Il corpo dell'immagine - Martina Maitan thesis

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il non-formato, quel mondo inaccessibile della coscienza, ab origine, essa è il volto della Vita in tutto ciò che essa ha di inumano e inconcepibile. Questo Episodio della Tragedia si colloca sotto il segno dell'acqua che non ha forma, ma che contiene ogni forma come la successione di visioni che si alternano sulla scena, immagini che sono la variazione o la trasformazione di una sola immagine, non identificabile. Ci si occupa dei piedi di un uomo come fossero gli zoccoli di una cavallo, cavallo che poco più tardi appare in scena e che viene lavato con il latte ed al quale, segue, una giovane donna vestita di bianco e senza volto. Non soltanto l'eroe di questa tragedia non ha più né volto né nome, ma ora non ha neanche più una forma, non ha più un corpo proprio, è diventato totalmente inumano. E' a questo punto che ci si accorge di come la Tragedia non sia una nuova forma di tragedia, il suo nuovo volto, poiché essa non punta alla forma e allo stile, ma alla dissoluzione di tutte le forme in un'identificazione profonda con la Vita. Nella Tragedia Endogonidia vi è sempre qualcosa che nega la forma stessa del dramma e l'idea stessa del tragico (in ogni Episodio vi è sempre un elemento che incarna la sua negazione). Una negazione che non è dell'ordine del giudizio, ma qualcosa che è estraneo all'universo tragico della rappresentazione. A Parigi era la figura del Cristo nato dall'Immacolata Concezione, morto e resuscitato, che sfidava quella della Sfinge. Vi è anche la solita idea della partenogenesi che dà vita e movimento a questo ciclo, ed infine la figura ricorrente della donna. Se la tragedia attica gira attorno alla figura dell'uomo, e questo poiché lo rappresenta, lo situa, gli offre la possibilità di darsi un nome e di comunicare con sé stesso; l'uomo vista la visione tragica dell'esistenza, si trova nell'impossibilità di morire, è votato alla sofferenza ed all'erranza infinita, nella passione della sua propria esistenza, condannato a vivere prigioniero nel suo corpo. Capiamo ora perché l'uomo e la donna che inaugurano questo Episodio parlano di pericolo di vita piuttosto che di pericolo di morte. Soltanto le donne muoiono, gli uomini invece, ne sono impossibilitati: l'immagine femminile rinvia all'universo della morte e anche a quello che precede la nascita, proprio come l'acqua. Il feto è immerso nel liquido uterino, il suo corpo non si differenzia da quello della madre finché non ne è uscito. La Tragedia è simile alla figura dell'acqua, essa ci immerge in uno stato prenatale, con essa abbandoniamo l'elemento della rappre-


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