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Agosto - Settembre 2012 | 15

Laura Caceffo

a cura di Silvano Tommasoli

A Mantova insegna nuoto sincronizzato alle bambine Laura Caceffo è nata a Verona nel 1984; dopo il liceo scientifico, si è laureata in Lettere moderne all’Università di Verona, dove si sta preparando a discutere, nei prossimi mesi, anche una seconda tesi per un corso di laurea magistrale sempre in Lettere su un argomento molto vicino al suo sport. La tesi, infatti, è basata sulla storia della danza e, nell’ambito di questo elaborato, Laura in collaborazione con il professor Alessandro Arcangeli – considerato uno dei massimi studiosi italiani della storia di quest’arte – sta conducendo una ricerca sulle eventuali applicazioni della danza in acqua come precorritrici del moderno nuoto sincronizzato. Una ricerca che non è mai stata fatta finora e attuata attraverso lo studio e la valutazione di testi stori-

ci, iscrizioni, pitture e graffiti e che, Laura ci anticipa, darà qualche sorpresa. Come atleta del nuoto sincronizzato, Laura Caceffo è stata campionessa italiana assoluta per il 2006 nel doppio, seconda e terza in squadra l’anno successivo; terza agli Europei juniores e sempre terza in squadra negli assoluti di Mosca, nel 2005. Per le Olimpiadi di Atene, è stata nella squadra olimpica di dodici atlete ma non è stata selezionata tra le nove che sono andate nella capitale greca. Ha lasciato l’attività agonistica nel 2007, diventando aiuto allenatrice e, poi, allenatrice. Attualmente, prepara le squadre di nuoto sincronizzato del Centro Natatorio Eugenio Dugoni di Mantova, nella piscina vicinissima a Palazzo Te.

Una miss tra nuoto e letteratura Sarà perché lo sport forgia non solo il carattere ma anche il corpo, sarà perché forse discendono direttamente dalle sirene, ma queste nuotatrici sono tutte molto belle. Avete presente Federica Pellegrini? Beh, Laura Caceffo anche. Non le avranno mica dato la fascia di Miss Sincro ai Campionati Europei 2005 a Mosca per niente, no? Mi racconta questo episodio ridendo come una matta, perché la storia un piccolo risvolto divertente ce l’ha davvero. Quell’anno, dopo essersi classificata al terzo posto in piscina – le atlete italiane del nuoto sincronizzato in tutte le competizioni mondiali si piazzano almeno tra le prime cinque squadre nazionali – ha avuto anche il riconoscimento di “più bella del reame”, cosa che non sarà l’obiettivo principale di una ragazza che, per primeggiare nel suo sport, si allena in acqua una decina di ore al giorno da una dozzina di anni, ma che comunque fa sempre molto piacere a una ventenne. E anche ai suoi genitori, soprattutto al papà che è, come di prammatica, sempre molto orgoglioso di tutti i riconoscimenti che vengono tributati a una figlia. Normale, quindi, che Angelo, padre di Laura e allora dirigente della Federazione Italiana Nuoto per seguire la carriera sportiva della figlia, sentendo al telefono da Mosca che il premio consegnato a Laura era uno splendido e prezioso orologio da uomo, normale – dicevamo – che egli si aspettasse legittimamente di riceverlo in dono come riconoscimento simbolico di tutti i sacrifici fatti anche dalla famiglia, e da lui personalmente, per seguire e accompagnare la giovane atleta sui campi di gara di tutta Italia. Scesa dall’aereo che la riportava in Italia dalla capitale russa, Laura ha detto subito ai genitori che l’aspettavano orgogliosi che non ci aveva pensato nemmeno un attimo a regalare l’orologio da uomo al moroso, nazionale di nuoto anche lui e quindi sullo stesso volo da Mosca. Vedendola arrivare al caffè dove ci siamo dati appuntamento per delineare i contorni di questo mio “ritratto”, non posso che ribadire l’opinione dei giudici di Mosca. Sorriso luminoso che distoglie l’attenzione subito catturata dagli occhi di un azzurro profondo, un bel viso incorniciato da lunghi capelli biondi, e fisico da nuotatrice. Ma la cosa più importante che vi voglio confermare, dopo la conversazione durata il tempo di mangiare un’insalata – certo, la linea non va mai persa di vista! – è che questi ragazzi, che praticano e hanno praticato quegli sport a torto definiti minori, quelli che non fanno vivere sotto i riflettori del velenoso velinario, questi ragazzi sono proprio belli dentro. E dalle colonne di questo giornale che mi ospita propongo, sommessamente ma non più di tanto, che d’ora in avanti si chiamino “minori” gli sport che sono, in primo luogo, palestre di gossip. Dunque, il nuoto sincronizzato è uno

Sorriso luminoso che distoglie l’attenzione subito catturata dagli occhi di un azzurro profondo e fisico da nuotatrice di quegli sport puri e minori che richiedono un grandissimo sacrificio, possono dare onori, ma non consentono agli atleti di vivere solo di questa attività. È anche uno sport molto giovane, recente, che si è cominciato a praticare soltanto alcuni anni dopo il secondo dopoguerra. «In realtà, è una danza che si chiama “nuoto” solo perché si svolge in acqua, in una piscina. Da piccola, studiavo danza classica e, come sport, praticavo il nuoto. I soliti corsi di nuoto che si fanno fare ai bambini, che poi, se vengono selezionati, iniziano con l’agonismo. A me piaceva moltissimo stare in acqua e nuotare, ma gare di nuoto non ne ho fatte mai, perché già a

nove anni ho cominciato a praticare il sincronizzato, come sintesi della danza classica – che amavo moltissimo – e del nuoto, che come ti ho detto mi divertiva parecchio». Certamente il nuoto sincronizzato, soprattutto per le bambine, è molto più divertente di quanto non lo sia il nuoto in corsia, che richiede anche una potenza muscolare diversa, sviluppata diversamente. La carriera di una nuotatrice di sincro è molto breve, perché è uno sport faticoso, che impone allenamenti quotidiani. La tensione indotta dalla competizione è elevata ma, forse, meno folgorante, «perché non sai immediatamente se hai vinto o perso sul filo di una frazione di secondo ma la valutazione, il giudizio sull’esercizio che tu hai compiuto in acqua viene dato dai giudici secondo parametri che tengono conto delle difficoltà dei passaggi, della lunghezza e dei “fondamentali”. Ma è pur sempre un giudizio soggettivo, in qualche modo opinabile, e sai se hai vinto o perso solo quando tutte le squadre hanno concluso la loro prestazione. Quello con il cronometro è un confronto più rigido, più spietato, tu nuoti contro l’avversario nella corsia Nell’immagine in alto Laura al centro del gruppo delle “sue” ragazze, come allenatrice. In questa foto sentirsi Miss, un po’ per gioco...

E a a a a a aaaaaaaaaaaaaa

Laura Campionessa italiana!

Laura ha lasciato l’attività agonistica nel 2007, diventando aiuto allenatrice e, poi, allenatrice. Attualmente, prepara le squadre di nuoto sincronizzato del Centro Natatorio Eugenio Dugoni (Mn)

accanto e, se alla fine della gara lui è arrivato prima, lo vedi subito». Quali emozioni prova un’atleta durante una competizione di nuoto sincronizzato? «Penso che le emozioni siano le stesse che prova qualunque altro atleta prima di iniziare una competizione. Ma noi sappiamo che la nostra non sarà una gara di potenza o di resistenza, ma solo di perfezione. Quindi, la concentrazione è diversa. Si tratta di ricordare tutti i passi della danza eseguita in acqua e, soprattutto, di fare attenzione a non perdere il tempo e il ritmo delle compagne di squadra, siano sette oppure una soltanto. E poi, ci sono importanti aspetti che non sono nemmeno presi in considerazione da quasi tutte le altre discipline, come coreografia, originalità, fantasia nei movimenti e nelle figure, i costumi di scena e il trucco di scena». Da quante atlete e composta una squadra? «Le competizioni internazionali si fanno in due, oppure con una squadra composta da un numero di elementi compreso tra quattro e otto. La difficoltà dell’esercizio, e quindi anche il punteggio finale, è direttamente proporzionale al numero delle atlete che partecipano alla prova. Se la squadra ha meno di otto atlete, l’esercizio è facilitato ma la squadra parte con un handicap di punteggio». In acqua, ci sono degli altoparlanti speciali e dunque le nuotatrici seguono direttamente la musica, contano il tempo che separa una figura dalla successiva e anche la durata di ogni singolo esercizio. Ti sarà successo che qualcuna si sia distratta involontaria-

mente per la tensione e abbia perso il tempo… «Sì, e in questo caso, quando ci si accorge che una compagna rimane indietro o accelera il suo esercizio, una nuotatrice – diciamo che potrebbe essere la prima ballerina – comincia a contare a voce alta, per riportare l’amica nel giusto ritmo e movimento. In questi casi, è fondamentale che tutte le altre non perdano la concentrazione e che nel tempo più breve possibile il gruppo sia di nuovo unito e compatto». Qualche accidente a voce alta glielo direte pure, a chi vi ha rovinato la prestazione… «No! Ecco, questa è la grande differenza tra il nuoto sincronizzato e altri sport dove, anche se in squadra, ognuno gioca per sé, fa la sua parte. Come nel calcio, per intenderci. Noi formiamo una squadra, ma siamo come un’unica atleta, perché nello stesso istante tutte dobbiamo fare lo stesso movimento. Quando un calciatore passa la palla in area a un compagno e questi sbaglia il goal, allora cominciano le infinite discussioni su chi ha sbagliato, se il primo che avrebbe potuto passare la palla a un compagno più libero o passarla meglio, oppure il centravanti che avrebbe dovuto essere più preciso. Quando una di noi sbaglia, sbaglia solo lei – e si vede subito! – ma sbagliamo tutte perché danneggia tutta la squadra nel punteggio finale. Per questo tutte noi siamo più attente e più solidali». Insomma, il nuoto sincronizzato è uno sport che sviluppa in modo armonioso ed elegante il corpo. Ma anche lo spirito. E Laura Caceffo ne è una limpida dimostrazione.


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