziende che lavorano con orario tra le 7 e le 19 hanno luce naturale con o senza ora legale; quelle che lavorano 24 ore al giorno, l'ora di luce in più che guadagnano alla sera la perdono alla mattina. Se risparmiano energia penso sia perché lavorano meno o perché naturalmente le ore di luce tra equinozio di primavera e quello d'autunno sono da sempre superiori a quelle tra equinozio d'autunno e quello di primavera. Per le persone probabilmente era vero quando la gente si alzava alle 6 o 7 e si coricava alle 21 o 22, ma mi sembra del tutto improbabile ora con programmi televisivi fino alle 2 del mattino e discoteche aperte fino all'alba. Mi dicono che se in tutta Europa (o quasi) sono d'accordo nell'adottare l'ora legale, avranno qualche valida ragione: a me sembra che il motivo principale sia quello, comune a molti politici, di illudere la gente.


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Parole, tempi, luoghi Sara' perché ora vivo in altri tempi e altri luoghi, ma talune frasi le sento quasi estranee al mio lessico. Se dicono che Tizio è più grande di Caio penso Tizio più alto di Caio e non più anziano o più vecchio; così se dicono che Caio è più piccolo lo penso più basso, non più giovane. Ma se usando termini equivalenti dicono fratello maggiore o minore penso subito a quello nato prima o dopo e mio figlio minore è più grande di suo fratello maggiore. Nel biellese sento dire quasi sempre grosso (alla tedesca) anche quello che io chiamerei grande (un palazzo, un armadio, una bicicletta, un cappello) mentre uso grosso per altre cose (una moto, un ago, un chiodo) o l'uno e l'altro, ma con sfumature diverse di significato. Per me non è la stessa cosa dire un grosso cavallo o un cavallo grande o un grande cavallo o un cavallo alto o un cavallo grande e grosso. Spero di non dovere un giorno udire che a Venezia c'è il Canal Grosso, ma forse già ora Mozart non è un grande della musica, ma un grosso (musicista) e Karl der Grosse non è Carlomagno o Carlo il Grande, ma Carlo il Grosso. Viva il treno! Trenitalia, le disavventure di un cliente. Cambiano i governi, cambiano i ministri, cambia il nome, cambiano gli amministratori, ma le ferrovie italiane rimangono inaffidabili. Trenitalia ha il suo bravo sito web, con orari e prezzi: uno entra in Internet, valuta e sceglie. Prezzo e orari sono chiari, espliciti, precisi, senza "se" o circa" o "probabile" o, che so,"dati indicativi". Lui sa che non deve prendere per oro colato tutto quello che è in Internet, ma pensa che, ora con la serietà al governo, anche le ferrovie dello Stato siano serie e si fida. Sapendo che c'è prenotazione obbligatoria, qualche ora prima va ad acquistare il biglietto; ha qualche difficoltà perché nella stazione (di Vicenza) ci sono lavori in corso, la biglietteria non è dov'era e dove ancora indicano i cartelli, ma alla fine ce la fa. Alle 12:42 parte e alle 14.55 arriva puntuale a Milano Centrale . Guarda il tabellone arrivi/partenze e trova che il treno da Torino è in ritardo di 30 minuti e conseguentemente ripartirà per Torino con 30 minuti di ritardo. Probabilmente per le ferrovie italiane è poca cosa, normalità; ma per


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chi, sulla base del programma di viaggio fornito in www.trenitalia.it, a Novara dovrebbe aspettare 9 minuti la partenza per Biella, è una cosa molto grave. Non ci sono cartelli indicatori, ma con l'aiuto di qualche buon'anima alla fine trova anche un ufficio dove gli danno informazioni: a Novara dovrà prendere il treno successivo, arrivando a Biella non alle 16:52 ma alle 18:58, solo due ore e 6 minuti di ritardo per un percorso di circa 100 km. Anche prendendo la coincidenza non a Novara ma a Santhià, le cose non cambierebbero di molto e oneri aggiuntivi sarebbero a carico dell'incolpevole "cliente". E' un bel dire "usate i mezzi pubblici, l'auto inquina, la ferrovia è bella", è ecologico tassare le auto, è comodo tartassare gli automobilisti. Uno può anche pensare che tutto questo sia giusto. Ma poi si trova a dovere prenotare il viaggio e pagare multa se non prenota (forse è questo il principale scopo dell'obbligatorietà anche per treni praticamente vuoti), ad aspettare non i previsti 20 ma 50 minuti a Milano senza potersi sedere, non 9 ma 90 minuti a Novara impiegando il tempo a scrivere lamentele. Così pensa con affetto alla sua vecchia, fedele, cara, costosa autovettura inquinante. Il treno l'ha fatto aspettare, il treno aspetterà un bel po' prima che torni a usarlo. Sicuramente Trenitalia avrà rispettato tutte le clausole contrattuali da essa stese e da lui accettate con l'acquisto del biglietto, senza conoscerle, ma gradirebbe maggior rispetto dell'azienda verso i "clienti" e magari anche avere delle scuse per i disagi subiti, sempre che Trenitalia sia fatta anche di persone, umane. Ma ne dubita. Strano Paese E' uno strano Paese questa nostra Italia; un Paese dove le Ferrovie non rispettano gli orari, gli Enti pubblici non rispettano i cittadini e i cittadini non rispettano la legge, i governanti sprecano il pubblico denaro e i governati evadono le imposte, l'innocente sta in carcere in attesa di giudizio e il giudicato colpevole non sconta la pena; un Paese dove la disoccupazione si combatte con l'immigrazione, la delinquenza con l'indulto e magari l'attesa per le prestazioni sanitarie estendendole ai marziani; un Paese dove si presume che i giudici sbaglino due volte su tre e che non debbano pagare per i loro errori, dove Costituzione e referendum sono da rispettare quando fa comodo e disattesi altrimenti, dove i lavoratori hanno le retribuzioni fra le più basse d'Europa e i parlamentari le


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più alte. Gli orari ferroviari non servono per sapere quando un treno parte o arriva, ma solo all'incirca quando potrebbe o dovrebbe arrivare o partire e le coincidenze sono eventualità non certe. Sulle strade molti limiti di velocità sono posti in modo da renderne impossibile il rispetto e certa la multa, altri sono immotivati e anche il più diligente degli automobilisti deve ammettere che è da stupidi rispettarli: limiti di 50 Km/h su strade non trafficate, in aperta campagna, bene asfaltate, senza case o incroci o di 30 km/h dimenticati dopo lavori stradali e senza il segnale di fine limite. Certe assurde limitazioni sembrano fatte non per garantire la sicurezza ma per essere violate, per incentivare comportamenti illegali, per fruttare soldi ai Comuni. Per limitare la velocità dove serve, basterebbero i dossi artificiali ben segnalati: funzionano, ma non incrementano le entrate comunali. Se troppo spesso le norme non sono fatte rispettare o sono evidentemente insensate e inutili, non vengono osservate nemmeno quelle più che giustificate e necessarie. Giustamente si depreca l'evasione fiscali, ma quando il pubblico denaro viene sprecato o usato per privilegi alla classe politica e ai suoi clienti, non può meravigliare che il cittadino non si senta moralmente impegnato a fornirlo. Dando per certa l'evasione, lo Stato aumenta l'imposizione e il cittadino, adeguandosi, se può evade. E' più riprovevole chi non contribuisce alle spese dello Stato o chi quelle spese le fa malamente, immoralmente pretendendo e sprecando i soldi dei cittadini? Entrambi defraudano i contribuenti che pagano, ma il comportamento dei governanti può motivare quello dei cittadini e non viceversa. Non tutti comprendono il dovere di rinunciare a sudati guadagni perché i politici, con voto unanime, possano "adeguare" le loro competenze; non tutti capiscono perché invece debbano rimanere immutati e sempre più inadeguati i limiti di reddito oltre i quali si è indegni di benefici e agevolazioni, perché mentre diventano sempre più poveri lo Stato li consideri sempre più ricchi. Il Paese delle Meraviglie Un po' all'antica, penso ancora che due più due faccia quattro, anche nel nostro Paese. L'economia riprende a tirare in Europa e


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conseguentemente in Italia, così aumenta PIL e gettito fiscale: matematicamente diminuisce il rapporto debito/PIL ma mi dicono che è un meraviglioso merito del governo, che ha la meravigliosa capacità di far fruttare le piante prima della semina. Dicono che hanno trovato un buco nel bilancio e con somma mia meraviglia nel buco trovano un "tesoretto". Dicono che la GdF ha fatto emergere non so quanti evasori e mi meraviglia, visto che avevano un capo nefando ed esecrabile. Dicono che questo capo ne ha fatte di cotte e di crude, ma non solo l'hanno lasciato fare danni per mesi, ma, meraviglia, speravano continuasse alla Corte dei Conti. In questo Paese delle Meraviglie la parte vale più del tutto, il partito più della nazione. Forse 2 + 2 fa ancora 4, ma 100 meno venti fa quanto 100 meno trenta, tant'è che se uno era considerato fiscalmente ricco con 100 di lordo e 20 di imposta lo è altrettanto con 100 di lordo e 30 di imposta, era povero se aveva reddito 50 e spese vitali 49, diventa ricco se ha reddito 51 e spese 50. Chi è senza peccato "Chi è senza peccato lanci la prima pietra" fu detto e nessuno la lanciò. Sicuramente sono senza peccato tutti quelli che condannano gli evasori fiscali. Nessuno di loro ha mai acquistato magliette o altro da venditori illegali che non pagano tasse, nessuno ha mai percepito retribuzione in nero, nessuno ha mai ricevuto o speso ingiustamente denaro dei contribuenti, nessuno ha mai dato soldi a qualcuno senza regolare fattura, nessuno ha la minima cosa da rimproverare a sé stesso. Ben venga la lotta agli evasori fiscali, magari cominciando da quelli/e che fanno il lavoro più antico del mondo sotto gli occhi di tutti. Ma contemporaneamente, se non prima, si renda il fisco più equo e meno vessatorio o persecutorio, si eliminino gli sprechi e i clientelismi politici, si crei un clima di collaborazione, di reciproco rispetto e fiducia con i contribuenti, si facciano efficienti i servizi, giustificate e comprensibili le imposte, semplici gli adempimenti, trasparenti le spese, inesistenti i privilegi. Se questo non succede, anche l'onesto cittadino può percepire il prelievo fiscale come una rapina, a cui opporsi è pericoloso ma non immorale.


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Arrotondamento e ICI Penso che al Ministero delle Finanze e dintorni si soffra se non si complica la vita ai contribuenti, se non si fanno soffrire almeno un po'. Quest'anno finora due sorprese con l'ICI: anticipo del termine di pagamento e arrotondamento dell'importo. I chiarimenti forniti dall'Agente della riscossione, precisano: " Il pagamento dell'imposta complessivamente dovuta deve essere arrotondato all'euro per difetto se la frazione è inferiore a 49 centesimi, ovvero per eccesso se superiore a detto importo". Dal che si deve dedurre che qualora la frazione fosse di 49 centesimi non si deve fare l'arrotondamento. Va contro ogni logica, ma non è raro che logica e norme non coincidano o che si venga sanzionati per errori incolpevoli. Probabilmente l'importo va arrotondato per difetto se la frazione è inferiore a 50 centesimi e per eccesso se non lo è. Per dire questo bastava scrivere "fino a 49" anziché "inferiore a 49", ma sarebbe stato più difficile sbagliare ed essere puniti. Non so quanto i chiarimenti forniti dall'Agente della riscossione corrispondano alle disposizioni del Ministero, ma non sarebbe male che l'uno e l'altro si mettessero d'accordo e vigilassero entrambi al fine di evitare disinformazione. Faccia di bronzo Faccia di bronzo: è' sicuramente una virtù dei politici. Da anni il popolo sovrano denuncia i loro privilegi, ma essi fanno orecchie da mercante e continuano a goderne e a crearsene di nuovi. Se l'esito di referendum è contro i loro interessi, con ineffabile noncuranza lo ignorano o lo aggirano. Io avvamperei di vergogna sentendo i fischi, guardando i sondaggi, constatando l'impossibilità di fare qualcosa di buono o di fare solo qualcosa e lascerei il posto a qualcun altro. Un grande politico ostenta invece una sorridente faccia tosta, una formidabile faccia "de tola" (di tavola, come dicono dalle mie parti) mentre il resto deve essere di sughero, galleggiante. Alla faccia del popolo sovrano, per il bene del Paese. Pensiero estivo Credo siano pochi i fumatori criminali che buttano cicche accese fra erbe o sterpaglie secche, ma forse sono più numerosi dei fumatori educati


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e rispettosi del prossimo che non gettano cicche, accese o spente, su marciapiedi, piazze, spiagge o ovunque si trovino. I costi della politica P. V. Porcacchia, capo ufficio stampa della Camera dei deputati scrive: "l'adeguamento dell'indennità parlamentare all'incremento degli emolumenti di una specifica categoria di magistrati è un meccanismo previsto dalla legge che opera per i deputati solo a seguito di un apposito accertamento da parte dei competenti organi della Camera" (La Stampa, 4/8/2007) Devo intendere che quando i deputati si concedono un aumento dell'indennità non fanno che applicare la legge. Legge che credo abbiano fatto loro o i loro predecessori, aumento pari alla retribuzione mensile di molti contribuenti, indennità che è diversa cosa dal reddito imponibile del cittadino elettore. E l'apposito accertamento viene fatto dai "competenti organi della Camera", verosimilmente non composti da camerieri ma da onorevoli deputati. L'adeguamento si riferisce agli emolumenti di una "specifica categoria di magistrati", forse quella in cui sono più elevati e a loro volta stabiliti da una legge votata dai parlamentari. Sbaglia chi parla di conflitto tra magistratura e politica o di muro contro muro fra maggioranza e opposizione: in questa materia c'è sempre pieno accordo. Ovviamente la congruità degli emolumenti di questi servitori dello Stato non sarà giudicata dagli interessati, ma matematicamente rapportata al minimo di pensione previsto per i comuni cittadini, loro datori di lavoro: l'incremento per i primi dipenderà da quello per i secondi. Ovviamente!? Servizio Militare Ho sentito dire che il ministro della difesa sta pensando di reintrodurre il servizio militare di leva. Dopo tutto quello che è stato fatto per la parità uomo/donna anche nelle forze armate, non mi pare possibile ripristinare la leva solo per i maschietti creando un'assurda discriminazione donna/uomo. Considerate le attuali esigenze militari (pochi e bene addestrati) vi sarà senz'altro un'eccedenza di coscritti anche in presenza di calo demografico e si dovrà trovare il modo di evitare che l'esonero sia concesso ai soliti raccomandati o furbi. Un modo potrebbe essere quello di


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rendere l'esonero gravoso come il servizio militare, obbligando gli esonerati (uomini e donne) a effetture un equivalente serio servizio civile, con pari trattamento economico, al quale dovrebbe contribuire chi per validi motivi è dispensato dalle prestazioni personali. Se leva obbligatoria deve essere, sperare non nuoce. Norme e sanzioni Viaggiando in autostrada, a poco meno della velocità consentita, non sono pochi i veicoli che mi superano o lampeggiano impazienti chiedendo strada se anch'io sto sorpassando. Da chi vorrebbe che il codice civile riconoscesse le coppie di fatto, mi sarei aspettato che, con coerenza, ritenesse che il codice stradale dovesse riconoscere e legalizzare la velocità di fatto. Una specie di DiCo: diritti dei conducenti. Ben vengano invece iniziative tendenti a far rispettare le regole. Ma le regole dovrebbero avere una certa logica che le renda accettabili: i comuni mortali devono sentire l'obbligo morale di rispettarle ma il legislatore deve sentire l'obbligo assoluto di fare regole utili per la comunità. Come per le tasse, che sono legittimamente ritenute un sopruso se servono principalmente a soddisfare privilegi e vengono pagate solo perché "imposte". Basta girare per l'Italia non in auto con scorta e diritto di precedenza per accorgersi di quanto siano assurdi certi segnali stradali, fatti più per essere violati e procurare gettito che per la sicurezza. Anche le sanzioni dovrebbero essere ragionevoli ed efficaci. Una multa di 1000 euro può essere tranquillamente pagata da chi possiede auto di lusso ma è un dramma per chi usa un'utilitaria per guadagnarsi 800 euro al mese; più equo effetto potrebbe avere l'impossibilità di usare l'auto per qualche tempo o passare una giornata in un Commissariato di Polizia. Viaggiando in auto blu e percependo in un mese quello che altri non sempre guadagnano in un anno forse è difficile mettersi nei panni altrui e regolarsi di conseguenza. E'vero che basterebbe non violare le norme, ma anche volendole osservare può succedere di sbagliare, è umano. Capita occasionalmente anche a me di superare i limiti consentiti perché pressato da altre vetture o perché limiti assurdi appaiono improvvisamente e io mi limito a sollevare il pedale dall'acceleratore senza frenare bruscamente mentre l'auto, non conoscendo le norme del codice ma solo le leggi della fisica, si rifiuta di passare immediatamente dai 90 ai 30 km/h.


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Mi può anche accadere di distrarmi un attimo e di non accorgermi dei segnali. Ma non posso ritenermi un potenziale criminale: l'ultima multa l'ho presa nel 1961 da una pattuglia della stradale che da un km di distanza ha giudicato eccessivo il tempo da me impiegato a superare con la vecchia "topolino" l'unico veicolo presente in una strada larga e diritta. Qualcuno dirà che sono decisamente un fesso o solo fortunato, ma potrei non esserlo sempre. Certi comportamenti vanno comunque severamente puniti e si dovrebbe considerare volontari i danni a cose e persone provocati viaggiando follemente con la capacità di guida volontariamente compromessa. Tuttavia non credo che per persone in condizioni psicofisiche alterate servino da deterrente multe astronomiche o gravi sanzioni d'altro genere, visto che non serve nemmeno la probabile pena di morte che spesso si auto infliggono. Forse serve qualcosa d'altro, magari affrontando il problema senza la fretta di andare in vacanza, senza ricorrere al consueto DL e poi, magari, al voto di fiducia Date a Cesare ... Non solo di Roma, ma anche di Romano dovrebbe essere la Chiesa Cattolica e ricordare ai fedeli due parabole: quella in cui si dice di dare a Cesare quello che è di Cesare e quella del figliol prodigo, cioè pagare le tasse e perdonare le dissipazioni. Per decenni sono stato un convinto assertore del dovere morale di pagare imposte e tasse. Poi, una mattina, mi sveglio e trovo che nottetempo un tale aveva ben pensato di alleggerire il mio deposito bancario con un prelievo fiscale che a me sembra una rapina. Ora quel tale fa il ministro dell'interno, forse perché ritenuto esperto in materia, anche se spesso meno si è esperti e più si è ministri. Un altro signore poi pensa che sia giusto farci pagare il biglietto d'ingresso nell'area Euro, che sicuramente avrà giovato a tutti ma a lui vale un buono stipendio e a me come a tanti lo svilimento del reddito reale. Più o meno ad ogni finanziaria un nuovo balzello si unisce ai precedenti e quelli occasionali restano ben oltre il ricordo dell'occasione che li ha originati. Mentre tutto aumenta, i limiti di reddito per beneficiare di una qualche agevolazione fiscale, magari originalmente congrui, rimangono immutati e


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superati da sempre maggiori quote di reddito, senza reale aumento della capacità contributiva ma con reale aumento delle entrate fiscali. Le imposte aumentano e la gente impoverisce ma il debito pubblico non cala e cresce il numero e l'indennità dei politici, il costo della pubblica amministrazione e la sua inefficienza, la durata dei processi, la sensazione di insicurezza, il numero di stranieri illegali, l'attesa per gli esami medici, la protervia dei raccomandati, la soddisfazione dei furbi, la prostrazione degli onesti e così via. Se poi si hanno motivi per ritenere il fisco infido, costoso, iniquo, esoso, vessatorio, nemico, anche il più onesto dei cittadini finisce col fare quanto può per difendersi, giungendo a giustificare anche comportamenti furbeschi, considerandoli al massimo eccesso di legittima difesa. Se in una famiglia in cui madre e figli lavorano c'è un padre che spreca il suo tempo e il denaro della famiglia al bar, se per questo uno dei figli si rifiuta di contribuire alle spese famigliari, credo che entrambi siano condannabili ma più il padre del figlio. Troverei immorale che il padre, senza rinunciare al bere, chiedesse alla madre di rimproverare il figlio e solo una cattiva madre lo farebbe. E la Chiesa cattolica, solitamente, vuole essere una buona madre. Tasse Chiedo scusa a chi ha la ventura di leggermi, se torno e mi dilungo sull'argomento tasse, con questo termine intendendo impropriamente, come è ormai usuale, qualsiasi prelievo dello Stato o degli enti locali, imposte incluse. Sono un ex lavoratore dipendente ora pensionato, tassato conseguentemente. Dire che "i lavoratori dipendenti pagano fino all'ultimo centesimo" mi sembra relativamente vero. Salvo poche eccezioni, se si chiede a uno di loro quanto prende o quanto vorrebbe prendere di retribuzione risponde dicendo l'importo netto. In effetti sono i datori di lavoro che pagano direttamente al fisco le imposte e oggettivamente, con riferimento al salario netto, si tratta più di un maggiore costo per i datori di lavoro che di una minore entrata per i lavoratori. Nessuna superiorità morale quindi per quei lavoratori dipendenti che non evadono il fisco solo quando e perché non possono evadere, pronti a farlo se se ne presenta l'occasione. E questa è la prima immoralità del sistema tributario: se anche i lavoratori dipendenti dovessero pagare le


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tasse prelevando l'importo dal proprio portafoglio sarebbero più consapevoli dell'esosità del fisco e il fisco potrebbe divenire più giusto, giudicato da cittadini tutti eguali nei suoi confronti, senza contrapposizione fra presunti onesti e presunti evasori. Il senso civico non è come il coraggio di Don Abbondio che si ha non si ha: può essere creato con opportune norme, fatte osservare. In questo modo anche l'Italia potrebbe divenire, con il tempo, un Paese di persone "civili". Ma se il senso civico manca in chi le norme le fa o le deve fare osservare, allora non c'è speranza. Le persone civili dovrebbero sentire l'obbligo morale di non sfruttare i concittadini, di contribuire alle spese comuni "in ragione della loro capacità contributiva". Un fisco civile dovrebbe essere ragionevole, equo, severo ma non indisponente, basarsi su norme chiare e il più possibile semplici, agevolare gli onesti nei loro adempimenti, non infierire per errori involontari e fare il possibile perché siano evitati, colpire i disonesti non i presunti tali, presumere la buonafede e non essere in malafede, non ingannare, non indurre in errore per poter sanzionare. La fiducia è una cosa seria, come diceva una vecchia pubblicità, e deve essere reciproca: il cittadino non può fidarsi del fisco se il fisco pregiudizialmente non si fida del cittadino. Ma una persona civile non deve comportarsi come tale solo in materia fiscale e il nostro buon signore col faccione dal sorriso sdentato non dovrebbe limitarsi a chiedere alla Chiesa la condanna morale di chi non paga le tasse. Non è un buon cittadino chi non ha rispetto per gli altri, chi lascia cicche, cartacce, rifiuti o cacca di cane dovunque gli capiti; non lo è chi viaggia sui mezzi pubblici senza biglietto o spreca l'acqua comune; non lo è il funzionario o il sindaco corrotto o che mette divieti stradali pensando non all'incolumità dei cittadini ma alle casse del comune; non lo è chi effettua blocchi stradali o ferroviari per suoi interessi personali corporativi o campanilistici né chi permette che questo avvenga; non lo è chi delinque o incendia boschi o conduce veicoli in condizioni fisiche alterate e chi non fa quanto in suo potere per contrastarlo. perché la legalità, il rispetto della legge e dei concittadini sia una cosa naturale e l'illegalità sia moralmente condannata dalla maggioranza "civile" della popolazione si dovrebbe cominciare dalle piccole quotidianità e la classe dirigente oltre che al proprio benessere dovrebbe pensare a dare il buon esempio. Un tempo, più che la pena prevista dalla legge era forse temuto il


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disonore, lo scandalo e la condanna morale dei compaesani. Oggi sembra che tutto sia moralmente ammesso, per quale motivo non dovrebbe esserlo l'evasione fiscale, la furbizia di far pagare agli altri i propri vantaggi? Se i politici, potendolo fare, si auto aumentano il loro reddito come si può condannare chi, potendolo fare, si autoriduce la tassazione? Si può obiettare che la seconda cosa è illegale, la prima no: peccato che la legalità della prima sia autoreferenziale, decretata dagli stessi beneficiari, alla faccia del conflitto di interessi. Se i giudici possono essere giudicati solo da se stessi, se, unici fra i concittadini, non devono praticamente mai rispondere ed eventualmente pagare per i propri errori, se la giustizia appare tardiva, contraddittoria e perlomeno strana, come si fa a chiedere ai cittadini di avere fiducia nella giustizia e quindi nella legalità? Si dirà che non è colpa dei giudici se le leggi sono carenti e si torna ai politici. E' un desolante scaricabarile. Giudici e politici saranno formalmente nella legalità, ma non sono rispettosi dei concittadini ai quali fanno pagare un servizio che non rendono o rendono non al meglio e proporzionato al prezzo, come quegli impiegati pubblici che si comportano con arroganza e/o inefficienza. E' giusto chiedere ai cittadini di contribuire in ragione della propria capacità contributiva ai servizi che solo la mano pubblica può fornire ma il servizio deve essere adeguato al costo se si vuole che sia accettabile. Sarebbe altrettanto giusto valutare la effettiva capacità contributiva, che non può essere la stessa se su un reddito lordo di 100 le imposte sono 30 o 50, se con quel reddito netto deve vivere 1 o 5 persone, se al netto dell'inflazione si ha 100% o 80%. Il cittadino "onesto" deve pagare più del necessario non solo per i disonesti che non pagano tasse, ma anche per i furbi che non lavorano, i lavoratori che non rendono, i servizi inefficienti o inutili, per le clientele dei politici, per il timore del governo di perdere la "fiducia" degli alleati, per il prevalere dell'ambizione personale sugli interessi del Paese, per tasse (ticket) sanitarie o scolastiche o altre, per le angherie del fisco. Se poi il governo ha ancora fame di soldi lo tassa ulteriormente, andando sul sicuro. Forse qualcuno può pensare che rimanere "onesto" costa troppo. Pedalando Anche i tranquilli pedalanti sognano. Sognano la discesa dopo la salita, le fontanelle di un tempo andato, automobilisti che non scambiano


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le loro sgargianti divise per incorporei miraggi o immobili abbattibili birilli; sognano che le portiere delle auto in sosta non si aprono improvvisamente, che i pedoni attraversano solo sulle apposite strisce, magari non a passo di samba; sognano di avere corsie riservate o almeno spazio sufficiente per pedalare senza essere co-stretti fuori strada, di poter respirare aria pura, di trovare indicazioni stradali che portano giusto a destinazione e non invece a strade a loro vietate e a giri viziosi; sognano vetture che non li superano a sinistra per poi girare subito a destra obbligandoli a cadute o a sconosciute manovre acrobatiche a causa di conducenti convinti che "mettendo la freccia" possono fare quello che mai farebbero quando in luogo dell'esile bici ci fosse un'altra vettura; sognano asfalto senza buchi e, talvolta, strade senza asfalto; sognano ..., fiduciosi che almeno il primo di questi sogni si avvererà. E' giusto punire E' giusto punire quei reprobi che di solito girano a piedi o in bicicletta o con i mezzi pubblici, che raramente e solo quando non possono farne a meno usano l'automobile, quei retrogradi che non cambiano la vettura tutti gli anni e nemmeno tutti gli anni bisestili, che posseggono un veicolo per niente accessoriato ma regolarmente sottoposto a verifiche, che non intasano il traffico cittadino se non per poche ore all'anno, che non si decidono a rinunciare ad avere un'auto perché "non si sa mai se se ne può avere bisogno, alla nostra età", che non si decidono a cambiarla perché è complicato decidere, perché pensano sia uno spreco comprare un'auto che comunque fra qualche anno sarà ancora nuova ma non più conforme alle nuove norme estetiche o ecologiche, perché quella che hanno è poco appetibile e può starsene quasi sicura sulla strada, perché sono affezionati alla vecchia e per mille altri motivi. E' giusto punirli, aumentare le già notevoli spese fisse, incentivarli a usare di più l'auto per poterle ripartire su più Km o obbligarli a scegliere tra rinunciare alla propria indipendenza e fare una spesa superflua o per loro inutile. Non basta aiutare a prendere un'auto meno inquinante chi la usa 2, 3, 10 ore la giorno e che in ogni caso deve cambiarla frequentemente, bisogna anche punire chi la usa 10, 20 ore all'anno e non sente la necessità, il dovere civico di cambiarla. A questi conservatori è giusto aumentare di 100 euro la tassa automobilistica e farli girare per uffici per poter conoscere l'importo dovuto ed è giusto che a punirli siano governi di


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centrosinistra, composti da uomini non sospettabili di agire per favorire case automibilistiche, concessionari o magari sé stessi. Legge elettorale Sembra che i mali dell'Italia derivino tutti dalla legge elettorale. Che la maggioranza sia formata da un coacervo di partiti, che il programma di riferimento giustifichi richieste contrapposte e liti continue, che ci sia accordo solo su conservare il potere ed evitare di cederlo ad altri, che lo scarto di voti sia stato percentualmente rilevabile ricorrendo a due cifre decimali non ha alcuna rilevanza o è colpa della legge, che fra l'altro non ha consentito una solida maggioranza al Senato senza maggioranza di voti e ha abolito il voto di preferenza. A quanto so, la diversa formazione del Senato è prevista dalla Costituzione e non mi pare che sia colpa di questa Legge se anziché accelerare il passaggio da un bicameralismo perfetto a un sistema parlamentare più efficiente si è voluto buttar via quanto fatto in tal senso. Merito di questa legge è invece avere regalato alla maggioranza un numero supplementare di deputati, che le ha permesso non di poter governare ma di arrogarsi il diritto di comportarsi come se rappresentasse la stragrande maggioranza degli italiani, anzi la totalità con le sue beghe interne, come se non esistesse una minoranza da rispettare e ascoltare, per quanto piccola fosse. E' sicuramente giusto che gli elettori possano scegliere nominativamente i loro rappresentanti, sebbene personalmente non abbia mai indicato preferenze, semplicemente perché non conoscevo sufficientemente le qualità dei candidati per poterlo fare. Si dice anche che la preferenza serve a non eleggere personaggi negativi, ma in questo caso non indicarne il nome scegliendo un altro o non scegliendo alcuno è pressocchè equivalente. A quanto ricordo le liste sono sempre state formate dai partiti, non so con quali criteri, ma ero e sono convinto che tutti, una volta eletti, si comportano come gli altri e come quelli che li hanno preceduti: da "eletti", da privilegiati ossia, con termine attuale, da casta. Per questo mi limitavo a votare in opposizione a quei partiti i cui programmi erano decisamente in contrasto con le mie idee. Nel sistema uninominale persona e partito coincidono. Si può


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scegliere la persona o il partito, ma comunque, in caso di vittoria, viene eletta quella persona. Diversamente con le liste si può avere simpatia per la persona e non per la lista e viceversa, ma votando per la persona si favorisce sicuramente la lista senza alcuna garanzia che in caso di vittoria la persona venga eletta. Per questo non trovo scandaloso che nelle liste siano fissate a priori le graduatorie per l'elezione. Si sceglierà la lista fatta meglio riferendosi alle persone o quella con il programma più consono alle proprie posizioni politiche, confidando che i partiti abbiano voluto e saputo scegliere i migliori per attuarle. Se invece vi è possibilità di indicare più preferenze si può scegliere chi più piace e la graduatoria sarà data dalle preferenze. Per evitare la possibilità di messaggi cifrati e voti comprati si è passati alla preferenza unica. In questo caso, se non è garantita l'elezione prioritaria del capolista, è probabile che a lui vada la stragrande maggioranza dei voti di preferenza essendo la persona più nota e rappresentativa, mentre la scelta degli altri candidati è residuale, praticamente inesistente. Se invece il capolista è comunque il primo degli eletti, vi è possibilità di una scelta per i seggi rimanenti. Non so quanti si avvalgono con scienza e coscienza del voto di preferenza, ma anche in questo caso credo che la scelta sia fatta da pochi, non molto diversamente dalla scelta fatta dai partiti. Naturalmente si potrebbe tornare a preferenze multiple ed evitare i brogli con altri sistemi. Come tutti dicono, quella vigente sarà senz'altro una pessima legge elettorale, ma non può essere tutto soltanto colpa sua, visto che anche in Germania per superare certe situazioni è stato necessario il buon senso dei politici. Altro Paese, altra legge, altri politici. Offerte Speciali 1. Il ministro Nicolais propone di assumere nelle amministrazioni pubbliche un nuovo dipendente previo prepensionamento incentivato di tre dipendenti anziani. Offerta speciale ai contribuenti italiani: "paghi quattro e prendi uno", in aggiunta al tradizionale "paghi tre e prendi zero". 2. L'attuale legge elettorale non prevede voto di preferenza; col voto di preferenza si potevano "trombare" i politici inefficienti; i politici "trombati" venivano ricompensati con inutili incarichi retribuiti nei CdA delle amministrazioni pubbliche. Offerta speciale agli elettori italiani:


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scegli uno, paghi due e caro. La Legge Non ne capisco bene il perché, ma sembra che ogni anno alle spese dell'anno prima si aggiungano nuove spese e conseguentemente si debbano aggiungere nuove entrate, anche se queste aumentano con l'inflazione e il PIL. E così ogni anno alle norme esistenti si aggiungono nuove norme, ogni anno per cercare di fare correttamente la denuncia dei redditi si devono leggere fascicoli sempre più voluminosi, aumenta la possibilità di sbagliare e subire sanzioni, mentre i caratteri di stampa del modulo diventano sempre più piccoli per far stare in una pagina quello che ne richiederebbe due (lo definiscono semplificare). Ma ci sono anche norme che rimangono immutate per decenni, come quelle che stabiliscono i limiti di reddito superati i quali si hanno meno benefici o maggiori aggravi o fissano importi a favore del contribuente, che di fatto diviene più povero e più tassato. Spesso non è previsto alcun criterio di gradualità, per cui se, esemplificando, con reddito 100 si paga 20 e con reddito 99 zero, chi ha lavorato e guadagnato di meno finisce con l'avere più soldi. Con quale criterio siano fissati questi limiti per me è un mistero e a volte penso che siano pensati considerando la mia situazione personale per danneggiarmi o forse quella di qualche parente di legislatori, per favorirlo. In questo caso potrei sperare che prima o poi saranno rivisti. Per legge, il cittadino è tenuto a conoscere la legge. Cosa piuttosto complicata se non impossibile anche a chi di legge vive: probabilmente nessuno conosce TUTTE le leggi italiane. Io mi limitavo a leggere attentamente le istruzioni e cercare di applicarle. Per esempio le istruzioni del mod. 730 sembrerebbero indirizzate a persone non particolarmente esperte di diritto e prive di adeguata biblioteca fiscale. Non è così e se uno crede di capirle come capisce un testo in italiano corrente (pur usando un vocabolario inglese-italiano per quelle parole che non hanno saputo rendere nella nostra lingua) incorre in gravi errori. Per questo motivo esistono appositi enti e studi che provvedono alla compilazione anche di un semplice mod. 730. Anche le istruzioni che accompagnano le cartelle esattoriali indicano procedure del tutto diverse da quelle reali e si è quindi costretti a ricorrere all'aiuto di professionisti.


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A volte mi sorge il dubbio che le leggi siano fatte apposta per giustificare l'esistenza di questi enti e il loro foraggiamento o rendere indispensabile rivolgersi ai professionisti di cui sopra. Non ci si può meravigliare poi se chi va con il lupo impara a ululare. Agenzia delle Entrate Sembra che fra i doveri dei cittadini non ci sia solo l'obbligo di pagare imposte e tasse, ma anche quello di farlo nel modo meno semplice. L'Agenzia delle entrate, o chi per essa, trova del tutto normale emettere cartelle esattoriali errate: per male che vada i cittadini contesteranno l'errore, produrranno documenti, faranno code, protesteranno; ma se va bene pagheranno più del dovuto, sanzioni comprese. Naturalmente chi ha grossi interessi si premunisce con prove e documenti, si rivolge a fiscalisti esperti; ma il povero cristo che ritiene in tutta buonafede di non dovere al fisco qualche centinaio di euro non ha scampo. Opporsi al fisco gli costa più di quanto possa beneficiare, deve perdere mezze giornate negli uffici che talvolta trova chiusi per sciopero o assemblea, riceve informazioni incomplete, magari solo perché chi è uso a trattare una materia pensa che gli altri abbiano la stessa famigliarità. Più il tempo passa e più è difficile rimediare a eventuali errori, il tempo gli è contro e la lentezza burocratica torna a vantaggio della burocrazia. In ogni caso sembra che se il cittadino sbaglia paga, se sbaglia il burocrate paga il cittadino, che sia più facile accanirsi contro piccoli evasori ingenui che contro grandi evasori agguerriti. Indennità La Ministra Rosy Bindi, richiesta di quanto percepiscono i parlamentari, dice:"5000 euro mensili come indennità personale e il resto (quanto?) è rimborso spese per far bene politica. 5000 euro sono più degli 800 di un precario o dei 450 di un pensionato, ma pari allo stipendio di molti dirigenti pubblici e privati e meno di tanti altri". Evidentemente, sebbene spesso dicano di lavorare per il bene del Paese, i politici lavorano principalmente per la propria carriera professionale; se così non fosse si accontenterebbero di uno stipendio decente per il tempo limitato che sono disposti a dedicare al bene comune, non rimettendoci e non guadagnandoci. In realtà possono sempre trovare


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qualcuno con stipendio più alto con cui confrontare il proprio e giustificare quello e questo. Dicono che se così non fosse la politica sarebbe appannaggio dei soli ricchi. È vero il contrario: se gli stipendi fossero più bassi sarebbero appetibili dalle persone con basso reddito ma non da quelle con reddito più elevato, un male nel caso che "reddito" sia sinonimo di "capacità". Per quanto riguarda i dirigenti privati sono affari privati e le aziende che pagano troppo o inutilmente rischiano il fallimento. In ogni caso sono le aziende a fissare i limiti accettabili. Per i dirigenti pubblici, magistrati, parlamentari eccetera, il comune cittadino che li paga ha poca voce in capitolo sia sulla misura dello stipendio che sull'efficienza del servizio. Nessuna azienda pagherebbe i suoi dirigenti più di quanto le sia possibile e l'aumento di stipendio avviene solo quando aumentano gli utili per l'azienda. Analogamente gli aumenti ai dipendenti pubblici dovrebbero avvenire solo come conseguenza dell'aumento degli "utili" ottenuti dai contribuenti. Nessun aumento se non vi è stato aumento per gli "azionisti": se non ci sono soldi per aumentare le disponibilità dei cittadini comuni o il loro benessere non devono esserci per i dirigenti pubblici, perché evidentemente non hanno fatto bene il loro lavoro. Sulle indennità personali, dice la signora, si può comunque discutere, ma i rimborsi "per far bene la politica" sono irrinunciabili. A questo punto non capisco a cosa serve dare soldi pubblici ai partiti, ai giornali di partito, ai clienti di partito se i politici già godono di molti benefici (benefit) o privilegi e di rimborso delle spese "politiche". Ben venga la proposta che questo non sia in maniera eguale e forfettaria per attivi e cattivi ma a "piè di lista", in modo chiaro e giustificato. Ma la proposta non basta. Bella scoperta! Bella scoperta! E' notizia di questi giorni che chi sta peggio non sono gli anziani pensionati ma i "giovani" con figli. Per quanto ne so, non mi pare una novità. Quarant'anni fa non ero giovane (avevo già trent'anni), avevamo tre figli, mia moglie non "lavorava", cioè non percepiva retribuzione pur avendo il suo bel da fare per badare ai figli e cercare di far quadrare il bilancio ed io soffrivo nell'impossibilità di poter guadagnare il sufficiente.


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Già da allora lamento la persecuzione fiscale contro la famiglia, l'ingiustizia di non applicare il quoziente familiare, di sommare i redditi familiari per escludere da benefici e non le spese per averne. Ora ho una pensione sufficiente, mia moglie una di 430 euro mensili, non dobbiamo più provvedere ai figli e possiamo vivere, anche perché viviamo con poco: per necessità prima, per abitudine dopo. Non pretendo che i giovani quarantenni rinuncino come abbiamo fatto noi a pizza, cinema, divertimenti, abiti firmati, telefonini di ultima generazione e mille altre cosette che non esistevano, ma non chiedeteci di vergognarci o di sentirci in colpa se finalmente possiamo respirare un po': abbiamo già dato e dato molto. Mi scuso se parlo al plurale, ma credo di poterlo fare a nome di molti. Non chiedeteci di sentirci in colpa perché i "giovani" devono lavorare per pagarci la pensione; non so come siano stati usati i nostri soldi, ma il diritto alla pensione ce lo siamo guadagnato con i contributi versati iniziando presto a lavorare, 48 ore settimanali per 50 settimane all'anno, magari in lavori ora considerati adatti solo per gli ultimi immigrati. E il coniuge che ci ha permesso di poter lavorare e per il bene dei figli ha dovuto rinunciare a farsi una pensione propria deve pur poter contare sulla pensione di reversibilità, ora pretesa per compagni o compagne di piacere. Equità fiscale e aiuto per le famiglie arriverà sicuramente quando ci saranno solo famiglie straniere, per dovere di ospitalità; per ora i cittadini italiani che pagano le tasse da generazioni si consolino pensando che fra 4-5 lustri i figli se la caveranno da soli e sperare di trovare nel frattempo trovare un lavoro meglio retribuito. Gli anziani pensionati possono solo sperare di morire prima che l'inflazione si mangi quanto è stato risparmiato dall'euro o di essere considerati straricchi in base a obsoleti parametri fiscali. Class Action E ora c'è anche la Class Action. Non si fa più la spesa, non si fanno compere o (come qualcuno diceva) commissioni: si fa shopping, mettendo gli acquisti nello shopper. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale è sostituito da quello del Welfare, mentre biglietto, tassa, abbinamento e non so cos'altro si chiamano indifferentemente ticket. Io dicevo quota, percentuale; ora credo


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si dica share. Non so se non si voglia farsi capire o se non lo si sappia; non comprendo perché rinunciare alle sfumature che si possono ottenere anteponendo o posponendo l'aggettivo oppure usando questo o quel sinonimo invece di vocaboli stranieri che per molti rimangono senz'anima anche quando ne comprendono il significato. Io penso che solo nella lingua madre si percepiscono significati particolari delle parole nel loro contesto. Perfino certi termini dialettali non sono traducibili nella lingua nazionale nella quale pur si vive. I prestiti linguistici esistono da sempre, ma preferirei una minore sudditanza alla lingua oggi dominante, un minore imbastardimento della lingua italiana che la rende inintelligibile a molti della mia età. Mi capiranno se dico "azione (legale) collettiva"? 2008 Treni stradali Se le rotonde sono sufficientemente ampie e nessuno fa il prepotente il traffico vi scorre regolare, ognuno vi si immette come arriva, fa la sua parte di giro senza intralciare o essere intralciato e se ne esce tranquillamente. Una specie di giostra che girando a velocità moderata permette a ognuno di salire in un punto e scendere in un altro, cosa impossibile se gira troppo veloce. Quando non sono adeguatamente ampie chi vi entra a tutta velocità impedisce di inserirsi (come penso sarebbe suo diritto) a chi vi è giunto prima ma con la giusta prudenza e che dovrà aspettare Finché l'ultimo prepotente sopraggiunto non sia passato. Dove vivo sembra sia convinzione prevalente, ma non credo giusta, considerare una fila di auto come un unico convoglio, un unico treno che quando entra nella rotonda la locomotiva di testa necessariamente si trascina dietro le seguenti cento vetture-vagoni: prima entra un "treno", poi ne entra un altro mentre gli altri aspettano e fanno un altro treno. Monnezza, rumenta, scoasse, rifiuti Tutti in Italia e molti nel mondo purtroppo sanno cosa significhi monnezza, ma per fortuna finora non è lo stesso per rumenta o scoasse che


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sono poi la stessa cosa in altre regioni. Se non si vuole fare raccolta differenziata, discariche, inceneritori o termovalorizzatori non resta che portare la "monnezza" in Germania anche a spese di chi fa raccolta differenziata, discariche, inceneritori e termovalorizzatori o rassegnarsi a montagne di immondizie, magari in fiamme, sotto casa. Legittima difesa E' giusto punire l'eccesso di legittima difesa, ma sarebbe anche giusto punire l'offesa. In realtà chi deruba, minaccia, percuote, ferisce o uccide il più delle volte se ne va e non viene nemmeno giudicato mentre chi è derubato, minacciato, percosso o ferito rimane e se ha reagito viene giudicato e magari condannato. Emergenza d'annata Come si fa parlare di "emergenza rifiuti" quando la cosa va avanti da lustri, a meno che con ci si riferisca ai rifiuti che "emergono" in Campania e la sommergono. Sarebbe meglio parlare di "problema rifiuti" o magari di "cancrena rifiuti ... ma non fa ridere Era una barzelletta! Per mesi il governo ha pubblicizzato la famosa 14ma. Prima erano 300 euro a chi non aveva reddito annuo superiore a 8504,73 euro, poi sono diventati 150, alla fine scopro che chi ha una pensione netta=lorda di 430 euro mensili (cioè circa 5600 annui) non ne ha diritto, cioè che avevano scherzato. Passato novembre, passato dicembre, passate le feste senza avere notizia di quei famosi 150 euro ho telefonato all'INPS chiedendone il motivo. Con buona arroganza mi è stato risposto che l'INPS ha provveduto e che se non ho ricevuto niente è perché non mi spettavano, che non spettano a chi non ha il saldo pensione-tasse negativo, che se volevo chiarimenti mi rivolgessi a un commercialista. Di verificare il mio caso nemmeno parlarne: così è se vi pare. Constatato che l'INPS non fornisce notizie su quanto di sua competenza, ho chiuso la telefonata arrabbiato nero. Non che giovasse molto avere 41 centesimi in più al giorno per il 2008, ma visto che per farsi pubblicità il governo l'aveva tanto decantata mi aspettavo di ricevere questa


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prodigalità. Dall' INPS ora so che era solo una barzelletta, uno scherzo da prodi. Resistere Resistere, resistere, resistere! E si resiste attaccati con le unghie e con i denti, con il bostik e la supercolla, impegnando tutte le forze per evitare di cadere. Così non rimangono energie per pensare alla Campania sommersa dall'immondizia, al Lombardo-Veneto che non ne può più di sovvenzionare gli sprechi altrui, alla gente comune che fatica a vivere e che non si fida del governo, della giustizia, delle statistiche, che teme la criminalità e non denuncia gran parte dei reati per non perdere inutilmente tempo; non rimangono energie per fare qualcosa ma solo per discuterne all'infinito cercando di conciliare i pareri più disparati, per evitare che qualcuno, scontento, lasci la corda cui si è avvinghiati. Bisogna resistere, da prodi. Norme e Persone La vigente legge elettorale non sarà perfetta, magari è davvero pessima, una porcata, ma incolparla di tutti i mali del Paese è come incolpare il bastone anziché il bastonatore. Se invece del proprio interesse il politico cercasse il bene comune, non farebbe unioni per vincere le elezioni ma per ben governare il Paese in caso di vittoria o fare buona opposizione altrimenti. Anche con una semplice legge proporzionale (tot voti, tot seggi) e buona classe politica si può ben governare. La deprecata legge vigente non obbliga nessuno a dover vincere le elezioni con alleanze arlecchino e un politico saggio non le farebbe; non prevede il voto di preferenza, che mai ho usato, ma non obbliga nessuno a mettere incapaci nelle liste e un politico saggio non lo farebbe. E' pur vero che se tutti fossero onesti non necessiterebbero leggi tendenti a obbligare la gente ad esserlo; non tutti fanno politica nell'interesse del Paese e una buona legge elettorale tende a obbligarli a farlo. Ci sono norme contro i furti ma ci sono sempre ladri; si può fare una buona legge contro i furbi in politica ma non cesseranno le furbizie, non ci saranno mille partiti ma mille "correnti", ognuna delle quali non ascolta, non condivide, disprezza, odia i pareri delle altre. Temo che l'Italia non sarà mai ben governata se non migliora la classe politica e penso che


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questa non potrà migliorare se fa politica non per senso civico con passione, dedizione e sacrificio per il bene di tutti ma per le prerogative e i molti privilegi che si è data, nel suo interesse. Con meno vantaggi personali, forse le cose potrebbero cambiare, ma è pretendere troppo. Euro prezzi Non molto tempo fa si trovavano cose che costavano 500, 700, 1000, 1200, 1500, 1750, 2000 lire, ora se ne trovano solo che costano 1 o 2 euro o 1,99. Si usano solo multipli di euro come se i centesimi non esistessero se non tra 90 e 99, per gli allocchi. La porcata Ormai si chiama così la vigente legge elettorale. Tutti a parole dicono di volerla cambiare ma nei fatti resta, forse perché sotto sotto si teme "un tacon pezo del sbrego". Che noia! Punire gli onesti E bravo Visco! Con la scusa di combattere gli evasori hai complicato la vita a chi non ha mai evaso una lira in vita sua. Una ragazza fa un lavoro autonomo (partita IVA) e guadagna si e no 50 euro al giorno. Essendo per definizione un evasore (una evasora?) è obbligata, mi dice, a far passare tutti i suoi guadagni per una banca, su un conto intestato a lei "impresa" dal quale prelevare i soldi da dare a lei persona. Solo che i soldi le bastano appena per vivere, quindi quotidianamente o quasi va in banca, versa il guadagno, fa un bonifico al suo conto personale e preleva per la spesa. A lume di buon senso mi sembra impossibile che il fisco pretenda questo, ma conoscendo la sua voracità e ottusità credo la cosa del tutto possibile. Naturalmente gli evasori troveranno o hanno già trovato la strada per beffarsi della norma e chi vorrebbe essere onesto troverà vessatorio questo ulteriore aggravio burocratico: dover pagare oltre il fisco anche il commercialista e la banca per avere meno di 1000 euro al mese, senza ferie, senza tredicesima e non so se senza indennità di malattia è troppo. Meglio gabbare o essere gabbati? Tanti auguri.


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Discriminazione In questo Stato (che alcuni dicono condizionato della Chiesa Cattolica) le "coppie di fatto" sono ingiustamente discriminate. Nelle Regioni che conosco, per potere essere esenti da tasse sulla salute (ticket) si deve avere un reddito familiare lordo non superiore a 36151.98 euro. Già l'importo preciso al centesimo denuncia la sua arcaicità, il suo riferimento al molto più tondo 70 milioni di lire. Una cifra considerevole quando è stata calcolata, ma che rimanendo immutata nei secoli finirà per essere superata anche dalle famiglie che, come si dice, non arrivano alla quarta settimana; un modo per mimetizzare l'aumeto di tasse. Naturalmente se il reddito familiare è di 36151.99 euro si dovrà invece pagare, con tanti saluti all'equità. Si dirà che un limite si deve pure mettere, ma con le possibilità offerte dall'informatica non sarebbe difficile fare in modo che chi guadagna un solo centesimo in più non finisca con disporre di molti euro in meno. Personalmente penso che sarebbe meglio non esistessero limiti a danno di chi paga più imposte: incentivano l'evasione, premiano i furbi e sono iniqui. Se tutti concorrono alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, non capisco perché tutti non possano benificiarne allo stesso modo se non per demagogia. Si fa riferimento al reddito familiare, cioè quello che si ottiene sommando al proprio reddito quello del coniuge sempre e quello dei familiari considerati a carico avendo un reddito inferiore a 2840.51 euro (5,5 milioni del secolo scorso). Col risultato, se non sbaglio, che per una famiglia composta di padre, madre e due figli minori vi è diritto all'esenzione se il reddito annuo medio pro capite non supera 9038 euro, mentre sale a 18076 per una coppia regolarmente sposata e a 36151.98 per un singolo o una coppia di fatto. Evidentemente le coppie di fatto sono discriminate, a danno di quelle legalmente sposate e delle famiglie. Governi transitori Un tempo li chiamavano "governi balneari", magari in futuro si chiameranno "governi marini". Vedremo.


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Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, ... Auspico una legge che dica: "L'adeguamento dello stipendio del Presidente della Corte di Cassazione comporta pari aumento percentuale di tutti gli importi previsti dalla legge". In questo modo oltre all' adeguamento dello stipendio di deputati e senatori, si avrà anche quello delle pensioni minime, dei limiti di reddito per essere considerati fiscalmente a carico, dei limiti di reddito per potere beneficiare di agevolazioni e (perché no?) anche delle sanzioni amministrative, eccetera oppure nessun adeguamento. Il mio voto a chi la proporrà, previo recupero degli adeguamenti arretrati. Male e bene Altrove ho lamentato la supponenza con la quale dall'INPS mi fu risposto, senza nemmeno verificare il mio caso, che l'una tantum non mi arrivava perché non mi spettava; oggi l'addetta all'accoglienza di quella sede si è rifiutata di ricevere una mia lettera indirizzandomi allo sportello senza nemmeno informarmi che dovevo "prendere il numero", cosa per lei ovvia. Ma devo anche riconoscere con piacere che dopo mezz'ora d'attesa ho finalmente potuto parlare con una persona cortese, consegnare quella lettera e sapere d'avere avuto una "quattordicesima" superiore alle mie attese. Sarebbe stato più semplice se chi per prima mi aveva risposto si fosse presa la briga di verificare la mia situazione evitandomi lamentele, viaggi in Internet, in bici, in auto e attese allo sportello. Alla fine tutto è bene quel che finisce bene, ma meglio prima che dopo. Per un pugno di euro Voleva contestare una sanzione "automobilistica" che riteneva ingiusta. Gli sarebbe bastato parlare con qualcuno che la giustificasse, ma gli hanno risposto che l'unica possibilità era di rivolgersi al Giudice di Pace; così ha fatto e se ne pente. Per un problema che con un minimo di buona volontà si sarebbe risolto in cinque minuti e senza spese si sono mossi finora: un vigile urbano che ha steso verbale e chiamato il carro attrezzi, un autista col carro attrezzi, il proprietario dell'auto che non trovandola dove l'aveva lasciata e non vedendo altri motivi si è recato al Comando Polizia Municipale per


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denunciarne il furto, uno sconosciuto del Comando che al citofono lo ha informato non trattarsi di furto ma di rimozione, una parente che l'ha portato al deposito a ritirare l'auto, un addetto al deposito auto che gli ha riconsegnato la vettura, un vigile urbano che al Comando gli ha indicato dove prendere i moduli per fare ricorso e uno che in strada gli ha fornito chiarimenti sulle procedure, uno o più addetti all'Ufficio del Giudice di Pace che hanno ricevuto il ricorso e fissato la data dell'udienza, un ufficiale giudiziario che (non avendolo trovato nonostante fosse in casa) ha lasciato un avviso e depositato la notifica nella Casa comunale, due impiegate del Comune che gli hanno consegnato la notifica, qualcuno che ha fatto una raccomandata A.R. da 5.6 euro per informarlo dell'avvenuto deposito della notifica che già aveva ritirata, un postino che gliel'ha consegnata e uno che ha consegnato l'avviso di ricevuta. La data dell'udienza è sette mesi dopo quella del ricorso. Se avesse saputo quale valanga avrebbe provocato, forse si sarebbe rassegnato a pagare la sanzione e subire per il bene del Paese quello che ritiene un'ingiustizia. E' opinione diffusa E' opinione diffusa che gli unici a pagare tutte le imposte siano i lavoratori dipendenti. Guardando come stanno realmente le cose si deve però ammettere che gli unici contribuenti onesti sono i datori di lavoro onesti. Credo che al lavoratore interessi meno sapere quanto costa all'azienda del sapere quanto denaro può spendere, avere le ferie, la tredicesima, la pensione, un buon servizio sanitario e altri servizi sociali. Tutto questo è a carico del datore di lavoro che versa il contante al dipendente, i contributi all'INPS, le imposte allo Stato non solo per i propri dipendenti ma, indirettamente, anche per quelli pubblici e i pensionati. Che formalmente paghi la retribuzione lorda trattenendo su questa parte dei contributi e le imposte è solo un utile artificio contabile per poter calcolare pensioni e l'imposta progressiva che penalizza chi lavora e guadagna di più. Se tutto fosse dato al lavoratore, questi potrebbe disporre di circa 2000 euro per un mese di lavoro invece dei 900 mensili ma dovendo pagare contributi, imposte, tutto il resto e anche il commercialista, forse anch'egli troverebbe troppo onerosi i servizi offerti dallo Stato e cercherebbe di dare per quello che valgono.


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E' giusto E' giusto il motto "pagare tutti le tasse per pagare di meno", ma tutti dovrebbero poi godere degli stessi diritti e non pagare di più per avere di meno. Se Tizio dichiara il doppio del reddito di Caio non solo paga più del doppio d'imposta, ma non può nemmeno godere degli stessi servizi. Vi sono infatti limiti di reddito superando i quali cessano diritti o nascono doveri; questi limiti sono quasi sempre sorpassati, non tengono conto della reale capacità contributiva, aumentano la burocrazia complicando la vita ai cittadini, creano grandi differenze di trattamento per minime differenze di reddito, sono sostanzialmente iniqui. Per esempio, nelle regioni che conosco si è esenti da tasse sanitarie (ticket) se il "reddito familiare" lordo annuo non supera 36151.98 euro. La precisione di questo importo già ne denuncia la vetusta origine: 70 milioni tondi di lire. Un importo che se era congruo quando fu calcolato non lo può essere oggi, con potere d'acquisto falcidiato da tasse e inflazione; un limite evidentemente sorpassato, che toglie benefici a chi con l'aumento del reddito lordo ha avuto un peggioramento del tenore di vita. Se ho ben capito, dividendo l'importo per il numero dei familiari il limite pro-capite rimane 36151.98 euro per singoli o coppie non sposate, scende a 18075 per una famiglia di 2 persone, a 12050 per una di3, a 9038 per una di 4 e così via: non tiene conto della reale capacità contributiva. Basta percepire un euro in più per finire col poter disporre di meno denaro: crea disparità di trattamento ed è pertanto iniquo. Prescindendo da quanto sopra, far pagare tasse aggiuntive per beneficiare del servizio sanitario nazionale può mirare ad evitare abusi e a contenere i costi. Per ottenere questo le esenzioni dovrebbero essere limitate a casi particolari. Porre limiti reddituali che consentono l'esenzione a gran parte della popolazione è demagogico e serve poco allo scopo quando sono pochi coloro che dichiarano redditi superiori, anche se tutti costoro volessero beneficiare del servizio sanitario nazionale. Meglio non porre limiti e adeguare le imposte. Transizioni Nel passare dalla lira all'euro, leggere i prezzi nella nuova e nella vecchia moneta me li rendeva più comprensibili anche se non più accessibili. Nel passare dall'italiano all' italiese, leggere le parole nella


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nuova e nella vecchia lingua me le renderebbe più comprensibili anche se non meglio pronunciabili. Complice la mia età, penso che non mi abituerò né alla nuova moneta né alla nuova lingua ma le userò entrambe. Prodezze Del governo Prodi ci mancava l'ultima prodezza e Visco, in nome della trasparenza, ha pensato bene di far sapere a tutti non come vanno giustamente spesi i soldi dei contribuenti ma quanto questi denunciano all'Agenzia delle Entrate. Che il fisco debba sapere quanto guadagno è più che giusto, ma non mi spiego perché lo debba sapere tutto il mondo. Non serve a chi deve applicare discriminazioni basate sul reddito, che anche senza questa novità, mi pare, poteva accedere ai dati direttamente evitando al cittadino autocertificazioni, magari false o errate. Non serve a migliorare il rapporto dei cittadini con lo Stato e non serve a combattere l'evasione fiscale ma serve egregiamente a soddisfare la curiosità di pettegoli e malintenzionati. Sarebbe grave se lo scopo fosse di combattere l'evasione perché mentre non si perde occasione per rivendicare allo Stato le sue prerogative ed a condannare la giustizia fai da te, si istigano i cittadini a sostituirsi agli organi preposti, a farsi giudici della congruità dell'altrui denuncia reddituale o dell'altrui stipendio. Trasparenza sarebbe far sapere ai cittadini quanto costa il servizio che ricevono, quanto pagano i pubblici dipendenti, anche a livello individuale per i più importanti. Credo che ben pochi riescano a stimare se redditi di 5, 10, 100 milioni di euro siano congrui col tenore di vita dei dichiaranti. Molto più facile valutare i conoscenti con un reddito più simile al proprio, chiedersi perché Pietro che è più stupido di me abbia una volta e mezza il mio stipendio, dubitare se Giovanni ha dichiarato il falso o vive al di sopra delle sue possibilità. Se pubblicare il reddito dichiarato da tutti gli italiani deve servire solo a soddisfare la curiosità della gente mi resta il dubbio che ne valesse la spesa. Non vorrei che invece lo scopo fosse quello di fare dell'Italia un Paese di delatori e spioni, di vicini sospettati e sospettosi, di invidiosi, di arrivisti, di persone che si sentono giudici e polizia tributaria, di denunce anonime vere o false, con cittadini innocenti che magari non finiscono in Siberia, ma solo in rovina. Non vorrei che qualcuno sognasse per l'Italia di


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oggi quello che fu un incubo in altri tempi, in altri luoghi. Pari opportunità Ho dovuto rinunciare alla maternità e preporre il lavoro alla famiglia ... solo perché non sono donna. Metamorfosi Per decenni sindacati e sinistra pretendevano che le imprese assumessero i dipendenti con "richiesta numerica": l' Ufficio di Collocamento sceglieva secondo suoi criteri la persona da assumere e quella doveva essere assunta. Ora sinistra e sindacati pretendono che sia permesso alle persone del mondo che lo desiderano di vivere in Italia senza un lavoro, in modo da permettere alle imprese di poter scegliere fra gente "conosciuta". Evidentemente i tempi cambiano e le persone pure. Un sistema sicuro per avere meno ladri in Italia è quello di non chiamare ladro chi ruba. I nomi cambiano, i mestieri restano. Se chi assiste una persona anziana viene detto badante si può chiamare badante anche chi assiste il primario chirurgo? Sapevo che i docenti insegnavano e gli studenti imparavano, che i mendicanti chiedevano la carità e le persone generose facevano la carità. Ora apprendo dalla TV che gli insegnanti imparano l'italiano agli scolari e che i rom fanno la carità. Metamorfosi. Dubbi Non mi è ancora chiaro il motivo per il quale mia moglie, che gode di pensione VO calcolata sulla base dei contributi versati, deve comunicare i redditi dell'anno precedente, suoi e miei, entro il 15 aprile (cioè prima del termine per presentare il mod.730). Cosa c'entri il mio reddito nessuno me l'ha spiegato, ma devo ritenere che dipenda da una delle tante norme che fanno la gioia dei furbi, prevedono il cumulo dei redditi lordi e non delle spese, dell'imponibile ma non del detraibile, sempre a danno del contribuente. Così che il reddito cumulato è sempre superiore a quello singolo, anche quando il reddito aggiunto è minore delle spese ad esso pertinenti. Nel documento INPS trovo: "per la compilazione della dichiarazione può rivolgersi anche a un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) ...". Forse


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sono io a non capire, ma se posso rivolgermi "anche" al CAF dovrei potere "anche" non farlo, ma non trovo alcuna dichiarazione da compilare. Il dubbio che non si voglia agevolare mia moglie ma i CAF non lo scarto del tutto, ma propendo per una svista. Ora so che non lo è e che per avere la dichiarazione da compilare ci si deve recare alle Sedi INPS. Capisco che l'Istituto trovi più comodo avere i dati direttamente su Internet, ma poteva evitarmi i dubbi sul perché mi si chiede di compilare una dichiarazione che non c'è, bastava scrivesse una riga in più. Se fossi ... Se fossi un immigrato clandestino e volessi solo sopravvivere andrei alla Caritas, ma se volessi avere molti soldi, magari un'auto lussuosa e quant'altro il denaro può offrire, perché non dovrei andare armato di pistola o coltello nella villa di qualche ricco, minacciare gli occupanti e magari ammazzarli per ottenere quello che voglio? Se mi va benissimo e trovo gente inerme arraffo quanto più posso, se mi va bene e trovo gente armata che non vuole finire sotto processo pure; se poi mi pescano i carabinieri perderò qualche giorno di "lavoro", mi daranno un foglio di via che, appunto, getterò via e ripeterò l'impresa. Se mi va male e vengo ferito peggio per lui che rischia la galera, se mi va malissimo e mi ammazzano mi faranno santo. Non sono inglesi Chissà perché si ostinano a pronunciare i cognomi veneti terminanti in "an", "on", "in" come se fossero nomi inglesi con l'accento tonico sulla prima sillaba. Ora si riparla della legge Mèrlin come sempre si parla di Bènetton o di Bàllan. Il fatto che sia caduta la vocale finale non comporta lo spostamento dell'accento: un trevisàno (o trevigiano) è trevisàn, un trentìno è trentìn, un balcòne è balcòn. Allo stesso modo si avrà Marangòn (=falegname), Furlàn (=friulano), Favrin(=piccolo fabbro) e le varianti dei cognomi con accrescitivi o diminutivi (es: da Francesco si potranno avere i Francescòn e i Franceschìn) oltre ai Maculàn, Cumàn, Bassàn o anche Sartòr, Trevisiòl ecc. E' chiedere troppo volere considerare italiani anche i veneti e pronunciare i loro cognomi come si pronunciano in italiano, esclusa la


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vocale finale? Insegnanti Non è raro sentire gli insegnanti italiani dire, lamentandosene, che il loro stipendio è inferiore alla media europea. La stessa cosa ha detto la ministra dell'Istruzione. Se lo dicono sarà senz'altro vero, ma siccome il loro stipendio è pagato con le imposte versate dagli italiani e principalmente dai lavoratori dipendenti, mi pare che il confronto vada fatto con gli stipendi di questi e non con quelli degli stranieri. Fintanto che i lavoratori privati italiani guadagnano meno della media europea, non ha senso pretendere l'equiparazione solo per i dipendenti pubblici. In ogni caso il raffronto dovrebbe essere fatto non in termini assoluti ma relativi (es: stipendio degli insegnanti/salario degli operai) e sempre confrontando dati omogenei. Altro parametro dovrebbe essere l'efficienza della prestazione, ma ipotizzando che tutti i lavoratori facciano al meglio il loro dovere si dovrebbe almeno considerare il tempo dedicato al lavoro e confrontare costi e guadagni per ora effettuata. Se sono equivalenti, non ci si può lamentare del troppo lavoro se si vuole guadagnare di più né del poco guadagno se si vuole lavorare di meno. L'istruzione è importante ed è giusto che gli insegnanti abbiano stipendi adeguati: adeguati a quelli europei ma anche al loro impegno e alle possibilità dei contribuenti. Non è detto che chi più si lamenta stia peggio, può essere che abbia solo più tempo per farlo. Riservatezza "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Sembra che per qualcuno la Costituzione della Repubblica Italiana sia sacrosanta quando fa comodo e tranquillamente ignorata altrimenti. Non dovrebbe scandalizzare se le "garanzie stabilite dalla legge" vengono riviste quando si pensa che garantiscano troppo poco, quando le limitazioni all'inviolabilità delle comunicazioni sono molte di più che negli altri Paesi democratici. Se è vero che senza intercettazioni si bloccano le


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indagini, mi è chiaro perché così tanti reati restano inpuniti: basta non parlarne al telefono. Niente telefonate, niente intercettazioni, niente indagini, niente condanne. Si può anche uccidere impunemente la suocera, purché non lo si telefoni a nessuno. Forse i delinquenti abituali lo sanno. Criteri di progressività Ogni qual volta devo dichiarare il "reddito lordo famigliare" lo faccio con apprensione, temendo di incorrere in qualche errore, involontario ma sanzionabile da un sistema che premia i furbi e penalizza gli ingenuamente onesti, e di superare senza accorgermi i limiti previsti. Molti anni fa ritenevo 70 milioni di lire una cifra del tutto irraggiungibile, ma col passare del tempo, mentre il tenore di vita diminuiva, l'importo delle nostre pensioni aumentava avvicinandoci sempre più agli equivalenti 36151,98 euro. Non credo che gli aumenti della pensione siano tali da pareggiare l'inflazione, ma prima o poi ci faranno superare la soglia oltre la quale si veniva (a ragione?) e si viene (a torto) considerati ricchi. I limiti sono iniqui se comportano grosse disparità di trattamento con minime differenze di reddito, se non sono aggiornati al valore corrente, se non considerano l'effetto delle imposte sul netto spendibile, se si riferiscono alla somma dei redditi senza tenere conto della somma delle spese. Anche se fossero stati equi, i limiti fissati nel secolo scorso non possono esserlo ora: dopo 15 anni con inflazione all'1%, 2% o 3% dovrebbero essere rivalutati del 16%, 35% o 55%. Ma i nostri governanti, sempre pronti ad adeguare le loro indennità all'aumentato costo della vita, non si sognano nemmeno di rivederli. E' vero che la costituzione recita "Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.", ma io pensavo che la progressività fosse in relazione con l'aumento del reddito e non con il semplice passare del tempo, credevo che la tassazione dovesse aumentare con la capacità contributiva e non col numero degli anni. Reminiscenze Forse dovrei preoccuparmi: è la terza volta in pochi giorni che rammento cose di molti, moltissimi anni fa. Dopo mia nonna e i miei


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genitori, ricordo anche mio fratello bimbo. Avevano macellato il maiale, il "nino" come dicevano ai bambini. E il bimbo andava dalla madre tutto triste e quasi piangendo diceva "nino morto, povero nino" e poi tornava in cucina. Per tre quattro volte la scena si è ripetuta, alla fine la madre l'ha seguito per vedere cosa facesse: si mangiava salame del "nino". Questo mi è venuto in mente sentendo personaggi ben retribuiti con il pubblico denaro lamentare la triste situazione degli "appartenenti alle classi più deboli": li compiangono e pretendono che altri li aiutino, ma non considerano o restano insensibili al fatto che il proprio ricco stipendio sia prelevato dall'altrui misero salario. Ricatti Sicuramente sono il meno adatto ad essere obiettivo, considerato che da sempre non riesco a capire come la visibilità, la rumorosità e magari l'arroganza e la prepotenza di pochi possano prevalere sulle contrapposte ragioni dei molti. Da sempre mi infastidisce vedere che solo chi urla ottenga, giusto o ingiusto che sia, mentre chi non urla, non sfascia, non impreca, non insulta quasi sempre debba subire ingiustizie e vedersi costretto, suo malgrado, a urlare - se ne è capace. Da sempre mi indigna vedere gente che distrugge beni altrui (privati o pubblici) non solo non costretta a espiare il reato ma nemmeno a pagare i danni, gente che conculca libertà altrui - in nome della illimitata, egoistica, cieca libertà propria - senza doverne ripondere, solo perché é masnada. Pur ammettendo la mia parzialità, il comportamento dei malfattori che rapiscono le persone per ottenere benefici personali non mi pare molto diverso da quello dei pochi o tanti che bloccano migliaia di persone negli aeroporti impedendo loro la libertà di andare dove desiderano, per lavoro o per diletto: per me si tratta sempre di RICATTO. Se ci si rassegna al ricatto prevale il diritto della forza sulla forza del diritto, la legge del più forte sulla Legge e penso che ciò non sia da Paese civile. Coerenza Non sono entusiasta della Giustizia italiana e, al contrario di molti, non mi sentirei di dire "ho fiducia nella giustizia", fosse anche solo per la sua lentezza. Trovo tuttavia stucchevole che venga ritenuta degna di


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rispetto quando le sentenze coincidono col proprio parere e vergognosa quando non coincidono. Pare che per alcuni le regole siano le seguenti. La Giustizia é giusta se assolve quelli che altri ritengono colpevoli e noi innocenti, ingiusta se li condanna; giusta se condanna quelli che altri ritengono innocenti e noi colpevoli, ingiusta se li assolve. I nostri sono sempre innocenti e gli altri sempre colpevoli, in ogni caso. "Le sentenze vanno sempre rispettate", per nemici condannati o amici assolti. "La sentenza è una vergogna", per nemici assolti o amici condannati. Coerentemente. Dubbi di teleabbonato Una volta succedeva sempre d' estate ma ora succede in tutte le stagioni di rivedere in prima serata programmi già visti. Abbonato alla RAI da quasi cinquant'anni, mi chiedo e chiedo:"Per vedere questa cosa non ho già pagato il canone lo scorso anno? perché devo pagare due, tre, dieci volte lo stesso prodotto? Solo per vedere la pubblicità?". Mah Questo e quello ICI .- L' opposizione insiste nel dire che l'abolizione dell' ICI sull' abitazione principale - ad eccezione di quelle di categoria catastale A1, A8 e A9 - ha esteso ai ricchi i benefici da loro già concessi ai meno abbienti con la riduzione del 40%. Non mi è chiaro se la percentuale era riferita all' imposta (e quindi avrei dovuto sempre pagare il 60% rimanente), al numero dei contribuenti ICI (e quindi avrei potuto non pagare niente o il 100%, a seconda dei criteri discriminanti) o a non so quale altra cosa. Tredicesima - Sento dire che anziché questo o quello sarebbe stato meglio ridurre il prelievo fiscale sulla tredicesima. Ottima cosa, ma conosco persone che non hanno tredicesima e persone che non pagano imposta in quanto questa è inferiore alle detrazioni spettanti. Costoro non avrebbero nessun beneficio: o sono considerati ricchi non bisognosi d'aiuto o si ritiene giusto proteggere solo i protetti. 40 euro al mese - Non sono molti, per chi ha reddito da parlamentare o giornalista, ma per chi ha meno di 500 euro mensili sono qualcosa.


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Limiti di reddito - Non potendo dare a tutti si discrimina in base al reddito dichiarato che, se è vero che siamo un popolo di evasori, può capitare non sia quello reale. Ignoro con quali criteri siano stabiliti i limiti ma, anche ammettendo che siano criteri ragionevoli, scientifici, incontestabili e non solo di bilancio, trovo iniquo il limite che: • non venga aggiornato in base all'inflazione reale; • consenta che il reddito complessivo di chi non lo supera sia superiore a quello di chi lo supera. (Es. Se chi ha un reddito annuo fino a 6000 euro ne riceve 500, chi ha un reddito di 6490 euro dovrebbe riceverne 10) Troppo e troppo poco - Mettiamo che una persona abbia ereditato l'appartamento dove vive e così possa tirare avanti con una pensione di 450 euro al mese. Mettiamo che il condominio decida di rifare il tetto e che lei trovi qualcuno che le presta i soldi: tutti gli altri condomini potranno detrarre parte della spesa dall'IRPEF, lei no perché ha troppo poco reddito e non paga IRPEF. Beata lei?! Mettiamo che questa persona sia invece sposata; il marito ha qualche soldo da parte e paga le spese, ma non può detrarle come sostenute per persona a carico perché il di lei reddito supera euro 2840.51. Troppo reddito, beata lei?! Le detrazioni spettano però a familiare convivente. Mettiamo che il marito svolga la sua principale attività altrove ed abbia quindi, nel rispetto della norma, trasferito altrove residenza anagrafica, residenza fiscale e addizionali IRPEF, che la moglie non l' abbia fatto, che i due coniugi vivano insieme sotto lo stesso tetto e dormano nello stesso letto un po' nella residenza dell'uno un po' in quella dell'altra. Naturalmente il marito ritiene di essere familiare convivente e chiede le detrazioni. Ma, si sa, l' Italia è il paradiso della elusione fiscale, cioè di chi trova modo legale (e nella sovrabbondanza di leggi non manca mai) per non pagare in materia fiscale: come ha fatto l'agenzia delle entrate che non ha ammesso le detrazioni perché "non convivente". I previdenti pagano senza fattura, i condomini hanno pagato meno di quanto fatturato, i nostri oltre al fatturato hanno pagato sanzioni, interessi e spese. Beati loro?! Riforme Quando si deve mettere mano a Giustizia, Istruzione, Burocrazia o


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qualsiasi altra cosa si dice che bisogna discuterne con le parti interessate. Va tuttavia tenuto presente che parte interessata non sono solo magistrati, insegnanti, burocrati, ma anche chiunque si avvalga direttamente o indirettamente di quei servizi , praticamente tutti i cittadini. Gli "addetti ai lavori", pagati per fornire il servizio, avranno magari esperienza della materia ma non possono dare garanzia di poter risolvere i problemi che interessano gli utenti se per anni hanno pensato prevalentemente alle loro retribuzioni, carriere o comodità e non hanno visto quei problemi o, se li hanno visti, non hanno saputo o voluto risolverli. In ogni caso non spetta loro decidere: per mettere un campanello in casa sicuramente sentirò il parere dell'elettricista, ma lo metterà dove io preferisco. Magistrati Leggo: "Due giorni dopo il blitz dei pm di Salerno, che accompagnati da un centinaio tra poliziotti e carabinieri hanno perquisito gli uffici e le abitazioni di sette magistrati di Catanzaro, ieri la Procura generale del capoluogo calabrese ha vergato altrettanti avvisi di garanzia nei confronti di togati campani". E non vado oltre. Mi sembra di assistere a ormai dimenticate guerre tra signorotti locali con tanto di mercenari al loro servizio (le lotte tra bande mafiose o camorriste si svolgono con maggior riserbo, credo). Solo che al posto dei mercenari vi sono carabinieri e poliziotti; mentre i primi erano pagati dal signorotto che sfruttava le popolazioni locali i secondi e i magistrati sono pagati con le tasse di tutti i contribuenti italiani. Forse non c'è molta differenza. Cani e uomini Leggo "Una storia di cani e uomini feroci". Una storia che finisce con un morto, feriti e un uomo accusato "di omicidio volontario e tentato omicidio". Se i fatti si sono svolti come li ho letti, quest'uomo ha solo impedito gravi danni a figlio e nipote; se fosse finita diversamente i prepotenti probabilmente sarebbero rimasti sconosciuti e impuniti, ma chi si difende dalla prepotenza è di solito conosciuto e incriminabile. E così pare che la legge sia fatta solo per tutelare i delinquenti, ma spero che tale non sia. Quel signore per contrastare la violenza aveva una


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pistola, la sapeva usare e l'ha usata. Ma se io fossi stato al suo posto, inerme come sono, cosa avrei potuto fare? Subire la violenza? Chiamare il 112 o il 113? Sempre che si abbia un telefono sottomano e la possibilità di usarlo. Una volta ho chiamato uno di questi numeri e mi è stato risposto di rivolgermi all'altro: forse adesso le cose sono cambiate e magari arrivano nel giro di qualche minuto, che potrebbe comunque essere troppo tardi. Gente prepotente che gira con cani minacciosi ce n'è in giro: sarebbe bene che questo fosse impedito, ma visto che non succede prima che succedano guai, si preferisce starne alla larga. Poi ci sono brave persone che giurano sulla bontà dei loro cani, che abbaiano ma non mordono. Non trattengono il loro cane, non gli impediscono di avvicinarsi alle persone e in perfetta buona fede vorrebbero che gli altri la pensassero come loro: ma gli altri non gradiscono sentirsi abbaiare addosso, sanno che anche il cane più bravo verso i padroni può non esserlo altrettanto verso gli estranei e più il cane è grosso più hanno paura. Ci sono anche cani piccolini e magari silenziosi: non sono percepiti come pericolosi, non mettono paura ma si rischia di non vederli e inciamparvisi. Buoni vecchietti o bambini li tengono al guinzaglio: un guinzaglio lungo molti metri che impedisce il normale passaggio degli altri pedoni o attraversa tutta una strada, e i ciclisti si arrangino. Ci sono brave persone che amano i loro cani e ne raccolgono gli escrementi, altre non lo fanno: maleducati e prepotenti che non amano ma usano il cane: forse l'uomo di cui parlavo all'inizio era uno di questi. Non si può chiedere ai cani di comportarsi civilmente, ma agli uomini sì ed eventualmente costringerli, punendoli se non lo fanno: per il cane è normale comportrasi da bestia, non lo dovrebbe essere per l'uomo. Professioni Delle perplessità linguistiche causate(mi) da quando un sempre maggior numero di donne fa lavori un tempo tipicamente maschili (e viceversa) ne ho già parlato altrove. Dovrei ormai essermi abituato, ma guardando i telegiornali resto ancora sorpreso: dicono il ministro, il direttore, il medico, l'avvocato e poi vedo un' Angela, una Giovanna, una Carla, una Rosamunda, ovviamente in pantaloni. Così non va: all'eguaglianza nella qualifica deve corrispondere


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eguaglianza nel nome. Propongo quindi di abolire per legge la vocale finale dei nomi: Angel per Angelo e/o Angela, Giovann per Giovanni e/o Giovanna, Carl per Carlo e/o Carla, Rosmund per Rosomundo e/o Rosamunda. Così non ci saranno più discriminazioni e obiezioni se Carl si sposa con Carl, qualsiasi cosa loro siano. Potrebbe anche succedere che una signora ministro consideri seriamente questa proposta: non si sa mai. Giuseppe e Maria Giuseppe è scontento e si lamenta perché nella sua casa voleva fare lavori di risparmio energetico e non potrà far gravare sulla comunità il 55% della spesa ma solo il 36%. Maria per gran parte della sua vita ha dovuto badare ai suoi tre figli e così non ha potuto avere allora più denaro per la famiglia ed ora una pensione decente. E' proprietaria della casa, acquistata con i sacrifici della famiglia giusto per compensarla in qualche modo del poco reddito. Anche lei vorrebbe fare quei lavori, almeno per risparmiare sul riscaldamento: ma non avrebbe nessuna agevolazione perché, sui miseri proventi, non ha abbastanza imposta da cui detrarre il 55, il 36 o l'1%. Non può farlo nemmeno il marito; la sua famiglia non avrà benefici e lei dovrà ancora faticare per fare economia: troppo povera. E' doppiamente scontenta: questa è la tutela della donna e della famiglia in Italia, checché ne dica la Costituzione. Se farà quei lavori, non si sentirà in colpa pagandoli in nero per risparmiare qualcosa. Non mi sento di biasimarla. Verosimilmente il caso di Maria non riguarda il grande pubblico e quindi i politici non se ne occupano: un'ingiustizia per pochi non è ingiustizia. Eppure, appunto perché riguarda pochi, non dovrebbe essere gravoso porvi rimedio, ma pare che mentre lo Stato può concedere a pochi privilegiati trattamenti speciali perché non gravano molto sul bilancio statale (parlamentari in primis) non possa concedere trattamenti equi a pochi discriminati. Strenne Non so se le vendite natalizie saranno minori del passato, ma se così fosse non ne stupirei. Ho confrontato i prezzi delle merci di oggi con quelli che ricordo di qualche anno fa. Quasi tutti sono invariati o aumentati,


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pochi altri sono circa la metà, come la mia pensione: solo che allora a sinistra del punto c'erano le migliaia e ora le unità, allora erano lire e ora euro. Mi sembra normale che se non si adeguano i ricavi diminuiscano le spese. Potrebbe pure capitare che se diminuiscono le vendite diminuiscano i prezzi, ma anche che se i clienti calano i prezzi crescano per mantenere il guadagno, quando c'è chi può comprare a qualsiasi prezzo mentre gli altri devono rinunciarvi: finora è andata così, mi pare. Un anno, tre sentimenti In un anno tre sentimenti: ammirazione, delusione, compassione. Questo ho provato per Walter Veltroni. Quando proclamò di voler "correre da solo" l' ho ammirato: finalmente uno cui non basta vincere le elezioni per poi trovarsi impegolato nei contrastanti interessi e i veti di un'unione male assortita. "Per uno così potrei votare in futuro, sempre che alle parole succedano i fatti" pensavo, mi pareva uno che finalmente si rendeva conto che più dell'odio comune serviva un programma comune, semplice e chiaro. Non credo pensasse di vincere "da solo" le elezioni, aveva quindi tutto il tempo per dimostrare la serietà dei suoi propositi e convincermi a sceglierlo la prossima volta. Quando si è abbinato al signor Di Pietro, sono rimasto un po' deluso: come si fa a dire "corriamo da soli" e poi abbinarsi con uno come quello. Dopo 6 mesi mi aveva già deluso del tutto: niente di quanto detto veniva fatto, l'avversario tornava ad essere il demonio, tornavano i cortesi insulti, le consuete chiusure, la delegittimazione dell' altra parte. Ora mi fa compassione: a capo di un partito con sondaggi impietosi, compagni ambiziosi, alleati arroganti, esponenti indagati. In democrazia governa chi ha la maggioranza, chi ha un voto in più (al senato, alla camera, nelle circoscrizioni elettorali) di chi gli è contro: semplificando diciamo chi ha 51 su 100, il 51% da solo o con gli alleati, occasionali o stabili. Alleanze stabili - di legislatura - dovrebbero basarsi sulla condivisione di gran parte degli obiettivi, sulla lealtà reciproca, sull' assenza di prevaricazione. E per essere vincente l'alleanza dovrebbe attrarre più voti di quanti non ne faccia perdere. Cercare voti estremisti fa perdere quelli


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moderati, abbracciare idee come la demonizzazione dell'avversario può compattare la coalizione: ma se è minoritaria, minoritaria resta. Una politica tendente invece a conquistare i voti non del tutto convinti della parte avversa aumenterebbe i propri e diminuirebbe quelli degli avversari, in altre parole varrebbero il doppio: si potrebbe vincere anche se i voti guadagnati fossero meno di quelli persi. Quest'anno è ormai finito: i migliori auguri per il prossimo. 2009 Televisione: una proposta Nonostante tutto (canone nuovo, programmi vecchi) alla sera guardiamo la TV. Da un bel pezzo non siamo più giovani, pur considerando che oggi vengono definiti giovani ragazzini di 45 anni. D'altro canto io continuo a considerare anziano solo chi ha una decina d'anni più di me, sempre. Guardiamo ... si fa per dire. Ad una cert' ora mia moglie deve dormire, così, con la pubblicità che ogni ventina di minuti interrompe i programmi anche nei canali RAI, un programma che dovrebbe iniziare alle 21, inizia alle 21.15 e termina quasi a mezzanotte non riesce a vederlo tutto: o dormicchia durante o va a letto prima che finisca. Dalle 21 a mezzanotte, questa é "prima serata" per loro: e pensare che alle 17 è già nominalmente tarde, per gli spagnoli. Aiutati dalla moderna tecnologia cerchiamo di porvi rimedio: abbiamo due videoregistratori, registriamo sul secondo mentre guardiamo sul primo la registrazione del giorno precedente facendo scorrere velocemente i suggerimenti commerciali. Questo per risparmiare sul costo dei supporti, altrimenti basterebbe registrare tutte le serate di un anno e riprodurle negli anni successivi, come fanno le emittenti. Ma anche così può capitare che non abbiamo niente di registrato (una volta visto, cancelliamo) e allora guardiamo in diretta: telecomando in mano, quando comincia la pubblicità (cosa mai potremmo comprare?) passiamo ad altro canale. Quando va bene vediamo a rate un programma con trama e tanti pezzetti di programmi episodici (calcio, varietà,ecc.), ma il più delle volte quando in un canale fanno pubblicità la fanno in tutti, magari leggermente sfasata per cui cambiando canale vediamo sempre la


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stessa auto o la stessa bibita, che poi occupa mezzo schermo anche durante il film. A mia moglie è venuta un'idea che proporrei al Ministero della salute: aumentare le pause pubblicitarie, la durata della reclame, dei consigli per acquisti. Se invece di durare sui cinque minuti ne durassero una ventina, uno potrebbe farsi un pisolino, risvegliarsi e vedere a rate ma per intero il programma TV: intervalli magari meno frequenti ma più lunghi, con dolce sveglia finale. Se non proprio tutte le sere e in tutte le reti, almeno nel servizio pubblico pagato col canone obbligatorio qualche sera potrebbero mettere la scritta "Riservato a un pubblico di soli anziani". Neve, neve, neve Neve, neve, neve; tanta neve come quando nessuno si meravigliava che l'inverno fosse freddo e l'estate calda, quando non temevo l'effetto serra ma una nuova piccola era glaciale, quando la gente sapeva aspettare o spalare, quando era più semplice togliersi la camicia in luglio che avere legna e maglioni a gennaio, quando la paura non era di camminare nella neve, ma di scivolare sul ghiaccio o bagnarsi nella palceca di neve bagnata. Solo il colonnello pretendeva che mentre nevicava, lassù in val Pusteria, su tutta la caserma non ci fosse un millimetro di neve: ma a quel tempo così erano i militari. E' vero, ora tutti devono muoversi, usare l'auto e non deve mancare il rifornimento di merci e alimenti, però mi chiedo: se per due giorni di neve ci vogliono molti mezzi e uomini, cosa mai faranno costoro negli altri 363 giorni dell' anno? Aspettano la nevicata, quella eccezionale? C'è poi il dilemma: scuole aperte o chiuse? Se le chiudono gli addetti avranno un giorno di vacanza in più (del quale forse non c'è bisogno) o terranno una lezione di educazione civica e fisica aiutando a spalar neve? Mah! I.C.I. Il governo Prodi è caduto prima che la norma sull'ICI avesse effetto, per cui non so cosa prevedesse: so che non passa giorno senza che qualcuno dell'attuale opposizione (stamane l'on. Tonini) non rinfacci all'attuale governo di avere fatto un regalo ai ricchi abolendo quell'imposta, da loro già abolita per gli altri. Non potendo giudicare senza


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sapere, mi piacerebbe che chi domani ribadirà l'accusa mi spiegasse perché e come le cose stanno come affermano. All'inizio dicevano che loro avevano abolita l'ICI per il 40% e non capivo perché il 40% fosse un bene e il 100% un male, poi la formula è cambiata e ora dicono che l'avevano abolita per i più poveri. Dovrei intendere che l'avevano abolita per il 40% dei proprietari, con buona pace della norma costituzionale che ci presume tutti eguali, discriminando ricchi e poveri in base a arbitrari criteri, spesso iniqui. Mi risulta che l'abolizione dell'ICI sulla prima casa non riguarda le abitazioni di lusso, vorrei capire qual'è la verità e se comunque mia moglie non avrebbe pagato i 278 euro d'imposta (il suo reddito non arriva ai 450 mensili, ma per il fisco siamo colpevoli di matrimonio). Carta acquisti Sembra normale, anche se non lo è per me, che ogni parte politica veda solo le magagne altrui e i pregi propri, tutto quello che essi fanno è perfetto e tutto quello che fanno gli altri è sbagliato. Quando Visco pubblicò i redditi degli italiani e molti esultavano perché si smascheravano i ricchi evasori io pensavo ai poveri diavoli che forse non gradivano che tutti sapessero quanto erano poveri. Quando Tremonti annunciò la "social card", come viene chiamata con vezzo anglofono, gli stessi gridavano che era una miseria e che umiliava la gente. A riprova citano il fatto che una, cento, mille persone arrivate alle casse hanno dovuto lasciarvi la merce perché la scheda non era stata caricata, con grande loro umiliazione. Il fatto non è certo piacevole è non dubito che sia vero: se così è successo va senz'altro posto rimedio. Però potrebbe anche succedere che il credito si esaurisca. Quanto all'umiliazione sono certo che chi si è trovato in quella situazione non ne è stato felice, ma sono talmente tante le carte che consentono sconti e tante le persone che pagano con carta di credito o bancomat che difficilmente presentare la carta acquisti governativa può segnalare agli altri clienti la povertà dell'utilizzatore; ed è capitato anche a me o a mia moglie di dover lasciare la merce alla cassa perché il servizio bancomat non funzionava e, al solito, non avevamo contante: nessuna umiliazione, solo scocciatura. Ma i possessori di questa carta possono non essere abituati all'uso di bancomat o carte di credito: spero lo diventino. Nota:


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17/05/2006-08/05/2008 - Governo Prodi II - L'Ulivo, Partito Democratico 08/05/2008-16/11/2011 - Governo Berlusconi IV - Il Popolo della Libertà Il Bel Paese Nel Bel Paese: • i presunti innocenti sono in galera, i riconosciuti colpevoli in libertà; • chi paga le imposte è tartassato, chi le evade al peggio è condonato; • chi rapina è graziato, chi si difende dalla rapina è condannato; • chi dimentica (o mette) un cartello che limita la velocità a 5 Km/h in una strada diritta, senza case, senza pericoli e senza lavori in corso non è punito, chi supera tale limite è multato; • le leggi sono tali e tante che ce n'è sempre una per punire un onesto e una per lasciare impunito un furbo; • se i prezzi aumentano si adeguano i compensi ai parlamentari, ma non i limiti di reddito per avere benefici fiscali; • tutti hanno diritto all' assistenza medica gratuita, ma se ti ammali non nel comune di residenza paghi medico e medicine (se fuori regione). La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, ma: • una coppia sposata per beneficiare di agevolazioni fiscali non deve avere più di un un certo reddito, una coppia non sposata anche il doppio; • il coniuge è tenuto a pagare le spese per l'altro, ma non sempre può detrarre dal reddito quelle detraibili se l'altro è incapiente; • una famiglia in cui un coniuge non lavori per accudire ai figli, a parità di reddito complessivo paga più imposte di una coppia non sposata, senza figli e con due redditi; • se uno vive a Timbouctou e l'altra a Anchorage ma hanno residenza comune (o Comune di residenza) a Pizzighettone sono conviventi, se sono sposati e vivono sempre assieme ma hanno attività e residenza in Comuni diversi non sono conviventi (ossia non hanno diritto ai benefici spettanti ai conviventi). ... continui chi vuole


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San Michele Laico Anche quest' anno, come negli ultimi cinquanta, in questi giorni dovrò pagare il canone RAI, un pagamento nuovo per cose vecchie: film, pubblicità, programmi, talvolta stupidi o faziosi; una pietanza riscaldata o già digerita. Un po' mi secca buttare per decenni parte dei miei pochi euro per retribuire lautamente un tale del quale soffro di una sorta di allergia, che invano cerco di superare e che purtroppo mi impedisce materialmente di godere delle sue straordinarie, a quanto dicono, capacità giornalistiche. Pare sia osannato da milioni di persone e qualcuno, se non tutti, deve pur pagare il canone. Così l'altra sera sono capitato ad Annozero nel momento in cui una ragazza israeliana, commossa e commovente, esponeva i suoi sentimenti. Mi meravigliava sentire l'altra campana, ma questo ho visto e udito, e nient'altro. Del civile confronto con la signora Annunziata, giornalista seria, grintosa ma non proprio filo israeliana e filo governativa ho potuto vedere e sentire il giorno dopo. Non avendo vista l'intera trasmissione non posso dire se lei avesse ragione o torto, se davvero il troppo è troppo anche per uno uso al molto; ma di quel confronto mi ha colpito la spocchia, l'arroganza, la supponenza, la presunzione di quel bravissimo giornalista, giustificando così appieno la cordiale antipatia che nutro per lui. Non ho voglia di rivedermi la scena e cito a memoria: ha cominciato col dire che nella sua trasmissione tutti possono esprimere la propria opinione - ci mancherebbe - ma appena si è accorto che l'opinione dell'ospite non coincideva perfettamente con la sua, prima si scandalizza che la signora vada lì per dire male della trasmissione (una specie di "come? io ti invito e tu mi critichi? che ospite sei?), alza la voce, si scalda sempre di più e (almeno così io ho capito e Lucia Annunziata pure) l'accusa di essersi venduta per interesse, suppongo a Berlusconi e alla sua banda. Ma il bello doveva ancora venire perché dopo le critiche di Fini (e di molte persone decenti) si proclama vittima di censura: proprio lui che palesemente e pubblicamente aveva impedito a una giornalista, neanche troppo di parte avversa, di dire il suo pensiero, tanto che lei per protestare contro quella censura non ha voluto restare in quella bellissima trasmissione e se n'è andata. Ma milioni di persone lo osannano: santo laico subito! Sarà rappresentato con la spada dell' arcangelo vittorioso o sulla graticola del martire? Si vedrà.


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La pensione delle donne Si discute dell'età pensionabile delle donne, sulla parità uomo-donna richiesta dall' Europa e dal bilancio statale. Sicuramente mi si taccerà di essere maschilista o antifemminista, ma non lo sono: sono per la parità. Trovo molto strano che la si sia rivendicata senza volerla: il primo articolo della legge sulla parità subordinava il lavoro notturno delle donne a vincoli e permessi che per l'uomo non esistevano, il servizio militare di leva rimaneva dovere solo maschile, la donna va in pensione cinque anni prima dell'uomo. Non sono contro le donne, ma sono convinto che uomo e donna sono diversi - o almeno così li abbia fatti la natura - ed abbiano anche "compiti" diversi. Fintanto che il lavoro dell' uomo richiedeva forza muscolare, poche donne lo preferivano o lo potevano fare. Poi l'uomo ha inventato le macchine e per fare il lavoro dell'uomo andava benissimo anche una donna e le donne hanno, giustamente, richiesto la parità di diritti. Alcuni doveri potevano però rimanere solo dell'uomo, in Italia. D'altro canto per il maschio è un po' complicato mettere al mondo dei figli e questo compito è rimasto alla donna. Contrariamente a quanto succede in gran parte del regno animale, l'uomo sente però il dovere di avere cura dei figli e della moglie: se non lo sente glielo impone la legge, almeno nelle famiglie secondo Costituzione. Consapevoli, almeno finora, di questo fatto, le donne italiane rivendicano il diritto di anticipare di cinque anni l'età pensionabile rispetto agli uomini, il che equivale a negare agli uomini il diritto alla parità di trattamento in materia di pensione. Essi avrebbero mediamente un trattamento sfavorevole anche se andassero in pensione alla stessa età: ne godrebbero comunque per meno tempo, stante la maggiore longevità femminile. Non tutte le donne hanno figli, non tutte ne hanno lo stesso numero, non tutte le mogli e non tutti i mariti preferiscono un lavoro esterno al lavoro domestico: quindi se la cura della famiglia è il motivo per anticpare la pensione dovrebbero esserci dei distinguo. Dato per vero che il lavoro domestico non sia una scelta ma una necessità, la pensione anticipata per le donne non mi pare la migliore compensazione. Si dice che la donna lavora il doppio: io conosco famiglie in cui è il marito ad accudire i figli, a preparare il pranzo, a caricare la lavatrice, a stendere il bucato; forse non stira e non cuce ma magari sistema un rubinetto, aggiusta qualcosa, talvolta perché la moglie è al lavoro, talaltra


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perché lei deve guardare la telenovela o la partita. Se il "doppio lavoro" è la ragione dell'anticipato pensionamento allora l'anticipo dovrebbe essere calcolato anche in ragione del numero di figli e attribuito all'una o all'altro sulla base di una dichiarazione che testimoni chi ha svolto i lavori domestici, chi ne ha diritto e in quale misura: se spetta all'una non spetta all'altro e viceversa. Ovviamente in caso non ci sia un lui o una lei, non c'è concorrenza e chi c'è si prende tutto. Se eguaglianza dev'essere, eguaglianza sia pur permanendo qualche piccola differenza: ma anche a questo c'è rimedio, pare. Anziché alla conservazione di una disparità pensionistica si dovrebbe tendere alla promozione della parità quotidiana: ognuno fa quello che meglio gli riesce nell' interesse della famiglia: chi può guadagnare di più col lavoro esterno lo fa senza essere fiscalmente penalizzato, chi "guadagna" di più nel lavoro domestico lo fa senza penalizzazioni d'altro tipo, chi trova più vantaggioso dedicarsi a altro e pagare qualcun altro per i lavori di casa lo fa, chi preferisce curare la famiglia per il guadagno non economico che ne riceve lo fa senza subire le penalizzazioni attuali. Se entrambi devono "lavorare" le incombenze casalinghe siano equamente distribuiti, tenendo conto delle capacità e attitudini di ciascuno. Non uno o una che deve lavorare il doppio, ma due che lavorano una volta e mezzo, per il meglio di tutta la famiglia. Sempre che esista ancora la famiglia. Volere privilegi perché si lavora il doppio é accettare di lavorare il doppio perché si hanno privilegi. Come per l' imposte: lo Stato tartassa supponendo evasione, evadono ritenendosi tartassati. Va anche considerato che talvolta il ruolo di mamma è svolto dalla nonna; non so se sia un bene o un male ma, se parità dev'essere, si dovrebbe dire che il ruolo dei genitori è svolto dai nonni: e il discorso non cambia. Naturalmente, potendo lavorare più a lungo, si versano più contributi e più alta sarà la pensione: questo favorirebbe quelle donne che per allevare i figli hanno potuto dedicarsi pienamente al lavoro solo dopo che erano cresciuti. Per me l' ideale sarebbe che tutti, senza discriminazioni di sesso potessero andare in pensione quando vogliono con una pensione matematicamente calcolata: presto con pensione minore, tardi con pensione maggiore, e niente più mugugni. Se poi sei fortunato, puoi godertela più della media statistica.


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Questione di soldi E' solo questione di soldi? Qualunque sia il problema c'è sempre qualcuno a dire che ci vogliono più soldi. Io resto del parere che mettere acqua in un secchio bucato si spreca acqua, tempo e lavoro: ci si deve decidere a riparare o cambiare il secchio. Ci sono stupri, rapine, uccisioni? O dicono che è solo impressione, che in realtà sono in diminuzione, che siamo il Paese dove ce ne sono meno oppure che servono più soldi. Non mi sarebbe di consola-zione sapermi l'unica vittima dell'unico crimine del secolo, ma capirei se gli altri non se ne preoccupassero molto. Se quei pochi o tanti criminali che vengono scoperti e fermati dal giorno dopo sono liberi di ripetere a volontà il loro crimine, dare più soldi alle forze d'ordine sarebbero soldi sprecati. Non è giusto tenere in galera uno non ancora giudicato colpevole, come non è giusto incarcerare qualcuno senza prove o gravi indizi: ma se le prove ci sono o il colpevole liberamente confessa non vedo per quale motivo non possa essere subito giudicato, condannato o assolto. Naturalmente si dirà che è perché ci vogliono più soldi per la Giustizia, mentre io penso che si dovrebbe cominciare a spendere meglio i pochi o tanti che ci sono, che è meglio spendere male poco che spendere male molto. La colpa è sempre altrui: per i politici è di chi applica male le leggi, per i magistrati è di chi le fa. Magari la colpa è di entrambi e mentre le retribuzione degli uni aumentano con quella degli altri, il cittadino comune ha solo aumenti di spesa continuando ad avere cattive leggi e cattiva giustizia. Un tempo fra i primari compiti dello Stato erano la difesa delle sue frontiere, la sicurezza interna, la giustizia; c'è Stato anche a fare panettoni mentre deve occuparsi di automobili solo quando c'è da perderci. Con l'Europa non ci sono frontiere, le altre non vanno difese, anzi, e la sicurezza è spesso vanificata dalla giustizia. Forse converrebbe abolire tutto l'apparato: se non si avessero grossi problemi occupazionali potrebbe costare meno e funzionare uguale. Viziosi viziati e coccolati E' vero: i giovani o sedicenti giovani drogati o ubriachi che guidano un'auto, magari di grossa cilindrata, sono un pericolo per sé stessi e per gli


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altri . Se si pensa, come tanti oggi, che ognuno è libero di fare quel che vuole della propria vita, non dovrebbe nemmeno importare che siano un pericolo per sé stessi: se lo sono cercato. Resta il problema che sono un pericolo per gli altri e andrebbero fermati. Se qualcuno torna da un funerale e il treno è in ritardo e perde la coincidenza e si trova a 50 Km da casa e deve aspettare un paio d' ore o chiamare famigliari o taxi, nessuno se ne preoccupa. Se qualcuno che non ha soldi per pagare il taxi deve farsi di notte una scarpinata di tre o quattro chilometri, nessuno se ne preoccupa. Ma se uno ha soldi per auto, alcol, droga, vizi e, poverino, costituisce un pericolo per gli altri la cosa migliore da fare è fornirgli gratis il trasporto per tornare da mammina o dove meglio crede e per recuperare l'auto il giorno dopo, in modo che poi possa fare il bis. Perché dovrebbe cercare di comportarsi in modo più responsabile quando restando così è viziato e coccolato da tutti, istituzioni comprese? Sarò il solito bastian contrario, ma penso che sarebbe un bene per lui e per gli altri se invece gli venisse sequestrata l'auto e si facesse una bella, salutare, rinfrescante passeggiata a piedi, andata e ritorno. O, se preferite, restasse in prigione finché non ridiventa sobrio e ne uscisse solo se accompagnato da un famigliare o da un avvocato: se per qualche giorno anche l'auto restasse dove l'ha lasciata, tanto meglio per lui e per gli altri, per tutti. In entrambi i casi avrebbe anche tempo e modo di pensare, e ragionare forse. Mi piacerebbe che la signora Meloni, se proprio vuole offrire passaggi gratis a chi ha soldi da buttare, lo facesse a proprie spese. Incentivi Domani decideranno incentivazioni all'acquisto di auto, ristrutturazioni di immobili, acquisto di elettrodomestici e mobili, non solo per aumentare i consumi ma, dicono, anche per avere meno inquinamento e consumo energetico. Mi chiedo se usare la mia vecchia vettura per due-tremila km annui era più inquinante del farmi usare una nuova vettura, se l'auto elettriche sia davvero ecologicamente conveniente. Sì dice che inquinano meno, ma non so quanto inquinamento comporti, qui o altrove, produrre l'elettricità per costruirle e per far girare quelle elettriche: si dice il pro e si tralascia il contro; succede un po' con


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tutto, dal biodiesel agli immigrati. Per il resto si parla di detrarre il 20% della spesa dall'IRPEF: così non ne potrà beneficiare chi, come qualcuno che conosco, ha un reddito di 450 euro mensili e conseguentemente zero di IRPEF. D' altro canto in passato con gli incentivi anziché avere una spesa ridotta, l'ho avuta maggiorata di oneri e interessi fiscali: questa volta non ci casco. Norme intangibili Secondo la Bibbia Dio dette a Mosè i dieci comandamenti incisi sulla pietra: una volta per tutte. Ma era Dio. Secondo alcuni, i padri della Repubblica hanno dato all' Italia la Costituzione una volta per tutte. Ma erano uomini, umanamente imperfetti. Coloro che insorgono e gridano allo scandalo se qualcuno parla della necessità di modificarla, con le garanzie previste dalla stessa Costituzione, dovrebbero avere l'onestà di riconoscere che in oltre 60 anni qualcosa è cambiato, che anche loro (o i loro sodali) l'hanno modificata, che prima di volerla immutabile dovrebbero volere applicate - o abolite - quelle sue norme ora disattese in tutto o in parte. Ne riporto alcune. "Art. 1.2 - La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." Quasi sempre i referendum popolari sono stati vanificati: cito a memoria quello sulla responsabilità dei magistrati e quello sul finanziamento pubblico ai partiti. "Art. 15 - La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Sarà solo un' impressione ma mi pare che l'autorità giudiziaria si sia presa qualche licenza in merito. "Art. 21.6 - Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni." Se i padri fondatori pensavano al "buon costume" com'era inteso nel 1946, la norma è disattesa. "Art. 27.2 - L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva." In teoria vale, in pratica va letta "... fino alla condanna


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mediatica." "Art. 29.1 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." Dico: ora molti non la pensano così. "Art. 31.1 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Finora per gli italiani non è successo. "Art. 39.2-3 - Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica." E' così? "Art. 52.2 - Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici." O è stato cambiato o è superato. "Art. 53.1 - Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." Penso che se due coniugi percepiscono uno 50 e l'altro 150 o uno 100 e l'altro 100 o se in una famiglia di 5 persone il reddito è 500 e in una di 2 è 200, la capacità contributiva di ciascuno vada riferita a un reddito 100, dato che “Art. 29.2 - Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare”: così non è. Che "tutti" siano tenuti è vero, che tutti siano obbligati è un altro paio di maniche. E mi fermo qui. Vita naturale Staccare la spina. Così si dice abitualmente, così è stato detto anche nel caso conclusosi alle 8 di sera del 9 febbraio a Udine. Pare che in questo caso non c'entrasse la spina della corrente elettrica, ma una fastidiosa dolorosa metaforica spina forse sì. Nessuna macchina si sostituiva alle normali funzioni corporee, solo che il cibo liquido entrava direttamente nello stomaco senza passare per la bocca. Dicendo staccare la spina viene subito da pensare a qualcosa di artificioso, a qualcosa di estraneo da escludere con un clic di un interruttore, al fermare una macchina che fa vivere come si ferma una macchina per non far morire. Se si dicesse togliere il biberon (a un neonato) o la cannuccia (a chi non può usare cucchiaio e bicchiere) forse


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sarebbe meno facile d'accettare ma più realistico, secondo alcuni. Ho sentito dire che se l'incidente fosse capitato anni prima la ragazza sarebbe morta allora: è sopravvissuta solo grazie a innaturali nuove tecniche mediche, da interrompere perché la natura faccia il suo corso. Un simile ragionamento mi lascia alquanto perplesso: senza innaturali farmaci o senza trapianti molti non vivrebbero più da anni, mentre senza innaturali contraccettivi altri potrebbero essere vivi . Non ho certezze, ma se si afferma che la natura debba fare il suo corso coerentemente si dovrebbe rinunciare a tutto quanto naturale non è e non desiderare la morte di qualche sconosciuto per potere vivere o far vivere con i suoi organi. Cento o forse mille Ad ogni manifestazione, ad ogni adunata si hanno dati diversi sul numero dei partecipanti: sempre, da sempre. Non si tratta di piccole discordanze del tipo "diecimila persone, migliaio più migliaio meno", che già non è poco. Se chi organizza dice 100 la Prefettura dice 10, siano unità, decine, centinaia, migliaia, centinaia di migliaia. I casi sono tre: o mente il primo o la seconda o entrambi. Probabilmente nessuno ha interesse a dare un dato veritiero, ognuno si sente libero di sparare quello che più gli fa comodo e tutti sono contenti di bere quello che più gli piace. A me interessa poco sapere quanti siano esattamente, sia perché sono comunque un' esigua minoranza rispetto alla popolazione italiana sia perché non ritengo una cosa giusta o sbagliata a seconda di quanti pretendono che sia l'una o l'altra cosa. Mi andrebbe benissimo che non dessero alcun numero ma visto che lo vogliono dare siano seri. Credo che per contare le persone in una piazza possa bastare qualche foto dall'alto e un esperto indipendente possa dirne il numero con buona approssimazione, un minimo e un massimo. Se chi organizza dicesse il massimo e la Prefettura il minimo potrebbero avere ragione entrambi e non rischiare di essere entrambi ridicoli. I soliti Si prende la solita strada, si frequenta il solito bar e il solito parrucchiere, lo Stato tassa i soliti tartassati: si va sul sicuro, si fa prima, si


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rischia meno. Si insiste sui soliti argomenti: conflitto di interessi, problemi del PD, immigrazione, criminalità, giustizia. Io chiedo la solita cosa senza mai trovare risposta: com'era l'ICI di Prodi che avrebbe risolto tutti i mali (più soldi per poveri, più soldi per i Comuni, più soldi per i partiti, più soldi per le auto, più soldi per l' Africa, più soldi per la sanità, più soldi per la sicurezza, più soldi per la giustizia, più soldi per ...)? Cosa diranno i poliziotti che ripetutamente fermano, arrestano, liberano i soliti criminali o i soliti clandestini o i soliti clandestini criminali? Di solito i politici trombati vengono riciclati: e poi si dice che non in tutta Italia funziona la raccolta differenziata! Se il finanziamento pubblico ai partiti è un eco incentivo al riciclaggio speriamo che arrivi anche quello solito alla rottamazione. Chi sbaglia, chi paga Se uno sbaglia è giusto che paghi. Dovrebbe valere per tutti, ma pare che per i pubblici dipendenti la regola sia un po' diversa: se uno sbaglia un altro paga. Se un giudice commette una palese castroneria il danno recato lo pagano i contribuenti, se il dipendente pubblico commette qualche errore di solito pagano gli utenti in tempo e denaro. Può capitare che volontariamente o inavvertitamente si superino i limiti di velocità: un bravo apparecchio bene tarato e omologato rileva l'infrazione. L'agente addetto è impegnato in altro lavoro o si sta bevendo un caffè da qualche parte, non ferma l'automobilista, non contesta l'infrazione. D' accordo: ci sia o non ci sia l'agente l'apparecchio attesta che l'infrazione c'è stata e che dev'essere sanzionata. Il problema però è un altro: se l'agente non ferma l'automobilista è per sua comodità o dell'ente cui appartiene, ma a pagarla è il cittadino. Se l'autista viene fermato la sanzione è di 148 euro e tutto finisce lì. Gli saranno tolti i punti della patente ma non avrà altre noie. Se nell'interesse di Polizia o per disinteresse del poliziotto l'infrazione non viene contestata subito, il cittadino avrà altre spese: • Euro 10,69 per le spese di notifica, • euro 1,20 per il versamento postale, • euro 0,30 per la fotocopia della patente,


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• euro 2,80 per la raccomandata. A questo va aggiunto il tempo per fare quanto richiesto: detraendo quello non perso per la contestazione, non sarà meno di un' ora. Anche se per i dipendenti pubblici il tempo altrui non conta, si può monetizzarlo in almeno 10 euro. La politica dell'ente o la negligenza dell'agente costano al cittadino 24,99 euro, il 17% in più. Indigeni e allogeni Non credo sia da biasimare chi si preoccupa per la propria famiglia (lui compreso), chi ha più cura dei suoi familiari che del vicino di casa, chi preferisce, con il poco che ha, sfamare i propri figli anziché invitare a cena il primo che passa. Non è un egoista ma un normale responsabile padre di famiglia. Si dice che i giovani lavorano per i vecchi; sarà vero ma è altrettanto vero che i vecchi hanno lavorato per i giovani. Senza il lavoro, il sacrificio le imposte pagate dei nonni i padri avrebbero ereditato un Paese più povero, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei padri i figli si troverebbero in un Paese meno ricco, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei figli nei decenni precedenti i nuovi arrivati non potrebbero avere quello di cui pretendono avere diritto. I sacrifici si sopportano anche sperando per il bene dei figli. Al mondo c'è ricchezza e povertà: per potere farsi carico della povertà si dovrebbe disporre della ricchezza; chi usufruisce (o ha usufruito) delle ricchezze dovrebbe curarsi anche della povertà; in realtà quasi tutti si tengono la ricchezza e addossano agli altri la povertà. L' Italia è speciale e si fa carico della povertà del mondo lasciando ad altri le ricchezze; si preoccupa più degli stranieri che dei suoi cittadini, contribuenti, compatrioti: chi viene quì non sta solo meglio di dov'era ma anche meglio di chi già c'era. I politici italiani si comportano come uno che egoisticamente vuole fare bella figura con gli estranei e si cura più di loro che della propria famiglia. Per quello che ne so, le cose stanno come segue. Un indigeno, e prima di lui suo padre, passa un'intera vita in attesa di un appartamento comunale, nascono i figli e l' appartamento non c'è, i figli crescono e l' appartamento non c'è, i figli se ne vanno e l' appartamento c'è ma c'è pure un povero mohamed con dieci figli e quattro mogli e gli spetta, lui invece


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aspetta. Un indigeno deve rispettare gli orari del suo medico e non può avere le medicine prescritte in una farmacia fuori dalla sua regione; se si ammala fuori dal comune di residenza deve pagare la visita del medico di base; se si presenta al Pronto Soccorso deve dare le proprie generalità, dichiarare il proprio reddito (subendo sanzioni se dichiara il falso), pagare il ticket corrispondente, aspettare pazientemente che vengano visitate persone ufficialmente inesistenti. Un allogeno (irregolare) va al Pronto Soccorso, viene visitato, riceve le medicine, fornisce nomi di fantasia, non dichiara reddito, non paga nulla: vale la consueta regola che chi ha pagato imposte paga le tasse e chi non le ha pagate è esente, ossia paga il biglietto solo chi ha pagato l'abbonamento. Se un indigeno va in un Paese a rischio sanitario giustamente deve opportunamente vaccinarsi, ma se un allogeno viene da quel Paese non deve sottostare ad alcun controllo e secondo alcuni dovrebbe essere libero di propagare la sua infezione per non violare il suo diritto alla clandestinità. Si dice che non garantendo l'impunità ai clandestini, di fatto si impedisce loro di farsi curare: impedire ai clandestini di farsi curare può causare il diffondersi di malattie contagiose fra la popolazione, ma non impedire loro di vivere nella clandestinità potrebbe essere altrettanto pericoloso. Uomini e donne Nessuno oggi pensa che una nazione debba produrre tutto quello di cui ha bisogno: ogni Paese fa quello che gli riesce meglio o a miglior prezzo e importa quello che altri producono meglio o a minor prezzo. Quello che produce può dipendere dal clima e da cultura, tradizione, capacità e possibilità che nel tempo possono o si cerca di cambiare per avere maggiori benefici. Nessuna meraviglia, quindi, se in una comunità ciascuno fa quello che sa fare meglio avendo in cambio quello che altri fanno meglio: può essere giusto e conveniente per tutti che la donna faccia un lavoro e l'uomo un altro, ma non che solo l'una o l'altro facciano tutti i lavori. Questo vale ancor più nelle famiglie con figli che necessitano di cure da parte dei


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genitori obbligandoli a maggior lavoro, magari gratificante ma faticoso. Queste sono le famiglie tutelate dalla Costituzione (non essendoci necessità di particolare tutela per altre unioni se non come cooperative) e di queste intendo parlare. Non necessariamente famiglie formalmente fondate sul matrimonio ma sostanzialmente aventi le stesse caratteristiche (o impegno) di unità e continuità, che ne rendono incoerente la mancanza. Ogni suo componente deve tendere al bene di tutta la famiglia, compreso sé stesso. Ognuno deve quindi impegnarsi secondo le sue capacità e a ognuno si deve consentire di dare il meglio nel lavoro a lui più adatto. Finché ci sono bimbi piccoli o anziani bisognosi di cure il lavoro ricade solo sugli adulti. Non è necessario che tutti facciano tutto, uno può dedicarsi al lavoro per potere guadagnare molto e l'altro alla famiglia, entrambi possono dedicarsi al lavoro e guadagnare tanto da permettersi un aiuto in casa o arrivare entrambi ad un compromesso casa-lavoro. Si parla sempre di strutture quali asilo nido, tempo pieno a scuola, eccetera. A parte che non mi è chiaro perché l'orario di lavoro degli insegnanti non coincida con quello dei genitori (non tanto per ora di inizio e fine quanto per la durata in ore e giorni) non è detto che sia questa l' unica soluzione. Non sarebbe male lasciare libertà alle famiglie senza penalizzazioni: dare un contributo a chi preferisce non servirsene potrebbe essere vantaggioso per genitori, figli e istituzioni. Se si considera la famiglia un'entità titolare di diritto le conseguenze sono molteplici. E' vessatorio basarsi sul reddito lordo familiare ai fini di tasse scolastiche, pasti mensa, tasse sanitarie se non si tiene anche conto delle spese familiari o del reddito pro-capite familiare ai fini della aliquota d'imposta. Se la famiglia è una dovrebbe essere indifferente chi lavora percependo un reddito e chi lavora evitando spese, non solo per il fisco ma anche per la Previdenza. Se uno dei coniugi deve (o preferisce) occuparsi della famiglia, reddito e contributi potrebbero essere attribuiti a entrambi, almeno fino a quando restano famiglia: niente quindi pensione di reversibilità, ma quota di contributi per il lavoro domestico che ha consentito all'altro coniuge maggior guadagno (o minor fatica). Sicuramente diminuirebbero i matrimoni, diventando ancora più svantaggiosi di quanto già ora non lo siano, ma si avrebbe più parità e meno giustificazioni per trattamenti pensionistici discriminanti.


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Probabilmente ai tempi dei monarchi i mariti si sentivano re, ma la suddivisione dei lavori presupponeva diverse attitudini maschili e femminili, magari con qualche prevaricazione. Agli attuali tempi dell'automazione probabilmente non esistono più molti lavori più adatti agli uomini che alle donne o viceversa; inoltre molti dei lavori che si facevano in casa sono fatti in serie o sono svolti da persone specializzate ed è più conveniente comprare fatto o rivolgersi a queste. Tuttora però alcuni riescono meglio in un lavoro che in un altro, possono guadagnare di più facendo un lavoro che un altro, lo stesso lavoro può essere fatto più agevolmente da uno o dall'altro coniuge: nell'economia generale della famiglia si dovrebbe scegliere la soluzione complessivamente meno costosa o più redditizia. Se per fare un lavoro io ci metto un'ora e tu dieci minuti, tu fai questo lavoro io farò quello che fai in un' ora e io in dieci minuti. Se poi capita che uno dei due è imbranato in tutto, pazienza: basta l'amore. Sperando sia vero. Evasori Far pagare ai "ricchi" per aiutare i "poveri". Come spesso succede si torna a parlare di imposte (abitualmente dette tasse), di chi le paga, di chi non le paga, di chi le deve pagare, di chi deve beneficiarne. La risposta mi pare semplice: le paga chi non può farne a meno. Sull'onestà dei lavoratori dipendenti "unici a pagare le tasse" ho qualche dubbio: sono gli unici che per gran parte del loro reddito non possono non pagare imposta, se chi li stipendia è onesto o timoroso e fa la ritenuta alla fonte. Anche molti di loro non disdegnano lavorare in nero (o lo richiedono), non vogliono fattura, acquistano da venditori abusivi, eccetera. Il dovere civico di pagare le imposte per avere il diritto ai servizi non mi pare molto diffuso: gli altri hanno doveri, noi abbiamo diritti. Di questo ne ho già parlato anni fa. A parer mio questo scarso senso civico dipende da più fattori. Il fattore genetico - è nel DNA degli italiani non credo c' entri qualcosa: non di DNA ma di cultura si tratta; il DNA resta (magari scopriranno il gene che provoca evasione fiscale), la cultura può, dovrebbe, deve cambiare. C'entrano invece: • gli sprechi del pubblico denaro; • il non perfetto funzionamento dei servizi;


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• l' esosità e iniquità del fisco; • i vantaggi indotti; • lo stesso fatto che ci sono molti evasori impuniti. Perché devo sacrificare, privarmi del mio quadagno e di oculate spese per permettere allo Stato (e derivati) di buttar via il mio denaro, il mio lavoro? Perché devo pagare molto per avere Giustizia tardiva, procedure complicate, poliziotti a scorta di politici, politici che si strapagano, inefficienza diffusa? Perché devo lavorare per il fisco sei mesi all'anno? Se il fisco mi tassa in eccesso supponendo che io denunci meno del dovuto, perché non dovrei farlo? Perché dovrei avere fiducia nello Stato quando le leggi - troppe - sembrano fatte apposta per favorire i furbi e colpire gli ingenui onesti? Perché dovrei essere onesto col fisco se so che il fisco è disonesto con me, che la tassazione aumenta con l'aumentare dell'inflazione, che vi sono limiti di reddito fermi ormai da decenni (basta guardare l'importo: euro con decimali, corrispondente a importi tondi in milioni di lire), che chi supera quei limiti si trova con reddito netto minore di chi non li supera? Perché dovrei dichiarare il reddito reale, se non facendolo non solo pago meno IRPEF ma pagherò anche meno tutte le tasse calcolate sulla base del reddito dichiarato? Perché se per la "progressività" pago più del doppio dell'imposta di chi guadagna la metà devo poi pagare anche tasse maggiori per avere gli stessi servizi pubblici (che magari non uso potendomi permettere più costosi e migliori servizi privati)? E, per finire, perché devo essere uno dei pochi onesti che pagano volontariamente fino all'ultimo centesimo, quando una gran massa di disonesti non lo fa e vive felice e contenta? Siamo un popolo di navigatori e di santi, ma anche di furbi e di fessi: non per colpa del DNA. Paese di santi L' Italia dev'essere davvero un Paese di santi: i reati li deve importare dall'estero. Non avevamo mobbing e ci accontentavamo di abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione e altri tormenti. Non avevamo stalking e ci arrangiavamo con persecuzioni, molestie, fastidi e altri soprusi più o meno gravi e reiterati. Chissà se per i reati di mobbing e stalking si finisce in jail.


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Ritorni Torna marzo, torna la primavera, tornano le rondini (forse), torna l'ora legale, torno a cambiare l' ora negli orologi e apparecchi di casa, tornano a dirci che risparmieremo un sacco di energia e un sacco di soldi, torno a chiedermi come. Ma sul mio orologio non cambio l' ora: torno a dirmi che sono cambiati tutti gli orari e a pensare quello che già scrissi. Parametri fissi Passano gli anni, qualcosa cambia e qualcosa resta immutato: quando i numeri non indicarono più migliaia di lire ma euro, quelli dei prezzi rimasero immutati, quello della pensione si dimezzò. Mentre il mio reddito nominale è aumentato di un 20% ma quello reale è diminuito, i parametri reddituali sono rimasti immutati ma sono divenuti incongrui pur restando iniqui. Ne prendo due ad esempio: quello sotto il quale sono esentati da tassa sanitaria (ticket) i bambini sotto i 6 e gli anziani sopra i 65 anni di età e quello sopra il quale non si è considerati familiari a carico. Chiaramente sono stati calcolati in milioni di lire: 70 il primo, 5,5 il secondo, diventati rispettivamente 36151.98 e 2840.51 euro, valori assurdi che li datano al secolo scorso. Parametri iniqui perché non hanno correttivi che impediscano un reddito reale inferiore con reddito nominale superiore: se questo è 36152 euro non si dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket, per un familiare con reddito di 2841 € il beneficio dovrebbe essere ridotto di soli 49 centesimi. I massimali si riferiscono al reddito lordo, ticket e benefici sono netti: anche questo è iniquo e ingannevole. I 70 milioni di reddito familiare lordo sono circa 1000 euro netti ciascuno, nel caso di due coniugi. I 5,5 milioni sono 218 euro mensili, meno del rimborso spese per un giorno a Roma di un senatore. Nel reddito familiare si sommano i redditi dei coniugi; se un coniuge guadagna più di 218 euro mensili l' altro coniuge non può considerarlo a carico e detrarre le spese per lui sostenute; se uno guadagna meno di 8000 euro annui non ha IRPEF da pagare; se non ha Irpef da pagare non può evidentemente detrarre spese dall'IRPEF; se un coniuge guadagna più di 2840.51 ma meno di 8000 euro né lui né il coniuge possono detrarre le


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spese sostenute. Nel caso di coniugi si considera il reddito familiare per escludere entrambi da benefici, ma le "spese familiari" non si considerano detraibili dal reddito familiare: un ulteriore disincentivo al matrimonio e spregio della Costituzione Italiana (Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) da molti invocata e difesa solo quando fa comodo. Parametri incongrui perché se erano congrui dieci anni fa non lo possono essere ora. Accettando gli indici ISTAT, se allora i limiti erano 70 e 5,5 milioni di lire ora dovrebbero essere 44000 o 3500 euro, arrotondando. Se dieci anni fa godeva di alcuni benefici perché il suo reddito era ben al di sotto dei limiti previsti, se il reddito consisteva e consiste nella sola pensione rivalutata in misura inferiore all'inflazione, se non è cambiata la legge, se il suo tenore di vita è peggiorato una persona non può sapere di non avere più diritto a quei benefici ed essere punito per non avere pensato e verificato quanto subdolo e ingiusto possa essere lo Stato. Anche se i parametri reddittuali fossero sempre congrui, mi piacciono poco: richiedono burocrazia, rendono più vantaggiose le dichiarazioni menzognere, fanno pagare di più chi più ha pagato. L'imposta progressiva già fa pagare più che proporzionalmente chi ha maggior reddito; se venisse severamente applicata ogni ulteriore discriminazione sarebbe superflua e ingiusta. Non vedo perché una persona che ha pagato tutto il dovuto di imposta debba pagare più degli altri di tassa scolastica, mensa, asilo, eccetera e non essere trattata come tutti gli altri: sarebbe tutto più semplice ed anche più giusto, solo meno demagogico. Chi può spesso non si rivolge alle strutture pubbliche e non paga la tassa, normale o maggiorata: meglio far pagare la giusta imposta a tutti e poi nessuna discriminazione; non si può far pagare il biglietto di entrata solo a chi ha già pagato l'abbonamento. Leggi in TV In TV o alla radio tutti - giornalisti, politici, sindacalisti, esperti quando citano una legge ne indicano sempre solo il numero. Dicono Legge


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300 e si deve capire Legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori), dicono Legge 40 e si deve intendere 40/2004 (Procreazione assistita). Dal contesto si può anche capire l' argomento e - sapendo quale legge lo disciplina - di quale legge si tratta, ma si deve conoscere argomento e legge. Di leggi n. 300 o 40 non esistono solo le due suddette: in rete ho trovato anche Legge 300/1998 (ricostruzione Albania), 300/2000 (Ratifica atti internazionali), 300/2003 (Protezione civile); Legge 40/1999 (trasporto pubblico), 40/2001 (tutela minori figli di detenute), 40/2005 (elezioni amministrative). Forse sarebbe bene che, con un po' di fatica e molta chiarezza in più, quei signori citassero le leggi in modo univoco, almeno con numero e anno: chi li ascolta potrebbe più facilmente risalire alla fonte e farsi una sua idea in merito. Se rinascessi Se dovessi rinascere vorrei fare il magistrato. Sono umano e posso sbagliare: qualsiasi altro lavoro facessi un magistrato potrebbe condannarmi per i miei errori; non è detto che succeda subito e sempre, non è detto che poi sconterei la pena, ma potrebbe capitare. Se invece fossi magistrato potrei condannare ma non essere condannato. Non rischierei di fare ponti o case che crollano, di provocare incidenti o danni facendo cose materiali e se provocassi danni a qualcuno o alla società – mandando ingiustamente in galera una persona o lasciandola ingiustamente libera non dovrei renderne conto: altri pagherebbero i danni e la mia carriera non ne risentirebbe. Ho notizia di un magistrato al quale non sono bastati quindici mesi per motivare una sentenza con conseguente scadenza dei termini di carcerazione preventiva e messa in libertà degli interessati, già 9 anni fa era successa una cosa simile, un giudice in otto anni non è riuscito a scrivere una sentenza. Se fossi magistrato non dovrei pagare per mia negligenza e nemmeno vergognarmene: serve più organico, più personale ausiliario, più soldi, stipendi migliori, più tempo di carcerazione preventiva; di sicuro non necessita più impegno, più coscienza, più dedizione, meno ferie, meno pause caffè, meno impegni extra. Oggi vedo anche "Gioielliere spara e ferisce rapinatore" e la cosa mi indigna: è mai possibile che uno si permetta di sparare prima di essere


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ammazzato? Se rinato facessi il gioielliere rischierei di morire o provocare ad altri infortuni sul lavoro, ma se divenissi magistrato rischierei solo di condannare quel gioielliere che non si è accertato di essere morto, prima di sparare. Ma potrei anche diventare un laborioso e onesto magistrato come tanti: non so se lo vorrei. Ciàcole Una volta in Veneto erano "ciàco'e" ora nel mondo sono "gossip", ma sempre di quello si tratta. Mentre un tempo si facevano fra quattro mura con la tacita intesa che lì dovevano restare - salvo poi passare di quattro mura in quattro mura - ora si sbandierano ai quattro venti, anzi a milioni di telespettatori e internauti. Sinceramente non m'interessa un niente assoluto se Tizio che fino a ieri si accompagnava con Tizia oggi sia intimo di Sempronia mentre Tizia dorme con Sempronio alternandolo con Licia - compagna di Orazio - e non riesco proprio a capire come ci si possa appassionare a questo squallore; ma a nessuno importa che non me ne importi: non sono nel campione auditel. Anche quando le "ciacole" riguardano il capo del governo sarei propenso a pensare che sono fatti suoi, ma sapere come stanno le cose forse mi aiuta a conoscerlo meglio e capire se può meritare la mia fiducia. "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto" e Cesare più della moglie, ma troverei più dignitoso per tutti che i problemi famigliari fossero possibilmente risolti in famiglia. Auguri. Chi sbaglia e chi paga Leggo su il Gazzettino: “Venezia. Denunciò le mazzette, perseguitato dai colleghi: risarcito. Impiegato prima distaccato in vari uffici e poi confinato in un sottoscala. L'Ufficio imposte pagherà 30 mila euro” Siccome i soldi dell' Ufficio Imposte sono, appunto, soldi delle imposte che noi paghiamo, mi par di capire che alla fine dei conti a pagare sarò anch'io. Se sbaglio devo pagare, se sbaglia l' Ufficio Imposte (o qualsiasi altro Ufficio pubblico) invece pure?


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Vorrei votare Vorrei votare la sinistra, ma non saprei proprio per chi: PD, IDV, Rifondazione Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra e Libertà, NonSoAltro. A sentirli ognuno dice male dell'altro, ognuno è peggio dell'altro. Non ci capisco niente: forse non andrò a votare, in attesa di schiarirmi le idee. Discriminati "Razzista" sembra sia oggi un insulto come un altro, dato a proposito e a sproposito, senza attinenza con la realtà, un insulto di moda contro chi non la pensa come te. Quello che sarebbe legittima richiesta di equità se riguardasse solo italiani diventa razzismo se riguarda anche stranieri, quello che si ritiene giusto nei confronti di qualcuno è razzismo nei confronti di altri. E così si è "razzisti" quando si chiede il rispetto della legalità da parte anche dei nuovi arrivati, quando si chiede parità di trattamento, quando si qualificano le persone per per quello che effettivamente e magari orgogliosamente sono (cinesi, lapponi, rumeni). E' razzista il cittadino che protesta perché l'appartamento comunale viene assegnato all'ultimo arrivato anziché alla sua famiglia che da generazioni lo chiede e paga imposte e tasse nel Comune. E' razzista la mamma che si lamenta perché paga esorbitanti imposte per permettere a chi imposte non ne paga, non ne ha mai pagate e forse non ne pagherà mai, di portare i suoi figli all'asilo mentre lei dovrà arrangiarsi con madre, suocera, sorelle e baby sitter. E' razzista chi da sempre si vede la paga decurtata per contribuire al Servizio Sanitario e si lamenta di dovere pagare ticket ed aspettare per ore al Pronto Soccorso diventato l'ambulatorio del medico di base di persone esentate da imposte e ticket. Non è razzismo cacciare dall' Italia gli americani ma lo è cacciare i terroristi islamici, non è razzismo obbligare i cittadini italiani a dare le proprie generalità ma lo è farlo con gli immigrati, non è razzismo chiedere ai commercianti italiani di rispettare le regole e pagare le tasse lo è chiederlo agli stranieri. A meno che non si aboliscano frontiere e sovranità territoriale, non è serio negare che esista un problema immigrazione e non si fa l'interesse del Paese contestando sempre e comunque le soluzioni prese dagli avversari


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politici accusandoli di razzismo. C'è immigrazione regolare, regolata e quella irregolare, clandestina: si fa un torto agli immigrati regolari trattando allo stesso modo l'una e l'altra, favorendo di fatto quella clandestina: perché osservare procedure magari lunghe e complicate se basta infischiarsene, violare ogni norma e accedere subito agli stessi diritti? Non trovo scandaloso che chi non è regolarmente nel Paese possa ususfruire del servizio scolastico o sanitario ma con la possibilità di essere identificato ed espulso: giusto avere cura di malati e minori ma senza privilegi e impunità. Preferire i disonesti agli onesti capita spesso in Italia ma rimane una cosa ingiusta. Non mi pare quindi razzismo ma solo rispetto della legalità e della equità che anche i clandestini siano tenuti a fornire correttamente le proprie generalità, la propria residenza come tutti gli altri. Anche al Pronto Soccorso, all'asilo, alla scuola; oppure nessuno deve farlo: lo status di clandestino non deve costituire un privilegio nei confronti di tutti gli altri, immigrati regolari compresi. Chi vuole entrare e vivere in un Paese lo faccia secondo le leggi di quel Paese: è piuttosto strano che per tema di discriminare chi le viola si discrimini chi le osserva. Naturalmente si può anche pensare che non esiste la sovranità territoriale, che chiunque può andare dove vuole, fare quello che gli pare, non rispettare regola alcuna. Questo però deve valere per tutti: non servono parlamenti, leggi, esercito, marina con navi per respingere o soccorrere barconi, poliziotti, giudici, carceri: non serve niente di niente e non servono quindi imposte e tasse. Ognuno fa quello che gli riesce: chi vuole dare letto e cibo a 100, 1000 persone lo fa, chi è senza soldi se li prende dove ci sono, chi ha voglia di lavorare lavora, chi ha voglia di delinquere delinque e i funzionari dell'ONU o d'Europa che vogliono salvare il mondo intero lo fanno a loro spese. Se questo si vuole, lo si dica. Più realisticamente, in un Paese limitato e con risorse limitate anche l'immigrazione non può che essere limitata; anche se fosse fisicamente possibile farci stare tutti i diseredati del mondo il risultato non sarebbe che vivremmo tutti meglio ma che vivremmo tutti peggio. Ci sono politici che auspicano un' Italia senza frontiere, un felice Paese cocktail di lingue, religioni, culture come l'America multietnica di Obama, senza dire quanto più grandi e ricchi siano gli USA, che fine hanno fatto gli autoctoni, che


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gli africani vi sono arrivati controvoglia, che i migranti non venivano e non vengono accolti sempre e comunque. Oltretutto se tutti i Paesi divenissero multietnici il mondo finirebbe di esserlo e si perderebbero quei valori che si vogliono acquisire, valori oggi alla portata di tutti. Altri dicono che sì, non possiamo accogliere tutti ma non dobbiamo nemmeno respingerli senza dare loro la possibilità di godere da noi qualche mese di vitto, alloggio e cure e poi potersene girare liberamente per l'Europa; invece di gridare allo scandalo perché il governo ha fatto e applicato un accordo per riportare i clandestini donde sono partiti, sarebbe più costruttivo riconoscere che era anche obiettivo e vanto del governo precedente. Contestano poi che respingendo in massa gli arrivi in massa non si consente l'asilo politico a chi ne avrebbe diritto. E' un po' contraddittorio che con questa scusa si accolgano migliaia di clandestini: se questo davvero volessero dovrebbero scoraggiare il più possibile l'arrivo degli irregolari invece protestare quando viene fatto. E' come aggiungere tonnellate di sabbia sicuramente non aurifera alla sabbia aurifera e poi cercarvi l'oro. E le organizzazioni internazionali che contestano la stessa cosa dovrebbero spiegare come una persona ritenuta degna di presiedere una conferenza sui diritti umani non sia affidabile in materia di diritti di clandestini e rifugiati (o viceversa). Trofei Di solito chi viene arrestato cerca di nascondere la faccia davanti alle telecamere, magari non per vergogna ma solo per potere continuare - dopo qualche giorno - a riprendere il suo lavoro senza essere riconosciuto. Di solito, ma non sempre ed ovunque. Mi ha colpito vedere spesso arrestati napoletani (uomini e donne) che mentre sono accompagnati alle auto dai poliziotti sorridono e salutano gaiamente gli amici, come fosse una cosa di cui vantarsi, un trofeo da mostrare a tutti, un blasone delinquenziale. Non so se sono io di un altro tempo o solo di un altro luogo. Equità fiscale Sull' argomento ho già scritto ripetutamente e inutilmente. In sostanza chiedo se sia giusto che:


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• si consideri il reddito dichiarato, notoriamente per molti non corrispondente al reddito reale, per concedere benefici economicofiscali; • si fissino massimali sotto i quali si hanno grossi benefici mentre con un solo euro in più non se ne ha nessuno, col risultato che chi dichiara un euro in meno può così disporre di molti euro in più; • i massimali di reddito, ammesso che siano stabiliti con giusti criteri, rimangano immutati per decenni nonostante l'inflazione, diventando del tutto incoerenti con l'effettiva capacità d'acquisto e contributiva; • i limiti di reddito per essere considerati a carico siano inferiori a quelli esenti da imposta, con la conseguenza che le spese sostenute da chi supera il primo ma non il secondo non sono detraibili né da lui né da un familiare; • si prevedano agevolazioni fiscali sotto forma di credito d'imposta escludendo dai benefici proprio le persone con più basso reddito; • le istruzioni fornite per la compilazione delle dichiarazione dei redditi richiedano specifica competenza in materia, inducano le persone comuni in errore, costringano a rivolgersi ai CAF per giustificarne il costo (esempio: "convivente" comunemente non significa "avente la stessa residenza anagrafica" ma che vive normalmente insieme); • si consideri il reddito familiare per escludere da benefici ma non si consideri le spese familiari per goderne; • la moglie non separata sia sempre e in ogni caso da considerare nel nucleo familiare quando la famiglia ne ha un danno (reddito familiare) mentre non lo è quando ne avrebbe un vantaggio se non a certe condizioni (reddito, residenza); • la famiglia fondata sul matrimonio tutelata dalla Costituzione - per le norme su lamentate - sia fiscalmente penalizzata. Alla ministra per le pari opportunità vorrei far notare la discriminazione esistente nei confronti delle donne che, come spesso è avvenuto in passato, hanno dovuto o scelto di dedicarsi alla cura dei figli quando i figli c'erano e le tutele mancavano. Queste donne si trovano a non avere una pensione o ad avere una pensione molto bassa mentre il marito ha dovuto lavorare di più ed avere trattenute progressivamente più alte;


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non possono godere di crediti d'imposta e non possono quindi godere di agevolazioni a causa della loro povertà mentre la famiglia non può nemmeno godere di altri benefici a causa della “ricchezza” del marito: in gran parte dei casi penalizzare la famiglia equivale a penalizzarle. Letture Con i tempi che corrono è forse eroico fermarsi, ma talvolta ne vale la pena. Basta un clic e si passa da una notizia ad un'altra: basta collegarsi ai siti giusti e le notizie si susseguono una dopo l'altra, magari frammiste a insulti, volgarità, stupidaggini. Copio e incollo: “2768 notizie postate nelle ultime 24 ore.” Dedicando otto ore a quell'unico sito dovrei leggere 346 post all'ora, mediamente uno ogni 10,4 secondi. Naturalmente non resto solo in quel sito, non leggo tutto quello che propone, non vorrei viaggiare in internet per otto ore al giorno. Così molte cose mi sfuggono e molte le leggo di sfuggita; arrivo a considerare una perdita di tempo leggere post lunghi, soffermandomi soltanto sugli articoli degli opinionisti dei giornali on line o di qualche particolare cronaca. Aggiungo che non sono un fulmine nel leggere e che anche quando scrivo ci metto il mio tempo, cercando e sperando di farne perdere il meno possibile ai miei lettori. Ma ogni tanto vado a vedere questo blog. Non tutti i giorni, per i motivi che ho detto e perché non mi è possibile leggerlo velocemente: devo farlo con calma e non sempre posso. Non so esprimere motivati giudizi su cosa e come vi si scrive, dico solo che quando sono del giusto umore mi piace fare un giretto da quelle parti. Riposa in pace "Carpe diem", vivere giorno per giorno senza pensare al passato è senza preoccuparsi del futuro è molto moderno, seppur molto antico. Anche per chi dice che il precariato è un male perché impedisce di pensare al futuro, in realtà talvolta lo è perché impedisce di non pensare al futuro al giorno dopo - e di vivere spensieratamente una lunghissima gioventù. Io non sono più giovane dalla fine della naja moltissimi anni fa; del futuro ancora mi preoccupo ma ormai, mio malgrado, si limita a dove prima o poi finirò.


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Mi scombussola un po' pensare che dopo essermi lamentato per tutta la vita dell'invadenza burocratica alla fine sarà anche peggio. L'ideale per i burocrati è assegnarci un codice e identificarci con quello in vita e in morte, incasellarci in vita in anonimi condomini, contraddistinti da un numero (in Liguria un civico blu, ché il civico rosso serve alle imprese) e poi in ordinati campi-non-più-santi, con tombe tutte uguali e con un solo codice di 16 caratteri, formato Arial, che dice tutto il dicibile: nome e cognome abbreviati, sesso, data e luogo di nascita. Un bel timbro-datario comunale, a certificare data di decesso e la regolare procedura burocratica: e nient'altro. Se qualcuno fosse interessato, può leggersi l'articolo di 'Avvenire' su quello che succede a Lugo di Romagna. Potere della TV Immancabilmente è sempre colpa della TV. Colpa della TV e di che la domina. Anche questa volta Franceschini lamenta: "E' stato come giocare tutto il campionato in trasferta, come salire sul ring con un braccio legato dietro la schiena." Personalmente penso che abbia ragione a dire che è colpa della televisione: è grazie alla TV che ha potuto farsi vedere e dire quello che ha convinto molti a votare per il suo avversario. Se se ne stava tranquillo potevano anche pensare che meritasse un po' di fiducia: in fin dei conti se la sarebbe meritata, almeno per il coraggio di prendere in mano un PD che sembrava allo sbaraglio. Credo che abbia fatto tutto il possibile per avere i voti degli estremisti del suo schieramento. Non so se c'è riuscito, ma sarebbe stato più vantaggioso cercare di conquistare voti nel campo avverso: valgono il doppio, un voto in meno contro e uno in più a favore fanno due voti utili a ridurre la distanza. Ma se si dichiara che chi ha votato per l'avversario è solo succube della TV, uno sprovveduto che si fa turlupinare, uno stolto plagiato, difficilmente si ottiene il suo voto. E ripetere molte volte alla televisione, in molte televisioni, che l'avversario vince solo grazie alla televisione mi pare poco credibile e un insulto al buon senso degli elettori. Qualche volta si deve ammettere che se si ottengono o non si ottengono i risultati sperati non è sempre merito o colpa dell'attrezzo usato ma molto spesso "del soramànego" (come dicono dalle mie parti), di chi usa l'attrezzo.


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Accade a Viggiù Sandy Cane. Forse sarà un caso, ma viene perlomeno da sorridere sentendo la notizia che il primo sindaco "di colore" in Italia è stato eletto dai leghisti, nelle liste della Lega Nord. Certo la signora neo-sindaco di Viggiù è solo "abbronzata" come Obama, certo come Obama è un po' colorata solo per via del padre (e non per quell'incendio che i pompieri della canzonetta volevano spegnere con la benzina); sta di fatto che mostra orgogliosamente la coccarda leghista ed è stata votata dal popolo padano, da molti tacciato di xenofobia e razzismo. Forse il diavolo non è così brutto come lo si dipinge o forse non è dipinto così brutto come si pensa, norditaliano o nordafricano che sia. C'è chi "discrimina" le persone sulla base della loro laboriosità, onestà e rispetto delle norme e chi sulla base della militanza politica e luogo di residenza, attribuendo loro diavoli più brutti di quelli che dipingono o magari criticandole perché non li dipingono come un angeli. Se poi succede che su cento persone con i baffi novanta sono tipi poco raccomandabili (o che su 100 delinquenti 90 abbiano i baffi), mi par normale diffidare dei baffuti, salvo poi invitare a cena chi si dimostra una brava persona con i baffi. Non si deve generalizzare, ma le statistiche devono pure insegnare qualcosa. Una rondine non fa primavera, ma la signora sindaco di Viggiù attesta che lì si bada ad altro che al colore della pelle; forse altrove si giudica dal colore degli occhi, dei capelli o del fazzoletto, che non dev'essere verde. Aritmetica (Se le cose stanno così). Anno scolastico. Sul "documento di valutazione" di mia nipote trovo "1° quadrimestre│Finale". Ricordo "pagelle" con "1°trim.│2°trim.│3°trim.", mi dicono che ora ci sono due quadrimestri. Calcolo: tre trimestri=9 mesi, due quadrimestri=otto mesi. Che ne è stato del mese mancante? Giorni di scuola • 1 anno = 365 giorni = 12 mesi • 1 settimana = 7 giorni • 365/7/12 = 4,3 settimane medie mensili


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All'età di mia nipote andavo a scuola 6 giorni alla settimana, quindi • 6 x 4,3 x 9 = 232 giorni di scuola Mia nipote invece ci va per cinque giorni alla settimana, quindi • 5 x 4,3 x 8 = 172 giorni di scuola. I ragazzi d'oggi imparano prima: 60 giorni in meno. Retribuzione. • Tizio: orario di lavoro 18 ore alla settimana, stipendio netto 1000 euro al mese. 18 ore x 4,3 settimane x 8 mesi = 619 ore di lezione annue. 1000 x 13 = 13000 stipendio annuo di cui per esami e altro 1000 (13000-1000)/619 = 19,4 euro per ora di lezione. • Caio: 40 ore x 47 settimane(=52annue-5ferie) = 1880 ore lavorate. 1200 x 13 = 15600 stipendio annuo 15600/1880 = 8,3 euro per ora lavorata Chi ha più titolo a lamentarsi? Quorum Perché un referendum abbia effetto la Costituzione prevede che lo approvi la maggioranza della maggioranza degli aventi diritto al voto, ma serve la maggioranza degli elettori se il dissenso si esprime con l'astensione. Non sarebbe più semplice votare solo per il SI, magari abbassando il quorum? Chi vuole abrogare la legge vota, chi non lo vuole non vota ed è tutto chiaro. Oppure si abolisca il quorum: chi è interessato a esprimere il suo parere lo fa, gli altri si adeguano al parere della maggioranza di chi si è espresso, pochi o tanti che siano. E per evitare referendum che non interessano nessuno o quasi, si alzi il numero necessario di richiedenti. Naturalmente si dovrebbe cambiare la Costituzione, ma anche la legge fondamentale della Repubblica è stata fatta da uomini del tempo e non infallibili, e lo sapevano. Quando scrivevano allora non potevano immaginare il tempo attuale, quando scrivevano "Art. 52. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino." probabilmente non immaginavano l'Italia di oggi.


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Escort Avevo trovato molte definizioni, ma non avevo trovato questo termine: e pensare che io andavo con l'escort per accompagnare i bambini a scuola e mia moglie non aveva niente da ridire! Con l'auto, intendo. Estate Torna l'estate e con l'estate le Feste e la spiaggia. Festa Democratica. C'era il PCI e la "Festa dell'Unità", ora c'è il PD e la Festa Democratica. Stando al vocabolario dovrebbe essere alla buona con gente alla mano, affabile, cordiale con tutti, con prezzi democratici che però mi fanno capire perché non tutti possano arrivare alla fine del mese. In una di queste feste ho visto su un padiglione l'insegna "A.N.P.I.- i resistenti continuano". Se, come credo, si tratta dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia fondata dai partecipanti alla Resistenza italiana contro l'occupazione nazi-fascista, i più giovani dei resistenti avranno avuto 15 anni nel 1945. Basta un semplice calcolo per rendersi conto che oggi la maggioranza di loro ha superato l'ottantina: se la frase significa che continuano a resistere, mi viene da pensare che alla nostra età la resistenza più impegnativa potrebbe essere quella necessaria per poter arrivare a un gabinetto. Spiaggia libera Non mi piacciono gli stabilimenti balneari: il nome mi ricorda il lavoro e tutti quegli ombrelloni e sdraio - uniformi e allineati - mi ricordano la naja. Vado nella spiaggia libera. Il mare è pulito e non sporca la spiaggia, anzi, ma ci sono ovunque filtri di sigaretta. Ci sono in giro anche carte d'involto, lattine e scatolette di bibite, alcuni sacchetti e bottiglie di plastica, ma c'è sempre anche qualche anima buona, qualche buon vecchietto che provvede a portare negli appositi contenitori anche quello che altri maleducatamente hanno lasciato dov'erano, ma non può tutto. È noto che gli italiani non vogliono fare certi lavori, ma non mi sembra un lavoro eccessivamente gravoso non gettare cicche ovunque ci si trovi o portare bottiglie e sacchetti vuoti nei non lontani bidoni. Ci si lamenta delle tasse troppo alte ma si pretende che il Comune provveda ad assumere qualche straniero che ci segua e raccolga le nostre cicche,


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quando basterebbe tenerle in un pacchetto di sigarette vuoto, invece di gettare questo e quelle su marciapiedi, aiuole, strade, spiagge o dove capita: lavoro troppo faticoso, rifiutato dagli italiani. Certo i bimbi che crescono con genitori che si comportano così, così cresceranno; non so se a scuola insegnano educazione civica, ma se si insegna come civilmente comportarsi forse un giorno anche in Italia le gente sarà rispettosa della legge e del prossimo, almeno quelli che si ritengono onesti cittadini. Stalking Leggo sui giornali che chi molesta qualcuno in Italia commette reato di stalking ed è punito anche se non è cittadino britannico, non sa l'inglese e parla solo l'italiano, lingua un tempo ufficiale nel Paese. Mi chiedo se per chi prende a schiaffi il prossimo sia previsto il reato di sberling. Vietato vietare Sento dire che vietare una cosa considerandola reato è dannoso perché fa aumentare il numero dei procedimenti penali intasando la Giustizia. Non mi sembra il modo corretto per valutare l'opportunità di una norma. Che la Giustizia sia già intasata è fuori di dubbio, ma dubito che di questo non ne sia responsabile anche la Magistratura e quei magistrati che difendono non solo la loro autonomia ma anche i loro privilegi, che si avvalgono della teorica obbligatorietà dell'azione penale per la pratica scelta dei casi più graditi, solitamente quelli che danno maggiore visibilità o opportunità politiche. Quando lavoravo non andavo in ferie prima di avere smaltito tutto l'arretrato e le incombenze in scadenza, invece ci sono magistrati che se ne vanno belli belli a godersi vacanze né brevi né poco costose mentre l'innocente resta in galera in attesa di giudizio e il colpevole va libero per la scadenza di non brevi termini. Se si vieta e punisce un'azione ci si attende che questa diventi sempre meno diffusa e magari cessi. I casi da giudicare dovrebbero essere sempre meno dei casi preesistenti, ma così potrebbe non essere se i processi non avessero conseguenze, se si riducessero ad una formalità, ad una perdita di tempo, se le pene non venissero applicate, ipotesi non assurda in questo Paese. Allora chi commette quell'azione continuerebbe a farlo ed altri


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sarebbero incentivati a imitarlo e a ridersela di norme e divieti, già succede. Altri sono i modi per giudicare la validità di una norma, altri quelli per rimediare alle carenza dell'apparato giudiziario e fra questi non può esserci la preconcetta (o interessata) ostilità ad ogni tentativo di cambiare le cose. Se non si introducono nuovi reati solo per evitare nuovi processi, per risolvere il problema giustizia basterebbe eliminare tutti i reati esistenti, fare una bella amnistia e delle carceri alberghi e delle guardie camerieri, licenziare (o non assumere, se non si ha fretta) giudici, poliziotti, ecc. Non servirebbero nemmeno parlamentari per fare le leggi, né docenti di diritto e avvocati se non esperti in diritto internazionale, né tanta burocrazie per le pratiche amministrative e nemmeno partiti e congressi di partito. E magari qualcuno dirà che non sarebbe tanto peggio di adesso. Insegnanti Metterla sul piano del "razzismo" crea sempre attenzione, ma forse sarebbe meglio vedere le cose per quello che realmente sono, senza preconcetti o vittimismi. Non affermo nulla, mi limito a fare alcune considerazioni, da inesperto della materia. Che possa dar fastidio agli abitanti delle regioni settentrionali avere insegnanti e giudici quasi tutti meridionali può essere vero, come probabilmente darebbe (ha dato) fastidio ai meridionali sentire giudici, guardie, insegnanti esprimersi ostentatamente con accento torinese. Tuttavia, da quello che ho potuto capire il problema - o il pretesto - è avere insegnanti bravi a fare il loro lavoro. Potrebbe andar bene anche un fuegino se fosse più bravo di un insegnante veneto, ma se non lo è non è proprio il caso di preferirlo. Dare ingiustamente del razzista è razzismo, come lo è vedere razzismo in ogni valutazione negativa nei confronti di qualcuno della propria "razza". Sembra che gli insegnanti meridionali siano sovrabbondanti nelle proprie regioni non per la sovrabbondanza di geni - che pur ci saranno, come ci sono stati - ma per una troppo accomodante valutazione: un attestato di merito non si nega a nessuno, come a nessuno si nega un dotto', todos caballeros. Al contrario gli insegnanti settentrionali "qualificati" scarseggiano non perché siano stupidi congeniti ma perché più severi sono i criteri di giudizio.


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Dire che da una parte prevale una mentalità austrungarica-piemontese e dall'altra una borbonico-spagnolesca, si rischia l'accusa di razzismo. Potrebbe essere che i sospetti dei settentrionali siano del tutto infondati: non dovrebbe essere complicato verificarlo se i giudizi fossero espressi dagli stessi giudici, ammettendo una volta tanto che non siano razzisti e giudichino con lo stesso criterio il candidato di Bolzano e quello di Palermo. Sarebbe però bene che chi insegna non si senta provvisoriamente in trasferta, del tutto avulso dalla comunità che lo circonda e solo in attesa di potersene tornare alla sua terra, senza sapere niente di usi, costumi, tradizioni, parlata dei suoi studenti. Non ha senso fare esami di dialetto spesso diverso da luogo a luogo della stessa provincia - ma vorrei che gli insegnanti cercassero di parlare un buon italiano: personalmente non mi piacerebbe che i miei figli scrivessero "sabbado andrò da Luiggi". Inflazione Secondo il vocabolario inflazione è: 1. econ. Processo di costante e generalizzato rialzo dei prezzi. 2. fig. Aumento quantitativo, eccessiva diffusione di qlco. che ne determina la perdita di valore. Mentre nel primo significato l'inflazione a luglio in Italia è stata la più bassa dal 1959, nella seconda accezione credo che per moltissime cose non sia mai stata così alta nel mondo. Radio, televisione, giornali, telefonini, PC, notebook, palmari c'inondano con un mare di notizie in cui è anche difficile pescare quelle interessanti fra le tante banali, inutili, ripetitive. Stupro era una parola che pochi conoscevano, oggi non passa giorno senza averne notizia. Magari succedeva anche un tempo, ma oggi si beve caffè e notizia di stupro: o ci si abitua o non si beve più il caffè. E lo stesso vale per furti, rapine, omicidi con le armi più varie compresa l'automobile, anche se in questo caso si parla di "auto impazzita", forse in circolazione grazie alla legge Basaglia. Poi ci raccontano di Tizia che ha lasciato Caio per mettersi con Sempronio che s'è stufato di Sarah che ora "esce" con Fermo, cugino di Lucrezia ex 1^ moglie di Pietro e 3^ di Paolo e attuale compagna di Tommaso detto Didimo, appunto. E ogni estate ci dicono che fa caldo e la gente fa la coda in autostrada per andarsi a riposare, in inverno che fa


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freddo e la gente fa la coda in autostrada per andare a sciare, in primavera e in autunno che non ci sono più le mezze stagioni, e mai un giorno che la temperatura sia esattamente quella media del mese (scandaloso!). Non meno inflazionate sono le fotografie. Comperare la pellicola, farla sviluppare, fare stampare le foto richiedeva una certa spesa e i soldi erano pochi: tranne quelli che di foto vivevano e quelli che di soldi ne avevano, non erano moltissimi a avere una macchina fotografica e tanti di questi facevano foto con parsimonia, se proprio ne valeva la spesa, e non tutte riuscivano. Ora le foto si fanno e si mandano anche telefonando, se ne possono fare migliaia solo spendendo per l'attrezzatura (magari costosa) o per la stampa: poi si scaricano sul PC e - volendo - in rete dove tutti possono vederle. Ce ne sono milioni, di bellissime, di belle, di così e così e di brutte e ognuno può scegliere secondo i suoi gusti. Per secoli il problema è stata la scarsità di cose, la carestia; abbondava solo quello che non si voleva: malattie, fatica, patimenti. Ora il "problema" è la sovrabbondanza che complica la scelta, l'inflazione che fa perdere valore. Una foto era una cosa preziosa, da conservare con amore: oggi è una cosa senza valore, si dà un'occhiata e si passa a un'altra, tralasciando molte che nel frattempo si sono rese accessibili. Resta il piacere di scattare foto per se stessi, potendo sbagliare senza pagare. Lo stesso vale per i filmati, un tempo praticamente inesistenti e oggi alla portata di chiunque, da chi va all'asilo infantile a chi è in quello per anziani (ma più bravi sono i primi). Passando dalle pietre scolpite, alle tavolette incise, ai papiri, alla pergamena, alla carta, dagli amanuensi alla stampa, dagli incunaboli ai giornali stampati, la quantità di parole scritte e lette è via via aumentata e la fatica materiale di scriverle diminuita. Con l'avvento del computer, dei programmi di gestione dei testi, di Internet la possibilità di scrivere è esplosa: è estesa a tutti, abbiano o no qualcosa da dire, sappiano o no dirla. Così gli scriventi sono diventati innumerevoli e gli "scrittori" numerosi. Col crescere delle parole scritte forse sono aumentate anche quelle lette, ma in mezzo a tanta abbondanza il lettore ha il non piccolo imbarazzo della scelta: ci sono più aghi nel pagliaio, ma questo è diventato immenso. Nonostante gli aiuti di Google, se non si beneficia di qualche dritta ci vuole molto più tempo per scartare l'inutile che per leggere l'utile. La vita si allunga, ma le giornate restano di 24 ore, e ogni giorno si deve mangiare, dormire, distrarsi, fare sport, tante altre cose e magari


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anche scrivere, come sto facendo io, come stanno facendo tantissimi altri, ogni giorno sempre più seppellendo in una montagna di testi terrosi i pochi testi preziosi che non si avrà il tempo di trovare. "Chi trova un amico trova un tesoro", si diceva un tempo. E un amico era un tesoro, un vero amico era ed è un raro tesoro. Si ha invece l'inflazione dei cosiddetti o sedicenti amici, soprattutto grazie ad Internet e ai suoi derivati. Entri in un qualche sito, ti registri e puoi chiedere o accettare di diventare amico con un qualsiasi altro registrato. Da cosa nasce cosa e diventi amico dei suoi amici e degli amici degli amici, tutte persone di cui non conosci nemmeno il nome, non sai dove abitino, chi siano e se quello che dicono sia vero o falso: insomma gente di cui non ti puoi fidare, e possono essere migliaia. Un amico è raro, ma la parola "amico" in certi contesti ha perso ogni valore, inflazionata più del Reichsmark. Si poteva leggere un intero romanzo come "I promessi sposi" senza trovarvi se non un accenno al rapporto sessuale ("la sventurata rispose"). Ora difficilmente si può leggere anche un piccolo racconto che non contenga almeno una dettagliata descrizione di coito. Pure considerando le variazioni, è un tema antico e la storia necessariamente ripetitiva e decisamente inflazionata, così perdendo il discutibile valore iniziale. La stessa cosa vale per il sesso parlato e praticato, diventato talmente abituale e banale da non valere e soddisfare molto più di qualsiasi altra quotidiana funzione corporale come mingere o defecare. Una forma nobilitata del sesso viene definita "Amore", anche questo inflazionato sia come definizione sia nella sostanza. Può essere egocentrico, egoistico, tirannico, dispotico, ossessivo, possessivo e viene sempre detto amore, mentre un amore rispettoso, reciproco, disinteressato, generoso può durare un niente ed essere sostituito da un altro amore equivalente. Molti amori, quindi, un'inflazione di amori svalutati. Per molti - ma non per tutti - c'è sovrabbondanza di cibo, un'inflazione di merendine e altro cibo pronto che non fa più desiderare e apprezzare un semplice pezzo di pane-burro-marmellata o pane-e-olio. Magari desideriamo il piatto che la mamma ci faceva per il nostro compleanno, ma tutto il resto è indifferente, di valore solo pecuniario, privo del grande valore del desiderio: quello che vogliamo lo vediamo e lo comperiamo, semplicemente e banalmente. E non cè più il piacere dell'attesa, di aspettare, di desiderare (essere "promosi", diceva mia mamma) di un frutto


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di stagione, di un piatto un tempo fatto raramente: gnocchi, "fugassa", sopressa, e anche baccalà alla vicentina o i semplicissimi "bigoli con la sardela" (o forse sì, se fatto da mamma come un tempo). Anche per i bambini - i nostri - c'è l'inflazione dei giocattoli: ne hanno moltissimi, non fanno a tempo a desiderarne di nuovi che subito arrivano. Non aspettano la Befana o il compleanno. Il "valore" di un giocattolo fra i tanti non può essere pari a quell'unico giocattolo, a lungo atteso che forse arrivava e forse no, alla bicicletta sognata per anni. Forse solo quando saranno più grandi dovranno attendere qualche mese per avere la motoretta: adesso hanno la stanza piena di giocattoli, vuota di fratelli e giocano con la play-station o un pezzo di legno. L'ora legale Già prima di Benjamin Franklin avevano pensato all'ora legale, ma ci rinunciarono perché per adattare le meridiane sui muri delle case avrebbero dovuto sollevarle da un lato ed avere i pavimenti inclinati di 15°da marzo a ottobre. Avevano anche pensato di non affrescare o inglobare nel muro il quadrante ma di usarne uno mobile imperniato sulla base dello stilo, da spostare e fermare con un piolo: ma lo rubavano e non ci pensarono più (anche perché non capivano quale vantaggio ci fosse d'estate a fare un'ora prima il pranzo di mezzogiorno). P.S. Perdonatemi la scemenza, ma con questo caldo ho cercato un po' ... di freddura. Fuori dal coro Un tempo erano pochi coloro che se ne lamentavano: gli operai non pagavano R.M. (Ricchezza Mobile) e il problema dell'equità e dell'evasione fiscale non li toccava. Se non ricordo male - era molti anni fa - sul mio stipendio però c'era la "trattenuta di R.M. cat. C2". Quando le imposte furono trattenute sulla retribuzione di tutti i dipendenti ne fui contento perché così - finalmente - l'iniquità fiscale sarebbe stata percepita e combattuta da molte altre persone e dai sindacati. E così è stato; tutti ne parlano, tutti condannano l'evasione fiscale che dicono tuttora abnorme ed enorme, anche se molti sono evasori ma stimano - non quanto gli altri. A volte sono onesti solo perché


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impossibilitati a non esserlo. Pochi erano più arrabbiati di me contro chi evade imposte o tasse. Ho però potuto constatare a mie spese quanto rapace possa essere il fisco, come possa legalmente effettuare un'ingiustizia approfittando dell'onestà e ingenuità del cittadino che si aspettava un fisco altrettanto onesto. Se prima pensavo che chi non paga quanto lo Stato richiede si comportasse da ladro nei confronti degli altri cittadini, ora arrivo a pensare che possa invece trattarsi di legittima difesa, talvolta di un eccesso di legittima difesa: non si limita a non farsi derubare ma a sua volta deruba quello che ritiene un ladro. Con questo non voglio giustificare tutti gli evasori, quelli che scientemente e criminalmente si arricchiscono a spese della comunità, ma considero la possibilità che talvolta non di briganti si tratti ma di gente timorosa di essere rapinata, che ritenendosi obbligata a scegliere tra l'essere derubata o rubare, opta per quest'ultimo. Se si vuole che i cittadini siano onesti col fisco, il fisco dovrebbe dare l'esempio ed essere onesto con i cittadini. Sbagliano i cittadini che vogliono i servizi senza pagarne il costo, ma ancor più sbaglia lo Stato (e derivati) a far pagare ai cittadini prezzi esorbitanti per servizi carenti o inesistenti. Un cittadino onesto può sentirsi obbligato a contribuire al buon funzionamento dello Stato, ma appunto perché onesto non può accettare di pagare di tasca sua sprechi, corruzione e clientelismo. Uno Stato corretto, non esoso, non ingiusto, senza sprechi e favoritismi, con leggi semplici e chiare che permettano agli onesti (ingenui) di osservarle senza rischi di sbagliare e non consentano ai disonesti (furbi) di aggirarle, uno Stato che ha fiducia nell'onestà dei cittadini può avere la fiducia dei cittadini, può e deve pretendere da essi onestà e condannarli duramente se mancano. Questo in Italia non succede e non me la sento di unirmi al coro per gridare solo contro gli evasori. Emergenza 112, 113, 114, 115, 117, 118, 1515, 1530. Carabinieri, Polizia di Stato, Emergenza Infanzia, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Emergenza Sanitaria, Antincendio Boschivo, Emergenza Mare. Se uno si trova davanti


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a un'emergenza va a casa, si collega a Internet, cerca con Google "Numeri emergenza", trova l'elenco, valuta quale sia il più idoneo, lo chiama, espone il caso, gli rispondono di rivolgersi ad un altro numero, che chiama e forse è quello competente. Con tutti questi numeri da trovare o memorizzare non meraviglia se poi uno dà i numeri o li gioca al super enalotto. D'accordo, ci sono i telefonini che memorizzano e aiutano ma c'è anche chi non ama i telefonini. Non sarebbe più semplice potersi rivolgere ad un unico numero, trovarvi una persona competente che sa per esperienza e per dovere a chi passare le telefonata o incaricare del caso? Magari potrebbe essere il 9-1-1, che quasi tutti conosciamo grazie ai telefilm U.S.A. Crediti scolastici Non so cosa siano, ai miei tempi non esistevano. Ma un credito deve essere una cosa buona, qualcosa che è meglio avere che non avere, e leggo che vengono attribuiti agli studenti che svolgono una qualche attività facoltativa prevista dai programmi scolastici. Sembra che anche imparare a mettersi una gamba dietro la testa in posizione yoga meriti il riconoscimento di un credito concorrendo alla conoscenze, alla formazione, alla cultura, alla maturità dell'allievo. L'ora di religione invece no, perché così ha deciso il TAR del Lazio. Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per affermare questo, ma personalmente mi lascia un po' stranito. Girando per l'Italia, girando per l'Europa la prima cosa che visitavo nelle città o nei paesi era il Duomo, la Cattedrale, la Seu, una qualche parrocchiale insomma una chiesa: era e conteneva storia e arte. A quanto ne so senza religione non avrebbe senso la loro esistenza; senza il cristianesimo non ci sarebbero state chiese bizantine, romaniche, gotiche, barocche; senza ebraismo o islam non ci sarebbero sinagoghe o moschee (penso a Toledo e a Còrdoba). Non so in cosa consista l'ora di religione a scuola, ma anche se si limita alla religione cattolica mi sembra possa essere una cosa utile se non altro per cercare di capire il perché di tanto patrimonio culturale, Divina Commedia compresa. Da casa a casa Ho scoperto d'avere sempre sbagliato casa, non a trovarla ma a dirla.


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In un sito dove si discute di lingua italiana ho letto "Prezioso il link del DOP (Dizionario d'Ortografia e Pronuncia), ma sono un po' deluso: riportano la pronuncia alternativa di "colonna", ma non segnalano l'esistenza di quelle di "casa" e di "zio" e poi "Eppure, un italiano che pronunci "casa" come fanno al nord, non sarà percepito come una persona ignorante che parla in maniera scorretta" La cosa mi ha incurisito. Qui al Nord non mi pare avere mai sentito qualcuno dire casa in modo sbagliato: qualche commilitone diceva "baita" o "ca'", ma tutti se dicevano casa dicevano casa, esattamente come lo dicevo io. Allora penso di non avere capito come pronunciano "casa" in qualche parte del Nord e chiedo. La risposta è: "Come "rosa". Mai avrei pensato che si potesse (dovesse) dire in modo diverso, ma in effetti sul DOP la pronuncia è resa con [casa], [sole], [ro∫a]. Casa è una delle prime parole che ho imparato, da settant'anni ho sempre sentito dire e detto ca∫a. Nel normale alfabeto italiano la ∫ non c'è e di regola s fra vocali suona come in ro∫a. È pur vero che io dico Presidente e non Pre∫idente, ma pensavo di sbagliare. Ed è anche vero che basta guardare in un buon vocabolario con la trascrizione fonetica e si sa quale dev'essere la corretta pronuncia, ma non è così semplice come credono gli esperti, i linguisti che si occupano della materia. Anche se fosse semplice, mai e poi mai mi sarei sognato di andare a controllare la pronuncia di una parola così usuale sulla quale non potevo avere dubbi di sorta: "vieni a ca∫a" diceva mia madre, "compiti per ca∫a" diceva la maestra, "andiamo a ca∫a" si diceva in ufficio e se qualcuno diceva [casa] io capivo [ca∫a] o pensavo avesse un difetto di pronuncia, se non era spagnolo. Non amando molto le doppie, se quì diciamo [casa] suona come [cassa] ed è sempre meglio stare in ca∫a che in cassa. A quanto ne so l'italiano deriva dal toscano ma non è toscano e un italiano "standard" forse dovrebbe essere un compromesso accettabile o accettare le varie parlate. Ho fatto sentire a mia moglie la "corretta" pronuncia del suo cognome in àn e si è messa a ridere. Si può pretendere che io pronunci le elle e le doppie quando sono scritte, ma pretendere che sabbato vada accasa di Luiggi a mangiare harne toscana mi sembra un po' troppo. Un tempo si diceva che è meglio mangiarsi un po' di po'enta che tanta hahha; parlando, ovviamente.


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Frasi fatte “Qui gladio ferit, gladio perit”. “Chi la fa l'aspetti”. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. “Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt”. “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? (Lc 6, 41)”. Medice, cura te ipsum”. “Chi ha orecchie per intendere, intenda”. Kabul Non si può non rattristarsi per la morte di una persona e non condividere il dolore dei suoi famigliari, ancor più per la morte di più persone. Più esse ci sono vicine più è grande il dolore: soffriamo per la morte di un familiare, un po' meno per quella di un parente e via via meno per la morte di un compaesano, di un connazionale, di un europeo. La morte degli altri sembra non interessare nessuno: "è caduto un aereo, 150 morti, nessun italiano a bordo" e i 150 morti non sono che un numero. Ci sono volute le migliaia di vittime di New York (fra cui europei e italiani) per sensibilizzare per qualche tempo le nostre coscienze, forse solo per paura di essere nel mirino.Dei civili afghani morti con i sei italiani si dice di sfuggita, come di cosa abituale. Non giudico se sia o no giusto che i nostri militari siano in Afghanistan, ma non è la morte di uno o sei militari che può fare di una cosa giusta una cosa ingiusta. Chi vive rischia di morire, alcuni lavori comportano più rischi di altri: è doveroso cercare di ridurre al minimo i pericoli ma è quasi impossibile eliminarli del tutto. Anche l'impiegato che facesse il lavoro meno pericoloso del mondo può rischiare di morire investito da un'auto mentre si reca in ufficio. Fare il militare implica il rischio di usare le armi contro qualcuno e che qualcuno usi armi contro di te. Le "missioni di pace" dove spadroneggiano uomini armati comportano l'uso delle armi: se così non fosse basterebbe mandare volontari armati di buone intenzioni, magari ben pagati e pronti a scappare in caso di pericolo. Il lavoro è rischioso: chi consapevolmente lo fa merita tutta la mia riconoscenza. È giusto valutare l'opportunità o la necessità di partecipare a tali missioni, valutare se l'interesse della nazione o dell'umanità vale i rischi che comporta, il prezzo da pagare. Voglio sperare che nessuno pensi che poliziotti e carabinieri debbano restare in caserma per non correre rischi


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con i delinquenti: sarebbe inutile avere forze di sicurezza, come sarebbe inutile un esercito se all'occorrenza non fosse usato. Ma ci sarà sempre qualcuno che durante i funerali di militari caduti grida "Pace subito!" o se vede picchiare e stuprare sua moglie si siede in un angolo e da uomo pacifico sussurra: "fai pure con comodo!" Digitale terrestre Nelle province di Torino e Cuneo si passa al digitale terrestre e per vedere la TV si deve acquistare un decoder o un nuovo televisore. Coloro i quali non hanno voglia o possibilità di fare questa facoltativa spesa suppletiva si troveranno con un apparecchio inservibile, un non-televisore. Naturalmente a queste persone, che per decisione altrui (governativa?) si trovano a non più possedere un apparecchio atto a ricevere i programmi televisivi, verrà rimborsata la quota di canone già pagato relativa al periodo per il quale sono stati privati del televisore. Quote rosa Sono per la parità uomo/donna (e i lavori di casa li facciamo un giorno io e uno mia moglie) ma non mi convince la decisione del TAR di Lecce di annullare la Giunta provinciale di Taranto perché non vi sono donne. La decisione sarà senz'altro ben motivata da norme e regolamenti. La capirei se ad una donna si fosse preferito un uomo meno meritevole, ma non se il motivo fosse solo che deve esserci comunque almeno una donna in giunta. Per lo stesso motivo dovrebbe essere riservato un posto in giunta a un mancino, a uno dai capelli rossi, a un omosessuale, a un sordomuto, a un musulmano, a un ebreo, eccetera: anzi due posti, uno per un uomo e uno per una donna. Democrazia a rischio? Alla Camera dei deputati si discute: un tale dell'IdV (sta per "Italiani del Vituperio"?) appella mafiosi i colleghi, gli animi si riscaldano, l'assemblea si agita e la Presidente Rosy Bindi interviene dicendo: "sospendo l'aula, sospendo l'aula". Essendo impossibile sospendere a non so quale appiglio l'aula di Montecitorio, penso che la signora si riferisca agli onorevoli deputati. Se il


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presidente della Camera dice "l'aula approva" capisco che i deputati approvano, magari a maggioranza; ma se dice che vuole sospendere l'aula posso capire che voglia sospendere i deputati, magari a una forca. Per quel che la conosco, la signora Bindi è volitiva, ha grinta, ha carattere e mi preoccupo. Ma alla fine si limita a sospendere la seduta. Non capisco Mah, non capisco. "I tuoi figli sono uno più bello dell'altro" è un complimento, anche se ne consegue che uno è più brutto dell'altro. "Tizia è più bella che intelligente" è un'offesa. "Tizia è più intelligente che bella" è un offesa o un complimento? "Tizia è intelligente quanto bella" è un'offesa se si ritiene brutta e un complimento se pensa di essere bella? E viceversa? Più eguali Forse lo strano sono io, ma mi sembra strano che appena finito di benedire la Corte Costituzionale per avere ribadito che siamo tutti eguali di fronte alla legge ci si scandalizzi perché non viene approvata una norma che (a quanto ho capito) prevedeva aggravanti nel caso che vittima di un reato fosse un omosessuale. Devo ritenere che una bastonata o un insulto fa più male a un omosessuale che a qualsiasi altra persona? Queste discriminazioni "a favore" mi paiono non meno "razziste" di quelle "contro", privilegi di persone più eguali delle altre. Questa orwelliana costatazione vale anche al contrario. Per incentivare ristrutturazioni o migliorie verdi si danno incentivi fiscali. Ma ci sono persone che di questi incentivi non possono beneficiare, perché sono troppo povere, meno eguali delle altre. Una persona è proprietaria di una casa, una vecchia casa ereditata, e vive con una pensione talmente bassa da non dovere pagare imposte. Se deve fare qualche lavoro alla sua casa non può beneficiare delle esenzioni cui invece hanno diritto proprietari più ricchi di lei. Il suo vicino può scalare parte della spesa dall'IRPEF ma lei no: è troppo povera per avere imposte da pagare e dovrà rassegnarsi ad indebitarsi per un importo superiore o cercare di pagare il meno possibile, magari in nero. Imposte o tasse In "il Sabatini Coletti Dizionario della lingua italiana" trovo tuttora:


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• imposta2 [im-pò-sta] s.f. • fin. Quota del reddito prelevata dallo Stato o da un ente pubblico ai contribuenti per finanziare l'organizzazione statale e tutti i servizi necessari alla collettività SIN tributo (impropr. tassa): pagare le i. || i. diretta, quella che colpisce il reddito o il patrimonio | i. indiretta, quella che colpisce i beni di consumo | ufficio delle i., quello periferico dell'amministrazione finanziaria, incaricato del controllo fiscale | prelievo d'i., riscossione di una tassa • sec. XIII • tassa [tàs-sa] s.f. 1 Tributo che viene corrisposto allo Stato o ad altro ente pubblico per il godimento di certi servizi 2 Nel l. com., imposta sul reddito: pagare le t. • sec. XIV Va bene che nel linguaggio comune si usa tassa per imposta, ma se le due voci indicano due cose sostanzialmente molto diverse non capisco perché ministri, politici, esperti e giornalisti non le usino in modo più appropriato: molto probabilmente col tempo la distinzione sarebbe recepita anche nel linguaggio comune. C'era una volta C'era una volta un Re; una volta diventato re lo era tutta la vita: era una monarchia. Ora c'è il Presidente; una volta diventato presidente lo è per un tempo predefinito, prorogabile: non é una monarchia ma una repubblica. C'erano una volta i coniugi; una volta sposati lo erano per tutta la vita: erano una famiglia. Forse in futuro una volta sposati lo rimarranno a tempo predefinito, rinnovabile: non saranno più una famiglia ma un'altra cosa. Un legno piantato nell'orto è un albero se può dare foglie, fiori, frutti, altrimenti è un palo; se vi è padre, madre e possibilmente figli è una famiglia, altrimenti è come un palo. Non conosco fattore che curi un palo come un albero da frutto. Una volta nella famiglia c'era mutua assistenza, oggi ci dicono che dove c'è mutua assistenza c'è famiglia. Una volta le famiglie crescevano i figli, oggi i figli crescono le famiglie: una volta una famiglia con tanti figli, oggi un figlio con tante famiglie.


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Libertà d'insegnamento Si pretende, si magnifica, si difende, si oppone la "libertà di insegnamento", magari per diffondere le proprie idee sullo sterminio degli ebrei. Mi sorge un dubbio: insegnare agli studenti che 2 + 2 fa 7 sarebbe libertà di insegnamento, abuso d'ufficio o cos'altro? Un'ora in meno Nel sito del mio paese trovo: Durata Media del Giorno per Paesemio 1. Gennaio: nove ore e diciassette minuti 2. Febbraio: dieci ore e trenta minuti 3. Marzo: dodici ore e due minuti 4. Aprile: tredici ore e trentotto minuti 5. Maggio: quindici ore e due minuti 6. Giugno: quindici ore e quarantasei minuti 7. Luglio: quindici ore e venticinque minuti 8. Agosto: quattordici ore e tredici minuti 9. Settembre: dodici ore e quaranta minuti 10. Ottobre: undici ore e quattro minuti 11. Novembre: nove ore e quaranta minuti 12. Dicembre: otto ore e cinquantacinque minuti • Annuale: dodici ore e ventuno minuti Oggi, come ogni anno a marzo e a ottobre, sento dire che grazie all'ora legale ci vengono regalate tot ore di sole facendoci risparmiare tot di energia elettrica per tot euro. Io sono sempre curioso di sapere come ciò succeda e non capisco perché - se ci da tanti vantaggi - non fanno l'ora legale per tutto l'anno. Trovo anche strano che non ci regalino un'ora di luce in più a dicembre quando il giorno dura h 8.55 anziché a giugno quando ne dura ben 15.46, anche troppe. Come ogni anno, due volte all'anno, brontolo per i cento orologi da regolare, ma -almeno - per cinque mesi non dovrò aggiungere un'ora a quella indicata dal mio per sapere quella indicata dagli altri.


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Una o centomila Arrivo alla rotatoria, mi fermo per lasciare passare la vettura già dentro e faccio per immettermi del tutto quando dalla strada alla mia sinistra arriva un'auto a tutta velocità: impreco, ma mi fermo per farla passare. Non è la prima volta che questo mi succede. Penso che molti fra i meno giovani hanno fatto l'esame di guida quando le rotonde non c'erano e quando si sono diffuse nessuno s'è preso la briga di spiegare come vi ci si deve comportare, ma quelli che hanno avuto la patente di recente dovrebbero saperlo e adeguarsi: non lo fanno per emulazione, stupidità o pura arroganza. Trovo in Wikipedia "Contrariamente alle vecchie isole spartitraffico circolari, come già detto, la nuova rotatoria funziona con un controllo del flusso che avviene semplicemente dando la precedenza ai veicoli che hanno impegnato l'anello." Ipotizziamo la domanda: "Come ci si deve comportare quando si incontra una rotatoria? 1. Si da la precedenza a chi proviene da sinistra, sia o non sia entrato nella rotatoria. 2. Si da la precedenza a chi già vi si trova e non si impedisce a chi è arrivato prima di entrarvi. 3. Si dà la precedenza all'auto che si trova nella rotatoria e a tutte quelle che la seguono, una o centomila che siano." Se fra le tre risposte vi è la regola giusta penso che (almeno dalle mie parti) 1/3 degli automobilisti la sa e la segue, 1/3 la sa e non la segue, 1/3 non la sa e non la segue. .Se fra le tre risposte non c'è quella giusta, chi la sa la dica. Creanza Se fossi ospite in una casa non chiederei di cambiare il colore delle pareti perché a me non piace e tantomeno mi rivolgerei a un giudice perché facesse togliere quei colori che offendono il mio buon gusto. Se andassi in Gran Bretagna in auto terrei la guida a sinistra - contro le mie abitudini di una vita - e non chiederei ai giudici di obbligare gli inglesi a circolare con guida a destra perché la guida a sinistra offende la mia sensibilità. Dicono che una signora di origini finlandesi si sia sentita oltraggiata


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dalla presenza nelle scuole italiane del crocifisso ed abbia chiesto ed ottenuto da una corte europea l'ordine di toglierlo. Se la pensassi come la signora e andassi in Finlandia, pretenderei che venisse tolta la croce dalla bandiera finlandese e chiederei agli stessi giudici cui si è rivolta la signora di far togliere da tutti i luoghi pubblici l'attuale vessillo con un così odiato simbolo. Ma intanto, per ricordarla e ringraziarla, metterei nelle nostre aule la bandiera della sua nazione appesa ad un'asta orizzontale. Minareti Minareti: gli Svizzeri non li vogliono nel loro Paese e il mondo insorge. Campanili: i musulmani non li vogliono nel loro Paese, ma va bene così. Equità vorrebbe che venissero accettate le richieste di erigere una moschea con minareto in paesi che mai le hanno avute (lottando a lungo perché non gli venissero imposte), a condizione che venissero accettate le richieste di erigere una chiesa con campanile in paesi che non le hanno mai avute (o che le hanno distrutte per sostituirle con moschee e minareti). Pretendere senza dare è arroganza, prepotenza. Si può, anzi si deve, dire che ci sono paesi musulmani mentre non si deve dire che ci sono paesi cristiani, ma solo democratici: il che equivale a dire che ci sono paesi democratici e paesi musulmani, e non va detto. Non vorrei che la presenza di moschee e minareti facesse considerare paesi musulmani i paesi europei e che diventassero come quelli. Essere tolleranti non significa cedere agli intolleranti, essere contro la violenza non significa disarmare la polizia e lasciare campo libero ai violenti: resto del parere che l'ospitante non deve offendere l'ospite ma anche che l'ospitato deve adattarsi agli usi della casa e non imporre i propri, non pretendere che sia tolta una croce e messo un minareto. Essere buoni va bene, ma essere tre volte buoni si è mona, dicevano dalle mie parti. Magari poter erigere minareti è più che giusto e coerente con i nostri principi, ma non so se rinunciare al presepio, ai canti di Natale, al simbolo della croce, a vedere la faccia della gente, a tutelare le donne e a quant'altro possa non piacere appieno ai nuovi arrivati - ospiti graditi o indesiderati - sia essere buoni o tre volte buoni.


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Ticket Leggendo sul Giornale di Vicenza l'articolo "Ticket, truffa all'Ulss? Il processo è da rifare" ho ripensato a quello che segnalo da anni. Giusta o iniqua che sia c'è una tassa sulla salute, un contributo da pagare per le prestazioni del Servizio Sanitario detto (chissà perché) ticket, con relative esenzioni collegate al reddito. È opinione corrente che molti non dichiarino il reddito reale, così di fatto spesso non si favoriscono i meno abbienti ma i più furbi mentre i ricchi onesti il più delle volte non si avvalgono del servizio sanitario pubblico e non pagano ticket. Meglio sarebbe - a mio parere - non mettere tasse, far pagare le giuste necessarie imposte, punire chi non le paga e chi abusa del Servizio Sanitario. Ma ammesso che sia giusto pagare la tassa e giusto collegare l'esenzioni al reddito, resta un'ingiustizia palese: il limite di reddito fissato. Questo non è 36 mila euro come scritto nell'articolo, ma 36151,98 euro. Il che dimostra evidentemente che tale importo è stato stabilito prima dell'euro e corrisponde a 70 milioni delle vecchie lire, tondi tondi. D'allora ne è passato del tempo: quello che pagavo 1000 lire ora pago 2 euro; politici, magistrati e tutti coloro che hanno potuto si sono adeguati il reddito, perfino la mia pensione è aumentata del 20% e sono certo che è aumentata meno del costo della vita. Ma il limite di reddito familiare per beneficiare dell' esenzione dal ticket è tuttora fermo ai 70 milioni di lire lordi annui, cioè 36151,98 euro. Così mentre si è generosi con chiunque voglia curarsi in Italia purché straniero e non lavori regolarmente, non si trovano fondi per adeguare quel limite di reddito che se era equo dieci anni fa non lo può essere ora e viceversa. Una coppia di pensionati ogni anno deve verificare che l' aumento inadeguato delle loro pensioni non le abbia portate a livello tale da superare il limite, un tempo ritenuto irraggiungibile ma sempre più vicino: più diventano poveri e più sono considerati ricchi indegni dell'esenzione. Sempre ammettendo che sia giusto porre un limite è ingiusto non usare criteri di gradualità: non dovrebbe verificarsi il caso che se uno ha un reddito superiore al limite finisca con averlo inferiore. Una persona che guadagni 36152 euro lordi non è più ricca di una che guadagna 2 centesimi in meno e non dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket.


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Altra peculiarità sta nel fatto che il limite è quello sia che si tratti di famiglia di una, due o cinque persone: mentre una persona con 36 mila euro può star bene, altrettanto bene non sta se con quella somma devono vivere in due e meno ancora se in cinque. Con strana coerenza, mentre si deve sempre sommare al proprio il reddito del coniuge, per stabilire il reddito familiare non è sempre detto che si possano sommare alle proprie le spese sostenute per il coniuge, nemmeno quando questi ha un reddito insufficiente per operare detrazioni fiscali. Naturalmente - in barba alla Costituzione - una coppia di fatto ha il limite di reddito che è il doppio di una coppia sposata. Non so se quei signori dell'articolo siano truffatori, ma so che sul prospetto che ti danno da firmare non è precisato come si debba calcolare il reddito, che ho chiesto precisazioni anche alla mia Regione senza avere risposta ed ho dovuto cercarle in Internet. Nel dubbio si dovrebbe rinunciare ai propri diritti, perché non vale "in dubio pro reo" ma "in dubio pro eo (Stato, Fisco)": se hai torto paghi tu, se hai ragione paghiamo tutti. Partita doppia Abbiamo inventato la Partita Doppia contabile e abbiamo la doppia partita calcistica, due squadre che si incontrano due volte nel campionato di calcio. Ma non ci fermiamo li. Abbiamo doppie assemblee legislative che si occupano per almeno due volte dello stesso disegno di legge, doppie corti di giustizia che si occupano in merito allo stesso reato, per avere una sentenza dobbiamo aspettare almeno il doppio degli altri; abbiamo il doppio lavoro, il doppio stipendio, la doppia pensione, le auto posteggiate in doppia fila, la doppia vita, il doppio senso nostrano e il doppio sesso importato, la doppia mensilità a dicembre, l'euro che vale il doppio delle mille lire e il costo delle merci almeno raddoppiato (con il numero sul cartellino del prezzo rimasto quello di prima); abbiamo polizia e carabinieri, guardie di finanza e guardie forestali, regioni e province, ecc., ecc., ecc. Non c'è dubbio: siamo esperti in doppiezza e più si è esperti più si è importanti. Briciole Se fossi donna - "Posso divenire medico sindaco o ministro, ma sono


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e resto donna; sono pari ma non identica all'uomo, non sono e non sarò un uomo, non confondetemi con un medico, un sindaco o un ministro uomo." Tasse sanitarie (in italiano dette Ticket) - Il limite di redditi lordo per godere delle esenzioni è immutato dai tempi della lira: e lo stipendio dei politici pure? Sogno un Paese in cui non sia sempre necessario ricorrere ad un avvocato o ad un fiscalista per sapere quello che è giusto fare o non fare, senza esserne certi. Agenzia delle Entrate (o Fisco) - Il cittadino deve essere onesto con il Fisco: ma il Fisco è onesto con il cittadino? Signor guardia - Il ministro Carfagna, il sindaco Moratti, la ministra Carfagna, la sindaco Moratti, la signora ministro Carfagna, il sindaco signora Moratti, signor ministro (alla Carfagna), signora sindaco (alla Moratti), eccetera: ma non mi pare d'avere mai sentito dire signor guardia, il guardia o il guardio (però c'è il guardiacaccia e il guardiano). In dubio pro Fisco - Le norme sono tante, poco chiare, contraddittorie, talvolta una trappola per far pagare all'ingenuo interessi, sanzioni e altro. Il dilemma è: rinuncio al beneficio che credo mi mi spetti o corro il rischio di cadere nella trappola? Troppo ricchi - Quando ha avuto l'età per benificiare dell'esenzione dal ticket il loro reddito familiare era ben al disotto del massimo consentito. Da allora lui e la moglie continuano ad avere come unica entrata la loro pensione, ma stanno per superare quel limite: forse le pensioni sono state rivalutate troppo e sono diventati ricchi, forse. E non possono farci niente, aumenteranno le pensioni, diverranno più poveri e avranno meno soldi: se superano il limite di 100 e spendono 1000 di sanità si troveranno con 900 in meno. Vorrei volare In queste giornate di neve e gelo sentivo inviti a non usare l'auto, pressanti inviti. Oggi il gelo è meno gelido e sono uscito; a piedi, da bravo cittadino osservante delle regole ed anche degli inviti delle autorità. Per fortuna non dovevo fare molta strada, perché non solo i marciapiedi erano ben innevati ma gli accessi ai marciapiedi erano ostruiti dalla montagna di neve tolta dalla strada per favorire le vetture. Qualcuno avrà pure l'autorità di far togliere la neve dai marciapiedi e


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creare varchi nei cumuli creati dagli spazzaneve stradali, a meno che non si consideri cittadino degno di attenzione solo chi usa l'auto. Se le autorità non hanno questa autorità, non invitino a non usare l'auto ma a starsene a casa, se non si sa volare. Palestrati Ho visto tanti bei giovanotti e giovanotte che invece di andare a sudare in palestra si sono offerti volontari per spalare la neve dai marciapiedi. Poi mi sono svegliato. 2010 Paradisi Se al termine di questa vita dovessi andare in paradiso, vorrei che fosse quello di mia mamma e delle mie nonne. Vorrei trovarmi in compagnia dei martiri, dei santi e di tutte quelle brave persone che in vita loro hanno agito per il bene del prossimo, hanno tribolato per il bene degli altri. Se invece mi trovassi con gente che per guadagnarsi il paradiso e la compagnia di 72 belle vergini ha fatto male al prossimo e ucciso persone innocenti, allora non mi sentirei per niente in paradiso Rewind RAI Due annuncia orgogliosa il programma REWIND, cioè nel 2010 farà vedere copia dei programmi già trasmessi e già da noi pagati negli anni precedenti. Pare però che non basti inviare copia delle ricevute di versamento per avere una riduzione, ma che si debba pagare il canone 2010 aumentato e per intero: come se al ristorante si dovesse pagare di più per rimangiarci il cibo che abbiamo già pagato, mangiato e digerito. Dicono È sicuramente colpa mia, che non mi sono informato, che non ho voglia di documentarmi perché in ogni caso non potrei cambiare le cose. Ma nella mia ignoranza quello che mi si dice mi sembra a volte illogico. Da decenni dicono che con l'ora legale si risparmia un sacco di elettricità, un sacco di soldi.


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Come questo avvenga non l'ho ancora capito: non è che la gente invece di accendere la luce vada a letto perché sono le ventidue e non le ventuno, anzi. Quelli che prima aspettavano le 21 per andare in discoteca o accendere il televisore con l'ora legale aspettano le 22 e smettono come prima due, tre o sei ore dopo. Quelli che lavorano di notte quando è buio accendono la luce (le macchine consumano la stessa energia ci sia o no luce) e la spengono quando non serve: se ci sono sei ore di buio sarà accesa per sei ore, a cominciare dalle 21 con l'ora solare o dalle 22 con l'ora legale. Mi chiedo anche come fanno a sapere che si consuma meno o di più se al massimo possono far confronti con quello che succedeva da marzo a ottobre 40 anni fa (uso numeri inventati, per esemplificare) o fra i consumi immediatamente precedenti e seguenti l'inizio dell'ora legale. In questi giorni penso a un'altra cosa che ci ripetono continuamente: la terra si sta riscaldando. Sicuramente sarà vero, ma io intanto devo far funzionare a lungo la caldaia, uscire poco e coprirmi molto. Alla TV vedo città coperte di neve, tanta gente infreddolita e solo qualche coraggioso o fortunato che fa il bagno in mare. Ricordo infine quante volte ho sentito dire che gli immigrati sono una fortuna per il nostro Paese, qualsiasi immigrato: nero, giallo, bianco, lavoratore o meno, regolare o meno; sono giovani e fanno figli. Anche questo sarà senz'altro vero, ma mi sorge il dubbio che si voglia vedere - o più probabilmente far veder - solo il lato positivo. Si parla d'integrazione; perché gli italiani si integrino con gli altri, forse nelle scuole si abolirà l'italiano, si parlerà solo inglese: l'italiano si userà solo in casa, sarà il dialetto di tutti quelli che non parlano dialetto. Anche ammettendo che tutti gli stranieri siano buoni (siamo quasi tutti d'accordo che ci bastano i cattivi nostrani) e giovani, anche loro possono ammalarsi e invecchiare e dovranno essere curati e accuditi. Più che giusto, ma se lavorano in nero, se non lavorano, se quelli che contribuiscono alla spesa pubblica sono molto meno di quelli che non lo fanno, allora i costi possono superare i benefici, con costi e disagi aggiuntivi per i contribuenti. È questione di equità: non si dovrebbe dare diritti a tutti senza imporre doveri, per rispetto di chi sopporta doveri magari senza poter far valere diritti. Se si devono aspettare ore al Pronto Soccorso e mesi per analisi o interventi, forse il nostro sistema sanitario non è attrezzato per curare


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l'intero mondo: è giusto curare chiunque è in Italia, ma dopo averlo curato non è inumano o razzista allontanarlo se vi è illegalmente. È solo far rispettare la legalità, come far pagare le imposte o la multa a chi deve. E fanno figli e avranno bisogno di asili, di scuole, di cure, di soldi. Tutto questo costa, ma sicuramente costa meno di quanto gli adulti contribuiscano alla spesa, altrimenti non sarebbe così certo che più gente arriva più fortunati siamo. Per nutrirli e vestirli servono altri soldi: bisognerà aiutare le loro famiglie e finalmente, per non sembrare razzisti, saranno concessi anche in questo Paese quegli aiuti, quelle agevolazioni che le famiglie italiane aspettano da decenni e che forse anch'esse avranno. E si creeranno nuovi posti di lavoro per dare lavoro a nuovi immigrati oltre a quelli che verranno per fare quello che gli italiani e i vecchi immigrati non vorranno più fare e l'Italia, dicono, sarà sempre più prospera e ricca. Chissà. Chi può non vuole, chi vuole non può Un tempo i bambini facevano i capricci, volevano qualcosa solo perché gli veniva negata e quando la ottenevano non sapevano che farsene, non gli interessava più. Molti bimbi italiani non hanno più modo di desiderare qualcosa, l'hanno prima. Gli adulti invece possono ancora pretendere quello che gli viene rifiutato, rifiutandolo se gli è permesso. Un uomo e una donna che possono unirsi in matrimonio non lo fanno; due persone dello stesso sesso che non lo possono, lo pretendono. Forse se lo potessero lo rifiuterebbero. Fatico a capire entrambi i comportamenti. Il matrimonio è pur sempre fondamento della famiglia, come dice la nostra Costituzione, troppo spesso invocata o ignorata secondo opportunità. Una famiglia presuppone almeno la possibilità di figli e i figli umani non sono come quelli dei pesci, non sono in grado di sopravvivere senza cure parentali, hanno bisogno degli adulti per molto tempo, possibilmente di una famiglia stabile. L'unione di un uomo e una donna può essere per interesse, per diletto, per procreare, per crescere figli, per tutto questo, per un capriccio passeggero, per un impegno duraturo. Se si pensa ad un duraturo impegno reciproco e a figli si dovrebbe pensare al matrimonio. Si può fare anche senza, ma sarebbe come guidare l'auto (magari benissimo) senza patente, senza un documento che certifica la capacità di farlo.


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Al contrario, una coppia dello stesso sesso non può generare figli propri e cadono tutti i presupposti di famiglia e di matrimonio. Parificare l'unione omosessuale al matrimonio sarebbe come dare la patente di guida a chi non sa e non saprà mai guidare, che si compra l'auto solo per godimento estetico. Proprietà dell'auto e patente di guida sono cose diverse; matrimonio e convivenza omosessuale pure . A volte penso che si voglia il matrimonio per poter divorziare, il lavoro per poter scioperare o (come quel tale della storiella) la zappa non per zappare ma per potervisi appoggiare. Entrate e uscite "In una vasca con X litri d'acqua, ogni minuto da un rubinetto ne entrano Y litri e da un foro sul fondo ne escono Y+Z: in quanto tempo si svuoterà la vasca?" Più o meno questo era uno dei miei primi problemini scolastici. Non molto diverso è il problema di ogni governo: se le spese superano le entrate le casse statali si svuotano. perché questo non accada o si riducono le spese o si aumentano le entrate, o si apre il rubinetto o si restringe il foro d'uscita. Supponiamo che il rubinetto sia alimentato da una vasca più alta e più grande in cui tutta la comunità versa secchi d'acqua prelevata da un pozzo e che l'acqua che esce dal foro sul fondo serva per dissetare la gente, irrigare i campi, abbeverare il bestiame, serva alla comunità. Se qualcuno fa il furbo e non contribuisce a versare nella vasca superiore l'acqua del pozzo (che ipotizziamo inesauribile) merita il biasimo di tutti perché costringe gli altri a maggior lavoro o a ridurre la disponibilità di acqua. Ma se un altro fa nascostamente un altro foro nella vasca per usare l'acqua a suo vantaggio o facendola disperdere in terre incolte, questi non è meno riprovevole di chi non contribuisce a rifornire di acqua le vasche. Per la comunità il risultato è esattamente uguale: o maggior lavoro o minore disponibilità. Chissà perché molti che s'indignano contro coloro che evadono le imposte, li additano come nemici pubblici, come parassiti indegni, non fanno altrettanto contro chi magari le imposte dice di pagarle (in realtà le paga con le imposte pagate da quelli che pagano il suo stipendio) ma spreca il denaro sudato da altri. Forse perché sono fra quelli?


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Bulli e bulle Perché no? Perché se mio padre mi picchia e fa il prepotente con me non posso fare altrettanto con i più deboli di me? Perché se qualsiasi cosa di male faccia nessuno mi punisce non dovrei fare qualsiasi cosa? Genitori, insegnanti, chiunque osasse punirmi sarebbe punito, per legge. Conosco una bimba che si è presa dalla mamma un sonoro schiaffone sul sedere solo perché ha attraversato la strada sfuggendole di mano: a quella sciagurata mamma è andata bene che non l'ha vista un vigile, ma a quella povera bimba è rimasta la fobia di sfidare il traffico. Perché se i miei genitori pensano solo a se stessi non posso infischiarmene di loro? perché se mio padre beve, mia mamma fuma o entrambi si concedono vizi e vizietti io dovrei essere virtuoso? Perché se i miei genitori non si rispettano io dovrei rispettare i miei compagni e compagne? Perché non dovrei - se ne ho voglia - rubare, ferire e magari anche uccidere avendo buone probabilità di non essere scoperto e, se scoperto, di dovere pagare poco o niente per quello che ho fatto, se dicono che non sarò punito nemmeno da Dio? Perché non dovrei entrare in casa altrui ad arraffare denaro o altro sapendo che chi vuole impedirmelo rischia più di me di finire in galera? Perché dovrei lavorare onestamente se altrimenti posso guadagnare di più, con meno fatica e rischi? Perché devo sgobbare io se qualche fesso lo fa per me? Bulli, bulle, prepotenti, delinquenti: perché no? Un tempo dicevano perché è peccato, la tua coscienza lo vieta, Dio ti punisce; quel tempo è passato. Anziani Se chiamano giovani persone di 45 anni, una di 65 non può essere detta anziana ma - al massimo - matura, come era definita una di 45 anni quando i giovani non ne avevano più di 25. Oggigiorno a 10 anni non sono più bambini ma restano giovani fino a 50 e non diventeranno mai vecchi, credono. Apprendo con piacere che nemmeno io posso essere definito anziano: gli anziani non usano Internet, dicono, e non usando Internet sono informati solo dalla televisione, tranne quelli che possono permettersi


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anche i giornali cartacei.. Magari non sapranno usare il Web ma sicuramente tutti gli anziani conoscono appieno, per averli adoperati fin da piccoli, termini quali "troiler, shopper, welfare, triage, media (letto midia), share, week end, ticket, car,day hospital, day surgery, spoils system, fiction, stalking, class action, question time, show, tax day, baby sitter, ecc. ". Ma non capirebbero "carrello, borsa, benessere, priorità, quota, fine settimana, tassa, auto, ospedale giornaliero, chirurgia ambulatoriale, spoliazione (sistema dello spoglio), finzione, persecuzione, azione collettiva, interrogazioni o interpellanze (parlamentari), spettacolo, giornata antitasse, bambinaia, ecc.": per questo in TV, supermercati, documenti e luoghi pubblici non li usano. Mi piace l'Italia Sono felice di vivere in Italia. È un Paese bellissimo, dove quello che è scritto sui giornali non va detto al telefono, dove - a spese dello Stato possiamo leggere cosa fa nel letto e nel cesso chiunque, dove chi tende trappole agli avversari vi finisce dentro per "par condicio", dove chi ferma l'autopompa dei pompieri può anche insultarli perché non spengono l'incendio, dove la Costituzione viene spesso agitata e talvolta applicata, se conviene. Nemmeno da confrontare con l'URSS di un tempo quando nelle case si era spiati e denunciati da portieri e vicini, ora si sa tutto quello che dici anche se in aperta campagna parli di tua suocera: tutto viene ascoltato, registrato, verbalizzato e messo nella stampa; c'è solo l'impossibilità di essere spediti in qualche Siberia, per mancanza di spazio. Purtroppo ora possiamo sapere quello che uno pensa di qualcuno o di qualcosa solo se lo dice, ma i progressi della tecnica sono esponenziali e presto - finalmente - potremo sapere anche quello che pensa: finalmente pensar male e agire bene sarà più grave del parlare bene e agire male. Non votano E poi si meravigliano che la gente non va a votare. Si è passati dal 70,5 del 2005 al 64,2 del 2010: meno 6,3% sul totale degli aventi diritto, ma in pratica delle persone che hanno votato nelle precedenti elezioni regionali dieci hanno votato anche nel 2010 e una no, una diminuzione del 10%.


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Ma anche il lamentarsi del calo della partecipazione forse fa parte di quello che dicono ai telespettatori, ma in cuor loro sono felici di poter "lavorare" rendendo conto al minor numero di persone possibile, di fare i loro interessi senza troppi controllori. Fatico non poco a fidarmi di gente che mi vuole convincere della verità che in un metro quadrato ci stanno comodamente dalle dieci alle venti persone, come affermano spudoratamente ogni qual volta organizzano una qualche adunata in piazze romane circondate da antichi palazzi e non da camper pronti ad allargarsi a seconda del numero dei partecipanti dichiarati. Questo prima delle elezioni. Ad elezioni avvenute invece tutti hanno vinto, o meglio tutti ci dicono d'avere vinto. Mi piacerebbe sapere se quello che dicono in TV al popolo bue lo ripetono nelle riunioni di partito: se cosi fosse potrebbero passare di sconfitta in sconfitta credendosi vittoriosi. Se hanno avuto una diminuzioni di consensi rispetto alle precedenti consultazioni trovano sicuramente un'elezione in cui sono andati peggio e confrontano i risultati con quella, se hanno perso qualche milione di voti ma hanno vinto in quattro comuni di 500 abitanti citano questa grande vittoria. A quanto ci dicono, vincono sempre e comunque mentre gli avversari perdono sempre e comunque, a prescindere dalla realtà dei risultati. Non capisco come possano pensare che la gente comune, anche la più affezionata al partito creda sempre e comunque alle panzane che raccontano, che non si accorga che si arrampicano sugli specchi, che stiracchiano Costituzione, Leggi, fatti, numeri e risultati elettorali per adattarli alle loro convenienze: forse sono meno furbi di quanto si credono. Prima o poi Prima o poi si arriverà al matrimonio gay e al riconoscimento delle coppie di fatto: finalmente anche loro potranno "godere" delle discriminazioni e di tutti gli svantaggi riservati alle coppie regolarmente sposate. O magari finalmente verranno abolite le penalizzazioni e considerato il quoziente familiare: loro gridano più forte i loro "diritti" e si fanno ascoltare. Sempre che le famiglie di vecchio tipo siano equiparate alle nuove.


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Un'imposta gradita Non amo particolarmente imposte, tasse e regole difficilmente applicabili, però ....Però non mi spiacerebbe che fosse messa un'imposta del 500% sulle bombolette spray che tanti buontemponi usano imbrattando case, muri, monumenti. Forse in questo modo se ne venderebbero di meno e il ricavato dell'imposta potrebbe essere destinato al risarcimento delle spese per ripristinare lo status quo ante. Naturalmente la sovrattassa non andrebbe applicata sugli acquisti per usi più intelligenti, basta trovare come. Capire Alla mia età è un po' dura. Non mi ritengo tanto vecchio da vivere fuori dal mondo e solo di ricordi, ma mi è sempre più difficile capire quello che la gente dice o scrive. Non perché sia tonto, sordo o cieco (bastano gli occhiali per leggere) ma perché ogni giorno m'imbatto in parole sconosciute. A volte sono parole nuove per concetti nuovi, il più delle volte però non spiegati. Chi scrive forse dà per scontato che chi legge sappia il significato o forse non gli interessa farsi capire. Se fossero parole italiane potrei magari trovarne uno approssimativo basandomi sulla radice comune ad altre parole dal significato noto. Sono invece parole angloamericane e spesso acronimi o termini composti in quella lingua. Come Internet, ma meno male che c'è: quando leggo un termine sconosciuto posso sempre cercarlo lì e trovarne la spiegazione. Non è detto che se poi lo sento dire, subito lo riconosca. Abituato alla grafia italiana, su quelle parole ho l'unica certezza che non si pronunciano mai come sono scritte: ogni altro modo potrebbe andar bene. Non ho studiato inglese in gioventù e dopo non mi ha mai attratto quella lingua, parlata sì nell'intero mondo ma forse proprio per questo imbastardita e storpiata come credo sempre sia stata una lingua franca. Di molte parole scritte ho imparato il significato ma di nessuna sono certo di sapere l'esatta pronuncia. Una pubblicità mostra persone anziane che non capiscono i discorsi altrui: si suggerisce di acquistare un apparecchio acustico, ma magari abbisognano di un traduttore simultaneo. I termini per nuove cose materiali o immateriali necessariamente ci arrivano da chi per primo queste cose scopre o inventa e per infiniti motivi


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chi le inventa usa la lingua inglese. Non sarebbe male che chi scrive in italiano, per farsi capire dagli italiani non specialisti della materia usasse termini nostrani o ne spiegasse il significato. Invece capita non solo che nessuno fa il minimo sforzo in tal senso, ma l'indolenza degli scriventi è tale che - forse per ignoranza - il più delle volte usano termini per capire i quali non è necessaria Wikipedia ma basta benissimo un dizionario inglese-italiano. Loro non lo usano, lo devono fare i lettori. Così oggi tutti parlano di welfare, di ticket o di trolley come se in italiano non fossero mai esistite parole perfettamente idonee a significare la stessa cosa, parole antiche in un'accezione moderna. Magari non sanno né scriverle né pronunciarle correttamente, ma moltissimi usano solo parole straniere e forse moltissimi, almeno fra gli anziani, faticano a capirle e a volere cake per dolce. Perfino in chiesa il vecchio caro Jesus Christus è ora detto Gisas Craist: anche l'idea di rendere la liturgia più comprensibile abolendo il latino sta andando a farsi benedire. Senza telefono "Non voglio che i Magistrati siano privati di strumenti indispensabili per scoprire i reati, condannare i colpevoli e far trionfare la Giustizia: non voglio che sia abolita la tortura né limitata la carcerazione preventiva, perché è meglio un innocente in prigione che un delinquente in libertà. Anzi, meglio incarcerare tutti gli italiani perché sicuramente hanno commesso qualche reato o lo commetteranno se restano liberi. Magistrati esclusi." Segnaletica Dicono che si devono pagare imposte e tasse perché i servizi costano, ma se i servizi che costano non servono tanto varrebbe abolirli e abolire le imposte, specialmente in tempi di vacche magre. Non voglio parlare di Giustizia che quando arriva arriva tardi (fuori tempo massimo si direbbe al Giro e al Tour), tiene in carcere presunti innocenti che libera quando ne accerta la colpevolezza, è pronta alla pubblicità e lenta alle sentenze, costa nella realtà e resta un sogno. Non voglio parlare di politici sovrabbondanti, inefficienti se non "pro domo sua", sempre affamati di poltrone e prebende, prova vivente che "l'appetito vien mangiando". Mi limito alla


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segnaletica stradale. Abbiamo imparato a sostituire i semafori con le "rotonde": ce ne sono di belle, ampie con buona visibilità e altre troppo piccole o pensate più per favorire l'ambizione e le clientele di qualche politico che la viabilità dei cittadini, con alberi e monumenti (a volte magari belli) che impediscono la visibilità ma consentono di spendere il pubblico denaro. Dovremmo imparare ad usarle e a farle al meglio . Chissà perché chi è lontano dalla rotonda si sente in diritto di entrarvi prima di chi é al suo limite, purché lo faccia velocemente e non troppo distanziato da chi lo precede. Non sempre prima della rotonda sono indicate le destinazione delle strade che vi confluiscono e non sempre sono logiche. Sulle strade francesi c'è l'indicazione della destinazione ultima e di volta in volta quella più vicina per ognuna delle strade che confluiscono nella rotatoria: si seguirà l'indicazione per A Finché non si trova l'indicazione per B. Sulle nostre strade, mettiamo, si trova l'indicazione per Casale, alla rotonda successiva non c'è più Casale ma c'è Torino, dove sarà Casale? Si pensa che Torino é a ovest e Casale a sud, non si prende per Torino, si gira nella rotonda, si vede l'indicazione per Vercelli e in fondo la città, si continua nella rotatoria e si prende per Torino, sperando nella buona stella: alla rotonda successiva sparisce Torino e c'è Alessandria; si sa che Casale è in quella direzione e si va fino alla prossima rotonda dove sparirà Alessandria e tornerà Casale. Più o meno così è la segnaletica sulle nostre strade comuni; non mancano poi cartelli con limiti di 30 km orari dimenticati in un cantiere chiuso da anni e altre stravaganze. Si dirà che ora c'è il navigatore satellitare: per chi lo usa e per chi conosce la strada le indicazioni sono inutili, per gli altri sono spesso ingannevoli. Se sono inutili o inservibili tanto varebbe abolirle del tutto, ma sicuramente anche su esse qualcuno ci guadagna. E qualcun altro paga. Contropensieri Contro gli sprechi - Centinaia, migliaia di persone sprecano il proprio tempo e il denaro altrui per condannare gli sprechi degli altri. Pagare le tasse - Pagare le tasse per avere servizi comuni è un dovere morale: ma quando le tasse alimentano sprechi pubblici, ricchezze private e magari criminalità organizzata, resta un dovere morale? Disoccupati - Circa tre milioni di italiani disoccupati, circa sei milioni


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di stranieri occupati in Italia: senza gli stranieri altri tre milioni di italiani dovrebbero fare due lavori. Rendite finanziarie - I guadagni in borsa vanno tassati, ma per equità in caso di perdita l'imposta va rimborsata. Se qualcuno ci guadagna qualcun altro ci perde e la tassazione equivale al rimboso: tanto lavoro per nulla? Crescita - Il governo deve incentivare la crescita economica, creare nuovi posti di lavoro che i giovani italiani non vogliono fare e accogliere nuovi immigrati regolari. Se per ogni immigrato regolare utile ne giungono quattro di inutili o dannosi, pazienza. Creatività - Voglio creare un giornale politico, una fondazione, un partito, un ente culturale, voglio fare un film, voglio inventare un "lavoro socialmente utile": tutto questo non servirà a nessuno, ma io voglio avere i contributi statali. Sacrifici.- I sacrifici degli altri sono sempre i migliori. Un bell'impiccio Per carità, il mio parere vale meno che niente: ma lo dico lo stesso. Non capisco tutta 'sta moda, questa ossessione di molte donne di aumentare artificialmente gli attributi sessuali secondari. A me pare che costituiscano un bell'impiccio: qualcuno metterà l'accento su bel, altri sull'impiccio, ma rimangono un bell'impiccio. O no? Spiagge Sei una turista straniera, arrivi in Italia, vai in spiaggia e mentre ti stai godendo il sole arriva qualcuno che vuole venderti qualcosa che non t'interessa e gentilmente rispondi "No, grazie". Se sei fortunata quello altrettanto gentilmente ti saluta e se ne va, se non lo sei insiste, insiste ma alla fine capisce e cambia aria. Ti appresti a goderti la giornata di sole e subito arriva qualcun altro a proporti le stesse cose o qualcos'altro e la scena si ripete. Vigili urbani appostati chissà dove vedono la scena e non intervengono: è vietato vendere quella merce? Sì e loro lo sanno, ma non intervengono per impedire che avvenga: aspettano che la malcapitata stanca o impietosita alla fine compri qualcosa per precipitarsi e farle una multa di 1000 euro, ritenendo molto più possibile incassare da una presunta ricca turista che da


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un povero venditore abusivo. Penso che questo succeda solo nel nostro bel Paese, in qualsiasi altro cercherebbero di proteggere i turisti dai fastidi che li fanno preferire altri lidi, fermerebbero l'importunatore (ben visibile, in piedi, con tutta la merce in mostra, vestito fra tanti nullafacenti stesi seminudi), lo sanzionerebbero e magari lo rispedirebbero donde è venuto. Sei straniera e pensi che l'Italia sia un Paese civile, non ti passa quindi per la mente che possa esistere una norma assurda, che non si punisca il ladro ma il derubato, non l'importunatore ma l'importunato: se è permesso vendere merce sotto gli occhi di vigili, carabinieri, poliziotti, guardia di finanza, guardiamarina, bagnini, bagnanti pensi che dev'essere lecito comprarla, ma così non è. Qui capita che chi lascia i giocattoli dei figli sul pavimento o resiste allo scippo sia più colpevole del ladro che v'inciampa o dello scippatore che cade, che chi è troppo povero viene escluso dai benefici statali, che non si punisce chi trafuga notizie riservate ma chi le riporta. Se la turista si fosse informata prima su questo bel Paese, forse sarebbe andata altrove. Io non sono donna e sono un po' all'antica; non conosco le "griffe" e non mi va portare marchi ed etichette; non compro borsette, ma penso che se dovessi comprarne una guarderei solo se mi serve e se mi piace: se compro una borsa da dieci euro è perché non sono disposto a spenderne 300 e non ne comprerei mai una a quel prezzo, ma se proprio ne volessi una che valesse tanto non la comprerei in spiaggia. Ma non sono donna. La chiavetta Magari mi sbaglio, ma penso proprio che la colpa sia della chiavetta, la chiavetta USB, la pendrive. Te lo vedi un cronista, cui è stato dato accesso ai faldoni delle intercettazioni, copiarsi a mano in uno sgabuzzino del tribunale migliaia di pagine, milioni di parole per poi leggersele con calma, trarne un sunto (credo impensabile altrimenti) e mandarlo al linotypista? Questo sarebbe successo un tempo, ma poi arrivarono le fotocopiatrici e già andava meglio. Con i nuovi mezzi i faldoni nascono da bit, da dati binari, da 0/1, da cariche elettriche +/-, facilmente memorizzabili, facilmente trasferibili in supporti sempre più capienti e sempre meno ingombranti. Oggi in una chiavetta ci sta tutto, il risultato di mesi, anni di intercettazioni su vasta scala (beh, forse no: la necessità di intercettare sembra non avere limiti): basta inserirla per poco tempo nel computer giusto e si ha tutto in mano e tutto immediatamente stampabile.


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Solo il costo della carta forse obbliga ad un lavoro di taglia-incolla o forse un senso di pietà verso i lettori meno appassionati delle privatezze altrui. Dicono Dal 2000 al 2007 il reddito medio è aumentato meno del 24% per i dipendenti privati e più del 47% per i pubblici che si indignano se gli negano altri aumenti nel prossimo biennio e dicono di essere gli unici a pagare e confrontano i loro stipendi con quello dei tedeschi e la loro produttività con quella dei greci e dimenticano che i soldi che prendono e le imposte che versano sono pagate dagli altri lavoratori italiani con meno privilegi e col diritto di poter dire "abbiamo già dato". Grosso modo in dieci anni quello che costava mille lire costa almeno un euro, le spese sono aumentate più del 100%, gli stipendi pubblici più del 45%, quelli privati più del 25% e la mia pensione meno, ma i limiti di reddito per godere di benefici fiscali sono aumentati ben dello 0%. Nelle istruzioni per la compilazioni del mod.730/2001 trovo "Coniuge e familiari a carico...Sono considerati fiscalmente a carico se nel 2000 non hanno posseduto redditi ...per un ammontare superiore a lire 5500000 pari a euro 2840,51 ..."; in quelle del mod. 730/2010 la dicitura è identica, manca solo "lire 550000 pari a". Nel 2000 erano esenti da tasse sanitarie "Bambini sotto i 6 anni - Anziani sopra i 65 anni di età con redditi familiari fino Lit.7000000 (€ 36151.98)", nel 2010 invece è "fino € 36151.98". In questo caso oltre al ridicolo limite arrotondato al centesimo c'è la trovata del "reddito familiare", cioè del nucleo familiare che comprende "il coniuge, non legalmente ed effettivamente separato, anche se non convivente con il dichiarante". Peccato che analoga norma non valga anche per le spese sostenute: alcune sono detraibili solo se il coniuge è fiscalmente a carico, per altre deve essere convivente. Capita che con il reddito sotto i limiti fissati nel secolo scorso un coniuge non possa (se poteva) sopravvivere senza l'aiuto dell'altro; capita che il suo reddito superi i famosi (dopo così tanti anni) € 2840.51 ma non € 7500 euro: eventuali spese non saranno riconosciute alla sua famiglia perché è troppo povero per dover pagare imposta e troppo ricco per essere a carico del coniuge. Capita che da persona all'antica non pensi nemmeno al divorzio e viva sempre col coniuge, che se ci sono soldi ci sono per entrambi, se si deve


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riparare la sua casa si fa; sono previste agevolazioni fiscali di cui possono beneficiare tutti, ma non loro: uno è escluso perché troppo povero, l'altro perché è sì convivente per sé, per la lingua italiana, per tutti ma non per il fisco che scrive "convivente" e legge "con residenza anagrafica nello stesso comune" e capita che loro l'abbiano in comuni diversi. Si diceva che l'inflazione è la tassa più iniqua, subdola e odiosa; con l'euro e relativi impegni, anche da noi non è terrificante come un tempo ma l'inflazione c'è ed è disonesto non cambiare nominalmente nulla e di fatto tassare di più redditi in realtà scemati: un reddito che dieci anni fa una famiglia considerava un sogno oggi è un incubo, maggiormente tassabile. Di queste iniquità, di queste nefandezze ne parlo da anni ma - pare sono il solo a farlo. Ministri, parlamentari, sindacalisti: nessuno se ne lamenta, loro e il loro stipendio - opportunamente adeguato - è al di sopra di queste piccolezze. Eppoi di questi tempi meglio non parlare di queste cose: magari diminuirebbero di pochissimo l'entrate dell'erario, meno di quanto uno dei tanti sprechi ne aumenti l'uscite, ma creerebbero un pericoloso precedente di equità. Meglio mantenere le cose come sono, fra dieci anni nessuno si troverà a poter beneficiare di agevolazioni che andavano bene nel XX secolo, nessuno potrà lamentarsi perché guadagnando un centesimo in più di un altro ne deve prendere qualche centinaio in meno (limiti non graduali) et similia. E così ogni anno di questa stagione devo controllare che la somma delle nostre pensioni, con cui si compra sempre meno ma vengono rivalutate - non adeguatamente - per l'inflazione, non sia arrivata a superare i 70 milioni di lire (pardon, € 36151.98) lordi, obbligandoci a spese maggiori col crescere dell'età e il diminuire della salute. Dicono di pensare alle famiglie, ai lavoratori, ai pensionati, alle "fasce più deboli". In realtà pensano solo alla poltrona, ai lauti compensi a spese di chi dicono di difendere. Sì pensano alla famiglia, alla loro famiglia, a come assicurare seggi o "careghe" a sé, mogli, figli, parenti e magari amanti e amici, anche e specialmente quelli che gridano al conflitto di interessi. Pretendono (non disinteressatamente) che il cittadino sia onesto con il fisco: se ci fosse reciprocità forse avrei dubbi a considerare l'evasione fiscale come legittima difesa.


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Speranze Le frasi fatte mi provocano una sorta di irritazione allergica, specialmente quando penso siano sbagliate. Capita spesso di sentire alla TV politici, giornalisti, persone importanti constatare, condannare, auspicare, promettere, dire "una svolta a 360 gradi", intendendo un capovolgimento, un testa-coda, un ribaltamento, un dietro-front, un'inversione dell'andamento precedente. Ho preso il goniometro ed ho provato: partendo da zero dopo avere contato 360 gradi mi sono ritrovato al punto di partenza. Non credo sia questo che vogliono dire quelle meritevoli persone: chissà se un giorno qualcuno - magari un figlio piccoletto - spiegherà loro che trecentossessanta gradi è sì il massimo, ma è un "angolo giro" e che la nuca si trova a soli 180 gradi dalla fronte. Centottanta è forse troppo modesto per loro, ma più giusto: si accontentino. Pensionate Tempo fa leggevo titoli scadalizzati perché la metà dei redditi dichiarati dagli italiani è sotto i 10.000 euro annui, evidenziando mendacità ed evasione fiscale. Non ho letto gli articoli, ma mi meravigliavo dello scandalo considerato che in casa mia è realtà: il mio reddito è sopra ma quello di mia moglie ben al di sotto di 10.000 euro, uno su due come nello scandalo. Forse nel testo avrei potuto capire che erano esclusi i redditi esenti da "dichiarazione". Ora trovo che il 72% dei pensionati (altra fonte dice 8 milioni) riceve meno di 1.000 euro al mese, 46% meno di 500 e 26% tra 500 e 1000: media meno di € 9000 all'anno e che mediamente le donne percepiscono 5200 meno degli uomini, cosa che può rattristare ma non meravigliare. Le donne vanno in pensione cinque anni prima degli uomini e questo "diritto irrinunciabile" ha il suo costo: una pensione inferiore almeno del 10%. Inoltre, molte delle donne attualmente pensionate non hanno "lavorato" sempre: matrimonio e famiglia erano una cosa seria e importante e hanno preferito o dovuto privilegiare la famiglia rispetto al lavoro retribuito. Tutti invocano la Costituzione, ma ricordano solo gli articoli che gli convengono: chi cita l'art. 21 non cita l'art.15 o viceversa e l'articolo che prevede la tutela della famiglia è quasi dimenticato. Non c'era denatalità, non c'erano asili nido né tutti gli elettrodomestici e aiuti d'oggi, non tutte


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avevano una madre cui affidare i figli, non tutte trovavano lavoro: se il marito aveva un impiego che permettesse di vivere con parsimonia, potevano preferire badare alla famiglia, alla casa, crescere "bene" i figli occupandosene personalmente e, perché no, curarsi del marito permettendogli di sacrificarsi nel lavoro e guadagnare di più. Questo può oggi apparire impensabile, ma - basandomi sulla mia limitata esperienza personale - penso che allora ci fosse meno egoismo, meno "necessità" di consumare, divertirsi, stordirsi, drogarsi e più spirito di sacrificio, senso di responsabilità, solidità e solidarietà familiare. Il marito lavorava e loro erano "casalinghe" cioè facevano un lavoro gravoso e impegnativo senza retribuzione e contribuzione, magari potevano versare contributi volontari, ma la pensione maturata restava bassa. Giustizia vorrebbe che, avendo concorso al "benessere" della famiglia e permesso al marito di guadagnare stipendio e pensione ne fossero contitolari e partecipi. Questo in pratica succede nella mia famiglia e credo in molte altre, in tutte quelle intese come "unità" con impegni, doveri e rispetto reciproci. Ma non è previsto e nemmeno tutelato dalla legge, per la quale non esiste un diritto della famiglia ma tanti diritti individuali. Prevede sì, almeno per ora, la pensione di reversibilità riconoscendo in qualche modo la compartecipazione di un coniuge alla formazione della pensione dell'altro, ma non riconosce un "reddito" familiare se non per penalizzare. Una famiglia di 5 persone con reddito 50.000 dovrebbe essere tassata come 5 persone con reddito 10.000, indipendentemente dal numero dei componenti che concorrono con entrate e spese a formare quel reddito; invece si tiene conto del reddito familiare solo se permette l'esclusione da esenzioni o riduzioni di tasse (ticket). Naturalmente dovrebbe essere ben chiaro cosa s'intende per famiglia meritevole della particolare attenzione della Costituzione, con giustizia equità chiarezza e senza finzioni burocratiche esclusivamente formali, magari precisando se il matrimonio ha tuttora valore legale o è solo occasione di risate, mangiate, bevute e gogliardate. Si parla di conflitto generazionale, si dice che i giovani pagano per i vecchi e che staranno peggio di loro. Sarà vero, ma forse è solo parzialmente vero. Molti dei pensionati attuali hanno cominciato a lavorare giovanissimi, anche a meno di 14 anni, con scarsa retribuzione e nessuna contribuzione, 48 ore di lavoro alla settimana, due settimane di ferie e 17


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festività all'anno; la pensione di vecchiaia a 55 anni per le donne e 60 per gli uomini pare meritata. Certo fra i pensionati ci sono anche quelli che lavoravano una ventina d'ore alla settimana, avevano tre mesi di ferie e vacanze varie all'anno, si lamentavano per il basso stipendio e sono andati in pensione prima dei 40 anni: è sempre dura rifiutare o abolire privilegi. Preti Dicono che i preti sono pochi, ma non è facile saperlo: quei pochi o tanti sono invisibili. Vivo in una città di provincia, sono sempre vissuto in una qualche città della provincia italiana: dove ora vivo (e penso non solo qui) non si vedono preti. Eppure sono certo che ce ne sono, pochi ma ce ne sono. Forse sarà perché non sono un assiduo praticante, ma in chiesa ci vado e in chiesa durante le celebrazioni vedo vescovo, parroci, coadiuvanti (quelli che un tempo chiamavo cappellani). Ma quando non ci sono funzioni sacre nemmeno in chiesa vedo preti, vestiti da prete cattolico: vedo uomini in abiti comuni che si comportano come in casa propria e guardandoli un po' meglio posso riconoscere qualcuno che ho visto dir messa, un prete. Non ne ho visti in bermuda, pinocchietti o canzoncini corti: calzoni lunghi con giacca o senza, con pullover o senza, camicie a manica lunga o corta, con cappotto o giacca a vento d'inverno, una piccola croce forse. Un tempo erano visibili, si potevano amare o odiare ma esistevano e proclamavano la loro esistenza, talvolta per vantaggio, talvolta per coraggio. Tranne qualche raro prete vecchissimo, per le strade non vedo nessuno in abito talare. Un giorno in piazza ho incrociato un signore che mi pareva conoscere, vestito con giacca e pantaloni scuri: era un po' trasandato e questo mi ha fatto riconoscere il precedente vescovo della diocesi. Non sono aggiornato sui canoni ecclesiastici; ai miei tempi i preti erano sempre vestiti da prete e anche se per qualche particolare motivo (che so, ricovero ospedaliero) non portavano la "tònega" si vedeva che erano preti per via della "cèrega", la piccola tonsura circolare grande come uno o due euro che avevano sopra la nuca. Che sono consacrati lo sanno loro, che sono sempre e comunque preti lo sanno loro e qualche fedele particolarmente istruito e praticante: per il


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resto della gente sono uomini come tutti gli altri, cui non vale proprio la pena raccontare i fatti propri (confessare peccati): si comportano come gli altri senza scandalizzare e senza raccontarlo alla gente. I paramenti sacri delle funzioni religiose, l'abito da prete usato solo in quell'occasione qualcuno può considerarlo come il costume di scena di un attore, indossato solo per recitare quella parte: se fossero sempre in abito "sacro", non sarebbe recitare ma vivere da prete. Saranno cambiati i tempi, sarà che sono invecchiato e come tutti i vecchi ripenso ai tempi andati ma, sicuramente sbagliando, preferivo quando i preti erano sempre preti per tutti, amati o odiati. L'abito non fa il monaco, ma aiuta. Italia/Europa Sento giornalisti, magistrati, politici affermare che l'Italia non può avere leggi come quelle dei paesi europei perché qui è potente la criminalità organizzata. Magari occasionalmente, sono però inclini a non rispettare le leggi che li riguardano, di fatto contribuendo a creare la mentalità diffusa di rispetto per l'illegalità. Se i privilegi non si toccano, se la forza della casta prevale sull'equità, se le norme sono fatte solo per i fessi, allora possono prosperare furbi e prepotenti: si creano norme che complicano la vita ai soliti che le rispettano mentre gli altri - al peggio - si sentono più bravi. Questo caldo Dicono che gli italiani hanno imparato a parlare l'italiano grazie alla TV o perlomeno hanno imparato ad usare tutti le stesse frasi, magari un tempo abituali in alcune regioni e sconosciute in altre. Forse la TV serve ad avere un linguaggio comune, ma quasi sicuramente fa disimparare l'italiano. Non si sente dire "persecuzione" ma "stolchingh", non "riservatezza" ma "praivaSi" e così via usando parole che sicuramente non si scrivono come si sentono. Forse per fare i giornalisti in TV è necessario dare l'impressione di conoscere l'inglese ma sicuramente non deve essere richiesto di conoscere l'italiano, probabilmente considerato lingua moribonda. Parlando del clima - e non c'è estate che non parlino del caldo o inverno che non parlino del freddo - ho sentito più volte dire frasi del tipo " ... caldo torrido, temperatura percepita 35°", spiegando o avendo già


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spiegato che la temperatura percepita dal corpo umano è superiore a quella percepita dal termometro per via dell'umidità dell'aria. Quanto più l'umidità è elevata tanto maggiore è la differenza tra la temperatura indicata dal termometro e quella percepita. A parte il fatto che io non percepisco la temperatura in gradi Celsius ma in grado di insopportabilità, più o meno elevato e spesso non condiviso, trovo strano che - da quello che dicono - più c'è umidità e più il caldo percepito è torrido. Io associavo il caldo torrido al deserto, alla siccità, finanche alla torrefazione: caldo sì, termometro che segna temperature elevate, ma secche. Mi era incomprensibile che il caldo possa essere torrido per effetto di alta percentuale di umidità e sono andato a verificare in Internet, • "torrido: tòrrido agg. [dal lat. torrĭdus, der. di torrēre «disseccare, asciugare»]. – Secco, bruciato per il gran caldo; più spesso, con valore attivo, che dà impressione di caldo secco, intenso, ardente:una giornata t.; un clima t.; temperature torride. In geografia, zona t., ciascuna delle due zone terrestri situate una nell’emisfero nord, compresa tra il tropico del Cancro e l’equatore, l’altra nell’emisfero sud, compresa tra il tropico del Capricorno e l’equatore (o, anche, l’intera zona compresa tra i due tropici), caratterizzate da un forte squilibrio termico diurno-notturno, da una scarsa oscillazione termica annua, e dall’altezza del Sole sull’orizzonte sempre molto elevata." Evidentemente i cronisti TV usano un altro italiano, il new italian. Imposte inique Checché ne dicano quelli che vorrebbero tassare tutto e di più, trovo scandaloso mettere imposte indiscriminate sulla casa dove si abita, sugli interessi bancari, sui frutti di investimenti. Con "indiscriminate" mi riferisco a imposte che non distinguano tra investimenti speculativi e investimenti cautelativi. Chi ricava il suo reddito da speculazioni finanziarie è giusto che paghi imposte su tale reddito, naturalmente al netto di eventuali perdite: è in qualche modo un reddito da lavoro o d'impresa e come tale va tassato. Ma quando si fa un altro lavoro - qualsiasi altro lavoro - e il reddito derivante viene giustamente tassato non vi è giustificazione per ulteriori imposte. Se uno spende tutto quello che guadagna in pranzi, alberghi, gioielli, vino, liquori, divertimenti o per i suoi vizi nessuno si sogna di fargli pagare


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altra Irpef oltre all'IVA compresa nel prezzo di qualsiasi bene o servizio acquisti.Se invece risparmia e i suoi soldi li spende per malta, mattoni, tegole, muratori, artigiani vari, per tutto quello che serve per farsi una casa comprese le relative tasse e imposte, perché mai dovrebbe poi pagare un'imposta per il solo fatto di averla? E se invece affida i suoi risparmi a una banca o a un agente finanziario perché deve pagare imposta sulla parte di reddito risparmiato che riesce a sottrarre all'inflazione? Non solo non dovrebbe subire ulteriore tassazione ma lo si dovrebbe premiare per il contributo che dà agli investimenti produttivi del Paese e ai conseguenti prelievi fiscali sui redditi che produrranno; gli si dovrebbe anche riconoscere un rimborso dell'imposte pagate sugli importi non sottratti all'inflazione, un reddito fasullo. Invece non solo si tassano le "non perdite" dei redditi risparmiati ma si colpiscono anche quelli correnti, non adeguando i limiti per aliquote, esenzioni, detrazioni, considerandoli più consistenti, più ricchi e quindi più tassabili se solo limitano la perdita del loro potere d'acquisto, Se lo Stato facesse bene il suo dovere di far pagare a tutti le giuste imposte e tasse non si troverebbe a pretenderne di ingiuste né a distinguere tra ricchi e poveri nel fornire i suoi servizi: se tutti hanno pagato il dovuto in ragione al reddito percepito tutti hanno diritto a beneficiare dello stesso trattamento senza ulteriori distinzioni, evitando così di appesantire la burocrazia e favorire i furbi. Dire e fare A Milano si ruba, a Roma si rubba: ci sarà un motivo. Per molti il sabato è giorno di riposo: il sabbato inizia il venerdì. Se Luigi si dice Luiggi, come farò a dire oggi? Esiste ancora una distinzione tra grande e grosso, tra bravo e buono? Stiracchiarsi era spesso maleducato, fare stretching è sempre sportivo. Tormentare la gente non è reato, lo stalking (detto stolchingh) sì. Mia madre andava a far spese, mia figlia fa solo shopping..Una donna spendacciona fa XXL-shopping? Auto: controcorrente? "Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni" Ma perché mai dovrebbe essere diversamente? Dopo ripetute


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"rottamaziani" chi aveva necessità o solo lo sfizio di un'auto nuova se la sarà comperata, credo. Si incolpa come asociale chi non usa l'auto all'ultimo Euro, chi ogni anno non cambia auto per averla conforme all'ultima direttiva CEE: lo considero una specie di terrorismo ecologico. Non bastando la pressione morale per obbligare a cambiare auto anche quando non se ne ha alcun bisogno, si inventano divieti di accesso per le auto vecchie di qualche anno (EURO fuori corso) o in qualche giorno dell'anno, magari uno dei pochi in cui si userebbe l'auto, in cui si avrebbe necessità di usarla. Dicono per la salute dei cittadini, per la qualità dell'aria, come se si inquinasse di più facendo 1000 km all'anno con una vecchia vettura invece di 100000 con un transatlantico terrestre girando per ore per posteggiare o mettendolo dove capita capita. Le auto sono senz'altro utili, forse anche necessarie ma vedo le strade della mia città tutte bordata di vetture, vedo automobilisti che passano e ripassano aspettanto che qualcuna se ne vada e mettersi al suo posto e penso quanto mi piacerebbe che così non fosse; vedo cataste di auto rottamate, distese di auto nuove appena arrivate in porto e penso che a tutto ci dovrebbe essere un limite: dobbiamo proprio disporre di tre auto a testa, dobbiamo proprio cambiare più spesso l'auto delle scarpe? "Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni": era ora! L'imposta matrimoniale Fra le norme della Costituzione che anche i più accaniti sostenitori della sua immutabilità e rispetto sembrano ignorare trovo: • "Art. 29 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. • Art. 31 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose......" In realtà non solo non esistono adeguate misure per rendere più equo il prelievo fiscale dalle famiglie numerose, ma esistono norme per penalizzare il matrimonio: le prime forse arriveranno pensando agli immigrati, le seconde non rimarranno pensando alle coppie di fatto. In una famiglia numerosa può capitare che lavori solo il coniuge con l'impiego più redditizio mentre l'altro si deve occupare dei figli: la


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tassazione per quell'unico reddito è maggiore di quella che sarebbe se a formare quel reddito concorressero più familiari e ancor più se si considerasse la capacità contributiva di ogni familiare dividendolo fra tutti. Per potere beneficiare di esenzioni dal pagamento di alcune tasse (ticket) si considera il reddito famigliare lordo annuo che deve essere inferiore a certi limiti fissati decenni fa e mai aggiornati. Se il limite è fissato a 36151,98 euro (non c'è da ridere, è l'equivalente di 70 milioni di lire, tondi tondi) per beneficiare dell'esenzioni uno non sposato può disporre anche di 36151 euro mentre due persone unite in matrimonio non ne beneficiano se dispongono di 18076 euro ciascuno. In pratica: • i componenti di una famiglia che "godono" di un certo reddito guadagnato da un genitore pagano più imposte dei componenti di una famiglia che "godono" dello stesso reddito guadagnato da due genitori e più ancora dei singoli individui che godono di eguale reddito guadagnato da loro stessi; • le persone sposate per beneficiare delle esenzione dai ticket devono avere metà del reddito di quelle non sposate. Per loro non vale la Costituzione che recita: "Art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali." Scelte fasulle Non so se sono io a non capire o se sono loro a non spiegarsi bene o se semplicemente per i politici è normale non essere conseguenti. Affermano che il "porcellum" è un obbrobrio antitemocratico perché non consente ai cittadini di scegliersi chi mandare in parlamento. Quello che dicono è vero, o almeno metà di quello che dicono: che non consente la scelta. Non altrettanto vero mi sembra quello che con l'altra metà vogliono far credere, che cioè solo da quando c'è questa legge non posso scegliere chi mi rappresenta. Sarò un'eccezione, ma mi è sempre toccato di scegliere fra molta gente che non conoscevo, che mi veniva proposta da questo o quel partito, in pratica dalle persone che in quel partito avevano voce. Non avendo elementi per scegliere fra le persone, sceglievo fra i


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partiti sulla base di quanto i loro esponenti più in vista nei media dicevano e della simpatia che m'ispiravano. Non mi pare che si facesse il possibile per rendere "libera" la scelta delle preferenze: mettevano i candidati che volevano preferiti in testa alle liste o nei collegi sicuri, si usavano anche le preferenze multiple per messaggi in codice e voti di scambio. Si spendevano molti soldi per le propagande personali, credo più generosamente per chi si voleva favorire. In sostanza la libertà di scelta rimaneva molto limitata: dovendo scegliere fra i soliti noti - cui sicuramente arrivavano copiose preferenze, in più collegi - e i molti ignoti: qualche volta per sfizio guardavo nome o età o luogo di nascita, scegliendo in base ai dati che leggevo nelle liste, preferendo Bevivino a Bevilacqua, il più giovane o il più vecchio, un veneto o un pugliese. Può darsi che tutti gli altri milioni di elettori si informassero su vita, opere e misfatti di ciascun candidato, scegliendo a ragion veduta il nome da scrivere sulla scheda: io non lo facevo. Anche ammettendo che prima di questa legge i parlamentari venissero liberamente scelti dagli elettori e che così tornerebbe ad essere con una nuova legge elettorale, dopo avere proclamato che senza il diritto di scegliere i nostri rappresentanti non viviamo in un Paese democratico, dopo avere deprecato la defezione dalla politica della gente che non si sente rappresentata, quegli stessi che così sentenziano ci vengono a dire che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." È quanto dice l'Art. 67 della nostra Costituzione, che deve valere ora e sempre. Non capisco perché debba preoccuparmi di scegliere un candidato che mostri idee simili alle mie e dica che si occuperà dei miei problemi se poi, una volta eletto, farà esattamente il contrario di quello che mi aspetto da lui. Visto che tutti indistintamente rappresentano la Nazione devo aspettarmi che tutti lo facciano nel modo migliore: uno vale l'altro e non serve non solo scegliere la persona ma nemmeno il partito, non servono elezioni ma basta quando finisce una legislatura sorteggiare i fortunati che siederanno in Parlamento, fare una bella lotteria con ricchi premi in stipendi, pensioni, privilegi. E sperare. Sicuramente è colpa mia se non capisco, ma non ha senso pretendere di scegliere il mio rappresentante in Parlamento sapendo che questi non mi rappresenterà per niente.


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Estraneo Man mano che il tempo passa sempre più mi sento estraneo al parlare che mi circonda. Non tanto per quella bolla in cui si trova l'anziano signore della pubblicità, quella che scoppia grazie all'apparecchio pubblicizzato: un po' forse, ma molto più perché le parole che sento sono sempre meno quelle d'un tempo. Capisco, o credo di capire, il senso di quello che si dice ma il modo in cui viene detto non è quello cui ero abituato, quello che userei. È come mangiare una pietanza che non ha più il gusto che aveva un tempo, fatta con ingredienti che non hanno più lo stesso sapore, da mani che non sono più quelle di allora. Molte parole sono state sostituite da termini foresti per di,re la stessa cosa, altre hanno assunto un diverso significato: parole che capisco ma che sono estranee a un pezzo della mia vita. Se devo raccontare di mia madre fatico a dire che alla mattina faceva shopping: per tutta la sua vita e per gran parte della mia andava semplicemente a fare la spesa. Se poi dicessi che "usciva con Giovanni e faceva shopping" molti penserebbero che aveva una relazione adulterina con Giovanni di notte e andava per boutique di giorno mentre vorrei solo dire che "quando Giovanni usciva di casa per andare al lavoro, lei usciva per fare la spesa giornaliera". Sembra - ma non ne sono sicuro - che quando si dice che qualcuno esce con qualcuna in realtà s'intenda dire che con lei entra in un ristorante, in un una camera, in un letto. Per me vorrebbe semplicemente dire che escono a fare una passeggiata insieme: omnia munda mundis. Un'altra cosa che da molto tempo mi disorienta è sentire frasi del tipo "sarà aperto un tavolo, presieduto dal prefetto", "Chiuso il tavolo della farmaceutica." o "Guatemala: rotto il tavolo di dialogo in tema minerario". A casa mia apro e allungo il tavolo quando abbiamo ospiti a pranzo; andando per campeggi aprivo il tavolo pieghevole quando arrivavo e lo chiudevo quando partivo; non mi è mai capitato di rompere un tavolo. Invece sembra che quando personaggi importanti devono riunirsi per discutere di qualcosa prima devono aprire un tavolo: non credo sia come quello che usavo in campeggio (di solito sono in molti) e le sedie sono già aperte o non sono pieghevoli. Una volta aperto il tavolo rimane così per diverso tempo e quando hanno finito di discutere se si lasciano amichevolmente lo chiudono per la prossima volta, altrimenti lo rompono.


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Mai che rompano le trattative, le discussioni, le riunioni: quelle magari continuano ma rompono il tavolo. Loro rompono e noi paghiamo. Audience Dal TG apprendo e vedo che mentre la madre è in collegamento con "Chi l'ha visto" la conduttrice della trasmissione le comunica che hanno ritrovato il cadavere della figlia. Non seguo "Chi l'ha visto", ma certamente non la seguirò in futuro. Capisco che in diretta si possa comunicare la vincita di un premio o qualche lieta notizia, ma mi sembra indecente dare in quel modo una notizia tragica ad una madre disperata: tutto per qualche "audience" in più! Che tempi! Fino a qualche decennio fa nella felice Italia non c'erano killer e fino a poco tempo fa nessuno subiva stalking: per secoli solo omicidi, assassini, sicari e si veniva molestati, importunati, perseguitati, tormentati. O tempora o mores! Sovranità Secondo l'immutabile, perfetta, inemendabile ed eterna Costituzione della Repubblica Italiana: • "Art. 1. ....La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." e in una democrazia parlamentare come la nostra può esercitarla solo esprimendo un voto. • "Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età." che in qualche modo serve a formare il Parlamento, al quale spetta sia il potere legislativo in quanto • "Art. 70. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.", sia approvare il potere esecutivo, poiché • "Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere." Ma una volta eletto, qualsiasi sia la legge elettorale vigente, • "Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed


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esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." e ha tutto il diritto di infischiarsene altamente di quello che i suoi elettori si aspettavano da lui: al massimo potrà non essere rieletto e doversi accontentare dello stipendio da parlamentare per il periodo necessario a garantirgli una cospicua pensione. Il popolo ha un altro modo per esercitare la sovranità: il referendum. Bellissima cosa, solo che una volta che il popolo ha espresso il suo pensiero sempre i suoi pseudo rappresentanti trovano il modo di far si che rimanga solo pensiero, un voto augurale. Il popolo sovrano si è espresso per l'abolizione della sovvenzione ai partiti? Se ne prende atto e la sovvenzione non si chiama più sovvenzione ma "rimborso spese", la sovvenzione non c'è più e le spese rimangono. Spese per le ripetute campagne elettorali e spese per i giornali di partito. Ma non basta: pochi leggono i giornali e molti guardano la TV, i partiti abbisognano di una TV e naturalmente pensano alla TV di Stato, una TV pagata obbligatoriamente da tutti, ad una tassa, al canone RAI che non è una tassa per usufruire dei programmi RAI ma una vera imposta da pagare anche se i programmi RAI ti fanno schifo e non li guardi. Capita anche di doverla pagare due volte perché "marito e moglie che abbiano residenze diverse sono obbligati a pagare canoni separati", pur convivendo indifferentemente nell'una o nell'altra residenza. Il popolo può quindi esercitare una sovranità limitata e indiretta solo su due dei tre poteri dello Stato di diritto: il potere legislativo, il potere esecutivo. Nulla può invece sul terzo potere, il potere giudiziario. In teoria questo dovrebbe essere soggetto alla legge, espressione del potere legislativo. In pratica sembra soggetto solo a se stesso, libero di interpretare la legge - qualsiasi legge - con assoluta discrezionalità, rispondendo delle sue azione o mancanze solo ad una derivazione di se medesimo. Ipocritamente mostra di essere soggetto alla legge che impone l'obbligatorietà dell'azione penale. Si potrebbe pensare che così tutte le azioni penali siano perseguite, che un magistrato sia costretto a rinunciare a sonno e ferie per adempiere al suo dovere ed evadere tutte le pratiche. In realtà alcuni non rinunciano a niente, lamentano mancanza di fondi, le pratiche si accumulano e scelgono quelle che più gli convengono, quelle che richiedono meno impegno o danno maggiore pubblicità. È come se l'obbligo di osservare il codice stradale significasse obbligo di osservare solo le norme che ci convengono.


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Anche in questo campo la sovranità popolare si è espressa per responsabilizzare la categoria: naturalmente il voto referendario è rimasto come sempre soltanto un voto, un auspicio inascoltato. Famiglie Tutti o tanti dicono di pensare alle famiglie, che bisogna tutelare la famiglia. Che poi alle parole non seguano i fatti è più che naturale, ma vorrei almeno capire cosa s'intenda per famiglia. La nostra Costituzione, altrettanto a parole strenuamente osservata e difesa, sembra chiara in merito: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." In realtà quando si parla di famiglia e di familiare non è sempre facile capire a cosa ci si riferisca. Per il mod. 730 (denuncia dei redditi) il coniuge va indicato anche se non fiscalmente a carico. E non è a carico se ha un reddito lordo annuo superiore a € 2840,51 (cioè 5.500.000 lire, dal secolo scorso) mentre se ha un reddito di pensione non superiore a 7.750 euro non è tenuto a fare la dichiarazione perché nulla deve d'imposta. Con reddito tra i 2840.51 e i 7750 euro, eventuali spese detraibili non possono essere detratte dalla famiglia: non dal coniuge perché non fiscalmente a suo carico e non da se stessi perché non ci sono imposte. La famiglia "costituzionale" non è la "famiglia fiscale". Sempre dall'istruzioni per il mod. 730 trovo: "Spese per il recupero del patrimonio edilizio - Ha diritto alla detrazione anche il familiare convivente del possessore o detentore dell'immobile ...". Non è scritto, ma si deve intendere che convivente non è chi vive insieme, ma chi risulta avere residenza nello stesso comune (anche a qualche km di distanza?) o forse - meglio - risulta nello stesso "stato di Famiglia" anagrafico. Non più "famiglia fiscale" ma "famiglia anagrafica". Per l'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket) si fa riferimento al reddito famigliare e non è semplicissimo sapere cosa sia. L'Asl locale dice: • "Per reddito familiare si intende il reddito imponibile IRPEF dichiarato l'anno precedente da tutti i componenti il nucleo familiare (fiscale)". Cosa sia il nucleo familiare fiscale non è detto, cercando altrove trovo:


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• "Circolare della DRS prot. n.8407/SPS/Amm/Pcsam dd. 13/04/05 13/05/05. “NUCLEO FAMILIARE” Per l’individuazione del nucleo familiare, ai fini della dichiarazione di esenzione dal pagamento del ticket per età/reddito, viene preso in considerazione il criterio fiscale e non quello anagrafico......Il coniuge ed i figli possono anche non convivere con il dichiarante e risiedere altrove." Naturalmente se si va a prenotare una prestazione sanitaria e ti chiedono di firmare sui due piedi la dichiarazione sul "reddito familiare" nessuno ti spiega quale sia, forse perché nessuno lo sa. Per l'imposta (canone) RAI si torna a far riferimento alla famiglia anagrafica. Infatti • "..marito e moglie che abbiano residenze differenti costituiscono famiglie diverse e sono pertanto obbligati .. a pagare canoni separati .." La "famiglia anagrafica" non è quella "costituzionale" né quella "fiscale" e se non bastasse c'è la famiglia allargata, la famiglia di fatto, la famiglia gay e non so quali altre famiglie: tutto piuttosto complicato. Ma c' è un modo certo per sapere se fai parte o meno della famiglia cui si riferisce una norma: se facendone parte ci rimetti ci sei dentro, se ci guadagni sei fuori. Gli italiani Chissà perché quando una donna esprime la sua opinione capita spesso che tiri in ballo tutto l'universo femminile e quando un politico esprime la sua si senta in diritto di parlare in nome di tutti, anche di quelli che non l'hanno votato e nemmeno lo conoscono. Sento dire dalle donne in TV: "le donne fanno questo e/o quello, noi donne la pensiamo così e/o cosà". Sento dire dai politici in TV: "gli italiani vogliono questo e/o quello, gli italiani pensano così e/o cosà". Non sono donna e non so se davvero le donne che parlano lo fanno a nome di tutte, ma sono certo che i politici che esprimono il pensiero di tutti gli italiani non mi hanno mai chiesto cosa penso in proposito: o io non devo considerarmi italiano o sono loro troppo presuntuosi.


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Credo che una persona normale direbbe "penso che gli italiani - o meglio "che molti italiani" - vogliano questo e/o quello" o indicare statistiche in merito. Questa è la mia opinione, quella degli italiani non la conosco: ma se anche tutti gli altri la pensassero diversamente non sarebbe il pensiero degli italiani ma solo della loro stragrande maggioranza. Riforme Se in una famiglia si fatica a soddisfare i desideri di tutti, si pensa a cambiare il modo di vivere, si riformano i progetti, si ridimensionano i desideri. Può anche capitare che si cerchi un lavoro meglio retribuito per aumentare le entrate e mantenere il modus vivendi, ma se non si trova si cerca di limitare le spese, di adeguarle alla disponibilità. Sembra invece che per qualsiasi cambiamento nella cosa pubblica necessitano invariabilmente nuove risorse e che se non ci sono soldi tutto rimane immutato, spese comprese quando non aumentano. La Giustizia non funziona? Non è pensabile chiedere agli addetti maggior impegno, utilizzare meglio le risorse disponibili, ma è indispensabile avere nuove risorse da continuare a sprecare nel modo consueto, garantendo gli stipendi più alti e la produttività più bassa d'Europa. Più o meno è sempre così: le riforme non si fanno perché costano o toccano privilegi intoccabili, se un recipiende forato perde acqua non si chiude il foro ma si immette più acqua. Non è un cubo Sono piuttosto ingenuo, ma se mi dicono che la luna è un grosso cubo non mi convincono: mi basta guardarla in una notte di plenilunio per capire che non lo è. Ora ci raccontano la storia del "governo massante". Dalle mie parti i massanti erano quelli che nelle freddi albe invernali andavano nelle case di campagna a macellare il maiale. Il nuovo governo dovrebbe macellare il "porcellum" e fare una legge elettorale senza i difetti di quella attuale: "governo norcino" direbbero altrove. In due anni di governo non l'hanno fatto, quindi ci vorranno più di due anni: mi pare palesemente una scusa per governare fino al 2013 senza chiedere il parere degli elettori. Sembra che non si possa votare con questa legge perché ha due gravi difetti:


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1. il premio di maggioranza; 2. l'assenza delle preferenze. Il premio di maggioranza Dicono che consente ad una coalizioni di avere la maggioranza anche solo con il 30% dei voti ma non garantisce stabilità. È vero: il governo Prodi che grazie a questa legge poteva avere una maggioranza discreta alla Camera e risicata al Senato - per via delle modifiche volute dal Presidente della Repubblica in ossequio alla Costituzione - è durato due anni, il governo Berlusconi sembra non possa durare molto di più. Credo che solo eleggendo una sola persona con poteri assoluti seppure limitati nel tempo la stabilità potrebbe essere garantita in questo Paese. Se i vincitori fossero due prima o poi non si troverebbero d'accordo e si avrebbe una crisi di governo. Se fossero venti si dividerebbero in bande e magari una si unirebbe ai perdenti per fare una nuova maggioranza che a sua volta si dividerebbe per crearne un'altra, con i vari capibanda vogliosi di primeggiare.Figurarsi cosa succede se i vincitori sono la maggioranza di un migliaio di eletti: con qualsiasi legge elettorale. Il premio di maggioranza favorisce le colizioni, ma se le coalizioni sono solo ammucchiate o in malafede non serve: se una pietanza fa schifo quasi mai è colpa del recipiente. Ma c'è chi preferisce tornare ai molti partiti di un tempo, pronti a fare e disfare alleanze, fare e disfare programmi, fare e disfare governi che non durino più di una stagione. L'assenza delle preferenze. Qualcuno forse sogna una lista unica con i nomi di tutti i candidati tutti, così ogni cittadino ha ampia possibilità di scelta, magari basandosi esclusivamente sulla foto o la data e il luogo di nascita. I più coscienziosi invece potrebbero scegliere leggendo vita e miracoli di ciascuno, i più fiduciosi basandosi su quanto ciascuno di loro dice o scrive in campagna elettorale, altri scegliendo in base all'estro del momento o al risultato di una conta: ai barabai cicì cocò … Non sarebbe ancora scegliere i parlamentari fra tutti gli eleggibili ma fra i disponibili e sarebbe un buon passo avanti, anche se poi chi si sceglie sarà - come vuole la Costituzione liberissimo da ogni mandato. Altri pensano ai collegi uninominali dove ci mettono chi vogliono e l'elettore si limita a scegliere fra i partiti o fra le persone scelte dai partiti: non mi sembra moltissimo. Oppure si dovrebbe tornare a scegliere un


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nome in una delle liste compilate dai partiti in gara: la scelta è più ampia, ma pur sempre limitata. Con questo sistema dicono che le campagne elettorali costano di più e i criteri di scelta potrebbero essere gli stessi sopra descritti. Certo è preferibile poter scegliere, ma a volte è più pratico scegliere il pasticcere, lasciare a lui la scelta degli ingredienti e giudicare la torta. Non lo si dice espressamente ma il difetto più grande della legge attuale è permettere di governare a persone antipatiche e indegne. È giusto È giusto concedere a uno condannato per tentato omicidio gli arresti domiciliari, per vedere se completa l'opera e poterlo accusare di omicidio. È giusto spostare i capi mafia al nord per vedere se mettono radice nel territorio, come si fa con le piante di vivaio. In Italia è giusto e opportuno. Con juicio Siamo democratici, ma vogliamo il bene del popolo. Non diciamo che il popolo sia stupido (qualcuno lo pensa), ma sicuramente ha dimostrato di non sapere scegliere bene, di non sapere agire per il suo bene. Noi da persone responsabili, noi eletti (anche se notoriamente "nominati") possiamo trovare tra noi un accordo e fare un governo per il bene del Paese. Noi vogliamo che il popolo possa indicare chi nelle nostre liste preferisce, ma non possiamo lasciare che scelga chi lo deve governare: questa scelta è più saggio e opportuno lasciarla a noi, ai partiti che sanno di volta in volta, ogni cinque o sei mesi, adeguarsi alle circostanze e fare il governo giusto per il Paese. Siamo democratici, ma "con juicio". Problemini 1. Una botte ha la capacità di 100 litri, contiene 90 litri di vino mio ed nel secchio ne ho ancora 7 litri. Domande: a) se nella botte metto tutto il mio vino, quanta vino altrui dovrò aggiungere per riempire la botte? b) se nella botte metto 10 litri di vino altrui, quanto vino mio resterà nel secchio? 2. Un'azienda può occupare 100 dipendenti, impiega 90 dipendenti locali e nel paese ci sono ancora 7 disoccupati. Domande: a) se assume i 7 locali quanti potrà assumerne dai paesi limitrofi?


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b) se ne assume 10 dai paesi limitrofi, quanti rimarrano disoccupati nel paese? 3. Una botte ha la capacità di 100 litri, contiene 90 litri di vino buono ed ho ancora 7 litri di vino scadente. Se voglio riempire la botte con vino buono e buttare quello scadente: a) quanto vino buono altrui dovrò aggiungere? b) quanto vino scadente dovrò buttare? 4. Un'azienda può occupare 100 dipendenti, impiega 90 dipendenti locali e nel paese ci sono ancora 7 disoccupati, ma non vogliono fare i lavori che quell'azienda offre. Se l'azienda vuole avere tutti i dipendenti possibili: a) quanti lavoratori dovrà assumere dai paesi limitrofi? b) quanti lavoratori locali rimarranno disoccupati Nota: sembra che in Italia gli stranieri siano circa 10% e i disoccupati circa 7% Risposte: 1a=3, 2a=3, 3a=10, 4a=10, 1b=2b=3b=4b=7 2011 Famiglia Penso che molti difensori ad oltranza della Costituzione italiana ricordino solo quello che gli conviene. Per esempio, pare non ricordino cosa dice della famiglia e in particolare che: • La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. (art.29) • La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. (art.31). Esemplificando, senza che nessuno se ne scandalizzi abbiamo: • il coniuge regolarmente sposato e di fatto convivente non può detrarre le spese di ristrutturazione della casa della moglie con reddito insufficiente per pagare Irpef ma sufficiente per non essere considerata a suo carico, se risulta "anagraficamente non convivente"; • per poter beneficiare dell'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket) si


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considera il "reddito famigliare" ottenuto sommando il reddito dei coniugi anche se "anagraficamente non conviventi". • I limiti di reddito per beneficiare di detrazioni o esenzioni fissati nel secolo scorso e mai rivalutati per l'aumentato costo della vita o almeno nemmeno per gli insufficienti adeguamenti di pensione, così sono considerate ricche famiglie diventate più povere. • Due coniugi regolarmente sposati e di fatto conviventi devono pagare due (o forse quattro) canoni RAI se sono "anagraficamente non conviventi", perché "il Ministero delle Finanze ha discrezionalmente ritenuto di adottare in materia di canone la nozione anagrafica di famiglia" e non quella Costituzionale. Insistentemente Ancora una volta un politico PD afferma in TV che "il governo Prodi aveva tolto l'I.C.I. ai meno abbienti e Berlusconi l'ha tolta ai ricchi, per demagogia elettorale". Questa mattina a Omnibus (La7) l'ha affermato la signora Melandri. Ancora una volta mi è sorto il dubbio d'avere sempre sbagliato a considerarla una frottola, ancora una volta sono andato in Internet per vedere di capire come stanno le cose. Ed in Internet ho trovato questo: • !2-bis. Dall’imposta dovuta per l’unita` immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo si detrae un ulteriore importo pari all’1,33 per mille della base imponibile di cui all’articolo 5. L’ulteriore detrazione, comunque non superiore a 200 euro, viene fruita fino a concorrenza del suo ammontare ed e` rapportata al periodo dell’anno durante il quale si protrae la destinazione di abitazione principale. Se l’unita` immobiliare e` adibita ad abitazione principale da piu` soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascuno di essi proporzionalmente alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica. • 2-ter. L’ulteriore detrazione di cui al comma 2-bis si applica a tutte le abitazioni ad eccezione di quelle di categoria catastale A1, A8 e A9»."(Finanziaria 2008) Da quello che capisco io - pensionata, 450 euro mensili, proprietaria


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di un appartamento cat. A/2 (90 mq+ garage e ICI 2007 = € 277) avrei dovuto pagare nel 2008 come minimo 77 euro di ICI, cioè € 277-200. Se la norma non è questa, le prossime volte che vanno in TV dicano chiaramente a cosa si riferiscono. Se è questa ed io non l'ho capita, mi spieghino il perché. Se è questa ed io l'ho giustamente intesa mi dicano se devo considerarmi ricca o se devo considerarli incredibili ballisti. Emergenza democratica Ci sono paesi in cui qualsiasi cittadino in casa sua può fare i suoi porci comodi, senza pubblicità e senza scandalo, senza danno per nessuno, rispondendone solo alla sua coscienza, a Dio o al confessore e altri paesi dove si spia quello che un cittadino fa nel suo intimo, se ne pubblicizzano i comportamenti per creare scandalo, procurargli danno morale, politico, sociale; ci sono paesi democratici e paesi totalitari. A quanto ne so, i Pubblici Ministeri nostrani non sono tali per grazia di Dio o per volere del popolo ma solo perché - a suo tempo - hanno superato un concorso: molto o poco tempo fa, onestamente o disonestamente. E da allora possono avere fatto bene o male il loro lavoro ma raramente hanno reso conto del loro operato, affermano che tutti cittadini sono eguali davanti alla legge ma mentre io posso essere da loro giudicato e condannato (giustamente o ingiustamente, in tempo ragionevole o in tempi geologici) sicuramente io non li posso né giudicare, né condannare e nemmeno criticare senza rischiare vendette. Affermano che fanno atti dovuti, perché c'è l'obbligatorietà dell'azione penale. Io non sono contro questa obbligatorietà e penso a uno che per osservala rinunci a pranzo, cena, sonno, amicizie, ferie: così facevo io quando mi sentivo obbligato a fare presto e bene il mio lavoro. Pare che l'obbligatorietà consista invece nella facoltà di scegliere in quali casi applicarla e in quali considerarla solo opzionale, non in base a regole valide per tutti, ma a discrezione o arbitrio personale senza dovere rendere conto a nessuno delle proprie scelte o rispondere dei propri errori, delle spese e dei danni che ne derivano. Sinceramente non vedo minacce per la democrazia se uno con importanti incarichi istituzionali fa in privato cose che ritengo porcate o se qualcun altro se ne vanta pubblicamente o se vengono indecentemente messe in pubblico da altri, non ritengo antidemocratici i gusti sessuali di


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Kennedy, Clinton o Vendola. Mi preoccupa molto di più, anzi mi spaventa, l'idea che qualcuno possa impunemente intromettersi nel mio privato o di qualsiasi altro per vedere se c'é qualcosa non solo di penalmente rilevante ma anche se c'è qualcosa di moralmente disdicevole, che possa arbitrariamente decidere chi colpire e chi no, chi favorire e chi agevolare, chi escorticare (si dice così? un tempo si diceva sp******re) e chi no. Mi preoccupa che le leggi possano venire interpretate e applicate in base a personali visioni politiche. Mi preoccupa e mi terrorrizza constatare che mentre mai si è indagato per fughe di notizie che hanno gravemente danneggiato persone e personalità, subito si interviene se non sono gradite a una magistrata, un'appartenente alla casta. Mi preoccupa che qualcuno voglia decidere delle sorti del Paese solo per aver vinto un concorso chissà quando, chissà come. Usando pochissimo il telefono, difficilmente potrebbero incastrarmi con intercettazioni più o meno lecite, ma, come quasi tutti, nella mia vita qualche errore avrò pur commesso: non mi piace sapere che chi si ritiene immune da errori e comunque impunibile sia anche molto vendicativo. Non solo rotonde Un po' alla volta nelle nostre strade i semafori vengono sostituiti dalle rotonde alla francese. C'è sempre da imparare. Peccato che non si imiti anche il modo di indicare le località, la direzione da prendere per andare dove si vorrebbe andare e si continui invece ad usare criteri che rendono il viaggiare quasi impossibile per una persona non del luogo e non munita di navigatore satellitare. Sembra sia ritenuto normale indicare la via per Chissàdove e all'incrocio successivo solo quelle per Chissàquando, Chissàperché e Chissàcome, che quelli del luogo sanno benissimo essere sulla stessa via, subito prima o subito dopo di Chissàdove. Alla successiva rotonda non ci sarà più l'indicazione per Chissàcome ma qualcos'altro; se per caso ci fosse, la distanza indicata che prima era 10 Km potrebbe essere 15 e uno si chiede se si sta avvicinando o allontanando. L'automobilista che si ostina ad usare atlanti cartacei ed è privo sia di navigatore satellitare che di navigatore umano dovrebbe fermarsi, riprendere in mano l'atlante, fare il punto e decidere quale delle nuove opzioni scegliere, trovare fra i nomi indicati quello che si trova sulla strada che pensava di fare.


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Oggi ho fatto 50 km più del previsto per non essermi fermato a controllare. Se non si vuole imitare i francesi anche per le indicazioni e non solo per le rotonde, meglio non mettere niente: si fa meno confusione e meno spesa. Se proprio non si vuole vietare di viaggiare senza l'aiuto satellitare, si facciano delle piazzole dove uno possa fermarsi e orizzontarsi con carta e bussola. Sarò ricco L'anno prossimo quasi sicuramente sarò ricco. Mia moglie ed io saremo ricchi e potremo pagare tutte le tasse che i governanti hanno avuto il tic di mettere su medicinali, esami e visite mediche chiamandole graziosamente ticket. Il prossimo anno mia moglie ed io potremo dichiarare d'avere superato da un po' i 70 anni di età, da poco i 50 anni di matrimonio e finalmente i famosi 36151,98 euri di reddito familiare lordo: saremo ricchi. Quando quell'importo era 70 milioni di lire tondi, mai avrei potuto sperare di superarlo: il mio reddito lordo arrivava si e no a 2/3 della cifra che mi sembrava un altissima e irraggiungibile. Poi anche mia moglie ha cominciato a percepire la sua pensione; era molto meno del famoso milione di lire mensile annunciato e i 70 milioni lordi annui rimanevano lontanissimi. Per fortuna che l'INPS ha pensato di aumentarci ogni anno un po' della pensione; non abbastanza per vanificare l'inflazione ma sufficiente per avvicinarci sempre di più a quel limite che nel frattempo era diventato 36151,98 euri, arrotondati al centesimo. Temevamo che superando i 65 anni di età non avremmo più potuto concorrere alle spese del Servizio Sanitario Nazionale sempre più impegnato a curare gente di tutto il mondo. Così purtroppo è stato per qualche anno. Ma ora siamo più vecchi e più malati e stiamo per superare quel limite: avremo l'occasione di rifarci abbondantemente. Paventavo che i nostri governanti quando decidevano di adeguare al maggior costo della vita e alle proprie esigenze le loro indennità avessero la malaugurata idea di adeguare un pochino anche quei limiti di reddito oltre i quali la gente comune può avere la gioia di godere pienamente della bellezza di imposte e tasse, gioia spesso negata a chi solo da poco è qui e che mai i suoi avi hanno avuto.


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Ma questo non è successo e da 17 anni - mentre tutto cambiava, prezzi, stipendi, tariffe, imposte - esso rimaneva fermo come roccia cambiando solo il nome della valuta: 70 milioni di lire erano, 36151,98 euri sono, al cambio di 1936,27 lire per 1 euro, con arrotondamento al centesimo inferiore. Settanta milioni di lire annue lorde corrispondono a circa 1870 euri netti al mese per 13 volte: ma grazie a Dio noi siamo in due e bastano 1050 euri mensili a testa per poter superare comodamente quella cifra. Chi è solo (single) o non ufficialmente coniugato è molto meno fortunato, deve arrivare a 1870 euri netti al mese per 13 mensilità e potrebbe non farcela: non ha la tutela dell'art.31 della Costituzione. Anni 150 Il 17 marzo prossimo saranno passati 150 anni da quando fu proclamata l'Unità d'Italia. Grazie alla RAI - a quanto ci dice - ora parliamo tutti un'unica lingua e siamo una nazione unita: grati e felici paghiamo il canone, magari due*. Molto è cambiato in questo secolo e mezzo nel nostro Paese: non ci sono più prostitute e omosessuali, soltanto escort e gay; non si fa più spesa, compere, acquisti, ma soltanto shopping; non si tormenta, perseguita, importuna ma si fa stalking; non ci sono più alberghi ma solo hotel, non si usa la bici ma la bike, all'ospedale non c'è più l'ambulatorio ma il day hospital, il nido è nursery e all'accettazione la priorità si dice triage. Le giornate dedicate a qualcosa sono tutte un qualcosa-day, gli spacci, i negozi, i centri commerciali stanno diventando tutti outlet, il barbiere è barbershop, non si parla più di capelli ma di hair, non di vino ma di wine e così via. Oggetti nuovi, parole nuove delle quali spesso so il significato, a volte so come si scrivono altre come le dicono: quasi mai so cosa significano, come si scrivono e come vanno correttamente pronunciate, ma cerco d'informarmi. Non mi piace neanche sentire il sabato diventare sabbato e la domenica laddomenica, ma pare che così sia giusto e mi rassegno continuando a modo mio. Forse si parla una lingua unica, ma i nonni che un tempo si capivano benissimo con i nipoti in dialetto faticano a capire il loro parlare fitto di parole sconosciute, strane e straniere, parole che si scrivono in un modo e si pronunciano in un altro, come per i numeri: 1,2,5,6, 10 che si pronunciano uno, due, cinque, sei, dieci (ma anche un, do, sinque, sie,


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dieze o in altro modo a seconda del luogo). Se vendono "clementine" non so se devo dire clementain e nel dubbio indico col dito o chiedo mandaranci. Perfino il latino non è più quello di una volta se plus diventa plas e Maria diventa Maraia. Sarà come dice la RAI, ma questa unica lingua mi par proprio una strana lingua. * Si dice normalmente pagare il canone RAI, ma in reltà i canoni possono essere più di uno per famiglia perché secondo un'interpretazione ministeriale la famiglia non è quella fondata sul matrimonio - come recita la Costituzione italiana - ma quella anagrafica. Così se due coniugi regolarmente sposati da 50 anni hanno residenza anagrafica diversa, per la RAI sono sempre due famiglie e pagano due canoni, a prescindere dalla Costituzione e dalla realtà. Gli stessi coniugi sono invece sempre considerati un'unica famiglia nel calcolo del limite di reddito per le esenzione dalle tasse sanitarie, che superano con un reddito pro capite pari alla metà di quello di un singolo: a dispetto dell'art.31 della Costituzione, ma nessuno se ne preoccupa. Cari politici tutti in tutt'altre faccende affaccendati forse non ve ne siete accorti. Qualcuno di voi si è accorto che il limite sotto il quale sono esenti dalle tasse sanitarie i minori di 6 anni e i maggiori di 65 è sempre quello del 1993? Qualcuno di voi s'è accorto che nel frattempo l'indice del costo della vita calcolato dall'ISTAT è cresciuto del 50%? Qualcuno si è accorto che se la somma delle pensioni di due coniugi era ben al di sotto di quel limite nel 1993 ora lo supera per il solo effetto dell' insufficiente adeguamento al costo della vita? Chi gridando al conflitto d'interessi ha rivalutato le sue indennità ha anche cercato di rivalutare quel limite? Qualcuno si è accorto che quelli che non erano tenuti a pagare il ticket 17 anni fa ora sono più vecchi, più malati, più bisognosi di cure, più poveri e non più esenti? Qualcuno si è accorto di questo ed ha cercato di porvi rimedio? Chi proclama e grida di difendere i meno fortunati si è accorto e indignato per questo? Qualcuno si è accorto che se un singolo ha un reddito lordo di 36151 euro è esente dalle tasse sanitarie mentre se due coniugi hanno un reddito


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di 18100 euro ciascuno le devono pagare? Chi continuamente si richiama alla Costituzione s'è accorto che così se ne violano gli art. 3 e 31? È insorto? Chi difende la famiglia ha proposto modifiche? Qualcuno ha notato che chi supera il limite di 100 euro lordi e ne spende mille netti di ticket è al minimo 900 euro più povero di chi non supera il limite e non paga ticket? Ha proposto correttivi? E se qualcuno se n'è accorto perché non ha fatto niente? Perché i casi sono troppi e non ci sono i soldi o perché sono troppo pochi e non gli interessano? Perché fanno fallire lo Stato o perché elettoralmente insignificanti? Perché è giusto così o perché è ingiusto solo se riguarda molti? O perché per lui sono cifre irrilevanti? Qualcuno si è posto analoghi problemi per quanto riguarda le agevolazioni fiscali e altro? Qualcuno s'indigna se una famiglia deve pagare due canoni RAI perché non vale l'art.29 della Costituzione ma il parere ministeriale che la considera due famiglie? Qualcuno ha fatto qualcosa per evitare che qualcuno sia escluso da agevolazioni perché troppo povero escludendo anche la sua famiglia per il motivo sopra detto? Repetita iuvant? Tentar non nuoce: ritorno su una questione vecchia di 17 anni, sperando che a qualcosa serva. Mi riferisco al limite di reddito oltre il quale cessa il diritto ad esenzioni da tasse sanitarie e non solo. Il Ministero della Salute dice • FAQ - Esenzioni per reddito 3. Il limite di reddito cui si fa riferimento per il riconoscimento del diritto all'esenzione viene periodicamente aggiornato? • No, è fissato dalla legge e può essere aggiornato solo con una modifica legislativa. Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo. Il tempo passa e l'attenzione del Governo, come quella dei governi succedutisi dal 1993, non porta a nulla: dobbiamo sperare nei governi futuri? Intanto ...campa cavallo che l'inflazione cresce. Repetita iuvant? Insisterò.


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Paura Ho sentito ieri in TV il segretario generale dell'ANM dottor Cascini dichiarare la sua contrarietà alla riforma della Giustizia che - dice - in realtà non riguarda la Giustizia ma i Giudici e i magistrati che non potrebbero più agire secondo coscienza ma secondo paura, paura del Parlamento, paura del Governo. Diceva don Abbondio "Il coraggio, uno non se lo può dare": se affermano che i magistrati potranno avere paura, devo pensare che anche ora non tutti i magistrati fanno il loro dovere in coraggiosa onestà, che possono avere le stesse paure anche se provocate da altri. Quei signori maestosamente in toga possono come tutti anche avere paura, subire pressioni, commettere errori: ma chi non ha paura ora non l'avrà neanche allora e viceversa. Credo di sapere cos'è la paura: ho paura di essere intercettato, di essere frainteso, di essere indagato, di essere incarcerato, di vivere anni nell'ansia di essere giudicato, di essere ingiustamente condannato. Non mi occupo di grandi cose e non uso quasi mai il telefono, non è quindi una grande paura la mia, ma non si sa mai. Si dice anche che la paura è necessaria nella vita; è bene avere paura di commettere errori, di doverne pagare le conseguenze, di danneggiare gli altri, di non osservare la legge, di credersi infallibili e impunibili, di non fare bene il proprio lavoro, di non osservare il proprio dovere, di dovere rispondere dei propri atti, aver paura delle proprie responsabilità: non un irragionevole terrore ma una sana giusta paura. Non vorrei che quello che i magistrati paventano fosse non di perdere autonomia e libertà ma preminenza e privilegi, non di avere paura ma di non fare paura, non di essere ricattati ma di non poter ricattare; non penso che i delegati del popolo siano più temibili e pericolosi di quelli dei magistrati o della malavita. Forse non tutti i magistrati pensano che tutto va bene, che non c'è bisogno di una riforma ma solo di più disponibilità economiche; non penso che la riforma proposta dal governo sia il meglio del meglio: va letta, discussa, criticata e possibilmente migliorata anche ascoltando la magistratura. I magistrati più di tutti dovrebbero però sapere che spetta a loro applicare le leggi ma spetta ad altri farle: ognuno faccia il suo mestiere e lasci agli altri fare il proprio, non agiti la Costituzione ma l'osservi e non s'immagini provvedimenti punitivi come un bimbo che è stato cattivo.


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Coerenza Se pensando al Giappone si può pensare di non volere centrali nucleari, non si dovrebbero volere neanche porti, città e paesi sul mare o ad esso vicini, non si dovrebbe vivere in case ma in arche di Noè. Pensando che ogni tanto cade un aereo non se ne dovrebbero più fabbricare, pensando ai tanti incidenti stradali non si dovrebbe più costruire auto, pensando ai morti per armi da taglio non dovrebbero essere fatti coltelli da cucina, pensando che possono attirare i fulmini meglio non piantare alberi; pensando alle dighe che crollano dovrebbero chiudere le centrali idroelettriche, pensando ai danni del carbone, del gas, del petrolio dovremmo far chiudere le altre centrali elettriche; pensando che pannelli solari e pale eoliche sono brutti da vedere dovremmo anche rinunciare all'energia alternativa; pensando che si produce anidride carbonica non potremmo nemmeno produrre elettricità pedalando; pensando che produrre energia in ogni caso qualche danno comporta non dobbiamo usare elettrodomestici, telefonini, auto elettriche, lampadine; non dobbiamo avere ospedali, ferri chirurgici, protesi dentarie, biciclette, supermercati, CD, PC, contenitori di plastica, pellicce sintetiche, pale eoliche, pannelli solari e ogni altro prodotto moderno: per coerenza dovremmo vivere come si viveva un tempo, senza energia elettrica e magari con le sole energie "naturali" e degli schiavi. Pensando che potremmo fare la fine dei dinosari, che potrebbe arrivarci un grosso meteorite dovremmo vivere nel terrore; pensando che prima o poi a chi nasce succede di morire si può pensare di non avere figli e magari maledire i nostri genitori per essere nati. Tre parole Solo tre parole. La frase che spesso sento dire alla TV è "non ho parole". Non "non so cosa dire" o "non so come esprimere la mia gioia (la mia meraviglia, il mio orrore, la mia sorpresa, il mio stupore, il mio dolore, la mia paura)": solo e sempre "non ho parole". Con tutti i vocaboli che ci sono nella lingua italiana com'è mai possibile che uno non trovi quelli che servono al caso o almeno una frase diversa per dire che non sa cosa dire, non vuole parlare, ha un nodo alla gola o viceversa ha troppo da dire e preferisce tacere, che è senza fiato, senza idee o senza opinioni, che non riesce a rendere quello che pensa. Potrebbe magari dire "non mi pronuncio", "non commento", "s'immagini


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cosa penso", o magari un veneto "ma 'l taxa ", "no 'l me diga" per esprimere tutto e niente. Potrebbe dire è terribile, spaventoso, mostruoso, inaccettabile, incredibile, fantastico, meraviglioso, stupendo, magnifico, celestiale, demoniaco, infernale, inumano, bestiale. E invece sempre e solo "non ho parole", anche quando invece mancano argomenti, idee, pensieri, opinioni. Insisto Mi ero impegnato ad insistere e insisto, sperando che la mia insistenza a qualcosa serva. Certo ci sono altri problemi, più gravi, che riguardano più persone. Sono tuttavia convinto che un'ingiustizia, un torto fatto a una persona è ingiusto quanto quello fatto a un milione di persone ed anche di più per chi lo subisce. L'unico vantaggio è che meno sono le persone danneggiate meno costa rimediare al torto. Mentre tutti sembrano pensare a come assicurare vitto, alloggio, assistenza sanitaria e magari donne e tabacco agli aitanti oltremarini sbarcati sulla terra promessa dal profeta, riottosi a tornarsene donde son venuti e impediti ad andare dove vorrebbero, io più modestamente mi preoccupo per due vecchietti ultrasettantenni. Ho già segnalato che "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." Ora forse sono distratti da altro, ma io insisto e insisterò perché arrivi la soluzione.Se invece l'attenzione dovesse continuare quei vecchietti saranno costretti a pagare le tasse sanitarie (ticket) perché a causa dell'inflazione la pensione è stata rivaluta abbastanza da far sì che il reddito familiare superi il limite fissato nel 1993 ma non sufficiente a compensare l'aumento del costo della vita: in soldoni sono diventati più poveri e sono considerati più ricchi. Quei due vecchietti - com'era allora l'uso - cinquant'anni fa si sono regolarmente sposati: ne consegue che quel famoso limite va riferito alla somma delle loro pensioni. Ora pensano seriamente di chiedere il divorzio, pur continuando a convivere, in modo da essere entrambi abbondantemente al di sotto anche del limite non adeguato. E quelli che osannano la Costituzione non trovano niente da ridire su come viene tutelata la "famiglia fondata sul matrimonio". Probabilmente non divorzieranno e dovranno pagare tasse e


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medicinali. E qui c'è un'altra amenità della tutela costituzionale. Se si ammalerà il marito avrà reddito e imposte sufficienti per effettuare eventuali detrazioni fiscali, ma se ad ammalarsi sarà la moglie non potranno farlo. Infatti la moglie ha un reddito sufficientemente basso per non pagare imposta ma non abbastanza per potere essere considerata a carico del marito e quindi nessuno dei due potrà dedurre alcunché. Si aggiunga il fatto che, avendo per validi motivi residenza anagrafica diversa, il marito non può detrarre le spese sostenute per la moglie nemmeno quando siano concesse a "familiare convivente" come quelle per ristrutturazione: in questo caso la "famiglia fondata sul matrimonio" viene considerata "due famiglie" anche in costanza di matrimonio e di convivenza reale. E deve pagare due canoni RAI. Non credo che quella coppia di vecchietti sia l'unica in queste situazioni, ma non penso nemmeno che i casi siano talmente tanti da far fallire lo Stato se vi pone rimedio. Spero solo che qualcun altro pensi come me che un torto è tale a prescindere da quanti danneggia e che magari meglio di me conosca la strada perché chi può intervenga. Testa dura Lui è presidente di Regione e sicuramente sa spiegarsi; sono io a non capire, ad avere la testa dura. Dice che gli immigrati sono indispensabili all'Italia e non capisco quale necessità ci fosse per gli italiani di tanti questuanti, di tanti venditori di cianfrusaglie, di automobilisti pericolosi, di file al pronto soccorso, di persone con diritto di precedenza per un posto all'asilo nido o all'assegnazione di case, di rapinatori o di semplici nullafacenti; forse alcuni italiani avevano necessità di spacciatori, di prostitute/prostituti e di manovalanza criminale; forse bastavano quelli che già c'erano. Dice che senza gli immigrati vi sarebbe un forte calo demografico e mi chiedo se non sia invece la presenza di troppi "indispensabili" o la politica famigliare da sempre penalizzante a sconsigliare agli italiani di fare figli, ma non ai nuovi arrivati per i quali è meglio di quella del Paese d'origine e ne sono favoriti. Dice che i tunisini sbarcati a Lampedusa sono giovani con titolo di studio che giustamente vogliono trovare adeguato impiego in Europa, quasi tutti in Francia (parlano francese meglio dei francesi) e poco dopo


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dice che il 30% dei giovani italiani sono senza lavoro. E io non capisco perché quando salpano dall'Africa non puntino direttamente a Bonifacio, la punta più meridionale della Francia e dell'Europa secondo i francesi, o quando vengono raccolti dalla nostre navi non li accontentino portandoli direttamente dove vogliono: verrebbero subito capiti e accolti a braccia aperte. Non capisco se anche a me basta fare il biglietto Biella-Santhià per essere portato fino a Palermo e se quei giovani italiani di cui l'Italia non ha bisogno debbano recarsi in Tunisia o in Francia. Dice anche che un Paese di 60 milioni di abitanti non ha difficoltà ad occuparsi di 20 mila persone (un piccolo esercito straniero, spero disarmato) e io non capisco perché invece abbia difficoltà a concedere a due vecchi italiani assistenza sanitaria, giusto trattamento fiscale e magari una pensione superiore ai 460 euro mensili; non capisco perché 60 milioni d'italiani non possano rinunciare ad un euro ciascuno, farmelo avere e farmi ricco; non capisco se quando l'Italia grazie agli immigrati diventasse un Paese di 180 milioni di persone non avrebbe nessuna difficoltà ad accoglierne 60 mila alla volta; non capisco se quel signore è disposto a dividere con i nuovi arrivati lo stipendio che gli pagano gli italiani o se spera di aumentarlo grazie a un maggior numero di contribuenti. Io non capisco: certamente non perché quel signore non si sia spiegato ma perché sono una testa dura. La più bella del mondo Sarà che la nostra è "la più bella Costituzione del mondo", come dice la signora Rosy Bindi, ma a me pare strano che l'approvazione di una legge - talmente importante da richiedere una lunga procedura e una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera - possa anche essere decisa dal voto dell'unico cittadino che si presentasse al referendum richiesto quando dalle Camere fosse stata approvata con maggioranza semplice. ------------------------------------------------------------------Sezione II Revisione della Costituzione. Leggi costituzionali. Art. 138. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei


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componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Vero e giusto Alcune domande ai ministri che si occupano di sanità, di famiglia, agli adoratori della Costituzione e a chiunque sappia rispondere. 1. È vero che le persone di età superiore ai 65 anni sono esenti da tasse sanitarie (ticket) se non superano un certo limite di reddito? 2. È vero che tale limite è 36151.98 euro? 3. È vero che quei 36151.98 euro corrispondono a meno vezzosi 70 milioni di vecchie lire tondi? 4. È vero che 70 milioni di lire sono stati calcolati come limite equo nel 1993? 5. È vero che dal 1993 ad oggi sono passati 18 anni? 6. È vero che in questi 18 anni l'indice dei prezzi al csumo per le famiglie di operai e impiegati ha subito una variazione di +55%? (vedi) 7. È vero che invece in questi 18 anni il limite calcolato allora non ha subito alcuna variazione? E se è vero, è anche giusto cioè equo e secondo giustizia? 8. È vero che 36151.98 si riferiscono al reddito annuo familiare lordo? 9. È vero che se uno è singolo (single) può beneficiare dell'esenzione di cui al punto 1. se il suo reddito lordo annuo non supera i 36151.98 euro? 10. È vero che due coniugi regolarmente sposati possono beneficiare della stessa esenzione solo se la somma dei loro redditi lordi non supera 36151.98 euro, cioè 18075.99 euro lordi pro-capite annui? Se è vero, è giusto? È rispettato l'art. 3 della Costituzione? Sono rispettati gli art.29 e 31?


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11. È vero che 18075 euro lordi annui corrispondono a una pensione netta di 1131 euro al mese? (vedi) 12. È vero che le pensioni in questi 18 anni sono state rivalutate ma in misura inferiore al 55% di cui al punto 6.? Se è vero, è giusto che cessino i benefici perché pensioni originariamente molto inferiori al limite ora con diminuita capacità d'acquisto lo superano? Benvenuta Leggo sul Giornale di Vicenza: "Autocertificazione: stop a ricette facili, ma medici in rivolta - A partire dal primo maggio le autocertificazioni sul reddito per ottenere l'esenzione dal pagamento del ticket per visite ed esami specialistici dovranno essere validate dai medici. ... Obiettivo delle nuove norme è combattere l'evasione in questo settore considerando che, secondo alcune stime, ammonta ad oltre un miliardo di euro l'anno l'evasione sui ticket sanitari e sarebbe esentato senza diritto circa il 40% dei malati. A godere dell'esenzione dei ticket dovrebbero essere le fasce con reddito più basso e per questo è richiesta una autocertificazione per non pagare la tassa su visite ed esami...." E io dico benvenuta questa normativa. Molti anni fa l'imposta sul reddito ( RM cat.C2) era pagata solo da una minoranza, gli operai ne erano esenti e nessuno si preoccupava se era equa o no. Quando finalmente è stata estesa a una gran massa di persone ne sono stato felice, perché cosi finalmente si sarebbe badato di più a non commettere ingiustizie. La stessa cosa vale per le tasse sanitarie (ticket): finché a lamentare ingiustizie sono pochi, le ingiustizie rimangono. E=mc², la formula di Einstein in Italia vale anche con: • E=Emergenza o Ingiustizia • m=motivo o causa dell'emergenza o dell'ingiustizia • c=cittadini interessati ossia quanti soffrono per quel motivo. Se il motivo dell'ingiustizia è grave ma i cittadini interessati sono pochi l'ingiustizia è quasi insignificante, se il motivo è quasi insignificante ma gli interessati sono molti l'ingiustizia è grave. Da anni lamento che il limite di reddito sotto il quale si è esenti da ticket è fermo dal 1993 mentre l'inflazione, per quanto bassa, ha eroso il potere d'acquisto. Forse ero fra i pochi a verificare se la somma delle


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pensioni mia e di mia moglie rimaneva sotto quel limite e nessuno si è interessato della cosa. Anzi no: "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.", ma nessun provvedimento è stato preso. Non dico che non ci siano molti che vogliono truffare lo Stato, ma sono anche convinto che molti non sanno di truffarlo. Ora - finalmente forse in tanti si accorgeranno che gli aumenti delle loro pensioni, pur essendo insufficienti a bilanciare la perdita di potere d'acquisto, sono tali da far superare il limite di reddito fissato nel 1993, si accorgeranno che pur essendo diventati più poveri sono considerati più ricchi, che lo Stato li vuole punire come imbroglioni mentre l'imbroglione è lo Stato, che sono considerati evasori e invece sono vittime della subdola truffa dello Stato che finge di non sapere che in 18 anni l'inflazione è stata del 55% e che i 70 milioni di lire del 1993 corrispondono 56035 euro del 2011. Si arrotondi pure a 55000 ma si lasci perdere quegli iniqui e ridicoli 36151.98 euri. E con l'occasione si valuti anche se è proprio giusto considerare il limite valido sia quando con quel reddito deve vivere una sola persona sia quando deve bastare a due, tre o dieci persone. Nove Uno Uno Vedendo i telefilm americani mi par di capire che, in caso di emergenza, in quel Paese si deve chiamare il "nove uno uno": per qualsiasi emergenza e in qual si sia dei 50 Stati dell'Unione. "Pagine Bianche" informa che in Italia abbiamo: Numeri di Emergenza: • 112 Carabinieri - Pronto Intervento113 • Pubblica Emergenza - Polizia - Soccorso Pubblico • 118 Emergenza Sanitaria - Pronto Intervento • 115 Vigili del Fuoco - Pronto Intervento • 114 Emergenza Infanzia - Gestito da Telefono Azzurro Numeri di Pubblica Utilità: • 117 Guardia di Finanza - Pronto Intervento • 1515 Servizio Anticendi - Corpo Forestale dello Stato • 1530 Soccorso in Mare - Capitaneria di Porto G. Costiera


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• 1500 Salute Pubblica - Comunicazione per emergenze per la salute pubblica • 1518 Viaggiare Informati - CCISS traffico e viabilità • 1544 Polizia Penitenziaria - Servizi della Polizia Penitenziaria • 1522 Antiviolenza Donna - Servizio Antiviolenza Donna • 1525 Emergenza Ambientale - Servizio Emergenze Ambientali Non so se davvero in tutti gli U.S.A. basti chiamare il 911 perché la richiesta d'aiuto arrivi alla persona, alla struttura, all'organismo più idoneo per affrontare la situazione, l'emergenza. Mi piace pensare che il "nove uno uno" provveda ad interessare tutti quanti possono e devono essere interessati all'evento e mi piacerebbe che anche da noi funzionasse così: fai 9 1 1, dici all'addetto quello che sta succedendo, lui sa cosa deve fare, contatta chi di competenza e si mette in moto la macchina giusta. Faticando a seguire i dialoghi non doppiati non guardo le "fiction" italiane e non so se anche in esse basta chiamare XYY e tutto funziona: vengono avvisati Carabinieri o Polizia o Guardia di Finanza o Vigili Urbani secondo la competenza, Vigili del Fuoco o Guardia Costiera e Pronto Soccorso secondo la necessità. A quanto ne so non mi pare che in Italia sia così, ma non sono aggiornato. Per esperienza personale molto lontana nel tempo ricordo che ho dovuto prendere l'elenco telefonico, scegliere il numero per me più adatto al caso, chiamare, sentirmi dire di chiamare un altro numero, farlo, apprendere che il caso era di competenza territoriale, fare un altro numero, sentirmi dire che non rientrava nel loro ambito. Invece ero più che sicuro che il bosco e il fuoco che vedevo erano in quel comune, anche se io chiamavo dal comune confinante: ho messo giù il telefono ed ho guardato le fiamme fra gli alberi. Non si sono propagate e qualche ora dopo erano spente, ma prima non potevo saperlo. Sono certo che le cose ora non stanno più così, che basta fare un numero di tre cifre (un numero che tutti sanno e ricordano, compresi vecchi e bambini) e si allertano quelli che vanno allertati, si mette in moto tutta la macchina e l'emergenza viene affrontata presto e bene. Solo che io non so quale sia questo numero: 112, 113, 114, 115, 118 o qualche altro? Mi piacerebbe fosse il 911, impossibile da dimenticare se si guardano i telefilm americani o si pensa al mese 9 e giorno 11, ma sono quasi certo che non è quello.


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Indispensabili Anche oggi trovo: "Un disoccupato che si era fermato a riposare su una panchina di Genova, è stato ridotto in fin di vita a colpi di cinghia e spranghe. Quattro minorenni sudamericani tra i sedici e i diciassette anni sono stati arrestati dalla polizia." (Avvenire) "Morire a quindici anni, travolti da uno straniero ubriaco al volante di un’auto senza assicurazione. Mattia Veschi è solo l’ultima vittima in ordine di tempo di un pirata della strada...un operaio romeno incensurato di 35 anni." (il Giornale) Notizie simili si leggono almeno ogni settimana, personalmente ho subito gli unici due incidenti stradali a causa di automibilisti stranieri. Sono davvero così indispensali come qualcuno continua a ripetere? Non bastavano i delinquenti e "pirati" nostrani? Euro 500, anche meno Notizia recente afferma che 50 pensioni su 100 non arrivano a 500 euro al mese. Significa che un pensionato su due ha un reddito che non supera 6500 euro annui e non può quindi avere Irpef da pagare e conseguentemente beneficiare di eventuali detrazioni fiscali, concesse invece ai più abbienti. In pratica - per esempio - se per ristrutturare il condominio in cui possiede l'appartamento dove vive vengono addebitati 10000 euro a ciascun condomino, a lui costerà 10000 euro mentre per tutti gli altri più ricchi di lui la spesa effettiva sarà di 6400 euro, potento detrarre negli anni 3600 euro dall'Irpef da pagare. La stessa cosa succede per le spese sanitarie (prestazioni chirurgiche, analisi, prestazioni specialistiche, acquisto medicinali, ecc.) delle quali non potrà avere rimborsato il 19% sotto forma di diminuzione dell'imposta da pagare, come invece hanno i più ricchi. Non va meglio se il pensionato (di solito la donna che - spesso nel passato - "non lavorava" per badare alla famiglia) è componente di una famiglia che - complessivamente considerata - l'Irpef la paga abbondantemente, perché i familiari che la pagano non possono considerarlo fiscalmente a carico se la pensione supera i 218.5 euro mensili (2840.51 euro annui). È da notare che il limite corrisponde a 5.500.000 lire, il che significa che è quello lì da prima dell'adozione dell'euro, presumibilmente da molto tempo prima come tutti i parametri attualmente in vigore. Nel frattempo quello che allora costava


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1000 lire come minimo costa 1 euro (1936,27 lire), elettronica esclusa: anche solo considerando buono l'indice ISTAT, il costo della vita è aumentato del 50%, ma quei limiti sono rimasti fermi al secolo scorso. Ma mentre il pensionato singolo (single) o non legalmente sposato può beneficiare delle esenzioni dalle tasse sanitarie (ticket) in quanto a tal fine viene considerato solo il suo reddito, nel caso di famiglia - marito e moglie - è la somma dei redditi che non deve superare il limite stabilito nel 1993 e immutato da 18 anni. Ma arriveranno le famiglie di nuovo tipo, con più mogli o mariti o senza mogli o mariti: quelle sì sanno farsi sentire ed ascoltare e le cose potrebbero cambiare. Per ora la classe politica è in tutt'altre cose impegnata: chi a difendersi dagli attacchi dei pm, chi a occuparsi della raccolta, salute e benessere dei foresti, tutti ad adeguare le loro indennità al proprio tenore di vita e tutti a dire che si preoccupano delle classi sociali più deboli. Purché non siano troppo deboli. Naufragi Il "Titanic" era una nave di lusso, nel suo naufragio perirono 1523 persone in maggioranza ricche e famose. Avvenne tra il 14 e il 15 aprile 1912 e tuttora se ne parla. Copio e incollo: 4 giu 2011 ... LAMPEDUSA - È giallo sulla tragedia avvenuta mercoledì al largo della Tunisia, costata probabilmente la vita a oltre 250 disperati fuggiti ... dalla Libia e affondati con i due pescherecci che avrebbero dovuto portarli in Italia." 3 gennaio 2011 TRAGEDIA Yemen, due barconi affondati annegano 80 immigrati. 8 maggio 2011 - Un barcone con 300 migranti si e' incagliato in prossimità del porto di Lampedusa e i migranti a bordo si sono gettati in mare. 28 mag 2011 ... IMMIGRAZIONE: I 347 PROFUGHI SALVATI DA MOTOVEDETTE, BARCONE AFFONDATO ... mercoledì, aprile 6, 2011 “Alcuni superstiti hanno raccontato che sull’imbarcazione rovesciatasi al largo di Lampedusa erano in 350, quindi i dispersi sono almeno 250? martedì 29 Marzo 2011 - Cronaca. Salvati 200 eritrei dal barcone affondato Sono 454 i migranti arrivati a Lampedusa nella notte. I primi 190 sono sbarcati ...


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31 Marzo 2011 I clandestini hanno raccontato di una piccola imbarcazione con a bordo una ventina di persone, rovesciatasi nel Canale di Sicilia. Nella presunta tragedia sarebbero morte undici persone tra le quali un bambino. 31/03/ I due barconi affondati che trasportavano 500 clandestini diretti in Italia sono naufragati nelle coste libiche. In 300, secondo l'Afp ( l'Organizzazione internazionale per le migrazioni) risultano dispersi nel Mediterraneo. e mi fermo. Chissà se fra cento anni si ricorderanno anche di queste vittime di naufragi. Quante sono o saranno nessuno lo saprà mai, ma temo più delle 1523 del Titanic. Vittime non ricche e importanti, non annegate nelle gelide acque del Nord Atlantico, non durante un comodo viaggio di piacere, non a causa di imprevisti eventi seppur prevedibili, ma vittime per le quali nessuno avrà risarcimenti, annegate in mare meno freddo, durante un disperato viaggio verso un paradiso promesso, a causa di incolpevole imprevidenza propria e criminale azione altrui. Magari lasciano un inferno, ma colpevole è chi li illude che basti pagare e salire su una barca per raggiungere il paradiso. Il medico pietoso fa la piaga virulenta; dire che sì, in fondo si può, una soluzione si trova una volta in mare, se la barca affonda veloci veloci arriveranno a salvarti ed a portarti dove vuoi arrivare fa pensare che sì, il rischio c'è ma è minimo. E affollano le barche e affondano le barche, barche già destinate alla demolizione, barche a perdere, persone a perdere. E si perdono barche e persone. La speranza è l'ultima a morire ma è sbagliato alimentare illusorie speranze, illudere la gente. Se un arto deve essere amputato, va amputato senza pietà, se si è certi che non c'è speranza si accetta l'inevitabile, se con durezza si dimostra che è inutile partire solo pochi partiranno lo stesso. Quando in mare c'è burrasca i bagnini issano bandiera rossa e chi si ostina a fare il bagno in quelle condizioni non lo fa solo a suo rischio e pericolo ma può mettere in pericolo anche altri e non è da tollerare ma da punire. Se l'Italia, se l'Europa ha davvero bisogno di tanti africani si organizzino trasporti decenti dall'Africa all'Europa, se non ne ha bisogno si dica chiaramente e si faccia chiaramente capire che è inutile mettere a rischio la propria vita per fare i "furbi", per non mettersi in fila ad aspettare il proprio turno e chi tanto parla di rispetto della legalità dovrebbe essere il


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primo a dirlo. Diverso è il discorso per i "profughi", per chi fugge da inferni: ma è evidente che l'Italia non può accogliere tutti i profughi del mondo e tanto meno lo può Lampedusa e si dovrebbe fare di tutto per evitare che finiscano nelle mani di delinquenti, per fargli capire che non possono, non devono azzardare sfide a elementari leggi della natura senza un minimo di precauzioni. Referendum Nel giugno del 2005 scrivevo: "Così come sono, le regole sui referendum non possono che dar luogo a controversie e furbizie: se non si raggiunge il 50% dei votanti gli uni contestano che si considera "no" anche l'impossibilità di votare, se lo si supera e vince il "sì" gli altri contestano che non si tiene conto dei contrari che si sono astenuti per non far raggiungere il quorum. Forse sarebbe opportuno cambiare queste regole. Si deve necessariamente presumere che la maggioranza parlamentare rappresenti legittimamente il Paese e che una legge approvata dal Parlamento sia, fino a prova contraria, approvata dal Paese. Il referendum serve a fornire questa prova. Si deve anche ritenere che chi si astiene dal voto o approva la legge oppure si rimette alle decisioni di chi vota. Nel primo caso vale la percentuale di "sì" sul totale degli aventi diritto al voto, nel secondo la percentuale di "sì" sul totale dei voti validi. Se si presume che chi non vota non intende cambiare la legge, basta fissare la percentuale di "sì" necessario per approvare il referendum, prevedendo nella scheda elettorale solo il "si" e la scheda bianca, a tutela della segretezza del voto. Se invece si presume che chi si astiene si rimette alla decisione dei votanti la scelta rimane quella attuale. In tutti i casi non si considera il quorum dei votanti. In entrambe le ipotesi chi vuole modificare la legge deve attivarsi, ma nella prima non si scomoda, se non lo vuole chi ritiene che vada bene com'è. Per evitare referendum banali si dovrebbe elevare il numero di "richieste", ma anche facilitare la loro autenticazione e permettere il voto fuori dal comune di residenza, cose non impossibili con le moderne tecnologie." Da allora non sono cambiate le cose ed io non ho cambiato opinione.


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Referendum Abrogativi di giugno 2011 Il 12 e 13 giugno dovremo decidere se andare a votare per dire sì o no a quattro quesiti referendari. Sono andato a vedermi il testo di tali quesiti, quello che presumibilmente troverei scritto sulla scheda. Riporto da Wikipedia. Primo quesito • Colore scheda: rosso • Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione • Volete voi che sia abrogato l'art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'art. 30, comma 26, della legge 23 luglio , n. 99, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre , n. 135, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre , n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale? Secondo quesito • Colore scheda: giallo • Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma • Volete voi che sia abrogato il comma 1 dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», limitatamente alla seguente parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»? Terzo quesito • Colore scheda: grigio


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• Titolo: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare • Volete voi che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del decreto-legge 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75? Quarto quesito • Colore scheda: verde • Titolo: Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale • Volete voi che siano abrogati l'art. 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, e l'art. 2 della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante «Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza», quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 13-25 gennaio 2011 della Corte costituzionale Letto il testo non ho capito molto, tranne il fatto che mi viene dato del "voi", come ai bei tempi, come quando si dava del "Vu" al marito, al padre e al nonno. E capirei ancor meno leggendolo per la prima volta nella cabina elettorale, senza documentazione e senza molto tempo (nessuno credo vuole rimanere mezz'ora lì dentro). Anche con la più buona volontà difficilmente una persona qualunque riesce a capire esattamente cosa decide votando SI, NO o astenendosi dal voto rifiutando la scheda o standosene a casa. Ci si deve fidare di quello che dicono pro o contro politici e giornalisti: e io non mi fido molto. Azzardo • E = ELETTORI aventi diritto al voto V = VOTANTI = S+N S = SI, votanti sì N = NO,votanti no A = ASTENUTI Con E=100 in pratica: • se (S+N)=50 si ha S=(S+N)-N e N=(S+N)-S+A se (S+N)=51 si ha S=(S+N)-N e N=(S+N)-S È evidente che - rimanendo immutato S - il valore di N può diminuire


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se aumenta anche di un solo voto: un controsenso. Ne consegue che per il SI si deve sempre votare, per il NO si deve azzardare se votare o astenersi. Soluzione democratica: abolire il quorum e vince chi ha più voti o abolire il NO e vince il SI se supera un ragionevole quorum. Precari Trovo: "precario: agg. Instabile, temporaneo, incerto: impiego p.." Credo che "precario" non sia una persona instabile ma una con un lavoro provvisorio, incerto come incerta è la vita di tutti. Forse non è nemmeno questo e alcuni "precari" sono invece persone che un lavoro sicuro ce l'hanno, magari un lavoro che gli lascia un sacco di tempo per lamentarsene ma senza la garanzia assoluta di stipendio, tempo libero e pensione dei dipendenti pubblici di ruolo. Molti di quelli che gli pagano lo stipendio lavorando nel privato stanno peggio. Moltissimi anni fa anch'io avrei potuto definirmi "precario": lavoravo in un ente pubblico, con buone ferie, buon orario e stipendio decente (per quel tempo, oggi sarebbero considerati inaccettabili) ma "a tempo determinato", con la speranza ma non la certezza di passare "di ruolo". Ho cercato e trovato un altro lavoro, lontano da casa, più impegnativo, meno garantito di un lavoro pubblico, più faticoso e non molto meglio retribuito: ma non ero più "precario" e non avevo più la sensazione di essere pagato con soldi tolti alla povera gente. Onestà Molti - nel loro piccolo - se possono cercano di non pagare imposte e tasse, ma tutti condannano e deprecano chi le evade. Io sono convinto che sia giusto pagare per quello che si riceve (lavoro, acqua, servizi, ecc.) ma anche altrettanto giusto non pagare più dell'equo o per quello che non si riceve (giustizia, sicurezza, buone leggi). Se al mercato uno mi propone una merce e trovo giusto il prezzo, la prendo e pago; ma se uno m'impone l'acquisto o mi ferma, mi minaccia e pretende che gli dia i miei soldi cerco di oppormi come meglio posso. Se so che in quel mercato sicuramente troverò chi mi vuole rapinare cercherò di non andarci; se proprio devo farlo cercherò di portare con me solo i soldi necessari e quei soldi cercherò di nasconderli nei posti più impensabili. Anche se so per certo che i rapinatori non mi prenderanno


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tutto perché io possa continuare a vivere e lavorare e guadagnare e tornare e essere nuovamente rapinato, io cercherò il modo di nascondere quanto più posso. Forse non è vero, ma molti cittadini italiani possono avere l'impressione che lo Stato Italiano più che un venditore che voglia giustamente essere pagato per quello che dà si comporti come il prepotente che impone il suo prezzo o il rapinatore che pretende i tuoi soldi e si comportano conseguentemente. Non è che il rapinatore i soldi se li mangi, ma li spende come meglio crede per avere ciò che più gli aggrada: a qualcuno finiranno, incrementeranno gli affari di qualcuno o qualcuna. Così lo Stato rapace preleva il massimo che può senza farti morire, ma qualcuno in ogni caso ci guadagna anche se spende malamente. In teoria lo Stato siamo tutti noi, ma se questo fosse vero tutti sarebbero felici di arricchire lo Stato perché arricchirebbero se stessi. In pratica qualcuno decide chi arricchire e chi impoverire. Naturalmente chi decide pensa prima di tutto a sé medesimo. I nostri politici e i nostri giudici, chi fa le regole e chi le applica, sono fra i meglio pagati d'Europa: probabilmente si ritengono fra i meglio d'Europa. Sono convinto che se la remunerazione dei politici fosse meno appetibile, a fare politica forse non sarebbero i migliori ma sicuramente quelli che davvero la fanno per "il bene del Paese": per spirito di servizio e amore civico si sacrificherebbero per qualche tempo per poi tornare al proprio lavoro e guadagno. E chi non lo fa andrebbe ringraziato per il suo disinteresse o condannato se si accerta che rimane solo per suo interesse. Sì dice che la democrazia costa, ma da noi costa più del ragionevole, molto più che altrove e non credo sia perché abbiamo i politici più bravi del mondo con la Costituzione più bella del mondo. Si preleva all'operaio che ha appena di che vivere in casa d'affitto e si danno incentivi a chi mette i pannelli solari a casa sua: si aiuta il più ricco e si arricchisce chi vende i pannelli. Può anche succedere che il povero sia proprietario della sua casa e solo grazie a questo possa sopravvivere con un reddito talmente basso da non dovere - meno male - pagare imposta: non potrà avere nessun degli incentivi concessi agli altri proprietari perché non ha imposta da cui scalarli. È troppo povero e perciò dovrà o sobbarcarsi la spesa intera o continuare a spendere di più per l'energia e sovvenzionare il risparmio energetico altrui.


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Non è onesto chiedere ai cittadini di essere onesti contribuenti se poi i soldi vengono sprecati e usati in modo clientelare: come possono sentirsi moralmente obbligati a dare metà del loro reddito per permettere ad altri un reddito superiore, magari due tre dieci volte immeritatamente superiore? Non è onesto prendere i soldi a chi deve mantenere la sua famiglia per elargirli a chi quando non è nullafacente danneggia le cose altrui o a chi è bravissimo a vantare i suoi diritti ignorando ogni suo dovere, toglierli a chi lavora almeno 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana per 48 settimane all'anno per pagare lo stipendio a chi gli fornisce un servizio per un tempo pari alla metà di tutto. Non è onesto fare norme talmente ambigue da indurre in errore anche il più coscienzioso dei contribuenti per poterlo poi sanzionare pesantemente; non è onesto fare le cose complicate per far prosperare commercialisti, patronati, CAAF. Se poi uno per essere onesto deve pagare più del dovuto non può meravigliare che cerchi di pagare meno del dovuto, per pareggiare i conti. Non è onesto considerare una "famiglia" quando questo può danneggiare il cittadino e non più tale quando tornerebbe a suo vantaggio: si sommano i redditi di marito e moglie per ecluderli da benefici, ma non si possono sommare le spese per detrarle dall'imposta del coniuge capiente; si pagano due canoni RAI perché si considera la "famiglia anagrafica" e non quella prevista dalla Costituzione: due tasse TV rivalutate per vedere cose già viste (rewind), mentre i limiti di reddito delle agevolazioni fiscali sono rimasti quelli del secolo scorso, quando tutto costava la metà. Non mi piace pagare per i molti che non pagano, ma lo Stato che dà del disonesto al cittadino mi ricorda il bue che dà del cornuto all'asino. A ciascuno il suo merito Per scoprire che i politici non sono tutti eremo e parlamento ci voleva un abile magistrato, le moderne tecnologie spionistiche e una montagna di soldi nostri. Ma il merito è un po' anche di noi cittadini che smaniamo per il pettegolezzo e siamo felici che qualcuno origli e spii dalle fessure (ora si dice intercettare) e corriamo a comperare il giornale che pubblica quelle "notizie" avute a nostre spese. I giornali ci prosperano, i giornalisti pure e i magistrati hanno trovato il miglior modo per usare il loro tempo e il nostro denaro e magari dare un


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aiutino a qualche persona o azienda che si occupa di telefonia ed elettronica. Tranne quei pochi tirati in ballo e i fessi che pagano le tasse, tutti ci guadagnano: non c'è alcun motivo per non lasciare le cose come stanno. Checché ne dicano, l'Italia è un Paese democratico: parlamento e giornali, parlamentari e giornalisti sono il pane della democrazia e in questo Paese sono tanti. A me in verità sembrano anche troppi, sia i parlamentari che i giornalisti. Per i primi il merito è anche nostro che con un bel referendum abbiamo voluto che tanti erano e tanti rimanessero. Per i secondi quelli che vivono senza sovvenzioni statali facciano quello che vogliono, gli altri preferirei che facessero lo stesso. Però … Sicuramente sono tutti bravi giornalisti, ma non è detto che se nel mondo tutti sono bravi parrucchieri tutti possano vivere facendo il parrucchiere: forse qualcuno sarà più bravo e qualcuno meno, il più bravo faccia il parrucchiere e gli altri cambino mestiere. Anche nella più aperta delle democrazie le idee da sostenere, da difendere, da far conoscere non sono infinite: se sono una cinquantina potrebbe bastare una cinquantina di giornalisti per i fondamentali e un'altra cinquantina per le variazioni sul tema, diciamo - ad abundantiam - 150 giornalisti e 150 parlamentari più occasionalmente qualcun altro cui viene una nuova idea. Da quello che vedo e sento invece sono in molti a dire e ridire le stesse cose - sui giornali, in TV, in rete - quando non dicono la stessa cosa sulla stessa persona: l'immancabile Berlusconi Silvio, variamente detto. Mi sembra uno spreco, ma il merito è anche di tutti noi che compriamo il giornale, guardiamo la TV o navighiamo in rete. Secondo logica "Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco … all'assistenza morale e materiale" (Codice Civile) Si ha: • se é necessario il marito DEVE pagare le spese (vitto, alloggio, vestiario, assistenza medico-sanitaria, ecc) a favore della moglie e viceversa; • le spese mediche possono essere (in parte) detratte dall'imposta da


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pagare; • la moglie NON ha imposta da pagare quindi, secondo logica fiscale, • il marito NON PUO' detrarre le spese dall'imposta che lui deve pagare. Può però farlo se la moglie è fiscalmente a carico, ma la moglie ha: • reddito troppo basso per comportare pagamento d'imposta; • reddito troppo alto per essere fiscalmente a carico del marito; quindi, secondo logica fiscale, • le spese mediche non possono essere detratte da nessuno perché è troppo ricca e troppo povera. Quanto vale per le spese mediche vale anche per le spese di ristrutturazione dell'alloggio con un'eccezione: le spese possono essere detratte dal famigliare "convivente". "Dal matrimonio deriva l'obbligo...alla coabitazione." (CC) per cui: • si dovrebbe presumere che marito e moglie coabitano, siano cioè conviventi salvo dimostrare il contrario; ma, secondo la logica fiscale, • marito e moglie NON SONO CONVIVENTI anche se sono inseparabili ma non risultano anagraficamente residenti nello stesso Comune (magari uno a est e l'altro a ovest?). "La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale." (CC) Può tuttavia succedere che vivendo da pensionati sei mesi in A e sei in B la moglie consideri sua dimora abituale A e il marito B. Uno non è nella sua residenza quando è in A, l'altra quando è in B, ma se avessero la stessa residenza ne sarebbero entrambi fuori o in A o in B dove non hanno medico, non possono votare, ecc.ecc.: peggio degli italiani all'estero o degli stranieri in Italia: un po' anacronistico con i mezzi di telecomunicazione attuali ma perfettamente consono alla logica statale.ù Naturalmente anche per la tassa RAI vale la stessa logica: • la moglie residente in A è titolare dell'abbonamento RAI; • si porta un apparecchio in B (anche se non lo porta la RAI lo dà comunque per esistente); quindi, secondo la logica fiscale,


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• NON è più lei la titolare dell'abbonamento per quell'apparecchio ma dev'essere il marito, ovviamente considerato non convivente, e si deve pagare un secondo canone. "Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia." (CC) per cui: • il marito può contare sul reddito della moglie e viceversa quindi, anche secondo la logica fiscale, • il reddito familiare oltre il quale non si ha più diritto ad agevolazioni si calcola sommando i redditi dei coniugi, senza badare se sono fisicamente o anagraficamente conviventi. È l'eccezione che conferma la regola, ovviamente rispettando la logica fiscale di adottare sempre la soluzione più favorevole al fisco e più onerosa per il contribuente: coerentemente i limiti di reddito sono immutati dal 1993, indifferenti a inflazione e aumento del costo della vita. Nel calcolo del reddito familiare eccezionalmente la logica fiscale coincide con la logica comune, ma ponendo 100 il limite di reddito familiare, si ha: • famiglia di due (o tre) persone con reddito familiare 102, pro-capite 51 (o 34); • singolo con reddito familiare 99, pro-capite 99; quindi, secondo logica fiscale, • il singolo ha diritto ad agevolazioni, gli altri no. Per equità e tutela dei più deboli. -------------------------------Costituzione ARTICOLO 29 1- La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Codice Civile. ARTICOLO 143 Diritti e doveri reciproci dei coniugi. Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.


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ARTICOLO 143 bis Cognome della moglie. La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze.

Auto elettriche Le auto elettriche sono considerate "ecologiche", rispettose dell'ambiente, non inquinanti. Consumano energia elettrica: se l'energia elettrica viene prodotta inquinando, non inquineranno in città ma inquinano, inquineranno meno ma inquinano. O no? Usano batterie: se le batterie si esauriscono dovranno essere smaltite, non sarà un problema come per le centrali atomiche, ma è un problema. O no? Devono essere costruite, per costruirle ci vuole energia: consumare energia è inquinante o no? Se le fabbriche abbisognano di esseri umani questi dovranno recarvisi con mezzi di trasporto direttamente o indirettamente inquinanti, o no? Se le fabbriche usano solo robot per fare i robot ci vuole energia e il discorso si ripete, o no? Le auto elettriche sono davvero assolutamente ecologiche o solo più ecologiche e più care o solo un affare? Ad ogni modo credo siano più silenziose e sono le benvenute, ma senza altoparlanti fracassoni. Nostalgia "Grillo ha in sostanza detto che in Val di Susa il regime sta facendo prove di dittatura, che siamo ormai alla guerra civile e che i No Tav faranno una rivoluzione che li renderà, appunto, degli eroi." Ho nostalgia del Grillo Parlante di Pinocchio: gentile, generoso, saggio, preoccupato, riluttante, severo ed intelligente. Misteri Adeguamento pensioni - Sento dire che con la manovra le pensioni non saranno adeguate più al costo della vita al 100%. A me sembrava che già fosse così. Trovo infatti: "Per l’anno 2011 la percentuale di aumento delle pensioni per variazione del costo vita sarà: 100% = 1,40 % fino a € 1.382,91 (3 volte il minimo) 90% = 1,26 % da € 1.382,92 a € 2.304,85


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75% = 1,05 % oltre euro 2.304,85 (5 volte il minimo)", La manovra prevede sì un sensibile abbassamento delle percentuali di adeguamento, ma perché si lascia intendere che prima erano adeguate al 100%? Mistero. Tasse sanitarie - Sento dire che saranno reintrodotte le tasse sanitarie (ticket). Se i "ticket" erano aboliti perché nel sito della mia Regione trovo: "Giovedì 28 Aprile 2011. Partirà tra non più di due mesi la nuova campagna promossa dalla Regione Liguria per l'autocertificazione dell'esenzione dal pagamento del ticket sui farmaci." L'ultima volta che ho fatto una visita specialistica (tempo fa) ho dovuto firmare l'autodichiarazione per l'esenzione e lo stesso ha dovuto fare recentemente mia moglie (reg. Piemonte). Forse le cose sono cambiate, altrimenti che senso ha l'esenzione da ticket inesistenti? Mistero. La Legge di Gresham La Legge di Gresham afferma che la moneta cattiva caccia quella buona. Adattandola alla lingua italiana si avrebbe che la parola cattiva caccia quella buona, ossia la parola inglese caccia quella italiana. Ci faceva ridere l'insegnante di chimica quando diceva "saggiamo lo stallatico", ora direbbe "testiamo lo stallatico" e nessuno penserebbe di assaggiare il letame. Nessuno dice più "stato sociale" ma solo "welfare", la "tassa" sanitaria è per tutti "ticket" e tutti quelli che fanno spese o acquisti fanno "shopping". Non si dice più "vertici" ma solo sammit (summit). Se non sono generiche "autorità religiose, civili e militari" sono solo "autority" di questo e di quest'altro. La riservatezza, il privato delle persone sembra non più esistere ma tutti parlano di pràivasi (privacy). Rivolgendosi in Italia a italiani quasi nessuno parla di "prodotto italiano" o di "fatto in Italia" ma di "made in Italy" e nel Parlamento italiano non sento di "interrogazioni e interpellanze" ma di "question time" . Siamo dei barbari che non conoscevano istituzioni come ambulatori, nidi per l'infanzia, negozi, borse per la spesa prima che arrivassero dai popoli civilizzati surgeruy, nursery, shop, shopper e tuttora non sappiamo come scrivere e leggere queste novità e molti di noi non sanno che il "plus" dei nostri trisavoli si dice "plas". Non usiamo più "computare" e non so se nelle scuole s'insegna ancora "computisteria" ma inorridiamo se qualcuno chiama calcolatore il "compiuter" (computer). Se chiedi a qualcuno di "compitare" il suo cognome resta imbambolato e devi


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chiedergli di "fare lo spilling (spelling)". Mia nonna diceva figura, aspetto, vestito, completo, insieme, presenza, vedere e altro: ora sento dire solo "luc (look)". A casa erano "le fiore", a scuola "le monachine" ma non sono certo che fosse questo il nome di quello che tutti oggi chiamano solo pop-corn. Per dire la stessa cosa con sfumature diverse c'erano tante parole, ora una parola estranea udita o letta vale per tutte. Subito non ne capisco il significato, poi a furia di sentirla me ne faccio un'idea, trovo il termine italiano (ma perché l'ignorano?) e alla fine la uso come tutti: la parola "cattiva" caccia quelle "buone". La parabola del figliol prodigo La parabola del figliol prodigo la conosciamo un po' tutti: Gennaro dopo avere chiesto, ricevuto e sprecato la sua parte di eredità tornò a casa del padre che, felice del ritorno, macellò il vitello grasso e fece festa suscitando le proteste dell'altro figlio Ambrogio, rimasto sempre con lui a curare l'azienda. Ma non finì lì. Finché c'era il padre Ambrogio lavorava e mugugnava, Gennaro adulava e faceva la bella vita, tutta la famiglia (mogli, sorelle, figli piccoli, vecchie zie, servitù) continuava a vivere più o meno serenamente in casa. Ma un brutto giorno il padre morì. Ambrogio disse chiaramente al fratello che così non poteva continuare, che non era possibile che tutti vivessero alle sue spalle, che si decidesse anche lui a lavorare e non a passare il tempo parlando con questo e con quello, di questo e di quello, parlamenti senza costrutto senza mai combinare qualcosa di utile, che doveva anche smetterla di lasciare rifiuti ovunque nella casa obbligando la famiglia - cioè lui, Ambrogio - a pagare qualcuno per raccoglierli. Gennaro disse che sì, che aveva ragione, che sarebbe cambiato, ma non lo fece. Era più grosso, più forte, meglio nutrito e meno affaticato del fratello: gli impose di passargli ogni mese del denaro e continuò a fare la bella vita. La somma imposta era il 50% di quanto Ambrogio ricavava dal suo lavoro. Ambrogio non poteva opporsi alla volontà del prepotente fratello, ma non gli andava proprio di continuare a sgobbare per avere solo metà del guadagno e vedere Gennaro che sperperava i suoi denari. Così comincò a non dire al fratello di certi lavori fatti a sua insaputa, ad addurre spese mai sostenute, a falsare un po' i documenti che Gennaro


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voleva controllare. Ricevendo meno denaro e smanioso di maggiori lussi Gennaro s'insospettì e accusò il fratello di eludere i suoi controlli e di evadere dai doveri verso la famiglia: di ridurre le proprie spese e di mettersi a lavorare nemmeno parlarne. Per qualche tempo Ambrogio tenne duro cercando in ogni modo di dare il meno possibile al fratello sprecone, ma diventando la cosa sempre più difficile vendette la proprietà, prese con se tutti i soldi - nulla dovendo al fratello che la sua parte di eredità l'aveva avuta e dilapidata - e andò con i suoi in un Paese lontano, dove tutti vissero laboriosi, ricchi, felici e contenti. Tranne Gennaro, nessuno in paese biasimò Ambrogio. Dilemma. Mentre si sta discutendo se accogliere o no la richiesta d'imprigionare il signor Alfonso Papa mi pongo un dilemma. Non mi piace assolutamente la carcerazione preventiva, specialmente in questo Paese dove la giustizia è lenta e la prevenzione lunga e vorrei avere la sicurezza che sempre avvenga solo quando c'è pericolo di fuga o pericolo di reiterazione del reato o pericolo di turbamento delle indagini. La mia fiducia nella magistratura mi consente solo la speranza e non la certezza che così sia. Mi piacerebbe che chiunque imputato di qualche reato potesse essere magari tenuto in carcere per lo stretto tempo necessario per accertare che non esiste alcuno dei tre pericoli citati, liberato se non esiste, processato entro ragionevoli tempi europei e che se definitivamente condannato scontasse interamente la pena. Tutte cose d'un altro mondo. Il dilemma è però questo: visto che in questo Paese tutti rischiamo di subire ingiusta carcerazione preventiva, quando per qualcuno può essere evitata si deve evitargliela o no? Io penso che se si può evitare anche una sola ingiustizia va evitata: se al signor Alfonso Papa può essere evitata l'ingiusta carcerazione va evitata anche se non è possibile farlo per tutti gli altri. Ma penso anche che se quelli che fanno le leggi non ne subiscono le conseguenze non si preoccupano delle sofferenze che provocano: il deputato Alfonso Papa andrebbe quindi incarcerato affinché tutti i deputati temendo il trattamento che tocca ai comuni cittadini si adoperino per migliorare questo trattamento.


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Non "mal comune mezzo gaudio" ma "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te". Nel frattempo la Camera ha deciso. Punti di vista Per loro è un vanto, per me è una vergogna. È una vergogna che, per non rischiare di essere compromesso, un partito ripudi persone che stimava brave, fedeli e fidate, che le abbandoni al proprio destino sapendole innocenti o non si assuma le proprie responsabilità pensandole colpevoli, che faccia questo per continuare ad apparire perfetto e vantarsi della propria superiorità morale. Mi ricordo di tempi in cui quasi quotidianamente si aveva notizia di importanti membri che si autoaccusavano, facevano autocritica, si addossavano ogni infamia e finivano in manicomio, in carcere, nei gulag o sul patibolo coperti di ignominia: ma il Partito restava immacolato. Non succedeva in Italia, ma succedeva e non mi pareva cosa di cui vantarsi. Penso anche ai film in cui l'agente sotto copertura mai dirà per chi lavora, ai ragazzi imbottiti di dinamite mandati a morire per la Causa, ai genitori che mandano minorenni a rubare confidando nella loro impunibilità e omertà, pronti comunque a disconoscerli: sicuramente non è il caso delle vicende attuali, ma a questo penso per associazione d'idee. Passando di sigla in sigla qualcosa è andato perduto del vecchio Partito, ma qualcosa è anche rimasto e non scordo il Primo che si sacrificò per esso, il Greganti. La trappola. Talvolta credo che la normativa fiscale italiana sia pensata come una grande trappola nella quale far cadere gli ingenui permettendo ai furbi di evitarla. Non sempre. Nella trappola Amato probabilmente ci sono caduti quasi tutti, ma resta fra le pensate più inique: un'imposta aleatoria, più o meno alta a seconda se il giorno prima sul c/c si erano fatti versamenti o prelevamenti e tuttora mi chiedo cosa avranno mai fatto quel giorno il signor Giuliano e i suoi parenti o amici. Ho spesso l'impressione che le norme non siano fatte per essere rispettate da tutti ma fatte in modo tale che chi le vuole rispettare incappi sempre in qualche involontario errore e possa essere per questo sanzionato mentre chi invece le vuole evadere possa sempre trovare la scappatoia


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volutamente o no lasciata dal legislatore. Prendiamo per esempio la norma sulle tasse sanitarie (ticket). Ne sono esenti i bambini fino a 6 anni e gli anziani oltre i 65 con redditi familiari sotto i 36.150 euro annui. A parte l'evidente iniquità di non considerare il numero dei componenti della famiglia (non si può certo affermare che a parità di reddito complessivo il tenore di vita può essere lo stesso in famiglie di 1, 2 o 5 persone), tale limite è immutato da 18 anni. Può capitare che inizialmente uno verifichi se il reddito della famiglia superi tale limite. Costatando che è ben al di sotto, se negli anni seguenti non succede niente di nuovo, se il suo tenore di vita non migliora o se peggiora, poi non pensa nemmeno di controllare se continua ad esserlo. Nel caso di figli può essere raro che non si controlli: si è giovani, si può avere un aumento di stipendio contrattuale o ad personam, si può trovare un altro lavoro o tornare a lavorare e altro. Nel caso di pensionati difficilmente ci sono queste varianti: se si vive della sola pensione e questa basta sempre meno, magari nemmeno si pensa che anno dopo anno essa aumenta, di poco ma aumenta e, restando immutato il limite, alla fine lo raggiunge mentre si continua ad essere convinti di avere diritto all'esenzione. E si cade nella trappola, e si viene sanzionati. Se l'obiettivo non fosse questo basterebbe non chiedere l'autodichiarazione. Tutti i cittadini italiani hanno il loro bravo codice fiscale fin dalla nascita: 3 caratteri per il cognome, 3 per il nome, 5 per la data di nascita, 4 per il comune di nascita, 1 per controllo. Sedici caratteri che ti identificano e che finiscono ovunque: in base a questi lo Stato (ossia Agenzia delle Entrate, Servizio Sanitario, Regione, Comune, ecc. secondo competenza) sa o può sapere tutto quello che riguarda un cittadino e sa o dovrebbe sapere quale entrate e uscite considerare per diritti o doveri. Bastano, credo, buoni programmi (software), collegamenti in rete, buone norme per evitare abusi e farle rispettare e tutto potrebbe funzionare presto, bene, anonimamente e automaticamente, salvo documentate rettifiche. Questo non ci salverebbe da norme inique, ma volendo, anche queste potrebbero essere meglio graduate, senza bruschi passaggi dal tutto a niente per piccole differenze di reddito. Perché chiedere ad un cittadino una dichiarazione che potrebbe essere "infedele", non per sua volontà ma per l'intricata selva di norme che deve e non riesce a conoscere, quando si può sapere tutto prima, con la stessa precisione e competenza che si ha contestandola dopo? Mi viene naturale


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pensare che sia per farlo cadere nella trappola e poterlo sanzionare o per il sadico gusto di complicargli la vita. Di questo e di quello Credibilità - Dicono che l'Italia non è credibile nel mondo: non so se non sono credibili il governo, l'opposizione o tutti gli italiani. L'opposizione accusa il governo, il governo accusa l'opposizione, metà degli italiani accusa l'altra metà. Forse basterebbe che tutti - secondo le proprie possibilità - cercassero di lavorare e di far bene il proprio lavoro. Lavori - Meno un credito è garantito e più si deve pagare d'interesse per averlo. Meno un lavoro è garantito e più dovrebbe essere pagato. È normale che venga retribuito il rischio, di perdere il capitale o il lavoro. Succede invece che chi ha un lavoro garantito sia anche meglio retribuito: perché ha il sindacato più forte, la controparte più debole, può ricattare o recar più danno, lavora in regime di monopolio, è politicamente protetto, ecc. e sopratutto perché non rischia nulla a pretendere troppo. Alternative - Un giorno sì e l'altro pure sento dire "Faccia un passo indietro", "Serve discontinuità", "Deve dimettersi". E il giorno dopo l'Italia guadagnerebbe la fiducia del mondo e dei mercati. Se io fossi il destinatario di quelle frasi direi: "Va bene: faccio un passo indietro, mi dimetto e venga la discontinuità. Prendete voi le redini in mano. Però sottoscrivete un documento per cui se il giorno dopo o dopo una settimana o dopo un mese i mercati non vi premiano e il Paese non è felice ognuno torna al suo posto". Non vorrei che all'Italia succedesse come a Napoli, che in cinque giorni doveva diventare un paradiso e invece .... Il tetto - Propongono di mettere un tetto alla retribuzione dei dirigenti pubblici: non deve superare quella dei parlamentari. A me piacerebbe che anche la retribuzione dei parlamentari fosse parametrata alla pensione minima dei comuni cittadini. Che so, 10 volte la pensione minima: se lo Stato non è in grado di aumentare le pensioni minime non può permettersi di aumentare lo stipendio dei parlamentari. E alla pensione minima dovrebbero essere parametrate anche le retribuzioni di tutte le funzioni pubbliche, salvo un premio di effettiva produttività per i dipendenti più efficienti.


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Tassa ricovero Leggo che si pensa di far pagare 10 euro (al giorno?) per i primi tre giorni di ricovero ospedaliero: mi sembra giusto pagare qualcosa, almeno quello che si spenderebbe per vivere a casa e non si spende. Non vorrei che poi vi fossero le solite esenzioni in ragione del reddito, perché sono quasi certo che in pratica sono in ragione della furberia. Ritengo che esenzioni in ragione del reddito siano possibili: • in un Paese dove il reddito è certo; • se non sono "tutto o niente", cioè tutto con reddito è X e niente con X+1; • se X è calcolato come reddito pro-capite medio familiare; • e X viene rivalutato in base all'inflazione; • se spettano solo a chi ha la cittadinanza. Se altissima è la percentuale di evasione fiscale altissimo è il numero di persone delle quali non si conosce il vero reddito. Se una tassa 10 non si paga con reddito 100 e si paga con reddito 101, in realtà il povero disporrà di 100 e il ricco di 91. Se il limite di reddito per pagare o non pagare una tassa era ritenuto equo non lo è più dopo anni di inflazione: se era equo 100 perché con 100 si poteva vivere, quando per vivere serve 105 è equo 105 (o era iniquo prima). Se si considera il reddito personale o il reddito familiare senza tener conto del numero di persone che vivono di quel reddito, non paga chi ha reddito 100 tutto per sé e pagano due coniugi che vivono con pensioni di 50 e 51. Non sono misoxeno, ma mi pare giusto evitare che stranieri vengano attratti in gran numero dalla gratuità di servizi, forniti solo grazie ai tributi e ai sacrifici di generazioni di locali. Se chi ha più reddito paga più imposte, non vedo perché debba pagare anche più tasse. Si facciano pagare le imposte e poi le tasse per i servizi richiesti le paghino o non le paghino tutti senza discriminazioni reddituali: sarebbe più semplice, più equo e non si premierebbero i più furbi. Se tutti devono pagare una tassa, chi non la vuol pagare rinunci al servizio (penso alle mense scolastiche). Se non si può rinunciare al servizio (penso al servizio sanitario) a chi è povero venga addebitata e la pagherà quando sarà ricco o non la pagherà mai se morirà povero.


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Deduzioni Secondo logica. Esempio 1: 20 = A, percentuale d'imposta 20 = B, detrazioni spettanti 10 = C, spese detraibili Con reddito R=50 si ha: -10 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 0 = S, spese rimborsabili (se P=0 è S=0) Con reddito R=100 si ha: 0 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 0 = S, spese rimborsabili (se P=0 è S=0) Con reddito R=200 si ha: 20 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 10 = P, imposta da pagare (P=I-C) 10 = S, spese rimborsabili (S=C) Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Reddito50 e Reddito100 sono più bisognosi di Reddito200, quindi lo Stato aiuta Reddito200 Esempio 2: A, B, C = come Esempio 1 60 = L, limite di reddito per coniuge a carico Con reddito R=50 si ha: -10 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 10 = S, spese rimborsate a coniuge (se R<L) Con reddito R=100 si ha: 0 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 0 = S, spese rimborsate (se R>L e P=0) Con reddito R=200 si ha: 20 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 10 = P, imposta da pagare (P=I-C) 10 = S, spese rimborsabili (R=C)


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Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Reddito100 è più bisognoso di Reddito200, quindi lo Stato aiuta Reddito200 Esempio 3: 100 = limite massimo di reddito familiare per esenzioni da tasse sanitarie R50, R60, R90 = persone oltre 65 anni con reddito 50, 60 e 90 Se R50, R60, R90 non sono sposati l'esenzione spetta a TUTTI Se R50+R60 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R90 Se R50+R90 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R60 Se R60+R90 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R50 Secondo logica: lo Stato aiuta la famiglia, la famiglia è fondata sul matrimonio, quindi lo Stato aiuta chi non è in matrimonio. Esempio 4: Anno 1993: 100 = indice del costo della vita 100 = importo pensione di Caio 130 = limite di reddito per benefici fiscali Anno 2011 150 = indice del costo della vita 140 = importo pensione di Caio 130 = limite di reddito per benefici fiscali Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Caio è diventato più bisognoso, quindi lo Stato non aiuta più Caio. Se questa logica vale per tutte le norme si possono dedurre le logiche conseguenze. Riflessioni Andamento Borsa. Se: Lu -10%, Ma +10%, Me -10%, Gi +10%, Ve -10% Lu +10%, Ma -10%, Me +10%, Gi -10%, Ve +10% Risultato: in due settimane -4,9%. O no? Opposizione. "Questo governo non è all'altezza, ci vuole un altro governo, ci vuole discontinuità: elezioni, elezioni!" Ma si rendono conto che a furia di chiedere di governare magari poi gli capita di doverlo fare davvero? Manovra differita.


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Dicevano che l'operazione più pesante veniva scaricata sul governo futuro, cioè sull'opposizione. Non capisco: se il governo sposta i sacrifici sul futuro governo per non perdere le elezioni, se le vince non li scarica su se stesso? se vuole scaricarli sull'opposizione non dovrebbe invece fare il possibile per perderle? Onestà. A un cittadino che vuole essere onesto é possibile in questo Paese potere rispettare tutte le regole e dare allo "Stato" il dovuto senza sbagliare o dare più del dovuto? Mistero In un Paese perfetto lo Stato chiede solo il giusto e il cittadino trova che è bellissimo pagare i tributi. Chissà se esistono davvero paesi così, ma sono quasi certo che così non è da noi. Lo Stato (inteso in tutte le sue componenti) spende più per vizi che per servizi e per i vizi i soldi non bastano mai. Non sono pessimista per natura, ma credo che non siano molti gli italiani lieti di pagare i tributi e i molti che se la prendono con gli evasori lo fanno più per invidia che per senso di giustizia: sono onesti solo perché o solo quando gli è impossibile non esserlo. D'altro canto se lo Stato mette un'imposta del 40% nel presupposto che il cittadino ne evada la metà, al cittadino non resta che adattarsi e dichiarare il 50% del suo reddito e chi non lo può fare paga il doppio del giusto. Se sei ingiustamente considerato disonesto diventi disonesto: se sai che il cliente pretende sempre il 10% di sconto gli chiedi l'11% di più, se sai che il fornitore ti chiede sempre l'11% di più pretendi il 10% di sconto, così si paga il 100%. Non so se i cittadini giustamente evadono perché lo Stato li considera evasori o se sono giustamente considerati evasori perché evadono, la solita storia del gatto o cane che si morde la coda. Giustamente o ingiustamente, per servizi o per vizi, comunque sia lo Stato ha bisogno di soldi e i soldi li ha dai tributi, e i tributi non sono quello che dovrebbero perché c'è evasione. Non quella di chi scappa dalle carceri - quella non è molto diffusa e poi per i condannati ci sono mille modi legali per uscirne, meno per gli innocenti o presunti tali - ne quella dal tran tran quotidiano: c'è molta evasione fiscale.


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A me pare che si sia fatto molto per incentivarla: se uno dichiara meno reddito non solo paga meno Irpef ma può beneficiare di molte altre agevolazioni. Con la fissazione di punire i ricchi quasi sempre si deve pagare "in ragione del reddito", col risultato che chi evade ci guadagna doppiamente. Io resto del parere che un servizio o è gratuito per tutti o non lo è per nessuno: una volta che il ricco ha pagato il giusto va trattato come il povero che, anche se l'imposta non fosse progressiva, ha pagato meno. Capisco distinzioni per età o per altro, ma non per reddito. Sovrabbondanza di limiti e di regole dà possibilità ai furbi di raggirarle, a commercialisti e patronati di viverci sopra, ai povericristi di pagare più del dovuto per non rischiare di pagare meno e incorrere in sanzioni. Se le tasse (ticket) mirano a disincentivare abusi vanno pagate da tutti (per le eccezioni ci penseranno i servizi sociali); credo però che si avrebbero migliori risultati con altri controlli - possibili con i mezzi attuali - e con altre sanzioni. Non mi pare invece molto efficace introdurre limiti reddituali al fine di ridurre i costi: se oltre i limiti è il 90% della popolazione tanto vale far pagare a tutti e gestire l'eccezioni; se lo è solo il 10% più ricco il risparmio è minimo e probabilmente nullo considerato che i più ricchi non si valgono del servizio pubblico; se lo è il 50% diventa un'ingiustizia per molti. Se i soldi sono scarsi, le spese irriducibili e il servizio indispensabile è meglio aumentare le imposte e abolire le tasse: una specie di premio assicurativo obbligatorio. Meglio ancora non aumentare le imposte a chi le paga e farle pagare a chi non le paga: e torniamo alla lotta all'evasione. Già sarebbe qualcosa se lo Stato non la incentivasse premiandola con altri benefici, ma si potrebbe ostacolarla anche rendendo vantaggioso ai contribuenti non favorire l'evasione altrui. Se il cittadino potesse detrarre le spese documentate probabilmente esigerebbe la documentazione, ma se le spese non sono detraibili per loro natura o per mille altri motivi (familiare non a carico o non convivente, reddito insufficiente, ecc.) il cittadino comune non ha nessun interesse a ostacolare l'evasione del fornitore, tranne un ipotetico e molto improbabile "se paga anche lui pago meno io". Se invece avesse un qualche interesse tangibile, magari molti piccoli evasori non sarebbero più tali e le forze dello Stato potrebbero meglio dedicarsi ai grandi evasori. Potrebbe anche succedere che cessa la concorrenza sleale, tutti pagano il dovuto, tutti vogliono continuare ad avere il loro guadagno netto, tutti aumentano i prezzi e alla fine a pagare saranno sempre i soliti, sia pure per


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interposta persona: ma lo Stato avrebbe più soldi e magari pensare d'averne troppi. Mettiamo che per ogni spesa sia consentito detrarre dalle imposte da pagare (o venga rimborsato a chi non ne ha) il 50% dell'IVA. Se la spesa è 120 di cui IVA 20, l'acquirente Tizio paga -10 di imposta e il venditore Caio con +100 di imponibile paga +25 d'imposta. Lo Stato riceve +20 da Tizio via Caio (IVA) -10 da Tizio +25 da Caio, totale +35: perderebbe metà dell'IVA attuale, ma se l'evasione è alta quanto dicono penso ci guadagnerebbe. A Caio conviene sempre non far fattura, ma perché convenga anche a Tizio deve fare uno sconto più alto e convincerlo che non è vero che pagherà meno imposte perché tutti le pagano, che gli conviene essere disonesto. Non c'è governo di destra, di sinistra o ambidestro che non proclami lotta all'evasione e agli evasori: del perché della detraibilità delle spese se ne parli da sempre e non se ne faccia mai nulla per me resta un mistero. Irene e Carolina Una cronista coerente. Certa che nessuno avrebbe capito se diceva "Airin" una sola telegiornalista ha detto con coerenza "l'uragano Irene è arrivato sulle coste della Carolina": per tutti gli altri Irene era arrivata in Carolaina. Se ... Se si dimezza lo stipendio dei parlamentari non si salva l'Italia; se si da anche a me lo stipendio da parlamentare non si rovina l'Italia; se ogni italiano mi da un euro non diventa povero; se ogni italiano mi chiede un euro non diventa ricco, ma io dove trovo 60 milioni di euro? Differenze Perseguitare si può, fare stolchingh è reato. Persecutore è uno che dovrebbe finire in prigione, stolcher è uno che finisce in prigione. Fare la spesa è un dovere, fare shoppingh è un piacere. Nota: preferisco sh a sc[i] per non essere tentato di pronunciare la [i] Non è obbligatorio usare lo shopper solo per prodotti voluttuari e il sacchetto, la busta o la sporta per i generi alimentari.


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C'è chi usa il carrello al supermercato e il trollei per strada. C'è chi difende la propria praivasi e chi rispetta l'altrui privatezza. Se nel fine settimana si lavora non é un bel uichend. P.S. Chissà perché la fine della settimana si dice il "fine settimana", forse perché il fine della settimana lavorativa sono i due giorni finali di riposo. La lobbi dell'avversario è consorteria. La tassa sui medicinali si chiama ticchet per addolcire la pillola. Lo Stato assistenziale è una brutta cosa, l' uelfar stæt è una cosa bellissima. L'Italia è tuttora una Repubblica fondata sul lavoro, il Ministero del Lavoro lo chiamano Ministero dell'uelfar quindi l'Italia è una Repubblica fondata sull'uelfar. Condividere la bici con un amico è amicizia, condividerla con molti sconosciuti è baich shaæringh. Frequentare la biblioteca pubblica è fare buch shaæringh. Conoscevo le Autorità civili, militari, religiose (quelle con i posti a sedere riservati) e l'Autorità portuale; ora ci sono molte Autòriti che non so bene cosa facciano, ma penso siano lautamente pagate in dollari o sterline. Old mæn non so se è un uomo vecchio (e stanco) o un vecchio uomo (arzillo). Chissà cosa mai si possa tagliare con un catter e non con una taglierina. Giornalisti Se fossi un giornalista italiano per il pubblico italiano scriverei in italiano. Alla radio, in TV o sulla stampa vorrei non usare - per quanto possibile - voci straniere, per farmi capire da tutti gli italiani anche da quelli che per qualsiasi ragione non parlano inglese o magari lo parlano troppo bene per capire il mio. Eviterei termini stranieri a meno che non siano talmente specifici di quella lingua da essere intraducibili: non me ne viene in mente nessuno e non credo siano moltissimi. Usarli senza necessità potrebbe voler dire che io non ne conosco il significato o non so renderlo in italiano, manifestando la mia ignoranza ma anche pigrizia (perché non mi curo di conoscerlo e farlo conoscere) ed


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egoistico spreco del tempo altrui obbligando molti a fare quello che potrei fare io per tutti. Oppure si potrebbe pensare che saprei benissimo esprimermi in italiano ma trovo più prestigioso e distinto farlo in lingua straniera: una mia vanità, un vezzo ma anche arroganza e disprezzo verso chi mi ascolta o legge, ritenendo che chi non mi capisce non merita di capirmi. Ai giornalisti può anche succedere che importi meno farsi capire dai loro lettori che chiedere ed ottenere la sovvenzione statale. Non vale la pena sfaticarsi per trovare la parola italiana evitando il copia e incolla dei termini inglesi: quel lavoro lo possono fare i lettori se vogliono e se non vogliono peggio per loro, tanto le imposte le pagano comunque e le sovvenzioni arrivano. Dovendo leggere i giornali italiani con accanto il dizionario ingleseitaliano, tanto varrebbe che imparassi l'inglese e leggessi The Times. Non lo farò e continuerò a sorbirmi dai giornalisti italiani anche "exit strategy", sperando che loro imparino l'italiano. Lettura e ascolto Mi è capitato di sentire un politico dire con tono soddisfatto "Siamo gli unici in Europa", parlando di qualcosa fatto dalla sua parte politica e che ritiene giusta, bella, da imitare, qualcosa di cui vantarsi. Mi è capitato di sentire lo stesso politico dire con tono disgustato "Siamo gli unici in Europa", parlando di qualcosa fatto dalla parte avversa e che ritiene sbagliata, brutta, da evitare, qualcosa di cui vergognarsi. Se nell'ipotetico verbale di intercettazione di quel politico appare in entrambi i casi semplicemente "siamo gli unici in Europa", in base a quanto scritto si può capire il contrario del vero: dal tono della voce capisco quando "essere gli unici in Europa" per lui è bene e quando è male, dalla trascrizione no. Gli onesti Tutti ce l'hanno o dicono d'avercela con i disonesti che non pagano i tributi, imposte o tasse che siano. In realtà a pagare le imposte sono una minoranza, intendo quelli che le pagano volontariamente, di propria iniziativa, per senso civico. I lavoratori dipendenti - che si escludono dai disonesti - semplicemente ricevono la retribuzione al netto delle imposte


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che il datore di lavoro è tenuto a pagare a loro nome, non un pagamento ma una minore entrata. Può capitare che nemmeno si voglia conoscere la retribuzione lorda ma solo la netta e per i dipendenti pubblici netto e imposte sono a carico dei contribuenti. Tutti invece pagano l'IVA, quando non possono farne a meno. Per verificare se davvero i lavoratori dipendenti sono onesti, ognuno dovrebbe ricevere tutti i soldi che il datore di lavoro spende per lui e quindi pagare - cioè sborsare di tasca propria - assicurazione, previdenza, imposte . Tutti uguali di fronte alla legge e di fronte al fisco: se chi ora ce l'ha con i disonesti fosse onesto le entrate tributarie resterebbero tali e quali. Penso che invece si ridurrebbero di molto e allora non sarebbe possibile allo Stato (inteso in tutte le sue diramazioni) fornire i suoi servizi e sparirebbero anche gli sprechi. Chissà se allora quelli che attualmente beneficiano dei servizi forniti a spese degli altri penserebbero di mettersi tutti d'accordo e contribuire equamente per riavere i servizi soppressi. Se tutti pagano, tutti tirano fuori i loro soldi, probabilmente pochi sarebbero disposti a farlo senza una contropartita e senza pretendere che non siano sprecati: magari tutti pagherebbero onestamente e volontariamente solo per avere servizi utili e chi vuole quelli inutili se li paghi. Amici Facebook, tutti ne parlano, tutti lo conoscono, tutti lo usano. Sono un po' curioso e sono andato a vedere: non ho capito come funziona e il perché della sua fama. Sicuramente è solo colpa mia e un po' di mia mamma che mi ha messo al mondo troppi anni fa: potrei sperare di migliorare con la pratica, ma ho forti dubbi in proposito. Quello che mi ha colpito è l'uso del termine amici: chiunque può essere amico di chiunque, basta un clic di conferma. Sono all'antica, del tempo in cui si diceva "chi trova un amico trova un tesoro": o c'è una grande quantità di tesori o amico è inflazionato e non vale molto. Forse perché sono orso, ma nella mia vita non ho avuto molti amici, una merce rara: come faccio ad essere amico di uno di cui nemmeno conosco il nome, che non ho mai visto in faccia, che di lui so solo quanto


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vuole farmi sapere? Già fatico a chiamare amico e sentirmi amico di una persona che ho frequentato per molti anni, che non saprò esattamente come sia ma so come si è comportata in certe circostanze, una persona con cui ho spartito pane e companatico: come faccio a chiamare "amico/a" qualcuno del tutto virtuale o che al massimo conosco molto relativamente? Non credo che cercherò amici in facebook, per me amicizia è qualcosa di importante. Perché invece di amici non usano il termine contatti, conoscenze, conoscenti, trovatelli (trovati in facebook) riservando il termine amici ai soli amici? Qualche contatto potrei anche accettarlo, col tempo potremmo anche diventare amici, ma non è detto. Aspettando Forse non sarà il momento più adatto, ma in quasi vent'anni sembra non ci sia mai stato il momento adatto - chiunque fosse al governo - e quasi certamente il momento adatto non ci sarà mai nemmeno nei prossimi vent'anni, né con questo né con i governi futuri. So che è tempo perso, ma non mi costa nulla perdere il mio tempo: quello che invece finirà per costarmi è il tempo che passa senza che si provveda a cambiare le cose. Nel secolo scorso (credo 1993) si stabilirono per legge dei parametri: 70 milioni, 5.5 milioni, 360 mila, ecc. Naturalmente i valori erano espressi in lire, moneta corrente in Italia a quel tempo. Ora quei valori sono diventati gli equivalenti 36151.98, 2840.51, 185.92 espressi in euro attuale moneta corrente - e probabilmente rimarranno cosi fino a quando non ci sarà un altro cambio della valuta circolante. Nel frattempo l'indice del costo della vita ha avuto da gennaio 1993 ad agosto 2011 una variazione del 58%. In altri termini 70 milioni, 5.5 milioni, 360 mila lire del 1993 corrispondono 57120.12, 4488.01, 293.75 euro di oggi e questi dovrebbero essere i giusti parametri attuali. Se invece si dice che sono giusti quelli attualmente vigenti si deve ammettere che per anni sono stati applicati parametri sbagliati. Tuttavia se erano giusti nel 1993 lo sono stati sempre meno negli anni seguenti, ma può anche essere che fossero sbagliati allora e siano più sbagliati ora. La cosa più strana è che i redditi che nel 1993 erano 70% dei parametri di allora se nel frattempo sono aumentati del 45% (cioè meno del 58% di inflazione) ora sono sopra i parametri pur avendo ora un minore potere d'acquisto. Secondo il ministero competente (o almeno interessato) "la questione


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dell'adeguamento dei limiti al variato potere di acquisto è da tempo all'attenzione del ministro" e credo che tale rimarrà all'infinito: di tanto in tanto ci darà forse un'occhiata, sicuramente senza prendere alcun provvedimento, non so se perché interessa troppe persone e quindi comporta costi insostenibili o se perché ne riguarda troppe poche e quindi con scarso effetto elettorale. Comunque sia fra quelle poche ci sarò anch'io, in attesa che qualcuno risolva la cosa secondo equità e meriti il mio voto: se sarà nessuno, per le prossime elezioni faccio fin d'ora dichiarazione di non voto. Nebbia in Valnoncè Quest'inverno per i meteorologi niente nebbia in Valpadana: non potendo eliminare la nebbia elimineranno la Padania, ordine del Capo dello Stato. E nei negozi di alimentari niente più Grana Padano: solo Grana Nonesiste o il formaggio della Reggia presidenziale, il ParmigianoReggiano. I fiumi che scendono dalle Alpi e dagli Appennini giungeranno nell'Alto Adriatico attraverso il nulla, un Paese inesistente abitato da esseri inesistenti, non persone come lo erano un tempo gli schiavi: semplici fattori di reddito. Il popolo padano non esiste, ma non s'illudano i padani: pur non esistendo dovranno continuare a lavorare per permettere l'esistenza di altri popoli italici. "La Padania non esiste, la Sicilia esiste" afferma Claudio Fava: "lo sappiamo, con tutto quello che ci costa!" pensano i non esistenti. Tutti al mondo sanno che esiste Napoli, da anni appare in TV con i suoi monticcioli urbani e tutti possono immaginare i suoi profumi; della Padania non sanno nulla. È normale che un Presidente si preoccupi di non perdere la parte in attivo della sua società, quella che gli garantisce lo stipendio, ma è anche normale che quella parte si preoccupi di non dissipare l'utile che produce. Pare che il Presidente trovi giusto che in Europa il Nord pretenda rigore dal Sud, ma chissà se pensa che - nel piccolo - la stessa cosa possa valere anche in Italia. La Padania non esiste perché non c'è nella Costituzione Italiana, nemmeno il sole o la luna ci sono: non esistono. Si potrebbe cambiare la Costituzione o magari i non esistenti potrebbero farsene una in cui esistono e trattare da pari a pari con i già esistenti. Certo che se l'unità d'Italia viene


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imposta con la forza è tutt'altra cosa dell'unità degli italiani e il popolo inesistente si sentirebbe ancor più popolo oppresso. L'Inghilterra non avrebbe mai voluto rinunciare alle colonie americane o indiane, ma alla fine ha dovuto accettare la loro indipendenza: a quei tempi si cedeva solo alla forza, ma i tempi potrebbero essere cambiati, se davvero "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli" senza arrogarsi l'arbitrio di decidere quali lo sono. Fiducia nella Giustizia Forse si può avere fiducia nella giustizia, un po' meno nei giudici che umanamente possono sbagliare. I cittadini sono garantiti da tre gradi di giudizio, sono così garantite anche tre possibilità d'errore. A maggiore garanzia dovrebbe prevalere non il giudizio posteriore ma quello che ha avuto almeno sei sentenze favorevoli e due in più del giudizio opposto: 6 a 4, 7 a 5, 8 a 6, come era un tempo nel tennis. Naturalmente nessun limite di tempo per la durata dei processi e sempre carcerazione preventiva. Con tanti giudizi i giudici possono sbagliare senza rimorsi, tanto se sbagliano qualche altro giudice può alla fine rimediare. Senza mai dovere pagare per i loro errori (se si accertano paga il contribuente) può anche succedere che sentenziano basandosi su chiacchere intercettate, ipotesi e teoremi più che su fatti e prove inconfutabili. Forse alcuni magistrati pensano che sia troppo complicato acquisirle: bisogna lavorare seriamente ed essere competenti, ci vuole dedizione, fatica e tempo. Quello altrui è irrilevante anche se passato in carcere, ma il proprio può essere meglio utilizzato, sebbene comunque deve passare per arrivare allo stipendio, alle ferie, alla pensione. Se però le probabilità di una sentenza giusta alla fine rimangono sempre 50 e 50, tanto vale decidere subito gettando la monetina: costa molto meno. Civiltà Un tempo in chiesa, a scuola e altrove le donne erano da una parte e gli uomini dall'altra, gli uomini con gli uomini e le donne con le donne; c'erano conventi, collegi, lavori maschili e conventi, collegi, lavori femminili; militari e poliziotti erano tutti uomini, lavandaie e ricamatrici


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tutte donne. Solo nel matrimonio uomini e donne erano fianco a fianco, gli uomini si sposavano con le donne e le donne con gli uomini e facevano figli. Ora nei paesi civili uomini e donne sono sempre ovunque fianco a fianco fuorché nel matrimonio: donne sposano donne, uomini sposano uomini e i figli li comprano in laboratorio o nei paesi "incivili". Esistere Centocinquantun anni fa dicevano "l'Italia non esiste": chi con disprezzo, chi con rammarico e chi con ignoranza. Il signor Alemanno afferma che "la Padania non esiste": non l'ho udito e non so che tono abbia usato, non so se ne sia felice o dolente o se non sa dell'esistenza di un fiume chiamato Po. Riporto da wikipedia. “Presso i Liguri era detto Bodinkòs, da una radice indoeuropea (*bhedh-/*bhodh-) che indica "scavare", la stessa da cui derivano i termini italiani "fossa" e "fossato". Il nome latino Padus - da cui l'aggettivo "padano" - deriverebbe secondo l'opinione più diffusa dalla stessa radice di Bodinkòs; secondo un'altra versione deriverebbe dalla parola celtoligure pades, indicante una resina prodotta da una qualità di pini selvatici particolarmente abbondante presso le sue sorgenti. Il nome italiano Po deriva appunto dalla contrazione di Padus (Padus > Pàus > Pàu > Pò); in diverse lingue europee, soprattutto slave (ceco, slovacco, polacco, sloveno, serbo, croato) ma anche in rumeno, il fiume è ancora oggi chiamato Pad." Sicuramente la Padania non esiste come Stato, non esiste politicamente o burocraticamente, come non esisteva l'Italia 151 anni fa. Ma affermare tout court che "la Padania non esiste" significa affermare che non esiste tutto ciò che è detto padano, cioè attinente al Po. Il bacino del Po è detto da sempre val padana, il territorio della val padana è quindi territorio padano, gli abitanti di quel territorio sono cittadini padani, i cittadini padani abitano la Padania come i cittadini campani o lucani abitano la Campania e la Lucania. Padania è un nome con il quale si indica la regione del Po come la Renania (Rheinland in lingua tedesca) è il nome generico con il quale si


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indica la regione geografica appartenente alla Germania che si estende su entrambe le rive del Reno. Se non esiste la Padania non esistono i fiumi padani, gli affluenti del Po fra i quali (* da sinistra e ** da destra) il Ghiandone*, il Pellice*, il Varaita**, il Maira**, il Banna**, il Tepice**, il Chisola*, il Sangone*, la Dora Riparia*, la Stura di Lanzo*, il Malone*, l'Orco*, la Dora Baltea*,la Stura del Monferrato**, la Sesia*, il Rotaldo**, il Grana del Monferrato**, il Tanaro**, lo Scrivia**, l'Agogna*, il Terdoppio*, il Curone**, la Staffora**, il Ticino*, il Coppa**, lo Scuropasso**, la Versa**, l'Olona*, il Tidone**, il Lambro*, la Trebbia**, il Nure**, il Chiavenna**, l'Adda*, l'Arda**, il Taro**, la Parma**, l'Enza**, il Crostolo**, l'Oglio*, il Mincio*, la Secchia**, il Panaro**. E non esistono il grana padano, la nebbia padana, il riso padano, il Gazzettino padano, le strade Padana Superiore e Padana Inferiore, la bassa padana, eccetera. Se non esiste il bacino del Po (o Padania) non esistono Val d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna. Comprendere nella Padania anche il Triveneto è naturale: da sempre si considera quella padano-veneta un'unica pianura, un'unica Val Padana anche se fiumi del Veneto non finiscono nel Po ma nel comune bacino dell'alto adriatico. Anche la Liguria è padana almeno per la parte non sul versante marino di Alpi e Appennini e sicuramente con la Padania ha sempre vissuto e commerciato anche se la maggior parte dei liguri vive sulla costa. Si può dire che non esiste un Ente, uno Stato, un soggetto politico o burocratico di nome Padania, si può esserne felici o dispiaciuti, ma non si può affermare che "la Padania non esiste" senza provocare un risentimento di molti che nella padania vivono e lavorano. A Roma non sanno che la padania esiste, ma a Milano nessuno dubita che esista il Mezzogiorno (a casa mia è quando si mangia e non si lavora) o Meridione: da almeno 60 anni sopportano il costo di un suo sempre futuro decollo. Affermava F. S. Borrelli che è dovere della collettività esistere, esistere, esistere (ma forse ricordo male e forse non si riferiva alla collettività padana). Preferenze Sembra che - Berlusconi e crisi a parte - il guaio maggiore dell'Italia sia la vigente legge elettorale definita "una porcata" dal suo principale


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autore e ribatezzata "porcellum" per via del sostituito "mattarellum", un bastardino frutto d'incrocio tra proporzionale e maggioritario attuato dal ministro Mattarella. Non passa giorno che qualcuno non l'additi al pubblico ludibrio come la madre di tutti i mali italiani. Senatori e deputati la considerano responsabile del fatto che i parlamentari non sono eletti ma nominati: una vergogna, che però sopportano stoicamente e che non impedisce loro di rimanere in Parlamento e a volte cambiare casacca. Sono degli eroi, cosa non farebbero per il bene del Paese! Si fanno schifo ma non si dimettono, in compenso sono infedeli al Principe che li ha nominati: un'ipocrita sceneggiata. Ora la parola d'ordine è "cambiare la legge elettorale" sostituendola con nessuno sa cosa se non che dev'essere il contrario di quello che vogliono gli avversari, ma non si sa cosa vogliono e necessita un governo ad hoc per fare un'impossibile legge elettorale perfetta o per fare quello che potrebbero fare in quattro e quattr'otto se solo sapessero cosa vogliono fare: una proposta di legge possibilmente concordata, una votazione ed è bell'e fatta, qualsiasi sia il governo. Tutti affermano che si deve ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e reintrodurre la preferenza (più di una sarebbe un tacón pexo del sbrego). A me tutta questa storia sa un po' di truffa, come la storia dell'ICI che Prodi - dicono ma non dimostrano - avrebbe abolito per i meno ricchi o come il preferire "ha governato 8 anni su 10" al parimenti vero "1 legislatura su 2". Sbaglierò, ma penso che il voto di preferenza in molti casi - sicuramente nel mio - non viene dato in piena scienza e coscienza. Solo pochi conoscono vita e miracoli di tutti i candidati; magari i militanti possono conoscere abbastanza bene quelli del loro partito, ma gli altri devono accontentarsi di quello che passa il convento, dei candidati che i partiti fanno meglio conoscere o di quello che mettono in un collegio uninominale. Se devo dare la preferenza a caso o scegliendo per data e luogo di nascita o su consiglio dell'amico dell'amico di un conoscente o in base alla foto o solo perché è l'unico che ho visto in TV tanto vale che mi attenga alle scelte altrui sperando che siano più ponderate delle mie. Alla possibilità di esprimere una preferenza fra persone praticamente sconosciute per eleggere qualcuno che poi fa quello che più gli aggrada "senza vincolo di mandato" e si allea con persone e partiti che mai avrei


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votato, preferisco di gran lunga la possibilità di scegliere fra conosciuti chi e con chi governerà. Non sceglierò un singolo parlamentare ma se sono esperto potrò scegliere la squadra più affidabile o limitarmi a scegliere chi sceglie la squadra, il più affidabile. Così quando acquisto un'auto se sono esperto scelgo quella con le migliori componenti, se non lo sono mi limito a scegliere la marca che ritengo più affidabile: se non mi soddisferà la prossima volta cambierò marca. Ecologico Magari mi sbaglio, ma non sono i "verdi", gli ecologisti che vogliono l'energia alternativa, fotovoltaica o eolica? Ma costoro hanno visto cosa significa? Magari qualche bel pilone con le pale che girano è anche piacevole da vedere se non proprio da sentire e se i piloni non sono un esercito. Ma i "prati solari", non quelli con i gira-sole ma quelli neri di pannelli solari opportunamente orientati e inclanati, a parer mio sono proprio un obbrobrio. Esteticamente preferisco una bella centrale nucleare e 100 (1000?) campi verdi e poi ognuno per il proprio mestiere e al proprio posto: le centrali per l'energia e i prati per piante e fiori, le centrali dove non avvengono catastrofici terremoti e i prati ovunque dove sono. Il telefono Odio il telefono, e anche i telefonini. Lo odio perché di chi mi parla sento le parole ma non vedo come le dice, come si muove, non vedo il contesto: conosco la voce e ignoro tutto il resto, so quello che dice ma non quello che fa. Lo odio perché è prepotente, lo odio perché non riesco a non esserne succube, a ignorarlo se suona. Ho vissuto molti anni senza telefono in casa: lo dovevo usare in ufficio per lavoro e la fine del lavoro era fine delle telefonate. Lo odio perché (di solito) squilla prepotentemente e quasi con riflesso pavloviano la gente allunga la mano e risponde. L'ho sempre odiato: ero impegnato con qualcuno al bancone e quello squillava, per farlo smettere dovevo alzarlo e non potevo dire sono occupato, mi limitavo ad essere il più breve possibile e intanto la persona al bancone aspettava. Lo odio quando sono io l'utente e l'impiegato allo sportello risponde al telefono: perché non vengono di persona e aspettano il proprio turno come gli altri? Capisco che basterebbe staccare il telefono quando non si può


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rispondere o magari mandare a quel paese chi t'interrompe, ma chi lo fa? Siamo succubi del telefono o almeno io lo sono: lo odio ma è più forte della mia volontà. O meglio lo era. Ora non lavoro più e il mio telefono è sempre silenzioso: rari quelli che mi chiamano, rari quelli che chiamo. Ma continuo ad odiarlo quando negli uffici o dal medico devo aspettare che chi è occupato con me mi trascuri per dare la precedenza a quell'importuno. E ora ci sono i telefonini e la cosa può capitare ovunque: per strada, al bar, in chiesa. Chissà perché la gente non può vivere senza parlare continuamente con qualcuno: li odio, i telefonini. Quando passo vicino alle persone col telefonino all'orecchio mi viene voglia di fischiettare, di parlare ad alta voce, di disturbare, di fingere di ascoltare quello che dicono: ma dovrei continuare a farlo perché non c'è nessuno o quasi che se ne stia in santa pace, magari a pensare, invece di emettere e ascoltare parole, parole, parole. E così mi limito a metter una mano sull'orecchio e fingere un'inesistente telefonata, per non essere troppo notato. Doppia imposta Provo a fare un po' di conti teorici. In un anno guadagno 1000, pago 20% d'imposta diretta, mi restano 800. Faccio acquisti per 500, più IVA 20%, totale 600, mi restano 200. A. Investo 200 al 2%. Dopo un anno ho 4 di interesse lordo, 1,08 di imposta al 27%, netto 2,92. Considerando l'inflazione annua al 3%, il risparmiato 200 vale 194 che diventa 196,92 con gli interessi. Su una perdita di 3,08 pago 1,08 d'imposta: c'è chi lo ritiene iniquo perché troppo poco. B. Con 200 pago il mutuo della casa in cui vivo. Per disporre di 200 ho già pagato 50 d'IRPEF e per l'acquisto della casa ho pagato l'IVA: c'è chi ritiene iniquo non pagare l'ICI sul valore della casa e ovvio non pagare nulla se invece di comprare la casa spendo 200 con le meretrici. Un gruppo di 10 persone va al bar, spesa 120. Democraticamente scelgono fra ognuno paga la propria quota e chi può paga per tutti. Nove hanno 100, uno ha 200. Risultato della votazione: 9 a 1. Uno paga per tutti.


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Perché no Non so se le prossime elezioni saranno sotto la neve o il solleone, con le foglie verdi o gialle, non lo so e non m'importa saperlo: in qualsiasi stagione saranno credo che non andrò a votare. Avrei voluto votare per chi avesse adeguato al costo della vita i limiti di reddito giudicati equi vent'anni fa o eliminato iniquità evidenti, ma nessuno dei politici - sempre in altre faccende affaccendati - l'ha fatto e non voterò. Non voterò perché il mio voto, ogni voto è inutile. La maggioranza degli elettori sceglie da chi vuole essere governata, ma qualche magistrato decide se permettergli di governare. Non voterò perché chi viene eletto non si assume le sue responsabilità e qualcuno decidendo per tutti chiamerà qualcun altro a fare il suo lavoro. Non voterò perché con qualsiasi legge elettorale il mio voto è ininfluente: scelgo un partito, ma chi viene eletto poi non rispetta il programma di quel partito; scelgo una persona, ma questa non ha nessun obbligo di restar fedele alle promesse fatte, anzi se gli conviene si allea con chi ha fatto promesse contrarie. Non voterò perché a chiunque vada il mio voto a parole dirà di fare tutto per il bene del Paese ma in pratica farà tutto per il suo bene o per quello del suo paesello. Non voterò perché comunque governerà chi vuole la magistratura o la BCE o il Capo dello Stato, naturalmente nel rispetto formale delle regole e solo perché gli eletti non sanno e non vogliono lavorare per il Paese: tutti d'accordo nel tutelare i propri vantaggi, in disaccordo su tutto il resto. Neve, sole, afa, pioggia: qualunque cosa sia quando andranno a votare a me non interessa, salvo imprevisti. Ridere e piangere Euro 36151,98 è il reddito massimo familiare per esenzione da tasse sanitarie (ticket). Riporto: "ESENZIONE DALLA PARTECIPAZIONE ALLA SPESA SANITARIA PER PRESTAZIONI SPECIALISTICHE, FARMACEUTICHE E DI PRONTO SOCCORSO PER MOTIVI DI REDDITO" spetta a "SOGGETTO <6 ANNI O >65 IN NUCLEO CON REDDITO <= 36151,98 EURO │ CODICE ESENZIONE E01".


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Euro 2840,51 è il reddito massimo per essere considerato "Soggetto fiscalmente a carico di altri". Euro 185,92 è il limite di reddito da "terreni" massimo per l'esonero dalla presentazione della dichiarazione dei redditi con pensione di 7500 euro. Euro 28158,28 è il limite massimo di reddito per compensi derivanti da attività sportive dilettantistiche per l'esonero dalla dichiarazione dei redditi. Euro 9296.22 è il limite massimo per il non assoggettamento a IRPEF dei compensi erogati per lavori socialmente utili. Non mi meraviglia se uno Stato che usa simili parametri si becca all'estero qualche risolino, essendo inimmaginabile che i calcoli fatti per stabilire un discrimine tra chi può e chi non può avere diritto a un beneficio siano talmente scientificamente precisi da arrivare al centesimo di euro all'anno: a mio parere per quanto ben calibrati non potranno mai essere equi, al massimo sperabilmente meno iniqui. Vedendo quelle cifre, a chi è vissuto solo nell'era euro viene da ridere: le considera il frutto della fantasia di un buontempone in vena di scherzi. A chi invece è vissuto anche nell'era della lira viene da piangere, pensando che sono frutto della divisione per 1936,27 di importi tondi che se potevano essere equi nell'ultimo decennio del secolo scorso non lo possono certamente essere nel secondo decennio di questo secolo, ammesso e non concesso che il divisore fosse perfetto. Ora il governo Monti vuole distinguersi per sobrietà e equità, quindi mai più parametri ridicoli e iniqui: staremo a vedere. Amo l'euro Amo l'euro! Non l'ho scelto io: qualcuno l'ha fatto per me, ma l'amo. Abbiamo dovuto pagare per essere accolti nel Club e l'abbiamo fatto volenti o nolenti. Sono stati bravi e diligenti: hanno diviso stipendi, pensioni, conti bancari, conti titoli, parametri fiscali, eccetera, tutto esattamente per 1936.27. Così tutte le cifre dell'attivo sono diventate circa la metà. Ci hanno fornito anche piccole calcolatrici e tutti sono stati bravi a fare la divisione. Tutti o quasi: i negozianti sono noti per non avere dimestichezza con l'aritmetica e così non sono riusciti a dividere i prezzi esposti per quel


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complicato 1936.27. Sono stati capaci solo a sostituire nel cartellino del prezzo "mila" o "000" con "euro" o "€" o mettere una virgola: il prezzo da 1.000 è passato a 1 €, da10.000 a 10 euro, da 999 a 0,99 €, da 9999 a 9,99 euro, 55 (mila) è rimasto 55 (euro). Passando da valori espressi non più in migliaia di lire ma in euro, con le cifre della pensione dimezzate e i prezzi immutati, per amore dell'euro potevo comprare la metà di quello che potevo comprare prima e poi sempre meno col crescere dei prezzi e la stasi della pensione. Ora sembra che il Club chiuda e si farà l'operazione inversa: se passeremo alle Nuovelire moltiplicheranno per 1000 le cifre di stipendi, pensioni, conti attivi mentre i negozianti impareranno subito far di calcolo e moltiplicheranno per 1936,27 il prezzo delle merci, anzi per praticità lo moltiplicheranno per 2000 e così con la mia pensione potrò comprare meno della metà della metà di prima di conoscere euro: cosa non si fa per amore .... e per il bene del Paese! La norma è uguale per tutti Equità secondo Monti. Tutte le pensioni vanno calcolate sui contributi versati. Esempio ipotetico: Età 62 anni, contributi versati più interessi maturati al 1/1/2012, pensione mensile per 13 mensilità: • Tizio contributi 150000 euro, pensione 770 euro • Caio contributi 200000 euro, pensione 1030 euro Se solo la pensione di Tizio viene rivalutata al tasso 2,75% annuo, dopo 11 anni sarà 1037 euro mentre quella di Caio rimasta a 1030 euro forse sarà pure portata a 1037 euro. E tanti saluti alla regola di pari calcolo per tutti. Pare che il blocco degli adeguamenti delle pensioni superiori al doppio del minimo sia provvisorio, ma esperienza insegna che da noi niente dura più del provvisorio e più alta sarà l'inflazione più lo Stato ci guadagnerà e i pensionati ci perderanno, come già tutti ci perdono per il mancato adeguamento dei parametri per le agevolazioni fiscali fermi al secolo scorso. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.


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Tributi Chi non paga il pizzo è un eroe, chi non paga le imposte è un mascalzone: ma come la mettiamo se le imposte sono viste come il pizzo pagato allo Stato? Se un traghettatore mi chiede di pagare il traghetto meno di quanto mi costerebbe fare il giro passando per il primo ponte è giusto e pago volentieri, se invece un prepotente si pone sul ponte da sempre di uso pubblico e vuole che paghi per lasciarmi passare è una rapina e considero mio diritto e mio dovere fare il possibile per non pagare. Se lo Stato chiede molto più di quanto valga quello che offre la considero una rapina, se chiede a me di sacrificarmi per consentire ad altri di vivere agiatamente non la considero solidarietà ma sopruso, se con me si comporta disonestamente non gli riconosco il diritto di chiedermi di essere con lui onesto, se mi tartassa solo perché ha la forza di farlo appena posso cerco di evadere. La lotta all'evasione fiscale - a parere mio - deve passare anche per la lotta a tutto ciò che a una persona onesta può apparire solo oppressione fiscale. Un Fisco iniquo può contare solo sulla sua forza impositiva, uno equo può anche contare sulla lealtà dei cittadini onesti. Rimarranno sempre i disonesti per natura, quelli che anche le imposte giuste ed eque vogliono farle pagare solo agli altri, giustamente da punire. Forse non tutti coloro che s'indignano contro gli altri sono onesti reali (bisognerebbe abolire la trattenuta alla fonte per saperlo) ma un fisco accettabile farebbere emergere gli onesti potenziali. Contro l'evasione fiscale tutti avevano promesso mari e monti, alla fine abbiamo solo mari o Monti. A proposito di equità Supponiamo un lavoro a 25000 euro lordi annui. Se Aldo lavora in regola e Berto metà in regola e metà in nero, Aldo avrà netto 18010 euro e Berto 10237 più 12500 in nero totale 22737 euro. Mettiamo che quando vanno in pensione questa sia il 50% della retribuzione lorda: Aldo avrà 9005 e Berto 5118 euro annui, cioè 692 e 393 euro lordi per 13 mensilità. Berto ha ricevuto per 42 anni 4727 euro netti in più di Aldo in totale 198534 euro che potrebbe avere accantonato. Se vanno in pensione a 65 anni e vivono fino a 99 Aldo percepisce 692 euro lordi e Berto 393 più 449 netti (198534/34/13). Anche ipotizzando che nessuno dei due abbia


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ritenute fiscali sulla pensione, per 34 anni Aldo avrebbe 150 euro al mese meno di Berto. In questo caso sarebbe equo rivalutare la pensione di Berto e non rivalutare quella di Aldo? Confronti Con riluttanza, ma forse i nostri parlamentari sono disposti a rinunciare a un pochettino dei loro privilegi, magari ad avere lo stesso trattamento degli eurodeputati o dei parlamentari meglio pagati dei paesi europei o della media. Anche i dipendenti pubblici pretendono retribuzioni europee, normalmente quelle percepite nei paesi più generosi: non hanno come i parlamentari e altri la facoltà di attribuirsi essi stessi lo stipendio ma ci provano. Il fatto è che per pagare stipendi, imposte e contributi di chiunque venga retribuito con pubblico denaro i soldi arrivano da tutti gli altri cittadini che pagano tasse e imposte. A parer mio il confronto va fatto con questi e non con gli omologhi europei. Se la Germania produce un pezzo al costo di un euro, l'Italia lo deve produrre al costo di un euro e possibilmente meno. Ha poca importanza che l'operaio tedesco guadagni 2000 euro al mese e quello italiano 1000, importa a quanto si può vendere quel pezzo e l'italiano potrà pretendere di guadagnare quanto il tedesco solo se il pezzo potrà essere ancora venduto a 1 euro, meglio a 98 centesimi. Perché questo possa avvenire o si fanno più pezzi o si riducono le spese, meglio se entrambe le cose lavorando di più, razionalizzando l'organizzazione aziendale, apportando innovazioni tecniche, migliorando i servizi pubblici, eliminando le spese inutili. Fra quest'ultime si possono considerare le imposte pagate senza contropartita, ma le imposte non dipendono dalle aziende. Fatta salva la congruità con l'utilità e qualità del lavoro svolto, i compensi elargiti dagli Enti pubblici più che con quelli esistenti in Europa andrebbero confrontati con quelli percepiti da chi li deve pagare. Se facendo bene il mio lavoro guadagno 100 non mi par giusto dovere rinunciare a buona parte del mio reddito perché un pubblico dipendente prenda 110 o 200 per fare magari male il mio stesso lavoro. Se gli altri italiani non godono del benessere dei tedeschi nemmeno i dipendenti pubblici italiani possono essere trattati come quelli tedeschi, specialmente quando il servizio che rendono al Paese è inferiore.


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In regime concorrenziale uno può fissare come vuole il prezzo della sua prestazione, ma chi deve pagare è libero di scegliere un altro o di rinunciare alla prestazione. I dipendenti pubblici lavorano invece in regime di monopolio, i cittadini non hanno scelta e i parlamentari si fissano come vogliono la retribuzione: chiunque sia eletto non rinuncerà alla prerogativa, al massimo voterà contro l'aumento o pro la riduzione di benefici solo quando è certo di trovarsi in minoranza. Forse tutti loro pensano di meritarsi pienamente molto più di quanto si danno, io lo dubito: "dal frutto infatti si conosce l'albero" (Matteo,12,33) ...... RAI E ora per un mese la Rai ci ossessionerà con l'invito a pagare l' imposta RAI e poi per un altro mese e più per ricordare che il tempo è scaduto ma si può sempre rimediare pagando una piccola sovrimposta. Stando a quanto m'insegnavano a scuola, non di tassa ma d'imposta si tratta, essendo tenuti a pagarla praticamente tutti a prescindere dall'utilizzo o meno dei canali RAI o dall'uso o meno dell'apparecchio posseduto. L'insistenza con cui la RAI ne chiede il pagamento mi fa pensare che non tutti però la pagano e che - come per le altre imposte - invece di far pagare chi non ha mai pagato fanno pagare di più quei fessi che l'hanno sempre fatto. Io devo essere doppiamente fesso: oltre a pagare da 50 anni il canone intestato a mia moglie ora mi fanno pagare un secondo canone intestato a me perché, secondo loro, avendo residenza anagrafica diversa non siamo una famiglia , nulla valendo il fatto che di recente abbiamo festeggiato i 50 anni di matrimonio, di vita insieme. Da inesperto non capisco perché la gente spenda tanti soldi per pagare avvocati e ottenere divorzi quando basta chiedere la residenza nel Comune vicino perché il matrimonio sia considearto nullo e la famiglia inesistente: potrebbero anche continuare a vivere sotto lo stesso tetto purché uno dichiari di entrare dalla porta nel Comune A e l'altra da quella nel Comune B. È sicuramente così perché, dato che tutti tutelano la famiglia e che basta un canone per famiglia anche se si hanno 50 televisori nella casa in città e 20 in quella al mare, devo convincere mia moglie che non siamo una famiglia, che la nostra famiglia non esiste perché "Vuolsi così colà


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dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare". Naturalmente visto che pago doppio mi spettano almeno due trasmissioni dello stesso programma: per questo hanno inventato il "rewind" e generosamente lo concedono a tutti quelli che lo desiderano, anche se pagano un solo canone o nessuno. A me sembra come se pagassi quattro volte la stessa mela, ma magari mi sbaglio. 2012 I bari Aria da Far West, un tavolo e quattro giocatori: Mario, Giusto, Evasio e Simplicio, nessuno armato tranne Mario. Giusto non vuole barare, Simplicio non sa barare, Mario bara, Evasio pure. Giusto e Simplicio perdono un sacco di soldi, Mario e Evasio si stanno arricchendo. Ma Mario ha molte spese cui non sa, non può, non vuole rinunciare e soldi vinti non gli bastano: capisce che anche Evasio non gioca onestamente, impugna la pistola, lo accusa di barare e di rubare i soldi a Giusto e Simplicio, gli impone di restituire il maltolto. Evasio sa di barare e sa che anche Mario bara, ma Mario ha la pistola, lui è disarmato e ubbidisce. Giusto e Simplicio approvano. Mario vince ancora, Giusto e Simplicio finiscono senza un soldo. Giusto voleva essere giusto: chiedeva sempre la fattura, pagava col bancomat, chiedeva sempre lo scontrino, non lavorava in nero, denunciava ogni singolo centesimo. Simplicio non sapeva nemmeno di dover chiedere la fattura, prendeva lo scontrino quando glielo davano e se non glielo davano pensava che non erano tenuti a darglielo: non cercava di truffare lo Stato e pensava che nessuno lo facesse, se lo retribuivano extra per lavori extra gli sembrava del tutto normale. Giusto pagava tutte le imposte perché così doveva essere e considerava suo obbligo morale pagarle, Simplicio pagava le imposte perché non avrebbe saputo come non farlo e le considerava una calamità naturale da prendere come veniva. Poi seppero che soldi da loro guadagnati con tanta fatica, sudore e sacrifici venivano spesi allegramente, inutilmente per il bene del Paese ma molto utilmente per il bene personale degli eletti e loro parenti, amici o


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compaesani: un'altra grandinata per Simplicio, un dubbio morale per Giusto sulla effettiva correlazione tributi-benedelpaese. Seppero di spettacolari blitz in luoghi famosi alla ricerca di SUV e si chiesero se i SUV nascono e vivono solo là, se non esiste un Pubblico Registro Automobilistico, se non li vedono quando gli passano sotto gli occhi a Chissadove come non vedono case e ville o se volevano farsi qualche giorno in quei posti da ricchi, spesati e con lo straordinario. Giusto scoprì che le ricevute delle spese sostenute per la moglie accuratamente chieste e conservate - poteva buttarle nel cesso perché non poteva scalare né poco né punto dall'Irpef: la moglie aveva reddito troppo basso per pagare imposta e troppo alto per essere considerata a suo carico. La cosa gli parve disonesta e cominciò a dubitare se si debba essere onesti anche con i disonesti. Simplicio venne a sapere dai suoi genitori che - pur essendo entrambi ultrasessantacinquenni (over 65, in italiano) non avevano più diritto all'esenzione dalla tassa sanitaria (in Italia si dice ticket) perché la somma delle loro pensioni - aumentate negli anni sempre meno dell'inflazione aveva raggiunto il limite considerato equo nell'altro secolo e mai rivalutato: un brutto temporale. Seppero di processi interminabili, di cavilli e controcavilli, di norme che paiono fatte apposta per intrappolare semplici e onesti e favorire furbi e furbastri, seppero di gente che cerca di osservare tutte le norme e non ci riesce, non può riuscirci, e viene sanzionata, di gente che nel timore di sbagliare e venire sanzionata paga più del dovuto, di gente spavalda e di gente terrorizzata. Troppi rischi per l'ingenuo che si fida del fisco e cade nelle sue trappole, troppi vantaggi per il furbo che conosce le trappole del fisco e sa come evitarle: più l'imposta è elevata e più sono i benefici connessi al reddito tanto più il guadagno vale il rischio. Evasio pensava d'avere a che fare con dei polli e si trovò davanti Mario, uno più baro di lui e per giunta armato: in ogni caso i polli erano destinati ad essere spennati. Gli sciacalli Il TG parla di turismo insano, di persone attratte all'Isola del Giglio dal naufragio della "Costa Concordia", di sciacalli che fotografano il relitto della nave, la scena del disastro. Ci vuole una bella faccia tosta per fare


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queste critiche da parte di chi dal 14 gennaio tutti i giorni, più volte al giorno non fa che fotografare, riprendere e trasmettere al mondo intero quelle stesse immagini, a fare in grande quelle stesse cose che i deprecati turisti fanno in piccolo. E ora alle immagini del disastro aggiungono disgustati le immagini di chi si "gode" il disastro: è la solita storia del bue che dà del cornuto all'asino. Pillole Marî - Mario Monti, Mario Draghi, Mario Ciaccia, Mario Catania e la metà di Mario Deaglio; Mario Giordano, Mario Balotelli, Mariano Rajoy ... Canone RAI - Da qualche mese la RAI ci informa che entro il 31 gennaio si deve pagare il canone e ci ammonisce che pagare il canone è un dovere. A me ne ha fatto pagare due: pagare il canone è un dovere, pagarne due è un piacere? Grazie RAI Coppie di fatto - «A Bologna esiste dal 1999 un «registro delle coppie di fatto» (aperto a conviventi etero od omosessuali, indifferentemente): in oltre 12 anni, mai alcun bolognese ha voluto vergare il proprio nome e cognome. Gay e lesbiche si sono ben guardati dal chiedere agli uffici municipali di rilasciare loro un certificato di avvenuta costituzione di un nucleo familiare. Lo stesso accade a Gubbio. Segno evidente che se ne infischiano di sposarsi». Secondo me non è così, è che sanno fin troppo bene come è "tutelata" la famiglia in Italia: a esserlo c'è sempre e solo da perderci. Conti bancari - Grazie a Monti ogni italiano avrà il suo codice fiscale e il suo conto in banca: tornerà l'amato Amato a fare prelievi notturni "una tantum" o il ministro delle finanze disporrà di copia del nostro bancomat e relativo PIN? PràivaSi Un tempo c'era riservato, privato, personale, riservatezza, discrezione, intimità, etcetera. Anche allora c'erano pettegoli e pettegolezzi (ora gossip), curiosi e impiccioni ma le persone educate non s'intromettevano nelle altrui faccende private. Oggi abbiamo la pràivaSi (scritta privacy) e abbiamo un ben pagato garante della pràivaSi, un'Autorità (in italiano Authority) che non capisco


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cosa garantisca o tuteli: ovunque andiamo siamo controllati da videocamere; con le carte-cliente sanno chi siamo, quanti siamo, cosa compriamo, cosa mangiamo e quante volte defechiamo; di chi usa un telefonino sanno dov'è e dov'è stato, con chi ha parlato, chi ha contattato o fotografato; di chi usa bancomat o carte di credito sanno quanto spende e dove. Ora possono curiosare a piacere sui nostri conti bancari, sapere quanto guadagnamo e quanto spendiamo: se spendiamo troppo rispetto a quanto dichiariamo per noi sono guai, se spendiamo troppo poco sono fatti nostri. Forse manca solo una qualche "fibra ottica" nella carta igienica e sapranno davvero tutto: è la pràivaSi. Magistrati Dopo più di 24 anni (quasi 1/4 di secolo) dall'8 novembre 1987, quando il popolo cosidetto sovrano chiedeva con 80% di sì la responsabilità civile dei magistrati, finalmente qualcosa si è mosso. Non sarà la perfezione ma chissà che finalmente questa sia la volta buona che la legge uguale per tutti valga anche per chi la legge dovrebbe applicare. Naturalmente l'associazione dei magistrati insorge: non è accettabile che anche i magistrati come tutti se sbagliano paghino. Fanno pagare chi sbaglia ma loro non sbagliano o non pagano mai. Mi sembra evidente che se uno deve pagare deve essere colpevole, sia esso magistrato o ingegnere idraulico: se un magistrato perché non sa fare bene il suo mestiere sbaglia a condannare un ingegnere che ha fatto bene il suo mestiere non deve pagare l'ingegnere o io (lo Stato) ma il magistrato. Non giudico se la norma vada bene così o vada migliorata, l'importante è che finalmente si rispetti la volontà del "popolo sovrano". Non mi convince chi dice che "i magistrati sarebbero terrorrizzati e non emetterebbero più sentenze a rischio": ma perché non dovrebbe essere terrorrizzato l'ingegnere che oltre a rischiare di fare male il suo lavoro rischia anche per il lavoro mal fatto dal magistrato che lo dovesse giudicare? Eppure continua a fare il suo lavoro, cercando di farlo bene. Non capisco perché i magistrati lo ritengano inaccettabile e non mi pare che siano sottopagati per il lavoro che dovrebbero fare e fare bene. Ora non sono terrorrizzati e alcuni o molti di loro si comportano "allegramente", da "irresponsabili" quali sono essendo esclusi dalla responsabilità civile.


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La ministra Fornero Non vuole essere chiamata "la Fornero". E va bene: non chiamiamola "la Fornero", non perché sia meglio chiamarla "Fornero". Da sempre famigliarmente premettevo l'articolo al nome di donna e l'omettevo davanti al nome di uomo: la Lucia e Marco; poi ho scoperto che qui fanno il contrario: Stefania e lo Stefano*. Con i cognomi quasi tutti usano l'articolo se si riferiscono a donne o bambine, conseguentemente senza articolo si sa che si riferiscono a maschi: tutto qua, senza offesa per nessuno. Personalmente ritengo preferibile fare come fanno abitualmente i francesi: [la] signora Fornero e [il] signor Fornero. Da noi non usa molto e comunemente si dice Mussolini e la Pettacci, Caruso e la Callas, Napolitano e la Jotti, magari preceduti dal titolo on. dott. avv. Ecc. Io non la chiamerò il ministro Fornero, nemmeno il signor ministro Fornero solo perché per moltissimo tempo ci sono stati solo ministri maschi, come non chiamo signora maestra il signore che insegna a mio nipote solo perché tutte le altre insegnanti sono maestre. Cosa mai dovrei dire? Il ministro Fornero è basso [o alto], porta [o non porta] i tacchi a spillo, è un professore sposato con Deaglio? Se proprio la disgusta essere detta "la Fornero" dirò "la signora Fornero", "la ministra Fornero" o "la signora Ministra Fornero" a meno che siamo per l'abolizione assoluta della distinzione tra i sessi e ci sia indifferente cantare da basso o da soprano, andare dal ginecologo o dall'andrologo. ------* Lo Stefano tuttora mi suona ostico, abituato com'ero fra amici a non usare mai l'articolo "lo" - tranne apostrofato davanti a vocale. Chiacchiere Credo li chiamino talk-show: un conduttore, alcuni invitati e tante ciacole. In alcuni politici e giornalisti parlano di politica, di economia e altro. "Si deve cominciare a parlare delle cose serie, delle cose importanti, di quello che serve al Paese" ripetono sovente. Sempre meglio parlare di queste cose che di "Grandi Fratelli" o "Isole dei Famosi" (programmi che non amo, ma in vero non conosco: potrebbero essere bellissimi e non lo so), sempre meglio che parlare sempre di S.B. e della sua corte, sempre meglio che spettegolare di questo e di quello.


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Ma quando anche si cominciasse a parlare di cose serie, di cose da fare, per mesi anni lustri saranno sempre e solo discussioni: io ho ragione, tu hai torto, questo è sbagliato, quello è giusto, meglio così di cosà, altre sono le priorità, bisogna pensare al Mezzogiorno, alla mattina e alla sera. Ancora e solo ciacole. Forse qualche volta sarebbe bene cominciare a fare cose serie, cose importanti, quello che serve al Paese: ma si sa, "tra il dire il fare in mezzo c'è il mare". Redditi Già mi irrita dover rinunciare a parte del mio reddito per pagare stipendi dieci volte più grandi a persone che in qualche modo posso scegliere (votando la persona o la lista cui appartiene), m'irrita ancor di più se la rinuncia è per strapagare persone scelte dai vertici RAI ed avere in cambio predicozzi o scemenze che mi costringono a cambiar canale. Grazie Rai. Equità secondo Monti • equo [è-quo] agg. Di cosa, che ubbidisce a un criterio di giustizia. • iniquo [i-nì-quo] agg. Che agisce senza equità. Rigore, equità e crescita sono i tre principi che Mario Monti ha indicato quali pilastri del suo governo: ne deduco che vanno considerati equi tutti i suoi provvedimenti. È equo non adeguare le pensioni a venire al già avvenuto aumento del costo della vita e che magari anno dopo anno il pensionato possa comprare sempre meno fino a non poter comprare nulla, tanto non può scioperare. È equo tassare la casa acquistata coi risparmi di una vita su quello che resta dopo che lo Stato ha prelevato la sua ingorda parte del denaro onestamente e faticosamente guadagnato. Se uno è talmente scemo d'avere onestamente lavorato e pagato imposte e tasse e poi - invece di spendere in vizi, bagordi, lotterie, grattaevinci - comprato la casa per sé e la sua famiglia è equo tassarlo per la sua dabbenaggine. E se invece di comprarsi la casa ha pensato di accantonare un po' di denaro per i tempi delle vacche magre peggio per lui: è più che equo tassare eventuali interessi che non coprono nemmeno l'inflazione. Cosa pretende? Se invece di comprarsi un paio di scarpe che non gli servivano quando costavano 100 ha messo da parte quei 100 che ora con gli interessi


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sono diventati 105, cosa pretende? di potersi comprare quelle scarpe di cui ora ha assoluto bisogno e costano 120 senza pagare imposta sui 5 che ha guadagnato? Delle somme onestamente guadagnate, abbondantemente tassate, stupidamente non sprecate doveva perdere 20 ed ha perso solo 15: è equo tassare le mancate perdite e l'evidente stupidità. Naturalmente non tutta l'equità esistente è opera di Monti, qualcuno l'aveva già introdotta e giustamente lui si limita a non eliminarla. Così i limiti di reddito per essere considerati fiscalmente a carico sono equi da vent'anni, immutati nel valore e sempre più equi col crescere del costo della vita. Invece i limiti di reddito per le esenzioni dalle tasse sanitarie sono doppiamente equi: oltre essere immutati da vent'anni sono gli stessi se con quel reddito deve vivere una sola persona o in due o tre. Ma pare che Monti voglia risolvere il problema: per evitare discriminazioni i limiti saranno portati a livelli tali che se uno ha meno di quel reddito non gli resta comunque molto da vivere. Se l'equità di Monti è tutta simile a quella esemplificata, spero davvero che diventi iniquo. Strano Paese Strano Paese è l'Italia. Un Paese dove si grida quasi al miracolo se la Guardia di Finanza scopre abitazioni, magazzini, garage, uffici che da anni sono sotto gli occhi di tutti, ma non figurano negli elenchi ufficiali. Chissà quante volte sindaco, carabinieri, guardie comunali, forestali, di finanza, eccetera sono passati davanti a quei fabbricati: non possono essere gli unici a non averli visti nascere e crescere. Per quei fabbricati magari sono state richieste e ottenute autorizzazioni statali, comunali, provinciali, dei VVFF e di chissà chi altro; avranno avuto allacciamenti a luce, gas, acqua, telefono; e nessuno a verificare che esistessero. Dovrei esultare perché finalmente sono state scoperte e invece mi rattristo pensando che le stesse persone che ora le hanno viste per anni non hanno voluto vedere niente. Strano Paese l'Italia dove se qualcuno muore si fanno denunce e si chiedono autorizzazioni ma i parenti possono continuare a percepire la pensione: chissà perché se uno è morto per il Comune non lo è anche per tutta l'amministrazione e per l'INPS. Ho sentito dire che esiste qualcosa chiamato Internet e che da tempo non si usano più i piccioni viaggiatori per le comunicazioni, chissà se lo sanno gli amministratori di questo strano Paese.


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Strano Paese l'Italia dove per anni finti ciechi hanno la patente e percepiscono pensioni ed indennità, dove perfino magistrati presentano certificato di malattia per partecipare a gare veliche, dove tutti si scandalizzano per l'illegalità altrui e ignorano la propria. Euro 7,78 al giorno Meno di 1,14 euro all'ora x 8 ore al giorno x 6 giorni alla settimana x 52 settimane all'anno, • meno di 7,78 euro al giorno per 365 giorni all'anno, • meno di 237 euro al mese per 12 mesi all'anno, • meno di 219 euro al mese per 13 mensilità all'anno, • meno di 2840,51 euro all'anno deve guadagnare una persona per essere ritenuta non economicamente autosufficiente e quindi poter essere considerata fiscalmente a carico di qualcun'altro secondo la legge italiana, legge approvata da persone che ritengono di non poter vivere con meno di 60000 euro netti all'anno (5000 al mese per 12 mesi, 21 volte 237), spesate, agevolate, con altre indennità e altri redditi. Con 7,80 euro al giorno uno può cavarsela benissimo da solo, come se la cavava vent'anni fa con lo stesso importo: 15100 lire . Uelfar TV, La7, Omnibus - Stamattina ho sentito almeno mille volte la parola "uèlfar". Per curiosità sono andato in Wikipedia e ho aperto la pagina WELFARE in inglese e in quella pagina ho poi scelto l'edizione nelle varie lingue. Questi i risultati:Welfare • Deutsch = Wohlfahrt • Español = Bienestar • Français = Prestation sociale • Italiano = Benessere • Nederlands = Uitkering • Português = Estado de bem-estar social • Simple English = Welfare is an idea form economics and Social Security.


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Ho poi cercato la pagina Welfare State, da lì sono passato a quella in spagnolo e da questa alle altre. Welfare State • Español = Estado del bienestar • Deutsch = Wohlfahrtsstaat • Français = État-providence • Italiano = Stato sociale • Nederlands = Welvaartsstaat • Português = Estado de bem-estar social Credo non avere quasi mai sentito dire da politici e giornalisti italiani qualcosa di diverso da uèlfar o visto scritto qualcosa di diverso da Welfare. Wikipedia non è la Legge di Mosè, ma questo ho trovato e non so se in Spagna, Germania, Francia, Pesei Bassi, Portogallo politici e giornalisti in realtà dicono sempre UELFAR e scrivono sempre WELFARE come in Italia. Due conti Se 1000 è la mia pensione lorda del 2011, l'Irpef pagata è 250 e il netto è 750: acquisto merce per 330+70 di IVA, investo 200 in A e 150 in B. Dopo un anno A vale 206, B vale 145, totale 351 (+1); sul plusvalore di A pago (206-200)*20%=1,2 d'imposta: col netto 349.8 acquisto beni per 286.8+63 di IVA. Quello che costava 100 nel 2011 dopo un anno costa 103.6, quindi a valori 2011 A+B vale a 351*100/103.6=338.8 e la merce 286,8/1,036=276,8 (-10). Sulla differenza 338.8 finale-350iniziale=-11.2<0 l'imposta è 1,2/0=infinito% Su 1000 di pensione lorda le imposte sono 250+70+1,2+63=384.2=38.42% Ho acquistato beni per 330+276.8 = 606.8 = 1000lordo-384.2imposte10inflazione+1investimenti Sui beni acquistati le imposte sono 384.2/606.8 = 63.31%, cioè 100 per me e 63 per lo stato. A questo vanno aggiunte tasse, accise, bolli,


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canone Rai e balzelli vari. Se il conteggio è giusto non mi par tanto giusto. Lavoratori "Non è giusto equiparare lavoratori pubblici e privati perché c'è una sostanziale differenza: i lavoratori pubblici sono assunti mediante concorso mentre i privati per colloquio, presentazione di curriculum o conoscenza. Io volevo fare il professore: ho dedicato tre anni per vincere il concorso, rinunciando a più immediate offerte nel privato". Così (audio) un ascoltatore di Rai3: che spocchia! Mi par di capire che per quel professore chi vince un concorso pubblico entra nel regno dei beati, conquista una volta per tutte il diritto allo stipendio, alla pensione, alle ferie, a lamentarsi del troppo lavoro e della poca retribuzione. I pubblici dipendenti di ruolo non sono più uomini, ma semidei che possono lavorare o non lavorare, fare bene o male i loro compiti, essere di utilità o danno. Gli altri devono limitarsi a pagar loro stipendio e tasse e non hanno alcun diritto di pretendere che un insegnante sia un bravo insegnante, un magistrato un bravo magistrato: lui ha vinto il concorso e tanto deve bastare. Sarà per questo che abbiamo la migliore giustizia, il miglior sistema scolastico, la più efficiente burocrazia del mondo. La sostanziale differenza che rende gli italiani non tutti uguali davanti alla legge sta nel fatto che uno viene assunto secondo determinati criteri di selezione e non secondo altri. Ma non è detto che solo nel pubblico si selezionino i migliori: colloquio, curriculum, conoscenze possono permettere di scegliere perfettamente la persona giusta, non capisco perché chi ha vinto un concorso non dovrebbe sottostare alle regole come chi invece è stato assunto perché giudicato competente da persona competente, nel pubblico o nel privato. Ma anche se così fosse non si può pretendere di essere considerati intoccabili perché si è superato un'esame per quanto difficile: uno non può pretendere di non essere soggetto al Codice Stradale solo perché ha superato l'esame e ottenuto la patente di guida. Redditi 2010 "Metà degli italiani sotto i 15 mila euro. Uno su tre non supera i 10


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(mila) euro l'anno. La media è 19.250 euro. In dieci milioni non pagano l'Irpef." Si può anche dire "Metà degli italiani sopra i 15 mila euro, due su tre supera i 10, 35 milioni pagano l'Irpef" e sinceramente non vedo lo scandalo. Mia moglie ed io siamo due italiani: io percepisco più di 15000 euro all'anno, mia moglie 6000 e nel nostro caso è perfettamente vero che metà degli italiani è sotto (o sopra) i 15000. Mia moglie fa anche parte di quei 10 milioni di italiani che non pagano Irpef e conseguentemente non possono beneficiare di agevolazioni detraibili da Irpef, tipo spese straordinarie per la casa, risparmio energetico, eccetera. Non può nemmeno beneficiare delle detrazioni per spese mediche né posso farlo io non essendo lei fiscalmente a mio carico superando un limite stabilito vent'anni fa, quando con 1000 lire potevi comprare quello che oggi non puoi avere con 1 euro. A parole tutti sono contro l'evasione fiscale, specialmente quelli che non possono evadere. Tutti devono pagare il giusto, il problema è che non vedo quale sia il giusto. Se il mio vicino che guadagna quanto me paga 50 sento il dovere di pagare anch'io 50, ma se penso che i nostri 50 servono a permettere al politico tale o al suo amico di spendere allegramente 1000 penso che né io né il mio vicino dovremmo pagare quei 50. Non so quanti siano convinti che il Fisco sia giusto, che le imposte che paghiamo sia il giusto dovuto per i servizi che abbiamo, non so se il Fisco continuerebbe ad avere il gettito attuale se le imposte non fossero trattenute sulla busta paga ma versate da tutti in base al reddito denunciato, non so se il Fisco ha mai desiderato essere considerato come la buona madre di famiglia cui i figli danno parte del loro reddito perché provveda alle necessità comuni e non come il padre ubriacone che lo pretende per andarsi ad ubriacare. Anche dove la madre amministra bene i soldi che riceve ci sarà qualche figlio che non sente il dovere di contribuire, ma dove il padre pretende di avere i soldi dai figli solo il più santo di loro non cercherà di contribuire il meno possibile. Forse per far cambiare la mentalità agli italiani si deve prima cambiare la mentalità del fisco, forse se il Fisco cessasse di mostrare solo la faccia feroce del rapinatore gli italiani non lo vedrebbero più come tale e considererebbero un dovere morale pagare le imposte e immorale chiunque non lo faccia, senza più provare per lui un po' di simpatia e molta invidia.


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Xenofobia Misoxeno - Gervaso ha ragione per l'etimologia. «Phóbos» significa «fuga», «timor panico», «spavento». Il campo semantico dell'odio («mîsos») è lontano. Ma in italiano "-fobìa" come secondo elemento in parole composte fornisce ad alcune di queste anche il significato di "avversione" e di "odio" nei confronti di qualcosa o di qualcuno (cfr. «melofobo», «idrofobo»). D'altronde, nella fattispecie, «xenofobia» potrebbe considerarsi una parola più "intelligente", più "ricca", con una sfumatura psicologica in più dell'auspicato neologismo gervasiano [misoxeno], in quanto essa è in grado di spiegare l'origine dell'odio nei confronti dello straniero: la paura, appunto. La paura di chi e di ciò che non si conosce ingenera odio, avversione. Eugè Accusare la gente di essere xenofoba è come accusare qualcuno di avere paura dei cani. Come diceva anche il Manzoni 'Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare'. Chi è xenofobo è vittima non carnefice, va incoraggiato non insultato. La sua xenofobia può essere solo una più che giustificata reazione all'altrui misoxenia. Nella situazione attuale è manifesto l'odio di musulmani (pochi o tanti) per il cosidetto mondo occidentale, gli infedeli, gli stranieri: viene predicato e praticato. Questo si potrebbe definire un comportamento misoxeno da condannare. Non si può invece condannare chi di fronte a questo odio ha paura, saranno anche pochi gli stranieri misoxeni ma giustificano pienamente la xenofobia, la paura nei loro confronti: se uno ha paura dei cani, è normale che abbia paura di tutti i cani anche se non tutti sono pericolosi. Lo xenofobo è semmai da compatire, da condannare è il misoxeno. E non è detto che lo xenofobo diventi necessariamente misoxeno. "[Xenofobia] è in grado di spiegare l'origine dell'odio nei confronti dello straniero: la paura", ma può benissimo esistere odio senza paura e paura senza odio. Non sarebbe male usare due termini per due diversi sentimenti, non necessariamente coesistenti. Costi aggiuntivi "Jawohl, meine Frau!". Ricevuto l'ordine teutonico Herr Professor è tornato tra noi con i compiti da fare a casa. Da moltissimo tempo non provavo più l'ansia che mi procurava la scuola, da anni non avevo più l'incubo ricorrente in cui sognavo che dovevo affrontare gli esami, da


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molto tempo se quel sogno tornava già nel sogno pensavo che non era niente vero, che gli esami li avevo superati. E continuavo a dormire. Stanotte invece mi sono svegliato per sfuggire all'incubo: riuscirò a calcolare e pagare come si deve l'Imu? Con faccia sorridente e piglio severo il Professore ci sta caricando di campiti, minacciandoci che se non li faremo a puntino finiremo dietro la lavagna o fuori dall'aula in castigo, con Ellenia. Non ricordavo più quanto sadici possano essere i professori sorridenti. Mettiamo insieme il nuovo sadismo professorale con quello fiscale che complica gli obblighi dei contribuenti per indurli in errore e poterli sanzionare e abbiamo le "semplificazioni montiane". Spesso i politici mi fanno pensare a quello che disse mio figlio bambino: alla mamma che mostrandogli un pezzo di formaggio gli chiedeva "lo vuoi grande così" rispose "no, lo voglio piccolo così" indicandone uno molto più grosso. Lo stesso vale per i supplenti, ma basta capirsi: rendere le cose astruse e la vita dei cittadini complicata il supplente la chiama "semplificazione". Qui tutto è complicato, forse perché chi fa le norme non sa farle semplici, ma molto più probabilmente per rendere impossibile al cittadino onesto di osservarle, consentire al furbo di evaderle, dare occasioni al fisco per sanzionare e lavoro ad avvocati, commercialisti e CAF. Per la denuncia dei redditi "semplificata" 76 pagine di istruzioni formato A4 e se sbagli non ci saranno scuse da chi non sa spiegare ma sanzioni per chi non può capire. Un modo per risparmiare lo Stato lo trova, non facendo lavorare meglio i suoi dipendenti ma facendo lavorare di più i cittadini: lo Stato risparmia 100, 100 cittadini spendono solo 10 ciascuno e l'Italia ci rimette 900. Le prestazioni gratuite di tempo e lavoro una volta erano dette corvées: ai Re non costavano nulla e la Repubblica continua a non considerarle un costo. Anche per l'Imu magari ci si dovrà rivolgere agli specialisti, un supplemento di spesa pagato con il nostro tempo e con le imposte o direttamente, usando il bancomat come vuole il professore, se i CAF lo accettano. Austerità Non è come ai bei tempi quando alla mancanza di competitività si


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rimediava con la svalutazione della lira e quando la corsa tra indennità di contingenza e costo della vita era senza fine in un circolo vizioso di causa ed effetto. L'inflazione non è ancora a due cifre annue ma c'è e col passare degli anni si arriva alle due cifre. I limiti di reddito per beneficiare delle detrazioni fiscali (familiari a carico, tasse sanitarie, eccetera) sono fermi da 19 anni e in 19 anni l'indice ISTAT del costo della vita per famiglie di operai e impiegati è aumentato del 60,2%. Forse lo sa anche il Governo, ma con l'aria che tira non ci pensa nemmeno di adeguare quei limiti al costo della vita. Più soldi entrano e meno sconti si fanno e meglio è: la parola equità è stata messa lì nel discorso iniziale tanto perché suonava bene e il limite per l'esenzione dalle tasse sulla salute (ticket) rimane 36151,98 euro lordi annui o magari meno e sul sito del ministero della salute si continuerà a leggere "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." Finora però l'INPS ha provveduto ad adeguare le pensioni considerando il costo della vita: sicuramente non sono aumentate del 60% ma qualcosa sono aumentate avvicinandosi sempre più a quel limite di 70milioni di lire annue lorde che nel 1993 mi pareva irraggiungibile. Naturalmente più sono le imposte sul lordo e meno resta di netto, le imposte sono aumentate e la capacità d'acquisto ancor più diminuita: si diventa più poveri e si viene considerati più ricchi. Però il governo Monti qualcosa ha fatto per cercare di risolvere il problema: se le pensioni si avvicinano al limite e non possiamo alzare il limite, blocchiamo le pensioni e chi non l'ha già raggiunto non lo raggiungerà più. A limite bloccato pensioni bloccate, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato a dato. Ma resta un problema, forse un piccolo problema che non riguarda molte persone. Il limite di reddito si riferisce a quello familiare, alla somma dei redditi di marito e moglie: se sono due pensioni e ne blocco solo una perché l'altra è troppo bassa e non mi hanno permesso di bloccarla, col passare del tempo con l'aumento di questa aumenta anche il reddito considerato e alla fine la somma supererà i 36151.98 euro ed entrambi i coniugi non avranno diritto ad esenzioni. Tanto meglio, non è un problema ma un'opportunità. Non sarà un problema per Monti ma resta un problema per quei cittadini che si trovano in quella condizione e non


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capiscono perché una persona non sposata (single, per i giovani) possa beneficiare dell'esenzioni se ha un reddito lordo di 36151 annui mentre due sposati non ne beneficiano se ognuno dei due ha 18076 euro annui di reddito lordo. Pare un'ingiustizia ma non è pensabile che venga eliminata: se quelli che la subiscono sono troppi perché costa troppo, se sono pochi perché pur costando poco non ha rilevanza politica. Una cosa è ingiusta se riguarda molti ma non lo è più se riguarda pochi o magari un'unica persona: c'est la vie, en Italie. Leggendo in Italia Vocaboli immigrati vecchi e nuovi, integrati o no, presi qua e là in giornali italiani in rete: - il suo appeal, l'assist dell’interlocutore, austerity, il principio del «.beauty contest», taglia «big», consenso bipartisan, Bersani in black and white e maniche di camicia, blak list, Bomber, una delle boutique più prestigiose, un brand, budget ridotto, burlesque, call center, il kit che ho scelto per il primo career day, regime change, lo chef, una cura choc, free climber, comfort, community organization della sinistra radicale, Fiscal compact, competitor internazionali, contact center in outsourcing, credit crunch, generazione del default, egg crunch, l’élite della mia Europa, escort orgogliose di non essere prostitute, rifarsi a un ésprit, controllabile dall’establishment media-toghe, location per fiction, un comizio di successo è fun, rubriche dei gossip, uno “sforzo aggiuntivo” rispetto al Six governance sulla pack economica, il grand commis, mix indecoroso di grandeur, guilty, un nuovo hairstyle, L’hardware militare del “pooling and sharing”, povero e homeless, indignados, l’impiegato di settore “information technology”, intelligentzia, un giovane “job seeker”, una joint venture partecipata anche da Enel, kermesse, Il kit che ho scelto per il primo career day, Lady Spread poteva scendere, i leader sindacali, leadership stanche, leggings, sfiora le cricche e le lobby , uno delle principali location dell'evento, “I love”, Low profile, un pacchetto per marketing, i “mass media italiani”, calde mèches, Cade dal miniquad, bimbo in coma | mix indecoroso di grandeur, no global, not guilty , la nouvelle droite italiana, contraria all’ offshoring, contact center in outsourcing, relazioni con i principali partners, la performance-comizio, L’hardware militare del


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“pooling and sharing ”, premier in tilt, regime change, smantellare i sanitari di un residence, “Restitution day”, l’hanno chiamato | spending review , road map, Save the children, uno shock distruttivo, show elettorale itinerante, uno “sforzo aggiuntivo” rispetto al Six pack sulla governance economica, i propri slogan, special relationship con il Regno Unito, spending review, concentrato sullo spread, uno sprint realizzato, stalking, status symbol, 46 stencil riutilizzabili, testimonial eccellenti, premier in tilt, trash, confermare il trend al ribasso, il nostro welfare, la tv satellitare di partito Youdem Comunanze L'acqua del torrente, il valore della pensione, il prezzo della benzina, la spiga nel polsino, il peso del nostro corpo, la spesa pubblica hanno in comune che vanno bene in un senso ma faticano o non possono andare nell'altro: acqua e valore tendono a scendere, il resto a salire. L'acqua del torrente va solo verso il basso: arriva al mare, evapora ma raramente torna da dove è partita. La pensione vale sempre meno, non è pensabile il contrario. Il prezzo della benzina sale per mille motivi e quasi mai scende. La spiga infilata nel polsino della manica sale fino alla spalla, difficilmente esce al polso. Quattro feste bastano per crescere di peso, la quaresima non basta per tornare come prima. La spesa pubblica cresce facilmente e difficilmente cala: per farla crescere bastano politici qualsiasi, per farla calare chissà se basteranno tecnici e supertecnici. La mia opinione Il Governo chiede la nostra opinione su come sprecare meno e ci invita a compilare un modulo con nome, cognome, e-mail, indirizzo. Intanto io non farei questa richiesta. Fa perdere tempo per trovarla e compilarla e per esperienza tutti sappiamo quanto sono tenute in considerazione le risposte dei cittadini: referendum insegnano. Ma se proprio vuole sapere la mia opinione dico che licenzierei tutti i burocrati superpagati e inefficienti e assumerei giovani di buona volontà e capacità. Se quelli esistenti non costassero troppo e non fossero inefficienti non


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saremmo nella situazione in cui siamo. I giovani costerebbero sicuramente meno: mancano magari di esperienza, ma non è un gran male. Se l'esperienza serve ad evitare gli errori commessi è buona cosa, ma se serve per ripetere all'infinito gli stessi errori ben venga gente inesperta ma capace di proporre nuove idee e nuove soluzioni. Non mi pare buona cosa continuare come si è sempre fatto o peggio. Lo spreco non è solo nel tempo passato al bar o in lavori inutili dai dipendenti pubblici: è spreco anche far perdere inutilmente tempo ai cittadini. Già per dare il richiesto parere sulla spending review un italiano deve cercare cosa mai sia 'sta roba. Non siamo in India, non siamo mai stati colonia inglese e per non usare i dialetti e capirci fra noi ci hanno insegnato l'italiano: sarà Stato sbagliato, ma così è stato e tutti avremmo capito "revisione della spesa". Poi deve cercare in Internet il questionario e non tutti sono cresciuti a pane e internet. Se in Google metti "governo+spanding review+modulo" compare la sfilza di tutti quelli che hanno scritto su questa cosa: per trovare il modulo sono andato su un articolo di giornale e lì ho cercato e trovato il link . Sarebbe anche un risparmio non costringere i cittadini a rivolgersi a commercialisti, enti, patronati, sindacati per fare cose che potrebbero benissimo fare bene e in poco tempo se solo non fossero rese complicate e oscure. Ogni volta che si fanno semplificazioni ci ritroviamo con maggiori complicazioni. Un tempo compilavo la denuncia dei redditi , la imbustavo, la spedivo o consegnavo all'Ufficio imposte. Mi bastava un programmino nel PC e avevo tutto. Ora che è tutto semplificato, che tutto é digitalizzato e informatizzato, che c'è internet devo recarmi in un Caf (quanti ce ne sono, quanto ci costano?), fare la fila, spiegare questo e quello, aspettare qualche tempo, ritornare e rifare la fila per ritirare l'elaborato e sapere quanto ho pagato in più o in meno, sperando sia tutto giusto. Per l'IMU m'informo e trovo che si deve usare il mod. F24. Non so cosa sia, cerco e di link in link lo trovo. Cercando ancora scopro dove posso itirare questo mod. F24. Vado in banca, una folla e nessun mod.F24 in vista; vado alla Posta, altra folla ma anche un bancone libero: chiedo e mi danno il modulo. Ma forse non quello aggiornato, non c'è IMU ma ICI: che sia un'altra furbata del Fisco per consentire ai contribuenti di sbagliare ed essere sanzionati?


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Informazioni L'Agenzia delle Entrate ha anche un sito nel quale dovrebbe essere possibile effettuare una "Richiesta di informazioni via e-mail". Volevo chiedere informazioni su come calcolare l'IMU nel caso di due appartamenti situati in comuni diversi nei quali abitualmente - un po' nell'uno e un po' nell'altro - vivono assieme due coniugi, ognuno proprietario esclusivo dell'appartamento in cui ha la residenza anagrafica e in uno dei quali vive anche una loro figlia. Devono pagare due canoni Rai e niente detrazioni per le spese di ristrutturazione della casa del coniuge incapiente perché per il Fisco non sono conviventi e non sono famiglia, almeno quando al Fisco conviene. Molte volte ho tentato di inviare la richiesta, ma aperto il sito ho sempre trovato: "È stato raggiunto il numero massimo di mail ricevibili. La preghiamo di riprovare nei prossimi giorni o di contattare il CAM attraverso gli altri canali di informazione e assistenza (Call center, SMS)". Una volta, per la verità, ho trovato un modulo da compilare con Cognome, Nome, Codice Fiscale, Indirizzo e-mail e - naturalmente - la richiesta di informazioni. Dopo averlo accuratamente compilato ho scelto INVIO ed è apparso l'avviso di cui sopra: forse non sono stato veloce abbastanza. A me pare che quel sito sia lì pro-forma, per dimostrare che anche l'Agenzia delle Entrate come tutte le Aziende serie ascolta i suoi "clienti" ed è pronta a fornire tutte le informazioni che desiderano. In realtà all'Agenzia delle Entrate - come spesso accade nel servizio pubblico - non interessa un fico secco fornire informazioni in modo che il contribuente assolva correttamente il suo dovere: se per errore paga di più tanto meglio, se paga di meno verrà sanzionato e finirà col pagare di più, se paga il giusto è solo un cittadino molto bravo o molto fortunato e può capitare. Registrazioni Se non capisco è sicuramente per colpa mia che mi limito a leggere i titoli. Posso immaginare le ragioni di un registro delle coppie omosessuali (avere della famiglia tradizionale i diritti senza i doveri) non le capisco per le coppie di fatto uomo-donna. Per queste esiste già - e non da ieri - una istituzione chiamata matrimonio con le sue regole. Se due vogliono essere una famiglia accettano quelle regole con un semplice sì e una firma,


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davanti a testimoni, al parroco o al sindaco o a chi ne fa le veci, se non vogliono accettare quelle regole non vedo perché vogliono essere considerati famiglia. Se uno vede in un negozio una cosa che vuole assolutamente avere o la compra o la ruba: nel primo caso ne diventa legittimo proprietario, nel secondo illegittimo possessore. C'è una terza possibilità: la compra senza pagare l'IVA. Per il negoziante è legittimo proprietario, per lo Stato meno: questo mi pare il caso di una coppia che potrebbe legittimamente sposarsi, non lo fa ma vuole essere considerata sposata. Curricula Ora che in Italia ben pochi studiano latino quasi tutti dicono i curricula. Nel dizionario trovo "curriculum s.m.s. neutro lat. (pl. curricula); in it. s.m. (pl.orig.), anche adatt. curricolo o curriculo" ma nessuno dice curriculi o curricoli, per non sfigurare. Di solito i termini latini, come i termini stranieri, in italiano restano invariati e cosi era anche per curriculum in un dizionario di qualche tempo fa. Tra quelli terminanti in "um" solo per pochi altri è previsto il plurale originale in "a": organistrum, organum, unicum. Per continuum trovo "s. neutro lat.; in it. s.m. (solo sing.)". Per "medium" si dice "media", ma all'inglese. Per tutti gli altri non si usa il plurale in "a" ma restano invariati: album, auditorium, criterium, delirium tremens, forum, magnum, memorandum, oleum, optimum, plenum, solarium. Per ossa e corna (cornua) non si usa al singolare il neutro latino ŏs e cornu[m]. Chissà se si dice "ho letto curricula, mi porti la pila curriculorum" et cetera. PS - Vedo che c'è ancora qualcuno che scrive "quei 90 curriculum … sceneggiata penosa dei curriculum". Art. 31 Art.31 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Forse finalmente qualcuno ha letto l'art.31 della Costituzione e pensa che sia tempo di attuarlo: il governo forse farà norme a favore della famiglia. Con quelle attualmente in vigore non sembra che la Repubblica la agevoli, anzi. Già per considerare a carico un familiare, questi deve


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avere un reddito annuo inferiore a 2840.51 euro, cioè alle 5.500.000 stabilite due decenni fa e rimaste immutate nonostante euro e inflazione. E se non è a carico non si hanno detrazioni, nemmeno per spese detraibili. Si suppone quindi che con 219 euro al mese (per 13 mensilità) uno possa tranquillamente vivere del proprio reddito e sostenere tutte le sue spese. Se però il suo reddito non arriva a 577 euro al mese ha il vantaggio di non pagare imposte ma deve accollarsi tutte le spese senza agevolazione alcuna: troppo povero. Nella stessa situazione si trova anche chi non ha familiari che si addossino le sue spese, ma fra pensionati di più di 65 anni il singolo si trova avvantaggiato. Per agevolare la famiglia hanno infatti pensato al "reddito familiare" per cui se una famiglia di 5 persone ha reddito 100, quelle persone sono considerate molto più ricche di un singolo con reddito 80. Con pensione mensile fino a 2780 euro lordi (1870 netti) il singolo è esente da tasse sanitarie (ticket) mentre devono pagarle due coniugi se la somma delle loro pensioni è 2781 euro/mese lordi, ossia 1055 netti ciascuno. Anche questi limiti di reddito sono gli stessi da 20 anni. Sempre per agevolare la famiglia - "fondata sul matrimonio", dice la Costituzione - hanno stabilito che convivente non è "Chi vive more uxorio" come dice il vocabolario, ma "chi ha residenza anagrafica nello stesso comune", per cui due coniugi - legalmente sposati, non separati e viventi more uxorio - che per qualsiasi ragione abbiano residenza anagrafica diversa non sono considerati familiari conviventi e l'uno non può detrarre dall'imponibile fiscale le spese detraibili sostenute per il coniuge incapiente. Sempre per agevolare la famiglia "Il Ministero delle Finanze ha discrezionalmente ritenuto di adottare in materia di canone la nozione anagrafica di famiglia": mentre in teoria dovrebbe essere pagato un solo canone per famiglia, i coniugi di cui sopra per l'Agenzia delle Entrate non sono più una famiglia e devono pagare due volte la tassa Rai. Ma se non sono famiglia l'uno non può beneficiare del canone pagato dall'altro e così, in ciascuna delle due residenze con TV in cui vivono, ognuno deve pagare il suo canone - veda o non veda la TV - e di canoni magari ne dovranno pagare quattro.


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Matrimoni Così parlò Pier Luigi Bersani: «Non è accettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico». Da molto tempo esiste il matrimonio inteso come ufficializzazione dell'unione uomo/donna, da molto tempo si vive in questo errore. Già pensare che dall'unione uomo/donna possano nascere dei figli va contro ogni logica: un tempo i figli nascevano sotto i cavoli nei paese dei cavoli, portati dalle cicogne nel paese delle cicogne e ora si fanno in laboratorio. È per questo che in Italia nascono sempre meno figli: ci sono troppo pochi cavoli, troppo poche cicogne e troppo pochi laboratori. Gli antichi credevano che il matrimonio servisse per garantire ai cavoli di crescere: l'uomo vangava la terra e la donna innaffiava l'orto, senza rendersi conto che i cavoli possono benissimo crescere anche se ad occuparsi di loro sono due uomini o due donne. Oggi naturalmente basta un laboratorio gestito da un computer ed è del tutto indifferente che a servirsene sia un uomo, una donna o un altro robot. C'è gente che ancora pensa che invece i figli possano nascere altrimenti, che abbiano bisogno di molto tempo per rendersi autonomi e che per questo da moltissimo tempo da queste parti si sia pensato al matrimonio e a chiamare "famiglia" quello che ne deriva: un insieme di uomo, donna ed eventuali figli. "Se non sono uomo e donna non possono nascere figli, se non nascono figli una nazione cessa di esistere entro breve tempo. Quando un coniuge dedica tutte le sue forze in un lavoro retribuito non può occuparsi della casa e dei figli, quando l' altro dedica tutte le sue forze alla cura di casa, di coniuge e figli non può fare lavoro retribuito: retribuzione e pensione del primo dipende dal lavoro del secondo, quando entrambi concorrono alla loro formazione entrambi ne hanno diritto. Una società deve occuparsi degli individui che la formano, se questo compito lo assolve la famiglia vantaggiosamente per i suo i componenti e per la società essa è utile alla società e va tutelata nel suo insieme: più che dovuta la pensione di reversibilità al coniuge superstite. Capitava un tempo che il matrimonio durasse tutta la vita, che le donne avessero più figli, che i lavori in casa fossero più faticosi e richiedessero più tempo, capitava che ne restasse molto poco per un lavoro retribuito e che magari nemmeno ci fosse. Se ora non è più così per il


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futuro si potrebbe ragionare diversamente, ma non per il passato: nel suo interesse lo Stato aveva assicurato un certo trattamento e in base a quello la gente aveva fatto le sue scelte. Ora molti matrimoni durano quel che durano, i lavori domestici richiedono meno tempo o si possono evitare, ci sono più soldi e meno figli: meglio pochi che niente. La famiglia uomo-donna-figli è utile alla società, le "famiglie" uomo-uomo o donna-donna cosa danno alla società oltre alle annuali carnevalate? Perché mai lo Stato deve preoccuparsene?" Così pensano. Naturalmente invece le coppie diversamente procreative reclamano a gran voce uguali diritti delle famiglie attuali, magari non pensando di farsi carico di eguali doveri. Vogliono il matrimonio, poi si accorgeranno che, se non cambiano le regole, due anziani non sposati possono beneficiare dell'esenzione delle tasse sanitarie (ticket) se ognuno di loro ha un reddito di 36151 euro all'anno mentre se sono sposati nessuno dei due ha diritto all'esenzione se insieme superano quella cifra: 36151 l'uno e 2 euro l'altro o 18076 euro ciascuno. Solitamente si parla di "coppie di fatto" e "famiglie di fatto", ma non è la stessa cosa se si tratta di etero o omosessuali. Da sempre ufficializzare un'unione significa prendersi davanti a tutti degli obblighi da rispettare. Un accordo da rispettare a garanzia del coniuge, dei figli, dei parenti, della società. Se il matrimonio omosessuale non è previsto da noi è perché - a torto o a ragione - non lo si ritiene utile alla società e gli interessi dei singoli possono sempre essere tutelati con accordi, contratti personali o disposizioni testamentarie che lo Stato può o potrà riconoscere e garantire a tutti i cittadini. Diverso è il caso di eterosessuali. Potrebbero avere la stessa utilità delle famiglie regolarmente formate ma non possono o non vogliono assumersene gli impegni che a quelle competono. Ci sono casi in cui non possono perché vincolati da precedenti impegni che vogliono ignorare e casi in cui semplicemente non vogliono avere vincoli, per interesse, per essere liberi di fare quello che vogliono, per evitare di essere danneggiati dalle norme vigenti. Non possono pretendere di avere quello che non vogliono: se non vogliono essere una famiglia regolarmente riconosciuta non possono pretendere di essere riconosciuti in tutto e per tutto come famiglia "fondata sul matrimonio", come recita la nostra Costituzione.


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Corruzione Se non ci fossero disonesti disposti a farsi corrompere non ci sarebbero corruttori, non ci sarebbe corruzione ma al massimo inutili tentativi di corruzione. Se dipendesse da me non prevederei alcuna pena per i corruttori ma sarei severissimo con i corrotti, che se non sono palesemente rei di concussione sono perlomeno colpevoli di istigare la corruzione, di lasciare intendere che ci stanno, come le puttane. Se fosse per tutti evidente che i pubblici dipendenti sono onesti servitori dello Stato al servizio dei cittadini e che sempre e comunque ognuno avrà tutto e solo quello che gli spetta la corruzione di pubblici funzionari sarebbe inutile e inesistente. Molti anni fa leggevo che è giusto pagare lautamente i magistrati perché altrimenti sarebbero facilmente corruttibili. Ho sempre pensato che se uno è onesto non si lascia corrompere né con poco né con molto, se è disonesto avere uno stipendio alto gli consente semplicemente di pretendere di più: magari potrà essere corrotto solo da ricchi ma resta un disonesto, lautamente retribuito e lautamente corruttibile. Funzionari che ritengono il loro non trascurabile stipendio semplicemente dovuto per avere vinto un concorso o comunque essere entrati nella pubblica amministrazione mentre per fare il loro lavoro, per rendere ai cittadini il giusto servizio pensano di dovere essere ulteriormente incoraggiati, quando accettano doni andrebbero non solo licenziati ma anche interdetti per sempre dai pubblici uffici. Rimarrebbero solo gli onesti e non sarebbe possibile alcuna corruzione, ma dev'esserci qualche superiore senza peccato che scagli la prima pietra. Gemelli Aldo e Bruno sono fratelli gemelli. Hanno fatto le stesse scuole ottenendo gli stessi risultati, vivono nella stessa casa, fanno lo stesso lavoro. Aldo guadagna al mese qualcosa più di Bruno; nell'orario di lavoro Aldo può fare pause-bar, pause-chiacchiere, pause-spesa, pause-telefono e altre, Bruno no; Aldo ha più giorni di ferie di Bruno; Aldo è sicuro che lavori bene o male, ci sia o no la crisi, abbia o non abbia qualcosa da fare fino a quando non avrà la pensione avrà comunque il suo stipendio, Bruno no. L'orario settimanale di lavoro di Aldo è 35 ore, quello di Bruno 40: ne


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consegue che Aldo è pagato il 14% più di Bruno e per fare il lavoro di 7 Bruni ci vogliono 8 Aldi, senza considerare altro. Aldo è occupato nella Pubblica Amministrazione, Bruno no: stipendio contributi e imposte di Aldo sono pagati anche con le imposte trattenute a Bruno. Euri Trovo "... ogni detenuto costa 3,60 euri....dovendo campare con 429 euri al mese ..." e approvo. Se a Biella dicono "un chilo, due chilo" capisco che dicano "un chilo un euro, due chilo due euro". Posso capire che per chilogrammi/chilogrammo si dica chilo, per biciclette/bicicletta si dica bici, ma se per 1 gatto+1 gatto dico 2 gatti per un 1 euro+1 euro dico 2 euri. Province E alla fine - pare - le province non saranno più le stesse. Io sono affezionato alle mie quattro province dove via via sono vissuto.Dicono che le province sono costose e inutili e vanno abolite. Dicono che sono troppe e vanno ridotte. Chissà se la Francia con le sue 22 regioni e 101 dipartimenti e 61 milioni di abitanti nel territorio europeo ha gli stessi problemi. I numeri sono piuttosto simili a quelli italiani: se dipendesse dai numeri avrebbe i nostri stessi problemi, se non li ha forse è perché sono meglio gestiti. Forse le province italiane non sono inutili, forse non sono nemmeno troppe ma solo troppo costose e male organizzate: non serve abolire province storico-geografiche, basta abolire i costi, ridurre i costosi apparati che oggi si identificano con la provincia e che forse è proprio quello che molti non vogliono. Lasciando immutati i confini delle province storico-geografiche basterebbe riunirne alcune e assegnare una nuova identificazione, diciamo zona. Esempio: • Zona 1 (Piemonte 1) : Pr. Torino • Zona 2 (Piemonte 2) : Pr. Cuneo • Zona 3 (Piemonte 3) : Pr. Biella, Vercelli • Zona 4 (Piemonte 4) : Pr. Alessandria, Asti


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• Zona 5 (Piemonte 5) : Pr. Novara, Verbano-Cusio-Ossola • Zona 6 (Liguria 1) : Pr. Imperia, Savona • Zona 7 (Liguria 2) : Pr. Genova, La Spezia Le competenze riviste e corrette delle attuali province passano alle Zone e i cittadini si sentiranno e diranno di essere della Zona X o della provincia N, secondo i gusti. Ovviamente ci sarà la lotta per l'assegnazione o la ripartizione delle sedi, ma ci sarebbe comunque e a me non importa. I colpevoli Se un negozio insiste a voler guadagnare troppo i clienti se ne vanno e chi resta paga la merce sempre più cara, se una gazzella sfugge al leone un'altra finisce per essere divorata, se uno non si lascia rapinare viene rapinato qualcun altro, se uno non paga le imposte altri le pagano maggiorate. Il cliente che paga prezzi più alti dovrebbe dare la colpa a quelli che li evitano, la gazzella divorata a quella sfuggita, il rapinato a chi non si lascia rapinare così come chi paga troppe imposte da la colpa a chi non le paga. Io non posso non pagare le imposte e ovviamente vorrei che tutti le pagassero. Ma se anche potessi avrei difficoltà morale a non pagarle. Questa difficoltà un tempo assoluta lo diventa sempre meno: se lo Stato si comporta come il negozio o il leone o il rapinatore capisco il cittadino che si comporta di conseguenza. Io vorrei essere onesto con lo Stato (inteso in tutte le sue componenti) ma vorrei che lo Stato fosse onesto con me. La caterva di norme fiscali spesso ambigue sembra fatta apposta per favorire i furbi e danneggiare gli onesti. Pagare il giusto non è un'impresa semplice: si rischia di pagare ingiustamente di più o di pagare involontariamente di meno, essere sanzionati e alla fine pagare di più ed essere considerati "dichiaranti infedeli", ossia disonesti evasori. Molti allora possono pensare che conviene pagare volontariamente di meno, un vantaggioso rischio calcolato. Il cittadino deve sentire il dovere di pagare i servizi forniti dalla Stato, ma lo Stato (e chi lo rappresenta) deve sentire il dovere di fornire servizi adeguati e senza sprechi. Se così non è non ha assolutamente l'autorità morale per condannare chi evade le imposte: prima di chiedere onestà agli


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altri deve essere onesto. Anche il cittadino più civico pur pagando le tasse le paga con rabbia se considera che metà del suo lavoro è per sé e metà va allo Stato e mentre a lui restano si e no 1000 euro al mese scopre che dirigenti statali non si accontentano di 1000 euro al giorno, quanto meritati si vede da com'è l'Italia. Con rabbia paga il canone RAI pensando a stipendi e cachet milionari (in euro), pensando agli sprechi con risultati discutibili e con più rabbia quando si pretendono due canoni da chi già ne paga uno mentre un utente su due non ne paga nessuno. Fa bene Monti a dichiarare guerra agli evasori, ma se paghiamo così tanto non è solo perché ci sono tanti evasori: se pagassero tutti si troverebbe sempre il modo di spendere tutto. È normale che lui voglia che tutti paghino tanto, lui ne beneficia e gli servono per governare. Peccato che i soldi dei cittadini servano anche per mantenere privilegi e sprechi: sarebbe meglio abolire questi prima di chiedere ulteriori sacrifici a chi non ha privilegi e non può sprecare. Forse è vero che se non ci fossero evasori si pagherebbero meno imposte, ma è sicuramente vero che si pagherebbero comunque meno imposte se i governi avessero la diligenza del buon pater familias e forse ci sarebbero anche meno evasori. Vanto e vantaggio C'è gente che non osa mostrarsi nuda, altra che ama esibirsi così; c'è gente che non vuole si sappia che beve o fuma troppo, altra che se ne vanta; c'è gente che si vergogna di certe cose e altra che di quelle stesse cose va orgogliosa, sinceramente o pretestuosamente, per vanto o per vantaggio. C'è chi si vanta di essere un bravo ladro, chi di evadere le tasse, chi di tradire il coniuge e chi di essere tradito. C'è chi si vanta di essere eccezionale, di non seguire la fondamentale regola di natura per la conservazione della specie e vuole che tutti lo sappiano, vuole che dai documenti anagrafici risulti che è frocio o lesbica, vuole financo il "matrimonio" (che non avendo alcuna possibilità naturale di creare una madre magari dovrebbe essere detto "seximonio"*) e rivendica il diritto ad avere "figli", delegando il dovere di fabbricarli all'umanità meno evoluta,


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alla gente ordinaria. Ma ben venga il riconoscimento delle coppie di fatto: forse non servirà ai matrimoni di fatto che di fatto vogliono evitare le conseguenze del matrimonio regolamentato, potrebbe invece servire a chi è regolarmente sposato ma è come se non lo fosse quando è a suo danno. Oggi due persone sposate e conviventi da oltre 50 anni sono sempre considerate "famiglia" quando si tratta di sommare i redditi per escluderli da benefici fiscali o previdenziali, ma non sempre sono considerati "famiglia" per potere beneficiare delle esenzioni delle spese sostenute o per pagare un unico canone RAI: chiederanno di essere riconosciuti come coppia di fatto e potranno avere i vantaggi che sicuramente le coppie omosessuali con le loro mobilitazioni otterranno. -----* La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dall' unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia. Regole Vale questa regola: se è impossibile fare la cosa giusta, fare la cosa sbagliata più semplice. Sbagliato per sbagliato non vale la pena complicarsi la vita. Se le regole sono tanto complicate che è quasi impossibile osservarle, meglio ignorarle sapendo che comunque si faccia si sbaglia. Con una specie di terrorismo fiscale le occasioni non possono mancare per sanzionare una qualche infrazione: probabilmente nemmeno il più bravo degli agenti delle entrate o delle guardie di finanza può essere sicuro di passare un anno o un mese senza commetterne una. Dicono che devono sempre essere emessi gli scontrini, ma in 50 anni mai una volta che chi vende carburante per auto me l' abbia dato. Probabilmente non sono tenuti a farlo e io non l'ho mai preteso né sono andato a leggermi tutto il corpus legis per accertarmi che così sia. D'accordo, ignorantia legis non excusat, ma voglio vivere la mia vita e non passarne mezza alla ricerca di una norma che dica una cosa e l'altra mezza ad accertarmi che non ce ne sia una che dica il contrario. Il modo


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più semplice di sbagliare è pensare che chi non mi dà scontrino lo fa perché sa di non doverlo dare, ritenendo che uno che fa un lavoro lo sappia fare a norma di legge. E così se in spiaggia, per strada o al mercato marocchini, cinesi, senegalesi mai mi danno scontrino penso che godano di extraterritorialità e ne siano esentati: di chiederlo non ci penso nemmeno, anche perché non saprei in quale lingua farlo, quasi sicuramente in una che non conosco e capisco. Nemmeno i venditori di prodotti agricoli del circondario o della regione confinante danno ricevuta e io non la chiedo per non sentirmi rispondere che non è dovuta e accertare se dicono il vero o il falso. Sicuramente alla regola "dare sempre ricevuta" esistono eccezioni che io ignoro e do per scontato che invece quelli delle categorie interessate conoscano e rispettino fedelmente. Tempo fa sentii dire che per certe categorie lo scontrino non era più dovuto, ma non so quali fossero queste categorie, se la voce era solo una voce, se é una norma vigente, se è mai esistita o è stata abrogata: sbagliato per sbagliato io mi fido di chi fa il suo mestiere. Quando mi danno lo scontrino lo conservo (da almeno 15 anni li tengo tutti infililati, mese per mese) e talvolta leggo "non valido ai fini fiscali": e allora, perché me lo danno? Probabilmente in paesi come Spagna e Portogallo dove regolarmente segnalano con l'accento tonico l'eccezioni alla regola di pronuncia (in Francia non hanno eccezioni ma indicano sempre le é e le è) se esistessero eccezioni alla regola "tutti devono emettere lo scontrino" lo segnalerebbero con l'obbligo per gli esenti di esporre un cartello "lo scontrino non è dovuto". Da noi invece le eccezioni non sono segnalate e io continuo ignorare se esistono veramente, a non chiedere scontrino o a dire Carcàre e Mallàre se non mi dicono che si dice Càrcare e Màllare. Io credo che questa ambiguità non sia involontaria, anzi serva allo scopo di terrorizzare i contribuenti come con le Strafexpedition della guardia di finanza. E se si facesse il contrario? Non so di società calcistiche che facciano pagare l'ingresso alle partite a chi ha già pagato l'abbonamento e facciano entrare gratis chi non l'ha pagato. Lo Stato invece fa questo: chi ha dichiarato più reddito e pagato quindi più imposte deve pagare più tasse, chi ha dichiarato meno reddito e


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pagato meno imposte paga meno tasse. E se si facesse il contrario? Se per pagare meno o punto tasse anzichè dichiarare di avere un reddito inferiore a X si dovesse portare la denuncia dei redditi e dimostrare che si è già pagato imposta per più di Y? Si dice che non si devono fornire servizi gratis ai ricchi, che devono pagarseli e si dice anche che i ricchi sono una piccola minoranza nel Paese: non sarà facendo pagare le prestazioni sanitarie a questa piccola minoranza che si risolvono i problemi della sanità italiana, tanto più che magari chi può permetterselo preferisce rivolgersi altrove. Forse sarebbe meglio e più semplice razionalizzare le spese, adeguare le imposte e fornire i servizi a tutti alle stesse condizioni. Oppure si fa entrare chi ha l'abbonamento e chi non l'ha paga il biglietto, si forniscono servizi a chi ha pagato le imposte e chi non le ha pagate paga una tassa o la pagherà quando potrà. Qualcuno magari nella denuncia dei redditi dichiarerà importi non percepiti e la guardia di finanza continuerà a dar la caccia ai furbetti, obbligandoli a pagare meno imposte (e più tasse). Nota – La tassa, nell'ordinamento tributario italiano, è una somma dovuta dai privati cittadini allo Stato e si differenzia dall'imposta in quanto applicata secondo il principio della controprestazione: essa cioè è legata a un pagamento di una somma di denaro, dovuta da un soggetto quale corrispettivo per la prestazione a suo favore di un servizio pubblico offerto da parte di un ente pubblico. Reciprocità "La fiducia è una cosa seria e bisogna meritarsela" e "l'esempio trascina" dicevano una vecchia pubblicità e un vecchio proverbio: credo che il prof. Monti non conosca o condivida né l'una né l'altro. Per essere credibili quando si aizzano i cittadini contro "gli evasori che rubano ai concittadini" bisognerebbe non essere sospettati di rubare. Pretendere troppe imposte conservando privilegi a sé stessi e alla propria casta o per sprecarle inutilmente non pare molto dissimile dal rubare vero e proprio che talvolta capita. Per avere la fiducia degli onesti non si dovrebbe essere disonesti. Non mi pare tanto onesto non aggiornare limiti di reddito fissati 20 anni fa, ai tempi della lira e non dell'euro, dell'indice del costo della vita a 100 e non a 150 e non mi pare onesto negare alla famiglia le detrazioni


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spettanti a un membro incapiente o comunque negare a chi non ha abbastanza reddito le agevolazioni concesse ai capienti. E non mi pare onesto che le regole siano tali da obbligare un normale cittadino a rivolgersi con un costo aggiuntivo a commercialisti o CAF: tutta la macchina fiscale sembra fatta per premiare i furbi e punire gli ingenui, i primi riescono a pagare meno tributi mentre i secondi spesso ne pagano di più per non rischiare inique sanzioni in caso di errore. Se poi capitano casi non infrequenti di persone pesantemente multate per non avere lo scontrino d'un bicchiere d'acqua di rubinetto o d'un caffè fatto da e per sé o d'una caramella data a un bimbo non meraviglia che la gente tifi per l'evasore e non per i tutori della legge. Questi magari sono convinti che sia solerzia quello che per i normali contribuenti è solo stupida arroganza, odiosa soperchieria. Con questi autogol lo Stato chiede inutilmente la collaborazione dei cittadini: nessuna persona onesta se la sente di essere complice dello Statooppressore contro l'evasore-vittima. Se lo Stato appare come rapinatore il cittadino sta col rapinato, pensando che la prossima volta potrebbe toccare a lui. Se lo Stato è diffidente dei cittadini i cittadini sono diffidenti dello Stato, se li considera sempre e comunque disonesti tanto vale esserlo davvero. Se il prof. Monti vuole cittadini rispettosi dello Stato cominci a creare uno Stato rispettoso dei cittadini, se vuole infondere nei cittadini il senso del dovere civico cominci coll'infondere allo Stato il senso del dovere verso i cittadini. Si dovrebbe pensare "noi siamo lo Stato", ma non è così quando si percepisce che lo Stato non è per noi ma contro di noi, che non agisce nel nostro interesse ma in quello di altri: quando lo Stato sanziona chi si fa un caffè o manda in galera chi si difende dalle rapine e indennizza i rapinatori,(anche questo è successo) la percezione è netta. Ambiguità Se è Tizio a intervistare Caio io dico "un'intervista di Tizio a Caio" altri dicono "un'intervista di Caio a Tizio". Ora se dicono "un'intervista di Rossi a Repubblica" mi infastidisce un po' ma capisco che il signor Rossi è stato intervistato da un giornalista del quotidiano "Repubblica" essendo molto improbabile il contrario, se invece dicono "un'intervista di Rossi a Bianchi" e ignoro quale di questi signori solitamente faccia interviste (cioè


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rivolga una serie di domande) e quale invece conceda interviste (cioè fornisca una serie di risposte) non capisco più chi sia l'intervistatore e chi l'intervistato, se Rossi ha fatto o concesso un'intervista a Bianchi. Forse sono io che continuo a sbagliare, forse è normale evoluzione della lingua o forse i cronisti fanno di tutto per essere ambigui e non farsi capire, anche quando non usano termini stranieri. Classe dirigente Come posso pensare che amino, capiscano, aiutino gli italiani quelli che si vergognano di parlare italiano, di farsi capire dagli italiani? Dal Presidente del Consiglio dei Ministri all'ultimo dei giornalisti tutti a parlare di spending review, di welfare, di over 70 e under 30, di spread, di stalking come si vergognassero di chiamare le cose col nome che sempre hanno avuto e tutti capiscono, anche quelli che non hanno frequentato Bocconi o Oxford o Yale. Si vergognano a usare termini italiani o non li conoscono? Invece di esibire da noi il loro inglese lo esibiscano dove lo usano o lì non viene abbastanza apprezzato? Se amassero l'Italia amerebbero anche la lingua italiana e non la ridurrebbero ad un bastardo miscuglio solo perché non sanno scegliere fra i moltissimi termini (e sfumature) della nostra lingua quello più aderente al concetto che hanno conosciuto in inglese, limitando il vocabolo straniero (di solito mal pronunciato da moltissimi italiani) ai casi in cui davvero non esista equivalente nostrano. Se proprio vogliono far sapere che hanno appreso quel concetto in inglese lo indichino pure, tra parentesi: "lo scarto BTP/Bund (spread), la revisione della spesa (spending review), molestia (stalking)". Per over 70 e under 30 non occorreva scomodare gli inglesi: ragazzi sotto i 20 (a 30 non erano più ragazzi) e anziani sopra i 50 (gli ultrasettantenni erano vecchi) ci sono sempre stati anche da noi. Inaffidabile Se a qualcuno anticipi il denaro per comprare due panettoni (o capre, biciclette, mattoni) e quando finalmente te lo ritorna con quel denaro puoi comprarti solo un panettone (o capra, bicicletta, mattone) o gli sei un grande amico o pensi che non meriti la tua fiducia e se ti chiede ancora del denaro pretendi elevato tasso di interesse e garanzie.


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Dallo stipendio equivalente a una certa quantità di beni, lo Stato italiano (tramite INPS) ha prelevato una percentuale con l'intesa che dopo un certo numero di anni di prelievo e raggiunta una certa età sarebbe spettata una rendita corrispondente a una percentuale della quantità di beni suddetta, con la clausola vessatoria che oltre una certa quantità i beni divenivano sempre meno. In pratica le pensioni venivano rivalutate al 100% in base all'indice del costo della vita fino ad un certo limite e oltre no. Non è che l'indice misurasse il reale aumento della spesa del pensionato ma era pur sempre meglio di niente. Ora per compiacere i mercati il governo ha deciso che non ci sarà alcun adeguamento per le pensioni oltre un limite non molto superiore alla spesa media mensile per persona (soglia di povertà per una famiglia di due persone), nemmeno quando per effetto dell'inflazione saranno ad essa inferiori: chi da lavoratore poteva comprare due panettoni e da pensionato uno in futuro ne comprerà mezzo o nessuno. Credo che uno Stato manifestamente inaffidabile per i suoi stessi cittadini non potrà essere considerato affidabile da nessuno, nemmeno dai mercati che per concedere prestiti chiederanno elevato tasso di interesse e garanzie. Generazioni Davvero i "giovani" che dicono vivere peggio dei loro genitori vorrebbero vivere come loro? Lavorare 48 ore settimanali (salvo festività infrasettimanali) e 50 settimane all'anno per una paga appena sufficiente a vivere, spostarsi solo a piedi o in bici o in treno o in corriera o in autobus, comunicare a mezzo lettera o eccezionalmente per telefono, vivere 18 mesi in caserma, eccetera? Non che fossero infelici, ma così vivevano alla loro età moltissimi della mia età: hanno tutto il diritto di non sentirsi in colpa per gli sprechi altrui. Condivisione Se da sette anni dicono che una legge (elettorale) è sbagliata, sbagliatissima, assolutamente da cambiare e in tutto questo tempo non si sono fatti un'idea di quella che vorrebbero, non se la faranno mai. Se invece l'idea se la sono fatta il problema è che la vogliono condivisa e non


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lo è . Se non sono riusciti a trovare un accordo in sette anni forse non l'hanno mai cercato e se non lo trovano dopo mesi che si dedicano solo a quello non lo troveranno mai. Dopo averci pensato tanto tempo le proposte non dovrebbero mancare: due, tre, cinque. Cinque proposte possono essere confrontate in un giorno, concediamo pure una settimana: se sono del tutto o in parte inconciliabili non si troverà mai l'accordo o si creerà un mostro per accontentare tutti senza accontentare nessuno. Approfittando del fatto che per non "finire nel baratro" qualsiasi cosa faccia viene approvata, il governo potrebbe fare una semplice norma: se una legge condivisa non viene approvata in tre mesi tutta la legge o i punti controversi vengono approvati per sorteggio. Potrebbe bastare una monetina. "Se mi sbaglio mi corrigerete" Trovo: "la detrazione fiscale sulle ristrutturazioni sale al 50 per cento, ma raddoppia anche il limite massimo di spesa pari a 96 mila euro per unità immobiliare." Bellissima cosa, peccato che se una persona ha un reddito di 500 euro al mese e sopravvive solo perché è proprietaria della casa in cui vive e che ha assoluta necessità di ristrutturazione, peccato che se anche riuscisse a trovare i 960 o 96000 euro per ristrutturarla non avrebbe nessuna detrazione fiscale: troppo povera, la detrazione spetta solo a chi ha abbastanza reddito da potersela permettere. Prima Quando è evidente che i tributi pagati servono a fornire servizi necessari è giusto e doveroso che tutti li paghino, quando è evidente che servono per strapagare incapaci, per essere sprecati inutilmente o allegramente allora può magari essere giusto non pagarli per non incrementare sprechi e ruberei. Prima di pretendere dai cittadini correttezza nei confronti dello Stato e pagamento di tributi (imposte, tasse, accise) chi governa dovrebbe garantire ai cittadini che i loro soldi non verranno buttati o rubati: solo allora è credibile, solo allora potrà accusare chi non li paga di rubare ai concittadini senza essere sospettato di connivenza con chi ruba i soldi dei contribuenti appropriandosene, spendendoli malamente, lavorando poco o male. Con che faccia si può


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dare del ladro a chi si rifiuta di contribuire a ruberie d'ogni genere? con che faccia si può pretendere che un cittadino rinunci a gran parte del suo reddito di 20000 euro annui per consentire ad altri di spenderne 20000 al mese per tutto fuorché "per il bene del Paese" - come amano dire - o di aggiungere un cospicuo vitalizio a un già alto reddito? Molti anni fa qualcuno diceva "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.(Luca 6, 41-42)". Prima di pretendere pulizia in casa altrui chi governa faccia pulizia in "casa propria", provveda a rendere onesto lo Stato (politici e burocrati, leggi e fisco, nazionali e locali) e poi potrà chiedere onestà ai cittadini senza avere una faccia di bronzo per non arrossire. Si assegnano essi stessi lavori leggeri e compensi pesanti, dicono di lavorare per il bene del Paese, di essere al servizio dei cittadini ai quali impongono prelievi pesanti su redditi leggeri e guadagnati con fatica: l'esempio trascina e non meraviglia che chi il reddito non può darselo "ad libitum" cerchi almeno di evitare di farselo "rubare". Popolo sovrano "Abbiamo la Costituzione più bella del mondo", "La costituzione non si cambia" dicono, proclamano. Ma non c'è nessuna necessità di cambiare la costituzione, basta ignorarne i punti sgraditi. Partiti e sindacati non sono proprio come i costituenti li pensavano, ma chi se ne frega. La sovranità appartiene al popolo, ma chi se ne frega. Il popolo sovrano consultato con referendum afferma che non vuole più sovvenzionare i partiti: ma chi se ne frega, basta cambiare nome ai finanziamenti e chiamarli rimborsi e tutto continua come prima, peggio di prima. Cambiano perfino il significato dei vocaboli italiani, chi se ne frega. Il rimborso - "Restituzione di denaro speso per interesse di altri" viene dopo spese rimborsabili debitamente documentate, ma loro chiamano rimborso quello che attribuiscono ai partiti o ai gruppi consiliari (cioè a se stessi) in così larga misura da poter disporre - tolte tutte le spese per il partito, utili o inutili - di un sacco di denaro che chiunque di loro può


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usare come meglio crede. "La democrazia costa", "la politica costa". Quanto costi sembra non lo sappia nessuno: nel dubbio abbondano e si assegnano importi che non riescono nemmeno a sprecare per il solo partito e devono ricorrere a sprechi e vizi dei singoli. Non c'è lavoro, non so fare mestiere alcuno? Chi se ne frega, fondo un partito e arrivano soldi a palate. Chi non paga le "tasse" ruba, ma chi le paga è, volente o nolente, complice di ladri: imprecare contro chi non contribuisce alla tavolata conviviale e nulla dire contro chi ruba le vivande è indecente. Equità (secondo Monti) Se non capisco male, supponendo un'inflazione al 3% il blocco della perequazioni funziona cosi: Pensione minima 460.97 €/mese, 1382.91= 460.97x3 • A) Pensione di 2305 euro mensili = 29,04 € di aumento mensile=70% del 3% su 1382,91 • B) Pensione di 2304 euro mensili = 66.35 € di aumento mensile=100% del 3% su 1382,91 + 90% del 3% su (2304-1382,91) • C) Pensione di1382 euro mensili = 41,46 € di aumento mensile =100% del 3% su 1382 In pratica annuo si ha: • mensile x13 A=29965, B=29952, C=17966 • mensilee x13x3% A=898,95, B=898,56, C=538,98 • aumento A=1,26%, B=2,88% , C=3% • aumento lordo A=377,52 €, B=862,55 €, C=538,98 € • perdita lorda A=521,43 €, B=36,00 €, C =0,00 € • pensione lorda A=30.343 €, B=30.815 €, C=18.505 € e grazie all'iniquità degli scaglioni A che riceve 13 € più di B avrà 472 € meno di B. Ovviamente quisquilie anche per chi avesse solo lo stipendio ( indennità) di senatore a vita. Se vale quanto ha stabilito la Corte Costituzionale, le perdite di pensione equivalgono a imposta e non è ammissibile sia pagata solo dai pensionati.


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Preferenze La discussione sulla legge elettorale non mi appassiona: l'attuale legge è criticata da quando è nata, da allora tutti dicono che va cambiata, da anni discutono su come cambiarla e se la cambieranno cominceranno a criticare la nuova legge e a discutere su come cambiarla. Tuttavia ipotizzo dei calcoli. Gli italiani sono circa 60 milioni, di cui 47,5 aventi diritto al voto, votando l'80% i votanti sono 38 milioni, gli eleggibili circa 1000: se tutti esprimessero una preferenza la media sarebbe di circa 38000 preferenze per ogni eletto e potrebbe andare con pogressione aritmetica da un minimo di 1 ad un massimo di 76000 o magari mediamente da 1000 preferenze per il 90% degli eletti a 371000 per il restante 10%. Se solo il 50% esprime una preferenza si ha media 19000 (da 1 a 38000 o 90% 1000 e 10% 181000), che diventa 57000 (da 1 a 114000 o 90% 1000 10% 561000) se le preferenze esprimibili sono tre. Ovviamente ferma restando la media, le preferenze individuali possono essere le più svariate tra 1 e il totale di preferenze meno il numero degli eletti. Per evitare i brogli collegati a preferenze multiple basterebbe separare il voto alla lista dalle preferenze: una scheda per il primo più altre tre (piccole e tutte uguali) su ciascuna delle quali esprimere una preferenza. Pur non escludendo altri brogli, così non sarebbe possibile dare un significato alle varie combinazioni dei nomi. Non essendo in grado di ben valutare i molti candidati continuerò a non dare preferenze, rimettendomi al giudizio di chi crede di saperlo fare o del partito preferito, sempre che ce ne sia uno. Pensione ai defunti Com'è possibile che venga erogata la pensione INPS a persone defunte "anche da 25 anni"? Sembra non siano solo i cinesi in Italia ad essere immortali, come si narra. Magari 25 anni fa il Comune non aveva la carta per comunicare all'INPS il codice fiscale delle persone morte nel mese o nell'anno, ma chissà perché non dovrebbe comunicarlo oggi con computer, web e tessera elettronica: come registra il decesso di qualcuno ne viene informato l'INPS che in pochi secondi sa se il defunto percepiva pensione e gliela sospende. Credo che un Comune venga sempre a sapere della morte di una


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persona se non altro perché - tranne nel caso di certi delitti e di cinesi, appunto - in qualche cimitero deve pure essere seppellito o cremato con tutto il contorno di certificati e autorizzazioni. Per il passato - se non è già stato fatto - non dovrebbe essere impossibile verificare almeno se sono vivi pensionati aventi più di 90 o 100 anni, prima che diventino maggioranza . Colori e numeri I più civili si preoccupano di eliminare gradini e mettere piani inclinati, di togliere ostacoli nei percorsi pedonali, di usare segnali acustici agli incroci, insomma di agevolare la vita a chi soffre qualche menomazioni. Si agevola chi non può camminare, chi non può vedere, chi non può sentire ma mai che si pensi a chi ha difficoltà a distinguere i colori. Agli incroci si deve guardare il colore del semaforo, per la raccolta differenziata il colore del cassonetto, per il traffico il colore del codice, per il percorso da fare (es. ospedale) il colore del tracciato e così via. Magari per il semaforo sa alto=rosso=fermo, medio=giallo=attendere, basso=verde=passare ma per il resto se non è accompagnato da persona "normale" può avere delle difficoltà dove la maggioranza delle persone trova invece agevolazione. Anche chi non distingue facilmente i colori è a suo modo "diversamente abile" e non sarebbe per nulla complicato venirgli incontro. Basterebbe integrare i segnali a colori con un numero (o altro): 1 nel rosso, 2 nel giallo, 3 nel verde ecc. Chi è aiutato dai colori ed abituato ad essi continuerebbe come prima ignorando il numero, chi coi colori poco o tanto si perde vedrebbe il numero ignorando il colore. Passerà quando si accende 3 e non passerà quando vede 1, saprà che la carta va nel cassonetto 1 e no nel 4, seguirà il percorso indicato con 6 e non quello con 5, saprà che il traffico è intenso con codice 4 e agevole con codice 0, e così via. Non è detto di fare tutto e subito, ma ci si potrebbe almeno avviare su questa strada. Andrea Il nome greco originario Andréas rappresenta la forma abbreviata di nomi greci composti con anér-andròs, che significa "uomo, individuo di sesso maschile, guerriero", oppure un derivato di andréia "forza, coraggio


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virile". L'onomastico ricorre il 30 novembre in ricordo di s. Andrea martire. La Cassazione dà il via libera al nome "Andrea" anche per le bambine. Per me, uno, se vuole, il figlio può chiamarlo Femminuccia e la figlia Maschiaccio, magari guadagnandosi così la loro riconoscenza eterna. Ma se la regola è che i maschi abbiano nomi maschili e le femmine nomi femminili da noi Andrea è maschile e Andreina femminile. Dire che se in Germania ci sono donne che si chiamano Andrea così si possono chiamare anche in Italia forse è perché s'ignora o non si considera che là i maschi non si chiamano Andrea ma Andreas e non mi risultano donne che si chiamino Andreas: è come dire che se in Italia voglio latte freddo lo chiedo kalt, perché così in Germania capiscono che non lo voglio caldo ma di frigo. In casa poi la chiamino come meglio credono (Andrea, Aa, Drea, Rea, A), ma nei documenti italiani - stando alle regole - dovrebbe risultare un nome inequivocabilmente femminile, almeno fino a quando non si dovrà usare solo il codice fiscale o non verrà abolita ogni distinzione di genere. Ma si sa, in Italia le regole sono fatte per non essere osservate e - coi tempi che corrono - dobbiamo rinunciare alla nostra sovranità (come dice il nostro capo di Stato), alla nostra lingua, alla nostra identità e ai nostri nomi. Patrimoniali In principio era ICI, Imposta Comunale sugli Immobili. Venne Prodi e ne ridusse il peso, venne poi Berlusconi che la abolì per tutte le prime case non di lusso: molti dissero, dicono, sostengono, ripetono che Prodi l'abolì per i poveri e Berlusconi per i ricchi, ma nessuno finora mi ha provato e fatto capire che fu così. Idearono una nuova imposta detta IMU, che tutti dicevano significare Imposta Municipale Unica ed essere quello che significava. Ma prima che fosse applicata venne il Salvatore che lasciò l'acronimo IMU ma cambiò tempi, fine e titolo: ora significa Imposta Municipale Propria ed è già in vigore. Perché si chiami Propria io proprio non lo so e non lo capisco, considerato che non pare proprio che appartenga tutta ai Municipi. Non so nemmeno perché non sia più Comunale ma Municipale: io penso ancora che Municipio sia la sede del Comune, ma dicono che a Roma le circoscrizioni si chiamano municipi.


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Ad ogni modo, tanto per non negare dubbi e incertezze ai cittadini, nel mio comune questa imposta non si chiama IMU ma IMUP, appunto Imposta MUnicipale Propria. Se invece Se invece di fare le primarie si facessero le eliminatorie? Considerato che i partiti in Italia sono più o meno tanti quante le squadre ammesse al torneo finale e che le legislature durano più o meno quanto una squadra resta campione del mondo, forse per designare chi per cinque anni deve governare e chi stare all'opposizione si dovrebbe adottare la procedura prevista nel calcio per stabilire chi per quattro anni è campione del mondo e chi vice campione. Beh, più o meno sappiamo tutti come funziona il campionato del mondo di calcio. Facciamo lo stesso con la politica: suddividiamo a sorte tutti i candidati in 8 gironi elettorali, mettiamo al posto di "partita" confronto elettorale diretto e al posto dei gol i voti presi. In verità i candidati possono essere più d'uno per ogni partito, ma per comodità supponiamo che siano 32 e chiamiamo partito ogni "corrente". Con 32 candidati in ogni girone sono 4 e i confronti sono 6, in totale 6 x 8 = 48 confronti e 48 è il numero massimo di voti esprimibili da ciascun votante nella fase a gironi. Se si fa un confronto al giorno servono 48 giornate elettorali, ma si possono fare in tre giornate dove ogni candidato si oppone ad un unico avversario, in una sola giornata dove si oppone a tutti tre gli avversari nel girone o altrimenti. Si può far pagare 2 euro una tantum per tutte le elezioni o 2 euro per ciascuna elezione o per ciascun voto espresso e così magari eliminare il finanziamento pubblico ai partiti. In ogni confronto chi vince ha 3 grandi voti, chi pareggia 1, chi perde 0. I primi due candidati con maggior numero di grandi voti in ciascun girone passan alla fase ad eliminazione diretta: ottavi di finale (16 candidati e 8 confronti), quarti (8 e 4), semifinale (4 e 2), finale 3°||4° (2 e 1) e finale 1°|| 2° (2 e 1), in tutto altri 16 confronti, 16 elezioni, 16 voti ed eventualmente 16 2 euro. Complessivamente 64 confronti con relativa votazione. Alla fine l'ultimo vincitore sarà Presidente del Consiglio dei Ministri e il suo partito avrà il 52,5% dei seggi mentre l'ultimo sconfitto sarà capo dell'opposizione e avrà il 40% dei seggi, il terzo classificato ne avrà il 7,5%.


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Semplice, o no? Classe dirigente Cosa possiamo aspettarci da una classe dirigente di persone nemmeno capaci di usare parole italiane. Se avessero idee proprie le chiamerebbero nella propria lingua e invece importano concetti e termini stranieri e non fanno nemmeno lo sforzo di cercare il corrispondente italiano non perché non esiste ma solo perché loro non lo conoscono e non faticano per trovarlo. Per questo politici e giornalisti dicono sempre e solo welfare, stalking, election day, surgery, day hospital, spending review, fiscal compact, question time, spread, default, ticket (va con tutto, come il prezzemolo), convention, endorsement, on line, establishment, class action, road map, eccetera. Con quale esattezza di pronuncia lo si dovrebbe chiedere a inglesi o americani, secondo le preferenze. Ripetono a pappagallo frasi e termini sentiti per la prima volta in inglese perché non li conoscono in italiano o li hanno dimenticati o li ritengono plebei, sono dei "miserioni", direbbe mia madre, cioè pigri che non vogliono fare la fatica di cercarli oppure si vergognano a usarli e costringono i connazionali a cercarseli nel dizionario inglese-italiano. Un vecchio contadino che conosceva benissimo come dire in dialetto lavori, utensili e tutto quanto gli era usuale si sforzava di trovare il termine italiano quando parlava con i "foresti" e viceversa cercava il termine dialettale quando parlava ai suoi di cose apprese in italiano: solo se non c'era o non lo conosceva nessuno usava quel termine come l'aveva udito. Pare che la nostra classe dirigente non conosca un sacco di cose, non le sappia chiamare col loro nome o con uno che ne renda l'idea: se lo sapesse con gli italiani userebbe il termine italiano e il termine straniero con gli stranieri o magari entrambi per ampliare le conoscenze altrui e manifestare le proprie. E invece capiterà che la vecchia cara mamma sarà solo mom perché così la chiamano le figlie di Obama e visto che non valgono più le regole di pronuncia nostrane non ci sarà più Jésus ma Gìsas, non viceversa ma vais-verso, non Diàna ma Daiàna, non Janus ma Genas (avevamo gennaio), non mobile ma mobail e plas. Lavoro Dicono che Monti non ha fatto nulla per il lavoro, ma non è vero. Con


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l'IMU (Imposta Municipale Unica) altrimenti detta anche IMUP (imposta municipale propria) ha ottenuto più risultati: • ha aumentato le entrate dell'erario; • ha fatto disperare i contribuenti; • ha dato lavoro a molte persone (fiscalisti, commercialisti, cafisti, psicoterapisti, ecc.) Si potrebbe obiettare che non sono lavori produttivi, anche se socialmente utili: magari una manna per chi ci guadagna ma un costo per il Paese, come i molti UCAS (Ufficio Complicazione Affari Semplici). Complicare le regole per dar lavoro agli specialisti mi pare come gettare le cartacce per strada per dar lavoro agli spazzini. Quando qualcosa aumenta di 10 le entrate della P.A. può capitare che qualcuno pensi di salvare così il Paese e non gl'importi che ai privati cittadini costi 100 in tempo e denaro. Per consentire a tutti di sbagliare e all'amministrazione di sanzionare si fanno leggi complicate e ambigue: se ti è chiaro come devi fare, magari non sbagli e poi quando verifico non trovo errori e non ti posso sanzionare. "Meglio prevenire che punire" è una regola forse in contrasto con la buona amministrazione all'italiana. Se un conoscente ti dice che paga 450 euro di IMU per l'abitazione principale in periferia di un Comune di 5000 abitanti mentre tu ne paghi meno di 40 in centro di uno di oltre 50000 per qualcosa che ti pare equivalente, non sai se sei fortunato o sbagli a fare i conti. Vai in rete, cerchi i siti dei due comuni per le aliquote, quello dove ti danno il valore catastale degl'immobili e quello dove calcolano l'IMU , controlli, ricontrolli e ti pare tutto giusto, ma ti resta il dubbio. Trovi l'indirizzo email del Servizio comunale per l'IMU, vorresti verificare il conteggio ma ti rispondono che non effettuano controlli preventivi sui calcoli operati dai contribuenti: e se poi pagano il giusto, come li possono sanzionare? Oltre a minori entrate non ci sarebbe lavoro per molte altre persone. Atto di fede Insistono dell'affermare e nel non dimostrare che "Prodi aveva già tolto l'ICI ai meno abbienti", stamattina è toccato a Francesco Boccia. L'ICI alla Prodi non è mai stata vigente e verificabile a posteriori, ma i miei calcoli dicono che l'avrei dovuta pagare, meno di prima ma pagare.


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Godendo - si fa per dire - di una pensione allora di 450 euro mensili, le ipotesi potrebbero essere: • non sono considerata fra i meno abbienti; • sbaglio fare i conti; • sbagliano a fare i conti o non li hanno mai fatti; • devo credere a quello che dicono perché mai mentono; • mentono in malafede e c'ingannano. Io propendo per quest'ultima ipotesi, non posso fidarmi di loro fino a quando non mi dimostreranno matematicamente che sbaglio e sarò sempre più convinto che sia l'ipotesi giusta ogni volta ripeteranno il mantra chiedendomi un atto di fede. Populismo Quando sento parlare di populismo penso subito ad una cosa buona: cosa c'è di male ad "esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari"? Anche la Costituzione dice che "la sovranità appartiene al popolo" e in Europa ci sono i Popolari. Penso che chi accusa qualcuno di populismo è antipopulista, contro il popolo. Ma poi penso che il populismo è come il colesterolo: c'è quello buono e quello cattivo, ma i malevoli pensano sempre e solo a quello cattivo. "Omnia munda mundis" e viceversa. ----------------populismo [po-pu-lì-smo] s.m. 1 Atteggiamento o movimento politico tendente a esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari 2 spreg. Atteggiamento demagogico volto ad assecondare le aspettative del popolo, indipendentemente da ogni valutazione del loro contenuto, della loro opportunità 3 Movimento rivoluzionario russo della fine del sec. XIX, che propugnava l'emancipazione delle classi contadine e dei servi della gleba attraverso la realizzazione di una sorta di socialismo rurale 4 In ambito artistico, raffigurazione idealizzata del popolo, presentato come modello etico positivo.


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Omissione di soccorso Se mi capiterà di investire qualche animale (selvatico, randagio, sfuggito al proprietario responsabile) forse non mi fermerò per rane o ricci, forse sì per lepri o conigli mentre per cani, galline, oche, pecore, capre, mucche, cavalli, asini magari mi fermerò per verificare i danni ed eventualmente chiedere risarcimento. Anche per cervi o cinghiali quasi sicuramente mi fermerò. E poi che faccio? Il cinghiale é pericoloso e non oso avvicinarmi, il cervo è grosso e caricarlo in auto non posso, non ce la faccio e l'auto è piccola. Chiedere aiuto (a chi?) è impossibile perché non uso telefonino: se non è obbligatorio averlo a bordo come le catene non mi resta che aspettare che passi qualcuno rischiando di morire di freddo o di fame o andarmene a cercare o no aiuto e rischiare di essere incriminato per omissione di soccorso, se qualche albero del bosco mi denuncia o i carabinieri - non avendo niente di meglio da fare – indagano. Scuola Di scuola non me ne intendo e probabilmente meglio di così non si può fare o non è come me l'hanno detta. Mia nipote fa la terza media e il prossimo settembre frequenterà le superiori. Mi dicono che devono decidere entro gennaio. Loro - lei e i suoi genitori - hanno già deciso: frequenterà la stessa scuola che padre e madre hanno frequentato. Nessun problema quindi, ma mi sorprende questa scelta precoce: cosa mai avranno da fare gli organi competenti per avere bisogno di almeno sette mesi di preavviso? E se poi non fosse promossa? Naturalmente le lezioni non inizieranno ai primi di settembre e subito ci sarà il consueto periodo di assestamento e di protesta. Non sarà che tutto questo tempo necessita perché in questi tanti mesi ce ne sono troppi in cui gli interessati sono in tutt'altre faccende affaccendati? Che so: ferie, figli, genitori, mariti e altre cose molto più importanti del lavoro per cui li paghiamo? Sarà che sono troppo vecchio per capire che oggi in cui ricerche, calcoli, combinazioni, comunicazioni, selezioni e quant'altro viene fatto da macchine ultra veloci in realtà serve più tempo di quello che penso. O forse le macchine non ci sono o non le sanno o non le vogliono usare o non servono: magari si tratta solo di problemi sindacali, politici, burocratici in cui le macchine non ci capiscono un'acca e la velocità


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operativa non giova, a complicare le cose. Forse è giusto che un genitore decida per tempo dove lavorare, vivere e mandare i figli a scuola lasciando a chi di scuola si occupa ampio tempo di manovra: in fin dei conti è cosa loro, pare. Ma, come ho premesso, io di scuola non me ne intendo. 2013 Matrimoni Quando lo vedevamo i miei compagni dicevano che era un "cu|atòn" e mi consigliavano di starne alla larga; quando lo incrociavo - io di qua lui di là di Corso Palladio - mi guardava in strano modo, con concupiscenza direi oggi. Li chiamavano con quel nome allora, ora li chiamano gay e sono riveriti presidenti di regione. Per carità, tutti sono liberi di avere i propri gusti purchè non pretendano da me o da chiunque altro di condividerli o assecondarli. Se uno vuole puo essere coprofago e vantarsene o sodomita ed esserne orgoglioso. A me magari possono fare schifo senza potere per questo essere considerato incivile, intollerante, retrogrado, arcaico, un criminale punibile per copro- o omofobia: anche le lumache a qualcuno piace moltissimo mangiarle e a qualcun altro fanno del tutto schifo, è questione di gusti. Quello che più desiderano pare sia ora potersi sposare tra loro, "essere uniti nel sacro vincolo del matrimonio" si diceva una volta, ma oggi non ha più senso: uno con uno e una con una per ora, ma non è detto che si accontentino, che così i loro "diritti civili" siano appieno soddisfatti. Per molte nazioni era un diritto possedere schiavi, per i romani era un diritto godersi i cruenti giochi circensi e crocifiggere servi ribelli, per gli aztechi era un diritto avere prigionieri da sacrificare al Sole: molte civiltà avevano di questi diritti. Nella nostra quello che era sopruso, licenziosità, arbitrio, vizio o vizietto ora è "diritto civile" e chi la pensa diversamente è come minimo un incivile. Civiltà, inciviltà, ascesa, decadenza si susseguono da sempre e magari chi crede di progredire verso il meglio va verso il peggio: non più lontano di 70 anni fa nella civile Europa si sono viste enormi barbarie che qualcuno spacciava per progresso. Io resto del parere che - stando alla parola - non c'è "matrimonio" se


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non c'è potenziale "mater", che non c'è madre se non c'è padre e mi pare evidente che un mondo di sole famiglie monosex non ha futuro. Unioni omo e etero sempre unioni sono, ma non sono la stessa cosa: anche una Società per Azioni e una società in nome collettivo sempre società sono ma forse non vanno confuse. Tuttavia prima o poi ci sarà il matrimonio omosessuale, ma allora credo che chiederò il divorzio: non voglio che sui miei documenti sia scritto "sposato" e si capisca "omosessuale", me ne vergognerei (posso?). Stato e cittadini È difficile restare educato con un maleducato, è difficile restare onesto con un disonesto, è difficile essere amichevoli con chi ti è nemico, è difficile essere solidali con chi ti deruba, é difficile avere fiducia in chi bara, é difficile non dubitare di chi ti vincola con contratto arzigogolato oscuro ingannevole, è difficile dare volentieri denaro a chi se lo beve, è difficile credere che lo Stato necessiti di soldi perché alta è l'evasione e non perché alto è lo sperpero, è difficile stabilire quale sia causa e quale effetto di evasione e tassazione abnormi: se lo Stato fosse giusto, onesto, amichevole, equo, rispettoso, morigerato, comprensivo, dialogante, umano, disponibile, trasparente, con leggi semplici e chiare che non favoriscano il più "furbo" tra Stato e cittadino, allora sarebbe certo che chiunque non paghi le tasse sia un delinquente, un nemico dei concittadini e la lotta all'evasione per quanto dura avrebbe l'appoggio di tutti gli onesti, ma finché le cose stanno come stanno c'è sempre il dubbio che qualcuno possa essere solo una vittima che cerca di difendersi. Canone Rai Il mio problema è molto semplice: vorrei pagare il canone Rai ma non posso perché mi trovo lontano dal luogo dov'è il televisore e relativi documenti e non ho il numero di abbonamento. Penso che siccome è stata la RAI ad assegnarmelo alla RAI non dovrebbe essere difficile comunicarmelo in base al mio codice fiscale. Dopo varie ricerche trovo la possibilità di mandare una mail e lo faccio. Sembra che la RAI non soddisfatta di pretendere l'imposta si diverta a tormentare gli abbonati. Compilo il modulo con i dati richiesti, scrivo il mio problema


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chiedendo di comunicarmi il numero o di dirmi come fare, clicco INVIA e appare una nuova finestra con nemmeno una parola in italiano. Siamo in Italia, parlo e sono italiano come italiana credo sia la RAI e riesco solo a capire che c'è un errore, mi pare per via di un segno che gli resta indigesto. Torno indietro tolgo un segno "/" clicco e sembra che tutto vada liscio. Dopo due o tre giorni, non avendo avuto risposta ritorno al modulo e rifaccio la richiesta, invio e di nuovo la paginata in lingua a me sconosciuta. Torno indietro, tolgo una frase tra parentesi (parentesi comprese), invio e questa volta mi appare in italiano che il messaggio è stato regolarmente inviato e che avrò mail di conferma. Alleluia! Potevano anche dire che non accettano certi segni, magari nel momento stesso in cui vengono inseriti! Ma forse così finiva il loro divertimento. Mi arriva l'email automatica dicente "La informiamo che la sua comunicazione del XX/1/2013 alle YY:ZZ e' giunta a destinazione". Aspetto altri due o tre giorni e oltre a quella più niente. Il tempo passa, il 31 gennaio si avvicina: se non pago, troveranno subito che CCCNNNAAMGGXZZZY ha l'abbonamento HHHHHHH/ K (non pagato), ma ora no: non trovano il tempo per farlo o per rispondermi, tanto mica rischiano di perdere il cliente. Cerco ancora in Internet e nelle FAQ (naturalmente dire domande, quesiti o simili fa schifo) trovo: • Come posso conoscere il mio numero di abbonamento, se ne sono sprovvisto? • Il numero di abbonamento necessario per effettuare i pagamenti e' rilevabile: - sull'avviso inviato dallo Sportello S.A.T. a tutti gli abbonati - sul libretto di abbonamento alla televisione - sulla ricevuta del bollettino di rinnovo dell'anno precedente - contattando l'operatore del servizio di Call Center al numero 199.123.000 Cerco ancora e leggo (1) che "Per informazioni e opinioni sulla Rai, sulle sue attività, sulla programmazione radiotelevisiva e sugli abbonamenti ordinari è disponibile il servizio telefonico "RISPONDERAI" Il servizio è attivo 24 ore su 24 con risponditore automatico. Il servizio con operatore è attivo dal lunedì al sabato dalle 9 alle 24, la domenica dalle 14 alle 22.", "Il numero telefonico è: 199123000", "I costi della chiamata da


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rete fissa IVA incl.sono di 14,26 centesimi di euro al min.in fascia intera (da lun. a ven. dalle 8 alle 18.30 ed il sab. dalle 8 alle 13) e 5,58 in fascia ridotta." Sono le 20:30, faccio il numero. Dopo un preambolo che la voce dice essere gratuito comincia la solita solfa: per la cosa A prema 1, per B prema 2, per C prema 3, per risentire il menu prema cancelletto. Premi il tasto che ritieni più appropriato e la voce ricomincia per D prema 1, per E prema 2, ecc. ecc. e il tempo trascorre a mie spese. Morale: in nessuna delle opzioni sentite c'era "per conoscere il numero di abbonamento prema X" e nemmeno "per parlare con un operatore prema Y". Può anche essere che abbia sbagliato strada, che se indovinavo il tasto giusto sarei finito al posto giusto dove premendo il tasto giusto mi avrebbe portato al posto giusto e magari prima dell'alba avrei avuto l'agognato numero. Trovare la strada nel labirinto di Minosse era uno scherzo al confronto, anche senza l'aiuto d'Arianna. Per due volte ho fatto inutilmente il numero poi ho rinunciato e sono tornato sul divano: insolitamente mia moglie era sintonizzata su un canale RAI dove, non contenti d'avermi preso in giro per un bel po', c'era quella simpaticissima pubblicità che in sostanza dice "Che ce ne frega se non guardate i nostri canali o se tenete il televisore in ripostiglio o se resta spento per mesi: il canone ce lo dovete comunque pagare, tiè." Ho spento il televisore. Stamattina rileggendo mi accorgo che "Per informazioni sugli abbonamenti ordinari il servizio con operatore è attivo dalle 9 alle 13 dal lunedì al venerdì.". M'era sfuggita la differenza tra informazioni sulla Rai e informazione sugli abbonamenti. Sono le 10 di venerdì, chiamo ma non arrivo all'operatore, vorrei riascoltare le opzioni iniziali, ma non c'è fra quelle proposte e finisce lì. Richiamo, con lo stesso risultato di prima e di ieri sera: continuano a menar il can per l'aia a mie spese. Amen, ci rinuncio ripensando ai bei tempi in cui si parlava con una gentile e informata persona del centralino e non con una macchina o con qualche callista per me irraggiungibile nel labirinto di opzioni a pagamento del Call Center Rai. NOTA - Dopo 6 giorni mi è arrivato via email il dato richiesto: forse sono io troppo impaziente.


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Al lupo! Se si è condannati per non avere previsto un evento universalmente ritenuto imprevedibile è normale che prevalga la prudenza, magari l'eccesso di prudenza. E così se si prevede una nevicata invernale subito ad allertare istituzioni ed allarmare popolazioni. A casa mia si pensa che se piove o nevica un pochettino a Roma tutti i tg diranno diluvio o tempesta di neve in tutta Italia o ottimisticamente in mezza, ma tant'è. Così da giorni aspettavo la grande nevicata o meglio il "big snow": se c'era con quel nome a New York così andava chiamato anche da noi. Lo aspettavamo "in tutta Italia". Da queste parti d'Italia capita d'inverno che nevichi, quindici venti cm sono una nevicata normale con normali problemi, col marciapiedi da spalare e le catene da mettere per chi deve necessariamente usare l'auto e non ha già messo le gomme da neve ai primi di novembre, con i mezzi spazzaneve e spargisale che passano. Ma questa volta c'era il "big snow": questa volta mi aspettavo almeno trenta centimetri di neve. E invece ne è venuta appena quel poco da imbiancare gli alberi e qualche tratto del giardino, nemmeno tutto. Non so quanta ne sia caduta a Roma, ma se erano più di tre centimetri e le scuole e uffici non venivano chiusi, i TIR non fermati, centomila spalatori pagati e avviata una gran macchina che nemmeno a Oslo, chissà che pandemonio, che accuse alla protezione civile o a chi altro. E loro allertano e allarmano e magari gli stessi o altri giudici li condanneranno per procurato allarme: sempre facile giudicare a posteriori e se a posteriori giudicheranno che hai sbagliato a giudicare saranno comunque altri a dover pagare. Oppure ci saranno tanti "al lupo, al lupo!" che quando il lupo ci sarà davvero nessuno ci crederà. Intercalari Stamattina 4 marzo su la7 ad Omnibus c'erano Federico Geremicca, Francesco Cundari, Angela Mauro, Marco Valerio Lo Prete e , collegati, Federico Fubini e Piergiorgio Corbetta; conduceva Alessandra Sardoni. Sta parlando Geremicca e ogni poche parole sento dire "diciamo", ne conto 23 in quell'intervento. Quasi contagiata anche la Sardoni inserisce un "diciamo" nel commento. Incuriosito noto che pure Cundari e Mauro usano quell'intercalare piuttosto frequentemente. Lo Prete parla meno, ma mi pare che tre o quattro volte lo dica anche lui, una volta Corbetta e


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nessuna Fubini. Più o meno, quasi tutti intercalavano il loro dire con "diciamo", come quando in una discussione c'è qualcuno che tartaglia prima o poi quasi tutti tartagliano, chi più e chi meno, o se in un gruppo di persone uno sbadiglia o ride alla lunga quasi tutti lo imitano. In quella discussione tutti hanno usato "diciamo": molto Geremicca, meno Cundari e Mauro, poco Lo Prete, Sardoni, Corbetta: solo Fubini credo non l'abbia fatto. Ad ogni modo chi volesse accertarsi e contare quanti "diciamo" ha detto ognuno di loro, se ne ha voglia può sempre farlo rivedendo la trasmissione sul sito di la7. E meno male che, da persone educate e rispettose dei telespettatori, hanno adoperato solo quell'intercalare e non altri molto in voga attualmente fra giovani ed ex giovani, non solo nelle osterie o nelle caserme o luoghi particolari com'era un tempo ma ovunque: casa, scuola, piazza, ufficio, tribune, comizi, televisioni, giornali, libri, eccetera. Stupore Mi meraviglia che si meraviglino del successo M5s. Ma dove sono vissuti finora? Con referendum diciamo no al finanziamento pubblico dei partiti e quelli invece l'aumentano cambiandogli il nome, la gente fa sacrifici pagando fior di tasse e loro con quelle vivono agiatamente, quello che una famiglia deve far bastare due settimane loro lo spendono in una sera dicendosi preoccupati per quelli "che non arrivano alla fine del mese" ma senza fare qualcosa, dicono che la legge elettorale fa schifo ma si guardano bene dal cambiarla, sono strapagati per fare un lavoro ma a farlo chiamano e pagano i "tecnici". Supponiamo che quelli siano nei partiti A e B. Se su 100 elettori 20 non votano mai e 30 per punirli non vanno a votare, A e B con 26 e 24 voti hanno 52% e 48% e dei non votanti in realtà se ne infischiano. Ma se arriva C (fosse pure Diavolo) quei 30 lo votano sapendo che il voto conta e allora A con 26 voti è 32,5%, B con 24 è 30% e C con 30 è 37,5% : A e B sentono la botta e forse capiscono la lezione. La valvola Due vasche comunicanti: una riceve acqua da una fonte l'altra da un'altra, chi usa l'una non usa l'altra. Quando una fonte ha più acqua l'altra ne ha meno, ma il livello dell'acqua è uguale e sufficiente in entrambe le


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vasche, sempre. Se però nel condotto che collega le vasche si mette una valvola e l'acqua passa a senso unico, una vasca può restarne senza. Così se notizie, informazioni, sensazioni, opinioni, idee, arrivassero al cervello da dritta e da manca rispettivamente in due zone diverse ma comunicanti, sarebbe indifferente giudicare con una o l'altra, ma una valvola mentale posta fra le due zone renderebbe questo impossibile: in una ci sarebbe solo quello che viene da dritta o da manca. Mi viene da pensare che una valvola così, più o meno efficiente, più in certi ambiti meno in altri, sia abbastanza diffusa. Con una valvola mentale analoga può capitare di ritenere giusta, corretta, buona una cosa se viene da una parte e ingiusta, sbagliata, cattiva la stessa cosa se viene dall'altra. Presidenziali Si discute come dovrà essere il nuovo Presidente della Repubblica, non solo se deve essere una persona capace e competente, onesta ed equilibrata, di questa di quella o di nessuna area politica. Dopo anni che si parla di parità fra i sessi si discute ancora se deve essere uomo o donna o per non far torto a nessuno pensare a Vendola. Non vorrei che di questo passo un domani si dovesse decidere se la persona scelta deve essere grassa (Ferrara?) o magra (Fassino?), con occhi chiari o scuri, non avere o avere barba o capelli biondi castani neri o rossi, essere alta o bassa, celibe nubile sposata separata divorziata accompagnata, con o senza figli o nipoti, bocciofila o bibliofila, eccetera, avendo ogni categoria di persone il diritto ad essere giustamente rappresentata, specialmente se minoritaria. Stipendi pubblici Resto del mio parere: i superstipendi a pubblici dipendenti, parlamentari compresi, dovrebbero essere parametrati alla pensione dei cittadini comuni. Quando un dipendente pubblico che riceve dai cittadini italiani 300 mila euro annui si aumenta lo stipendio di altri 60000 euro pensando di meritarseli, ha anche la faccia tosta di dire che i suoi 60000 euro in più costano a ciascun cittadino italiano solo 0,001 euro e quindi, abbia o non abbia l'aumento, non può praticamente cambiare nulla né per i singoli cittadini né per il bilancio statale su cui incide ancor meno. Se però l'aumento del 20% del suo stipendio comporta automaticamente pari aumento per i milioni di pensionati la scusa non


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regge: o ci sono i soldi per consentire un aumento del 20% a lui e ai pensionati o non ci sono per nessuno. Lo stesso ragionamento vale per lo stipendio iniziale, che andrebbe rapportato alla pensione minima INPS o qualcosa di simile, tipo l'indennità di disoccupazione. Se non possiamo permetterci pensioni minime di 2000 euro mensili non possiamo nemmeno permetterci parlamentari o supermanager a 10000, 20000 o 30000. Si stabilisca per ogni funzione pubblica il rapporto massimo con la pensione minima (esempio: Capo dello Stato 30/1, Primo ministro 15/1, parlamentare 10/1) e lo si sottoponga a referendum: se poi a qualcuno quel rapporto non garba sicuramente ci sarà qualcun altro cui farà gola e non è detto che il primo sia sempre migliore del secondo. Naturalmente nella retribuzione così parametrata vanno compresi tutti gli eventuali benefici in natura. Tasse occulte Dicono che lo Stato siamo noi cittadini, dicono che imposte e tasse vanno pagate per avere disponibilità e utilizzo di servizi. A parte il fatto che difficilmente si riesce a trovare la corrispondenza tra imposte pagate e servizi disponibili e che chi paga più imposte deve pagare più tasse (cioè più uno contribuisce ai servizi resi a tutti più deve contribuire per quelli che riceve), il cittadino deve anche pagare imposte occulte. Una forma di imposta è l'inflazione, attualmente per fortuna meno pesante del passato: svalutando la moneta lo Stato incentivava l'esportazioni e riduceva il suo debito facendone pagare il costo ai cittadini risparmiatori e a quelli impossibilitati ad adeguare il loro reddito. Non so se si fa ancora la giornata del risparmio, un po' una beffa considerato che il risparmio viene rosicchiato dall'inflazione e dall'imposta patrimoniale e se frutta un qualche interesse è gravato da imposte su un reddito che per i piccoli risparmiatori non arriva a compensare la perdita del potere di acquisto. Altro modo truffaldino di sfruttare pro fisco l'inflazione è quello di non aggiornare i limiti di reddito sotto i quali si possono avere benefici fiscali (detrazione per i figli, esenzioni dal ticket, ecc.). Così può capitare ad un pensionato che nel 1998 aveva una pensione ben al di sotto del limite previsto per le esenzioni dal ticket si trovi oggi ad avere superato tale limite per solo effetto dei parziali adeguamenti della pensione al costo della vita: ha potere di acquisto diminuito ma rischia di essere sanzionato


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come truffatore se non si accorge di essere diventato fiscalmente ricco a sua insaputa. Un'altra tassa occulta consiste nel trasferire sui privati i costi propri dello Stato, inteso nel senso più ampio di Servizio Pubblico, INPS compreso. Prendiamo per esempio la riscossione delle imposte. Per risparmiare (e meglio colpire) anni fa lo Stato ha delegato la riscossione delle imposte ai sostituti d'imposta. In questo modo lo Stato come ente spende meno, ma se si considera tutto il lavoro che grava sugli altri probabilmente Noi-Stato spendiamo di più. In un'azienda non avrebbe senso abolire un ufficio che costa 100 per assegnare il suo lavoro ad altri con costo complessivo 150 e meno efficienza, analogalmente se lo Stato risparmia 100 e fa pagare 100 in meno di imposte ma grava i cittadini di lavoro, spese, perdita di tempo per 150 non fa l'interesse di Noi-Stato ma solo quello dello Stato-padrone. Anni fa ai sostituti d'imposta fu fatto obbligo di provvedere anche al ritiro della denuncia dei redditi mod.730 e ad effettuare eventuali conguagli. Un'altra furbata per dissimulare un'imposta aggiuntiva. Non so se le cose stanno ancora così, ma so che il mio sostituto d'imposta - 'INPS non lo fa più. Prima avevo un servizio rapido e disponevo subito della certificazione "provvisoria" e mi inviava quella definitiva, ora devo rivolgermi a un Caf non altrettanto efficiente (altri saranno più organizzati ma anche più intasati), che invierà via web i miei dati all'INPS che effettuerà il conguaglio e li invierà all'Agenzia delle Entrate intestataria del modulo e destinataria finale. Magari l'INPS ha un costo in meno ma qualcun altro ha un costo in più e qualcuno ci guadagna, ma non certo NoiStato. Lo scorso anno dopo aver perso il mio tempo per compilare il mod.730 l'ho portato al Caf che bellamente non ha poi provveduto a inoltrare i dati nelle forme richieste ed io non ho avuto il conguaglio che mi spettava: si trattava solo di inserire in un computer per elaborare e trasmettere i dati da me forniti , cosa che potrei fare anch'io con maggiore sicurezza e senza perdere più tempo di quello che perdo per compliare il mod. 730 a mano, farne una copia, portarlo al Caf e tornare a riprendermi l'elaborato: basterebbe fosse fornito il programma adatto e poter scegliere se farlo da me o rivolgermi ad altri, valutando i costi. Mi viene spesso da chiedermi se tutte le complicazioni burocratiche inventate nel nostro Paese sono davvero necessarie o se servono


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principalmente per dar lavoro a Caf, commercialisti, avvocati e magari introiti extra a pubblici funzionari. Ora l'INPS, credo sempre per ridurre i costi, non invia più il mod. CUD: lo si trova in rete. Per carità, bella semplificazione: ma non tutti usano internet e, per quelli che l'usano, stampante, inchiostro, carta, tempo non sono sempre disponibili e sono comunque un costo supplettivo a quello del computer: un'altra tassa occulta. Alleluia! Alleluia! Finalmente ce l'ho fatta, finalmente sono ricco! Quest'anno non mi è arrivato e non mi arriverà CUD 2013. Non so cosa significhi l'acronimo, ma è la certificazione della pensione corrisposta e dell'imposte trattenute dall'INPS nell'anno 2012. Quest'anno per averlo ho dovuto cercarmelo nel sito www.inps.it, scaricarlo e stamparlo: meno male che il computer funziona, che ho da poco sostituito la stampante e cartucce e che ho ancora un po' di carta, altrimenti avrei dovuto sopportare spese o code presso non so chi. Così ora dispongo dei CUD 2013 mio e di mia moglie e facendo la somma dei nostri redditi annui imponibili ho superato quota 36151,98 euri: siamo ricchi! In realtà la mia pensione lorda non è aumentata rispetto all'anno precedente e quella netta è diminuita essendo aumentate non di poco le ritenute, ma quella di mia moglie è aumentata anche se non tanto da avere imposta superiore alle detrazioni spettanti. Ma non disperiamo: prima o poi con gli euri che prenderà potrà comprare la metà del poco che può comprare ora ma avrà la soddisafazione di pagare Irpef. Sta di fatto che ora siamo più ricchi e più vecchi, avremo più bisogno di cure mediche ma non saremo più esenti da tasse sanitarie (ticket). Nominalmente più ricchi, in realtà più poveri: gli adeguamenti delle nostre pensioni sono stati inferiore all'aumento dell'indice del costo della vita che da gennaio 1993 a dicembre 2012 è stato 63,1% mentre i 70.000.000 di lire considerati equi 20 anni fa sono diventati 36151,98 euri in base al cambio 1936,27Lit=1euro, applicato a pensioni e limiti ma non a frutta e verdura, carne e pesce, questo e quello. Pensando a queste cose m'irrita sentire un Monti parlare di "fedeltà fiscale", chiedere ai cittadini di essere onesti col fisco mentre il fisco è


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subdolamente disonesto con i cittadini: lo stesso importo non può essere congruo prima e dopo 20 anni di inflazione: o non lo era prima o non lo è dopo o non lo è mai. Rimane per me un mistero il criterio con cui vennero (vengono) fissati i limiti: magari perché il numero 7 è simpatico o perché qualcuno antipatico ha un reddito superiore o qualcuno simpatico l'ha inferiore, ma dispetto o favore lo si fa una tantum, poi il numero resta quello e chi è sopra paga e chi è sotto no e amen. Succede così che se la tassa fosse 100 euri, con un euro di reddito in più del limite il "ricco" la paga e il "povero" con un euro in meno no e così il povero sarà di 98 euri più ricco del ricco. Il bello è che il limite si applica al reddito famigliare, forse attribuendo il significato "ostacola" al verbo "agevola" usato nella Costituzione: "La Repubblica agevola con misure economiche [la famiglia .. fondata sul matrimonio]". Così mentre per un singolo o una coppia non unita in matrimonio si considera il reddito individuale, per le coppie regolarmente sposate si sommano i redditi di marito e moglie, cioè devono avere metà del reddito richiesto agli altri. Per questo mia moglie sta pensando di chiedere il divorzio, cosi almeno lei potrebbe beneficiare dell'esenzione dal ticket, visto che avendo un reddito troppo alto per essere a mio carico e troppo basso per essere capiente né io ne lei possiamo beneficiare di eventuali detrazioni per le sue spese mediche. Divorzio consensuale e spero solo formale. Lo strano mondo di Facebook Ne avevo sentito dir meraviglie e vi sono entrato, ho creato un mio profilo, come credo si dica. Sicuramente è colpa mia che non so usarlo come si deve, ma a me sembra uno strano, preoccupante mondo. Si diceva un tempo "chi trova un amico trova un tesoro" e il dizionario dice "Amico: Chi ha sentimenti di amicizia" e "Amicizia: Reciproco affetto tra due o più persone, generato da affinità spirituali e da stima." In facebook (fb) si trovano molti amici, alcuni ne hanno a centinaia, altri a migliaia. Io ne ho 13, tutte persone conosciute personalmente tranne una cui ho chiesto amicizia e due di cui ho accettato la richiesta: non mi hanno detto i motivi per i quali gradivano la mia amicizia ma io non ne avevo per rifiutarla a priori. Sono solo 13, ma non passa giorno che fb non


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segnali che qualcuno di questi "ha stretto amicizia" con qualcun altro. Quanto sia stretta questa amicizia non lo so dire. Un tempo si diceva "chi trova un amico trova un tesoro" e , per l'esperienza mia, concordavo appieno. Stando a fb, o moltissimi dispongono di moltissimi tesori o vi è moltissima inflazione e un amico in fb non vale quasi niente. Propendo per quest'ultima ipotesi. Se vale quanto dice il dizionario con un amico dovrebbe esserci reciproco affetto. In realtà mi pare che vi sia poco o niente affetto reciproco ma solo uno smanioso egocentrismo, un approffittare degli "amici" per mettersi in mostra. Nessuna reciprocità, ma solo richiesta di ammirazione: più amici si hanno e più è probabile che qualcuno si compiaccia con te, ti approvi, ti aduli, ti sia perfino amico: di ricambiare l'amicizia nemmeno pensarlo. In effetti con 500 o 1000 amici per prestare un po' di attenzione a ciascuno di loro la giornata dovrebbe essere di 48 o 72 ore. Così, per forza di cose, ti limiti a guardare solo quello che mettono (postano) "amici" che ti possono dare qualcosa magari accontentandosi di un "mi piace" oppure, per non perdere ammiratori, metti un "mi piace" a quelli che commentano quello che tu metti. Da quello che mi par di capire sono tutti amici ma con diverso grado: da quelli nominali (in pratica del tutto ignorati) ai superamici. Ogni amico può essere incasellato in un gruppo, ogni gruppo ha un grado specifico di amicizia e puoi riservare un trattamento diverso a ciascun gruppo ma anche ogni singolo "amico" può essere utile, ben accetto, tollerato o emarginato, a sua insaputa. In sostanza mi pare che in questo strano mondo gli "amici" o sono utili o ti utilizzano o sono ignorati: raramente sono amici. Ripeto, sarò io a non conoscere fb, a non apprezzarlo dovutamente, a non capire come funziona e a non utilizzarlo per quello che è: come se volessi usare una zappa per fare lavori di cesello o usare un cesello per zappare. Magari mi studierò approfonditamente le abbondanti istruzioni per l'uso (ci sono) e diverrò un mago di fb, ma per il momento mi pare che o io non faccio per Facebook o Facebook non fa per me. Lingue Nelle telecronache RAI del Giro d'Italia hanno rinunciato all'italiano scritto: solo inglese o italiese. Per ora c'è ancora scritto "Giro d'Italia Ficht


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for Pink" e "Maglia Rosa Group", ma la "testa della corsa" è diventata solo "Front of the Race" e la coda "Back of the Peloton". Non si vede più GPM o Gran Premio della Montagna, Traguardo volante, Classifica Generale, Classifica a punti, Previsioni Meteo, eccetera: tutti esclusivamente in inglese. Il nome dei corridori italiani è ancora in italiano ma per tutti è in inglese posizione in classifica e ritardo: "18° in Standings - Gap 5'30", anche se basterebbe un "18° a 5'30". Al giorno d'oggi per qualsiasi lavoro, accattonaggio compreso, è richiesta la conoscenza dell'inglese, ma per fortuna a Montebelluna richiedono invece la conoscenza del veneto. Magari alla Vuelta vedremo "la cabeza de la carrera" e al Tour "tête de la course", ma nel bel Paese é resa incondizionata dell'italiano: colonizzati, avremo The Lap of Italy. Emergenze Mi meraviglia che ci si meravigli che sia passato molto tempo prima che venissero chiamate le forze dell'ordine a fermare un energumeno in vena di strage. A parte il fatto che magari a quell'ora circolavano poche persone, che non è obbligatorio avere sempre con se un telefonino, che spesso la gente è scortesemente invitata a farsi i fatti propri, che magari ti denunciano per violazione della riservatezza (privacy) o per molestie (stalking), che se dici qualcosa di o a un nero al minimo sei razzista, che puoi avere legittimamente paura di essere oggetto di vendetta o di essere coinvolto in una macchina giudiziaria autoreferenziale che se ne frega di te e tendenzialmente trova comodo incolpare chi è a portata di mano (l'aggredito che si difende e non scappa piuttosto che l'aggressore fuggito), a parte ogni altra possibile motivazione logica, può essere capitato ad altri com'è capitato a me di chiamare il 112 ed essere invitato magari non gentilmente a chiamare il 113 (o viceversa) o qualche altro numero, scoraggiandomi da ogni buona intenzione. Vedendo i telefilm USA par di capire che colà basta fare il 911 segnalando l'emergenza qualunque essa sia e non capisco perché qui non sia possibile fare altrettanto e si debba valutare quale dei molti numeri (112, 113, 115, 118 o 117, 1515, 1530, 1500, 1518, 1522, 1544, 1525, 1533) fare: nei paesi europei dovrebbe essere 112, ma non so se in Italia serva per qualsiasi emergenza o solo per chiamare i carabinieri e non so se sono il solo a non saperlo.


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Coppie Ho letto (qui) che la Camera ha deciso di estendere l'assistenza sanitaria integrativa a "spose" di deputate e "sposi" di deputati. Ho sempre sentito dire che leggi ad personam e conflitto d'interessi sono cose abominevoli, ma forse non è così se riguardano un Ivan o una Paola e non un Silvio. Siamo in periodi di vacche grasse e come dice il proverbio "Melius abundare quam deficere", niente di male se si da a chi già ha, tanto ce n'è per tutti. Si dirà che l'assistenza integrativa i deputati se la pagano con i propri soldi, sorvolando sul fatto che i loro soldi sono soldi nostri che si sono graziosamente assegnati sicuramente anche considerando le ritenute da farci pagare loro tramite. Forse siamo i soli, ma mia moglie ed io non abbiamo alcuna assistenza sanitaria integrativa, anzi per le sue spese sanitarie non abbiamo nemmeno gli usuali sgravi fiscali perché ha reddito troppo alto per essere a mio carico sebbene troppo basso per avere imposta capiente per detrazioni. Pretendere lo stesso trattamente degli "eletti" forse sarebbe troppo, ma magari si potrebbe avere almeno l'assistenza ordinaria, quella che pare spetti a qualsiasi persona per il solo fatto di trovarsi anche casualmente sul suolo italico. Ma contrariamente a queste persone, noi - avendo pagato per decenni contributi e imposte come anche i nostri genitori avevano fatto - abbiamo una pensione ciascuno e siamo tenuti a pagare la tassa sanitaria, il ticket, per due motivi: 1. Non siamo coppia di fatto ma legalmente sposati da oltre 50 anni e quindi il reddito familiare di riferimento è dato dalla somma dei nostri redditi. 2. La somma dei nostri redditi supera il limite di 36151,98 € lordi annui. Se non fossimo sposati nessuno di noi due supererebbe il limite, mentre la somma che nel secolo scorso era ben al di sotto di 70 milioni di lire lorde annue ora supera gli equivalenti 36151,98 € (70000000/1936,27) per effetto dell'adeguamento al costo della vita, inferiore al reale aumento per le pensioni ma inesistente per il limite. Per quanto poco le pensioni salgano se il limite resta fermo è inevitabile che prima o poi venga raggiunto.


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Considerato che tutti dicono di amare e osservare la Costituzione Italiana, nel testo in mio possesso devono esserci degli errori perché trovo: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Evidentemente manca un non prima di !riconosce" e di "agevola", a meno che con "matrimonio" nel linguaggio dell'epoca s'intendesse "coppia di fatto" o magari "coppia di fatto omosessuale" che però forse contrasterebbe con "famiglie numerose". In questo caso "adempimento dei compiti" sarebbe un altro errore, perché per le coppie unisex sento sempre parlare solo di "diritti". Chissà s'è impegno più gravoso e meritevole il crescere tre figli o il partecipare tutti gli anni alla sfilata gay: io non conosco il secondo. Filastrocca L'umanità è fatta di donne e uomini. Il cariotipo umano è di 46 cromosomi. I cromosomi vengono 22+(X o Y) da padre e 22+X da madre. Solo un uomo e una donna (padre e madre) possono generare figli. Senza figli l'umanità si estingue. I figli per almeno 4 o 5 anni necessitano di cure. La cura dei figli richiede tempo dei genitori. Più sono i figli più è richiesto tempo. Per avere più tempo si devono unire le forze. Per unire le forze i genitori devono restare uniti. perché restino uniti hanno inventato il matrimonio. Il matrimonio così mira a garantire la sopravvivenza della specie. Se non serve alla sopravvivenza della specie è inutile il matrimonio. Il matrimonio è felice se un uomo e una donna si amano. Se si amano un uomo e un uomo o una donna e una donna il matrimonio magari è felice ma resta inutile. Se è inutile alla società eventuali "agevolazioni e provvidenze" sono sprecate. Se sprecate non sono spettano anche quando si amano uomo&cane, donna&gatto, uomo&falco, donna&canarino e magari anche uomo&auto, donna&moto, eccetera. Bimbi Da qualche tempo sento dire di maestre d'asilo che maltrattano i piccoli loro affidati. Sicuramente ci saranno maestre troppo manesche, non


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lo so. Non voglio e non spetta a me giudicare i singoli casi, ma non vorrei che si esagerasse. I bimbi sono bimbi e spesso fanno cose che non dovrebbero fare e non basta dirgli di non farle e magari sono troppo piccoli per capire quello che gli si dice o troppo ostinati per non insistere comunque. Se un bimbo si avvicina pericolosamente ad una rampa di scale o prende una sedia per salirvi in un terrazzino o va in bagno a pasticciare con l'acqua della tazza, magari la prima volta gli si dice di non farlo, ma lui insiste e allora lo si trascina a forza lontano dal pericolo, se ancora insiste credo che non rimanga altro che punirlo facendogli un po' di male per il suo bene. Se un bimbo sfugge dalla sorveglianza della maestra d'asilo e scappa dalla sala dove sono tutti gli altri, si espone a pericoli che la maestra non può più evitargli e a mio parere non può far altrimenti di quanto detto e così anche quando non corre pericolo ma getta cartacce, picchia i compagni o fa cose che sarebbe bene non facesse né da bimbo né da adulto. Magari genitori che affidano i loro bimbi ai nonni, alla bambinaia o all'asilo per gran parte del tempo e se ne curano solo per coccolarli, accontentarli o farli divertire, non si sono mai trovati in quelle situazioni e non capiscono oppure i loro sono buoni figli ubbidienti. Certo non tutti sono bravi genitori o maestri, certo qualcuno trova meno faticoso usare le maniere forti e qualcuno lo fa perché esasperato, affaticato oltre i limiti della sua sopportazione. Non so come stanno le cose, so solo che mia nipote l'unica volta che ha avuto uno schiaffo da sua mamma fu quando, bimba, sfuggitale di mano è corsa pericolosamente verso la strada trafficata: è stata la sola volta che l'ha fatto. Detrazioni Leggo: "è previsto un forte potenziamento dell’attuale regime di detrazioni fiscali che passerà dal 55% per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici (detrazione in scadenza il 30 giugno prossimo) al 65%, concentrando la misura sugli interventi strutturali sull’involucro edilizio, maggiormente idonei a ridurre stabilmente il fabbisogno di energia." Dovrei esultare: la mia casa necessiterebbe di un intervento del genere e dovrei essere felice di spendere poco più un terzo del necessario. Ma c'è un problema. Oltre alla casa dove vivo ho solo reddito di pensione di 490 euro mensili.


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Con quel reddito non si ha imposta sufficiente nemmeno per beneficiare interamente delle detrazioni spettanti a tutti i pensionati, figurarsi se ne ho per detrarre 1/10 di qualsiasi altra somma. Anche mio marito ha una pensione e paga imposta e potrebbe sostenere le spese. Ma l'ha già fatto una volta quando abbiamo dovuto sostituire il tetto in eternit: ha sostenuto la spesa e ha indicato sul mod. 730 la detrazione spettante. Non solo non l'ha ottenuta ma è stato anche sanzionato per averla indebitamente chiesta: il mio reddito pur talmente basso da non dovere imposta è troppo alto perché possa essere a suo carico e pur essendo fisicamente conviventi non lo siamo fiscalmente avendo lui altrove residenza anagrafica: pertanto non gli spettano le detrazioni delle spese da lui per me sostenute. La notizia che chi è abbastanza ricco può avere ulteriori agevolazioni con le imposte pagate da mio marito non mi consola, anzi: a meno di essere assolutamente certi di poter beneficiare delle detrazioni non faremo alcun intervento. "El can scotà dal'aqua calda ga paura anca del'aqua freda" diceva mia nonna. Ignoranza Ammetto la mia ignoranza e la mia ignavia a porvi rimedio. Io suppongo che, in Italia, chiunque riceva denaro per cose o servizi forniti sia tenuto a rilasciarne ricevuta, scontrino o fattura, detraibile o no che sia. Ma penso di sbagliarmi, in particolare penso che a questo obbligo non siano soggetti gli stranieri che pare godino di una specie di extraterritorialità, almeno quelli che hanno su di se quello che vendono: venditori ambulanti, venditori tatuatori massaggiatori da spiaggia, prostituti e prostitute, spacciatori di droga, ecc.. A quanto ne so nessuno di loro lascia ricevuta o accetta pagamenti bancomat: siccome quasi sempre il loro commercio è fatto in piena vista senza che alcuno lo impedisca ne deduco che sia legale. So che la legge non ammette ignoranza, ma ho rinunciato a conoscerla perché troppo complicata, contradditoria, ambigua, ingannevole, volubile per me e forse per tanti: ho l'impressione che molte norme siano fatte per non essere osservate o per non essere capite e consentire interpretazioni variabili e contrarie, furbizie ai furbi, parcelle ad avvocati, lavoro a magistrati. E così resto nella mia ignoranza e vado a buon senso, pur sapendo che buon senso, logica e equità quasi mai coincidono con legalità.


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E il buon senso mi dice che se un negoziante non mi da lo scontrino o l'artigiano non mi da fattura è perché lui sa che per qualche comma o sottocomma o altro non è tenuto a farlo e io non lo so: lui tratta di quello tutti i giorni e io no e fino a prova contraria devo ritenerlo innocente, ossia onesto. Chiedere quello che lui non mi deve e che a me non serve sarebbe mostrargli la mia ignoranza, la mia inesperienza, la mia diffidenza: non lo faccio. Giudici Chi fa sbaglia, chi sbaglia paga. Ci sono persone che non fanno e non rischiano di sbagliare e giudicano gli errori di quelli che fanno e possono sbagliare. Possono essere quei pensionati che passano molto tempo dove poter vedere e giudicare il lavoro altrui: guardano e solitamente criticano, gratuitamente e senza recare danni o vantaggi. Possono essere quei magistrati che passano parte del tempo in tribunale e giudicano chi facendo il proprio lavoro potrebbe avere sbagliato: giudicare e condannare per eventuali errori è il loro lavoro, lautamente pagato per la grave responsabilità di procurare ingiusti vantaggi o ingiusti danni. Ma di questa responsabilità non ne rispondono a nessuno. Anche giudicare é fare e chi fa sbaglia e chi sbaglia paga: magistrati esclusi? Diritti Invocano, vogliono, pretendono una legge contro l'omofobia. • Omo - primo elemento di parole composte, con il sign. di “simile”, “uguale”: omonimo, omologo (Gabrielli) • fobia - secondo elemento di parole composte con il sign. di “paura”, “avversione”, “ripugnanza”: agorafobia, claustrofobia (Gabrielli) Stando all'etimo sarebbe una norma contro la "paura del simile" (omofobia) o, per contrazione, "paura degli omofili" (omofilo-fobia). "Il coraggio, uno non se lo può dare" e non può togliersi la paura, chi l'ha non va punito ma aiutato. Una norma contro l'omofilo-fobia é contro i comportamenti degli omofili che mettono paura all'omofobo (occhiate, toccamenti, proposte). Non credo sia questo quello che pensano di ottenere, ma una norma contro i comportamenti che mettono paura all'omofilo, contro chi mostra


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odio nei loro confronti, cioè contro la miso-omofilia, • miso-primo elemento di parole composte che indica odio, avversione verso la persona o la cosa espressa dal secondo elemento: misogino, misoneismo) (Gabrielli) spero accompagnata da norme contro xenofobia sessuale e misoxenia sessuale, se posso usare questi termini per indicare la paura o l'odio verso chi è di sesso diverso. Esibiscono orgoglio omosessuale vantandosene. Magari mi sbaglio, ma penso che in realtà non ne siano affatto orgogliosi altrimenti non lo chiamerebbero gay pride o orgoglio gay: uno orgoglioso della sua medaglia non la chiama patacca ma medaglia, uno orgoglioso di essere omosessuale non direbbe che è gay ma esplicitamente che è pederasta, sodomita per farsi capire in Italia o magari frocio, checca o altro per potersene vantare localmente o queer, fag, sodomite, bugger se proprio preferisce l'inglese. Se il tono non è offensivo non è un'offesa usare questi termini: un professore si offende se lo chiamano professore solo se il tono lascia intendere che non lo si ritiene degno del titolo. Congenita o acquisita l'omosessualita è comunque una anomalia, se fosse la normalità non esisterebbe l'umanità secondo natura: qualcosa non usuale ma non talmente positiva o negativa da esaltare o deprecare. Invocano, vogliono, pretendono il matrimonio se vietato, mentre sempre meno gente cui è permesso accetta questo vincolo. Lo ritengono un loro diritto. Ma quale diritto? Quello di un condiviso appagamento di personali sentimenti, piaceri e interessi nessuno glielo nega. Quello di fare insieme figli e metter su famiglia? È biologicamente impossibile. Quello di potere assistere il compagno o la compagna, di ereditare i suoi beni o di farlo erede? Non necessita il matrimonio, bastano leggi che lo riconoscano. Quello di avere gli stessi benefici che lo Stato riconosce alle coppie legalmente sposate? Non sono molti e anzi sono più le penalizzazioni, tant'è vero che molti non si sposano per non essere penalizzati. Il trattamento in caso di malattia è più vantaggioso per i non sposati che per gli sposati, i primi possono essere esentati dalla tassa se il reddito di ciascuno non supera il limite fissato, i secondi solo se quel limite non è superato dalla somma dei loro redditi. Un vantaggio degli sposati è la pensione di reversibilità, più che giustificato specialmente per il passato quando c'erano più figli e un coniuge non poteva non dedicarsi alla


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famiglia e permettere all'altro di procurare lavorando il reddito ad essa necessario: il reddito del secondo era permesso dal lavoro non retribuito del primo che non aveva reddito e pensione propri. In ogni caso le agevolazioni alle coppie sposate non sono che un limitato indennizzo per i doveri che esse si assumono (o si assumevano) con il matrimonio, un diritto contemplato dalla "Dichiarazione universale dei diritti umani" (art.16.3 - La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato) e dalla Costituzione Italiana (Art. 31. - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose). A me pare che ci voglia una buona dose di impudenza e di egoismo per affermare che una coppia omosessuale sia "il nucleo naturale e fondamentale della società". Soccorso «La soccorrevo, tutti guardavano e nessuno mi aiutava». Poi la beffa: furgone sequestrato e alcoltest. Vent'anni fa, invece, caricò una ragazza ferita in auto e la portò in ospedale. Rischiò di finire sotto accusa. Ha tutta la mia ammirazione, ma sinceramente mi auguro di non trovarmi mai in una simile situazione. Se c'è un incidentato cosa faccio? Se non faccio niente è omissione di soccorso, ma come posso io soccorrere qualcuno? Non so assolutamente nulla né di pronto soccorso né di medicina: devo ritenerla una mia colpa grave? Ma anche se pensassi di saperne qualcosa non posso essere sicuro di non recare più danno che bene e per il poco che ne so è doveroso lasciare fare a chi ne è esperto. E allora? Dovrei chiamare il 118 ma non ho mai con me un telefonino: è forse obbligatorio averlo, sono punibile anche per questo? Mettiamo sia una strada fuori mano, che non ci sia nessun altro e che anche l'infortunato non abbia telefonino o che comunque io non lo possa o sappia usare (altra grave colpa?): mi fermo, lo guardo, prego , aspetto che passi qualcuno che sappia cosa fare? Mettiamo che pensi ci siano pochissime possibilità che qualcuno passi, che dopo un minuto, due, tre , cinque non arrivi nessuno: sto lì ad aspettare senza far altro che guardare o cercare di rincuorare il malcalpitato


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(se cosciente) e sperare? Potrei andare a cercare aiuto, potrei tentare di portare il ferito al più vicino ospedale se sapessi dov'è, potrei fare quello che mi chiede il ferito se ne è in grado, ma credo che sarei ritenuto colpevole di omissione di soccorso o di procurate lesioni o comunque di qualcosa previsto da qualcuna delle tante leggi che non conosco. Non saprei proprio cosa sarebbe giusto fare. Ieri e oggi Cause della crisi e caduta dell'Impero romano d'Occidente. Le cause interne furono varie: l'anarchia militare e i conflitti interni tra i vari pretendenti al trono nel III e nel IV secolo, che distrussero l'unità imperiale; la crisi economica, con l'inflazione e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere l'esercito e la burocrazia imperiali) che salirono a livelli molto alti ed i commerci che diminuirono sempre di più, indebolendo notevolmente la struttura economico-produttiva ed accentuando la disuguaglianza sociale nei territori dell'impero; lo stato di abbandono e spopolamento di città e campagne, che costrinse inoltre molti imperatori ad apporre leggi che anticipavano il Medioevo (come l'obbligatorietà dei cittadini a svolgere il mestiere dei loro padri); la perdita del carattere romano che secoli prima aveva formato soldati disciplinati e induriti da mille battaglie, capaci di conquistare tutta l'area mediterranea, ma che durante il periodo imperiale era progressivamente svanito, al punto che gli stessi comandanti delle legioni preferivano arruolare i loro soldati nelle province o fra i barbari (indifferenti alla tradizione dell'unità dell'Impero) piuttosto che fra le genti italiche. Mutatis mutandis, sembra si parli dell'Italia di oggi: crisi economica, con l'inflazione e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere la burocrazia), i commerci che diminuiscono sempre di più, la perdita del carattere italiano progressivamente svanito, al punto che gli stessi presidenti del consiglio preferiscono arruolare i loro ministri fra stranieri naturalizzati (indifferenti alla tradizione dell'Italia) piuttosto che fra le genti italiche. Non se n'abbia la signora Kyenge: lei è felicissima di essere italiana, ma io non sono entusiasta di essere cittadino di un Paese razzista che non tutela le minoranze ma le privilegia, discrimina a loro favore. La signora mi è anche simpatica, ma dubito che se non fosse nera e donna sarebbe


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ministra, pur con tutte le altre sue qualità e competenze. Mi piace anche per come ha reagito alle offese. Non sono più gravi di altre analoghe fatte ad altri, ma c'è sempre la storia del razzismo: se dico cocomero a lei è o è ritenuto più grave che se lei lo dice a me, a prescindere dalla somiglianza. Non capisco però come possa sentirsi italiana: se - come sostiene - è cittadino italiano chi nasce in Italia chi nasce nel Congo é cittadino congolese; essere l'uno e l'altro o poter scegliere secondo convenienza mi pare un privilegio da cui la stragrande maggioranza degli italiani è esclusa per essere nata e vivere Italia. Considerare italiano chiunque per caso o per calcolo si trovi a nascere su territorio, nave o aereo italiano è una violenza alla nazione italiana: anche se ha la stessa cittadinanza può non essere considerato connazionale. Non si tratta di razzismo, nulla c'entra il colore della pelle, l'aspetto fisico. Nazione è una comunità avente la stessa origine territoriale, storia, lingua e cultura: vi sono Stati plurinazionali e altri uninazionali e il nostro è uno Stato uninazionale, dove c’è un’omogeneità di tradizioni, di costumi. Savalguardare l'identità nazionale non può essere considerato razzismo e chi vuole essere cittadino italiano dovrebbe rispettarla: non sempre avviene, mai solo per nascita nel territorio. Cassazione Non mi pare che questa faccenda della Corte di Cassazione abbia giovato al prestigio, a parer mio già piuttosto basso, della magistratura. Magari è ineccepibile "in punto di diritto" e dal punto di vista partigiano, ma dal mio punto di vista direi che è penosa. Già all'apparire di quei cinque signori istintivamente non mi rallegrava l'idea che il destino ultimo di noi italiani potesse dipendere da quel quintetto: come quando si vede per la prima volta qualcuno e ancor prima che apra bocca lo si ritiene simpatico o antipatico, degno o indegno di fiducia. È un'impressione quasi sempre passeggera, soggetta a verifica e a cambiamento, ma conta. Questa volta quella prima impressione è stata confermata nel sentire l'intervista rilasciata dal presidente del collegio giudicante, a prescindere da quello che diceva: un parlare poco accurato, quasi dialettale (u capo, loggica). Ma quello che più mi turba è quello che ha detto. Dalla lettura della sentenza ho appreso con stupore che i giudici d'appello sono degli incopetenti che non conoscono nemmeno la legge e comminano cinque anni di interdizione dai pubblici uffici quando, a detta


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della Cassazione, la legge per il reato attribuito all'imputato ne prevede al massimo tre. Dall'intervista apprendo che non si può condannare uno "perché non poteva non sapere" ma solo perché certamente sapeva in quanto Tizio, Caio e Sempronio testimoniano in tal senso. Ammettendo pure, come fanno i benevoli, che il giudice non si riferisse al caso specifico ma parlasse da professore di diritto di un caso teorico il problema rimane: passando dalla teoria alla pratica i giudici di secondo grado hanno avuto conferma da Tizio, Caio e Sempronio che l'imputato sapeva perché glielo avevano detto o no? Se tali testimonianze ci sono l'imputato è stato condannato perché a detta dei testimoni sapeva, se non ci sono è stato condannato perché "non poteva non sapere". E a detta del giudice di Cassazione questo non può essere. Non so cosa esamini la Cassazione, ma se i giudici di primo e secondo grado non si sono comportati come nella lezione teorica del professore di diritto avrebbero dovuto comportarsi penso che il giudice di Cassazione avrebbe dovuto cassare le loro sentenze. O no? Tre gradi La perfezione non è di questo mondo, ma tre gradi di giudizio assicurano la giustizia più giusta possibile, si dice. Magari basterebbe un solo grado di giudizio, se il giudice fosse assolutamente preparato e giusto. Ma anche i giudici sono uomini o donne e possono sbagliare: opportuno quindi un giudizio d'appello e sottoporsi al giudizio di giudici sperabilmente più preparati e giusti dei precedenti. Ma anche questi sono uomini o donne e possono commettere qualche errore e l'operato dei giudici di primo e secondo grado va sottoposto al giudizio dei giudici di terzo grado che dovrebbero cassare i giudizi precedenti se sono viziati da errore. Tutto questo fa sì che le cause durino molto tempo, che giudici ed avvocati giustifichino la loro esistenza e il loro reddito, ma non garantisce una giustizia giusta. Se il primo giudice è un somaro la prima sentenza sarà sbagliata, ma se è un somaro anche il secondo giudice che conferma quella sentenza e il terzo che la rende definitiva la sentenza non diventerà solo per questo giusta. È sperabile che almeno uno dei tre sia giusto, ma non è garantito. Se il


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primo giudice non si preoccupa molto di essere giusto pensando che se sbaglia rimedierà il secondo e lui non dovrà in nessun modo rispondere del suo errore è da ritenere che non gl'importerà molto di essere giusto. E così pure per il secondo mentre il terzo magari starà più attento perché più nessuno può rimediare al suo errore ma sa che se anche sbaglia a rimetterci sarà solamente il condannato e lui potrà continuare a godersi il suo stipendio con al massimo qualche rimorso di coscienza, se ne ha una. Evidentemente è più improbabile che in un collegio giudicante tutti siano somari ma non è escluso che possa esserlo la maggioranza. Magari potrebbe bastare un solo grado di giudizio se quel giudice si assumesse tutta la responsabilità che gli spetta e ne rispondesse di persona in caso di errore: il condannato ingiustamente lo cita presso un altro giudice che può condannarlo alle stesse pene ingiustamente inflitte e effettivamente patite in beni e libertà. Sicuramente i magistrati diranno che così si attenta alla loro indipendenza, che un giudice nel timore di sbagliare non emetterà sentenze: anche un ingegnere può temere di dovere pagare se crolla un ponte da lui progettato, ma se per questo decide di non progettare più niente cambia mestiere. Lo stesso dovrebbero fare i giudici senza pretendere di essere retribuiti per quello che non fanno. Addio, mondo Non si dovrebbe morire, a quattordici anni; non si dovrebbe pensare di poter morire, a quattordici anni; non si dovrebbe pensare di voler morire, a quattordici anni: a quattordici anni non si dovrebbe nemmeno pensare di dovere morire un giorno. Ma oggi ogni giorno tutti vedono morti vere e morti per finta, tante, indistinguibili, di giovani, di vecchi, di neonati, di non nati, volontarie, involontarie, subite, procurate a altri o a se stessi: basta accendere la TV. Nella vita s'incontrano mille avversità, si dovrebbe non considerarle insuperabili, lottare per vincerle, confidare nel futuro, specialmente se sono le prime, specialmente se si è giovani, molto giovani. Chissà se a quattordici anni si sa già di essere omosessuali. Forse se non se ne parlasse continuamente, a quattordici anni magari non si saprebbe nemmeno dare un nome a qualcosa che si intuisce ma non si conosce, forse i coetanei nemmeno noterebbero la diversità. Ma oggi di


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omosessuali tutti ne parlano, oggi, pare, a quattordici anni si deve fare esperienza e per forza sapere da che parte si sta. Magari uno non è omosessuale ma solo balbuziente e i compagni lo prendono in giro per il suo balbettare, magari pensa di farla finita per questo, magari pensano subito ad una legge contro la balbusfobia. O magari è preso in giro solo perché non gioca bene a pallone o a briscola, soffre di ludofobia come altri soffrono di claustrofobia, agorafobia, omofobia (ha paura del gioco come altri hanno paura dei luoghi chiusi o aperti o degli omosessuali) ed egli si sente diverso e vuole lasciare questo odiato mondo dove tutti adorano giocare a pallone o a briscola e qualcuno penserà ad una legge contro la ludofobia. Magari non è omosessuale e s'innamora di una ragazza e questa nemmeno lo guarda o magari per un po' lui le va ma poi se ne stanca ed egli pensa che senza di lei non valga la pena di vivere. Ci sono mille motivi perché si possa pensare che non ne valga la pena, ce ne sono diecimila perché si possa pensare che la valga. Un tempo per il credente era peccato il suicidio: magari si finiva di soffrire in questa terra ma per cominciare a soffrire all'inferno. Oggigiorno non esiste più né paradiso né inferno, non si sopporta nulla nella speranza di un bene futuro e tutto si può fare senza temere un futuro castigo: se qualcosa non va meglio farla finita, senza speranza e senza timore. Forse non servono leggi contro le varie fobie (contro le paure?) ma insegnare ad accettare le diversità, sopratutto da parte dei diversi. E invece sembra che ci sia la tendenza opposta: neri, ebrei, donne, omosessuali si vogliono non uguali agli altri ma più uguali, più tutelati dalla legge, diversi. Dieci buoni motivi La Costituzione della Repubblica Italiana • Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare. • Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.


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Questo dice la Costituzione, ma quelli che la agitano, la sventolano, la proclamano intangibile e la più bella del mondo non lo sanno e nessuno la osserva, anzi viene fatto di tutto per evitare la formazione della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Per rendersene conto leggere i " Dieci buoni motivi per non sposarsi in Italia" Non so se quelli che pretendono il matrimonio stilnovo conoscono gli svantaggi riservati agli sposati, ma se alla fine quello sarà sicuramente faranno cambiare le cose: loro possono, a loro nulla va negato e speriamo che quello che sicuramente otterranno valga anche per gli altri coniugi. Equità all'italiana Sarà per l'evoluzione della lingua che "matrimonio" da uomo+donna diventa A+B che possono essere qualsiasi cosa, che "ricco" diventa chi era vent'anni fa sotto un limite di reddito e ora supera vivendo peggio di allora, che "equo" non ha più niente da spartire con giusto. Se A guadagna e lavora il doppio di B, per equità deve pagare più del doppio d'imposta; se paga più del doppio d'imposta ha diritto a meno della metà dei servizi; sempre che dichiarino onestamente il proprio reddito. Se invece B guadagna il doppio di A ma ne dichiara la metà viene premiato con la riduzione delle tasse sui servizi e altri benefici, un bell'incentivo all'evasione. Si dice e si ripete che l'evasione fiscale italiana è la più alta del mondo o quasi, però si ostinano a considerare la dichiarazione dei redditi la base su cui calcolare con equità benefici e agevolazioni, col risultato che l'onestà è doppiamente punita e la giustizia va a farsi benedire. Per equità chi ha un reddito che supera di un euro il limite deve contribuire alle spese pubbliche con ben più di un euro in più di chi quel limite non supera: in pratica va sotto il limite ma senza averne i benefici. Si dice e si ripete che si deve rivedere il catasto, ma si continua a volere far pagare le tasse sulla casa in base a quei redditi catastali che considerano falsi. Così capita che chi a torto o a ragione ha avuto la sfortuna di avere la rendita valutata più di 750 euro, secondo qualcuno dovrebbe pagare l'IMU dopo avere pagato finora più di chi ha avuto la fortuna di averla valutata a meno di 750 euro, che per equità ne sarebbe esente. Anche ammettendo che i redditi catastali siano assolutamente congrui è sicuramente equo - nel significato di ingiusto - che chi ha un


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appartamento con reddito catastale 751 paghi una caterba di euro di IMU mentre se è 749 non paghi niente. Se l'IMU è un'imposta patrimoniale - e non c'è dubbio che lo sia allora si dovrebbe basare esclusivamente sul valore reale del patrimonio senza intromissioni di variabili estranee quale il reddito dichiarato (a sua volta incerto). Penso che l'unico fattore compatibile è il numero degli abitanti: diverso è disporre di 100mq in dieci o in uno. Però, considerato che i politici si riempiono la bocca di "meno fortunati", "classi meno abbienti", "persone più sfavorite" e via così, mi viene in mente il caso di una signora che ha una pensione di 480 euro mensili e un appartamento di 80mq, costruito intorno al 1970, con rendita catastale di 800 euro. Secondo alcuni geni quell'appartamento è un immobile di lusso. Si prendono il lusso di definire lussuoso un appartamento con infissi di plastica, in un condominio di 25 tra appartamenti e miniappartamenti, situato al limite di un comune di 4000 abitanti, restaurato e reso un po' decoroso addebitanto alla signora 20000 euro, che non ha potuto minimamente detrarre dalle imposte per incapienza. Essendo lontano dal centro ha in compenso un bel prato che costa un occhio mantenerlo decentemente. A me pare del tutto equo - nel senso suddetto - far pagare l'IMU a questa ricca signora. Ricchi e poveri Quando ai strapagati politici e burocrati, abituati a non badare a spese e sprecare denaro proprio e altrui, capita di dover trovare altri soldi o spendere meno, prima o poi pensano ai pensionati, i quali, abituati invece a badare alle spese, riuscendo a vivere con poco possono benissimo vivere anche con meno. L'adeguamento delle pensioni non consente di comprare oggi quello che compravano cinque anni fa, spendono sempre di più per comprare sempre meno e sono considerati sempre più ricchi e più tassati, grazie anche a parametri reddittuali fermi da vent'anni. Ma anche lo Stato spende sempre di più, molto di piu del pensionato: se quello che costava 100 costa 110, il pensionato può spendere solo 109 mentre lo Stato spenderà 120 e tasserà di conseguenza. Per consentire gli abituali sprechi e lauto stipendio a chi li fa, non bastando aumentare i tributi vigenti magari combiandone il nome ed inventarne di nuovi, si pensa di bloccare gli adeguamenti pensionistici: un'imposta comoda, che non comporta scioperi, che potrebbe


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automaticamente crescere di anno in anno con l'inflazione. A chi la fa pagare può sembrare un'imposta equa e sopratutto gli consente di mantenere per sè un reddito dieci, venti volte quello di chi la paga. Dicono che chi ha una pensione X volte il minimo, dovrebbe fermarsi lì e aspettare che diventi pari al minimo: questione di equità. Non importa se per avere quella pensione si sia impegnato ed abbia lavorato X volte più del minimo. Dicono che per equità generazionale i vecchi non dovrebbero essere preferiti ai giovani. Non importa se quando erano giovani non sapevano di lavori per soli stranieri, accettavano il lavoro che c'era o si spostavano altrove se non c'era, lavoravano 48 ore settimanali per 48 settimane all'anno (considerando ferie e festività), iniziavano a 14-15 anni guadagnando poco, ma erano fortunati perché quel poco non lo dovevano spendere in sfizi e telefonini Non importa se volenti o nolenti hanno destinato parte del guadagno non a soddisfare piaceri immediati ma necessità future, se chi si sprecava in promesse ha sprecato anche il loro denaro. Chi non è ricorso al trucco truffaldino (magari suggeritogli da sindacati o patronati) di aumenti fittizi di retribuzione negli ultimi anni lavorativi può anche pensare che la sua pensione è adeguata ai contributi versati e che lo stipendio che prendeva se lo meritava e che comunque era solo una questione tra lui e il suo datore di lavoro privato. Solo se fosse stato pagato con pubblico denaro la questione riguarderebbe tutti i cittadini che magari vorrebbero retribuire i propri dipendenti secondo il loro merito e le proprie possibilità e, visto che lo Stato si è impegnato a pagare assegni sociali e minimi di pensione, a quelli dovrebbero essere parametrati stipendi e pensioni pubbliche: se non vi sono soldi per gli uni non possono esserci per gli altri. Ma se per equità si ritiene di non considerare regole e contributi passati, magari per equità si dovrebbe allora considerare la situazione presente. Con la pensione di Tizio pari a X volte il minimo + 2 euro vivono lui e la moglie, vale quindi come due pensioni di metà importo e non andrebbe bloccata. Ma evidentemente così si andrebbe contro la nostra bellissima Costituzione che per un errore tipografico recita "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia", mentre nell'originale sta sicuramente scritto "La Repubblica NON agevola ..."


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Calvario Chi per mestiere riscuote imposte e tasse non può che dire quello che dice, come chi per mestiere scassina casseforti non può che dire peste di chi fa casseforti poco scassinabili. Chi dice ai cittadini che è un dovere pagare i tributi, dovrebbe sentire almeno il dovere di rendere il pagamento il più agevole possibile: un esborso di denaro magari doloroso, non una via crucis. «C’è bisogno di dire una parola forte e certa, di affermare che l’elusione e l’evasione fiscale non sono compatibili con la nostra economia e con nessun sistema veramente democratico», se i tributi sono giusti: non pagare il giusto è delittuoso quanto pretendere più del giusto. Essere trattati da contribuenti e pretendere il pagamento di imposte e tasse va bene, ma non va assolutamente bene essere trattati come marionette e non poter sapere fino al giorno prima se, quanto e come si deve pagare. Può essere che il mare di norme complicate nel quale i cosidetti furbi nuotano abilmente mentre tutti gli altri rischiano di affogare non sia dovuto all'incapacità degli addetti a fare regole semplici e chiare ma alla volontà di dare un lavoro a dipendenti pubblici, commercialisti, patronati, caf, avvocati rendendo necessari lavori inutili, un costo, uno spreco di denaro e di persone, uno spreco di risorse che potrebbero invece essere utilmente impiegate. E forse non solo a quello: più gli adempimenti sono complicati più la gente sbaglia, viene sanzionata e paga. E lo Stato ci guadagna, se si pensa che lo Stato non siano i cittadini tutti. Se invece si pensa che lo Stato non sia solo politici e burocrati allora si capisce che un'ora inutilmente persa da un cittadino qualsiasi per un adempimento burocratico evitabile è un'ora persa dallo Stato, uno spreco. E a molti cittadini che faticano a far quadrare il bilancio familiare non va che i loro soldi vadano sprecati: chissà se chi evade le imposte impedisce solo ai cittadini di pagarne di meno o ai governanti di sprecarne di più; finora ho sentito di miliardi di imposte evase recuperate ma mai di conseguente riduzione di imposte da pagare. Ammettendo sia giusta un'imposta non capisco perché mi devo tormentare per conoscere se, quanto, come, quando pagarla. Per complicare ancor più la vita alla gente e rendere indispensabili burocrati e contro burocrati l'impegno più grande dei nostri amministratori è quello di cambiare nome alle cose. Io nella vita ho cambiato vari lavori ma ho


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sempre mantenuto il mio nome, l'Italia ha cambiato governi, alleanze, economia, priorità e perfino lingua ed è sempre Italia: non capisco perché un'imposta anche se cambia aliquota, modalità di calcolo e riferimenti quando si sostituisce a un'imposta preesistente non ne conserva il nome. C'era l'ICI, poi l'IMU e sarà (forse) l'UC: potevano almeno chiamarla ICU! Non è che smanio dalla voglia di pagare imposte e tasse, ma non mi terrorizza doverlo fare: quello che mi mette in ansia è la preoccupazione, la paura di sbagliare, il non avere certezza dei miei diritti e dei miei doveri. Non voglio pagare di meno ma nemmeno di più: leggo e rileggo norme e istruzioni e faccio al mio meglio. Ma regole e istruzioni sono spesso ambigue, scritte da chi maneggia la materia tutti i giorni per chi la maneggia tutti i giorni, usando termini noti agli addetti ma non necessariamente con significato d'uso corrente o indicato nei dizionari. A volte ignorano l'italiano e usano ticket, spending review, single, service tax, ecc. Ho sempre pagato tutta la tassa della "rumenta" appena avevo la cartella e non ci pensavo più. Quest'anno credevo avere fatto lo stesso ma da un comune mi giunge con breve preavviso la notizia che devo pagare un'addizionale e un supplemento mentre da un altro non ho notizia alcuna ed io per qualche tempo sarò lontano e non ne saprò nulla. Per luce, gas, acqua non mi preoccupo: bolletta domiciliata, la banca la paga ed io la controllo in internet. Per imposte e tasse non è così: devo controllare la posta cartacea e spesso sono lontano dalla mia residenza. Ho l'angoscia di mancare adempimenti ignorati o imprevisti e finire in bocca alla tigre cattiva dal nome accattivante. Sospetto che alla pubblica amministrazione interessi poco agevolare i cittadini come le aziende agevolano i clienti: probabilmente "il cliente ha sempre ragione" ma "il cittadino ha sempre torto". Ci sono cittadini onesti che non hanno nessuna intenzione di frodare lo Stato ma che possono sbagliare. Due coniugi pensionati che venti anni fa avevano un reddito familiare ben al di sotto dei limite di 70 milioni di lire lorde annue e che continuano a percepire solo la loro pensione comprando sempre meno cose, magari non si rendono conto di essere diventati tanto ricchi da non avere più diritto all'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket), superando i fatidici e immutabili 36151.98 euri lordi annui sommando la pensione dell'uno a quella dell'altra. Lo Stato, l'Agenzia delle Entrate però lo sa, forse sa tutto di tutti.


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Come usa i dati in suo possesso per contestare la veridicità delle dichiarzioni dei contribuenti, potrebbero benissimo usarli invece per fornirli ai cittadini e informarli di cosa devono avere o dare alla P.A. Spetterebbe ai cittadini verificarli ed eventualmente contestarli o accettarli evitando laboriose ricerche, probabili errori e conseguenti sanzioni o la necessità di pagare specialisti: ma forse non è questo che si vuole colà dove si puote. Legalitari Quelli che dicono legalità legalità, quelli che proclamano che la legge è uguale per tutti e da tutti va osservata, quelli che fanno le leggi, quelli che applicano la legge, tutte quelle brave persone che dicono di essere contro ogni illegalità, quelli lì mi piacerebbe vederli quando girano in auto per le strade d'Italia. Mi piacerebbe che installassero sulle loro auto un marchingegno che filmasse cartelli stradali e tachimetro, qualcosa che dicesse a che velocità vanno quando superano un cartello di limiti di velocità e riepilogasse i dati in una tabellina con data, Km/h consentiti, Km/h rilevati, differenza tra i due. Mi piacerebbe che quando parlano e pretendono legalità altrui la loro tabellina dimostrasse inequivocabilmente che mai o rarissimamente hanno superato i limiti consentiti, sia che guidassero o avessero l'autista. Se posso preferisco evitare le autostrade e percorrere le vie normali. Ma devo ammettere che difficilmente, nonostante la mia buona volontà, potrei presentare una tabellina senza illegalità. Non si può dire che dal casello Casale Nord a Biella la strada ordinaria percorra una zona fittamente popolata, un susseguirsi di paesi e paeselli popolosi e trafficati in cui sia assolutamente necessario moderare la velocità. Se si eccettua qualche chilometro intorno a Vercelli e poco prima di Biella si è quasi sempre fra grandi distese di risaie abitate al massimo da qualche airone e qualche trattore. Io non ho quasi mai urgenza e posso andare tranquillamente, ma mi riesce difficile continuamente badare che non mi sfugga qualcuno dei cartelli che si susseguono apparentemente senza motivo (90, 50, 70, 90, 30, 70, 40, 90 Km/h), controllare sul tachimetro se li sto rispettando e guardare la strada che devo percorrere. Se guardo la strada, vedendola libera e diritta involontariamente vado alla velocità che essa consente, poi controllo il tachimetro e cerco di ricordarmi se è quella consentita


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dall'ultimo cartello visto. Guardo sul margine della carreggiata e vedo un nuovo limite, ma non me la sento di frenare per adeguarmi, quasi sempre mi limito a staccare il piede dall'acceleratore: sanzionabile. Per carità, se andassi sempre ai 30 Km orari sarei quasi sicuro di rispettare tutti i limiti ma chissà quali maledizioni mi prenderei dagli automobilisti che mi seguono. Non sono molti in quelle strade e per quei pochi già sono un intralcio anche se vado un po' più dei limiti consentiti e di solito mi superano. Io credo che i cartelli che indicano i limiti di velocità, oltre a costituire una fonte di guadagno per chi li costruisce e li piazza, servano sostanzialmente a due cose: 1. convincere gli italiani che le regole non vanno rispettate (quando non si multa); 2. sostituire il vecchio dazio comunale con una tassa di transito (quando si multa). Può anche essere che i due obiettivi coesistano: si mettono limiti di velocità dove è palesemente assurdo rispettarli e si sanziona chi non li rispetta. Talvolta può anche capitare che i limiti di velocità siano messi per reali necessità di sicurezza stradale: io multerei tutti quelli che li mettono per altri scopi. L'esempio Se lo Stato è disonesto, come possono essere onesti i cittadini? L'esempio vien dall'alto. Nel 1994 due coniugi ultra65nni erano esenti da tasse sanitarie (ticket) se il reddito familiare lordo annuo non superava i 70 milioni di lire, cioè 1390* €/mese pro-capite per 13 mesi: una cifra ragguardevole. Nel 2014 due coniugi sono esenti se la somma dei loro redditi non supera i 36151,98 euri lordi annui, cioè 886** euri mensili procapite per 13 mesi a valore del 1994: una cifra non ragguardevole. Nel 1994 gli ultra65nni non sposati erano esenti da tasse sanitarie con 2780*** €/mese lordi, nel 2014 lo sono con 1771*** a valore del 1994: un reddito doppio di quello medio pro-capite del coniugati. Se un uomo e una donna hanno reddito lordo di 30000 € annui l'uno e di 6150 l'altra, sposati o non sposati beneficiano dell'esenzione. Se invece hanno 30000 l'uno e 6155 l'altra, entrambi pagano la tassa se sono sposati e nessuno dei due se invece non lo sono. Questo perché si adempisse quanto detto dalla Costituzione italiana: "Art.


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31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia …" Lasciando immutati i limiti di reddito per il tempo necessario, prima o poi tutti arrivano a superarli e così non solo lo Stato incassa maggiori tasse mentre chi le paga diventa sempre più povero ma accusa chi diventando più povero non si rende conto di essere diventato più ricco di essere un evasore fiscale, di essere un furbetto da punire con sanzione, con un supplemento di tassa. Questo perché si adempia quanto detto dalla Costituzione: "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." E 20 anni sono un tempo sufficiente acché i prezzi al consumo aumentino del 57% e la somma con la quale si comprava 100 permetta solo di comprare meno di 64****. Magari poi lo Stato non é furbetto subdolo ambiguo come io per tanti motivi penso, magari aumenta le imposte perché non vengano superati quei limiti immutabili dimenticando che sono lordi e non importa se diminuisce il netto. Magari proprio per lo stesso motivo blocca le pensioni, dimentico che se blocca la pensione da 30000 e non quella da 6150 basta che questa aumenti di 2 euro perché entrambi superino il limite, quando sono marito e moglie. ------------------------------*70000000/1936.27=36151,98;36151,98/2=18075,99; 18975,99/13=1390,46 **Variazioni percentuali dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati da Gen.1994 a Nov.2013 = 57% ; 1390,46/1,57=885,64 *** 1390,46*2=2780,92; 2780,92/1,57=1771,28 **** 100/1.57=63,69 2014 Evasore Ho sognato di essere un evasore. Nel sogno non sapevo se vergognarmene o vantarmene. Vergognarmene, perché non era bello godere senza concorrere alla spesa di ottimi servizi forniti dalla Pubblica Amministrazione utilizzando oculatamente le imposte pagate da tanta


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brava gente. Ma il sogno diventava meno sognante e vi entravano sprazzi di realtà. Sì, lo Stato forniva la difesa del territorio, ma non con particolare efficacia considerati i molti clandestini nelle carceri, senza contare quelli che lì non erano: pareva non contrastasse ma favorisse le invasioni straniere. Lo Stato forniva la Giustizia, ma una Giustizia pronta e certa solo a parere di chi mai ci aveva avuto a che fare, tant'è che i soloni europei lo sanzionavano e così oltre a fornire Giustizia costosa e inefficiente voleva altri soldi per pagare sanzioni e risarcire vittime di malagiustizia. Lo Stato garantiva la sicurezza sul territorio, ma talmente bene che chi poteva voleva e otteneva una scorta e per le scorte servivano altri soldi e altre tasse. Lo stato forniva la scuola, forse pensando più ai docenti che ai discenti, con risultati men che ottimi, stando alle classifiche. Anche per mia colpa però deputati, senatori, presidenti di Repubblica e di Governo, burocrati nazionali, regionali, locali, ecc. avevano meno di quanto pensavano meritarsi. Il Presidente dell'INPS doveva trovarsi altre decine di lavori, i magistrati avevano solo qualche mese di vacanza, meno degli insegnanti. Letta era costretto a rimanere qualche giorno in Italia. Anche per mia colpa il servizio sanitario non riusciva a curare gratis il mondo intero né i Comuni ad accogliere quanti nullafacenti volevano o elargire benefici alla clientela. Vantarmene: non fornendo i miei soldi a chi male li amministrava non ero complice di spese fantasiose (per il bene del Paese, dicevano) o di indebite appropriazioni di pubblico denaro, molto ma molto più di quello da me non pagato evadendo. E nel sogno pensavo. "Cinquanta evasori del mio calibro bastano si e no a pareggiare il malspeso o il rubato da uno solo di quelli che ci biasimano e condannano perché non li foraggiamo abbastanza. Cinquanta persone con un reddito di 1000 euro netti se non pagassero l'IVA su tutto quello che comprano non possono evadere più di tot (9000 €, calcolati poi da sveglio, 1000/1.22*22/100*50), meno di quanto qualcuno riceve per uno dei suoi molti incarichi, incarico al quale magari in un mese non dedica neanche un quarto del suo tempo. E non se ne vergogna, mentre secondo lui dovrei vergognarmi io. Non si vergogna di prendere a uno che fatica a vivere per ricevere lui che ha solo il problema di non sapere come spendere tutti i soldi che prende. Se un ladro mi deruba, non sento l'obbligo morale di favorirlo indicandogli dove ho i soldi. E con uno stipendio dieci o venti volte il mio, quello che non si vergogna e mi dice di vergognarmi si vanta che lui, sì, prende tanto ma


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paga onestamente tutte le tasse. Bello sforzo: se vuole avere 100 netto, 100 netto ottiene e i contribuenti gli pagano netto, imposte e contributi. Mi consola il fatto di non avere concorso al piccolo stipendio di 772.335 euro annui che si prende il signor Befera quale ringraziamento dello Stato italiano per il nobile impegno di torturare gli italiani. Per carità, stipendio meritato come lo era quello dei boia: e chi lo voleva fare?" Questo stavo pensando quando mi sono svegliato. Disagiati In TV dicono che lavorano per il bene del Paese, pensando sopratutto ai meno fortunati, a quelli che faticano ad arrivare a fine mese, alle classi disagiate, a quelli con i redditi più bassi. Naturalmente per questo loro lavoro si pagano lautamente, ma solo perché se anche loro avessero reddito basso favorendo i meno abbienti si troverebbero in conflitto d'interessi. Dicono che loro benestanti possono benissimo pagare l'IMU o altra patrimoniale, che oltretutto serve con le altre imposte a renderli benestanti anche se rende altri malestanti. Magari per davvero favoriscono i meno ricchi, ma solo se non sono troppo poveri. Magari abbassano le aliquote IRPEF per i redditi minori e chi paga IRPEF ne pagherà di meno, ma chi non la paga perché non ha reddito imponibile sufficiente continuerà a non pagarla senza avere nessun altro beneficio: ne è indegno perché troppo povero. Non sono rare persone anziane con reddito di circa 500 euro mensili, specialmente fra le donne che non sempre potevano fare o trovare lavoro retribuito, magari tale da consentire una pensione decente. Capita che una abbia una pensione mensile di 500 euro e riesca a sopravvivere anche grazie al fatto che ha ereditato un appartamento e non deve quindi pagare affitto. Capita che tale appartamento abbia una rendita catastale tale che deve pagare l'IMU (o comunque si chiami l'imposta sulla casa), che magari servirà alla riduzione dell'irpef a chi ha reddito di 1000 euro di cui lei non potrà beneficiare. Capita che approfittando delle agevolazioni statali per la ristrutturazione edilizia il condominio decida di rifare il tetto che comporta per lei una spesa obbligatoria di 20000 euro e che trovi chi le fa un prestito. Capiterà che mentre tutti gli altri condomini avranno nel tempo un considerevole rimborso della spesa sostenuta potendola detrarre dall'IRPEF dovuta lei non avrà alcun rimborso non avendo Irpef da pagare:


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quelli che proclamano di avere cura dei poveri votano norme a favore solo di quelli che tanto o poco gli pagano lo stipendio, al massimo privilegiando i meno ricchi. Genere Discutendo di pari opportunità donna/uomo ora si parla di parità di genere e mi sono incuriosito. Cercando genere, con riferimento maschile e femminile ho trovato: • Hoepli: genere [gè-ne-re] s.m. (pl. -ri) LING Categoria grammaticale in base alla quale nomi, aggettivi e pronomi sono distinti in maschili e femminili, o in maschili, femminili e neutri • iSabatini Coletti Dizionario della Lingua Italiana: genere [gè-ne-re] s.m. gramm. Categoria distintiva del maschile, del femminile e, nelle lingue in cui esiste, del neutro • Sansoni Inglese Dizionario English-Italian / Italiano-Inglese: gender n. / (Gramm) genere m./2 (colloq) (sex) sesso m. A quanto capisco, in italiano genere distingue maschile e femminile come categoria grammaticale mentre in inglese vale anche come distinzione di sesso. Non siamo ancora del tutto come in India o in altra ex colonia britannica dove la lingua ufficiale è l'inglese, ma siamo sulla giusta strada. Pochi o troppi Penso si fatichi a considerare degno di rispetto uno Stato in cui - dopo 15 anni di euro - ci sono norme come le seguenti. • "L'esenzione dal ticket per reddito - Hanno diritto all'esenzione per motivi di reddito: i bambini di età inferiore a 6 anni che appartengono ad un nucleo familiare con reddito fino a euro 36.151,98 lordi annui; gli anziani di età superiore a 65 anni che appartengono ad un nucleo familiare con reddito fino a 36.151,98 euro annui lordi. E' considerato nucleo familiare la persona anziana, il suo coniuge e le persone che sono fiscalmente a carico dell'anziano" Euro 36151.98 sembrano un importo assurdo, ma sono solo un meno assurdo 70 milioni di lire del 1993, sempre quello da vent'anni, espresso in


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euro al lontano tempo dell'adozione di questa moneta. Se la persona anziana non è coniugata ha diritto all'esenzione con reddito doppio del reddito medio di due coniugi. • "Ristrutturazioni edilizie - La detrazione spetta anche al familiare (coniuge, parenti entro il terzo grado, affini entro il secondo grado) convivente del possessore o detentore dell’immobile, purché sostenga le spese e le fatture e i bonifici risultino intestati a lui." Da notare che mentre nel calcolare il reddito familiare massimo per l'esenzione dal ticket si somma sempre quello del coniuge, per beneficiare di questa detrazione il coniuge deve essere convivente, non nel senso comune di vivere insieme ma in quello burocratico di avere la stessa residenza anagrafica (nello stesso comune?) a prescindere da reale convivenza. Forse era troppo comprensibile dire "anagraficamente convivente". • "Chi sono i familiari a carico - Sono considerati familiari fiscalmente a carico i membri della famiglia che, nel corso dell'anno a cui si riferisce la dichiarazione, non hanno avuto redditi o hanno avuto un reddito complessivo uguale o inferiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Possono essere considerati comunque a carico, anche se non conviventi con il contribuente, oppure residenti all’estero: il coniuge, purché non sia separato (legalmente o effettivamente); i figli (compresi i figli naturali riconosciuti, adottivi, affidati o affiliati), indipendentemente dall'età e dal fatto che studino o meno." Qui non è richiesto che il coniuge sia convivente anagraficamente o di fatto: è comunque considerato a carico se in un anno non percepisce più di 2840,51 euro cioè 5500000 lire stabilite nel secolo scorso. Importi tipo 2840.51 o 36151.98 euro penso siano ridicoli per tutti e denunciano la loro inadeguatezza alle situazioni attuali, trattandosi di un passaggio dalla lira all'euro avvenuto cinque lustri fa. • "Dichiarazione dei redditi - CASI DI ESONERO - È esonerato dalla presentazione della dichiarazione il contribuente che possiede esclusivamente i redditi .............di Pensione non superiori a 7500 euro annui ..." Finalmente un limite senza centesimi che denuncino la sua vetustà. Dovrebbe trattarsi di redditi praticamente esenti da imposta perché le


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detrazioni spettanti compensano o superan l'imposta dovuta. • "Quali spese danno diritto alla detrazione - Per le seguenti spese avete diritto a una detrazione del 19 per cento sulle imposte che dovete pagare, sia se avete sostenuto le spese nell'interesse vostro che per le persone fiscalmente a vostro carico: spese sanitarie (solo sulla parte che supera euro 129,11);....." Euro 129,11 sono le vecchie 250000 lire covertite. Così succede che la moglie con reddito fino a 2840,51 è considerata a carico e le spese per lei sostenute possono essere detratte dal marito, ma se il suo reddito è tra 2840,51 e 7500 euro o poco più non può essere a carico del marito e non ha irpef sufficiente per le detrazioni: come capita a tutti i cosidetti incapienti, sempre troppo poveri per beneficiare delle agevolazioni concesse ai più ricchi. A parer mio sono casi di manifesta ingiustizia e due possono essere i motivi per non porvi rimedio: 1. o interessano troppe persone e comportano un costo eccessivo, 2. o interessano troppo poche persone per cui non sono politicamente ed elettoralmente interessanti. Io propendo per quest'ultimo caso. Vorrei sperare che il giovin signore ora a capo del governo e che sembra voler tutto ringiovanire abbia anche la voglia di ringiovanire questi vetusti, ridicoli, inattuali, subdoli limiti con i centesimi di euro. Matrimoni Sicuramente il testo della Costituzione della Repubblica Italiana in mio possesso contiene un errore. Trovo infatti • "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.", • "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia" Considerate le norme vigenti credo che il testo corretto sia: • "Art. 29. La Repubblica NON riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." • "Art. 31. La Repubblica NON agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia"


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oppure • "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale NON fondata sul matrimonio.", • "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia" Succede quanto segue. Gli ultrasessantacinquenni non sposati (nubili, celibi, vedovi, vedove o conviventi) sono esenti dalle tasse sulla salute (ticket) se hanno un reddito lordo annuo non superiore a 36151,98 euro. Gli ultrasessantacinquenni sposati sono esenti dalle tasse sulla salute (ticket) se la somma dei redditi lordi annui di marito e moglie non supera 36151,98, mediamente se non hanno più di 18075,99 euro lordi a testa (circa 1000 euro netti mensili). Se, poniamo, uno di questi coniugi ha reddito lordo annuo di 30000 euro e l'altro di 6152, quest'ultimo non paga Irpef e non è considerato a carico dell'altro, pertanto le sue spese detraibili non possono essere detratte né dall'uno né dall'altro. Ora si mette anche in discussione la pensione di reversibilità, magari giustamente se riferita ai casi attuali in cui entrambi i coniugi possono lavorare ma non se riferita ai casi passati quando - sia per mancanza di lavoro che di servizi sociali - molto spesso uno dei coniugi non ha potuto crearsi una propria pensione ma solo contare sull'onestà dello stato ad onorare gli impegni. Se a questo si aggiunge l'attuale assoluta indifferenza sociale alla convivenza extramatrimoniale e la possibilità per i credenti di contrarre matrimonio solo religioso, vorranno sposarsi solo i fessi, i masochisti, i ricchi (per questioni ereditarie, perché possono affrontare le spese di divorzio, perché superano i limiti di reddito per le detrazioni fiscali, perché possono sostenere tutte le spese o affidarsi ad un bravo fiscalista per detrarle comunque) e i gay (perché non possono e perché sono masochisti o ricchi: gli altri non sono fessi e quando potranno sposarsi non lo faranno). Nessuna meraviglia che i matrimoni siano in calo. Metafrasi Non si parla più la lingua di mia madre, i significati hanno cambiato vocabolo. Far spesa è far shopping, la sporta è shopper, l'Imu è Tasi,


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ingannare é far politica, gli invasori sono migranti, la prostituta è escort, l'amante è compagna, leggero è soft, il comunista è democratico, il demagogo è populista, il cieco è non vedente e il sordo non udente (ovvietà), il disabile è altrimenti abile, il netturbino è operatore ecologico, l'infermiere è operatore socio sanitario, la tassa è ticket, la provincia è ente amministrativo di secondo livello o città metropolitana, sceneggiato è fiction dove amoreggiare è uscire. Si comprava il biglietto e si saliva sul treno, adesso si fa il ticket e si sale sull'intercity col titolo di viaggio debitamente obliterato. In tempo di crisi non si bada alla spesa ma si fa la spending review, all'ospedale c'è il day hospital e day-week surgery, credo per interventi senza o con breve ricovero. Al posto di giornata, giorno, dì, diurno, giornaliero, adesso trovo day ma anche l'antico dies: nella prescrizione medica è scritto "1F. DIE SC H.16" e traduco "Una fiala pro die (al giorno) di iniezione sottocutanea alle ore 16". Anche i fiumi non tracimano o straripano ma esondano, la vecchia mutua da molto tempo è ASL o ASSL o USSL. Far le scarpe si dice rottamare, cambiare il nome si dice abolire, un'uomo di 40 anni è un giovane, non si spettegola più ma si fa gossip. I preti salutavano con un "sia lodato Gesù Cristo" cui si rispondeva "sempre sia lodato", ora anche il papa benedice e saluta con "buongiorno, buonasera, buonanotte" cui rispondere "grazie, altrettanto", ma per ora la festa patronale non è ancora San Pietro day. Legalità Non c'è mai nessuno che si dichiari per l'illegalità. Tutti a invocare la legalità, tutti a dire che qui da noi non c'è il senso, il rispetto della legalità. Non mi spiego come questo possa essere vero se tutti, proprio tutti sono per la legalità: magari tra il dire il fare c'è qualche discrepanza. Magari anche quelli che arrivano alla cronaca per corruzione, concussione, furto, evasione fiscale, eccetera, magari anche loro lamentavano in pubblico la mancanza di legalità, di senso della legalità. Magari, se non fossero stati beccati con le dita nella marmellata, in pubblico, alla TV, nei giornali continuerebbero a condannare l'illegalità e tutti gli italiani che non ne hanno il senso. Ogni tanto sorge qualcuno, succede qualcosa che sembra decisiva per cambiare l'Italia: la questione morale berlingueriana, le dipietresche mani pulite, il cambiamento renziano. Poi resta tutto come prima, magari cambiano i personaggi coinvolti, se


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passa abbastanza tempo perché la natura faccia il suo corso. C'è chi è convinto che i disonesti siano sempre solo gli altri e chi continua ad affermare di essere onesto riuscendo alla fine convincere se stesso se non gli altri, c'è chi sa di essere disonesto ma è sicuro di essere anche furbo e che mai la sua disonestà verrà alla luce: spesso succede ma può non essere sempre. Io penso di essere tendenzialmente amante della legalità, ma non sono sicuro di esserne un osservante integerrimo. È abbastanza difficile osservare tutte le regole, specialmente quando le regole sembrano fatte apposta per non essere osservate. Di sicuro non butto cicche dove capita capita, perché non fumo. Di sicuro non lascio su marciapiedi, strade, piazze e giardini gli escrementi del mio cane, perché non ho cane. Quasi sicuramente non lascio in giro cartacce e cartine, perché se non passo vicino a un contenitore destinato all'uopo me le metto in tasca e non lascio in spiaggia o per via bottiglie o barattoli vuoti sia perché non ne faccio gran uso e quand'anche lo facessi un contenitore vuoto lo rimetto dov'era da pieno. D'accordo sono piccolezze, ma se uno è per la legalità lo è nelle cose piccole come nelle cose grandi. Di sicuro non sono un corruttore e nemmeno corruttibile, non ne ho l'occasione. E poi vivo con poco e non desidero molto. Sono per la legalità ma sono ancor più per la giustizia e non sempre è giusto quello che per legge è giusto. Così può capitare che il senso di giustizia prevale su quello di legalità. Mi limito a qualche ossevazione sul tema della piccola legalità quotidiana, lasciando ad altri più competenti dire di grande criminalità e corruzione. Penso che il senso e rispetto della legalità inizi dalla quotidianità: chissà come si comportano abitualmente tutti quelli che predicano contro l'illegalità altrui. Camminando per la mia città capita che arrivati ad un incrocio con semaforo si trovi il rosso ma nessun veicolo in arrivo, nessun pericolo in vista per centinaia di metri: la maggior parte delle persone attraversa e chi vuole rispettare la legalità si sente un po' ridicolo e pensa che magari si potrebbe non considerare illegale e sanzionabile attraversare col rosso quando si ha l'assoluta certezza di non correre o costituire pericolo. Capita anche che si arrivi a un incrocio e il semaforo sia verde, ma non si può andare oltre perché non c'è passaggio pedonale che invece c'e per arrivare dall'altro lato della via e da lì proseguire: basta aspettare che quel semaforo verde diventi rosso e quello rosso che vietava di passare


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sull'altro marciapiedi diventi verde, attraversare la strada e aspettare che il semaforo verde diventi rosso e quello rosso diventi verde per passare oltre l'incrocio. E dopo un centinaio di metri la stroria si ripete. Così molti arrivati all'incrocio proseguono diritti anche se non c'è il passaggio pedonale, alcuni aspettando il verde altri solo che non ci siano auto in arrivo: sicuramente chi segue le regole è nella legalità, una legalità astrusa. Capita che ad un incrocio il semaforo sia verde nella strada verso Nord e ovviamente rosso nella strada a senso unico da Est e il pedone che la deve attraversare per andare da Sud a Nord non capisce perché mai l'omino del semaforo sia rosso e fatica a rispettare una norma palesemente assurda: quelli da Est hanno il semaforo rosso, quelli da Sud hanno sì il semaforo verde ma non possono girare a Est essendo la strada a senso unico, non sarebbe più logico che quando il semaforo è verde per le vetture che arrivano da sud lo fosse anche per i pedoni? Se si esce in auto dalla città le cose non sono molto diverse. Su ampi rettilinei in aperta campagna, magari con fossi ai margini che rendono impossibile immetervisi dai campi, cartelli impongono di non superare i 50 Km/h o magari i 30 Km/h se qualche impresa di lavori stradali mesi o anni prima ne ha dimenticato lì uno. Sorge il dubbio che quei limiti non siano stati posti per la sicurezza stradale ma per lucrare con le multe o solo per divertersi a prendere in giro la gente. Invece di camminare o usare l'auto si può andare in bici. Chi lo fa, almeno dove vivo, si trova a dover fare lunghi percorsi fra le auto per via dei sensi unici e della mancanza di adeguate piste ciclabili. E così molti dei pochi che la usano vanno contromano o sui marciapiedi, facendo gimkana tra i pedoni (ma questo capita anche su tratti delle cosidette piste ciclabili). S i sente dire e ripetere che si deve richiedere lo scontrino quando si paga per qualcosa, ma sono convinto che ci siano delle eccezioni, non so se previste dalla legge o inventate dal venditore. Magari sono in qualche comma dell'immenso corpo legislativo: non tutti lo sanno e di certo si guardano bene dal farlo sapere a chi non lo sa e si divertono a lasciarlo nel dubbio. Io non lo so. Per giornali, riviste e benzina non danno scontrino e non lo ho mai visto dare dagli stranieri che vendono merce al mercato e in spiaggia, dove una GdF distesa al sole avrebbe almeno una dozzina di occasioni per sanzionarne uno, se fosse illegale. Non succede, forse è legale e se è legale per loro potrebbe esserlo anche per tutti gli altri


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fornitori di beni o servizi che non danno ricevuta. Non lo so: a richiesta potrebbero rispondermi mentendo. Fanno il loro lavoro, confido che lo facciano come si deve: chi sono io per giudicare? ( per dirla con papa Francesco). Recentemente, dopo lunghi pensamenti e discussioni, trovando abbastanza sovrabbondanti gli obblighi fiscali degli italiani, per semplificare hanno inventato IUC: Imposta Unica Comunale. E molti a pensare in cuor loro che era ora si concentrassero in un'unica obbligazione le molte esistenti. Ma poi si scopre che l'imposta unica è come la SS Trinità: TASI, TARI e IMU. Così anche chi era per l'assoluta osservanza della legalità si convince che non è una cosa seria, che molte norme sono talmente assurde da essere difficilmente rispettabili da una persona normale: passare poi al convincimento che tutte le norme sono fatte per non essere rispettate il passo è breve. Sentenze Condannato in primo grado assolto in secondo, assolto in primo condannato in secondo. Capitasse una volta ogni tanto lo capirei, ma questi casi mi sembrano piuttosto frequenti e in questi casi delle due sentenze se una è giusta l'altra è sbagliata. Anche se convenzionalmente il secondo grado prevale sul primo, non è garantito che il giudizio sia più giusto: sempre uomini o donne sono e possono sbagliare e il terzo grado può dire ch'è tutto da rifare. Forse se anche i magistrati rispondessero responsabilmente di manifeste castronerie queste potrebbero essere meno frequenti e meno frequenti le difformità di giudizio se non in presenza di nuove elementi di accusa o difesa e magari anche meno i casi di rinvio a giudizio. Quando la certezza del diritto è aleatoria tanto vale affidarsi a una specie di "giudizio di Dio" o del Fato: moneta gettata dal "giudice" (testa colpevole, croce innocente) o pallina estratta da bimbo bendato (bianca innocente, nera colpevole), magari per tre volte e vale il risultato di due su tre. Forse si avrebbe ancor meno fiducia nella Giustizia ma almeno si risparmierebbe tempo e denaro, colpevoli o innocenti verrebbero subito condannati o assolti senza stare sulla graticola per anni nell'incertezza, magari sopportabile da chi spera in un'ingiusta assoluzione ma non da chi teme un'ingiusta condanna.


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“36151,98” Il ragazzo sembra sveglio, quindi se qualche cosa non la vede non è perché gli sfugga ma proprio perché non la vuole vedere. Prendiamo per esempio il limite di reddito sotto il quale bambini fino a sei anni e anziani sopra i 65 sono esenti da tassa sulla salute (ticket sanitari). È sempre quello da oltre 20 anni, come se in questi ultimi 20 anni non ci fosse stata inflazione e quello che con quella cifra si comprava 20 anni fa lo si può comprare anche oggi. Si dirà che la sanità è di competenza regionale, ma a quanto ne so quel limite vale in diverse regioni. 70 milioni di lire lorde annue erano nel 1994 una cifra praticamente irraggiungibile con un lavoro normale. Ma in 20 anni anche le pensioni INPS un po' sono aumentate per adeguarle al costo della vita: nessun aumento del tenore di vita, anzi, ma sono sempre meno i pensionati sposati che insieme non fanno 36151,98 euro lordi annui: una specie in via di estinzione. I non sposati stanno decisamente meglio: basta che il proprio reddito non arrivi a 36151,98 euro cioè il doppio di quello medio degli sposati, ma di questa anomalia se ne accorgeranno gli sposi gay e loro sapranno farsi valere. Tutti i nostri governanti fingono di non accorgersi di questa assurdità e fra trent'anni saranno esenti solo quelli che non potranno comprarsi un litro di latte in due, al mese. Addirittura denunciano come evasori fiscali due disgraziati che non avendo altri redditi oltre la loro pensione non si sono accorti di stare molto meglio di 20 anni fa, anzi tra costo delle cose e tasse sono certi di stare molto peggio, e non pensano nemmeno che invece secondo le loro pensioni nominali per il fisco sono diventati molto ricchi e usciti dalla fascia protetta. Li chiamano falsi poveri, quando in realtà sono falsi ricchi. Se vogliono tassare sempre di più e sempre più gente abbiano il coraggio di dirlo apertamente senza contare subdolamente sull'inflazione che si augurano sempre maggiore: nessuno ha diritto all'esenzione dal ticket perché la sanità costa e molti sono quelli che ci lucrano. Quando all'estero scoprono che in Italia il servizio sanitario è gratuito per gli invasori che non dichiarano né generalità né reddito e per i cittadini che hanno reddito familiare inferiore a trentaseimilacentocinquantuneuro e novantototto centesimi se non si mettono a ridere di sicuro non pensano che l'Italia sia in grado di fare riforme se non è nemmeno in grado di fissare un limite meno ridicolo. Se Renzi dice alla Merkel che il limite è sechsunddreißigtausend einhundert einundfünfzig Komma achtundneunzig


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euro (in due se sono sposati, ciascuno se non lo sono) e che è un limite sicuramente congruo visto che è sempre quello da decenni e che chi guadagna un centesimo in più deve pagare tutte le tasse sanitarie forse Frau Merkel si convince non che siamo un paese di precisione teutonica ma uno irrimediabilmente guasto. Naufraghi A quanto dicono, non passa giorno senza almeno un soccorso in mare. Naufragi possono capitare, che so, uno ogni cento, mille viaggi. Ma se ogni viaggio è un naufragio quasi garantitito mi sa che ci vogliono prendere in giro, che approfittano della dabbenaggine dei nostri governanti. Se si parte su barche da rottamare, le si carica ben oltre quanto potrebbero portare anche se fossero in ottimo stato e si aspetta che il tempo consenta di fare quelle poche miglia per uscire dalle acque territoriali e lanciare l' S.O.S. mi sa che il naufragio è programmato, procurato, voluto. Non so come stiano davvero le cose, ma penso che ogni giorno nei mari che circondano l'Italia ci siano almeno tanti barconi di pescatori quanti quelli che partono dall'Africa. Sarà perché non fa notizia, ma quasi mai sento di naufragio di uno di quei barconi: forse è solo perché non naufragano se non in casi eccezionali, perché non vogliono naufragare. Se capita un naufragio è sacrosanto dovere di chi può prestare soccorso, magari anche se il naufragio è programmato e voluto, salvo poi condannare i colpevoli e fargli pagare i costi. Credo sia buona regola chiedere a chi comanda il barcone il permesso di salire a bordo, ma sembra che queste imbarcazioni navighino senza nessuno che le guidi, senza nessun respondabile: forse è per questo che non vanno da nessuna parte. Il soccorso ai naufraghi può essere prestato da chiunque, anche da quei signori "venite, venite" che dispongono di natanti più o meno di lusso. E poi si riportano i naufraghi da dove sono partiti, come fanno i francesi con quei quattro africani che gli arrivano dall'Italia. Non è indispensabile la marina militare per salvare la gente dal mare, può invece servire per riportare di forza quella gente al luogo di partenza. E se questo non piace all'Europa (che non so mai cosa sia) vada l'Europa a raccoglierli e se li porti a casa sua. Se davvero vuole concedere l'asilo a chi ne ha diritto crei una zona franca in Africa e lì accetti le domande, decida quali accogliere e non ci si limiti a esaminare solo quelle di chi ha i soldi e il coraggio di affidarsi a loschi trafficanti e al buon cuore degli italiani.


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A quanto ne capisco, quasi tutti i naufragandi arrivano dalla Libia, ma non fuggono dalla Libia e se li riportiamo lì al massimo hanno speso inutilmente i loro soldi. Se pago un taxi per portarmi da Trieste a Torino e a Redipuglia il taxi ha un incidente, non credo che i soccorritori mi portino a Torino solo perché è là che voglio andare: molto più facile che mi riportino a Trieste o da quelle parti. Ma se proprio oltre al soccorso vogliamo fare i Sancristofori e portarli a destinazione, visto che dicono che quasi tutti vogliono andare in Francia o in "Europa", mettiamoli su un barcone affidabile, diamogli acqua e cibo, portiamoli direttamente a Bonifacio, lasciamoli in quella calma insenatura e vediamo cosa fanno i bravi francesi. E dopo tanti trasporti verso nord mi aspetto vederne in senso contrario verso il luogo di partenza, magari scortati dalla marina militare: su 100000 arrivi, ci potrà essere 1% che non ha diritto di restare? Sono 1000 persone, abbastanza da riempire una nave. Agevolazioni Chissà se quelli che “la Costituzione più bella del mondo non si tocca”, chissà se quelli che l’agitano come fosse il libretto rosso di Mao, chissà se quella gente lì l’ha aperta e letto “Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. ” e “Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.” Nemmeno i governanti succedutisi dal 1948 ci hanno badato molto, altrimenti le norme vigenti non sarebbero come sono. È indiscutibile che nel 1947 con “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” non s’intendesse qualcosa di diverso dall’unione uomo-donna (a quel tempo quello che chiamano “diritti civili” era detto obbrobrio) e quella famiglia è “agevolata“ come segue. Esenzione dal ticket - A due sposi ultra65nni spetta solo se in due hanno reddito lordo inferiore a 36151,98 euro (cioè 70milioni di lire calcolato nel 1993 e corrispondenti a circa 56500 euro 2014), ossia lo stesso richiesto per una persona non sposata. In altri termini il reddito medio di una famiglia di due persone dev’essere la metà di quello di una singola.


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Familiari a carico – Anche il limite di reddito di un familiare per considerarlo fiscalmente a carico e usufruire delle detrazioni Irpef è storico e ridicolo: 2840,51 euro lordi annui, ossia 5,5 milioni di lire calcolato nel 1993 e rimasto d'allora immutato mentre l'indice del costo della vita è aumentato di circa il 56%. 80 matteuro – Marito e moglie senza figli, lavorano entrambi. Reddito mensile netto 1450 € lui, 1450 € lei, totale reddito famiglia 2900 € netti. A entrambi spettano gli 80 m€, totale 3060 €/mese. Marito, moglie e due figli: lei lavora part-time per badare ai figli. Reddito mensile netto 450 lei, 1650 lui, totale 2100 €/mese. A lei non spettano gli 80 m€ perché incapiente, a lui non spettano perché supera i 1500 €/mese: totale 2100 €/mese. Spese detraibili – Marito, moglie due figli di 3 e 5 anni: la moglie lavora part-time per poter badare ai figli. Reddito mensile 1800 € lui, 500 € lei. Il loro reddito complessivo lordo supera gli storici 36151,98 € lordi annui e non sono esenti da tasse saniarie. Lui ha sufficiente reddito e irpef e può detrarre il detraibile per spese mediche relative a lui e ai figli a carico. Lei ha reddito troppo basso per poter detrarre il suo detraibile e troppo alto per essere considerata a carico del marito: le spese mediche a lei relative restano a completo carico della famiglia. Spese di ristrutturazione – La Costituzione parla di “famiglia fondata sul matrimonio”, ma il matrimonio ha rilevanza solo per far pagare più tasse. Se per qualsiasi motivo marito e moglie hanno residenza in comuni diversi e lei non ha abbastanza reddito per detrarre il detraibile (è incapiente) nemmeno il marito capiente può farlo perché per il fisco “non è familiare convivente” ed è irrilevante che da più di 50 anni siano sposati vivendo sempre insieme. Capisco che governanti, politici, burocrati - abituati a ragionare in base ai loro stipendi - non badino a queste piccole cose: per loro si tratta di insignificanti spiccioli, ma non è così per molti di quelli che con le imposte quei lpro stipendi pagano Tasse sanitarie Me l'aspettavo: per avere chiarimenti sulla tassa sanitaria (detta ticket, come si dice spending review, jobs act, Pàdoan, ecc.) da pagare all'ASL non ci si deve rivolgere all'ASL. Loro ti danno il modulo e ti mandano al


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CAF o al commercialista che decide per l'ASL cosa è giusto o sbagliato. Sono convinto che molte astrusità siano volute apposta per creare lavoro: quello di CAF, commercialisti, avvocati, magistrati. Lavori molto produttivi, di costi aggiuntivi. Nel sito dell'ASL locale/contatti trovo: Per informazio-ni, reclami, e segnalazioni scrivi a: urep@aslx.regione.it È esattamente quello che cerco: l'ASL mi fornisce un servizio, vorrei dall'ASL informazioni circa l'obbligo o meno di pagare una tassa per il servizio che fornisce, reclamare per i criteri con cui viene stabilito quest'obbligo, segnalare incongruenze e anacronismi delle norme come le capisco. Corrispondenza A: Ufficio Relazioni Pubblico Oggetto: tassa sulle prestazioni sanitarie Da quanto ne so, è esente dal pagamento della tassa sulle prestazioni del servizio sanitario pubblico (detta ticket) chi ha più di 65 anni e reddito familiare non superiore a 36151,98 euro. Vorrei conferma che è tuttora valido un limite stabilito 20 anni fa, nel secolo scorso ai tempi della lira. Evidentemente se in base a non so quali valutazioni era stato ritenuto equo allora non lo può più essere dopo che l'indice del costo della vita è aumentato di oltre il 50% : o era sbagliato allora o lo è adesso. A parte il fatto che è ridicolo un limite di 36151,98 euro a molti anni dalla scomparsa della lira di cui quell'importo deriva al cambio di 1 euro per 1936,27 lire, se si vuole far pagare la tassa a un numero maggiore di persone sarebbe onesto dirlo apertamente fissando un limite in euro 2014 e non in lire 1993. Si preferisce invece non fare niente e aspettare subdolamente che il limite venga superato per effetto della semplice rivalutazione nominale delle pensioni cresciute a causa dell'inflazione anche se sicuramente in misura inferiore di essa: persone diventate oggettivamente più povere, più vecchie e più soggette a malattia sono considerate più ricche e indegne di continuare a beneficiare dell'esenzione. Quel limite si riferisce a "reddito familiare" per cui, se non mi sbaglio, in una famiglia composta di marito e moglie nessuno dei due è esente se lo supera la somma dei loro redditi, cioè sono esentati dalla tassa solo se il loro reddito medio pro-capite è inferiore a 18075,99 euro mentre per una persona singola o non sposata può arrivare a 36161,98 euro, ossia il


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doppio. Da quello che ho capito il reddito suddetto è quello risultante dalla "denuncia dei redditi", la quale penso non comprenda redditi già assoggettati a ritenuta a titolo d'imposta, come credo siano gli interessi su depositi bancari e simili. Vorrei anche essere certo che il reddito familiare comprenda sempre anche quello del coniuge "non legalmente ed effettivamente separato" anche quando i due coniugi hanno residenza fiscale ed anagrafica diversa. È alquanto curioso che mentre non sono consentite detrazioni per spese sostenute dal coniuge considerato "non familiare convivente" in quanto con "residenza in Comune diverso" venga invece considerato il suo reddito come "reddito familiare" dei due coniugi quando si tratta di superare il limite per beneficiare di esenzioni dalle tasse sanitarie. Dunque due persone che se non sposate sarebbero esenti da tasse sanitarie perché nessuna delle due supera 36161,98 euro lordi annui, essendo marito e moglie le pagano entrambe e se una delle due non ha abbastanza reddito per beneficiare delle detrazioni ma abbastanza per non essere considerata a carico dell'altra le spese per lei sostenute non saranno detraibili da nessuno dei due. Nel caso specifico i dati sono i seguenti: CUD 2014 intestato al marito: reddito lordo 30054,05 euro CUD 2014 intestato alla moglie: reddito lordo 6409,13 euro Residenza anagrafica e fiscale marito: Città, Liguria Residenza anagrafica e fiscale moglie: Paese, Piemonte Il reddito della moglie non le consente di detrarre il detraibile di spese sanitarie e non le consente di essere considerata a carico del narito per cui nessuno può detrarre il detraibile delle sue spese sanitarie. Quanto sopra perché "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. " e "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi"? Ringrazio per una cortese ed esauriente risposta. -----------------------Egr. Sig. .........., le alleghiamo il modulo per autocertificazione dell'esenzione dal pagamento ticket per età e reddito contenente tutte le indicazioni utili, a


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carattare generale, che possono essere necessarie alla S.V. Invece nello specifico di argomenti a carattere puramente fiscale e personale, la rimandiamo alla consultazione di un CAF o del Suo commercialista, essendo materia non di competenza A.S.L. Cordiali saluti SEGRETERIA UREP - V. TALDEITALI - CITTA' All. modulo per autocertificazione dell'esenzione ------------A: Ufficio Relazioni Pubblico Strano che norme che riguardano ASL e pagamenti all'ASL non siano competenza dell'ASL ma di estranei. Saluti PS - Sarò antiquato, ma se non so a quanto vende i bagigi Giovanni solitamente lo chiedo a Giovanni. Prevaricazione Giornalisti e politici sono sempre o spesso in televisione e la televisione entra nelle case di tutti o quasi gli italiani. Basta dire una falsità in televisione e ripeterla all'infinito per convincere milioni di italiani che è una verità. Tutti sanno che la neve è bianca, ma se giorno dopo giorno in tv dicono che "Rovàsenda, vicino a Vicenza è nera di neve" tutti si convincono che il paese è Rovàsenda e non Rovasènda, che si trova in provincia di Vicenza (VI) e non di Vercelli (VC) e che il colore della neve è nero come il latte. Allo stesso modo mentre milioni di italiani dicono spesa e molte famiglie per necessità pensano a rivederla evitando le spese non indispensabili, in tv dicono e ripetono "spending review" e tutti si convincono che fare quella cosa lì si dica fare la "spending review". Stesso discorso vale per ticket, autority, summit, ecc. che tutti chiamavano tassa, autorità, vertice, ecc.. Nec plus ultra, plusvalore, plusvalenza, surplus: per milioni di italiani "plus" era plus, ora sono convinti sia "plas". Un popolo intero, quello veneto, ha sempre detto Bassàn, Trevisàn, Mantovàn, Pavàn, Padovàn o Padoàn: ora in TV insistono nel dire Pàdoan e siccome quelli che vanno in tv, prevaricando, non si adattano al linguaggio di milioni di persone ma lo impongono, tutti i veneti sono quasi convinti d'avere


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sbagliato da sempre. Conseguentemente io dirò Màtteo Renzi. I furbacchioni Non so se siamo amministrati da una manica di inadeguati o di furbacchioni: per gente normalmente dotata e normalmente onesta non sarebbe possibile approvare e imporre norme palesemente inique che vanno contro ogni logica e ogni buon senso o non cambiarle. Prendiamo, per esempio, le tasse sanitarie, italianamente dette ticket, come il biglietto dell'autobus e il tagliando tagliacode. Anche se potrebbe costare molto meno, la sanità costa. I soldi non bastano mai, magari anche per potere alimentare sprechi e clientele. Così non bastano le imposte, non basta la tassazione generalizzata e si ricorre alla tassa sulle prestazioni, al contributo correlato al servizio che si riceve. In principio si diceva che questa tassa aveva lo scopo di contrastare gli abusi di chi beneficia del servizio, ma ormai sembra avere solo lo scopo di consentire gli abusi a chi quel servizio fornisce. Ammesso per ipotesi che sia comunque indispensabile far pagare un contributo resta da decidere di quanto dev'essere e chi lo deve pagare. Nel secolo scorso, circa nel 1993, fu deciso di esentare dal pagamento della tassa le prestazioni a minori di 6 anni e ai maggiori di 65 con "reddito familiare" non superiore a 70 milioni di lire lorde annue, per criteri di equità. Solo che mentre si sommano i redditi dei componenti la famiglia non si tiene alcun conto del numero di essi. Così una famiglia composta di padre, madre e due figli con reddito complessivo di 70.000.001 lire lorde annue è considerata più abbiente e con più capacità contributiva di una famiglia composta di una sola persona con reddito di 70.000.000 e mentre la prima deve pagare la tassa sanitaria la seconda no. Questo è quanto capisco: ho chiesto all'Ufficio Relazioni con il Pubblico dell'ASL chiarimenti in merito e mi è stato risposto di rivolgermi al commercialista o patronato o CAF che sia. Chissà se questi per avere quei chiarimenti si rivolgono a una chiromante, ma devono pur vivere anche loro e lo Stato fa il possibile per renderli indispensabili o quasi, sempre comunque a nostre spese, direttamente o indirettamente. Settanta milioni di lire erano allora (1993) una cifra assolutamente di riguardo, difficilmente raggiungibile anche sommando due redditi familiari. Ma da allora nulla è cambiato per quel che riguarda la tassa


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sanitaria, tranne che con l'adozione dell'euro lire 70.000.000 sono diventate euro 36151,98, cioè 70000000/1936.27. Secondo l'Istat nel frattempo l'indice dei prezzi al consumo è passato da 100 nel 1993 a circa 160 nel 2014, il che significa che - grosso modo - 70 milioni di lire del 1993 equivalgono a 57843 euro di oggi, mentre il limite di reddito per beneficiare delle esenzioni è rimasto il ridicolo 36151.98, nemmeno arrotondato. Da anni sul sito del Ministero della salute si trova scritto che "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." e ancora ci stanno pensando: non è un bell'esempio di efficienza dei governi che si sono succeduti in tutti questi anni. I casi sono due: o quel limite - comunque calcolato - era esageratamente alto nel 1993 o è esageratamente basso nel 2014, non può essere che fosse equo nel XX secolo e lo sia anche nel XXI. Se i nostri governanti fossero minimamente capaci e onesti, periodicamente riesaminerebbero quel limite e lo adeguerebbero alla situazione, sia pure abbassandolo per tenere conto del bilancio statale o alzandolo per tenere conto dei bilanci familiari. E invece no, fanno i furbacchioni: lo lasciano lì immutato contando sul fatto che bene o male il reddito familiare nominale può sempre aumentare, anche se in misura inferiore all'inflazione. e superare un limite fissato 20 o 30 anni addietro: presto o tardi tutti saranno considerati ricchi e indegni di esenzioni anche se in realtà saranno più poveri di prima. Sono come i bracconieri: tendono la trappola e aspettano che qualche innocente vi finisca dentro, non avendo possibilità di evitarla. Non hanno il coraggio di dire che il limite dai 70 milioni nel 1993 è oggi ridotto a 43,75 milioni: ogni anno viene silenziosamente, truffaldinamente, furbescamente abbassato senza parlarne. Ma anche ammettendo che 36151.98 sia un valore equo, congruo e scientificamente calcolato non può essere che possa valere sia per un singolo che per una famiglia di due o quattro persone: per avere lo stesso tenore di vita di un singolo con reddito 1000, una famiglia di quattro persone magari non dovrebbe disporre di 4000, magari tenendo conto delle economie di scala ne basterebbero 3500 o 3000 ma non bastano certo 1000. Eppure - come già detto - per la tassa sanitaria il singolo e i


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componenti della famiglia di quattro sono considerati egualmente abbienti se hanno uguale reddito famigliare complessivo. Un singolo o una coppia non sposata ha diritto all'esenzione con reddito fino a 36151,98 euro procapite, una coppia sposata non ne ha diritto se la somma dei due redditi supera quella cifra (es. 30000+ 6151,99 euro). Pure considerando situazioni familiari completamente simili si hanno effetti completamente diversi superando di solo 0,01 euro il famoso limite di 36151,98 euro. Facciamo il caso di due coppie di coniugi ultra 65enni con stipendio di 18075,99 euro lordi per ciascun componente. Il reddito netto sarebbe 13710.85 euro ciascuno, cioè 27421,70 euro netti annui (2109 mensili) per famiglia, 1054.68 euro netti mensili pro-capite e nessuno paga tasse sanitarie. Se uno dei componenti queste famiglie un anno guadagna 0,01 euro in più il reddito della sua famiglia supera i fatidici 36151,98 e i suoi componenti devono pagare la tassa. Se - per ipotesi - tale tassa ammonta a 300 euro in un anno, per 0,01 euro in più quella famiglia si troverà con 299,99 euro netti in meno rispetto all'altra: un bel guadagno. Solo pagando 0,01 euro di tassa la famiglia che ha avuto l'aumento non avrebbe meno soldi dell'altra, non avendo comunque niente di più. In pratica: la famiglia con reddito netto 27121.71 paga la tassa mentre quella con reddito netto 27421.70 non la paga. Non so se quando hanno approvato questa norma hanno considerato e ritenuto insignificante quanto sopra: con gli stipendi che si ritrovano 300, 3000 euro annui sono bruscolini. Non è così per chi deve vivere con 1054.68 euro mensili a testa o anche meno se a quei 36151,99 euro i due coniugi non concorrono in misura eguale. A parte il fatto che quelli del Ministero della Salute e del Governo tutto non dormono la notte per pensare al tormentoso problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita, credo che di questa cosa non ne parli e non se ne preoccupi nessuno. Il dubbio è se questo avviene perché fare una cosa meno iniqua e meno furbesca manderebbe a ramengo il traballante bilancio statale essendo tantissimi quelli che ne potrebbero benficiare o viceversa perché sono pochissimi: non porterebbe tanti danni al bilancio statale ma nemmeno tanti voti a chi vi dedicasse un po' del suo preziosissimo tempo. Caccia al Tesoro Caio ha quasi 77 anni e non s'è mai accorto di avere malattie importanti. Sì: un'appendicite a 20 anni, una clavicola rotta a 60 anni,


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un'ernia inguinale a 65 anni, dolori articolari che vanno e vengono, le solite malattie stagionali oltre a quelle infantili. Non prende medicine, dal medico va solo quando si sente male ma non capita spesso, con la bella stagione fa spesso senza fretta i suoi 30-50 km in bici, anche se nell'ultimo anno non molti in salita. Un brutto giorno si sente male, malissimo. La moglie chiama il 118, lo portano in ospedale: infarto. Lo salvano, gli liberano un paio di coronarie. E il cuore va, ma troppo veloce e con ritmo irregolare. Gli danno la scossa e lo fanno ripartire come si deve. All'ospedale rimane quindici giorni. Non è il posto più bello del mondo, ma è curato e tenuto sotto controllo costante: non deve far altro che sopportare sensori e flebo e prendere le pastiglie e i pasti che ai giusti orari gli portano. Poi lo dimettono e inizia una specie di caccia al tesoro tra ospedale, medico generico, distaccamento ASL. Ecco come ricorda le tappe, le prove di questa specie di Caccia alla Giusta Terapia. 1. Venerdì: primo passo. Sono circa le ore 15 e il medico generico sarà in ambulatorio lunedì alle 17. Gli telefona, gli dicono di richiamare qualche ora dopo, non lo fa. Nella lettera di dimissioni indirizzata al medico curante trova la terapia giornaliera consigliata ma ignora cosa gli hanno già somministrato quel giorno. Telefona all'ospedale e sa che quel giorno deve ancora assumere solo la medicina segnata con "dopo cena". 2. Sabato: secondo passo. Controlla le medicine avute dall'ospedale con la terapia consigliata: manca uno dei farmaci e ce n'è uno non indicato in terapia ma presente nel contesto. Inoltre la dose di un farmaco (coumadin) va regolata in base alle analisi del sangue da fare il lunedì successivo mentre il prelievo risulta prenotato per il mercoledì. Così telefona all'ospedale segnalando le incongruenze: tornare al reparto per risolverle. 3. Sabato: terzo passo. La moglie va a quel reparto: le ritirano il farmaco "superfluo", le danno quello mancante, ritirano la prenotazione per il mercoledì e ne danno una per il lunedì. Siccome dalla terapia non risulta l'orario di assunzione di alcuni farmaci, a richiesta glielo scrivono a fianco di ciascuno.


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4. Lunedì: quarto passo. Al mattino Caio va all'appuntamento per il prelievo del sangue nel reparto ospedaliero indicatogli. Gli dicono che per le dosi di "coumadin" dovrà essere seguito o dal suo medico (di base) o da un reparto dell'ospedale, di cui Caio non annota il nome confidando che il medico saprà tutta la procedura. Gli dicono che per i prelievi di sangue può andare o all'ospedale o presso un più comodo centro prelievi e che il suo medico dovrà richiederne 8. 5. Lunedì: quinto passo. Al pomeriggio riceve per telefono i risultati dell'analisi, il giorno in cui dovrà ripeterla e le dosi del farmaco, scoprendo che la medicina assunta alle 10 secondo l'orario fornito dal reparto doveva essere presa alle 15 e in dose dimezzata. 6. Lunedì: sesto passo Telefona al medico per sapere quando potrà essere ricevuto, possibilmente senza dovere aspettare lungo tempo in ambulatorio. Risposta: martedì alle dodici, in altro ambulatorio. 7. Martedì: settimo passo. Alle 11:50 è con la moglie nella sala d'aspetto di quell'ambulatorio. Il medico arriva dopo più di mezz'ora e il turno di Caio dopo tre persone. Caio informa il medico dell'accaduto, il medico esamina tutta la documentazione e compila le ricette in base alla terapia consigliata e alle altre indicazioni del reparto. Poiché sommando la sua pensione lorda con quella della moglie ora, dopo 20 anni, si superano di qualche centinaio di euro i famosi 36151,98 euro, Caio non ha diritto all'esenzione per reddito ma il medico lo informa che può avere diritto all'esenzione per evento morboso presentando un certificato dello specialista ospedaliero. 8. Martedì: ottavo passo. Dovendo effettuare il prelievo giovedì, subito dopo essere stato dal suo medico Caio va al non lontano distaccamento ASL per sapere cosa deve fare. All'Informazioni gli dicono di salire al Centro Prelievi. Va, gli dicono e gli scrivono l'orario dei prelievi, di recarsi fra 10 giorni (venerdì) al laboratorio analisi dell'ospedale e chiedere della dottoressa Tal dei Tali (ma non dicono l'ora né il motivo) e anche di presentare la richiesta del medico allo sportello delle prenotazioni.


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9. Martedì: nono passo. Caio va dove indicato, prende il ticket (nel senso di tagliando tagliacode) e aspetta il suo turno. Quando finalmente arriva gli dicono di tornare dal medico perché le richieste di "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza" non andavano fatte su un unico modello ma su due modelli distinti: uno per i prelievi e uno per le visite. 10. Martedì: decimo passo. Mentre Caio è andato all'ASL la moglie torna all'ospedale per avere l'attestato necessario per l'esenzione e con qualche difficoltà riesce ad averlo, non in tempo per utilizzarlo quel giorno. 11. Mercoledì: undicesimo passo. La moglie va in ambulatorio del medico generico e fa presente quanto vuole l'ASL e chiede cosa fare con la dichiarazione ospedaliera. Consegna la precedente richiesta errata, ne riceve due come vuole l'ASL e le viene detto di presentare là la dichiarazione per l'esenzione. 12. Mercoledì: dodicesimo passo. Va quindi all'ASL, presenta la dichiarazione dello specialista, le danno la nuova tessera sanitaria di Caio con il codice esenzione, dicendole di portarla al medico per la registrazione. L'ambulatorio del medico è chiuso, deve prenotare per il giorno dopo, paga due "ticket". All'ASL pare normale non tenere conto dell'esenzione appena riconosciuta, a mia moglie no e mentre era convinta di dovere pagare solo per il prelievo del giorno deve pagare per tutte 8+8 le prestazioni. 13. Mercoledì: tredicesimo passo. Va anche all'ambulatorio prelievi per chiedere a che ora Caio deve essere dalla dottoressa Tal dei Tali e per quale motivo deve andarci. Le rispondono che diranno tutto a Caio quando effettueranno il prelievo. 14. Giovedì: quattordicesimo passo. Seguendo le indicazioni ricevute, Caio alle 7:30 si reca agli ambulatori ASL per il prelievo del sangue. Vi trova molte persone in attesa. Chiede come funziona la cosa e gli dicono che viene chiamato "il numero". Caio ha due richieste del medico, due ricevute di pagamento ma non ha nessun numero e chiede dove lo danno. 15. Giovedì: quindicesimo passo.


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Va dove gli dicono, ma non c'è nessuno. Fortunatamente passa una signora che sembra dell'ASL. Caio le chiede dove avere il numero e gentilmente la signora risponde che deve ritornare donde era ventuto e richiederlo là. 16. Giovedì: sedicesimo passo. Caio ritorna ai "prelievi", chiede permesso ai primi della fila davanti alla porta dell'ufficio, entra, dà le sue carte, riceve un cartoncino con il numero X, gli dicono di aspettare nella sala dove sono tutti gli altri ed entrare per il prelievo quando chiameranno "X giallo". 17. Giovedì: diciassettesimo passo. Aspetta il suo turno. Quando appare un numero sopra la porta vi entra il paziente con quel numero e ogni tanto viene chiamato un numero giallo: 13, 14, 15, 3 giallo, 16, 17, 18, 4 giallo. Dopo relativamente non molto tempo chiamano "X giallo" e Caio entra. Gli fanno il prelievo di sangue, gli scrivono pro-memoria quando e dove ritirare i risultati e di fare il prossimo prelievo lo stesso giorno dell'appuntamento con la dottoressa Tal dei Tali, salvo diverso parere del suo medico. 18. Giovedì: diciottesimo passo h 13 circa - La moglie va all'ospedale e ritira i risultati delle analisi. h 16 circa - Caio telefona al medico per comunicare il risultato e avere il dosaggio del farmaco. h 18 circa, orario ambulatoriale, va dal medico, consegna il nuovo libretto sanitario, riceve le ricette con il nuovo codice esenzione in sostituzione di quelle precedentemente avute. Il medico ritiene di anticipare il prelievo al martedì e scrive richiesta in tal senso e chiede copia della lettera di dimissione e Caio promette di portarla il giorno dopo. 19. Venerdì: diciannovesimo passo. Caio ritorna all'ambulatorio per portare la richiesta del medico di anticipare il prelievo: la data del prelievo è anticipata, quella dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali confermata precisando l'ora ma senza dire del motivo. 20. Venerdì: ventesimo passo. Caio porta all'ambulatorio copia della lettera di dimissioni, un po' ridendo di se stesso per non averlo fatto prima visto che la lettera era indirizzata all'attenzione del medico curante. Con l'occasione chiede


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di avere la richiesta per una prestazione che non era stata fatta appunto in attesa dell'esenzione: la ritirerà lunedì. 21. Lunedì: ventunesimo passo. Caio va dal medico per ritirare la richiesta e per verificare la corrispondenza delle ricette già avute con la terapia consigliata. 22. Martedì: ventiduesimo passo. h 7:30 Prelievo sangue presso l'ambulatorio ASL 23. Martedì: ventitreesimo passo h 13 circa - Ospedale per ritiro analisi 24. Martedì: ventiquattresimo passo Ore 16 telefona al medico per comunicare i risultati dell'analisi e conoscere le dosi del farmaco, che vengono confermate nella misura precedente. 25. Venerdì: venticinquesimo passo Finalmente arriva il giorno dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali, finalmente forse saprà il motivo dell'incontro. Caio va all'ospedale, al laboratorio analisi e dopo una non lunghissima attesa può parlare con la dottoressa che svolge le stesse mansioni di Tal dei Tali. E così viene a sapere che quello era il reparto di cui non aveva annotato il nome al punto #4, che si tratta delle visite di sorveglianza per la corretta dosatura del "coumadin", che questo farmaco è necessario per via della fibrillazione avuta, che col farmaco interagiscono altri medicinali della terapia, che - chiedendolo sarebbe seguito da loro, che dopo ogni prelievo presso l'ASL dovrebbe recarsi all'ospedale per avere risultati e dosaggio. A quello che capisce non avrebbe più bisogno di sentire il suo medico generico. Solo che per fare tutto questo deve dare il suo consenso e il suo medico deve chiedere le 8 visite di sorveglianza. A Caio pare che tale richiesta sia stata fatta, ha le ricevute di pagamento, le mostra alla dott.ssa e le chiede di verificare, lei controlla e conferma: la richiesta non c'è. Scrive una lettera da consegnare lunedì (prima non c'è) al medico generico per fargli presente la situazione, chiedendo di concordare con Caio il da farsi ed eventualmente compilare regolare richiesta di visite di sorveglianza. Fissa comunque il prossimo prelievo per martedì e l'eventuale visita per giovedì. 26. Venerdì: ventiseiesimo passo.


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Tornato a casa trova nella lettera per il suo medico "richiesta di 8 visite di sorveglianza": è certo che la prima richiesta fatta conteneva "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza", ma non ha visto le due richieste sostitutive. Controlla le ricevute dei ticket versati: su una c'è "per prestazioni diagnostiche di laboratorio" sull'altra "prestazioni diagnostiche di altre prestazioni". Nessun riferimento a "visite di sorveglianza". Va all'ASL per chiedere chiarimenti e dopo un'ora è il suo turno e chiede: non risultano prenotate visite di sorveglianza. Dei due versamenti, forse non dovuti ma effettuati, uno è per i prelievi, l'altro pensava fosse magari per le analisi: ma se non è per le analisi e non è per "le visite di sorveglianza" per cosa mai è? Mistero, nessuno per ora lo sa. Chiedere lunedì mattina al Centro Prelievi E la caccia al tesoro continua. 27. Lunedì: ventisettesimo passo h 9 circa - Caio va al Centro Prelievi, aspetta il suo turno una decina di minuti. Fa presente quanto sopra: sembra che il disguido sia nato perché il suo medico ha anticipato al mercoledì il prelievo previsto per venerdì (v. 19.). Non è stata fatta alcuna visita di sorveglianza ma solo un colloquio informativo. Gli restituiscono la richiesta del medico e gli dicono di presentarsi con quella all'appuntamento di mercoledì. Caio vorrebbe chiedere come mai un'esenzione fatta dall'ASL deve essere portata al medico perché nella richiesta di prestazioni comunichi all'ASL quell'esenzione e se le tasse pagate venivano rimborsate se non dovute, ma pensa di farlo in altro momento per non complicarsi la vita ora che sembra quasi tutto risolto. 28. Lunedì: ventottesimo passo ore 17:30 - Va dal suo medico, aspetta il suo turno (1h 20m), gli consegna la lettera avuta il venerdì (v. 25.) informandolo che non è necessaria la richiesta di visite di sorveglianza perché già fatta e consegnata al Centro Prelievi (v. 16.). Concorda di affidarsi al centro TAO dell'ospedale. 29. Martedì: ventinovesimo passo Prelievo del sangue. Il referto può essere ritirato il giorno stesso in ospedale o il giorno dopo presso il Centro prelievi. Caio era convinto di avere risultati e dosaggio il giovedì in occasione della visita prenotata e confermata (v.#25). I risultati non saranno utilizzati che


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giovedì, decide per i l giorno dopo, mercoledì. 30. Mercoledì: trentesimo passo Ritira i risultati presso il Centro Prelievi. Vedendo che sono nella norma non telefona al centro TAO come pensava di fare se tali non fossero stati e continua con le dosi stabilite. 31. Giovedì: trentunesimo passo Trova subito la dottoressa che lo segue, fa presente che la richiesta di "visite di sorveglianza" era già stata fatta 15 giorni prima e consegnata al Centro Prelievi. Gli viene detto di riportarla al Centro prelievi con una sua lettera di accompagnamento, prenotare il "controllo" (prelievo) per lunedì mattino e presentarsi all'ospedale per ritirare risultati analisi e dosaggio e per eventuale visita. Riceve una lettera per il suo medico per una richiesta di esame e altri documenti da completare e consegnare al Centro prelievi e da riportare all'ospedale e finalmente avrà quel "libretto" di cui tutti parlano e che non ha mai visto. Forse la caccia al tesoro sarà finita 32. Giovedì: trentaduesimo passo. h 17:30 - Va dal medico e dopo breve attesa consegna la lettera e riceve la richiesta di esame. 33. Venerdì: trentatreesimo passo. h 9 circa - Breve attesa, consegna lettera e richiesta (v. 31.), prenota "controllo". A sua richiesta, lo informano che, fatto il prelievo, dovrà ritirare risultati all'ospedale e telefonare al Centro Prelievi la prossima data di controllo: l'ospedale la comunica a Caio e lui deve comunicarla a loro. Casualmente vedono la richiesta di esame che pensava di presentare al CUP e dicono che basta lasciarla lì e provvederanno ad unirla al prossimo prelievo: ottimamente. Forse davvero arriverà alla meta. Nota - Caio sa leggere e scrivere: non sarebbe stato meglio consegnargli un promemoria prestampato con scritto tutto quello che doveva fare? Un promemoria tipo: . Nel caso non sia già esente per reddito dalle tasse sanitarie (ticket) presenti l'allegata dichiarazione al CUP in Via Nomevia, NomeCittà. Le verrà rilasciato un nuovo libretto sanitario da portare al suo medico per la registrazione del codice di esenzione e conseguente utilizzo. . Dovrà recarsi dal suo medico portando tutta la documentazione allegata ed il suo medico in base ad essa e al suo giudizio professionale


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provvederà a rilasciare le ricette per farmaci e le richieste di visite specialistiche necessarie. Ecc. La trappola Non é convincente uno Stato che chiede ai suoi cittadini di essere onesti con esso se esso non è onesto con i cittadini, non può aspettarsi che paghino imposte e tasse per senso civico quando tende loro subdole trappole: o vi è reciproca onestà o prevale chi è più astuto, subdolo o forte. Faccio ancora una volta l'esempio di due coniugi ultra sessantacinquenni esenti dalle tasse sanitarie (ticket) per limiti di reddito considerando il reddito medio pro capite, cioè ipotizzando che ognuno dei due concorra per metà al reddito lordo familiare annuo. Il limite di reddito familiare oltre il quale pagare il ticket è stato fissato nel 1993 in 70000000 lire, cioè 35000000 medi pro-capite diventati 18075.99 euro. È una trappola entro cui cadono persone con capacità contributiva sempre più bassa man mano che con l'aumentare dell'inflazione aumenta il reddito nominale ma non quello reale, come evidenziato di seguito. Considerando l'equivalente reddito medio lordo pro-capite di due sposi, beneficiava dell'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket): • nel 1994 chi nel 1993 non superava lire 35000000 = euro 18075 = 1390 € mese • nel 2014 chi nel 1993 non superava lire 21875000 = euro 11297 = 869 € mese Considerando un'inflazione annua del 3% beneficerà dell'esenzione: • nel 2015 chi nel 1993 non superava lire 21238000 = euro 10968 = 843 € mese • nel 2020 chi nel 1993 non superava lire 18320000 = euro 9461 = 727 € mese • nel 2025 chi nel 1993 non superava lire 15803000 = euro 8162 = 628 € mese • nel 2030 chi nel 1993 non superava lire 13632000 = euro 7040 = 542 € mese • nel 2035 chi nel 1993 non superava lire 11759000 = euro 6073 = 467 € mese


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• nel 2040 chi nel 1993 non superava lire 10143000 = euro 5238 = 403 € mese • nel 2045 chi nel 1993 non superava lire 8750000 = euro 4519 = 348 € mese • nel 2050 chi nel 1993 non superava lire 7548000 = euro 3898 = 300 € mese • nel 2055 chi nel 1993 non superava lire 6510000 = euro 3362 = 259 € mese • nel 2060 chi nel 1993 non superava lire 5616000 = euro 2900 = 223 € mese • nel 2065 chi nel 1993 non superava lire 4845000 = euro 2502 = 192 € mese Sul sito del Ministero della Sanità è scritto " Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.", ma da 20 anni il limite è immutato e lo sarà anche per i prossimi 50: per non pagare la tassa sulle prestazioni sanitarie il reddito familiare di vecchietti e bimbi non dovrà superare 36151.98 € mentre per avere 80 euro al mese il reddito familiare delle mamme non dovrà superare 90000 €. Chissà perché. Magari Renzi ha più parenti e amici fra i giovani che fra gli anziani, fra le famiglie con reddito sotto 90000 euro che fra quelle con reddito sotto 36151, fra le neo mamme straniere che fra le già mamme italiane, chissà. Patente e libretto Trovo ne "il Giornale" che dal 3 novembre p.v. patente e libretto dovranno coincidere. "La registrazione dovrà essere fatta alla Motorizzazione e annotare sulla carta di circolazione il nome di chi utilizza in modo costante l’auto di proprietà altrui per oltre 30 giorni. Sono esentati da tale obbligo i componenti del nucleo familiare, purché conviventi" (vedi) In altre parole, se non capisco male, chi guida un'auto deve risultare intestatario della stessa per essere del tutto sicuro di non incorrere in sanzioni. Se tutte le semplificazioni promesse dal Governo Renzi sono di questo tipo, meglio lasciare le cose complicate come stanno. Tizio ha la patente di guida ma non ha auto propria e usa di volta in volta quella che


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gli presta un amico o quella della moglie. Se viene fermato per un controllo dovrà dimostrare che non la usa in modo continuativo per oltre 30 giorni o dovrà dimostrare il contrario chi gli contesta l'infrazione? Tizio è regolarmente sposato e convive sempre con la moglie, nel senso di "Vivere insieme, fare vita comune con altri: il matrimonio impone ai coniugi di c. sotto lo stesso tetto", ma non hanno la stessa residenza anagrafica e convivono o nella residenza dell'uno o in quella dell'altra, in modo pressocchè equivalente. Supponendo che la circolare non sia scritta in italiano comune ma in gergo buracratico, con "conviventi" si deve intendere "aventi residenza anagrafica nello stesso comune" o forse "aventi la residenza nello stesso indirizzo", come dice "il Giornale". Tizio dovrà seguire la "semplificata" procedura indicata nella circolare ministeriale o dimostrare - non si sa in quale modo - che non usa l'auto in comodato per oltre 30 giorni? E se Tizio, poiché "il matrimonio impone ai coniugi di convivere sotto lo stesso tetto", usasse tutti i giorni l'auto della moglie prevalentemente per farle da autista o fa fattorino? Se Tizio è primo intestatario dell'auto che normalmente usa il cointestatario cosa si deve fare? E se cointestataria è la figlia anagraficamente convivente con la moglie di Tizio? Magari con la buona intenzione di semplificare le cose, mi pare che nemmeno Renzi rinunci a trovarle tutte pur di complicare la vita alla gente. Miglioria peggiorativa In Veneto direbbero per analogia "pexo tacòn de sbrego". Capita che nel 2013 Nane abbia avuto una pensione di 29000 € lordi annui e sua moglie Nina una di 7150 €. Nel 2014 per effetto della "perequazione" la pensione di Nane diventa 29261 € e quella di Nina 7236 € in totale 36496 €. Nane e Nina si rallegrano un po' perché la pensione netta mensile di Nane passa da 1682 € a 1693 € e quella di Nina da 550 € a 557 €: 18 euro in più al mese non sono molti ma sempre meglio di niente, mediamente 9 € euro su pensioni di 1116 € mensili netti a testa. In Veneto direbbero "piuttosto de gnente mejo piuttosto": hanno avuto una miglioria, un piccolo aumento delle pensioni, un molto parziale adeguamento all'aumento del costo della vita. A maggio arriva il tanto strombazzato bonus di 80 € netti/mese ma né Nane né Nina ne hanno beneficio alcuno. Loro sono pensionati e non rientrano tra i favoriti di Renzi, come non rientrerebbero anche se fossero


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entrambi lavoratori dipendenti: Nane perché troppo ricco (più di 26000 €/anno), Nina perché troppo povera (meno di 8000 €). Però Nane e Nina sono anziani e con l'età, si sa, arrivano i malanni. Mettiamo che nel gennaio 2015 Nina si ammali e necessiti di visite specialistiche e medicine. Prima per quelle poche volte che ne aveva avuto bisogno era esente dal pagare la tassa sanitaria (ticket) in quanto aveva più di 65 anni e la somma del suo reddito con quello del marito arrivava a 36150 € annui lordi e non superava i mitici 36151,98 €, limite stabilito una volta per tutte 20 anni fa, nel 1994. Ma ora dovrà pagare la tassa e facilmente l'ammontare per le varie prestazioni supererà i 360 euro: col minimo fisso di 10 € per ricetta ne bastano 3 al mese. Non essendo Mina a carico di Nane (anche il limite di 2840,51 € è quello da vent'anni) sarebbero entrambi "esenti da ticket" se non fossero sposati, ma lo sono da oltre 50 anni: quindi entrambi dovranno pagarsi la tassa per le loro cure e le spese per Nina non potranno nemmeno essere portate in detrazione dall'Irpef: troppo povera per poterlo fare lei, troppo ricca per poterlo fare lui, una libera interpretazione dell'art. 31 della "più bella Costituzione del mondo." Tutto questo per equità, dicono. E poi mostrano meraviglia per il calo di votanti e matrimoni. Quello che Nane e Nina ritenevano un aumento di 234 euro netti all'anno si rivelerà una perdita netta di almeno 126 euro, ma sarà sicuramente molto di più: è quello che io chiamo "miglioria peggiorativa". Nota: Nane = Giovanni | pezo tacòn de sbrego = peggio il rattoppo dello strappo (z=s dolce) | piuttosto de gnente mejo piuttosto = piuttosto di niente meglio piuttosto Allergia Non so se succeda in altri Paesi, ma in Italia succede. Forse si tratta di un'allergia genetica, una qualche intolleranza a norme e regole. O forse è la sovrabbondante esistenza di norme e regole - spesso confuse, contradditorie, incoerenti, inapplicabili, disattese da chi le dovrebbe osservare e da chi dovrebbe farle osservare - a provocare allergia a tutte, indistintamente. Capitava e capita che le persone richiedenti un servizio siano più di quelle che lo forniscono: non potendo essere soddisfatte


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contemporaneamente tutte, di solito si segue un criterio di priorità. Al Pronto Soccorso si occupano prima di chi è ritento in più gravi condizioni, in qualche posto di chi è più importante o più ricco, in altri di chi è più bisognoso o più povero o altro; ma di solito nei negozi, nei bar, negli uffici, ecc. generalmente viene servito prima chi è arrivato prima. Un tempo chi arrivava dopo si metteva in coda, in fila dietro l'ultimo arrivato prima di lui. A quanto si diceva gli italiani - diversamente da altri popoli - erano decisamente allergici a mettersi pazientemente in fila ad aspettare che avanzasse. C'erano file disordinate in cui quasi sempre qualcuno riusciva a infilarsi creando discussioni o venendo servito prima del suo turno. Per ovviare alle file in piedi furono inventati "i numeri": man mano che una persona arriva prende da un distributore un tagliando con un numero progressivo e aspetta, sovente seduto, che quel numero appaia su uno schermo o venga chiamato dall'addetto al servizio. Sembra l'uovo di Colombo e non c'è quasi più luogo dove non ci sia il distributore di numeri o tagliandi o ticket o come altro vengono chiamati e dove non ci sia anche sempre qualcuno allergico a rispettare le regole e le altre persone. La prima cosa da fare quando si va in posto dove c'è gente in attesa è quella di cercare o chiedere dov'è il distributore dei "numeri" e prenderne uno. Poi si decide sul da farsi. Normalmente si ritiene che il numero sia una specie di prenotazione e non necessariamente si deve rimanere lì ad aspettare che appaia o venga chiamato: si calcola quanti numeri rimangono prima del proprio e si valuta il tempo necessario per servirli tutti. Se si ritiene che sia abbastanza per fare nel frattempo qualcos'altro magari si va altrove: l'importante è rientrare prima che sia chiamato il proprio numero. Una volta chiamato il successivo vale la regola "chi va all'osto perde il posto", si perde cioè il diritto di precedenza su i numeri che seguono. Credo che questa regola sia accettata un po' da tutti, me compreso. Naturalmente se quando viene chiamato un numero nessuno si fa avanti si ritiene che chi lo aveva preso abbia ritenuto di dovere aspettare troppo tempo ed abbia rinunciato e si passa al numero seguente. Questo capita spesso quando e dove sono molti utenti e molto d'attendere. Non è detto perciò che se stanno servendo il #40 ed si ha #80 si debba aspettare il disbrigo di 40 persone: qualcuna quasi sicuramente non ci sarà, o almeno si spera. Capita anche che qualcuno decida di rinunciare al servizio ma non si


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limiti ad andarsene: vuole fare il generoso e dà il suo tagliando a qualcun altro. Se la decisione viene presa subito e dà il suo #60 a chi sta per prendere il #61 non reca danno a nessuno: solo evita che questi lo stacchi, che quando sarà il turno del #60 nessuno si presenti, che chi verrà dopo sopravvaluti il tempo d'attesa. Posso magari capire - anche se non approvare - che Tizio preso il #60 per conto del fratello o cugino Caio (magari impegnato a posteggiare l'auto) glielo consegni quando arriva, ma se il #60 viene dato a chi ha l'#80, quest'ultimo sarà indebitamente beneficiato a danno di tutti quelli arrivati prima ed hanno i tagliandi dal #61 al #79 che non beneficeranno più della rinuncia del #60. E capita anche che chi aveva #80 e ora ha #60 offra #80 a chi ha #90 danneggiando cosi anche quelli con i numeri da #81 a #89, doppiamente. A quanto pare molti ritengono del tutto normale agire in questo modo: se così non fosse potrebbero fare questo traffico in segreto e forse nessuno se ne accorgerebbe. Per me invece questo comportamento è mancanza di rispetto della "fila" e delle persone in attesa, ma tanta è l'abitudine a infischiarsene delle regole e del prossimo che non pensano di fare qualcosa di scorretto. E così capita che chi va a piedi agli incroci non badi se ci sia o no il passaggio segnato o se il semaforo pedonale sia verde o rosso: un'occhiata che non ci siano in arrivo auto molto prossime e attraversa la strada. Magari non è che sia particolarmente inosservante delle norme, magari se i passaggi pedonali non lo costringessero ad allungare di molto il suo cammino e i semafori a inutili attese, magari se la circolazione pedonale fosse pensata e tracciata "cum grano salis", magari allora non penserebbe che tutto sia fatto pro forma e non per essere osservato, magari troverebbe meno stupido rispettare le norme che non rispettarle. E così capita che chi va in bicicletta non badi se sia o no consentito pedalare sui marciapiedi o contromano: sa solo che se così non facesse dovrebbe fare un sacco di strada in più per rispettare i sensi unici, pensa come il pedone - che le regole siano assurde e fatte solo per non essere osservate e così non si preoccupa nemmeno del colore del semaforo. E così capita che chi va in automobile non badi molto se ci sono i limiti dei 30 o dei 90 Km orari ma eventualmente solo se ci sia o meno l'autovelox o altra diavoleria: per esperienza sa che quei limiti il più delle volte sono messi senza alcuna necessità, pensando non a rendere agevole e sicuro il traffico ma solo far cassa o - nel migliore dei casi - per


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superficialità ed è portato a considerarli così anche quando invece sono davvero necessari. 2015 Natalità C'era una volta l'albero genealogico, che cresceva come una quercia con sempre più rami. Ora se va bene c'è la canna genealogica, che cresce ma senza rami.Guardando nella mia famiglia: nella nostra generazione eravamo 18 cugini, in quella dei miei figli sono in 8, in quells dei miei nipoti sono 5. Numero totale cugini (X=maschi Y=femmine) nipoti YXYXY nipoti figli XXYYXXXX figli io XYXXXYXXYXXYYXXYXX io Crescita degli alberi genealogici: dai miei nonni a me nipoti XYXXXYXXYXXYYXXYXX nipoti figli XYXXYYY figli nonno paterno XY nonna paterna da me ai miei nipoti: nipoti XYY nipoti figli XXY figli nonni XY nonni

Col 50% maschi, 50% femmine e 1,3 figli per donna (Italia 2012), su una popolazione di 100 persone, i figli saranno 65, i nipoti 42, i pronipoti 27, poi 17, 7, 4, 2, 1 e fine della storia: non più un albero ma una piramide. Y XY XXYY XXXXYYY XXXXXXXXYYYYYYYYY XXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYYY XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY XYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXY

Se in quella popolazione si difondesse la moda delle coppie gay la fine sarebbe ancora più rapida. Progressività "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." Io capivo "più si è ricchi e più si paga", in misura più che proporzionale. In realtà capita anche che "più si è poveri e più si paga": per esempio le tasse sanitarie (vulgo ticket). Secondo la normativa vigente, per


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ragioni di reddito sono esentati dal pagamento della tassa i bambini fino a sei anni e gli anziani oltre i sessantacinque se il "reddito familiare non supera 36151,98 euro lordi annui". Sembrerebbe rispettare l'art.53 della "costituzione più bella del mondo", ma è una balla. In realtà se il reddito supera mettiamo di 100 euri quella cifra e si deve pagare 150 euri annui di tassa, chi ne aveva 100 lordi in più si trova con 150 netti in meno e quindi con minore capacità contributiva di chi ne aveva 100 in meno dei fatidici 36151,98. Non 36000 o 36152 euri: "36151,98 euro lordi annui". Sembra una cifra ridicola e lo è, solo che quella cifra ridicola conferma la progressività del "più si è poveri e più si paga". Nel 1994 quando furono stabiliti i limiti di reddito valevoli dal 1/1/1995 erano Lit. 70.000.000, settanta milioni di lire italiane. Quando fu adottato l'euro il cambio ufficale era 1 euro = 1936,27 lire e quindi 70000000/1936,27=36151,982936 euri, arrotondati (si fa per dire) a 36151,98. La famiglia che disponeva allora di 69.999.999 lire (una bella cifra per quel tempo) se ora dispone di 36152 euri è più povera di allora, ma deve pagare la tassa che allora non pagava: a conferma della regola "più si è poveri e più si paga". Regola ancora più evidente se si considera che 36151,98 valgono sia per famiglie composte da una sola persona che per quelle composte da 2 o più persone. Mi pare del tutto evidente che se la famiglia dispone di quel reddito le sue capacità contributive sono diverse se è composta da una sola o da dieci persone. Nel primo caso una persona è esente dalla tassa con un reddito annuo lordo di 36151 euri, nel secondo solo se dispone di 3615 euri di reddito annuo lordo medio pro capite. Per il supero del limite non si sommano i redditi di due conviventi, di due sposati sempre. Naturalmente anche chi nel 1995 era molto lontano da quel limite, anche con adeguamenti di salario o pensione inferiori all'inflazione finisce prima o poi per superarlo pur diventando più povero. E se non pensa di essere diventato nominalmente più ricco, di averlo superato e di doverlo dichiarare viene considerato un delinquente che non paga il dovuto. Sono passati più di vent'anni da quando è stato calcolato quel valore: se era equo allora non lo può essere ora e viceversa. E fra vent'anni sarà peggio. A me pare un'indecente iniquità, ma nessuno se ne preoccupa: non so se perché interessa pochissimi votanti o perché una norma più giusta riguarderebbe moltissimi beneficiari e costerebbe come qualche spreco pubblico che non si vuole eliminare. A dire il vero non è del tutto così: da


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molti anni si può leggere nel sito del Ministero della salute che "il problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita è da tempo all'attenzione di questo Ministero e del governo tutto". E chissà per quanti decenni dovranno pensarci prima di risolverlo. Nota - Quanto citato tra virgolette è riportato a memoria Equità fiscale Domanda - Se Aldo ha 70 anni, Berto 70 anni, Carla 70 anni e il reddito lordo annuo di Aldo è 18076 €, di Berto 18076 €, di Carla 18076 € (1054 € netti mensili), perché esenti dalla tassa sanitaria (ticket) sono Aldo no, Berto sì, Carla no? Risposta - Perché Aldo e Carla sono marito e moglie. Domanda - Se sono sposati Dario con Franca e Gino con Lina e percepiscono netti mensili Dario 1054,35 €, Franca 1054,35 €, Gino 1054,40 €, Lina 1054,40 €, perché Dario e Franca non devono pagare la tassa sanitaria , Gino e Lina sì? Risposta - Perché Gino e Lina percependo 1 € lordo annuo più di Dario e Franca sono molto più ricchi. Domanda - Se a dicembre 1994 percepivano Gino 23.026.313 e Lina 23.026.313 Lit lorde annue e rivalutando il loro reddito secondo l'Indice Nazionale delle variazioni dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati ora percepiscono Gino 18077 € e Lina 18077 € perché nel 1995 non dovevano pagare la tassa sanitaria e nel 2015 sì? Risposta - Perché nel 1995 la somma dei loro redditi era 46.052.626 Lit (34,21% sotto il limite 70.000.000 Lit) e ora ora è 36154 € (0,005587% sopra il limite 36151,98 €), essendo stati rivalutati i loro redditi sì e il limite no Tasse Pagare le tasse (e imposte) non è così bello come diceva il ministro Pàdoa (=Padova) Schioppa. Forse il suo seguace Padoàn (=padovano) pensa più realisticamente che il bello è riscuoterle, farle pagare agli altri e beneficiarne. Pagarle non piace a nessuno, ma si può ben accettarle quando non sono esagerate e sproporzionate ai servizi forniti. Il peggio però è pensare, anzi sapere per certo, che si pagano anche per i molti che non le pagano, non pagano imposte, IVA, biglietto dell'autobus, tassa sanitaria, canone RAI, ecc.: va bene, è giusto pagare imposte e tasse, ma perché io sì


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e altri no? Giorni fa ho sentito affermare in tv che l'90% di chi usa gli autobus a Roma non paga il biglietto. Un tempo c'era l'autista e c'era il bigliettaio, per risparmiare hanno abolito il bigliettaio: un bel risparmio se è vero che il 90% dei biglietti dovuti non vengono pagati. Per carità, c'è l'automazione e magari un bigliettaio intimidito e senza il supporto di una scorta non riuscirebbe a fare pagare il biglietto alla metà dei passeggeri, come insegnano le esperienze dei controllori in altre città. Resta il fatto che quel 10% che paga il biglietto più che onesto si sente il babbeo che paga per il 90% che viaggia gratis. Se per continuare a fornire il servizio a quegli scrocconi l'azienda aumenta il prezzo del biglietto a pagare è solo quel 10%, se il bilancio viene ripianato dal Comune con le imposte pagate dai concittadini sono essi a sopportarne il peso, se quanto pagato dai concittadini non basta e il Comune viene sovvenzionato con le imposte pagate dai cittadini italiani sono tutti gli italiani a rimetterci e i tedeschi di Germania hanno tutte le ragioni del mondo a chiamarsene fuori, visto che possono. Se davvero il 90% di furbi si fa pagare il viaggio dal 10% di gonzi la cosa più giusta da fare è abolire il biglietto (si dice ticket?) e tutti viaggiano gratis. Se non si è in grado di far pagare il biglietto al 90% dei viaggiatori tanto vale non farlo pagare: o tutti o nessuno. Così se non altro non ci sono furbi gongolanti e babbei avviliti: basta fare pagare con equità le imposte, ma questo è un altro discorso. Se poi uno non vuole usare l'autobus affari suoi, il servzio è offerto a tutti. Così come invece stanno le cose io non so se devo vantarmi o vergognarmi per avere fatto tre chilometri a piedi quando mi sono accorto che il bus non sarebbe partito in tempo per arrivare prima dello scadere dei 90 minuti di validità del biglietto e non avevo i soldi per acquistarne un altro Un anno da ministro Chissà se prima o poi non sentirò più dire Pàdoan: perché cade il governo, perché il ministro si dimette o perché finalmente i telegiornalisti si decideranno a pronunciarlo come si deve. Temo però che questa mia speranza non si avvererà, considerata la quasi assoluta preferenza per il parlare straniero a scapito di quello nostrano. Voglio anche sperare che non sia davvero lo stesso ministro a non sapere il suo cognome o a vergognarsi delle origine venete, magari millantando ascendenti anglosassoni.


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Secondo l'Accademia della Crusca Nel caso del ministro Padoan, non c’è dubbio che la pronuncia corretta del cognome, sul piano etimologico, sia Padoàn. Si tratta infatti di un trasparente cognome di origine detoponimica, che corrisponde all’etnico che designa chi è nato a Padova: padovàno in italiano, padoàn in veneto, con dileguo della consonante intervocalica e apocope della vocale atona finale dopo la nasale, conformemente alla fonetica dialettale. Ma molti cognomi di origine veneta terminanti in -n o in -r vengono pronunciati dagli italiani delle altre regioni con l’accento ritratto: è il caso di Trevisan, Benetton, Fogar. L’accentazione Pàdoan non rappresenta, dunque, una particolare “novità” di cui stupirsi. Notevole è invece il fatto che, mentre nei primi mesi di vita del governo Renzi alla televisione e alla radio le due pronunce (Pàdoan e Padoàn) si alternavano, ormai prevale decisamente la prima, perché è stata indicata come quella corretta dallo stesso interessato, la cui famiglia, di origine veneta, si trasferì in Piemonte. I termini della questione, in effetti, sono un po’ cambiati: se la pronuncia sdrucciola, pur etimologicamente erronea, è stata legittimata dal diretto interessato, gli altri (giornalisti, politici, ecc.) non hanno potuto far altro che adeguarsi.” Secondo Wikipedia Pier Carlo Padoan (pronuncia [padoàn]), all'anagrafe Pietro Carlo Padoan (Roma, 19 gennaio 1950) è un economista e politico italiano.” Secondo me 27 marzo 2015 - Quello che sicuramente è cambiato sono i nomi: la Legge sul Lavoro è Jobs Act, Padoàn è Pàdoan, la revisione della spesa (pubblica) è Spending Review. 10 marzo 2015 - Non Padoàn ma Pàdoan: per analogia dovrei dire non padovàno ma pàdovano e di spèrare che il gòverno di Màtteo Renzi fìnisca anche per non sèntire più nòminare quel mìnistro? 22 febbraio 2015 - .. Ma che parli di Jobs Act all'ONU, in USA, in India se vuole farsi capire da americani, inglesi, indiani e magari tedeschi! Qui parli come gli ha insegnato mamma! E il suo compare Padoàn che si fa chiamare Pàdoan, come fosse un baronetto inglese! Strano che lui non sia Màtteo o Mattew... 17 febbraio 2015 - Càttelan, Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan all'inglese come Cardigan, Reagan, Callegan, Truman o Cattelàn, Padoàn, Trevisàn, Furlàn


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alla veneta come Galàn, Bressàn, Pavàn, Cumàn e come Bassàn (Bassano), napoletàn (napoletano), Sumàn (Summano), Milàn (Milano), Favrìn, Bortolìn, Lorenzìn, Parolìn, Trentìn (trentino), Visentìn (vicentino), Marangòn (marangone, falegname), Munaròn (da munàro, mugnaio), Battistòn, ecc.? Sono foresti (stranieri) o nostrani? 17 dicembre 2014 - Dopo un ministro nero, ora c'é uno straniero:forse è americano, ma non certo padovano. Lui è Pàdoan non Padoàn: "de sicuro no 'l xe nostràn". 29 novembre 2014 - Chissà se con quel cognome sdrucciolo viene dal Regno Unito il ministro Pàdoan. 23 ottobre 2014 - Solo qualche giornalista dei tg ha cura d'informarsi sull'esatta indicazione di un luogo o pronuncia di un nome... trovano Padoan e dicono Pàdoan, trovano Total e dicono Tòtal. 10 ottobre 2014 - Dopo Pàdoan ora abbiamo Fùrlan aspettando Pàrolin, Lòrenzin, Mànin, ecc. 18 settembre 2014 - Tutto presto, tutto prima, a cominciare dagli accenti: dopo Pier Carlo Pàdoan avremo Màtteo Renzi, Gràziano Délrio, Marianna Màdia, Fedérica Moghérini, Angèlino Àlfano, Àndrea Òrlando, Fedèrica Guidi, Maurizio Màrtina, Stefania Giànnini, Dario Francèschini, Beàtrice Lorènzin e altri. 25 agosto 2014 - Peter Charles Padoan (pàdoan) 6 agosto 2014 - Per levarci dal pantano (paltàn) magari serviva Padovàno (padoàn) e invece Pàdovano (pàdoan) può solo levarci dal pàntano (pàltan) che non so cosa sia. 5 agosto 2014 - Continuano a chiamarlo Pàdoan. O cosi continua a farsi chiamare. Per un veneto viene naturale dire padoàn, americàn, siciliàn, napoletàn, musulmàn, francescàn, veneSiàn, sacrestàn, catalàn, capitàn .. È molto più fine, più prestigioso farsi chiamare come McMillan o Cameron che come Galan o Casson. 18 luglio 2014 - porre l'accento, se non sull'economia, almeno sul nome del suo ministro: l'economia non migliora ma tutti i Padoàn ora sanno di essere Pàdoan (pl. pàdoani=pàdovani) e aspettano che Napolitàno diventi Nàpolitano. 19 giugno 2014 - Meno male che stamattina a "Omnibus" (la7) c'era Alan Friedman, americano: l'unico straniero fra i tanti italiani, l'unico a


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non dire Pàdoan all'inglese ma correttamente Padoàn alla veneta. 17 maggio 2014 - Il bello del Governo Matteo Ottantaeuro è che non vedo più la Kyenge, il brutto che sento sempre dire Pàdoan. 29 aprile 2014 - In veneto padoàn significa padovano e cassòn significa màdia, quel contenitore di legno che si usava per custodirvi lievito, farina ecc.. Se Pier Carlo Padoàn si dice Pàdoan allora Felice Cassòn si dirà Càsson ma Marianna Madìa sarà Màdia e nel PD resterà comunque qualcuno col nome di quel rustico mobile, non più in veneto ma in italiano. 19 aprile 2014 - "Cambieremo tutto, abbiamo già cominciato": ora Provincia è organo di secondo grado, Imu è Tasi, Tarsu è Tari, povero è chi ha più di 8000 euro annui e Padoàn è Pàdoan. 19 aprile 2014 - Ma Pier Carlo si fa chiamare Padoàn (padovano) come tutti in Veneto o Pàdoan che non significa niente? O dice che il Presidente della Repubblica è Napòlitano? Se non piace Padoàn chiamatelo Padovano, se non piace Furlàn dite Friulano. 13 aprile 2014 - Forse molti veneti faticano a sentirsi cittadini di un Paese in cui non vengono rispettati nemmeno i loro cognomi e magari vorrebbero separarsi dall'Italia per non diventare Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan, Màntoan, Brèssan, Vìsentin, Trèntin, Sànmartin, Tònin, Bèrgamin, Lòrenzin, Còrradin, Fàvrin, Pàrolin, Màrangon, Tògnon, Lùnardon, Gàstaldon, Mùnaron, Lòrenzon, Mòser, Vènier, Càstagner, Sàrtor, ecc.. Almeno in patria. 9 aprile 2014 - Pànico non è Panìco, Pàdoan non è Padoàn. Il cambio del cognome è possibile ai sensi del D.P.R. 3 novembre 2000 n. 396: chissà se il ministro si è avvalso di questa possibilità, se si chiama ancora Padoàn o se non c'è cambio di cognome a chiamarlo Pàdoan, non dovendo in italiano segnare l'accento. Se invece l'ha cambiato "perché rivela origine naturale" veneta poteva chiedere il suo cognome in italiano, cioè "Padovàno". O direbbero Pàdovano? 27 marzo 2014 - Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian, Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan. 27 marzo 2014 - Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian,


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Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan. 18 aprile 2014 - Accadde più di mezzo secolo fa, ma accadde davvero. Mia moglie ha uno di quei cognomi veneti terminanti in àn, con l'accento sulla a come sempre in Veneto. Non è Padoàn, ma userò questo al posto di quello vero. Quando ancora non era mia moglie abitava con la famiglia in un paese non lontano da Vicenza e aveva un fratello di nome Giuseppe che tutti, proprio tutti, chiamavano Pino e lavorava nella bergamasca. Un giorno un signore foresto suonò al campanello, mia moglie aprì e chiese cosa volesse. E quello: "Abita qui Giuseppe Pàdoan?". E mia moglie "Giuseppe Pàdoan? No, non lo conosco". E l'altro a insistere "Giuseppe Pàdoan, non è questa Via Taldeitali numero tale?". E mia moglie: "Sì però qui non abita nessun Giuseppe Pàdoan ..." ci pensa ancora un po' e poi "Ah! Pino Padoàn! Sì, abita qui: è mio fratello!" Obbrobrio Sono il solo a ritenere un obbrobrio indecente che nel 2015 siano in vigore limiti di reddito calcolati nel 1993 e da allora rimasti immutati? Sono il solo a considerare assurdo e ridicolo che nel 2015 il limite di reddito per essere considerato famigliare a carico sia 2840,51 euro lordi annui, cioè l'equivalente in euro delle 5.500.000 lire che era nel 1994? e che per essere esenti (sotto i 6 o sopra i 65 anni d'età) dalla tassa sanitaria (ticket) sia 36151.98 euro cioè in euro i 70 milioni di lire che era nel 1994? Assurdo perché é come se in 20 anni il costo della vita sia rimasto immutato e quello che nel 1994 si comprava con 1000 lire oggi si compri con 0,52 euro, ridicolo perché in 15 anni non si è nemmeno provveduto ad arrotondare quei limiti. Da anni segnalo questo fino alla noia e me ne scuso. Ma nessun altro ne parla. Anzi no, non proprio nessuno: nel sito del Ministero della Salute da anni si trova scritto • "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.". Chissà per quanti decenni dovranno ancora studiarlo prima di risolverlo, magari solo dopo che due coniugi con 37 € al giorno ciascuno


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(36151.98 € lordi annui in due) potranno comprarsi si e no un bicchiere di latte. Ma anche qualora il problema venisse risolto resterebbe l'assoluta inadeguatezza dei 2840,51 euro lordi annui (236 mensili, 7.8 giornalieri), resterebbe la discriminazione tra coniugati (limite 18075 € pro-capite) e no (limite 36151 €), resterebbe l'impossibilità di detrarre le spese mediche di coniuge incapiente ma con reddito superiore ai 2840,51 €. Pare proprio che a nessun politico importi se una norma sia equa o iniqua ma solo quanti voti in più o in meno comporti introdurla, modificarla o abolirla. Senza vergogna E bravo Màtteo, col bonus elettorale raccatta voti e risolve due problemi: quello di cassa e quello dell'immigrazione. Meno soldi si danno ai pensionati meno si spende e meno soldi i pensionati hanno più è facile che facciano come suggerisce la Moretti (PD): accogliere in casa gli allogeni per avere i 35 euro giornalieri che lo stato spende per loro. E senza provare vergogna offendono doppiamente gli anziani italiani: perché non danno loro nemmeno il dovuto e perché non li ritengono degni di essere trattati come gli estranei. Per chi non invitato viene da noi e mai ha contribuito al benessere (poco o tanto che sia) dell'Italia lo stato spende almeno 1050 euro al mese mentre molte persone anziane, specialmente donne che con il loro lavoro (retribuito o no) vi hanno contribuito per una vita, hanno pensioni che non arrivano ai 500. Ora queste persone per avere qualche disponibilità in più dovrebbero mettere la loro casa e se stesse al servizio dei nuovi arrivati: questo è puro razzismo, a danno degli italiani. Come mi sa di razzismo (generazionale) anche l'insistere nel dire che gli anziani "rubano" ai giovani. Se i giovani non trovano lavoro non è certo colpa degli anziani, loro il lavoro l'hanno lasciato e i giovani potrebbero sostituirli se il lavoro ci fosse. Non è colpa degli anziani se i giovani non trovano, non cercano o non vogliono un lavoro, non è colpa degli anziani se ora servono meno persone per fare più cose, se le imprese italiane chiudono o lavorano all'estero o se i lavoratori esteri arrivano e lavorano in Italia. E tantomeno è colpa dei pensionati "privati" se nel paese c'è e c'è stata


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tanta burocrazia pubblica e quindi ci sono tanti pensionati "pubblici" che, ci dicono, guadagnano mediamente il 70% in più dei "privati". La cosa non meraviglia: è più facile essere generosi a spese altrui che a spese proprie, é più facile dare aumenti immeritati (e furbetti) quando a pagare è poi il solito Pantalone. Quelli della mia età hanno cominciato a lavorare anche a 15 anni, lavoravano 48 ore alla settimana, avevano un paio di settimane di ferie e non avevano tutte le modernità cui i giovani non possono rinunciare: non so quanti giovani italiani sarebbero disposti a fare i sacrifici fatti dai loro genitori o nonni, ma ci sono gli stranieri. Con un po' di pazienza i pensionati attuali non ci saranno più e se le cose continueranno andar male di chi sarà mai la colpa? Dire poi con tono accusatorio che "le pensioni sono il 30% del welfare" se non si riferisce alla sola quota assistenziale è come dire che le spese per le automobili private sono il 30% delle spese per il trasporto pubblico e privato: l'assistenza è a carico della collettività, la previdenza del singolo. Matrimoni I matrimoni tra uomo e donna sono sempre meno, anche perché in molti casi lo stato non tutela la "famiglia" ma la perseguita. In compenso cresce la richiesta di matrimonio tra uomo e uomo, donna e donna e magari un domani tra uomo e uomini, donna e donne, e cani, e gatti, e orsi, e canarini, ecc.: basta vi sia un legame affettivo. Da molto tempo e in molti luoghi si è ritenuto necessario un riconoscimento pubblico dell'unione uomo-donna (premessa della procreazione) considerando il lungo tempo necessario per l'autonomia dei cuccioli umani e l'opportunità di consentire loro di vivere in un ambiente il più possibile stabile e protettivo. Il matrimonio (civile o religioso con valore civile) serviva a riconoscere pubblicamente "la famigia" e i diritti e doveri interni ed esterni dei suoi componenti. Se aveva un senso il matrimonio quando i fini erano la conservazione della specie e dei beni, quando era considerato interesse della comunità tutelare la famiglia e la sua durata, forse ora non lo è più. Ai matrimoni improvvisati seguono divorzi veloci, i figli sono un peso che non tutti sopportano o un lusso che non tutti si possono permettere, ordinandoli al supermercato se non si possono avere naturalmente. Non c'è motivo che la comunità si occupi di tutelare quello che non c'è: estendere il matrimonio civile a tutti lo rende una pagliacciata, lo si


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abolisca per tutti e siamo tutti uguali senza distinzioni. Per chi vuole una cosa seria c'è il matrimonio religioso, sempre che non cambi anche quello. Per avere pane ci vuole farina e acqua (e altro): con farina e farina o acqua e acqua (e altro) si avrà qualcosa che nessuno si sogna di chiamare pane. Per avere matrimonio ci vuole uomo e donna: con uomo e uomo o donna e donna si avrà qualcosa che sarebbe almeno opportuno non chiamare matrimonio, per non creare confusione. Illegalità Mi basta guardare dalla finestra di casa per averne un'idea. Trovo: “Codice della strada Art. 41. Segnali luminosi. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono: a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata; b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata; c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde. Art. 40: Segnali orizzontali. I segnali orizzontali, tracciati sulla strada, servono per regolare la circolazione, per guidare gli utenti e per fornire prescrizioni od utili indicazioni per particolari comportamenti da seguire... Attraversamenti pedonali . Strisce pedonali "Zebre" AMPIEZZA sezione di attraversamento 2,50 m MIN (locali, quartiere) 4,00 m MIN (altre strade) SPESSORE singola striscia 0,50 m DISTANZA tra strisce successive 0,50 m Colore bianco Art. 190: Comportamento dei pedoni. I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei sovrapassaggi. Quando questi non esistono, o distano più di cento metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l'attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per sé o per altri.” Dalla finestra vedo un crocevia con tanto di strisce e semafori


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pedonali e nessuno, proprio nessuno aspettare l'omino verde per attraversare, a meno che non ci sia un veicolo molto prossimo in arrivo; ma qualcuno neanche allora. Nessuno segue il tracciato pedonale se trova più comodo ignorarlo. Per chi va da Nord a Sud sul lato Ovest della strada, tirare diritto e attraversare dove non ci sono semafori e strisce pedonali è senz'altro più comodo che seguire il tracciato e aspettare tre volte il verde: 1. per passare sul lato Est, 2. per passare a Sud, 3. per tornare sul lato Ovest e proseguire verso Sud. Ma non vedo mai nessuno così paziente. Se non si pensa "rispetto le regole perché vanno rispettate" ma "rispetto le regole se e quando mi conviene" può benissimo capitare che convenga non aspettare il proprio turno, guidare l'auto col telefonino in mano poggiato sull'orecchio, evitare di pagare i tributi, rubacchiare il poco o il molto secondo possibilità, magari condannando chi fa lo stesso ma in scala maggiore. E può benissimo anche capitare che chi dovrebbe far rispettare le regole trovi conveniente non farlo. Non posso pensare che tutti, proprio tutti i miei concittadini ignorino le norme o le violino abitualmente. Forse in qualche altro articolo sta scritto che l'osservanza delle regole è facoltativa o che il Sindaco può emettere un'ordinanza di deroga per cui nell'ambito comunale: • a) rosso, significa dare la precedenza ai veicoli; • b) giallo, significa che seguirà il rosso; • c) verde, significa che si può senz'altro attraversare. Forse così non è ma così tutti pensano che sia: giovani, vecchi, bambini, italiani, albanesi, nordafricani, indiani, subsahariani, cinesi, mahori, boscimani, ucraini, russi, maschi, femmine, ecc.. E magari sarebbe giusto che così fosse. Non incentiva il rispetto della legalità constatare che tutti o gran parte dei cittadini non osservano le norme, magari non solo per propensione all'illegalità ma principalmente perché é troppo gravoso rispettarle, perché le ritiene inadeguate o vessatorie o stupide. E nessuno pensa ad abolirle o a cambiarle e renderle rispettabili e rispettate: tacitamente riconoscono la loro inutilità o impraticabilità o erroneità o assurdità, ma si limitano a tollerare la non osservanza, confermando l'impressione che tutte le leggi siano facoltative e che chi le osserva sempre e comunque non è un cittadino onesto ma fesso. Sempre che ci sia qualcuno in grado di conoscere e osservare tutte le molte leggi che lo possono riguardare nel


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vivere quotidiano. Due conti Marito e moglie guadagnano insieme ben 36152 € lordi annui, in pratica circa 1050 euro netti mensili ciascuno. Pur essendo entrambi oltre i 65 anni non hanno diritto all'esenzione dalla tassa detta "ticket": in base ad un calcolo fatto nel 1994 con l'equivalente in lire di 36151,98 € di reddito allora si era considerati straricchi, indegni di beneficiare dell'esenzione e siccome l'adeguamento del limite è da decenni "all'attenzione del Ministero della Sanità e del Governo tutto" ma non è stato cambiato nemmeno di 0,02 € per arrotondarlo, oggi in due superano quel limite e devono pagare la tassa. Se fossero più giovani e avessero dei figli piccoli, con quel reddito non godrebbero dell'esenzione prevista per i minori di 6 anni (e sarebbe peggio). Non capisco come si riesca - per quanto accurati si sia - a trovare l'esatto giusto limite sotto il quale sì e sopra il quale no essere esenti; ancor meno capisco perché non ci sia una qualche gradualità in modo che chi ha un centesimo in più non si trovi alla fine ad avere un sacco di soldi meno di chi ha un centesimo in meno. Ma quello che trovo del tutto illogico è considerare esente un singolo che da solo guadagni 36151 € e non due sposi che in due guadagnino 36152 €, cioè 18076 € ciascuno, la metà. Il fatto che il limite sia sempre quello fissato 20 anni fa, nel secolo scorso, ai tempi della lira, prima dell'avvento devastante dell'euro è semplicemente indecente: ma questo anche Renzi non lo sa o finge di non saperlo. Facendo poi due conti, quei coniugi trovano che un presunto profugo, senza avere mai lavorato, mai pagato contributi e tasse, mai contribuito in qualche modo al benessere del paese, tanto o poco che sia, guadagna (sia pure indirettamente) più di loro: 1085 € al mese e ha diritto gratuitamente a quelle prestazioni sanitarie per le quali a loro due viene richiesto di pagare la tassa. Se razzismo è atteggiamento discriminatorio a danno di gruppi di persone con caratteristiche comuni, per me questo è razzismo bell'e buono. Equità italiana Uno pensa: se devo 100 a Tizio, 90 a Caio, 80 a Giulio, 70 a Lucio e sanno che ho solo metà del totale dovuto, mi par giusto dare 50 a Tizio, 45


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a Caio, 40 a Giulio e 35 a Lucio. Ma se il debitore è Renzi pensa sia giusto dare 35 a Tizio, 40 a Caio, 45 a Giulio e 50 a Lucio. Tizio vanta 100 riceve 35 cioè 35% Caio vanta 90 riceve 40 cioè 44% Giulio vanta 80 riceve 45 cioè 56% Lucio Vanta 70 riceve 50 cioè 71% TOTALE 340 170 cioè 50% Similmente il governo italiano, dopo la sentenza della Corte Costituzionale in materia di pensioni, stabilisce che non può dare tutto a tutti e applicare la sentenza, ma decide di pagare una piccola parte del dovuto "ovviamente" in maniera inversamente proporzionale all'ammontare del credito. È vero che la Costituzione recita "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." ma qui si tratta di altra cosa, si tratta di creditori (pensionati) e debitore (INPS). Ma se anche in questo caso si vuole applicare la "progressività", basterebbe rifondere a tutti la stessa cifra ed automaticamente i crediti maggiori sarebbero rimborsati in misura meno che proporzionale dei minori. Questa ossessione per la progressività mi sembra esagerata e che tenda al livellamento, a rendere uniformi i redditi di tutti - casta esclusa - in modo da disincentivare qualsiasi ambizione personale, qualsiasi voglia di fare di più per avere di più: insomma la realizzazione del comunismo. Ma mentre si ricordano sempre dell'art.53, nessuno mai pensa a "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Mentre beneficiano i crediti (pensioni) più bassi non tengono in nessun conto della situazione familiare. Poniamo che una coppia di sposi abbia crediti (pensioni) 100+0 e un'altra 70+70: la più povera riceverà 35, la più ricca 100. Equità secondo Matte Art. 89 “Art 89 (Modificazioni del nome o del cognome) 1. Salvo quanto disposto per le rettificazioni, chiunque vuole cambiare il nome o aggiungere al proprio un altro nome ovvero vuole cambiare il cognome perché ridicolo o vergognoso o perché rivela origine naturale,


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deve farne domanda al prefetto della provincia del luogo di residenza o di quello nella cui circoscrizione è situato l'ufficio dello stato civile dove si trova l'atto di nascita al quale la richiesta si riferisce. “ Mia moglie si chiama Padoan. Non é vanitosa. altezzosa o snob, non vuole millantare origini anglosassoni, non vuole rinnegare le sue origini venete: se dicono "Pàdoan" corregge "Padoàn". Padoan come Mantovan, Restiglian, Trevisan, Furlan, Trentin, Bressan, Zordan, Nardin, Nardon, Munarin, Munaron,Visentin, Parolin, Corradin, Maculan e mille altri: tutti con l'accento sull'ultima sillaba, sulla vocale dove cadrebbe se detti in italiano (Padovano, Mantovano, Restigliani, Trevisano, Friulano, Trentino, ecc.) Se in italiano vi fosse l'obbligo di mettere l'accento come in spagnolo, se proprio ritenesse ridicolo o vergognoso il suo cognome mia moglie dovrebbe far domanda al prefetto per chiedere di cambiare Padoan in Pàdoan. Non essendoci tale obbligo non occorre chiederlo, basta convincersi e convincere che si scrive Padoan e si pronuncia Pàdoan come se il cognome fosse straniero e non veneto. E se fosse ministra giornalisti ossequiosi e politici direbbero tutti Pàdoan, per piaggeria o per ignoranza: tutti tranne A. Friedman e R. Brunetta, un americano e un veneto. Lo trovo irritante e non dirò mai Pàdoan, ma potrò semmai dire Màtteo o Bèrsani o Napolìtano o Pàncani o Sàrdoni o simili quando anche loro scegliessero di spostare l'accento tonico. Colosseo Mi mette a disagio pensare che la cosa italiana fra le più note al mondo, se non la più nota, sia il Colosseo. Indubbiamente dal punto di vista architettonico merita tutta l'ammirazione di tutti. Ma non si può ignorare quello che in realtà fu: il luogo dove furono giustiziate o assassinate per pubblico divertimento migliaia, decine di migliaia di persone. Manufatto mirabile dal punto di vista architettonico e esecrabile dal punto di vista storico, esalta la civiltà costruttiva dei romani e allo stesso tempo la loro inciviltà, la loro crudeltà umana. Se i campi di sterminio nazisti anziché squallidi complessi di baracche e filo spinato fossero notevoli complessi architetonici sarebbero monumenti da mostrare non con vergogna ma con orgoglio? Il Colosseo forse è da confrontare con gli stadi o le plazas de toros: ma negli stadi non


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muore nessuno se non incidentalmente e nelle plazas de toros si può esultare per la morte del toro ma nessuno esulta per il ferimento o la morte del torero. Così non succedeva nelle arene romane. La gente vi accorreva per godere della morte il più possibile atroce di persone: non mi sembra proprio una cosa di cui vantarsi. Domande Richiesta di chiarimenti al Ministero della Salute Oggetto: esenzione da tasse sanitarie (ticket) delle persone di età superiore a 65 anni. Gradirei avere risposta a quanto segue. 1. È vero o no che l'esenzione in oggetto spetta solo se il reddito familiare non supera 36151,98 € lordi annui? 2. È vero o no che spetta a persona sola con reddito lordo annuo di 36151 €? 3. È vero o no che invece non spetta ai coniugi con reddito lordo annuo di 18076 € ciascuno? o se comunque la somma dei loro redditi supera 36151,98 € lordi annui? E se è vero è questo equo o iniquo? E se è iniquo non è da cambiare? 4. È vero o no che euro 36151.98 sono lire70.000.000/ 1936,27? e che lire 1936.27 è il valore dell'euro al momento della sua adozione 1/1/1999? e che il limite lire 70.000.000 è in vigore da 1/1/1995? e che pertanto tale valore è immutato da più di 20 anni? e che secondo CCIAA Firenze il costo della vita da Dicembre 1994 a Agosto 2015 è più 52,5%? e che l'equivalente di lire 70.000.000 del 1995 dovrebbe ora essere euro 55131? E se è vero é questo equo o iniquo? E se è iniquo non è da cambiare? 5. Se quello che è iniquo non viene cambiato è perché costa troppo renderlo equo? o perché interessa troppe poche persone (pochi voti) per essere considerato iniquo? 6. È o no subdolo considerare non più esente chi impoverendo supera il limite del 1995? e non sarebbe più onesto aggiornare quel limite e abbassarlo palesemente? o abolire per tutti l'esenzione, con meno spesa e più equità? 7. È vero o no che l'art.31 della Costituzione prevede agevolazioni per


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la famiglia? e che l'art.29 definisce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio? Se questo è vero è giusto discriminare a danno delle coppie sposate? 8. È vero o no che un cittadino italiano fuori dal comune di residenza non può usufruire in Italia del medico generico del Servizio Sanitario semplicemente recandosi da un medico convenzionato con la tessera sanitaria che dicono valida anche all'estero? E che non può presentare ricette prescritte dal suo medico in regione diversa da quella di residenza? E che esiste discriminazione tra i cittadini italiani e gli stranieri o apolidi a danno dei primi? Se tutto questo è vero è giusto non cambiare le cose e rendere il Servizio Sanitario più attento alle necessità dei contribuenti? * Grazie per la risposta • Il punto 8 è stato aggiunto il 2/8/2016 Civismo Sono sempre più convinto che la maggioranza degli italiani ritiene sia da fessi rispettare le regole quando si può non farlo. E nessuno vuole essere fesso. Sono per primi i legislatori a fare i furbi, a emanare norme assurde difficilmente osservabili. Sembra proprio che certe norme ci siano per non essere abitualmente osservate, per consentire ai cittadini di sentirsi furbi ma dando alle autorità la possibilità di farle osservare o di lasciar correre a loro discrezione o arbitrio. Un Comune che in una strada ampia diritta fra i campi mette limiti di velocità di 50 o 30 Km/ora forse non pensa alla sicurezza stradale dei concittadini e dei passanti ma alla possibilità di rimpinguare le casse comunali, magari solo in caso di necessità. Sono convinto che troppe norme illogiche convincano i cittadini che tutte lo siano e che una persona normale non deve osservarle se non c'è qualcuno che le fa arbitrariamente osservare. E chi le dovrebbe far osservare la pensa allo stesso modo: non si rispetta una norma per il fatto che c'è, non si osserva e non si fa osservare se si ritiene stupida: la norma c'è ma si tollera l'inosservanza, si tollera l'illegalità. Mai che si pensi a regole da tutti o quasi considerate da rispettare e da far rispettare. Si dà per scontato che nessuno le osservi e che ciò sia tollerato se non è segnalata la presenza di controlli, un tacito invito a non


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rispettare le norme quando i controlli non ci possono essere. Vedendo che nella mia città nessuno o quasi aspetta l'omino verde per attraversare negli incroci con semaforo pedonale devo ritenere che ci sia una a me ignota deroga comunale alla Legge. Non posso pensare infatti che la stragrande maggioranza dei concittadini violi deliberatamente le norme contribuendo a un'illegalità spicciola. Capita che l'omino verde si faccia attendere oltre il necessario, capita che ci sia l'omino rosso anche quando le vetture hanno il verde e non possono svoltare dove passano i pedoni, capita che i percorsi pedonali siano fatti pensando a gente che ha tanto tempo da perdere e tanta voglia di camminare, capita che la gente invece non voglia camminare e perdere tempo inutilmente, capita che perciò ignori zebre e semafori, però ho trovato quanto segue. • "Codice della Strada ...Art. 41. Segnali luminosi .... 5. Gli attraversamenti pedonali semaforizzati possono essere dotati di segnalazioni acustiche per non vedenti. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono: a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata; b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata; c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde." Basta percorrere Via Nord/Sud o Via Ovest/Est per vedere quanti osservano queste norme e dedurne che dev'esserci una deroga comunale per la quale le regole succitate in città devono intendersi non obbligatorie ma facoltative, un semplice consiglio cui attenersi solo nel caso che lo si ritenga opportuno e che valgano solo in caso d'incidente per stabilire di chi sia la colpa, liberi di osservarle o meno a proprio rischio e pericolo. Se c'è una delibera in merito ringrazio fin d'ora chi avrà la cortesia di farmela conoscere, se non c'è e tutti si comportano come se ci fosse gradirei sapere se questo è tacitamente o esplicitamente consentito o sempre tollerato.


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Attenzione Da moltissimo tempo ho ripetutamente lamento l'ingiustizia, l'iniquità per me palese della norma che regola l'esenzione dal pagamento delle tasse sanitarie (ticket) per i minori di 6 anni e per le persone ultra65nni (over65). Ho molte colpe. Ho 77 anni, non sono africano né asiatico né centrosudamericano, sono sposato con una donna e non con un maschio, siamo ricchi di 2200 €/mese in due e così devo pagare il ticket per me e per mia moglie, pensionata a 499,93 €/mese. Le sue spese non sono detraibili né da lei perché è troppo povera (incapiente) né da me perché è troppo ricca (non a mio carico). Il 29/9/2015 ho inviato al Ministero della salute (tramite il suo sito web) richiesta di chiarimenti su tale normativa. Sul sito stava scritto che mi sarebbe stata data una risposta entro 30 giorni, ma finora ho avuto solo conferma che la missiva è stata ricevuta, letta e passata a chi di competenza: praticamente nessuna risposta. E forse mai l'avrò. Ma voglio sperare che qualcuno abbia voglia di leggere quelle domande e magari interessarsene. Ho inviato sul web copia della stessa lettera a gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Non merito la loro attenzione? Non meritano il mio voto. E non dicano di stupirsi, e non dicano di dispiacersi perché aumenta l'assenteismo nelle votazioni: meno gente vota e più si sentono liberi di fare solo gli affari propri. 2016 Unioni incivili Non so, ma pare che le nuove unioni civili aspirino alle stesse "tutele" costituzionali delle vecchie unioni incivili. E cosi scopriranno che se un membro della coppia ha mediamente ben 236,71 euri al mese (2840,52 annui) l'altro non potrà considerarlo a suo carico. Sicuramente lo Stato ritiene che con un reddito di 7,89 € giornalieri un italiano possa provvedere a tutte le sue necessità mentre per quelle di un allogeno non ne bastano 35, più di quattro volte tanto. Considerato che quel limite è in vigore da almeno 21 anni (era 5.500.000 lire nel 1995) è da ritenere che lo sarà anche nei prossimi trenta, , con nflazione o no,. E scopriranno che quando avranno più di 65 anni, mentre i non uniti sono esenti da ticket se guadagnano meno di 3012,67


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euri lordi al mese (36151,98 annui), se un membro della coppia guadagna mensilmente 237 euri basta che l'altro ne guadagni 2276 lordi (33312 annui) e nessuno dei due sarà esente dal pagamento dei ticket, superando insieme 36151.98 euro lordi annui (2840+33312), stesso limite già in vigore 1995 (lire 70.000.000). Non essendo ciò abbastanza strano per il legislatore, scopriranno non solo di pagare tasse che altri con reddito doppio non pagano ("esenti per reddito") ma che eventuali spese sanitarie di quello che guadagna 237 euri al mese non potranno in alcun modo essere in parte recuperate: né da lui perché non ha imposta Irpef da cui detrarle né dall'unito perché non è fiscalmente a suo carico. E si accorgeranno che di questa assurda iniquità non si preoccupa nessuno: ma se la cosa riguarderà anche gli uniti civili sapranno sicuramente come fare perché tutti allora se ne occupino. Il dubbio Ho un dubbio che non so risolvere e non so a chi posso rivolgermi per risolverlo. Nelle istruzioni per la compilazione del modello 730 trovo: • “Sono considerati familiari a carico dal punto di vista fiscale: il coniuge non legalmente ed effettivamente separato; ecc. • I familiari possono essere considerati a carico solo se non dispongono di un reddito proprio superiore 2.840,51 euro al lordo degli oneri deducibili.” Nel modulo per la richiesta di "Esenzione partecipazione spesa sanitaria" (ticket) trovo • “DICHIARA E01 di avere età superiore a 65 anni con reddito familiare lordo, riferito all’anno precedente, non superiore a Euro 36.151,98 • Il reddito è’ dato dalla somma dei redditi riferiti all’anno precedente di tutti i componenti del nucleo familiare. • Compongono il nucleo, le persone per le quali spettano le detrazioni per carichi di famiglia (familiari a carico). • Si ribadisce che sono da considerarsi a carico i familiari per i quali .. spettano le detrazioni per carichi di famiglia, vale a dire quando non possiedano redditi propri di ammontare superiore a € 2840,51 al


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lordo degli oneri deducibili, i seguenti membri del nucleo familiare: il coniuge non legalmente ed effettivamente separato indipendentemente dalla sua situazione reddituale – ecc.” Nel caso di coniugi X e Y non legalmente ed effettivamente separati con reddito lordo di 3151,99 € X e 33000.00 € Y posso capire: 1. X non è fiscalmente a carico di Y per le detrazioni Irpef perché il reddito lordo di X supera 2840,81 € ma concorre al reddito familiare "indipendentemente dalla sua situazione reddituale" e X e Y non sono esenti dalla partecipazione alla spesa sanitaria in quanto il reddito familiare supera 36151,98 €. 2. Il reddito di X concorre al reddito familiare ma è da considerarsi a carico di Y perché è " da considerarsi a carico" " il coniuge non legalmente ed effettivamente separato indipendentemente dalla sua situazione reddituale" 3. X non concorre al reddito familiare perché "Compongono il nucleo, le persone per le quali spettano le detrazioni per carichi di famiglia (familiari a carico)" e per X non spettano le detrazioni il suo reddito lordo supera 2840.81. Considerata l'ingordigia e l'iniquità dello stato italiano ritengo che la risposta giusta sia la n. 1, cioè i coniugi sono un nucleo familiare quando ne hanno un danno e non lo sono quando ne avrebbero un beneficio. La n. 2 è valida se "indipendentemente dalla sua situazione reddituale" è l'eccezione alla regola e si deve intendere che sono da considerarsi a carico i familiari con reddito non superiore a 2840,81 € e "il coniuge non legalmente ed effettivamente separato indipendentemente dalla sua situazione reddituale" La n. 3 è valida se "Compongono il nucleo, le persone per le quali spettano le detrazioni per carichi di famiglia" e per X non spettano se non vale "indipendentemente dalla sua situazione reddituale Senza risposta Mi sono rivolto all'URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) della Regione Piemonte e all'URP della Regione Liguria sperando di avere una risposta alle domande in merito alla contraddizione tra quanto specifica l'Agenzia delle Entrate nelle istruzioni per la compilazione del mod. 730 e quanto precisa l'ASL per la compilazione della dichiarazione per


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l'esenzione dalla tassa sanitaria (ticket). Il testo della mail inviata ai due Enti praticamente ricalca il dubbio già espresso nel precedente testo. In sintesi , nel caso di coniugi X e Y non legalmente ed effettivamente separati con reddito lordo di 3151,99 € X e € Y posso capire: 1. X non è fiscalmente a carico di Y per le detrazioni Irpef perché il reddito lordo di X supera 2840,81 € ma concorre al reddito familiare "indipendentemente dalla sua situazione reddituale" e X e Y non sono esenti dalla partecipazione alla spesa sanitaria in quanto il reddito familiare supera 36151,98 €. 2. Il reddito di X concorre al reddito familiare ma è da considerarsi a carico di Y perché è " da considerarsi a carico il coniuge non legalmente ed effettivamente separato indipendentemente dalla sua situazione reddituale" 3. X non concorre al reddito familiare perché "Compongono il nucleo, le persone per le quali spettano le detrazioni per carichi di famiglia (familiari a carico)" e per X non spettano le detrazioni perché il suo reddito lordo supera 2840,81. Considerato poi che per la P.A. non sono comunque "conviventi" i coniugi che hanno residenza in Comuni diversi, chiedo se conseguentemente sono da considerare "legalmente ed effettivamente separati" e i loro redditi non cumulabili. Il caso ipotizzato si riferisce all'esenzione dalla tassa sanitaria (ticket) di due coniugi oltre i 65 anni di età, ma ovviamente vale anche per quella di un figlio di due giovani coniugi minore di sei anni. Il problema riguarda anche le tanto pubblicizzate detrazioni per spese energetiche o di ristrutturazione che X non può fare perché incapiente e Y perché X non è a carico o anagraficamente "convivente". Come sempre "piove sul bagnato": ottantaeuro e detrazioni vanno solo a chi ha sufficiente reddito. Dalla Regione Liguria non ho avuto risposta mentre dalla Regione Piemonte ho avuto il consiglio di rivolgermi ad altro indirizzo della Regione (cosa che oggi ho fatto) oppure a un CAF (che mi pare come se per risolvere dubbi religiosi il parroco mi consigliasse di rivolgermi alla perpetua). Se, come penso, la risposta giusta è la n.1 si deve riconoscere che lo Stato considera l'unità familiare esistente quando la famiglia deve dare e


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inesistente quando deve avere, senza alcun senso di equità e coerenza si considerano "familiari" i ricavi e non i costi. Tutto questo senza badare al fatto che i limiti di reddito di riferimento sono stati calcolati più di venti anni fa e mai rivalutati. Anche ammettendo che fossero giusti, congrui ed equi allora non possono assolutamente esserlo oggi dopo che il costo della vita è aumentato più del 50%. Ma, a quanto pare, la famiglia e gli artt.29 e 31 della Costituzione non contano nulla e di queste cose nessuno si preoccupa: magari cominceranno a preoccuparsene se e quando riguarderanno anche le unioni omosessuali. 8 marzo L'8 marzo tutti dicono di essere dalla parte delle donne, di difendere le donne e che devono cessare violenze e ingiustizie contro le donne. E poi? Poi c'è magari qualcuno che si preoccupa di quelle donne con la pensione che non arriva ai 500 euro al mese? Donne che quand'erano giovani non trovavano lavoro o non potevano lavorare per badare a figli e famiglia ma che ora hanno quella poca pensione solo grazie ai contributi volontari e al lavoro fatto quando i figli erano cresciuti. Nemmeno 500 euro mensili, poco più di quanto la generosa Italia dà a chiunque arrivato da qualsiasi parte del mondo abbia più di 65 anni e viva in Italia senza mai avervi lavorato e contribuito purché dichiari di continuare a viverci senza lavorare e senza contribuire. Donne che hanno molto meno della metà di quanto lo Stato spende per l'accoglienza di ogni straniero ne faccia richiesta ma più del doppio di quanto lo Stato italiano consideri sufficiente perché una donna possa vivere autonomamente senza l'aiuto di familiari, cioè 2840,51 € lordi annui. E nessuno trova indecoroso e anacronistico questo antico limite superato il quale nessuno può considerarla a proprio carico e beneficiare di eventuali agevolazioni fiscali. Per lo Stato italiano mentre per lo straniero servono almeno 35 euro al giorno una cittadina italiana può benissimo vivere con 7,78 euri giornalieri senza l'aiuto del marito o altri. E se nessuno in famiglia può avere le agevolazioni fiscali esistenti, questa donna dovrà far quadrare i conti con meno risorse familiari. Poiché disponendo di un tale reddito (2841 € annui) una donna può benissimo campare senza aiuti, il marito ovviamente non può addurre


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spese per la moglie che a sua volta non ha abbastanza reddito imponibile e imposta per godere di eventuali benefici fiscali. Pur affermando la donna autosufficiente con 7,78 euri giornalieri e non a carico del marito lo Stato ritiene che la moglie possa disporre liberamente del reddito del coniuge e quindi sia conseguentemente ricca della sua ricchezza tanto da essere esclusa dalle esenzioni che spettano a chi magari è più ricco di lei ma non ha coniuge o ha coniuge più povero e di dovere anche pagare le tasse sanitarie (il concorso alla spesa sanitaria detto ticket) che suoi coetanei più capienti non sono tenuti a pagare. Cosi capita che le donne tanto ipocritamente osannate e sostenute a parole l'8 di marzo si trovino tutto l'anno ad accontentarsi del poco che hanno e dipendere dal marito per pagare ticket, spese ordinarie e straordinarie senza nemmeno poter godere delle agevolazioni concesse a stranieri e ai concittadini con reddito maggiore. E gli stessi che dicono di difendere le donne in realtà si preoccupano di più di accontentare omosessuali possibilmente ricchi e disposti a spendere un capitale per comprare un figlio che di aiutare (o almeno non penalizzare) madri di famiglia che con un reddito misero per aver anteposto la crescita dei figli all'agiatezza personale. E mentre pensano di ridurre la pensione di reversibilità per le vedove madri parlano di concederla al sodale superstite. Chissà se per compensare gli omofili di non so quali sacrifici patiti a vantaggio della comunità o del guadagno perso per partecipare alle orgogliose parate gay e per punire le anziane madri per non avere preteso a suo tempo più possibilità, maggiore tutela e aiuto La trappola Lo Stato italiano ha messo una trappola in cui prima o poi cadranno molti cittadini. Mostrando magnanimità e comprensione nel lontano 1994 stabilì che "A decorrere dal 1° gennaio 1995 sono esentati dalla partecipazione alla spesa sanitaria di cui ai commi 14 e 15 i cittadini di età inferiore a sei anni e di età superiore a sessantacinque anni, appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo riferito all’anno precedente non superiore a lire 70 milioni (€ 36.151,98)." Da allora sono passati più di 20 anni e quel limite non è stato mai aggiornato e forse non lo sarà mai, anche se da anni si trova nel sito del Ministero della Salute "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito


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previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." A prescindere dall'iniquità di considerare il limite egualmente valido sia per un "nucleo familiare" costituito da una sola persona che per uno di due o dieci, è del tutto evidente che se il reddito aumenta con l'aumentare dell'indice del costo della vita mentre il limite oltre il quale cessa l'esenzione resta invariato, prima o poi tutti i redditi sotto tale limite finiranno per superarlo e dovranno essere pagate più tasse senza alcun aumento del potere d'acquisto. Di regola succede che sono considerati fiscalmente più ricchi pur essendo in realtà più poveri. Il grafico sottostante evidenzia che mentre il limite k resta invariato i redditi a, b, c rivalutati in base all'inflazione dal 1995 al 2016 finiranno per superarlo: k era 36.151.98 euro nel 1995 (70.000.000 lire), resta 36.151,98 a era 25.306 euro nel 1995 (49.000.000 lire, 70% di k) è 36.239 nel 2011 b era 21.691 euro nel 1995 (42.000.000 lire, 60% di k) sarà 36.773 nel 2022 c era 18.076 euro nel 1995 (35.000.000 lire, 50% di k) sarà 36.311 nel 2031

Ovviamente non è la stessa cosa e non c'è la stessa capacità contributiva se con 36.000 euro lordi annui deve vivere una sola persona oppure due, una coppia con un figlio oppure una con tre figli, ma per il fisco italiano invece sì.


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Misteri sanitari Parlano di servizio sanitario pubblico, che si occupa della salute di chi si trova in Italia: autoctoni che da generazioni pagano tasse e imposte, allogeni capitati qui senza arte né parte che mai hanno versato un centesimo, anzi. Per questi ultimi e per molti altri, forse la maggioranza, il servizio é gratuito (cioè pagato da chi paga imposte e tassa), essendo a vario titolo esentati dal concorrere alla spesa con la tassa detta ticket. A qualcuno può anche capitare di credersi esente senza esserlo e magari erroneamente attestarlo. Gli danno un modulo da firmare dichiarando di avere età superiore a 65 anni e di appartenere ad un nucleo familiare con un reddito complessivo lordo inferiore a 36.151,98 euro. Ha più di 65 anni, immagina che quel limite di reddito non sia mensile ma annuo però nessuno sa ben dirgli come si calcoli. Cercando nel web trova: • Cosa si intende per reddito complessivo del nucleo familiare? • Il reddito del nucleo familiare è dato dalla somma dei singoli redditi complessivi prodotti dai componenti il nucleo. • Il nucleo familiare è costituito dall’ interessato, dal coniuge non legalmente separato e dagli altri familiari fiscalmente a carico. E’ assolutamente irrilevante il fatto che i diversi componenti convivano. Lui non è legalmente separato dalla moglie che però, avendo residenza anagrafica in altro Comune, per l'Agenzia delle Entrate non fa parte del suo nucleo famigliare, non è a suo carico e non può beneficiare di detrazioni fiscali per le spese per lei sostenute. Capisce che per il fisco il coniuge fa sempre parte del nucleo familiare se questo comporta maggiori oneri e ne fa parte solo a certe condizioni se può comportare benefici. Parendogli la cosa piuttosto illogica per il senso comune vorrebbe avere chiarimenti, ma non trova chi glieli fornisca. Per qualche tempo prima la cosa non lo preoccupava più di tanto. Trovava discriminante che i non sposati potessero essere esentati dalla tassa sanitaria (ticket) con reddito fino a 36151,98 euro mentre due coniugi solo se non raggiungono quel limite in due, cioè 18076 pro-capite. Ma anche sommando il suo reddito con quello della moglie non raggiungeva quel limite e non aveva bisogno di cure mediche particolari. Col passare del tempo però mentre i prezzi salivano diventando sempre più povero anche la pensione sua e quella della moglie crescevano. Non abbastanza da


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neutralizzare l'aumento dei prezzi ma bastantemente per superare in due quei i 36151,98 euro lordi annui, invariati dal 1995. Pur avendo molti dubbi in merito si rassegna a pagare il ticket: "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare». Qualsiasi sia la tariffa per il servizio ci sono sempre 10 euro fissi da pagare in più per ogni ricetta: se possono tassarti ti tartassano e se hai poco più del reddito esente fai presto con qualche prescrizione ad averne parecchio meno. Un brutto giorno è colpito da infarto. Gli viene detto che per questo può avere "esenzione dal ticket per patologia", la chiede e l'ottiene. Pensa che questa esenzione valga per tutte le cure connesse con la sua patologia e poi scopre che non deve pagare tassa per l'elettrocardiogramma ma deve pagarla per la visita di controllo, sebbene entrambe riguardino la stessa malattia e siano collegate tra loro. E si convince che conviene non essere italiani o comunque non avere mai pagato imposte. Uccideteli Se io riferendomi ai musulmani scrivessi o proclamassi "Uccideteli tutti ovunque li incontriate" sicuramente sarei tacciato di "islamofobia", sarei incriminato per istigazione all'odio razziale e probabilmente condannato. Se una associazione o un partito avesse sul suo programma o statuto quella frase riferendosi a neri o cinesi sarebbe considerato pericoloso razzista e messo fuori legge. Nel Corano, libro sacro dell'Islam che un vero musulmano considera scritto da Dio tramite il profeta Maometto e quindi da osservare senza obiezioni o dubbi, riferendosi a tutti i non musulmani sta scritto: 191. Uccideteli ovunque li incontriate, 193. Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah Sura II Al-Baqara (La Giovenca) È indiscutibilmente istigazione all'odio razziale religioso. ma noi non solo non mettiamo fuori legge questa religione, ma la difendiamo, inventiamo l'islamofobia, auspichiamo la creazione di moschee dove inculcare quei concetti che in ogni altra organizzazione sociale la farebbero definire associazione a delinquere. E parimenti tolleriamo l'odio contro gli ebrei e chi considera eroi i terroristi assassini palestinesi.


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“Sciagurati cittadini, quale così grande follia? Credete partiti i nemici? O stimate alcun dono dei Danai privo d’inganni? Così conoscete Ulisse? O chiusi in questo legno si tengono nascosti Achei, o questa macchina è fabbricata a danno delle nostre mura, per spiare le case e sorprendere dall’alto la città, o cela un’altra insidia: Troiani, non credete al cavallo. Di qualunque cosa si tratti, ho timore dei Danai anche se recano doni.» (Publio Virgilio Marone, Eneide, libro II, vv. 40-50) Da millenni sappiamo la storia dei nemici inconsciamente accolti dentro le mura di Ilio che ne causarono la distruzione. Eppure continuiamo ad accogliere quelli che si dichiarano nostri nemici, che vogliono la nostra distruzione, che invece di impedirne lo sbarco sul nostro territorio andiamo a raccogliere quasi sul loro. Si presentano come profughi, c'ingannano e ci prendono in giro e noi come i troiani non vogliamo vedere l'inganno. Si dice che - in fin dei conti - non sono moltissimi, come non moltissimi erano i greci dentro il cavallo. Ma vogliono la nostra distruzione, vogliono imporci la loro visione del mondo, vogliono conquistarci. Lo hanno tentato per secoli, ma allora in Europa c'erano gli europei cristiani. Bruxelles, capitale dell'Eurapa, è caposaldo islamico; Parigi e Vienna se non lo sono lo saranno; Roma è nel mirino. Europa, addio Impudenti E non si vergognano nemmeno. Un'azienda può anche dare stipendi astronomici, se chi li percepisce ritiene di meritarseli e non si vergogna ad essere superpagato. Può farlo se nonostante stipendi esagerati riesce a stare sul mercato, probabilmente sono giustificati dai risultati. Se il prodotto è buono e la gente lo compra e paga volentieri il prezzo, va benissimo dare il giusto compenso a chi se lo merita, possibilmente senza esagerare per non offendere gli altri. Ma la RAI senza il canone sarebbe fuori mercato. Senza l'imposta pagata dai cittadini non potrebbe sopravvivere alla sua opulenza. Cinque anni fa entrò nel linguaggio dei politici un termine inglese: "spending review". Riempiva la bocca dei politici, ma lasciava vuote le tasche dei cittadini. Chi si aspettava riduzione della spesa pubblica pensa significhi invece "spendi di più". Ci vuole una bella faccia tosta proclamarsi in difesa dei più deboli, richiedere contributi per questa o quella opera benefica, condannare chi non paga il canone, non paga le imposte. Con che faccia si può pretendere spudoratamente da chi guadagna si e no 1000 euro al mese di contribuire immotivatamente a pagare stipendi


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10, 20, 50, 100 volte tanto? Chi non paga ingiuste imposte non è sicuramente più da biasimare di chi da quelle imposte ricava ingiuste retribuzioni. 2017 Equità all'italiana Tutti o quasi, maggioranza e opposizione, affermano di operare per l'equità. Tutti prima o poi hanno governato, eppure l'equità in Italia mi pare piuttosto strana. Se sei abbastanza ricco, se hai abbastanza reddito puoi beneficiare di agevolazioni statali per acquisti o interventi di ristrutturazione, Se invece non sei abbastanza ricco o ricca dovrai sostenere tutte le spese senza agevolazione alcuna, penso per castigo della tua incapacità di far soldi. D'accordo: se non hai abbastanza Irpef da pagare non puoi ridurla più di tanto, se non ne hai da pagare non puoi ridurla ulteriormente. Ma se lo Stato vuole agevolare chi compra bicchieri o case che costano 100 rimborsando il 30% dovrebbe essere del tutto indifferente ricevere 30 in meno di Irpef o togliere 30 dall'Irpef ricevuta. Almeno per me e credo per tutti è indifferente ricevere 70 invece di 100 o ricevere 100 e dare 30 o ricevere 85 e dare 15: in ogni caso potrò disporre solo di 70. Ma per lo Stato italiano trattare allo stesso modo abbienti e meno abbienti è contrario al suo senso di equità: chi può dare può dare meno, ma chi non può dare non deve ricevere. Parimenti funziona per le spese mediche. Se hai abbastanza reddito puoi chiedere il rimborso di una parte della spesa, se non ne hai no. Magari se sei disoccupato o disoccupata e non hai reddito non devi pagare il ticket nemmeno per il coniuge se guadagna meno di 2840,51euro all'anno. Se ne guadagna di più ma meno di 11362,05 tu sei esente ma la moglie non è a carico, deve pagare ticket e se guadagna meno di 7500 euro annui non "è capiente" per eventuali detrazioni. Anche se vivi sola o solo e hai più di 65 anni puoi essere esente da ticket e puoi detrarre parte delle spese se hai reddito lordo tra 7500 e 36151,98 euro annui, ma se sei sposato o sposata e sommando il reddito del coniuge arrivi a 36151,99 euro entrambi dovete pagare il ticket, mentre se guadagni più dt € 2840,51 non sei a carico del coniuge che non può


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detrarre le tue spese e se guadagni meno di €7500 non hai Irpef da pagare su cui effettuare le detrazioni. Tutto chiaro, semplice ed equo. Altrettanto equo è per lo Stato italiano non adeguare i limiti di reddito calcolati quasi un quarto di secolo fa ai tempi della Lira in ragione dell'aumento del costo della vita che nel periodo è stato di oltre il 50%. Si può dire che questo anomalo senso di equità viene dal passato, ma i governi recenti non vi hanno posto rimedio, anzi si sono comportati egualmente anche con provvedimenti recenti. I famosissimi 80 euro ("grande momento di equità" secondo il governo che li ha elargiti) sono finiti solo a chi aveva sì meno di 24000 (parzialmente fino a 26000) ma più di 8000 euro annui. Due comiugi con reddito totale di 7999+26001 non hanno avuto niente, con 23999+23999 hanno avuto il doppio, coerentemente col criterio italiano di equità. Così lo Stato italiano trova equo spendere per profughi e truffatori stranieri 35 euro al giono e il doppio per quei minori ma da oltre 20anni considera che moglie e figli nostrani possono mantenersi con 7,78 euro giornalieri: 2840,51 euro lordi anni è infatti il limite oltre il quale non possono più essere considerati a carico di un familiare. Per equità ed essere trattata come una famiglia di profughi o sedicentt tali, la mia fmiglia di 5 persone avrebbe dovuto disporre di 12775 euro netti mensili e non pagare tasse: assolutamente mai successo. Pare anche che una persona in Italia non dalla nascita ma solo da qualche tempo e che mai ha versato un centesimo di contributi o imposte abbia diritto, al superamento di una certa età, alla pensione sociale mentre un italiano figlio di italiani che qui sempre è vissuto e per molti anni ha pagato contributi e imposte abbia solo diritto ad una pensione uguale o di poco superiore. Un trattamento speciale è poi riservato agli sposati, forse in considerazione della Costituzione che prevede agevolazioni per le famiglie come società naturali fondate sul matrimonio. Pare esista l'integrazione al minimo della pensione, ma non per una persona sposata e se il coniuge ha un reddito decente la sua pensione può essere di soli 250 euro mensili. Si sommano i redditi dei coniugi per il raggiungimento della soglia oltre la quale non spettano esenzioni dalle tasse sanitarie, ma le spese dei coniugi sono cumulabili per eventuali detrazione solo se il reddito di uno dei due non supera 2840,51 euro lordi annui, ben 7,78 euro giornalieri, sempre che risultino conviventi anagraficamente e non solo di fatto.


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Probabilmente rientra nel concetto nazionale di equità tassare il reddito man mano che si forma e ritassarlo qualora si decidesse di depositarlo in banca anziché sotto il materasso, magari solo per evitare rapine molto possibili. Avidità Dopo avere lavorato una vita e pagato tributi e contributi, una pensione lorda di 100 diventa netta 75. Usando metà di questa per le necessità quotidiane si spende 37,5 e si paga 8,25 di IVA. Il valore netto utilizzato o utilizzabile per se stessi scende a 66,75. Se si deposita in banca il restante 37,5 su quest'importo verrà pagato 0,075 di imposta di bollo. Una piccola cifra ma pagata non sul reddito bensì sul patrimonio, su importi che già hanno pagato imposta. Il netto sarà 66 dopo 10 anni , 65,25 dopo 20 e 64,5 dopo 30 e ancor meno per tasse e accise mentre il valore reale diminuirà ulteriormente per effetto dell'inflazione. Chissà se "governo ladro" è solo un modo di dire. Avido lo è. E poi dicono disonesto chi magari riesce solo a non essere derubato. A quanto pare, l'imposta patrimoniale è impostata a criteri di equità all'italiana. Se non ho capito male, su un deposito di 6000 euro é 34,20 € (0,57%), su uno di 30000 € è 60 € (0,20%). Per chi è abituato a difendersi dal fisco o può permettersi validi consulenti, sapendo quando viene calcolata l'imposta (2 per mille sul saldo del conto), è facile ridurne l'importo riducendo il saldo. Un poverocristo che confida in un improbabile fisco onesto paga di brutto. Sarà opportuno verificare come stanno realmente le cose. Vergogna Uno Stato che tassa pesantemente il reddito e quando viene prodotto e quando viene speso e quando viene risparmiato e sugli interessi e sul capitale e sull'inflazione non ha titolo per chiedere ai cittadini tassati di vergognarsi se non pagano tutte le tasse ma dovrebbe vergognarsi di essere così esoso per non sapere usare con giudizio il denaro altrui. Dico Stato per dire quelli che di Stato vivono e che non si vergognano a pretendere lauti stipendi pagati da cittadini molto più poveri senza fornire loro un servizio adeguato. Parlo di governanti e politici attuali o passati che hanno creato una montagna di leggi inapplicate, inapplicabili, inutili o dannose, un mare magnum dove sguazzano furbi e furbetti e gli onesti affogano.


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Parlo di tutti quelli inutilmente strapagati col pubblico denaro, non di quelli che hanno un giusto compenso per un utile lavoro. Uno Stato che non difende il suo territorio dalle invasione straniere ma le favorisce, che si vanta di salvare vite straniere e non difende le vite dei suoi cittadini non può chiedere la loro fiducia. Uno Stato che più i suoi cittadini diventano poveri e più li tassa non ha titolo per chiedere la loro lealtà. Chi vent'anni fa non doveva pagare tasse sanitarie (ticket) oggi è più povero, più vecchio e più malato e le deve pagare solo perché furbescamente lo Stato non ha adeguato al costo della vita il limite di reddito per esserne esenti: uno Stato che si comporta furbescamente non ha titolo per chiedere ai cittadini di non fare i furbetti Uno Stato razzista che antepone il mondo intero ai propri cittadini, che favorisce spudoratamente stranieri e minoranze d'ogni etnia a danno dei propri contribuenti non ha titolo per chiedere loro di accettare entusiasti questa discriminazione o di accusarli di razzismo. Uno Stato in cui i ladri hanno diritto ad essere indennizzati e le vittime rischiano il carcere non è uno Stato serio. XYZ addio? Credo che non metterò più piede in un negozio XYZ, sicuramente non andrò mai più nel negozio XYZ del Centro Commerciale di NomeCittà. Credo che appena potrò non sarò mai più cliente di XYZ, dopo 18 anni. Ho linea fissa, uso poco il telefono, abbastanza Internet (10 Giga/mese) e per qualche mese all'anno non sono dove ho la linea e non la posso usare per niente. Penso di disdirla e passare a rete mobile. Sul telefonino ricevo un sms: "17:11 10/02/17 Da XYZ. Solo per te, in esclusiva, Giga Extra Special:10GB in 4G a 10 euro ogni 4 settimane! E a soli 10 euro hai anche il Mobile Wi-Fi incluso, fino a esaurimento scorte. Offerta valida su nuova SIM dati entro il 26/02. Approfittane subito nei negozi XYZ". Mi interessa. vado in un negozio XYZ e ne parlo con un addetto. Avevo però visto anche un'offerta "15 Gb al mese, 149 euro per un anno, 40 euro per il Mobile Wi-Fi". Chiedo all'addetto se posso attivare questa offerta pagando però 10 euro il Mobile Wi-Fi. Mi risponde affermativamente e mi va benissimo: costa qualcosa in più ma con 15 Gb mensili, posso star tranquillo. Scoprirò poi che questa mia richiesta è stata una pessima idea, ma allora mi parve ottima cosa.


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Non avevo il pc e non ho potuto controllare come fosse realmente l'offerta. Molto tempo dopo mi è stato detto che valeva solo se fatta direttamente da me on line. Allora non sapevo e ora non so se davvero fosse così, ma in un negozio XYZ mi aspetto che l'esperto lo sappia e me lo faccia presente, che mi dica che l'offerta non è 15 Giga al mese ma 7 ogni quattro settimane. In ogni caso non mi aspetto che possa davvero capire che preferisco avere 30% di Giga in meno pagando il 15% in più, non mi aspetto che a mia insaputa mi venda un'offerta evidentemente improponibile e inaccettabile. Sbagliando, gli sono grato per avermi fatto avere 15 Giga e il Mobile Wi-Fi a 10 euro, ma in realtà i Giga sono 7 e l'aggeggio l'avrei avuto comunque a 10 euro anche con 10 Giga a 10 euro ogni quattro settimane. Solo dopo avere staccato la linea fissa e cominciato a usare la rete ho scoperto la fregatura: avevo pagato 160 (149+10-2+x) per avere 3Gb meno di quello che potevo avere con 140 (10*13+10) e non so a cosa sia dovuto +x. Naturalmento ho protestato in negozio,in fb XYZ, in Reclami XYZ. Niente da fare, sembra proprio che per XYZ il cliente abbia sempre torto. Per carità, con un po' di accortezza, di connetti e sconnetti, anche 7 Giga si possono far bastare, ma non è quello che ho chiesto e neppure almeno quello offertomi con sms: l'esperto XYZ non poteva assolutamente pensare che fosse quello che volevo. Dopo questo trattamento trovo una beffa le varie offerte XYZ "10 Giga a 10 Euro" o "10 Giga a 7 euro" che non ho nemmeno modo di accettare. Peccato, perché XYZMobileWiFi mi piace. Sarebbe bastato poco e potrei essere soddisfatto: corretta informazione in negozio prima o riconoscimento e correzione dell'errore dopo. Lotta alla povertà Ora tutti i politici di ogni colore si riempiono la bocca con "lotta alla povertà" da fare così o cosà. Per il momento si continua invece la lotta ai poveri, come si fa da sempre, con i governi di ogni colore. Capita tutti i giorni di essere troppo poveri e di non potere conseguentemente beneficiare dei vantaggi concessi a chi è meno povero. Così con un provvedimento definito di equità dai governanti si è dato ottantaeuroalmese a chi aveva un certo reddito ma non a chi aveva meno: lotta ai poveri. Così se uno deve ristrutturare la casa dove vive ma non è abbastanza ricco da pagare abbastanza Irpef per potervi detrarre le


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agevolazione previste non ha alcuna agevolazione: troppo povero. E la lotta ai poveri continua con mille altre agevolazioni riservate ai ricchi o ai meno poveri: se uno compra una poltrona, una caldaia, un condizionatore e non so cos'altro lo pagherà di più di chi non è povero quanto lui: lotta ai poveri. E per potere dare le agevolazioni agli altri deve pagare più di IVA e di tasse: il danno e la beffa. Anche se si ammala non potrà avere i rimborsi concessi ai più ricchi perché troppo povero . Se poi ha avuto la malaugurata idea di sposarsi e mettere su famiglia peggio per lui: con 15 euro al giorno a testa non è abbastanza povero per essere esente da ticket. Se non è abbastanza ricco da potersi permettere le detrazioni potrebbe beneficiarne un familiare ma con più di 2840,51 € all'anno non si può essere a carico di nessuno e nessuno può addossarsi spese e detrazioni. 2840,51 € all'anno sono 7,78 € al giorno, un quinto di quelli che servono per mantenere un finto profugo, un decimo di quelli necessari per un minore straniero: ma per un italiano sono considerati bastanti per poter essere autosufficienti. Naturalmente se sei un italiano onesto e il reddito è 2840,52 € lo Stato lo sa e nessuno avrà i benefici spettanti, ma se sei un africano in Africa nessuno può sapere quanto guadagni e il tuo familiare in Italia continuerà ad avvantaggiarsene. 2840,51 sono il valore in euro di 5.500.000 lire calcolate 25 anni fa e da allora mai aggiornato. Anche ammettendo che fosse congruo allora non lo può essere ora: per potere essere considerati a carico si deve essere più poveri di 25 anni fa. Risale a quel tempo anche il limite di 36151.98 € di reddito familiare complessivo annuo sotto il quale chi ha meno di 6 anni o più di 65 è esente dalle tasse sanitarie. Erano lire 90.000.000 nel 1994, un limite piuttosto alto per quel tempo ma anche allora iniquo valendo parimenti per famiglie di una, due o più persone: evidentemente quante più persone vivono con un certo reddito complessivo tanto più basso è il reddito medio pro-capite e tanto più povere sono. Al cambio di 1936,27 lire per un euro quell'importo è ora 36151.98 €, nemmeno arrotondato a 36152, ma con questo reddito si è molto più poveri che nel 1994. Ma nient'altro è cambiato: una persona non sposata ultra sessantacinquenne con 36151 € di reddito non paga "ticket" mentre due coniugi ultra sessantacinquenni con reddito di 18075 € ciascuno o 30000 € l'uno e 6152 € l'altro lo pagano entrambi. Sempre lotta ai più poveri. Mi piacerebbe che invece di parlare inutilmente di lotta alla povertà si


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abolisse la lotta ai poveri. Vorrei capire Vorrei capire, vorrei che qualcuno mi spiegasse per quale motivo nessuno si preoccupa di rimediare ad una norma palesemente ingiusta. Parlo dell'esenzione dal pagamento della tassa sulle prestazioni sanitarie (detta ticket) per i minori di 6 e i maggiori di 65 anni di età. Ammesso che sia opportuno un trattamento di favore per queste fasce di età, la norma vigente, che fissa in 36151,98 euro il reddito complessivo famigliare lordo annuo (RCFLA) superato il quale non spetta l'esenzione, è palesemente ingiusta perché: • applica a redditi del 2017 un valore calcolato per redditi anteriori al 1994; • dal dicembre 1994 a maggio 2017 l'indice del costo della vita in Italia è aumentato del 53,8% (vedi); • il limite che allora era Lit 70 milioni è ora € 36151,98, cioè lo stesso di allora ma espresso in euro (70.000.000/1936,27); • un valore anche se giustamente calcolato che era valido per il 1994 non può esserlo nel 2017, o era giusto allora e sbagliato ora o viceversa; • tenendo conto dell'inflazione il limite attuale dovrebbe essere € 55600; • 36151,98 oltre a non essere rivalutato, anche se "il problema dell'adeguamento al costo della vita è da tempo (10-15 anni) all'attenzione del Ministero della Salute e del governo tutto", è pure ridicolo, non è nemmeno arrotondato e manifesta la sua origine novecentesca pre-euro; • una persona o una coppia sposata o una famiglia che nel 1994 era esente perché il suo RCFLA era ben 30% sotto il limite se è ancora viva nel 2017 deve pagare il ticket, bastando avere avuto da allora un aumento del reddito del 45%, insufficiente per adeguarlo al costo della vita ma più che sufficiente per superare il limite mai rivisto, in pratica è diventata più vecchia, più malata, più povera e più tassata; • con RCFLA 36151,98 € si è esenti, con 36152 € si paga la tassa e se questa in un anno supera € 0,02 (e lo supera sicuramente) il tassato diventa più povero dell'esentato per tutta l'eccedenza;


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• essendo il limite uguale sia per famiglie di 1, 2 o più persone più queste sono numerose e più basso è il reddito medio oltre il quale sono tassate; • un pensionato non sposato è esente con il doppio del reddito medio di una coppia sposata; • le coppie regolarmente sposate pagano la tassa mentre non la pagano quelle con uguale reddito non sposate, in disprezzo alla Costituzione della Repubblica Italiana che recita "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio......Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose......". Poichè nessuno parla di modificare questa norma (e altre), vorrei sapere se qualcuno mi può chiarire: • se mi sbaglio a ritenerla iniqua essendo invece giusta e non anacronistica; • se pur considerandola sbagliata a nessuno interessa renderla più equa in quanto riguarda un numero troppo piccolo di persone, troppo pochi elettori; • se, al contrario, non si vuole modificarla perché riguarda un grandissimo numero di persone e renderla equa comporterebbe un enorme costo, insopportabile per le casse statali. Io sono convinto che ai politici non interessa se una cosa è giusta o sbagliata, non interessa se grava molto o poco sul bilancio statale, interessa solamente quanti voti può fruttare. E non mi piace. Dire e fare Uno apre la Costituzione della Repubblica Italiana e trova: • "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio..... • Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose......". Pensa sia bene che nella Costituzione sia scritto questo ed è certo che


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il legislatore abbia fatto e faccia di tutto per osservare il dettato costituzionale. Ma poi si rende conto che l'unica famiglia di cui i politici attuali si siano occupati per favorirla è quella fondata sul matrimonio uomo-uomo o donna-donna, cui sicuramente settanta anni fa i costituenti non avevano pensato. Si sono sì occupati anche di quella fondata sul matrimonio cui pensavano i padri costituenti come tutti al mondo, ma certamente non per favorirla. Settant'anni fa non immaginavano che i figli si scegliessero e ordinassero in internet: è questione di civiltà, ci dicono. Ma i nostri padri costituenti erano incivili, come tutti a quel tempo. A quel tempo tutti ma proprio tutti con matrimonio intendevano quello uomo-donna, quello da cui possono nascere figli; a quel tempo pensavano che il matrimoio dava una certa stabilità alla famiglia e maggior tutela ai minori . Per la legge italiana vigente quel matrimonio è qualcosa di abominevole da punire quanto più possibile. E così il matrimonio vale per sommare i redditi dei coniugi ed escludere per eccesso di reddito la famiglia dai benefici che senza matrimonio altrimenti avrebbe. Ma non vale per sommare le spese dei coniugi e consentire sempre a carico del coniuge "capiente" le spese sostenute per il coniuge "incapiente". E così le persone sposate sono penalizzate rispetto a quelle con uguale reddito non sposate: capita per la tassa sanitaria (ticket), per il trattamento pensionistico, per le spese sanitarie, per le spese di ristrutturazione e per tutte quelle che prevedono agevolazioni fiscali (di cui peraltro non godono nemmeno i non sposati a basso reddito). Considerando che nel matrimonio all'antica spesso capitava che per dedicarsi alla famiglia e crescere i figli uno dei coniugi non potesse prestare normale lavoro retribuito, il matrimonio (per ora) vale per la pensione di reversibilità e gli omosessuali lo pretendono. L'unica speranza è che gli sposi gay si trovino danneggiati come gli altri, che si facciano sentire come loro sanno ben fare e che quanto subito otterranno sia esteso anche agli sposi all'antica. Papi Non mi aspetto che Papa Francesco indìca crociate contro i musulmani come fecero suoi lontani predecessori, non mi aspetto che promuova sante alleanze per contrastare il dominio islamico come fece Pio V ma che almeno pensi ai cristiani e non favorisca senza se e senza ma


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l'invasione islamica e la trasformazione dell'Italia e dell'Europa da paese cristiano a paese musulmano. Già l'Europa e l'Italia si stanno scristianizzando o non sono più cristiane da tempo, ma non è proprio il caso che la svanente religione cristiana sia sostituita da quella islamica, una religione palesemente pacifica da una palesemente bellicosa, una religione che dice "date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare" da una in cui questa distinzione è inimmaginabile, a prescindere dai comportamenti effettivi di cristiani e islamici. L'eventualità di assimilazione di musulmani e di loro conversione al cristianesimo è quasi inesistente ed è molto più facile che un cristiano in cerca di religiosità si converta all'islam anche perché il sentimento fideistico è forte presso i seguaci di Maometto e debole fra quelli di Cristo e questo dovrebbe preoccupare il capo della cristianità. Ma il motivo principale è che l'Islam è religione violenta che si impone con la forza e con la forza impedisce la conversione ad altre religioni. Benedetto XVI aveva chiara questa caratteristica islamica ma Francesco sembra subirla senza opporsi. Basta leggere i Vangeli e il Corano per capire quanto siano moralmente superiori i primi al secondo, che, a parer mio, non è nemmeno un testo religioso ma una raccolta di regole politiche presentate come dettate da Dio per essere osservate dai credenti. Regole fatte per un popolo di guerrieri conquistatori di 14 secoli fa, un'ideologia da imporre con la forza come il nazismo e marxismo. Il cristianesimo si fonda sulla forza della ragione di persone pacifiche, l'Islam sulla ragione della forza di persone bellicose. Il capo dei cristiani non dovrebbe accettare il prevalere di queste regole violente e del tutto contrarie ai principi cristiani, invocare l'accoglienza indiscriminata senza nemmeno un cenno di condanna dei precetti coranici, non solo contrari al cristianesimo ma anche inaccettabili e anacronistici nel mondo occidentale. Pur auspicando l'accoglienza dovrebbe mettere in guardia i cristiani dai pericoli dell'islamizzazione, dovrebbe chiedere agli islamici non di non credere in Allah ma di considerare Corano e Maometto per quello che evidentemente sono: un programma politico e un capopopolo. Libero Francesco di pensarla come vuole sullo ius soli, libero di applicarlo nello Stato di cui è monarca, però i governanti italiani non possono pensare all'intero mondo come deve fare il capo della Chiesa


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Cattolica ma prima di tutto agli interessi dei cittadini italiani, anche ricordandosi delle parole di Cristo: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini» (Marco 7,27). Cittadinanza Un tempo la cittadinanza era una cosa seria, questione di nascita, questione di patria, questione di sangue. Ora è solo una questione elettorale. Non importa se l'allogeno non è riconoscente per i benefici che ha senza merito e solo grazie al lavoro di generazioni di italiani. Non importa se pensa che tutto gli sia dovuto, magari solo per avere pagato lo scafista. Non importa se non si sente italiano. L'importante è che sia riconoscente verso chi gli da diritto di votare regalandogli la cittadinanza italiana ed europea e alla prima occasioni gli dia il suo voto. Il voto è l'unico diritto che ora non ha e che comunque non potrà far valere prima della maggiore età, praticamente come ora se davvero vuole. Ma ogni promessa è un debito e il PD deve aver promesso lo "ius soli" alla sua rappresentante africana in Europa e ius soli deve essere, anche se non assoluto: questione di civiltà, non importa quale. Non basta che casualmente uno sia nato in Italia, che capisca e parli l'italiano e magari il dialetto locale, che abbia frequentato le elementari italiane se non si sente italiano, se la sua idea di civiltà è incompatibile con la civiltà italiana che disprezza, se la fede in cui crede è in contrasto con la nostra civiltà e la nostra Costituzione. Se è un bravo credente l'unica legge che rispetta è quella pensata quattordici secoli fa per bellicosi maschi desiderosi di sottomettere donne e infedeli. Con o senza la cittadinanza italiana, un credente non vuole e non può integrarsi con noi miscredenti, ma dominarci o eliminarci. I miei bisnonni erano veneti da prima che il Veneto fosse Italia; poi sono stati anche italiani come i miei nonni e i miei genitori perché il Veneto era Italia. Io che non vivo in Veneto da più di 40 anni mi sento sempre veneto e quindi italiano se il Veneto è Italia ed europeo se l'Italia è Europa. Penso che anche per gli afroasiatici sia la stessa cosa, ma mentre il Veneto è parte della storia e della civiltà d'Italia e d'Europa non so se si può dire lo stesso delle patrie africane o asiatiche.


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FAQ Uno va sul sito internet del ministero della salute e trova "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." Pensa allora: "Ma che bravi quelli del Ministero della Salute e quelli del governo tutto, che bravi la ministra Lorenzin e il primo ministro Gentiloni: si preoccupano per evitare iniquità, per evitare che la progressività dell'imposta significhi che, per colpa dell'inflazione, uno più diventa povero e più tasse deve pagare." Poi scopre che quella cosa là è sul sito ministeriale almeno da un decennio e che Lorenzin e Gentiloni non sono migliori dei ministri e primiministri che li hanno preceduti. Come quelli continuano a prenderci in giro e a non fare niente, a meno che i collaboratori del ministero della sanità e del governo non siano talmente pigri o incapaci da impiegare decenni per risolvere un problema non molto complicato. Ma se davvero la soluzione richiede moltissimo tempo ne spieghino i motivi: di bilancio, di voti o di semplice calcolo proporzionale. VOTATEVI Cari deputati e senatori della maggioranza, alle prossime elezioni votatevi pure: io non lo farò. Sono passati i tempi in cui dicevate che se le cose andavano male era tutta colpa di Berlusconi che aveva governato mille anni negli ultimi cinque. Da anni avete governato voi ed è tutta colpa vostra. Magari l'opposizione avrebbe potuto farsi di più sentire, anche se contro la vostra incostituzionale ma legittima maggioranza ben poco poteva fare. Vi impegnate nel Rosatellum, nello ius soli, nelle beghe pro e contro Renzi, nella rottamazione e riesumazione di vecchi esponenti, vi occupate della Banca d'Italia, di partito, di padriboschi e padrirenzi, della tutela delle vostre poltrone e prebende. Vi vantate di avere creato mille nuove leggi che si aggiungono ai milioni di leggi esistenti, prevalentemente sbagliate, inutili o dannose, dimenticate, inosservate, complicate. Vi vantate di avere reso ancor più intricata la foresta legislativa e non di averla sfoltita e resa più praticabile dai cittadini. Nessuna persona normale può attraversarla senza pagare qualcuno che


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le faccia da guida. Tante leggi sono fatte apposta per rendere indispensabili avvocati o patronati dei sindacati che ovviamente non lavorano gratis. E mentre siete in tutt'altre faccende affacendati non potete pensare all'INPS, che pure qualcosa costa ma non riesce a far bene il suo lavoro. Sento di innumerevoli errori da essa commessi nel calcolo delle pensioni e di conseguenti richieste ai pensionati di rimborsi per migliaia di euro e di pensionati che hanno chiesto e ottenuto dall'INPS rimborsi. Ma mentre l'INPS cerca e trova gli errori che hanno comportato pensioni superiori al dovuto non fa altrettanto per quelle liquidate in misura inferiore. La leggi sono tante e complicate, ma ci si aspetta che l'INPS sappia almeno calcolare il giusto: errori possono esserci, ma l'intervento dei patronati dovrebbero essere l'eccezione. Poi si scopre che chi, nato o arrivato in Italia, non ha versato all'INPS un centesimo e gode di pensione sociale a carico della comunità può percepire grazie ai patronati anche 650 euro mensili mentre chi ha lavorato e versato i contributi per anni non arriva ai 500 (499,43). Chissà se è per l'assurdità della legge o solo perché sbagliando si fida dell'INPS e non ritiene giusto foraggiare i sindacati. Non vi voterò, cari parlamentari di maggioranza, perché tutti impegnati ad approvare leggi che dite di equità e civiltà non trovate il tempo per leggi eque e civili. Avete detto questione di equità dedicare tempo e trovare il modo per dare i famosi 80 euro al mese a chi ne aveva 800 ma non per darli a chi ne aveva meno, per darne 160 alle famiglie che ne avevano 1400+1400 e zero a quelle con 1600+zero o 650+650. Lo stesso per dare 500 euro per il divertimento e avere il voto di chi diventava maggiorenne nell'anno ma non per il vitto di chi non arrivava a fine mese. Dite questione di civiltà approvare a tappe forzate lo ius soli, cioè sostituire l'esistente legge sulla cittadinanza con una molto più permissiva e molto meno meritoria ma non trovate il tempo per superare il fatto che "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." e per civiltà aggiornare i limiti calcolati 25 anni fa. Dite questione di civiltà avere trovato tempo e modo di approvare le unioni civili, ma non lo avete trovato per modificare la norma sui ticket sanitari che penalizza il matrimonio esentando dal pagamento le persone singole o non sposate con reddito annuo lordo fino a 36151,98 € mentre


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per le persone sposate tale limite è raggiunto sommando quelli dei due coniugi. In pratica le persone sposate sono esenti solo con reddito medio pari alla metà di quello delle persone non sposate, in evidente contrasto con la bella costituzione che dice: "Art. 29.La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia". Cari deputati e senatori dei partiti di governo votatevi pure. Egoisti Mi pare pacifico che mentre i giovani hanno buone possibilità di diventare vecchi, i vecchi non hanno assolutamente alcuna possibilità di diventare giovani. Non capisco il risentimento degli attuali giovani verso chi più non lo è, considerato che loro saranno i vecchi del futuro. I "giovani" di 40 anni forse non pensano che quelli che ora di anni ne hanno 75 alla loro età avevano già lavorato per 20-25 anni e che per più di 40 anni hanno pagato contributi per avere una pensione. Se poi i contributi che pagavano sono serviti invece per pagare le pensioni ai loro padri non se ne può fare una colpa. Altro consueto addebito è che la loro pensione non è contributiva ma retributiva. In realtà questa tiene sì conto delle ultime retribuzioni ma anche del numero di contributi versati, se non del loro ammontare. Sono sempre stato contrario a un sistema pensionistico che ha permesso a non pochi furbetti di gonfiare la loro pensione gonfiando le ultime retribuzioni, specialmente nel settore pubblico o semi pubblico. Sarebbe stato molto più equo un sistema che considerava i contributi versati purché equamente rivalutati. Avendo avuto problemi negli ultimi anni di lavoro, io credo di essere stato danneggiato dal calcolo su retribuzione reale inferiore rispetto a quella percepita negli anni precedenti, ma sarebbe stato peggio considerare senza equa rivalutazione i contributi versati nei miei primi anni di lavoro, quando la mia retribuzione era l'equivalente di 18,08 euro al mese, lavorando 44 ore alla settimana per 50 settimane all'anno. Non credo che i giovani attuali la accetterebbero, ma molti di quei vecchi egoisti non se la sentivano di rifiutarla.


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Promesse Caro Berlusconi, in vista delle prossime elezioni lei promette di portare le pensioni minime a 1000 euro mensili per 13 mensilità. A garanzia di questo lei afferma che aveva promesso di portare le pensioni minime a 1 milione di lire mensili e questo il suo governo ha fatto. Un milione di lire sono 516 € al mese. La mia pensione mensile è di 499,45 € e solo grazie a governo diverso dal suo c'è una "14ma mensilità". Vorrei capire se si tratta di un errore o se non è vero che tutte le pensioni sono state portate a 516 € al mese. Nel primo caso dovrei far presente l'errore all'INPS e chiedere rettifiche e conguagli, nel secondo caso non posso crederle quando afferma che saranno portate tutte a 1000 €. Siccome anche mia sorella si trova nella mia condizione, stento a credere alla coincidenza di due errori simili e penso che per altri motivi le nostre pensioni pagate con anni di contributi siano appena confrontabili con quelle di persone che mai ne hanno pagati e magari sono venute qui solo per beneficiare di quelli altrui. Ma anche ammesso che si avveri la sua promessa, per quelle di noi sposate si presenterà un altro problema. Salvo errori, per una pensione netta di 1000 € euro quella lorda è 1120 €. Se il marito ha una pensione lorda di 1665 euro insieme superano i 36151,98 euro lordi annui, limite di reddito oltre il quale non hanno più diritto all'esenzione dal ticket sanitario. Questo in forza di una norma calcolata ai tempi in cui lei è entrato in politica e mai aggiornata da allora. Norma che non considera la perdita del potere d'acquisto in questo quarto di secolo, punisce le famiglie più numerose non considerando il numero dei componenti e discrimina i coniugi, tassati quando il loro reddito medio supera la metà del limite per i non sposati. Una vera e propria tassa sul matrimonio e in contrasto con gli articoli 29 e 31 della Costituzione. Le tasse sanitarie non sono poca cosa e crescono col crescere degli anni di età. Va bene che la Costituzione prevede la progressività della tassazione, ma mi sembra un tantino esagerato che aumenti col diminuire della capacità contributiva e col crescere dell'età. Ma questo è successo: grazie all'inflazione abbiamo superato il limite di reddito per l'esenzione dal ticket, siamo diventati più poveri ma dobbiamo pagare una tassa prima non dovuta, siamo diventati più vecchi e malati e dobbiamo pagare più ticket.


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Paradossalmente lo Stato considera il matrimonio comunione delle entrate ma non delle spese: se la somma dei redditi supera il limite si paga il ticket, ma le spese sostenute per il coniuge con pensione tra 2840,52 e 7750 euro non possono essere da lui detratte perché incapiente né dal coniuge perché non ne è a carico. Magari, signor Berlusconi, potrebbe anche impegnarsi di rimediare a questi obbrobri, anche se forse non riguardano moltissimi elettori e rimediarvi non costa moltissimo. Cattolici Devono averla combinata ben grossa, devono essere stati molto cattivi i cristiani cattolici europei se il loro capo auspica e incoraggia l'invasione musulmana dell'Europa e la conseguente sottomissione all'Islam dei cristiani. E pensare che è evidente la superiorità morale dei vangeli cristiani sul Corano islamico, un trattato politico del VII secolo dopo Cristo spacciato per testo divino al solo scopo di renderlo immutabile e incensurabile e inattaccabile, uno strumento legislativo ideale per governanti dispotici e tirannici. Se nello statuto fondativo di qualche associazione si trovasse contro i non soci "Uccideteli ovunque li incontriate" sicuramente sarebbe considerata un'associazione a delinquere. Ma questo sta scritto contro i "miscredenti" (tutti i non islamici) nella Sura V del Corano, documento fondativo dell'Islam. E si continua invece a considerarlo una religione. Chissà per quali interessi personali o di parte molti politici italiani non denunciano l'evidente incompatibilità tra Corano e Costituzione e vogliono dare a tutti la cittadinanza italiana, anche a chi considera assolutamente prevalente il primo sulla seconda, la legge "divina" su quella umana. E il capo della Chiesa Cattolica non invita i cristiani a far conoscere il Vangelo, a evidenziare quanto sia moralmente superiore ed accettabile un testo che non stabilisce regole e sanzioni come fa il Corano (documento politico) ma indica comportamenti etico-morali (documento religioso), ma invita i fedeli ad accogliere indiscriminatamente tutti gli invasori, senza escludere quelli che ritengono loro dovere uccidere chi non è islamico o non vuole più esserlo. Per persone libere da minacce e pregiudizi basterebbe confrontare i testi evangelici e quelli coranici per scegliere quello più umano e religioso


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e meno strumento politico totalitario, quello per gente pacifica e quello per gente bellicosa. VANGELI « Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la Terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli » (Matteo 5,3-12) « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti » (Matteo 22,37-40) CORANO 33. La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso" [Sura V, Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita)] 191. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. [Sura II, Al-Baqara (La Giovenca)] Chissà di cosa sono colpevoli i cristiani europei per meritare di essere islamizzati. E come l'islam si è sempre espanso Benedetto XVI l'ha ricordato ma è stato zittito e non sembra preoccupare Francesco. Per equità Forse non hanno fatto esattamente il contrario di Robin Hood che toglieva ai ricchi per dare ai poveri, forse non hanno tolto ai poveri per dare ai ricchi ma sicuramente i governi di sinistra hanno tolto ai più poveri per dare ai meno poveri. Per equità, secondo loro, come lo stravolgimento etico è sempre per civiltà. Per questioni di equità hanno dato 80 euro


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mensili a chi già ne aveva 1500 e il doppio alle famiglie con due redditi da 1500 ma non a chi ne aveva meno di 800 euro e alle famiglie di più persone con un reddito di 1550 euro e uno di 300. Io penso che per chiunque dare 100, non ricevere 100 o sprecare 100 si equivalga. Ma per i governi di sinistra non è così: sprecano 100, concedono di pagare 100 in meno, ma non ci pensano nemmeno di dare 100 a chi non ha niente e niente da pagare. E così concedono sconti sulle spese per per questo e per quello a chi ha abbastanza reddito da pagare irpef e non a chi non ne ha. Concedono rimborsi a chi ha abbastanza soldi da poter fare certe spese ma chi non ne ha abbastanza paga le tasse che servono ai rimborsi e nulla riceve. Sempre per questioni di equità. E per equità due sposi pagano le tasse sanitarie (ticket) guadagnando insieme 36152 euri lordi annui e un singolo che ne guadagna 36151 è esente. E le tasse sanitarie sono centinaia di euri annui, e il limite di reddito è stato calcolato 25 anni fa e mai rivalutato. Per equità si danno 500 euro a chi compie 18 anni in un periodo limitato e non a chi è nato prima (abbastanza logico) o dopo (meno logico). Per equità e antirazzismo spendono per ogni persona che arriva non invitata dall'Africa quanto un italiano a malapena guadagna per mantenere una famiglia di più persone. Sempre per equità e antirazzismo permettono agli allogeni di vendere quello che vogliono senza licenza, senza pagare tasse, senza dare ricevuta e viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare biglietto. Agli autoctoni è invece severamente vietato, ma ovviamente se possono eludono il divieto, per equità. Per equità e antirazzismo chi non ha mai pagato tasse e contributi ha più diritti di chi li ha pagati per generazioni. Per equità e giustizia condannano alla galera e al risarcimento chi si difende da rapina o furto ma non chi questi reati commette. Forse perché chi subisce il reato è sempre reperibile e chi lo commette no, forse perché prendere la roba altrui è un diritto e impedirlo è un delitto. Per equità e prodigalità tassano e ritassano il reddito da lavoro. Una prima volta quando si riceve, una seconda quando si compra qualsiasi cosa legalmente, una terza quando si risparmia per le necessità future e, non contenti di prendere più d'un quarto degli eventuali interessi a difesa del potere d'acquisto, pretendono ogni anno il 2 per mille del capitale. E non per fornire adeguati servizi ma per comportarsi come uno che toglie alla sua famiglia per fare il prodigo con questo e con quello e con gli estranei


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al bar. Illegalità Non so se in tutta Italia è come nella mia città. Basta osservare i pedoni per capire che il rispetto delle regole non fa parte delle loro abitudini. Nessuno aspetta l'omino verde per attraversare se non ci sono veicoli molto prossimi. Ne deduco che nessuno conosce le norme del codice stradale o se le conosce non intende rispettarle. Si può pensare che l'illegalità sia insita nel carattere, ma forse non è cosi. Forse non rispettano le regole perché le ritengono manifestamente sbagliate e tante volte lo sono, trovano stupido osservare norme per loro evidentemente stupide e non le osservano. E chi dovrebbe far rispettare le leggi la pensa allo stesso modo, ma invece di adoperarsi per renderle meno stupide si limita ad ignorarle. Questo non capita solo per i semafori pedonali e i comportamenti dei pedoni non sono i più riprovevoli. L'idea che le leggi non siano fatte per essere osservate né fatte osservare probabilmente è molto diffusa e le leggi mal fatte e considerate da tutti non meritevoli di rispetto sono abbondanti e in continua crescita. Nella mia città basterebbe fare un giro a piedi per accorgensi di quanto siano illogici i percorsi pedonali: inutili prolungamenti, omino rosso anche quando le auto non possono passare, inutile durata semaforica. Se la legge fosse meno perentoria (l'omino rosso è “con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata”) e la segnaletica più intelligente la gente si sentirebbe meno stupida a rispettarla e sarebbe più portata ad osservarla. E magari a non pensare che l'omino rosso significhi solo “guarda se non ci sono veicoli molto prossimi prima di effettuare l’attraversamento”. 2018 Nessuno ne parla Tutti riconoscono l'impossibilità di vivere come ai tempi della lira con l'equivalente in euro del reddito lordo di allora. Per anni e anni ho trovato sul sito del Ministero della Salute: "FAQ - Il limite di reddito cui si fa riferimento per il riconoscimento del diritto all'esenzione viene periodica-


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mente aggiornato? No, è fissato dalla legge e può essere aggiornato solo con una modifica legislativa. Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." Si sono succeduti i governi, si sono succeduti i ministri ma ci stanno ancora pensando. In base a quanto previsto dalla Legge 537/1993 e successive modificazioni (art. 8, comma 16) hanno diritto a tale tipo di esenzione Cittadini di età inferiore a sei anni e superiore a sessantacinque anni, appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo non superiore a 36.151,98 euro (CODICE E01) Da allora sono passati 20 anni e il limite è rimasto sempre quello, il costo della vita NO. E immutati sono rimasti i criteri che penalizzano la famiglia stabilendo un reddito lordo pro-capite non superiore a 36151,99 euro per singoli e unioni di fatto, 18076 euro per una coppia sposata e 9038 euro se questa ha due figli minori. Chi arriva dall'Africa è di regola esente e magari convinto che le spese per l'assistenza sanitaria siano comprese nell'importo pagato ai trafficanti per farlo entrare nel Paese. Per i residenti il discorso è un po' diverso: pagano imposte quando stanno bene e in più tasse quando si ammalano. "3 gennaio 2014 - Ufficialmente con quello che nel 1994 si comprava 100 oggi si compra 64, ma tutti sanno che con l'euro (DM=1300Lit, Euro=1DM=1936Lit) tutto (tranne gli articoli elettronici) costa almeno il doppio del 1994, cioè si ha meno di 50 invece di 100. 70 milioni di lire del 1994 equivalgono a 56758 euri di oggi, ma il limite per benefici fiscali è fermo a 36151,98 euri esattamente quello di 20 anni fa, allora in lire oggi in euri. Senza accorgersene si finisce nella trappola tesa dallo Stato: si diventa più poveri ma il reddito lordo aumenta e non si ha più diritto all'esenzione, si viene sanzionati e tacciati di furbetti. Chissà se è per la progressività dell'imposta che se il reddito è 36151 € non si paga niente, se è 36152 si paga tutto e tanto." Ci sono vecchietti con 36151 € lordi annui esenti da ticket e vecchietti con 18076 € lordi annui che lo devono pagare, basta siano sposati: è equo e giusto? La regola è molto semplice. C'è chi paga e chi non paga, chi paga è abituato a pagare e chi non paga è abituato a non pagare. E così chi dichiara 1 euro in più del limite paga la tassa sanitaria maggiorata di 10 € euro fissi per ogni ricetta per consentire a chi dichiara 1 euro in meno di


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non pagare niente, e il limite è quello di 20 anni fa come se 1 € di oggi valesse quanto 1936,27 lire di 20 anni fa. Visto che del problema non ne parla nessuno, devo ritenere che riguardi pochi elettori e che rimediarvi porti pochi voti e poca spesa per lo Stato. Per chi paga sono però centinaia o migliaia di euro di tasse annue, ma il suo voto non interessa a nessuno. Stranezze Si dicono PD, Partito Democratico. Democratico non è sinonimo di populista solo per la valenza negativa che essi attribuiscono a questo aggettivo. E combattono i "populisti" perché sono concorrenti che intaccano il loro monopolio e attirano i loro elettori. Se la popolazione è di persone oneste, laboriose, brave e buone non c'è niente di meglio della democrazia. Ma se così non è, se in una comunità di 100 persone ce n'è solo una che lavora e produce ricchezza, i restanti 99 possono democraticamente votare che 99,9% della ricchezza che produce sia distribuita fra tutti. Non credo che questo sia giusto e che quell'unica persona se non è un santo continui a sacrificarsi per tutti gli inattivi. Se solo una minoranza delle persone è brava e buona può essere preferibile una oligarchia o al limite una monarchia. Ma non sempre oligarchi e monarchi sono buoni e bravi, e allora è peggio. Si dicono LeU, Liberi e Uguali. E sono per la progressività esasperata della tassazione. Trovano equo e giusto che ci sia chi debba lavorare per il fisco 12 minuti all'ora e chi ne debba lavorare 30. Se fossero davvero per l'eguaglianza non troverebbero iniquo che chi guadagna 50 paghi 10 e chi guadagna il doppio paghi 20. Invece non siamo tutti uguali e trovano giusto che chi guadagna il doppio paghi più del doppio, paghi 30 e dopo aver pagato più imposte debba anche pagare più tasse. Succede che se uno vuole avere 80 di netto non chieda 100 ma 115 e la maggiore tassazione ricade sul datore di lavoro privato o pubblico che sia. Dicono anche "per i molti non per i pochi" e si preoccupano di rom, omosessuali, immigrati, ecc. che probabilmente non sono i molti ma i pochi, minoranze. Figli Penalizzare i matrimoni regolari e favorire i matrimoni sterili non può giovare alla natalità. Dicono che è questione di civiltà, ma se si si


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favoriscono unioni omosessuali, occasionali o temporanee e si sanzionano pesantemente le coppie naturali sposate non si agevola la nascita di figli. Desiderare dei figli è un progetto a lungo termine che necessita o almeno è favorito dalla stabilità della cooperazione fra genitori. Se una coppia non è disposta a sopportare i vincoli matrimoniali difficilmente potrà accettare i vincoli genitoriali. Ma il matrimonio regolare comporta penalizzazioni che le altre unioni non hanno. Il trattamento fiscale considera il matrimonio un vincolo sempre valido se comporta più imposte ma non sempre se ne comporta meno, sempre per la somma dei redditi ma non per quella delle spese. Mentre i due coniugi concorrono al reddito familiare non succede lo stesso per le spese, quelle dell'uno non sono sempre cumulabili con quelle dell'altro e restano indetraibili per l'incapiente. Così quando le pensioni minime furono portate a un milione di lire non tutte le sposate ne beneficiarono. C'è esenzione dal ticket sanitario per chi ha meno di 6 anni o più di 65 a condizione che il reddito familiare non superi un limite, immutato da 25 anni. Ma mentre i non coniugati sono esenti con un reddito lordo annuo di 36151 €, i coniugati lo sono solo con reddito medio pro-capite inferiore a 18076 €. Essere sposati non conviene, disincentivare le unioni stabili equivale a disincentivare famiglia e figli. Progressisti Diciotto mesi lontano dai nostri cari a patire freddo e caldo, a fare quello che ci ordinavano, a fare il nostro dovere di cittadini e difendere la Patria da eventuali invasori. Oltre ad armi e vestiario militare lo Stato ci forniva vitto, alloggio e 110 lire di diaria. Ora le invasioni non si devono impedire ma favorire e gli invasori non si respingono ma si accolgono, anche andandoli a prendere dove a loro fa più comodo. E, se lo vogliono, per diciotto mesi diamo loro vitto, alloggio e diaria senza nulla chiedere in cambio, liberi di fare quello che preferiscono, anche delinquere, e di godere di tutto quanto lo Stato sociale fornisce. E il vitto deve essere di loro gradimento, non come il nostro rancio comunque "buono e abbondante". E l'alloggio dev'essere confortevole, pulito e curato dal personale appositamente da noi pagato, non come le


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nostre caserme, le nostre camerate che dovevamo tenere pulite e in ordine, le nostre brande a castello e relativo cubo. Se tutto non viene loro fornito come vogliono protestano anche violentemente. Nel vitto niente vino o suino o ci accusano di offendere l'islam. Se tutto non è come vogliono quelli di carnagione scura ci accusano di razzismo, gli altri solo di xenofobia, per gli islamici che hanno il dovere religioso di odiarci siamo tutti infedeli islamofobi. E la diaria non son le nostre 110 lire, cioè euri 0,057. Ovviamente si poteva avere qualcosa di più di quanto si può avere oggi con 0,057 € (che rivalutati sono 1,49),ma erano sempre quasi niente e non avevamo ricariche telefoniche. Eravamo lì per difendere l'Italia dagli invasori ricevendo dallo Stato molto meno di quanto dia agli invasori, a chi chiede "asilo politico" ben sapendo di non averne diritto. Dicono che è questione di progresso, questione di civiltà. Basta intendersi sul significato. Per chi si dice progressista il progresso è tornare alle civiltà del passato, alle barbarie del passato. "La moneta cattiva caccia quella buona" e forse non vale solo per le monete. Gli italiani vengono sostituti dagli africani, i cristiani dai musulmani, l'amore per il prossimo del cristianesimo dall'odio per gli infedeli dell'Islam. I vizi diventano diritti e cacciano le virtù. E il progresso diventa imbarbarimento: tornano aborto, eugenetica, poligamia, perversioni e altre amenità che si pensava fossero passato remoto. Assurdità Le leggi, pur originate da logiche politiche diverse, non dovrebbero essere in contrasto con la logica razionale. E invece spesso sono assurde, irrazionali, illogiche e inique. Limiti di reddito È assurdo che nel 2018 siano ancora validi valori di reddito calcolati nel 93 del secolo scorso, ai tempi della lira. L'avvento dell'euro ha cambiato non poco il valore dei redditi percepiti. Per esperienza comune quello che costava 1000 lire è costato da subito 1 euro e per l'indice ISTAT in questi 25 anni il costo della vita è passato da 100 a più di 150. Ma i limiti di reddito per beneficiare di agevolazioni fiscali sono rimasti esattamente quelli che erano, ovviamente oggi espressi


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in euro al cambio di 1936,27, come se quello che allora si aveva con mille lire oggi si potesse avere con 52 centesimi di euro. E così quelli che erano importi evidentemente tondi (70 mln, 5.5 mln, ecc.) sono diventati ridicoli valori "arrotondati" al centesimo che manifestano la loro vetustà: 36151.98, 2840.51, ecc. . Aspettando È assurdo che nel 2018 siano ancora validi valori di reddito calcolati nel 1993. Sul sito del Ministero della Salute per anni c'è stato: "il problema dell'adeguamento dei limiti di reddito al costo della vita è da tempo all'attenzione di questo ministero e del governo tutto". Non so se c'è ancora, ma in 25 anni non sono riusciti ad affrontare e tanto meno a risolvere il problema, che tuttavia avrà sempre la loro attenzione chissà per quanto tempo ancora. La trappola È assurdo che nel 2018 i limiti di reddito per benefici fiscali siano sempre quelli calcolati in base al costo della vita di 25 anni fa. Anche se nel 1993 fossero stati correttamente calcolati, nel 2018 non possono che risultare inadeguati perché il valore reale non corrisponde più alla capacità contributiva di allora. Anche se si vogliono maggiori entrate è assurdo non aggiornare i parametri limitandosi ad aspettare che l'inflazione faccia il suo corso e che la gente diventando in realtà più povera finisca col diventare nominalmente più ricca, superi i limiti e non abbia più diritto alle agevolazioni. È una trappola, un modo subdolo e vigliacco di affrontare il problema. La regola è stata "non facciamo niente e tutti quelli con agevolazioni per basso reddito avranno fra 5, 25 o 50 anni il reddito nominale che supererà il limite mentre il reddito reale diminuirà: saranno più poveri ma più tassati". Se sapendosi più poveri non si accorgeranno di essere diventati ricchi per il fisco e non più esenti, saranno anche considerati evasori "furbetti" e sanzionati. Per rispetto verso i contribuenti sarebbe meglio dire esplicitamente che si abbassano i limiti (reali) perché i costi aumentano e da tutto il mondo arrivano persone da assistere e curare gratuitamente e che non pagano nemmeno imposte e tasse. Reddito familiare Per il calcolo dell'imposta e delle detrazioni si considera il reddito personale. Se uno non supera 8000 € di reddito lordo annuo non può beneficiare delle riduzioni d'imposta per spese detraibili non avendo imposta da pagare. È un modo per favorire i meno poveri fra i poveri,


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favorire chi ha possibilità e non chi ha necessità. Se con tale reddito vive solo dovrà rassegnarsi a pagare cose e servizi più cari di chi ha reddito superiore o familiari che possono godere in sua vece dei benefici fiscali. Ma se quel reddito supera euri 2840,51 nessun familiare puo farlo. In pratica se il reddito di una persona è compreso tra 2840.51 e 8000 euri lordi annui le "spese deraibili" ad essa relative non sono detraibili da nessuno. È evidentemente un'assurda iniquità. Ma ancor più iniquo e assurdo è il fatto che per determinare il diritto all'esenzione dal pagamento del ticket sanitario non si considera il reddito personale ma quello familiare. Una persona ultra65nne è esente da ticket se il suo reddito lordo annuo non supera 36151,98 € ma non è esente se è sposata e sommando al suo il reddito del coniuge supera quel limite. Anche se entrambi i coniugi devono pagare i ticket uno solo ha riduzione dell'Irpef per le proprie spese. Tassa matrimoniale Due persone conviventi ultra65nni non sposate (fratelli, compagni, amanti o altro) non pagano ticket se singolarmente non superano il limite di reddito previsto mentre due persone sposate lo pagano con reddito medio appena superiore alla metà di quello. Non so se le nuove unioni sottostanno alla stessa regola valida per le vecchie coppie di sposi: forse no, forse non hanno l'età, forse hanno alti redditi individuali; di fatto non hanno protestato come loro sanno fare. È anche assurdo fare la somma dei redditi per avere un importo tassabile e non la somma delle spese detraibili fatte con quella somma per aver l'importo deducibile. La nostra Costituzione recita "Art.31 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose" e per famiglia intende "Art.29 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come societa ` naturale fondata sul matrimonio." e con "matrimonio" i padri costituenti non pensavano a quelle stravaganti, effimere e sterili unioni oggi di moda. La norma vigente penalizza invece il matrimonio favorendo con una tassa matrimoniale i non sposati e penalizza le famiglie numerose non considerando il numero dei componenti nel calcolo del limite di reddito esente. Una famiglia non ha la stessa capacità contributiva se con 100 deve provvedere a una, tre o a cinque persone. Non capisco come un Presidente della Repubblica garante del rispetto della Costituzione possa avere avallato una tale assurdità. Progressività


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"Costituzione della Repubblica Italiana - Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita ` contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività" Sarà per questo che quando il reddito supera anche di un solo centesimo quei limiti eterni di 36151.98 euro le persone prima esenti pagano centinaia di euro di tassa sanitaria, compresi 10 euro fissi per ogni ricetta per consentire le esenzioni a chi non li supera. Anche a prescindere dall'assurda disparità di trattamento dei coniugati per i quali il limite scende a 18076 di reddito lordo medio pro-capite, mi sembra un modo un po' distorto, esagerato e capzioso di applicare la norma, un'altra assurdità. Se il reddito lordo è un euro sopra i limiti esenti la capacità contributiva non può essere più di tanto superiore a quella di un contribuente esente. Si dovrebbe quindi pagare non più del netto corrispondente a un euro lordo. Non considerando netto e detrazioni, se il reddito supera di 500 euro il limite e le tasse da pagare sono 1000 euro chi è tenuto a pagare avrà un reddito di 500 euro inferiore a quello di chi è esente. Non è nemmeno progressività ma solo altra assurdità. Anche la progressività dell'Irpef comporta aliquote superiori non per aumentata capacità contributiva ma per il mancato adeguamento dei limiti al costo della vita. Anche questo calcolo è punitivo per le famiglie. A parità di reddito lordo complessivo è più tassata la famiglia in cui uno dei coniugi per badare ai figli deve rinunciare ad un lavoro retribuito o accontentarsi di uno poco remunerativo mentre l'altro sarà tassato con aliquote più alte. Resta comunque l'iniquo trattamento per i redditi da 2840.51 e 8000 euro annui Interesse Nonostante l'attuale norma che per l'esenzione dal ticket fa riferimento a limiti di reddito calcolati 25 anni fa, penalizza le coppie sposate, prevede una tassazione esageratamente progressiva sia palesemente assurda e iniqua, nessuno sembra interessarsene. I casi sono due: o gli interessati sono tanti o sono pochi. Se sono tanti porvi rimedio e renderla meno assurda comporta una spesa notevole, insostenibile dal governo e magari sanzionabile da Bruxelles. Se sono pochi non vale la pena interessarsene perché non comporta molti voti riconoscenti. Io propendo per quest'ultima ipotesi: il problema riguarda un'esigua minoranza ed è ben più piccolo dei grandi problemi interni o internazionali. Un'inezia di cui non occuparsi. Sarà così, ma resta un'iniqua assurdità e per le poche o tante persone coinvolte è tutt'altro che un piccolo problema. Ma chi se ne frega.


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Chiarezza Forse è il caso di cominciare a chiamare le cose col loro nome, dire la realtà com'è, essere coerenti con quanto si dice ed avere il senso del ridicolo. Va bene che i politici non amano chiarezza, verità e coerenza, ma come fa Sandro Gozi (PD) affermare che quando un "profugo" vien accolto su una nave italiana è in territotorio italiano e l'Italia deve occuparsene me se viene accolto da una nave tedesca va sbarcato in porto italiano e non se ne deve occupare la Germania? Salvataggi Dicono che le ONG organizzano il salvataggio in mare, ma chissà se organizzano anche il naufragio in modo che avvenga quando una loro nave è pronta al soccorso. Nei decenni precedenti la tratta dei "profughi" non ho avuto notizia di naufragi nel Mediterraneo. Magari qualcuno ci sarà pure stato e i naufraghi debitamente soccorsi, non so. Poi, con il grande esodo, non è passato giorno che non ci fosse naufragio e l'intervento di qualche nave. Quando chi è in pericolo viene tratto su una grossa nave non rischia più di affogare, salvo casi eccezionali. I cosiddetti salvataggi sono prevalentemente semplici trasferimenti da barconi insicuri cui dovrebbe essere vietato navigare a navi più sicure. Quasi sempre si tratta non di salvare ma di traghettare i "profughi" dall'Africa all'Italia. Per carità, puo capitare che si facciano male i conti, che si sbaglino i tempi o le manovre e che persone facciano davvero naufragio e anneghino. Più sono quelli che, fidando nel soccorso promesso, affrontano il rischio e più può capitare: meglio diminuire le vite in pericolo che aumentare le vite salvate. Se un giorno in una valle c'è grave pericolo di frane o valanghe si salvano più persone vietando l'accesso alle zone pericolose e facendo rispettare il divieto che potenziando il soccorso alpino. I soccorsi in mare e in montagna sono necessari ma non devono essere motivo per incrementare i pericoli. Il servizio delle ONG nel Mediterraneo è solitamente più simile, seppure con modalità sicuramente più gravose e pericolose, a quello degli autobus di linea che raccolgono i passeggeri alle fermate evitando loro il pericolo di fare la strada a piedi o di essere travolti da veicoli di passaggio che non a quello dei pompieri impegnati nel soccorso delle vittime di inondazioni. Stranamente i "salvataggi" in mare non avvengono quando il mare è in burrasca e i naufragi più probabili, ma quando il mare è calmo e più probabile è l'avventurarsi in mare di persone in cerca di traghetto: compito delle ONG è di portarle in Italia. Non salvataggio ma trasporto


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più sicuro. Profughi Chi è favorevole alla loro accoglienza li chiama sempre "profughi", chi è contrario li chiama "clandestini". Se con "profugo" s'intende chi fugge da guerre o persecuzioni in un barcone di "disperati" è ormai pacifico che i profughi sono una minoranza. A voler essere ottimisti si può parlare al massimo di "sedicenti profughi" o "presunti profughi" o al contrario di "presunti clandestini" e magari affermare che in misura più o meno maggiore possono anche essere "presunti delinquenti". Le cronache non aiutano a dissipare questa ipotesi. Dire "migranti" fa pensare a un esodo per trovare lavoro, alquanto improbabile quando il paese di arrivo soffre di alta disoccupazione e di evidente impossibilità di dar lavoro a nuovi disoccupati. Non è usuale ma potrebbero essere definiti "transumanti", persone che lasciano un posto per cercare più verdi pascoli, altre opportunità. E quale migliore opportunità di godersi un paio d'anni di vacanze gratis e usufruire senza nulla dare dei benefci sociali creati dal lavoro di generazioni? Dicono che gli stranieri, quando lavorano, fanno il lavoro che gli italiani non vogliono più fare, magari perché sottopagato. Un tempo quei lavoratori dalla sinistra erano detti con disprezzo crumiri. Ma erano bianchi e si poteva dire, oggi sono "di colore" e sarebbe razzismo. Finora la regola è stata salviamo tutti, accogliamo tutti. Va bene, le persone in pericolo vanno salvate, anche se in pericolo si mettono volontariamente. Vanno salvate e sbarcate in porto sicuro. Chissà se la sempre citata legge del mare considera sicuri solo i porti italiani o solo quelli dove oltre che mettere al sicuro dai pericoli del mare assicurano anche vitto e alloggio sine die. Ma non facciamoci pendere in giro. Non diamo accoglienza a persone che non dimostrino la loro identità e provenienza con documenti o prove valide. Da subito si deve sapere chi non può richiedere asilo e ridurre il numero di quelli che potrebbero averne diritto. A chi non può essere concesso va negato l'asilo, addebitati i benefici indebitamente goduti, sanzionato per eventuale dolo e permesso di far ricorso solo presentando nuove prove. Parlando di tutti non si dovrebbe chiamarli profughi perché non tutti fuggono da guerre o persecuzioni, non migranti perché non tutti cercano un lavoro, non transumanti perché non si usa: si dovrebbero chiamare invasori per come arrivano e molti si comportano. Mare e cielo


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Ovviamente quelli che non hanno documenti o non possono chiedere asilo o permesso di soggiorno non non devono entrare in Italia. Le frontiere italiane sono per la maggior parte marine e non si può semplicemente impedire l'ingresso in Italia o riportare gli indesiderati nel Paese donde sono venuti come fanno Francia, Austria ecc.. Oltre il confine non c'è una terra ma il mare e non si possono ributtare in mare. Come i Paesi confinanti riportano in Italia gli indesiderati che sanno arrivare dall'Italia non vedo perché noi non riportiamo in Libia quelli che sappiamo arrivare dalla Libia. Sarà più lungo e costoso ma è la stessa cosa: si riportano da dove arrivano. Si può anche impedire che entrino nel nostro territorio restando al sicuro sul territorio straniero di una nave straniera. Ma le ONG potrebbero fare meglio il loro lavoro, senza cambiarne gli scopi. Invece di obbligare coloro che dall'Africa vogliono arrivare in Europa a rischiare di annegare per salire sulle loro navi, si dotino di aerei. Invece di andare con le navi a "salvare" chi si mette in mare vadano con aerei sulla terraferma a caricare senza pericolo quante più persone possono. Invece di portarle tutte in porti italiani obbligando l'Italia a chiuderli, atterrino in un aeroporto dei tanti Paesi europei che criticano l'Italia. Di sicuro non chiuderanno gli aeroporti, accoglieranno tutti quelli che arriveranno e certamente non vorranno che restino su aerei in cielo come non vogliono che restino su navi in mare: è vomitevole. Considerazioni Quasi quotidianamente si ha notizia di violenza sessuale su donne, spesso ad opera di uomini di civiltà in cui la donna deve sottostare al volere del maschio e convinti di poter abusare di ogni donna che non abbia un padrone che se ne possa offendere. Ma può capitare che succeda anche per altri motivi. Per timore di peccare o di rimanere gravide o delle chiacchere della gente, un tempo le donne forse erano più prudenti con gli uomini. Ora, salvo eccezioni, quei timori non esistono più e anche le ragazze si vantano delle loro avventure come un tempo forse facevano solo i maschi e non tutti. Se prudenza, pudore e modestia sono diffusi e comuni suppongo che gli stupratori siano meno convincenti nel dichiarare "erano consenzienti": non sarebbero credibili e nella maggioranza dei casi lo sarebbero invece le loro vittime, almeno per motivi statistici. Quando invece è o si ritiene


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prevalente la mancanza di freni inibitori e remore può capitare che quasi sempre si dia anche per molto probabile il consenso, ancor più se i comportamenti e precedenti personali testimoniano in questo senso. Si sente anche sovente parlare di violenze fisiche sulle donne, di femminicidi, che il più delle volte avvengono in ambito domestico o - come viene detto - da "parte di chi diceva di amarle". Ma se si pensa che "piuttosto di niente è meglio piuttosto" e si accettano compagni senza la necessaria prudenza, una scelta affrettata può risultare sbagliata, pericolosa e difficilmente rimediabile. Se si sta con qualcuno perché è violento non ci si può lamentare che lo sia. Non è sempre solo questione di sfortuna. Anche se può capitare e capita che la persona che si crede di conoscere non sia come si crede, maggiore prudenza e attenzione potrebbero evitare i malintesi.Oggi sono cambiati i tempi e i modi di dire e di fare. Un tempo non se ne parlava, poi si diceva di fare all'amore, poi di uscire, ora più onestamente e senza pudore si dice di fare sesso, una cosa non molto diversa dal mangiare o espletare altre funzioni corporali. Avendo perso di valore e cessata quasi del tutto la funzione riproduttiva è diventato un gioco, un passatempo come un altro, più o meno piacevole. E in questo gioco le donne sono brave a sfruttare le debolezze maschili a proprio vantaggio. Da qualche tempo molte donne denunciano di avere subito molestie sessuali e non solo da potenti o famosi. Non penso fossero tutte innocenti verginelle, pecorelle preda del lupo cattivo. Certi modi di fare, di agire, di vestirsi, di offrirsi sono provocazione sessuale e non sono sicuro che queste donne che si lamentano non ne fossero consapevoli e non la usassero anche per averne vantaggi di diversa natura. Magari ora si lagnano per non avere ottenuto pienamente quanto si aspettavano. Ad ogni modo non necessita coraggio, quando si sa come sono andate realmente le cose non serve fegato per fare certe affermazioni, basta una faccia di bronzo. Progressività Sempre pronti ad invocare la Costituzione quando gli fa comodo e ad ignorarla bellamente nel resto, notoriamente sono per la progressività dell'imposta. Per loro deve essere talmente progressiva da aumentare man mano che diminuisce la capacità contributiva. Ed è per questo che per anni si sono rifiutati di rivedere la norma che regola la tassa sanitaria,


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amorevolmente chiamata ticket. Credo sia fuori discussione che chi non ha goduto di vincite alla lotteria ma solo di un parziale adeguamento del proprio reddito al costo della vita oggi sia più povero di prima, ma siccome nominalmente è più ricco si trova a superare quel limite di 36151,98 euro calcolato un quarto di secolo fa e quindi va tassato. Non importa poi se la più bella Costituzione del mondo oltre a dire che "Il sistema tributario e informato a criteri di progressività" dica anche che "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita contributiva" e che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." e " agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia". Per il criterio della progressività chi diventa più vecchio, più malato, più povero deve essere più tassato mentre per agevolare matrimonio e famiglia penalizzano le coppie sposate. Per questo una coppia di sposi vecchia maniera, regolarmente sposata, deve pagare i ticket sanitari con un reddito lordo medio pro capite di 18076 euro mentre due persone conviventi (fratelli, amici, amanti) gode dell'esenzione dal ticket con un reddito poco meno che doppio. Sto parlando di persone ultra65enni, ma il discorso vale anche per figli con meno di 6 anni, mutatis mutandis. Lo chiamino pure razzismo, se li fa contenti, ma non posso dire di non essere infastidito o irritato vedendo tante persone che mai hanno pagato un euro d'imposta non dovere nemmeno mettersi in fila per pagare il ticket mentre io devo pagare una tassa (nemmeno tanto piccola) per consentire loro di godere dell'assistenza sanitaria gratuita a noi negata. Arrivano, si presentano all'ospedale, non devono neppure dire il loro vero nome e vengono curati gratuitamente mentre io devo dare il mio nome e conseguentemente pagare. Infatti sanno che sono sposato, che la pensione di mia moglie negli anni è passato da 430 a 500 euro mensili, che anche la mia è aumentata seppur meno del costo della vita e che sommando i nostri redditi nominali ora superiamo quel limite immutato dal 1994 mentre la nostra capacità contributiva è diminuita. Chissà se solo io trovo la cosa scandalosa, assurda, iniqua e immorale; sicuramente sull'argomento sono tornato molte volte. Quelli che la Costituzione Cosa dicono quelli che la Costituzione italiana la considerano la più bella del mondo, che tanto la citano quando gli fa comodo e la ignorano


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bellamente quando non gli interessa, cosa dicono della norma che regola l'esenzione dalla tassa sanitaria (ticket)? È in evidente contrasto con la norma costituzionale ma non interessa a nessuno, nessuno ne parla. Riporto quello che prevede la Costituzione e quello che invece è previsto per l'esenzione dal ticket dei minori di anni 6 e dei maggiori di anni 65 con reddito familiare lordo annuo inferiore a 36151,98 euro (VEDERE ) Costituzione Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Esenzioni per reddito. Mentre per tutti gli altri cittadini il reddito del nucleo familiare è dato dalla somma dei singoli redditi complessivi prodotti dall'interessato e dagli altri familiari fiscalmente a carico, per i cittadini sposati il coniuge fa sempre parte del nucleo fiscale anche se è fiscalmente indipendente o non convivente. In pratica due cittadini non sposati sono esenti da ticket anche con reddito di 36151,97 euro ciascuno mentre quelli sposati solo con reddito medio pro capite inferiore a 18076,99 Costituzione Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come societa ` naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio e ` ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unita ` familiare. Costituzione Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternita `, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo . Esenzioni per reddito Viene penalizzato il matrimonio e conseguentemente la famiglia "fondata sul matrimonio" e non è a garanzia dell'unità familiare privilegiando i coniugi legalmente separati. Costituzione Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita contributiva. Il sistema tributario e informato a criteri di


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progressivita. Esenzioni per reddito Il limite di reddito cui si fa riferimento per il riconoscimento del diritto all'esenzione è fissato dalla legge e può essere aggiornato solo con una modifica legislativa. Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo. In 25 anni il limite non è mai stato adeguato, chissà quando tempo ci vuole ancora perché il problema sia affrontato e risolto. Nel frattempo succede che con un adeguamento inferiore al tasso di inflazione il reddito nominale superi quel limite mentre il reddito reale e la capacità contributiva diminuiscono. Una specie di progressività inversa: diventando più poveri si pagano più tasse. Se piove Notoriamente i negozianti espongono la merce nelle vetrine per invogliare la gente a comprarla, rischiando però di incentivare i ladri a rubarla. Magari le donne espongono le loro grazie solo per essere ammirate da gentiluomini, ma rischiano di incentivare mascalzoni. Libere le donne di svestirsi come vogliono. Magari dicono che lo fanno per piacere a se stesse ma con i tempi che corrono è difficile crederle ingenue santerelline che non lo fanno per provocare ed eccitare i maschi. Non si scandalizzino se poi gli uomini si eccitano e non sono tutti santi. Con pericolo di pioggia se non si è prudenti e si esce senza ombrello o impermeabile ci si può bagnare, con i pericoli esistenti se non si è prudenti si può finire in guai: se succede si deve prendersela anche con se stessi. Oggidì solo le musulmane si coprono completamente o quasi, anche per come sono i loro uomini. Un tempo anche in occidente le donne usavano gonne fino ai piedi, ma non usavano pantaloni e d'inverno andavano bene. Però, penso, erano impaccianti e scomode da portare. Era sicuramente più comodo portarle più corte, ma una volta giunte più o meno al ginocchio ulteriori accorciamenti non erano più questione di pratica comodità ma di esposizione, magari solo per ragioni climatiche, magari per provocare o eccitare, magari per attrarre persone gradite e, involontariamente o no, chiunque.


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Essere attraente può comportare dei rischi desiderati o indesiderati. Prima magari bastava mostrare una caviglia per eccitare gli uomini, poi servivano belle gambe dal ginocchio in giù, ora sembra non basti nemmeno esibire le cosce. E molte donne agiscono di conseguenza, ma non si meraviglino delle conseguenze non gradite. Ieri giornata mondiale contro la violenza sulle donne. C'è ormai una giornata mondiale per tutto. In quella di ieri mi sarei aspettato composte manifestazioni di pietà per le donne e contro i violenti. Ho avuto l'impressione che si trattasse delle solite rancorose manifestazioni per la supremazia femminile. I cartelli dicevano "amar no es matar", "uccisa dalla persona che diceva di amarla". Mi pare che non si distingua più tra amare e fare sesso, magari sfrenato. Le due ragazzine massacrate da spacciatori non chiedevano e non ottenevano amore ma droga e sesso. Oltre al fatto di essere donne spesso le vittime hanno poco in comune: la prostituta che per soldi fa un mestiere pericoloso, la madre dedita alla famiglia e quella che pensa solo a se stessa, la donna con l'amante sposato, le ragazze disposte a tutto pur di far carriera che dopo anni protestano per avere dato senza avere ottenuto. Dell'imprudenza e delle provocazioni femminili nulla si deve dire e tutto si riduce alla generica violenza maschile contro le donne. Dire qualcosa contro quelle culture e quegli immigrati che considerano normale la violenza contro le donne non si può, non è di sinistra, non è politicamente corretto. 2019 Gli ipocriti e la Costituzione Dicono che è la Costituzione più bella del mondo ed essendo tale non va cambiata. Però la rispettano solo quando gli conviene e vogliono sia interpretata nel modo che preferiscono. Per esempio: Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come societa naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio e ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unita ` familiare." Siamo sicuri che i padri costituenti parlando di matrimonio non si riferissero solo a quello tra uomo e donna e non anche a


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quello per loro impensabile tra uomo e uomo, donna e donna, uomo e gallina? Solo falsando lo spirito della costituzione si può pensare che non sia così, ma i difensori ad oltranza della costituzione sono prontissimi a violarne lo spirito pur di piegarla al loro tornaconto. "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita ` contributiva. Il sistema tributario e ` informato a criteri di progressività." Sempre secondo i soliti ipocriti, la tassa piatta non si può fare perché manca la progressività. Ma mentre affermano questo si scordano di leggere tutto l'articolo. Se si passa allo scaglione superiore dell'Irpef o si paga il ticket solo perché grazie all'inflazione si superano limiti mai tempestivamente adeguati vi sarà sì progressività ma non in ragione della capacità contributiva. Per effetto dell'inflazione infatti il reddito nominale aumenta ma la capacità contributiva può diminuire. Ma i proclamatori della bellezza e immutabilità della Costituzione fingono di non capire, lasciano immutati i limiti progressivi di reddito e in tempi più o meno lunghi a seconda della percentuale di inflazione tutti si troveranno ad essere considerati fiscalmente ricchi anche se in realtà più poveri e alla fine saranno tutti nello scaglione d'imposta previsto per la capacità contributiva più alta e nessuna progressività. 2020 Cognomi Dev'essere una mia fissazione: o per un motivo o per un altro torno spesso a parlare di cognomi. Finché lo nominavano tutti i giorni ero infastidito da come tutti pronunciavano il nome dell'allora ministro dell'economia e delle finanze: Pàdoan. Anche il dizionario della Crusca diceva che "la pronuncia corretta è Padoàn, ma se il ministro dice che è Pàdoan, così sia". Perché allora non dire Giorgio Napolìtano? A me dava particolarmente fastidio perché il cognome di mio nonno e di sette miei parenti suoi discendenti, della moglie di mio fratello, di mia suocera e di altri parenti termina con "in", quello di mio suocero, di sei miei parenti suoi discendenti e altri termina in "an", quello di mio consuocero e quattro miei parenti suoi discendenti in "on" e ho avuto amici e conoscenti col cognome terminante in in/an/on e tutti con l'accento sull'ultima sillaba


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come s'addice alle parole tronche e a quei cognomi veneti. Secondo cognomix il mio cognome è 1° per popolarità nel comune del paese dei miei genitori e così per distinguere usavano i soprannomi: io ne conosco almeno cinque e Bèparle è uno di quelli. Avevo cinque cugini che da sempre portavano il cognome della madre, essendo uguale a quello del padre con soprannome diverso. Altri quattro cugini avevano il cognome di mia madre che era quello del loro padre mentre noi avevamo il cognome della loro madre che era quello di nostro padre. Tempo fa avevo scritto qualcosa sul fatto che nelle vecchie pagelle erano scritti i miei Cognome, Nome, Comune e data di nascita, il nome di mio padre e cognome e nome di mia madre. Cose ora proibite, ricordano troppo la famiglia. Chissà se ora mettono solo 16 caratteri: 3 cognome, 3 nome, 5 data e 4 Comune di nascita, 1 controllo. Recentemente avevo notato che tre bavaresi, il cui nome da ragazze conosco da anni, in Facebook usano il cognome del marito mentre pensavo che le italiane usassero il cognome paterno. In realtà non è sempre così: almeno una italiana usa il cognome del marito. Credo di non avere mai detto che le donne sposate perdevano il proprio cognome, ma solo che assumevano (anche) il cognome del marito. In effetti ho sempre conosciuto nonne, zie e madre col cognome originale e probabilmente nei documenti ufficiali usavano solo quello. Magari, come talvolta mi capita ,confondo il prima con il dopo ma ho l'impressione che prima, anche se venivano registrate con i soli dati di nascita, le donne si presentassero col cognome del marito e lo aggiungessero nei documenti. Mi pare di ricordare, per esempio, Maria Negro in Bianco (o Maria Neri nei Bianchi a Pisa) o Maria Negro ved. Bianco. Forse era solo un uso perso quando è diventato un diritto. Dal 1975 In Italia, anche se sposata, la donna mantiene il cognome da nubile. L'art. 143-bis del codice civile stabilisce che "la moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze". Quindi Maria Negro sarebbe Maria Negro Bianco. Non so per quale motivo questo succeda quasi mai, forse anche perché il codice fiscale contiene solo il cognome di nascita e resta immutato, almeno per le persone che si accontentano del sesso originale. Però mi ronzava in testa un "assume il cognome (del marito)" e volevo capire il perché. Ho cercato e trovato in internet. Nel 1865, il Codice civile del Regno


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d'Italia recitava all'art.144: "Potestà maritale - Il marito è capo della famiglia: la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome, ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli creda". Nel 1942 cambia il numero dell'articolo, ma il risultato è lo stesso: la legge continua a dire che "la moglie segue la condizione civile capofamiglia di cui assume il cognome". E a quanto ne so così è rimasta fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975. Le cose più recenti risalgono a 45 anni fa, io ne ho molti di più ma forse non ricordavo del tutto male. Pare che in UK e USA le donne sposate cambino cognome, resta il fatto che Merkel, Thatcher, Curie sono conosciute col cognome del marito, come le tre mie conoscenti bavaresi. Quarantena Anche se fuori c'è un sole invitante, ubbidendo a uno dei tanti DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, cioè di chi è solitamente detto Premier o Presidente del Consiglio o Giuseppe Conte o Conte o anche Giuseppi) e agli infiniti inviti (raccomandazioni o precetti) televisivi me ne resto chiuso in casa, per il bene comune e mio. E così faccio da un mese e più. In uno di questi ultimi giorni ho pensato di fare una fugassa ripescando la ricetta da me scritta nel 1984 a imitazione di quella mai saputa di mia suocera. Non lo facevo da oltre cinque anni, cioè da quando, secondo mia moglie, era fra i cibi sconsigliatemi dai medici. Ma visto che in casa avevo tutti gli ingredienti necessari ho fatto due fugasse. Non "focacce" alla ligure (fugasse, in ligure), ma fugasse alla veneta. C'è stato qualche problema: mia figlia al supermercato non aveva trovato né farina né lievito, il forno non ha più il termostato funzionante da almeno 20 anni e io non sono più allenato come un tempo a fare fugasse, strudel, krapfen. Ma di farina bianca ce n'era più di un kg, un cubetto di lievito di birra era nel congelatore da qualche mese, il telefonino ha il timer e non ho perso del tutto la "manina". E così ho fatto quanto dovevo usando tutto il tempo necessario a impastarla e farla lievitare. Per la cottura ho regolato la temperatura col timer: 5 minuti acceso e 5 minuti spento. Peccato che a metà cottura rispondendo a una telefonata di mio figlio ho perso un po' i conti.


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È venuta un po' bruciacchiata ma vi assicuro che era ottima, anche a parere di moglie e figlia. In rete Sono un po' all'antica, forse molti di noi lo sono. Ai miei tempi non si usava il "tu" con tutti ma solo con chi si era in confidenza o più giovane. Con gli altri si usava il Lei e qualcuno era rimasto al Voi e dava del "vu" anche a parenti stretti. Ora qui uso il "tu" con tutti, con qualche rara eccezione. Ma se incontrassi di persona qualcuno di questi credo che gli darei del lei. Magari, riconoscendolo, darei del tu a Tino che conoscevo mille anni fa quando entrambi da ragazzi frequentavamo lo stesso ricreatorio (e anche la stessa scuola, ma non lo sapevo). Potrei magari usare il tu con Massimo che è uomo e ha la stessa età di mio figlio maggiore. Ma non so se fari così anche con Franca che è donna e non ha l'età di Massimo. Credo che per quanto mi riguarda questa curiosità rimarrà tale, data la molto remota possibilità che io incontri Tino, Massimo o Franca, lontani 300 km. Ma a chi abita nella stessa città e magari, in tempi normali, frequenta gli stessi posti può capitare d'incontrare e di riconoscere persone cui in rete da del tu: cosa fa? Stefano Oggi è Santo Stefano. È un bel nome ma mi crea qualche problema. In Veneto dicevo la Maria e Mario, qua invece dicono Maria e il Mario. Va bene, basta abituarsi e non si fa molto caso se si usa o no l'articolo davanti al nome. Ma con Stefano è diverso: non mi piace sentire e non mi va di dire "lo Stefano", se proprio devo mettere l'articolo potrei capire "il Stefano". Ma il problema è che oggi volevo augurare Buon Onomastico a tutti "i Stefano" e non mi va proprio di dire a tutti "gli Stefano" e cosi faccio tanti auguri a tutti quelli che hanno nome Stefano. La moneta cattiva "La moneta cattiva scaccia quella buona", dice la legge di Gresham, mercante e banchiere inglese del XVI secolo. Mutatis mutandis, la legge può valere anche per il linguaggio della gente. Le parole che abitualmente usavo in Veneto ora sono conosciute da pochi e


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dette da ancor meno. Solo pochi anziani dicono broar su, piron, bravare, buganse, savajo. Quasi tutti si esprimono in italiano o in un dialetto molto italianizzato. Magari restano voci come brustolin, freschin, smorbare, onfegà, slavajare, raseghin e altre delle quali, a chi le usava, non viene il concetto in italiano. Molte altre sono state scacciate dall'italiano o italiese e pian piano il dialetto è sparito o quasi. C'è chi vede in questo un bene, ma non tutti la pensano così. Passare dal dialetto all'italiano qualcosa si perde. Meglio sarebbe parlare l'uno e l'altro, all'occorrenza. Ricordo un gruppo di alsaziani che iniziavano una discussione in francese e la finivano in tedesco e viceversa: parlare correttamente due idiomi è meglio che parlarne solo uno imbastardito. La stessa cosa sta succedendo all'italiano. Nessuno fa più spesa ma shopping e usa shopper, non si parla più di legge del lavoro ma di jobs act, l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale non si occupa di previdenza e assistenza ma di welfare e chi cerca i propri dati li trova non in ilmioINPS ma in myINPS. E così, un po' alla volta, inevitabilmente le parole inglesi scacceranno quelle italiane, come la moneta cattiva scaccia quella buona.


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Indice analitico 8 marzo.....................................................................................................407 A 360°.........................................................................................................94 A chi credere?.............................................................................................20 A ciascuno il suo merito...........................................................................242 A naso in su................................................................................................19 A proposito di equità................................................................................273 Accade a Viggiù.......................................................................................164 Addio, mondo...........................................................................................342 Agenzia delle Entrate...........................................................................7, 113 Agevolazioni............................................................................................364 Al lupo!.....................................................................................................323 All’italiana..................................................................................................61 Alleluia!....................................................................................................328 Allergia.....................................................................................................382 Altri tempi....................................................................................................8 Ambiguità.................................................................................................305 Amici........................................................................................................261 Amo l'euro................................................................................................271 Andar per Ricetti e Baragge.......................................................................46 Andrea......................................................................................................312 Anni 150...................................................................................................222 Anziani.....................................................................................................190 Aritmetica.................................................................................................164 Arrotondamento e ICI..............................................................................102 Art. 31.......................................................................................................294 Art. 89.......................................................................................................398 Aspettando................................................................................................262 Aspettando lo switch off.............................................................................41 Assurdità...................................................................................................435 Attenzione................................................................................................403 Atto di fede...............................................................................................316 Audience...................................................................................................210 Austerità...................................................................................................288 Auto elettriche..........................................................................................246 Auto vecchie...............................................................................................96 Auto: controcorrente?...............................................................................205


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Automobili..................................................................................................41 Avidità......................................................................................................415 Azzardo....................................................................................................239 Barcunetti...................................................................................................70 Basta capirsi...............................................................................................85 Bella scoperta!..........................................................................................114 Benvenuta.................................................................................................231 Bicincittà....................................................................................................56 Bike sharing................................................................................................25 Bimbi........................................................................................................333 Blogger.......................................................................................................15 Briciole.....................................................................................................184 Bulli............................................................................................................35 Bulli e bulle..............................................................................................190 C'era una volta..........................................................................................179 Caccia al Tesoro.......................................................................................371 Calvario....................................................................................................347 Cani e uomini...........................................................................................132 Canone Rai...............................................................................................320 Capire.......................................................................................................193 Cari politici...............................................................................................223 Carrefour giratoire......................................................................................49 Carta acquisti............................................................................................138 Cassazione................................................................................................340 Cattedrale....................................................................................................44 Censimento 2011........................................................................................40 Cento o forse mille...................................................................................147 Che tempi!................................................................................................210 Chi è senza peccato..................................................................................101 Chi paga le imposte....................................................................................79 Chi può non vuole, chi vuole non può......................................................188 Chi sbaglia e chi paga...............................................................................157 Chi sbaglia, chi paga................................................................................148 Chiacchiere...............................................................................................280 Chiarezza..................................................................................................439 Ciàcole......................................................................................................157 Cittadinanza..............................................................................................423 Civici rossi e blu.........................................................................................10


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Civiltà.......................................................................................................264 Civismo....................................................................................................401 Class Action..............................................................................................115 Classe dirigente................................................................................306, 315 Coerenza...........................................................................................129, 226 Cognomi...................................................................................................447 Colori e numeri.........................................................................................312 Colosseo...................................................................................................399 Come si fa?.................................................................................................90 Compleanno................................................................................................27 Comunanze...............................................................................................291 Comuni e Province.....................................................................................35 Con juicio.................................................................................................216 Condivisione.............................................................................................307 Considerazioni..........................................................................................441 Contropensieri..........................................................................................195 Coppie......................................................................................................332 Coppie e copie............................................................................................93 Corruzione................................................................................................298 Costi aggiuntivi........................................................................................287 Creanza.....................................................................................................181 Crediti scolastici.......................................................................................174 Criteri di progressività..............................................................................128 Curiosità sulle lettere C e G.......................................................................85 Curiosità sulle lettere U a V.......................................................................85 Curricula...................................................................................................294 Da casa a casa...........................................................................................174 Date a Cesare ...........................................................................................105 Davanti alla TV..........................................................................................14 Deduzioni.................................................................................................254 Dei DiCo.....................................................................................................94 Democrazia a rischio?..............................................................................177 Detrazioni.................................................................................................334 Di là, il mare...............................................................................................12 Di questo e di quello.................................................................................252 Dialetto vicentino.......................................................................................65 Dicono..............................................................................................186, 198 Dieci buoni motivi....................................................................................343


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Differenze.................................................................................................258 Digitale terrestre.......................................................................................177 Dire e fare.........................................................................................205, 420 Diritti........................................................................................................336 Disagiati....................................................................................................353 Discriminati..............................................................................................158 Discriminazione........................................................................................120 Disservizio postale.....................................................................................60 Diversità.....................................................................................................43 Doppia imposta.........................................................................................269 Dubbi........................................................................................................125 Dubbi di teleabbonato..............................................................................130 Due conti..........................................................................................284, 397 È giusto.....................................................................................................216 E il tempo passa..........................................................................................11 E se si facesse il contrario?.......................................................................303 E' giusto....................................................................................................123 E' giusto punire.........................................................................................109 E' opinione diffusa....................................................................................122 Ecologico..................................................................................................268 Egoisti.......................................................................................................426 El smi§ioto.................................................................................................68 Emergenza................................................................................................173 Emergenza d'annata..................................................................................117 Emergenza democratica............................................................................219 Emergenze................................................................................................331 Entrate e uscite.........................................................................................189 Equità..........................................................................................................79 Equità (secondo Monti)............................................................................310 Equità all'italiana..............................................................................344, 413 Equità fiscale..............................................................................84, 160, 387 Equità italiana...........................................................................................397 Equità secondo Monti...............................................................................281 Escort........................................................................................................166 Estate........................................................................................................166 Estraneo....................................................................................................209 Euri...........................................................................................................299 Euro 500, anche meno..............................................................................234


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Euro 7,78 al giorno...................................................................................283 Euro prezzi................................................................................................119 Evasore.....................................................................................................351 Evasori......................................................................................................152 Faccia di bronzo.......................................................................................102 Famiglia....................................................................................................217 Famiglie....................................................................................................212 FAQ..........................................................................................................424 Fiducia nella Giustizia..............................................................................264 Figli..........................................................................................................433 Filastrocca................................................................................................333 Fisco...........................................................................................................81 Forse capirò................................................................................................75 Frasi fatte..................................................................................................176 Fumatori.....................................................................................................22 Fuori dal coro...........................................................................................172 Galateo........................................................................................................77 Gemelli.....................................................................................................298 Generazioni..............................................................................................307 Genere......................................................................................................354 Gero............................................................................................................67 Giornalisti.................................................................................................259 Giudici......................................................................................................336 Giuseppe e Maria......................................................................................134 Gli ipocriti e la Costituzione....................................................................446 Gli italiani.................................................................................................213 Gli onesti..................................................................................................260 Gli sciacalli...............................................................................................277 Governi transitori.....................................................................................120 I bari.........................................................................................................276 I colpevoli.................................................................................................300 I costi della politica..................................................................................103 I furbacchioni...........................................................................................369 I soliti........................................................................................................147 I.C.I...........................................................................................................137 Ieri e oggi..................................................................................................339 Ignoranza..................................................................................................335 Il Bel Paese...............................................................................................139


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Il bigliettaio................................................................................................64 Il dubbio...................................................................................................404 Il faro..........................................................................................................76 Il gentil sesso..............................................................................................37 Il multatore.................................................................................................52 Il Paese delle Meraviglie..........................................................................100 Il telefono.................................................................................................268 Il treno di Prodi...........................................................................................93 Illegalità............................................................................................395, 431 Imposte e Tasse.......................................................................................3, 86 Imposte inique..........................................................................................204 Imposte o tasse.........................................................................................178 Imposte o tasse?............................................................................................8 Impudenti..................................................................................................412 In città.........................................................................................................38 In rete........................................................................................................450 Inaffidabile...............................................................................................306 Incentivi....................................................................................................144 Indennità...................................................................................................113 Indigeni e allogeni....................................................................................149 Indispensabili............................................................................................234 Inflazione..................................................................................................169 Informazioni.............................................................................................293 Inquinamento..............................................................................................17 Insegnanti.........................................................................................127, 168 Insistentemente.........................................................................................218 Insisto.......................................................................................................227 Intercalari..................................................................................................323 Irene e Carolina........................................................................................258 Italia/Europa.............................................................................................203 Italiese........................................................................................................86 Kabul........................................................................................................176 L'esempio.................................................................................................350 L'imposta matrimoniale............................................................................206 L'ora legale.........................................................................................97, 172 L’apparato statale..........................................................................................3 La chiavetta..............................................................................................197 La Legge...............................................................................................6, 112


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La Legge non è uguale per tutti..................................................................32 La manina...................................................................................................21 La manina è tornata....................................................................................74 La mia opinione........................................................................................291 La ministra Fornero..................................................................................280 La moneta cattiva.....................................................................................450 La norma è uguale per tutti.......................................................................272 La parabola del figliol prodigo.................................................................248 La pensione delle donne...........................................................................141 La più bella del mondo.............................................................................229 La porcata.................................................................................................119 La trappola........................................................................................379, 408 La valvola.................................................................................................324 La vela........................................................................................................69 Lavoratori.................................................................................................285 Lavoratori dipendenti...................................................................................3 Lavoro......................................................................................................315 Legalità.....................................................................................................358 Legalitari..................................................................................................349 Legge elettorale........................................................................................110 Leggendo in Italia.....................................................................................290 Leggi in TV..............................................................................................155 Legittima difesa........................................................................................117 Lessico........................................................................................................68 Lettura e ascolto.......................................................................................260 Letture......................................................................................................162 Liberi professionisti......................................................................................5 Libertà d'insegnamento............................................................................180 Licenza.......................................................................................................76 Lingua generazionale.................................................................................31 Lingue.......................................................................................................330 Lo strano mondo di Facebook..................................................................329 Lotta alla povertà......................................................................................417 Madonna degli Angeli................................................................................33 Magistrati..........................................................................................132, 279 Male e bene..............................................................................................121 Matrimoni.........................................................................296, 319, 356, 394 Metafrasi...................................................................................................357


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Metamorfosi.............................................................................................125 Mezzi civici................................................................................................23 Mi piace l'Italia.........................................................................................191 Miglioria peggiorativa..............................................................................381 Migliorie.....................................................................................................47 Minareti....................................................................................................182 Misteri......................................................................................................246 Misteri sanitari..........................................................................................410 Mistero......................................................................................................256 Monnezza, rumenta, scoasse, rifiuti.........................................................116 Natalità.....................................................................................................385 Naufraghi..................................................................................................363 Naufragi....................................................................................................235 Nebbia in Valnoncè..................................................................................263 Negozianti....................................................................................................4 Nessuno ne parla......................................................................................431 Neve, neve, neve......................................................................................137 New York....................................................................................................56 Non capisco..............................................................................................178 Non è un cubo...........................................................................................214 Non so.........................................................................................................62 Non solo rotonde......................................................................................220 Non sono inglesi.......................................................................................126 Non votano...............................................................................................191 Norme e Persone.......................................................................................118 Norme e sanzioni......................................................................................104 Norme intangibili.....................................................................................145 Nostalgia.............................................................................................24, 246 Nove Uno Uno..........................................................................................232 Numeri civici..............................................................................................74 Obbrobrio.................................................................................................392 Offerte Speciali.........................................................................................111 Offese natalizie...........................................................................................90 Omino rosso e zebrature.............................................................................63 Omissione di soccorso..............................................................................318 Onestà.......................................................................................................240 Opere Pubbliche.........................................................................................44 Paese di santi............................................................................................153


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Palestrati...................................................................................................186 Papi...........................................................................................................421 Paradisi.....................................................................................................186 Parametri fissi...........................................................................................154 Pari opportunità........................................................................................125 Parole, tempi, luoghi..................................................................................98 Partita doppia............................................................................................184 Patente e libretto.......................................................................................380 Patrimoniali..............................................................................................313 Paura.........................................................................................................225 Pecore.........................................................................................................20 Pedalando.................................................................................................108 Pensiero estivo..........................................................................................102 Pensionate.................................................................................................200 Pensionati...................................................................................................27 Pensione ai defunti...................................................................................311 Per amor di quei 5......................................................................................30 Per equità..................................................................................................429 Per un pugno di euro................................................................................121 Perché no..................................................................................................270 Pillole........................................................................................................278 Più eguali..................................................................................................178 Plurali.........................................................................................................69 Pochi o troppi...........................................................................................354 Popolo sovrano.........................................................................................309 Populismo.................................................................................................317 Posteggi......................................................................................................59 Potere della TV.........................................................................................163 PràivaSi....................................................................................................278 Precari.......................................................................................................240 Preferenze.........................................................................................266, 311 Presidenziali.............................................................................................325 Preti..........................................................................................................202 Prevaricazione..........................................................................................368 Prima........................................................................................................308 Prima o poi...............................................................................................192 Problemini................................................................................................216 Prodezze...................................................................................................124


461

Professioni................................................................................................133 Progressisti...............................................................................................434 Progressività.....................................................................................385, 442 Promesse...................................................................................................427 Province....................................................................................................299 Punire gli onesti........................................................................................119 Punti di vista.............................................................................................250 Quarantena................................................................................................449 Quelli che la Costituzione........................................................................443 Questione di soldi.....................................................................................143 Questo caldo.............................................................................................203 Questo e quello.........................................................................................130 Quorum.....................................................................................................165 Quote rosa.................................................................................................177 RAI...........................................................................................................275 Reciprocità................................................................................................304 Redditi......................................................................................................281 Redditi 2010.............................................................................................285 Reddito, imposte, tasse...............................................................................91 Referendum..............................................................................................237 Referendum Abrogativi di giugno 2011...................................................238 Registrazioni.............................................................................................293 Regole.......................................................................................................302 Reminiscenze............................................................................................128 Repetita iuvant?........................................................................................224 Resistere...................................................................................................118 Rewind......................................................................................................186 Ricatti.......................................................................................................129 Ricchi..........................................................................................................80 Ricchi e poveri..........................................................................................345 Ridere e piangere......................................................................................270 Riflessioni.................................................................................................255 Riforme.............................................................................................131, 214 Riposa in pace..........................................................................................162 Riservatezza..............................................................................................127 Risparmi.....................................................................................................42 Ritorni.................................................................................................17, 154 Ritorno in spiaggia.....................................................................................38


462

Rotatorie.....................................................................................................90 S.S. n. 1 “Aurelia”......................................................................................17 San Michele Laico....................................................................................140 Sarò ricco..................................................................................................221 Savajo.........................................................................................................74 Scelte fasulle.............................................................................................207 Scuola.......................................................................................................318 Se .............................................................................................................258 Se fossi ....................................................................................................126 Se invece...................................................................................................314 Se piove....................................................................................................445 Se rinascessi.............................................................................................156 Secondo logica.........................................................................................243 Segnaletica..........................................................................................45, 194 Segnali stradali...........................................................................................87 Semafori.....................................................................................................53 Sentenze....................................................................................................361 Senza risposta...........................................................................................405 Senza telefono..........................................................................................194 Senza vergogna.........................................................................................393 Servizio Militare.......................................................................................103 Si diceva.....................................................................................................70 Soccorso...................................................................................................338 Solstizi........................................................................................................13 Soprannomi................................................................................................73 Sovranità...................................................................................................210 Spendin riviù..............................................................................................59 Speranze...................................................................................................200 Spiagge.....................................................................................................196 Spiaggia libera..........................................................................................166 Sportivi, artisti, aziende................................................................................6 Stalking.....................................................................................................167 Stato e cittadini.........................................................................................320 Stefano......................................................................................................450 Stipendi pubblici.......................................................................................325 Stranezze..................................................................................................433 Strano Paese...............................................................................................99 Stravaganze................................................................................................80


463

Strenne......................................................................................................134 Stupore......................................................................................................324 Tassa ricovero...........................................................................................253 Tasse.................................................................................................106, 387 Tasse occulte.............................................................................................326 Tasse sanitarie...........................................................................................365 Televisione: una proposta...........................................................................13 Televisione: una proposta ........................................................................136 Tempo e tecnica............................................................................................8 Testa dura.................................................................................................228 Ticket........................................................................................................183 Transizioni................................................................................................123 Tre gradi...................................................................................................341 Tre parole..................................................................................................226 Treni stradali.............................................................................................116 Tributi.......................................................................................................273 Trofei........................................................................................................160 Turisti.........................................................................................................50 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale................................................121 Uccideteli..................................................................................................411 Uelfar........................................................................................................283 Un anno da ministro.................................................................................388 Un anno, tre sentimenti............................................................................135 Un bell'impiccio.......................................................................................196 Un piccolo paese........................................................................................54 Un'imposta gradita....................................................................................193 Un'ora in meno.........................................................................................180 Una o centomila........................................................................................181 Una storia...................................................................................................82 Unioni di fatto............................................................................................88 Unioni incivili...........................................................................................403 Unità d’Italia...............................................................................................36 Uomini e donne........................................................................................150 Usi e costumi..............................................................................................57 Vanto e vantaggio.....................................................................................301 Veicolo a quattro zampe motrici ................................................................22 Ventuno tocchi alle 18................................................................................16 Vergogna...................................................................................................415


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Vero e giusto.............................................................................................230 Vietato vietare...........................................................................................167 Vita naturale.............................................................................................146 Viva il treno!...............................................................................................98 Vivere in centro..........................................................................................10 Viziosi viziati e coccolati.........................................................................143 Vorrei capire.............................................................................................419 Vorrei volare.............................................................................................185 Vorrei votare.............................................................................................158 VOTATEVI...............................................................................................424 Vox populi..................................................................................................21 Xenofobia.................................................................................................287 XYZ addio?..............................................................................................416 .....................................................................................................................2 ... ma non fa ridere....................................................................................117 "Se mi sbaglio mi corrigerete".................................................................308 “36151,98”...............................................................................................362


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