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L’ora della verità di Edoardo Gallo

E se non fosse più il tempo della poesia (?). Di quelle righe di parole che plasmate l’una dopo l’altra diventano musica, danza, riverbero, necessità per la nostra anima. Da un blocco di creta informe nasce d’impulso un canto, un arpeggio, un profumo, una vita.

Ascolti e senti.

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La poesia nasce da parole conosciute, ben note a tutti, ma che, cesellate ed incastrate con animo puro ma attento, creano un ’armonia nuova che arriva al cuore e lo fa battere più veloce.

O se follemente non si riuscisse più a comunicare così, quale tragico destino!

Perché la poesia è fuori tempo, è obsoleta, non serve più a nulla e si sorride di chi cerca ancora di comunicare attraverso di essa.

Il poeta è così schernito, deriso, isolato, ignorato…

Perché la poesia è romanticismo, è sensibilità, è l’arte della “debolezza” manifesta, del fragilismo, del cuore, della percezione, dell’esposizione, del sentire tutto un po’ di più; del sogno, della verità, dell’anima nuda, del vedere prima e del vedere oltre.

Ma se le parole sono come il vento e nel vento si perdono allora ogni cosa che è stata è andata, ed è perduta; per sempre.

Se le parole divenissero suoni privi di senso, grugniti, rumori onomatopeici, monosillabi… cadremmo nell’oblio, in cerca perenne di un’identità e di un ascolto.

La poesia è legata all’amore ma anche alla sua privazione. È felice o triste, è passionale o malinconica ma non muore. Il poeta muore ma non la poesia che è eterna come la vita. Perché la poesia si nutre di sentimenti e di emozioni e si allontana solo da chi non la vuole, da chi la teme, da chi la emargina, da chi fa finta di non accoglierla, da chi finge di udirla, da chi l’ascolta distrattamente, da chi finge di dire a sé stesso di essere troppo uomo, troppo donna per farsi coinvolgere. E così da credere di essere tanto forte da non avere più bisogno di piangere.

Ma… ma poi ecco inevitabilmente e fortunatamente giungere ancora lo stupore di una parola nuova. Ecco il cuore che batte più forte, e il respiro diviene affannoso di fronte a questo imprevisto; … e nonostante tutto cerchi ancora una via di fuga; vile! Ma resti incredulo, perché tu in realtà hai bisogno di questo rumore.

Questo traboccante rumore che sconquassa i tuoi argini e inonda le tue aride terre bisognose di acqua ed emozione.

Forse ancora non lo sai, ma la poesia è il miracolo che ti scardina le porte, che abbatte i muri: è la luce che incendia la notte.

È il rumore delle foglie scosse dal vento che non ti fa sentire neppure i tuoi pensieri.

Così che puoi smettere di pensare e concentrarti sul tuo sentire.

Ma ancora ti combatti e al primo sentire credi nuovamente di essere smarrito; non è così…

Stai solo cercando di ignorare ancora te stesso!

Ma oramai non ti è più possibile negare la poesia.

Perché senza poesia la mente si ossida, l’anima si arrugginisce, e tutto sa di marcio e puzza.

Perché ogni cosa, ogni emozione passa per la poesia. Una strettoia dove dovrebbe esserci una coda di gente che vuole capire, che vuole sentire così da poter riuscire finalmente a passare. E vivere.

Invece nella strettoia c’è poca gente, ancora troppo poca.

Ma è l’ora della verità: per chi continuerà a fingere di non capire, per chi continuerà a fingere di non sentire e per chi nonostante tutto continuerà ancora ad insistere nel voler farsi capire e nel voler farsi sentire.

Perché la poesia è coraggiosa, è un ponte che unisce ogni sentire e ti attende dall’altra parte a braccia spalancate

È Solo Poesia

Non temete

Non abbiate paura.

È solo poesia.

Non ascoltate le sue parole dunque. Non ascoltate quel che dice.

Ella è inutile.

Inutile come sono la moltitudine delle parole. Meglio ascoltare il silenzio, quel silenzio che vi da ragione in silenzio, annuisce appena, e voi sorridete. Gli sorridete e vi ingannate.

Lasciate stare il cuore

Lasciate in pace la vostra anima.

Dormite…

Dormite e non ricordate i sogni, anzi, dimenticateli tutti e con loro i poeti questi pazzi, folli, questi inutili malati di parole, di passione, di emozioni.

Dimenticate i poeti madri di ogni sogno padri dell’illusione fratelli dell’utopia amanti dell’amore

La pianta

Seduto sull’ultimo gradino della scala di pietra resto come quel fiore bianco che aggrappato alla roccia calcarea non cede; sopravvivo sospeso tra la tavola divorata dal sole e l’ombra del più basso ramo di questa pianta che non conosco. A sera ti guardo lieve e silenziosa, com ’eri al mattino.

Questi rami, la tua corteccia… Sei lì.

Ti vedo.

Io abbandonato tra i miei tanti me, tra le pallide tue ombre tremolanti, la polvere mossa e quest’aria di salso che respiro ed inghiotto. Leggero scirocco che tu non conosci. Caldo vento come sono i miei abbracci. Lieve onda di mezzogiorno, silenziosa corrente di marea.

Alito di bacio dalle tue labbra appena schiuse. Lieve come tu mi vuoi silenzioso come io non sono

Questo è importante

Non è importante che tu ci sia.

Io ci sono.

Questo è importante

Non è importante che io ci sia.

Tu ci sei.

Questo è importante

Sentirti respirare. I battiti del mio cuore.

Questo è importante

Se ti dicessi ti amo

Se ti dicessi ti amo Se nascondessi il mio pianto. Tu filo d’erba, tu canto del bosco; dove ogni pianta è anima.

Dove ogni corteccia è impronta ed ogni goccia è lacrima.

E per me cantano.

Se io ti dicessi ti amo

Se solo tu fossi gocce di pioggia come mi sareste care lacrime.

Assaporate, salate. Dissetanti

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