Editoria di progetto

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Modelli di case editrici Essere un editore vuol dire cercare di far vivere il proprio catalogo nel lungo periodo, permettendo alle opere di consolidarsi, tuttavia questo non è lo scopo ultimo dei gradi gruppi editoriali che al consolidamento preferiscono il consumo a breve termine delle proprie merci. La struttura del capitale di un’azienda ne influenza fortemente la politica editoriale, in quanto sempre più spesso anche in ambito editoriale esistono aziende al cui vertice siedono amministratori disinteressati al contenuto di ciò che pubblicano e più interessati al profitto a breve termine. L’editore, in questo tipo di aziende verte a trasformare il cittadino-lettore in consumatore attraverso libri che diventano oggetti di distrazione destinati al tempo libero. L’affermazione «purché si legga, non importa cosa» risulta completamente errata, non è importante solo leggere ma anche e soprattutto cosa si legge, e dunque la qualità di un libro non può esprimersi, come spesso avviene, sulla base del numero di copie vendute. Il paradosso dell’editoria contemporanea sta nel fatto che non dovrebbe esserci alcuna contraddizione tra pubblicare delle opere per i loro contenuti e guadagnare il denaro necessario alla loro produzione, mentre oggi si riscontra una totale inversione che mette al primo posto il profitto a discapito del contenuto. Esistono cinque principali modelli42 di gestione di una casa editrice che mostrano i legami di dipendenza rispetto al progetto editoriale e al mercato finanziario. Il primo modello è quello dell’azienda familiare in cui il capo è spesso l’azionista principale o il rappresentante di un gruppo familiare o di amici mentre tra gli azionisti di minoranza si trovano anche dipendenti e soci che partecipano

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