Selvatico 13 –2018 – Fantasia fantasma, pittura tra immaginazione e memoria

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A cura di Massimiliano Fabbri


A cura di Massimiliano Fabbri Istituzioni ed Enti patrocinanti Regione Emilia-Romagna IBC Istituto Beni Culturali Comuni di Cotignola e Fusignano

Ufficio stampa Unione dei Comuni della Bassa Romagna Trasporti Ivan Mazzoni Grafica catalogo e comunicazione Marilena Benini Stampato nel novembre 2018 da Grafiche Morandi Fusignano Crediti fotografici: Stefano Maniero (per Andrea Grotto), Sebastiano Luciano (per Gio Pistone e Sabrina Casadei), Daniele Molineris (per Enrico Tealdi) Franco Noto (per Ettore Pinelli) Selvatico è fatto da Comune di Cotignola e Museo Civico Luigi Varoli/ Scuola Arti e Mestieri www.museovaroli.it luigi varoli museovaroli

Luoghi > 25.11.2018 – 27.1.2019 Museo civico Luigi Varoli Cotignola Palazzo Sforza – Casa Varoli corso Sforza 21 e 24 Cotignola RA Palazzo Pezzi corso Sforza 47 Spazio corso Sforza 27 www.museovaroli.it > 11.11.2018 – 20.1.2019 Museo civico San Rocco via Vincenzo Monti 5 Fusignano RA Centro culturale “Il Granaio” Piazza Corelli, 16 (Corte Raffaello Baldini) Fusignano RA www.comune.fusignano.ra.it > 8.12.2018 – 13.1.2019 VIBRA Spazio contemporaneo di idee Palazzo Rasponi Murat via M. Fantuzzi, 8 Ravenna Info@spaziovibra.it Le mostre e i libri di Selvatico: 1. Selvatico. Rassegna di campagna 2006 Archives 2. Selvatico. Rassegna di campagna 2006 Orangotangotango. Una mostra animista 3. Selvatico. Rassegna di campagna 2006 Pensiero stupendo 4. Selvatico. Rassegna di campagna 2007 Luoghi Persone Cose 5. Selvatico. Rassegna di campagna 2008 Corale. Due muse allo specchio 6. Selvatico. Rassegna di campagna 2008 Nidi. Campi di battaglia. Preghiere e sortilegi 7. Selvatico. Rassegna di campagna 2008 Out of the map. Segnare intorno 8. Selvatico. Spore 2010 A Nera. Una lezione di tenebra 9. Selvatico. Spore 2012 E Bianca. Una parola diversa per dire latte 10. Selvatico 2014 Una testa che guarda 11. Selvatico 2015 Mattia Moreni/Nicola Samorì La disciplina della carne 12. Selvatico 2017 Foresta. Pittura Natura Animale 13. Selvatico 2018 Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria

Comune di Cotignola Sindaco Luca Piovaccari Vicesindaco Pier Luca Baldini Assessore Cultura e istruzione Federico Settembrini Assessora al bilancio Luisa Liverzani Assessora alle pari opportunità e politiche sociali Barbara Nannini Responsabile Area Cultura e Comunicazione Giovanni Barberini Museo Civico Luigi Varoli e Scuola Arti e Mestieri Massimiliano Fabbri Area Cultura e Comunicazione Michela Fanelli Ufficio Lavori Pubblici e Patrimonio Rodolfo Gaudenzi Urp Stefano Seganti Daniela Foralosso Allestimenti Domenico Pirazzini, Antonio Cattani, Filippo Campagnoni Aperture sedi espositive, ospitalità, visite guidate, laboratori e didattica Associazione Selvatica Pamela Casadio, Cecilia Pirazzini, Alice Iaquinta, Gioele Melandri, Arianna Zama, Benedetta Venieri Comune di Fusignano Sindaco Nicola Pasi Assessora Cultura Lorenza Pirazzoli Responsabile Settore Cultura Tiziana Giangrandi Urp Rita Baracca Apertura e sorveglianza sedi espositive Auser Sostenitore principale Villa Maria Research Altri sostenitori Hera, Conad COFRA, Lugo Immobiliare, Mauro Lucca Elettrodomestici, Coerbus In collaborazione con Associazione culturale Primola


indice

Di un coltivare quasi selvatico Massimiliano Fabbri........................................... 5

> Fusignano Museo civico San Rocco...................26 Andrea Chiesi .................................................. 28 Daniele Galliano ............................................... 35 Giuliano Sale .................................................... 42 Marta Sesana ................................................... 48

> Cotignola Museo civico Luigi Varoli ..................54 Quadreria ......................................................... 58 Enrico Tealdi .................................................... 62 Juan Carlos Ceci ............................................. 66 Rosario Vicidomini .......................................... 70 Beatrice Meoni ................................................ 75 Sabrina Casadei .............................................. 80 Julie Rebecca Poulain ..................................... 84 Manuel Portioli ................................................. 90 Giovanni Manunta Pastorello .......................... 94 Silvia Argiolas .................................................. 98 Andrea Fiorino ............................................... 102 Agnese Guido ................................................ 106 Riccardo Cavallini .......................................... 110 Azadeh Ardalan ............................................. 114

Elisa Filomena ............................................... 119 Francesco Bocchini ....................................... 124 Stefano W. Pasquini ...................................... 130 Angelo Bellobono .......................................... 134 Giorgio Pignotti .............................................. 140 Francesco Cuna ............................................ 144 Marco Bettio .................................................. 148 Ettore Pinelli ................................................... 152 Giulio Saverio Rossi ...................................... 156 Andrea Grotto ................................................ 160 Barbara De Vivi .............................................. 165 Amandine Samyn .......................................... 170 Luca Moscariello ........................................... 174 Paolo De Biasi ............................................... 178 Simone Luschi ............................................... 182 Benedetto Di Francesco ............................... 186 Giuliano Guatta .............................................. 190

> Ravenna VIBRA Spazio contemporaneo di idee ......194 Gio Pistone .................................................... 196 Nicola Alessandrini ........................................ 200

Schede autori ...................................204


1 > Fusignano

• Museo civico San Rocco via Monti 5 Andrea Chiesi / Daniele Galliano • Centro culturale “Il Granaio” piazza Corelli, 16 (corte Raffaello Baldini) Marta Sesana / Giuliano Sale Inaugurazione sabato 10 novembre ore 17 11.11.2018 – 20.1.2019

2 > Cotignola

Museo civico Luigi Varoli

Inaugurazione sabato 24 novembre ore 16 25.11.2018 – 27.1.2019 • Palazzo Sforza corso Sforza 21 piano terra sala 1 - Juan Carlos Ceci, Enrico Tealdi, Rosario Vicidomini sala 2 - Sabrina Casadei, Beatrice Meoni, Julie Rebecca Poulain sala 3 - Manuel Portioli primo piano, pinacoteca Riccardo Cavallini secondo piano Silvia Argiolas, Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Andrea Fiorino • Spazio corso Sforza 27 Elisa Filomena, Azadeh Ardalan • Casa-studio Luigi Varoli corso Sforza 24 Francesco Bocchini • Palazzo Pezzi corso Sforza 47 piano terra Stefano W. Pasquini / Marco Bettio - Ettore Pinelli / Giorgio Pignotti - Francesco Cuna / Angelo Bellobono primo piano Amandine Samyn / Paolo De Biasi – Luca Moscariello / Andrea Grotto – Barbara De Vivi Benedetto Di Francesco – Giuliano Guatta / Giulio Saverio Rossi / Simone Luschi

3 > Ravenna

VIBRA spazio contemporaneo di idee via M. Fantuzzi, 8 Inaugurazione venerdì 7 dicembre ore 18.30 Gio Pistone / Nicola Alessandrini 8.12.2018 – 13.1.2019


Di un coltivare quasi selvatico Immaginazioni e memorie e pratiche non dissimili al collage per cucire pezzi sparsi e distanze. Del cercare un ordine dentro, o del bisogno di mettere a posto e in fila le cose. Qualcosa che assomiglia a un sistema di corrispondenze, congiunzioni e collegamenti, e che rappresenta ancora un tentativo di orientamento, una geografia o una mappa; l’esplorazione di un corpo amato. Questo testo raccoglie e mette ordine a uno scambio prolungato e costante di email e contatti, sia in fase preliminare che nell’avvicinamento alla costruzione e definirsi di questa mostra (e libro), tra me e i trentasei artisti inviati a partecipare a questa edizione di Selvatico. Lo fa in maniera imperfetta e lacunosa, con omissioni e vuoti, non potendo riportare tutto, principalmente per una questione di spazio e leggibilità del testo che sarebbe diventato davvero molto lungo e ancor più ripetitivo di quanto già non sia e, infine, definitivamente illeggibile; e anche perché non tiene conto, ahimè, delle tante conversazioni telefoniche e di quelle fatte di persona durante incontri singoli e di gruppo, riunioni e chiacchierate sparse che hanno scandito questi ultimi mesi. E poi, soprattutto, lascia fuori, qui davvero un po’ a malincuore, i lunghi e importanti scambi e contatti e le riflessioni fatte con altre persone con cui ci siamo confrontati in qualità di direttori, curatori, responsabili e amministratori di istituzioni, gallerie private e musei della Romagna, paesi e città a cui Selvatico ha chiesto una sponda e una collaborazione che non si è risolta con buoni esiti finali nonostante la volontà e determinazione di tutti; confronti, proposte e ascolti che alla fine non sono andati in porto ma che nonostante questa mancata convergenza dentro al progetto, ritengo comunque un processo di avvicinamento e crescita per noi importante, che ha anche finito per influenzare, neppure troppo indirettamente, il disegno e l’architettura delle mostre e la serie di autori invitati così come le potete vedere seguendo il percorso espositivo e la mappa dei luoghi abitati temporaneamente da Selvatico (molti artisti che avremmo voluto coinvolgere in questa mostra sono purtroppo rimasti fuori, ma recupereremo innescando futuri incontri e altri e nuovi sistemi di relazione). E importante questo dialogo lo è stato anche, indipendentemente dai suoi esiti, perché questo tempo fatto pure di attese, segue e si adatta a un sistema complesso e delicato di relazioni e scambi, indispensabili a trovare gli incastri giusti, se non i migliori; parla ed è testimone poi di quella coltivazione necessaria allo sbocciare di questo progetto, che non è solo un programma espositivo, ma an-

che rete tra artisti, tra luoghi e persone, tra idee e operatori culturali, comunità e politici anche. Selvatico nasce dal e nel luogo specifico, e si costruisce proprio a partire dai contenitori (e da chi li vive e lavora in essi ovviamente), che solo contenitori non lo sono mai, perché sono gli stessi spazi espositivi, edifici e collezioni, pratiche, vocazioni, ossessioni e desideri, a chiamare in qualche modo un tipo di mostra, di presenza, narrazione e allestimento. Ed è comunque servito, questo tempo, o coltivazione, prima per il confronto con persone che stimo e con cui condivido la bellezza, e le difficoltà tante, di lavorare in provincia e che, in seconda battuta e a conti fatti, si è rivelato comunque utile alla definizione e raggiungimento finale della forma di mostra che presenteremo. Quindi Selvatico cresce davvero con andamento vegetale e come vegetale, piccolo e fragile nei suoi primi tempi, quasi nascosto o imprevisto, affiorante talvolta dove e come non te l’aspetti, gentile e resistente, necessita poi di attenzioni, condizioni favorevoli, ascolto e terreno fertile; va da sé che nel suo prendere forma passi da gemme e fioriture che portano a foglioline belle e tremanti, e sbocciare e tendersi coraggioso di rami che saranno forti e impetuosi, e altre ramificazioni che non ce la faranno ad aprirsi nello spazio restando solo un’idea possibile, felice e perduta. Davvero una sorta di coltivazione e un tempo che aggiusta le cose e mette ordine: germogliare di alcune parti vitali e seccarsi d’altre. A Cotignola, intorno e dentro al Museo Varoli, una mostra per stanze, isole e insiemi, tra labirinti, stratificazioni, affinità, divergenze, e risonanze di una pittura mondo [email scritta a Federico Settembrini, assessore alla cultura del comune di Cotignola, venerdì 11 maggio alle 11.24] Ciao Federico, in allegato trovi una bozza del nuovo Selvatico (a esclusivo uso interno) con la speranza che Forlì risponda presto. Ti dico cosa, molto sinteticamente, avrei pensato di fare, e su questa sorta di doppio o binomio che sta alla base del progetto (che leggi nel documento) credo potremmo poi costruire altro e progredire: una mostra sulle collisioni e connessioni tra disegno e pittura a Fusignano con un taglio molto trasversale capace di tenere anche fumetto, illustrazione e streetart – definizioni tutto sommato abbastanza sciocche per gli autori a cui ho pensato - (a questo punto si potrebbe anche tentare di aprire per la festa dell’8 settembre, come lo scorso anno, se per loro è preferibile) e una mostra, per opposto, quasi esclusivamente di pittura e diffusa in vari spazi a Cotignola. Per


gli altri luoghi e istituzioni con cui siamo in contatto, o che contatteremo, lavorerei con mostre meno plurali e complesse ma con uno sguardo più vicino a personali o confronti tra due artisti al massimo, anche per muovere e ritmare la successione di cose che si vedranno connettendo i luoghi di Selvatico, magari anche in sequenza, come è auspicabile. Una volta chiusa, speriamo, la partita di Faenza e Forlì (per AC con cui sono già in contatto c’è una certa comprensibile urgenza di sapere dove e quando, per suoi impegni che rischiano di accavallarsi) in generale, i tempi sono ormai già un poco stretti e bisogna avvisare quanto prima gli artisti per mettersi in moto e definire le singole sezioni. Cerchiamo di capire cosa e come a Ravenna, e se rilanciare con altri luoghi eventualmente. Rimini? Bagnacavallo? Lugo? M [email spedita giovedì 26 luglio alle 11.45 ai trenta artisti invitati a partecipare ed esporre nella sezione di Selvatico/tredici di Cotignola: Juan Carlos Ceci, Enrico Tealdi, Rosario Vicidomini, Sabrina Casadei, Beatrice Meoni, Julie Rebecca Poulain, Manuel Portioli, Riccardo Cavallini, Silvia Argiolas, Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Andrea Fiorino, Elisa Filomena, Azadeh Ardalan, Francesco Bocchini, Giorgio Pignotti, Francesco Cuna, Marco Bettio, Ettore Pinelli, Stefano W. Pasquini, Angelo Bellobono, Benedetto Di Francesco, Giuliano Guatta, Paolo De Biasi, Luca Moscariello, Simone Luschi, Andrea Grotto, Barbara De Vivi, Giulio Saverio Rossi, Amandine Samyn] Buongiorno a tutte e a tutti, vi scrivo perché stiamo iniziando a costruire il prossimo episodio di Selvatico, una mostra diffusa in Romagna che nasce da e nel Museo civico Luigi Varoli, per il quale lavoro, e in cui ci piacerebbe coinvolgervi; si tratta di una serie di mostre che hanno nella pittura una delle principali e ramificate spine dorsali che l’attraversano e sostengono, e che vedono Cotignola come centro irradiante e nucleo originario del progetto. Un progetto che però si concretizza e prende forma disegnando un percorso espositivo che si allarga, completa e definisce coinvolgendo altre realtà, paesi e musei del territorio, creando una mappa, a tratti anche sentimentale, e una geografia espositiva, ogni volta mutevole, che congiunge luoghi e opere e persone, innescando così una doppia tensione: da una parte una forza centripeta e attirante che si nutre di sguardi esterni e li porta a convergere dove l’arte con8

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temporanea non sembrerebbe proprio di casa; dall’altra un’energia centrifuga che allarga, espande e porta fuori qualcosa che comunque nasce, cresce e avviene ai margini, in provincia e in periferia, e che di questa posizione laterale e ai bordi fa uno dei suoi motivi di esistenza, urgenza e movimento. Vi allego una prima bozza e scheda che in sintesi riguarda solo le mostre e sezioni di Cotignola e Fusignano (quelle su cui stiamo lavorando ora, alle altre penseremo e arriveremo poi, quasi in un gioco di incastri, successioni e rimandi), anche perché a oggi, riprendendo le fila di un discorso rimasto purtroppo sospeso alcuni mesi, non abbiamo ancora avuto tutte le conferme necessarie sulla disponibilità da parte degli altri musei, comuni e gallerie coinvolte a accogliere e ospitare questa nuovo Selvatico. La mostra di Cotignola, ossia quella che nello specifico vi riguarda direttamente, abita e si costruisce in questa edizione, così come in quella realizzata lo scorso anno, principalmente intorno a due palazzi, quello che ospita il museo Varoli, ovvero palazzo Sforza (legato come dice il nome stesso alla presenza e origine cotignolese della famiglia rinascimentale degli Sforza, quelli di Milano per intenderci) e un altro edificio molto bello (che abbiamo in comodato d’uso, concesso da un’agenzia immobiliare), che viene chiamato palazzo Pezzi dal cognome delle ultime proprietarie, contenitore e contenuto questo altrettanto importante per la storia del paese perché, oltre a una sua pregevole e intatta fattura, è uno dei pochi edifici scampati ai pesantissimi bombardamenti alleati su Cotignola, avvenuti durante la seconda guerra mondiale a seguito dello stazionare del fronte e linea gotica lungo il fiume Senio per 145 giorni, dal novembre 1944 fino alla liberazione del 10 aprile 1945, e che ridussero il centro abitato a un paesaggio lunare e panorama ininterrotto di macerie. Il titolo che tiene e abbraccia tutte le mostre di questo Selvatico e che collega tra loro gli artisti e le opere, così come le collezioni e le memorie presenti, congiungendo fili e traiettorie, evidenziando risonanze, affinità e temperature comuni, così come al tempo stesso seguendo una pluralità e moltitudine di direzioni e modi di vedere, ha a che fare con una polarità che mi pare aderire bene alla condizione e pratica della pittura stessa, una sorta di polarità definita dalla giustapposizione di due termini, immagini, umori o concetti quasi imprendibili, ossia la coppia formata dalle parole fantasma e fantasia; quasi l’affiancarsi e convergere di due opposti che hanno invece una radice comune che colma e smentisce l’apparente distanza che sembra separarli e farli inconciliabili. Ed è forse proprio in queste contraddizioni e ferite aperte, o cortocircuiti, frizioni e collisioni di mondi, e circolarità, che la potenza


della pittura e del dipingere ancora si muovono addentrandosi nella foresta e nella tenebra, o nel tutto bianco, quasi in un tentativo di restituzione o risanamento delle cose, viste ancora una volta, violente e bellissime, spesso si dice come viste per la prima volta. Pittura che mette ordine e scatena tempeste; che mette in scena e assiste all’accadimento da giusta distanza; e l’animale che passa, a volte, più furbo e intelligente di noi. Sospesa o combattuta tra una tensione sempre latente alla sparizione e occultamento dell’immagine, fino a un suo (im)possibile grado zero, o dell’ultima pennellata; immagine come pura apparizione, muta, epifania che sta tra la rivelazione e la perdita, l’affioramento e la sepoltura, l’aggressione e la cancellazione o, per opposto, guidata da impulsi e necessità narrative; quasi storie ancora. Finestre che si affacciano su mondi e ne spalancano altri, paesaggi della lucidità visionaria, panorami di esattezza e immobilità descrittiva. Figure che fanno cose. Gesti e presenze. Pittura lievemente tremante di segno e sguardo che si coagula in materia; qui lo scarto e la voragine, con una dose di imprevedibilità e casualità e imperfezione con cui fare i conti, estrema concentrazione che si muove nello spazio tempo e che si misura sempre con un fallimento possibile dato dalla sua irrinunciabile condizione artigianale di unicità. Il titolo, o il tema, è questo quindi: Fantasia/Fantasma o Fantasia vs Fantasma (ancora non so quale delle due modalità di opposizione preferire) ma direi che propendo per la prima, perché mi pare che in questa non ci sia solo l’idea di fare luce ed evidenziare contrasti e polarità, o una contrapposizione divaricante, ironica e drammatica, ma anche un chiaroscuro altro, ossia lo scambio possibile e sovrapporsi e slittare infine dei due termini, capaci di sfumare e mescolarsi fino a risultare indistinguibili talvolta, scambiandosi le parti. Come capirete meglio poi, leggendo la scheda che allego a questa email, abbiamo pensato per Cotignola a una mostra molto numerosa, fatta di una pluralità di presenze capaci di innescare incontri, attriti, sistemi di relazioni e incastri, con un andamento oscillante e vitale tra affinità che congiungono e contrapposizioni che invece sottolineano diversità d’intenti e percorsi. Entrambe aiutano a vedere meglio, per via di contrasto o similitudine. E la mostra, così come una collezione o un museo del resto, diventa contemporaneamente una specie di geografia che immagina e interroga il futuro e anche un paesaggio della memoria in cui orientarsi, disegnando ogni volta una personale mappa che metta ordine e ci conduca fuori dal bosco o dal labirinto. Con la presunzione, il tentativo e l’auspicio che questo sistema articolato di affinità e divergenze, o scatole cinesi, si chiuda poi in una

forma unica capace di fornire un panorama o una veduta d’insieme leggibile a colpo d’occhio, pur tra opere, poetiche, sguardi e idee del mondo che all’apparenza, al visitatore distratto, potrebbero restituire un’idea di disordine o casualità, mentre tutto procede per risonanze, echi e rimandi a quel che si è appena visto o si vedrà poi. Perché, personalmente, una delle cose che mi catturano della pittura è questa sua capacità di abbracciare contemporaneamente molteplici direzioni e sentieri, alcuni più battuti e altri più nascosti o laterali, ma altrettanto veri e legittimi e giusti. Così, non vorrei certo fare un mostra che abbia la presunzione, o l’ingenuità, di dire dove stia andando, o debba andare, la pittura, che non ci credo, e insomma penso a questa cosa in fin dei conti come a una mistificazione, e forse anche per questo Selvatico si muove sempre attivando modalità collettive e, si badi bene però, questo non significa affatto non prendere posizione. Uno degli aspetti che ancora m’innamora e sorprende di questo linguaggio, è proprio questa sua capacità di abbracciare e tenere, anche in aperta contraddizione talvolta, un ventaglio ampio come pochi altri, e questa simultaneità è ben compresa dai pittori contemporanei che costantemente riflettono sul mezzo; e questa in fin dei conti è proprio, da sempre forse, una caratteristica della pittura stessa, questo sguardo bifronte necessario, dentro e fuori, prima e dopo, ombra di un’ombra; desiderio e mancanza. Selvatico quindi non offre risposte, semmai attiva pratiche; e rilancia domande. Date un’occhiata al progetto e, se suscita e stimola il vostro interesse come mi auguro, confermatemi per favore la vostra adesione così cominceremo a lavorare entrando maggiormente nel dettaglio. Perdonate poi la modalità di invio collettiva che ho scelto, e che potrebbe forse creare qualche imbarazzo, visto che questo è il primo contatto e non ho ancora ricevuto conferme e adesioni da parte vostra, e di conseguenza la mostra è ancora del tutto astratta e informe, estremamente fragile e solo in potenza, ma questa sorta di chiamata a tutti voi insieme mi sembrava la via più efficace, diretta, trasparente e fedele all’idea operativa di Selvatico. P.S. Con alcuni ho solo un’amicizia virtuale e forse non conoscete o non avete mai sentito parlare del progetto e della rete di Selvatico: al link che segue trovate l’ultimo catalogo prodotto, quello di Selvatico/Foresta https://issuu.com/marilenabenini/docs/selvatico_12_foresta e nel sito del Museo Varoli di Cotignola che lo contiene, l’archivio di quelli prodotti nelle edizioni precedenti; anche questa edizione sarà accompagnata da una pubblicazione analoga. Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 9


N.B. La sezione di Cotignola inaugurerà sabato 24 novembre e si chiuderà indicativamente a metà o fine gennaio. Molti di voi vivono un po’ lontano rispetto alla sede della mostra, ma nonostante questo, per chi ne ha possibilità e voglia, pensavamo di organizzare un fine settimana (15 e 16 settembre) in cui conoscerci, vedere gli spazi e fare una piccola festa alla Scuola Arti e Mestieri o in campagna. Tra le altre cose, per chi fosse interessato (la butto lì ma non ci ho ancora ragionato molto), ci sarebbe la possibilità di usare palazzo Pezzi, una delle due sedi della mostra, per dipingere insieme per qualche giorno a seguito dell’incontro, e produrre qualcosa per la mostra magari, in una breve residenza. Vi ringrazio molto per l’attenzione, Massimiliano Fabbri [risposte di Beatrice Meoni e Stefano W. Pasquini del 26 luglio alle 16.40 e 13.57] Caro Massimiliano, grazie di avermi invitato, il tema fantasia / fantasma è spesso presente nel mio dipingere, sarò felice di partecipare in questa buona compagnia! Aspetto tue notizie a presto Ps Se passi da Sarzana in questi mesi estivi sarei felice di una tua visita in studio. Un caro saluto Beatrice Ciao Massimiliano, considerami dei vostri, e grazie dell’invito. Spero aderisca anche Francesco Bocchini, con cui ho fatto l’Accademia e che non vedo da tempo. A presto, Stefano [email spedita venerdì 10 agosto alle 13.32 agli artisti che espongono a Cotignola] Ho atteso di ricevere tutte le vostre impressioni e risposte in merito a questa nuova edizione di Selvatico che vi ho sottoposto, e vi scrivo ora per ringraziarvi innanzitutto per la disponibilità, generosità e preziosa adesione al progetto, cosa che mi rende davvero molto felice e onorato anche, di poter lavorare con voi e, in alcuni casi anche, non pochi, di conoscervi personalmente. Come vi dicevo nella mia prima lettera, Selvatico è una mappa del contemporaneo che opera in provincia, figlia di uno sguardo ai margini e per certi versi indipendente, nel senso che nasce come 10

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un’urgenza figlia del luogo periferico, e del vuoto con cui fare i conti, assenze e mancanze sparse che permettono e lasciano spazio al pensiero e al movimento. Selvatico disegna un arcipelago di mostre che si diffonde e ramifica in vari luoghi della Romagna tenendo una sorta di centro o cuore rappresentato dal Museo civico Luigi Varoli di Cotignola da cui parte e si irradia, e ritorna infine, il percorso espositivo. La mostra che vi vede coinvolti a Cotignola è suddivisa in due spazi complementari, una sede istituzionale e museale, e un luogo semiabbandonato, dormiente e indeciso, recuperato temporaneamente grazie all’intervento e intrusione dell’arte contemporanea: il primo è Palazzo Sforza sede del Museo civico Luigi Varoli (tre piani, con quello al centro che è sede della pinacoteca), il secondo è Palazzo Pezzi, un edificio molto bello, l’unico scampato ai bombardamenti che hanno raso al suolo il paese durante la seconda guerra e che abbiamo in comodato d’uso per questo progetto. Forse un po’ presuntuosamente non penso a questa mostra come a una semplice collettiva, ma piuttosto come a una successione e incastro di piccole personali, una forma plurale o movimento corale fatto di affinità e divergenze; sarà probabilmente l’ultima a inaugurare nella sequenza di aperture e la data certa sarà quella di sabato 24 novembre. Sono previsti rimborsi per le trasferte (e il trasporto delle opere dove necessario naturalmente) e perciò chiedo a chi si sposterà con voli o treni di prenotare il biglietto per tempo per contenere il più possibile i costi, mentre per chi parte dalle stesse città di considerare eventualmente l’ipotesi del viaggio insieme nel caso alcuni di voi vengano in auto. Capisco che non sia molto, anzi, il tutto è decisamente basico e minimo, ma quello che cerchiamo di fare, costi di produzione delle opere a parte che decisamente non ci possiamo permettere di sostenere, è di non far spendere ulteriori soldi agli artisti tra viaggi, pernottamenti e pranzi a seguito di questa chiamata. Non è una lamentazione, ma considerato comunque un budget di partenza abbastanza esiguo e risicato, rispetto a quel che succede altrove, se riusciamo alla fine a coprire tutte queste voci (e a fare poi una bella mostra e un progetto che riverberi e superi la mostra stessa), significa per noi un traguardo importante. Vado così a elencarvi, in ordine un po’ sparso, le informazioni, le date, gli appuntamenti e le cose che girano intorno a questo nuovo episodio che si concentrerà quasi esclusivamente sulla pittura e che avrà un titolo che sarà molto vicino a questo “Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria”. 1 - Per chi di voi potesse, ribadisco l’appuntamento di sabato15


settembre per conoscerci e fare un sopralluogo negli spazi, aggiustando anche, se e dove servirà, la mappa molto imperfetta e arbitraria con la divisione e assegnazione delle stanze, sale e spazi espositivi che vi allego. Alla sera poi ceneremo insieme con una piccola festa alla Scuola Arti e Mestieri, la sezione didattica del museo (chi ha bisogno di fermarsi a dormire ce lo comunichi per favore). N.B. Dalla stazione di Cotignola passano pochissimi treni, ancor meno quando le scuole sono chiuse, la cosa migliore per chi giungerà qui con i mezzi, sarebbe arrivare a Lugo, e da lì verremo a prendervi noi. La mostra di Cotignola: in estrema sintesi al piano terra di Palazzo Sforza ci sono tre stanze, due abbastanza grandi, in una Juan Carlos Ceci, Rosario Vicidomini e Enrico Tealdi; nell’altra Beatrice Meoni, Julie Rebecca Poulain, Amandine Samyn e Sabrina Casadei; infine in una stanza più piccola Manuel Portioli. Al primo piano dentro e tra le collezioni e le opere di Luigi Varoli, Riccardo Cavallini (Elisa Filomena non so ancora se inserirti qui, come da prima ipotesi, o a Palazzo Pezzi). Al secondo piano, in una sala molto simile a quella lunga al piano terra, Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Silvia Argiolas e Andrea Fiorino. A Palazzo Pezzi lavoreremo per coppie e piccoli solo visto che ci sono molte stanze e un percorso interno più libero; qui forse c’è qualcosa da aggiustare ma ci penso un altro po’ su e in ogni caso decideremo definitivamente sul posto insieme. Piano terra: Stefano W. Pasquini / Marco Bettio e Ettore Pinelli / Francesco Cuna e Giorgio Pignotti / Angelo Bellobono; primo piano: Andrea Grotto e Barbara De Vivi /Giulio Saverio Rossi / Elisa Filomena e Azadeh Ardalan / Paolo De Biasi e Luca Moscariello / Giuliano Guatta e Benedetto Di Francesco / Francesco Bocchini / Simone Luschi. (Come vedete approssimativamente dalle misure allegate nelle planimetrie, serviranno tra le due, tre o quattro opere a testa, anche se capite bene che molto dipenderà dalle misure dei pezzi e dal tipo di allestimento che penserete e decideremo di realizzare.) 2 - Negli ultimi mesi ho partecipato come artista a Landina, indagine paesaggistica e pittorica en plein air intorno al lago Maggiore e Omegna, e a una maratona di pittura a Milano presso MARS, entrambe a cura di Lorenza Boisi, che si sono rivelate per me esperienze significative oltre a essere anche molto divertenti (ho conosciuto personalmente alcuni di voi proprio in queste due occasioni); ho pensato così, come vi accennavo, che a ridosso di sabato 15 settembre, giorno del nostro incontro, diciamo indicativamente da giovedì 13 a mercoledì 19 (potete scegliere quanti e quali giorni), Palazzo Pezzi, per chi lo desidera, si potrebbe trasformare in uno studio

collettivo per poter dipingere alcuni giorni sul luogo come avveniva nel cenacolo varoliano intorno alla sua casa-studio e alla scuola Arti e Mestieri. È solo un’idea abbozzata, come vedete, aspetto vostre impressioni: posso dirvi che vicino c’è il mare e l’ottima cucina romagnola tutti i giorni... 3 - Selvatico realizza un catalogo che abbraccia tutte le mostre, mostre che stiamo definendo in questi giorni (a Fusignano ci saranno Daniele Galliano e Andrea Chiesi che apriranno la loro mostra sabato 10 novembre); a partire dai primi di ottobre cominceremo a lavorare al libro, non sappiamo ancora quante pagine avrà, dipende dal preventivo della tipografia, considerate in ogni caso un minimo di tre immagini a testa fino a un massimo di sei. 4 - Da lunedì 19 novembre potremo cominciare gli allestimenti a Cotignola Mi pare tutto, grazie ancora, e scusate la lunghezza delle mie comunicazioni! A presto, Massimiliano F [email di Stefano W. Pasquini e Ettore Pinelli, venerdi 10 agosto, 15.14 e 19.09] Grazie mille Massimiliano. Ti vorrei chiedere di non dimenticare la W. nel mio nome in tutta la comunicazione, altrimenti ti uccido. Ci vediamo il 15 settembre. Se ho il tempo di venire a dipingere ti chiamo! A presto, Stefano Grazie per la mail! Volevo chiederti alcune cose. Mi piacerebbe produrre qualcosa in quei giorni, considerando che il mio breve soggiorno sarà specificatamente per Selvatico, unica cosa, mi viene un po’ scomodo dipingere, e pensavo di fare una sessione di disegni... e vedere cosa ne viene fuori. Ovviamente tornato in studio tornerò a dipingere per Selvatico. Ci sarà un alloggio disponibile? Un posto dove stare da venerdì a domenica/lunedì? Altra domanda, potrei già prendere il biglietto per novembre, secondo te quali sono le date in cui necessariamente bisogna essere presenti? Scrivevi da 19, se mi dici indicativamente delle date A/R potrei già provvedere abbassando così i costi! Anche in questo caso ci sarà dove dormire? Grazie ancora e un caro saluto E Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 11


[email di Rosario Vicidomini, e Elisa Filomena, sabato 11 agosto, 11.02 e 22.49] Caro Massimiliano, grazie mille per le informazioni! Sarò felice di venirvi a conoscere il 15 settembre. Non guidando, apprezzerei molto la possibilità di potermi fermare per la notte, grazie. Per quanto riguarda il dipingere in gruppo, è una cosa che non ho mai fatto, sarebbe un modo divertente di mettere in discussione modalità di lavoro a volte un po’ troppo consolidate. Nel caso ci fossero adesioni per questo ulteriore progetto, partecipo anche qui volentieri. Anni fa, nella zona del salernitano, mi sono fatto promotore di qualcosa di simile, riguardo la ceramica e l’illustrazione: http://pesoalleimmagini.blogspot.com/; motivo per cui posso realmente capire lo spirito che muove questo tipo di iniziative e il grande lavoro che c’è dietro. Tienimi aggiornato! Caro Massimiliano, grazie mille per gli aggiornamenti, sono felicissima di poter partecipare e come ti ho detto è un onore! Sarò con voi sabato e domenica 15/16 settembre. Arriverò a Lugo sabato verso mezzogiorno e riparto domenica nel pomeriggio per Torino, mi fermerei a dormire una notte. Sto pensando ai lavori da esporre, il tema è meraviglioso così come l’incontro con tutti voi. Con l’aiuto delle piantine che ci hai inviato provo a fare una prima cernita dei lavori adatti e il sopralluogo sul posto sarà importante per capire e vivere lo spazio. Appena ho un’idea più precisa, se per te va bene, ti invio le foto delle opere che ho pensato. Ti lascio il mio cellulare... A presto, un abbraccio! Elisa [email di risposta a Elisa Filomena, martedì 14 agosto, 9.30] Cara Elisa, bene per la tua presenza, mi fa molto piacere e poi nel tuo caso sono ancora un po’ indeciso, a dire il vero, se esporre il tuo lavoro al Museo Varoli o a Palazzo Pezzi... ma la cosa migliore è decidere insieme sul posto, vedendolo. Grazie ancora e a presto! M [email di Manuel Portioli, domenica 12 agosto 23.58] Salve! Come le dicevo sarò in Italia il weekend precedente per una mostra a Torino, per una serie di ragioni non ho ancora comprato il biglietto, quindi stavo pensando... Come avverrebbe il laboratorio di 12

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pittura di cui accennava? C’è possibilità di dormire lì? Sa già se c’è interesse e ci sarebbero partecipanti? Mi piacerebbe partecipare e vedere lo spazio dal vivo così da avere già le idee chiare per novembre. La ringrazio, Manuel [email spedita il 14 agosto alle 9.48 in risposta a Manuel Portioli] Buongiorno Manuel, quello che mi interessa maggiormente di questo laboratorio di pittura è la possibilità di conoscersi e poter stare e lavorare insieme qualche giorno; così, quello che penso di fare, visto che Selvatico nasce come progetto di un museo, è sicuramente di farvi respirare un po’ e annusare l’atmosfera delle collezioni, le storie e le memorie presenti nel posto; quindi certamente faremo una visita insieme alle varie sedi e alle cose contenute in esse, e qui, per chi lo desidera, disegneremo e dipingeremo anche: gli spazi in cui potremo lavorare sono palazzo Pezzi, una delle sedi della mostra, e la scuola Arti e Mestieri dove facciamo laboartori con i bambini e i ragazzi, o anche direttamente al museo o nella casa-studio di Luigi Varoli. Poi, su cosa invece deciderete di dipingere o guardare, e su quali luoghi soffermarvi eventualmente, penso che ognuno sarà libero di prendere direzioni e piste diverse, ma l’aspetto anche produttivo della cosa è e resta per me importante, e mi pare aggiunga peso specifico alla mostra tutta. A oggi ho già alcune conferme da parte di Ettore Pinelli, Marco Bettio e Rosario Vicidomini che si fermeranno alcuni giorni, e altri in forse, quindi la cosa si farà di certo, anche se non so ancora dirle con precisione in quanti saremo. Va da sé che, considerate le distanze, sia per chi viene solo per il fine settimana, sia per chi si fermerà di più, un posto dove dormire è previsto, tra case di amici, la scuola stessa e un paio di B&B (sulle singole destinazioni specifiche aspetto comunque di capire numeri e presenze da parte vostra). Grazie e a presto, M [email di Julie Rebecca Poulain, mercoledì 15 agosto, 11.52] Caro Massimiliano, nel frattempo e senza farci caso, sono passata al “tu” - ci rimango vero? Rimpiango di non avere potuto rispondere prima in dettaglio, tra la difficoltà della lingua e le mie destinazioni di vacanze, non era possibile concentrarmi bene.


Senza ordine coerente: 1 - Ti vorrei mandare via posta il catalogo fatto all’occasione della mia ultima personale in Francia, così potresti avere una idea più precisa di una parte del mio ultimo lavoro. Lo spedisco al museo? 2 - Per la mostra, ho pensato all’inizio a uno dei miei pezzi grandi però mi sembra difficile se capisco bene le mappe e devo riflettere bene sulle varie possibilità (sono tante) e decidere abbastanza velocemente, anche perché tanti quadri stanno ancora nello mio studio francese in Normandia - dovrei comunque organizzare un trasporto credo. Però non è un problema. 3 - Anche se, devo dire, sento sempre la necessità di dipingere cose nuove nella prospettiva di una mostra e le cose possono ancora cambiare. Sono appena tornata a Roma e mi posso finalmente dedicare a questo progetto. Oggi finalmente vado a studio! 4 - Per quello che ho scoperto, Landina è la realizzazione di una grande sfida, e questo “retour au motif” mi rende tanto felice. Seguo il lavoro di Lorenza Boisi e mi interessa molto. E quindi mi piace davvero la proposta di dipingere alcuni giorni sul posto, comunque starci, pensare, fare, incontrarci, mi sembra molto importante e bello. E se c’è il mare cosi vicino, che dire... fantastico! Penso di avere 2/3 giorni di disponibilità intorno alla data che proponi ma devo ancora avere il mio calendario di lavoro del liceo dove insegno (cambia ogni anno e lo scoprirò i primi di settembre). 5 - Ti chiedevo se capisci il francese perché ho vari testi scritti un po’ di anni fa per un progetto universitario molto ambizioso (dedicato alla pittura contemporanea, un approccio un po’ fenomenologico che parte proprio della esperienza pittorica per tentare una riflessione teorica) a cui, fortunatamente in un certo senso, ho dovuto rinunciare (ho dipinto anziché cercare di concettualizzare la pittura, anche se le due cose non sono cosi separate). Ma non ho rinunciato alla ricerca, solo al quadro istituzionale dell’università e quindi questi testi sono rimasti là nel computer. E non ho nemmeno e sopra tutto rinunciato alla “comunità che viene” se si può dire cosi, cioè a condividere questi pensieri, lasciargli incrociare altri, ecc. Sono stata cosi felice di ricevere il tuo invito per questa dimensione collettiva, tra pittori riprendere in mano la pittura! Quindi ecco, pensavo di mandarti questo testo, ma sarà sicuramente difficilmente leggibile per te e potrei esporre queste prospettive di ricerca a voce quando ci vedremo a settembre. 6 - Devo assolutamente riattivare il mio sito, c’è un po’ di lavoro, fa parte delle cose da fare per prime sulla lista ma per ora vado a dipingere... E voilà, che altro, tante cose sicuramente, che usciranno piano piano. Scusami per tutte i piccoli errori che vedrai nel mio italiano...

A presto, buona giornata! Un caro saluto, Julie [email di Sabrina Casadei, venerdì 17 agosto, 13.25] Ciao Massimiliano, Ti ringrazio per i chiarimenti vari. Riguardo settembre ti dico subito che non riuscirò a salire, mi dispiace ma ho diverse cose da gestire. Sarà sicuramente una bella occasione di incontro e scambio. Ho visto che la parete che pensavi di destinarmi è di circa 4,80 m, non ho ancora chiaro cosa portare in quanto devo parlare con la galleria sui pezzi da portare prima in fiera, ma sicuramente avrei piacere a presentare qualcosa di nuovo. In questo momento sto anche cambiando studio, quindi posso aggiornarti più in là se per te va bene. La tematica della mostra da te scelta si adatta benissimo al mio lavoro, al tipo di rapporto che instauro con una natura altra. Per il trasporto dei lavori considero l’idea di portare pezzi non grande e trasportarli in treno con me o potrei vagliare anche l’idea di salire in macchina e magari fare un unico trasporto con Rosario, ho visto che partecipa anche lui, così per ridurre le spese.Comunque aggiorniamoci anche su questo! A presto, un abbraccio! Sabrina [email di Enrico Tealdi, giovedì 23 agosto, 15.59] Buongiorno caro Massimiliano, ti scrivo per inoltrarti la mia proposta: pensando al tema: Fantasia/ Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria, ho fatto una scelta di mie opere, di piccole dimensioni, molto intimistiche che credo possano sposarsi con il tema. Troverai due soluzioni, una per la parete da 730 cm e l’ altra per la parte da 530. Come ti ho anticipato, non ho intenzione di scombinare gli spazi assegnati. Consigliami tu, pensando anche a quello che ti proporranno Carlo e Rosario. Nel dropbox c’ è una selezione di opere dalle quali scegliere cosa esporre. Pensando alla suggestione del “fantasma”, trovo siano adatte la serie dei campi da calcio in solitudine, i “Nimbi”. Grazie. Un abbraccio. Enrico. Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 13


[email di Beatrice Meoni, mercoledì 29 agosto, 8.29] Caro Massimiliano, come ti ho detto, mi fa molto piacere partecipare al Selvatico. Sarò all’inaugurazione di Alessandro Roma al MIC di Faenza il 12 settembre poi visto che è molto vicino ho deciso che mi fermerò qualche giorno nella zona per l’incontro di sabato 15. Ci sentiamo, o ti messaggio per darti le mie coordinate così possiamo incontrarci anche prima. Nel frattempo ti rinnovo l’invito per una visita allo studio quando vuoi, io sono di nuovo a Sarzana. A presto Beatrice [email scritte da Giulio Saverio Rossi martedì 28 agosto alle 18.36 e da Angelo Bellobono alle 18.28] Ciao Massimiliano, scusami se fino adesso non ti avevo ancora risposto concretamente, ma sono dietro a Cantieri Aperti, un festival sui linguaggi contemporanei che si terrà a Massa a settembre nei giorni 1-2 e poi 7-8-9. Fra l’altro mi riconosco molto in quello che scrivi perché anche qui a Massa, un luogo considerato assolutamente periferico, stiamo cercando di produrre una proposta sul contemporaneo che riesca ad inserirsi nel tessuto storico e fisico del quartiere di Borgo del Ponte. Ti ringrazio ancora per l’invito a Selvatico che mi fa particolarmente piacere e ti confermo che il 15 settembre riesco a passare da Cotignola, ma per altri impegni, non potrò che essere presente quel giorno stesso e ripartire il 16. Per il titolo posso suggerirti Phantasmata? È un termine in cui fantasia e fantasma coincidono, e mantiene presente la radice phos di luce. Su Cantieri Aperti stiamo organizzando una giornata a cura di Valentina Valentini, è un talk sul tempo nelle arti, si svolgerà in forma di tavoli di lavoro fra addetti ai lavori di vari campi, critici, curatori, registi, artisti, attori, musicisti eccetera. Ti mando in allegato la lettera d’invito qualora volessi partecipare, un abbraccio, a presto Giulio Carissimo Massimiliano scusa il ritardo nel risponderti, come stai? Intanto ancora grazie per il tuo impegno e per avermi invitato. Non so se il 15 riuscirò a venire, sono in cammino lungo l’Appennino e tra le tappe c’è il monte Cimone, non lontanissimo da Cotignola, prevista comunque tra settembre e ottobre. Ti tengo aggiornato. Riguardo viaggio e trasporto opere, io mi rendo disponibile a partire da Roma 14

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con i romani, ho macchina 7 posti e possibilità di trasporto opere e persone, entro certe dimensioni naturalmente. Un abbraccio e buon lavoro Angelo Bellobono [email di Luca Moscariello, sabato 8 settembre, 13.58] Ciao Massimiliano, rileggendo il concept di Selvatico ho sentito di sviluppare alcune considerazione che terrei a condividere con te. La traccia fantasia/ fantasma mi ha portato a riflettere sullo scarto che intercorre (nel caso di fantasma) tra parvenza di un’immagine e la sua irriconoscibilità. Fantasma avvia questa verosimiglianza disattesa; una frana che produce attrito laddove l’immagine in un primo momento apparsa familiare, si scopre effettivamente sconosciuta, uno spaesamento che origina una tensione. Ed è a partire da questo spaesamento che mi permetto di esporti un progetto. Da diversi mesi sto lavorando ad un ciclo di quadri totalmente nuovi e inediti. Breve premessa quindi e quello al quale sto lavorando mi pare possa coniugarsi perfettamente con Selvatico. Il lavoro che vorrei proporti appartiene alla serie che sto nominando “puzzle”, un nucleo di lavori che si muove sulla volontà di portare ad una sintesi formale importante, forse anche a liberarsene, tutto l’apparato “narrativo” dei lavori che hai conosciuto. Nel giungere a queste conseguenze, la restituzione non è più quella di un linguaggio inteso ad imbastire una scena, ma palesarsi come una riflessione sugli esiti della pittura come medium. Così l’accadimento delle superfici (e questo mi pare il nesso perfetto al progetto) avvia quello scarto di verosimiglianza disattesa, qui declinata dall’estrusione dei piani che affiorando producono un quesito al quale si sottrae l’aspettativa di una risposta certa. Si origina una dimensione di sospensione, forse anche di interruzione, un dejavu invalidato, già il titolo dei lavori innesca un rimando. Non ti disturberei a riguardo se non fosse per un motivo importante. Questo nuovo gruppo di lavori che sta prendendo vita (sviluppato parallelamente ad un altro, col quale vive di reciproche contaminazioni) è il mio momento di maturità. Contemporaneamente con le gallerie proseguo sulla scia degli esiti che hai visto a Fusignano, ma la volontà di sgravare l’apparato narrativo della composizione per creare una simultaneità visiva che perdesse le certezze di una immediata codificazione, ponendo il focus sulla riflessione del medium, ha vinto il duello interno. Periodo di maturità che, proprio per questo, al momento desidererei far


gravitare in spazi che non siano quelli di una galleria privata, fin tanto almeno che l’interlocutore non sia adeguato alle mie aspettative. Ho in cantiere alcuni passaggi, come mi auguro questo di Selvatico, di mostre che potrebbero aiutare la volontà di veicolarli in mostre pubbliche. Vedremo. Ecco che poterne presentare uno o più (valuteremo eventualmente, i puzzle sono tutti pensati come quadrati e al momento sono tutti 1x1 m) significherebbe anche farli esordire, con mia grande soddisfazione e gratitudine. Io mi sono permesso qui di raccontarti un momento di ricerca importante per me, ma l’ho fatto in relazione, ci tengo a dirti, all’affinità che ho inteso con il format del tuo progetto. Detto questo ovviamente non voglio sostituirmi alle tue considerazioni. Perdonami il papiro. Ti allego un paio di lavori dei quali ti ho parlato. [Email spedita lunedì 10 settembre alle 13.47] Buongiorno a tutte e a tutti, scrivo per comodità ancora in forma collettiva, anche se con molti di voi sono già d’accordo essendoci parlati via email o telefono. Naturalmente vi confermo l’appuntamento per sabato 15 settembre per il sopralluogo negli spazi espositivi di Cotignola, per raccontarvi in maniera diretta quale l’idea di mostre e mostra (alla fine Selvatico è un’unica mostra diffusa), e vedere fisicamente il tipo di spazi espositivi che abbiamo a disposizione, e soprattutto per conoscerci personalmente. L’appuntamento è per le 16 a palazzo Sforza, corso Sforza 21 Cotignola RA (sede del Museo civico Luigi Varoli); da lì partiremo per fare un giro completo e una visita negli spazi coinvolti dal progetto. Alla sera, dalle 19 circa, faremo una cena, o una merenda, alla scuola Arti e Mestieri, festa aperta anche ad amici, al pubblico e a curiosi in genere. Come vi avevo già scritto arrivare con i mezzi a Cotignola non è cosa così semplice perciò, chi di voi prenderà il treno cerchi di arrivare possibilmente alla stazione di Lugo o in alternativa a Faenza. Per i pernottamenti vi chiedo di confermare questa scaletta, con la speranza di non aver perso pezzi lungo il cammino (nel caso recuperiamo senza troppi problemi). Poi, come sapete, c’è possibilità di prolungare o anticipare la gita romagnola per dipingere e fare una breve residenza. (...) Grazie per l’attenzione a questa mia ennesima email fiume, A presto! Massimiliano

[post sul profilo facebook del Museo Varoli di martedì 11 settembre alle 23.48] Selvatico riparte, che forse non si era mai fermato, e lo fa riallacciandosi all’ultima mostra arcipelago disegnata lo scorso anno Foresta. Pittura Natura Animale rilanciando uno sguardo sulla pittura contemporanea che ancora ci sembra urgente e vitale, e che diventa così, al tempo stesso, estensione e prolungamento dell’edizione precedente. Dopo le sette mostre di “Selvatico. Rassegna di campagna” fatte tra il 2006 e il 2008, e le cinque realizzate a partire dal 2010, quella che aprirà a novembre rappresenta l’ultimo movimento della forma attuale che conoscete, e con il 2019 cambieranno alcune cose e tempi, modi di vedere e movimenti, dato che nel frattempo anche noi siamo cambiati e invecchiati, e ill mondo pure, va da sé, non è più lo stesso. Sette più cinque fa dodici: questa a cui stiamo lavorando sarà la tredicesima edizione o episodio, sempre frutto di un cuore molto numeroso di artisti e di una mappa diffusa di luoghi. Molti di questi artisti, almeno quelli che esporranno nella sezione di Cotignola del Museo Varoli, si ritroveranno sabato prossimo 15 settembre per un sopralluogo in cui visitare gli spazi, conoscersi, stare insieme e, contemporaneamente, scoprire questa geografia sentimentale cotignolese (e non solo). Quest’incontro è per noi indispensabile per poter pensare e realizzare una mostra che non sia una semplice collettiva costruita a tavolino, pescando opere e allineandole in una più o meno felice successione o allestimento aderente a un pensiero o domanda, ma piuttosto un lavoro con e insieme alle persone, somigliante semmai a una costellazione di piccole personali nate sul luogo e negli spazi, e che prova a disegnare una forma, per quanto imperfetta e frammentata, unica e, anche nell’errore, irripetibile. E se la giornata di sabato è per noi così importante, abbiamo pensato di condividere questo momento aprendo l’incontro al pubblico e agli amici con una merenda e una festa che faremo alla scuola Arti e Mestieri a partire dalle 19, a cui possono partecipare tutti, così come potrete partecipare al sopralluogo che partirà dal museo alle 16, una specie di visita guidata immaginaria e a potenza alla mostra che verrà. E sempre intorno a questa giornata, abbiamo deciso di sperimentare una formula di residenza, breve e molto flessibile, in cui alcuni artisti si fermeranno a Cotignola per qualche giorno per disegnare, dipingere, visitare luoghi, musei e paesaggi nei dintorni, e produrre quasi idee, un po’ come è stato fatto da Alessandro Saturno nell’ultima edizione di Selvatico dentro a Casa Varoli, un po’ guardando al lavoro svolto dall’amica Lorenza Boisi, artista e agitatrice culturale Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 15


con cui abbiamo un debito di gratitudine e stima tanta, e un po’, infine, riprendendo la pratica dei laboratori della nostra scuola Arti e Mestieri in cui il fare diventa strumento di condivisione del tempo e dello spazio. Massimiliano F [post delle 12.59 di martedì 18 settembre, profilo facebook del museo Varoli] Alcune fotografie fatte da Arianna nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 settembre, intorno al Museo civico Luigi Varoli e scuola Arti e Mestieri, dove ci siamo ritrovati per un incontro e un sopralluogo, e una festa anche, con alcuni egli artisti invitati in previsione della prossima edizione di Selvatico. Un’edizione, la tredicesima, che a Cotignola aprirà sabato 24 novembre e che congiungerà, in questa sezione, cinque spazi (espositivi e non) tutti affacciati su Corso Sforza e separati tra loro da non più di cento metri, coinvolgendo trenta artisti in una costellazione o arcipelago di mostre costruite sul luogo e al luogo intrecciate. E probabilmente, questo tentativo e bisogno di collegare e tenere insieme mondi e pluralità, è lo stesso che ci porta a pensare ad una mostra che in fondo non possiamo definire né solamente come una successione o incastro di piccole personali più o meno (s)legate tra loro, né tanto meno come una collettiva figlia di un singolo sguardo che governa solitario, ma piuttosto come un organismo o un corpo che, pur nella frammentazione e nel cuore numeroso, tende alla crescita vegetale, all’unità e ad una forma che funziona come insieme. O a una sorta di coordinazione del respiro. Una geografia e una mappa fatte sia dal convergere di temperature comuni, risonanze e affinità sparse, così come, contemporaneamente, di contrasti, opposizioni e divergenze, e di tutte le sfumature possibili e gli scivolamenti, degli incontri, dialoghi, innamoramenti, ventosità, oscillazioni e lotte che stanno tra questi due apparenti opposti e polarità, tra la fantasia e i fantasmi, l’immaginazione e la memoria, di cui si nutre la pittura. A breve maggiori informazioni e dettagli su questa nuova edizione che come sempre si ramifica abbracciando altri luoghi, paesi e musei; intanto grazie alle artiste e agli artisti che sono passati da Cotignola in questi giorni (Beatrice, Elisa, Julie, Amandine, Barbara, Manuel, Angelo, Riccardo, Rosario, Ettore, Marco, Paolo, Simone, Stefano, Francesco), e a chi verrà nelle prossime settimane, e anche a chi suo malgrado non ha potuto essere con noi, e a Marilena, grafica dei nostri libri, presente. Grazie alle amiche e agli amici (Ana, Laura, Daniela, Elisa, Elga, Marco, Oscar, Davide, Giorgio), mamme e babbi che ci hanno fatto da mangiare, alle bambine e ai bambini passanti sotto i tavoli, ai 16

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ragazzi ormai, e anche agli artisti della precedente edizione (Martina, Domenico, Enrico, Giovanni, Alessandro, Cesare) che hanno risposto all’appello e a questo simbolico passaggio di testimone. E infine, all’Associazione Selvatica, che ci ha dato da mangiare e apparecchiato tavole belle, e pulito, e aperto gli spazi espositivi e scarrozzato in auto, e preparato lussuose brandine da campo per poter dormire a scuola tra i mostri: Pamela, Arianna, Cecilia, Alice, Benedetta e Gioele. Massimiliano F [email di martedì 18 settembre, ore 8.18] Cara Barbara, ti giro l’email con gli allegati di Andrea Grotto che consiste poi nelle tre opere che ha pensato di esporre nella vostra stanza comune, e colgo l’occasione per ringraziarti ancora per la tua presenza e disponibilità. P.S. Hai dimenticato i tuoi disegni in studio da me, la prossima volta te li rendo. Un abbraccio, M [email spedita mercoledì 19 settembre alle 17.50] Ciao a tutte e a tutti, vi aggiorno a seguito del sopralluogo e incontro avvenuto nei giorni scorsi a Cotignola e soprattutto per partire con la ricezione del materiale per il catalogo che a questo punto è la cosa più urgente e importante, dato che i tempi, alla fine della fiera, sono abbastanza stretti. Sulla mostra e sezione di Cotignola si sono aggiustati alcuni incastri effettuando lievi spostamenti grazie al vostro sguardo che credo facciano bene all’equilibrio del percorso e alla successione delle opere; sono molto soddisfatto dell’andamento della mostra ora, risolte un paio di zone un po’ confuse e affollate che non si mettevano a posto, e mi pare, sciolti questi piccoli ingarbugliamenti, che tutto funzioni perfettamente. La mostra come ormai sapete aprirà sabato 24 novembre: allestiremo, salvo esigenze diverse da parte vostra, da martedì 20 novembre. ma ci aggiorneremo più avanti. Vi chiedo però intanto la cortesia, dove possibile, di prenotare i biglietti del treno o voli per tempo per contenere i costi, pena il rischio di sforare il budget (resta sempre valida l’ipotesi auto, per chi può, con rimborso chilometrico) Il catalogo è fatto da Marilena Benini che ci legge in copia e che alcuni di voi hanno già conosciuto sabato nel corso del sopralluogo e incontro; sarà fatto sulla falsariga di Selvatico/Foresta mostra e libro che sono, diciamo, in continuità e rapporto di complementarietà con questa che stiamo costruendo.


Non sappiamo ancora quante pagine a testa ci saranno per artista, dipende dal preventivo che spunteremo in tipografia, in ogni caso andremo da un minimo di 4 pagine a testa (o immagini, ma qui avete margine di costruzione se desiderate inserire più opere o, al contrario, dettagli a tutta pagina) fino a un massimo di 6. Cercheremo di tenere un numero pari di pagine per ciascun artista, salvo scegliere in fase grafica di far incontrare nelle dispari le opere di artisti che dividono la stessa sala, ma, perdonate l’incertezza, è cosa che decideremo in fase di realizzazione grafica e con le immagini a disposizione, con il solo intento di costruire un libro più bello possibile. Quindi, ricapitolando, 6 immagini ad alta risoluzione con didascalia completa (numeratele da 1 a 6 dove eventualmente 5 e 6 possono essere le immagini che non rientreranno nel libro); la didascalia non figura nella pagina dove è pubblicata l’opera ma in una scheda che chiude il libro (come nelle due immagini in allegato); non per tutti ovviamente sarà possibile avere già pronte le fotografie di opere magari ancora da completare o di prossima realizzazione, scegliete in questo caso qualcosa che abbia affinità e vicinanza con quel che sarà comunque esposto e con il tema, per quanto quest’ultimo rappresenti davvero solo un’indicazione o una linea d’orizzonte. Il libro si chiude con un’appendice formata da una scheda per ogni artista. Durante il nostro incontro si è convenuto con i presenti dell’utilità di questa traccia. So che ad alcuni può costare molta fatica scrivere sui propri lavori, ma il catalogo credo ne tragga beneficio, e anche la visita stessa alla mostra (il volume costerà solo 10 euro e funzionerà anche come una sorta di guida all’esposizione e al percorso, una specie di bussola, diario di viaggio o carta geografica a cui tornare); perciò vi chiedo lo sforzo di scrivere poche righe sulle vostre opere o, meglio e ancora di più, soprattutto in relazione al tema Fantasia/Fantasma. Perciò inviate un documento che contenga una vostra breve biografia e questo scritto (più o meno faticoso). Ultima richiesta, in merito al catalogo, e anche alla mostra: dentro Palazzo Pezzi, la sede più ampia del percorso espositivo cotignolese, nell’alta parete che si affaccia lungo scale e che collega i due piani, abbiamo pensato di allestire una quadreria che abbraccia, come una specie di mappa concettuale e concreta, tutti gli artisti della sezione di Cotignola, trenta autori in tutto, condensati in pochi metri. Per questo vi chiediamo di inviare e preparare un’opera in più, un’immagine che in catalogo sarà montata e composta da Marilena in una sequenza collettiva che aprirà il libro (vi allego la foto della doppia pagina di Foresta, lì era un mosaico di dettagli, in questo caso saranno più pagine con un andamento simile a un flusso o un’onda, quadreria o mappa di appunti connessi). La stessa cosa sarà replicata, con un allestimento che faremo insieme, sul luogo;

suggerisco di scegliere per il catalogo un’immagine che regga anche se stampata in piccolo, 3-4 cm e che reputate rappresentativa del vostro lavoro, mentre per la quadreria in mostra servirà comunque un’opera di piccolo formato. P.S. Fra poco inizieremo con la comunicazione delle mostre che, come sapete, si ramificano in altri luoghi della Romagna, come a Fusignano con una doppia mostra tra Daniele Galliano e Andrea Chiesi, e una seconda con Giuliano Sale e Marta Sesana); vi chiedo la cortesia di segnalarmi eventuali errori o refusi nel vostro nome e cognome che trovate nella scheda allegata e aggiornata, perché rischiamo di tirarceli dietro inavvertitamente e irrimediabilmente P.S.S. So che devo inviare ad alcuni di voi le foto degli spazi, conto di farlo verso il fine settimana, prima devo lavorare un po’ per la scuola che partirà con tutti i laboratori a giorni. N.B. Vorremmo uscire con il catalogo (che è comune a tutte le mostre) per l’inaugurazione di Fusignano che sarà sabato 10 novembre. Questo comporta avere il pdf pronto per la stampa al massimo per il 15 ottobre (la tipografia con cui solitamente lavoriamo lo chiede un mese prima e quindi saremmo in questo caso già un po’ oltre); bisogna perciò inviare tutto il materiale entro e non oltre il 5 ottobre. Mi rendo conto che i tempi siano davvero molto stretti ma non abbiamo molte possibilità di manovra; quel che vi chiedo magari, per semplificare in parte il lavoro alla grafica, è di inviargliele appena possibile, praticamente subito, per chi abbia le immagini e fotografie già pronte, così intanto impostiamo qualcosa e andiamo avanti con parti del libro senza ridurci a buttare giù e costruire 250 pagine in una settimana, con il rischio di fare le cose male e con errori tanti. Marilena a un certo punto farà girare una bozza abbastanza avanzata per riletture, verifiche e controlli in genere da parte di tutti, e solo per questo serve solitamente circa una settimana, per ricevere osservazioni e fare i relativi aggiustamenti prima di mandare finalmente in tipografia. Vi ringrazio molto per l’attenzione e per la vostra collaborazione e mi scuso ancora per i tempi, ma ora, ahimè, dobbiamo accelerare. Un caro saluto, Massimiliano [messaggio di Marco Bettio su Messenger di mercoledì 19 agosto, ore 11.32] Caro Massimiliano, sono ancora a Milano, occasione per passare qualche giorno col mio bimbo, domani a pranzo con Luca e poi, quando arriva Sarah, giro di inaugurazioni a trovare amici che espongono o curano. Sto continuando a pensare a voi, e intendo a te per quanto riguarda la grande straordinarietà di Selvatico, ma anche ai tuoi splendidi ragazzi, allo sguardo di tua moglie arrivata dalla camFantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 17


minata, l’ospitalità di Marco e tribù, l’entusiasmo sereno dei ragazzi che con te lavorano tra scuola, museo e incontro. So che l’ho già fatto ma voglio ringraziarti ancora una volta per quello che stai facendo, e non parlo di me che sarò della partita, ma per quello che una cosa come Selvatico rappresenta per l’arte tutta. Sia per gli artisti (che vi partecipino o meno vi trovano mondi e modi che sono lontani dal quotidiano dell’arte) che per chi ci si imbatte, anche per caso, e può trovarci una idea di società che parla di futuro, di relazioni, di valori dai quali ci stiamo un po’ tutti allontanando. Una idea di arte che è rivoluzionaria perché in un sistema sempre più autoreferenziale e centripeto offre una visione centrifuga, ogni cosa, ogni idea schizza verso l’esterno, con ognuno di noi che porterà con sé un pezzetto di questa idea. E, credo per tutti, per me certamente, è stata anche l’occasione per stare insieme in serenità e curiosità con amici vecchi e nuovi che sono persone speciali! Un forte abbraccio a te e a voi tutti! Marco

A Fusignano luoghi, persone e cose. Il bianco e il nero, la luce e la tenebra, la notte blu e viola. Teste che guardano, punti, buchi e volti ciechi. Re inchiostro, cieli e nuvole e macchie sparse perfette. Panorami, invenzioni del paesaggio, foreste e cattedrali abbandonate; mappe, costellazioni animali, cattività e discipline della carne. Preghiere, sortilegi e pensieri stupendi. Musica e danze di corpi. Il teatro della pittura, quasi storie ancora. 18

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[email spedita domenica 5 agosto alle 11.18 a Daniele Galliano e Andrea Chiesi per la mostra di Fusignano al Museo civico san Rocco] Gentile Daniele e gentile Andrea, vi scrivo una email comune perché all’interno della prossima edizione di Selvatico (una costellazione di mostre e una geografia del contemporaneo diffusa in Romagna, che curo e che tu Andrea in


parte conosci tramite una tua studentessa di pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna) mi piacerebbe molto poter ospitare una vostra doppia mostra personale in uno degli spazi espositivi più belli tra quelli coinvolti da questa rassegna che si muove, principalmente ma non solo, nel territorio della bassa Romagna. Lo spazio in questione è il Museo civico San Rocco di Fusignano: il museo, che al piano terra ospita una donazione composta da una collezione di targhe ceramiche devozionali, si trova all’interno di un importante edificio che in origine era l’ospedale civile di Fusignano (da qui la figura di San Rocco protettore degli ammalati), e si completa con uno spazio espositivo destinato a mostre temporanee che si trova al primo piano, a cui si accede tramite un’ampia scala che porta a un luminoso atrio con colonne e che funziona un po’ come ingresso e apertura delle esposizioni. Da qui si accede poi a due grandi sale (dove esporrei i dipinti, ciascuno in una sua sala personale) e a una terza più piccola che le collega e congiunge e che sta in mezzo quindi alle due sale di cui sopra, dove potremmo pensare ad un dialogo diretto tra le vostre opere o, forse ancora meglio direi, la si potrebbe dedicare al disegno che è cosa praticata da entrambi e che attraversa anche, da un certo punto di vista, il vostro modo di dipingere, nel gesto e segno potente e veloce di Daniele che va diretto sulla tela e, diversamente, nella precisione paziente, esattezza e meticolosa descrittività labirintica di Andrea. A Cotignola, come potete vedere poi nella scheda che vi allego, c’è una mostra plurale che coinvolge e connette anche artisti più giovani rispetto alla vostra generazione (ma non solo), ma questa mappa si completerà con alcune personali, isole di un arcipelago, come vorrei che fosse per il vostro caso. L’immagine che governa le mostre è una sorta di polarità creata dalla giustapposizione e incontro di questi due termini - fantasia e fantasma – e che mi pare attraversare entrambe le vostre poetiche, ricerche e immagini. In più, oltre alla vostra vicinanza generazionale e alla pratica della pittura che portate avanti da molti anni, e pur nella estreme differenze che vi separano e distinguono, trovo una certa temperatura livida e notturna, un umore o discorso che può costituire una delle convergenze e atmosfere comuni di questo incontro, così come del resto le vostre collaborazioni con il mondo del rock indipendente, a partire dall’etichetta “I dischi del mulo” e all’incredibile momento e stagione fertile che è ruotata intorno ai C.S.I. Consorzio Suonatori Indipendenti e a tutta la scena seminale che sono stati capaci di creare, smuovere, stanare, sostenere e chiamare a raccolta; le copertine dei Marlene Kuntz di Daniele e i Taccuini fatti da Andrea sono quindi, sottotraccia, un altro terreno comune che in qualche modo sta alla

base di questa idea, anche se qui come fatto molto personale e mio, di un ricordo di giovinezza e affezione. P.S. Avrei voluto scrivervi alcuni mesi fa, ho in mente la mostra da quasi un anno ormai, ma i tempi per aspettare di avere tutte le conferme da parte degli altri comuni e musei si sono dilatati molto, parallelamente all’attesa di risposta, e auspicato esito positivo, della richiesta di sostegno da parte della Regione Emilia-Romagna tramite un (prezioso) bando regionale (L.r. 37) che ci permette da anni di produrre li libro che accompagna le mostre di Selvatico, finanziamento che ci è stato confermato solo sul finire di luglio, costringendoci a muoverci solo ora. Spero non sia troppo tardi. Vi ringrazio per l’attenzione, con stima. Massimiliano Fabbri [email di Daniele Galliano di lunedì 6 agosto 11.06, e venerdì 31 agosto 11.18] Buongiorno Massimiliano, parteciperò volentieri al progetto Un cordiale saluto, Daniele Buongiorno Massimiliano, sono tornato all’operatività e mi chiedevo se poteva andare bene vederci dalle tue parti per vedere lo spazio il 22 o 23 settembre. Pensavo di andare a Ravenna per la mostra Ascoltare bellezza di Luca Pignatelli che si terrà il 23 e vedere lo spazio da te il 22, 23 o 24. Ho pensato ai lavori da mettere in mostra e se vuoi possiamo cominciare a parlarne Questo il mio numero... A presto, Daniele [email di martedì 4 settembre, 9.04] Buongiorno Andrea e Daniele, per il nostro incontro vi propongo di vederci domenica 23 settembre in tarda mattinata, poi andiamo a pranzo insieme se vi va. Al pomeriggio ho un appuntamento a Ravenna, alle 17.30, in cui sono stato invitato a parlare di Selvatico a Palazzo Rasponi da Sabina Ghinassi, e dopo c’è la mostra alla Classense curata da Paolo Trioschi. M [email di sabato 8 settembre, 17.05] Buongiorno Daniele, grazie per le immagini, Porking mi sembra davvero una bomba, molto bello... sono contento della scelta e anche l’incontro con le piccole teste anonime, svuotate, ferite e iconoclaste mi pare funzionare assai, un bel cortocircuito capace di giocare (anche ironicaFantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 19


mente) sia con la parola Selvatico che con il tema proposto. Forse servirà un’altra cosa o due per la stanza centrale e l’ingresso, ma è cosa che capiremo il 23 quando andremo sul posto (appena può mi faccia sapere per le date e sue esigenze per il pernottamento). A presto e buon we, Massimiliano [email di Daniele Galliano e Andrea Chiesi, lunedì 24 settembre, 16.52 e 17.05] Ciao caro È stato un grande piacere anche per me Domani mando tutto Concordo sul fatto che le teche possano essere di troppo, così come il mio scritto ah ah Vedremo, riguardo a questo non mi impegno Grazie ancora per l’ospitalità, la simpatia e la sintonia A presto Daniele Ciao Daniele, ciao Max, questo è il lavoro ad inchiostro (a bassa risoluzione, non buona per il catalogo) di cui vi parlavo e che pensavo di mettere nella stanza in comune, insieme ai disegni di Daniele, è un lavoro molto significativo degli anni ‘90, venne esposto nella mostra L’Apocalisse di Giovanni fatta con Giovanni Lindo Ferretti ormai 20 anni fa. Grazie di tutto, ieri è stata una giornata molto bella. Un abbraccio Andrea [email spedite venerdì 10 agosto alle 14.55 e alle 15.16 a Giuliano Sale e Marta Sesana in merito alla partecipazione a Selvatico, risoltasi poi con l’individuazione dell’altro spazio espositivo del comune di Fusignano, “Il Granaio” come sede della seconda mostra, affiancata a quella del Museo san Rocco di Daniele Galliano e Andrea Chiesi.] Buongiorno Giuliano, le scrivo perché, dopo averle chiesto un po’ di tempo fa, un indirizzo email dove contattarla, non mi sono poi fatto più sentire, e mi scuso per questo, ma aspettavo alcune risposte istituzionali che so di avere solo ora. Mi piacerebbe poter esporre il suo lavoro all’interno di Selvatico un progetto che curo, ma aspettavo appunto a scriverle per avere conferma della disponibilità di un paio di spazi espositivi in Romagna che si dovrebbero connettere a quelli di Cotignola e Fusignano, da cui parte e si irradia il progetto. Non ho ancora la certezza 20

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di queste sedi, colpa anche del periodo estivo, ma di certo la vorrei coinvolgere in una mostra che aprirà indicativamente a metà novembre (mi piacerebbe affiancare alle sue opere quelle di Marta Sesana, che contatterò nei prossimi giorni). In ogni caso eccomi con questa mia email, così non creo troppi fraintendimenti; purtroppo, ho ancora bisogno di qualche settimana prima di poterle dirle quale sarà lo spazio espositivo che accoglierà la vostra mostra. Un cordiale saluto e a presto. Massimiliano Gentile Marta, mi chiamo Massimiliano Fabbri, lavoro per il Museo Luigi Varoli di Cotignola, in provincia di Ravenna, e per questo e altri musei del territorio curo un progetto che disegna una mappa del contemporaneo che connette vari luoghi della Romagna tra musei, edifici storici e altri recuperati per l’occasione. Mentre stavo lavorando alla futura edizione che aprirà il prossimo tardo autunno, mi sono imbattuto qualche giorno fa in un post in cui era pubblicato un suo dipinto, potente, misterioso e delicato; colpevolmente non conoscevo il suo lavoro che ha rappresentato per me ben più di una piacevole sorpresa. Per questo ho deciso di scriverle (pur non avendo ancora certezza né del dove e neppure del quando!), per sapere se avesse voglia di partecipare a questo progetto con un sua mostra in cui ho pensato si potesse affiancare e far incontrare, in un dialogo acceso, inquieto, fluido e in parte stridente, la sua pittura con quella di Giuliano Sale, altro autore che seguo e che apprezzo, e che vorrei coinvolgere in questa mappa e, nello specifico, in questa strana coppia formata da voi due. Le allego una bozza del progetto che, come vedrà, è già certo per quanto riguarda le sedi di Cotignola e Fusignano mentre per le altre ho ancora bisogno di qualche settimana per ricevere tutte le conferme del caso e disponibilità. P.S. Qui, nel sito del museo, può vedere le edizioni precedenti di Selvatico e farsi un’idea del progetto. Aspetto sue impressioni e spero a presto. M [risposta di Marta Sesana, venerdì 10 agosto alle 23.33 e 23.40] Buonasera Massimilano Fabbri. Mi fa piacere se il mio lavoro l’ha potuta interessare. Vedo che anche lei dipinge e da qui posso capire tutta l’indagine che fa sull’immagine, come di primo impatto posso intuire dallo scritto che ha mandato. L’idea di poter fare una mostra con Giuliano Sale non mi dispiacerebbe, anche perché conosco la


sua opera e penso che la sua pittura non sia banale. Sarebbe una “sfida”, “un’avventura”, un possibile dialogo tra due mondi differenti, che però si avvalgono dello stesso mezzo, la pittura. Ne parlo anche al mio gallerista, comunque per me è un sì. Gentile Massimiliano, ho dimenticato di scrivere che l’idea da cui nasce questa mostra di Selvatico, fantasia e fantasmi, immaginazione e memoria, la trovo interessante. Visto che ne parlerò al mio gallerista, ci terrei a capire quale sarebbe il luogo della mostra, sempre se Giuliano Sale accettasse di fare una mostra con me. [email di sabato 11 agosto, ore 11.44] Buongiorno Marta, grazie anche per la risposta immediata e per la fiducia quasi incondizionata (visto che non ho saputo ancora dirle dove si farà questa mostra); intanto mi fa molto piacere che il progetto la incuriosisca e intrighi. Nel frattempo le posso dire di aver sentito ieri Giuliano Sale che mi ha confermato la sua disponibilità: anche lui apprezza ed è stimolato dall’accostamento, confronto e dialogo tra le vostre opere. I luoghi toccati da Selvatico saranno Cotignola e Fusignano, mentre sto aspettando risposte e conferme da altri posti e musei della Romagna; purtroppo a oggi, non so ancora dirvi con certezza in quale città o paese, museo o edificio sonnambulo sarà inserita la mostra, nodo che penso si scioglierà solamente a partire dal 20 agosto in avanti, aspettando risposte dai direttori dei rispettivi spazi espositivi e istituzioni in questo periodo di vacanze. Capisco poi, e me ne scuso, che questa incertezza non sia il massimo della comunicazione e della professionalità, soprattutto come primo approccio di lavoro, ma se c’è la vostra disponibilità e fiducia, come mi pare d’intendere, riusciremo sicuramente a collocare la mostra in un contenitore all’altezza, a partire dal mese di novembre... Intanto aspettiamo di capire cosa dice il suo gallerista in proposito. A presto allora. M [email spedita a Lorenza Pirazzoli, assessora alla cultura del comune di Fusignano, giovedì 16 agosto 10.33] Ciao Lorenza, eventualmente si potrebbe associare alla mostra al Museo san Rocco anche una seconda al Granaio o lo spazio è già impegnato? Perché mi piacerebbe fare così: Daniele Galliano e Andrea Chiesi, la mostra già confermata al San Rocco e al Granaio, eventualmente, se ci fosse possibilità, due autori più giovani ma non meno talentuosi: Marta Sesana e Giuliano Sale che mi hanno dato la conferma della loro disponibilità; questa doppia coppia, che si verrebbe a creare in questo caso, oltre a un confronto generazionale tra quattro straordi-

nari pittori, sarebbe anche in piena aderenza, davvero specchiante, con il tema della mostra; una specie di dualità o opposizione convergente, da una parte una pittura quasi in bianco e nero e blu e viola, di ombre e fantasmi, dall’altra il colore acceso e saturo, e la fantasia strabordante che costruisce e smonta l’immagine frammentandola quasi in un caleidoscopio di visioni forti e incomprensibili, surreali e sognanti. Una certa dimensione notturna poi attraversa tutti e quattro tra luci livide e tenebre che si mangiano in parte la visione e il panorama inghiottendoli e spuntandoli fuori siderali o frammentati o in un altrove distorto. Tra costellazioni terrestri, movimenti astrali e dettagli ravvicinati, paesaggi industriali e volti esplosi e carichi di energia, corpi e anatomi quasi impossibili, giocattoli, pupazzetti e atmosfere punk. Fammi sapere, M [email spedita giovedì 23 agosto alle 17.31] Ciao Marta, ciao Giuliano, buone notizie, ho trovato un luogo e un incastro che mi sembrano funzionare alla grande: il posto è il Centro culturale “Il granaio” uno spazio espositivo del comune di Fusignano: è un unico ambiente, un vecchio granaio appunto; settimana prossima posso andare a fare un sopralluogo e fare qualche foto e prendere un po’ di misure da inviarvi insieme a una pianta della struttura al più presto. Quel che mi piace e convince poi è che, sempre a Fusignano, abbiamo già inserito un’altra mostra, quella di Andrea Chiesi e Daniele Galliano al Museo san Rocco, e perciò ci potrebbero essere due mostre complementari, una doppia coppia, come una specie di polarità a potenza o esponenziale, che è anche del titolo Fantasia/ Fantasma e, circolarmente, della singola mostra e del dialogo tra le due mostre stesse. Se vi sta bene come tempi, le due mostre aprirebbero sabato 10 novembre, in sequenza, per chiudersi a metà o fine gennaio 2019. P.S. è probabile che a settembre si organizzi un sopralluogo con Chiesi e Galliano (fatto poi domenica 23 settembre) e perciò si potrebbe pensare di farlo tutti insieme, se avete modo di fare una gita in Romagna; comunque lo spazio è tutto sommato abbastanza semplice e lineare, e così possiamo comunque anche lavorare a distanza se per voi risulta complicato lo spostamento. Grazie ancora e a presto. M [email spedita venerdì 31 agosto alle 10.05] Cara Marta, caro Giuliano, ecco alcune foto e la planimetria, come promesso, del Granaio lo Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 21


spazio in cui esporrete a Fusignano. Un paio di precisazioni, naturalmente tavoli e sedie che vedete ora nell’ambiente non ci saranno, se non uno solo, collocato altrove, per i custodi e per i cataloghi e pieghevoli e altro materiale info della mostra che pensavo di posizionare tra i pannelli 10 e 11, appena si entra girando a sinistra, che poi è anche l’angolo un po’ sgaffo dove c’è anche il passaggio per i servizi e dove appunto non metterei dipinti. Come vedete la struttura anche internamente è a faccia a vista, ci sono delle pannellature bianche che si possono togliere credo, pensateci un attimo: direi che lo spazio è sicuramente più bello con il muro nudo a faccia a vista, ritmato da colonne e pilastri; l’unico neo di questa scelta, essendo il soffitto un po’ basso, è che tutto potrebbe diventare un po’ più buio e cavernoso, ma questa cosa potrebbe poi funzionare con le atmosfere dei vostri dipinti. In ogni caso, che si decida di togliere o meno i pannelli, la metratura dello spazio espositivo disponibile è comunque quella che vi segnalo sulla mappa (spero si capisca anche se molto artigianale quasi punk), perciò, se lasciamo come introduzione alla mostra e percorso

(titolo, nomi autori, due righe sul progetto e mostra, eccetera) i pannelli 10 e 11, ne restano altri dieci, cinque a testa. Grazie, buon lavoro e a presto! M

Ravenna, o del disegno come arma per vedere meglio. E il punk ancora, gentile ed esatto, quasi come felice.

uno spazio espositivo che rientrerà nel circuito della prossima edizione di Selvatico, con una mostra e sezione tra disegno e pittura in cui mi piacerebbe coinvolgervi e che vorrei costruire con voi. Lo spazio che ho visto la settimana scorsa insieme ai proprietari e titolari, e a cui ho proposto il vostro lavoro, è una galleria privata che si affaccia su piazza Kennedy a Ravenna di fronte a palazzo Rasponi delle Teste, molto bello e super centrale. La galleria in questione si

[email inviata mercoledì 19 settembre alle 10:36 a Gio Pistone e Nicola Alessandrini] Cara Gio, caro Nicola, vi scrivo solo ora perché aspettavo conferma della disponibilità di 22

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[venerdì 31 agosto, risposta di Marta Sesana ore 10.51 e Giuliano Sale ore 13.17] Ciao Massimiliano, ciao Giuliano, Il granaio pare proprio un bello spazio. Senza pannelli, tavole, sedie sarebbe l’ideale. Anche se dovesse risultare più scuro si potrebbe pensare a un’illuminazione differente (ci penserò su). Aspettando vostre, buona mattinata, Marta Ciao a tutti si mi sembra proprio un bello spazio, certo, ovviamente senza pannelli sarebbe meglio eh per il resto mi sembra tutto ok, grazie per le foto


chiama Vibra, e negli anni scorsi hanno collaborato con loro alcuni amici e artisti che hanno partecipato a edizioni passate di Selvatico come Domenico Grenci, Giulia Dall’Olio, Federica Giulianini, Eldy Vezaj e Sergio Policicchio. Non ho mai lavorato o avuto precedenti con questa galleria, perciò è un po’ una scommessa, ma ci hanno espresso più volte e da tempo il desiderio e volontà di aderire al progetto e alla mappa di Selvatico, e mi sono sembrati a conti fatti più che interessati, motivati e determinati. Dopo il nostro incontro si sono presi una settimana per studiarvi e capire se la cosa poteva rientrare nei loro interessi e corde, e mi hanno poi detto che gli piacerebbe fare questa mostra. Parliamo di una galleria non eccessivamente grande, con due belle stanze più una sorta di ufficio-magazzino e una scala d’ingresso abbastanza ampia (è al primo piano). Così, se vi va di pensare ad una seconda versione del vostro incontro e dialogo, dopo quello bolognese visto a Bilbolbul qualche anno fa, a me piacerebbe assai; se potete organizzeremo un sopralluogo a breve con i galleristi in questo spazio; intanto chiederò loro piantine e fotografie del luogo da inviarvi. P.S. Vi allego una bozza del progetto e geografia di Selvatico comprendente luoghi e autori coinvolti, e in cui non siete ancora inseriti, ma intanto potete farvi un’idea un po’ più precisa su che cosa vorremmo fare in questa edizione, e su cosa fare luce anche, a partire dalla polarità Fantasia/Fantasma, o immaginazione e memoria, dualità apparente e doppia tensione su cui si fondano e costruiscono le immagini, siano queste dipinte o affioranti tramite disegno. Fatemi sapere, vi abbraccio, M [email delle 11.04 di Nicola Alessandrini] Ciao Massimiliano! Ciao Gio! A me l’idea piace moltissimo e mi farebbe un grandissimo piacere partecipare! Unico dubbio/paura rimane sui tempi e sugli spazi... Come sempre mi piacerebbe portare lavori inediti (o quasi) e comunque inseriti all’interno di un progetto espositivo pensato ed orchestrato con Gio... ed i tempi sono un po’ stretti!!! Se riuscissi a fornirci delle foto ed una planimetria della galleria possiamo capire meglio quanti lavori portare e come suddividere gli spazi... Te Gio che dici? Abbraccio Nic [email delle 11:53]

Ciao Massimiliano, io e Gio ci siamo confrontati a riguardo, come ti ho accennato il nostro unico problema sarebbe la data. L’ideale sarebbe poter aprire la mostra un po’ più tardi, ad esempio attorno ai primi di dicembre (1-8?) per avere più tempo per poter integrare opere ultime già prodotte ad altre nuove che dialoghino tra di noi e col tema, bellissimo, proposto. In questo momento stiamo entrambi preparando una personale (io ad Avignone e Gio a Livorno) e difficilmente riusciremo ad essere pronti per metà novembre! Credi che si possa fare? A noi piacerebbe tantissimo!!! Un abbraccio Nic [email delle 15.55] Ciao Gio, ciao Nicola, ci terrei davvero molto alla vostra mostra e, nonostante l’avviso più che all’ultimo momento, dipendente da varie ragioni che non riporto per non annoiarvi, è da molti mesi che la penso e immagino, e che ci fantastico su. Penso non ci siano problemi a slittare un po’ in avanti, tipo il venerdì 7 dicembre; tra l’altro, in questo caso, la mostra avrebbe anche una comunicazione più semplice sfruttando l’onda delle precedenti inaugurazioni che si susseguiranno a partire dal 10 novembre e la cosa non sarebbe male visto che lavoriamo in uno spazio e contesto per noi vergine. Insieme alla vostra galleria, aspetto la conferma da parte di un secondo spazio sempre a Ravenna, dove mi piacerebbe fare Martoz, come una specie di controcanto alla vostra mostra, ma anche qualcosa che un po’, da un certo punto di vista, per segno e temperature cromatiche, sta forse in mezzo a voi due. Penso a due direzioni all’apparenza opposte del suo lavoro che hanno a che fare entrambe con disegno e anatomie (im)possibili e deformazioni psichedeliche, di proporzioni distorte sensuali o quasi medievali e una narrazione che si affida ciecamente alla pura percezione, non simbolica qui, ma puramente visiva e di conseguenza imperfetta e vera, ossia i suoi disegni erotici o, in alternativa, o insieme chissà, ai suoi altrettanto belli ritratti). Scrivo subito ai galleristi di Vibra per sottoporgli l’ipotesi di slittamento in avanti dell’apertura. N.B. L’unica cosa dove dovremo comunque accelerare è la consegna delle immagini per il catalogo (qui metterete quel che avete già a questo punto) dato che entro la prima settimana di ottobre devono arrivare a Marilena Benini (grafica) 4 immagini a testa più una scheda finale, che in catalogo sarà una specie di appendice contenente una breve biografia, oltre a una vostra altrettanto breve riflessione sui lavori che saranno esposti o, meglio ancora meglio, uno scritto intorno al tema delle mostre, come abbiamo fatto con il catalogo di Selvatico Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 23


Foresta che potete consultare per farvi un’idea più precisa di come imposteremo il prossimo volume, affatto dissimile dal precedente. Grazie davvero per la vostra preziosa e generosa disponibilità, a presto allora, M [La scheda inviata agli artisti in allegato con la prima lettera] Selvatico [tredici] 2018 Fantasia/Fantasma Pittura tra immaginazione e memoria Selvatico disegna una mappa che congiunge luoghi, musei, gallerie private ed edifici storici diffusi nel territorio romagnolo, intrecciando questa pluralità di spazi, e le storie contenute in essi, all’interno di una geografia e percorso espositivo che coinvolge e connette opere e artisti contemporanei, con una particolare attenzione rivolta qui alla pittura e a quella che sembra, a tutti gli effetti, una sua ennesima stagione felice. Non che la pittura sia mai stata abbandonata a dire il vero, o che questa fase rappresenti un ritorno inatteso a questo linguaggio dopo anni di silenzio, deserto e nascondimenti, anche se è evidente che da parte di una fitta schiera di giovani autori la pratica del dipingere è tornata a essere nuovamente centrale. E tangibile poi il moltiplicarsi vertiginoso di mostre che si impegnano a fare luce su questo mezzo, a scrutarlo e indagarlo, senza per questo poter mai scrivere la parola definitiva, trattandosi sempre e comunque di un linguaggio imprendibile e sfuggente proprio perché vitale. Selvatico propone così, come è stato nelle sue ultime edizioni a cui si ricollega come ripresa di un filo e discorso interrotti e sospesi, una serie di mostre che guardano principalmente alla pittura. E dall’esplorazione sulla pittura italiana ripartiamo senza tralasciare al contempo alcune delle sue molte ramificazioni, ibridazioni e innesti con altre discipline tra cui disegno e scultura, fumetto e installazione, a ribadire la mobilità, vivacità e forza di questo mezzo, linguaggio, disciplina e mondo. Cuore e centro del progetto è il Museo civico Luigi Varoli di Cotignola che, anche a partire dalla felice vicenda rappresentata dal cenacolo varoliano in bassa Romagna nella prima metà del novecento, traduce questa esperienza e la riattualizza, allargando ed espandendo, con Selvatico, questa vocazione ostinata che mira a favorire, portare e coltivare l’arte in provincia come presenza necessaria, vitale e urgente. Lo fa guardando a piccole realtà e anche a istituzioni più grandi e prestigiose, facendo rete, e segnalando sempre il suo 24

| selvatico [tredici]

sguardo periferico e il suo operare ai margini, una sorta di giusta distanza che diventa una delle chiavi per cercare di orientarsi, esplorare il presente, guardare il mondo e rilanciare domande. Una provincia che sembra poter essere ancora, quasi resistente o dimenticata, panorama e scenario disponibile all’incontro, al confronto e dialogo tra artisti, e tra artisti e pubblico, anche a ribadire una caratteristica propria e specifica del territorio italiano tutto, vera e propria costellazione di piccoli centri che rende luoghi, paesaggi, presenze e testimonianze artistiche un prezioso unicum, indivisibile e fatto di diversità, cucito lentamente da scambi e rimandi che testimoniano di incontri, influenze e aperture. Un tessuto su cui Selvatico prova a innestare nuovi sguardi, quelli di una serie di artisti di varia provenienza geografica, tra giovani autori e altri più affermati e conosciuti, capaci di attivare una relazione fertile tra luoghi e opere e operatori, tra il vicino e il lontano, tra una dimensione locale non arroccata o impaurita e una nazionale. Ascolto e coltivazione sono le modalità di questo progetto che mette al centro i musei, intesi non solo come contenitori e raccolte, ma anche come luoghi di produzione aperti al contemporaneo e custodi di un’identità mobile e sempre in trasformazione. Un ruolo, una collocazione e vocazione che, ancora di più se il museo è piccolo e istituzione pubblica, lo caratterizzano come sguardo e spazio indipendente tra le cui funzioni c’è sicuramente quella di cercare di offrire e segnalare punti di vista altri, assumendo rischi nel disegnare traiettorie divergenti e non somiglianti, acquisendo modi di fare e vedere che seguono pratiche e movimenti diversi rispetto a quel che può avvenire in un sistema che invece, nel bene e nel male, non sembra poter prescindere dal valore del mercato e dell’economia. Dopo le mostre del 2017 che avevano a che fare con l’immagine e ombra della foresta, metafora vegetale del dipingere e della pittura stessa, e anche sguardo che si volgeva all’attenzione da parte di molti artisti al dato naturale e sua rappresentazione, il prossimo episodio di Selvatico parte invece dall’incontro, coesistenza e giustapposizione di due termini, Fantasia/Fantasma, a segnalare più che un tema specifico o un’umore, un’affinità o radice comune presente nelle due parole, un intrecciarsi e sfumare che ci sembra abbracciare bene la condizione propria del formarsi delle immagini, prima ancora dei contrasti e divergenze apparenti tra le due suggestioni e concetti affiancati, che infine si rivelano non del tutto separabili, ma estremi di una polarità. Emerge qui una tensione, anche drammatica, che è della rappresentazione e propria della pittura, da una parte il rischio costante e


l’insidia della possibile sparizione dell’immagine dovuta al suo stratificarsi in pelli che negano e sommergono segni e gesti precedenti, o anche dell’aggressione iconoclasta o furiosa e, dall’altra, una sua capacità di dare spazio alla narrazione e alle storie, dove il dipinto è ancora finzione, trappola e macchina scenica, inganno, finestra che si apre e affaccia spalancando mondi e in cui il mondo è, non solo ricordato o visto, ma immaginato e fantasticato ogni volta, o ricondotto a sintesi e precisione misteriosa di pura immagine fatta da segno tremante. E pittura che in un gioco di specchi riflette su se stessa. Due o più direzioni, pluralità quindi, non per forza in contrasto o alternative, ma molte volte scivolanti e slittanti l’una all’altra, capaci di nutrirsi a vicenda, o di ostacolarsi, battagliare e mangiarsi. Pittura come animale o forma collettiva, oscillante tra racconto e sparizione, ora descrittiva, esatta, sintetica o ricca di dettagli, ora vicina alla perdita e all’abbandono, come impegnata in una sorta di lotta e tentativo per salvare residui e pezzi di visione, memorie e tracce del tempo che si sommano, crescono e negano coprendosi quasi pompeianamente. O, per opposto, il ricorso al non finito. Fantasia e fantasma, o anche immaginazione e memoria: due parole che hanno la stessa origine a ribadire una radice comune delle immagini e del processo mentale che ci porta a pensarne e farne di nuove, o a tradurre, trasformare e tradire quelle già esistenti, sempre e ancora. La mostra affianca queste molteplici direzioni e polarità della pittura contemporanea, contrapponendole talvolta, integrandole indistinguibili altrove, tracciando nuove piste e sentieri che conducano fuori dal bosco o che ci sperdano in esso. Teste e foreste, memorie vegetali, paesaggi con figure, scenari, luce e ombra, le cose e gli oggetti come custodi muti delle storie, animali, fiabe e racconti. L’idea della mostra gira intorno a uno scritto di Gianni Celati intitolato Sulla fantasia contenuto in “Conversazioni del vento volatore” edito da Quodlibet nel 2011. Ne riportiamo qui alcuni passaggi che sembrano adattarsi bene, non solo al processo e farsi del pensiero e delle immagini, ma anche alla pratica stessa del dipingere: Il fatto è che noi ci serviamo della fantasia tutti i momenti per interpretare le cose, cercando di capire quello che è fuori dalla nostra portata; e tutto il nostro sistema emotivo dipende da come immaginiamo ciò che non è sotto i nostri occhi. Quando abbiamo paura, quando siamo a disagio, quando siamo gelosi, quando facciamo progetti, entra in gioco l’atto del fantasticare. Quando siamo innamorati non facciamo che ripassarci il film delle fantasie sull’essere

amato, e anche quando riflettiamo cerchiamo aiuto nell’immaginazione o nella fantasticazione. Il fantasticare è così assiduo che lo diamo per scontato. Però se si inceppa abbiamo un campanello d’allarme, che è la noia: la noia è una specie di nebbia mentale che blocca gli slanci immaginativi, e rende fastidioso il flusso di stimoli che viene dal mondo esterno. (…) Aristotele chiama in due modi le immagini che sorgono dalla mente: phantasma e phantasia, entrambi dal verbo phaino, “mostrare”. Sono figurazioni che “si mostrano” in noi come un richiamo a percezioni avute o possibili. Queste immagini della mente, dice Aristotele, Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria 25


sono una combinazione di ciò che abbiamo percepito attraverso i sensi e ciò che opiniamo con l’intelletto. E nel trattato sulla memoria dice che la memoria è un portato dell’immaginazione; dunque immaginazione e memoria non sono separabili. Ricordare vuol dire in qualche modo immaginare la cosa ricordata, ripensarla fantasticamente. (…) Insomma le immagini sono uno stato ricettivo a cui ci apriamo, e nei termini di Aristotele uno stato ricettivo è una passione (l’opposto dell’azione). Dunque tutto il sentire dei sensi, ossia la percezione, corrisponde a forme di passione. Non è nella forma bruta dello scambio di informazioni che capiamo qualcosa del mondo esterno, ma nel processo con cui ci proiettiamo verso ciò che si configura come un’esperienza e una passione. L’esempio più importante è Giambattista Vico. La rivoluzione di Vico sta nel concepire l’immaginazione non come una produzione soggettiva, ma come un filo che collega gli uomini. In altre parole: noi possiamo capire fantasticazioni e mitologie molto lontane da noi, perché anche la nostra forma mentis è disposta a produrre fantasticazioni e mitologie simili, cominciando da quando eravamo bambini. Solo così si possono rimemorare i processi che hanno dato luogo a costruzioni mitologiche e antropologiche, secondo gli stadi della vita collettiva. In questo senso la fantasia non è qualcosa di soggettivo, ma una vasta memoria collettiva che ci collega al passato e anche a ciò che è lontano da noi, fino ai limiti dell’umano. La scienza che si occupa di queste cose, Vico la chiama “sapienza poetica”, come scienza delle forme fantastiche con cui gli uomini si intendono. Questo è il succo del pensiero di Vico. Ed è il presupposto di ogni antropologia, che è una memoria dove i cosiddetti primitivi non stanno più in una opposizione categorica rispetto a noi. (…) Ma, posto questo schema, dove Don Chisciotte ha sempre torto in quanto invasato da fantasie passate di moda, poi succede che sono le sue tendenze fantasticanti a arricchire di senso il mondo. Sono le sue fantasie e le sue riflessioni a farci intravedere l’aperto mondo sotto l’aperto cielo come la nostra unica vera casa. Tutto il Don Chisciotte resta un esempio meraviglioso di questa potenza del pensiero figurale che ci guida verso un’apertura al mondo esterno.

1 > Fusignano Inaugurazione sabato 10 novembre ore 17 11.11.18 – 20.1.19 • Museo civico San Rocco Andrea Chiesi / Daniele Galliano • Il Granaio Marta Sesana / Giuliano Sale 2 > Cotignola Museo civico Luigi Varoli Inaugurazione sabato 24 novembre ore 16 25.11.18 – 27.1.18 • Palazzo Sforza/piano terra sala 1 - Juan Carlos Ceci, Enrico Tealdi, Rosario Vicidomini sala 2 - Sabrina Casadei, Beatrice Meoni, Julie Rebecca Poulain sala 3 - Manuel Portioli • Palazzo Sforza/primo piano Riccardo Cavallini • Palazzo sforza secondo piano Silvia Argiolas, Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Andrea Fiorino • Spazio corso Sforza 27 e 28 Elisa Filomena /Azadeh Ardalan • Casa studio Luigi Varoli Francesco Bocchini • Palazzo Pezzi Piano terra - Giorgio Pignotti - Francesco Cuna / Marco Bettio Ettore Pinelli / Stefano W. Pasquini / Angelo Bellobono Primo piano - Benedetto Di Francesco – Giuliano Guatta / Paolo De Biasi – Luca Moscariello / Simone Luschi / Andrea Grotto – Barbara De Vivi / Giulio Saverio Rossi / Amandine Samyn 3 > Ravenna Inaugurazione venerdì 7 dicembre ore 18.30 7.12.18 – 13.1.19 • Galleria VIBRA Gio Pistone – Nicola Alessandrini Boncellino di Bagnacavallo, terminato e assemblato domenica 30 settembre 2018 Massimiliano Fabbri


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Fantasia/Fantasma Pittura tra immaginazione e memoria > Fusignano Centro culturale “Il Granaio� Marta Sesana | Giuliano Sale Museo civico San Rocco Andrea Chiesi | Daniele Galliano

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AC = Andrea Chiesi DG = Daniele Galliano AC DG AC

DG

AC DG

Museo civico San Rocco

MS = Marta Sesana GS = Giuliano Sale

MS

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Centro culturale “Il Granaio”

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Andrea Chiesi

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Daniele Galliano

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Giuliano Sale

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Marta Sesana

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BM

JRP

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RC

MP

JCC

Palazzo Sforza piano terraTERRA PIANO PIANO TERRA PIANO TERRA

Palazzo Sforza primo piano PIANO PRIMO PIANO PRIMO

PIANO PRIMO

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PALAZZO SFORZA PALAZZO SFORZA PALAZZO SFORZA

SA

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PIANO SECONDO Palazzo Sforza secondo piano PIANO SECONDO 56

PIANO SECONDO


FB

FB

FB

Casa Varoli piano terra

Casa Varoli primo piano

JCC = Juan Carlos Ceci ET = Enrico Tealdi RV= Rosario Vicidomini SC = Sabrina Casadei BM = Beatrice Meoni JRP = Julie Rebecca Poulain MP = Manuel Portioli RC = Riccardo Cavallini SA = Silvia Argiolas GMP = Giovanni Manunta Pastorello AG = Agnese Guido AF = Andrea Fiorino EF = Elisa Filomena AA = Azadeh Ardalan FB = Francesco Bocchini

AA EF

Spazio corso Sforza 27 57


Palazzo Pezzi

FC

AB

GSR

BDF GG

GP SL LM

AG

EP SWP

piano terra

PDB MB

BDV

primo piano

SWP = Stefano W. Pasquini MB = Marco Bettio EP = Ettore Pinelli GP = Giorgio Pignotti FC = Francesco Cuna AB = Angelo Bellobono

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AS

AS = Amandine Samyn PDB = Paolo De Biasi LM = Luca Moscariello AG = Andrea Grotto BDV = Barbara De Vivi BDF = Benedetto Di Francesco GG = Giuliano Guatta GSR = Giulio Saverio Rossi SL = Simone Luschi


Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria > Cotignola, Museo civico Luigi Varoli

• Palazzo Sforza piano terra sala 1 - Juan Carlos Ceci, Enrico Tealdi, Rosario Vicidomini sala 2 - Sabrina Casadei, Beatrice Meoni, Julie Rebecca Poulain sala 3 - Manuel Portioli primo piano, pinacoteca Riccardo Cavallini secondo piano Silvia Argiolas, Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Andrea Fiorino • Spazio corso Sforza 27 Elisa Filomena, Azadeh Ardalan • Casa-studio Luigi Varoli Francesco Bocchini • Palazzo Pezzi piano terra Stefano W. Pasquini | Marco Bettio - Ettore Pinelli Giorgio Pignotti - Francesco Cuna | Angelo Bellobono primo piano Amandine Samyn | Paolo De Biasi – Luca Moscariello Andrea Grotto – Barbara De Vivi | Benedetto Di Francesco – Giuliano Guatta Giulio Saverio Rossi | Simone Luschi

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| selvatico [tredici]


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Enrico Tealdi

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Juan Carlos Ceci

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Sabrina Casadei

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Manuel Portioli

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Giovanni Manunta Pastorello

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Silvia Argiolas

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Azadeh Ardalan

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Elisa Filomena

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Angelo Bellobono

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Giorgio Pignotti

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Luca Moscariello

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Fantasia/Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria CADAVERI DELIZIOSI ovvero parsimonia e leggerezza per la morte dell’animale che parla

> Ravenna Palazzo Rasponi Murat VIBRA Spazio contemporaneo di idee Gio Pistone | Nicola Alessandrini

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GP = Gio Pistone NA = Nicola Alessandrini


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Nicola Alessandrini

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Schede autori

Nicola Alessandrini (pp 200, 205) Azadeh Ardalan (pp 114, 206) Silvia Argiolas (pp 98, 207) Angelo Bellobono (pp 134, 208) Marco Bettio (pp 148, 209) Francesco Bocchini (pp 124, 210) Sabrina Casadei (pp 80, 211) Riccardo Cavallini (pp 110, 212) Juan Carlos Ceci (pp 66, 213) Andrea Chiesi (pp 28, 214) Francesco Cuna (pp 144, 215) Paolo De Biasi (pp 178, 216) Barbara De Vivi (pp 165, 217) Benedetto Di Francesco (pp 186, 218) Elisa Filomena (pp 119, 219) Andrea Fiorino (pp 102, 220) Daniele Galliano (pp 102, 221) Andrea Grotto (pp 35, 222) Giuliano Guatta (pp 190, 223) Agnese Guido (pp 106, 224) Simone Luschi (pp 182, 225) Giovanni Manunta Pastorello (pp 94, 226) Beatrice Meoni (pp 75, 227) Luca Moscariello (pp 174, 228) Stefano W. Pasquini (pp 130, 229) Giorgio Pignotti (pp 140, 230) Ettore Pinelli (pp 152, 231) Gio Pistone (pp 196, 232) Manuel Portioli (pp 90, 233) Julie Rebecca Poulain (pp 84, 234) Giulio Saverio Rossi (pp 156, 235) Giuliano Sale (pp 42, 236) Amandine Samyn (pp 170, 237) Marta Sesana (pp 48, 238) Enrico Tealdi (pp 62, 239) Rosario Vicidomini (pp 70, 240) 206


Nicola Alessandrini Nicola Alessandrini è nato il 31 dicembre del 1977 a Macerata. Ha frequentato la scuola materna di via Panfilo, di fianco al mattatoio comunale: nei ricordi, le ricreazioni in giardino fra risa di bambini e pianti di animali. Le scuole elementari le ha fatte al De Amicis, il gruppo dei maschi non lo voleva perché non giocava a calcio e quello delle femmine perché era maschio. Durante le medie, al Verdi, leggeva Buzzati per “antologia” e disegnava carcerati per “educazione artistica”. Al liceo Leopardi andava senza libri e senza compiti, solo per vedere la ragazza di cui era di volta in volta innamorato. Poi durante l’Accademia di Belle Arti è diventato padre; ha fatto varie mostre e cose belle, nella testa sempre e comunque pianti di bambini e risa di animali. La turbolenta cosmologia di immagini, descritta da Nicola Alessandrini, racconta il tragico processo di penetrazione e colonizzazione dell’inconscio nella Realtà. Il lavoro dell’artista trova proprio nel superamento del limite biologico, la possibilità di intervenire direttamente nel processo evolutivo. Individui che consumano se stessi sotto forma di immagini e astrazioni, innesti clinici attraverso cui vengono replicati desideri, senso di identità e ricordi personali, confluiscono in forme radicalmente nuove in grado di rispondere alla complessità e all’intreccio del nostro momento storico. Siamo entità multiformi e complesse, in cui istinto, ragione, colpa, ataviche tare genetiche si mescolano in modo confuso; ma anche esseri incompleti e fallaci, in uno stadio di evoluzione non finito e viziato. Le sue opere, sia in strada che in galleria, sono spesso immagini invadenti, scomode e profondamente destabilizzanti che intrecciano scienza e cultura popolare, folklore e quotidiano. CADAVERI DELIZIOSI ovvero parsimonia e leggerezza per la morte dell’animale che parla La mostra è composta in parte di lavori singoli che riflettono su figure mitiche ed archetipe, o che vorrebbero essere tali, dall’altra su cadaveri squisiti, lavori che faremo casualmente io e Gio, con qualche indicazione formale generica e che poi uniremo in fase di allestimento.

Penelope, 2018, grafite, matite, sanguigna su carta 60x80 cm

Guardiano 1 (Territorial pissing), 2017, grafite e matita su carta, 230x120 cm

Guardiano 2 (Verrà la morte e avrà la tua faccia da cazzo), 2018, grafite e matita su carta, 220x110 cm

La marcia dei manigoldi (particolare), 2018, grafite e matita su carta, 50x120 cm

Pongo, 2018 grafite e matita su carta, 40x60 cm

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Azadeh Ardalan (Iran, 1983) Sono laureata in lingue e letterature straniere presso l’Università di Bologna. Ho sempre avuto una passione per imparare diverse lingue straniere, questo ha avuto un effetto sul mio dipingere. Le lingue hanno un mondo vasto e paragonabile all’arte. Nel mio dipingere ho cercato un mondo di sogno senza limite nel quale i colori e le figure si appariscono senza proporzioni logiche. Ho sempre i sogni visivi e che ho cercato di riprodurli nel mondo di pittura. La mia interesse per l’arte, soprattutto, per il cinema, il teatro e la musica mi aiuta anche nel dipingere perche penso che tutte le arti siano collegate fra di loro.

Senza titolo, 2018, digitale e acrilico su tela, 70x50 cm

Depression in birthday, 2018, digitale, acrilico e olio su tela, 70x50 cm

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This is not normal, 2018, digitale e acrilico su tela, 50x70 cm

The anger, 2017, digitale e acrilico su tela, 70x50 cm

Crossing the river, 2018, digitale e acrilico su tela, 70x50 cm

Slept man, 2018, digitale, acrilico e olio su tela, 70x50 cm

The dog return, 2018, digitale, acrilico e olio su tela. 70x50 cm

The nearest park, 2018, digitale e acrilico su tela, 70x50 cm

The summer is over, 2018, digitale, acrilico su tela, 70x50 cm

Senza titolo 2017, digitale e acrilico su tela, 50x70 cm

Senza titolo 2018, digitale e acrilico su tela, 50x70 cm

Senza titolo 2017, digitale e acrilico su tela, 50x70 cm

Insomnia, 2018, digitale, acrilico e olio su tela, 70x50 cm

Senza titolo 2018, digitale e acrilico su tela, 50x70 cm


Silvia Argiolas Silvia Argiolas nata a Cagliari nel 1977. Vive e lavora a Milano. Nel 2008 partecipa alla mostra pubblica Arrivi e partenze alla Mole Vanvitelliana di Ancona, curata da Alberto Fiz e Walter Gasperoni. Nello stesso anno partecipa ad Allarmi 4 alla Caserma De Cristoforis a Como. Tra le mostre principali: Mostre personali: 2018 Il mangiarsi reciproco, galleria Richterfineart, Roma / 2017 lalangue, GallerieRompone, Koln / 2016 Di carne di nulla, AntonioColomboGallery, Vasi e serpenti, Burning giraffe gallery, Torino / 2015 Last Moments, Robert Kannaj gallery / 2014 A Day In The Life, L.E.M, Ivan Quaroni, Walk on the wild side (Conversion Of Evil) Galleria Antonio Colombo, Milano, R. Fantoni / 2013 Opere scelte, Catania Art Gallery, Catania, I. Quaroni, Silvia Argiolas Solo Show, Robert Kananaj gallery, Toronto, R. Kananaj / 2012 You are not really so bad, Galleria D406, Modena, A. Losavio / 2011 The Season of the Witch, Galleria Antonio Colombo, Milano, R. Fantoni / 2010 Rainbrow Wrong, Fondazione Durini, Milano, S. Fabbri, I and I Little Circus, Galleria Antonio Colombo, Milano, M. C. Valacchi / 2009 Magica Arborea, Tube Gallery, Milano, I. Quaroni / 2007 Lullaby, Galleria Capsula, Roma, E. Olmetto Premi e riconoscimenti: 2015 Premio Fabbri ( artista finalista) 2012 Premio Terna04 (artista finalista) 2010 Premio Terna03 (artista finalista) 2010 Premio Parati (artista finalista) 2008 Premio Italian Factory (artista finalista) 2006 Premio Celeste (Artista finalista). Mostre Collettive selezionate: 2017 Apocalittica ItalianNewbrow, labsGallery Bologna, / 2016 Non amo le rose che non colsi, Galleria Richterfineart / 2015 PanoRama, a cura di Olga Gambari, sedi varie Torino, La famosa invasione degli artisti a Milano a cura di Luca Beatrice e Ivan Quaroni, Galleria Antonio Colombo, Milano / 2014 Selvatico tre una testa che guarda, Museo Civico delle Cappuccine, M.Fabbri, Et in Arcadia Ego, Man Ray, E.Carbone 2014 P2P #02 – Deep, Circoloquadro, A.Beretta / 2013 The Dark Knight, Piancoteca Carlo Contini, Oristano, I. S. Fenu / 2012 Something Else, Galleria Antonio Colombo, Milano, R. Fantoni, Premio Terna04, Sezione Gigawatt, Roma, Big Bang, Galleria Lem, Sassari, D. Mariani, Biennale Italia, Cina, Villa Reale, Monza, S. Orlandi, I. Quaroni, Italian Newbrow. Cattive Compagnie, Fortino, Forte dei Marmi, I. Quaroni, The shape of painting to come, Galleria Lem,

Sassari, Racconti selvatici, Galleria delle Battaglie, Brescia, A. Lacarpia, Italian Newbrow, Pinacoteca civica palazzo Volpi, Como, I. Quaroni, Centocinquanta. La giovane arte Italiana, Sale del municipio, Lizzano (TA), D. C / 2011 Chi ha paura dell’immagine, Galleria Antonio Colombo, Art Verona, I. Quaroni, Il Mito del Vero – Situation, Palazzo Guidobono, Tortona (AL), P. Lesino, G. M. Prati, C.A.P.A. Misteri, Residenza casa Arcangelo, Benevento, I. Quaroni, LIV Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Sardegna, Museo Maseddu, Sassari 2011 Italian Newbrow. Nuovo profilo italiano, Galleria AreaB, Scope Art Fair, New York (USA) / 2010 Tracce 2010. VII Biennale giovani artisti, Castello di Sarzano, Casina (RE), Effetto Notte, S.O.S. Save our skier, Galleria de Faveri, Bolzano, V. Siviero, XXS Extra Extra Small, SuperstudioPiù, Milano, S. Fabbri, Forward Rewind, Galleria Antonio Colombo, Milano, A. Colombo, Folk Tales, Galleria AreaB, Milano, I. Quaroni, PremioTerna03, Sezione Gigawatt, Roma, Ouverture, Galleria San Salvatore, Modena, I. Quaroni / 2009 Degli uomini selvaggi e d’altre forasticherie, Lab610xl, Bolzano, V. Siviero, Serrone Biennale Giovani, Serrone di Villa Reale, Monza (MB), I. Quaroni, Whaleless, Strichinin Gallery, Londra, G. Cervi / 2008 Allarmi 2008, Caserma de Cristoforis, Como, I. Quaroni, A. Trabucco, A. Zanchetta, Arrivi e Partenze, Mole Vanvitelliana, Ancona, A. Fiz, Premio Italian Factory per la giovane pittura Italiana, Fabbrica del Vapore, Milano, C. Canal, Wars or Word?, Centro comunale Lazzaretto, Cagliari, Fondazione Batoli-Felter, A. Menesini. Art Fairs: 2017 Artissima fair Torino, galleria Antonio Colombo / 2012 AAM, Sede Sole 24Ore, Milano, Affordable Art Fair, Superstudio Più, Milano, ArtVerona, Verona / 2011 ArtVerona, Verona, Art First Art Fair, Bologna, Scope Art Fair, New York / 2010 ArtVerona, Verona Collaborazioni: 2012 Perfomance con Anibal Lopez durante l’inaugurazione della mostra personale Antologia del la violencia en Guatemala. La mia installazione parla dei fantasmi che ci formano, del peccato originale e dei piccoli tasselli che ci formano interiormente, noi siamo la natura, noi siamo i nostri peccati. Noi siamo natura matrigna, il bene il male.

La moglie di Dio, 2018, grafite, china, collage su carta, 2018, dimensioni varie, Collezione Rivabella

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Angelo Bellobono È un artista e un allenatore di sci. “Dipingo per tornare a casa. La pittura è la mia mappa fatta di sudore, vento, freddo, sole, salite e discese, è la costruzione del sentiero.” Credo che in queste parole si racchiuda il senso del mio fare pittura, che si muove tra antropologia, geologia, geografia e attraversamenti. Il mio errare mi restituisce fantasmi e sensazioni, il corpo se ne fa carico, immagazzina, e la pittura fa il resto, scava nei muscoli, nelle ossa e negli occhi e trasforma in una mescolanza di essenziali essenze, sintetiche e concentrate. Angelo Bellobono usa la pittura per trasmutare il reale, il paesaggio e il volto in un rigoroso distillato di atmosfere e racconti sospesi, che indagano il rapporto tra antropologia, geologia, identità, confine e territorio. Sperimenta costantemente un senso di appartenenza corporale ai luoghi, esperienza necessaria a leggere sedimentazioni e memorie del paesaggio, i suoi incontri con l’uomo e per evitare amnesie risvegliando sensi sopiti. Il ghiaccio e le montagne, sono elementi importanti del suo lavoro, ghiaccio che rappresenta l’archivio di memoria del pianeta e le montagne, considerate cerniere e non barriere, in grado di costruire ponti e continuità di confini. Entrando in stretto contatto con le comunità, le loro storie e il loro rapporto con i luoghi, Bellobono ha avviato attività interdisciplinari e progetti in cui l’arte, lo sport e la biosostenibilità, diventano strumenti di connettività sociale e sviluppo microeconomico, come nel caso di Atla(s)now cominciato nel 2011 con le comunità Amazigh dell’Alto Atlante marocchino, o Before me and after my time che coinvolge i Ramapough Lenape, i Nativi americani indigeni di New York e Io sono futuro nelle aree appenniniche colpite dal sisma. Ha partecipato alla XV Quadriennale di Roma e alla IV e V Biennale di Marrakech e alla mostra museale De prospectiva Pingendi a Todi. Ha esposto in spazi pubblici e privati come l’American University’s Katzen Art Center di Washington, lo spazio Mars di Milano, la Fondazione Volume di Roma, il Museo di arte moderna del Cairo e di Nuova Delhi, il Museo Macro di Roma, il Museo Ciac di Genazzano, il Palazzo Re Enzo di Bologna, la the Othersize gallery di Milano, la Galleria Wunderkammern di Roma, la Galleria Changing Role di Napoli e Envoy Gallery di New York, Frank Pages di Ginevra, Biasa ArtSpace di Bali. Ha vinto il premio Celeste per la pittura nel 2005 e il Drawing artslant nel 2009. È stato finalista del Premio Lissone, del premio Combat, del Premio Portali dello Scompiglio. Nel 2010 è stato invitato ai Martedì critici e nel 2015 al Tedx-Roma. Negli anni è stato invitato in varie residenze come Bocs Cosenza, Landina Cars Omegna, Fondazione La o le Mon San Ceasario di Lecce. Il suo lavoro si trova in numerose collezioni pubbliche e private.

Moving borders, 2015, acrilico e olio su tela, 100x100 cm, courtesy collezione Claudio Caputo

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Terramossa, 2017, olio su tela, 50x50 cm

Moving borders, 2014, acrilico su rivista Modern painter, 34x24 cm

Broken landscape, 2014, acrilico e olio su tela, 40x40 cm

Territorio, 2017, acrilico su tela, 40x40 cm

Moving borders, acrilico su rivista Flashart, 30x22 cm

Terremosse, 2018, acrilico e olio su tela, 70x70 cm


Marco Bettio Nato a Padova (nel 1974) dove vive e si forma. Dopo il liceo artistico frequenta la sezione di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, senza però giungere al diploma. In questi anni partecipa e organizza le prime esposizioni in spazi pubblici e privati. Nel 1996 si trasferisce a Pistoia dove espone e inizia a collaborare con studi di architettura e interior design. Dal 2002 al 2014 vive e lavora a Milano, collaborando con diverse gallerie e spazi indipendenti (annotazioni d’arte, galleria e-studio, galleria Antonio Battaglia, galleria Eclettica, Open Art gallery). Dal 2014 vive tra Torino ed Aosta, collabora con varie gallerie tra cui Gilda Contemporary Art di Milano, Zaion Gallery di Biella, Veniero Project di Palermo e Arionte Arte Contemporanea di Catania. Una ritualità antica, la pittura, e in quella ritualità ci ritroviamo pittori, insieme. In una ritualità antica vive anche lo sguardo del pittore, capace di vedere, spogliare e ignorare. Sognare, anche. Tra queste ritualità antiche sta anche il mio lavoro, forse soprattutto nel cercare di vedere nel reale quello che non sono stato capace di sognare, posandolo su una tela per darmi la possibilità di immaginarne gli sviluppi possibili.

La Bassa Valle - Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più, 2018, olio su juta, 100x120 cm

Desiderio #2, 2014, olio su tela, 15x18 cm

Desiderio #38 - encomio dell’ibridazione, 2018, olio su lino, 10x12 cm courtesy Zaion Gallery, Biella

Desiderio #38 - encomio dell’ibridazione, 2018, olio su lino, 10x12 cm courtesy Zaion Gallery, Biella

Desiderio #37, quello che pensiamo di diventare 2018, olio su lino, 10x12 cm courtesy Arionte Arte Contemporanea, Catania

Fotofinish, 2017, olio su lino, 40x40 cm, collezione privata, Courmayeur (AO)

Le Sirene, I ‘m bad like a Jesse James, 2018, olio su lino, 50x50 cm

Le Sirene, 2018, olio su lino, 35x50 cm, courtesy Zaion Gallery Biella

Le Sirene, Unicuique Suum, 2018, olio su lino, 35x50 cm

La Bassa Valle - Boschettino, 2018, olio su lino, 18x24 cm

Paesaggi Selvatici #1, 2018, olio su lino, 15x18 cm

Paesaggi Selvatici #2, 2018, olio su lino, 15x18 cm

Scrigno l’attrazione è un modello di Paesaggi Selvatici decadenza, #3 -Italia Germania 2017, olio su 4 a 3, 2018, olio lino, 24x18 cm su lino, 15x18 cm, courtesy Gilda collezione Fabbri, Contemporary Cotignola (RA) Art, Milano 211


Francesco Bocchini Nato a Cesena nel 1969. La sua operatività si è concentrata su lamiera e ferri smaltati per produrre macchine di marchingegni elementari. Meccanismi, installazioni, teche e altro: lamiera di ferro dipinta a olio, un lavoro in equilibrio tra ironia, mistero e dramma. Dalla metà degli anni ’90 il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in gallerie private e in spazi pubblici. Vive e lavora a Gambettola (Cesena). “Nei giorni assolati e al vespro novembrino li sentivamo muoversi, e parlare, e attraversare le stanze senza che fosse vista immagine alcuna. Non erano come noi. Non erano come noi. E spesso ho ricordato ciò che vidi e sempre ho dubitato se fosse vero o frutto di una fantasia.” Dalle memorie di un uomo dell’Ottocento.

Crocefissione Grünewald 2017, scultura in lamiera di ferro in banda stagnata, 500x350x340 cm Indovina indovinello, di chi è il corpo dell’umanità? 2011 meccanismo a parete olio su lamiera di ferro 144x192x27 cm 212

Vegetazione fruttifera notturna, 2018 lamiera di ferro smaltata 105x60 cm Lumen, 2018 ferro, vetro e materiali vari 60x35x156 cm

Belpaese, 2009, olio su lamiera di ferro, installazione a parete, 5x3 mt Blanco psico macrobio, 2014, ferro, vetro e materiali vari 160x40x220 cm


Sabrina Casadei Sabrina Casadei nasce a Roma nel 1985 dove vive e lavora. Espone in mostre e fiere nazionali e internazionali, tra cui: 2018 No old thing under the sun (Solo), Eduardo Secci Contemporary, Firenze; Art Paris Art Fair, Grand Palais, Parigi, Francia; MAPS, Società Geografica Italiana, Villa Celimontana, Roma; Untitled Art Fair, San Francisco, Usa; 2017 Terre Emerse (Solo), Francesca Antonini Arte Contemporanea, Roma; Invisibili Connessioni – Punctum, Archivio Storico e Museo Italgas, Torino; Malerbe, Istituto di Cultura Austriaco, Roma; Landina, CARS, Omegna (VB); 2016 A Thousand Miles away -Residenze #2 (Solo), AlbumArte, Roma; Bølge (Solo), NKD, Dale Sunnfjord, Norvegia. È ospite di diverse residenze artistiche all’estero, tra le quali: 2018 NES Artist Residency (upcoming), Skagastrond, Islanda; 2017 Rotes Haus, Artist in residence Kunstsommer Moritzburg, Germania; 2016 NKD, Nordic Artists’ Centre Dale, Dale, Norvegia; 2014 Le CouveNt Artist in Residence, Le CouveNt, Auzits, Francia. www.sabrinacasadei.com La mia ricerca pittorica è basata su un dialogo continuo con il mondo esterno. Un dialogo silenzioso, fatto di ascolto e di uno sguardo dilatato, in un’accezione che va al di là dell’estetica. Per me è importante instaurare un rapporto empatico con il mondo, dove il senso della vista si trasforma in riflessione, quando l’occhio non mette a fuoco nulla e lascia la visione libera, slegata da qualsiasi tipo di limite cognitivo. Su questa linea sottile si muove la tematica Fantasma / Fantasia. Mi piace immaginarlo come una sorta di insieme semantico fatto di confini liquidi dove, chi vi entra a far parte alteri il proprio stato a seconda del liquido altro che incontra e a sua volta alteri lo stato del liquido incontrato, in una contagiosa quanto casuale reazione a catena. La tensione interna della pittura stessa, la sua capacità di far accadere o immobilizzare credo sia fantasmatica. A volte si giunge in luoghi spaventosi e terribilmente affascinanti; i pittori lo comprendono, tutti i pittori lo sanno.

No old thing under the sun, 2018, tecnica mista su tela, 90x130 cm

Bosco, 2018, tecnica mista su tela, 100x130 cm

Terre emerse #5, 2017 tecnica mista su tela, 30x40 cm

Cosmos #2, 2017, tecnica mista su tela, 65x65 cm

Glowing Moon, 2017, tecnica mista su tela, 180x200 cm

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Riccardo Cavallini Riccardo Cavallini è nato a Padova nel 1971. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1995, nella sezione di pittura. Vive e lavora a Vicenza e ha partecipato a varie collettive artistiche e personali nazionali. Tra le collettive: Furore tra follia e onirico, Palazzo Pisani, Lonigo (Vi); New Generation Festival Alétheia, Vicenza; Deep a cura di Arianna Beretta, Galleria Circoloquadro, Milano; This is an exile, Collettiva presso galleria LEM di Sassari, curatori Valerio Melchiotti, Giovanni Manunta Pastorello; residenza artistica Cosenza, ideatore e curatore Alberto Dambruoso; Collettiva Overlook a cura di Cesare Baracca, Rimini, Ala Nuova del Museo della Città; New Generation Festival Lonigo (Vi); Vera,collettiva Centro d’Arte e di Cultura-Piove di Sacco (Pd); Les enfants devront jover dans le jardin a cura di Ileana Rodriguez presso Galerie phantom projects Royer, Francia; Forme D’uomo presso la galleria Apart, Vicenza, curatrice Sharon Di Carlo; Aperto presso ex convento del Carmelo - Sassari, curatrice Sonia Borsato; Amore Folle, presso la corte benedettina, Corezzola (Pd) curatori: Matteo Vanzan, Enrica Feltracco, Massimiliano Sabbion. Tra le mostre personali: Mostra Personale Centro Stabile di Cultura, Schio (Vi) 2000 e 2002. Personale presso la Biblioteca Civica “G. Bedeschi”, Arzignano (Vi), Curatore Matteo Vanzan 2014. Personale presso AsIA dojo Modena, curatrice Paola Basile 2014. Il lavoro che presento è costituito per lo più dall’immagine del volto, uno scavo emozionale tra fantasia e memoria. Il linguaggio della pittura e del disegno è usato per stratificazioni insistite, tese a trasformare il referente fotografico in qualcosa d’altro. La fotografia è un punto di partenza, un dato realistico che trasformo e muto, piegandolo alle mie necessità espressive. Tendo sempre ad evidenziare un’intensità di presenza, un volto/luogo che nella sua immanenza si annulla attraverso la propria sconosciutezza. L’immagine è il fantasma della vita, il suo doppio. La pittura non sarà mai rappresentazione di qualcosa che vedo, ma espressione delle mie perplessità e stupori di fronte ad esso. Ciò che mi si mostra è Il motore del mio atto immaginativo, questa presenza irrisolta che tutti noi chiamiamo vita.

Senza titolo, 2018, carboncino e pastelli su carta, 30x21 cm

Lucifero, 2018, carboncino e pastelli su carta, 6 pezzi 42x30 cm ciascuno, misura totale 84x90 cm

Senza titolo, 2018 carboncino e pastelli su carta, 42x30 cm

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Esposizione, 2017, olio su tela, 24x18 cm

Esposizione, 2017, olio su carta, 42x30 cm

Esposizione, 2017 olio su carta, 30x42 cm


Juan Carlos Ceci Nato a Saragozza nel 1967, vive e lavora nella Repubblica di San Marino. Mostre personali selezionate: 2011 Fisiologia del paesaggio, museo di Zoologia e di Anatomia Comparata, Dipartimento di Scienze Naturali, Università di Bologna, Bologna, a cura di Daniele Capra / 2010 Si spacca la brocca d’acqua, Galleria DAC, Genova, a cura di Valeria De Simoni / 2009 Lost Ways, Galleria Arte Boccanera, Trento a cura di Luigi Meneghelli / 2007 Animale Domestico, Arco dell’Amoroso, Ancona, a cura di Maurizio Cesarini Mostre collettive selezionate: 2018 Biennale del Disegno – Visibile e invisibile. Desiderio e passione. Cantiere Disegno, Museo della Città, Rimini / 2015 Alcuni Paesaggi - Landina, Villa Giulia, Verbania Pallanza, a cura di Lorenza Boisi, IDROPHILIA La Zona Abitabile, CasermArcheologica / Luogo Utopie Possibili ex Caserma dei Carabinieri, Sansepolcro, a cura di Ilaria Margutti / 2013 Landina, Palazzotto di Orta, Orta San Giulio, a cura di Lorenza Boisi / 2010 A pierre de la folie, dolomiti contemporanee, sass muss, a cura di Alberto Zanchetta / 2009 EPIDE®MIE, basilica Palladiana, Vicenza, a cura di Alberto Zanchetta, Degli uomini selvaggi e d’altre forasticherie, Lab 610 XL da una idea di Karin Andersen a cura di Viviana Siviero, CArNEAde, Galleria Bianconi, Milano, a cura di Alberto Zanchetta / 2006 Aural Sculpture(s), Komà Gallery, San Remo, a cura di Edoardo Bridda e Christian Rainer, Aural Sculpture(s), and Bad Seeds, Amnesiac Arts – Home Gallery, a cura di Karin Andersen e Michele Mariano. Mind Games, Galleria Marconi, Cupra Marittima (AP), a cura di Karin Andersen / 2005 Anima animale, Villa Correr Pisani, Biadene di Montebelluna, a cura di Maria Luisa Trevisan. Prima della pittura gli uomini se ne andavano come pesci, ad occhi spalancati, su e giù per la faccia della Terra. E il tempo per loro era poca cosa. Ma per dipingere, a volte, non basta starsene in apnea, gli occhi li devi tenere ben chiusi, così a forza di dipingere e batter ciglia gli uomini cominciarono a vedere e riconoscere stelle e stagioni. E si inventarono la festa del Bisonte (che in realtà è un cavallo, travestito da leone, che finge d’essere un bisonte), quella della Perfezione della Notte, della Massima Perfezione del Giorno e della Sua Nostalgia. Poi qualcuno disse che tutti quei segni e quei colori lasciati sulle pareti erano come “finestre sul mondo” ma, a quei tempi, le finestre ancora non le avevano inventate così, per capirci qualcosa, gli uomini dovettero costruire la casa, poi le finestre e, alla fine, strade e piazze e intere città. E quando si inventarono le città scoprirono che, ancor prima di averle pensate e costruite, le avevano già disegnate e dipinte. Prima della pittura le cose c’erano ma non si vedevano.

La prima volta di un’abitudine #3, 2017 olio su tela 25x20 cm

Convinto d’esserti fedele, 2014-18 olio su tavola 26x22 cm

La prima volta di un’abitudine #2, 2014-18 olio su tavola 24,5x19,8 cm

Pentimento, 2014-18 olio su tavola 27,5x24 cm

Pensiero di galantuomo #1, 2018 olio su tavola 22,2x18,7 cm

Pensiero di galantuomo #2, 2018 olio su tavola 22,2x18,7 cm

L’ora blu #1, 2018 L’ora blu #2, 2018 olio su tavola olio su tavola 27,5x24 cm 27,5x24 cm

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Andrea Chiesi Modena, 6 novembre 1966 Si forma come disegnatore underground nella scena musicale nata dal punk e per tutti gli anni ’90 disegna figure e spazi che emergono da un inchiostro nero-viola. Successivamente sviluppa una ricerca sul paesaggio contemporaneo, sui luoghi abbandonati, sulle periferie, sul tempo e la memoria, sulla luce e l’ombra, attraverso una pittura a olio su tela di lino, lenta e rigorosa, che si confronta con i concetti buddhisti di impermanenza (tutti gli aggregati sono destinati a dissolversi) e vacuità (ogni fenomeno è privo di un sé intrinseco). Quando esploro questi spazi ho poco tempo, la mia presenza spesso non è autorizzata, quindi devo essere veloce. Ma in studio tutto cambia, è il momento del disegno, dei colori e dell’odore della trementina nell’aria; il tempo rallenta e lo spazio reale diventa spazio mentale, in cui tutto è sospeso, cristallizato. C’è la passione per l’aspetto manuale della pittura, trasmessomi da mio padre, falegname paziente e scrupoloso. Ricordo un giorno a casa, ero molto piccolo, mia madre lavorava a maglia, io disegnavo e ho pensato: voglio fare questo tutta la vita. La pittura basta a se stessa. Quando dipingo un ponte non faccio altro che dipingere un ponte, ma l’atto del dipingere è portatore di un valore che va al di là della semplice rappresentazione, diventa la sintesi dei pensieri e delle azioni di una intera vita. Ma occorre imparare ad ascoltare il quadro. Imparare ad osservare. Certi dipinti sono dei mandala, dipingere è recitare un mantra, o pregare, come un monaco medievale prima di dedicarsi alla pittura. Dipingo queste cose perché sono simili a me. Mentre neve, pioggia, vento / mi sprofondano nell’oscurità / che io possa vedere con l’occhio della Radiosa Saggezza. / Mentre ogni conoscenza infima media o suprema / maturerà in me al solo udire, al solo pensare, / al solo osservare / possa la terra in cui sarò per nascere / essere di buon auspicio / e ogni dimora colma di felicità. (Bardo Thodol )

Harmaghedon, 1997, inchiostro su carta telata, 240x300 cm

Karma36, 2016, olio su lino, 100x140 cm

Eschatos16, 2018, olio su lino, 100x140 cm

Chaos12, 2010, olio su lino, 240x180 cm

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Chaos2, 2010, olio su lino, 140x200 cm

Eschatos5, 2018, olio su lino, 100x140 cm

Eschatos9, 2018, olio su lino, 100x140 cm


Francesco Cuna Galatina 1978. Diplomato in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. L’ironia e la cura minuziosa dell’elemento pittorico sono costanti della sua arte. Mostre Personali/selezione: 2016, Verremo tutti dimenticati, Casa di Donna Ninì, Calimera (Le); 2015, Drama, Galleria Bluorg, Bari; 2014, Recent works, Tenuta Scaloti, Copertino (Le); 2013, Uses to the Sick. Uses to the Healthy, Cantieri Teatrali Koreya, Lecce; 2011, Ruoli Invisibili, Art&Ars Gallery, Galatina (LE). Mostre Collettive/selezione: 2017, Una stanza tutta per sé, Ex Conservatorio di Sant’ Anna, Lecce; 2016, Punto di rottura, qualcosa è successo, Palazzo Coluccia, Specchia (Le); In-Perfectione, Pinacoteca Comunale di arte contemporanea, Ruvo di Puglia (Ba); 2015, Forty by Forty, GX Gallery, London, Uk; 2014, P2P #02 Deep, Circoloquadro, Milano; Silenti stanze, Palazzo Baronale, Nociglia (Le); 2013, Behind The Cage, Castello Carlo V, Lecce; 2011, Cuore di cane, Underdogstudio, Modena. Pubblicazioni/selezione: Recent works. Francesco Cuna, testi Roberta Marsano e Nigel Paul Wilson, Edizioni Kurumuny 2014; Uses to the Sick, Uses the Healthy. Francesco Cuna, testi di Marinilde Giannandrea, Lorenzo Madaro, Giovanni Matteo, Aldo A. Pezzarossa e Nicolay, Kurumuny 2013; SuperSimmetry, Francesco Cuna, testi di Giovanni Matteo, Kurumuny 2012. “Le cose d’arte sono specchi nei quali ognuno vede ciò che gli somiglia” diceva Constantin Brancusi, così il mio lavoro è come uno specchio: esiste fin tanto che ci guardo dentro. Il mio obiettivo non è mostrare la mia visione del mondo delle cose (per quanto possibile), bensì cercare di presentare un’alternativa di lettura dell’immagine che possa restare collettiva. Ogni immagine riconoscibile lascia uno spazio intermedio tra realtà e finzione, ed è quello che cerco di rendere fenomeno in ogni opera. È per questo che il mio linguaggio stilistico deriva dalla fotografia. Mi affascinano la miriade di documenti visivi d’archivio, specie quelli che in apparenza hanno smarrito un concreto riferimento oggettivo alla realtà ed alla motivazione che li ha generati. Il mio lavoro ha quindi a che fare con la memoria collettiva, o meglio con gli inganni visivi del ricordo. Cerco di trasferire all’opera uno strato di “già visto”, riconoscibile ed a tratti rassicurante per l’osservatore con lo scopo poi di rivelarne nello svolgimento una seconda possibile funzione destabilizzante (magari quella reale). Occorre un lungo lavoro di rimozione per arrivare al risultato che desidero. Talvolta alcune storie meritano di essere riportate alla luce così come sono solo attraverso un sistema di riferimenti visivi, a volte non mi interessa far intravedere le tracce storiche sottostanti che così assumono forma di nebulosa reminiscenza oppure, nei casi migliori, di simbolo. Ambiguità e spaesamento, falso storico e presentazione. La pittura ed il disegno hanno un ruolo predominante nel mio intero intento artistico. Non dipingo quotidianamente, convivo con la pittura ogni giorno.

Fantasma (horse), 2017, mista su tela, 30x30 cm

Dancer (tiger), 2018, acquerello su carta, 35x50 cm

Foulard (flower), 2018, acquerello, su tessuto, 34,5x23,3 cm

Foulard (bird), 2018, acquerello, su tessuto, 34,5x23,3 cm

Foulard (tiger), 2018, acquerello, su tessuto, 34,5x23,3 cm

Nicolay, 2018, acquerello su carta, 23,5x31,5 cm 217


Paolo De Biasi Feltre BL 1966 - Vive e lavora a Treviso - Laurea in Architettura IUAV Venezia. Selezione mostre personali: 2018 Il Crepaccio Instagram Show - a cura di Caroline Corbetta / 2017 Qualcuno da Qualche Parte, Antonio Colombo Arte Contemporanea; Milano - a cura di Ivan Quaroni / 2013 Stop Making Sense, Galleria Area\B, Milano- a cura di Ivan Quaroni / Flash Art Event 01 Milano, Galleria Area\B, Milano Selezione mostre collettive: 2017 Apocalittica; LABS Gallery; Bologna / 2015 La famosa invasione degli artisti a Milano - Fabbrica del vapore; Antonio Colombo Arte Contemporanea / 2014 UniCredit Tower Parade; Milano / 2013 Urban paintings; Kaufamannhaus Hamburg CCA&A Gallery, Hamburg / 2012 Biennale Italia Cina; Serrone Villa Reale, Monza / Cattive Compagnie; Fortino Forte dei Marmi, LU / Italian Newbrow; Pinacoteca Palazzo Volpi, Como / 2012 Premio Paolo Parati; Vittuone, MI - primo premio / 2011 Dolomiti Contemporanee DC Laboratorio d’arti visive in ambiente; Sass Muss, Sospirolo, Belluno Premio Maretti 3a Edizione Museo Pecci; Prato / 2010 Impresa Pittura, CIAC, Castello Colonna di Genazzano (Roma) / 2009 Prague biennale 4 Sezione Focus Italy, KarlinHall Praga Vivo la pittura come spazio della memoria e dell’invenzione, una forma di scrittura che sfrutta un perimetro finito per un possibile infinito. Un quadro non è mai realmente concluso, ma solo un nuovo punto di partenza per il successivo; non è il risultato di una visione ma è esso stesso visione: è presentazione e non rappresentazione. Il quadro è un processo che si guida e dal quale si è altrettanto guidati. Proprio per questo alle volte prevale la fantasia, altre il fantasma. #fantasiafantasma

Allorquando 2018 acrilico su tela 150x105 cm

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Composizione 2018 acrilico su tela 100x150 cm

Composizioni digitali, 2018, 280x800 pixel


Barbara De Vivi Barbara (Venezia, 1992) svolge i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia con indirizzo Pittura alla quale consegue il diploma di secondo livello nel 2018. Durante il percorso di studi partecipa al progetto Erasmus+ studiando all’Universidad Complutense di Madrid. Nel 2017 ottiene uno studio d’artista presso la Fondazione Bevilacqua La Masa e il Premio Combat, sezione pittura. Nel 2018 vince il Premio Euromobil Under 30 di Arte Fiera. Vive e lavora a Venezia. Il fulcro della mia ricerca è il riproporsi di tematiche e iconografie nella storia dell’arte e il loro sviluppo e trasformazione. La memoria, la sua trasmissione, il suo distorcersi e in particolare la sua capacità di collegare analogicamente temi ed epoche diversi è al centro del mio lavoro. Trovo i miei riferimenti iconografici specialmente in dipinti e racconti relativi alla mitologia classica, vite di santi, bestiari e in fotografie contemporanee, spesso legate al mio vissuto. Attraverso il disegno mi approprio di queste immagini creando un archivio personale da cui poterle rievocare a mio piacimento. Osservando queste immagini noto come sia i temi che le soluzioni formali ritornino ciclicamente, sconfinando da un racconto all’altro, influenzandosi e confondendosi. Mi appaiono così connessioni inaspettate tra temi distanti che, attraverso la pittura, cerco di rendere visibili. La pittura su grande formato mi permette di operare in modo impulsivo, di visualizzare con immediatezza le idee. Grazie alla tecnica dell’olio su tela posso modificare le figure per tutta la durata del lavoro e stratificare più scene assecondando ciò che l’immagine mi suggerisce. Allo stesso modo nella mia memoria alcuni racconti si confondono, si sovrappongono, altri vengono annebbiati, di alcuni resta solo un dettaglio. Ogni figura che riporto sulla tela ne richiama alla mia mente un’altra, così l’immagine diviene autonoma dal mio progetto di partenza delineando un racconto nuovo, familiare ma indecifrabile, in cui seguendo il flusso dei ricordi ripercorro i processi dell’immaginazione. Sono interessata a quest’ambiguità dell’immagine, alla sua capacità di apparire nota, facendo intuire una narrazione che fa riferimento a una cultura comune, ma al tempo stesso negandola, rendendola ambigua e frammentaria.

Salottini (parte della serie) 2017-2018, olio su tela, 21x23 cm (l’uno)

Apparizione nella grotta, 2017, olio su tela, 150x195 cm

Morte dell’elefante preferito di Annibale, 2016, olio su tela, 120x180 cm

Medea, 2017, olio su tela, 140x200 cm

Il ratto, 2018, olio su carta 30x20 cm

Non sapevo fossi qui, 2018, olio su tela,123,5x160,5 cm

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Benedetto Di Francesco Benedetto Di Francesco è nato a Catania nel 1969, vive e lavora a Montelabbate (PU) Ha partecipato alle seguenti mostre collettive: Superatori a cura di Gian Ruggero Manzoni, Palazzo Lazzarini (PU) (1997); Parete bariatti mostra di arte contemporanea Milano a cura di Lorella Scacco; I fiori del mio giardino mostra di arte contemporanea a cura di Renato Bianchini testo di Gian Ruggero Manzoni orto botanico (Lucca); Trailer painting Galleria Romberg Arte Contemporanea (Latina) (2000); Single room Trevi Flash Art Museum a cura di Pio Monti, Testo critico di Lorella Scacco (Trevi), Italiana Galleria Romberg Arte Contemporanea (Latina) (2001), Il sentimento agreste a cura di Gesine Arps testo critico Claudio Vagnini Teatro Del Trionfo Cartoceto (PU) (2002), Carta canta Galleria Romberg Arte Contemporanea (Latina) 2003, Marche Campo Giovani Rocca Malatestiana Fano a cura di Stefano Verri (2006), Selvatico rassegna di campagna Museo civico S Rocco Fusignano (RA) (2007) a cura di Massimilianio Fabbri; Di sentimento in sentimento tra ragione e passione a cura di Gesine Arps, Rocca Paolina Perugia (2009) Selvatico spore due “E Bianca” una parola diversa per dire latte, Museo civico Carlo Venturini Massa Lombarda (2013) Galleria Ca’Pesaro 2.0 mostra arte contemporanea Pesaro (2017) Mostre Personali: Bandoneon Artipici Cartesiani Ex salumificioPagliani a cura di Marinella Bonaffini (Modena) 2001; L’arena Del Cuore Galleria Gasparelli Arte Contemporanea, testo critico di Gian Ruggero Manzoni a cura di Rodolfo Gasparelli Fano 2001; la cascata dei miei pensieri Galleria Gasparelli Arte Contemporanea a cura di Gian Ruggero Manzoni Fano (PU) 2002; Benedetto Di Francesco Galleria Romberg, Arte Contemporanea testo critico di Gian Ruggero Manzoni e di Gian Luca Marziani a cura di Italo Bergantini (Latina) 2003; Soloshow volume tre Di Francesco Romberg arte contemporanea a cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani Piazza De Ricci Roma 2006; La Famiglia italiana Galleria Lo Sguardo dell’Altro, Modena a cura di Marinella Bonaffini 2007; Interni italiani Spazionove Arte contemporanea via Ugonia 9 Faenza 2008 Al centro delle ali Ancora una volta davanti a un riflesso, una volta ancora davanti a me stesso Consapevole dei miei tratti, ammiro i costanti mutamenti donati da ciò che sono La parte destra circondata dalla mia sinistra, come in un abbraccio respinto Fantasmi, che prendono corpo respirando da un unico organo, e fantasie divise da linee verticali Il mio sguardo davanti allo specchio, colmo di immortali espressioni, atteggiamenti divergenti, distorti, ghigni grotteschi osteggiati da sensibili rilievi, ritratti angelici su respiri demoniaci, innumerevoli dissomiglianze Bipolarità interamente racchiuse in unico volto. il MiO

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Al centro delle ali, 2018, legno intonaco terracotta acrilico Trittico, 300x92 cm


Elisa Filomena Torino, 1976. Diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. La sua ricerca si concentra sulla figura umana e sulla natura, entrambe vissute come perenni e delicate forze in contrasto ed armonia con la transitorietà dell’esistenza. Le opere sono spesso costituite da immagini che compongono sogni e racconti di ciò che è nascosto al visibile. Nel 2017 partecipa a Landina, esperienza di pittura en plein air a cura di Lorenza Boisi. Tra le mostre personali e collettive si segnalano le seguenti sedi: Kommunale Galerie di Morfelden-Walldorf, Francoforte sul Meno (2018), Museo Tornielli di Ameno (2018), Libreria Bocca di Milano (2017), Galleria De Chirico Arte Contemporanea di Torino (2013), Palazzo Mathis di Bra (2013), Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo (2012), 54° Biennale di Venezia Regione Piemonte (2011) e Galleria Davico di Torino (2009). Vincitrice della Borsa di Studio Alida Epremian per giovani pittrici (2003) e del Premio di Pittura Matteo Olivero (2008). È selezionata in diversi premi tra cui : Premio Combat Prize (2018), Premio Vittorio Viviani (2018), Premio Carlo Bonatto Minella (2011), Premio Cesare Pavese (2008) e negli anni 2004, 2006 e 2008 al Premio Carlo Dalla Zorza tenuto dalla Galleria Ponte Rosso di Milano. La realtà è misteriosa, camminiamo su un deserto dove crescono fiori e si scavano tombe. Il nulla è tutto, e nei nostri occhi sono nascoste le anime di una vita. Il cuore mi dice che non c’è una distinzione tra ciò che è vivo e ciò che è morto. È una lieve apparenza che nasconde l’insondabile. La raccolta dei dipinti per “Selvatico Fantasia/Fantasma” è la parte più recente del mio percorso pittorico (dal 2016 fino ad oggi). Parla dell’attrazione per il passato e per le fotografie dei primi del novecento per arrivare ad una pittura “alla prima” dove il gesto decisivo e senza ripensamenti, e la tensione emotiva, sono le forze principali che agiscono su me stessa. I fantasmi eterici che appaiono sono anonimi e nello stesso tempo definiscono quello che sento come il turbamento di tutte le esistenze umane che sognano una immortalità leggera. Sono animati da gesti antichi come la danza. Cercano la luce, nell’impotenza del nostro essere di fronte e al destino mortale della nostra carne.

Donna sull’erba, 2018 100x120 cm

La casa è infestata, 2016, acrilico e pastelli su tela, 150x115 cm

Coppia, 2018, acrilico su tela, 65x60 cm

Spiritelli, 2017, acrilico e pastelli ad olio su tela, 150x115 cm

Donne che danzano, Depressa, 2018 2018, acrilico su acrilico su tela, tela,160x120 cm 95x70 cm

Ciao, 2018 acrilico su tela, 145x110 cm

Trittico della danza, 2018, acrilico su tela 160x330 cm (150x100 cm ciascuno)

Donna con cane, 2018, acrilico su tela, 150x120 cm

Gli spiriti ci parlano, 2018 acrilico su tela, 160x100 cm

La vasca, 2018 acrilico su tela, 110x110 cm 221


Andrea Fiorino Nato nel 1990 ad Augusta in provincia di Siracusa, ha frequentato l’istituto d’arte A. Gagini indirizzo rilievo e catalogazione dei beni culturali, per poi trasferirsi a Milano, dove studia e lavora, laureato in Grafica d’arte all’accademia di belle arti di Brera e specialistica in Pittura. Mostre personali: Every day like a sunday, a cura di Ivan Quaroni, Antonio Colombo Gallery, 2018 / Milano Della stessa sostanza, a cura di Arianna Beretta, Circoloquadro Milano, 2017 / Nel Buio risplendono, a cura di Claudia Contu, Ateliermultimedia Galerie Artecontemporanea, Vienna,The Family, Opere scelte, Torino, 2016 / If you came back, a cura di Fabio Carnaghi, chiesa di S.Ambrogio della Vittoria, Parabiago, associazione Ark, Paradise lost, a cura di Elisa Fusi, circoloquadro, Milano, 2015 / Andrea Fiorino, a cura di Robert Kananaj, Toronto, Robert Kananaj Gallery, Another Place, a cura di Daniele Piparo, S.I.A.M, Milano, 2014. Collettive e Premi: Limiti e confini 5°premio Cramum, Grande Museo del Duomo di Milano a cura di S.M.Frassà, Novantiani a cura di Camillo Langone, Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, Castellabate, Premio Combat, finalista, Museo di Storia Naturale - Museo Civico G.Fattori - ex Granaidi Villa Mimbelli, Derive, Opere Scelte, Torino 2017 / Immagini dal sottosuolo, a cura di Marco Marelli, Ateliermultimedia Galerie Artecontemporanea, Vienna, La presenza nascosta, a cura di Fabio Carnaghi, Civico Legami, 2018 acrilico fusaggine pastelli gesso su cotone grezzo, 38x30 cm

Ritratto, 2018 acrilico fusaggine pastelli gesso su cotone grezzo, 39x45 cm

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Museo Archeologico di Angera, Contexto, a cura di Casatestori, Edolo, 2016 / Darkkammer, a cura di Roberta Vanali, Centro culturare D’arte EXAMA, Cagliari, Pictorial imaginary, opere scelte, Torino, 2015 / The celeste choice, a cura di Guido Cabib, the format contemporary cultural gallery, Premio Rugabella, vincitore, castano primo, a cura di Fabio Carnaghi, Third Anniversary of RKG, Robert Kananaj gallery, Toronto, a cura di Robert Kananaj, Limiti-Confini & 5° Premio Cramum Sabino Maria Frassà, 2014. Il filo conduttore che collega tutta la mia ricerca è la narrazione, la volontà di voler raccontare. All’interno dei miei lavori unisco storie reali con storie immaginate per accentuare una sensazione onirica atemporale, impregnata da una spensierata melanconia. Le tele di cotone grezzo sono quasi sempre libere da telaio, con tonalità quasi monocrome dove vi sono piccoli accenni di colore per sottolineare alcuni elementi del quadro. Mi soffermo molto spesso su dettagli che fanno parte della vita quotidiana, una scarpa un ciuffo d’erba, il fumo di un camino ecc. Le tematiche che affronto sono sempre legate ad analizzare l’essere umano, i legami sentimentali, la casa, gli oggetti, tutto quello di cui si compone il quotidiano, per poi andare a sviluppare una dimensione altra. Statua, 2018 acrilico fusaggine pastelli gesso, su cotone grezzo, 45x53 cm

Il più forte vince sempre, 2018 acrilico fusaggine pastelli gesso su cotone grezzo, 32x42 cm

Tentativi di immortalità falliti, 2018 acrilico fusaggine gesso pastelli su cotone grezzo, 140x160 cm

Uno sguardo al passato, 2018 acrilico fusaggine pastelli gesso su cotone grezzo, 56x44 cm


Daniele Galliano Daniele Galliano nasce a Pinerolo nel 1961. Autodidatta di formazione, ha cominciato ad esporre a Torino, dove vive e lavora, all’inizio degli Anni 90, conquistandosi velocemente un posto di rilievo all’interno di quella nuova scena pittorica italiana. Il suo “realismo fotografico” gli ha permesso di partecipare a importanti mostre personali e collettive in tutto il mondo. Nel 2006 partecipa alla Nona Biennale dell’Avana su invito di Antonio Zaya, nel 2009 alla 53a Biennale di Venezia e nel 2016 alla terza edizione della Biennale di Kochi-Muziris in Kerala. Ha esposto le sue opere in mostre personali nel 1996 e 1997 alla Galleria Annina Nosei (New York), nel 1992 e nel 1994 alla Galleria In Arco (Torino), e nel 1996 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), tra le altre. Ha partecipato a numerose mostre collettive alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla XII Quadriennale di Roma, alla Galleria Civica di Trento, al Museo Rupertinum di Salisburgo, al Magasin di Grenoble e al Palazzo delle Papesse a Siena. Le sue opere sono incluse in alcune delle principali collezioni pubbliche e private, come la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il MART di Trento e Rovereto e la Collezione Unicredit Private Banking di Milano. Numerose sono state in questi anni le collaborazioni con musicisti, registi e scrittori. Nel 2015 una monografia su questo lavoro è stata pubblicata da Skira.

Empty head, 2017, olio su tavola 15x10 cm (10 tavole)

Porking, 2007, olio su tela, 40x50 cm cad (20 tele)

Stars, 2016, acquerello su carta, 33x22 cm (50 acquerelli su carta)

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Andrea Grotto (Schio 1989) Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia dove nel 2014 ha conseguito il Diploma specialistico di II livello in Pittura. Nel 2013 è tra i vincitori del programma di Atelier della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia con il collettivo How we Dwell (make your own residence). Successivamente ha esposto il suoi lavoro in diverse città italiane e all’estero. Nel 2014 durante la 98 ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua ha vinto il premio regione Veneto e sempre nello stesso anno è tra i finalisti del Combat Prize, vincendo il Premio Under 35 e partecipando ad una residenza GlogauAir di Berlino. Tra le principali mostre si ricordano: Project Show case, GlogauAir, Berlino, 2014. Leda / Grecale, Galleria Tognon, Venezia. Vento non si vede, presso Galleria Moitre, Torino. Nel 2016 partecipa alla mostra Versus presso la Galleria Civica di Modena ed entra a far parte della collezione permanente della Galleria. Nel 2017 e 2018 prende parte ad alcuni progetti tra cui si ricordano: Collezione Malutta + Black Market e La torre Maluttona Galleria Monitor, Roma, La creazione di un errore presso il Teatrino di Palazzo Grassi di Venezia e Parallel Vienna, sempre nello stesso anno entra a far parte della collezione del Museo ITALGAS di Torino. Nel suo lavoro emerge un interesse particolare per la ricerca di legami e connessioni tra elementi della rappresentazione che attraverso la rielaborazione di simbologie diventano il veicolo per la scoperta di ambientazioni e situazioni. Il lavoro diventa quindi un contenitore che grazie alla testimonianza di elementi inanimati restituisce la traccia di una storia compiuta. Con questa selezione di opere ho voluto entrare nella tematica della mostra guardando a quegli elementi che fanno del reale qualcosa di vero ma che contemporaneamente si sottraggono alla nostra vista, quegli elementi che fondano la propria natura nel fatto di essere esperiti ma che al contempo non sono invisibili. Quel che cerco attraverso il mio lavoro, sono occasioni per poter far esperienza di situazioni, la possibilità di poter arredare una realtà illusoria operando come un demiurgo, intervenendo sull’immagine affinché il rapporto nascosto tra gli elementi affiori e ci riveli ciò che non si vede. Si tratta di una ricerca per supposizioni, fondata su aggiustamenti e ipotesi che spesso rimangono visibili ed accessibili alla vista per tentare di condurci a qualcos’altro seguendo la traccia di una storia semplice e di solito appena conclusa. Senza titolo, 2016, olio su tela, 30x30 cm

Caldera, 2017, olio su tela, 150x120 cm

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Mori ori, 2015, olio su tela, 162x130 cm

Tulle around, 2017, olio tu tela, 50x40 cm

Danza Ercolano, 2016 olio su tela, 150x130 cm,

α brillanti, 2017, olio su tela, 150x120 cm


Giuliano Guatta È nato a San Felice del Benaco nel 1967. Ginnasta del Segno, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, inizia l’attività espositiva. Tra le principali mostre degli ultimi anni: Cantiere Disegno, Biennale Disegno Rimini; Invera, Museo Civico Luigi Varoli, Palazzo Sforza, Cotignola, Ravenna; Disegno Marziale, Palazzo Comunale, Salò; MRPLS, D406 Fedeli alla linea, Modena; Traslazione, Citric Gallery, Brescia; Vernice, Villa Manin, Passariano, Udine; XIV Quadriennale di Roma; La levetta del sedile anteriore destro, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano; La Ricreazione, Empty Room, Berlino Nel 2008 da inizio ad un progetto denominato MRPLS Movimento di Ricerca e Pratiche di Liberazione del Segno, poi sviluppatosi in forma di disciplina, Ginnica del Segno, improntata sulla conduzione di lezioni, laboratori e performance sulla pratica del segno. Tra i principali workshop di Ginnica del Segno: Giornata del Contemporaneo, MART, Rovereto; Summer School Rimini #0, Museo della Città, Rimini; Onfalos-Infanzia al centro, Dom- La Cupola del Pilastro, Bologna; Palazzo Santa Margherita, Galleria Civica, Modena; PinAC, Pinacoteca Internazionale dell’Età Evolutiva, Rezzato. Nel 2016 è stato invitato nell’ambito della seconda edizione della Biennale Disegno Rimini con una performance, e con un video nell’ambito di Draw to Perform 3, un simposio sul disegno e le arti performative a Londra. Apparizioni su tavolette di compensato Mentre le faccio mi brucio le dita perché ho freddo e fretta e ciò che appare lo tengo come impigliato, tamburellando la superficie della tavoletta. Piccole pareti della casetta di compensato come trappole per chi passa di lì. Le appoggio sul tavolino arancio, una accanto all’altra e le guardo e le metto una sopra l’altra come a stagionare e poi corro giù, nel giardino abbandonato a guardare il pesce rosso solitario nella vaschetta sotto il pero, ma non lo vedo perché nascosto tra le pietre sul fondo. Immagino una tavoletta d’acqua dove vedo riflessa questa mia faccia col pesciolino che guizza tra l’emisfero destro e quello sinistro e penso che non mi fiderò più delle connessioni neuronali. Giuliano Guatta Settembre 2018 Tavoletta degli addii, 2018 pastelli a cera su compensato cm 24x17

Tavoletta del pifferaio d’acqua dolce, 2018 pastelli a cera su compensato cm 24x17

Tavoletta dell’essere impigliato, 2018 pastelli a cera su compensato cm 24x17

Tavoletta di Vesta senza vesti, 2018 pastelli a cera su compensato cm 24x17

Tavoletta dello stupore per la fugace ma solenne apparizione, 2018 pastelli a cera su compensato cm 24x17

Tavoletta del cavallino bianco o del focherello nel prato, 2018 pastelli a cera su compensato cm 24x17

Tavoletta delle mani e delle ali, 2018 pastelli a cera su compensato cm 24x17

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Agnese Guido (1982, Lecce), vive e lavora a Milano. Diploma in pittura Accademia di belle arti di Brera Ha partecipato a numerose mostre in gallerie, fiere e spazi indipendenti in Italia e all’estero. Lavora con la galleria FL Gallery a Milano Gli oggetti nei miei dipinti sono qualcosa di simile a surrogati umani che riflettono personalità e difetti desideri e paure l’ossessione per il potere. Mi piace narrare di tutte le parti istintuali della nostra psicologia, quegli aspetti che ci rendono fantastici e un pò fottuti. Accadono sicuramente cose più inquietanti nella realtà che nei miei disegni. Cerco sempre il lato oscuro o paradossale delle cose, è difficile non averlo in testa, quando stai lavorando su qualche strano disegno la realtà arriva lì dentro.

Il leone triste dopo la festa con gli altri segni zodiacali, 2017, olio su tela, 40x50 cm

Cattive compagnie 2018 tempera su carta 100x150 cm 226

Life is too short and tradition so long, 2018, tempera su carta, 100x150 cm

London fog, 2016, tempera su carta, 21x29,7 cm

I gatti di Goya amano la pizza 2016 tempera su carta 21x29,7 cm

Miominipony 2015 tempera su carta 21x29,7 cm

Cagnetta, 2016, tempera su carta, 21x29,7 cm

Natura morta spaventata 2015, tempera su carta 23x23,5 cm


Simone Luschi Sono nato a Cecina (Li) nel 1975, vivo e lavoro a Faenza (Ra). Un elemento costante della mia pittura è il dialogo tra due fasi, una iniziale creativa, che lascia spazio soprattutto all’istinto, e la successiva che investe la razionalità. Capita talvolta che la prima prenda il sopravvento ma – più spesso – viene invece intrapresa una completa rivisitazione di ciò che ho dipinto, lasciando in vita solo alcune zone o singoli elementi, cancellando, e coprendo tutta la storia. Può succedere che questa sintesi, questa sorta di censura, non risparmi molto, e lasci solo una testimonianza sfumata di ciò che è stato. Qualcosa di simile a ciò che si può vedere nei muri delle città, nei tentativi inefficaci di ricoprire tags, graffiti e scritte. La relazione tra i fantasmi indesiderati delle scritte che riaffiorano e quelli complici è – nei miei dipinti – lo spunto da cui sono partito per questa esposizione, tentando di uscire dai confini classici del quadro, confondendolo con il muro.

Senza Titolo, 2018, tecnica mista su legno, 100x115 cm

Senza Titolo, 2018, tecnica mista su legno, 90x116 cm

Senza Titolo, 2018, tecnica mista su legno, 100x140 cm

Senza Titolo, 2018, tecnica mista su legno, 60x80 cm

Senza Titolo, 2018, tecnica mista su legno, 54x100 cm

Senza Titolo, 2018, tecnica mista su tela, 30x40 cm

Senza Titolo, 2018, tecnica mista su legno, 92x146 cm

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Giovanni Manunta Pastorello Nato a Sassari nel 1967, vive e lavora Sassari. Diplomato all’Accademia di Belle Arti a Firenze nel 1991, dopo una fase di ricerca simbolico-teorica, utilizzando la pittura come uno strumento di analisi è approdato ad un lavoro tutto incentrato sulla forma. Il mezzo pittorico ed il suo messaggio si sovrappongono; la pittura è pittura e la sua potenza si manifesta come un fantasma che appare quando e come vuole come attività psicofisica dell’umanità. Principali Mostre Personali: 2013 - “Come Pittura”, Galleria Colombo, Milano. 2009 - “Salve Maria”, MAN, Nuoro. 2006 - “Ecole du regard”, Galleria Franco Marconi, Cupra Marittima (AP) 2000 - “Fantasma”, Galleria Carasi, Mantova Principali Mostre Collettive: 2014 -“Ciò che l’arte lascia trasparire”, collettiva, Museo di Lissone, Lissone(MI) 2012 - “Something Else!!!”, Gall. Antonio Colombo, Milano. “Come una bestia feroce”, Bonelli Lab, Canneto Sull’Oglio (MN) 2008 - “ll drago di Giorgio”, Lab 610 XL, Sovramonte (BL) 2006 - “Il serafico succedaneo”, Galleria Carini, S. Giovanni in Valdarno (AR) “La necessità di un isola”, isola art center, Stecca degli artigiani, Milano 2005 - “(in)visibile (in)corporeo”, MAN, Nuoro 2003 - “From Italy”, Art Forum Berlino, Trevi Flash Art Museum, Lipanjeputin Trieste

Senza Titolo 2016, acrilico su tela, cm 30x60. Crosta 2018, acrilico su tela, cm 80x60.

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Lucignolo 2017, acrilico su tela, cm 70x50.

Senza Titolo 2017, acrilico su tela, cm 30x30.

Ziggy 2018, acrilico su tela, cm 80x60.


Beatrice Meoni (Firenze nel 1960). Dopo la laurea in Letterature straniere, si forma attraverso i lavori con compagnie teatrali e scenografi di rilievo affiancando fin dall’inizio il lavoro di pittrice di scena a quello di progettista per la lirica, per la prosa e per la danza. Negli ultimi anni si dedica principalmente alla pittura e all’indagine e sperimentazione sulle possibilità linguistiche della pratica pittorica. Nel 2012 inizia la sua collaborazione con la galleria Cardelli & Fontana di Sarzana. Nel 2014 una sua opera entra a far parte della Collezione dei Musei di Verona attraverso il Fondo Acquisizioni ArtVerona. Tra le ultime mostre ricordiamo: AAVV Del tempo lineare e del tempo ciclico, a cura di C. Camoni, CAP, Carrara 2018; Painters painting painters happening a cura di L. Boisi, Mars, Milano 2018; Lunedì o Martedì con Silvia Vendramel, Gaff Dabbasso, Milano 2018; Possibilità sospese con S. Loria, galleria Cartavetra, Firenze 2017; Oggetti solidi, a cura di M. Commone e L. Conte, Museo di Villa Croce, project room, Genova 2017; L’inizio di una sedia a cura di M. Commone e L. Conte, Museo Guido e Anna Rocca, Chiavari 2017; Tra le cose, a cura di E. Bordignon, galleria Cardelli & Fontana, Sarzana 2016; L’attenzione è tessuto novissimo, mostra collettiva a cura di I. Mariotti, Villa Pacchiani, Santa Croce (Pisa) 2016; [dis]appunti”, mostra collettiva, a cura di A. Zanchetta, Museo Arte Contemporanea, Lissone 2015; Paper weight, mostra collettiva, ex cartiera di Vas, Dolomiti Contemporanee 2015. Il manufatto, l’oggetto, la sua forma, la sua decorazione sono per me fonte continua di osservazione. Spesso compongo in studio, per cromie e forme, ceramiche rotte che mi servono come soglie per arrivare alla pittura. Questi insoliti assemblaggi, che chiamo oggetti pittorici, si mescolano continuamente al mio fare: non mi interessa ritrarli nella loro forma finale, quanto nel loro farsi e disfarsi. Il lavoro si basa su quello che potenzialmente un’immagine suggerisce o contiene in sè. La paletta cromatica mi aiuta in una pratica di cancellazione, il colore astrae l’immagine dalla sua realtà spostandola dalla sua dimensione di utilizzo in una dimensione più irreale, compressa. Il fare, come il disfare, ha nella mia pratica un grande peso che affronto lentamente nel corso del lavoro. L’immagine si trasforma nel proprio fantasma attraverso una pittura fatta di passaggi, rimozioni, cancellazioni in cui l’oggetto lentamente scompare lasciando solo una traccia di sè.

Nascosti nella caligine luminosissima del silenzio 2018 olio su tavola, 66x53 cm

Paesaggio, 2018 olio su tavola, 41x33 cm

Quijote 2018 80x60 cm

Memoria ambigua, 2018 olio su tavola, 41x33 cm

Vasi cinesi, 2017 olio su tavola 130x90 cm

Florentia, oggetto pittorico, ceramica, mdf dipinto 50x20x18 cm

Vasi cinesi, 2017 olio su tela, 130x90 cm

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Luca Moscariello Nato a San Giovanni in Persiceto (Bo) nel 1980, vive e lavora a Sala Bolognese (Bo) Mostre [P] Personale; [C] Collettiva 2018 - [P] “Mirabilia”, Martina’s gallery, Giussano (Mi), a cura di N. Bonechi [C] “X Biennale d’Arte giovani 2018”, MaM (Museo d’arte moderna dell’Alto Mantovano), Gazoldo degli Ippoliti (Mt), a cura di S. Gavioli, G. Ferlisi [C] “Glocal. FRG-Residenza d’artista”, Fondazione Rocco Guglielmo, Museo MARCA, Catanzaro, a cura di AA.VV. [C] “Premio Combat 2018”, Museo G. Fattori, Livorno, a cura di F. Baboni, S. Taddei, L. Balbi, A. Bruciati, W. Guadagnini, F. Chiocchetti. [C] “Parma 360. Festival della creatività contemporanea”, Ex-Scedep, Parma, a cura di C. Mineo [C] “Tra materia e forma”, Mediolanum Art Gallery, Padova, a cura di G. Belli e D. Colossi 2017 - [P] “L’erbario mancante. Giacomo Cossio – Luca Moscariello”, Galleria Civica di Arte Contemporanea, Viadana (Mn) a cura di S. Gavioli [C] “Se telefonando…”, Casa del Mantenga, Mantova, a cura di Irene Finiguerra e Simona Gavioli 2016 - [C] “Civica raccolta del disegno di Salò. Collezione d’arte contemporanea. Nuove acquisizioni 2011-2016”, MuSa –Museo di Salò, Salò (BS), a cura di Marcello Riccioni [C] “Shakespeare. La sostanza dell’uomo”, Galleria Colossi Arte, Brescia, a cura di G. Belli [C] “La scultura è una cosa seria”, Galleria Bonioni Arte, Reggio Emilia, a cura di Niccolò Bonechi 2015 [C] “#nuovicodici#introspezioni”, Biennale di Soncino, Palazzo Stanga, Cremona, a cura di Niccolò Bonechi. [C] “Siam come le lucciole”, Rocca delle Macìe, Castellina in Chianti, Siena, a cura di Simona Gavioli [P] “Allegria di naufragi”, Galleria Colossi Arte, Brescia, a cura di Chiara Canali e Simona Gavioli [P] “Ossimoro”, Setup Art Fair 2015, Galleria Bonioni Arte, Bologna, a cura di Niccolò Bonechi [C] “La selva oscura”, Museo “Il Correggio”, Correggio (RE), a cura di Margherita Fontanesi. 2014 - [C] “Premio Lissone 2014”, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, Lissone (MB), a cura di A. Zanchetta [C] “Mantenga cercasi”, Casa del Mantenga, Mantova [C] “The italian wave”, IAGA Gallery, Cluj-Napoca, Romania, a cura di Ilaria Bignotti. [C] “L’eterno ritorno, Galleria Bonioni Arte, Reggio Emilia, a cura di N. Bonechi 2013 - [P] “Sotto i cardi”, Galleria Bonioni Arte, Reggio Emilia, a cura di I. Quaroni La traccia fantasia/fantasma mi ha portato a riflettere sullo scarto che intercorre (nel caso di fantasma) tra parvenza di un’immagine e la sua irriconoscibilità. Fantasma avvia questa verosimiglianza disattesa; una frana delle certezze che produce attrito laddove l’immagine in un primo momento apparsa familiare si scopre effettivamente sconosciuta. Uno spaesamento che origina una tensione. I “puzzles” sottolineano questo spaesamento. Sono incastri, superfici che appaiono o tentano di sottrarsi in sincronia. Il palesarsi simultaneo origina un istante dubitativo; ecco che la pigrizia dell’occhio e la conseguente rassicurazione dell’esperienza sono sfidate a cercare di dilatare il tempo per indagarne l’inganno che intercorre tra l’esperienza visiva e l’effettiva riconoscibilità. Un accadimento fenomenico.

Puzzle 1, 2018, olio e smalto su tavola, 100x 100 cm 230

Puzzle 3, 2018, olio e smalto su tavola, 100x100 cm

Puzzle 9, 2018, olio e smalto su tavola, 100x100 cm

Puzzle 11, 2018, olio e smalto su tavola, 100x100 cm

Puzzle 2, 2018, olio e smalto su tavola, 100x100 cm

Puzzle 10, 2018, olio e smalto su tavola, 100x100 cm

Mini puzzle, 2018, olio e smalto su tela, 30x30 cm


Stefano W. Pasquini (Bologna, 1969) artista, curatore e scrittore, ha esposto in sedi prestigiose quali, tra le altre, l’ICA di Londra, la National Portrait Gallery (Londra), Art in General (New York), Mambo (Bologna), Newhouse Center for Contemporary Art di Staten Island (New York) e al MACRO di Roma. Oltre ad aver pubblicato oltre 500 articoli di arte contemporanea per riviste quali “New York Arts”, “Collezioni Edge”, “Sport & Street”, “Luxos” ed altri, è autore di Accidental//Coincidental, Newhouse, New York, 2008, co-autore (con Maria Teresa Roberto) di Incorporeo, Albertina Press, Torino, 2015, Elia – Artista, Apogeo, Adria, 2016, I margini del conflitto (con Simeone Crispino e Maria Teresa Roberto), Albertina Press, Torino, 2017, ed editore del magazine “Obsolete Shit”. Dal 2013 al 2016 è stato curatore della galleria Studio Cloud 4. Conduce con Fedra Boscaro Coxo Spaziale, un programma di arte e cultura su Radio Città Fujiko. Insegna Tecniche Grafiche Speciali all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Il fantasma della follia, dell’ossessione, gravita attorno ai creativi da sempre. È un fuoco alle volte assopito che ogni tanto ha bisogno di uscire. Ho progettato questo mio intervento all’interno di Selvatico con la consapevolezza che entrare nelle “mie” stanze significa avvicinarsi non al mio mondo esteriore – fatto di tanti impegni istituzionali e non, e soprattutto cose pratiche che non interessano a nessuno – ma a quanto frulla nella mia testa durante questi impegni. Porto fuori il cane e penso al fatto che nel 2012 sono state scattate più fotografie che dall’inizio della fotografia al 2011. Sarà una bufala? In ogni caso rende l’idea di quello che può essere – anche solo potenzialmente – la creatività collettiva. Potrebbe questa energia creativa essere incanalata in qualcosa di alto, di ampio, di grosso? Chissà. Torno dalla passeggiata col cane, due telefonate mi interrompono mentre impagino con InDesign l’ennesima grafica urgentissima per l’Accademia Albertina. Questo non ha nulla a che fare con i miei interessi, mentre il cervello

UP1612, 2016, acrilico su tela, 53x32,5 cm

UP1601 (NC), 2016, acrilico su tela, 77,5x57,5 cm

UP1622, 2016, acrilico su tela, 80x80 cm

UP1616, 2016, acrilico su tela, 80x80 cm

UP1617, 2016, acrilico su tela, 80x80 cm

pensa alle pennellate di Rubens, da poco viste all’Hermitage di San Pietroburgo, alle volte così fluide da rasentare la colatura. La colatura, Rubens! Parto sempre dal presupposto che la pittura non interessi più a nessuno, ma che il nostro gesto anacronistico sia comunque una delle cose più importanti del nostro fare. La pittura è bellissima, sottolinea Elena Hamerski in una sua sorta di azione artistica che implica attaccare in giro questa frase. Mentre portavo fuori il cane l’ho attaccata davanti a casa mia. Ludovico Ariosto non c’entra niente con Cotignola, ma le stanze di Palazzo Pezzi si addicono bene alla sua personalità. Del resto la sua casa a Ferrara ha un’architettura simile. Dunque nelle prime stanze presento un Ariosto-Non-Ariosto che guarda avanti scimmiottando un ritratto di Tiziano che poi non si è mai capito se fosse Ariosto oppure no. Attorno a lui, sette donne. Le donne di Ludovico Ariosto. Alcune reali (la madre, la moglie, l’amante, neanche fosse un film con Lino Banfi) altre inventate (da lui: Bradamante, Angelica). Chi è chi lo decidete voi? Nella terza stanza c’è la luna. La luna su cui Astolfo ritrova il senno di Orlando, che brulica di memorie, di energia e di follia. La luna che ci guarda anche quando noi non stiamo guardando lei. La luna guardata da un oblò di Gianni Togni o la luna del pastore errante dell’Asia di Leopardi, o quella di una non certificata frase di Leonardo che si chiede: “La luna, la luna, ma come sta la luna?”. La luna ci guarda e guarda il nostro brulicare inutile in questa palla più grande di lei. Si sentirà all’altezza? O ci guarderà dall’alto in basso? Eppure non è tanto difficile da raggiungere, se Astolfo con quattro battiti di ali arriva e vi trova di tutto. Come qui. Nelle ultime stanze non c’è l’ampolla con il senno di Orlando, nè quella con la follia di Stefano W. Pasquini, ma un leggero brusio di confusione che invita anche te, lo spettatore, a partecipare all’installazione.

UP1608, 2016, acrilico su tela, 80x80 cm

UP1615, 2016, acrilico su tela, 80x80 cm

UP1609, 2016, acrilico su tela, 80x80 cm

US1704, UP1614, 2017, 2016, mixed media acrilico su tela, (bandiere, 80x80 cm canne di bambù, stivali, sassi), 160x30x80 cm

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Giorgio Pignotti Nato ad Ascoli Piceno nel 1979. Durante gli studi Accademici, deluso dall’ambiente culturale, smetto di dipingere. Riprendo solo nel 2010. Progetti recenti: Nel 2018: Young at heart old on the skin. Palazzo Luccarini, Trevi. a cura di Franko B/ Antropogonia. Personale, Spazio Espositivo Francesco Siracusa, Agrigento/ traMA ricognizione-01. Museo Licini, Ascoli Piceno. A cura di Alessandro Zechini/ Solitude Standing. Personale, Galleria E20, Pescara. a cura di Antonio Zimarino Nel 2017 partecipa alla serie di personali “La Conquista dello Spazio” a cura di Riccardo Tonti Bandini, allo SpazioK del Palazzo Ducale di Urbino / Maison perdu(e), Galleria degli Antichi Forni (MC). A cura di Nicola Alessandrini. Nel 2016 la personale #Ritratto 01, al Museo Licini e alla Galleria Cantiere di Ascoli Piceno, a cura di Christian Caliandro. Niente è reale Fantasma / Il fantasma è la realtà. Nonostante la sua apparente solidità, la realtà è inconsistente, la sua presunta concretezza cela una natura indefinibile e nomade. Presa coscienza di questa indeterminatezza, risulta quasi impossibile afferrare una sua qualità specifica e dargli una definizione di “consistenza”. Altrettanto, Ieri o domani non hanno un significato oggettivo o concreto, se non nel tentativo di rappresentazione della memoria. La realtà è lo spettro che tentiamo di evocare, o il luogo fantasma che faticosamente proviamo ad abitare. Fantasia / Nelle tracce pittoriche provo ad evidenziare e raccontare questa forma di inafferrabilità. Le scelte formali servono solo a sottolineare un contrasto, la dualità tra lo spaesamento data della rappresentazione (modelli archetipi) e la rassicurazione data dalle cromie (una forma di concretezza) che abitano sempre, volenti o nolenti, le nostre memorie o fantasie, che una volta evocate possono darci l’illusione di una radice a cui sogniamo di poterci aggrappare.

Cronache ipostatiche 2017, olio su lino, 125x172 cm

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Senza titolo 2018, olio su lino 110x155 cm

Il Mondo è Risolto, olio su tavola 36x54 cm

Antropogonia olio su lino 75x64 cm

Cronaca ipostatica olio su tavola 29x33 cm

Antropogonia, olio su tavola 21x26 cm


Ettore Pinelli (Modica, 1984) Formatosi in Accademia di belle arti di Firenze, si diploma in pittura nel 2007 e in progettazione e cura degli allestimenti nel 2010 in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Nel 2009 fonda.LAB (Young Artists Sharing Ideas | Firenze) Nel 2014 è selezionato per la 1ª edizione del Premio FAM Giovani per le arti visive (AG). Nel 2015 partecipa al Workshop Residenza Ritratto a Mano 2.0 con Simone Berti e Valentina Vetturi, a cura di Giuliana Benassi e Giuseppe Pietroniro, Caramanico Terme (PE) e sempre nel 2015 é selezionato da Eva Comuzzi ed Andrea Bruciati per Some Velvet Drawings (ArtVerona). Tra il 2015 e il 2016 è finalista in numerosi premi tra cui il Premio Fondazione San Fedele (Milano), Premio Combat Prize (Livorno), Premio Arteam Cup (Alessandria) e Premio Francesco Fabbri (Treviso). Nel 2015 è vincitore del Premio Marina di Ravenna e nel 2016 del Premio We Art International (Milano) in collaborazione con Basement Project Room (LT). Nel 2015 è artista selezionato dai curatori del premio ORA. Nel 2016 è uno dei finalisti di TU 35, geografie dell’arte emergente in Toscana, promosso dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Artista inserito da Camillo Langone in Eccellenti Pittori, il diario della pittura italiana vivente. Presente nella collezione Identità Siciliane di Imago Mundi, Fondazione Benetton. Nel 2017 partecipa a Modernolatria Boccioni+100 esponendo alla Galleria Nazionale di Cosenza. Nel 2017 è finalista al 18º Premio Cairo (Palazzo Reale Milano). Invitato da I Martedì Critici a partecipare alla 5ª sessione del progetto di Residenze Artistiche Bocs Art a cura di Alberto Dambruoso (Cosenza). Menzionato dalla rivista Arte (Cairo Editore) come uno degli artisti under 40 significativi dello stato della ricerca artistica italiana. La mia ricerca è incentrata sull’osservazione dal punto di vista antropologico di aspetti relazionali della natura umana portati al limite. A partire da immagini, video ed iconografie ricavate dai media, evidenzio il rapporto interpersonale portato allo stremo, che l’uomo contemporaneo ha con l’informazione. Una costante riscontrabile nella mia ricerca è l’interesse e lo sviluppo di un dato che è proprio del materiale proveniente da canali di informazione di terze parti, una mancata definizione, l’accentuazione del disturbo o dell’errore, che da difetto, si trasforma in valore unico ed assoluto. Una pittura di superficie è caratterizzante del mia pratica, stesure leggere e fitte dove una gestualità controllata non permette errori o ripensamenti, il massimo controllo per la realizzazione di un’opera che al contrario, si auto-genera attraverso un processo specifico.

Rumore grigio 2017 olio su tela 150x200 cm Courtesy l’artista

Rumore grigio (dettaglio)

Blurring motion (rose light) 4th figure zoomed in (tela b) 2018 olio su tela 42x30 cm Courtesy l’artista

Supremacy (grey) 2018 olio su tela 30x24 cm Courtesy Ritmo (Catania)

Deny a personal vision (cobalt light blue) 2017 50x50 cm Courtesy l’artista

Deny a personal vision (rose light) 2017 50x50 cm Courtesy l’artista

Blurring motion (rose light) 2016 olio su tela 24x30 cm Courtesy Fusion art gallery inaudita (Torino) 233


Gio Pistone È nata a Roma, fin da piccola ha scelto come secondo linguaggio, il disegno. Le figure che rappresenta prese dalla fantasia, dal sogno e tendenti all’astratto, sono caratterizzate da colori forti e linee nette. Questa scelta stilistica nasce anch’essa molto presto a seguito di incubi notturni. L’idea della madre, allora studentessa di psicologia, di disegnare le figure immaginarie sognate il mattino seguente, con l’intento di affrontare la paura, è stata ed è ancora fonte di ispirazione per lei. Lavora saltuariamente nelle scenografie a teatro dove continua ad approfondire i suoi sogni ed il suo innato amore per il grande. Ha fondato “La sindrome del topo” un gruppo di creatori di strutture di gioco e sogno, con cui si occupava di costruire e progettare giostre e labirinti. Ha lavorato come disegnatrice su giornali io-Donna/ Corriere della Sera, la Repubblica, l’Unità, Liberazione. Ha partecipato a mostre e festival di muralismo in tutta Italia ed oltre.

La Fantasia Fantasmagorica è il centro del mio immaginario; sono sempre stata affascinata e divertita dalle figure impossibili che il linguaggio della mente mi consentiva di vedere ed ancora continua a stupirmi quando esse arrivano a fare il giro del mondo in un secondo, sempre più sottili e mal strutturate. Poi cadono o le abbandono dietro la porta, sapendo che mi aspettano li, assomiglia a quando lasciamo un libro a metà e sta sul comodino e basta un colpo d’occhio e ci ritorna alla mente quel tale che sta aspettando al bar un’amica ma oramai aspetta proprio te e ti fa tenerezza. Ecco cosa provo io difronte alle folli visioni abbandonate da me dal passato dalla storia. Doverle curare.

CADAVERI DELIZIOSI ovvero parsimonia e leggerezza per la morte dell’animale che parla

Lo spirituale 2018 carta e acrilico su tela 50x40 cm

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L’invidia 2018 carta e La Comunità 2018 carta e acrilico su tela 70x50 cm acrilico su tela 80x120 cm

La Premura 2018 carta e acrilico su tela 60x60 cm

L’Amore 2018 carta e acrilico su tela 80x100 cm

Il Gioco 2018 carta e acrilico su tela 120x110 cm


Manuel Portioli Nato il 17/03/87 a Scandiano (RE) Vive e lavora a Bergen, Norvegia. Manuel Portioli ha conseguito il Bachelor in Belle Arti presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e il Master in Belle Arti presso l’Accademia di Belle Arti di Bergen nel 2014. “Gli studi pittorici di Portioli attraversano i livelli significativi dell’immagine in una sorta di processo di multitasking estetico, con il contesto di riferimento che cambia continuamente e inaspettatamente. La variazione nel suo lavoro riflette la nostra era in cui diversi media e flussi di informazioni interagiscono e interferiscono con la coscienza individuale e collettiva. I dipinti di Portioli incorporano violenza espressionista, pornografia, religione e cronaca per descrivere lo stato umano nell’era della sua spettacolarizzazione” (Stefano Taddei). Vincitore del “Jakob Weidemann Minnestipend” e “Johannes Vinjum stipend”. Selezionato per diversi premi e concorsi tra i quali “Premio Casorati”, “Biennale di Roncaglia sul Panaro”e “Premio Combat”. Ha curato mostre ed esposto in personali e collettive in Italia e Norvegia, Spagna e Romania. Tra le quali: Lovers’ nest, Usf, Bergen; Remix 02, galleria Opere Scelte, Torino; Remix, Regimenten, Steinkjer; God of the high places, Galleri Vinjum, Aurland; Act of Faith, Oseana, Os. Mi muovo nel mondo della pittura senza alcuna idea preconcetta, con mente aperta ed una instancabile volontà di sperimentare. Non amo particolarmente la nozione di stile e il concetto, principalmente legato al dipartimento commerciale del mondo dell’arte, della riconoscibilità. Mi terrorizza il pensiero di un autore destinato a essere l’imitazione di se stesso per tutta la vita... ma, tuttavia, se la ripetizione fosse genuina e non stupidamente spinta dal mercato, sarei mosso a commozione. La perseveranza è una virtù capitale e la testardaggine sembra essere l’altro lato della stessa medaglia, ma non faccio distinzioni, prendo la coppia così com’è. Vedevo un artista come un’antenna in grado di decifrare una varietà di segnali, trasformandoli in immagini comprensibili ai più... ma dopo la benedizione di anni di creazione artistica sento che gli artisti sono combattenti di masochista natura. Anime fragili e bipolari, tese fra cielo ed oblio. Siamo monaci perseguitati dal desiderio della carne e libertini in cerca di assoluzione. Siamo esseri continuamente protesi in un esercizio di rinnovazione auto-fagocitante. Auto-mutilante. Auto-rigenerativa. Auto-erotica. Siamo piante in divenire, protese inevitabilmente verso un Sole, la cui natura ci è sconosciuta, ma irresistibile.

Remix, Regimenten, Steinkjer, Norvegia 2017

Steinkast_1, 2017, tecnica mista su tela, 2018 160x140 cm

Steinkast_3, 2018, tecnica mista su tela, 150x130 cm

Steinkast_6, 2018, tecnica mista su tela, 2018 150x130 cm

Soldier with leopard skin, 2017, tecnica mista su tela, 65x53,5 cm

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Julie Rebecca Poulain Nasce a Casablanca nel 1971. Vive e lavora a Roma. http://cargocollective.com/juliepoulain Ultime mostre (selezione dal 2010): 2018| Il secreto del giardino, a cura di Alberto d’Amico, Studio Campo Boario, Rome-Art-Week, Roma. Zero Gravity, a cura di Valeria Cirone e Andrea Romagnoli, Galleria Curva Pura, Roma. Impronte romane, a cura di Sarah Linford e Devin Kovach, Gallery of Art-Temple University, Roma. Les jardins, personale, a cura di Justine Richard et Manuela Tetrel, Le Radar, Espace d’art actuel, Bayeux, Francia. 2017| Écho /Résonnance des mythes grecs antiques, a cura di Marianne Pichonat, Colysée de Lambersart, Francia. Essenziale. Certe volte sogno/Altri Mondi, a cura di Roberta Melasecca et ignorarte.com, Interno 14, Roma. Mediterranean Routes, Imago Mundi Art, collection « France : instant présent » (Luciano Benetton), a cura di Isabelle Valembras-Dahirel. Biennale Arcipelago Mediterraneo, Cantieri Culturali Alla Zisa, Palermo. 2016| I tropi, personale, a cura di Vania Caruso, Galleria 291/ Est, Roma. Journée de l’Estampe Contemporaine, Place SaintSulpice, Parigi, Francia. Outdoor Project, Rome-Art Week/Spazio Y, a cura di Isabella Vitale, Roma. 2015| Porta fortuna, Studio Varco, L’Aquila. Arte e artisti contemporanei nel sud-est di Roma, Giornata del Contemporaneo, a cura di Isabella Vitale, Roma. Co-working Studio 54, Gallery of Art-Temple University, a cura di Shara Wasserman e Tiziana Musi, Roma. Tiny Biennale, Gallery of Art-Temple University, a cura di Susan More, Roma. 2014| Studio

La traversée, 2014, olio su tela, 195x205 cm

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La fugitive, 2016, olio su tela, 130x162 cm

Y, Inaugurazione della galleria, Roma. Q.44 Ginkgo, progetto di resilienza artistica, a cura di Valentina Fiore, Roma. 2012| L’album, personale, a cura di Alberto Parres, La Porta Blu Gallery, Roma. 2011| Des originaux et des multiples: la diversité de l’Estampe, Centre culturel Jean Cocteau, Les Lilas, Francia. 2010| Interminati Spazi e Profondissima Quiete: Arte Contemporanea nel Paesaggio Laziale, Cappella Orsini/ CREIA-Regione Lazio, Roma. Portes ouvertes, Atelier Sens Commun, Parigi, Francia. Bovarchè X - Arte Contemporanea, Palazzo Mesiani, a cura di Angela Pellicano, Bova, Reggio Calabria. Fantasma Fantasia: tra due parole. L’entre-deux è il luogo della pittura. Situarsi in mezzo, tra due colpi di pennello, tra l’occhio e la mano, la macchia e la figura, la forma e le sue trasformazioni, ciò che resta e ciò che sfugge – è l’oscillazione della materia pittorica stessa. Materia vissuta che rimanda ad una temporalità aperta e plurale. Pittura traccia, corpo mnemotico che copre, altera, torna indietro, lascia vuoti, giocando con le cancellature, le alternanze dell’apparire e dello sparire, le saturazioni e le lacune dell’immagine. Di questo percorso che disturba il volontarismo figurativo ogni tela reca un’impronta, tra gli scarti e gli spostamenti. Tratti che si sedimentano, qualcosa accade, il quadro a volte rivela une segreta geologia temporale. Fantasma Fantasia, vengono da sole le immagini – da dove vengono?

Un jardin pour Suzanne/2, 2017, olio su tela, 87x93 cm

Fragments (seria aperta dal 2010) 2017-2018, olio su tela, 20x20 cm (l’uno)

Un jardin pour Suzanne/3, 2017, olio su tela, 87x93 cm

Un jardin pour Suzanne/3, 2017, olio su tela, 87x93 cm

Faune, 2015, olio su tela, 15x15 cm


Giulio Saverio Rossi Giulio Saverio Rossi (Massa 1988, vive e lavora a Torino). Diplomato in Pittura all’Accademia di Venezia e all’Accademia Albertina di Torino. La sua pratica artistica si sviluppa come riflessione critica sul ruolo e le possibilità dei medium tradizionali e come riconsiderazione dello statuto delle immagini oggi. I suoi lavori più recenti sono focalizzati sulla riconversione da immagine digitale a immagine analogica tramite la pittura. Fra le sue mostre personali Bordi/Borders/Bords #1, a cura di Davide La Montagna e Katiuscia Pompili, progetto K+D (Torino 2018), No Subject, a cura di Carolina Gestri, presso LOCALEDUE (Bologna 2017) e THAUMÀZEIN, con Jacopo Pagin, a cura di Alessandra Franetovich, presso il Castello Malaspina di Massa (Massa 2015). Ha esposto presso centri di ricerca del contemporaneo fra cui PAV Parco Arte Vivente, (Torino 2017), il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (Prato 2015) e il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (Rivoli 2008). È stato selezionato per partecipare a diversi programmi di residenza fra cui Landina (C.V.O. 2018) VIR Viafarini-in-Residence (Milano 2017), Mediterranean Landscapes, promosso da BJCEM e presentato a Mediterranea 18 Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo (Tirana 2017), Cartografia sensibile, C.A.R.S. (Omegna 2017) e SAC Fondazione Museo Pino Pascali (Polignano a Mare 2015). Fra le mostre collettive cui ha partecipato The Malphighian Layer a cura di Bruno Barsanti e Gabriele Tosi, CAR DRDE (Bologna 2018), Hortus (in)conclusus, a cura di Pierre Dupont, MACA Museo d’arte contemporanea di Alcamo (Alcamo, 2018) Stupido come un pittore #2 a cura di Rossella Farinotti e Simona Squadrito, Villa Vertua Masolo (Nova Milanese 2018) Sulla Pittura: Cingolani, Galliano, Pinelli, Rossi a cura di Stefania Margiacchi, Spaziosiena (Siena 2018), Viva Arte Viva, a cura di Treti Galaxie -per Outer Space- FuturDome, (Milano 2017), Monumento in Quattro Movimenti, in collaborazione con Semi Cattivi e con la partecipazione di Marion D’Amburgo, Galleria Frittelli, (Firenze 2016), PILLS, a cura di Giulia De Giorgi e Maria Elena Marchetti, Associazione Barriera, (Torino 2016), Art Fragments, Accademia di belle arti di Varsavia (Varsavia 2016), Tempo Lineare, a cura di Alessandra Franetovich in Minipimer LOCALEDUE, (Bologna 2016), Invisible Borders, a cura di Pietro Gaglianò SRISA Gallery, (Firenze 2015). Se dovessi circoscrivere l’essenza della mia ricerca ad un unico attributo questo sarebbe l’inattuale. L’inattuale declinato in tutte le sue possibilità: dalla ricerca dei medium inattuali, alla ricerca dei luoghi inattuali in cui si nascondono stratificazioni storiche dimenticate, fino all’inattualità in generale dei sistemi percettivi. Da quest’ultima declinazione nasce la mia necessità di indagare la realtà ricorrendo a ridondanze, successive traduzioni da un medium all’altro, fino alle strategie di raddoppiamento e rispecchiamento spaziale. Se la mia pratica ha il suo principio nella messa in scena critica dei medium tradizionali, la sua fine ideale è nel mostrare la possibilità di usare questi stessi medium all’interno di una narrazione più grande, la storia dell’arte stessa diviene un luogo di citazione e riassemblamento, oceano d’informazioni non ancora adeguatamente interpretate e perciò eternamente inattuali.

Die verkehrte Welt #2, 2018 olio su lino, 226x228 cm

L’esercizio dell’ombra #1, 2018, nero fumo su lino, 75x60 cm

L’esercizio dell’ombra #2, 2018, nero fumo su lino, 75x60 cm

Verkehrte Welt #1 2018 olio su lino, 226x228 cm

Picture from another Image #1, 2018, olio su lino, 41x41 cm

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Giuliano Sale Nato a Cagliari nel 1977, vive e lavora a Milano I miei soggetti, nascono fondamentalmente da una suggestione mentale. Può capitare a volte che prendo spunto da immagini recuperate o da persone reali, ma in ogni caso vengono “centrifugate” e “digerite” quindi scomposte per un mio personale risultato finale. Capita anche che uso direttamente pezzi di quadri storici per poterli “stuprare”. Stuprare nel senso che li tolgo dal loro contesto per inserirli in situazioni nuove, fargli vivere altre esperienze al di fuori del “bello classico” come, un esempio recente, ho rubato alcune donne dallo storico dipinto di Ingres (il bagno turco) e le ho inserite in una mia suggestione mentale per darle nuova vita. Stuprarli per me è portarli al contemporaneo. Quindi possiamo sicuramente parlare di stati mentali, anche se ritraggo persone reali cerco di rappresentare non quella persona per come è nella realtà, ma il pensiero di quella persona, quello che per me caratterizza meglio il suo complesso interiore.

Senza titolo 2018 olio e acrilico su tela, 20x30 cm 238

Senza titolo 2018 olio e acrilico su tela 24x30 cm

Stillife with ass and good wine 2018 olio su tela 75x55 cm

Senza titolo 2018 olio su tela 90x95 cm

Slutting in front of the poster of fake sky by Constable 2018 olio su tela 150x130 cm


Amandine Samyn Nasce a Bruxelles nel 1978. Vive e lavora a Bologna. Personali: nunc stans, a cura di Alessandra Rizzi, Palazzo Zambeccari, Bologna (2014); Amandine Samyn, a cura di Roberto Daolio, Leonardo, Arte Fiera Off, Bologna (2012). Mostre collettive: Kahuna, a cura di Leonardo Regano, ex chiesa di San Mattia, Polo Museale Emilia Romagna, Bologna (2018); Roberto Daolio. Vita e incontri di un critico d’arte attraverso le opere di una collezione non intenzionale, MAMBO, Bologna (2017); La camera delle meraviglie, a cura di Leonardo Regano, Isolo17 Gallery, Verona (2017); Sulla luna - Antonello Ghezzi +, Palazzina Liberty dei Giardini Margherita, BDW, Bologna (2016); All at sea - Antonello Ghezzi +, Palazzina Liberty dei Giardini Margherita, Bologna (2016); Ensemble - Antonello Ghezzi +, Palazzina Liberty dei Giardini Margherita, BDW, Bologna (2015); Dove vai in Vacanza, Biagiotti Progetto Arte, Firenze (2009); Premio Nazionale delle Arti, edizione 08/09, Galleria d’Arte Moderna, Catania (2009); Premio Samp, Accademia di Belle Arti di Bologna, Arte Fiera Off, Bologna (2008); Open Studio 2006. 4° edizione, Almagià, ex-magazzini dello Zolfo, Ravenna (2006); An outdoor concept. Seven young (italian) artist and their outdoor and nature works of art, a cura di Luca Caccioni, Lorenzelli Arte, Milano (2006); Premio Campigna quarantottesima edizione. Ouverture. Under 30 Fine Arts #Uno, a cura di Adriano Baccilieri, Galleria d’Arte Contemporanea “Vero Stoppioni”, Santa Sofia di Romagna, Forlì-Cesena (2005); Anteprima Sette. Giovani artisti da conoscere dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, a cura di Paola Pallotta, Palazzo del Podestà, Ripatransone, Ascoli Piceno (2005). Premi: Premio Nazionale delle Arti, edizione 2008/2009, Prima classificata, Premio promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (2009); Premio Samp. 2° edizione

del Concorso di Pittura e Fotografia “L’industria incontra l’arte”, Prima classificata (2008). Forse non è un caso se siamo ospiti in una delle poche case di Cotignola a non essere stata distrutta dai bombardamenti del ‘44’45 ; a uscire indenne dalla guerra; a conservarsi ospitale ancora per decenni, per altre generazioni, per altre persone. Destinata a mantenersi in piedi, salda anche se provata, per preservare, oltre sé stessa, anche coloro che ospita. È arrivata a noi, e ora noi cerchiamo di fare qualcosa con lei. Dentro le mura, tra le pareti, diverse voci l’hanno percorsa e più corpi l’hanno riempita, e lei ne ha conservato tracce e persistenze. Quello che è rimasto è più che una traccia materiale, ormai sbiadita, quasi cancellata, è più che qualche elemento d’uso e decorativo, più che la vista dalle finestre. È un’atmosfera. È un sentore di passato, una resistenza di memoria che non si spegne, che porta nel suo essere i modi degli esseri che l’hanno resa partecipe, anno dopo anno, di tante vite vissute. È meraviglioso potere ancora, a tutt’oggi, affacciarci a quelle finestre, aprire quelle porte, appoggiarci a quei muri e incrociare con lo sguardo il suo sguardo. Perchè la casa ci guarda, lo percepiamo. Ci osserva. Non si passa indenni nel tempo della storia. Questa casa ha una anima, come si suole dire. Ora noi a quell’anima possiamo continuare a dare una coscienza. La nostra, quella della collettività. Con forze sempre fresche, immaginative, creative. Se si vuole. Una casa vive di chi la abita, per chi la abita. Si potrebbe fare sì che questa casa dia ospitalità alla comunità, in un paese che ha saputo fare comunità aperta anche nelle situazioni più dure. Una comunità che la riprenderebbe in carico, per tutti coloro che vorranno utilizzare i suoi spazi per il bene di tutti, per il bene di ognuno, perchè questo passato diventi futuro di tutti.

Nella bassa, 2017, olio su tavola, 20x15 cm (x5)

Una delle poche case di Cotignola a non essere stata bombardata, 2018, olio su tavola, 20x15 cm

Le ultime abitanti di questa casa erano due vecchie insegnanti, 2018, olio su tavola, 20x15 cm

Cosa ne è stato. Cosa ne potrebbe essere. 2018, olio su tavola, 15x20 cm

Le finestre sono aperte 2018, olio su tavola, 20x15 cm

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Marta Sesana Nasce a Merate (Lecco) nel 1981. Vive e lavora a Osnago (Lecco). Selezione mostre personali: 2017 In consonno, galleria Giovanni Bonelli, Milano / 2016 Provincia dentro, Die Mauer Gallery, Prato, a cura di Luca Sposato / 2014 La classe, Liceo Artistico Caravaggio, Milano / 2013 La festa della luna, Antonio Colombo Arte Contemporanea, a cura di L. Beatrice / 2011 Piazza d’uomo, Nur Gallery, Milano / 2009 Nella massa, Castello di San Giorgio, Legnano (Mi), a cura di Flavio Arensi, Cupio dissolvi, Studio d’arte Cannaviello, Milano, a cura di S. Castelli / 2008 Monadi, Galleria Bianca Maria Rizzi, a cura di S. Castelli Selezione mostre collettive: 2018 Cartone Riciclato ad arte, Milano, Stecca 3.0 / 2017 Asylum EXMA Cagliari, a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone, Il pulcino a Segrate omaggio all’arte libraria di Albero Casiraghi, biblioteca centrale di Segrate / 2016 #1, Asssociazione Culturale Artétipi, Parma / 2015 Residenza artistica Bocs Cosenza, Cosenza, a cura di Alberto Dambruoso (5-17october), La famosa invasione degli artisti a Milano, La fabbrica del vapore, a cura di Luca Beatrice and Ivan Quaroni, Premio Pio Alferano, Castello Dell’Abate, Castellabate (Sa), La bellezza fa, Castello Carlo V, Lecce, a cura di Stefano Fiz Bottura / 2014 U Liotru, La leggenda di Eliodoro, Catania art gallery, Catania, a cura di Arnaldo Romano Brizzi, Wearetowerparade, Piazza Gae Aulenti, Milano, Underground, dalla Street alla Lowbrow Art, galleria ”Arte Passante”, a cura di Mimmo di Marzio / 2013 Post It Show, GR2 Giant Robot, Los Angeles, a cura di M. Todd and E. Pearl Watson, Mantegna cercasi, Mantova, a cura di F. Baboni, A. M. Martini, C. Micheli, S. Taddei / 2012 Something Else, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, a cura di R. Fantoni, Altrove luogo o poesia, Catania Art Gallery, Catania, a cura di B. Buscaroli, Go With The Flow, Villa Bottini, Lucca, a cura di A. M. Martini / 2011 Biennale di Venezia, Padiglione Lombardia, Palazzo della Regione, Milano, a cura di V. Sgarbi / 2010 IV Premio Razzano, Museo d’Arte Contemporanea del Sannio, Benevento, 11° Premio Cairo, Museo della Permanente, Milano, Anni 10, Studio d’arte Cannaviello, Milano / 2009 Stile Libero Italiano, Studio d’arte Cannaviello, Milano / 2008 Depicta, Galleria delle Battaglie, Brescia, a cura di V. Dehò / Karta Bianca, K Gallery, Legnano (MI) / Next big thing, Galleria Contemporaneamente, Milano, a cura di S. Castelli, Idee per una Pinacoteca, Pinacoteca del Castello, Legnano, a cura di F. Arensi, Morfologie, K Gallery, Legnano (MI), a cura di I. Quaroni / 2007 Finale Premio Celeste, I.S.A., Roma, a cura di G. Marziani, Neo organic, Galleria Bianca Maria Rizzi, Milano, a cura di S. Castelli Il mio tentativo di parlare sul tema fantasia/fantasma. La fantasia per me è il cervello che reagisce a percezioni esterne e porta lo stato mentale in un’altra dimensione. Si arriva a immaginare cose mai viste. Il fantasma invece è quell’ombra nella memoria che appare come un flash improvviso nel pensiero. L’immaginazione potrebbe essere legata alla fantasia, mentre la memoria al fantasma. La pittura probabilmente oscilla tra questi due punti. Nell’atto del dipingere puoi immaginare qualcosa prestando attenzione a quei momenti dove il pennello pare vada da sé, in quel momento puoi ascoltare quel fantasma che affiora dalla memoria; un volto che hai conosciuto, un luogo dove hai vissuto. Sia la fantasia che il fantasma appartengono a stati del cervello che non si rifanno allo stato reale delle cose.

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Attenzione 2018 tempera su tela 50x40 cm

Bendato 2018 olio su tela 70x100 cm

Cavallo blu 2018 olio su tela 70x50 cm

Rosso Chanel 2018 tempera su tela 18x13 cm

Rosso peperone 2018 alchidico su tela 40x30 cm

Volatile 2018 olio su tela 18x13 cm


Enrico Tealdi Enrico Tealdi nasce a Cuneo nel 1976, dove vive e lavora. Dopo essersi diplomato in pittura, perfeziona la propria formazione attraverso diversi workshop con tutor di fama internazionale. Dal 1998 sono presenti le prime esperienze espositive. Il lavoro di Enrico Tealdi è stato descritto come una poesia che si esprime utilizzando più tecniche: pittura, disegno, ceramica, creando opere e installazioni che raccontano storie di affetti, legami, abbandoni e solitudini. Le sue opere parlano della nostalgia che si appropria degli oggetti, dei luoghi; della non curanza che ha l’uomo verso se stesso e il suo destino, in un’ atmosfera di sospensione e mistero. Da tutta la sua opera, emerge un tempo simbolico, di transizione verso il nuovo, ma anche una sorta di magia del presente; come la sensazione che può rivelare un momento della vita, quando si sa che, un giorno, lo si potrà, con piacere, ricordare. Ha esposto in Italia e all’estero in mostre personali e collettive. La solitudine dei fantasmi. La musica non ancora scritta, la musica andata perduta, quella suonata che resta nell’aria. Quello che non si è detto e va perduto come un’ombra. I naviganti che si muovono con la speranza di tornare con un nuovo racconto. Gli strumenti che parlano tra loro e noi che crediamo di capirli. Il vento che suona nella canne d’organo. La pioggia che cola sui tetti rotti e cancella le case e le storie nelle stanze vuote che non aspettano più nessuno. Le voci che si sbiadiscono eppure tornano a cercarci. Le ore di sonno che se vanno senza chiedere il permesso. Tutta la musica che è ancora da scrivere e la musica che nessuno ascolterà. Come piccoli chiodi che trafiggono l’aria e diventano gli spilli che attraversano la carta delle foto che non abbiamo più, che non vogliamo più.

So già come sono, 2017, tecnica mista su carta foderata su tela, diametro cm 20

I lunghi addii, 2017-18, tecnica mista su carta foderata su tela, 20x20 cm

Non so a chi sto ubbidendo, 2017, tecnica mista su carta foderata su tela, dittico 25x41 cm

Qualcosa di rosso, 2018, tecnica mista su carta foderata su tela, dittico, 100x140 cm

Il nimbo dei poeti, 2016, tecnica mista su carta incollata su tela, 25x35 cm

Le briciole di un biscotto, 2018, tecnica mista su carta foderata su tela, dittico, 30x60 cm

Il nimbo dei poeti, 2016, tecnica mista su carta incollata su tela, 24x30 cm 241


Rosario Vicidomini (Nocera Inferiore, 1986) Ha studiato arte a Salerno, Bologna e Urbino. Dal 2014 al 2017 ha vissuto e lavorato tra Amburgo e Berlino. Ha esposto in diverse mostre in Europa e in Giappone. Attualmente risiede a Roma. Dietro il mio lavoro, più che dei concetti, c’è una necessità espressiva. È un impulso che mi accompagna da sempre, un senso di rivolta esistenziale che vive in una dimensione che esclude le parole. Questo, in sé, motiva l’uso delle immagini. Non realizzo delle idee, seguo un’intenzione che si chiarisce e trova forma durante il processo lavorativo. La pittura è, per me, un dialogo con la materia, un avvenimento nella realtà tangibile. È necessario che l’opera respiri attraverso lo spiraglio di casualità che la rende irriproducibile. I soggetti che rappresento sono oggetti piccoli, familiari e senza nome, collocati in uno spazio costruito da variazioni tonali. L’oggetto viene svelato nella sua fisicità, ma resta misterioso. Le immagini che mi interessano sono quelle che non si esauriscono nella contemplazione, ma sono in grado di rinnovare ad ogni sguardo la loro forza d’attrazione.

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clr40c-21, 2018, olio su tela, 40x40 cm

clr60c-19 2018, olio su tela, 60x60 cm

clr40c-20, 2018, olio su tela, 40x40 cm

clr100c-10 2018, olio su tela,100x100 cm

clr100c-12 2018, olio su tela,100x100 cm

clr40c-18, 2017, olio su tela, 40x40 cm

clr80c-1 2018, olio su tela, 80x80 cm


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€ 10,00


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