Manifesto per l'Agenzia Digitale Italiana

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Linee programmatiche per l’Incarico di Direttore Generale dell’AGID A cura di Ing. Francesco Marinuzzi, Ph.D. In riferimento al documento “LA STRATEGIA ITALIANA PER L’AGENDA DIGITALE” nella versione del 7 Aprile 2014, oltre a quanto espressamente previsto si indicano di seguito gli interventi e le misure “aggiuntive” che possano dare nuove risposte e soluzioni ai punti di debolezza e alle “minacce” indicate nel documento stesso a pagina 22. In particolare nei punti di debolezza, in questo periodo di crisi e di risparmio, emerge il dato riportato nel suddetto documento sulla necessità di “ingenti investimenti” e quello della “carenza di figure professionali con competenze specialistiche sulle ICT”. In effetti in questi ultimi anni son stati fatti molti convegni e si è “detto” molto, sviluppando anche un buon livello di coordinamento strategico fra i vari stakeholder, ma ben poco si è “fatto” con l’effetto dell’aumento del divario con il resto d’Europa. Ad esempio, se da una parte l’unificazione delle anagrafi e l’identità digitale, la digitalizzazione dei flussi informativi nella PA e dei documenti, l’interoperabilità fra i sistemi per evitare di richiedere ai cittadini dati già in possesso dalla PA sono stati oggetto nel tempo di vari interventi legislativi e si ritrovano richiamati anche nel CAD Codice di Amministrazione Digitale, dall’altra, nel mondo reale la situazione “de facto” sperimentata da tutti i cittadini a livello locale o nazionale è ben diversa. Né l’introduzione di sanzioni o normative restrittive ha potuto ovviare a questa carenza del “fare”. Come già scritto estesamente nell’articolo “Le competenze nel settore dell’Ingegneria dell’Informazione” 1 il vero problema in Italia è come si spende e non quanto si spende; riguardo la carenza delle figure professionali nell’ICT, solo nella provincia di Roma abbiamo circa 6.0002 soggetti abilitati, esperti e formati dal percorso universitario di informatica e/o ingegneria, che sono sottoutilizzati e spesso ai margini e lontano dai ruoli decisionali e di responsabilità dell’ICT. Il 75% di questi è dipendente in organizzazioni pubbliche e private medio grandi e solo una minima parte opera come professionista autonomo sul mercato. Pertanto le linee programmatiche che si intende portare avanti per dare nuovo impulso a quanto già definito nelle Strategie per l’Agenda Digitale di cui sopra, sono: 1. Risparmio e contenimento drastico della spesa ICT nella PA attraverso la valorizzazione del capitale umano esistente nella PA e nel mercato e l’investimento dello Stato nell’educazione e formazione dello stesso. Concretamente, riconoscendo la natura di “attività intellettuale” alle attività di progettazione e gestione dei sistemi ICT e quanto ne consegue. Ad esempio, introducendo il concetto di trasparenza nelle catene di intermediazione e lavorando per eliminarle “de facto”. Considerando le numerose ed articolate catene di intermediazione delle competenze questa sola misura può portare a risparmi maggiori del 50% sul costo dei servizi oltre ad aumentare la motivazione e la ricaduta locale degli investimenti fatti. 2. Maggiore Responsabilità, qualità ed efficacia dei progetti ICT e delle soluzioni identificando chiaramente la catena delle responsabilità a livello di singole persone fisiche e non solo di persone giuridiche. Nella tutela e protezione dei dati cosi come in molti sistemi digitali “critici” è importante attuare meccanismi di tutela della cittadinanza “a priori” e non “a posteriori” dei possibili “incidenti” 1

Articolo estratto dal Contributo richiesto dall’Agenzia Digitale Italiana all’Ordine degli Ingegneri di Roma e pubblicato sulla rivista IO.Roma. Ripubblicato da molti portali della rete e disponibile all’indirizzo http://rivista.ording.roma.it/le-competenze-nel-settore-dellingegneria-dell-informazione/ 2 La stima è fortemente sottostimata considerando che circa 1 su 5 dei laureati si iscrive all’Ordine nei settori digitali per il non rispetto delle normative sul mercato (Dpr 328/2001,circolare CNi 194/2013, DM 143/2013).


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o “disastri”. Vale qui il modello nel settore della fornitura del professionista, dello studio associato o della società di professionisti.3 Controlli e garanzie “a priori” su tutto il ciclo complementare e di controllo degli appalti di grande rilievo. Un progetto su tre non raggiunge il termine e/o gli obiettivi e ha costi significativamente superiori a quelli effettivi per motivi legati al contesto tecnologico, organizzativo, politico o culturale. Spesso per esplicite e volute illegalità visto che i sistemi digitali complessi per la loro natura si prestano a non essere facilmente stimati4 e dunque sono facilmente strumentalizzati. Questo può essere facilmente conseguito riconoscendo che le attività normate e previste dalla circolare 38 ex Aipa sul monitoraggio, praticamente tutte quelle di terzietà5, sono attività “intellettuali” e dunque devono seguire quest’ultimo modello di regolamentazione6. Il modello esistente ha mostrato nel tempo tutti i suoi limiti e spesso il passaggio fra soggetti giuridici e soggetti fisici ha implicato ricarichi dei costi fino al 200%, sperimentati direttamente. Maggiore trasparenza, velocità ed efficacia nel gestire e verificare eventuali comportamenti “dubbi” che possano configurare illeciti. Questo può esser fatto con l’adozione decisa della giustizia “domestica” tipica del sistema Ordinistico. Aumento delle ricadute sull’economia locale degli investimenti fatti dalla PA nella digitalizzazione. I laureati o i dottorati più brillanti vengono premiati e incentivati a formare realtà produttive basate sulle innovazioni delle loro tesi riservando loro almeno un 10% delle commesse pubbliche attualmente appannaggio soltanto di pochi gruppi, che poi danno vita a lunghe catene di intermediazione. Tali meccanismi sono già sperimentati con successo in paesi avanzati quali gli USA. Rinegoziazione e revisione sistematica dei contratti in essere di TLC ed IT alla scadenza e in corso. Considerando la legge di Gilder ed altre tipiche dinamiche digitali, si prevedono risparmi di almeno il 30% per le TLC (traffico voce e dati) e per l’IT l’eliminazione dei vincoli e “lock in” sulla PA (ad esempio alcuni sviluppatori fanno firmare contratti dove il “software ad hoc” sviluppato è proprietà del fornitore!). Si deve passare ad una situazione opposta dove la proprietà non solo sia della stazione appaltante ma sia anche cosi ben documentato da permettere meccanismi di riuso “effettivi” e non come a suo tempo previsti spesso “strumentali a far entrare altri fornitori presso altre PA locali o centrali. Implementare un modello di “Stato innovatore”. a. Con l’induzione sul mercato di soluzioni ICT con forte economia di scala. In questo modo si può coniugare con successo qualità duratura e risparmio. Promozione di mercati delle “app” dedicate alle PA centrali e locali. b. Con una domanda ICT intelligente7 capace di indurre una offerta intelligente. Le circa 20.000 stazioni appaltanti devono aggiudicare con il criterio più vantaggioso e non quello del prezzo minimo e a tal fine devono avere al loro interno almeno un soggetto competente ed etico. c. Con la promozione di una cultura del fare e dello sperimentare in modo etico. Nei settori digitali ad alta complessità e variabilità nel tempo la sperimentazione è fondamentale e prioritaria

Vedasi per maggiore informazioni http://informazione.ording.roma.it/societa-di-professionisti-e-di-ingegneria/ Nella logica digitale e del software dove copiare non costa quasi nulla mentre cancellare è costoso e difficile spesso l’alta qualità ed affidabilità si sposa ed è testimoniata da un costo “basso” segno di una alta economia di scala e dunque ammortamento dei costi di progettazione. Viceversa un costo alto e significativo può rappresentare una qualità temporanea che tende a deperire velocemente nel tempo non avendo una sua economia di scala in grado di garantire una vita medio lunga alla soluzione in grado di fronteggiare i vari cambiamenti quanto meno tecnologici che avvengono periodicamente.. 5 Le attività comprendono lo studio di fattibilità, i documenti di gara, il monitoraggio, il collaudo e le congruità tecnico economiche che son spesso richieste dalle precedenti attività. 6 Vedasi http://informazione.ording.roma.it/societa-di-professionisti-e-di-ingegneria/ 7 I sistemi informativi per la loro natura peculiare sono ricorsivi e possono aumentare di un ordine di grandezza la loro qualità, flessibilità, riusabilità ed efficacia adottando soluzioni parametriche e multilivello nelle quali parte del sistema viene appunto, ricorsivamente, mappato nella struttura dati dello stesso. 4


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rispetto alla discussione “ideologica” spesso sterile ed improduttiva. Il fare bene “localmente”, raffinarlo per poi scalarlo a livello nazionale ed europeo riduce drasticamente i rischi dei progetti “elefantiaci” e aumenta significativamente la possibilità di successo complessivo dell’iniziativa. Inoltre non suscita e stimola “appetiti” esterni e può essere svincolato dalla logica trimestrale del profitto tipica del mondo aziendale e più vicino alla cultura professionale ed artigianale del “fare bene con arte e coscienza” Gare e processi di acquisto centralizzati per la creazione di un Cloud della PA centralizzato e controllato dall’Agenzia con strumenti contrattuali tali da popolarlo con molti servizi (Iaas, Paas, Saas) a costo percentuale minimale per tutte le PA locali e centrali con servizi dinamici che favoriscano l’”entrata” , la migrazione e l’interoperabilità con i sistemi già esistenti. Previsione di una clausola che se son scelte altre soluzioni debbano esser più convenienti. Emissione di Standard per a. garantire la sicurezza, la riservatezza dei dati e i livelli di servizio nei processi di ooutsourcing ICT riprendendo quanto già fatto a suo tempo dall’Autority del settore; b. metriche di prezzo dei prodotti e servizi ICT per garantire l’omogeneità fra amministrazioni e territori. Maggiore sicurezza e protezione dei dati, delle reti e delle infrastrutture critiche della nazione. Dopo lo scandalo Datagate e i presunti spionaggi di massa ad opera di società multinazionali che sembrano tendere a pagare con il capitale comportamentale dei loro utenti le “tasse” (che invece dal punto di vista monetario spesso sembrano eludere con meccanismi finanziari sofisticati), è vitale che il paese e a seguire l’Europa coltivi e mantenga le competenze sofisticate interne formate con il proprio sistema universitario, inquadrandole in un sistema etico con “codice deontologico” rinforzato da un sistema effettivo sanzionatorio e di esclusione dal mercato se necessario. I progetti di identità elettronica, di fatturazione elettronica e tutti gli altri se da una parte promettono risparmi di costi e maggiore efficienza dall’altra aumentano di molto i vincoli e le esigenze di sicurezza suddette. Regolamentazione e rispetto della normativa vigente nel settore ICT. Onde evitare situazioni di denunce per abuso di professione o di illegalità dovute a nomine di soggetti dalla formazione universitaria palesemente sfasata dalle competenze necessarie per occupare posti di responsabilità nel settore ICT. La normativa, infatti, e il CNI consiglio Nazionale degli Ingegneri con la recente circolare 194 del 2013 è, infatti, stato molto esplicito nel riconoscere quali attività, soprattutto di responsabilità, vertice, direzione e controllo, nel settore ICT siano riservate agli iscritti dell’Ordine degli Ingegneri al quale possono iscriversi anche i laureati in Informatica.8

Portare avanti queste linee guida richiede molta determinazione energia e un coraggio alimentato da una forte passione e convinzione che si sta facendo una rivoluzione epocale per l’Italia in grado di riportarla a giocare un ruolo di primo piano internazionale nei settori a maggior valore aggiunto e digitali grazie alla sua creatività ed all’intelligenza dei suoi cittadini più brillanti. Attuarle richiederà forti competenze non solo tecniche ma anche relazionali ed umane per motivare, convincere e comunicare il valore a lungo termine che si sta generando. Inoltre dovranno essere prese tutta una serie di misure per gestire la fase di “transitorio” in modo da non perdere alcuna competenza ed intelligenza del mercato magari formatasi in un periodo precedente la riforma del DPR 328/2001.9 Si crede fermamente che lo Stato possa svolgere il suddetto ruolo fondamentale di “innovatore” creando un ecosistema, qualificando l’offerta tramite una domanda intelligente, favorendo le soluzioni interoperabili ed aperte ed eliminando i “blocchi” esistenti per una piena concorrenza. La mancanza di arbitri e figure terze 8

Per la lettura della circolare si veda http://informazione.ording.roma.it/la-circolare-194 Pubblicato da Inforav in http://www.inforav.it/cms/fascicoli-a-stampa-fino-al-2011/66-fascicolo-1-2-2010 e leggibile in rete su http://issuu.com/marinuzzi/docs/opportunit___ed_esigenze_di_regolam 9


professionali ed indipendenti mina alle basi la possibilità di organizzare e sviluppare un mercato regolamentato dove tutti gli stakeholder possano trovare il loro ruolo e dare il proprio contributo.10 Serve un radicale cambiamento e “rinascimento” organizzativo che riconosca la centralità “de facto” dell’uomo con le sue competenze, etica, motivazione e con la sua creatività nel ciclo produttivo digitale in contrasto ai decenni passati che hanno visto le multinazionali, spesso estere, definire le regole del mercato con gli effetti e i risultati a tutti noti. Risultati spesso certificati ed oggettivati a livello statistico dall’Europa. Con una industria ICT italiana avente un export di prodotti e servizi minimale ed invece di cervelli estremamente significativo con un saldo netto negativo. Molte volte il mercato Italiano, infatti, è stato concepito solo come sbocco per commercializzare le soluzioni ideate e progettate “altrove” magari da “italiani” emigrati. Il caso Datagate ha evidenziato tutti i limiti delle organizzazioni con “contractors” e catene incontrollate di subappalto che se riescono (forse!) a garantire il massimo dal punto di vista tecnico non coprono affatto gli aspetti etici e deontologici, né motivazionali. Inoltre giova sapere che l’inventore della tecnologia alla base dei sistemi di controllo del traffico è un ingegnere italiano con dottorato emigrato all’estero. Di contro Il danno economico prodotto da Snowden con quel singolo comportamento non “etico” è ed è stato incalcolabile e sta cambiando gli equilibri geopolitici internazionali. Il solo fatto di avere una persona competente11 ed onesta12 ai vertici decisionali, fortemente motivata nel riprodurre ricorsivamente tale paradigma, può portare ad un cambiamento organizzativo epocale soprattutto in Italia dove sembra che ogni emergenza, ogni “grande progetto”, ogni “investimento non facilmente stimabile” sia preda ed oggetto di interessi ed attenzioni “illecite”. La maggior parte delle volte la “storia” pregressa ma soprattutto la qualità del processo stesso di “selezione” contiene in “sé” tutte le qualità o i limiti della nomina risultante, che non tardano ad emergere e questo ci dà fiducia che il cambiamento è possibile.

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Per una proposta di regolamentazione totale del settore si legga http://issuu.com/marinuzzi/docs/opportunit___ed_esigenze_di_regolam 11 Che abbia seguito come “minimo” uno specifico percorso formativo dello Stato con specifica classe di laurea e/o dottorato afferente. 12 Comportamento rinforzato dal fatto che è sottoposto ad un effettivo controllo con un codice deontologico in grado di sanzionare i comportamenti illeciti ed espellere dal mercato i soggetti che abbiano commesso gravi irregolarità. Il tutto con un processo trasparente ed oggettivo, con tempi rapidi e certi e con tutti i gradi di appello costituzionalmente previsti fino alla Cassazione. De facto la “giustizia domestica” Ordinistica magari potenziata e migliorata in questa direzione.


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