Beyond Taste - Oltre il Gusto Magazine - Edition Summer 2022

Page 1

SUMMER 2022

Maurizio Pelli: Paolo Corvo Università di Pollenzo Museum of the Future Dubai Expocook 2022 - International Pizza Challenge Photographer Vittorio Sciosia Author Corrado Passi Cybartender Luca Coslovich Chef José Avillez Chef Keiichi Hashimoto Doctor Susan Levenstein Alfonso Petrella: Caffè Firenze Pontevecchio Photographer Modestino Tozzi Photographer Adolfo Loyola & Chef Berta Ruiz Photographer Philippe Germain Sommelier José Luis Rodriguez Del Campo Sommelier Ricardo Gil Rodriguez Madrid Fusion 2022 The Parador Hotel Network - Spain Fruit Attraction 2022

Photographer: Rob Southey Kenton - on - Sea, South Africa


Rob Southey


Rob Southey



CASAVYC VINI DI TOSCANA Viviana Filocamo & Claudio Sabatucci Az. CASAVYC Podere Camporomano 43 58054 Scansano - GR.

Tlf: (39) 335 688 0673 Tlf: (39) 347 336 1205

Email: casavyc@casavyc.it Website: www.casavyc.it

Fotografo: Claudio Mollo



Mast Head - Summer 2022 Copyright 2022: Beyond Taste – Oltre il Gusto Magazine. All rights reserved. No part of this magazine maybe reproduced or used in any manner without the written permission of the Publishers. Graphic Design: Alba Graphic Design Studio. Madrid, Spain. Graphic Designer: Raúl López Rojo. Advisory Board of Directors & Director of Technical Solutions: Author & Photographer Philippe Germain. Founder, Publisher & Editor in Chief: Margaux Cintrano. Co Publisher, Author & Italian Translator: Maurizio Pelli. Official Photographer: Giovanni Panarotto. Official Spanish Editor in Chief: Author & Sommelier José Luis Del Campo Villares. Collaborating Photographers – Summer Edition 2022 Cover Photo: Photographer Rob Southey Photographer Vittorio Sciosia Photographer Philippe Germain Photographer Modestino Tozzi Photographer Adolfo Loyola Media Press Agencies and Websites The Parador Hotel Network of Spain Ifema Madrid – Fruit Attraction 2022 Ifema Madrid – Madrid Fusion 2022 Group Avillez – Lisbon, Portugal Tour Leader in Venice By: Alessandro Trabucco: https://www.tourleaderinvenice.com Alessandro Trabuccio: Instagram @ Tour Leader in Venice Beyond Taste – Oltre il Gusto Magazine: https://www.Beyond-taste.com



Edizione Estate 2022

Pagina Editoriale a cura di Margaux Alexandria Cintrano

Impressioni durature… Un fine settimana diverso dalla routine quotidiana. Meglio trascorrerlo in un tranquillo vigneto tra le colline o in un’antica fortezza trasformata in un lussuoso hotel resort e spa fronte mare sulla costiera? Questa edizione vi porterà in Argentina a Buenos Aires - Francia- Italia - Lisbona in Portogallo, Baiona in Galizia in Spagna, Kenson on Sea in Sud Africa e Dubai negli Emirati Arabi Uniti. Abbiamo presenziato a molti eventi enogastronomici degustando la cucina tradizionale, contemporanea e la più sofisticata Michelin Starred Cuisine. È stata approfondita la parte artistica e culturale, partecipando a numerose degustazioni di vini e oli, visitando i migliori eventi fieristici, cogliendo l’opportunità di testare prodotti unici di alta qualità tra oli extravergine di oliva, caffè, cioccolatini, caviale, tartufi e le iberiche tapas. Dopo due anni di pandemia, finalmente, avuto il piacere di rincontrare molti chef famosi che abbiamo intervistato durante questi ultimi anni. Concludiamo questa edizione porgendo i nostri migliori auguri per una bella e soleggiata estate, finalmente senza restrizioni, da dedicare a viaggi e vacanze. Nella prossima edizione Autunno 2022, presenteremo molte bodegas spagnole - cantine Resort - Resort & spa - Hotels e ristoranti immersi tra i vigneti. Augurandovi “buone vacanze”, porgiamo i nostri saluti. Margaux Cintrano Fondatrice & Maurizio Pelli editori - Madrid. Website: www.beyond-taste.com



Edizione Estate 2022 Co.Publisher Page a cura di Maurizio Pelli editore Articoli: Museum of the Future - Dubai Expocook 2022 “Campionato Mondiale di Pizza a Squadre” - Palermo

Interviste: Prof. Paolo Corvo - Università Gastronomica Pollenzo


Contents Summer 2022

Author Corrado Passi......................................................................................................................................................1 Photographer Vittorio Sciosia.........................................................................................................................................3 Maurizio Pelli: Paolo Corvo – Università di Pollenzo..................................................................................................17 Maurizio Pelli: Museum of the Future, Dubai...............................................................................................................23 Maurizio Pelli: Expocook Pizza Challenge 2022.........................................................................................................33 Cybartender Luca Coslovich.......................................................................................................................................... 41 Chef José Avillez – Lisbon, Portugal............................................................................................................................. 47 Alfonso Petrella – Caffè Firenze Pontevecchio............................................................................................................. 67 Chef Keiichi Hashimoto................................................................................................................................................ 73 Doctor Susan Levenstein – Rome, Italy........................................................................................................................ 79 Photographer Modestino Tozzi...................................................................................................................................... 83 Photographer Adolfo Loyola..........................................................................................................................................89 Photographer Philippe Germain..................................................................................................................................... 93 Sommelier José Luis del Campo Villares: Los Vinos Generosos.................................................................................. 99 Sommelier José Luis del Campo Villares: Avaquería Gallega..................................................................................... 105 Sommelier Ricardo Gil Rodríguez ............................................................................................................................... 113 Ifema Convention Centre: Fruit Attraction 2022......................................................................................................... 117 Margaux Cintrano: Baiona Parador Hotel – Baiona, Galicia ..................................................................................... 121 Margaux Cintrano: Madrid Fusion 2022..................................................................................................................... 125


www.vittoriosciosia.com photo@vittoriosciosia.com

Vittorio Sciosia


14


fotografia di Mauro Magagna

Whispers di Corrado Passi fotografia di Mauro Magagna Si rincorrono le ombre, lungo Camps Bay Drive. Un crepuscolo incediato, la Montagna e i suoi Dodici Apostoli affacciati sulla baia smeraldo. Scompaiono, a quest’ora, i monoliti, quasi l’oceano, vorace, li inghiottisse per rigettarli altrove. Mai, Paula, si era sentita così leggera. “Ascolto la roccia” si era detta sin dal primo giorno, immersa nel buio. Tendeva lo sguardo, l’orecchio. Sola, era certa che lassù, di notte, la Montagna avrebbe parlato, raccontando di ogni luce della città, della nebbia che, il mattino, assomiglia a zucchero, del silenzio, la domenica, lungo i dirupi affacciati sulla metropoli. Di tutto ciò che, senza pretendere nulla in cambio, celebrava il cielo, i suoi giochi di nuvole come pensieri. Parlano, a Camps Bay, i contrafforti di arenaria. Non li senti, di giorno, immerso nel commuting time più scenografico del mondo. Non avverti il respiro lento dei loro richiami. Sono eco, sussurri. Paula ascoltava, la sera, quei frammenti sospesi nel vento, i racconti del giorno trascorso. Scendevano, la sera, lungo il crinale, animali dal passo morbido, felpato. Così la montagna ripeteva i suoi lamenti, così rispondeva agli sguardi

1


2


Hotel Moresco 5***** - Ischia

nella SPA che si uniscono due eccellenze ischitane, le acque termali, per cui l’isola è famosa dall’epoca dei Romani e il vino. Infatti, quasi in memoria del vigneto che una volta occupava l’attuale terreno su cui è edificata la struttura, la SPA offre trattamenti che coniugano il potere terapeutico delle acqua termali con i benefici dei polifenoli contenuti nei vinaccioli. Vinaccioli che vengono lavorati per questo scopo terapeutico da una delle più antiche cantine di Ischia, Casa d’Ambra e da cui nascono i prodotti della linea “Divine” usati nella SPA. Trovare riparo in questo rifugio elegante e silenzioso è una bella sensazione arrivando dalla calura esterna ma anche dalla confusione del porto nel quale siamo appena sbarcati. Si entra in un luogo senza tempo, le mattonelle rosso scuro a terra e il bancone delicatamente disegnato della reception ci fanno entrare già in un “mood” vacanziero e rilassato. Avremo modo di scoprire la cucina, all’altezza di questo 5 stelle raffinato, orgoglio dell’ospitalità ischitana.La colazione, nel ristorante, sotto foglie e rampicanti che si intrecciano sulle nostre teste, è un trionfo della pasticceria ischitana.Ovviamente anche il salato, per chi preferisce, ha il suo perché. La struttura ha una spiaggia privata, con lettini, ombrelloni e bagnino esclusivamente per gli ospiti.Si trova a pochi metri e, volendo si può anche mangiare a pranzo senza bisogno di tornare in albergo.Per quanto, chi volesse riposare, si trova a solo pochi metri dalla stanza fresca e silenziosa. Speriamo che una visita a Ischia sia l’occasione di scoprire questo magnifico gioiello dell’ospitalità isolana o, viceversa, il soggiorno a Il Moresco, sia l’occasione per scoprire anche il resto dell’isola di Ischia, una delle più belle destinazioni del Mediterraneo.

Articolo e fotografia di Vittorio Sciosia Il Moresco nasce nel 1953 grazie alla sinergia tra un ospite innamorato da tempo dell’isola, il commendatore Fuchs e un architetto isolano, Sandro Petti. Il primo era talmente innamorato di questa terra in mezzo al mare da voler costruire una grande villa dove venire a stabilirsi definitivamente. L’architetto lo convinse, non si sa come, a costruire ben più di una villa per sé, addirittura un albergo, per l’appunto. E così nacque Il Moresco, con la sua caratteristica torre svettante sui pini del parco al centro del quale era costruito, un parco con piante e fiori e una piscina solcata da un ponticello. E addirittura una grotta naturale, accanto alla piscina, con un fiume di acqua termale nel quale entrare come in un avventuroso percorso misterioso. Purtroppo il commendatore Fuchs fu costretto a vendere l’albergo ancora in fase di ultimazione perché, a quanto si racconta, si invaghì di una isolana che gli fece sperperare tutti i soldi destinati alla costruzione. La tavernetta del Moresco, dove oggi insiste il ristorante “La Pergola”, divenne da subito una attrazione della vita notturna ischitana che vide esibirsi, tra i tanti artisti, anche una giovane Mina, che all’epoca si faceva chiamare Baby Gate. Negli anni 80 gli attuali proprietari rinverdirono i fasti di questo gioiello di eleganza con una accurata opera di rinnovamento ed integrazione dei servizi adattati alle nuove esigenze che la clientela internazionale richiedeva. Tra cui la SPA con piscina coperta e tutta una serie di “coccole”, dai massaggi alle cure di bellezza. Ed è proprio

3


4


5


6


7


8


9


10


11


12


13


14


15


16


Paolo Corvo Professore Associato di Sociologia Generale Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Maurizio Pelli editore - Fotografia: Paolo Corvo Università di Pollenzo Paolo Corvo, bergamasco, classe 1962, è professore associato presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, dove insegna nella Laurea Triennale in Scienze e Culture Gastronomiche Culture del viaggio e dinamiche sociali e “nuovi trend” nel settore alimentare e nella ristorazione. Si occupa di tematiche relative al cibo e ai consumi, al turismo enogastronomico sostenibile, agli indicatori di qualità della vita, benessere e felicità. Ha svolto attività di ricerca e di formazione per enti pubblici e privati su temi riguardanti il turismo e lo sviluppo socioeconomico del territorio, i processi di globalizzazione e la società civile. L’Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nata e promossa nel 2004 dall’associazione internazionale Slow Food con la collaborazione delle Regioni Piemonte e della Emilia Romagna, è un’università non statale legalmente riconosciuta dallo stato italiano. Nella sua ultradecennale attività, l’ateneo ha accresciuto costantemente i suoi corsi di studio, e conseguentemente il numero degli studenti, giungendo a proporre un’offerta didattica completa e unica nel suo genere in Italia e all’estero, affermandosi come un’istituzione dinamica, flessibile e di impronta fortemente internazionale. La peculiarità dei suoi corsi attrae studenti da decine di paesi diversi, interessati all’originale progetto formativo che, coniugando studio, pratica e viaggi didattici in tutto il mondo, consente loro di operare per sviluppare i futuri scenari del cibo. Questo approccio metodologico e didattico fornisce agli studenti una visione globale dei sistemi di produzione del cibo sia passati che presenti, permettendo inoltre di apprezzare la ricchezza delle diversità culturali. L’ateneo forma i “gastronomi”, nuove figure professionali che hanno conoscenze e competenze interdisciplinari nell’ambito delle scienze, cultura, politica, economia ed ecologia del cibo e sono in grado di sviluppare valori come la sostenibilità e la sovranità dei sistemi alimentari globali, comprendendone tutte le fasi, dalla produzione al consumo. La chiave di volta di quello che può essere definito gastronomo è la profonda comprensione del cibo come valore e del suo ruolo importante nel creare e modellare la società. Ad oggi gli studenti che hanno frequentato e frequentano l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo sono oltre 3000. La ricerca in Unisg. L’attività di ricerca dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche è finalizzata ad aumentare la conoscenza e a promuovere l’innovazione

nel campo degli studi gastronomici e si sviluppa attraverso collaborazioni a livello nazionale ed internazionale, con atenei ed enti di ricerca, con I patner di UNISG, e altri attori terzi (privati o pubblici) che possono stipulare idonei accordi o convenzioni con l’Ateneo.La ricerca UNISG si articola su tre aree interdisciplinari denominate: Ambiente, Percezione e Qualità, Mobilità. I progetti di ricerca, afferenti ad una o più di tali aree, coinvolgono competenze specifiche dei ricercatori e professori di UNISG e degli esperti che collaborano con UNISG (docenti a contratto, visiting professor, ecc.) e assicurano risultati in termini scientifici, economici, di visibilità e di rafforzamento del network di UNISG rilevanti per la comunità scientifica, gli stakeholder e la società tutta.UNISG per la ricerca è: progetti di ricerca finanziati, dottorati e assegni di ricerca, attività di disseminazione scientifica. Ambiente. L’area Ambiente analizza il rapporto bidirezionale tra uomo e ambiente declinato in ambito gastronomico. In particolare, da una parte si indaga l’effetto dell’ambiente, dei sistemi ecologici e dei suoi cambiamenti sulla cultura gastronomica e sui comportamenti alimentari. Dall’altra parte, si studia l’impatto dei sistemi socioculturali e delle produzioni agro alimentari sull’ambiente, sul territorio e sulle risorse economiche e naturali. Particolare attenzione è rivolta all’analisi della relazione tra ambiente urbano e rurale, all’applicazione dell’agro-ecologia ed alle relazioni tra cibo e spazio e paesaggio, e allo sviluppo di strategie per la sostenibilità alimentare. Percezione e Qualità. L’area Percezione e Qualità studia i fattori socioculturali, storico e ambientali, fisiologici e genetici che influenzano la percezione del cibo attraverso un metodo interdisciplinare che tenga conto di diversi approcci: da quello filosofico-estetico a quello delle scienze sensoriali, dalle neuroscienze cognitive e il neuromarketing alle scienze psicologiche e sociali. Questa area analizza la qualità del cibo, definendola in prospettiva sincronica e diacronica. Inoltre, l’area Percezione e Qualità intende approfondire lo sviluppo di metodologie per una comunicazione etica e giusta, che consenta ai consumatori di conoscere i prodotti e di compiere scelte di acquisto consapevoli. Mobilità. L’area Mobilità è caratterizzata dallo studio degli impatti sociali ed economici dello spostamento di gruppi di persone, beni -inclusi ingredienti e cibi-, capitali, ideali e immaginari sociali sulle culture gastronomiche, sui sistemi alimentari e sulle scelte e i comportamenti dei consumatori. Inoltre, l’area Mobilità analizza gli adattamenti culturali all’interno dei processi co-evolutivi che hanno dato origine alle gastronomie del mondo ivi inclusi i comportamenti alimentari che hanno caratterizzato determinati contesti sociali e le tendenze di consumo emergenti che qualificano l’era attuale. La Terza Missione. L’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, come esplicitato nel Piano Strategico

17


2018-2020, considera le attività di Terza Missione come una responsabilità istituzionale fondamentale della sua missione. Per UNISG la Terza Missione è l’insieme delle attività con le quali l’Ateneo, affiancando le missioni tradizionali di insegnamento e di ricerca, entra in interazione diretta con la società e favorisce il trasferimento e la condivisione della cultura e dell’innovazione nell’ambito delle Scienze Gastronomiche. Trattandosi di attività rivolte all’esterno, particolarmente capaci di favorire la creazione di valore per la società intera, per le imprese e per il territorio in cui è sinergicamente e strategicamente collocata, l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche persegue adeguate politiche per la Terza Missione e mette in atto una serie di azioni finalizzate ad assicurarne la qualità.L’ateneo monitora e valuta costantemente le attività di Terza Missione, ritenute parte integrante delle politiche di assicurazione della qualità (AQ) dell’Ateneo, attraverso precise Linee Guida e alla realizzazione dei suoi obiettivi strategici. Insegnamenti: Culture del Viaggio e Dinamiche Sociali [Laurea Triennale in Scienze e Culture Gastronomiche] - Pratiche di Viaggio ed Esperienze sul Campo -II Anno [Laurea Triennale in Scienze e Culture Gastronomiche] - Pratiche di Viaggio ed Esperienze sul Campo – III Anno [Laurea Triennale in Scienze e Culture Gastronomiche] - Media and Visual Sociology of Food [Laurea Triennale in Scienze e Culture Gastronomiche] Temi Specifici di Ricerca: Cibo e società - Pratiche di consumo e innovazione - Modelli turistici e dinamiche sociali - Sviluppo socioeconomico e culturale del territorio - Felicità e benessere - Indicatori di qualità della vita. Progetti di Ricerca effettuati con UNISG: SASS (Sustainable Agri-Food System Strategies) BIOESSaNS (Biodiversity and Ecosystem Services in Sacred Natural Sites). FOOD-DRUG-FREE (Portable platform for the identification of drugs in food products) . Il curriculum del Prof Paolo Corvo tra titoli, appartenenze, attività didattiche, attività di ricerca e pubblicazioni è infinito, consumerebbe tutte le pagine di questa edizione. Google, più preciso, dettagliato e informativo vi sarà definitivamente più utile. Con la tua lista infinita di titoli accademici, pubblicazioni, attività didattiche e di ricerca, avresti potuto sceglie tra molte carriere diverse. Docente, fu per scelta, per passione o per caso? In effetti scelsi la laurea in Lettere moderne perché mi sarebbe piaciuto fare il giornalista e lo scrittore di romanzi. Il servizio civile sviluppò i miei interessi sociali e da lì il dottorato in sociologia, che mi ha condotto a scegliere la carriera accademica. L’insegnamento e la ricerca

sociale costituiscono i due elementi fondamentali del mio lavoro. Mi ritengo una persona fortunata perché mi piace molto insegnare e mi diverto a fare ricerca. Il contatto con gli studenti ti mantiene giovane e la sociologia non ti fa perdere il contatto con la realtà. Ma quello che può sembrare un percorso lineare e razionale è stato in parte anche frutto della causalità, come spesso accade nella vita. Incontri, viaggi, persone ti portano là dove non pensavi di andare... Cos’è cambiato nella docenza universitaria della gastronomia dai tempi della facoltà di “Scienze della preparazione alimentare” alla quale iscrissi il secolo scorso ai giorni nostri? La presenza dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, dove lavoro, ormai da quindici anni, ha modificato profondamente la riflessione scientifica e l’approccio al mondo del cibo. La dimensione olistica e multidisciplinare ha fatto compiere un salto di qualità allo studio della gastronomia, come dimostrano le numerose attestazioni di interesse da parte di molte realtà accademiche internazionali. A Pollenzo stiamo cercando di innovare anche la metodologia didattica, rendendola più adeguata ad un mondo che cambia ogni giorno e a studenti che sono a tutti gli effetti nativi digitali. Una sperimentazione complessa ma necessaria per assicurare qualità ed efficacia all’insegnamento universitario. Internet, informazione online e digitalizzazione nel metodo di studio odierno, pro e contro? Durante la pandemia è stato necessario ricorrere alla didattica a distanza. In quel contesto l’utilizzo delle tecnologie è stato fondamentale per assicurare la continuità dell’insegnamento. Ora la situazione è cambiata e a Pollenzo siamo tornati alle lezioni svolte in aula. Ritengo che in alcuni contesti sia importante ricorrere alla Dad, specie quando si tratti di assicurare la formazione agli studenti lavoratori, creando percorso specifici. E credo sia utile avvalersi della digitalizzazione per supportare la formazione, anche utilizzando i social network. Ma penso che non verranno mai meno la didattica in presenza e l’interazione diretta tra docenti e studenti. Il rapporto umano che si instaura è fondamentale per la formazione e l’apprendimento. Perché l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo oggi è considerata una tra le migliori università gastronomiche italiane? Unisg è stata la prima università in Europa, forse nel mondo, a utilizzare il termine di Scienze Gastronomiche. Quando nel 2004 Carlin Petrini e un gruppo di docenti e collaboratori diedero vita ad una nuova accademia non vi era ancora la consapevolezza dell’importanza del cibo nella vita sociale ed economica. Pollenzo ha dato una nuova dignità agli studi sul cibo, puntando sulla multidisciplinarietà e sul carattere internazionale, con studenti provenienti da ogni parte del mondo. Unisg riesce

18


a coinvolgere una vasta gamma di contesti appartenenti al mondo del cibo: ha uno stretto legame con un’associazione no profit come Slow Food e nutre un significativo rapporto di collaborazione con molte realtà imprenditoriali del settore agroalimentare. Una delle più discusse e problematiche lacune della cucina italiana è la mancanza della codificazione, l’enorme quantità di ricette e le innumerevoli varianti hanno sempre ostacolatolo la realizzazione. Sarebbe possibile oggi con tecnologia informatica avanzata? È un tema di cui conosco l’importanza, ma che non ho approfondito molto, riguarda maggiormente i colleghi giuristi e storici. Certamente la tecnologia informatica dovrebbe favorire forme di codificazione, anche se ormai è difficile identificare in modo dettagliato un certo tipo di cucina. Come ho scritto nel libro Il cibo nel futuro, edito da Carocci e curato con il collega di Unisg Michele Filippo Fontefrancesco, siamo in presenza di tante forme diverse di food anche in Italia. Credo sarebbe importante creare

un gruppo di lavoro multidisciplinare per studiare questa tematica e verificare le possibili iniziative da intraprendere. Sono convinto che in questa prospettiva Pollenzo possa fornire un contributo importante. Mancanza di tempo a parte, quale altra carriera ti garberebbe intraprendere oggi? Il tempo non basta mai ma si arriva a un punto della vita in cui si impara a gestirlo meglio. Sono quasi giunto all’apice della mia carriera accademica e posso permettermi di scegliere i temi su cui fare ricerca. Mi pongo l’obiettivo di lavorare sempre più su ciò che mi piace e che può contribuire a risolvere le problematiche sociali. Traggo ispirazione da quello che diceva Zygmunt Bauman: il sociologo ha una funzione sociale importante, sempre nell’ambito di una riflessione di carattere scientifico. Poi mi piacerebbe tornare ai desideri giovanili ed esprimermi a livello creativo, con un romanzo e magari una regia teatrale. Intanto ho scritto un soggetto per una serie televisiva con due esperti del settore. È un nuovo inizio, vedremo...

19


20


21


22


Il “Museum of the Future” L’ultima futuristica icona di Dubai - Emirati Arabi Uniti

Maurizio Pelli editore Fotografia: Museum of the Future - Dubai.

Lo scorso 22-02-2022, data palindroma, leggibile e pronunciabile nei 2 sensi, si apre una parte della sommità dell’ovale, curvea, inedita, futuristica struttura mentre un’astronave, non UFO, ma un “velivolo” perfettamente costruito e identificato atterra all’interno, il tempo di richiudersi e già il nuovo “Museo del Futuro” è icona più che indiscussa, perché in poche ore il filmato reale, degno dei migliori registi di sci-fiction (fantascienza) è in orbita Wi-Fi attorno al mondo dove immediatamente e globalmente già si iniziò a discuterne. Luci e proiezioni spettacolarmente scintillano sulle rotonde pareti esterne di acciaio illuminando le 3 citazioni in calligrafia araba disegnate dall’artista emiratino Matar bin Lahej, del Vice Presidente e Premier dell’Emirato di Dubai S.A.R Sheik Mohammed bin Rashid Al Maktoum, aprono ufficialmente il Museo. “Non vivremo per centinaia di anni, ma possiamo creare qualcosa che durerà per centinaia di anni - Il futuro sarà per coloro che sapranno immaginarlo, progettarlo e realizzarlo, il futuro non aspetta, il futuro si può progettare e costruire oggi. Il segreto del rinnovamento della vita, dello sviluppo della civiltà e del progresso dell’umanità è in una parola: innovazione”. S.A.R Sheik Mohammed bin Rashid Al Maktoum. Lo scorso 2 Dicembre la data del “Golden Jubilee”, durante le celebrazioni dell’anniversario dei 50 anni della formazione degli Emirati Arabi Uniti, l’Unesco designa la data come “Il Giorno Internazionale del Futuro”, mentre il museo per la sua originale e futuristica architettura viene inserito nella lista dei 14 edifici più belli del mondo dal National Geographic. Dalla metà del 2015, ogni volta ache transitavo sulla “Sheik Zaied Road”, all’ombra delle “Emirates Tower” notavo questa insolita e inusuale struttura “orbitale” crescere apparentemente inalterata all’esterno, mentre ancora non sapevo che all’interno venivano eretti 7 piani senza impalcature o sostegni convenzionali, 30 mila mq di opera ingegneristica innovativa futuristica alta 77 metri. La sue facciate, estese 17 mila metri quadrati illuminate da 14 mila metri di impianti luminosi. Oggi mi è chiaro perché sono stati spesi 7 anni per la costruzione del “Museo del Futuro, quando normalmente a Dubai, costruiscono interi quartieri, mega strutture e grandi opere in molto meno di 7 anni. Opera disegnata dall’architetto Shaun Killa, progettata da Kela Design - consulenza ingegneristica della Pero Happold.

23


“Lo Spazio connesso alla Terra”, dal presente al futuro, le soluzioni per la “ricostruzione del nostro pianeta” con una visione sostenibile globale che preservi fauna e flora con l’intento di mantenere inalterati i cambiamenti climatici causati dalle attività umane. Il Museo del Futuro di Dubai, già definito “Edificio più bello del Mondo” oggi è luogo simbolo delle sfide tecnologiche innovativo futuristiche mirate a risolvere i grandi problemi dei nostri tempi, come l’inquinamento, la sostenibilità e la produzione alimentare per “ricreare” un migliore ambiente per il futuro dell’umanità. Motivi per i quali all’interno i visitatori vivranno delle esperienze di “realtà virtuale” proiettata nello spazio, godranno di “Mostre d’Arte” con più di 1000 opere “interattive in movimento” create da “robot” che si rinnoveranno ogni 6 mesi in base ai cambiamenti e alle conquiste tecnologiche globalmente ottenute. Reale invece, la visione della iper tecnologica realizzazione architettonica di spazio interno vuoto privo di sostegni, pilastri e colonne, una “costruzione fluida” già da record definita come “Edificio più fluido del Mondo”, costata 500 milioni di dirham (aed) circa 130 bilioni di Euro, voluta finanziata e realizzata dalla “Dubai Future Foundation”. All’interno si sale con una “astronave ascensore” nelle diverse sezioni, la prima dedicata all’interazione della mente umana con la robotica e l’intelligenza artificiale finalizzata all’ampliamento delle sue capacità. La seconda esplora come la robotica potrà creare e costruire rapporti interattivi tra esseri umani e robot, in relazione all’assistenza della popolazione anziana, disabile o ammalata. La terza sezione si occupa di finanza applicata all’intelligenza artificiale al servizio della gestione finanziaria e patrimoniale. Il Museo del Futuro di Dubai, sotto la supervisione della “Dubai Future Fondation” offre al suo interno laboratori scientifici, corsi, aule d’ascolto e saloni per conferenze. Oggi è già divenuto punto di riferimento internazionale per le discussioni e condivisioni di esperienze e scambi di idee di esperti e scienziati campo della tecnologia finalizzata alle futuristiche innovazioni. Un museo “vivo e attivo” dove gli “innovatori” vengono ascoltati con molto interesse e in alcuni casi finanziati grazie allo spirito innovativo proiettato nel futuro di una giovane (età madia 33 anni), Città “Open Mind” (mentalità aperta), “Città Pilota” che oggi, già vive nel futuro.

24


25


26


27


28


29


30


31


32


Il Primo Campionato del Mondo di Pizza a Squadre Expocook Pizza Challenge 2022 - Palermo

Maurizio Pelli editore Fotografia: Expocook official website Dentro l’evento in qualità di giurato a Expocook 2022 - Centro Fieristico Giotto - Palermo. Primo “Campionato del Mondo di Pizza a Squadre”, Enrico Bianchini ideatore e coordinatore dell’evento. Luciano Sorbillo e Don Antonio Starita presidenti di giuria. Un evento, il primo di questo genere e format, creato, ideato e coordinato da Enrico Bianchini, auto finanziato, autogestito e totalmente privo di supporto sponsor. 130 concorrenti partecipanti, 34 team costituiti di 11 nazionalità diverse europee ed extra europee. 102 pizzaioli in team, 86 pizzaioli al Challenge, 40 giudici, 5 forni a rotazione con 10 pizzaioli dedicati, 30 persone di staff, 10 ragazzi di service. Un grande affiatamento, concorrenti e giurati che nel momento del bisogno in amicizia sono stati disponibili aiutando e collaborando per le diverse impreviste incombenze causate dal maltempo ed i conseguenti ritardi di consegna del materiale di allestimento. Nonostante, Enrico Bianchini non si perse d’animo, inizio e portò a termine il suo evento. 12 coppe, una “Pala 3d” e 190 grandi medaglie assegnate, diecimila foto scattate dalla fotografa Margherita Polezhaeva delle quali più di mille in HD (Hight Definition) consegnate gratuitamente ai concorrenti. Già all’inizio, durante la prima giornata del “Campionato del Mondo di Pizza a Squadre”, la competizione si fece serrata, giovani e più attempati esperti “pizzaiuoli” si sfidarono sull’impiego di farine diverse, impasti, lievitazioni, cotture, ingredienti convenzionali e “gourmet”, combinazioni di inedite e accattivanti “farciture” nel tentativo di impressionare la giuria. Mentre, in realtà, ne aggravarono i lavori, in quanto i giurati devono valutare le pizze con ulteriori parametri di giudizio. “La semplicità è l’ultima sofisticazione” (Leonardo da Vinci docet), le complicazioni possono rivelarsi controproducenti. Ottimi impasti di pizza, a volte compromessi da improbabili e poco felici abbinamenti di ingredienti, appesantiti da farciture che ostacolavano la “respirazione” del centro del disco impedendo la cottura omogenea, solo i più leggeri, essenziali, bilanciati, armoniosi, riuscivano a realizzarla. Durante la seconda giornata del “Campionato del Mondo di Pizza a Squadre”, mentre la sfida continuava ancora più agguerrita e i giurati erano ormai provati dall’enorme quantità (mai prima fu così abbondante), l’arrivo dell’ospite d’onore - “Special Guest” Michelin Guide ***Starred Chef Heinz Beck, da sempre sostenitore del “Mondo Pizza”. Sul palco, entusiasma e sprona i giovani a intraprendere e perseverare nell’arte bianca del “Pizzaiuolo”, vivendola come missione per mantenere e tramandare la tradizione di questa arte, parte importante e fondamentale della Cucina Italiana. Reduce dalla giuria di questo “Campionato del Mondo” posso affermare che nonostante i Media abbiano esasperato l’esposizione a 360° del “Mondo Pizza”, a volte immeritatamente senza averne i presupposti, solo seguendo l’onda positiva dell’audience promuovendo gli innumerevoli campionati, challenge, competizioni e sfide che ormai si perso il conto, hanno generato un risvolto molto positivo. L’altra faccia, del “Circus Pizza” quella positiva, ha contribuito a migliorare la qualità sia degli impasti che della scelta delle migliori delle materie prime, in modo particolare delle farine impiegate a favore della digeribilità e conseguentemente dell’aspetto salutare. Non totalmente, anche se solo in percentuale, la qualità della pizza sia in Italia che all’estero in questi ultimi anni è notevolmente migliorata, contribuendo a ridurre i danni salutari causati dal “pizza junk food” che globalmente si è sostanzialmente ridotto nell’offerta delle pizze nel mondo. Nonostante tutto, come sempre accade, la giuria di esperti ne venne a capo. Durante la premiazione nel padiglione del Mondo Pizza Expocook si sono esibiti i campioni di “Pizza Acrobatica-Free Style. Vincitori del Trofeo individuale “Expocook Pizza Challenge”, primi tre classificati sul totale di 86 concorrenti sono: Primo classificato Danijel Zlatkovic. Secondo classificato Leonardo Palermo. Terzo classificato Alessandro Diolosà.

33


Impastatori Italiani Ethicaldivision, Infibra e Mascialai sono i tre team che si sono aggiudicati il primo campionato del mondo di pizza a squadre, disputato a Palermo durante Expocook, la fiera del gusto e della ristorazione al Centro Giotto. Tre vincitori e non uno, il motivo lo spiega l’organizzazione di Expocook: “In virtù dello spirito di condivisione di partecipazione e di amicizia instauratosi nel corso dei due giorni di prove, assieme ai due presidenti di giuria Antonio Starita e Luciano Sorbillo, abbiamo deciso di consentire a più team di essere premiati e tornare a casa con un ricordo indelebile”. Primo classificato Ethicaldivision Infibra Molino Denti e Mascialai. Secondo Team Cagliari, Euroform Palermo Chef di pizza stellati. Terzo La squadra C di Provenzano Group/Molino Scopettuolo, Mozzamo Monaco di Monaco di Baviera - Federation Pizzaiolos de France. Vincenzo La Porta, miglior pizzaiolo di tutti i team quarti classificati, si aggiudica il premio “Lilly Codroipo”, la pala 3D. Daniel Zlatkovic da Belgrado-Serbia vince il “Pizza Challenge Expocook”, secondo Leonardo Palermo della Basilicata e terzo Alessandro Diolosà di Biancavilla-Catania.

34


35


36


37


38


Michelin Starred Chef Heinz Beck

Serafino Geraci

39


40

Photographer Emanuela Nocito


Golden Eye “Non importa quanto freddo sia l’inverno, dopo c’è sempre la primavera”. Articolo di Luca Coslovich, Autore Una cravatta di seta intorno al collo, un portasigarette in una mano ed un cocktail nell’altra, Fleming era l’immagine sofisticata degli anni ‘60. Ma mentre passeggiava a piedi nudi sulla sua spiaggia privata a GoldenEye, nella baia di Oracabessa, ha sognato uno dei personaggi più duraturi della letteratura e del cinema mondiali. La prima volta di Fleming in Giamaica fu nel 1942, mandato li dai vertici dell’intelligence per un operazione denominata “Golden Eye” ed una volta finita la guerra ci torno’ per costruire la sua casa. Anche la location la dice lunga sull’interesse dello scrittore per le parole: Orcabessa, che tradotto significa testa d’oro. Quale posto migliore per un occhio d’oro? Lo scrittore progetto da solo la villa, pur non avendo nessuna esperienza in quel campo. Le finestre non hanno vetri, per far entrare l’aria e la luce del sole ma solo persiane che servono in caso di pioggia, e naturalmente, aveva ragione: le brezze a Golden Eye sono una delizia, tutte le ore del giorno, tutti i periodi dell’anno. Ma a questa storia dobbiamo aggiungere un altro protagonista: Chris Blackwell nato in una famiglia che vive in Giamaica dal 1625 ed esporta banane, noci di cocco e rum. Appassionato di musica, agli inizi degli anni ‘60 fonda la sua casa discografica, la Island records, che anni dopo farà conoscere il reggae ed in particolare Bob Marley in tutto il mondo. Qui le connessioni si fanno importanti: la zia di Chris era amica del creatore di 007, ed andava spesso a Golden Eye a prendere il the (o forse un cocktail) portando con sé il nipote. Oggi il non più giovanissimo Blackwell é propietario della villa che fu di Fleming. In occasione dell’ultimo fil di Bond uscito nelle sale, Blackwell ha prodotto un rum in edizione limitata: “James Bond è stato una parte importante della mia vita, dall’aver pranzato con Ian Fleming nella sua villa Golden Eye all’essere lo scout del primo film di James Bond, il Dr. No (1962). È stato un piacere lavorare con i produttori di No Time To Die. Il nostro team giamaicano ha fornito il nostro leggendario rum per le riprese a casa di James Bond, e questo ha completato il cerchio di questa relazione molto speciale. Questo è un rum che celebra la Giamaica, le mie amicizie e anche la mia eredità familiare.” - Chris Blackwell. Il rum in questione é un raffinato rum giamaicano scuro prodotto da J.Wray & Nephew distilleria in Giamaica sotto la supervisione della First Lady of Rum & Mastro distillatore di Appleton Estate, Joy Spence. Tutte questo é stato di ispirazione per il cocktail dell’estate: il sapore dei caraibi dato dal rum e dal latte di cocco, la freschezza del frutto della passione e l’intrigante profumo dello zafferano, una spezia preziosa che arricchisce e colora d’oro il long drink, leggero di alcol, ci porterà idealmente sulla spiaggia della Giamaica, magari pensando a Ursula Andres che esce dalle acque azzurre… Golden Eye • • • • •

Blackwell rum 007 special edition latte di cocco lime frutto della passione zafferano

Si prepara nello shaker e si serve in tumbler con ghiaccio Foto di Emanuealenne (Emanuela Nocito) bicchiere della collezione America ‘20s di Bormioli Rocco location: bar la rotonde, casino di Monte-Carlo, Villa et jardin Ephrussi de Rothschild, Saint-Jean-Cap-Ferrat

41


42


43


44


45


46


Encanto,

the enchanted plant world by José Avillez

Welcome to this enchanted place of haute cuisine where vegetables are celebrated as stars. Memorable moments await you. ENCANTO opens for dinner, Tuesday to Saturday. On the table, a parade of the best delicately prepared vegetables on a unique tasting menu that is 100% vegetarian, with around 12 moments. A game of colours, textures and temperatures, with contrasting and unforgettable flavours, presented in a surprising and original way. Legumes, leaves, seeds, algae, mushrooms, flowers, fruits, eggs, and cheeses are delicately prepared and served. As the best complement, we suggest biodynamic wines, craft beers, or housemade juices, infusions and kombuchas that can be ordered a la carte or as a drinks menu. At ENCANTO, we want to celebrate the work of small or local Portuguese farmers and cede the spotlight to seasonal products. “Encanto is our first restaurant with a set 100% vegetarian menu. It’s an enchanted place that sprung from wanting to use the best products nature gives us and from a drive to contribute to a more sustainable world,” explained José Avillez. Encanto Menu

47


Because some ingredients may become unavailable, this menu may be changed. Flaxseed | Celery | Tonburi Satay peanut | Paprika | Lemon Green bean tempura | Romesco Bean | Avocado | Tiger's milk | Flowers Gold | Hummus Lupin bean | Fava bean azevia (fried pastry with soft filling) Spelt bread | Smoked butter | Sage ashes Carrot | Olive | Pine nut milk Beetroot | Sweet potato | Dijon Confit egg yolk | Jerusalem artichoke | Bean broth | Truffle Green curry | Green vegetables | Green citrus Cabbage | Onion corn kernels | Azorean Island cheese Rice | Black truffle | Spinach | Sheep butter Mushrooms | Leek | Puff pastry Strawberry sorbet | Coconut | Broccoli Meringue| Pinetree crème | Kumquat Apple | Yuzu Encanto Menu About 12 moments: 95 euros per person

48


With 40 seats, Encanto is in Largo de São Carlos, in the space that was once the old Belcanto, and for a few months, Canto. The interior architecture was designed by Studio Astolfi.

Encanto by José Avillez

+ 351 211 626 310 Largo de São Carlos, 10 1200 – 410 Lisbon Opening hours: Tuesday to Saturday for dinner, from 19:00 to 22:30. Reservations: encantojoseavillez.pt Instagram: encanto_joseavillez Press contact: Raquel Esteves +351 915 330 207 raquel.esteves@joseavillez.pt

49


50


Encanto:

El mundo vegetal encantado José Avillez

Bienvenido/a a este espacio encantado de alta cocina donde las estrellas son los vegetales. Le aguardan momentos memorables. ENCANTO está abierto para cenas de martes a sábado. Por las mesas desfilan los mejores vegetales, preparados de forma cuidadosa, en un menú de degustación único totalmente vegetariano, con alrededor de 12 momentos. Un juego de colores, texturas y temperaturas con sabores contrastantes e inolvidables que se presenta de forma sorprendente y original. Se preparan y sirven delicadamente: verduras, hojas, semillas, algas, setas, flores, frutos, huevos y quesos. Como guarnición, sugerimos vinos biodinámicos y cervezas artesanales o zumos, infusiones y kombuchas caseros, que pueden pedirse a la carta o en el menú. En ENCANTO elogiamos el trabajo de pequeños productores locales o de proximidad y damos protagonismo a los productos estacionales. «Encanto es nuestro primer restaurante con un menú único totalmente vegetariano. Este es un espacio encantado que se hizo pensando en lo mejor que nos ofrece la tierra. Y con la voluntad de contribuir a un mundo más sostenible», explica José Avillez.

51


Menú E ncanto

El menú que le presentamos a continuación podrá modificarse en función de la disponibilidad de algunos productos: Linaza | Apio | Tonburi Cacahuete satay | Paprika | Limón Judías verdes en tempura | Romesco Alubias | Aguacate | Leche de tigre | Flores Oro | Humus Altramuces | Empanadilla de habas Pan de espelta | Mantequilla ahumada | Cenizas de salvia Zanahoria | Aceituna | Leche de piñón Remolacha | Batata | Dijon Yema confit | Tupinambo | Caldo de alubias | Trufa Curry verde | Verduras | Cítricos verdes Repollo corazón | Xerém de cebolla | Queso de las Azores Arroz | Trufa negra | Espinacas | Mantequilla de oveja Setas | Puerro | Masa de hojaldre Sorbete de fresa | Coco | Brócoli Merengue | Crema de pino | Kumquat Manzana | Yuzu

52


Menú Encanto alrededor de 12 momentos: 95 euros, por persona Con sitio para 40 personas, Encanto se encuentra en Largo de São Carlos, en el espacio del antiguo Belcanto y donde estuvo, algunos meses, Canto. La arquitectura de interiores ha estado a cargo del Studio Astolfi.

Encanto de José Avillez

+ 351 211 626 310 Largo de São Carlos, 10 1200 – 410 Lisboa Horario: Abierto de martes a sábado, para cenas, desde las 19:00 a las 22:30. Reservas: encantojoseavillez.pt Contacto de prensa Raquel Esteves +351 915 330 207 raquel.esteves@joseavillez.pt

53


54


Encanto,

le monde végétal enchanté de José Avillez

Soyez bienvenu(e) en ce lieu enchanté de la haute cuisine où les végétaux sont les véritables stars. Des moments inoubliables vous y attendent. ENCANTO est ouvert le soir, du mardi au samedi. Notre menu de dégustation unique, composé de 12 moments 100 % végétariens, fera défiler sur votre table des végétaux d'excellence, préparés avec soin. Notre menu vous surprendra par l'originalité de ses jeux de couleurs, de textures et de températures, par ses saveurs contrastées et mémorables. Légumes, feuilles, graines, algues, champignons, fleurs, fruits, œufs et fromages sont délicatement préparés et servis. En accompagnement, nous vous suggérons des vins biodynamiques et des bières artisanales, ou des jus de fruits, des infusions et des kombuchas maison, à choisir sur la carte ou dans le menu. ENCANTO rend hommage au travail des petits producteurs locaux ou de proximité et met en scène les produits saisonniers. « Encanto est notre premier restaurant proposant un menu unique 100 % végétarien. C'est un lieu enchanté créé à partir de ce que la terre nous donne de meilleur. Et avec le désir de contribuer à un monde plus durable », explique José Avillez. Menu Encanto

55


Le menu que nous présentons pourra être modifié en fonction de la disponibilité des produits : Lin | Céleri | Tonburi Cacahuète satay | Paprika | Citron Beignets de haricots verts | Sauce Romesco Haricot | Avocat | Lait de tigre | Fleurs Or | Houmous Lupins | Azevia de fèves Pain d'épeautre | Beurre fumé | Cendres de sauge Carotte | Olives | Lait de pignon Betterave | Patate douce | Moutarde de Dijon Œuf confit | Topinambour| Bouillon de haricots | Truffe Curry vert | Légumes verts | Agrumes verts Chou cabus | Polenta à l'oignon | Fromage Ilha Riz | Truffe noire | Épinards | Beurre de brebis Champignons | Poireau | Pâte feuilletée Sorbet de fraise | Noix de coco | Brocolis Meringue | Crème de pin | Kumquat Pomme | Yuzu Menu Encanto 12 moments environ : 95 euros par personne

56


Encanto dispose de 50 couverts. Il est situé Largo de São Carlos, à la place de l'ancien Belcanto, là où se trouvait, pendant quelques mois, le restaurant Canto. L'architecture d'intérieur est signée Studio Astolfi.

Encanto de José Avillez

Horaire : Ouvert du mardi au samedi, pour le dîner, de 19 h à 22 h 30. Réservations : encantojoseavillez.pt Instagram: encanto_joseavillez Contact Presse Raquel Esteves +351 915 330 207 raquel.esteves@joseavillez.pt

57


58


59


60


61


62


63


64


THERE ARE NEW STARS SHINING AT THE JOSÉ AVILLEZ MINI BAR NEW DISHES, A NEW TASTING MENU AND AN AFTER-HOURS MENU The José Avillez Mini Bar has just brought out some new dishes, his new Limelight tasting menu and an After-Hours menu packed with fun, flavour and surprises. And you already know that this is not a traditional place and that everything is not always what it seems. The menu is now divided into six Acts - Snacks, Raw and Crispy, Tempuras and Other Savouries, Small Starters, Mains and Desserts. Some of the dishes are new, such as the Giant Foie Gras Pearl, Golden Hummus Egg, Grilled Vegetable Curry, Creamy Mushroom Rice, or Wellington Mille-feuille with Truffles... And there are some irresistible new desserts taking the stage: Olive Oil Pudding and Raspberry Sorbet, and Lemon Sorbet with Basil Foam. But the latest shining star at Mini Bar is the Limelight tasting menu, which is a complete programme of the entertainment offered by José Avillez. This unique tasting menu has a total of 12 moments and brings together some classic Mini Bar artists, such as El Bulli Olives, Algarve Prawns Marinated in Lime, and also some rising stars, such as Sea Bass in Moqueca Sauce and Prawns and Scarlet Shrimp Rice. Finally, from midnight to 2 am on Thursdays, Fridays and Saturdays, the new After-Hours Menu takes centre stage with some incredible options. They include brand new dishes like Beef Tartare and Truffle Cornetto, Veal Loin Sandwich with Small Potatoes or Raspberry Sorbet with Crunchy Raspberry. To help you keep up with all the new stuff, there are special cocktails, wines, craft beers and a lot more. Come to Mini Bar for a snack, dinner or a drink. Take centre stage and have fun.

ŵŝŶŝďĂƌ͘Ɖƚ

65


66

C.E.O. Alfonso Petrella


“Caffè Pontevecchio Firenze” Brand Story The CPF brand was born in 2014 from an idea of Alfonso Petrella, currently Sole Director of the company PNP Group srl, which manages the brand. Alfonso, born in Campania but Florentine by adoption, brings with him the coffee tradition and culture of his homeland; of Florence appreciates the art of beauty, the meticulous pursuit of attention to detail and elegance in all its expressions. Starting from his passion, Alfonso studies, attends training courses and visits the various roasting companies to get to know the production and transformation phases of the coffee bean in depth. This also allows him to develop his own idea of artisan coffee. For this he researches and selects the best single origins, consults with local roasters and studies the blends of artisanal coffee that reflect his vision. The name of the brand wants to represent both the high quality of the product and the elegance of the city in which it originates: Florence. The colors of CPF are black and gold: black the background like the color of roasted coffee, gold the logo that represents the goldsmith shops of Ponte Vecchio. Alfonso then selects a work team made up of industry experts, together with whom he creates the entire range of the brand’s products, from blends to packaging, unique in terms of elegance and attention to detail. Today CPF is a leading company in the gourmet and artisan coffee sector, which markets its products in Italy and around the world, through its own distribution chain. The team is always looking for the best blends, constantly updating itself on market trends and studying new products that can satisfy even the most demanding customers. Today the company has hundreds of importers and distributors in Italy and abroad and is aimed at a public with a medium-high spending capacity, but also with reference to large-scale distribution (GDO) with a dedicated line. The Company currently markets its products through both traditional and innovative distribution channels, that is, using both agents and distributors, as well as e-commerce platforms with significant potential for penetration on the world market. CPF offers a product of excellence worthy of its name, offering a sensory experience that seduces with shades of flavors and aromatic notes of equal uniqueness. Through direct checks on the entire production chain, from the cultivation of the raw material to delivery in the cup, we take care of every detail with love and passion, creating blends of the highest quality. Social Medias LinkedIn: Caffè Pontevecchio Firenze Instagram: Caffè Pontevecchio Firenze Website: Under renovation Mail: info@caffepontevecchiofirenze.com

67


68


69


70


71


72


Impeccable Perspective in lively dialogue with Chef Keiichi Hashimoto Interview by: Publisher Margaux Cintrano Photography by: Chef Keiichi Hashimoto, Shunanshi, Yamaguchi, Japan Your restaurant Le Sorcier is incredibly brilliant. Has it been more challenging since Covid 2020-2021 to re-establish after the lockdown was eliminated? Le Sorcier has a very small capacity for only 6 people. I made it even smaller for only 4 people in one day and as a result I can provide more courteous customer service. Additionally, I had refurbished my restaurant in a more modern setting with a charcoal grey colour scheme which enhances the dining experience and this had been done with a special LED lighting made in Yamaguchi Prefecture. Finally the dining room chairs,”Brno Chairs” which are designed by Mies Van Der Rohe are my favourite! In your opinion, has Japan’s dining scene changed since the beginning of 2022? It started to move little by little, but it's still quite slow. In speaking about visions, how does Le Sorcier present its cultural and seasonal phenomenon of product selection? As usual want to express the beautiful trilogy, Seto Inland Sea, clear river, and the refreshing feeling of the forest. Different from before, however, as minimalist as possible. It may be my Japanese way of thinking. What are your latest specialties for summer and which products shall you be utilising?

Firstly, summer ingredient being introduced is “MUKAKU WAGYU“, a very light beef. Mukaku means “no horns”. It’s a scarce Wagyu and only nurtured in The Yamaguchi Prefecture. Secondly, the flora grown in The Yamaguchi Prefecture as Le Sorcier specialises in edible flowers, Furthermore, I’m using both the Wagyu Tartare Plates… Who are your icons in the food world and why? At first I was longing for Pierre Hermé “At this time, I am longing for different sensibilities”. What have been your most aesthetically beautiful serving wares that you have implemented in your timeless cuisine? It’s not Serving wares… The object that I had ordered specially, has arrived from Ceramic artist “Yusuke Wakasa”. He lives on The island of Etajima in Hiroshima (Hiroshima Pref is located just east from Yamaguchi Pref). It expresses the beautiful sea and the trade winds that blow here. Our job is a completely different mindset, however, we want to convey the charm of the Seto Inland Sea. Filled with passion and ambition, fresh local ingredients where possible, authentic style, contemporary one of a kind flair and of Shunanshi, Yamaguchi, how do you create a menu that harmoniously blends the best of French products and Japanese local ingredients ? Ingredients gather naturally is what I want. I create a menu while valuing the beauty of the ingredients. As simple and natural as possible. Vessels and ingredients give me images. And I take good care of the seasonal sentiments and the time in my daily life. The Japanese element is not too conscious and probably is expressed quite naturally.

73


74


75


76


77


78


Aumentare o non aumentare, questa è la domanda. Articolo e fotografia: Dott. Susan Levenstein Notizie sul trattamento, la prevenzione e l’uso obbligatorio delle mascherine. Come ormai tutti sapete, un giudice della Florida ha annullato il requisito dell’amministrazione Biden secondo cui le persone indossano maschere per il viso sui trasporti interstatali e negli aeroporti e altri hub. Le compagnie aeree, Amtrak e Uber sono saltate per dire che sia i passeggeri che il personale possono lasciare le loro maschere a casa. Nonostante il giubilo nella foto sopra, il 60% degli americani non è d’accordo. Chiamalo un piccolo passo per il 35enne che è stato caratterizzato come il peggior incarico giudiziario di Trump e considerato dall’American Bar Association non qualificato per svolgere il lavoro, e un grande balzo in avanti a favore del coronavirus. La principale studiosa di diritto Laurence Tribe ha definito la sua opinione: “Un macello, pieno di affermazioni mediche non supportate come se fosse un’esperta in campi di cui sa anche meno della legge!” L’amministrazione impugna l’ordinanza ma purtroppo non chiede la sospensione. Mio marito ed io -attualmente negli Stati Uniti - alla fine abbiamo optato per ottenere un secondo booster per coprirci per una serie di 4 voli e 5 aeroporti. Grazie al cielo l’abbiamo fatto! Nel frattempo, l’Italia si sta ritirando dalla prevista fine del 1 maggio per l’uso delle mascherine. Le mascherine di alta qualità rimarranno necessarie per

almeno un ulteriore mese nei trasporti pubblici, nei teatri, nei concerti, negli impianti sportivi al coperto, nelle palestre e nelle discoteche; per il resto dell’anno scolastico nelle aule; e fino alla fine del 2022 nelle strutture sanitarie. Possono essere lasciati nei ristoranti bar e musei, con uffici ancora da definire. Rimane un mistero per me il motivo per cui l’Italia ha ancora così tanti casi, e soprattutto così tanti decessi, anche se oltre il 90% degli adulti è stato vaccinato e tutti indossano maschere. Sabizabulin: il produttore di questo farmaco sperimentale per il Covid malato critico - 19 pazienti affermano di aver ridotto così drasticamente il tasso di mortalità in uno studio di fase 3, dal 45% al 20%, che monitor indipendenti hanno raccomandato di interrompere lo studio e di presentare una domanda per l’autorizzazione all’uso di emergenza presso la FDA. L’articolo del New York Times ha torto nel dire che è il primo farmaco a ridurre il tasso di mortalità nei pazienti ospedalizzati - quel trofeo appartiene al vecchio farmaco desametasone - ma è sicuramente il primo a rivendicare un effetto così potente. Vedremo se i risultati reggono dopo la revisione tra pari di un manoscritto completo. Evusheld (AZD7442): il cocktail di anticorpi AstraZeneca sembra meno efficace contro il vecchio Omicron normale di quanto si sperasse all’inizio, portando la FDA a raddoppiare il dosaggio raccomandato, ma a quanto pare è più efficace contro la sottovariante BA.2. Uno studio di 6 mesi che ha coinvolto migliaia di volontari durante le onde Alpha e Delta ha rilevato che una singola dose di Evusheld ha ridotto il tasso di COVID-19 sintomatico dell’82,8% e tutti i casi di malattia grave erano nel gruppo placebo. Questo studio ha preceduto l’Omicron, ma le analisi di laboratorio hanno confermato la potenza contro BA.2.Remdesivir:

79


affrettato attraverso il processo di approvazione nonostante i benefici per i pazienti ospedalizzati che erano nella migliore delle ipotesi scarsi, questo farmaco sarà probabilmente eliminato del tutto dall’uso clinico da un ampio studio europeo negativo . Fortunatamente ora sta diventando più utilizzato per i pazienti ambulatoriali, nei quali funziona molto meglio. Camostat mesilato: un altro farmaco una volta promettente per i pazienti ospedalizzati è ora bocciato. Paxlovid: in precedenza scarseggiava, ora è prontamente disponibile in tutti gli Stati Uniti, ma ancora non raggiungere le persone che ne hanno più bisogno. Pazienti e medici non hanno abbastanza familiarità con la pillola e molti americani non hanno nemmeno i medici. Spesso non sono d’accordo con Zeynep Tufekci, ma ha scritto un pezzo eccellente descrivendo come il non sistema sanitario americano stia rendendo difficile per le persone ben collegate, quasi impossibili per tutti gli altri, essere curate efficacemente per COVID-19. Notizie sui vaccini Secondo booster di mRNA: due importanti nuovi studi di secondo booster sono usciti da Israele, il primo paese a iniziare a offrire quella 4a dose. Il primo è un piccolo studio tra gli operatori sanitari israeliani, in cui per la prima volta a mia conoscenza Pfizer ha battuto Moderna. Oltre all’efficacia di 3 dosi, una quarta dose di Moderna ha aggiunto solo l’11% per prevenire l’infezione da SARS-CoV-2, mentre Pfizer ha aggiunto il 30% fornendo meno effetti collaterali. Entrambi hanno aggiunto un po’ più di protezione contro le infezioni sintomatiche (rispettivamente 31% e 43%). Ma sono tutte piccole patate in questi individui relativamente giovani e sani.

Il secondo studio israeliano, tuttavia, suggerisce che una quarta dose ha probabilmente più da offrire alle persone più a rischio. Durante il picco di Omicron, tra le 182.122 persone di età superiore ai 60 anni che avevano una 4a dose di Pfizer rispetto ai soggetti abbinati che avevano solo 3 dosi, il richiamo extra ha ridotto le infezioni di circa il 50%, le infezioni sintomatiche del 60%, le malattie gravi del 70% e morti del 75%. L’effetto non è svanito, ma i ricercatori segnalano solo 30 giorni di follow-up. Omicron-zappers: dopo che i tentativi di Pfizer e Moderna di un vaccino specifico per Omicron si sono bloccati nella fase di test sugli animali, le società cinesi Sinopharm e Sinovac, i cui vaccini originali erano piuttosto inefficaci, ora stanno provando le loro mani. Vedremo. Moderna ci riprova: questa volta è un booster che chiamano mRNA1273.211, che è per metà mirato al ceppo selvatico e per metà a Beta (la prima variante relativamente resistente al vaccino). È riuscito a indurre un carico pesante di anticorpi neutralizzanti non solo contro Beta e il ceppo selvatico, ma anche contro Omicron. Finora è stato testato solo sui topi e ha esaminato solo gli anticorpi piuttosto che l’effettiva capacità protettiva, ma definirei comunque questi risultati promettenti. Miocardite, ancora: i ricercatori norvegesi hanno riportato il follow-up su 20 milioni di vaccinati. Uno su 18.000 uomini e ragazzi tra i 16 ei 24 anni ha sviluppato miocardite dopo una seconda dose di Pfizer e uno su 5400 dopo una seconda dose di Moderna. I giovani maschi dovrebbero probabilmente assumere solo una dose. Appendicite: ho sentito parlare di molte strane reazioni dopo i vaccini mRNA, dall’herpes zoster a GuillainBarre, ma non sapevo che l’appendicite fosse tra queste. E, infatti, un’analisi di oltre 4 milioni di vaccinati danesi

80


ha dimostrato che non è così, che l’apparente aumento del rischio era solo una coincidenza. Siamo tutti infetti? coronavirus almeno una volta, il C.D.C. dice.” L’articolo del Times, e il rapporto scientifico su cui si basa, specificano che “più della metà” significa il 60% di tutti gli americani e il 75% dei bambini. A mio parere questa è una sciocchezza. Come ho sottolineato proprio nel mio ultimo post, quelle percentuali sono state ottenute da quello che viene descritto come “un campione di convenienza di campioni di sangue sottoposti a test clinici”. Ma, ehi, a chi viene prelevato il sangue per i test clinici? Le persone che sono gravemente malate, che si sottopongono a controlli per condizioni mediche croniche, ecc., Certamente individui probabilmente più anziani e più malati della popolazione generale e possibilmente con diversi rischi di esposizione al COVID-19. È assurdo generalizzare i loro tassi di infezione al resto di noi. Vincitori del premio Shkreli del Lown Institute - 2021. La famiglia Sackler, dopo aver pagato l’accordo, varrà probabilmente $14,6 miliardi Come durante anni passati, The Lown Institute ha selezionato 10 dei peggiori approfittatori medici per i loro “Shkreli Awards” del 2021, dal nome del ragazzo che ha aumentato il prezzo di un farmaco antiparassitario che costava pochi centesimi da $13,50 a pillola a $750. 1. La FDA accelera il farmaco per l’Alzheimer Aduhelm, sfidando il proprio comitato consultivo e mettendo a rischio milioni di anziani americani. 2. La famiglia Sackler durante la crisi degli oppioidi ha offerto l’immunità nonostante il danno a milioni di persone e la morte di centinaia di migliaia di persone. 3. Il sistema ospedaliero cattolico, Ascension, con la missione di servire i “poveri e vulnerabili”, crea un fondo “private equity” da miliardi di dollari tagliando i servizi alle reti di sicurezza. 4. Il produttore di farmaci Merck valuta un ciclo di molnupiravir, una pillola Covid-19 sviluppata con fondi federali, a 40 volte il suo costo di produzione, $712 invece di $18. 5. Il sistema del Community Health Hospital presenta 19.000 cause legali per spese mediche non pagate, ricevendo $ 700 milioni in fondi di salvataggio Covid. 6. Diversi sistemi ospedalieri, tra cui il Parkview Regional Medical Center di Fort Wayne, Indiana, affermano che Medicaid non conta come assicurazione, ma fanno invece irruzione negli insediamenti delle vittime di incidenti. 7. La donna lascia l’Emory Decatur Hospital di Atlanta dopo aver aspettato sette ore senza essere visitata, l’ospedale addebita $700. 8. Il Lenox Hill Hospital guida i pazienti al pronto soccorso per i test Covid-19, gonfiando il conto fino a 30 volte, da $100 a $3000.

9. Le società farmaceutiche Biogen e Teva utilizzano le “donazioni di beneficenza” per aumentare le vendite dei loro farmaci troppo cari. 10. Gli utenti di supposte sperimentano il disagio dell’aumento del prezzo del 5000%: dal 2008, sotto successivi titolari di brevetti, più recentemente Assertio, le supposte di Indocin sono aumentate da $6 a $345 ciascuna Menzioni disonorevoli del Premio Shkreli. Premio Shkrely - Menzioni disonorevoli 1. La metà degli ospedali statunitensi si rifiuta di rispettare la norma sulla trasparenza dei prezzi progettata per aiutare i consumatori. 2. Isistemi sanitari di Palm Beach, Chicago e altrove consentono a grandi donatori, membri del consiglio e dirigenti di tagliare la linea per i vaccini Covid-19. 3. Il dottor Francisco Patino (Michigan) scambia prescrizioni di oppioidi con iniezioni spinali non necessarie. 4. L’Università del Texas Anderson Cancer Center non riporta i risultati della sperimentazione clinica da oltre 15 anni. 5. Il programma della Florida per coprire le spese mediche per i bambini con danni cerebrali ha negato le richieste di terapie necessarie. 6. “I medici in prima linea d’America” guadagnano milioni di persone spingendo farmaci non provati e dannosi come l’idrossiclorochina e l’ivermectina per Covid-19.

81


82


Photography that radiates the Cosmopolitan Interview with Photographer Modestino Tozzi By:Margaux Cintrano, Founder of Beyond TasteOltre il Gusto Magazine. Photo Copyright: Photographer Modestino Tozzi.

Firstly, who or what were the catalysts that opened the door into your profound interest in photography and where did you study photography? When I was a young student I have always been interested in art as a way of communication of my deep emotions. The point was that I couldn’t find my main “instrument” of expression: I tried pyrography, watercolor, music… but nothing impressed me as much as light. Light is the element that allows people to be photographers. That’s why I am a photographer, a self-taught photographer. I have been studying photography by myself and practicing “on the road”. After a few years I started to shoot in my studio and my main interest was (and still is) food.

Which types of photography are your specialties and the most rewarding for you: Food photography, Portrait photography, Landscape and Seascape photography, Architectural photography etc.? I’m a food photographer, working in all those fields in which food appears (chef portraits, restaurants, food tools,…). Considering that I love food as an expression of cultural identity, I can admit that food photography is the most rewarding one for me. Nevertheless I also appreciate urban photography which is the main subject of my artistic projects. What approaches to photography do you implement and which cameras do you find work the best for you? Basically I don’t have specific approaches to photography. I can say that I am a “one-light” photographer; in other words I shoot using just one light… it means that “I love shadows”. I use reflex cameras for food and mirrorless cameras for outdoor photography.

Who are your icons in the world of photography? I don’t have so many icons, because I believe that everyone has to be himself; in other words I firmly think that a photographer must have his own identity. At the same time it’s impossible not to consider icons, and some characters such as Henry Cartier-Bresson, Burk Uzzle, Peter Lindbergh and Letizia Battaglia.

83


What have been your most aesthetically rewarding trips that you have been on for photographic projects? In February 2019 I was in Matera (may father’s home town), in south Italy. That year Matera was the European Capital of Culture and my project was focused on the ancient part of the town called (“Sassi”). After one year the project was published on the art magazine “Artribune”. ( h t t p s : / / w w w. a r t r i b u n e . c o m / a r t i - v i s i v e / fotografia/2020/02/modestino-tozzi-matera/) If money were not a problem, where would you like to travel to in 2022 or 2023 for a new photographic project and to explore the gastro-eno local wines and cuisines? I dream to visit Perù where there is Nikkei cusine which is a contamination of Latin American and Japanese cusine; its style is unique and really delicious… also from a photographic point of view!

Today, uncountable chefs in numerous venues are in great need of an exemplary photographer who can enhance their dishes in an exclusive and perfectly enhanced illuminated ambiances with ultra high resolution. I have seen your work with Michelin Starred Chef Felix Lo Basso in Milano. Who else have you collaborated with over the years? What did you encounter that is most challenging in food photography? I have collaborated with Chefs such as Carlo Cracco, Haruo Ichikawa, Enrico Bartolini, Ritu Dalmia, Enrico Derflingher, Theo Penati and many other chefs. According to me the most challenging foods are those with a high amount of fats in it because fats reflect light in such an unpredictable and unmanageable way. But also in this case I try to do my best to face this aspect.

Tell our audience about 2022. What are some of your scheduled photographic projects? I’m working on artistic projects based on the manipulation of fine art prints of my photos. Have you published any books on photography? I have never published books on photography. I prefer to make fine art prints that allow me to have a more direct and physical contact with every single photos of mine. At the same time it’s unavoidable that my food photos are published on cooking magazines or luxury magazines.

84


85


86


87


88


Cocina santiagueña por la Chef Berta Ruiz Escritor y Fotografo Adolfo Loyola Buenos Aires - Argentina Argentina tiene una cultura gastronómica rica e inmensa y cada región es un deleite paralos paladares criollos y turísticos. La materia prima y los alimentos son un estandarte entodos los puntos cardinales del país. Si bien nuestra cultura gastronómica fue heredada delas distintas colonizaciones, estas fueron adhiriéndose a nuestra idiosincrasia. La esencia europea fue mutando con el correr de los siglos y las costumbres se hicieron propias por naturaleza .Una de las culturas más ricas en Argentina corresponde a la provincia de Santiago del Estero. La misma está ubicada al norte del país limitando con Salta, Chaco, Santa Fe, Córdoba y Tucumán. Es rica en gran volumen en madera. En ganadería se destaca la críade caprinos y en menor medida -pero no menos importantela cría de bovinos y porcinos. En agricultura se destaca el cultivo de trigo, maíz, alfalfa, lino y frutales varios. La cultura del folklore es un estandarte de la región, siendo otorgado el apelativo de “Cunadel folklore”, donde se entrelazan la música, el canto, la danza, las leyendas, las artesanías, junto a costumbres y tradiciones. Si tenemos que hablar de cultura gastronómica, su mayor referente es la chef Berta Ruiz, quien es reconocida por su largo y arduo trabajo como representante de la cocina Santiagueña A continuación, su entrevista. Bienvenida Berta Ruiz a Beyond Taste. Sos la referente más importante de lacocina santiagueña, contanos cómo nació esto. Muchas gracias por la invitación, mí nombre es Berta Ruiz, cocinera santiagueña, emprendedora, soñadora, oriunda de Weisburd, departamento de Moreno en la provinciade Santiago del Estero. Este sueño nace allí, donde nací y dónde heredé la cocina de mi padre, tradiciones que se transmiten de generación en generación. Mí padre nos habíacriado a mi y a mí hermana estando sólo y hoy llevo esta pasión con todo orgullo. Es asíque hoy soy quien represento a mí provincia a través de la gastronomía, con mucho esfuerzo voy llevándola por el país. Pasé las fronteras, hasta Santa Cruz, Bolivia. Soyconsecutiva en las exposición más importante de Buenos Aires, dónde me encuentro con muchas personas de mi provincia, arraigados en sus costumbres siendo esto lo más hermoso. Me encanta transmitir los recuerdos más queridos de la infancia, de madres, abuelas… quienes amasaban y vendían y, con ese ingreso, criaban a sus hijos. Muchas veces en los puestos donde expongo mis productos pasan las mejores emociones, cuando llegan y miran es transportarlos en el tiempo y hacerlos sentir como en su pueblo. Siento elapoyo de ellos siempre, es lo que me da fuerzas para continuar. A su vez, también soy consecutiva en programas federales de TV. Hoy llegar en esta nota

con ustedes me ponemuy feliz de poder contarles y mostrar esta pasión santiagueña. ¿Cuáles son las virtudes gastronómicas de Santiago del Estero? Santiago del Estero es una provincia con sabores auténticos. El locro y tamales, las empanadas tradicionales y las empanadas de charqui, los rosquetes, el pan casero, las tortillas , los moroncitos, cabritos y lechones, la chamfaina, etc. Los sabores del monte que siempre están presentes, el queso de cabra, quesillos, quesos, los sabores dulces confrutos del monte santiagueño como el ají del monte, el chañar, el mistol, la algarroba, elmate con poleo es algo que siempre mantenemos a nuestro alcance. En la mezcla deculturas tenemos entrelazadas las costumbres de la cocina Árabe, con el kipi, las empanadas árabes, los niños envueltos etc. Por tanta población de sirios libaneses que probaron todo el suelo santiagueño. Otra de las virtudes de mí tierra, es la música que forma parte de la vida del santiagueño, tradiciones también que se heredan. Poetas que se inspiran en las vivencias, siempre relacionadas con la vida cotidiana y es ahí donde plasman sus letras más sentidas, así se transforman en chacareras, dabas, gatos escondidos con bombos, guitarras y violines, más bailarines que no deben faltar, leyendas y costumbres que hacen la identidad nuestra. ¿Cuáles son los platos estandartes de tu cocina? Los platos que elaboro son variados, las empanadas tradicionales y de charqui, quees carne secada al sol, una forma de conservar que tenían antes, es una cocina ancestral. Hoy la elaboro con la misma pasión de antaño, igualmente se siguen conservando estas costumbres y lucho para que no se pierdan nuestras recetas. El pan dulce artesanal conanís, lo llamo “pandulce santiagueño” de los pueblos porque hoy se está perdiendo estareceta…ya casi no lo preparan y es por eso que lo elegí para mostrarles tal cual como lo preparaba mí abuela. Hoy lo llevo a donde vamos, lo muestro con mucha emoción, sin él nosalgo a ninguna feria. También el pan casero, el chipaco que es pan con chicharrón, los rosquetes, las empanadillas con dulce de batata natural, el moroncito, el locro, la chamfaina,la mazamorra y las tortillas entre otras preparaciones. Recorres todo el país llevando tu cocina. Contanos sobre esta gran responsabilidad. Recorrer el país llevando la cocina santiagueña, es para mí, un gran desafío y una inmensa responsabilidad. Esto lo hago con mucho esfuerzo y sacrificio, recibo ayuda de muchas personas. Muchas veces tenemos que costear el alojamiento, la cocina donde elaborar nuestros productos, el alquiler de hornos, freezer, etc. Hay lugares que me recibencon todas las comodidades. Muchas veces me pregunto cómo hago tanto. Al final de cada lugar me voy contenta por los logros, porque todo salió bien, luego nos retiramos y seguimos en otro camino. No me detengo, amo hacer lo que hago. Quisiera agradecer atodas las personas que se suman a ayudar, acompañándome a poder seguir este sueño bello, difícil muchas veces pero lleno de felicidad.

89


La empanada santiagueña es un emblema nacional. En especial la elaboradacon charqui. Contanos cómo se elabora la carne seca y cómo llega a ser una empanada nacional. Las empanadas, como en cada provincia de Argentina, son tradiciones de cadalugar. Santiago se caracteriza por su empanada tradicional y la empanada de charqui, que nosotros la llamamos “pastel de charqui”. Se diferencia en su repulgue y es frita. Antiguamente, la forma de conservar la carne (el charqui), era secandola al sol, donde se le ponía sal gruesa, se secaba en pocos días y luego se guardaban en fiambreras. Para usarlose lo lava bien para sacarle la sal, se deja que se seque nuevamente y se muele en mortero donde va soltando hilos de carne seca. Con esta carne se hacían los guisos, las empanadas , los estofados, entre otras comidas. Para las empanadas puntualmente, parahacer el relleno se fríe en una cacerola algunos ingredientes como cebolla picadita bienchiquita, morrón verde o rojo y se condimenta con ají del monte santiagueño, pimentón y comino. Se cocina sin ponerle sal (porque ya se cocinó con sal) y luego se le agregan huevos hervidos, un poquito de verdeo y papitas hervidas. Finalmente se arman las empanadas , o “pasteles de charqui”. También tenemos acá las empanadas árabes.

Para finalizar, nos encantaría compartir la receta de “Rosquete” para que loslectores de todo el mundo puedan elaborarla. ¿Te parece? Por supuesto, se las comparto a continuación.

Dentro de la gastronomía dulce, un clásico de la región es “El Rosquete”. Contanos su historia. El rosquete se elabora en todo el norte argentino, pero, tiene una linda historia en mi provincia, por eso se le llama “Rosquete de Loreto”, un pueblo de Santiago del Estero que según dicen es la capital del rosquete. Es así que antiguamente las mujeres del lugar vendían a la orilla de la ruta y en las estaciones de servicio en tiempos en que las distanciasse recorrían con más tiempo y los micros hacían paradas para que los pasajeros pueda tomar un descanso bajando del micro para comprar y deleitarse con el Rosquete. La historia cuenta que las mujeres a modo de atrapar al cliente, lo hacían más grandes, tal es así queel rosquete cobra fama en el lugar y no había viajero que no lo compre. Tal es así, que e esos años nace el primer festival del rosquete en Loreto gracias a esas grandes mujeresque dejaron ejemplos y que hoy aún hoy sus familias siguen manteniendo esa tradición.

Muchas gracias Berta Ruiz, un gusto haber compartido espacio con usted, una prestigiosa chef de la República Argentina. Facebook - Instagram - Mail: Adolfo Loyola - Chef & Food Photographer - Buenos Aires - Argentina

“Receta del Rosquete”: Harina 0000: 1 kilo Azúcar: 120 gs. Grasa de cerdo: 120 gs. Levadura: 60 gs. Huevos: 3 unidades. Agua tibia: cantidad necesaria. Hervida con cáscaras de naranja y anís. Elaboración: Formar una corona con la harina, agregar los huevos, la grasa de cerdo, la levadura y elagua tibia hasta formar una masa. Amasar hasta que quede lisa y formar cilindros. Dejarduplicar su volumen y llevar al horno a 180 grados hasta dorar. Luego, bañar conmerengue Italiano a gusto. Por último¿ Por qué deberíamos conocer Santiago del Estero? Santiago del Estero es una tierra de encuentro donde se comparten las costumbres, el canto, la danza, algo que se transforma en momentos únicos y alegres, dónde la ha carera atrapa y enamora, dan ganas de bailar sin saber bailar, es donde muchos se enamoran de mi Santiago. Un lugar lleno de magia para descubrir y dejarse embriagar porla inmensa cultura y la belleza de su gente.

Otra de las atracciones dulceras por excelencia es el “Pan dulcesantiagueño”, ¿Cuál es su esencia? Si, el pan dulce con anís se hacía artesanalmente. En los pueblos donde no llegabala pastelería, las mujeres amasaban para tener a la hora del mate algo dulce, mí abuela materna lo hacía siempre. En la actualidad soy la única que lo está haciendo, ya que lareceta se fue perdiendo y en muchos pueblos ya no lo hacen. Hoy yo lo llevo a todos lados donde voy y en las ferias donde andamos trabajando, puedo afirmar que es el líder, porque cuando lo ven, lo recuerdan y muchos se emocionan porque hace que recuerden a susabuelas o a sus madres. Yo lo llamo “el santiagueño de los pueblos”, es un placer poder mostrarlo hoy a ustedes. Muchas gracias por esta oportunidad de poder mostrarles la cocina santiagueña, cocina de mis pagos. También pueden apreciar en las fotos los trabajosde nuestros queridos artesanos santiagueños.

90


91


92


Principes de Base ... Article: Auteur Philippe Germain. Photographie: Photographe Philippe Germain. Le Livre Visions Gourmandes. (www.visionsgourmandes.com) Comme pour un tableau, une publicité, la décoration d´un salón ou l´aménagement d´un jardín, il y a un certain nombre de bases à connaître, de règles à respecter, d´astuces à ultisier pour arriver à un résultat élégant. En réalité, pour une composition réussie, peu de place est laissée au hasard. Amusez-vous à comparer au quotidien ce que vous trovez beauy ou ce qui l´est moins. On retrouve souvent les mëmes règales de composition artistique. Essayons de décortique tous les processus qui interviennent dans la réalisation d´une belle présentation d´assiette ou nous mettrons en valeur les différents éléments qui la composent. Notre assiette doit devenir une oeuvre d´art ¡

93


94


95


96


97


98


Viajamos al mundo de los vinos generosos Articulo de José Luis Del Campo Villares Fotografia de Jaime Salinas Loaisa www.sobrelias.com Hoy nos trasladamos a la provincia de Cádiz en este viaje apasionante para acercarnos al mundo de los vinos generosos, para muchos no muy conocido, pero que llevan siglos elaborándose siendo unos vinos españoles que más reconocimiento internacional han alcanzado. No es sencillo pretender conocer todo lo que rodea a este tipo de vinos en solo un artículo, pero si queremos que, de forma sencilla, al menos dejen de ser unos vinos desconocidos y que no haya la errónea idea muy generalizada de que al hablar de vinos generosos, estamos hablando de vinos dulces. Y para mostraros la riqueza y joyas de estos vinos, nos desplazamos hoy al Marco de Jerez, una zona triangular entre tres localidades ubicadas en las proximidades de Jerez de la Frontera. No es la única zona de España donde nos encontramos este tipo de vinos (también por ejemplo en la zona de Montilla- Moriles o del Condado de Huelva), pero si es la que habitualmente es la más conocida para los amantes de nuestros vinos generosos en el extranjero.

Por otro los Dulces naturales que son los vinos elaborados con las varietal Pedro Ximénez (PX) o la varietal Moscatel. Pero vamos a la parte más interesantes según creemos que es la de saber cómo se elaboran los vinos generosos, que tipos podemos encontrar y sus clasificaciones. Los vinos generosos vienen de lo que se denomina como mosto-vino, el que se genera cuando la bodega realiza los procesos de recepción de la uva, despalillado y prensado, dando lugar a un primer mosto yema (especialmente dedicado a los vinos de crianza biológica, de la que ya os hablaremos un poco más adelante) y un segundo mosto

Vinos generosos, joya enológica Para situarnos, lo primero de todo indicar que todos los vinos generosos en España se elaboran con uvas blancas, con independencia del color final que tengan, desde más claro hasta llegar a un color caoba casi negro. Todos los vinos generosos son vinos blancos, aunque a veces no lo parezca. En nuestra visita al Marco de Jerez nos podemos encontrar dos tipos de vinos generosos. Por un lado, los Secos, aquellos que son elaborados con la varietal Palomino Fino.

99


yema tras un segundo prensado que es más para vinos de crianza oxidativa (también os lo comentaremos en un momento). Este mosto-vino se cata en nariz y es este el momento en el que se separa el mosto para elaborar un tipo u otro de vino generoso, en la fase de nariz del mosto-vino. Según las sensaciones de su cata, se destinará este mosto a la elaboración de vinos: • Secos °Fino (si hablamos de la zona Jerez) o Manzanilla (si hablamos de la zona de Sanlúcar de Barrameda). ° Amontillado ° Palo cortado ° Oloroso • Vinos dulces naturales que pueden ser elaborados con las varietales PX o Moscatel. • Vinos de licor, cabeceo o mezcla (se pueden llamar de las tres formas): ° Pale Cream ° Medium Cream ° Cream

crianza en soleras o criaderas, en botas de entre 500 y 600 litros. El mostovino se introduce hasta ocupar los 2/3 de la bota y es el momento en el que se incorporan levaduras autóctonas que se instalan en la parte superior del mostovino produciendo una capa protectora, conocida como ‘velo de flor’ que evita que el oxígeno toque el vino. Son las propias levaduras las que dan crianza al vino, denominándose esto la crianza biológica. La característica de esta crianza es que el mosto-vino no puede pasar de 15º de alcohol, ya que sino las levaduras mueren dejando al vino en contacto con el oxígeno. De esta crianza surgen el Fino y la Manzanilla, dependiendo del lugar de procedencia (Jerez o Sanlúcar de Barrameda). Son vinos que al no estar en contacto con el oxígeno no oscurecen, tienen colores similares al resto de vinos blancos que se elaboran en España, amarillos, pálidos, pajizos, reflejos verdosos, acerados, dorados, brillantes, limpios, vivos en movimiento. No pueden pasar de 15º de alcohol como os comentaba. Estas soleras se van catando de forma periódica y puede darse el caso de que una solera, que inicialmente se destinara a elaborar Fino o Manzanilla se haya perjudicado y su interior ya no es apto para estos vinos. ¿Qué ocurriría? En ese momento se corta la crianza biológica, se le añade mosto-vino con más alcohol hasta que llegue a los 18º y se continúa la crianza como cualquier otro vino tranquilo en contacto con la madera y con el oxígeno, con lo cual da lugar a que el color del vino oscurezca (oxidado por el oxígeno). Es cuando surgen dos tipos más de vinos generosos como son el Amontillado y el Palo Cortado. El total envejecimiento del vino tiene que ser de un mínimo de 8 años en las soleras pero, si el tiempo de la crianza

Empezamos por los vinos secos El sistema de elaboración de los vinos generosos empieza cuando el mosto-vino se incorpora a las denominadas ‘botas’ que no barricas, lo habitual en el resto de los vinos tranquilos que se elaboran por España. Es el sistema de

100


biológica es superior al de la crianza oxidativa, el vino se denominará Amontillado. Por lo contrario, si el tiempo de crianza biológica es menor que el de la oxidativa, se denominará Palo Cortado. Ambos vinos tendrán una graduación final de 18º, más oscuros que los Finos y las Manzanillas, ambos con una parte de crianza biológica y oxidativa. Podríamos decir que son vinos que nacieron para ser Finos o Manzanillas pero por el camino han cambiado por cualquier circunstancia. Por último, dentro de los vinos secos, nos encontramos con los Olorosos. Son vinos que ya, desde su cata en nariz como mosto-vino ya se han destinado al sistema de crianza oxidativa en botas con un nivel de alcohol desde sus inicios de 18º. Son los más oscuros en color dentro del segmento de los vinos secos ya que han estado desde su inicio en contacto con el oxígeno.

Vinos de licor, cabeceo o mezcla Muchos conoceréis este tipo de vinos generosos porque son los que se ‘encabezan’, es decir, se les añade azúcar de forma externa al que ya de forma natural aporta la uva. El Pale Cream es el vino de licor de menor dulzor. Para su elaboración se utiliza como mosto-vino o vino base un seco al que se le añade azúcar. O sea, combinan o mezclan un Fino o una Manzanilla con un mosto concentrado de azúcar, lo que le quita la sequedad al vino base. En vista conserva parte de las características de los finos. Lógicamente, al aporte de la parte del vino de la crianza biológica, se le añaden los aportes del segundo mosto, dando sensaciones y aromas pan recién horneado, a frutos secos, con una dulzura que lo hace agradable en boca. Medium Cream es el vino de licor con un dulzor intermedio, no sobrepasando los 115 gramos de azúcar por litro. En este caso el mosto o vino base no es un fino. Será un vino con crianza oxidativa, o sea, Amontillado, Palo Cortado u Oloroso. Podría ser incluso que se elaborase con un vino base que fuese dulce natural. El color de estos vinos es ya más oscuro (ya que hay en el vino base crianza oxidativa), color muy similar al ámbar o al chocolate oscuro. Aromas a bollería, a manzanas asadas o a dulce de membrillo. En boca tiene cierta sequedad, toque untuoso, mucho dulzor, largo, persistente y paso aterciopelado. Cream es el vino de licor con más dulzor, pasando de 115 gramos de azúcar por litro. Como el anterior, el vino base o mosto base procede de vinos con crianza oxidativa, siendo la opción de un Oloroso la más habitual, aunque no la única. Un vino con un color muy oscuro, caoba muy intenso, con un movimiento viscoso en copa, mucha lágrima, que tiñe y se mueve lentamente. Aromas procedentes del Oloroso además de aportes a frutos secos, y toques caramelizados. Untuoso en el paladar, muy dulce pero sin llegar a empalagar. Recuerdos a turrón navideño. Esperamos que este pequeño artículo os sirva para descubrir más sobre las joyas enológicas que son nuestros vinos generosos

Seguimos por los vinos dulces naturales Los vinos dulces naturales son vinos que como su nombre indican, el dulzor que tienen procede de la propia uva, no hay aportaciones externas de azúcar de ningún tipo. Las uvas empleadas para la elaboración de estos vinos son la PX y la Moscatel, como os comentábamos anteriormente. Ambas uvas son muy aromáticas, con una piel muy fina que permiten lo que es el asoleo, es decir extenderlas al sol para que se deshidraten llegando a un grado importante de pasificación y tener así una alta concentración de azúcar que luego se pasa a los vinos. Son vinos en los que hablamos de entre 225 y 500 gramos de azúcar por litro. En vista son inconfundibles ya que son vinos con un color caoba muy profundo casi negro, con una capa alta, bien teñida, movimiento en copa con una lágrima densa y que también se sitúan en los niveles de 18º de alcohol.

101


102


103


104


AVaquería, viaje gastronómico a la Ternera 100% Gallega Autor José Luis Del Campo Villares Fotografias del los hoteles y los lugares en el articulo Hoy en nuestro periplo gastronómico nos adentramos en un proyecto que será apasionante sin duda para los amantes de la carne, más en concreto, a los amantes de la Ternera Gallega. Y es que os acercamos una visita al proyecto integral denominado ‘AVaquería’, un proyecto que busca el desarrollo sostenible de la ganadería de vacuno extensiva en la comarca de A Limia. Ubicado en esta comarca, provincia de Ourense, AVaquería es una agrupación de ganaderos que se unió en una cooperativa para mostrar al mundo su forma de convivir con el ganado. Pero, aunque el proyecto es reciente, estamos hablando de que son ya la quinta generación de ganaderos que han seguido cuidando al ganado desde una fecha de la que hay registro como es de 1889, en un entorno natural, en plena libertad, donde la manada del ganado vacuno se alimenta en libertad, feliz, con un respeto total por el entorno. Todo ello encaminado a la obtención de un producto local que reivindica la diferencia gastronómica como sello de calidad. Un proyecto muy interesante que quiere contribuir a la regeneración del tejido socioeconómico de la zona, con una nueva orientación basada en la calidad, el respeto al medio ambiente y el bienestar animal.

Alimentación tradicional Crianza en libertad AVaquería ha ido un paso más allá en estos momentos. Con la alimentación tradicional por bandera, con una crianza del ganado en plena libertad, donde las vacas y los terneros andan libremente en los montes de Covelas y en los pastos de la Serra do Larouco, en Baltar. Acercarse hasta aquí nos deja la imagen de un lugar único, donde la serenidad y el contacto con la naturaleza se unen en una forma de vida que permite mantener las costumbres más arraigadas, sin perder la conexión con el ahora. Y esta conexión es uno de los puntos interesantes que nos parece muy interesante ya que, manteniendo la tradición del sistema de cría y pastoreo en libertad, lo combinan con las nuevas tecnologías, para la certificación de la

105


trazabilidad del producto y la transparencia de datos con el consumidor. De esta forma, desde Ourense abren una ventana virtual al mundo, con la apertura de una tienda online que la que se pueden ver todos los productos que elaboran con la certificación completa que indica la trazabilidad total del producto hasta llegar a nuestras mesas. Todo ello porque su objetivo es que se pueda disfrutar, en cualquier parte de España, de un producto local que reivindica la diferencia gastronómica como sello de calidad, donde la alimentación del ganado es tradicional, sin antibióticos, hormonas, químicos ni fitosanitarios: donde los becerros se alimentan de sus madres, con una crianza en libertad y con envíos con cadena de frío, que garantiza la frescura de sus productos. Cultura, Compromiso y Calidad de AVaquería La cultura de este proyecto pasa por criar animales felices de una forma tradicional y al aire libre, como antaño, con el claro compromiso de proteger el medio ambiente y frenar la despoblación rural, todo ello para obtener un producto de calidad, producir ternera 100% gallega certificada. La carne que criamos esta cooperativa se caracteriza principalmente por su ternura y jugosidad, pero lo más importante, por su elevado contenido en proteínas de alto valor biológico. Además, tras la cuidada alimentación, el despiece por parte de sus profesionales y la maduración en seco, permite obtener unos excelentes resultados. Pero.... también podemos disfrutar ‘in situ’ El que podamos disfrutar en nuestras casas de un producto delicatessen como es la ternera gallega certificada que produce AVaquería, no impide que podamos disfrutarla en vivo si nos acercamos a conocer el proyecto. Y este es también otro elemento diferenciador frente a otros productores de ternera gallega.

Si nos acercamos a comprobar su filosofía de trabajo, podremos disfrutar de sus elaboraciones ya que tiene el Restaurante AVaquería. Primero se plantearon criar vacas felices para tener la máxima calidad en la carne. 100% tradicional y gallega. Después quisieron abrir su propia carnicería, sin intermediarios, para que pudiésemos disfrutar del mejor producto directamente en nuestras casas, con su tienda online. Con lo cual, lo único que les faltaba era abrir su propio restaurante, donde podrás degustar una carta 100% gallega criada por ellos mismos. Un deleite gastronómico para todos los paladares, sobre todo si sois amantes de la carne de excelente calidad, lógicamente, no es un restaurante apto para veganos. Una carta en la que nos podemos encontrar con una Burger AVaquería, Carne de añojo con queso San Simón pan artesano, una Chuleta de ternera gallega “Suprema”, un Medallón de solomillo de ternera o una Picaña infiltrada de vaca madurada. Una delicia para todos los sentidos sin lugar a dudas si sois amantes de las carnes. Proyecto a seguir muy de cerca Nos ha encantado presentaros este proyectos global e integral que pretende conservar un modelo de crianza en peligro de extinción dentro del ecosistema gallego, siempre buscando la calidad del producto final que llega a nuestras mesas. Una filosofía de vida y de trabajo que se plasma a la perfección en los productos que ofrece este proyecto AVaquería. Sin duda, este proyecto se nos antoja que en breve será un paraíso para los carnívoros referencia a nivel Galicia y de visita obligada para todos aquellos gastroviajeros que quieran disfrutar de las delicatessen de las carnes gallegas.

106


107


108


109


110


111


112


La VDP, sello de calidad del vino alemán Articulo de Ricardo Gil Rodríguez Fotografías de VDP-Verband Prädikatsweingüter

Deutscher

La VDP, o mejor dicho “Verband Deutscher Prädikatsweingüter” ( Asociación Alemana de Explotaciones Vinícolas con Clasificación”), nace en Alemania allá por el año 1910 con la intención de recuperar parcelas históricas y buscar calidad por encima de cantidad entre otros muchos motivos. Resurge con más fuerza en los años 70 en dura pugna con los vinos “Liebfraumilch” que ocupaban el 60% de la producción total de vinos alemanes y cuya filosofía era el añadido de mosto o azúcar al vino base (chaptalizar). Aproximadamente 200 productores se agrupan actualmente en dicha Asociación, defendiendo el terroir y la calidad del viñedo, uvas y vino al máximo nivel. El símbolo común que los diferencia y caracteriza es un águila (que nada tiene que ver con símbolos políticos). Esta suele aparecer en la capsula de cada botella. Junto al águila la abreviatura VDP. El pecho de las aves heráldicas adornó multitud de cosas a lo largo de los siglos. Un poeta y artista gráfico de Polonia llamado Franz Josef Lichtenberg dio luz al diseño que hoy conocemos en el año 1925, introduciendo en el pecho del animal un racimo de uvas. Para entrar en este círculo exclusivo los candidatos están obligados a cumplir una serie de normas, cuyo

cumplimiento no es nada sencillo, dando lugar a pocas variaciones en el número de miembros año tras año. Entre los requisitos más importantes podemos destacar: • Propiedad. Poseer porcentajes importantes de parcelas en pagos reconocidos y reputados históricamente. • Variedades. Tener un porcentaje considerable de variedades autóctonas e históricas en sus viñedos. • La gestión a tiempo completo del viñedo. El cultivo elaboración y comercialización de los vinos debe estar siempre a cargo de la bodega. • Una buena presentación externa de la bodega. • El uso del águila como símbolo de la asociación en la cápsula de la botella. • Calidad. Demostración y constatación ante los demás miembros de la VDP de cada AG de la calidad de sus vinos durante muchos años y de forma continuada. • El cultivo debe ser ecológico y la vendimia manual. Niveles dentro de la VDP La clasificación de la VDP viene dada por una pirámide ascendente con 4 escalas o categorías de parcelas. VDP.GUTSWEIN: Son los vinos más básicos de la clasificación sin perder la esencia ni la calidad del terroir. Cumplen todos y cada uno de los requisitos y estándares de la VDP. Los más importantes, que la uva proceda de viñedos en propiedad, rendimientos máximos de 7500 kg por hectárea y que el vino sea elaborado bajo normativa

113


establecida. Suelen ser vinos fáciles, ligeros, vivos, afrutados, para el día a día. VDP.ORTSWEIN: Vinos que surgen de los mejores viñedos de cada municipio. Remarcan la tipicidad regional en sus aromas y sabores. Aquí solemos encontrar elaboraciones con las variedades típicas de cada zona y con unos rendimientos idénticos a la anterior escala, 7500 kg por hectárea. Digamos que es el puente entre los vinos más básicos de la VDP y los vinos procedentes de los mejores pagos. VDP.ERSTE LAGE: En este caso hablamos de pagos de primera categoría, con personalidad propia. En busca de la calidad los rendimientos se limitan a los 5000 kg por hectárea. Los vinos deben ser elaborados con variedades clásicas e históricas. Son vinos de primera clase con gran potencial de envejecimiento. Estos pagos han sido reputados a lo largo de los años. Los vinos elaborados como secos en un Erste Lage se denominan Qualitätswein Trocken VDP.GROSSE LAGE: La cúspide de la clasificación. De aquí nacen los mejores vinos. Podemos considerarlas como las mejores parcelas o viñedos de Alemania. Vinos muy expresivos con gran capacidad de guarda. Aquí hablamos de producciones o rendimientos muy bajos, en torno a los 5000 kg por hectárea. Los vinos secos (trocken) de estos terroirs reciben el nombre de “Grosse Gewachs”, parcelas clasificadas que originan vinos con un máximo de 9 gr/l de azúcar residual. Siempre vienen identificados en la botella con las letras GG. Dar una opinión objetiva sobre la necesidad o validez de este tipo de asociaciones que buscan calidad por encima de otros menesteres en el mundo del vino me parece cuanto menos interesante. Plantear la posibilidad de que algo así tenga lugar dentro de nuestras fronteras se nos antoja complicado, por no decir imposible. El vino alemán y

aquellos que lo elaboran, quisieron dar valor a su producto y a su marca. Y sinceramente. Creo que este es el camino. Entiendo que no todo el mundo tiene que sujetarse a este tipo de grupos y a lo que sus normativas conllevan, y seguramente sean muchos los que estando fuera de estas siglas, elaboren vinos de altísima calidad en el territorio alemán. Pero visto lo visto, la VDP es símbolo de clase, y el consumidor de a pie ya sea del país teutón o de fuera de sus fronteras sabe que, cuando compra o bebe un vino etiquetado bajo la VDP, compra o bebe calidad, rigor, seriedad. Otra cosa será luego que ese tipo de vino, variedad o elaboración te guste más o menos, pero al menos te aseguran unas pautas y normas determinadas en el proceso, que luego podremos encontrar en el vino. Trabajar con viñedos históricos, variedades autóctonas, una viticultura respetuosa con el medio ambiente, que la bodega sea la responsable de todos los procesos, una potente imagen y publicidad exterior, el símbolo del águila como bandera… han conseguido a lo largo de los años que las siglas VDP sea referente en el mundo del vino a nivel no solo nacional, sino mundial. Como españoles de a pie y consumidores de vino a diario, nos preguntamos si algo así sería posible en un país como España. Un país de banderas, de lenguas, de símbolos, que le dan más valor a lo individual que a lo colectivo, que dan más valor a un sentimiento personal que al bien grupal. Lo veo francamente difícil. ¿Productores de denominaciones de origen como Rioja, Ribera del Duero, Rías Baixas, Priorat etc… estarían dispuestos a unificarse, cumpliendo con una serie de normativas propias, ajenas a sus DO, con símbolos o siglas diferentes? Ya os digo que no. Al menos los más importantes. La VDP es una institución tan seria, que para poder entrar hay que demostrar unas cuantas cosas. Que podemos

114


discutir si eso que se pide es más o menos de lo que debería, pero al menos, quien quiera formar parte de esto, sabe, que unos mínimos han de cumplir. Variedades dentro de la VDP Desde este grupo VDP se intenta potenciar lo autóctono, variedades que llevan años funcionando en Alemania. Se crea un instituto del vino con el fin de buscar tipos de uva que se adapten de la mejor forma al clima y suelo de cada zona, pero intentando que sea algo suyo, su propio patrimonio. Eso defiende y eso impone en la asociación. A eso se le llama seriedad. Haciendo país, pero sin perder de vista nunca la calidad. Riesling, Muller Thurgau, Dornfelder, Sylvaner entre otras.

115


116


Fruit attraction Feria International del Sector de Frutas y Hortalizas 5-7 Oct. 202 – Madrid-España Nota de prensa y fotografia de Ifema - Fruit Attraction

Abierto el plazo para participar en Fruit Attraction 2022. Las empresas ya pueden hacer su Solicitud de Participación como expositores en la gran cita mundial para la comercialización de productos hortofrutícolas, cuyo plazo prioritario finaliza el 11 de abril. Madrid, 25 de marzo de 2022. La 14ª edición de Fruit Attraction, organizada por IFEMA MADRID y FEPEX, se celebrará del 4 al 6 de octubre de 2022. Las empresas del sector hortofrutícola ya pueden solicitar su participación en este evento de referencia mundial para la comercialización de frutas y hortalizas. El próximo día 11 de abril finaliza el plazo prioritario para la elección de espacios. La innovación, la calidad y la diversidad son los principales argumentos de Fruit Attraction por los que operadores y retailers de todo el mundo aprovechan para planificar sus campañas en un momento clave. De esta manera, un año más toda la cadena de valor del sector hortofrutícola volverá a reunirse en el salón. A las ya reconocidas áreas Fresh Produce e Industria Auxiliar, se suma como novedad una nueva área monográfica, startup´s hub, dedicada a empresas de nueva creación, tanto del segmento Fresh Produce, como Industria Auxiliar, cuya constitución sea posterior al 1 de enero de 2021 y hasta el 1 de septiembre de 2022. De nuevo, Fruit Attraction potenciará Fresh Food Logistics, la plataforma sectorial al servicio de la logística, el transporte y la gestión de la cadena de frío para alimentos frescos. Una convocatoria única en la Unión Europea, profesional e hiperespecializada, que reúne bajo un mismo techo a todos los actores de la cadena alimentaria de frío dirigido. Asimismo, vuelve a apostar por las soluciones de transformación a través de la innovación, de la sostenibilidad y de la digitalización con el Área Smart Agro -productos innovadores que apliquen tecnologías de la información al sector hortofrutícola-, y Biotech Attraction -investigación y desarrollo tecnológico en agrobiología/biotecnología vegetal-. En esta ocasión, al potente Programa de Compradores Internacionales vuelve a sumarse la iniciativa Países importadores invitados, con Emiratos Árabes Unidos, Arabia Saudita y Canadá como protagonistas. Una acción que favorecerá las relaciones comerciales entre los países de la Unión Europea y estos mercados extracomunitarios, arropado por un programa completo de mesas redondas, visitas guiadas a la feria, sesiones de B2B. Con todo ello, Madrid, que volverá a convertirse en capital mundial hortofrutícola, recibirá a más de 1.000 compradores, jefes de compra retail, importadores y mayoristas invitados de todo el mundo. En esta edición volverá a celebrarse un completo programa de jornadas técnicas y actividades, que harán de la Feria el centro de conocimiento para el sector, con unas sesiones caracterizadas por la gran diversidad de contenidos, así como por el alto nivel de los participantes y ponentes. Una vez más, Innovation Hub y Foro Innova serán las áreas dedicadas a la innovación y novedades empresariales en el sector. En este ámbito, la feria volverá a acoger los Premios Innovation Hub Awards, que se han convertido en un acontecimiento fundamental para el apoyo a la apuesta emprendedora empresarial del sector. También entre las novedades, destaca la fresa como producto estrella de Fruit Attraction 2022. Y por supuesto, el espacio gastronómico dentro de la feria, Factoria Chef, volverá con atractivas demostraciones y showcookings. Fruit Attraction 2022, organizada por IFEMA MADRID y FEPEX, se celebrará del 4 al 6 de octubre, en horario de 9.30 a 19.00h. y hasta las 17.00h. el último día.

117


118


119


120


Un Mirador A Poniente, Parador Conde de Gondomar .. Baiona, Galicia. Articulo: Margaux Cintrano - Fondadora de Beyond Taste - Oltre il Gusto Magazine. Fotografias: El Parador Hotel Network Media Relations www.parador.es

El Parador de Baiona es una fortaleza sobre el mar y el Mirador de la Virgen de la Roca es, sin lugar a dudas, hablar de su estancia más espectacular. Con una superficie de 90 m2, desde sus cinco ventanales a poniente se divisa el monte con el monumento de la Virgen de la Roca, el cabo Silleiro y, a lo lejos, las islas Cíes. Edificio Del Parador - La Historia. El Parador del Conde de Gondomar fue inaugurado en 1966 por la cadena nacional de Paradores de Turismo de España. Se sitúa sobre una antigua fortaleza, El Castillo de Montereal, un recinto amurallado sobre la Península de Montereal construido en época medieval sobre otras construcciones que ya se encontraban en ese lugar desde hace más de 2.000 años. La elección del enclave monterrealino para construir un hotel fue una decisión personal de Franco. Cuando le expusieron al Caudillo que los terrenos anejos a la Virgen de La Roca eran apropiados para levantar un Parador Hotel, llegó el sacro lugar, levantó el índice y, señalando Monte Boi sentenció: “Aquí no, el Parador se hará allí”. Lo cierto es que se cumplieron los deseos del Jefe del Estado quién, en 1967, desembarcó en la bahía bayonesa e inauguró la instalación proyectada por don Jesús Valverde en 1966, según se puede leer en la entrada. Restaurante Parador De Baiona Amplísimo comedor y otro anejo donde se ofrecen las famosas cenas medievales. Elegante mobiliario y, en su centro, nos encontramos con un surtido de aguardientes presentado en artesanas botellas. En uno de los laterales aparece la bodeguilla del Parador, así como las cetáreas para escoger las langostas y bogavantes que sean del gusto del cliente. Además de unas buenas mariscadas y parrilladas de pescados, hay que destacar las carnes rojas a la piedra. Los postres como las cañas de la aldea, la tarta de almendra, los almendrados y las filloas, son un momento gastronómico indescriptible. Vinos del Ribeiro, Rías Baixas, Valdeorras, La Rioja o Ribera del Duero son solo algunos de los que nos podemos encontrar en su carta. Vinos y Copas Los fines de la semana, sobre todo los veranos, hay mucho ambiente en las noches bayonesas. La oferta de bares de tapas es variada. A doscientos metros del Parador, Taberna La Pinta, con decoración marinera donde podemos disfrutar de unas delicias gastronómicas gallegas como las tapas de pulpo o unos ‘bocaditos’ de queso de tetilla. A lo largo del paseo marítimo de la localidad, nos vamos encontrando con multitud de terrazas y pub que ayudan a disfrutar de las noches estivales

121


122


123


124


Madrid Fusion 2022 Highlights Article by Margaux Cintrano Founder of Beyond Taste- Oltre il Gusto Magazine Photography by Madrid Fusion Media Relations The 20th edition of Madrid Fusion Alimentos de España, the leading Spanish gastronomic conference and trade fair, kicked off by highlighting the role of chefs. In previous editions of Madrid Fusion, the emphasis had been on the product, and this year 2022, there was no doubt about it that the focus was clearly on the people capable of elevating the best raw materials even further. Three Michelin Starred Restaurant, El Celler de Can Roca´s and its Head Chef Joan Roca, Michelin Starred Chef Rodrigo De La Calle, Multi Michelin Starred Albert Adrià, Multi Michelin Starred Chef Quique Dacosta, Multi Michelin Starred Chef Diego Guerrero, Multi Michelin Brazilian Chef Alex Atala and Three Michelin Starred David Muñoz, Three Michelin Starred Chef Rene Redzekpi and Lady Chef Elena Arzak amongst numerous others who talked about the dishes that have surprised them the most, and added a shining light on gastronomy´s forgotten traditional elements, ingredients they utilise and those dishes that they created most recently. Vineyard Recovery and New Wines All the excitement and emotion surrounding the world of wine was palpable at the 2nd edition of The Wine Edition which is sponsered by Foods & Wines of Spain. During the first presentation, winemakers like Telmo Rodriguez explained the different projects underway in Spain seeking to recover vineyards in the mountains, from Galicia to the Canary Islands, where some the best in grape growing lands of Spain are situated. José Antonio Navarete, sommelier at Restaurant Quique Dacosta, Annegret Kühner, Sommelier at Noma, Copenhagen, Denmark and Ferrán Centelles, the former Sommelier at El Bulli all discussed issues related to serving of wines and pairings. Pedro Ballesteros, Master of Wine, explained the peculiarities of the wines from the Spanish – Portuguese border and compared six wines with Sommelier Pedro Ramos, Sommelier at Restaurant Alma, in Lisbon, Portugal. The highlight happened to be a roundtable discusion on the new wines from the Designation of Origin, Jérez de La Frontera. Renowned winemaker and producer of Pingus in Ribera del Duero, Danish Peter Sissek presented his new project featuring Sherries. An inaugural day in which bridges were continuously built between the vintage and the new wines.

125


126


127


128


129


130


131


132


133


134


135


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.