La Città Informale: il fenomeno degli Slum urbani dal 1950 al 2014

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L'Habitat Informale nei paesi sviluppati I campi nomadi

3.2. I campi nomadi 3.2.1. Considerazioni generali Il seguente capitolo tratta del fenomeno degli slum nel nostro paese, cioè situazioni di disagio che concernono principalmente la parte di popolazione più a rischio, la comunità degli zingari, meglio definiti come i Rom ed i Sinti. Di questa comunità verrà trattata la storia e le caratteristiche socio-antropologiche, nonché la loro collocazione nell’ambito urbano e la reazione della città “ufficiale” ad essi. Verranno quindi trattati i maggiori casi studio nell’ambito del disagio delle periferie urbane, con i maggiori casi studio di aree dove lo slum può essere definito come figlio di scelte errate di progettazione urbanistica, e parallelamente, casi studio di campi nomadi in situazioni di precarietà ed esclusione. Come già notato in precedenza, la linea di tendenza globale, per quanto riguarda la crescita degli slum nei paesi in via di sviluppo, consiste nel fatto che le megalopoli non riescono a fare fronte alla straordinaria pressione demografica che viene esercitata su di esse, né dal punto di vista urbanistico-abitativo, né da quello lavorativo-economico: questo fenomeno ha come conseguenza la nascita di nuovi insediamenti spontanei composti da milioni di persone, che spesso vivono al di fuori di ogni legalità. In Europa Occidentale ed in Italia, però, quantomeno fino ad oggi, il fenomeno pare attenuato e solo marginale, grazie all’eredità storico-culturale che le nostre città portano con esse, le quali fungono da risorse che permettono di arginare gli sviluppi più negativi della globalizzazione. Tra queste risorse disponibili, è bene elencarne le maggiori, in modo da avere una più piena comprensione del mutamento in divenire delle città italiane.11 Il primo fattore degno di nota è l’antichità e la ramificazione del sistema urbano italiano, che presenta tuttora una organizzazione spaziale molto legata al centro storico, nonché una forte rete di centri di dimensioni medio-piccole, che fungono da contrappeso alle pulsioni dei centri maggiori, come è possibile vedere nel caso di Milano, che, se considerata da sola conta meno di due milioni di abitanti, ma che è situata in una regione urbana di 9 milioni di persone. E’necessario inoltre notare che in Italia non vi sono megalopoli da decine di milioni di persone, poiché i centri medio-grandi come Firenze, Bologna e Genova, fungono da polo attrattivo che alleggerisce la pressione demografica sui centri maggiori. In secondo luogo, in Italia sono presenti antiche tradizioni di cultura, socialità diffusa ed infrastrutture istituzionali (nonché un numero di soggetti della società civile), che costituiscono un patrimonio prezioso per affrontare i problemi legati alla possibile nascita di slum, grazie alla loro estesa presenza in termini di servizi disponibili per la popolazione.

11 (Caritas Italiana, 2007) - Estratto dal volume della Caritas Italiana edito da Il Mulino a Bologna nel 2007 a cura di Mauro Magatti con il nome di "La città abbandonata. Dove sono e come cambiano le periferie italiane"

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(pag. prec.) Fig. 68. Campo nomadi a Milano (www.giornalettismo.com)


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