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Prefazione di Grazia Apisa

ÈSoloPoesia . In questa poesia di Edoardo Gallo, che da anche titolo alla nuova silloge, si concentra il senso del suo esser poeta: autoironia, amarezza di chi sperimenta in sé il non-valore della poesia nel nostro tempo.

“Lasciate stare il cuore Lasciate in pace la vostra anima

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Dormite…

Dormite e non ricordate i sogni, anzi, dimenticateli tutti e con loro i poeti questi pazzi, folli, questi inutili malati di parole, di passione, di emozioni…”

L’alternativa alla poesia è dormire, morire, dimenticare i poeti e la poesia e tuttavia, proprio nell’inutilità della poesia e dell’esser poeti, è il suo stesso senso.

Per il fatto che c’è e vuole “ex-sistere” farsi voce nel mondo, ormai divenuto sordo al dire dei poeti.

In questo apparente non senso è il vero senso della poesia:

L’Esserci nonostante tutto, afferma la sua necessità di sussistere, oltre l’apparente sua scomparsa, oltre il non-senso dello stesso esistere.

In “Questo è importante” :

Non è importante che tu ci sia

Io ci sono

Questo è importante

Non è importante che io ci sia

Tu ci sei

Questo è importante”

A fondamento di ogni senso e significato è l’esserci della relazione, nella reciprocità del dialogo, dell’amore. Alla radice della vita è l’emergere dei due amanti, come testimoni di un valore tuttora reale, l’unico in grado di trasformare e dare un senso alla vita e all’esserci.

Prefazione di Francesco Brunetti

È Solo Poesia. Questa seconda silloge di Edoardo Gallo si presenta sfaccettata: abbaglia e intriga come un caleidoscopio che qualcuno ci mette tra le mani e poi ci sottrae bruscamente. Questo rimbalzare ripetuto dal tono elegiaco, lirico, sognante, carico di atmosfera panica e di tensione erotica, alla quotidianità fatta di realtà spesso usurate e usuranti, sulle prime, destabilizza ma allo stesso tempo ci obbliga a ripercorrere, rileggendo più e più volte i suoi versi, il sentiero esistenziale e intimo che il poeta ci porge con delicatezza e senza maschere. Questa necessità a cui ci obbliga è anche un suo valore aggiunto perché ci aiuta ad assaporare il gusto dell’essenza della vita attraverso l’amore, cercato, sognato, vissuto, perduto e poi riafferrato con la mano e l’animo protesi.

Penso ad un aquilone in volo, trattenuto con un filo sottile ma robusto: il vento lo scuote, sembra potercelo sottrarre ma questo non avviene perché la poesia/amore/illusione è materia, ci suggerisce Edoardo Gallo, solo all’apparenza impalpabile ed eterea ma in realtà solido approdo a cui ancorare la nostra vita. La natura che ci appare e circonda con i suoi profumi, i suoi colori, i suoi odori, la sua luce e le sue ombre e la sua esistenza spesso effimera è solo epifenomeno di ciò che della natura stessa ci appartiene. Alberi, fronde, frutti, cieli stellati, così come pozzanghere e muri a secco, tutto questo e altro, sono parte della materia “spesso oscura alla coscienza” che ci attraversa e sola ci dà vita. Il poeta, con generosità, ci offre in dono il suo percorso intimo e ci invita a seguirlo nella scia della sua musica quasi come il pifferaio magico, ma senza inganno, al contrario con l’ansia di farci scoprire quello che sta nascosto dietro l’apparenza di ciò che percepiamo come reale.

Le sue note sono dolci e aspre, acute e gravi, volano alte salendo musicali e liriche e scendono in basso al nostro fianco per raccontarci la loro semplice prosa, a volte, ma solo apparentemente, didascalica. La struttura dei suoi versi è polimorfa, attinge a fonti così varie e così distanti nel tempo che sorprendono. Lessico e linguaggio sono poliedrici: attingono al dolce stil novo, al romanticismo anglosassone alla Anne Hunter, all’intimismo gozzaniano, al verso lapidario di Ungaretti, alla sperimentazione di fine novecento senza tuttavia indulgere a estremismi. Il verso altre volte è prosastico alla Pavese ma, pur ripercorrendone il tormento, non soggiace alla malinconia. Riflessioni, illuminazioni, atmosfera sognante e consapevolezza della precarietà del sogno sono stilemi a cui Gallo si aggrappa e in cui si immerge riuscendo a indurci a seguirlo grazie alla carica di energia che nella sua scrittura è sempre sottesa e che ne costituisce la cifra poetica originale e una delle chiavi interpretative più convincenti. Ogni poesia, per scelta, termina senza punteggiatura, perché la lettura, come la poesia di Edoardo Gallo, è fatta di silenzio che aspetta le parole e di parole che chiedono il silenzio in un ciclo senza fine. Il diario della sua anima è sospeso tra realtà quotidiana, da cui prende sempre più le distanze, e realtà dell’io che è eros, pulsione vitale, ricerca disperata ma ineludibile d’amore, amore carnale, abbraccio morbido e sensuale e insieme amore che si sublima e si fa anima immersa nell’anima universale.

Neruda si affaccia spesso tra i versi di Gallo ma la carnalità corposa, fin troppo esplicita del grande Pablo, qui si fa più dolce e più attenta, per diversa sensibilità e timbrica, all’universo femminile perché quest’ultimo non è per Edoardo Gallo categoria biologica né psicologica o esistenziale, ma è una categoria a sé, universale e totalizzante.

Solo se si percepisce questo e ci si protende alla sua scoperta si può sperare di raggiungere, nell’amore, quella fusione in un tutt’ uno delle parti che la natura ha distribuito in modo difforme nei due sessi, approdando, almeno nella tensione più intima, anche solo per un attimo, a quella completezza pacificante a cui tutti più o meno consapevolmente aspiriamo. Una completezza feconda verso cui Gallo ci fa strada illuminandoci con le sue parole e con il suo canto. Non resta che leggerlo, meditarlo, sollevare il nostro sguardo e alla fine ringraziarlo per il dono che ci ha fatto.

Donare Parole

La poesia è un atto di coraggio. Non c’è cosa più bella di donare parole che hanno l’ardire di far sentire bene

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