Sardinews marzo 2013

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Politica tito promesse e basta, subito dimenticate, soprattutto in Sardegna. Vinceranno loro alle prossime Regionali, ne sono sicuro. E chissà che non sia un bene» Giacomo Pinna, 39 anni, è laureato in Ingegneria. Ha vissuto a Roma poi è tornato a Cagliari dove lavora come precario, o meglio libero professionista, con partita Iva, non da imprenditore ma solo perché altrimenti si sta fermi. Affianca le pratiche edilizie alla collaborazione con una pubblica amministrazione dell’hinterland. Non è esattamente un grillino convinto, ma dice di aver scelto «Per esclusione, ero indeciso fino all’ultimo tra Ingroia e Grillo e poi ha scelto il Movimento». Non ha frequentato nessun meet up, ma solo seguito su Internet, ed è andato all’appuntamento in piazza Centomila, a Cagliari. «Non conosco nessuno direttamente – dice – solo di vista un ragazzo che è stato eletto al Senato». Spiega meglio, mentre afferma di rimpiangere Enrico Berlinguer: «Grillo non è di certo la mia figura politica ideale ma non sarei mai riuscito a votare Pd. Lo ammetto. Ho sempre scelto con passione nei miei 19 anni di urne, e ho fatto in tempo a votare Rifondazione e Fausto Bertinotti. Visto che il non voto per me è una bestemmia ho agito di conseguenza e se per caso si dovessero ripetere le elezioni, sceglierei ancora il Movimento». Un po’ di convinzione quindi c’è. E sui contenuti dice: «Lo so che sono cose scontate, banali: “abbassare gli stipendi dei politici, tutti a casa, via i finanziamenti ai partiti». Ma almeno è qualcosa. La mia vecchia sinistra ha solo argomenti vaghi e metafore superate, c’è poco da ridere”. E sulle accuse di scarsa democrazia interna o di paragoni con il fascismo? «Ci sono state delle contestazioni anche a Cagliari per il fatto che si sia avvicinato a gruppi di estrema destra, come Casa Pound. Ecco, secondo me, e lo dico da ex elettore di centrosinistra, possono esserci delle convergenze. Non tutto è escluso. Mi spiego: è ovvio che temi come i diritti dei gay e la liberalizzazione delle droghe leggere sono fuori discussione. Ma penso ci siano delle radici comuni sul diritto alla casa e al lavoro, su questo (almeno) si può lavorare insieme per evitare l’immobilismo e l’indecisione». Tra le tante anime sostenitrici dei 5 stelle in Sardegna c’è pure qualche indipendentista convinto. O meglio, ci sarebbe stato: come T. E., 36 anni, di Cagliari laurea in Lettere ma rappresentante nel settore turistico. «Non ho votato solo perché non ero in città, altrimenti la croce sarebbe andata su Grillo. Per me comunque queste votazioni sono quelle dello Stato italiano che non riconosco e quindi non mi importa più di tanto. Ovviamente aspiro a una Nazione sarda, ma

il Movimento mi fa molta simpatia». Stessa posizione di Marta, barista in un centro commerciale, quasi 40 anni. Tra un cappuccino e una spremuta d’arancia parla anche di politica da sostenitrice (finora) del centrosinistra: «Finalmente – dice con entusiasmo quasi a ridosso dei risultati – sono proprio contenta di vedere facce nuove». E ripete il ritornello comune a tanti: «Se alle primarie avesse vinto Renzi, allora sì… Avrei scelto lui, nonostante tutto. Ma con Bersani era davvero impossibile: e allora vediamo cosa riescono a fare i grillini». Più facile contattare gli uomini rispetto alle donne, ed è quasi impossibile avvicinare gli elettori più convinti, ossia gli attivisti. Da Sud a Nord, come succede con Claudio, del Sassarese, ex berlusconiano con simpatie di estrema destra. Alle parole “giornalista” e “articolo” batte in ritirata: «Devo parlare con il gruppo e chiedere il parere prima di poter rispondere». Poi il silenzio. Sempre in provincia di Sassari, dove il M5S ha raggiunto la media del 30 per cento – testa a testa con il centrosinistra c’è un altro ragazzo, 27 anni, informatico della Telecom, vive a Ozieri, nickname OverCLK. Voto ballerino e qualche scheda annullata alla spalle, così spiega ciò che pensa degli schieramenti tradizionali: «Sono categorie che non si adattano più al mondo attua-

le. Seguo il MoVimento e Grillo dal 2006, praticamente dall’inizio. Ero a Bologna per l’Università e vidi le locandine di un suo spettacolo, forse Reset. Da lì la curiosità mi ha spinto a fare una ricerca sul web». Torna sempre la Rete come strumento indispensabile, ma con una precisazione per esperienza diretta: «In Sardegna il grande balzo c’è stato anche grazie alla socialità. Da qui l’identikit misto: giovani con una parte consistente di “maturi”, le donne ci sono, eccome!». I primi hanno un accesso al web quotidiano, nasce il dialogo, il confronto di idee e si diventa elettorato attivo. Si riempiono le piazze e le urne”. Traccia anche il ritratto dei due personaggi chiave: «Per me Grillo è solo un “mezzo per un fine”, è certamente un leader ma lo vedo soprattutto come il cerino che fa scoppiare l’incendio». Su Casaleggio: «Lo definirei il cuore pulsante non come il demonio, senza la sua presenza probabilmente il M5S non sarebbe mai potuto nascere, o meglio, sarebbe stato ucciso prematuramente dalle “vecchie volpi”». Il forte traino c’è stato anche a proposte populiste, o no? «Certo, sono argomenti che trovano tutti d’accordo ma per esempio il taglio degli stipendi ai parlamentari o dei finanziamenti ai partiti sono iniziative meno utopistiche rispetto alla restituzione dell’Imu o altro». E non dimostra preoccupazioni per i paragoni con i regimi autoritari: «Metodi simili ma propositi e basi su cui poggiano idee totalmente differenti». C’è spazio pure per il futuro della Sardegna, dice speranzoso: “Mi aspetto che si faccia qualcosa di più per valorizzare le nostre risorse , la nostra posizione strategica ma non in modo militare. Ma solo per quanto riguarda la sperimentazione di nuove tecnologie, settore che potrebbe essere trainante”.

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