Sardinews novembre 2012

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Sogni di un secolo Non si può ripartire dalla legge 394 però. Una legge figlia del debito pubblico, con gestioni centralistiche e ipercostose; presidenti, direzioni, consulenze, spesa allegra e poca trasparenza. È stata una fortuna che le comunità locali l’abbiano gettata nella spazzatura” . La necessità di superare la 394 è un punto condiviso. Ma attenzione c’è un dato di fatto, lo ha esposto Domenico D’Orsogna docente di diritto amministrativo dell’università di Sassari:”Il Parco come soggetto giuridico esiste ancora e da questo non si può prescindere, nonostante le ultime sentenze abbiano eliminato i vincoli iniziali, voluti dalla politica”. Concetto sottolineato anche da Ignazio Camarda, docente di Botanica e tecnico di provata e apprezzata esperienza: all’epoca dei fatti collaborò al progetto Parco. Dunque giuridicamente il parco esiste, ma esiste anche un ricorso al Tar per l’annullamento del suo decreto istitutivo. Richiesta non accolta: nel 2008 il Tar dichiara improcedibile il ricorso, per via delle modifiche introdotte dalla legge 266 del 2005, che prevede l’applicazione delle misure di tutela, solo previa intesa Stato Regione. Le idee per un nuovo e condiviso progetto di sviluppo, nell’affollato auditorium di Lodine, stentano a decollare, nonostante quattro ore di confronto serrato. Si parla degli errori del passato, si rilancia il tema dell’ambiente, ma una vera e propria proposta da mettere nero su bianco, ancora non c’è. Roberto Bornioli, presidente di Confindustria nuorese, Gianfranco Sotgiu e Fausto Mura, rispettivamente presidenti dell’associazione Enrico Berlinguer e dell’associazione Nino Carrus partono da un punto chiave: “Le nostre imprese in questo deserto occupazionale devono diventare delle roccaforti nel settore ambiente. Perché la sua tutela e la sua valorizzazione dovranno essere il volano per lo sviluppo delle realtà produttive che vadano dal turismo all’artigianato all’agroalimentare e persino al lapideo nel rispetto del patrimonio”. I giovani del nuorese scappano via alla prima occasione utile, nel deserto di prospettive . Ma c’è chi vuole restare e continuare la propria battaglia. Giovanni Ragaglia studente del corso di laura di sistemi ambientali e forestali dell’università di Nuoro è un esempio: “Bisogna invertire la rotta, subito. C’è una forte preoccupazione per il futuro , ma ci sono giovani residenti che lavorano e studiano nonostante i dati negativi sullo spopolamento e della decrescita demografica che coinvolge le nostre aree rurali che vedono tagli ai servizi, alle scuole. Questa è una zona minata dai disservizi dei trasporti interni e non si investe sull’univer-

sità che è uno dei pilastri su cui puntare per lo sviluppo del territorio. Pensiamoci e usciamo in fretta dall’immobilismo”. E il ruolo dell’università nuorese in tutto questo? “L’unico modo per risollevare le sorti di questi territori è un progetto legato all’ambiente che veda l’università protagonista , ma con caratteristiche diverse da quella attuale che ha sfornato 800 laureati che poi hanno trovato occupazione altrove e in settori diversi – ha fatto notare il preside della facoltà di Agraria di Sassari Pietro Luciano -. All’università nuorese manca uno strumento che accompagni i giovani a diventare imprenditori, a crearsi un lavoro. E questo si può fare solo con un progetto ambientale integrato”. Questo progetto potrebbe chiamarsi benissimo parco, ma quale? “Il Parco nazionale del Gennargentu così come proposto non poteva decollare – dice Giuseppe Loi sindaco di Villagrande -. Se sono qui oggi è perché voglio parlare di un progetto di sviluppo diverso da quello. Ce n’è già uno proposto a suo tempo dalla giunta Soru: il progetto “Supramonte” cosiddetto “Gambale” se finanziato con le adeguate risorse può far cambiare davvero la prospettiva a questo territorio e può essere tranquillamente esportato in altre zone della Sardegna”. D’accordo sul progetto “Gambale” anche il sindaco di Dorgali ed ex assessore regionale all’Urbanistica Angelo Carta, che ha spiegato l’importanza della sinergia fra coste e zone interne. Ma ha lasciato un po’ perplessa la platea quando ha magnificato l’importanza di costruire campi da golf che “ potrebbero essere la spinta dal mare verso il turismo nelle zone più interne”. E il sindaco di Bolotana Francesco Manconi ha dato una notizia che ha fatto discutere molto. Da qualche mese ci sarebbe l’interessamento della famiglia Barilla per la piana tra Ottana e Bolotana da adibire alla coltivazione di grano: un territo-

rio irriguo di 6 mila ettari pochissimo o per niente coltivato. Si interroga il sindaco di Bolotana sull’opportunità o meno di affidare i terreni ai “nuovi colonizzatori”. La risposta, col prezzo del grano alle stelle, sarebbe no se nel territorio ci fosse qualcuno disposto a investire in quel settore. Ma allo stato attuale non esiste alcun imprenditore. Chiudono il giro i consiglieri regionali Pittalis e Soru. “Mi farò portatore delle istanze di questo territorio – ha detto Pittalis – . Farò di tutto perché venga inserito nella prossima finanziaria un finanziamento di 10milioni di euro per i paesi della montagna”. E mentre il consigliere di Nuoro chiedeva sostegno all’ex governatore nella battaglia, Soru ha declinato l’invito:” Non si può pensare a un finanziamento quando manca un progetto ad ampio spettro – ha spiegato l’ex governatore -. Si deve ripartire dalla produzione. Dobbiamo rivedere la possibilità di un ritorno al lavoro agricolo perché incombe sulla nostra testa la minaccia della dipendenza alimentare dall’esterno. Senza produzione nessun Paese del mondo sopravvive. Se non abbiamo noi un progetto arriverà la Barilla e tanti altri imprenditori a lucrare profitti a nostre spese, a noi come sempre rimarranno le briciole”. Chi ha partecipato al convegno di Lodine per vedere nascere una proposta di legge che contrasti povertà e spopolamento è rimasto deluso. Lodine però è stato il primo passo per ritornare a parlare di un progetto di sviluppo condiviso per le zone interne. Sul cui argomento da anni regna un silenzio assordante. Un progetto che era nato proprio nelle zone interne, negli anni venti del secolo scorso, quando un politico di Orgosolo, l’avvocato Antonio Monni, vedeva nel “Gennargentu” la chiave per dare smalto economico e sociale alle zone interne del Nuorese. Dopo un secolo si potrà ripartire? Non è mai troppo tardi.

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