Women's Genius

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CARLA ACCARDI | REBECCA WARD

WOMEN’S GENIUS ONE STEP BEYOND

19 maggio | 7 settembre 2013


Palazzo Pensi | Todi facciata principale

CHI SIAMO

Bibo’s Place nasce dall’incontro e dall’amicizia di Andrea Bizzarro e Matteo Boetti, in un luogo che amano, Todi, dove vivono da molti anni, e dove hanno deciso di concretizzare la loro passione per l’arte. La loro azione come galleria sarà legata anche a promuovere lo straordinario caso di Todi: un esempio di unione tra un modello urbanistico virtuoso che viene dalla tradizione culturale italiana e una comunità diffusa che, dagli anni Settanta, ha riunito intorno a sé diverse esperienze artistiche. Il legame con la gallerista Giuliana Soprani Dorazio li ha portati a scegliere quella che era già stata la sede della sua storica galleria. Gli ambienti suggestivi di Palazzo Pensi danno la possibilità di presentare il lavoro degli artisti in dialogo con un interno cinquecentesco originale e fuori dal tempo. La programmazione rispecchia le diverse personalità e gli interessi dei due fondatori, da una parte l’attenzione per i maestri storicizzati del Novecento italiano e dall’altra l’impegno verso la promozione e il sostegno ai giovani artisti. Nella convinzione che non esistano cesure, ma un continuo rimando tra una generazione e l’altra. Nell’aprire Bibo’s Place con Women’s Genius. One step beyond, un omaggio al femminile, è naturalmente affiorato in Matteo Boetti il ricordo dei suoi primi passi professionali alla Galleria Anna d’Ascanio che amava ripetergli: “Più che la fama e il successo è fondamentale che un artista abbia piena consapevolezza della sua posizione nella storia dell’arte, che capisca con lucidità assoluta la sua posizione nel mercato”.


TENSIONI DIALETTICHE di Manuela Pacella

L’errore peggiore che può compiere una nuova generazione è di intervenire nella realtà senza alcuna consapevolezza della storia e della tradizione. Spesso accade per ingenuità, per quella tipica arroganza giovanile che porta precocemente a considerarsi già adulti. Quando, invece, si esce dal guscio formativo con maggiore umiltà e si riconosce di essere parte di qualcosa di più grande ci sono buone possibilità che il proprio pensiero possa davvero contribuire ad un accrescimento personale e, ci si augura, collettivo. Allo stesso tempo la storia, in questo caso la storia dell’arte, non deve essere vissuta come un disagio, come un impedimento. La nuova generazione ha superato l’impasse ossessiva del già detto, del già fatto, di tutti gli ‘ismi’ novecenteschi che invece la precedente sembrava subire in silenzio. Confrontarsi seriamente, di petto, con chi ci ha preceduto, serbare memoria della storia, significa riuscire ad essere davvero liberi, come quando si conoscono tutte le regole di un gioco. Oggi, inoltre, si è acquisita anche la consapevolezza dell’impossibilità di sentirsi partecipi di un “nucleo creativo” [1]; l’estremo nomadismo culturale e la facilità di approfondire i propri interessi permette, semmai, di sentirsi parte di un’intera tradizione o di più movimenti culturali.

Così, infatti, scrive Marylin Minter nel catalogo della mostra TIME, after TIME: Parallels Between Young American Artists and Italian Masters: “Questo nuovo tipo di astrazione è parte di un inconscio collettivo, in cui questi artisti appartengono tutti, in qualche modo, alla stessa scuola di pensiero. Questa generazione di pittori ventenni guardano tutti al passato, a persone come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mary Heilmann, Blinky Palermo e Cy Twombly; è come se stessero assorbendo le tradizioni dell’espressionismo astratto, del minimalismo, dell’arte povera, della cultura pop e le stessero sfidando ma, allo stesso tempo, gli stessero in qualche modo scrivendo lettere d’amore.” [2]. La mostra a cui si riferisce Minter vede confrontarsi una nuova generazione di artisti astratti americani - Andrew Brischler, Sam Falls, David Mramor, Davina Semo e Rebecca Ward - con artisti storici quali Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Alberto Burri, Dadamaino, Piero Dorazio, Mario Schifano e Paolo Scheggi. Uno degli aspetti più interessanti di Carla Accardi - Rebecca Ward. Women’s Genius. One Step Beyond (Bibo’s Place, Todi, 18 maggio - 7 settembre 2013) non è tanto il confronto generazionale quanto il dialogo di quest’ultima generazione di pittori astratti americani - di cui Ward è parte con uno dei maggiori esponenti

della storia dell’arte italiana dagli anni Cinquanta ad oggi. In questo coglie la caratteristica principale che accomuna molti giovani artisti, non solo quelli che prediligono l’astrattismo. Se apparentemente potrebbe sembrare azzardato e poco lineare prendere spunto da più fonti, allo stesso tempo è qualcosa di inevitabile perché deriva dalla crescita a stretto contatto con la simultaneità temporale e spaziale di stimoli, soprattutto visivi e sonori. Rebecca Ward (1984, Waco, Texas; vive e lavora a New York) ha un sito web piuttosto significativo e chiarificante in questo senso. Nella home page vi è la sezione library che è suddivisa in tre parti: grab bag; words; links. Esplorandole si entra nel suo mondo e si comprende moltissimo della sua ricerca, ancor prima di viaggiare tra le immagini dei suoi quadri o delle sue installazioni. GRABbag è il suo tumblr, costituito prevalentemente da immagini fotografiche che vanno, chiaramente senza ordine se non quello cronologico dell’immissione, da opere d’arte di vari autori (Beuys, Buren, Cattelan, Delaunay, Riley, ecc.) a serie e programmi TV sino a pubblicità e a frame da film come Ghostbusters. A questo apparente ‘miscuglio’ (questo il significato di grab bag) che tradisce gusti, interessi e memorie di Ward, segue la sezione words dove l’artista, oltre ai testi scritti su di lei, ha inserito i seguenti libri,

articoli e saggi: Mythologies di Roland Barthes; Edge of Animation, sull’artista britannica Bridget Riley; Specific Objects di Donald Judd; l’articolo di Germano Celant, Notes for a Guerrilla War; Sentences of Conceptual Art di Sol LeWitt; la riproduzione del manoscritto del 1969 di Lee Lozano, membro di Art Workers Coalition; The Function of the Studio di Daniel Buren. Questi sono i riferimenti di Rebecca Ward, per nulla casuali, assolutamente in linea con il suo lavoro che è frutto di continue ricerche nel suo studio, sui materiali e sui processi, sulla costruzione e sulla decostruzione di un oggetto, sul femminile e sul maschile, sui colori e sul rapporto con l’architettura. Nel farlo non può certo tralasciare tutto quello che è già stato detto. Nella mostra sopra citata - TIME, after TIME - Rebecca Ward ha dialogato con le opere di Dadamaino e Burri attraverso l’accostamento ad essi di due opere pittoriche ma, soprattutto, ha realizzato un’installazione che ha messo in comunicazione tutti i lavori esposti, li ha come ‘allestiti’ guidando lo spettatore verso punti di fruizione differenti. Ward esegue, infatti, installazioni con l’uso di nastri adesivi colorati che possono attraversare l’intero spazio espositivo con linee geometriche che ne cambiano la struttura. A differenza delle installazioni, ad esempio, di Esther Stocker, sono meno invasive

e usano la qualità luminosa del colore e, per confrontarla invece con un suo mentore, ossia Daniel Buren, sono certamente meno rigorose. Nella vasta produzione pittorica di Ward la ricerca più interessante è quella in cui i confini della superficie pittorica vengono messi in evidenza e quindi interrogati attraverso la visibilità data ai materiali, come il telaio o i fili stessi della tela che vengono tirati fuori. L’artista scolora, tinge e deforma l’aspetto originario della tela; lei stessa definisce queste caratteristiche come più femminili od organiche rispetto, invece, a forme che spesso si sovrappongono e che invece richiamano i confini più rigidi dell’astrazione. Come infatti dice Stephen Maine, nelle opere della Ward “materiali e processi specifici di un territorio di attività domestico che è stato a lungo codificato come femminile [la tessitura], si infiltra in tal modo nel campo dell’astrazione geometrica, storicamente dominato dal maschile.” [3] .Il confronto con la storia, quindi, non è una novità per Rebecca Ward ma, al contrario, l’aiuta a rimettersi in discussione. La giovane texana viene oggi chiamata ad affrontare un’altra sfida, in territorio ancora una volta italiano, non solo per l’artista con cui deve dialogare - Carla Accardi (1924, Trapani; vive e lavora a Roma) - ma per il luogo in cui dovrà intervenire, Todi, negli spazi della ex galleria di Giuliana Soprani Dorazio, Extramoenia. Ward esegue un’installazione site specific e alcuni

quadri che non solo conversano con lo spazio e con le opere di Carla Accardi ma anche con la storia stessa della città e con gli ambienti un tempo occupati da Alighiero Boetti nella campagna umbra e che diventano, seppur per un breve tempo, il suo studio. Per la mostra a Todi Andrea Bizzarro e Matteo Boetti - i due soci del nuovo spazio Bibo’s Place - hanno selezionato undici opere di Carla Accardi che attraversano un arco cronologico che va dal 1954 sino al 2008. Si tratta, quindi, di una scelta che nel suo rigore – vista l’immensa produzione di Accardi – vuole in primis cogliere i punti chiave della sua ricerca e, soprattutto, di quella rivolta alla luminosità del colore e alla purezza del segno. In Grigio e colori (diversi grigi e colori) del 1954 sono presenti le qualità tipiche di quegli anni, ossia la fluidità del segno e la forte dicotomia tra bianco e nero anche se qui vi è un ritorno al cromatismo, seppur ancora in toni attenuati. Le due carte degli anni Sessanta – rispettivamente del 1962 e del 1968 – tradiscono, invece, l’esigenza di una maggiore luminosità del colore (soprattutto nell’uso del verde fluorescente in Verdi azzurro) abbinata ad una calligrafia ripetitiva e ossessiva che si fa più solida quando il fondo diviene trasparente, ossia quando Accardi scopre il sicofoil (in mostra rappresentato da 3 opere) e con esso la possibilità di andare davvero oltre il limite della tela, facendo


vedere il suo supporto, ossia il telaio e, nei rotoli o nelle installazioni, andando oltre il bidimensionale. In questa serie di opere, come in quelle in cui il fondo della tela ritorna ma lasciato grezzo, si nota una forte sintonia tra Carla Accardi e la giovane Rebecca Ward. Quest’ultima ha di recente scoperto la parte scultorea e installativa di Accardi avendo visto la celebre Triplice tenda (1969-71) al Centre Pompidou e ne è rimasta sorpresa proprio perché ha notato analogie di metodo. Nella tela grezza, usata come superficie pittorica da Accardi a partire dal 1981, così come nei quadri in mostra come Blu di Prussia e Blu, l’artista italiana sembra portare avanti, come sostiene Celant, la dicotomia tra segno e fondo, tra maschile e femminile e tra industriale e naturale e alla Ward non a caso serve per rivelare di cosa è fatta in origine la superficie, a rivelarne le maglie.In questo dialogo nei rinnovati spazi della galleria umbra sembra davvero concretizzarsi ciò che Alighiero Boetti ha scritto nell’opera Clessidra, cerniera e viceversa del 1981 che ha dato origine alla mostra sopra citata, TIME, after TIME. Vice versa è anche il titolo scelto da Bartolomeo Pietromarchi per il Padiglione Italia della 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia che, tratto da un concetto del filosofo Giorgio Agamben, non a caso si basa sull’idea della tensione dialettica tra più generazioni.

1] Germano Celant, Carla Accardi, Charta, 1999, p. XII. [2] TIME after TIME, catalogo della mostra, Ronchini Gallery, London, 2012, s.p. [3] Stephen Maine, To Hold the World in Mind in Rebecca Ward. Cow Tipping, catalogo della mostra, Ronchini Gallery, London, 2013, s.p.

Palazzo Pensi | Todi chiostro


CARLA ACCARDI Trapani | Sicilia, 1924

Carla Accardi Grigio e colori (diversi grigi e colori) 1954 olio e smalto su tela cm 60x79

Carla Accardi Verdi azzurro 1962 tempera alla caseina su carta intelata cm 70x100


Carla Accardi Rosso Verde 1968 tempera alla caseina su carta cm 51x69

Carla Accardi Senza titolo 1971 acrilico su tessuto cm 290x230


Carla Accardi Rosa 1968-2008 pittura su sicofoil cm 30x15

Carla Accardi Verde grande 1974 vernice su sicofoil cm 146x200


Carla Accardi Grigio 1975 vernice su sicofoil cm 100x160

Carla Accardi Composizione 1991 acrilico su tela cm 40x30


Carla Accardi E salutarono il disordine 2001 vinilico su tela cm 220x150

Carla Accardi Senza titolo 2004 vinilico su tela cm 110x150


Carla Accardi Blu 2008 vinilico su tela cm 120x160

Carla Accardi Blu di Prussia 2008 acrilico su tela cm 50x70


Carla Accardi Si smagliarono i punti 2008 vinilico su tela cm 120x160


REBECCA WARD Waco | Texas, 1984

Rebecca Ward Joel osteen 2012 pittura spray e acrilico su cotone cm 61x45,7

Rebecca Ward Kerosene circuit 2012 acrilico su tela cm 35,6x25,4


Rebecca Ward Collard greens 2013 filo di cotone e olio su tessuto cm 80x60

Rebecca Ward Become a better you 2013 tela di cotone, olio e sbiancante su tela cm 102x76


Rebecca Ward Black stallion 2013 olio e tintura su tela 102x76cm

Rebecca Ward Churches 2013 olio e candeggiante su tela cm 76x56


Rebecca Ward King ranch 2013 sbiancante su tela cm 101,6x71,2

Rebecca Ward Settin’the woods on fire 2013 impronte di cavallo, olio e sbiancante su lino e cotone cm 200x150


Rebecca Ward Stockyards 2013 olio e tintura su tela cm 102x76

Rebecca Ward The reverend 2013 pittura spray su tela cm 120x80


Rebecca Ward Wild oats 2013 olio su tela cm 60x80

Rebecca Ward You’re just in time to be too late 2013 impronte di cavallo, olio e sbiancante su lino e cotone cm 210x116


Rebecca Ward Triple x installazione site specific 2013 nastro adesivo telato dimensioni varie


Palazzo Pensi | Todi interno


Piazza Garibaldi, 7 TODI | 06059 tel. 075/3721507 www.bibosplace.it info@bibosplace.it

associazione culturale

BIBO’S PLACE


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