ANNO 10, NUMERO 3 EURO 1,90 GIUGNO 2020 LUGLIO 2020 Tutti gli eventi e gli spettacoli di Mantova, Brescia, Verona e Lago di Garda.
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LIFESTYLE . MODA . ARTE . CULTURA . VIAGGI
GIUSEPPE DE ADONNO tu per tu con il plasma immune.
SPECIALE TURISMO Tutte le mete per poter tornare a sognare una vita in vacanza.
SARAH CONTI Con Ada, Monica e Stella voglio creare un’oasi felice per chi ama i cavalli.
NATURA LIBERA Da Nord a Sud dell’Italia, il mondo animale guadagna la libertà durante la quarantena.
i 100 giorni piĂš lunghi
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n. 6 Dicembre-Gennaio 2020
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tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
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n. 6 Dicembre-Gennaio 2020
speciale turismo estate 2018
n. 6 Dicembre-Gennaio 2020
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tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
SERVIZIO ECCELLENTE, POSIZIONE ESCLUSIVA E CUCINA PRELIBATA…
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Infinite possibilità vi aspettano all’Hotel St. Peter, posizionato nell’altopiano soleggiato delle Alpi, dove lo Chef e il nostro Staff saprà sorprendervi con cortesia e professionalità. Sci di fondo in inverno, escursioni e rilassanti passeggiate in estate, renderanno la vostra permanenza ancora più incantevole. Numerose attività sportive dell’Olympiaregion Seefeld vi aspettano a pochi passi dall’Hotel. Godetevi l’aria fresca delle Alpi, dedicatevi alla cura del corpo e della mente, degustate i nostri piatti tradizionali, in una location esclusiva e panoramica. La tua vacanza comincia adesso!
L’hotel St. Peter vi offre una cucina di alta qualità, caratterizzata da prodotti locali e di prima scelta. La ricca colazione a buffet e le quattro proposte di menù per la cena sapranno senza dubbio deliziarvi.
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Da 30 anni nel mondo dell’editoria, classe 1962, da 7 anni dirige MCG dopo esserne stato per 8 il coordinatore editoriale. È anche titolare della Morelli Media Partner, Agenzia di Comunicazione, e co-fondatore di Advance Group.
Il coronavirus salverà la Sanità italiana?
L
a pandemia covid19 è stata fortemente frenata. Nelle prossime settimane si vedranno gli effetti del graduale tentativo di tornare alla normalità; nessun esperto al mondo è in grado di esprimere previsioni. In questo clima di incertezza, in cui gli operatori sanitari rassettano un poco le proprie esistenze sconvolte dai drammi quotidiani vissuti in corsia e fuori corsia per oltre due mesi, si è obbligati a guardarsi in faccia, a prepararsi a nuove ipotetiche battaglie, a riconsiderare tutto quanto è stato fatto nella Sanità italiana nell’ultimo ventennio. La catastrofe è stata devastante, tutto il mondo si è ritrovato ad affrontare le emergenze di bombardamenti quotidiani, ma tra le nazioni c’è chi l’impatto col covid19 l’ha retto meglio e chi invece ha rischiato, e sta tuttora rischiando, il collasso sanitario. Noi ci siamo andati vicino, e quando nei reparti di terapia intensiva si è dovuto scegliere chi salvare e chi no, si è scritta
una pagina atroce della nostra storia. Per ogni effetto c’è sempre una causa a monte. E nel nostro caso i tagli selvaggi alla Sanità effettuati per far quadrare i bilanci dello Stato hanno pesato, eccome. Se si hanno pochi posti letto, e si è costretti ad ammassare malati contagiosi, o addirittura a smaltirli in strutture non idonee (case di riposo) provocando un aumento dei contagi e della strage in corso, il problema è palesemente strutturale. Vent’anni fa l’Italia disponeva di 310mila posti letto, mentre oggi ne ha 190mila, quindi siamo passati da circa 6 posti letto ogni mille abitanti a poco più di 3 (il Giappone ne ha 11, e 8 la Germania). La Germania destina ogni anno alla Sanità 3600 euro per ogni abitante, la Francia 3200, l’Inghilterra 2900, noi 1800. Sono oltre 9 mila i medici formati in Italia che negli ultimi 8 anni, secondo i dati Ocse, sono andati a lavorare all’estero in cerca di occupazione o di una retribuzione più adeguata. E hanno scelto, soprattutto, Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia. In uno Stato in cui occorrono mesi e mesi
di attesa per una mammografia come si può pensare di essere in grado di arginare emergenze sanitarie? Il covid19 è servito come “stress test” per valutare la nostra Sanità; l’esito è stato disastroso. Ora occorre riconoscere le scelte fallimentari dei tagli alla Sanità effettuati dagli ultimi governi. Bisogna aumentare la quantità e la qualità tecnica dei servizi sanitari erogati; migliorare le condizioni di lavoro, comprese le remunerazioni, di chi presta la sua opera in attività di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione; realizzare un profitto, una remunerazione per chi investe capitali in queste attività. Bisogna reperire risorse, correre ai ripari, e farlo con decisione e rapidità.
Marco Morelli
direttore@mantovachiamagarda.it
MantovachiamaGarda Periodico bimestrale Registrazione del Tribunale di Mantova N° 01/2011 del 15/02/2011 Direttore Responsabile Marco Morelli Capo redattore Giacomo Gabriele Morelli Art Director e Progetto Grafico Matteo Zapparoli Pubblicità: MORELLI MEDIA PARTNER, Via Dante Alighieri 4, 46040 Gazoldo degli Ippoliti (Mn) Stampa: GRAFFIETTI STAMPATI S.n.c. - S.S. Umbro Casentinese Km 4,500 - S.S. 71 - 01027 Montefiascone (Viterbo) Editore: MARCO MORELLI, Via Dante Alighieri 4, 46040 Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
Hanno collaborato a questo numero: Antonio Devetag , Alessandra Capato, Alessandra Fusè, Anna Maria Catano, Antonio Scolari, Barbara Ghisi, Benedetta Bottura, Elena Andreani, Elena Benaglia, Elena Mantesso, Elena Kraube, Elide Bergamaschi, Enrico Maria Corno, Federico Martinelli, Flora Lisetta Artioli, Francesco Colombera, Gastone Savio, Giacomo Cecchin, Gianmarco Daolio, Michela Toninel, M.T. San Juan, PaoloCarli, Rita Bertazzoni, Serena Maioli, Veronica Ghidesi, Vittoria Bisutti, Isa Grassano, Lara Ferrari, Renato Malaman, V.Corini Puoi ABBONARTI scrivendo a: abbonamenti@mantovachiamagarda.it oppure telefonando al numero: 333.6272824 Sarai ricontattato da un nostro incaricato. Puoi pagare con Bonifico bancario a: MONTE PASCHI DI SIENA Filiale di Gazoldo degli Ippoliti c.c. n° 100464.78 intestato a Morelli Media Partner IBAN: IT 39 R 01030 57640 000010046478 Causale: Abbonamento a MCG Mantovachiamgarda inserendo l’indirizzo esatto per la spedizione
Mantovano ma residente sul Lago di Garda, da 25 anni lavora nel campo della comunicazione e del marketing. Classe 1974, Art Director di MCG, è anche presidente di Grinder, Agenzia di Comunicazione, e co-fondatore di Advance Group.
L’editore non si assume alcuna responsabilità in ordine Al successivo cambiamento di date o programmi riportati in questa pubblicazione Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente magazine, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.
SOMMARIO Covid e alterazione ambientale
Da Nord a Sud dell’Italia, il mondo animale guadagna la libertà durante la quarantena Covid 19.
WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR
giuseppe de donno
Il più importante riconoscimento dedicato alla fotografia naturalistica promosso dal Natural History Museum di Londra
Le aspettative riposte in me dai malati di Covid 19 sono la mia benzina.
la donna che sussurrava ai cavalli
IL CINEMA NON SI FERMA
speciale turismo vacanze 2020
La mia crociata è quella di far capire al mondo che per approcciarsicon un animale occorre, come primo requisito, il rispetto
Una follia più contagiosa del virus ha permesso di trasformare in realtà un’idea bizzarra
Un vino al giorno. Sette etichette speciali prodotte da nord a sud dell’Italia da degustare dal lunedì alla domenica.
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L E VO N I
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Chi ha a cuore il gusto può contare su una grande famiglia
Perché ci diamo tanto da fare per i salumi Levoni? Per il gusto, la qualità, l’eccellenza. Ma prima di tutto per il piacere che un buon salume sa regalare. C’è un mondo di attenzione nell’arte della salumeria italiana, e un salume Levoni è fatto con la stessa passione che fa degli amanti del gusto una grande famiglia. L E VO N I . i t
La natura se può riconquista spazio.
Gli animali e la natura ai tempi del Coronavirus G
Cervi e caprioli che pascolano nei parchi delle città, anatre che passeggiano con la prole in giro per le vie dei centri storici, cinghiali ovunque in libera uscita, delfini che giocano nei porti marittimi, meduse che palpitano nei canali limpidissimi di Venezia, falchi che nidificano sui cornicioni delle metropoli, addirittura orsi che si arrampicano sui balconi dei borghi alpini. Madre Natura si è ripresa momentaneamente molti spazi durante il periodo di quarantena forzata. Da Nord a Sud dell’Italia in ostaggio del Covid19 il mondo animale ha rigustato certe libertà perdute. Scene straordinarie di natura che dovrebbero far riflettere durante l’emergenza Coronavirus: questo pianeta non è soltanto “nostro”. La natura se può riconquista spazio. Le città svuotate dall’isolamento provocato dalla pandemia del coronavirus non erano più a dimensione di uomo, ma sempre più a dimensione degli animali. Affamati o solo incuriositi, si sono fatti spazio nel silenzio e nella tranquillità delle strade senza traffico. Le foto che pervengono dal pianeta parlano da sole.
Nelle località turistiche o nei centri cittadini, le specie più svariate conquistavano metri giorno dopo giorno, arrivando a prendere il posto degli essere umani costretti a vivere prigionieri dentro quattro mura. Loro no, erano finalmente padroni della scena, e le immagini immortalate non solo in Italia ma un po’ in giro per tutto il mondo erano la prova di una realtà diversa, che in certi casi colpiva la nostra sensibilità. Come in Giappone, dove sono stati osservati i cervi del Nara Park, attrazione locale, mentre scendevano in città in cerca di cibo. I cervi Sika sono golosi dei cracker appositamente venduti nel parco ai turisti, tuttavia, poiché il numero di visitatori era precipitato nelle ultime settimane, i cervi sembravano non avere altra scelta che vagare fuori dal loro territorio per trovare qualcosa da sgranocchiare. Come in Galles, dove, con i negozi chiusi, la popolazione in quarantena e i turisti non pervenuti, la fauna selvatica si stava diffondendo in un territorio urbano precedentemente vietato: qui le capre selvatiche sembravano godersi i loro nuovi domini. Balzando in Thailandia, invece, le scimmie di Lopburi, chiaramente affamate per la mancanza di turisti, si agitavano e si accapigliavano per qualsiasi briciola riuscissero a rimediare, magari infilandosi tra i rifiuti.
di giacomo gabriele morelli
Con l’umanità in ostaggio del Covid19 il mondo animale in tutto il pianeta ha rigustato certe libertà perdute.
in primo piano
Il Covid-19 saltato da un animale selvatico alla popolazione umana fornisce una potente metafora della natura che reagisce allo sfruttamento umano La gente del posto racconta di vere e proprie risse, come anche qualche video testimonia. E ancora, passando da una foto all’altra, straordinaria l’immagine dei pinguini allo Shedd Aquarium di Chicago che vagavano per i silenziosi corridoi, osservando incuriositi come visitatori i pesci nuotare dentro le immense vasche. O i cinghiali che passeggiavano in cerca di cibo lungo le Ramblas nel cuore di Barcellona vuote come non mai. E si potrebbe andare avanti a lungo, con i coyotes a San Francisco fotografati con lo sfondo del Golden Bridge, i leoni marini che si riscaldavano sull’asfalto delle strade nel porto di Mar del Plata in Argentina, le anatre a passeggio a Parigi davanti alla Comédie Française, i pavoni che si facevano belli per le strade deserte di Nuova Dehli, gli sciacalli che si facevano largo in un parco di Tel Aviv in Israele, i falchi che avevano trasformato il Central Park di New York in una prateria dove agire indisturbati in cerca di prede, uno zibetto che attraversava sulle strisce pedonali in una cittadina dell’India, un puma sceso dalle montagne che si aggirava con passo felpato tra le auto parcheggiate a Santiago del Cile, un koala che s’intrometteva furtivamente in un ufficio a Sidney. Nel contempo l’acqua del Po sembrava aver trovato limpidezze da ruscelli di montagna, l’erba aveva trasformato Piazza del Campo a Siena proprio quasi in un campo, il silenzio aveva imbavagliato l’inquinamento acustico snervante di tante aree produttive, e le immagini satellitari liberate dall’aria greve di gas tossici non erano mai state così nitide. La drastica riduzione delle emissioni nocive, causate da uffici e automobili private, aveva portato una diminuzione significativa dell’inquinamento, come dimostrato dalle immagini scattate dai satelliti sopra il nostro Paese, che mostravano un incredibile cambiamento avvenuto in appena una manciata di
giorni. Sulle regioni del nord Italia, dove solitamente il diossido di azoto si concentra un quantitativo maggiore, era stata registrata una sua riduzione settimanale del 10 per cento. Senza più le navi da crociera nella Laguna e molti meno vaporetti in circolazione, le acque dei canali di Venezia erano tornate ad essere limpide e piene di pesci visibili ad occhio nudo; in Sardegna i delfini tornavano ad avvicinarsi alla costa e in molte aree si vedevano i cinghiali scorrazzare in parchi e giardini. Gli stessi cambiamenti positivi erano già stati riscontrati in Cina durante il loro lockdown. Tutto questo dimostra come, limitando le attività dell’uomo, la natura riesca ad auto- rigenerarsi, ripristinando i naturali equilibri. Una lezione che dovrebbe spingerci a riflettere e a fare tesoro di questo momento. Quale lezione possiamo trarre da tutto questo? Lo è stato chiesto a tre esperti: Peter Del Tredici, botanico americano e professore alla GSD di Harvard; Menno Schilthuizen, biologo olandese evoluzionista e ricercatore a Leida; e Giovanni Bellotti, architetto docente e ricercatore italiano di base a Rotterdam. Peter Del Tredici: botanico, attivo ad Harvard e all’Arnold Arboretum di Boston dal 1972, è convinto della grande capacità della natura di riempire ogni vuoto. “La natura aborre il vuoto: le erbacce crescono nella terra incolta; gli uccelli sono sempre pronti a colonizzare ogni tipo di habitat umano, dalle sporgenze delle costruzioni alle discariche di detriti nei laghi e fino alle vecchie miniere”, spiega. “Quello che stiamo osservando è un comportamento opportunistico per sfruttare le risorse che in questo momento non sono usate dalle persone. È questa caratteristica universale combinata con l’adattabilità che permette alla natura di affrontare i rapidi
La drastica riduzione delle emissioni nocive di aziende e mezzi di trasporto aveva portato una diminuzione significativa dell’inquinamento.
L’erba in Piazza del Campo a Siena
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cambiamenti (soprattutto climatici)”, prosegue. Venendo alla diffusione del virus Covid-19, Del Tredici spiega che la vede come la perfetta manifestazione della globalizzazione del mondo in cui viviamo, dell’abbattimento delle barriere fisiche che tenevano separate popolazioni di organismi, e che ora non lo fanno più. “Il Covid-19 è arrivato da Wuhan viaggiando con le persone in aereo e la densità della popolazione urbana gli ha permesso di propagarsi in modo esplosivo. La diffusione del virus è un modo naturale di sfruttare le opportunità offerte dalla globalizzazione e dall’urbanizzazione”, prosegue il biologo americano. “Le aree densamente popolate sono una risorsa non sfruttata dal punto di vista del Covid-19. Gli esseri umani hanno convertito la maggior parte del pianeta in una ‘fabbrica’ progettata per nutrire, ospitare, vestire e trasportare se stessi. Una grande percentuale della produzione primaria netta del pianeta è stata trasformata in beni destinati a promuovere il benessere umano. Il fatto che Covid-19 (e altri virus) sia saltato da un animale selvatico alla popolazione umana fornisce una potente metafora della natura che si riafferma
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di fronte allo sfruttamento umano”. Menno Schilthuizen, biologo evoluzionista olandese, autore del libro “Darwin comes to town”, spiega che la natura sembra pronta a costruire un nuovo ecosistema urbano. “È davvero sorprendente la rapidità con cui animali e piante rispondono a questo cambiamento piuttosto sottile del nostro comportamento”, racconta. “Per me questa è la dimostrazione dell’adattabilità della natura, ma soprattutto del nostro impatto sugli spazi vitali di altre specie: con poche settimane di relativa inattività, gli animali stanno già cambiando il loro comportamento per colmare le lacune provocate dalla nostra mancanza di attività. Naturalmente, queste risposte a breve termine non sono cambiamenti evolutivi, ma cambiamenti opportunistici in un comportamento già
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flessibile”. Il biologo spiega che si tratta di comportamenti normali in natura dove è tutta una questione di competizione che si tratti dello spazio, del cibo o di altre risorse. “Allo stesso tempo, però”, prosegue, “molte specie urbane dipendono dalle nostre attività economiche. Nella mia città natale, Leida, i gabbiani reali, le taccole e le folaghe dei canali dipendono dal cibo di scarto del mercato aperto due volte alla settimana nel centro della città. Ora che quel mercato non ha più luogo, questi uccelli urbani sono in difficoltà. Alcuni possono essere sufficientemente inventivi da trovare altri modi per procurarsi il cibo o diventare più aggressivi nella loro caccia. Altri potrebbero morire di fame. Questi rapidi e temporanei cambiamenti nell’ecologia della città ci mostrano chiaramente quanto le nostre vite si siano fortemente intrecciate con quelle degli animali selvatici”. Ed eccoci a Giovanni Bellotti. “Questa interruzione forzata è un’occasione per riflettere sulla prossimità tra animali e uomo, l’occasione per negoziare nuove forme di prossimità e distanza”, aggiunge Giovanni Bellotti, architetto italiano ma di stanza a Rotterdam dove ha fondato Studio Ossidiana. Nella sua ricerca The Wild City (2011, The Wild Factory), Bellotti ipotizzava cosa sarebbe successo a una città senza manutenzione dopo 5, 10, 50 e 100 anni. La città nel suo studio diventa il luogo dove design, botanica e architettura s’incontrano in una cornice bucolica e selvaggia. “La pandemia di Coronavirus ci fa scoprire una soglia diversa di wilderness”, spiega. “Anzi ci rende consapevoli che non ci sono più confini: gli umani sono dappertutto, non c’è più un esterno, viviamo
tutti in un grande interno planetario, senza spazi per isolarci, o in cui isolare altre specie. Sempre più spesso i nostri sono esercizi di coesistenza con il mondo naturale. E spostare la soglia, anche di poco, porta a riscoprire la fauna e la flora che cambiano in un batter d’occhio, nel giro di una marea. Questa nuova strana normalità andrebbe coltivata per riscoprire altri tipi di bellezza e di comportamenti. C’è la paura, ma anche lo stupore della scoperta”. Mentre mezzo pianeta era come sospeso e perfino le Olimpiadi e migliaia di altri eventi, venivano cancellati o rimandati, la natura non si fermava. Anzi una delle più belle primavere di sempre, aria pulita, cielo terso, cinguettio assordante, era sbocciata puntuale nel pieno della pandemia. “Quello che sta passando il nostro paese e tutto il resto del mondo è qualcosa di terribile, che nessuno di noi era davvero preparato ad affrontare”, commenta Barbara Molinario, presidente di Road to green 2020, associazione che promuove la sostenibilità ambientale. “Ora, però, possiamo scegliere se aspettare passivamente che tutto passi, o imparare qualcosa da questo momento difficile, come, ad esempio, il rispetto della natura in ogni sua forma. In poche settimane senza la mano distruttiva dell’uomo, la natura era riuscita a riprendersi in parte i propri spazi. Ci stava dimostrando la sua straordinaria capacità di curare le ferite che le abbiamo inflitto noi con i nostri comportamenti. Pensate a come potrebbe cambiare in meglio il mondo, se adottassimo alcuni dei comportamenti che abbiamo sperimentato durante la quarantena”.
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Wildlife Photograph
Il lato più affascinante del mond
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uando l’uomo incontra la natura e ne riconosce la sua potenza e verità negli animali, ecco apparire i più bei ritratti dal pianeta Terra. E a mostrarceli, ogni anno, è Wildlife Photographer of the Year, il più importante riconoscimento dedicato alla fotografia naturalistica promosso dal Natural History Museum di Londra. C’è tempo fino al 2 giugno per ammirare al Forte di Bard (AO) le oltre 100 immagini vincitrici nelle 19 categorie del premio selezionate tra migliaia di scatti provenienti
da 100 Paesi. La foto vincitrice del concorso 2020 è a dir poco incredibile. Combattono per accaparrarsi l’ultima briciola di cibo, in uno dei lunghi corridoi della metropolitana. Sembra l’immagine di un cartone animato che ha come protagonisti due topolini, ma in realtà è una foto, quella che ha vinto l’ultima edizione del Lumix People’s Choice Award, il premio assegnato dal pubblico nell’ambito del concorso Wildlife photographer of the year, indetto dal Museo di storia naturale di Londra (il premio della giuria, invece, sarà assegnato a ottobre).
pher of the Year
do animale e vegetale La foto, intitolata Station squabble, è stata scattata da un giovane fotografo di Bristol, Sam Rowley, è stata selezionata da un elenco di 25 immagini scelte dal Museo di storia naturale tra le oltre 48 mila presentate per l’ultima edizione del concorso e votata da 28 mila persone. I topi hanno lottato per una frazione di secondo, prima che uno dei due si allontanasse, trionfante, come ha raccontato il fotografo, che ogni notte, per una settimana, è sceso nell’underground londinese in cerca dello scatto perfetto, fra gli sguardi incuriositi dei
passeggeri. La sua pazienza lo ha ripagato. Sono immagini che ritraggono animali mai visti, liberi nel loro habitat o intrappolati dalla natura deturpata dall’uomo: sono le foto naturalistiche più belle del mondo. Qui di seguito siamo a proporre alcune delle foto più belle premiate in questi anni unitamente ad alcune di un altro concorso prestigioso ovvero il Nature TTL Photographer of the year 2020. La salvaguardia del pianeta è il tema portante del Wildlife Photographer of the Year, e mai come oggi tale tematica deve diventare il filo conduttore per la sopravvivenza generale.
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dossier
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Sergey Gorshkov Desert survivor
speciale turismo estate 2018
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Charlie-Hamilton-James
tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
Black and white winner Overall winner Nature TTL Jump Csaba Daroczi
Nature TTL Peter Cech
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Nature TTL Finalist Fighting Siskins Bernt Ă˜sthus
specialeturismo turismoestate estate2018 2018 speciale
dossier
Nature TTL Shadow game by Marek Biegalski
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PARLIAMO DI
di elena benaglia
lavorare da casa rende la vita diversa? L’emergenza sanitaria dovuta al covid-19 e il necessario confinamento che abbiamo vissuto recentemente ci hanno fatto scoprire che lavorare in modo diverso è possibile. È possibile evitare le alzatacce, le code in mezzo al traffico, i tempi morti del viaggio per recarsi e tornare dal lavoro. Questi ultimi mesi hanno costretto una buona parte di italiani a provare un “nuovo” modo di lavorare, lo smart working, che porta con sé alcune difficoltà, ma anche diversi vantaggi, tra i quali pare - una maggiore efficienza aziendale unita a un maggiore benessere per i lavoratori. «Con l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19 si stima che 8 milioni di persone abbiano dovuto sperimentare la prosecuzione delle attività dalle loro case. Un cambio epocale rispetto solo all’anno precedente quando, secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano, erano 700mila le persone che svolgevano o sperimentavano il lavoro agile per 1 o 2 giorni la settimana.» ha affermato Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec (Unione italiana lavoratori del tessile, energia e chimica). Ma come hanno vissuto e come vivono gli 8 milioni di lavoratori italiani questa rivoluzione nelle loro vite? InfoJobs, piattaforma per la ricerca di lavoro onli-
ne, ha svolto un’indagine sul tema dello smart working intervistando un campione di oltre mille persone. «Il 17% dei lavoratori apprezza la possibilità di gestire insieme esigenze personali e lavorative, con una percentuale che sale al 30% per le donne con figli – dice l’indagine. Gli italiani che si sono trovati a dover far fronte alla creazione di spazi di lavoro fra le mura domestiche, notano con piacere il tempo risparmiato per gli spostamenti da casa all’ufficio (49%) e gli orari flessibili (19,5%)». Ci sono però diversi aspetti di cui si sente la mancanza nella nuova routine lavorativa. Mancano soprattutto la socialità del luogo di lavoro e il confronto quotidiano con i colleghi (pari merito al 27%). Seguono aspetti quali la comodità della propria postazione (11%) o il “piacere di prepararsi alla giornata con outfit e make-up (10%)”. Segno evidente di una dimensione sociale legata al lavoro fuori casa, per cui i lavoratori sentono nostalgia. Filippo Saini, Head of Job di InfoJobs, commenta: «Anche i lavoratori sembrano apprezzare le potenzialità del lavoro da remoto, ma sono ben lontani dall’augurarsi che possa essere la modalità esclusiva e prioritaria di domani. In generale, dall’indagine emerge un’Italia molto pragmatica e realista, che distingue le misure eccezionali dai
Gli italiani notano con piacere il tempo risparmiato per gli spostamenti da casa all’ufficio (49%) e gli orari flessibili (19,5%) propri desideri e dalla speranza per la nuova normalità di domani». Nell’analisi di vantaggi e svantaggi dello smart working è necessario premettere la distinzione tra quest’ultimo (che in italiano si traduce con lavoro agile) e il telelavoro. Infatti, mentre lo smart working permette ampia libertà al lavoratore, non è così per il cosiddetto telelavoro. Smart working è un rapporto di lavoro subordinato in cui non sono previsti vincoli a livello di orario e di spazio, l’organizzazione del lavoro viene calibrata per fasi, cicli e obiettivi ed è stabilita con un accordo tra dipendente e azienda. Mentre chi si trova in regime di telelavoro deve rispettare orari fissi (spesso gli stessi di chi lavora
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in sede) e deve svolgere le attività da una postazione stabilita (sempre la stessa, diversa da quella dell’azienda). Un’altra differenza sostanziale è che nel telelavoro la dotazione di strumenti informatici e telematici è compito dell’azienda, mentre nello smart working, in genere, il dipendente utilizza il suo personal computer o altri strumenti nella sua disponibilità. Secondo la normativa che lo regola, lo smart working consente al dipendente di conciliare le mansioni lavorative con la vita privata. Ma è proprio qui che nascono le prime difficoltà, visto che non esiste un momento di vero e proprio stacco tra il luogo del risveglio e quello del lavoro, in pochi passi si va dal letto alla scrivania. È necessaria molta autodisciplina per organizzare la propria giornata lavorativa e per tenere fede alla “tabella di marcia” stabilita; per non lavorare in pigiama, per non mangiare davanti allo schermo del pc, per prendersi le dovute e necessarie pause. C’è il rischio concreto di trovarsi a lavorare più ore del dovuto, se non ci si impongono degli stop per dedicarsi alle esigenze personali ed extra-lavorative, soprattutto in periodi di “quarantena” dove sembra che queste esigenze non esistano più. Quando si lavora da casa, infatti, gli smartphone diventano come i telefoni fissi dell’ufficio e i telefoni personali diventano telefoni di lavoro. La reperibilità continua e la mancanza di paletti possono essere molto pericolosi. È, infatti, fondamentale definire dei confini (orari e strumenti utilizzati) per separare la sfera personale da quella professionale e comunicarli alle persone con cui si vive e con cui si lavora, affinché si crei effettivamente quella separazione tra i due ambiti che normalmente è data dalla diversità del luogo in cui ci si trova. Alcuni suggeriscono di suddividere la giornata in blocchi di tempo: tempo senza telefono, tempo
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piattaforme per videoconferenze incremento esponenziale
senza ricerca di notizie, tempo da dedicare a un lavoro specifico, tempo per attività fisica, senza dimenticarsi degli spazi di tempo “non programmato”; importante anche fare in modo che le serate e i fine settimana abbiano un ritmo diverso, proprio come nella vita normale. Bisognerebbe poi individuare e circoscrivere lo spazio fisico di lavoro, se questo è permesso dalle dimensioni della casa e dal numero di occupanti. Altre difficoltà riscontrate dai lavoratori trovatisi costretti in smart working sono quelle del senso di isolamento e della mancanza di accesso alla condivisione di informazioni che si svolge in un luogo di lavoro fisso e il cambiamento nella natura delle relazioni di lavoro sociale (colleghi, dirigenti) a causa della distanza. Molte persone hanno trascorso innumerevoli ore a costruire la fiducia con i colleghi, incontrandoli quotidianamente di persona, e di colpo si sono trovati senza riunioni, corsi, pranzi, feste di compleanno, tutte quelle attività lavorative o “extra” che fanno nascere e cementano la conoscenza e la fiducia nell’ambiente di lavoro. Oltre a questo, sono state evidenziate altre difficoltà, come il doversi confrontare con i problemi da soli, senza un adeguato/immediato supporto (con lo stress a questo associato); e non ultima la possibilità di sviluppare disturbi muscoloscheletrici se le postazioni di lavoro sono inadeguate. È emerso, poi, il diverso impatto dello smart working sulle donne, che risultano essere quelle su cui ricade la maggior parte degli aspetti negativi, visto che su di esse poggia anche, in misura maggiore rispetto agli uomini, la gestione della casa e dei figli. Fortunatamente alcune grandi aziende si stanno muovendo nella direzione di promuovere aiuti e supporti pratici per la gestione familiare quotidiana, e si spera che questi strumenti vengano diffusi capillarmente. Ma ci sono anche apprezzabili aspetti positivi del
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Strumento imprescindibile per i lavoratori in smart working (ma anche per condividere il tempo libero con gli amici, per festeggiare compleanni, vedere i parenti lontani, etc.) sono le piattaforme per le videoconferenze: Meet, Webex, GoToMeeting, Zoom, Skype, sono veramente tantissime e per tutte le diverse esigenze, e hanno, ovviamente, registrato un incremento esponenziale di traffico e di download durante il periodo di lockdown. Ma non sono solo loro a essere “sovraccariche”. Lo stress (umano) da videochiamata esiste davvero ed è così diffuso che è stato coniato un termine per definirlo: Zoom fatigue, affaticamento da Zoom (ma si applica anche alle videochiamate effettuate con altre piattaforme). Esistono molte ricerche che dimostrano che il cervello, durante queste interazioni virtuali, è effettivamente sottoposto a uno sforzo intenso. Quando interagiamo con le persone attraverso lo schermo, anziché dal vivo, il nostro cervello deve lavorare molto di più per capire cosa stia succedendo e cercare di afferrare i messaggi, non potendo contare su altri elementi fisici, come il linguaggio del corpo, la direzione dello sguardo, i gesti, che spesso non vediamo o vediamo male (per la connessione lenta, il ritardo nel segnale, la webcam a bassa risoluzione). «Le nostre menti sono insieme mentre i nostri corpi sentono che non lo siamo. Questa dissonanza, che provoca sentimenti contrastanti, è estenuante. Non puoi rilassarti naturalmente nella conversazione» spiega Gianpiero Petriglieri, professore associato di Insead. A questo si aggiunge l’ansia del dover apparire sempre presentabili in un periodo in cui si sente già sotto pressione. Questo può provocare disagio e farci comportare in maniera non spontanea. È stato verificato che l’ansia aumenta se lo schermo mostra anche un’immagine del nostro viso, poiché ci porta a concentrarci sull’effetto che si fa agli altri, distraendoci dalla conversazione. Alcuni studi hanno scoperto che i candidati dei colloqui di lavoro fatti in videochiamata tendenzialmente vanno peggio che in quelli fatti di persona. Cambiano moltissimo anche le dinamiche delle riunioni: in videocall, proprio a causa dell’assenza del contatto visivo- e fisico- e di tutti i segnali non verbali tra i partecipanti, si perde capacità di adattarsi agli altri e di mettersi in discussione. La soluzione, in attesa di tornare alla “normalità”? Dosare le videochiamate (scegliendo solo quelle necessarie) nell’arco della giornata e concedersi pause distensive tra una e l’altra.
lavoro agile: primo tra tutti, a detta dei lavoratori intervistati, la riduzione dei tempi e dei costi del pendolarismo e dello stress e della fatica legati ai trasporti; la possibilità di orari flessibili e di maggiore spazio decisionale per gestire l’orario di lavoro; il possibile aumento dell’autonomia e della realizzazione professionale. Forse questo momento storico potrebbe potarci verso la fine del rapporto di lavoro come lo intendiamo di solito, a favore di un nuovo modello, basato sulla collaborazione, la fiducia, l’autonomia?
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LA REDAZIONE MCG 15 anni di Successi sotto gli occhi di tutti.
CAPO REDATTORE
Gabriele Morelli
Elena Andreani
Elide Bergamaschi
Elena Mantesso
Lara Ferrari
Alessandra Capato
Barbara Ghisi
Paolo Carli
Rita Bertazzoni
Antonio Scolari
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Benedetta Bottura
Anna Maria Catano
Lisetta Artioli
Michela Toninel
Vittoria Bisutti
Silvano Tommasoli
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Enrico Corno
Barbara Gazzi
Gastone Savio
Elena Benaglia
Alessandra Fuse
A PARER MIO
di GASTONE SAVIO
PUO’ ESSERE CHE DIO RICHIAMI L’UOMO Siamo entrati nella Fase 2 del tempo del Coronavirus e le cose sembrano, seppur lentamente, migliorare. La Fase 1 l’abbiamo vissuta chiusi in casa, confrontandoci con la nostra solitudine e le paure che essa è in grado di generare. Per settimane è sembrato che sul mondo fosse scesa la sera a causa del virus che ha originato una pandemia. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite, riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. “Venuta la sera” (M. 4,35). Come i discepoli del Vangelo, siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Le parole della toccante omelia
di papa Francesco sono risuonate sullo sfondo di una piazza San Pietro deserta e della basilica retrostante vuota. Un gesto profetico per edificare, esortare e confortare un mondo sconvolto dalla diffusione del Covid 19 che sta distruggendo così tante vite umane. Cattolici e non azzardano che il virus sia una punizione di Dio. Non può essere così. Ai tempi nostri, l’Apocalisse ci ricorda che la Chiesa è chiamata a non assecondare una cultura dominante, intrisa di paura, di accuse, di chiusure e di isolamento. Se il mondo offre una visione di futuro costruita sulla paura, la Chiesa, invece, ispirandosi alla Bibbia e al libro dell’Apocalisse che la conclude, offre una prospettiva diversa, animata e fondata sulla certezza della Buona Notizia della vittoria di Cristo.
C’è un tema che attraversa la Bibbia cristiana dall’inizio alla fine: Dio non ha permesso, non permette e non permetterà mai al peccato, all’oscurità e alla morte di prevalere. Nella sua straordinaria benedizione “Urbi et Orbi” del 27 marzo scorso, papa Francesco ha saputo comunicare la Buona Notizia, ribadendo la tendenza a vedere la crisi come un giudizio di Dio. Rivolgendosi audacemente al Signore dall’interno del nostro mondo colpito dal Covid 19, ha detto: “Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. E’ il tempo di reimpostare la rotta della vita vero di te, Signore, e verso gli altri”.
interviste speciali
Un Mantovano d’adozione protagonista simbolo della lotta serrata al coronavirus
giuseppe de donno
Le aspettative riposte in me dai malati di Covid 19 sono la mia benzina.
a cura di giacomo gabriele morelli
è
stato in una tarda serata di aprile, annichilito dalle immagini Tv di convogli militari carichi di bare e dall’ennesimo lugubre risuonare di un’ambulanza che transitava veloce sulla via, che sentii parlare per la prima volta di plasma iperimmune. Ne parlava in un’intervista il prof. Giuseppe De Donno, direttore del reparto di pneumologia e terapia intensiva dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova. Rimasi sorpreso e colpito: un medico della provincia in cui vivo che parlava di covid19! Nonostante da alcune settimane rimbalzassero notizie ingannevoli di rimedi risolutivi della pandemia disponibili in nord-Europa, in Russia, in Giappone, ecc., in breve tempo tutti rivelatisi inconsistenti, le affermazioni del medico intervistato che via via illustrava in modo scientifico la terapia che stava impiegando con i propri ricoverati di covid19, con risultati sopra ogni aspettativa, le avvertivo nell’intimo serie e convincenti.
Il dott. Giuseppe De Donno con 2 collaboratrici
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Si accendeva dunque un’insperata luce nell’angosciante tunnel distruttivo scavato dal covid19 nelle nostre vite? Proprio a Mantova? Ne fui molto rasserenato, per la prima volta sul piatto non c’erano vacillanti ipotesi ma risultati tangibili: non si trattava dell’ennesima bufala terapeutica. Reperita l’intervista, la mattina seguente la diffusi a chiunque conoscessi, ricevendo immediatamente commenti positivi, soprattutto dai medici. Il tam tam mediatico nei giorni seguenti diventò virale e sappiamo com’è andata, il plasma iperimmune è diventato progressivamente patrimonio dell’emozionalità di un Paese, proiettato verso l’internazionalità. Esculapio, Dio della medicina, aveva deciso che tra mille ricercatori mondiali impegnati disperatamente nella ricerca di una soluzione alla pandemia, l’intuizione per un rimedio, seppur non totale, maturasse non in scienziati di rinomati centri di ricerca avveniristici ma in acuti e appassionati medici di provincia di Mantova e Pavia schierati in prima linea.
Una sacca di plasma iperimmune
Su di essi inevitabilmente a quel punto era destino che il mondo mediatico riversasse ogni sorta di attenzione. Il plasma iperimmune ha registrato così le innumerevoli ed entusiastiche espressioni di gratitudine di milioni di cittadini alleviati in parte dai propri incubi, ma anche l’atteggiamento di sufficienza di alcuni dei luminari e delle eminenze grigie della Sanità che nel loro ridimensionato protagonismo hanno dato all’opinione pubblica la sensazione di voler frenare la diffusione della terapia; e se da un lato il plasma iperimmune è stato gratificato dell’attenzione dell’ONU e di svariate organizzazioni mediche europee e d’oltre oceano, dall’altro deve oggi guardarsi da strumentalizzazioni giornalistiche, politiche ed economiche. Auguriamoci che su tutto prevalgano le pagine emozionanti scritte da coloro che dal plasma iperimmune sono stati salvati, e che queste costituiscano il motore inesauribile per valorizzare le potenzialità dell’impiego del plasma iperimmune, per il bisogno dei malati, e per il doveroso riconoscimento del lavoro di coloro che l’hanno proposto al mondo.
n. 3 Giugno-Luglio 2020
Il dott. Giuseppe De Donno
Sull’argomento ecco quanto cortesemente rilasciato dal prof. De Donno a MCG. Prof. De Donno la sua immagine e il suo operato si sono imposti repentinamente all’attenzione di decine di milioni di italiani e di operatori sanitari esteri. Chiunque si tenga sufficientemente informato sul covid19 è al corrente del ruolo di primo piano che lei ha assunto all’interno di questa pandemia. Se potesse ritornare ad alcune settimane fa, c’è qualcosa che rifarebbe per meglio amplificare e rendere notorie le sue rilevazioni scientifiche, soprattutto nei confronti degli organi preposti della Sanità? La mia inesperienza nel gestire i media mi ha certamente sovraesposto. Tutto questo ha creato invidie e perplessità, ma il mio unico obiettivo era quello di promuovere l’uso del plasma del paziente convalescente. Direi di esserci riuscito. Quando ho intrapreso questo cammino, con il mio Direttore di Presidio Ospedaliero, Dottoressa Consuelo Basili, ho detto che se anche ci avessi dovuto rimettere personalmente, ma questo avesse permesso di salvare una sola vita in più, beh sarebbe stato un risultato eccezionale. Ricevere oggi ringraziamenti da più parti del mondo mi riempie il cuore. Le aspettative che si sono riposte in lei da parte di milioni di persone, in cui lei ha alleviato l’oppressione angosciosa di paura risvegliando un grande sentimento di speranza, quanto le possono essere di aiuto o di peso? Sono la mia benzina. Il mio intento era quello di rasserenare gli animi e, a Mantova, riavvicinare il nostro Ospedale alla città. Credo di esserci riuscito. Credo. Le sue battaglie mediatiche di varia natura le permettono ugualmente di cogliere il calore e la gratitudine che si sono creati attorno al suo personaggio? Sono circondato da molto affetto e da molte soddisfazioni. Mi arrivano riconoscimenti istituzionali e cittadinanze onorarie. Non avrei immaginato nulla di tutto questo. I suoi chiari interventi presso i media ci hanno illustrato in modo esauriente il ruolo del plasma iperimmune nella lotta al covid19. Abbiamo tutti almeno intuito, non essendo medici, le potenzialità della cura con plasma iperimmune; ci
n. 3 Giugno-Luglio 2020
potrebbe esporre quale sintomatologia richieda un sollecito ricovero in ospedale per permettere la massima efficacia di questa terapia? Secondo il Protocollo Mantova-Pavia abbiamo utilizzato il plasma del paziente convalescente nelle forme gravi di insufficienza respiratoria. Ci siamo accorti infatti che nelle forme gravissime funzionava poco, laddove oramai il danno era consolidato, irreversibile. Lei ci ha illustrato la sicurezza del plasma iperimmune riguardo la ipotetica trasmissibilità di patologie del donatore, i costi contenuti di una sacca di plasma, la necessità di un’apposita banca. Ci può nuovamente ricordare chi e quando può donare il plasma, e chi non è idoneo? Le regole sono quelle delle donazioni. Possono donare pazienti che si sono ammalati di COVID, con tampone positivo, negativizzatosi in due tamponi sequenziali a distanza di 24 - 48 ore. Età compresa tra 18 e 60 anni. Non significative comorbidità. Le donne non devono aver avuto figli. Il problema delle donazioni quanto lo ritiene limitante per ottenere i risultati preposti e come viene affrontato dal punto di vista pratico? I donatori sono il motore di questo progetto di trattamento. Bisogna per questo collaborare con AVIS e raggiungere con i social e con i mezzi di comunicazione tutti i donatori. La conservazione delle sacche di plasma per quanto tempo le rende utilizzabili ed efficaci e che struttura richiede? Le sacche possono durare a lungo se non sono inattivate. Anche anni. Bastano dei freezer conservatori che raggiungano temperature di - 80 gradi. La terapia col plasma iniziata e subito abbandonata a Wuhan era identica alla sua o la sua
L’Ospedale Carlo Poma di Mantova
scarsa efficacia è imputabile a fattori che non ci sono noti? Le risulta esservi una risposta al covid19 e alle sue terapie diversa tra razza e razza, l’Africa ad esempio non è esplosa come si pensava accadesse? I Colleghi Cinesi purtroppo hanno arruolato pazienti troppo gravi. Per quanto riguarda la predisposizione vi deve essere una spiegazione nell’ambito del sistema maggiore di istocompatibilità, meglio conosciuto come HLA. Stanno partendo studi in questa direzione. Molti opinionisti scettici sulla virulenza del covid19 affermano che si muore quasi sempre a causa delle patologie concomitanti con l’infezione da covid19, che di per sé sarebbe poco letale. Quanto è condivisibile questa teoria? Per intenderci: la polmonite interstiziale causata dal covid19 “attecchisce” in chi è già fragile di salute?, oppure anche una persona “sana” può essere colpito da una polmonite da covid19 e soccombere senza cure? Questo è un virus talmente nuovo che non lo conosciamo per nulla. Le polmoniti complicate da ARDS hanno colpito soprattutto gli anziani, gli obesi, i diabetici e gli ipertesi. Abbiamo tuttavia visto anche molti giovani senza comorbidità. Alcuni suoi colleghi hanno affermato che ad un paziente guarito di covid19 su tre (30%) rimarrebbero poi problemi polmonari cronici per sempre. Ci potrebbe dare la sua opinione in proposito? In caso affermativo, si potrebbe in futuro programmare l’impiego tempestivo del plasma anche nei casi non gravissimi ma che indicassero significative probabilità di cronicizzazioni future? Purtroppo è così. I pazienti affetti da gravi forme di ARDS sviluppano quadri destruenti di fibrosi polmonare. E’ pertanto necessario uno stretto follow up. Il plasma del paziente convalescente deve diventare un modello. Questa sarà una delle funzioni della banca del plasma. In alcune interviste ha espresso alcuni progetti che sognerebbe di realizzare a Mantova, ce li vuole esporre? Il mio sogno è quello di realizzare a Mantova una Fondazione che esprima un centro di Ricerca Clinica e di Sperimentazione, che riesca a collaborare molto più strettamente con le Università Italiane. Direi che siamo a buon punto...
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PROTAGONISTI
TOMMASO GHIDINI la tesi? se un professore non vi fa crescere, lasciatelo.
C
apire cos’è che ti tiene sveglio la notte, cosa ti morde dentro. Cosa ti fa arrivare al lavoro prima degli altri”. Non ha dubbi Tommaso Ghidini, capo della Divisione Strutture, Meccanismi e Materiali dell’Agenzia Spaziale Europea. E’questa la chiave del successo in ogni campo del sapere umano. Parola dell’ingegnere che contribuisce a garantire la sicurezza delle missioni spaziali e la sopravvivenza degli astronauti nell’ostilità dello spazio. A soli tre anni, Tommaso, diretto in Sardegna, sale per la prima volta a bordo di un DC9. L’amore per il volo è un istinto primigenio, antichissimo e prezioso. Sono le ali di Icaro, il coraggio di osare. E’ il sogno grande di un bambino che in ogni tema, a scuola, ripete con ostinazione: voglio fare il pilota. Arriva però il momento in cui la speranza, i progetti e l’impegno di Ghidini si scontrano con la realtà. L’aeronautica militare lo rifiuta. “Un fallimento che mi è bruciato a lungo”, ammette. “E contro il quale non potevo fare nulla”. Lo scoglio, insormontabile, è un difetto ad un occhio, poi rivelatosi innocente. Ma proprio grazie a quell’ostacolo il sogno evolve, matura, ingigantisce. “Decido di studiare ingegneria meccanica, di prendere i brevetti di volo per conto mio”. Già questa è una prima lezione: “Sì, mai arrendersi. Mai distogliere lo sguardo dai propri ideali. Sei hai una passione, la vita si riempie. Lo sforzo è uguale, il risultato diverso, sorprendente”. Dal volo aereo all’esplorazione spaziale il salto è lungo e non così scontato… “Noi voliamo entro quei 100 km di atmosfera che
di Anna maria catano (tratto dal Corriere della sera)
ai ragazzi dico sempre: prendetevi il tempo per capire dove volete arrivare. e rivolgetevi sempre ai migliori. la vostra partita si svolga nei grampi campi da gioco
Tommaso Ghidini
segnano il confine del nostro mondo, ma questo ci toglie l’altra parte del bello. Lì comincia l’universo, 100 miliardi di galassie, 400 miliardi di sistemi solari. Come si fa a starne lontani?”. Così dopo un Ph.D. in Germania, e due anni in Airbus, a Brema, sugli A380, A350 e A400M, Ghidini entra all’Esa, la porta d’accesso dell’Europa allo spazio. E’ il 2007. A Noordwijk, in Olanda, l’Agenzia - i cui scopi sono esclusivamente pacifici – sta cominciando la progettazione della prima stazione abitata che orbiterà in modo permanente attorno alla Luna e della prima missione robotica di andata e ritorno da Marte. Il fascino enorme del tuo racconto non corrisponde però concretamente all’interesse di molti giovani per la scienza. C’è addirittura chi sostiene che sarebbe meglio indirizzare le risorse in altre direzioni. “L’esplorazione dello spazio attrae oggi le menti più brillanti del pianeta. I risultati che generiamo sono di enorme portata scientifica e tecnologica per la salute ed il benessere
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dell’uomo sulla Terra. Dalla missione Apollo, ad esempio, sono scaturiti 135mila brevetti: la Tac, i filtri dell’acqua, i microprocessori. A fronte di un costo al contribuente di 12 euro l’anno”. Sono ormai tanti i nostri connazionali che lavorano ai programmi europei. Ha senso parlare di cervelli in fuga? “In Italia ci sono molti giovani con la scintilla negli occhi e molte eccellenze: il Politecnico di Milano, di Torino, La Sapienza, oltre ad importanti industrie aereospaziali. L’Esa coinvolge 22 Paesi, 22 mentalità, modi, culture diverse. Una ricchezza inestimabile. Cosa consigli a tanti studenti disorientati? “Ai ragazzi dico sempre: prendetevi il tempo necessario per capire dove volete arrivare. E rivolgetevi sempre ai migliori. Giocate la vostra partita nei grandi campi da gioco, scegliete con attenzione l’argomento della tesi di laurea e il relatore. La fatica che farete è la stessa, ma il vostro impatto sul mondo del lavoro sarà diverso. E se un professore non vi dà l’opportunità di crescere abbiate il coraggio di andarvene”. Dopo Apollo, Artemide: nel 2024 ci sarà anche una donna a mettere piede sulla luna. Nel tuo team c’è presenza femminile? “Ho diverse donne nella mia divisione, ingegneri e scienziate. Noi all’Esa guardiamo solo al merito scientifico. Le donne sono un valore aggiunto, portano un elemento di pazienza e pacatezza che spesso cambia la dinamica delle negoziazioni”. Qual è il ruolo di un Capo? “Dare chance a chi merita. Circondarsi di persone intelligenti, capaci. Ed ascoltarle, che è un modo, tra l’altro, per migliorare continuamente il proprio lavoro. E quello dei collaboratori? “Tendere all’eccellenza, sempre, ognuno nel proprio campo. Consapevoli della propria responsabilità: stiamo dando un futuro migliore all’umanità”.
n. 3 Giugno-Luglio 2020
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interviste speciali
claudio morandi
Il prof. Claudio Morandi
Vi racconto la mia Argentina
L
o abbiamo cercato con insistenza. O meglio, il merito va tutto a Massimo De Vincenti, ex compagno del Liceo Scientifico Belfiore di Asola (Mn), che con la stessa caparbietà che lo ha portato ad essere uno dei migliori manager in terra francese in quel di Parigi si è messo a fare il segugio per rintracciare quello che per noi, studenti di allora, è stato più di un semplice “prof” di lettere e latino. « Da diversi anni mi solleticava la voglia di riprendere contatti con il prof. Cercavo di risalire il percorso di Claudio che sapevo era partito per l’Egitto dopo qualche d’insegnamento. Tutte le ricerche erano purtroppo infruttuose. Nessuna traccia concreta. Ma per uno come me (da buon informatico) questo rappresentava una sfida. Impossibilie non fosse stato schedato da internet» racconta Massimo.« Dope molte e-mail scritte ad istituti vari sono capitato sul sito delle scuola Cristoforo Colombo in Argentina dove si faceva riferimento a tal professor Morandi: un’altra e-mail non costava niente e cosi’ ad inizio novembre 2016 ho scritto. Il segretario della scuola Maurizo Valvo mi ha risposto dopo solo pochi giorni informandomi che Claudio ora insegnava in un’altra scuola, a Montevideo, in Uruguay, e che aveva trasmesso la mia e-mail al prof. Dopo qualche giorno ho ricevuto una e-mail con l’indirizzo del prof e ho così riallacciato quel filo interrotto quasi 40 anni fa ». Il “prof” lo abbiamo incontrato (classe “IV A” a
di marco morelli
LA NOSTALGIA È L’ANIMA DELL’ARGENTINA E RISUONA NELLA MUSICA E NELLE PAROLE DEL TANGO, E NON POTREBBE ESSERE DIVERSAMENTE ranghi completi) in puro stile “Carramba che sorpresa” in Italia, in uno di quei pranzi indimenticabili (con tanto di Appello) che scaldano il cuore e rinforzano le amicizie. Personalmente lo congedai con la promessa che mi avrebbe rilasciato un giorno, a distanza, un’intervista ed è da qui che parto, ovvero con una promessa mantenuta. « Arrivando fresco, anzi caldo dal Cairo, mia precedente sede di servizio come insegnante di Italiano e Latino nei licei all’estero, sapevo che in Argentina avrei trovato qualcuna delle mie radici e anche qualcuno della mia terra, anche se i Mantovani sparsi nel mondo sono in numero esiguo rispetto agli altri connazionali appartenenti a regioni di maggiore emigrazione. I primi anni rimasi stordito dall’ondata di emozioni, sensazioni del mondo sudamericano. Ricordo come in un’atmosfera di ebbrezza quei primi passi a Buenos Aires, le luci, i suoni, la musica i profumi di questa città che in quegli anni ottanta era tra le più sicure al mondo (ahimé come sono cambiati i tempi!). Sentivo parlare quella lingua spagnola, di cui comprendevo
L’incontro con la IV A
ben poco nonostante la somiglianza all’italiano, il cui “canto” e la cui dolcezza mi sembravano lontanissimi dalla dureza del castigliano puro. Veramente Borges aveva ragione quando affermava che la lingua degli Argentini è lo spagnolo che risuona in una bocca italiana. Imparavo anche le prime parole del “lunfardo”, la lingua tipica del Tango con tanti italianismi che ancora sopravvivono nel lessico comune. Preso dal vortice delle emozioni e delle prime esperienze, non mi guardai intorno alla ricerca di “paesani”, furono casualmente loro che mi trovarono, in particolare nella persona del prof. Walter Gardini. Il prof. Gardini insegnava religioni orientali nella prestigiosa università gesuitica di El Salvador. Un mio caro collega argentino della “C.Colombo” aveva assistito ai suoi seminari e me ne parlò. Fui preso dalla curiosità anche sfogliando i suoi libri, volli stabilire un contatto e, sorpresa, scoprii che era mantovano e precisamente di Viadana. Mi parve che conoscerlo fosse provvidenziale, non credo al caso: Viadana fu, infatti, la mia ultima sede definitiva della mia cattedra di italiano e latino al Liceo scientifico locale (non certo vicino a casa, io sono della “bassa”, di S.Lucia di Quistello, nell’oltrepo alla confluenza del Secchia). Walter ed Evandra (di virgiliana memoria), la moglie, mi accolsero nella loro casa e insieme progettammo di fondare un gruppo di Mantovani, con personalità giuridica, contando molto sulla famiglia Gardini che era già in contatto con altri mantovani sparsi nella città e nell’interland. Si formò così un gruppo di una quindicina di persone, tutte più che mature, con il desiderio di condividere momenti e ricordi della propria terra. La nostalgia è l’anima dell’Argentina e risuona nella musica e nelle parole del Tango, e non potrebbe essere diversamente in un paese costituito nella stragrande maggioranza da emigrati di cui una percentuale altissima di italiani. Il punto di incontro era quasi sempre a casa di Rosanna Zucchelli, mantovana DOC, sposata a un veneto naturalizzato mantovano dalla travolgente personalità di Rosanna. La sua ampia casa è a
n. 3 Giugno-Luglio 2020 L’obelisco in Avenida 9 de Julio
COSÌ COME C’È UN MAL D’AFRICA, E LO CAPISCO PERCHÈ PER RAGIONI DI LAVORO L’HO VISSUTA, C’È PURE UN MAL DI SUDAMERICA E DI ARGENTINA IN PARTICOLARE.
San Justo località a pochi chilometri dalla capitale. A tavola, la tipica cucina mantovana: gli agnoli in brodo o i tortelli di zucca, il cotechino (introvabile perché sconosciuto) con la polenta...solamente il vino non era il classico lambrusco, ma un vino fatto in casa dal marito veneto (che in materia sono una garanzia) che accompagnava benissimo le vivande. Con il caffè si realizzava sempre un rito: la lettura da parte di Rosanna di alcune poesie in dialetto mantovano tratte dalla Musa Paisana di don Doride Bertoldi e poi gli immancabili cori (Rosanna e il figlio Luigi fanno parte del coro della Chiesa di San Justo, hanno bellissime voci che noi seguivamo con qualche stonatura, ma con molta gioia e un po’ di nostalgia cercando di ricreare un luogo dell’anima a tredicimila chilometri di distanza) ». Perchè Claudio nel 1986 scegliesti proprio l’Argentina? «La mia storia è breve, come direbbe Mimì della Bohème; inizia nel 1980 quando, spinto dal desiderio di uscire dal piattume, anche geografico, della pianura padana, mi avventurai a Roma per partecipare al concorso per la selezione degli insegnanti di ruolo per le scuole italiane all’estero. La sede dell’esame era la Farnesina: alla fine
n. 3 Giugno-Luglio 2020
della mattinata usciva l’elenco degli idonei e, con sorpresa, mi trovai tra essi. Ritornai a casa senza molte speranze anche perchè nel frattempo avevo perso la sede di Asola, dove insegnavo da quattro anni e dove avevo fatto le mie esperienze didattiche e umane più ricche. Mi assegnarono il Liceo Scientifico di Viadana e fu proprio alla fine dell’anno scolastico che ricevetti dall’allora MAE una telefonata che mi informava che ero stato selezionato per una sede estera, da scegliere tra Mogadiscio, Istanbul e Il Cairo. L’Egitto mi aveva sempre affascinato (chi non sogna di vedere almeno una volta nella vita le piramidi?) e scelsi senza esitazione Il Cairo dove insegnai, per ben cinque indimenticabili anni, nel Liceo scientifico italiano affidato alle suore Francescane, a due passi da piazza Tahrir. Il mio contratto, che inizialmente era di sette anni come massimo, per una serie di sanatorie e leggi varie, venne prolungato di altri sette: fu così che inoltrai la domanda di trasferimento in Sudamerica, altro continente che mi affascinava. Mi proposero la cattedra di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico riconosciuto (oggi paritario) Cristoforo Colombo di Buenos Aires; accettai con piacere e con la stessa smania di avventura che mi aveva portato in Africa, ringraziando Dio di
Il caffè Tortoni
avermi dato queste opportunità incredibili per un semplice insegnante di provincia. Sapevo di poter contare sull’ospitalità immediata del collega di matematica e fisica Franco Bilanzola che avevo conosciuto al Cairo e che da un anno insegnava nello stesso liceo: fui suo ospite, infatti, per ben sei mesi in attesa di trovare una mia autonoma collocazione. Non nascondo che c’erano altre due motivazioni che mi orientavano verso l’Argentina: la prima quella di imparare lo spagnolo che mi avrebbe aperto la porta a tutto il Sudamerica (quasi) e anche ad altri paesi e, in secondo luogo, l’idea di poter incontrare dei lontani parenti di cui mio padre mi parlava e di cui non avemmo più alcun contatto a memoria di famiglia ». Come fu il tuo impatto con questo paese? «L’impatto emotivo credo di averlo già espresso nelle riflessioni precedenti. Vorrei aggiungere che, nonostante i tredicimila chilometri di distanza, tutto mi sembrava incredibilmente familiare, abituato alla enorme distanza culturale dell’Egitto e, inverosimilmente, alla grande vicinanza geografica di questo paese all’Italia. L’aspetto della gente, il modo di vestire, di mangiare, i negozi, i trasporti e, soprattutto, l’architettura: tutto mi richiamava l’Europa, un po’ Parigi, un po’ Madrid, un po’ Napoli, insomma una mescolanza strana e avvincente di cultura europea e di quella creola. Incredibile il numero di teatri e di cinema aperti fino alle prime ore del mattino, per non parlare dei caffé, da quelli tradizionali come il Molino, il Tortoni o Las violetas con la loro lussureggiante decorazione Liberty, ai più modesti dell’“esquina” (dell’angolo) di ogni quartiere. La vita notturna e culturale faceva, e fa tuttora, “mutatis mutandis”di Buenos Aires: la città più vivace di tutto il continente sudamericano. Ebbi la fortuna di arrivare praticamente all’indomani della riconquistata democracia dopo la terribile esperienza della dittatura militare; presidente era Raúl Alfonsín del partito radicale, partito che potrebbe assomigliare vagamente a uno di centrosinistra dei nostri (non inganni il nome Radicale che non ha nulla a che vedere con il nostro!). Era il momento del grande entusiasmo, del “destape” della “movida”: ricordo ancora con nostalgia quegli anni (era il 1986) quando finalmente si poteva parlare liberamente dei “desaparecidos” e Las madres de la plaza de Mayo vennero finalmente ascoltate e rispettate ». Quali sono state le tappe fondamentali della tua esperienza in Argentina? «Così come c’è un mal d’Africa, e lo capisco anche perché per ragioni di lavoro conobbi sia la Somalia sia l’Etiopia, c’è pure un mal di Sudamerica e di Argentina in particolare. Sarebbe lungo parlare dell’emozione di percorrere centinaia di chilometri della Pampa, la grandiosità dei ghiacciai della Patagonia coi suoi laghi, le sue foreste veramente intatte dove non c’è la
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interviste speciali presenza dell’uomo (se non molto scarsa e quasi invisibile), il nord andino con la sua cultura precolombiana, senza parlare delle spettacolari cascate dell’Iguazú, ma rischio di lasciarmi prendere dall’entusiasmo e di perdermi nei meandri delle mie emozioni. Dal punto di vista professionale ho svolto la mia attività di docente di italiano e latino come dicevo alla Cristoforo Colombo, prestigiosa scuola privata, ma riconosciuta dallo stato italiano, che invia insegnanti di ruolo con funzioni di garantire la conformità con gli standard della scuola italiana dato che gli alunni, affrontando l’esame finale con commissione inviata dal MAECI, conseguono il diploma italiano di maturità scientifica. In due periodi diversi ho avuto anche la responsabilità della Presidenza della scuola per una decina d’anni circa. Ho insegnato come docente ministeriale fino a febbraio del 2002, avendo vinto di nuovo lo stesso concorso indetto dal Ministero degli Esteri. Scaduto il contratto, sono rientrato in Italia, ma a settembre dello stesso anno ho potuto usufruire del trattamento di quiescenza in virtù della supervalutazione del servizio all’estero. Sono allora ritornato a Buenos Aires, dove nel frattempo avevo comprato una casetta nel quartiere di Flores, nella zona Sud della città. La mia intenzione era quella di continuare a insegnare con un contratto locale, cosa che avvenne nel seguente anno presso un’altra scuola italiana paritaria: il Centro Culturale Italiano di Olivos, località situata nella zona nord appartenente alla provincia. Per un anno ho assunto la duplice funzione di Preside e di insegnante di italiano in due classi. Lo sprone di fare nuove esperienze, che fossero pure fuori dalla scuola, mi spinsero a partecipare a un concorso indetto dal Consolato Generale d’Italia per un posto come impiegato per un periodo non superiore a un anno. Venni assunto e assegnato all’ufficio cittadinanza. Era il periodo in cui, dopo la terribile crisi del 2001, molti argentini di ascendenza italiana affollavano il consolato per il riconoscimento della cittadinanza “iure sanguinis”. Fu un’esperienza estremamente interessante sia dal punto di vista culturale sia da quello umano. Scaduto l’anno, sono tornato alla Colombo come docente con contratto locale e, dopo tre anni, ebbi un’offerta interessante da parte della Scuola Italiana di La Plata, capitale della Provincia di Buenos Aires, dove andai come docente di italiano in tre ultime classi del locale liceo. Credo che sarei volentieri rimasto lì se la Colombo non mi avesse chiamato e offerto di nuovo la Presidenza che tenni per ben cinque anni. Non sentendomi più motivato, decisi di rinunciare e di tornare alla docenza quando, dall’altra parte del Rio de la Plata (un mare enorme di acqua dolce), mi offrirono la presidenza della prestigiosa Scuola Italiana di Montevideo in Uruguay. Accettai e vi rimasi per tre anni, quando decisi di ritirare i remi in barca in modo definitivo. Argentina, vita sociale di ieri e di oggi, anche alla luce dell’attuale pandemia: cosa mi racconti al proposito? «Non posso evitare di parlare dei partiti politici che si sono avvicendati e dei governi rispettivi. Credo che sia pleonastico parlare del generale Juán Domingo Perón che ha segnato, croce e delizia, il destino politico dell’Argentina che negli anni cinquanta, insieme con il Canada, era ritenuto il paese con prospettive economiche e sociali più avanzate. Una politica ampiamente populista, contro i grandi feudatari terratenenti che avevano in mano l’economia del paese; una pro-
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Il Prof. Morandi con un gruppo di studenti argentini
paganda capillare, grazie all’azione carismatica di Evita, morta a soli 33 anni e ritenuta da molti una santa, fecero del partito peronista il leader tra i partiti e il vero conduttore del paese. Alla scomparsa di Perón, il governo guidato inadeguatamente da Isabelita, l’ ultima moglie del generale, fece scoppiare l’ennesimo colpo di stato militare e l’istaurazione della terribile dittatura durata fino alla tragedia della guerra contro l’Inghilterra per le isole Malvine nel 1982. Come dicevo, il partito radicale vinse le prime elezioni democratiche e Alfonsín governò il paese per una legislatura. Nel frattempo il peronismo si era già rifondato e presentato come il partito dei lavoratori inalberando la figura di Perón come proprio ispiratore: cambió il nome in Partido Justicialista, ma non l’ideologia e le modalità. Straordinaria è la sua capacità camaleontica di presentare una volta programmi economici ispirati al più puro liberalismo economico, come quello del presidente Ménem, a quello filocomunista, o meglio filo bolivariano, delle presidenze dei Kirchner, vuoi Nestor, vuoi la moglie Cristina. Dopo i quattro anni della presidenza di Maurizio Macri del partito opposto, dalle ultime elezioni di ottobre dello scorso anno il partito Justicialista è tornato al potere con il presidente Alberto Fernandez. La politica economica con ampi sussidi pluriennali agli indigenti, un’industria a pezzi perché non competitiva, pochi incentivi all’agricoltura e all’alevamento, hanno ridotto l’economia argentina
La politica economica con ampi sussidi pluriennali agli indigenti, un’industria a pezzi perché non competitiva, pochi incentivi all’agricoltura e all’alevamento, hanno ridotto l’economia argentina al lumicino
al lumicino; l’indice di povertà è salito alle stelle come l’inflazione del peso. Oggi la classe media, sempre più ridotta, deve sostenere il peso economico di una enorme quantità di nullatenenti e nullafacenti, sovvenzionati dallo stato e mobilitati (dietro pagamento) in caso di necessità (sacca di voti disponibili all’occorrenza), e di impiegatini e impiegatucci di ogni ordine e grado che alimentano la farragginosa burocrazia statale. La scuola e la sanità che in tempi passati erano fiori all’occhiello del paese, ora sono allo sbando. Vorrei che qualcuno di voi vedesse come sono gli ospedali pubblici di Buenos Aires, dove mancano anche le cose più essenziali: prevedo scene apocalittiche se il covid 19 iniziasse a espandersi ulteriormente. Per ora c’è contenzione per l’isolamento obbligatorio di una cinquantina di giorni, ma la già precaria economia, non supportata dallo Stato privo di fondi, comincia a spingere ad aprire le attività con grave rischio di contagio. Non dimentichiamo che la città è circondata da un anello di baraccopoli, chiamate icasticamente “villas miseria” dove l’affollamento umano e la mancanza di strutture igenicosanitarie ne fanno un focolaio privilegiato di contagio. Per ora i morti sono stati solo un centinaio, ma siamo lontani dal picco e gli scenari non sono promettenti.». Quali sono secondo te le differenze più evidenti tra il vivere in Europa e in Sudamerica? «Dopo tanti anni vissuti qui, mi risulta difficile rispondere a questa domanda in quanto mi sono adattato tanto alle usanze e ai costumi locali che sono diventati miei, e faccio fatica a confrontarli con quelli italiani. Quando torno al mio paese, infatti, mi sento un
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po’ come un pesce fuor d’acqua: tante cose sono talmente cambiate che ho l’impressione di essere uno straniero e forse in parte lo sono diventato. Avevo l’abitudine di dire che l’Argentina è il paese che sembra l’ Europa, ma che non la è. Inganna a prima vista per la somiglianza, ma scavando e conoscendo meglio il paese e la gente, ci si rende conto dell’enorme differenza che esiste. Mentre noi possiamo dire di discendere dai Romani, magari dai Galli o dagli Etruschi, gli Argentini discendono dalle navi, sono cioè degli immigrati che continuano a sognare la terra dei loro avi trasmessa dalle tradizioni culinarie, linguistiche e familiari dei nonni e a vivere come sudamericani, privi di vere radici, legati più al “particulare” che alla problematica sociale, essenzialmente individualisti, di buon cuore, pronti alla commozione e allo sbandieramento di inni nazionali e di vessili. L’Italia cui aspirano e che sognano non esiste più da un pezzo, e le numerose associazioni italiane regionali, a volte di piccoli paesi, animate da persone anziane, benemerite per la loro azione di conservazione delle tradizioni, sono commoventi; ma i giovani, figli o nipoti che siano, sono già profondamente integrati e non sentono lo spirito che anima i loro padri o nonni ». Buenos Aires, tra bellezze e oscurità. Ci daresti qualche “chicca” sulla capitale? «Tra le capitali dell’America Latina, che ho visitato quasi nella loro totalità, Buenos Aires è di gran lunga la più bella, la più dinamica e la più ricca di proposte culturali. Certo non ha le spiagge di Copacabana o Ipanema di Rio, non il mare caribico di Panama city o la corona dell’Aconcagua di Santiago del Cile e potrei nominare molte altre città con incantevoli paesaggi. Baires, come si dice nel gergo comune, è costruita alle spalle del Rio della Plata, tuttavia questo limaccioso mare di acqua dolce quasi risulta invisibile. Prima dell’inurbamento massiccio avvenuto già nell’epoca di Perón (e che ha trasformato la città in una metropoli dove si concentra quasi la metà della popolazione argentina), essa era tra le città più verdi del mondo. I suoi parchi costruiti da architetti europei offrivano e offrono tuttora ombra e ristoro agli abitanti nelle calde giornate estive. Lo spettacolo più bello è la fioritura delle giacarande in primavera, parchi e viali cittadini ne sono pieni; i fiori sui rami sono meravigliosi e quelli che si spargono a terra formano come un tappeto viola di grande suggestione. Alla fine dell’estate invece fioriscono i “palos borrachos” (nome italiano Ceiba Speciosa), sono piante singolari per il fusto a forma di fiasco ricoperto di punte spinose quadrangolari; fanno un fiore che può essere rosaceo o giallo, simile a una grande orchidea punteggiata di colore più intenso. Di queste piante sono costellati parchi e viali. Il centro storico si è salvato dalla distruzione massiccia dei petits chateaux, per dar luogo alle anonime costruzioni di palazzi a più piani per accogliere la crescente domanda di abitazioni, alimentata anche dalla grande immigrazione di boliviani, paraguaiani e peruviani in cerca di fortuna. I palazzi delle grandi famiglie nobili, veri e propri castelli in stile Liberty, costruiti da architetti francesi con materiale proveniente dall’Europa, tra cui moltissimo marmo di Carrara, oggi sono sede di ministeri o di club privati ed esclusivi.
L’Asado
La Casa Rosada
Lo spettacolo più bello è la fioritura delle giacarande in primavera, parchi e viali cittadini ne sono pieni; i fiori che si spargono a terra formano come un tappeto viola di grande suggestione.
Il teatro Colón
La Avenida de Mayo, che va dalla Casa Rosada al Palazzo del Congresso, cioè all’imponente e monumentale palazzo del parlamento in stile eclettico, è l’esempio di quella che era tutta la città alla fine dell’ottocento. Il porto con i suoi bacini chiusi, un tempo famoso per i bastimenti provenienti dall’Italia, pieni di migranti, come Il Conte di Biancamano e La Principessa Mafalda, è stato oggetto negli ultimi vent’anni di una completa ristrutturazione, sia degli edifici portuali in pietra a vista costruiti dagli inglesi, oggi trasformati in ristoranti e bar di lusso, sia dello spazio restante prospicente il Rio. Oggi qui sorge il nuovissimo e modernissimo quartiere esclusivo di Puerto Madero. Prospicente la enorme Avenida 9 de Julio che divide a metà la città, si trova il teatro Colón
La fioritura delle Giacarande
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vero tempio della lirica, riconosciuto come uno dei teatri più prestigiosi del mondo, costruito agli inizi del novecento nel più classico stile dei teatri dell’opera europei; qui i più famosi cantanti d’opera hanno calcato le sue scene soprattutto in epoca di “vacche grasse”. Oggi, la stagione lirica stenta a sostenersi pur con l’aiuto economico dei molteplici melomani. Oltre al monumentale Colón, si registrano centinaia di teatri tra grandi e piccoli, tra tradizionali e under ground, oltre a sale cinematografiche. Baires è una città vivacissima dal punto di vista culturale, inoltre le sue proposte, di grande livello, sono accessibili a tutti. Anche in tempi difficili ti capiterà di vedere bar e ristoranti sempre pieni. L’argentino vive alla giornata, non programma il futuro, dato che esso sempre risulta inesplicabilmente variabile economicamente e politicamente. Ama la cucina, soprattutto quella di origine italiana, adattata ai gusti locali e in particolare l’asado, la carne alla griglia, piatto immancabile la domenica o per gli amici e parenti in visita. Non mancano le ombre in questa metropoli. La prima riguarda ahimé la sicurezza; quando venni nel 1986 potevo circolare a qualunque ora del giorno e della notte in tutta sicurezza mentre oggi le cose sono notevolmente cambiate. Baires non è al livello di Caracas, ma i delitti sono all’ordine del giorno; il governo ha stanziato un budget notevole per l’assunzione di molti poliziotti che in parte tamponano il problema, ma per il furto di un cellulare puoi facilmente essere ucciso. Credo che siano i problemi che soffrono tutte le metropoli e che si acuiscono con la povertà e la mancanza di lavoro. Ulteriore ombra è quella costituita dalle molteplici baraccopoli che circondano la città. Vere e proprie città di lamiera, legno, cartone e muratura, in spazi ristretti, con vicoli privi di fognature in cui si addossano in pochi metri quadrati famiglie con numerosi figli, vero crogiolo di razze e culture; in esse si affollano i nuovi immigrati, provenienti da paesi più poveri e quelli che nelle lontane province sono rimasti senza lavoro. Inutile dire come in queste baraccopoli prosperi il commercio della droga e la prostituzione ». Un’ultima curiosità Claudio. Hai accennato ai parenti di nonna paterna ritrovati in Argentina. Che emozione è stata? Fortissima. Il riferimento era una cugina di mio padre: quando la conobbi era già ottantenne, era arrivata in Argentina quando aveva due anni. Ritornò in Italia e fu ospite a casa mia e poté conoscere i suoi parenti. Fino alla sua morte ha parlato con me in dialetto mantovano e da ottima cuoca ha sempre rinnovato la tradizione dei nostri piatti. Ora sono in costante contatto coi figli che vivono anch’essi nella capitale.
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interviste speciali
di giacomo gabriele Morelli
la donna che sussurrava ai cavalli Il cavallo è simbolo di forza, bellezza e nobiltà, e pochi altri animali al mondo reggono il suo confronto in quanto a fascino. Protagonista e testimone dei più grandi eventi storici della civiltà umana, celebrato quindi abbondantemente nella mitologia e nell’arte, in quasi tutto il mondo vive oggi un’esistenza non più legata ad usuranti scopi utilitaristici ma votata ad iniziative ricreative. Lo troviamo protagonista di appassionanti imprese sportive negli ippodromi, o attrazione principe di spettacoli equestri, anche se il suo impiego quasi totale rimane quello tradizionale di cavalcatura in attività da tempo libero. Un uso molto recente del cavallo, basato sia sulla fortissima carica emotiva connessa al rapporto uomo-cavallo che a peculiari aspetti psicomotori connessi all’equitazione, è la cosiddetta ippoterapia, consistente nell’impiego del cavallo come strumento riabilitativo ed educativo. Parlo un po’ di tutto questo con Sarah Conti, una vita fortemente influenzata dal rapporto con i cavalli, sua passione primaria. Nata in una fattoria di campagna del Bresciano, “imprintata” dai nonni sin dai primi anni di vita allo stretto contatto con gli animali, il suo precoce rapporto con la natura le ha permesso di sviluppare una sensibilità che, da “grande”, l’ha progressivamente portata a maturare un approccio col cavallo che si discosta decisamente dall’atteggiamento conformistico e routinario con cui esso viene comunemente trattato. Quali sono state le persone che hanno influenzato la sua crescita in questa passione? Nessuna in particolare. E’ una passiona nata nell’ambiente rurale in cui sono cresciuta, per la quale ero già fortemente predisposta geneticamente, che si è via via consolidata ed arricchita con la mia crescita. Da piccola accompagnavo in campagna mio nonno che aveva una cavallina di nome Irma, in groppa alla quale trascorrevo molto tempo, e lì si è innescato il mio legame col cavallo. Cosa l’ha spinta a rapportarsi coi cavalli in modo diverso da come siamo abituati a vedere? Ai miei inizi, negli anni ’80, i maneggi erano poco numerosi e la mia crescita è avvenuta da autodidatta, anche perché già allora trovavo inadeguata per l’indole del cavallo una vita strettamente scuderizzata non basata sulla sensibilità e sul dialogo che invece questo animale richiede per poter essere instaurato con lui un vero rapporto. Un cavallo tenuto in un maneggio trascorre tutto il suo tempo chiuso in un box, tranne una breve uscita quotidiana, col periodico saltuario utilizzo del proprietario. Fa una vita come quella di un detenuto che esce una volta al giorno dalla cella per l’ora d’aria; che vita è questa? Il cavallo ha bisogno invece di assecondare la sua indole che lo vorrebbe animale da branco in piena libertà, con strette relazioni sociali coi suoi simili. Qui a Roggia Baiona,
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IL CAVALLO HA BISOGNO DI ASSECONDARE LA SUA INDOLE CHE LO VORREBBE ANIMALE DA BRANCO IN PIENA LIBERTÀ CON STRETTE RELAZIONI SOCIALI COI SUOI SIMILI nel centro ippico gestito da zia Ada e zia Monica, i miei cavalli sono totalmente liberi, senza alcuna limitazione, naturalmente disciplinati al corretto convivere con noi. In un maneggio non ti spiegano la biomeccanica e l’etologia del cavallo; per motivi commerciali non hanno il tempo, forse nemmeno le capacità, per istruire preventivamente un allievo sulla sensibilità e sul comportamento dell’animale con cui egli sta per rapportarsi; ti insegnano qualche esercizio fisico di preparazione, poi ti mettono su un cavallo e via. Viene così a mancare la cosa più importante, l’empatia con il cavallo, che viene considerato alla stregua di una moto, di un mezzo meccanico
Sarah e il suo adorato Argo
da prendere in affitto per un’ora e nulla più. La vita di un cavallo in una struttura ippica commerciale non è quindi così serena? Il cavallo è un animale di indole timorosa, che nonostante la sua domesticazione pluri-millenaria nel suo intimo continua a percepire l’uomo come un predatore, e quindi solo un rapporto rassicurante con quest’ultimo gli permette di tranquillizzarsi completamente. Quando un cavallo è sereno e rassicurato nei confronti di chi lo dovrà cavalcare, manterrà questo atteggiamento anche quando la persona l’avrà in sella. Questo risultato in un maneggio a pagamento è utopistico ottenerlo, perché richiede tempo e gradualità. I cavalli da maneggio frequentemente vengono domati in modo invasivo, con imboccature pesanti e forti pressioni psicologiche, appiattiti dal punto di vista reattivo per essere mansueti, e questo porta vari soggetti ad essere sottomessi sinché avvertono il polso forte del domatore, ma a manifestare ribellioni quando vengono montati da timidi cavalieri alle prime armi. Conseguentemente questi soggetti ritenuti inaffidabili vengono scartati e ceduti, passando di mano in mano nel tentativo di un recupero caratterialmente, che avviene, e non sempre, solo in mano ad esperti con percorsi lunghi e difficili. Purtroppo certe “forzature” a cui si sottopongono i cavalli funzionano al momento, ma poi si pagano amaramente più avanti. A suo avviso il dressaggio di cavalli impiegati per numeri circensi o spettacoli equestri è frutto di coercizioni o avviene con metodi ortodossi? Ritengo che generalmente i sistemi per dressare questi soggetti siano dolci e pertinenti con la loro natura. Un cavallo non sereno interiormente non sarebbe in grado di svolgere con costanza e precisione un numero circense, per cui ritengo che in questi casi il dressaggio avvenga con modalità positive. Non mi piace invece la specialità olimpica del “dressage”, in cui il cavallo è costretto a
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Sarah Conti
posture innaturali, per assumere le quali, ammesso che vengano impiegati mezzi legittimi, vi è pur sempre una certa coercizione. Secondo lei cosa pensa un cavallo di noi “umani”? Che siamo dei predatori, antipatici, di cui essere guardinghi, che non permettono loro di svolgere la vita che vorrebbero. Per conquistare la loro fiducia, il loro trasporto emotivo, occorre diventare con l’opportuno dressaggio il loro leader, il loro capobranco, in quel caso si ha il loro rispetto. Un cavallo a pagamento da maneggio farà tutto quello che vorrete perché fortemente sottomesso per questo scopo, ma in cuor suo per lui non siete nessuno, vi tollererà e basta. Come si coniuga la sua passione per la fotografia e per la videoripresa col mondo equestre? Mio padre è fotografo e io stessa sono stata fotografa. La fotografia la considero un’arte e certi momenti con gli animali, non costruiti ma natu-
LA MIA CROCIATA È QUELLA DI FAR CAPIRE AL MONDO CHE PER APPROCCIARSI CON UN ANIMALE OCCORRE, COME PRIMO REQUISITO, IL RISPETTO rali, presentano spesso aspetti poetici ispiratori di scatti artistici. I video invece amo farli per mostrare quei momenti di intima familiarità che si riescono ad ottenere con un corretto rapporto uomo-cavallo. Per esempio Argo che viene in casa delicatamente a prendersi il solito biscottino mentre facciamo insieme colazione.
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Il mantenimento di un cavallo richiede spese elevate? Non direi. Dipende dalla sistemazione che si adotta. Un cavallo tenuto a casa può costare 100 euro al mese di mantenimento, costo che minimo triplica in un maneggio. Si arriva poi a costi elevati nei maneggi più lussuosi con strutture e trattamenti di alto livello. Ma un cavallo può costare di solo mantenimento l’equivalente di un cane di grossa taglia alimentato con prodotti commerciali. Vi sono poi delle spese periodiche per la ferratura. I miei cavalli non sono ferrati e queste spese non le ho. Rimane poi l’incognita di eventuali spese veterinarie, che però se tutto va bene non ci sono. So che ha organizzato giornate a cavallo a tema. Come si è svolta questa esperienza? Anni fa frequentando il maneggio Orsini vedevo le allieve più giovani che spesso erano annoiate, e mi accorgevo che erano incuriosite dagli scatti fotografici che effettuavo al cavallo che impiegavo. Così mi è venuta l’idea di proporre loro delle usci-
te a cavallo “a tema”, idea che riscontrò subito entusiasmo. Così, in varie riprese, ho organizzato escursioni con i costumi più svariati, i temi via via affrontati sono stati intriganti, ad esempio “Angeli e Demoni”, “Alloween”, “Indiani del Far West” e altri ancora. Inutile dire che il lavoro di preparazione era piacevole ma anche molto impegnativo, si pensi solo al reperimento dei costumi, però ripagava gli sforzi. Un gioco nel gioco che le ragazzine trovavano molto coinvolgente, anche per i servizi fotografici che le ritraevano in queste situazioni. E nel contempo si godeva della compagnia dei cavalli. Non è unicamente appassionata di cavalli vero? L’ abbiamo vista all’opera anche con dei rapaci; cosa ci racconta in proposito? Un caro amico di famiglia, Mario Caffi, un noto appassionato inanellatore del Bresciano che opera in contatto con l’Istituto per la Fauna Selvatica mi chiese se volevo assisterlo in alcune delle sue sedute di lavoro: accettai e mi venne rilasciata un’autorizzazione apposita per collaborare con lui nelle sue catture. A volte capitava di inanellare nidiacei e rimanevo colpita da piccoli che presumibilmente non sarebbero sopravvissuti alla vigoria dei fratelli, cosa frequente nei rapaci. Così talvolta mi venivano affidati nidiacei dati per spacciati che riuscivo a svezzare e a crescere fino ad involarsi e ad inserirsi in modo naturale dell’ambiente. Qual è il tuo consiglio per una giovane ragazza che volesse accostarsi al mondo del cavallo? Per rispondere devo tornare ad evidenziare la scuola di pensiero adottato qui a Roggia Baiona, nel centro ippico in cui sono adesso ed in cui ho trovato il mio traguardo. Qui Ada e Monica, con la loro nipote Stella, condividono la mia filosofia che so bene non sia quella praticata dai ragazzi che preferiscono i grandi centri ippici in cui imparano a stare su un cavallo senza però imparare nulla di altro. Ad una/un giovane che volesse avvicinarsi al mondo del cavallo consiglierei di recarsi in un centro in cui sviluppare inizialmente le basilari conoscenze etologiche e comportamentali del cavallo, tutto quel che gli fa bene e quel che gli fa male, prima di iniziare le lezioni in sella. Diversamente ai loro occhi il cavallo rimarrà sempre e solo un mezzo meccanico da guidare, e loro stessi dei “cavallari”, abili solo nella gestione dell’animale ma senza anima. Quindi consiglierei di rivolgersi ad un centro in cui una persona competente e appassionata sappia trasmettere loro preventivamente queste conoscenze, che troveranno appassionanti. La mia crociata è quella di far capire al mondo che per approcciarsi con un animale occorre, come primo requisito, il rispetto,
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protagonisti sul territorio Viva fm SEMPRE IN MOVIMENTO! Brescia, 15 giugno 1998. Sono passati pochi giorni dall’inizio del Mondiale di calcio giocato in Francia, l’estate è alle porte. C’è voglia di mare e di vacanze, voglia di staccare la spina, ma non per tutti. Infatti, proprio il 15 giugno i tre fratelli Maioli unitamente ad altri tre soci, la spina l’hanno appena attaccata. Quale spina? Quella di Vivafm, neonato progetto radiofonico che copre Brescia e provincia, Verona e il mantovano, ma che sin dai primi anni inizierà una forte espansione territoriale arrivando ad oggi, con una programmazione musicale prevalentemente pop e dance, che va a coprire Lombardia, Trentino e parte del Veneto, dell’Emilia e del Piemonte. Ed è proprio con uno dei tre fratelli Maioli, Diego, che oggi parliamo, sì di passato, ma soprattutto di presente e futuro di Vivafm. Perché la radio non è mai stata superata come mezzo di comunicazione? “Perché è personale. La radio ti coccola, ti fa viaggiare in spazi e dimensioni inimmaginabili pur restando sempre nello stesso posto. La voce degli speaker che entra nelle nostre auto o nelle nostre case diventa famigliare, ci si sente vicini ed in confidenza e questo potere non ce l’ha nessun altro mezzo”. Ma i social possono essere un concorrente? “Dipende da che visione si ha. Personalmente credo che i social possano solo che essere d’aiuto ad un mezzo come la radio, creando un ulteriore canale di comunicazione ed interazione con i propri ascoltatori. Infatti, attraverso i nostri profili il pubblico può tenersi aggiornato con le nostre novità e scoprire i tanti lati della famiglia di Vivafm”. Nel percorso di crescita e di affermazione sul territorio da parte di Vivafm sicuramente non era stata contemplata la situazione di emergenza sanitaria vissuta nell’ultimo periodo. Lockdown che non ha fermato la radio, ma sicuramente l’ha cambiata. In che modo?
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“Sin da subito abbiamo messo davanti a tutto la sicurezza delle risorse della radio, prediligendo lo smart working, così ogni speaker ha iniziato ad andare in onda da casa propria. Tutto questo ha permesso una maggiore vicinanza con gli ascoltatori ed è stato bello sentire il loro affetto. Sapendo quanto siamo importanti nella loro quotidianità, non potevamo assolutamente far mancare loro la nostra compagnia in questo periodo”. Come si crea, e soprattutto si fortifica, questo legame tra radio e ascoltatore? “Innanzitutto, bisogna creare un prodotto che abbia un forte appeal, scegliendo in maniera oculata gli artisti, che saranno la voce della radio, dando loro piena fiducia e libertà di scelta nei contenuti, pur non prescindendo dal proprio credo editoriale. Chi sta davanti ad un microfono ha il dovere di informare ma anche di entrare in empatia con i propri ascoltatori; è come un’amicizia o una relazione, ci si conosce giorno per giorno e il rapporto cresce e si modifica con il passare del tempo. A supporto di tutto questo, è necessario portare avanti anche una strategia di marketing fortemente legata alla presenza del brand sul territorio”. Un territorio che non è sempre stato lo stesso, non è vero? “Verissimo. Quando la radio è nata l’area di copertura era molto meno ampia, ma nel corso degli anni è stata sviluppata una strategia di espansione territoriale che oggi ci vede coprire (parzialmente ndr) cinque regioni del Nord Italia.”
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Stefano Sani, Direttore Artistico
Quali sono allora gli strumenti utilizzati? “Ogni marchio necessita della giusta visibilità per esser conosciuto e riconosciuto. E’ dunque prioritario che il brand Vivafm sia veicolato su più mezzi possibili e raggiunga più persone possibili. Tutto questo può avvenire se ci si avvale di partner di primo livello sul territorio. Oltre alla parte di relazioni è fondamentale la presenza attiva, in tutti quegli eventi che ci vedono protagonisti sia nella comunicazione che nello svolgimento artistico ed organizzativo.” Perché sono così importanti? “Perché sono un ulteriore legame con chi ci segue: il nostro pubblico ha così la possibilità non solo di ascoltarci, ma anche di vederci e divertirsi con noi, portandosi a casa il ricordo di una bellissima serata.”
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Tra domande, sorrisi e ricordi siamo arrivati alla domanda che non può mai mancare, soprattutto per una realtà sempre “in movimento” come Vivafm: quali sono i programmi per il prossimo futuro? “Questo periodo ci ha dato la possibilità di riflettere, cambiare, aprire nuove strade ma soprattutto ci ha permesso di programmare. La volontà è quella di essere sempre protagonisti, continuando ad affermare la nostra presenza territoriale, essendo sempre un punto di riferimento per gli ascoltatori perché, come diceva Indro Montanelli, il pubblico è il mio padrone”.
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tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
SERVIZIO ECCELLENTE, POSIZIONE ESCLUSIVA E CUCINA PRELIBATA…
LA CUCINA DA SOLA VALE IL VIAGGIO
Infinite possibilità vi aspettano all’Hotel St. Peter, posizionato nell’altopiano soleggiato delle Alpi, dove lo Chef e il nostro Staff saprà sorprendervi con cortesia e professionalità. Sci di fondo in inverno, escursioni e rilassanti passeggiate in estate, renderanno la vostra permanenza ancora più incantevole. Numerose attività sportive dell’Olympiaregion Seefeld vi aspettano a pochi passi dall’Hotel. Godetevi l’aria fresca delle Alpi, dedicatevi alla cura del corpo e della mente, degustate i nostri piatti tradizionali, in una location esclusiva e panoramica. La tua vacanza comincia adesso!
L’hotel St. Peter vi offre una cucina di alta qualità, caratterizzata da prodotti locali e di prima scelta. La ricca colazione a buffet e le quattro proposte di menù per la cena sapranno senza dubbio deliziarvi.
RELAX GARANTITO
L’area Wellness, compresa di idromassaggio, sauna, bagno turco e cabina a infrarossi, è offerta gratuitamente a tutti i nos ospiti. La Jacuzzi esterna, dispo bili anche in inverno, vi permette ranno di ammirare il meraviglios cielo stellato di Seefeld.
stri onieso
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n. 3 Giugno-Luglio 2020
ri nio
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protagonisti
paolo rossi quanto dura un attimo
E
ra un idolo e fu squalificato. Tornò e diventò il Pablito del Mundial di Spagna ’82. Questa è, in sintesi, la parabola di Paolo Rossi, che dal 1980 al 1982, dalla condanna per il calcio scommesse alla vittoria sulla Germania, visse i due anni più duri ed esaltanti della sua vita. «Ho anche pensato di lasciare l’Italia e smettere di giocare. Mi ha salvato la consapevolezza di essere innocente». La storia di Pablito, 63 anni, è una favola a lieto fine, intrisa di successi eclatanti (ha vinto anche due scudetti e una coppa dei campioni con la Juventus e il Pallone d’Oro nel 1982), alternati a rovinose cadute, di sogni realizzati e ferite profonde, di ambìti riconoscimenti e ingiustizia subita. Questo e molto altro, legato alle immagini immortali della storia del calcio universale, è raccontato nel libro autobiografico, Quanto dura un attimo (Mondadori), scritto a quattro mani con la giornalista e moglie Federica Cappelletti. Il libro parte dal racconto dello straordinario rumore dei tacchetti all’uscita degli spogliatoi del Santiago Bernabeu. È questo il suo attimo più bello? «Sicuramente uno degli attimi più belli. È stata un’impresa straordinaria con tutto il gruppo di Bearzot, sono stato capocannoniere, miglior giocatore, miglior marcatore, e quelle immagini non le cancelli mai, sono scolpite nella mente. Tante altre cose vanno un po’ nella parte del dimenticatoio, ma alcune cose sono bene ferme, fissate. Se riguardo le partite ancora mi emoziono. Ma attimi belli sono pure e soprattutto quelli legati ai miei figli (Alessandro 37 anni, da una precedente relazione; Maria Vittoria 10 e Sofia 8, ndr)». La sua storia può essere d’esempio per tutti? «Credo possa servire per accendere gli entusiasmi
di Isa Grassano
e insegnare ai giovani che da ogni difficoltà si può venire fuori e diventare anche campioni». In questo periodo di quarantena le è mancato il calcio? «Molto e spero si possa tornare a giocare in estate, anche se a porte chiuse. Mancherà l’affetto del
pubblico ma non bisogna correre rischi e tutelare la salute di tutti. E mi mancheranno molto le partite della Nazionale. Faccio l’opinionista per la Rai e sarei stato impegnato per un mese durante gli Europei. Tutto slittato ma dopo sono sicuro che ci sarà ancora più entusiasmo. Da commentatore vedevo il gruppo già pronto e spero che possa essere un segnale anche per l’anno prossimo, con l’obiettivo di vincere. Lo sport è un messaggio sociale, una pausa di svago, divertimento, aggregazione. Per il momento non potrà essere socializzazione, bisognerà giocare nel silenzio, ma ci emozioneremo sempre vedendo la nostra squadra del cuore o gli Azzurri». Con sua moglie, prima dello scoppio della pandemia, ha festeggiato dieci anni di matrimonio, rinnovando le promesse. Come è stato questo secondo sì? «Un momento molto toccante vissuto in un’atmosfera magica, una cerimonia sulla spiaggia di una delle location più belle al mondo, il Baglioni Resort delle Maldive. Tra l’altro è stata una sorpresa. Federica è riuscita a organizzare tutto senza far trasparire nulla e per me è stata davvero una carrambata. Noi ci siamo conosciuti abbastanza tardi, due persone mature che ben sapevano cosa volevano fare e avere e rinsaldare questa unione mi ha reso felice. In più c’erano le nostre bimbe. Quando ci siamo sposati Maria Vittoria aveva solo sei mesi». Federica è sua compagna di vita ma anche nei suoi progetti. Cosa avete in cantiere per i prossimi mesi? «Federica è dinamica, piena di voglia di fare, non si ferma mai, ha sempre progetti da realizzare. Abbiamo terminato un docufilm sulla mia vita, con una casa di produzione FilmIn’Tuscany e adesso andrà sul mercato. Ci abbiamo lavorato da marzo 2018. Riprenderemo, appena sarà possibile, a portare in giro la mostra dal titolo “Pablito Great Italian Emotions”. Ce l’hanno chiesta persino da Dubai. L’obiettivo è far conoscere cosa hanno significato gli anni Ottanta per la nostra Italia, quando tutti, da Nord a Sud, si ritrovarono uniti a festeggiare. Dal primo silenzio stampa nel mondo del calcio, ai miei cimeli, testimonianze, articoli. Abbiamo un’accademy di calcio. Insomma tante cose...». Come trascorre il suo tempo libero? «Cammino tanto. Noi abitiamo in campagna e facciamo lunghe passeggiate a piedi, con degli scenari bellissimi, in collina tra Arezzo e Siena. Ci siamo appropriati della natura, ma abbiamo tutto vicino, non siamo isolati completamente. Io sono cresciuto un po’ in campagna e per me è la situazione ideale».
Paolo e Federica, alle Maldive
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Era un idolo e fu squalificato. Tornò e diventò il Pablito del Mundial di Spagna ’82. Questa è, in sintesi, la parabola di Paolo Rossi, che dal 1980 al 1982, dalla condanna per il calcio scommesse alla vittoria sulla Germania, visse i due anni più duri ed esaltanti della sua vita. «Ho anche pensato di lasciare l’Italia e smettere di giocare. Mi ha salvato la consapevolezza di essere innocente». La storia di Pablito, 63 anni, è una favola a lieto fine, intrisa di successi eclatanti (ha vinto anche due scudetti e una coppa dei campioni con la Juventus e il Pallone d’Oro nel 1982), alternati a rovinose cadute, di sogni realizzati e ferite profonde, di ambìti riconoscimenti e ingiustizia subita. Questo e molto altro, legato alle immagini immortali della storia del calcio universale, è raccontato nel libro autobiografico, Quanto dura un attimo (Mondadori), scritto a quattro mani con la giornalista e moglie Federica Cappelletti. Il libro parte dal racconto dello straordinario rumore dei tacchetti all’uscita degli spogliatoi del Santiago Bernabeu. È questo il suo attimo più bello? «Sicuramente uno degli attimi più belli. È stata un’impresa straordinaria con tutto il gruppo di Bearzot, sono stato capocannoniere, miglior giocatore, miglior marcatore, e quelle immagini non le cancelli mai, sono scolpite nella mente. Tante altre cose vanno un po’ nella parte del dimenticatoio, ma alcune cose sono bene ferme, fissate. Se riguardo le partite ancora mi emoziono. Ma attimi belli sono pure e soprattutto quelli legati ai miei figli (Alessandro 37 anni, da una precedente relazione; Maria Vittoria 10 e Sofia 8, ndr)». La sua storia può essere d’esempio per tutti? «Credo possa servire per accendere gli entusiasmi e insegnare ai giovani che da ogni difficoltà si può venire fuori e diventare anche campioni».
gli Europei. Tutto slittato ma dopo sono sicuro che ci sarà ancora più entusiasmo. Da commentatore vedevo il gruppo già pronto e spero che possa essere un segnale anche per l’anno prossimo, con l’obiettivo di vincere. Lo sport è un messaggio sociale, una pausa di svago, divertimento, aggregazione. Per il momento non potrà essere socializzazione, bisognerà giocare nel silenzio, ma ci emozioneremo sempre vedendo la nostra squadra del cuore o gli Azzurri». Con sua moglie, prima dello scoppio della pandemia, ha festeggiato dieci anni di matrimonio, rinnovando le promesse. Come è stato questo secondo sì? «Un momento molto toccante vissuto in un’atmosfera magica, una cerimonia sulla spiaggia di una delle location più belle al mondo, il Baglioni Resort delle Maldive. Tra l’altro è stata una sorpresa. Federica è riuscita a organizzare tutto senza far trasparire nulla e per me è stata davvero una carrambata. Noi ci siamo conosciuti abbastanza tardi, due persone mature che ben sapevano cosa volevano fare e avere e rinsaldare questa unione mi ha reso felice. In più c’erano le nostre bimbe. Quando ci siamo sposati Maria Vittoria aveva solo sei mesi». Federica è sua compagna di vita ma anche nei suoi progetti. Cosa avete in cantiere per i prossimi mesi? «Federica è dinamica, piena di voglia di fare, non si ferma mai, ha sempre progetti da realizzare. Abbiamo terminato un docufilm sulla mia vita, con una casa di produzione FilmIn’Tuscany e adesso andrà sul mercato. Ci abbiamo lavorato da marzo 2018. Riprenderemo, appena sarà possibile, a
In questo periodo di quarantena le è mancato il calcio? «Molto e spero si possa tornare a giocare in estate, anche se a porte chiuse. Mancherà l’affetto del pubblico ma non bisogna correre rischi e tutelare la salute di tutti. E mi mancheranno molto le partite della Nazionale. Faccio l’opinionista per la Rai e sarei stato impegnato per un mese durante
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PARCO GIARDINO SIGURTÃ
GLI SPECIALI
alla scoperta dEL giardinO più bellO d’Europa
gli speciali di mcg
60 ettari di prati e boschi fanno da cornice a fioriture stagionali e ad angoli testimoni della storia secolare.
PARCO GIARDINO SIGURTÀ 600.000 metri quadrati di verde con fioriture stagionali e angoli storici
a cura di m.t. san juan
I
l Parco Giardino Sigurtà è un’oasi naturalistica che sorge a circa 30 km dalle città di Mantova e Verona e a soli 8 km da Peschiera del Garda: 60 ettari di prati e boschi ospitano favolose fioriture stagionali e angoli testimoni della storia plurisecolare del Giardino. Dal 1978 (anno di apertura al pubblico) milioni di visitatori hanno ammirato i numerosi punti di interesse del Parco che affascinano i fruitori di tutte le età. Da non perdere vi sono: il famoso Viale delle Rose con 30.000 rose antiche rifiorenti da maggio a settembre e che rappresentano l’immagine simbolo del Giardino, il Labirinto, un percorso tra 1500 piante di tasso che formano corridoi verdi su una superficie di 2500 metri quadrati; il Grande Tappeto Erboso, un’immensa distesa che ospita al centro i Laghetti Fioriti; il Castelletto, tempietto in stile neogotico risalente al 1792, la Fattoria Didattica, meta imperdibile per i più piccoli, i 18 specchi d’acqua dimora nel periodo estivo di centinaia di ninfee rustiche e tropicali, le fioriture stagionali come la celebre Tulipanomania che con tulipani, giacinti, muscari e narcisi rappresenta la fioritura più importante di tulipani in Italia e la seconda a livello europeo, le piante annuali, che sbocciano da maggio ad ottobre con 30 varietà di dalie e centinaia di begonie; il fall foliage in autunno con i caldi colori (rosso, arancione, ambra, ocra) negli aceri giapponesi, liquidambar, ginkgo biloba e carpini bianchi e neri, la maestosa Grande Quercia, con oltre 4 secoli d’età.
Fioritura Più Bella d’Italia, indetto dal network www.ilparcopiubello.it · nel 2017 il Giardino riceve la nomina dall’European Award For Ecological Gardening nella categoria “Giardini per i Visitatori”, onorificenza destinata ai soggetti che contribuiscono, con il loro sviluppo, a sensibilizzare l’opinione pubblica sul giardinaggio ecologico · sempre nel 2017 il Parco Sigurtà partecipa al World Tulip Summit, conferenza internazionale tenutasi in Canada, dedicata alla fioritura dei tulipani · nel 2019 la World Tulip Society ha conferito al Parco il premio World Tulip Destination Worth Travelling For, per l’eccellenza nella promozione e nella celebrazione del tulipano, nominando il Parco come destinazione mondiale meritevole di visita per la fioritura dei tulipani. · Da ricordare che questa oasi naturalistica fa parte dal 2007 del network Grandi Giardini Italiani, una rete che racchiude i più bei giardini visitabili d’Italia; mentre a livello europeo aderisce all’European Garden Heritage Network, un’organizzazione no profit fondata nel 2003 nell’ambito del Programma UE INTERREG IIIB NWE per favorire la cooperazione transnazionale nello sviluppo regionale e nel patrimonio culturale.
I PREMI Il Parco Giardino Sigurtà ha ottenuto negli anni diversi riconoscimenti, come: · nel 2013 si è aggiudicato il Premio il Parco Più Bello d’Italia, istituito dal network www.ilparcopiubello.it · nel 2015 viene premiato come Secondo Parco Più bello d’Europa dall’European Garden Award · nel 2016 Tulipanomania vince il premio di
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a valeggio sul mincio, alle porte di Verona , un pluripremiato tesoro green NOVITÀ STAGIONE 2020 Tra le novità della stagione 2020, che ha preso il via domenica 10 maggio, vi sono tanti vantaggi per gli abbonati, ovvero uno speciale souvenir del Parco, 2 ore di noleggio golf-cart, l’accesso esclusivo alle serate Natura e Salute dedicate a yoga e ginnastica dolce (info più precise su http://www.sigurta.it/abbonamenti/vantaggiabbonati). Un pensiero per gli innamorati (che negli anni scorsi hanno saputo apprezzare gli angoli più romantici del Giardino, come la panchina a loro dedicata), invece, è lo speciale biglietto San Valentino che in pochi giorni ha esaurito la disponibilità (100 coupon) e che prevede l’ingresso per due persone e due ore di noleggio golf-cart a metà prezzo per tutti i giorni della stagione 2020 (che terminerà l’ 8 novembre). Infine, per quanto riguarda gli eventi, raddoppia l’appuntamento con il Magico Mondo del Cosplay che si terrà il 5 e 6 settembre 2020. LE FIORITURE ESTIVE Da giugno a settembre, questo tesoro verde affascina i visitatori con una carrellata di tonalità, grazie a 30.000 rose sul celebre Viale delle Rose, le centinaia di ortensie nella Curva delle Ortensie le cui tonalità vanno dal bianco a differenti sfumature di rosso, rosa, malva, azzurro e violetto, le innumerevoli piante annuali come le dalie, fiori originari del Messico e che si mostrano dalle diverse forme e varietà, le zinnie, le begonie, i sunpatiens e gli impatiens che insieme alle nove varietà di canna indica colorano fino
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ad ottobre il Viale delle Aiuole Fiorite. Nei Giardini Acquatici e nei Laghetti Fioriti accanto a papiri e falsi papiri sono le ninfee rustiche e tropicali a regalare note di rosa cipria e rosa più intenso, rosso, bianco, giallo e ciclamino: sembrano quasi dipinti di Claude Monet (1840 – 1926) padre dell’impressionismo, che nella fase finale della carriera cercava di imprimere sulla tela il segreto delle ninfee. I fior di loto, invece, dalle particolari foglie impermeabili dalle capacità autopulenti presentano grandi petali bianchi e rosa. Curiosamente nell’Odissea c’è il canto dei Lotofagi, il popolo che nel racconto di Omero si cibava del fiore di loto, condannandosi all’assenza di memoria; questo fiore, inoltre, è spesso associato alla purezza e costituisce un elemento ricorrente e simbolico di molte culture e religioni orientali. Da non perdere i delicati hemerocallis, simili ai gigli, che curiosamente fioriscono per un solo giorno (dal greco heméra “giorno” e kàllos “bellezza”) e le loro tonalità vanno dal giallo, all’arancione, al rosso. L’hibiscus syriacus (ibisco cinese), invece, è un arbusto a foglie caduche, originario dell’Asia, fiorisce da luglio ad ottobre e si presenta con grandi fiori solitari a forma di campana in varie tonalità che vanno dal rosa al bianco al viola. I SERVIZI DEL PARCO Le modalità di visita Il Parco può essere visitato a piedi, in bicicletta (con la propria senza costi aggiuntivi al biglietto
d’ingresso, in alternativa è possibile noleggiare una bicicletta classica per un costo orario di 4,00€ oppure noleggiare una bicicletta elettrica, firmata Atala, per un costo orario di 6,00€), a bordo del trenino panoramico per un tour completo del Parco, sullo shuttle elettrico (al momento sospeso) accompagnati da una guida, oppure sui comodi golf-cart elettrici dotati di sistema di rilevamento satellitare GPS in quattro lingue. Il servizio ristorazione Mentre per una pausa rigenerante nel verde, all’interno del Parco vi sono sei chioschi bar dove sono serviti bibite fresche, gustosi snack, panini, focacce, pizzette, gelati golosi e ottimi caffè. Nei pressi della Fattoria Didattica si trova una pizzeria al taglio con prodotti gustosissimi e nelle vicinanze dei chioschi sono state allestite delle apposite aree pic-nic per consumare anche pranzi al sacco. Il Parco propone prodotti di prima qualità e si avvale da molti anni della collaborazione di fornitori di grande esperienza, vincitori di premi nazionali. Il Parco ama l’ambiente e per questo motivo i materiali utilizzati per mangiare all’interno dei chioschi del Giardino sono biodegradabili e nel rispetto della natura. A soli 300 metri dal Parco sorge il Ristorante Sigurtà (al momento chiuso) che propone speciali menù a prezzo fisso: l’occasione per assaporare i piatti della tradizione locale, come il tortellino di carne di Valeggio e la torta Sbrisolona.
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speciale turismo estate 2018
gli speciali di mcg
L’amore della famiglia Sigurtà nei confronti del Parco ha permesso di raggiungere risultati importanti
giuseppe inga sigurtà Vi invito a visitare un paradiso terrestre che si è preservato nella storia
L
a World Tulip Society, società a livello mondiale che raduna gli amanti dei tulipani di 20 paesi, ha assegnato a fine 2019 al Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio, nell’angolo estremo occidentale della provincia di Verona, il World Tulip Awards 2019 – per la celebrazione e promozione di questa tipologia floreale -, nominando lo spazio verde scaligero come destinazione mondiale meritevole di visita per la fioritura dei tulipani (World Tulip Destination Worth Travelling For). Il premio nasce con l’intento di mettere in luce le fioriture più interessanti su scala mondiale ed il loro impatto sulla comunità. E’ l’ennesimo tra i premi nazionali e internazionali raccolti che il magnifico Parco puo’ annoverare in tanti anni di attività. Il premio è stato consegnato a Giuseppe Inga Sigurtà (nella foto a dx) che insieme alla sorella Magda continua con dedizione a preservare e a far conoscere questo tesoro verde, proseguendo il lavoro
svolto dagli antenati. Lo abbiamo incontrato al Parco, di nuovo aperto al pubblico dopo il recente lockdown. Quali sono le caratteristiche di questo luogo straordinario? Il Parco giardino Sigurtà è un’oasi naturalistica particolare poiché racchiude le caratteristiche di “parco” ovvero area boschiva con alberi ad alto fusto e “giardino”, ossia un tesoro di piante ornamentali e fioriture. È un parco “dinamico”, che muta spesso le fioriture nel corso delle stagioni e quindi il visitatore può, di volta in volta, ammirare spettacoli floreali sempre nuove ed affascinanti. Si parte con il milione di tulipani in primavera, poi vi sono le 30.000 rose da maggio a settembre, le centinaia di ninfee e fior di loto nel periodo estivo, senza dimenticare le piante annuali come le dalie, per poi concludere in autunno con il fall – foliage degli aceri giapponesi. Come si è intervenuti in questi ultimi decenni sul parco? Abbiamo fatto in modo di migliorare la manutenzio-
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ne cercando di introdurre punti di interesse nuovi come il labirinto: inaugurato nel 2011, è uno dei cinque labirinti più belli al mondo secondo Adrian Fischer, uno dei più noti maze designer; si tratta di un percorso tra 1500 piante di tasso che formano corridoi verdi su una superficie di 2500 metri quadrati, spesso set di videoclip e spot televisivi; anno dopo anno è stata incrementata la fioritura dei tulipani, Tulipanomania, la più importante in Italia, che nel 2019 ha permesso al Parco di ricevere il premio dalla World Tulip Society come World Tulip Destination Worth Travelling For, per l’eccellenza nella promozione e nella celebrazione del tulipano. Novità di tulipanomania 2020 erano le balconate fiorite (che i visitatori hanno potuto comunque ammirare on line tramite i social media del Parco) lungo i muretti che fiancheggiano i Giardini Acquatici e che si trovano sulla Passeggiata Fiorita. Vi erano infatti 32 deliziose cassette di legno che davano l’idea per far immergere il visitatore in una vera e propria stanza fiorita, grazie anche alle aiuole galleggianti e rotanti di narcisi e giacinti collocate all’interno degli specchi d’acqua. Nel corso del tempo è avvenuto anche lo sviluppo delle fioriture annuali, come le dalie, e delle rose che colorano in queste settimane il famoso Viale delle Rose, immagine simbolo del Parco con 30.000 esemplari antichi rifiorenti. Cosa succede dunque quando i cancelli sono chiusi?
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Giuseppe Inga Sigurtà
Per la valorizzazione dei giardini sarebbe utile una promozione a livello nazionale e internazionale del Bel Paese Vengono svolti tutti i lavori di manutenzione, che quando ci sono i visitatori in movimento non si possono compiere, come ad esempio la sistemazione degli alberi, la pulizia delle strade; quest’anno abbiamo realizzato le nuove toilette alla Fattoria Didattica. Quali sono gli eventi che generalmente vengono organizzati al parco e quali ricorda con particolare affetto? Vengono svolti numerosi eventi di diversa tipologia, dagli appuntamenti sportivi, agli eventi dedicati ai più piccoli, dal concerto lirico agli spettacoli con gli artisti di strada. Per ora sono confermati gli appuntamenti di Natura e Salute, con lezioni di yoga e ginnastica dolce nei mesi di giugno e luglio. Personalmente sono legato all’evento il Magico Mondo del Cosplay che ho visto nascere e ormai a settembre sarà la quattordicesima edizione e apprezzo molto l’evento Viaggio nel tempo con balli storici e carrozze d’epoca che può avere un grande sviluppo. La situazione contingente quanto vi ha danneggiato e quali sono i progetti per il presente e per il futuro? È troppo presto per dire se la situazione contingente ci abbia danneggiato, abbiamo aperto il Parco da pochi giorni (lo scorso 10 maggio) ed è difficile trarre conclusioni anche perché ad oggi non avviene lo spostamento tra Regioni; in sintesi è una situazione troppo particolare e in continuo cambiamento. Per il futuro è previsto lo sviluppo dei tulipani e le fasi successive dello sviluppo del labirinto con l’apertura di un tunnel sotterraneo; ci piacerebbe
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organizzare eventi notturni e scenici a Parco chiuso, oppure l’ allestimento di mostre all’aperto di un certo rilievo. Carta, social, eventi. Come vi promuovete in Italia e all’estero? Abbiamo un Ufficio Stampa interno che segue tutti i contatti con giornalisti italiani e stranieri (soprattutto tedeschi e inglesi) organizzando interviste e conferenze stampa, abbiamo anche un Ufficio Marketing e Comunicazione interno che coordina l’aspetto dei social media come la pagina facebook che conta oltre 140.000 fan e Instagram con quasi 50.000 follower. Ovviamente i due uffici collaborano in sinergia, cercando di essere sempre tempestivi nelle risposte dei cronisti e degli utenti. È un lavoro costante che richiede attenzione ma che appassiona molto. È importante l’immagine del Parco e il messaggio che si vuole comunicare. Ricco e variegato è il calendario eventi, e cerchiamo sempre di organizzare appuntamenti per accontentare i gusti delle varie età dei visitatori. Ha l’occasione per mandare da queste pagine un invito ai nostri lettori per visitare il parco in periodo di pandemia…. Stiamo vedendo in questi giorni che tante famiglie e tanti bambini ci stanno scegliendo come luogo grande (60 ettari) e sicuro; non ci sono infatti problemi di assembramento e stiamo adottando tutte le misure di sicurezza previste dalla legge, come la presenza di dispenser con gel sanificanti, la sanificazione dei golf-cart elettrici e delle biciclette (disponibili al noleggio del Parco), ridotto del 50% anche il trasporto delle persone sul trenino pano-
ramico. Per accedere al Parco è obbligatorio indossare la mascherina, lavarsi e disinfettarsi spesso le mani, evitare gli assembramenti, mantenere la distanza di almeno un metro da altre persone; i locali inoltre seguono un ciclo di sanificazione. Quindi vi aspettiamo per trascorrere una giornata di relax in 600.000 metri quadrati di verde e fioriture, in tutta serenità e sicurezza. Cosa si potrebbe fare secondo lei per valorizzare al meglio il patrimonio naturale ed artistico italiano? Ci vorrebbe un coordinamento a livello nazionale da parte del Ministero del Turismo che valorizzi il patrimonio culturale italiano che è inestimabile; inoltre l’indotto che genera l’industria del turismo è molto importante senza contare il pil generato; purtroppo i nostri politici a volte non ne tengono in considerazione e oltre ad un aiuto economico, sicuramente apprezzabile, sarebbe molto utile una promozione a livello nazionale e internazionale del Bel Paese che ha una buona parte dello sviluppo proprio nella valorizzazione dei giardini e del turismo.
Parco Giardino Sigurtà Via Cavour 1 Valeggio sul Mincio (Verona) Italia Tel. + 39 045 6371033 Fax +39 045 6370959 info@sigurta.it - www.sigurta.it
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MANAGERITALIA
ATOMI E BIT IL PODCAST PER ACCELERARE LA TRASFORMAZIONE DIGITALE
E
voluzione delle imprese e delle organizzazioni in nome delle tecnologie abilitanti, nuovi modelli di business, competenze digitali diffuse. In una parola: trasformazione digitale, necessaria più che mai in questa fase di emergenza, a patto che si coniughi con innovazione, sostenibilità e strategie chiare. Manageritalia apre la strada, lanciando “Atomi e Bit” il nuovo podcast free che partirà il 15 maggio, fruibile attraverso Apple Podcast, Google Podcast, Spotify. L’iniziativa, il primo “business podcast italiano”, si avvale della prestigiosa collaborazione di Andrea Latino, Digital Transformation Consultant, fondatore del gruppo VOID e recentissimamente entrato tra i 100 talenti under30 premiati da Forbes Italia. “Secondo una recente indagine di AstraRicerche per Manageritalia e CFMT, effettuata nello scorso mese di aprile su un campione 1.026 manager – spiega Guido Carella, presidente di Manageritalia - il 57% dei manager italiani ritiene che l’emergenza coronavirus abbia messo in evidenza la necessità improrogabile per le aziende di avviare un percorso strutturato di trasformazione digitale. Manageritalia, che da tempo promuove la digitalizzazione presso manager, business community, istituzioni e società, accoglie questa sfida che ruota attorno al principio fondamentale di creare nuovo valore per le imprese”. All’interno di ogni puntata settimanale sarà dedicato spazio ad una rubrica in cui verranno esposte notizie e informazioni di maggiore interesse riguardanti l’ambito della trasformazione digitale. Il “cuore” della trasmissione sarà un’intervista con un top manager italiano. Dal CFO di Nestlé al CTO di Illimity, al CEO di Flixbus al GM di Deliveroo, saranno tanti i leader coinvolti. “A corollario” di questi incontri anche ospiti speciali come Luciano Floridi, filosofo e Professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’Informazione presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford, dove dirige anche il Digital Ethics Lab.
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A CURA DI m.T. sAN jUAN
CHI E’ MANAGERITALIA
Manageritalia lancia la trasmissione radiofonica con racconti, storie e testimonianze della digital transformation e di come questa rivoluzione crei valore alle aziende, durante e dopo l’emergenza Covid Gli ascoltatori potranno, dunque, sentire dalla viva voce dei digital leader le storie più interessanti e innovative della digital transformation, ripercorrere le sfide da loro affrontate e i fattori determinanti per vincerle e avere consigli pratici da applicare nella propria realtà. “Con il lancio di Atomi & Bit si offre per la prima volta in Italia qualcosa di cui si sentiva davvero la mancanza: una trasmissione podcast free, da un manager per i manager, con i manager al centro, capace di raccontare la Trasformazione Digitale, l’innovazione e la sostenibilità in maniera semplice ma senza banalizzare – afferma Andrea Latino. Atomi & Bit rappresenta un appuntamento imperdibile, in un formato audio comodo e duttile, per tutti i manager e quelli che vorranno farsi trovare pronti alle sfide del domani. Sono fiero e onorato della fiducia riposta in me da Manageritalia, che fin dall’inizio si è dimostrata il partner naturale e perfetto per questa iniziativa”. Le puntate settimanali della trasmissione saranno accessibili in ogni momento da qualsiasi device di uso comune come pc, smartphone o tablet. Basterà collegarsi al link https://anchor.fm/atomibit e scegliere la piattaforma di ascolto. “Atomi & Bit è una ulteriore tappa che da continuità all’impegno che da tempo Manageritalia mette nella diffusione della cultura digitale e nella promozione di questa rivoluzione - aggiunge Carella - supportando anche il recente voucher MISE per l’inserimento nelle aziende di Innovation Manager. Senza dimenticare che la Certificazione del Digital Innova-
Manageritalia (Federazione nazionale dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato) rappresenta dal 1945 a livello contrattuale i dirigenti del terziario privato e dal 2003 associa anche quadri e professional. Offre ai manager: rappresentanza istituzionale e contrattuale, valorizzazione e tutela verso la politica, le istituzioni e la società, servizi per la professione e la famiglia, network professionale e culturale. Promuove e valorizza il ruolo e il contributo del management allo sviluppo economico e sociale. Oggi Manageritalia associa oltre 37.000 manager. La Federazione è presente sul territorio nazionale con 13 Associazioni e una dedicata agli Executive Professional che offrono un completo sistema di servizi: formazione, consulenze professionali, sistemi assicurativi e di previdenza integrativa, assistenza sanitaria ai manager e alla famiglia, iniziative per la cultura e il tempo libero.
tion Manager è stata recentemente fortemente voluta, promossa e lanciata per la prima volta in Italia proprio da Manageritalia e affidata ad un ente terzo e leader internazionale della certificazione come CEPAS Bureau Veritas”.
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Località Pilandro, 1 - 25015 Desenzano del Garda (BS) T. 030.9910363 - info@pilandro.com
www.pilandro.com ORARIO DI APERTURA Dal lunedì al sabato 08.30 - 12.30 / 14.00 - 18.00 Domenica 08.30 - 12.30
aziende italiane l’impresa di fare impresa
di Luigi LUCA Borrelli e Eleonora Terenzi
TERENZI SRL - TGROUP
Una realtà aziendale lombarda di meccatronica dal 1967 Terenzi Srl è specializzata nella trasformazione di metalli e materie plastiche da oltre 50 anni. Di fatto è una realtà meccatronica che si occupa dell’integrazione tra meccanica ed elettronica al fine di progettare e sviluppare prodotti e processi a elevato grado di automazione. Plastiche e metalli assumono forme apposite, con lavori su misura per le richieste di clienti multinazionali, in produzioni di serie oppure progetti custom, che prevedono edizioni limitate. Tra le tecniche produttive adottate vi sono la deformazione a freddo dei metalli, lo stampaggio a caldo di materiali plastici e il sovrastampaggio di metallo su plastica e di plastica su plastica. La trasformazione a freddo di qualunque metallo è stata una specializzazione primaria dell’attività, e da ciò è scaturita un’ovvia conoscenza delle caratteristiche chimico-fisiche dei materiali stessi; dallo studio delle proprietà e delle qualità di questi nasce una concretezza che tiene conto della funzionalità come anche dell’estetica. È seguita poi negli anni ’90 la realizzazione del primo stampo per plastica, e dunque ormai da oltre dieci anni sono state incrementate tecnologie alternative alla tranciatura a freddo dei metalli: laser fibra di taglio e marcatura, tecniche a ciclo combinato, modi operandi più idonei per prodotti soggetti a frequenti modifiche o tirature meno elevate, progetti su misura e unici di design.
PLASTICHE E METALLI ASSUMONO FORME APPOSITE, CON LAVORI SU MISURA PER LE RICHIESTE DI CLIENTI MULTINAZIONALI E INTERNAZIONALI Terenzi Srl è inoltre centro di competenze in quanto offre anche servizi integrati. A fianco dell’attività produttiva corrono parallele e complementari le attività di progettazione, assemblaggio, cablaggio, realizzazione di stampi e di attrezzature per la produzione interna. La valutazione attenta di tutti gli aspetti delle commesse, l’aggiornamento costante delle competetenze, il rinnovamento delle tecnologie e la selezione accurata delle materie prime consentono di rendere i processi innovativi, dinamici e ottimizzati, raggiungendo alti standard qualitativi, attenti anche al tema della sostenibilità ambientale e al futuro del pianeta. Terenzi, oltre alle commesse realizzate per il prestigioso parco clienti, impiega le proprie tecnologie anche per i prodotti che riguardano i brand del proprio gruppo, TGroup: Caoscreo e Origami Steel,
Safe Breth mascherina protettiva per l’emergenza COVID-19 di Terenzi Srl, realizzata con un copolimero termoplastico, design di Design Group Italia, Resp. Progetto Sergio Vezzani, Dig. editing Işıl Çağatay.
che modellano il metallo attraverso le tecnologie per ottenere complementi d’arredo - sia per l’interior design che per il garden - e illuminazione. Planium Srl, seconda società del Gruppo, si occupa invece di pavimenti e rivestimenti in metallo esclusivi e sistemi di posa innovativi ed ecosostenibili. GRANDI NEL NOSTRO PICCOLO L’aggiornamento di competenze e tecnologie è pertanto per noi vitale come anche lo sviluppo di un miglioramento continuo relativo ai processi e alla Qualità. Proprio da queste considerazioni nasce quindi nel 2018 l’accordo triennale tra Terenzi Srl, UILM UIL e Assolombarda Confindustria, che regolamenta il nostro Piano di Risultato aziendale. Tra le piccole-medie imprese italiane, la nostra è stata infatti la prima in assoluto a prevedere una Commissione Paritetica che determini l’unione delle parti – Direzione e Dipendenti – nel conseguimento di obiettivi comuni, in un confronto costante per ciò che riguarda la partecipazione organizzativa e operativa. In consultazione e accordo, la Commissione ha elaborato un Piano di Innovazione; tale piano ha previsto una disamina del contesto di partenza, le azioni partecipative e gli schemi organizzativi da attuare con i relativi indicatori di verifica, i risultati attesi in termini di miglioramento e innovazione e il ruolo delle rappresentanze dei lavoratori a livello aziendale. Ricordiamoci che il 90% delle imprese italiane, forza trainante della nostra economia, ha meno di 50 dipendenti ciascuna. Ne deriva che si debbano necessariamente strutturare opportunità per questa misura, non solo per la minoranza delle Grandi imprese. Creare ricchezza nelle aziende tramite azioni di miglioramento condiviso da proprietà e lavoratori, distribuirla con logica e meritocrazia, ottenere benefici defiscalizzati attraverso welfare… sono queste secondo noi alcune tra le nuove direzioni che si dovrebbero attuare per un migliore futuro del lavoro.
Area di ingresso agli stabilimenti produttivi Terenzi Srl, Planium Srl – TGroup.
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Fiori luminosi in metacrilato verniciato realizzati da Terenzi Srl per il Padiglione dell’Azerbaijan, Expo Milano 2015 Design di Studio Voltaire, contractor Simmetrico, tecnologie di Digital Habits, foto di Eleonora Terenzi.
L’ESPERIENZA DRAMMATICA DI QUESTO PERIODO CI HA FATTO CAPIRE QUANTO SIA IMPORTANTE POTER AVERE LA NECESSITÀ DI REPERIRE LE MASCHERINE.
Pavimenti, rivestimenti e soffitto in acciaio realizzati da Terenzi Srl e Planium Srl per il Museo Giacomo Agostini, Bergamo. Progetto dello Studio Giavarini, foto di Giacomo Albo.
SAFE BREATH DI TGROUP. L’IMPORTANZA DI RICONVERTIRE PARTE DELLA PRODUZIONE IN TEMPO DI COVID-19 Così come sono stati definiti i caratteri salienti di Terenzi Srl e nello specifico ciò di cui tratta, le sue materie cardine, altrettanto bisogna considerare la questione della contingenza nazionale, europea e mondiale. L’esperienza drammatica di questo periodo ci ha fatto capire quanto sia importante poter avere la necessità di reperire le mascherine. Queste sono inoltre rientrate nei protocolli di sicurezza aziendale come dispositivi di protezione obbligatoria per assicurare ai dipendenti e ai professionisti dall’epoca della riapertura delle attività un rientro sicuro. Oggi quindi è già il momento di pensare a domani. In questo contesto la flessibilità è fondamentale. Se è vero che attualmente è necessaria nel mercato del lavoro una forte specializzazione set-
Soffitto in onde di alluminio anodizzato realizzato da Terenzi Srl e Planium Srl per Ducasse sur Seine – Ristorante sulla Senna, Parigi. Progetto di Maurizio Galante e Tal Lancman. Foto di Pierre Monetta.
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toriale, è altrettanto vero che ai singoli, come ai gruppi, si richiede rapidità, perspicacia, capacità di comprendere il veloce mutare delle situazioni: in questo caso l’emergenza l’ha mostrato con chiarezza, ma sarà un’esperienza di cui far tesoro ancora di più nel futuro imminente, anche una volta che il pericolo verrà superato con lo sforzo di tutto il Paese. Le competenze sviluppate da Terenzi Srl nello stampaggio termoplastico si sono dimostrate vitali: hanno portato ad una rapida ed efficiente riconversione aziendale per la produzione di mascherine DM in fase di certificazione CE, efficaci, lavabili, con filtro sostituibile. Safe Breath è il prodotto TGroup realizzato da Terenzi Srl, disegnato da Design Group Italia nato per garantire pertanto sicurezza; nel suo nucleo porta Tecnologia e Design, unite in un connubio perfetto.
La mascherina non contiene fibre di vetro, né ftalati, è ipoallergenica, ha minima resistenza al flusso respiratorio, elevata capacità di filtrazione, è adattabile al volto, traspirante e protettiva in quanto ha un filtro monouso sostituibile indicato per limitare la diffusione di agenti infettivi. Il fatto che la maschera anti-Covid1-9 sia stata progettata facendo uso di un elastomero termoplastico rende questo prodotto in realtà in perfetta continuità con lo studio e il trattamento delle plastiche che viene fatto in Terenzi Srl, continuamente in fase di aggiornamento per quanto riguarda l’avanguardia tecnologica. È un contributo tecnico che l’azienda fornisce al Paese e si inserisce in un insieme più vasto, ma certo non infinito, di realtà aziendali che in Italia si sono prodigate per questa emergenza, ognuna con il proprio bagaglio di idee e di esperienza ma anche di competenza: chi partendo come Terenzi dallo stampaggio della plastica, chi dal tessile, chi dall’automotive, chi addirittura dalla moda. L’acquisto di Safe Breath è stato pensato in modo altrettanto pratico e funzionale: comodamente da casa tramite l’e-commerce Terenzi.
TERENZI Srl Via L. Tolstoj 27/A, San Giuliano Milanese (MI) Tel. +39 02.9840.880 +39 02.9824.1130 info@terenzisrl.it www.terenzisrl.it info@safebreath.it www.safebreath.it www.terenzisrl.it/IT/shop/shop
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aziende italiane l’impresa di fare impresa
a cura di MARCO MORELLI
GRUPPO GRENDI
Innovazione e sostenibilità nella logistica “Imprenditori di famiglia” tra pensiero visionario e unità di squadra. La famiglia Musso, alla guida del Gruppo Grendi che da quasi due secoli si occupa di trasporti merce e logistica, racconta di professionisti a tutti i livelli che hanno creduto fermamente in un progetto non solo di business, ma di vita. Una realtà che crede nel valore dell’unione come leva principale per raggiungere gli obiettivi, superare le difficoltà e costruire il futuro. Furono 100 cappelli, un brigantino, sulla via verso Boston nel Massachusetts, a dare origine a questo gruppo quando lo spedizioniere genovese Marco Antonio Grendi e figlio nel 1828 segnarono la prima importante consegna. La più antica casa di spedizioni italiana ha percorso molta strada e attraversato mari dimostrando grande capacità di interpretare la contemporaneità e prevedere le tendenze economiche del settore: così nel tempo Grendi è diventata anche trasportatore, armatore e terminalista. Fa parte di UICI, l’Unione delle Imprese Centenarie Italiane e di AIdaf, Associazione delle Aziende di famiglia. Oggi, infatti, l’impresa offre tre servizi: 1. Trasporti completi per la Sardegna soprattutto con container; 2. Logistica in tutto Sud Italia con più filiali proprie e inserimento in importanti network di distribuzione;
Una nave del Gruppo
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LINEE MARITTIME PER IL TRASPORTO MERCI DA MARINA DI CARRARA ALLA SARDEGNA E UN NETWORK IN TUTTA L’ITALIA PER IL COLLETTAME CON AUTOTRASPORTO La famiglia Musso
3. Linee marittime Sardegna: da Marina di Carrara (MS) a Cagliari con navi solo merci con terminal portuali, di 50mila mq ciascuno, privati e custoditi sia a Marina di Carrara che a Cagliari. Da Marina Di Carrara oltre al porto del sud della Sardegna si è affiancato nel 2020 anche il collegamento con il nord dell’isola, a Porto Torres. La Sardegna è uno dei mercati centrali per le ultime generazioni del Gruppo che fin dal 1967 ha aperto la prima linea. Da anni Grendi garantisce servizi di collegamento per ogni genere di merce e di mezzo di trasporto da e per l’isola, fornendo a tutti gli operatori sulla Sardegna un servizio marittimo organizzato sulla base delle esigenze dei trasportatori e della merce, sia in termini di orari che di flessibilità operativa. La società è vicina al territorio in cui opera e in particolare all’isola che, tra diretto e indotto, occupa circa 250 persone riferite al Gruppo Grendi. OGGI, UNA NUOVA SFIDA Ma è proprio quest’anno che il Gruppo Grendi lancia importanti novità tra cui una seconda nave e un nuovo porto. “Nel 2019 abbiamo registrato il tutto esaurito sulla rotta Marina di Carrara-Cagliari. E’ una vera e propria autostrada del mare su cui trasportiamo sia rotabili che container, grazie alla quale molti camion evitano di attraversare la Sardegna da Nord a Sud, con benefici in termini ambientali ed economici. I maggiori volumi sulla nostra linea sono derivati dall’affidabilità del servizio e dall’incremento del traffico container internazionale originato o diretto verso la Sardegna, che, a seguito della chiusura del terminal container di Cagliari, ha trovato sbocco sulla nostra tratta.” afferma Antonio Musso, amministratore delegato di Grendi Trasporti Marittimi. “Per consolidare questa crescita che ha visto nel 2019 un incremento del fatturato del 20% sui 45 milioni del 2018 - volumi 2019: 69.848 TEU (+ 23,5%), 20.285 rotabili (+33,4%) - abbiamo deciso di investire su una seconda nave e una nuova rotta. Da Marina di Carrara con la nuova linea su Porto Torres, che si aggiunge a quella su Cagliari, le partenze settimanali diventano sei (4 su Cagliari e 2 su Porto Torres) e rispondono alle esigenze di maggiore mobilità delle merci da e per la Sardegna. La nostra compagnia, che ha un ruolo rilevante anche nella logistica dell’isola e che dallo scorso anno è l’hub sardo, a Cagliari, per lo stoccaggio e la distribuzione di tutti i prodot-
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UNA STORIA ITALIANA DI GRANDE ATTUALITA’ NEI TRASPORTI, SOPRATTUTTO CONTAINER, NATA NEL 1828 E CON UNA COSTANTE PROPENSIONE DINAMICA PER IL FUTURO
luppo delle linee marittime, vedono a terra l’ampliamento del magazzino nel porto di Marina di Carrara e l’obiettivo di ampliamento anche di un nuovo magazzino a Cagliari di 10.000 mq di fianco all’impianto già esistente.
Cagliari, sede Gruppo Grendi A sinistra la prima polizza del 1828
ti della Barilla, continua a puntare sullo sviluppo dell’economia dell’isola in maniera sostenibile”, commenta Costanza Musso, amministratore delegato M.A. Grendi dal 1828, insignita della nomina di Cavaliere di Lavoro nel 2019. Un riconoscimento che premia l’impegno di questo gruppo, ad incominciare dal padre Bruno Musso e delle sue meritevoli intuizioni, Presidente del Gruppo, con un ruolo attivo nella riforma portuale del 1994 e impegnato in varie iniziative tra cui il progetto “Bruco”, un sistema di infrastrutture per collegare in maniera sostenibile ed innovativa il porto di Genova Prà con la pianura padana e dall’impegno del fratello Antonio Musso. A rafforzare la consapevolezza che anche nelle difficoltà l’imprenditore deve puntare sul suo team
A bordo con Translifter
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Gruppo Grendi
con fiducia in prospettiva di sostegno e di crescita, nel corso del mese di maggio 2020 il Gruppo Grendi ha proceduto ad aumentare il Capitale Sociale di Grendi Trasporti Marittimi SPA da euro 1.500.000,00 a 2.000.000,00 euro e ha ottenuto la certificazione volontaria di bilancio per l’esercizio 2019 da primaria società di Revisione Mazars Italia SpA. In un momento di grande incertezza sul futuro, la certificazione di bilancio e l’aumento di capitale confermano l’esistenza di un progetto riconosciuto e di solide basi di continuità aziendale. I progetti di sviluppo del 2020, a fianco allo svi-
CON GRENDI LA SOSTENIBILITÀ È GIÀ DI CASA I tempi moderni dimostrano che la sostenibilità è un prerequisito da rispettare, sia dentro che fuori dal lavoro, per vivere meglio. Il Gruppo Grendi da sempre è impegnato in questa direzione sviluppando un sistema di gestione delle merci innovativo e che oggi lo differenzia sul mercato. Infatti la compagnia dispone di un moderno e veloce sistema di movimentazione delle merci con cassette (translifter system) che ottimizza lo spazio sulle navi e riduce i tempi di scarico e scarico anche per merce pesante non in containers (marmo, legname…). Il sistema di logistica sostenibile di Grendi punta sulle unità di carico, il percorso intermodale su gomma e via mare e sulle modalità di carico della nave. In particolare il Gruppo Grendi può vantare il 47% in meno di emissioni di CO2 sui trasporti dal Nord Italia alla Sardegna grazie al combinato disposto di tre fattori: 1.L’utilizzo di unità di carico più grandi della concorrenza, le casse da 24’ da 18 o 36 bancali 2.La tecnologia Translifter/Cassets che consente di caricare e scaricare una nave in sole 3 ore(+ 125%) in modo da poter effettuare la traversata via mare più lentamente con conseguente riduzione dei consumi e delle relative emissioni. 3.Il percorso intermodale con linea marittima più lunga e parte stradale più breve. Per informazioni: Gruppo Grendi SEDE COMMERCIALE - MILANO Via Lambro, 44 - 20090 Opera - Milano Telefono: 02/5768.051 Fax: 02/5760.5702 Mail: commerciale@grendi.it www.grendi.it
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a cura di Marco morelli
Cannon Bono Energia
Dal 1958, energia termica per il processo produttivo Cannon Bono Energia è dedicata alla progettazione, fabbricazione, installazione, assistenza e manutenzione di caldaie industriali per applicazioni standard e speciali. Fin dalla fondazione l’azienda ha fatto del “su misura” la propria carta vincente, accompagnando il cliente a partire dalla definizione dei requisiti tecnici legati al suo processo produttivo. Le oltre 10.000 macchine installate nei diversi settori, dal chimico al farmaceutico, dall’oil&gas al food&beverage, dalla carta al tessile hanno permesso all’azienda di acquisire un know how importante e di creare un team di specialisti dei processi produttivi, qualificandola come partner tecnologico. La caldaia è sostenibile Cannon Bono Energia è da sempre concentrata nella ricerca e sviluppo di sistemi di combustione innovativi a basso impatto ambientale, appositamente disegnati e realizzati per ridurre la presenza di agenti inquinanti nei fumi rilasciati in atmosfera. La fornitura di impianti in tutto il mondo ha permesso all’azienda di conoscere a fondo e rispettare le normative vigenti in tema di sostenibilità ambientale nei diversi Paesi; normative che sono spesso più restrittive rispetto a quelle europee: in Cina, ad esempio, nelle aree di particolare concentrazione abitativa il limite per le emissioni di NOx, ossidi di azoto, fissato dalle normative emesse dal Governo, è pari a 30mg/m3.
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L’AZIENDA INTRODUCE L’AUTOMAZIONE INNOVATIVA NELLA GENERAZIONE DI ENERGIA EFFICIENTE E SOSTENIBILE: CALDAIE INTERCONNESSE CON LA FABBRICA RIDUCONO I COSTI DI GESTIONE La tecnologia dei bruciatori “Low NOx” sviluppata da Cannon Bono Energia, oltre a ridurre le emissioni, assicura un’elevata stabilità di fiamma, ampi campi di regolazione e la possibilità di accettare alte percentuali di ricircolo dei fumi al bruciatore. Massimizzare il rendimento, a parità di potenza erogata, porta a bruciare meno combustibile quindi a ridurre in termini assoluti le emissioni; questo viene realizzato attraverso il recupero di calore. Cannon Bono Energia, a esclusivo vantaggio dei suoi clienti, ha sviluppato e brevettato un sistema di recupero calore (HE Smart) basato sull’integrazione dello schema termodinamico con il sistema di controllo che permette in ogni istante, in condizioni di massima sicurezza, di recuperare tutto il calore possibile senza incorrere in fenomeni di condensazione, difficili da gestire in ambito industriale. Sul mercato la più vasta gamma di soluzioni Il portfolio prodotti spazia dai piccoli generatori di vapore a tubi da fumo da 1 MW (vapore
saturo o surriscaldato) alle imponenti caldaie a tubi d’acqua per utilizzi industriali, passando per le caldaie a recupero da turbogas, da motore diesel o residui gassosi di processo, alle caldaie ausiliarie in impianti per la produzione di energia elettrica e alle caldaie a biomassa. Per particolari applicazioni, come il teleriscaldamento di grandi agglomerati urbani o i processi industriali che richiedono alte temperature dell’acqua, Cannon Bono Energia propone un design brevettato, apprezzato in Italia e all’estero, in grado di garantire altissime prestazioni. Per quei processi, ad esempio in ambito alimentare, chimico, petrolchimico e nella lavorazione del legno, che richiedono temperature ancora più alte e un elevato grado di stabilità termica, la soluzione è la caldaia a olio diatermico, che Cannon Bono Energia progetta e produce da oltre sessant’anni. Le caldaie a serpentino e quelle multi-tubolari sono in grado di raggiungere i 420°C con fluidi evaporanti, garantendo l’accurato controllo della temperatura. Oltre alla caldaia, “cuore” dell’impianto, l’azienda è in grado di fornire centrali termiche chiavi in mano complete di tutti gli accessori necessari a garantire che il sistema lavori al massimo dell’efficienza, oggi driver fonda-
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modello di controllo predittivo in grado di migliorare le performance di efficienza e la dinamica di esercizio della caldaia, integrando le previsioni di carico e la pratica della “data collection”, attraverso logiche di controllo complesse. Ciò si traduce in un incremento di efficienza e stabilità della generazione di calore per la quale Cannon Bono Energia continua a investire e sviluppare soluzioni innovative dedicate a tutti i processi produttivi. mentale nella progettazione delle caldaie. Automazione innovativa L’intelligenza artificiale applicata in ambito industriale porta molti vantaggi in termini di ottimizzazione “real time” dei parametri di funzionamento. Anche nella centrale termica, elemento essenziale che fornisce il calore che alimenta le produzioni manifatturiere e l’industria di processo, è oggi possibile segui-
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re un approccio MPC (model predictive control) attuando azioni preventive in risposta a cambiamenti futuri dell’intero sistema. Quali sono i vantaggi? Massima affidabilità, stabilità dell’efficienza energetica anche in condizioni estremamente variabili, riduzione costi operativi e di manutenzione. Tutta la gamma dei prodotti Cannon Bono Energia può essere accessoriata da sistemi avanzati di controllo e gestione come Optispark, il sistema proprietario, sviluppato internamente, integrato alla caldaia. Optispark può essere installato su diverse piattaforme hardware e permette, attraverso dei sensori posizionati sulla macchina, di controllare al meglio l’esercizio e la gestione del generatore di calore. Attraverso semplici dispositivi di connessione opzionali, è possibile attivare alcuni servizi innovativi tra cui il sistema di manutenzione predittiva che riduce al minimo i fermi macchina incrementando l’affidabilità e la disponibilità dell’impianto. Il reparto R&D di Cannon Bono Energia è costantemente impegnato nello studio e nella realizzazione di soluzioni che hanno come obiettivo l’ottimizzazione delle funzioni di costo legate alla gestione dell’esercizio della caldaia in accordo al concetto stesso di Smart Factory. Oggi è già realtà l’integrazione in campo di un
L’appartenenza al Gruppo Cannon Cannon Bono Energia nel 1988 è entrata a far parte del Gruppo Cannon con cui condivide lo spirito innovativo e internazionale. La ramificata rete commerciale e di assistenza tecnica del Gruppo garantisce a tutti i clienti una efficace assistenza da parte di personale locale operante nelle filiali estere in Europa, Russia, Medio Oriente, India, Cina, Asia Pacifica, Africa e America . Progettazione e fabbricazione delle caldaie di Cannon Bono Energia sono sempre realizzate in Italia, negli stabilimenti produttivi di Peschiera Borromeo (Milano) e di Netro (Biella) per un totale di 31.000 metri quadrati di superficie coperta. Il Gruppo Cannon, di proprietà italiana privata, è specializzato nello sviluppo e fornitura di tecnologie industriali: impianti per il processo di materiali plastici (poliuretani, altri polimeri reattivi, compositi e termoformati), soluzioni per la produzione di energia termica, impianti di trattamento delle acque industriali, sistemi di controllo e automazione industriale, pressofusione di alluminio. CANNON BONO ENERGIA Via Resistenza,12 Peschiera Borromeo (MI) Tel. +390255302848 www.cannonbonoenergia.com
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L’INCONTRO
maurizio sala DALLA DISRUPTION ALLA “DISRACTION”
L
a disruption è arrivata all’improvviso, da una direzione che nessuno si aspettava e con una modalità di cui tutti avremmo fatto volentieri a meno. Ma è successo”: così Maurizio Sala, esperto di Digital brand strategy e User Experience Design, descrive la situazione attuale a Genio & Impresa (www.genioeimpresa.it), il magazine di Assolombarda. Uno scenario che, a suo parere, porterà a un importante cambio di paradigma, una “disrAction”, che renderà il digitale ancor più necessario. Uno dei primi grandi mutamenti all’orizzonte, avvisa, è l’addio alla touch tecnology per i device a uso pubblico in favore della tecnologia vocale. Più in generale, il digitale si rivelerà vitale per tutti i settori, ma Maurizio Sala mette in guardia sul fatto che c’è un punto sul quale è impossibile prescindere: “Mai dimenticare che un investimento tecnologico include sempre un conseguente investimento formativo per preparare le persone al suo utilizzo ottimale”. Fra i campi interessati da questa trasformazione epocale c’è, secondo l’esperto di digital, quello del lavoro nel quale ricoprirà sempre più rilevanza lo smart working, ma in una chiave diversa rispetto a quella vista finora: “Ci sono esperimenti in fase molto avanzata per sistemi abilitanti cloud meeting in virtual 3D room, dove i partecipanti da remoto sono rappresentati da avatar in grado di muoversi e comunicare fra loro, connessi in real time con il proprio originale fisico”. Cosa succederà invece nel mondo dell’industria?
a cura di v. Corini
Sala spiega come strumenti quali intelligenza artificiale, avatar e blockchain rivoluzioneranno per sempre il mondo nel quale viviamo
Maurizio Sala
“Chiusure e regolamenti diversi da Paese a Paese hanno generato una nuova realtà con la quale la supply chain deve e dovrà misurarsi. Le soluzioni arrivano dall’IOT (Internet of things) attraverso l’impiego di sensori di ogni genere integrati con piattaforme di smart tracing”. Non solo, l’IOT può rivelarsi fondamen-
tale anche per la manutenzione degli impianti produttivi: “Grazie all’integrazione di sistemi di AR/VR (augmented reality e virtual reality) è possibile, ad esempio, “trasferire” un macchinario remoto o una sua parte dall’altro capo del mondo, eseguire controlli o progettarne modifiche impiegando un visore di realtà virtuale e una riproduzione in 3D della macchina stessa. Sensori connessi al macchinario reale sono poi in grado di trasmettere al modello digitale dati e informazioni aggiornate sul suo funzionamento. L’operatività in loco può invece essere risolta con l’impiego di un visore olografico che consente al tecnico manutentore di lavorare direttamente sull’apparato con “al suo fianco” un collega che l’assiste ma che si trova fisicamente altrove”. Anche il fashion, un settore duramente colpito dalla pandemia, dovrà inevitabilmente affidarsi alla tecnologia: capi progettati e presentati in 3D, sfilate online, virtual fitting room con digital human (avatar fotorealistici della persona) e prototipazione in 3D degli abiti diverranno la normalità secondo Sala. Per Pubblica Amministrazione e sanità, invece, l’ideale è, per Sala, la blockchain: “La sua natura di piattaforma decentrata e sostanzialmente inviolabile può supportare con efficacia il lavoro e la circolazione di documenti sensibili e garantire sicurezza e privacy al cittadino. In tema di assistenza sanitaria la tecnologia è ideale per circolazione safe di dati medici sensibili e cartelle cliniche, per la gestione delle prestazioni e l’erogazione rapida dei rimborsi”. Infine, lo sguardo dell’esperto si volge verso la cultura: “Sensori di prossimità e videocamere intelligenti combinati con algoritmi di AI e machine learning sono la maniera più efficiente per regolamentare a scopo sanitario gli afflussi di traffico nei locali espositivi”. .
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The Wine Islands Nella terra di Sirmione sorgono tre isole in cui tradizione e qualità sono le parole chiave per la produzione di vini di pregio, da oltre 50 anni. Venite a conoscere Cantina Sgreva dove tutto ciò che nasce è buono.
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dossier RWANDA
RIPARTIREMO ANCORA UNA VOLTA DALL’EDUCAZIONE Foto di Federica Bottoli www.federicabottoli.it
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dossier rwanda
TUTELIAMO I PIU’ PICCOLI PER FAR CRESCERE UNA COMUNITA’ E’ il febbraio 2020 e atterriamo all’aeroporto di Kigali dopo un lungo viaggio che continuerà per un’altra ora a bordo di una jeep fino al villaggio di Rilima. Ormai questa strada ci è familiare, è dal 2013 che tutti gli anni veniamo qui ad incontrare questa comunità che ormai ci accoglie come amici di una vita. Non sappiamo che di qui a poco scoppierà l’epidemia peggiore dei tempi moderni e che dovremo chiuderci in casa, noi e loro, e fermare le nostre attività. In questi giorni la comunità è in fermento, ci aspettavano con ansia per inaugurare il Centro per l’Infanzia. Dove fino a un anno fa c’era un campo incolto oggi ci sono delle costruzioni a semicerchio, le porte e le finestre sono fresche di vernice rossa, i bagni in muratura puliti e i portici brulicanti di mamme e bambini. Certo, abbiamo seguito i lavori dall’Italia, ricevuto fotografie, fatto interminabili telefonate con il nostro referente locale Desiré, ma vedere con i nostri occhi questa trasformazione è qualcosa che ci emoziona profondamente. Gli sguardi dei bambini fieri nelle loro belle divise, i sorrisi riconoscenti delle mamme ci dicono che cosa significa per loro quel posto. In Rwanda non esiste la scuola dell’infanzia e i bambini fino ai 6 anni non hanno nessun luogo di cura. Le madri si arrangiano come possono, ma se lavorano fuori casa possono scegliere solo di lasciare i piccoli soli o di rinunciare al lavoro. L’idea del Centro per l’Infanzia non l’abbiamo avuta noi, esisteva già in altre parti del paese e le donne di Rilima insieme ai nostri referenti locali ce ne hanno parlato ormai un anno e mezzo fa. Attività di allevamento, cooperative agricole, corsi per produrre manufatti locali, sostegno sanitario, accesso all’acqua…alle donne di Rilima avevamo offerto tutto questo, ma mancava ancora un tassello essenziale: un aiuto nella cura dei più piccoli. Oggi nel Centro per l’Infanzia ci sono un centinaio di bambini provenienti dalle famiglie più povere o da nuclei monogenitoriali, accolti ogni mattina da 3 educatrici specializzate che li coinvolgono in attività per lo sviluppo le loro facoltà intellettive e psico-sociali. All’ora di pranzo dalla cucina arriva cibo abbondante preparato dalla cuoca insieme ad
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alcune mamme. Sì perché le donne non si limitano a portare qui i piccoli, ma ricevono anche formazione per imparare a cucinare e tenere un orto domestico per poter fornire ai figli pasti adeguati anche a casa. Secondo un rapporto dell’Unicef infatti, il 50% dei bambini sotto i 5 anni in Rwanda è cronicamente malnutrito, soprattutto nelle zone rurali, con un rischio importante in termini di sviluppo fisico e intellettivo. Prevenire la malnutrizione è il primo modo per educare, l’abbiamo capito anche attraverso lo School Feeding Programme che garantisce un pasto caldo a 150 bambini e ragazzi delle scuole di Rilima che rischiavano di lasciare gli studi per il solo fatto di non avere i soldi per pagare la mensa. In quella giornata di febbraio, circondati dai balli e dai colori della gente di qui, non potevamo immaginare che tutto questo si sarebbe fermato di lì a poco, che avremmo dovuto chiudere quel cancello del Centro appena
inaugurato. Il 15 marzo, una settimana dopo rispetto all’Italia, il Governo del Rwanda ha infatti imposto il lockdown per contenere l’epidemia di Covid-19 e sospeso tutte le attività economiche e educative. Sempre in contatto con il nostro referente locale Desiré abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando abbiamo saputo che Rilima era stata risparmiata a causa del suo isolamento, ma subito dopo abbiamo realizzato quanto le conseguenze economiche potevano essere tragiche su coloro che vivevano già al confine della soglia di povertà. Ci siamo attivati per non lasciarli soli e garantire una distribuzione di viveri di prima necessità e prodotti per l’igiene a 200 famiglie, ma soprattutto per non fermare la lotta alla malnutrizione. Grazie ai nostri referenti locali e a un gruppo di volontari, i bambini del Centro per l’Infanzia e altri 300 con sintomi di malnutrizione hanno così ricevuto scorte di porridge, uova e latte. Quel cancello del Centro per l’Infanzia, anche ora che scriviamo, deve purtroppo rimanere chiuso, ma ci sono segnali incoraggianti per poter riaprire a settembre e ancora una volta ci faremo condurre dalla tenacia di questa comunità per ripartire dall’essenziale: l’educazione dei più piccoli e dalle loro madri, vero motore di crescita e sviluppo.
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tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
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LA CUCINA DA SOLA VALE IL VIAGGIO
Infinite possibilità vi aspettano all’Hotel St. Peter, posizionato nell’altopiano soleggiato delle Alpi, dove lo Chef e il nostro Staff saprà sorprendervi con cortesia e professionalità. Sci di fondo in inverno, escursioni e rilassanti passeggiate in estate, renderanno la vostra permanenza ancora più incantevole. Numerose attività sportive dell’Olympiaregion Seefeld vi aspettano a pochi passi dall’Hotel. Godetevi l’aria fresca delle Alpi, dedicatevi alla cura del corpo e della mente, degustate i nostri piatti tradizionali, in una location esclusiva e panoramica. La tua vacanza comincia adesso!
L’hotel St. Peter vi offre una cucina di alta qualità, caratterizzata da prodotti locali e di prima scelta. La ricca colazione a buffet e le quattro proposte di menù per la cena sapranno senza dubbio deliziarvi.
RELAX GARANTITO
L’area Wellness, compresa di idromassaggio, sauna, bagno turco e cabina a infrarossi, è offerta gratuitamente a tutti i nos ospiti. La Jacuzzi esterna, dispo bili anche in inverno, vi permette ranno di ammirare il meraviglios cielo stellato di Seefeld.
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speciale turismo estate 2018
tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
SERVIZIO ECCELLENTE, POSIZIONE ESCLUSIVA E CUCINA PRELIBATA…
LA CUCINA DA SOLA VALE IL VIAGGIO
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speciale turismo estate 2018
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tutti gli Eventi dell’ESTATE 2019 NELL’Olympiaregion Seefeld
dossier rwanda
UN PAESE DOVE LE DONNE DIVENTANO PROTAGONISTE Il Rwanda rappresenta un unicum tra i paesi africani e di gran parte del mondo quanto a partecipazione femminile nella vita della società. Basti pensare che più del 60% dei deputati eletti in parlamento e la metà dei giudici della Corte Suprema sono donne. L’emancipazione femminile ha radici nel terribile genocidio del 1994, quando circa 1 milione di persone furono massacrate a causa del conflitto interetnico tra Hutu e Tutsi. Le vittime furono per la maggior parte uomini e le donne si trovarono presto a rappresentare il 70% della popolazione e a dover ricostruire il paese dal punto di vista economico, sociale e istituzionale. Anche ora che il Rwanda si sta lasciando alle spalle la pesantissima eredità del genocidio, le donne sono fortunatamente ancora protagoniste della vita sociale a partire dalla scuola primaria, dove le classi sono composte ugualmente da femmine e maschi. Nonostante questo primato, la vita delle donne in Rwanda è ancora dura, soprattutto nelle zone rurali, dove tante donne sole o vedove devono portare avanti intere famiglie con piccole attività agricole e numerose ragazze non possono permettersi di studiare perché la loro famiglia vive al limite della soglia di povertà. E’proprio a partire dalla tenacia e dallo spirito di iniziativa delle donne che Fondazione Marcegaglia ha avviato efficaci interventi di sostegno con ricadute sull’intera comunità di Rilima, nella provincia est del paese. Le donne vedove e madri di famiglia sono sostenute con i progetti One Cow e Three Goats per avviare piccole attività di allevamento, mentre
fondazione marcegaglia
le giovani meritevoli che vogliono continuare gli studi sono incentivate a farlo tramite borse di studio per ottenere il diploma o frequentare corsi professionalizzanti per diventare cuoca, parrucchiera o infermiera. Ogni anno sono oltre 100 le borse di studio e dal 2020 si è aggiunta un’altra opportunità. Durante la missione di febbraio è stata infatti inaugurata a Rilima la nuova Sartoria Didattica dove le prime 30 ragazze stanno imparando per diventare sarte e dove potranno cominciare a lavorare grazie alle macchine da cucire messe a loro disposizione. Oggi anche questi progetti si sono fermati a causa dell’emergenza Covid-19, ma anche in questa occasione le ragazze volenterose e le madri tenaci di Rilima stanno tenendo in piedi a testa alta le loro famiglie e continuano a essere una grande promessa per questa comunità, quella di una vita più dignitosa e ricca di opportunità per tutti.
Fondazione Marcegaglia Onlus è la fondazione di partecipazione, costituita nel 2010 dalla famiglia di imprenditori Marcegaglia per realizzare interventi di solidarietà e progetti di cooperazione internazionale con un’ottica imprenditoriale e di sostenibilità. La Fondazione si rivolge principalmente all’universo femminile nella consapevolezza che le donne costituiscano, ovunque nel mondo, il vero motore della crescita delle proprie famiglie e comunità e lavora quotidianamente per dare ai beneficiari conoscenze e strumenti per diventare artefici del proprio sviluppo umano ed economico. All’estero Fondazione Marcegaglia sostiene progetti di sviluppo focalizzandosi sull’imprenditoria femminile mediante l’avviamento al lavoro e la creazione di microimprese. In Italia supporta interventi volti a combattere l’emarginazione sociale, la violenza domestica e le nuove povertà in particolare nei territori dove l’azienda è presente con i suoi stabilimenti. “Crediamo in una cooperazione di comunità, che parta da quelle risorse che ogni luogo e ogni persona possiedono” (Carolina Toso Marcegaglia, presidente)
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Come l’acqua.
abitare
Corradi Imago la nuova frontiera del vivere fuori casa
I
mmaginare uno spazio che diventa un luogo è un processo a cui architetti e progettisti sono abituati, e #corradi, azienda che ha con il mondo del #design un rapporto simbiotico, ha abbracciato questo concetto e ha dato vita ad Imago. Imago è, prima di tutto, una forma di pensiero che sposta l’orizzonte dalla semplice struttura outdoor a luogo da plasmare per esprimere l’essenza dello stile di chi lo vive, per manifestare la visione di chi lo abita. Una soluzione outdoor a lamelle orientabili fino a 135°, pensata come entità autonoma e duttile, a supporto della funzione per cui viene creata. L’ultima nata di casa #corradi è una struttura completamente autosufficiente per dettagli costruttivi: pedana, pilastri, travi in piena continuità architettonica tra loro. Integrazione, flessibilità e continuità sono stati, infatti, i principi che hanno guidato lo sviluppo di Imago in ogni sua fase, dal processo creativo fino alla definizione di una soluzione dal #design lineare, spinto all’estrema pulizia. I pilastri, di sezione 15x15 cm, sono stati concepiti per ospitare sia un pluviale per il deflusso dell’acqua sia le guide laterali degli screen - per un massimo ingombro di 33x33 mm. Le travi sono anch’esse pensate per integrare tutte le chiusure della gamma #corradi, nascondendo alla vista ogni discontinuità. Le lamelle sono state completamente ridisegnate, per dare risposta al desiderio di pulizia e continuità delle linee e sono in grado di accogliere luce led dimmerabili. Anche la gronda dà la possibilità di integrare luci led su tutto il perimetro interno per creare un sistema di illuminazione modulabile, efficace e particolarmente suggestivo. La particolare geometria di travi e pilastri fa sì che la pelle esterna di Imago possa essere di colore completamente diverso da quella interna, per un effetto bicolor unico, elegante e accogliente. Inoltre, Imago può offrire molteplici configurazioni di chiusure laterali: da completamente aperto sul peri-
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a cura di Valentina Corini
come trasformare lo spazio in un vero e proprio luogo da vivere Dal 1978 Corradi progetta e realizza soluzioni per l’esterno, unendo gli elementi della natura e tecnologie all’avanguardia, per creare spazi unici. Innovazione, emozione e #design rappresentano l’identità #corradi. Questi sono i segni distintivi che si ritrovano nei modelli Pergotenda®, nelle pergole bioclimatiche con copertura a lamelle e nelle vele ombreggianti ispirate al mondo nautico. Le soluzioni #corradi, da 40 anni, hanno origine dalla sartorialità made in Italy e parlano la lingua dell’emozione.
metro, fino ad avere vetrate scorrevoli, chiusure brise soleil Aura o screen verticali a tessuto trasparente, filtrante o oscurante. Anche la doppia chiusura - con vetrate e screen verticali – è possibile così come l’inedita possibilità di avere pannellature fisse, per le quali l’Azienda è stata sottoposta a certificazione di qualità UNI EN 1090. La sua modularità, infine, si esprime anche all’interno della struttura: Imago può essere dotato anche di un modulo Closet, un angolo privato da utilizza-
re come spogliatoio, rimessaggio per sedie e lettini o guardaroba. Il modulo Closet è composto da una partizione di pannelli brise soleil fissi e scorrevoli. A completamento degli optional, che fanno di Imago un padiglione autosufficiente, la nuova pedana alta 17,5 cm con possibilità di compensare dislivelli, alla quale abbinare diverse tipologie di piani di calpestio. “Imago è nato da una visione inedita dello spazio esterno. L’idea che ne ha guidato lo sviluppo è il superamento del concetto di prodotto outdoor per entrare nella dimensione del luogo da vivere, pienamente, in esterno. È qualcosa che va al di là non solo del concetto di prodotto, ma anche del concetto di spazio. Finora abbiamo immaginato Imago in tre declinazioni che ne esemplificano le potenzialità: Imago Gourmet dedicato al vivere la cucina di casa fuori casa, Imago Feeling Good creato per immergersi in uno spazio di benessere e Imago Dreaming pensato come una camera da letto, una provocazione che vuole spingere i confini dell’outdoor dove non li avevamo mai pensati finora. Ma Imago può adattarsi ad molte altre esigenze, soddisfare molti altri desideri, poiché questo era il nostro obiettivo fin dall’inizio: abbinare un’estrema customizzazione all’innovazione e all’eleganza Corradi”, ha dichiarato Raf Segers, Amministratore Delegato #corradi. Per saperne di più su #corradi www.corradi.eu
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ECo&green
FOCUS di giacomo gabriele morelli
di benedetta bottura
Torneranno i cinema all’aperto L’estate è in arrivo e dopo un inverno chiusi in casa, la voglia di uscire è tanta e anche quella di andare al cinema. In molte città hanno pensato al drive-in per rispettare le limitazioni imposte dalla pandemia. A Roma, Bologna e Ferrara si stanno organizzando e hanno già individuato diverse aree adatte. Per evitare il più possibile i contatti, i biglietti saranno venduti on line, anziché con una biglietteria. Poi si spera che a breve venga dato il via libera ai cinema all’aperto. A Mantova si pensa al Bike In, un modo sicuro ed ecosostenibile di godersi un film al cinema. Si considera di posizionare l’arena cinematografica a Campo Canoa. Tra l’altro il parco è raggiungibile con la ciclabile da qualunque quartiere della città e anche da alcuni paesi limitrofi. Attenersi alle norme di sicurezza non sarà semplicissimo, le restrizioni causate dal Covid-19 sono molte, ma basta organizzarsi.
Fototrappola, un occhio fisso sulla natura Bisognerebbe realizzare una app che gestisca l’acquisto non solo dei biglietti, ma anche di cibo e bevande. Ingressi e uscite dovrebbero essere differenziati e bisognerebbe prevedere spazio sufficiente tra una persona e l’altra. Anche i servizi igienici dovrebbero essere riorganizzati per garantire sicurezza e sanificazione. Il bike-in darebbe la possibilità di ospitare anche concerti, eventi sportivi, funzioni religiose e lezioni scolastiche.
Da alcuni anni i media propongono foto e video naturalistici di elevato valore che documentano non solo la diffusione ma addirittura l’insospettata esistenza di molte specie animali in determinate aree geografiche. In queste documentazioni i contributi più significativi, alcuni sensazionali, provengono dalle foto-video-trappole. Già in dotazione ai naturalisti da molti anni, ma con autonomia, efficacia e qualità fotografica molto inferiori alle attuali, le fototrappole hanno sicuramente segnato una svolta epocale nel monitoraggio naturalistico,
fenomeni della natura
Montagne colorate e fiumi arcobaleno Ci sono posti nel mondo che sembrano dipinti. Vinicunca è la montagna dei sette colori, si trova in Perù tra le Ande. Vinicunca è alta 5200 m e ha delle strisce colorate: ocra, arancio, azzurro, viola, verde, giallo. I colori sono dovuti a minerali: zolfo, ferro, rame ed ematite. La loro singolare disposizione è dovuta al trascinamento
innovazione
Tende che purificano l’aria come piante Purificare l’aria con le tende. L’inquinamento dell’aria è un problema e se non arieggiamo spesso, l’aria dentro casa può essere anche più inquinata di quella esterna. Le PhotoSynth.Etica sono tende che sfruttano la fotosintesi. Proprio come fa una pianta, o un’alga in questo caso, le tende assorbono anidride carbonica e la trasformano in ossigeno. Le tende sono state inventate da Marco Poletto e Claudia Pasquero e sono in grado di trasformare circa un chilo di anidride al giorno, come 20 grandi alberi. La tenda è fatta di moduli, che contengono microalghe vive che fanno da depuratore. Anche Ikea, ha studiato una soluzione simile. La tenda Gunrid purifica l’aria grazie a un trattamento minerale, che entrando in contatto con la luce, disgrega le particelle inquinanti. Anche in questo caso l’ispirazione viene dalla fotosintesi delle piante. La tenda è già in commercio e i prezzi sono contenuti.
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del terreno, in seguito allo scioglimento del ghiacciaio che la ricopriva. Caño Cristales è conosciuto come il fiume arcobaleno, si trova in Colombia. I suoi colori sono dovuti all’alga Macarenia Clavigera che ne ricopre il letto, creando una striscia variopinta, rossa, gialla, verde, blu, nera e bianca, lunga circa 100 km.
orto da balcone Alla luce delle restrizioni causa Covid, ci si può dedicare a terrazzi e balconi, premiandosi con la soddisfazione di mangiare qualcosa di coltivato da noi. L’orto da balcone si fa in vaso, scegliendo bene la dimensione. Facendo attenzione alla portata del balcone e mettendo una pianta per vaso, si dovranno scegliere vasi da 60 cm per zucchine e meloni; da 50 cm per peperoni, pomodori, melanzane, patate, cetrioli e cavoli e da 20 cm per aromatiche, lattughe, bietole, finocchi e cipolle. É essenziale avere un buon terriccio già concimato, o mettere fertilizzante. Le piante si innaffiano al mattino presto, o alla sera, evitando di bagnare le foglie. Bisogna fare molta attenzione all’esposizione: se il terrazzo è sempre al sole, si può piantare tutto, se è in mezz’ombra riusciremo a ottenere solo le verdure da foglia, come le insalate e i cavoli, le aromatiche e i frutti di bosco. Le verdure a frutto, come i pomodori,vanno in piena luce.
in tutte le sue sfaccettature ed applicazioni. Non è da tutti documentare le specie più elusive che affidano la propria esistenza alla protezione del buio o del fitto delle foreste, oppure quelle molto rare e/o viventi in habitat remoti e fortemente disagevoli. Per gli studiosi ad attenuare la frustrazione di centinaia di ore trascorse invano nell’attesa dell’animale di turno, talvolta in condizioni logistiche precarie, è giunta insperatamente in soccorso la tecnologia, con risultati oltre ogni aspettativa. Per collocare questi strumenti in modo efficace occorrono un bagaglio di conoscenze etologiche di tutto rispetto e un elevato spirito d’osservazione, nonché una certa dimestichezza con l’elettronica. Questi strumenti permettono programmazioni sofisticate, possono registrare foto e video anche
nel buio assoluto, e i più costosi sono in grado di inviare a distanza queste registrazioni, sempreché vi sia un’adeguata copertura di segnale. Le batterie consentono una lunga autonomia operativa, il che permette di andare a scaricare le immagini catturate anche dopo settimane. La presenza dell’animale viene “letta” da un’apposita fotocellula all’infrarosso, che attiva l’inizio delle riprese fotografiche o video. Per cui, stando comodamente seduti sul divano di casa, potete ricevere le foto di un branco di lupi che nel contempo stanno transitando davanti alla vostra fototrappola top di gamma posizionata lungo il sentiero di un bosco a decine di chilometri di distanza.
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Prodotti bio e naturali
di Alessandra FusÉ
Ecooking: 40 prodotti di bellezza
Dall’incantevole Provenza
Profumi e
ingredienti naturali
Ecooking è un marchio danese di cosmetici naturali formulati con ingredienti biologici purissimi nel pieno rispetto dell’ambiente e della pelle, distribuito da Kaon. La fondatrice di Ecooking, Tina Søgaard, lavora nell’ambito beauty da oltre 20 anni, e ha creato questo brand estremamente efficace per risolvere i problemi della pelle come ad esempio acne, pelle secca, ferite e rughe, il tutto direttamente nella sua cucina. Ogni nuova formula di crema, siero o olio veniva prodotta giornalmente e conservata in frigorifero, utilizzando come contenitore il barattolo di vetro di solito impiegato per conservare la marmellata. Ecooking ha raggiunto così il perfetto connubio di un prodotto performante nel rispetto dell’ambiente secondo i canoni del biologico. Info: www.kaon.it
Panier des Sens è un marchio di cosmetici naturali ispirato agli ingredienti mediterranei. Le formule autentiche e vegane contengono tra l’80% e il 100% di ingredienti naturali. Creati in Francia, precisamente nella magica Provenza, utilizzano preziose materie prime locali. Nella foto, la collezione “Pivoine Radieuse” combina naturalezza ed efficienza per un’intensa idratazione e una radiosa carnagione di bellezza. Il siero floreale 100% naturale idrata in modo sostenibile e fa risplendere l’incarnato. Fleur d’Oranger vanta ingredienti naturali ed una profumazione irresistibilmente piacevole: il fiore d’Arancio amaro è una delle materie prime essenziali della famosissima Alta Profumeria di Grasse. Info: www.panierdessens.com
Edyllium: cosmesi naturale
OLIO DOP del garda
Edyllium rende omaggio all’olio extravergine di oliva Garda Dop (estremamente ricco di vitamina E, polifenoli e carotenoidi) utilizzandolo puro, senza modifiche chimiche, al fine di preservarne le proprietà cosmetiche naturali. L’associazione con altri principi naturali ne esalta le qualità, assicurando prodotti facili da applicare, piacevoli e naturalmente efficaci. I cosmetici sono certificati “Cosmos Organic” grazie all’elevatissima percentuale di ingredienti naturali e biologici, che garantiscono ottime prestazioni; le fragranze ed i colori sono ispirati alla natura del lago, per una esperienza sensoriale aromatica e cromatica appagante. Nella foto, i tre prodotti del rituale viso Edyllium. Info: www. edyllium.com
La giovane start-up
CosmEtici naturali
La Cosmottega nasce a Bari, con l’obiettivo di diffondere la cultura della salute e del benessere per un mondo ecosostenibile, realizzando cosmetici naturali a basso impatto ambientale grazie a prodotti a km 0 seguendo i principi dell’eco-cosmesi. La storia parte da 4 ingredienti speciali: il Latte d’Asina, dall’antica tradizione pugliese, dalle eccellenti proprietà idratanti e lenitive; l’Olio di Canapa, alleato nel contrastare i segni del tempo; l’Olio Extra Vergine d’Oliva, simbolo della tradizione culinaria pugliese ricco di vitamine e polifenoli in grado di ritardare l’invecchiamento della pelle e il Mate, un infuso delle foglie dello Yerba Mate, una pianta originaria del Sud America, ricca di sostanze antiossidanti. Nella foto: scrub e olio corpo tonificante ai semi di canapa e crema viso nutriente. Info: www.lacosmottega.it
Salute & Bellezza L’efficacia dell’argilla
per rimodellare il corpo
Da quasi 40 anni, Argital produce cosmetici naturali senza conservanti biologici a base di Argilla verde (estratta in Sicilia), apprezzati in tutto il mondo. L’altissima qualità nasce da valori di ispirazione antroposofica, quali il rispetto per l’uomo, per la natura, per gli animali e per l’ambiente. Per la prova costume, l’Argilla verde Argital svolge una forte azione modellante, snellente e rassodante. L’estratto di edera, il puro olio vegetale di avocado, il puro olio essenziale di arancia e la pura acqua di fonte ne accentuano l’efficacia. Nella foto il formidabile kit per combattere gli inestetismi della cellulite. Info: www.argital.it
INTERVISTA AL dott. MICHELE CONVERSANO
Coronavirus e over 65
Il servizio gratuito di HappyAgeing
Anziani e Coronavirus: ne parliamo con il Dott. Michele Conversano, presidente di HappyAgeing, Alleanza per l’Invecchiamento Attivo e direttore del Dipartimento di Prevenzione e del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della Asl di Taranto. A chi è rivolto il servizio online “L’esperto risponde di HappyAgeing”? L’epidemia da COVID-19 è stata definita dall’OMS un’emergenza di sanità pubblica internazionale e finchè non ci sarà un vaccino non potremo dire di averla sconfitta. Ad aver subito le peggiori conseguenze in caso di infezione, sono state le persone over 65, soprattutto se affetti da patologie preesistenti come quelle cardiovascolari,
diabete, insufficienza respiratoria cronica e ipertensione. Abbiamo attivato sul nostro portale (www.happyageing.it) la rubrica “L’esperto risponde”, per offrire un servizio di informazione a coloro che vogliano porre domande sulla diffusione del coronavirus e le conseguenze negli over 65. Il servizio è offerto gratuitamente agli anziani e a alle persone che vivono a contatto con loro per contribuire ad una corretta informazione. Per inviare le domande (anonime): compilare il modulo di richiesta cliccando su http:// www.happyageing.it/coronavirus-gli-espertirispondono/ In attesa di un vaccino contro il COVID-19, quali vaccini sono raccomandati per gli
over 65? Secondo i dati Istat, l’Italia è un Paese con un alto tasso di anziani, il 22,8% della popolazione ha più di 65 anni, è di loro che dobbiamo preoccuparci, visto che il virus ha dimostrato fino a oggi di essere pericoloso in modo crescente a partire dai 65 anni. La probabilità che in autunno possano circolare sia il Covid-19 che l’influenza e lo pneumococco è alta, per questo motivo raccomandiamo agli over 65 di effettuare la vaccinazione antinfluenzale e quella antipneumococcica. Evitare di essere soggetti a queste malattie fa sì che il nostro organismo sia in grado di reagire meglio alla eventuale seconda ondata di SARS-CoV-2.
salute
a cura di Luigi LUCA Borrelli e Eleonora Terenzi
SAFE BREATH Dalla drammatica esperienza Covid19 si rinnova l’attenzione per la prevenzione
S
afe Breath, maschera di protezione, nasce da un rapido processo di riconversione di parte delle attività di Terenzi Srl, azienda meccatronica che ha alle spalle 52 anni di esperienza progettuale e produttiva e sede in Lombardia, a San Giuliano Milanese. La riconversione è avvenuta nel periodo iniziale dell’emergenza Covid-19 grazie al coraggio e alla determinazione della proprietà e all’importante collaborazione di tutti coloro che lavorano e fanno parte dell’azienda. La solidità di un’attività si può anche e soprattutto valutare nei momenti di crisi come quello appena affrontato; crisi straordinaria e mondiale che ha comportato una rapida ed energica trasformazione, un tempestivo adattamento alle urgenti necessità del momento storico. La realtà aziendale di Terenzi Srl progetta, produce e assembla prodotti tecnici e di design per importanti clienti multinazionali in diversi settori, integrando meccanica ed elettronica al fine di ideare e sviluppare prodotti e processi a elevato grado di automazione. Le stesse tecnologie sono impiegate per la realizzazione di prodotti del Gruppo Terenzi. Le materie plastiche, oltre ai metalli, sono i materiali primari trasformati nei processi produttivi innovativi adottati. Dalla riconversione delle linee produttive dell’area di stampaggio termoplastico nasce quindi Safe Breath. Tecnologia e Design si uniscono per la nostra sicurezza: dalla collaborazione tra la nostra azienda - già produttrice in passato di dispositivi medici per importanti clienti - e Design Group Italia, realtà fondata 51 anni fa a Mi-
prossima alla certificazione ce la mascherina è stata studiata, ingegnerizzata e prodotta in un’ottica che prevede la sostituzione del solo filtro
lano che oggi lavora in tutto il mondo, progettando prodotti, marchi, servizi innovativi che diventano parte della vita di tutti i giorni, si concretizza Safe Breath. L’esperienza drammatica di questo periodo ci ha imposto di far tesoro del valore della prevenzione; la mascherina è divenuta d’obbligo
nel nostro quotidiano, quasi accessorio di abbigliamento e protezione inevitabile. Per questo Safe Breath è concepita per durare nel tempo, essere parte dell’attrezzatura dei professionisti e non impattare sull’ambiente come altre mascherine meno strutturate, limitate ad un utilizzo puramente “usa e getta”. In fase di certificazione CE, la mascherina è infatti stata studiata, ingegnerizzata e prodotta in un’ottica che prevede la sostituzione del solo filtro: ne derivano un basso costo di esercizio e una maggior ecosostenibilità. La possibilità di numerosi utilizzi e la lunga durata nel tempo, l’adattabilità ergonomica dovuta al design e alla scelta del materiale, un copolimero molto elastico, nonchè la praticità di impiego fanno sì che la mascherina soddisfi molte esigenze e possa quindi essere valida protezione per tutti, tra cui anche ogni professionista in prima linea. Nel progettare, ingegnerizzare e realizzare il prodotto si è pensato a molti aspetti: i componenti della maschera non contengono fibre di vetro o ftalati, sono ipoallergenici; la maschera ha una minima resistenza al flusso respiratorio e un’elevata capacità filtrante, è adattabile al volto e traspirante. La tenuta sul viso e la comoda vestibilità sono garantite dall’ottimale ergonomia e dalla conformazione di un morbido copolimero molto elastico e dalle elevate prestazioni. Il materiale è inoltre stato scelto in quanto biocompatibile, resistente agli agenti chimici e a numerosi cicli di sterilizzazione in quanto la maschera è concepita per essere facilmente pulibile e igienizzabile. L’unica parte usa e getta, facilmente sostituibile, è il filtro: traspirabile, resistente agli schizzi e ad alto potere filtrante. Tutto il kit (maschera e filtri e quindi i filtri di ricarica) è comodamente acquistabile tramite l’e-commerce di Terenzi Srl, accessibile dall’omonimo sito. TERENZI Srl Via L. Tolstoj 27/A, 20098 San Giuliano Milanese (MI) Tel. +39 02.9840.880 / 02.9824.1130 info@safebreath.it www.safebreath.it www.terenzisrl.it/IT/shop/shop
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L’INCONTRO
sofia panizza Le erbe curative di montagna? Crescono meglio a ritmo di Mozart
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azz, rock, classica... di qualsiasi musica si tratti, sono tanti i benefici che garantisce alla salute. Riduce l’ansia, migliora le relazioni sociali. Insomma, un vero e proprio antistress. Ma lo sarà anche per le piante? Ne è convinta Sofia Panizza, coltivatrice di erbe di montagna dell’Alta Val di Sole. A Vermiglio, piccolo borgo gioiello incastonato tra il Parco Nazionale dello Stelvio e Passo Tonale, ai piedi della Cima Presanella e a qualche chilometro dal ghiacciaio Presena, questa signora instancabile porta avanti – anche in piena emergenza Coronavirus – un raccolto sano e ricco di principi attivi: arnica, camomilla, fiordaliso e tante altre erbe di montagna, utili sia per la cosmesi sia per tisane al gusto di natura. Aria pulita, acqua pura, terra incontaminata e tanto sole sono alla base di un raccolto carico di principi attivi, che riesce a crescere grazie anche a questo curioso impianto per la diffusione della musica: Sofia, infatti, diffonde quotidianamente nel campo le melodie di Mozart e Vivaldi, alla frequenza di 432 hertz. “Ho fatto molte ricerche - spiega Sofia - e ho letto che le basse frequenze della musica classica potrebbero sia stimolare la produzione di sostanze che migliorano il sistema immunitario delle piante, sia tenere lontani gli insetti che la danneggiano”. Quando arrivano i turisti, d’estate, Sofia li invita a visitare il campo, li coinvolge nella raccolta e propone loro laboratori didattici, anche per i bambini. “C’è qualcosa di meglio di un tour guidato in
mezzo ai fiori, a 1250 di altezza? Gli stranieri ne vanno pazzi, ma sono sicura che sarà apprezzato molto di più anche dagli italiani, dopo questi lunghi mesi chiusi in casa” Il lockdown ha fortemente compromesso spazi e pazienza di tutti. “Per fortuna che c’era Sofia con la sua mu-
sica” ammette Giovanni Delpero, un vicino dell’azienda agricola Erbevive. “La melodia di sottofondo alle nostre giornate di quarantena è stata una luce”. A Vermiglio, uno dei comuni più colpiti del Trentino dal virus, si guarda con fiducia all’estate, una stagione di rinascita, e di speranza, anche a suon di musica. (V.C.)
In alta Val di Sole, Sofia Panizza, produttrice di erbe destinate a cosmesi, tisane e medicinali naturali, “irrora” con le melodie di Mozart e Vivaldi i propri campi di arnica, camomilla e fiordaliso. Risultato: le piante crescono di più, meglio e gli insetti dannosi diminuiscono
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Certi luoghi rimangono nella memoria altri rimangono nel cuore.
Poi c’è La Speranzina.
Un luogo che una volta conosciuto rimane nella memoria e nel cuore per lo charme, l’accoglienza, lo stile e la proposta raffinata, resa eccellente dalla maestria dell’Executive Chef Fabrizio Molteni, che ha condotto affiancando come primo chef, la cucina del maestro Gualtiero Marchesi.
Sirmione 030 557 7741 www.lasperanzina.it
S P E C I A L E
b e n esse r e
a cura di marco morelli
RIGENERARSI IN UN DESIGN HOTEL DALL’ANIMA GREEN
A
qualux Hotel SPA suite & Terme rappresenta il contesto ideale per trascorrere un soggiorno all’insegna del benessere e dell’armonia rigenerante, circondati da ampi spazi verdi, in una delle località più belle della sponda veronese del Lago di Garda. Siamo a Bardolino, suggestivo borgo circondato da acque incredibilmente azzurre e favorito da un clima dolce come testimoniano gli uliveti che producono il famoso olio del Garda DOP, rinomato per leggerezza e delicatezza. Tra i più apprezzati si annovera l’Olio Viola, prodotto dal 1950 dalla famiglia Viola, proprietaria di Aqualux Hotel. Un’indubbia vocazione green quella di Aqualux testimoniata dalla prestigiosa certificazione ClimaHotel: è la prima struttura non situata in Alto Adige ad aver ottenuto questo importante riconoscimento. L’impegno in difesa della natura L’attenzione nei confronti della sostenibilità si è manifestata nella scelta dei materiali biocompatibili utilizzati per la sua costruzione - il legno costituisce infatti l’ossatura 100% green dell’hotel -, nell’impiego di energie rinnovabili e nell’utilizzo di software gestionali che controllano il risparmio energetico idrico e l’insonorizzazione naturale certificata. Cascate di piante disegnano il perimetro della struttura e giardini pensili ricoprono il tetto. Tutto ciò, oltre a ridurre l’impatto sull’ambiente, permette all’ospite di vivere un’esperienza unica di benessere nell’ambito di un vero e proprio eco-sistema. Le 125 camere - di cui 18 suite -, dallo stile moderno ed essenziale, sono caratterizzate da
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L’attenzione nei confronti della sostenibilità permette di vivere un’esperienza unica di benessere
una gamma di colori naturali caldi e avvolgenti, e sfruttano i principi dell’eco climatizzazione per la veicolazione dell’energia naturale senza utilizzo di radiatori e condizionatori. Altissima l’attenzione per la pulizia e la sanificazione di tutti gli ambienti e ad ogni check out viene anche eseguita la Bioigienizzazione dei materassi. Camere e suite si affacciano sull’ampio giardino verdeggiante della corte interna grazie a spaziosi terrazzi attrezzati con lettini prendisole (alcune suite affacciano direttamente sul giardino), dove è possibile consumare abbondanti colazioni e gustare anche le proposte dello chef Simone Gottardello. La proposta enogastronomica Un viaggio all’insegna della qualità degli ingredienti e dell’originalità delle ricette che esaltano i sapori e i profumi dei cicli naturali delle materie prime del territorio, privilegiando cotture brevi e accostamenti innovativi che rispecchiano l’esigenza del mangiare sano a conferma di un approccio a salvaguardia della salute e del benessere. I piatti sono costruiti con cura, sempre con il rispetto della stagionalità, esaltati dal tocco delle chicche che solo la ricchezza di questa zona sa offrire come il riso vialone nano o gli ortaggi come il radicchio rosso, l’asparago bianco e il sedano di Verona prevalentemente biologici e provenienti da selezionati produttori della zona. I piatti sono inoltre esaltati dall’abbinamento a vini a base di uve autoctone - Soave, Valpolicella, Amarone, Bardolino -. Anche la bar area di Aqualux si contraddistingue per la particolarità dell’offerta beverage e rappresenta il luogo ideale dove vivere e sperimentare una nuova cultura del bere attraverso
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Attraverso l’offerta personalizzabile, l’ospite costruisce il suo soggiorno secondo i propri desideri e assecondando le proprie aspettative la degustazione di cocktail innovativi, assemblati con ingredienti di alta qualità e abbinati distintamente a un particolare tipo di alcool. Particolare anche la combinazione tra le differenti proposte beverage e gli sfiziosi piatti di piccola cucina pret à manger creati ad hoc dallo Chef, privilegiando cibi leggeri e spuntini veloci. I fiori all’occhiello Cuore di AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme è l’offerta “acquatica” ovvero l’AquaExperience, una realtà davvero impareggiabile con otto piscine - interne ed esterne - oltre a percorsi di acqua corrente, una zona dedicata al nuoto, stazioni idro e aeromassaggio, una vasca salina dedicata al relax. Tra le piscine esterne, una vasca di 250 mq che comunica con un’altra vasca interna raggiungibile a nuoto. Il Pool-Bar è perfetto per piacevoli momenti di tranquillità a bordo piscina e la Pool Terrace è il luogo ideale dove intrattenersi per una pausa pranzo immersi nel verde. L’ulteriore fiore all’occhiello della struttura è l’AquaSPA & Wellness, uno spazio di 1000 mq dedicati al benessere e alla bellezza con cabine per trattamenti, idroterapia e fangoterapia e una Private SPA, Numerosi i trattamenti proposti con differenti finalità ma tutti accomunati da un approccio che utilizza sostanze e principi attivi naturali: tra gli altri polvere di diamante, ferro, miele cristallizzato combinato alla vitamina C, fiori secchi e grano saraceno per comporre sacchetti utilizzati per i massaggi. Per tutti gli sportivi e per chi ama mantenersi in forma, il centro AquaFitness equipaggiato con attrezzature cardio e isotoniche di ultima generazione, e un personal trainer per consigli e suggerimenti. E’ possibile praticare anche altri sport come running, tennis, bike, vela, catamarano, trekking, parapendio, arrampicata e, per chi non può stare lontano dal green, golf. AQUALUXThermae A rendere ancor più completa l’offerta di benessere, ecco AQUALUXThermae che utilizza l’acqua termale della fonte “San Severo” e offre, in cabine appositamente realizzate, trattamenti di balneoterapia con e senza idromassaggio.
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Si tratta di un’acqua batteriologicamente pura, particolarmente ricca di calcio, magnesio e bicarbonati, che scaturisce da una profondità di oltre 300 metri e ha origine dal bacino idrogeologico del sistema termale adiacente alla riva orientale del Lago di Garda. Quest’acqua viene utilizzata anche per una sinergica e innovativa combinazione con l’acqua di olive per dar vita ad un insolito quanto imperdibile prodotto cosmetico, Aquoleux Acqua di Olive anti aging Spray, una vera e propria chicca da vaporizzare su viso e corpo quotidianamente e in qualsiasi momento si senta la necessità di rinfrescare, idratare e nutrire la pelle, rendendola morbida e luminosa. L’innovativa formulazione di Aquoleux, integra nell’acqua termale e nell’acqua di olive gli estratti di bamboo, melograno, ananas e mandarino, ed è in grado di contrastare il meccanismo che favorisce l’invecchiamento cutaneo, migliorando la respirazione cellulare e la sintesi mitocondriale, e promuovendo un’attività di potenziamento dell’efficienza metabolica. L’invecchiamento cutaneo - di cui i principali “colpevoli” sono i raggi ultravioletti, l’inquinamento atmosferico, il fumo, la cattiva alimentazione ma anche lo stress fisico e psichico di cui soprattutto in questo periodo siamo oggetto - è dunque ritardato grazie a questo mix armonico di principi attivi capaci di svolgere una efficace azione protettiva a livello dei tessuti. Aquoleux, che è disponibile anche nella versione Bath per un momento di estrema piacevolezza, non solo è l’indiscusso protagonista di numerosi rituali di bellezza proposti dal centro termale, ma costituisce una vera e propria coccola che può essere riproposta quale beauty routine quotidiana. A questo proposito potrà essere acquistata dall’e-shop di Aqualux https://aqualuxhotelshop.com che in questo periodo propone Aquoleux anti aging Spray da 100 ml più Aquoleux anti aging Bath da 200 ml ad un prezzo davvero interessante. Proposte personalizzate Sempre dall’e-shop sarà possibile personalizzare la scelta di vacanza che meglio si addice alle proprie esigenze scegliendo tra le diverse opportunità messe a disposizione dalla struttura. Particolarmente originale la formula “Benessere in Day Use” per vivere e conoscere nell’arco di una giornata il mondo di Aqualux
in tutte le sue sfaccettature. Ad esempio “Day Use Comfort” è un pacchetto che mette a disposizione dell’ospite un’accogliente camera comfort per un’intera giornata con accesso all’ AquaExperience dove poter godere delle sei piscine dedicate agli adulti con numerosi getti d’acqua, idromassaggi e aero massaggi. Ma non è finita qui: si potrà gustare un delizioso lunch scegliendo di consumarlo dal terrazzo della camera, o a bordo piscina oppure in riva al lago (a partire da € 142,00 per due persone, acqua inclusa). Un’altra formula aggiunge all’esperienza la possibilità di consumare un aperitivo arricchito da sfiziosi stucchini presso l’elegante Sparkling Lounge (a partire da € 156,00 per due persone, acqua inclusa). Per chi invece desidera vivere il comfort e la suggestione di una suite, ecco “Day Use Suite” con il quale il pacchetto si arricchisce dell’assegnazione di una suite (a partire da € 332,00 per due persone, acqua inclusa). Info e prenotazioni booking@aqualuxhotel.com AQUALUX HOTEL SPA SUITE & TERME Via Europa Unita 24/B - 37011 Bardolino, Verona aqualuxhotel.com
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speciale benessere
UNA VACANZA D’ECCELLENZA A POCHI PASSI DAL GARDA a cura di paolo carli
A pochi passi dal suggestivo centro storico di Bardolino, tra le pendici del monte Baldo e le rive del lago di Garda , l’Hotel Caesius Thermae & Spa Resort gode di una posizione privilegiata, circondato da un meraviglioso parco mediterraneo con ulivi, oleandri e palme. Si conferma un luogo unico, raffinato ed esclusivo in cui l’ospitalità, l’accoglienza e la cordialità, sono priorità assolute. Il Caesius è interamente dedicato all’ospite, ai suoi interessi, ai suoi bisogni, alle sue necessità e si presenta come una location di riferimento per tutti coloro che desiderano trascorrere un soggiorno d’eccellenza, in cui la ricerca dell’equilibrio psicofisico, del benessere e della salute sono al primo posto. La struttura sorge su una superficie complessiva di 40mila metri quadrati ed è costituita da cinque edifici immersi in una vera e propria oasi verde di pace e tranquillità. Presenta cinque piscine esterne, di cui una idromassaggio ed una esclusivamente riservata ai bambini, e 3mila metri quadrati di spazio interno interamente dedicato alla cura della persona, al benessere, alla salute e remise en forme. L’Hotel Caesius Thermae & Spa Resort ospita in totale 182 camere e 3 suites, completamente insonorizzate e molto luminose, caratterizzate da ampi spazi accoglienti e arredi ricercati, dotati di ogni comfort e pensati per offrire quiete e relax a 360 gradi. Le grandi vetrate regalano all’ospite una vista privilegiata di panorami e scorci direttamente sugli incantevoli scenari del lago di Garda. Immersi tra armonie di colori, paesaggi, profumi e suoni, il tempo sembrerà essere sospeso in un limbo di serenità e pace dove sarete in grado di abbandonare lo stress e la frenesia della vita cittadina e potrete rigenerare corpo e mente, tra percorsi Spa, programmi well-
ness e detox, trattamenti di bellezza e cucina gourmet. L’Acqua di Bardolino nasce purissima dal monte Baldo e sgorga vicino alle rive del lago di Garda per offrirsi incontaminata al centro termale del resort. Arrivando direttamente dalla sorgente, oltre ad essere così leggera, fresca e dal sapore gradevole, contiene le percentuali ideali di calcio, magnesio, ferro, potassio ed altri minerali, utili al nostro organismo per ritemprarsi, placare l’ansia e riequilibrare il sistema nervoso. L’Acqua, quindi, in tutte le sue forme e grazie a tutte le sue proprietà benefiche e virtù terapeutiche, è la protagonista assoluta al Centro Termale dell’Hotel Caesius e dei suoi percorsi Spa e bagni: pura, limpida e salubre, ideale per trattamenti depurativi, idroterapia e cure idropiniche, svolge un’efficace azione rivitalizzante, antibatterica, dimagrante ed equilibrante. Il Centro Spa propone differenti tipologie di bagni, dall’idromassaggio al bagno ozonato, dalla fitobalneoterapia alla talassoterapia che sfrutta l’acqua di mare. Gli ospiti del resort potranno inoltre usufruire del Centro di Medicina Ayurvedica, il più at-
trezzato e completo a livello nazionale. Nata in India migliaia di anni fa, l’Ayurveda non è solo una scienza riguardante il benessere fisico: è anche filosofia, psicologia, conoscenza dello spirito ed è proiettata al completo raggiungimento dell’ armonia fisica e mentale. Si tratta di un sistema medico vasto e completo che comprende aspetti di prevenzione, oltre che di cura e che, partendo da una valutazione psicofisica individuale, determina un bilanciamento delle energie di corpo e mente, purifica l’organismo e agisce non solo sulla salute fisica ma anche sugli aspetti psicologici e comportamentali. A vostra completa disposizione uno dei più grandi conoscitori di questa tecnica millenaria: il dott. Silvano Pomari. Dopo una prima consultazione medica ed una valutazione molto accurata della vostra condizione fisica e psicologica, quello che seguirà sarà l’inizio di un percorso di riscoperta del vostro corpo e della vostra anima. Le cure ayurvediche sono personalizzate al fine di intervenire specificamente nei campi e con i mezzi più adatti al riequilibrio di ogni singolo individuo, in cui alimentazione e cosmesi sono solo alcuni dei benefici messi a
ALL’ HOTEL CAESIUS THERMAE POTRETE TROVARE E BENEFICIARE DEL CENTRO DI MEDICINA AYURVEDICA, IL PIÙ ATTREZZATO E COMPLETO A LIVELLO NAZIONALE
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L’ACQUA, ELEMENTO CARDINE DEL CAESIUS, NASCE PURA DA MONTE BALDO E SI OFFRE INCONTAMINATA E PURA
vostra disposizione. Presso l’Hotel Caesius infatti, per chi scegliesse di intraprendere il ciclo diagnostico - terapeutico dell’Ayurveda, è possibile strutturare un percorso di trattamenti - massaggio alle mani, schiena, piedi, viso - e attività come l’Hata Yoga, costituito da una serie di esercizi fisici (asana), respiratori (pranayama) e da tecniche di meditazione. Esso apporta un effetto benefico rispetto alla mobilità articolare, migliora l’elasticità di muscoli e tendini, risveglia la respirazione diaframmatica e favorisce un profondo stato di rilassamento e concentrazione. E’ inoltre possibile, e fortemente consigliato, delineare una dieta specifica e bilanciata che segua i dogmi di questa filosofia di vita, attraverso un menù degustazione ricco e vivace, capace di stimolare i sensi e apportare numerosi benefici alla salute grazie al sapiente utilizzo di erbe, spezie, ingredienti biologici ed alimenti selezionati con cura. Con una rivalutazione ed il consulto di fine soggiorno, avrete a disposizione i mezzi e le conoscenze fondamentali per consolidare le pratiche necessarie ad un progressivo e stabile benessere per il vostro futuro. Il Beauty Center del Resort è invece una vera e propria culla di piacere, dove farsi coccolare, per perfezionare e valorizzare la propria bellezza. Trattamenti viso e corpo - estetici o medicali - impacchi, solarium, Hammam originale marocchino e Rasul - rituale delle argille- sono
solo alcuni dei servizi beauty offerti. Qui si possono vivere vere e proprie esperienze sensoriali come i bagni di latte e miele, i massaggi emozionali, oppure il massaggio californiano: un trattamento profondo che tocca l’anima, eseguito con l’utilizzo di olii essenziali, scelti in base alle esigenze della persona, prevede movimenti fluidi e avvolgenti che si estendono a tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino al cuoio capelluto. In omaggio alle terre del Garda, vengono anche proposti massaggi con olio di oliva - OLHIDRA - e uva rossa - OLEUMVITIS - per trattamenti rigeneranti, drenanti e piacevolmente benefici. Anche per quanto riguarda la ristorazione al Caesius, ancora una volta, parliamo di qualità ed eccellenza. Tre ristoranti, un’enoteca e due bar, menzionati su Gambero Rosso e Guida Michelin, coordinati da un qualificato e selezionato parterre di chef, servono il meglio della tradizione enogastronomica regionale e nazionale italiana, prediligendo l’uso esclusivo di prodotti a km 0 e di materie prime ricercate. Viene dato spazio anche alla cucina internazionale, vegetariana, fusion e indiana, con un’attenzione speciale rivolta alla cucina dimagrante che prevede un regime alimentare specifico, combinato con terapie e trattamenti estetici mirati. Messo a punto dalla nota nutrizionista dott. ssa Evelina Flachi questo regime alimentare, grazie alla sinergia con l’acqua termale Caesius, diventa “Penta-Dietox”, metodologia che mira a ridurre sovrappeso, ritenzione idrica e cellulite andando ad agire in base alla morfologia, la costituzione ed i punti critici di ogni singola persona. Gli obiettivi? Detossinare, favorire le funzioni metaboliche stimolando la perdita di peso e depurare l’organismo. L’angolo buffet della sala colazioni, La Bouti-
que del Gusto, è un luogo esclusivo e raffinato dove, ancora una volta, si può constatare che ospitalità, accoglienza e professionalità sono, per il Caesius, priorità assoluta. Un allestimento elegante e curato nel dettaglio, con aree dedicate ai prodotti biologici, gluten free e agli alimenti selezionati dagli specialisti per una dieta sana, equilibrata e terapeutica. Due zone, una interna ed una esterna, con una vasta scelta di bevande e succhi in vetro sempre freschi, un angolo Moka per gustare il vero caffè all’Italiana e a disposizione uno chef per deliziare il palato con crêpes dolci o salate. Per rendere l’esperienza di soggiorno ancor più unica ed indimenticabile, gli ospiti potranno scegliere di dedicarsi ad una delle numerose attività proposte dall’Hotel Caesius sia all’interno della struttura, che sul territorio. Escursioni guidate in mezzo alla natura, passeggiate tra uliveti e vigneti, tour in bicicletta sulle rive del lago di Garda, trekking, ginnastica mattutina ed altre attività sportive, ma anche mini club per i più piccoli, serate musicali ed esperienze di degustazione enogastronomiche. Inoltre, per chi non volesse spostarsi a piedi, l’albergo mette a disposizione un servizio di navetta su prenotazione per ammirare le location più belle del lago di Garda e della sua spiaggia e il vicino paese di Bardolino. L’eccellenza e la cura di ambienti e servizi della struttura, fanno emergere la grande professionalità, esperienza e passione che tutto lo staff, quotidianamente, impiega nel suo lavoro per far si che il soggiorno al Caesius vi rimanga nella mente e nel cuore. HOTEL CEASIUS THERMAE & SPA RESORT VIA PESCHIERA,3 BARDOLINO (VR) TELEFONO: +39 045 7219 100 E-MAIL: CAESIUS@EUROPLA
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spa&benessere
ERMITAGE BEL AIR ALLA SALUTE SI PENSA IN VACANZA a cura di antonio devetag
Stiamo gradualmente uscendo dal tempo sospeso della pandemia e mai come in questo momento sentiamo il bisogno di riprenderci la nostra vita, in salute e sicurezza. Il Covid 19 ci ha brutalmente e tragicamente ricordato come la salute sia veramente la cosa più importante, da preservare prima di qualsiasi altra cosa. La vacanza può diventare quindi un momento non di solo svago e divertimento, ma anche e soprattutto di “benessere” nel senso letterale del termine. E le Terme – per tradizione luogo cui lo star bene si coniuga al relax – sono una soluzione ideale. L’Italia, che ha un’antichissima tradizione in tal senso, è la nazione con la più grande ricchezza termale naturale in Europa e il bacino delle Terme Euganee, in Veneto, è il più importante del continente. Qui, l’Ermitage Bel Air Medical Hotel®, storico e famoso hotel di Abano Terme, con i servizi termali e benessere e il suo Centro medico specialistico d’avanguardia (unico nel suo genere), invita gli ospiti a trascorrere giorni non solo di piacevole benessere ma anche di vera salute, con una vacanza dedicata alla cura della propria salute, ma anche alla prevenzione, grazie alla combinazione benefica di terme, fitness e alimentazione calibrata, il tutto impostato da noti specialisti dei rispettivi settori, consulenti dell’hotel. Insomma salute e benessere autenticamente italiani, che fa riappropriare gli ospiti dell’hotel di una tradizione termale che continua ad essere incredibilmente attuale, funzionale ed efficacie. Vacanze in tutta sicurezza, in un elegante albergo a 4 stelle, che la famiglia Maggia, proprietaria da quattro generazioni della struttura, ha fatto diventare un punto di riferimento dell’hotellerie italiana.
Terme, soggiorno salutare da vivere in totale sicurezza. Il piacere di passarvi le vacanze insieme a tutta la famiglia, dai nonni ai nipoti.
Estate alle Terme, con la famiglia All’Ermitage – che ha messo a punto per questa estate anche interessanti pacchetti settimanali e week end- si trascorrono le giornate fra bagni di sole nel verde del parco, nuotate nelle piscine termali, cibo sano e goloso, attività fisica e relax, passeggiate e pedalate con le bike a disposizione degli ospiti nell’incantevole cornice del Parco dei Colli Eugenei. Volendo si raggiungono in poco tempo Venezia, per piacevoli gite, le città d’arte del Veneto, le ville della Riviera del Brenta. Gli ospiti vi trovano atmosfere rilassanti, servizio personalizzato ed accuratissimo, grandi spazi anche per le famiglie con bambini (che magari possono ritrovarsi qui anche con i nonni, per passare tutti quanti insieme le vacanze), privacy e sicurezza per tutti, assistenza
medico- infermieristica per ogni evenienza. Le 3 sorgenti d’acqua termale dell’hotel alimentano di calde acque benefiche le piscine interne ed esterne, nonchè le vasche di stagionatura dei fanghi, che per le loro proprietà antalgiche e antiinfiammatorie (certificate scientificamente) sono alla base dei trattamenti terapeutici che si possono comodamente fare nello stabilimento termale interno e sono l’ideale per prevenire e combattere molte affezioni, ad iniziare dai reumatismi, dalle malattie articolari e l’osteoporosi. Chi lo desidera, può quindi dedicarsi al miglioramento della performance e - se necessario- alla cura di grandi e piccoli acciacchi, grazie all’ ampia gamma di cure termali fra cui può scegliere, accessibili con credenziali del SSN e quindi rimborsabili. E così, mentre i genitori e i nonni hanno finalmente il tempo di curare in modo naturale molti generi di disturbi, i bambini trascorrono giornate all’aria aperta, sane e divertenti, fra le piscine e il verde dei giardini. Tutta la famiglia insieme, in un unico luogo che risponde alle esigenze di adulti e bimbi. Vacanze protette e sicure Ricordiamoci che le Terme sono un presidio sanitario e quindi sono sicuramente fra i luoghi più sicuri dove poter andare, e non solo in questo periodo. A ciò si aggiunge, per quanto riguarda l’Ermitage, che trattandosi del primo Medical Hotel aperto in Italia (unico nell’area delle Terme Euganee), ha sempre avuto attentissimi protocolli e tenuto in primissimo conto igiene e sicurezza.
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Alla luce del post pandemia, l’Ermitage ha introdotto ulteriori accortezze. Per proteggere al meglio i propri clienti la capacità ricettiva è stata ridotta al 50% e vengono rispettate in modo restrittivo tutte le normative vigenti sulla sicurezza. Gli ambienti comuni sono quotidianamente sanificati grazie ad innovativi sistemi di ozonizzazione, utilizzati anche nelle camere - dotate tutte di balcone o giardino privato - ad ogni cambio cliente. I dispositivi di protezione individuale vengono forniti gratuitamente a tutti gli ospiti perché possano avvicinare gli operatori, durante i trattamenti, in totale tranquillità e sicurezza. Il corretto distanziamento, è inoltre garantito dalle grandi dimensioni degli ampli saloni del resort, immerso nel verde, dell’elegante sala ristorante in stile liberty, dei giardini dove fare salutari bagni di sole e dei 1000 mq delle piscine termali interna ed esterne. Il relax della vacanza e la cura della salute sono tutelati da un team di medici specialisti e terapisti altamente qualificato. La presenza medico infermieristica continuativa è un elemento essenziale per accudire la salute e il benessere di tutti gli ospiti, di qualunque età essi siano, anche affetti da piccole o gravi limitazioni della capacità di movimento. “Come Federterme, di cui sono Vicepresidente nazionale, abbiamo messo a punto un protocollo rigidissimo, che garantisce livelli di sicurezza assoluti - spiega Marco Maggia - Il cliente, che deve autocertificare di non essere soggetto a quarantena e di non avere sintomi riferibili al Covid19, riceve linee guida per il suo soggiorno in hotel, che si deve ovviamente impegnare ad osservare.” Medical Hotel, per prevenire e curare Mai come oggi è attuale, e importante, il principio “Alla salute si pensa in vacanza” che la famiglia Maggia, ha messo da anni alla base della sua filosofia e del suo lavoro, scegliendo
Niente barriere, né fisiche né mentali all’Ermitage Bel Air, vincitore degli Oscar dell’accessibilità. Vacanze protette e sicure per tutti. una decina di anni fa di arricchire la tradizionale offerta termale dell’albergo con la creazione del primo Medical Hotel in Italia. E così, oltre ad offrire ai propri ospiti benessere e relax attraverso un’ampia gamma di cure termali, trattamenti di remise en forme e servizi innovativi completamente accessibili (ideali per prevenire l’insorgere di problematiche di salute), ha al suo interno un Centro medico-specialistico di Riabilitazione e Medicina Fisica con un’équipe medica composta da chirurghi ortopedici, fisiatri, neurologi e dietologi. Si tratta di una struttura di eccellenza unica nel suo genere perché riesce a coniugare i benefici di una rilassante vacanza termale con i migliori risultati ottenibili sul piano della riabilitazione in ambito ortopedico e neurologico. Tra i suoi obiettivi, il ritorno alla vita attiva più rapido ( per effetto delle cure e attività giornaliere che gli ospiti seguono sotto controllo medico ,nonché dei benefici dell’attività in acqua termale), e il miglioramento dell’autonomia funzionale dopo traumi, interventi chirurgici (per esempio protesi all’anca) o problemi legati all’invecchiamento. Dimagrire in modo stabile ed equilibrato Particolarmente efficaci sono i Programmi Fit di
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dimagrimento equilibrato e duraturo, che durano 7 o 15 giorni. Sono stati studiati dagli specialisti dell’Ermitage per persone sane, che a causa di stili di vita sbagliati, sedentarietà e sovrappeso, hanno compromesso alcuni parametri fisiologici, e sono quindi esposti al rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Includono percorsi alimentari e fitness (tutti personalizzati) e consentono di lasciare l’hotel a fine soggiorno non solo più magri, ma anche con i parametri fisiologici (quali colesterolo, trigliceridi e capacità aerobica) notevolmente migliorati, dato che vengono scientificamente misurati all’inizio e alla fine della permanenza. Il tutto grazie anche a un ciclo completo di cure termali (fanghi, bagni termali ionizzati, massaggi di reazione) e di massaggio manuale drenante linfatico (Original Method Vodder). Possono essere seguiti da chiunque desideri dimagrire e migliorare il proprio stile di vita, imparando a modificare le proprie abitudini quotidiane, dall’alimentazione alle attività motorie propedeutiche a mantenersi al riparo da rischi il sistema cardio-circolatorio. Oscar dell’accessibilità: niente barriere, né fisiche né mentali L’Ermitage ha fatto dell’accessibilità senza limiti la sua bandiera, adeguando accoglienza, servizi, assistenza e proposte termali e benessere alle esigenze di disabili e Over 65, che possono trascorrervi una vacanza sapendo di essere seguiti in tutte le loro necessità. È stato perciò premiato come miglior albergo italiano nell’accoglienza degli ospiti con deficit o disabilità motorie e in quella riservata ai Senior ai “Village For All Awards”, gli “Oscar dell’accessibilità”. Accessibile in tutte le accezioni, l’hotel garantisce una vacanza tagliata su misura anche a chi ha sempre pensato di dovervi rinunciare, quali ad esempio i portatori di handicap, i senior e le famiglie con bambini speciali, colpiti da gravi problematiche di salute.
Per informazioni: Ermitage Bel Air – Medical Hotel Via Monteortone, 50 - Abano - Teolo (PD) Tel +39 049 8668111 www.ermitageterme.it
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SPA WITH A VIEW VACANZA CON PANORAMI DA SOGNO Hotel Splendid Royal
a cura di giAcomo gabriele MORELLI
In tempo di coronavirus, salute e self-care sono più importanti che mai. Prendersi cura di sé tra le quattro mura domestiche passa per buone abitudini quali mangiare cibi sani, dormire a sufficienza, leggere un bel libro, rilassarsi, ma anche seguire un programma di fitness o un trattamento di bellezza. Tutte attività che rafforzano il sistema immunitario e migliorano il benessere fisico e mentale e che di solito si cercano nell’ambito di una vacanza all’insegna del wellness. Ebbene, se è vero che oggi bisogna trovare il modo di avere cura di sé a casa propria, domani si potrà guardare di nuovo oltre l’orizzonte come si faceva in passato. Sul ritorno al benessere di corpo e spirito così come sul rispetto della natura e della vita ebbe molto da dire già agli inizi del XX secolo una comunità di noti filosofi e maestri dell’arte del vivere insediatisi sul Monte Verità, sopra il Lago Maggiore. E già nel XIX secolo, i viaggiatori nordeuropei diretti verso sud facevano tappa in Ticino per concedersi qualche giorno di relax e rigenerare le energie nei tranquilli dintorni del Lago Maggiore e del Lago di Lugano. Attualmente, qui sorgono hotel con ampi impianti wellness che oltre a offrire benefici servizi spa regalano magnifiche viste panoramiche e che già oggi pregustano il momento in cui, a crisi superata, potranno tornare a dedicarsi al benessere dei loro ospiti. Il nostro consiglio: già da oggi potete acquistare i voucher per il vostro prossimo soggiorno in Ticino su www.amoreticino.ch e allo stesso tempo sostenere il vostro hotel preferito durante la crisi. Hotel Eden Roc, Ascona Relax in un ambiente mediterraneo Quiete assoluta, posizione privilegiata sulle rive
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Hotel Eden Roc
Il Ticino è il luogo ideale per rilassarsi e dedicare un po’ di tempo a se stessi, alla mente e al corpo in uno dei centri benessere degli hotel di lusso Villa Orselina
del Lago Maggiore, spiaggia privata, lungo pontile con marina privata, 95 lussuose camere e suite dal design variopinto, quattro raffinati ristoranti e un vero e proprio giardino dell’Eden; sono questi i tratti caratteristici dell’Hotel Eden Roc ad Ascona, ai quali si aggiungono un’area spa di 2000 m2 e la ricca offerta della scuola di sport acquatici dell’hotel. Per la progettazione dell’area wellness, l’interior designer Carlo Rampazzi si è ispirato alla natura ticinese. La decorazione floreale, filo conduttore dell’Eden Roc Spa, crea una gioiosa atmosfera primaverile in ogni periodo dell’anno. L’oasi acquatica, che con le sue scintillanti sfumature di blu e grigio riprende i colori del Lago Maggiore, presenta due piscine coperte e scoperte e una vasca idromassaggio con lettini subacquei per il perfetto relax. Il percorso Kneipp è realizza-
to con pietre raccolte nel vicino fiume Maggia, le quali, non essendo fissate al fondo, danno la sensazione di avanzare sul letto di un vero corso d’acqua. Ma non è tutto: l’Eden Roc Spa dispone di un’ampia area sauna con bagno di vapore, sanarium, sauna finlandese, spazio per sole donne e un centro fitness dotato delle più moderne attrezzature Technogym. www.edenroc.ch Villa Orselina Vista sul relax Villa Orselina è il rifugio perfetto per una vacanza all’insegna del relax lontano dalla frenesia della vita quotidiana. Boutique hotel a cinque stelle facente parte di Small Luxury Hotels of the World, sorge 449 m sopra Locarno al centro di un giardino subtropicale di oltre un ettaro affacciato sul Lago Maggiore e sul paesaggio montano ticinese. Ognuna delle 28 camere e suite finemente arredate offre una spettacolare veduta del lago. La struttura dispone di un bar con una romantica terrazza e di due ristoranti con una suggestiva vista panoramica: Il Ristorante di Orselina, elegante e raffinato, e La Pergola, posto a bordo piscina e caratterizzato da un’atmosfera mediterranea. “La Spa”, vera e propria oasi di bellezza e benessere, si distingue non solo per l’ampio ventaglio di trattamenti selezionati ma anche per la magnifica area sauna, la piscina coperta, la piscina scoperta riscaldata e il centro fitness. www.villaorselina.ch
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Kurhaus Cademario Hotel & Spa Centro di energia vitale sul Lago di Lugano Adagiato a 850 m s.l.m., il Kurhaus Cademario Hotel & Spa vanta il primato di wellness hotel più alto del Ticino e offre una meravigliosa vista sul Lago di Lugano. Cinto dalle colline e dalle montagne del Malcantone, a non più di 12 km da Lugano, è circondato da un parco di 10 ettari e dispone di un’area spa di 2.200 m2 con impianti al chiuso e all’aperto, varie piscine, bagno salino e grotta di sale, saune, sale per trattamenti e zona fitness. Fondato oltre un secolo fa, oggi si propone quale perfetta simbiosi tra architettura moderna ed elementi storici. Dalle sue 82 camere lo sguardo vaga indisturbato sul Lago di Lugano e sul paesaggio montano circostante, mentre nella spaziosa terrazza panoramica dei suoi due ristoranti si servono in tavola piatti freschi e leggeri della cucina regionale. L’hotel, inoltre, è un eccellente punto di partenza per escursioni in bici o a piedi lungo i 350 km di sentieri che attraversano il Malcantone, autentico paradiso naturale tutto da scoprire. www.kurhauscademario.com Hotel Splendide Royal, Lugano Lifestyle Spa per mente, anima e corpo L’equilibrio non è qualcosa che trovi, è qualcosa che crei. È questa la filosofia alla base della Lifestyle Spa dell’Hotel Splendide Royal, albergo a cinque stelle di Lugano che non a caso figura tra i membri di The Leading Hotels of the World e di Swiss Deluxe Hotels. Aperta nel 2019, la nuova oasi di benessere è un capolavoro architettonico votato al wellness. La piscina panoramica coniuga il comfort di una piscina coperta con la bellezza di una vista mozzafiato e di un’invitante terrazza baciata dal sole. L’area spa si articola in molteplici saune, bagni di vapore e spa suite, comprende una sala fitness e offre un ampio ventaglio di trattamenti con prodotti esclusivi in spazi dedicati. L’intero progetto della Lifestyle Spa poggia sul concetto di equilibrio vitale. Per aiutare gli ospiti a raggiungere tale equilibrio, l’Hotel Splendide Royal
Kurhaus Cademario Spa
Termali Salini & Spa
The View Lugano
Lasciarsi viziare da acque termali, saune, bagni turchi e massaggi al cioccolato! Professionalità e accoglienza ridaranno nuova energia e maggior leggerezza. ha sviluppato una propria bussola che individua quattro particolari punti cardinali: mente, corpo, anima ed energia. A livello di mente, la strada verso l’equilibrio passa per sessioni di meditazione e yoga svolte sotto l’esperta guida dei professionisti della spa. Il corpo trova nell’esercizio fisico una fonte di nuova forza e si libera delle tossine sia in piscina che con l’uso delle più moderne attrezzature per il fitness. L’anima si nutre di emozioni positive attraverso rituali sensoriali e massaggi rigeneranti. L’energia viene fornita da pasti e bevande salutari, concepiti da un nutrizionista e preparati solo con ingredienti naturali. Nel corso di questo viaggio olistico, chi in un primo momento cercava semplicemente un soggiorno all’insegna del wellness trova molto di più: apprende i metodi e scopre in sé la motivazione per condurre uno stile di vita salutare anche a vacanza finita. www.splendide.ch Termali Salini & Spa, Locarno Immersione in un altro mondo Lo stabilimento Termali Salini & Spa Locarno conquista per l’impareggiabile posizione sulla sponda del Lago Maggiore e per la straordina-
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ria architettura. Con i suoi anfratti, le grotte e le cascate, l’impianto wellness aspira a riprodurre le inconfondibili peculiarità delle valli fluviali ticinesi e ricorda continuamente l’inimitabile bellezza del paesaggio regionale. I bagni, tutti di acqua salina naturale, sono disposti lungo un percorso su due piani che prevede tappe fisse e trattamenti facoltativi, in un vero e proprio rituale che permette all’ospite di lasciarsi alle spalle la vita quotidiana per immergersi in un mondo diverso. Contrariamente a una stazione termale tradizionale, infatti, lo stabilimento Termali Salini & Spa Locarno è organizzato non solo sull’asse orizzontale ma anche su quello verticale. Se l’area sauna, posta nel piano interrato, dona la sensazione di addentrarsi in un affascinante mondo subacqueo, l’esclusiva spa, allestita nell’attico, offre una vista mozzafiato sul lago e sulle montagne circostanti. www.termali-salini.ch The View Lugano Design&Lifestyle Hotel & Spa Sopra i tetti di Lugano Con The View, lo svizzero Planhotel Hospitality Group ha inaugurato nel 2015 a Lugano il più recente Luxury & Design hotel di categoria cinque stelle superior della città. L’hotel, i cui interni, concepiti dall’architetto Alessandro Galloni, richiamano i materiali e il design di uno yacht di lusso, sorge sulle pendici del Monte San Salvatore, nel centro di LuganoParadiso. La scelta del nome non è certo casuale: la spettacolare vista che si gode da questa posizione offre scorci inediti del lago e della città fino al Monte Brè. L’hotel dispone di 16 Junior Suite e 2 suite con servizio di maggiordomo, una spa di 700 m2 con aree relax, beauty e pool e un ristorante gourmet affidato allo chef Mauro Grandi e alla sua raffinata interpretazione della cucina mediterranea. www.theviewlugano.com
Per maggiori informazioni: TICINO TURISMO Tel.: +41 91 821 53 30, e-mail: cecilia.brenni@ticino.ch Via C. Ghiringhelli 7, CH – 6500 Bellinzona
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speciale sente-mente
UNA SFIDA possibile PER UN’ORGANIZZAZIONE CHE CURA
U
n’interessante intervista dedicata all’ultimo libro di Letizia Espanoli “Per un’organizzazione che cura, idee e azioni possibili secondo il Sente-Mente® modello” (Editrice Dapero). Ho scelto di dare voce all’autrice attraverso alcune semplici domande: Da dove è nata l’esigenza di racchiudere in questo libro il punto di vista del modello Sente-Mente®? “Sai, era da diversi anni che lavoravamo con alcune residenze per anziani guidandoli attraverso il modello Sente-Mente® e ad un certo punto ho sentito molto forte la necessità di iniziare a scrivere i contenuti più importanti. E’ libro che non basterà leggerlo solo una volta, perché ogni volta che lo si rilegge si ritrovano ulteriori spunti e si aprono nuove consapevolezze e ragionamenti.” In questo libro viene dedicata particolare attenzione alla parola cura, non solo per il suo significato più profondo, ma anche in termini di azioni concrete, osservabili e rilevabili, ecco perché proprio la parola Cura è una delle parole essenziali di questo libro. Perché se noi prendiamo il mondo sociosanitario e lo “spremiamo” e semplifichiamo all’ennesima potenza, ci resta solo la parola cura, non ci resta altro. Noi siamo sempre all’interno di una relazione cambia la vita dell’altro. Non possiamo pensare di ridurre l’idea della cura ad un concetto, perché la cura è il faro attraverso il quale si costruiscono le azioni. La cura diventa, non tanto il che “cosa”, ma la cura si veste del “come” ed è da lì che poi prende vita il modello organizzativo. Quando noi iniziamo a contemplarle il come e a definirlo, ecco allora che escono azioni che diventano l’elemento di valore. In ambito socio sanitario non contano quanti bagni si fanno, ma conta l’emozione con la quale esce quella persona dalla stanza del bagno, questa è cura. Veramente se prendessimo questo concetto e lo portassimo nella scuola varrebbe la stessa cosa. Non contano quante pagine del libro ho spiegato oggi, ma conta quanti concetti ogni studente ha potuto interiorizzare e soprattutto armonizzare con il suo sapere. Forza del modello Sente-Mente® sta nella capacità di espandere quel come e costruire modelli organiz-
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di elena mantesso
L’Identità della Cura racconta cosa ti rende unico Questo viaggio coinvolge tutti, a partire dal consiglio di amministrazione e dalla direzione; in modo capillare incontra poi tutti i protagonisti del processo assistenziale terapeutico, ma anche il personale amministrativo, gli addetti alla cucina, alla lavanderia, all’igiene ambientale. La creazione per tutti di un ben-essere capace di creare in ciascuno una sensazione di autoefficacia, unica prevenzione alla demotivazione, al burnout e quindi ai maltrattamenti. «Il clima organizzativo consiste nel dare senso e ordine agli stimoli esterni. Il clima è una manifestazione della cultura» scriveva sempre Schein già nel 1990 ed ecco perché il clima interno dell’organizzazione va coltivato con pazienza, metodo e sapienza. Il progetto che Sente-mente® attiva nelle organizzazioni ha lo scopo di avviare un nuovo modo di intendere l’assistenza agendo su tutti i processi organizzativi del servizio al fine di trasformarsi da «un’organizzazione che fa ammalare a una che cura». Tratto da “Per una organizzazione che cura” di Letizia Espanoli - Editrice Dapero Qui se sei interessato al libro: https://editricedapero.it/prodotto/per-unorganizzazione-che-cura/ YouTube: Letizia Espanoli
È tempo di tornare, tutti insieme, al «bello» del prendersi cura. È tempo di «portare alla luce» ciò che non va, nominarlo e farlo diventare «trampolino di lancio»
zativi che diano valore a quel come e da lì far nascere l’identità della cura. Secondo me in ambito sociosanitario c’è un altro concetto che prende vita dalla parola cura, ed è accuratezza. Accuratezza è portare tutta la tua attenzione in ciò che fai, uno sguardo accurato che abbraccia l’individuo e restituisce dignità alla persona. Quando ci dedichiamo all’accuratezza definiamo sempre il “come”. Infatti nel libro si definisce l’importanza del passaggio dal “cosa” al “come”, anche come modo per andare oltre i maltrattamenti, perché purtroppo può accadere che il “fare” prenda il sopravvento sull’”Essere”. Possiamo quindi affermare che l’accuratezza può essere intesa anche come un antidoto ai maltrattamenti? “Certo, infatti i maltrattamenti hanno origine nella cultura della trascuratezza. Come ho scritto nel libro il maltrattamento è un atto di cura mancato. È importante che ogni organizzazione sia consapevole delle persone che assume e allo stesso tempo che mantenga viva la motivazione del proprio personale. Prima di tutto c’è la passione, e non è intesa come la sola passione per il tuo lavoro, ma la passione per la dignità delle persone. C’è un quotidiano sotterraneo nelle organizzazioni che ha bisogno di leader con gli occhi aperti e che scelgano di stare dalla parte degli anziani.È di fondamentale importanza definire l’identità della cura di ciascuna organizzazione. E come ho scritto nel libro, l’identità della Cura divie-
ne allora il nocciolo essenziale della cultura aziendale. Essa va «stanata» dall’ovvio, da ciò che solo apparentemente sembra conosciuto, per diventare un grande lavoro di confronto capace di portare alla luce parole, valori, intenzioni della Cura”. Nel secondo capitolo si entra nel vivo dell’Essenza della cultura organizzativa, ponendo particolare attenzione al linguaggio, quanto è importante il linguaggio utilizzato all’interno delle organizzazioni? “È di fondamentale importanza perseguire in modo costante la ricerca della parola giusta. Le parole non possono mai essere scelte a caso. Possiamo quindi «contagiare» l’organizzazione con un linguaggio capace di ridare valore alla persona. Il linguaggio che noi utilizziamo meta comunica “come” noi viviamo le azioni quotidiane all’interno della nostra organizzazione e di come ci prendiamo cura di persone. Finché non cambiamo il vocabolario, difficilmente riusciamo a fare un cambio culturale, ecco perché per Sente-Mente® è importante il linguaggio e la scelta consapevole delle parole. Avviare un processo per creare un vocabolario condiviso fatto di parole potenzianti vuol dire avere a propria disposizione la parola che descrive una determinata situazione con la capacità di non vedere solo «ciò che non va», ma di vedere, per prima cosa, l’opportunità nascosta che mi riserva quella circostanza.”
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RATIO FAMIGLIA Condominio, la Polizia può spiare il pianerottolo Importante sentenza della Cassazione sull’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza all’interno del condominio da parte della Polizia. Secondo la Suprema Corte, non ci può essere alcun limite per l’impiego di tali impianti da parte degli organi di indagine in luoghi pubblici o aperti al pubblico, tra cui rientrano gli ambienti condominiali. L’importante, sottolineano i giudici, è che
la miglior gestione dell’economia quotidiana
non si tratti di un domicilio o di una privata dimora di un cittadino. Ma nulla vieta di piazzare la telecamera nel pianerottolo della scala, luogo di passaggio pubblico.Secondo i giudici, infatti, l’uso delle telecamere equivale, in questo caso, ad un appostamento della Polizia, legittimo nei limiti dell’autonomia investigativa della Polizia giudiziaria. L’importante, insiste la Cassazione, è che i dispositivi vengano collocati in luoghi diversi dalla privata dimora o dal domicilio dell’interessato, cioè in un luogo pubblico come, appunto, lo è un pianerottolo su cui transita un numero indefinito di persone. Non occorre, pertanto, il preventivo consenso dell’autorità giudiziaria.
Codice Rosso
TFR, anticipo per estinguere il mutuo
la legge contro le violenze
La legge prevede che la richiesta di anticipo sia giustificata dalla necessità di spese sanitarie o acquisto dell’abitazione principale. L’estinzione del prestito stipulato per la prima casa, invece, può essere ammessa solo con accordi ad hoc tra il dipendente e il datore di lavoro. La norma di riferimento, cioè l’articolo 2120 del Codice Civile, prevede – salvo disposizioni più favorevoli contenute nei contratti collettivi o nei patti individuali – che la richiesta di anticipazione del Tfr debba essere giustificata dalla necessità di: - spese sanitarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle strutture pubbliche; - acquisto della prima casa di abitazione per sé o per i figli. Nel caso in esame, l’acquisto dell’abitazione si è già perfezionato da tempo, e tale fattispecie non rientra tra quelle espressamente previste. In linea di massima, quindi, il datore di lavo-
La legge Codice Rosso è un provvedimento volto a rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere, inasprendone la repressione tramite interventi sul Codice Penale e sul Codice di Procedura Penale. Individua un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere. Il provvedimento incide sul Codice Penale per inasprire le pene, per rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato. Revenge porn ad esempio, cioè la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate: si punisce con la reclusione da 1 a 6 anni e con la multa da € 5.000,00 a € 15.000,00, la condotta di chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde, senza l’espresso consenso delle persone interessate. La pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, li diffonde a sua volta. Si punisce con la reclusione da 1 a 5 anni, chiunque con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o una unione civile. Aggravante quando il reato è commesso in danno di minori. Introdotto il delitto di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Reato di sfregio: il nuovo delitto di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, introdotto all’art. 583-quinquies C.P.), punito con la reclusione da 8 a 14 anni. Quando dalla commissione di tale delitto consegua l’omicidio si prevede la pena dell’ergastolo. Inoltre, il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi è inserito nell’elenco di quei delitti che consentono nei confronti degli indiziati l’applicazione di misure di prevenzione, tra le quali quella del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona da proteggere.
ro non è tenuto a concedere l’anticipazione. Restano sempre possibili e leciti accordi più favorevoli tra le parti: dunque, l’anticipo del Tfr per estinguere il mutuo in corso è fattibile solo nel caso in cui il datore lo consenta.
Ue, nuove disposizioni per gli elettrodomestici La Commissione Europea ha adottato nuove misure per prodotti come frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e televisori, nel costante sforzo di ridurre l’impronta di carbonio dell’Europa e rendere le bollette energetiche più economiche per i consumatori. Sono stati rivisti e adattati i requisiti esistenti in materia di durabilità (per illuminazione), consumo di acqua (per lavastoviglie e lavatrici) e marcatura di prodotti chimici. Le misure, quindi, contribuiscono agli obiettivi di economia circolare migliorando la durata della vita, la manutenzione, il riutilizzo, l’aggiornamento, la riciclabilità e la gestione dei rifiuti degli apparecchi, contribuendo all’attuazione del principio “Prima efficienza energetica” dell’Unione Europea. Queste misure, insieme alle etichette energetiche adottate nel marzo scorso, dovrebbero produrre 167 TWh di risparmi energetici finali all’anno entro il 2030: per le famiglie europee significa in media € 150,00 all’anno.
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INTERVISTE speciali
Per i luxury brand questo può essere il momento ideale per mostrare i loro valori perché le azioni di oggi diventeranno case study per i prossimi decenni.
Barbara Czyzewska
Il futuro per il mercato del lusso dopo il Covid-19
A CURA DI M.T. SAN JUAN
L
a Dr.ssa Barbara Czyzewska, Head of Luxury Marketing and Brand Management Specialization presso Glion Institute of Higher Education, spiega come il coronavirus abbia impattato sul mercato del lusso e delinea possibili scenari e strategie di ripresa.
“La crisi determinata dal COVID-19 è una situazione che non è mai stata vissuta prima d’ora. Una pandemia globale che ha avuto ripercussioni anche sul comportamento dei consumatori, infatti il virus ha profondamente inciso su tutti a prescindere dall’estrazione sociale ed economica. Il virus non ha risparmiato membri di famiglie reali o leader politici di alto livello, che spesso sembrano invece essere immuni a qualsiasi altro tipo di crisi. Oltre ai drammatici effetti sulla salute, come riportato dell’Index of Consumer Sentiment (ICS), il coronavirus ha fortemente condizionato il modo in cui i consumatori percepiscono la loro situazione finanziaria, impattando in modo particolare anche sulla volontà di spendere soldi o, forse più precisamente, sul modo in cui spenderli. Questo sentimento ha colpito in particolare i clienti ad alto reddito (l’Index si concentra sul mercato americano) e di conseguenza la loro fiducia verso la spesa discrezionale. In altre parole, le persone non si sentono più a proprio agio a spendere elevate somme di denaro in beni e servizi che non sono strettamente necessari. Di conseguenza, Altagamma in associazione con Boston Consulting Group e Bernstein ha stimato che la crisi globale di COVID-19 porterà a un calo delle vendite nell’industria del lusso tra 30 e 40 miliardi di euro. Nonostante queste analisi cupe, non vi è però alcun dubbio che l’industria si riprenderà, ma la domanda è quando e in che modo. Ci sono una serie di elementi che le aziende di lusso dovrebbero prendere in considerazione proprio ora in preparazione a questo rilancio. Una delle caratteristiche più sorprendenti è che spesso la spesa nel settore del lusso non si basa su processi e ragionamenti razionali, ma su emozioni e sentimenti. Quindi questa crisi inaspettata avrà senza dubbio un forte impatto sulla collettivi-
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tà, ma è tuttavia improbabile che influenzi radicalmente la natura umana. Infatti, dopo mesi di austerità e isolamento, i clienti potrebbero essere disposti a tornare alle loro vite pre-pandemia e godere dei servizi di lusso tra cui viaggi di lusso, intrattenimento, ristoranti e trattamenti benessere. Secondo Chris Gray, fondatore della società di consulenza di psicologia dei consumatori Buycology, spendere in tempi di crisi coinvolge anche i concetti d’identità e sicurezza. Rapportando quindi ciò con l’essenza del lusso, che spesso si identifica con la grande capacità di spesa, sia i prodotti che i servizi di lusso saranno di nuovo popolari, perché gli aggettivi che meglio definiscono i big spender sono identità e sicurezza, ma anche prestigio e opportunità. Possiamo già vedere le prove di questo meccanismo, con Hermès che ha registrato un record di 2,7 milioni di dollari di vendite il primo giorno in cui ha riaperto il suo flagship store in Cina, a Guangzhou. È difficile prevedere esattamente che tipo di viaggi e quali servizi di hospitality verranno scelti immediatamente dopo la crisi. Si può tuttavia affermare che le vacanze tipiche di “sole, spiaggia e mare”, sci, turismo e shopping saranno richieste. Alcuni analisti affermano che i viaggi nazionali si raffor-
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zeranno più velocemente dei viaggi internazionali. È quindi verosimile prevedere che si riprenderanno prima i servizi di livello medio-basso, mentre le realtà di ospitalità luxury inizieranno probabilmente a ricevere prenotazioni non appena riapriranno i confini, è quindi fondamentale che siano pronti quando ciò accadrà. Per riprendersi completamente dall’attuale crisi e dalle inevitabili difficoltà economiche, le aziende dovranno pensare in modo creativo alle proprie operazioni. Fusioni, partnership e cooperazione tra diversi brand possono senza dubbio rafforzare la posizione degli attori più piccoli. È positivo vedere
che alcuni paesi stanno già pensando al futuro, e si stanno promuovendo come destinazioni pronte ad accogliere i turisti non appena sarà possibile, l’Italia e Cipro sono eccellenti esempi di tali iniziative. Ciò che è importante ricordare è che spesso i luxury brand sono basati su una storia famigliare e l’eredità del nome. E proprio questo può essere per le aziende il momento ideale per mostrare i loro valori e quanto sono disposti a dare per supportarli. Le notizie di oggi diventeranno case study nei libri di testo e storie di marketing per i prossimi decenni. Oggi è il momento giusto per costruire relazioni con il marchio forti e durevoli per il futuro. In questa difficile situazione, molte società di lusso hanno attivamente sostenuto la battaglia contro il virus attraverso donazioni di materiali o finanziarie. Moncler, Richemont Group, Ralph Laurent e Capri Holdings sono tra le molte aziende che hanno fornito contributi finanziari ad associazioni e ospedali. Altre società come Armani Group e LVMH hanno convertito i loro stabilimenti produttivi in fabbriche per creare materiali per aiutare i paesi con carenza di forniture mediche. Bulgari, invece, ha trasformato le sue fabbriche di profumi in produttori di disinfettanti per le mani, mentre il Gruppo Armani produce camici per ospedali. Molti marchi di moda stanno realizzando mascherine per il viso, molto richieste in tutto il mondo. Queste sono tutte iniziative eccellenti, sia dal punto di vista della respon-
sabilità sociale che della strategia di marketing. Tali azioni non solo aiutano a combattere l’epidemia, ma dimostrano anche che nelle difficoltà la sicurezza delle persone è la priorità per tutti, anche per i marchi di lusso, che in questa situazione mostrano ai consumatori che si preoccupano veramente di loro. Tutte le principali realtà del lusso vantano eccellenti politiche di Responsabilità Sociale d’Impresa, che nella situazione attuale vengono messe alla prova. Amministratori delegati e proprietari di aziende in tutto il mondo sono osservati e costantemente valutati in base alle loro capacità di leadership e alle decisioni che prendono in questo tempo di prova. Alcuni di loro, tra cui Arne Sorenson di Marriott, sono visti come eroi moderni, altri hanno distrutto permanentemente il loro marchio. COVID-19 potrebbe aver cambiato il modo in cui lavoriamo, interagiamo, facciamo acquisti e trascorriamo il tempo, ma non cambierà chi siamo e cosa vogliamo dalla vita. Avendo avuto tempo per riflettere, le persone apprezzeranno l’autenticità e i valori significativi più che mai. E infine, dopo mesi di isolamento e ansia, i clienti di tutto il mondo vorranno ritornare a vivere la propria vita. Le aziende che scopriranno come offrire esperienze anziché servizi, guideranno la ripresa”.
chi È barbara czyzewska
Barbara ha un forte background accademico negli sudi sull’ospitalità e sul turismo, con particolare esperienza nel marketing, nell’ospitalità di lusso e nella storia degli hotel di lusso. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Hospitality Management, un Postgraduate Certificate in Teaching in Vocational Subjects e un MA and BSc in Tourism Destination Management. Barbara ha recentemente pubblicato un libro intitolato “The Story of Hilton Hotels: Little Americas”. Prima di entrare in Glion, Barbara ha diretto il programma MA Luxury Hospitality Management presso University of West London.
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Fashion
WEEK Il ritorno al passato della moda? Sostenibilità, artigianalità e tradizione: sono questi gli ingredienti del back in time, trend che mira a riportare la moda a un passato più virtuoso
La “ripartenza”, come molti la chiamano, ha finalmente preso piede. E se per molte persone il desiderio è quello di ritornare alla vita normale, la realtà è che ci troviamo di fronte ad un momento di riflessione, in cui è necessario entrare nell’ottica che il nostro modo di vivere e le nostre consuetudini stanno di fatto venendo ridisegnate. Anche il mondo della moda è stato duramente colpito dalla crisi causata dal coronavirus e, anche esso, con un mercato che globalmente vale circa 2300 miliardi di euro, dovrà andare incontro a profondi cambiamenti. Considerando la situazione attuale è inevitabile chiedersi in quale direzione andrà la moda e quali saranno le forme che assumerà. Tra le tante domande e ipotesi che circolano, una di quelle che si sta diffondendo di più chiede: e se la strategia per fare un passo avanti sia quella di fare un passo indietro? La quarantena ci ha costretto a rallentare il passo, a tornare ad una vita più semplice, fatta di acquisti necessari e meno sprechi, e questo sembra essere un po’ il leit motiv che anche il settore della moda intende seguire. Sostenibilità, artigianalità, tradizione e valorizzazione delle realtà locali, sono questi i pilastri del trend back in time.
occhiali
di vittoria bisutti
Sapore di mare È arrivato il momento di conoscere le tendenze più hot in fatto di costumi da bagno. Chiariamo prima una cosa, all’ eterna domanda bikini o costume intero quest’anno si risponde: entrambi! Vediamo ora i principali trend irrinunciabili di questa calda stagione. L’estate 2020 riporta alla ribalta sulla spiaggia lo stile anni ’80. Il segno distintivo? Slip a vita bassa che sale sui fianchi, un modello che ci ricorderà Karina Huff in “Sapore di mare”, perfetto per slanciare la figura e valorizzare in particolar modo le gambe. Altro trend che sta spopolando è quello della stampa animalier. I costumi dell’estate si ricoprono di macchie e striscie, copiando il manto dei felini, e donando un’allure esotica e sensuale a chi li indossa. Ultimo, ma irrinunciabile, il modello nero (e intero), dalla scollatura profonda. Perfetto non solo per la spiaggia ma anche da utilizzare la sera come body nero.
da sole 2020 Gli occhiali da sole sono indiscutibilmente l’accessorio che più si sposa con l’atmosfera calda e soleggiata dell’estate, in cui glamour e funzionalità si fondono alla perfezione. Tra le montature più in voga (e femminili) dell’estate si trovano quelle cat-eye e a farfalla. Per intenderci, erano quelle adorate dalle star anni ’50 e ’60 che quest’anno si rinnovano nei colori e nei dettagli. Oltre al classico nero spopolano le tonalità pastello come il rosa e la carta da zucchero e, naturalmente, le fantasie animalier. Molto apprezzati anche con dettagli di piccole borchie
l’estate ai piedi Che siano bassi o con il tacco i sandali si confermano la calzatura must-have dell’estate
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È ormai assodato che i sandali non conoscono più stagione e non sono più relegati al ruolo di calzature estive. È anche vero però che con la bella stagione diventano un must-have a cui veramente non si può rinunciare. Anche quest’anno le proposte sono tantissime (con e senza tacco), i modelli diventano sempre più originali e fuori da ogni schema, in grado di venire incontro alle esigenze di ogni stile. Le proposte per il giorno vedono protagonisti sandali minimal con listine sottili e modelli con il tacco comodo e cinturino alla caviglia. I colori sui cui puntare sono il bianco, marrone o l’ormai irrinunciabile animalier. Per la sera via libera a sandali gioiello con il tacco a spillo, con magari riflessi laminati o arricchiti di perle, glitter o paillettes. Le più audaci possono puntare sul modello “gladiatore” che risalgono dalla caviglia alla gamba con dei lacci lunghissimi, e diventano ancora più sensuali nella versione col tacco.
Funzionale e femminile la montatura a farfalla è una delle preferite da indossare per questa estate
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Fashion
I colori dell’estate
WEEK Il blu tonalità rassicurante per l’estate
abbinamenti rassicuranti A volte le coincidenze aiutano e quella di quest’anno pare proprio di si, anche se avremmo preferito evitarla. Un’estate che ha bisogno di slancio, di ripresa, di fiducia, gli stilisti ci hanno pensato (e in anticipo), a metterci anche quest’anno tanti colori (accesi) come giallo, rosso, verde, ma anche rosa tenue e rubino. Ma è soprattutto il blu la tonalità principale. Rassicurante, non a caso lo scelgono le persone calme, infonde fiducia e predispone all’armonia interpersonale e con i luoghi, e di questi tempi non è poco. E inoltre è stato definito da Pantone colore del 2020.
la camicia di seta
Già intravista lo scorso anno, la camicia oversize in seta a stampe che rimandano ai vecchi foulards (ma con fantasie più glamour e moderne) torna ad essere una protagonista dell’estate. Al mare, in città, se abbinata bene, è un capo perfetto per impersonare la leggerezza del periodo e dei mesi caldi. Sia in versione serale che di giorno con sotto gli shorts. Versace ripropone uno dei cavalli di battaglia che in passato ha contrassegnato lo stile del brand e del suo fondatore.
di antonio scolari
tendenze
Un capo sempre elegante Uno dei capi per eccellenza del guardaroba maschile, il pantalone, si affida alla fantasia per ovviare al classico blu, elegante sempre. Meno tinta unita ma più sfumature, tessuti e motivi insoliti per gli abbinamenti estivi. La variante royal blue o cobalto, è quella più gettonata, sia per la facilità di combinazione sia perché accende il total look anche nelle versioni più istituzionali: da cerimonia se con camicia nera più informale se con camicia bianca. Incotex marchio storico e iconico, propone una collezione che mantiene invariati i dettagli sartoriali ma con una costante evoluzione del design & fit che predilige tessuti e innovativi dettagli.
lenti colorate
La tendenza è chiara (come le lenti degli occhiali da sole) e la parola colore torna ad essere una ripetizione. Rosso e arancione, ma anche blu, verde sono alcune delle tinte predilette che metteremo ai nostri occhi. Per l’accessorio simbolo dell’estate le montature sono decise, marcate e laccate, ma anche più dolci e morbide, ognuna adatta al proprio outfit. E vivremo un mondo a colori e più spesierato. Noi che non ci perdiamo un trend occhiali da sole nemmeno per sbaglio, avevamo già capito che gli occhiali da sole con lenti arancioni sarebbero stati presto ovunque. E infatti, ora sono approdati anche alla sfilata uomo di Emporio Armani primavera-estate 2020. Presto ai nostri occhi…
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In seta a stampe la camicia oversize torna ad essere protagonista dell’estate
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5 ANNI DA RICORDARE NELLA STORIA DELLA ROTONDA DI SAN LORENZO E’ la chiesa più amata dai mantovani e più frequentata dai turisti che spesso la scambiano per un battistero. La Rotonda di San Lorenzo è un meteorite romanico al centro di Mantova, città che invece vive più di gotico e rinascimento. La storia millenaria di questa chiesa è legata in particolar modo a Matilde di Canossa
1906
che, secondo la tradizione, ne volle la costruzione nelle forme del Santo Sepolcro di Gerusalemme per sciogliere un voto fatto dal padre Bonifacio e non realizzato a causa della sua morte improvvisa. Eppure in questi 9 secoli di storia possiamo individuare almeno 5 date fondamentali per ripercorrerne le vicende.
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È l’anno in cui il comune di Mantova decide di allargare la via che collega piazza Erbe a Porto Catena. Per questo si iniziano a demolire le case di fianco alla Torre dell’Orologio e che facevano parte dell’antico Ghetto ebraico. Ancora oggi sono disorientanti le foto d’epoca della piazza senza la Rotonda con l’insegna di un macellaio e una piccola croce in alto sopra le case. Durante i lavori vengono alla luce le fondazioni, i muri e le colonne dell’antica Rotonda e si decide di ricostruirla prendendo a modello quella di Almenno San Salvatore in provincia di Bergamo. Nel 1911 tutto si ferma.
È la data riportata sul marmo che fa da architrave al portale che si trova di fronte alla scalinata e si apre sul sagrato che un tempo ospitava il piccolo cimitero della Rotonda. Secondo la tradizione ricorda la dedicazione a San Lorenzo di una chiesa cristiana costruita dove prima c’era un tempio pagano (le due colonne in pietra che si trovano nella Rotonda potrebbero provenire dal tempio). Questa data rende questo luogo (insieme al Gradaro e a S.Andrea luoghi legati a Longino) uno dei siti cristiani più antichi di Mantova.
1580
1926
È l’anno della scomparsa della Rotonda: il duca Guglielmo Gonzaga ne dispone la chiusura adducendo come causa che il rumore proveniente dal vicino mercato di Piazza Erbe avrebbe disturbato la celebrazione della messa. Anche se non ci sono certezze sui motivi della chiusura alcuni documenti d’archivio raccontano che in quell’epoca il prete di San Lorenzo teneva cucina e dormiva nel matroneo. Nonostante la chiusura della rotonda la parrocchia del centro di Mantova rimarrà sempre dedicata a San Lorenzo.
1083 La tradizione fa risalire a quest’anno l’edificazione della Rotonda di San Lorenzo per volere di Matilde di Canossa. La data è incisa sull’architrave dell’ingresso in asse con l’altare. Nel 1083 Matilde ha 35 anni e secondo alcuni studiosi costruisce la Rotonda nelle forme del Santo Sepolcro di Gerusalemme o ispirandosi alla cappella palatina di Carlo Magno ad Aquisgrana.
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È l’anno in cui la Rotonda riapre e viene affidata ai terziari domenicani il cui cappellano Padre Celestino Battaglia la ottiene dal soprintendente Clinio Cottafavi. Forse non tutti sanno che si era rischiata una nuova demolizione della chiesa: dopo i restauri nessuna parrocchia voleva sobbarcarsi le spese di gestione e quindi l’Intendenza di finanza, proprietaria del terreno su cui sorge la chiesa, riceve una richiesta di demolizione da parte della famiglia ebrea proprietaria del palazzo che si trova dietro la Rotonda. Ma tutto si ferma proprio per l’intervento di padre Battaglia e la Rotonda è ancora lì dopo 9 secoli di storia.
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ARTE E CULTURA Costruito tra il 1525 e il 1535 DA GIULIO ROMANO PER VOLERE DI Federico II Gonzaga
Insolito palazzo te
Alcune curiosità da non perdere
a cura di giacomo cecchin
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alazzo Te ha da sempre un grande fascino nei confronti dei mantovani e dei turisti. Circondato dagli alberi dei giardini appare quasi per magia un po’ come doveva avvenire per chi ci si avvicinava in passato, uscendo dalle mura di Mantova e attraversando il ponte che collegava l’isola del Te alla città. Palazzo Te è la villa dedicata agli ozi (“honesto ocio” si legge nell’iscrizione della Camera di Amore e Psiche) di Federico II Gonzaga, costruita in soli 10 anni da Giulio Romano e dalla sua bottega e ancora splendidamente conservata, con un ciclo di affreschi unico al mondo. Ma qual è il modo migliore per avvicinarsi alla storia di Palazzo Te? Provare a partire da queste cinque curiosità tra cavalli, grotte e giardini segreti. Il mistero del nome Solo i turisti possono pensare che il nome di Palazzo Te derivi dalla bevanda nazionale inglese. Per i mantovani andare sul Te vuol dire venire in questa zona della città. Ma allora da dove deriva questo appellativo? Abbiamo solo delle ipotesi e una delle più accreditate fa risalire il Te alla T, ovvero a due strade che si incrociava-
Una veduta aereo di Palazzo Te
L’ingresso di Palazzo Te
no a T al centro dell’isola su cui sarebbe sorto il Palazzo che prende quindi il nome dal luogo. Le altre ipotesi fanno invece riferimento al fatto che Te sia una contrazione di Tejetum, termine utilizzato nel Medioevo per designare una prateria a sud di Mantova. Chi avrà ragione? Nel frattempo il nome continua a garantire al palazzo un alone di mistero.
sistente all’edificio attuale e ospitava le stalle gonzaghesche. Se ne intravede la decorazione in un piccolo inserto, posto tra il soffitto ligneo e la finestra, della Camera di Ovidio. Vasari infatti descrive la zona come “aveva [il marchese Federico II]un luogo e certe stalle, chiamato il T, in mezzo a una prateria, dove teneva la razza de’ suoi cavalli e cavalle…”
La sala dei Cavalli La Sala dei Cavalli è uno degli ambienti più famosi di Palazzo Te. Quando si entra dalla Loggia delle Muse si rimane colpiti dagli splendidi destrieri dipinti sulle pareti, che sembrano emergere dal fondo come dei monumenti equestri. Non si tratta di cavalli idealizzati ma di esemplari reali, provenienti dalle scuderie dei Gonzaga e di cui resta anche il nome (basti osservare alla base di quello alla destra dell’ingresso dove ancora si può leggere Morel Favorito). Ecco allora che il gioco di Giulio Romano porta i cavalli dalle scuderie che erano presenti sull’Isola del Te, sulle pareti del Palazzo. L’ala di Palazzo Te che si trova verso la città è pree-
I triglifi cadenti del cortile d’onore una delle curiosità più particolari di Palazzo Te si trova nel cortile d’onore. Qui infatti una decorazione a stucco copre la struttura del Palazzo costituita da mattoni e simula semicolonne, architravi, pietre levigate e lasciate a bugnato. E’ uno dei “lucidi inganni” di cui si parla in un testo su Palazzo Te. Qui l’elemento che provoca più stupore è proprio quello dei triglifi cadenti. Se infatti osserviamo i due lati su cui si aprono il portale che conduce all’ingresso e quello che porta alla Loggia di Davide si vedono i triglifi che scivolano verso il basso e comunicano un’idea di assoluta instabilità, visto e considerato che se la situazione fosse reale il Palazzo
La Sala dei Giganti
sarebbe in procinto di rovinare al suolo. Questa “stranezza” si unisce nel cortile anche alle finte finestre decorate a trompe l’oeil e con un fondo in rilievo per simulare la profondità e alla finestra della Sala dei Cavalli con una cornice non completata e lasciata a metà. Le peschiere Quando si attraversa il ponte che collega la monumentale loggia di Davide al giardino si notano le peschiere di Palazzo Te. Oggi questa è l’unica acqua rimasta a ricordare il fatto che la villa fosse interamente circondata dal quar-
La Sala dei Cavalli
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to lago di Mantova e che il giardino fosse vivacizzato da fontane e giochi d’acqua. Chissà se risponde al vero il fatto che queste vasche fossero utilizzate come vivai per l’allevamento degli storioni che diventavano pietanze prelibate per i banchetti gonzagheschi. E se così fosse sarebbe davvero un’intuizione geniale quella di Giulio Romano che prevede degli archetti sui lati delle peschiere in modo che si potessero facilmente catturare i peschi che si rifugiavano all’ombra durante la calura estiva. Ancora oggi questi spazi sono tra i più osservati del Palazzo e i bimbi (ma anche gli adulti) non possono evitare di tirare sassolini per richiamare alla superficie le grandi carpe che oggi ne affollano le acque. La grotta del Giardino segreto è il particolare che attira di più i visitatori che arrivano fino all’appartamento del Giardino segreto, posto sul lato sinistro per chi osserva l’esedra che chiude il giardino. Tuttavia se la struttura del giardino segreto e della loggia e le stanze che lo circondano sono attribuibili al progetto di Giulio Romano, la grotta risale ad un epoca successiva alla costruzione del Palazzo Te. Prova ne sia il fatto che non viene citata nei documenti cinquecenteschi e che il primo accenno in un documento è del 1595. Questo strano ambiente è da attribuirsi pertanto alla volontà e fantasia del duca Vincenzo I Gonzaga di cui si vedono le imprese all’interno delle nicchie interne che fiancheggiano l’ingresso. L’ambiente ha subito pesanti danni e soprat-
La Grotta del Giardino segreto
tutto ha perso il suo luccichio madreperlaceo dovuto all’asportazione delle conchiglie che ne ornavano le pareti, insieme a concrezioni rocciose e mosaici. Chissà come doveva risultare questo ambiente quando ancora funzionavano i giochi d’acqua di cui rimangono alcuni tubicini di piombo che servivano a sorprendere i visitatori con zampillii improvvisi come ancora accade a Villa d’Este a Tivoli (o oggi in un qualsiasi Luna park dove l’aria compressa solleva le gonne alle ragazze).
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arte
Raffaello VR un’esperienza in realtà virtuale per vivere le opere dell’artista
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aphaello VR è un museo virtuale realizzato da Skylab Studios in cui, grazie alla realtà virtuale e alla realtà aumentata, è possibile visitare la mostra interamente dedicata al genio di Raffaello Sanzio, restando comodamente da casa. La mostra ha aperto ufficialmente il 6 aprile 2020, una data particolarmente significativa per Raffaello, che nacque in questo giorno nel 1843 ad Urbino e, dopo solo 36 anni, nel 1520, nello stesso giorno morì a Roma a causa di un’epidemia.
In occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, Skylab Studios realizza un museo virtuale, visitabile comodamente da casa
Raphaello VR è un omaggio al maestro urbinate realizzato con la collaborazione di circa 50, persone, modellatori 3D, animatori, doppiatori, project manager, art director, grafici, web designer, esperti di marketing, innovatori social ed esperti di arte, che hanno dato vita a Raffaello in Realtà Virtuale.
Raffaello si trasformano in cartoni animati, disegnati da Alessandro Ranghiasci e animati da Silvia Amantini.
“Abbiamo realizzato un ambiente 3D, visitabile attraverso ogni tipo di smartphone, tablet, computer, Oculus o caschetto VR, costruito appositamente per ospitare uno dei più grandi artisti del Rinascimento. – spiega Marco Piastra, direttore marketing di Skylab Studios – Un museo aperto a tutti, gratuito e, soprattutto, vivo, che custodisce 22 delle principali opere di Raffaello che, grazie ad un sofisticato sistema di Realtà Aumentata, diventano vive e parlanti raccontando le loro storie e quelle del Maestro”. Ogni quadro avrà informazioni, audioguide e approfondimenti curati ed illustrati da un collaboratore speciale, il professor Vittorio Ma-
Il museo prevede, inoltre, delle videoguide LIS, che consentiranno ai non udenti di fruire degli approfondimenti delle opere. Le musiche di sottofondo al museo, composte dal maestro Marco Guidolotti, accompagneranno i visitatori per tutto il percorso, rendendo l’immersione ancora più profonda.
ria De Bonis, noto critico d’arte televisivo e non solo, che porterà i visitatori alla scoperta di un Raffaello inedito, cogliendo particolari invisibili ad un occhio inesperto. Non manca l’attenzione ai più piccoli, grazie ad una particolare tecnica chiamata morphing, alcuni personaggi dei quadri di
Il museo è stato aperto in anteprima il 6 aprile e, al momento, è on line con una versione demo che consente di provare le varie funzionalità attraverso l’opera Ritratto di Gentildonna, più conosciuto come “La Muta”. Raffaello in Realtà Virtuale sarà ultimato e fruibile con tutte le opere a fine aprile e inaugurato con una special presentazione in video call con tutti i protagonisti che, diretti da Skylab Studios, hanno dato vita a questo innovativo progetto con l’obiettivo di portare l’arte e la cultura nelle case degli italiani e non solo.
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spettacoli
festival lirico GRANDI NOMI PER I CAST. sarà una stagione stellare.
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l mondo dell’opera lirica e in generale della musica classica si muove con pianificazioni pluriennali e va dunque sottolineato l’importante sforzo della Fondazione Arena di Verona per assicurare a tutti gli artisti continuità di lavoro, per garantire alla città e al suo territorio un patrimonio fondamentale come il Festival Lirico - nel suo splendore e nella sua completezza - già nel 2021, considerata la prima stagione utile e libera dalle attuali limitazioni governative. Sono numerosissimi gli appuntamenti del 98° Opera Festival 2021: dal debutto con l’opera del pluripremiato regista Gabriele Muccino con il dittico Cavalleria rusticana e Pagliacci, al ritorno sul palcoscenico areniano di Katia Ricciarelli nell’inedito ruolo di Mamma Lucia, alle grandi coppie d’arte e di vita come Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, che dopo la straordinaria esperienza nel 2018 tornano insieme per tre imperdibili recite di Turandot, oltre a Roberto Alagna e Aleksandra Kurzak insieme in una rarissima esibizione in entrambi i ruoli di Cavalleria rusticana e Pagliacci. E ancora vanno ricordati l’attesissimo debutto di Jonas Kaufmann e i graditi ritorni delle star Plácido Domingo e Roberto Bolle, veri e propri beniamini del Festival Lirico. Oltre a questi appuntamenti già in cartellone per il 2020 e riprogrammati nel 2021, Fondazione Arena ha aggiunto, in occasione del 150° anniversario dalla prima rappresentazione all’Opera del Cairo nel 1871, un’inaugurazione straordinaria
di vittoria bisutti
UNA STAGIONE UNICA CHE UNISCE IL CARTELLONE 2020 AI PROGETTI DI PUNTA PER IL 2021, A PARTIRE DALL’ATTESISSIMO RITORNO DI RICCARDO MUTI IN ARENA con Aida in forma di concerto, che si preannuncia un evento davvero unico grazie alla presenza del Maestro Riccardo Muti, ambasciatore della cultura italiana nel mondo. Il cast stellare delle due serate (19 e 22 giugno) vede, solo per citarne alcuni, il soprano Sonya Yoncheva per la prima volta nella sua carriera nel ruolo di Aida, Francesco Meli come Radamès, l’Amonasro di Luca Salsi e Anita Rachvelishvili nel ruolo di Amneris. Altro omaggio doveroso a Giuseppe Verdi, nel 120° anniversario dalla morte, è la sua Messa di Requiem diretta da Speranza Scappucci, artista apprezzata a livello internazionale, al suo debutto in Arena.Fondazione Arena conferma dunque il proprio impegno di offrire al pubblico la massima qualità artistica in ogni singola serata attraverso interpreti di straordinario livello che conferiranno a ciascuna recita il sapore di una première. In questa festa d’arte Fondazione Arena perde purtroppo un nuovo, grande amico, il Maestro Ezio Bosso, che fin da subito aveva dimostrato amore, amicizia ed entusiasmo per la città di Verona, per
i lavoratori areniani e per il loro Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia: la IX Sinfonia di Beethoven rimane dunque in cartellone nel 2021, ma dovrà essere scelto un nuovo direttore. La delicatezza di questo passaggio, l’esigenza di rispetto per il fedele pubblico del Maestro Bosso, ma anche il dovuto garbo verso chi lo sostituirà sul podio, impongono a Fondazione Arena di Verona di operare una scelta meditata e oculata, prendendosi tutto il tempo necessario. Nel frattempo Fondazione Arena rinnova la sua piena disponibilità a sviluppare, in tempi brevi, un progetto di pubblico saluto e omaggio che celebri degnamente il direttore scomparso, in piena armonia e collaborazione con gli eredi, le istituzioni locali e nazionali. In questo momento più che mai risulta preziosa la vicinanza e il sostegno di tutti i nostri sponsor cui va il più sincero ringraziamento: Unicredit, Major Partner da oltre 20 anni, il Gruppo Calzedonia con il marchio Falconeri, Volkswagen Group Italia, Deutsche BAHN, Veronafiere e ancora Air Dolomiti, Casa Vinicola Sartori, GrandVision, Metinvest, SDG Group, SABA parcheggi, Vicenzi, Aeroporto Catullo, A4 Holding, Veronabooking. INFORMAZIONI Ufficio Stampa Fondazione Arena di Verona Via Roma 7/D, 37121 Verona tel. (+39) 045 805.1861-1905-1891 ufficio.stampa@arenadiverona.it - www.arena.it Biglietteria Via Dietro Anfiteatro 6/B, 37121 Verona tel. (+39) 045 59.65.17 - fax (+39) 045 801.3287 biglietteria@arenadiverona.it - www.arena.it Call center (+39) 045 800.51.51 Punti di prevendita Geticket
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ARENA DI VERONA 98° OPERA FESTIVAL 2021 dal 19 giugno al 4 settembre 150°Anniversario
1871
AIDA 2021
Giuseppe Verdi in forma di concerto
19. 22 giugno
Cavalleria rusticana Pietro Mascagni
Pagliacci
Ruggero Leoncavallo Regia Gabriele Muccino | Nuova produzione 25 giugno | 2. 22. 31 luglio | 14 agosto
Aida
Giuseppe Verdi | Regia Franco Zeffirelli 26 giugno | 1. 9. 15. 21 luglio 4. 8. 12. 21. 27 agosto | 4 settembre
Nabucco
Giuseppe Verdi | Regia Arnaud Bernard 3. 17. 24 luglio | 6. 13. 20. 26 agosto | 1 settembre
La Traviata
GALA Verdi
Requiem 18 luglio
Domingo Opera Night 30 luglio
Roberto Bolle and Friends 3 agosto
Jonas Kaufmann Gala Event 17 agosto
In caso di necessità la Fondazione Arena di Verona si riserva il diritto di modificare il presente programma.
OPERA
IX Sinfonia di Beethoven 22 agosto
Giuseppe Verdi | Regia Franco Zeffirelli 10. 16. 23 luglio | 7. 19 agosto | 2 settembre
Turandot
Foto Ennevi | Art Welcome
Giacomo Puccini | Regia Franco Zeffirelli 29 luglio | 1. 5. 28 agosto | 3 settembre
www.arena.it Automotive Partner
Official Sponsor
Mobility Partner cv
Major Partner
MUSICA cinema & arte due proposte uniche
ZILBERSTEIN E TCHAIDZE, GIGANTI DEL CONCERTISMO VIA SOCIAL Ci piace, per questa carrellata di ascolti virtuali, alzare il sipario su due proposte riservate a coloro i quali abbiano un profilo Facebook: la prima vede il mini-recital che Lilya Zilberstein ha tenuto la scorsa domenica 17 maggio in un Wiener Konzerthaus surrealmente vuoto: un Rachmaninoff intimo e straordinariamente sinfonico, custodito nelle miniature dei sei Momenti Musicali. E in attesa della prossima edizione- rimandata a maggio 2021 causa Covid – il prestigioso Concorso pianistico Van Cliburn, dedicato al leggendario pianista texano che in epoca di guerra fredda aveva espugnato il podio al Tchaikovsky di Mosca, apre i suoi archivi e snocciola alcune delle sue gemme più rare custodite nell’albo d’oro delle scorse edizioni. Tra queste, spicca
IN ATTESA DELLA PROSSIMA EDIZIONE, RIMANDATA A MAGGIO 2021, IL PRESTIGIOSO CONCORSO PIANISTICO VAN CLIBURN, APRE I SUOI ARCHIVI
VISTI PER VOI AL CINEMA
la strepitosa semifinale scolpita da Georgy Tchaidze, interprete che due anni fa il pubblico mantovano ha avuto il privilegio di applaudire dal vivo, in un memorabile recital nel cartellone di Tempo d’Orchestra. Da ascoltare e riascoltare.
di elena kraube
THE IRISHMAN
LA TEORIA DEL TUTTO
Diretto da Scorsese e tratto dal libro L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa, The Irishman (2019) è sicuramente un film da vedere su Netflix che non potete lasciarvi sfuggire. La pellicola racconta la storia di Frank Sheeran, mafioso responsabile dell’omicidio del sindacalista Jimmy Hoffa; attraverso il suo racconto e numerosi flashback, l’anziano Frank ripercorre la sua carriera da sicario e i suoi rapporti con la famiglia criminale Bufalino.
Pellicola del 2014 per la regia di James Marsh, La teoria del tutto ripercorre la vita del celebre cosmologo Stephen Hawking, dalla scoperta della terribile malattia nel 1963 alla pubblicazione del suo celebre scritto sul tempo. Il film è l’adattamento cinematografico della biografia Verso l’infinito di Jane Wilde Hawking, prima moglie del fisico, ed è Eddie Redmayne a vestire i panni di Stephen Hawking.
ROMA
il lato positivo
Con Roma, il premio Oscar Alfonso Cuarón, ci racconta il Messico della sua infanzia, quello degli anni ‘70, offrendoci un ritratto appassionato e commovente della vita quotidiana di una famiglia medio borghese. Ambientato in un periodo di grande instabilità economica e politica per il paese, Roma vuole essere una denuncia sociale nonché un grande tributo a tutte quelle tate che, con estrema dedizione, hanno cresciuto i figli della borghesia messicana.
Indecisi tra dramma e commedia sentimentale? Il lato positivo è un film da vedere su Netflix che rappresenta il mix perfetto tra i due generi, nel quale, tra ironia e stravaganza, viene affrontato un tema in realtà estremamente scivoloso, quello delle nevrosi. Pat (Bradley Cooper) è appena uscito dall’istituto psichiatrico dove è rimasto per otto mesi a causa di un disturbo bipolare; Tiffany, per il cui ruolo Jennifer Lawrence ha vinto l’Oscar come miglior attrice, è una vedova dedita alla promiscuità.
DI ELIDE BErGAMASCHI
INCORONATA CON IL “PREMIO ABBIATI” LA BACCHETTA DI PETRENKO Il Premio della Critica musicale italiana “Franco Abbiati” 2020 come miglior direttore d’orchestra è andato quest’anno assegnato a Kirill Petrenko per i suoi concerti con l’Orchestra stessa e con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. All’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, il direttore russo naturalizzato austriaco ha diretto due capisaldi del titanismo musicale: la Terza Sinfonia di Ludwig van Beethoven detta “Eroica” e il poema sinfonico Ein Heldenleben (Vita d’eroe) di Richard Strauss. Un ritorno attesissimo per Petrenko, che aveva debuttato con l’Orchestra Rai nel 2001 sostituendo Giuseppe Sinopoli, tragicamente scomparso, dirigendo Der Rosenkavalier di Richard Strauss. Da allora sono seguiti altri concerti: nel 2002 con la Settima Sinfonia di Šostakovic; nel 2003 con il Concerto per violoncello in si minore di Dvocák; nel 2013 – anno del bicentenario della nascita di Wagner in cui fu chiamato a dirigere il Ring des Nibelungen a Bayreuth. Infine, nel 2016 con la “Haffner” di Mozart e la “Patetica” di Cajkovskij. Kirill Petrenko è l’attuale Direttore principale dei Berliner Philharmoniker.
ARENA FESTIVAL, TRA DISDETTE e rilanci Gli spettatori ci avevano sperato fino all’ultimo. Ma purtroppo, anche nella Fase 2 rimangono vietati in Arena di Verona i pubblici spettacoli e quindi le relative prove. La sovrintendente Cecilia Gasdia però non si dà per vinta e, mentre deve cedere alla cancellazione della stagione 2020, rilancia e annuncia che il Festival 2021 presenterà le produzioni originalmente previste per quest’anno, con l’aggiunta di ulteriori eventi di altissima levatura. Gli 80.000 spettatori affezionati che hanno già acquistato i biglietti potranno beneficiare fin da subito di una corsia preferenziale e di un servizio di assistenza dedicato per cambiare il biglietto 2020 con uno per il 2021. Tutte le informazioni necessarie sono disponibili sul sito internet ufficiale arena. it , scrivendo all’indirizzo ServizioClienti@geticket.it o telefonando allo 0458005151.
eterni peter pan nell’arte Figlio d’arte è stato coinvolto fin da piccolo nell’ambiente artistico grazie al padre e al nonno pittori. Curioso che questo virtuoso artista mantovano, pieno di qualità tecniche, idee e simbologie si definisca semplicemente “un modesto pittore di campagna”. Simone Cortellazzi classe 1972 conosciuto da molti anche come Rossano, altro suo nome all’anagrafe, risulta essere uno dei talenti più raffinati che il territorio virgiliano ha visto crescere negli ultimi decenni. Per lui l’arte è relazione, terapia, spiritualità, amore. Ma cerchiamo di conoscerlo meglio. Ci racconta della sua vita artistica? “Ho iniziato a dipingere da autodidatta alla fine degli anni ‘90 ma la necessità di affinare la tecnica, la tenacia e la passione per l’arte mi hanno spinto a ricercare insegnamenti quanto più diversi. Attualmente vivo e lavoro a Campitello dove svolgo l’attività di pittore e decoratore. Mi occupo anche di laboratori d’arte per bambini nelle scuole primarie e dell’infanzia”. Quali corsi d’arte ha seguito?
“Ho studiato Acquerello en plein air presso la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia. Per imparare il disegno dal vero ho frequentato a Firenze l’atelier del Maestro Silvestro Pistolesi, noto allievo di Annigoni, ed ho seguito i corsi liberi di disegno, nudo dal vero e affresco presso l’Accademia di Belle Arti “Cignaroli” a Verona. Nel 2012 ho studiato Iconografia presso la Scuola dell’Abbazia di Maguzzano di Brescia. La mia maturazione artistica si è evoluta anche grazie agli insegnamenti del Prof. Azeglio Bertoni, pittore e scultore di Luzzara di Reggio Emilia”. Cosa preferisce dipingere e perché? “Ho sempre amato dipingere oggetti dimenticati dall’uomo dal sapore malinconico del ricordo, della solitudine e dell’abbandono. Realizzo anche ritratti di bambini che per me rappresentano l’innocenza e la creatività. In loro intravedo una speranza per il futuro”. Quali tecniche utilizza? “In genere la mia è una tecnica mista a materiali di riciclo. Mi piace ricercare carte, poster strappati o ritagli di vecchie carte da parati, anche semplicemente trovate in giro. Spesso applico anche parti di intonaco o gesso, poi rifinisco l’opera con i colori ad olio”. Quali artisti apprezza maggiormente e perché? “Tra gli artisti che seguo c’è il pittore bosniaco Safet Zec, che ho avuto la fortuna d’incontrare a Venezia. Di lui ammiro la drammaticità, la pennellata e la ricerca. Sono affascinato anche dalla Street art e in particolare da Gonzalo Borondo”. Ci racconta un episodio curioso accaduto durante un evento d’arte? “Partecipando alla Rassegna d’arte Artisti per Nuvolari al Museo Sartori a Castel d’Ario, sono arrivato alla guida di un’auto da corsa, d’epoca, vestito da
Simone Cortellazzi
pilota. Adoro i travestimenti!”. Dove ha esposto e dove esporrà in futuro? “Ho realizzato una serie di mostre personali in provincia di Mantova, Reggio Emilia e Piacenza. Ho esposto alcune opere anche nelle Fiere di Arte Moderna di Massa Carrara e Reggio Emilia. Ho partecipato a numerosissime rassegne e mostre collettive nel mantovano e nelle province limitrofe, ricevendo diversi riconoscimenti. A Settembre esporrò nella mostra Imaginem Contemporary al Refettorio monastico dell’Abbazia di San Benedetto Po (MN). Desidero continuare a vivere d’arte e amarla. Riuscire a trasmettere questa passione ai ragazzi nei laboratori e a chiunque voglia affacciarsi alla bellezza dell’arte”. Info www.premioceleste.it/rossano.cortellazzi
DI Barbara Ghisi
Fase 2, riaprono i musei
le mostre
La ripartenza della cultura è stata il 18 maggio, data che coincideva con la Giornata Internazionale dei Musei, celebrata in tutto il mondo dal 1977. Il panorama, però, è ancora incerto e non solo per la curva dei contagi. Dopo mesi di fermo, con incognite e complessità economiche da affrontare, misure e norme da adottare a causa dell’emergenza sanitaria, non tutti i musei hanno aperto i battenti. Un punto è chiaro: dopo mesi di tour virtuali, progetti digitali e social, si è potuti finalmente tornare alla realtà. Ma l’esperienza di visita non sarà mai più la stessa.
Libri
Roma Fino al 21 giugno WEGIL Prorogata la mostra ELLIOTT ERWITT ICONS
Bologna Fino al 21 luglio ROBERT DOISNEAU
Pistoia Fino al 26 luglio SEBASTIÃO SALGADO. EXODUS. IN CAMMINO SULLE STRADE DELLE MIGRAZIONI
Bologna Fino al 28 giugno LA RISCOPERTA DI UN CAPOLAVORO IL POLITTICO GRIFFONI
DI veronica ghidesi
Eclipse
Dormi stanotte sul mio cuore
Travolgente e sensuale come i precedenti episodi della saga, Eclipse è un romanzo in cui il desiderio, soffuso eppure inesorabile, si mescola a una forte dose di suspense mentre avvenimenti inaspettati sconvolgeranno per sempre le regole degli umani e degli immortali.
Dopo i bestseller Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, un nuovo libro pronto a lasciare il segno. Bisogna fidarsi dell’istinto e credere al proprio cuore. Ovunque ci conduca, vale la pena di seguirlo.
I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)
Siamo tutti bravi con i fidanzati degli altri
Eccolo di nuovo tra noi, l’avvocato d’insuccesso piú amato dagli italiani, in compagnia di un nuovo esilarante socio, di una nuova riluttante fidanzata, e dei suoi soliti pensieri inconcludenti. Ed eccolo alle prese con una nuova causa che sembra già pronto a perdere.
Siamo tutti bravi con i fidanzati degli altri, ma poi, quando tocca a noi, è un vero casino. “Questo sarà l’anno del mio fidanzamento, l’ho deciso. Sì, Filippo Villa, ventiquattro anni, milanese da generazioni, giornalista sportivo e party-boy, quest’anno si fidanzerà. E adesso ho qualcosa come tredici chat attive su Grindr, che è tutto un pullulare di messaggi.”
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amarcord
enzo bosso Del suo sorriso sentiremo tutti la mancanza
è
stata la mia sfida più importante e sono felicissimo di esserci riuscito”, ci aveva detto, commosso e ancora trafelato al termine di un’esecuzione che sentiamo ancora viva nella nostra memoria. La sfida era quella di dirigere l’Ottava Sinfonia di Schubert, la D. 759 meglio nota come “Incompiuta”. Traghettarne da un capo all’altro le ombre, tra le mille anse di struggente bellezza e di drammatica resa che il compositore aveva disseminato in soli due movimenti e che Ezio Bosso conosceva bene, così a fondo da sentire dentro di sé di poter affrontare la traversata. Era stato tre anni fa, in un’afosa tarda serata di fine maggio, nella Mantova neo-rinascimentale del Chamber Music Festival. Chissà in quanti eravamo ad ascoltare il suo Schubert poetico ed ingenuo, nell’incanto di Piazza S. Barbara: centinaia e centinaia, assiepati in ogni anfratto. Addetti ai lavori (tra cui, con tanto di gadgets e cartelle stampa, un contingente intero del suo staff), irriducibili appassionati, curiosi, ma anche tanti volti nuovi, probabilmente al loro battesimo con i luoghi “sacri” della musica. Oggi che se ne è andato – a soli 48 anni, strangolato da una malattia che sulla lunga distanza ha avuto la meglio sul corpo, non potendone domare lo spirito – sono in tanti a riconoscere a Bosso l’onore delle armi: una capacità singolare di conciliare nel cono di luce di una personalità dalla contagiosa gioia di vivere gli opposti, di far sedere allo stesso tavolo anime e visioni antipodiche della musica e probabilmente della vita. Innumerevoli i messaggi giunti da tutto il mondo da artisti, colleghi, personaggi del mondo dello spettacolo. “Sei in ogni nota suonata”, la commovente dichiarazione d’amore della sua Orche-
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di Elide Bergamaschi
Bosso sapeva quanto breve possa essere la vita, e quanta ebbrezza vada esaltata in ogni sua goccia
Enzo Bosso
stra Filarmonica da lui fondata”. Il Presidente Mattarella ne ha voluto ricordare in un messaggio l’”indomabile carica umana”. Tanti commenti anche da coloro che con malcelata sufficienza ne avevano fino a ieri commentato apparizioni ed interpretazioni. Bosso era troppo arguto per non esserne consapevole, per non capire che molto, se non tutto, di sé – a partire proprio da quelle stigmate che ne inchiodavano tangibilmente il nome allo stereotipo martire dell’arte – era
pasto da condividere boccone per boccone con il pubblico tutto, da quello dei fans a quello dei leoni da tastiera. Sapeva di non poter essere libero di essere “solo” un musicista come tanti altri chiamato ad esibirsi, a piacere o a fallire, ma di doversi piuttosto prestare – ancor prima di aver impugnato la bacchetta, di aver accarezzato una tastiera – ad uno sguardo particolare, esposto tanto alla pietistica benevolenza quanto alla spocchiosa sufficienza. Lo sapeva e probabilmente aveva giocato d’anticipo, cavalcando lui stesso quei canali che lo avrebbero portato, frainteso o meno, a dare senso alla sua vita: suonare, portare la sua musica come messaggio di una bellezza che davvero salverà il mondo. Probabilmente lo sentiva di avere il fiato corto. Come quello Schubert morto poco più che trentenne che lui aveva disegnato con gesto singolare ma con commovente tensione poetica, Bosso sapeva quanto breve possa essere la vita, e quanta ebbrezza vada esaltata in ogni sua goccia. Come un’ultima cena laica in cui tutto è condivisione, testamento, nel presagio del congedo ormai prossimo. Raffaele Pe lo aveva citato solo un mese fa, quando lo avevamo raggiunto telefonicamente per chiedergli come stesse vivendo questo tempo attanagliato dal Covid 19. Oggi, il controtenore trattiene a stento lacrime di dolore e di incredulità. “Con Ezio ci eravamo sentiti una settimana fa. Mi era parso in forma e propositivo come sempre. Non vedeva l’ora di cominciare con il nostro progetto: lo Stabat Mater di Vivaldi, da portare con me e con La Lira di Orfei nei luoghi segnati dalla morte e dal silenzio di questi mesi surreali. Bergamo, Lodi, la sua amata Mantova. Il suo grande merito è stato quello di incarnare, nel dolore lancinante della malattia, la responsabilità di portare la musica alle grandi platee, alle masse, senza svilirla né svenderla. Una lezione di umiltà, di onestà, di abnegazione, di gentilezza. Ora che non c’è più, il testimone del suo prezioso lavoro passa a noi, insieme alla responsabilità di continuarne l’opera”.
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CULTURA
IN CIMA AI RICORDI DI ANNA MARIA CATANO (TRATTO DAL CORRIERE DELLA SERA)
“Accadono grandi cose” scriveva il poeta inglese William Brake “quando uomini e montagne s’incontrano”. Così in questo tempo sospeso il Cai Milano propone al pubblico dei tantissimi appassionati di alpeggi, ghiacciai e cordate un’interessante iniziativa. Ogni mercoledì verranno pubblicate una serie di immagini selezionate tra quelle dell’Archivio fotografico della biblioteca della Montagna Luigi Gabba. Un viaggio digitale a puntate. “Per tutti gli amanti e i frequentatori delle località alpine l’isolamento è particolarmente difficile” spiega Massimo Minotti, presidente del Cai milanese. “Per questo fino a quando non sarà possibile tornare all’aperto abbiamo deciso di aprire anche virtualmente le porte del nostro archivio”. Storie di vita e di montagna. C’è stato un tempo in cui le donne si arrampicavano in sottana, gli uomini sciavano indossando la cravatta ed i bimbi vestivano tutine di lana grezza. Ritratti gioiosi e non poco suggestivi: era l’epoca del bianco e nero. In momenti di libertà limitata come quelli che stiamo vivendo, foto e letture aiutano a sorridere e a far correre la fantasia. La Biblioteca di via Duccio da Boninsegna custodisce 10 mila volumi e 40mila immagini in diversi formati. Il complesso lavoro di catalogazione e riorganizzazione è in corso: ad oggi i volontari hanno digitalizzato 15mila tra pellicole, lastre fotografiche in vetro, stampe e diapositive. “Vorrei lanciare un appello” continua Minotti. “Questa estate la vacanza - sostenibile ed economica - trascorriamola tra le montagne lombarde. Il Cai, ci tengo a sottolinearlo, è un’associazione di volontari. I nostri rifugi – 15 con 1220 posti letto - sono stati i primi a chiudere. Tutte le prenotazioni, tutti i corsi di sci ed alpini-
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Una vacanza green in Valle D’Aosta all’insegna della mobilità dolce, della gastronomia, del benessere, della natura alla guida di una BMW i3
smo, sono stati annullati. Appena sarà possibile, aiutiamoci a ripartire”. In mezzo a tante foto d’antan si scoprono anche quelle dei soci illustri. Impossibile non citare Achille Ratti (1857-1939) salito al soglio pontificio con il nome di Pio XI e protagonista di una cordata entrata nella storia dell’alpinismo, la prima italiana al canalone Marinelli, la parete Est del Monte Rosa. O Antonio Stoppani (18241891) primo presidente del Cai Milano, scienziato, geologo, autore di un libro Il Bel Paese il cui titolo successivamente Galbani utilizzò per il celebre formaggio. E come non ricordare le imprese di Vittorio Ronchetti, primario dell’Ospedale Maggiore, che tra il 1907 e il 1913 organizzò e diresse 5 spedizioni in Caucaso, allora semi inesplorato? Proprio grazie ad un lascito di Ronchetti, tra l’altro, fu ricostruito il Museo di
Storia naturale di Milano distrutto dalla guerra. Ancora, in anni più recenti, rimangono memorabili gli scatti e i ricordi di diverse spedizioni extraeuropee: dalla Groenlandia al Perù. Storie di vita e di montagna. Non a caso è anche il titolo di un concorso letterario giunto alla seconda edizione ed aperto a tutti quelli che vogliano condividere la passione per le alte quote. La scadenza per l’invio dei testi è fissata il 30 giugno. DA SAPERE - L’Archivio fotografico della Biblioteca della Montagna Luigi Gabba del Cai Milano contiene circa 50 mila immagini di diverso formato - Ogni mercoledì verranno scelte e pubblicate foto su temi legati all’alpinismo ed alla storia del Club alpino milanese. - Alle fotografie storiche il pubblico può accedere gratuitamente dalla pagina http://www.caimilano.org/commissioneculturale/alpinismo-perimmagini/, o facebook ed instagram - I volontari finora hanno catalogato e digitalizzato 15mila tra pellicole, lastre fotografiche in vetro, stampe e diapositive - La Biblioteca della Sezione meneghina è nata nel 1873 sotto la presidenza di Antonio Stoppani, scrittore e geologo, autore del libro Il Bel Paese - E’ online il Concorso Letterario 2020. In Cordata. Info su: Caimilano.org. Scadenza: 30/6/2020
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INTERVISTE speciali
La sua vita è sempre in movimento e anche in periodo di lockdown non si è persa d’animo, portando avanti una serie di progetti
isa Grassano Sorridere è sempre la sua carta vincente
a cura di marco morelli
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orridere sempre è la sua carta vincente e colpisce la sua autoironia. «Meglio prendersi in giro, prendere le cose alla leggera, critiche comprese, altrimenti non sopravvivi». Isa Grassano, giornalista freelance (collabora con I Viaggi e Il Venerdì di Repubblica, Intimità, Marco Polo) e scrittrice, è allegra, gioviale, vulcanica, sempre disponibile ad aiutare tutti. La sua vita è sempre in movimento e anche in periodo di lockdown non si è persa d’animo, portando avanti una serie di progetti. «Il mondo è come noi decidiamo di vederlo. Ne sono convinta». Come hai trascorso la quarantena? «Facendo più o meno le cose di sempre e inventandomene di nuove. Qualche articolo di turismo legato ai luoghi da scoprire virtualmente. Ho letto molti libri, perché come diceva qualcuno “la sola consapevolezza che un buon libro ci sta aspettando alla fine di una lunga giornata rende quel giorno più felice” e ne avevo bisogno per distrarmi dalle brutte notizie dei contagi e decessi. Sono entrata a far parte di #iosonoitalia, una community su Instagram di influencer, blogger e giornaliste. A volerla Valentina Coco del blog Zagu Fashion. Ed è stata un’altra blogger super a coinvolgermi, Margaret dallospedale di Indian Savage. Abbiamo creato un’agenda giornaliera di appuntamenti con l’obiettivo di rendere piacevoli i giorni di isolamento. Io avevo e ho una rubrica di consigli di letture: “libri in una manciata di secondi”. E poi, con le colleghe giornaliste Paola Oriunno e Catiuscia Ceccarelli, abbiamo ideato, nell’ambito del Constructive Network, il format “Colazioni Costruttive”, una rassegna stampa, con diretta Facebook alle 8.30, per una dieta mediatica sana e bilanciata. Periodicamente proponiamo una scelta di notizie saporite, nutrienti, costruttive e le commentiamo insieme. Storie di resilienza, di difficoltà superate, di ispirazioni». Hai coltivato il piacere della scrittura? «Ovviamente sì. L’associazione culturale I luoghi della scrittura mi ha voluta per un’antologia “L’amore ai tempi del coronavirus” (in vendita su Amazon). Siamo dodici autrici. S’intitola “l’orologio del cuore” ed è una storia romantica ai tempi del
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Covid, immaginata tra Berna in Svizzera, Piacenza e Bergamo, due delle città più colpite dall’emergenza. Altro progetto interessante e curioso è quello di AmantiDistanti per Giraldi Editore, con le testimonianze di chi vorrà raccontare - con nome di battesimo o di fantasia - una storia legata a un rapporto “non definito” e a distanza. Dopo questa reclusione come sarà la vita con gli amanti? Ci sarà una svolta? Curerò questo libro insieme alla collega e amica Camilla Ghedini che ha avuto l’idea. Tutto va inviato entro il 30 giugno all’indirizzo mail: amantidistantidilloagiraldi@yahoo.com. Il volume sarà disponibile dal primo agosto». Stai lavorando anche a un romanzo? «In realtà già finito e sarebbe dovuto uscire a fine maggio, ma tutto rinviato all’autunno. Sarà pubblicato sempre da Giraldi Editore e sono orgogliosa di essere entrata a far parte di questa giovane e produttiva casa editrice con a capo l’intraprendente Rossella Bianco, ma non aggiungo nulla sul testo e la storia per scaramanzia. Ne riparleremo. Come diceva Eduardo De Filippo, “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”. Non dimentichiamo che sono sempre del Sud».
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Hai anche un blog tutto al femminile. Di che si tratta? Si chiama Amiche si parte!? per sole donne e non donne sole, messo insieme e gestito insieme all’amica e collega Lucrezia Argentiero. Un contenitore di belle e curiose destinazioni pink. Un fine settimana, un long week end, all’insegna del vedo “rosa”, senza mariti, figli, e senza pensare a problemi e lavoro. Moderne Thelma e Louise con la voglia di esplorare, conoscere, vivere momenti tutti per sé. Credo che dopo queste reclusioni forzate in famiglia, sarà ancora più piacevole staccare e fare almeno una gita fuori porta con l’amica del cuore, o più di una. Su questa stessa scia è nata anche la rubrica omonima per OnBoox radio, una web radio per chi pensa indipendente, in onda ogni domenica alle 12. Ma è tutta da ascoltare, a ogni ora. Dietro il progetto ci sono Mariana Marenghi e Manuel Figliolini, una libraia e un blogger strepitosi che s’impegnano con entusiasmo. Cosa ti è mancato di più in questo periodo? «La socialità, gli abbracci, le amicizie. Milano, Roma, la mia terra, le redazioni. La mia resistenza contro il passare del tempo deriva dal desiderio di stare con gli altri, di ridere insieme, di condividere i pensieri. Mi sono mancate le librerie, il piacere delle presentazioni con tanta gente. Tutte cose che mi mancano anche adesso. Il distanziamento sociale è una cosa che mi destabilizza. E poi ovviamente i viaggi, il continuo fare e disfare le valigie e partire. Sogno di svegliarmi una mattina e come per magia non avere più traccia di virus. Più concretamente spero che si trovi presto un vaccino». Subito prima della pandemia è stato pubblicato anche l’antologia Lettere al Padre. Ci racconti il tuo contributo? «Parte da una lettera di Franz Kafka e vede riuniti alcune delle firme più note per investigare il rapporto che si ha con la figura paterna. Il libro a cura di Anna Di Cagno (Morellini) raccoglie emozioni e ricordi. Io ho scritto “Caro Papà Befana”, e parla di una missiva che ogni anno ricevevo a firma della Befana la quale si scusava per non avermi potuto portare il dono che avevo chiesto. E io, che evidentemente sin da piccola ho avuto la predisposizione a vedere il bicchiere mezzo pieno, mi sentivo comunque una privilegiata. Non avevo il regalo giusto ma potevo vantarmi perché la “vecchietta con le scarpe tutte rotte”, per dirla con Rodari, aveva scritto solo a me. Solo a 11 anni ho scoperto mio padre intento a comporre questa epistola. Che farci? In Basilicata la crisi è arrivata molto tempo prima che nelle altre regioni». Sei lucana d’origini e non perdi occasione per ricordarlo. Quanto sei orgogliosa della tua terra? «Il presidente della regione Basilicata dovrebbe conferirmi un ruolo (pure molto ben pagato (e ride, ndr) di ambasciatrice dei valori lucani nel mondo. Come pochi altri, infatti, mi sono sempre spesa per ricordare a tutti che la Basilicata esiste ma anche per rivelare agli increduli che è un territorio ricco di borghi da scoprire, di paesaggi incantevoli, abitato da gente accogliente e generosa. Ne sono orgogliosa all’infinito. E poi si mangia da Dio, come dimenticare la bontà dei peperoni cruschi? Quest’anno potremmo ripartire dalla Basilicata per il nostro turismo di prossimità. Io conto di poterla girare in lungo e largo, ci sono ancora posti che non conosco. Dobbiamo riscoprire l’Italia che a ogni angolo riserva sorprese, come già ho scritto nella mia guida emozionale Forse non tutti sanno che in Italia (Newton Compton). Uscito un po’ di tempo fa, ma sempre attuale con luoghi e itinerari insoliti». Qual è il segreto del tuo successo? «Il termine successo è un tantino esagerato (e ride ancora, ndr). So che il segreto della mia vita è rimanere sempre, fino in fondo, me stessa».
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S P E C I A L E
C I N E M A
IL CINEMA NON SI FERMA la vita ai tempi del Coronavirus a cura di M.t. San juan
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mmaginate un set cinematografico: c’è il regista, l’aiuto, il fonico, il direttore della fotografia. E poi il cameramen, colui che batte il ciak, il truccatore e parrucchiere, il costumista, gli attori. Ecco: ora fate un piccolo sforzo e ponete ognuno di questi professionisti del grande schermo a casa propria, in isolamento causa pandemia, a fare il proprio lavoro collegato con gli altri in videoconferenza su computer, smartphone, webcam. Sembra una follia. Ma una follia molto contagiosa se personaggi come il regista Marco Serafini (che ha diretto, tra le tante cose, cinque stagioni della fiction di successo “Rex”), i produttori della DeltaDue Media Daniele Fioretti e Daniele Muscolo, uno sceneggiatore come Stefano Piani, e il produttore do Coevolutions Marco Perotti hanno accettato di trasformare in realtà questa idea bizzarra. E’ nato così “Il cinema non si ferma”, il primo docufilm interamente girato rispettando le norme di distanziamento sociale imposte dal Governo per contenere il contagio del Coronavirus. Un progetto partorito dalla creatività di Ruggero De Virgilis, produttore e organizzatore che negli anni si è fatto conoscere anche come location manager e regista di documentari, con la mente aperta ai cambiamenti che oggi è orgoglioso di questa “creatura”. “Il cinema non si ferma” è un progetto volto a dimostrare che nemmeno una emergenza sanitaria mondiale può arrestare la creatività e la voglia di regalare sogni e sorrisi alle persone; soprattutto, è un’avventura nata con uno scopo benefico ben preciso, donare i proventi ricavati dalla vendita dei diritti alla Protezione Civile, sempre in prima linea per dare soccorso
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UNA FOLLIA PIù CONTAGIOSA DEL VIRUS HA PERMESSO DI TRASFORMARE IN REALTà UN’IDEA BIZZARRA
no ripetere l’anno, dovranno darsi da fare. Kaspar Capparoni e la moglie Veronica Maccarone recitano la parte di una coppia in crisi, pronta al divorzio ma costretta dal Covid-19 alla convivenza forzata, nell’episodio “Divorziati in casa”. Remo Girone e Paola Lavini, ne “Il Modulo”, sono un padre totalmente “a digiuno” di tecnologia e una figlia che si affanna per spiegargli, via smartphone, come stampare il modulo di autocertificazione. Ignazio Oliva e Margot Sikabonyi sono i protagonisti di “Chi Sei”, episodio in cui un marito,
e assistenza a milioni di persone durante tutto il periodo della pandemia. Tutte le persone che hanno preso parte al progetto, infatti, hanno deciso di donare il proprio tempo e la propria professionalità. Nessuno ha percepito alcun tipo di compenso, tutti hanno collaborato gratuitamente e con grande entusiasmo al progetto. Quattro settimane di riprese, otto episodi di genere comico, un unico filo conduttore: sprazzi di vita quotidiana in tempi di Coronavirus. Particolarmente ricco il cast, che ha girato le scene tra le quattro mura domestiche, attingendo dal proprio guardaroba per i costumi, truccandosi da sé, preparandosi al ciak guidato in teleconferenza dal regista, usando i propri telefonini. Mariagrazia Cucinotta è una severa professoressa che a promuovere gli alunni, solo perché il Covid-19 ha chiuso anticipatamente l’anno scolastico, non ci pensa proprio: se non voglio-
in quarantena in città mentre la consorte è “reclusa” in campagna, scopre cose di lei che mai avrebbe immaginato. Jane Alexander è Alessandra: ne “Il nemico” adotta un cane non per amore degli animali ma perché ha bisogno di una scusa per uscire di casa. Alla fine scoprirà, per sua fortuna, che il cane è davvero il miglior amico dell’uomo. Augusto Zucchi è “Nonnomartino”, un anziano sopravvissuto al virus a cui la malattia non ha tolto la voglia di trasgressione: basta guardare la sua avvenente badante, interpretata da Karin Proia. Imperdibile il cameo del regista Tinto Brass. Roberto e Riccardo, Damiano Schiozzi e Gianmarco Amicarelli, sono padre e figlio: la forzata convivenza restituirà loro un rapporto che sembrava perduto. Ne “L’ultima chiamata” Nicolas Vaporidis è Padre Anselmo, o almeno così pare, con una
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“parrocchiana”, Lavinia Longhi, più scaltra di lui. “E’ stato molto divertente far parte di questo progetto così innovativo e geniale” ha dichiarato Maria Grazia Cucinotta. “E’ assai stimolante fare qualcosa che non era mai stato realizzato prima, e poter lanciare un messaggio molto importantem e cioè che il cinema non si ferma, continua ad andare avanti: dove c’è creatività si può superare ogni ostacolo, si fa tutto”. “Il progetto ‘Il cinema non si ferma’ mi è piaciuto da subito” ha dichiarato l’attrice Jane Alexander. “Sono stata felice di far parte di un’iniziativa che darà un contributo tangibile
M.GRAZIA CUCINOTTA: E’ stato molto divertente far parte di questo progetto così innovativo
alla Protezione Civile, e che dimostra come il cinema e la creatività siano vivi e non si fermino nemmeno in periodi di emergenza come quello che stiamo vivendo”. “Sono stato coinvolto nel progetto dall’amico regista Marco Serafini con cui ho lavorato ai tempi di ‘Rex’” ha dichiarato l’attore Kaspar Capparoni. “Ho accettato con gioia, attratto soprattutto dall’idea di poter ricreare a casa un set vero e proprio, ed essere coordinato a distanza dalle tante professionalità normalmente coinvolte nelle riprese di un film. Non è stato semplice, ma la sfida era stimolante”. emergenza coronavirus ha sconvolto tutti,
speciale cinema
un docufilm realizzato con gli smartphone
A
bbiamo incontrato per MCG i realizzatori de “Il Cinema non si ferma che hanno avuto la brillante idea di coinvolgere artisti anche di caratura internazionale invitandoli a riprendersi nelle loro case utilizzando il proprio smartphone e webcam, seguendo una sceneggiatura scritta dai migliori sceneggiatori d’Italia. RUGGERO DE VIRGILIIS, produttore e ideatore del progetto Come è nata questa idea quantomeno “bizzarra?” “E nata al ritorno dal festival del cinema di Berlino dove sono andato per seguire il mio lavoro e portare avanti alcuni progetti. Una volta a casa infatti è esplosa la situazione “coronavirus” in tutta la sua gravità: i miei amici mi chiamavano uno dopo l’altro dicendo che i set cinematografici avevano fermato la produzione, che i Carabinieri stavano chiudendo tutti i set. Marco Serafini, regista mio amico, mi ha telefonato per dirmi che chi stava lavorando nel cinema era stato costretto dal Covid 19 a tornarsene a casa. A quel punto ho pensato che il cinema non poteva fermarsi, doveva reagire perché a lui toccava il compito riaprire la strada all’ottimi-
smo. Il modo più semplice, e anche l’unico, di tornare a far sognare la gente era proprio fare un film”. Si, ma come se ognuno doveva restare a casa propria? “Oggi la tecnologia ci mette a diposizione telefonini, computer con cui parlare anche in dieci o venti persone contemporaneamente. E poi webcam, smartphone sempre più sofisticati. Ci saremmo adattati con quello che avevamo a disposizione, con tutti i limiti del caso ma rispettando tutta la filiera del cinema. Con un regista, il suo aiuto, uno sceneggiatore, un direttore della fotografia, un capotecnico, una costumista, un operatore, trucco parrucco e via dicendo. E poi con una finalità benefica, perché in un periodo triste come questo, con tanta gente che soffre, persone che muoiono, dal punto di vista etico non sarebbe stato possibile fare diversamente”. DANIELE FIORETTI, produttore di DeltaDue Media insieme a Daniele Muscolo Quali sono state le tempistiche per mettere insieme un progetto del genere? Sono rimasto sorpreso dalla velocità con cui tutto si è svolto. Una volta definito il progetto e coinvolti i primi collaboratori, abbiamo riscontrato una sorta di meraviglioso “effetto valanga”: andando avanti con l’iniziativa, sempre più
persone sono salite a bordo, e così nel giro di una settimana abbiamo cominciato a ricevere anche i soggetti. Con la supervisione di Marco Serafini abbiamo corretto, modificato e approvato tali soggetti che sono stati poi subito trasformati in sceneggiature. A mano a mano che cominciavamo ad avere copioni su cui lavorare, abbiamo iniziato a sondare la disponibilità degli attori. E’ stato necessario non solo verificare che gli interpreti avessero voglia di lavorare gratis a un progetto benefico, ma anche che avessero in casa le attrezzature tecniche necessarie per le riprese e l’invio dei materiali girati (la connessione internet e simili apparati tecnici). Insomma, anche da questo punto di vista è stato un casting decisamente innovativo! Pensa che un format di questo tipo potrebbe essere esportato? Assolutamente sì, qualsiasi paese coinvolto in questa emergenza mondiale potrebbe replicare e personalizzare il format. Quello che stiamo facendo è semplicemente raccontare, in chiave ironica e romanzata, situazioni che in qualche modo tutti stanno vivendo nelle proprie case. Gli sceneggiatori hanno fotografato le situazioni più surreali e le hanno messe su carta.
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MARCO SERAFINI regista Realizzare “IL cinema non si ferma” deve essere stato un procedimento complicato, che ha richiesto grande coordinamento e organizzazione... Sì, è stato tutto piuttosto complesso anche perché ogni due o tre giorni cambiavamo set, andavamo in case che non conoscevamo o avevamo visto brevemente, da remoto, prima dell’inizio delle riprese. Io poi non conoscevo tutti gli attori di persona, e (cosa ancor più complicata) dovevamo coordinarci a distanza: io ho lavorato da Monaco di Baviera, il direttore della fotografia Daniele Muscolo era in collegamento video da Roma, gli attori erono sparsi in tutta Italia (uno è a Roma, un altro a Milano, un altro ancora a Verona) e i montatori si trovavano uno in Lombardia e l’altro nel Lazio. Ogni giorno ci mettevamo in collegamento tutti da luoghi diversi, è stata una nuova esperienza e abbiamo cercato di gestirla al meglio. Che tipo di messaggio spera arriverà al pubblico che vedrà il vostro film? “Il cinema non si ferma” è composto da storie comiche sulle situazioni strane che accadono nelle nostre case in questi giorni: credo sia un progetto divertente e realistico, fa vedere realmente ciò che stiamo vivendo e affrontando, cioè le file al supermercato, la vita sociale inesistente, le città deserte, le difficoltà della convivenza e altri sprazzi di vita quotidiana. Usiamo la commedia per far ridere e intrattenere. Penso che quando tutto sarà finito in pochi vorranno vedere un film drammatico, ma preferiranno rivedere, con uno sguardo divertito, le cose comiche che succedono in questi giorni.
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STEFANO PIANI capo degli sceneggiatori Cosa ha pensato la prima volta che De Virgiliis le ha parlato del progetto? Se non avessi visto il film di Steven Sodebergh da titolo “High Flying Bird”, girato interamente usando un cellulare di una famosa marca di telefonini, gli avrei dato del pazzo pazzo. Avendo però constatato la qualità di ripresa di quel telefono, ho pensato si potesse fare. Poi nutro grande stima per Marco Serafini, quindi ero sicuro che il risultato sarebbe stato decisamente buono, e devo dire che il girato che ho visionato supera le mie aspettative. Qual è stata la sfida più grossa nello scrivere questi episodi? Beh, diciamo che per noi scrittori in questo progetto c’è stato un ribaltamento del metodo lavorativo. DI solito scriviamo le storie e poi troviamo gli attori, le location e il resto. In questo caso si trattava spesso di partire dagli attori a disposizione, di capire l’ambientazione nella quale poter far svolgere gli eventi e di usare gli oggetti presenti nelle case degli interpreti per scrivere sopra le storie. E’ proprio questa la cosa più divertente ed esaltante del progetto.
GIOVANNI FERRARI coordinatore di produzione Secondo lei qual è la forza del progetto IL CINEMA NON SI FERMA? Credo risieda nell’aver combinato qualità e velocità di esecuzione con enormi limitazioni creative e tecniche. Mi ha sorpreso moltissimo la qualità delle sceneggiature, che non solo sono secondo me tutte bellissime ma sono anche state scritte in pochissimi giorni da sceneggiatori di assoluto valore che hanno dovuto tenere conto di tantissimi ostacoli. Come amano dire negli Stati Uniti, “la necessità è la madre dell’invenzione” e credo questo sia stato il fondamento creativo ideale. Anche il casting e’ stato straordinario, non solo per i tempi di preproduzione di fatto inesistenti, ma anche perche’ si tratta di ben otto episodi e in definitiva di piu’ di trenta attori principali, un numero gigantesco. Normalmente nei film qualita’ e velocita’ non vanno mai di pari passo, Il Cinema non si Ferma ha dimostrato di essere un progetto al di sopra della normalita’. Cosa l’ha colpita di questo progetto al punto da farle accettare subito la sfida? Innanzitutto il coinvolgimento che mi ha proposto Ruggero de Virgiliis, produttore creativo e all’origine di tutto. Anche se non mancavo di scetticismo la fiducia e la stima che ho nei suoi confronti e’ enorme e questo e’ bastato. In pochi giorni poi la macchina ha iniziato a muoversi e l’entusiasmo generato da tutti, anche se in condizioni delicate e inusuali, ha contribuito a fare il resto. Confesso egoisticamente anche la voglia di lavorare con connazionali Italiani. Ho sempre e solo lavorato a New York con Americani, e piu’ ho lavorato negli Stati Uniti piu’ e’ cresciuto il desiderio di lavorare con Italiani. E’ stata una bellissima esperienza, umana e professionale, che spero possa ripetersi.
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S P E C I A L E
t u r ism o
a cura di marco morelli
VACANZE SPENSIERATE ALL’ARIA APERTA Alpina Dolomites
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opo mesi passati in casa, la voglia di aria aperta è il desiderio che accomuna tutti: a prescindere dalle destinazioni, sia mare, sia montagna, la parola chiave non è più #iorestoacasa ma “esco all’aria aperta”. Ecco le proposte en plein air per un’estate spensierata, nella natura.
VAL GARDENA, DOLOMITI ALL’ARIA APERTA In Val Gardena, l’hotel Tyrol di Selva ha organizzato un pacchetto speciale, che prevede l’osservazione delle stelle con un binocolo comodamente (e privatamente) sdraiati nel prato di una baita di legno isolata (di proprietà dell’hotel Tyrol), situata nello scenario favoloso delle Dolomiti. L’esperienza è unica e esclusiva, da gustare in un contesto naturale e sicuro, lontano da tutti: nell’intima baita di famiglia si cena e si dorme una notte, circondati dall’aria fresca di montagna. La cena è “con vista”, servita nel giardino antistante la baita: le delizie dello Chef Alessandro Martellini sono strepitose; il fuoco regala alla scenografia alpina un tocco in più, come anche il concerto di strumenti a plettro tenuto da un quartetto che sale appositamente in baita per suonare sotto le stelle. Dopo cena, con il binocolo astronomico si ammira la volta celeste. Al mattino, la ricca colazione viene servita in baita, al cospetto delle montagne, in un paesaggio strepitoso, illuminato dal sole. Info: www.tyrolhotel.it Sempre in Val Gardena, una location che regala ampi spazi scenografici è l’Alpe di Siusi: 450 km di sentieri escursionistici, 1.000 km di percorsi per mountain bike, 180 km di running park, varie vie ferrate, una palestra boulder con 1.500 prese e 80 boulder, 10 carrozze, percorsi eque-
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Momenti di grande piacere all’aria aperta. tra le montagne, l’aria frizzante e pulita accarezza grandi e piccini come un abbraccio
Hotel Sonnwies
stri, un campo da golf di 18 buche. E un laghetto, quello di Fiè, premiato come uno dei laghi balneabili più belli e puliti d’Italia, che nelle calde giornate di sole invita a rinfrescanti nuotate e/o gite in barca. Non c’è dubbio, anche d’estate la vasta area dell’Alpe di Siusi dà il meglio di sé con infinite possibilità dedicate a chi desidera fare sport o chi semplicemente vuol passare del tempo all’aria aperta sui prati dell’altopiano più grande d’Europa. Gli indirizzi più cool? L’Alpina Dolomites Health Lodge & Spa, 5 stelle alpine chic dalla vocazione eco perfettamente integrato col bellissimo paesaggio dolomitico i cui effetti rigeneranti e rilassanti, uniti all’aria pura dell’alta quota (l’altopiano è totalmente car free) regalano benessere per corpo e mente. Info: www.alpinadolomites.it E l’Hotel Lamm di Castelrotto, 4 stelle dal design moderno ed elegante che nel suo recente restyling ha saputo mantenere il fascino della tradizione alto-atesina e che, tra le varie proposte active all’aria aperta, offre anche beauty experiences nella meravigliosa spa con sky pool sul tetto. Info: www.lamm-hotel.it BOLZANO E ALTOPIANO DEL RENON Passeggiate panoramiche, percorsi salute, picnic sui prati, ma anche visite guidate per piccoli gruppi e itinerari individuali in città: così riparte Bolzano, con un calendario di interessanti proposte all’insegna di un turismo più slow che sappia conciliare il desiderio di muoversi in una dimensione più tranquilla con la voglia di vivere gli spazi aperti che offre la montagna. A partire dalle escursioni al Colle, polmone verde della città a quota 1200 raggiungibile con la funivia o, per i più arditi, in bicicletta, e dove nelle belle giornate di sole è d’obbligo stendersi sul prato dopo aver consumato un gusto picnic.
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Stare all’aperto è salutare: l’esposizione al sole favorisce la produzione di vitamina D
Castelrotto
Si può poi scegliere di visitare uno dei tantissimi castelli della zona (su tutto il territorio altoatesino se ne contano ben 400!) e respirare la cultura e la storia del luogo, oppure concedersi passeggiate all’aria aperta circondati dal silenzio e dai profumi della natura. Molto conosciute quelle del Guncina, una delle icone botaniche della città, e di Sant’Osvaldo, che collega Sant’Antonio con Santa Maddalena, la caratteristica collina sulla quale si coltivano le uve con cui si produce l’omonimo vino autoctono: realizzate addirittura a fine ‘800, il loro percorso permette di salire dolcemente sui pendii che circondano la città e godere di un incantevole panorama. Info: www.bolzano-bozen.it Da Bolzano, raggiungere l’Altipiano del Renon è facilissimo: comodamente con la propria auto (uscita Bolzano Nord) oppure, per chi preferisce viaggiare green, con la funivia che parte dal capoluogo altoatesino e che, in dodici minuti, vi catapulterà in questo idilliaco angolo di natura a due passi dalla città. Soprannominato la “Riviera delle Dolomiti”, il Renon ha una lunga storia di accoglienza turistica: già nel 1600 i nobili di Bolzano soggiornavano su queste alture per fuggire dal calore della città. Oggi invece è la destinazione perfetta se cercate una vacanza “lontana dalla pazza folla”: merito di un’offerta alberghiera che spazia da accoglienti agriturismi a boutique hotel di charme, oltre che di una vasta rete di sentieri e passeggiate. Tra le escursioni più suggestive spicca l’Hirtensteig - in italiano il “Sentiero del pastore” - percorso didattico che si snoda nei dintorni di Collalbo per 3 km, tutto dedicato alla vita e alle storie dei pastori di queste valli. Info: www.renon.com MERANO: BENESSERE NEL PARCO Il 5 stelle Park Hotel Mignon di Merano è davvero un mondo a parte: a soli 5 minuti a piedi dal centro della città, è un paradiso esclusivo di privacy, benessere, relax. E soprattutto silenzio. L’immenso parco che circonda l’hotel è un polmone verde di 10.000 mq con alberi secolari e un’infinita varietà di fiori variopinti: una natura alpina-mediterranea che rafforza l’anima e tranquillizza lo spirito. Ovunque nel parco si trovano angoli appartati e silenziosi dedicati al relax: dalle grotte con pietre riscaldate dal sole alle chaise longue sotto le palme dove poter leggere un libro in tranquillità, dalla terrazza sul tetto con Jacuzzi e vista panoramica a 360° alla Bonsai lounge che dà sulle montagne meranesi, fino alla ten-
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da beduina privata e al bosco di bambù con cascata e sdraio riscaldate. E accanto la Park Spa, 2000 mq dedicati al benessere di corpo e mente. L’hotel è inoltre un ottimo punto di partenza per esplorare i dintorni di Merano: con escursioni guidate, bici elettrica o mountain bike, passeggiate a piedi sui panoramici sentieri, Nordic walking, equitazione o partite di golf sui green dei vicini golf club. Info: www.hotelmignon.com BAMBINI AL MARE E IN MONTAGNA In Salento, il Vivosa Apulia Resort è il luogo ideale per le famiglie per rigenerarsi e fare il pieno di energia: il resort è situato in 23 ettari di spazi aperti dove ritrovare il proprio equilibrio in un’atmosfera incantata, profumata di mare e di pineta, di interminabili passeggiate a piedi scalzi sulla sabbia finissima, di benessere e di buona cucina, da gustare anche all’aria aperta nel grande giardino antistante il ristorante. Per i bambini sono previsti tanti laboratori creativi, svolti in piccoli gruppi distanziati e i giochi da fare con i genitori come la caccia al tesoro e giochi di società. Per raggiungere la splendida spiaggia, si cammina attraverso i giardini fioriti che circondano le scenografiche piscine disposte su diversi livelli, poi ci si immerge qualche minuto nella pineta per poi “sbucare” tra le dolci dune di sabbia e vedere davanti il mare. Info: www.vivosaresort.com. Isolati e felici al Feuerstein, il “nature family resort” nascosto a 1.250 metri di quota tra le cime della Val di Fleres, uno degli angoli più appartati di tutto l’Alto Adige (senza esagerare naturalmente: siamo a pochi chilometri da Vipiteno, dove arriva l’autostrada del Brennero). L’hotel, innanzitutto: un 5 stelle pensato per le famiglie (con assistenza ai bambini fin dal primo mese di età) e progettato per essere in armonia con l’ambiente, dalle ampie camere realizzate con materiali locali alla magnifica infinity pool all’aperto, riempita con acqua delle sorgenti dei dintorni e riscaldata grazie all’energia pulita dell’impianto a legna. E tutt’intorno? Solo sentieri, cascate, malghe e boschi: lo scenario perfetto per dedicarsi alle passeggiate (tante le possibilità escursionistiche nella zona di Ladurno e del monte Cavallo) o ancora alla mountain bike o all’e-bike. Info: www.feuerstein.info/it. A due passi da Bressanone, gli spazi dell’hotel Sonnwies sono infinti: il grande parco giochi
Vivosa resort
all’aperto di 10 mila metri quadri, con vista sulle montagne è il regno dove respirare l’aria pura di montagna divertendosi tra i tanti giochi in legno, progettati per i bambini. Il piccolo maneggio con i pony e la fattoria con tanti animali da coccolare attirano le famiglie che amano il contatto autentico con la natura: un giro in groppa al pony, tra i boschi e i pascoli di Luson è un’esperienza indimenticabile. Il grandissimo giardino invita a passeggiare, a fare il bagno nella grande piscina all’aperto con i suoi lettini spumeggianti dotati di idromassaggio, i comodi dondoli dove rilassarsi. Nelle tre piscine ognuno trova i propri spazi relax o divertimento: dagli idromassaggi allo scivolo di 80 metri, dai giochi d’acqua alla piscina separata per i bebè. Per semplificare tutto, la formula dell’hotel è all-inclusive, sono escluse soltanto le bevande alcoliche. Info: www.sonnwies.com
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speciale turismo
ALPINE GREEN EXPERIENCE E IL NUOVO SOGNO GREEN a cura di m.t. san juan
In un momento in cui il senso di libertà diventa prezioso, la montagna, con i suoi ampi spazi e i suoi paesaggi mozzafiato, diventa il luogo ideale per trascorrere le proprie vacanze in sicurezza e a diretto contatto con la natura. Coinvolgere l’ospite in un percorso virtuoso e autentico che fa della sostenibilità il modo migliore per scoprire e frequentare il territorio della Valle d’Aosta è la scommessa di Alpine Green Experience, che offre la possibilità di una vacanza all’insegna della mobilità dolce, della gastronomia, del benessere e della natura. Nato da una visionaria intuizione di Andrea Celesia, proprietario dell’Eco Wellness Hotel Notre Maison di Cogne nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso e dalla collaborazione con la concessionaria BMW biAuto di Torino, oggi il progetto comprende alcune tra le migliori strutture ricettive valdostane e consente, agli ospiti italiani e internazionali, di intraprendere un viaggio green in tutta la Valle d’Aosta. Il progetto prevede di offrire, in abbinamento ai servizi alberghieri, un’autovettura elettrica BMW i3 che potrà essere ritirata presso l’Aeroporto di Torino Caselle, le Stazioni ferroviarie di Torino Porta Susa e Porta Nuova, la stazione ferroviaria o l’autostazione di Aosta oppure, per i residenti a Torino, potrà essere consegnata direttamente a domicilio per raggiungere la Valle d’Aosta e spostarsi durante il soggiorno vivendo l’emozione della guida elettrica completamente sostenibile. Da sempre estremamente sensibile alle tematiche ambientali, la Famiglia Celesia ha scelto così di fare un ulteriore passo avanti nel suo percorso green. Dopo esser stata premiata, nel 2016, con Il Green Travel Award per aver installato la prima centrale elettrica di cogenerazione
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Una vacanza green in Valle D’Aosta all’insegna della mobilità dolce, della gastronomia, del benessere, della natura alla guida di una BMW i3
a biomassa applicata a una struttura alberghiera nel Nord-Ovest d’Italia, e dopo aver vinto, nel 2017, l’Italian Pool Award grazie al progetto del laghetto alpino riscaldato, presenta nel 2018 Alpine Green Experience, un progetto che offre ai propri ospiti un’esperienza unica, divertente, confortevole e li sensibilizza al rispetto per l’ambiente; un tema fondamentale per chi vive all’interno del Parco Nazionale più antico d’Italia. “Inizialmente - spiega Andrea Celesia, Presidente di Alpine Green Experience - abbiamo acquistato due BMWi3 e le abbiamo messe a disposizione dei nostri clienti per vedere se il prodotto poteva risultare interessante. Abbiamo creato dei pacchetti su misura per i nostri clienti abbinando la mobilità elettrica ad una calda accoglienza, ad una gastronomia a Km zero, al benessere e all’autenticità.
I riscontri sono stati molto positivi: chi ama la natura ha apprezzato l’attenzione dimostrata per il rispetto dell’ambiente, ma anche la possibilità di provare a guidare una macchina elettrica in completo silenzio. Visti i risultati incoraggianti abbiamo pensato di aprire il progetto ad altri albergatori valdostani in modo da unire le forze e da poter offrire un prodotto ancora più completo e invitante. Al momento siamo in 18 strutture alberghiere: partendo da Aosta abbiamo Chambre d’Hôtes Maison Bondaz, Hotel Duca di Aosta & ristorante Giuliani al Duca e Omama; a Cervinia c’è Les Neiges d’Antan mentre a Champoluc troviamo Hotel Castor. A Cogne oltre al nostro Eco Wellness Hotel Notre Maison ci sono anche Hotel e Restaurant La Barme e il Residence Château Royal, mentre a Courmayeur ai piedi del Monte Bianco troviamo Au Coeur des Neiges - Chalet Resort, Hotel Berthod, Hotel Cresta et Duc, Hotel Gran Baita, Hotel Pavillon e Hotel Svizzero. A Gressoney abbiamo il Romantic Hotel Jolanda Sport; a La Thuile l’Hotel Miramonti e a Saint-Vincent il Best Western Plus Hotel Alla Posta e Hotel Au Soleil. Recentemente Alpine Green Experience ha ottenuto anche il supporto del Fondo Europeo Agricolo per lo sviluppo rurale in collaborazione a sette aziende agricole e artigiane valdostane grazie al progetto Green Vallée D’Aoste che ha ottenuto il punteggio più alto tra tutti quelli presentati. L’idea è quella di stimolare i propri ospiti a scoprire le eccellenze del territorio valdostano visitando con la BMW i3 alcune aziende agricole e alcuni artigiani, che rappresentano alla perfezione la cultura e la tradizione eno-gastronomi-
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ca locale: dagli ortaggi, le uova e il miele del Au Potager de Grand-Mère, al genepy e alle tisane dell’azienda agricola Da Emy; dagli aceti di frutta e confetture della Douce Vallée di Vittaz Paola ai vini di Lo Triolet e di Stefano Viola; dai formaggi caprini e ovini della Società agricola Mont Blanc fino all’agriturismo con camere della Maison Rosset. Tra i partner del progetto vanno segnalati la Regione Valle d’Aosta che ha messo a disposizione di Alpine Green Experience degli strumenti operativi come il booking vda e il Gruppo CVA che, quarto tra i produttori di energia idroelettrica in Italia, consente di evitare l’immissione in atmosfera di 1,4 milioni di tonnellate di CO2. L’accordo prevede la disponibilità all’installazione da parte del Gruppo CVA di colonnine di ricarica delle auto elettriche presso le strutture alberghiere che aderiscono al progetto. Queste collaborazioni sottolineano il comune impegno per la sostenibilità ambientale e la lotta ai cambiamenti climatici con l’obiettivo di rendere il più possibile carbon-free il territorio andando verso una Valle d’Aosta Green, obiettivo imprescindibile per uno sviluppo sostenibile e duraturo del territorio. Altra grande protagonista del progetto è senza ombra di dubbio la BMW i3. Forme che fanno tendenza, interni raffinati e spaziosi, materiali sostenibili, dettagli funzionali e guida sportiva e fulminea, la rendono l’automobile adatta per avvicinarsi al mondo dell’elettrico e vivere un’esperienza ricca di emozioni. Pioniera dell’elettrificazione nell’automobile, la BMW ha recentemente aggiornato l’autonomia delle batterie dei suoi modelli full electric del brand BMW i3 estendendola a circa 260 Km. Nessun rischio di rimanere a piedi, dunque, e ricarica gratis assicurata in hotel”. “Inoltre - continua Celesia – le nostre BMW i3 sono tutte dotate del dispositivo di Range Exten-
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Nato da una visionaria idea di Andrea Celesia dell’Eco Wellness Hotel Notre Maison, il progetto comprende 18 alberghi e 7 aziende agricole. der: si tratta di un motorino che va a benzina e che, in caso di necessità, è in grado di ricaricare la batteria senza emissioni di gas. Una sicurezza in più per i più timorosi. Infine, tutte le nostre macchine sono equipaggiate con gomme antineve e porta sci per l’inverno e porta biciclette per l’estate. Grazie ad una nuova collaborazione è possibile abbinare il noleggio delle auto al noleggio di biciclette elettriche per muoversi in completa mobilità sostenibile. Interamente sanificate ad ogni cambio cliente, sono una sicura e più confortevole alternativa ai mezzi pubblici per una vacanza diversa dal solito e in armonia con la natura”. Le tariffe? Ogni albergo ha la sua e per quanto riguarda l’auto elettrica non vi sono costi di noleggio ma si paga solo a consumo e meno di un’auto a carburante: la tariffa è infatti di solo 20 centesimi al chilometro percorso. Inoltre tutte le auto hanno una copertura assicurativa Kasko con una franchigia molto bassa di soli 300€. Se è vero che quelli proposti da Alpine Green Experience sono tutti servizi che già esistono separatamente, è altrettanto vero che l’idea vincente è proprio quella di metterli insieme in un unico prodotto Green creando delle sinergie che
permettano al turista di conoscere le diverse sfaccettature del territorio in maniera autentica. “In questo periodo in cui i viaggi a lungo raggio sono sconsigliati - continua Celesia - abbiamo aperto un interessante canale di collaborazione con le agenzie che vogliono proporre un prodotto innovativo e green”. Chi lo desidera può trovare tutte le informazioni sul sito www.alpinegreenexperience.it, un collettore molto intuitivo, semplice da utilizzare che consente una prenotazione online con pochi click e senza intermediari. “Proprio per venire incontro alle esigenze dei nostri ospiti in un momento di così grande incertezza - conclude Celesia – abbiamo deciso di non chiedere nessuna caparra o anticipo sulle eventuali prenotazioni. Inoltre il sito ha una sezione dedicata alle offerte in cui vengono pubblicati i nostri pacchetti promozionali. L’ultimo si chiama “Torino Mon Amour”: dedicata ai residenti a Torino comprende la consegna e il ritiro gratuiti dell’auto direttamente a casa e l’acquisto di una tessera del valore di 120€ da utilizzare nell’arco di un anno. Non essendo nominativa potrà essere prestata anche ad amici e parenti. Un’idea originale per una vacanza senza date fisse e in totale armonia con l’ambiente”.
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turismo
ZILLERTAL, In una sola valle i mille volti dell’Austria a cura di V.Corini
La Zillertal, una valle amena a 30 minuti da Innsbruck, è la scelta perfetta per ogni gusto. Garantisce la ripresa delle attività turistiche e sportive secondo tutte le misure di sicurezza, senza ricorrere a effetti speciali, puntando tutto sull’autenticità della natura che la abita. Un luogo dove turismo sostenibile e benessere vanno di pari passo, dove è possibile combinare attività sportive con momenti di relax, ideale per piacevoli passeggiate nel verde dei sentieri di montagna, nella natura più rigogliosa, in luoghi lontani dalle solite rotte - in totale sicurezza. Imperdibili sono anche le condizioni per prenotare in tranquillità: nelle quattro strutture selezionate si può cancellare senza impegno; in alcune fino a 24 ore prima, senza caparra, senza penali – le offerte prevedono sconti speciali per la clientela italiana e valgono fino in autunno inoltrato. Rigenerare corpo e mente a stretto contatto con la montagna, in un luogo completamente fuori dalle solite rotte, che non ricorre a effetti speciali, ma punta tutto sull’autenticità della natura che lo abita. La Zillertal ha messo in pratica un articolato e dettagliato “piano di accoglienza sicura”, in ottemperanza con le indicazioni dell’OMS e in conformità alle varie regolamentazioni governative. Un luogo incredibilmente immenso, una vallata straordinariamente soleggiata, situata a 30 minuti da Innsbruck. Da fine maggio gli impianti di risalita e molte strutture ricettive hanno riaperto con misure di igienizzazione e sanificazione ai massimi livelli. Gli alberghi sono pronti ad applicare rigorosamente le misure decise per far ripartire il turismo al più presto, nell’attesa della riapertura delle frontiere per il mese di giugno. Qui si viaggia e si soggiorna in modo assolutamente sostenibile e nel pieno rispetto per l’ambiente: basti pensare che oltre il 35% della Zillertal è protetto
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Seetal Alpin Family Resort ****
come parco naturale di alta montagna. Ancora poco conosciuta e quindi intonsa, quest’ampia vallata è la scenografia perfetta per una vacanza in sintonia e in contatto con la natura, per rigenerare in modo efficace sia il corpo, sia lo spirito. I fitti boschi a perdita d’occhio, il profilo di ben 55 vette che superano i 3000 metri, i pascoli in alta quota, le strutture ricettive adatte a ogni esigenza e una gastronomia eccellente regalano un’esperienza che sembra sospesa nel tempo. LA RISCOPERTA DEL TURISMO MONTANO I RITMI SCANDITI DALLA NATURA La Zillertal è perfetta per piacevoli passeggiate nei verdissimi cammini di montagna ma anche per escursioni più ambiziose, nella natura più rigogliosa, grazie a una rete di sentieri di oltre 1750 chilometri. Camminare, si sa, fa bene al fisico e all’umore, in modo particolare se ci troviamo in contesti dove la natura è protagonista e diventa luogo di evasione e di rigenerazione. Nella Zillertal ci sono sentieri e opportunità per tutti i gusti. Per esempio, grazie alla funivia dello Spieljoch, che ha la stazione a valle in centro a Fügen, non si devono affrontare faticose salite per arrivare ai 1860 metri s.l.m. della stazione
a monte: in pochi minuti ci si ritrova catapultati in una natura mozzafiato, un luogo dove l’aria è priva di polline e di allergeni, e dove si possono fare passeggiate adatte a ogni livello di preparazione fisica (ci sono anche tratti semi-pianeggianti per i meno allenati…). E tutto intorno, una vista mozzafiato sul massiccio del Karwendel, il lago Achensee, il Wilder Kaiser e Kufstein, le Alpi di Kitzbühel della Zillertal e di Tux. Merita una prova l’originale percorso da fare a piedi nudi, il divertente Flying Fox (300 metri sospesi nel vuoto, “volando” sulla foresta a 60 metri di altezza) o la palestra di roccia d’arrampicata. Dulcis in fundo, dopo l’attività fisica ci si può concedere senza tentennamenti un’ottima pizza preparata da un pizzaiolo Veneziano oppure una fetta di strudel di mele alla SpieljochHütte, situata nella stazione a monte. In termini di numeri la Zillertal non teme paragoni: d’estate eccelle con 2000 km di sentieri per le bici e mountain bike, 11 funivie estive che permettono all’intera famiglia l’accesso diretto e veloce ai migliori punti di partenza per gite indimenticabili, 150 rifugi, 25 vie ferrate di vari livelli e più di 1400 km di itinerari trekking. Perché sport, passeggiate e contatto diretto con la natura sono il migliore antidoto allo stress e alla tristezza…
Con la bella stagione cresce il desiderio di vacanza. Poiché la fruizione turistica andrà ripensata a favore di un turismo di prossimità, ecco una valle vicina e 4 alberghi perfetti per il distanziamento in pieno relax
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Un luogo dove turismo sostenibile e benessere vanno di pari passo, dove è possibile combinare attività sportive con momenti di relax
DOVE ALLOGGIARE PER COPPIE E SINGLE CON LA PASSIONE PER IL BELLO. Nel mezzo della splendida natura della Zillertal, il nuovo Mari Pop Hotel (https://www.maripop. at) si rivela il luogo perfetto per un soggiorno rigenerante circondati dal bello e dalla stravaganza. Propone 45 camere una diversa dall’altra, alcove intenzionalmente essenziali e luminose, dove ritirarsi e ritrovarsi… per ricaricarsi. Il legno naturale si fonde con linee pulite e opere di artisti contemporanei, in un luogo che ha fatto della felicità e della gioia di vivere il suo leitmotiv: an open house, a touch of luxury, lots of heart. Un Hotel contemporaneo e moderno che, a un esame più attento, è una vera intuizione; privo di etichette o regole, si soggiorna come da amici con l’opportunità di interagire con altri ospiti ma, al contempo, di estromettersi per trovare il proprio equilibrio. Qui gli ospiti avranno la sensazione di alloggiare in un ambiente urbano, circondati però dalla natura più autentica della Zillertal, dove passeggiare, fare sport e respirare aria incontaminata. Una chicca? La Rooftop SPA, riservata agli adulti, con sauna panoramica, che si può anche affittare per una speciale serata a due… Tariffe a partire da Euro 105.- per persona con la mezza pensione. Prenotando online almeno due pernottamenti, si ha diritto a uno sconto del 20%
sulla tariffa della camera con il codice “Villeggiatura”. Cancellazioni gratuite fino a 7 giorni prima dell’arrivo. PER CHI VIAGGIA CON LA FAMIGLIA E BIMBI DI QUALSIASI ETÀ. Per una vacanza con tutta la famiglia nella Zillertal, perfetto un hotel con le caratteristiche del Seetal Alpin Family Resort **** (https://www. seetal.at) situato a Kaltenbach in posizione panoramica. La sua area benessere è immensa, gli spazi permettono e garantiscono il distanziamento sociale e una vacanza all’insegna della sicurezza. Le tre piscine, di cui una coperta, e un laghetto naturale balneabile offrono il refrigerio giusto dopo una bella passeggiata o un’escursione in bici. Per i bambini, un super parco giochi di 20mila mq, con fattoria didattica, un trampolino gigante, la torre di arrampicata. A disposizione un articolato e raffinato servizio di animazione e di baby-sitting con attività ludico-didattiche che cambiano ogni giorno, pranzo e cena in compagnia e addirittura corsi di cucina per i più piccoli. Si può cancellare il soggiorno fino a 48 prima dell’arrivo, senza penale, senza acconto, fino al 07/11/2020. PER CHI HA VOGLIA DI QUALCOSA DI ESCLUSIVO. Chi ama le novità e le esperienze davvero ricercate, l’Hotel Wöscherhof****s (https://www. woescherhof.com) promette di soddisfare anche i viaggiatori più esigenti, che potranno, per esempio, provare le nuove ed esclusive Suite con molo di accesso diretto al laghetto naturale, circondato da un bellissimo parco. La struttura, che è dotata di piscina interna ed esterna e di una zona benessere con diverse saune e zone relax, è situata a soli 400 metri dal campo da golf a 18 buche del Giolf Club Zillertal Uderns. L’hotel è la soluzione ideale per chi cerca esperienze gourmet indimenticabili e un ambiente famigliare ma al contempo raffinato. A cadenza settimana si ha possibilità di parteci-
Hotel Mari Pop ( Ph. Martin Kaufmann)
Hotel Wöscherhof****s
pare anche degustazioni di vini con un’esperta sommelier. Cancellazione super flessibile fino a 24 ore prima dell’arrivo senza penali fino al 22.11.20. Tariffe da Euro 111,- per persona a notte con la mezza pensione. MONTAGNA CON GREEN. Lo Sportresidenz Zillertal ****S (https://www. sportresidenz.at) è un paradiso per chi ama la vacanza attiva senza rinunciare al piacere di un relax di classe. Immerso nel silenzio e nel verde di un campo da competizione “Leading Golf Courses” lo Sportresidenz Zillertal **** s non è solo un paradiso per i golfisti ma anche per gli escursionisti, i ciclisti, gli intenditori della buona cucina e per chi ama il piacere di un relax senza eguali. Tutte le 33 camere e suite di questo boutique hotel di Uderns, nel cuore della valle Zillertal, sono studiate per regalare il massimo comfort e si distinguono per le linee pure e l’utilizzo di materiali naturali come il legno, la pietra locale e stoffe pregiate di ispirazione locale. I l risultato è un ambiente che racchiude la vera natura della Zillertal con tutti i comfort più attuali ed un’estetica contemporanea. Fiore all’occhiello sono l’attico e le suite premium (60 - 70 m2) con sauna panoramica privata. E la SPA “Cloud 7“ distribuita su oltre 1.000 m², disegnata da Matteo Thun, con diverse saune e un bagno di vapore ed una piscina a sfioro, sul roof, aperta e riscaldata. E dopo i piaceri dell’anima anche quelli del palato al ristorante “Die Genusswerksatt” dove tutto ruota intorno ad ingredienti regionali di primissima scelta. Tariffe da 129 euro per persona e notte. Fino alla fine di giungo di cancella eventuali prenotazioni fino a 1 settimana prima dell’arrivo senza penali.
Lo Sportresidenz Zillertal ****S
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S P E C I A L E
t u r ism o
a cura di marco morelli
NELLA VALLE DI COGNE PER VACANZE NELLA NATURA Paradisia
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oglia di vacanze, e mai come quest’estate, ai tempi del Covid-19, il viaggiare verrà considerato come una “fuga” dal quotidiano, spinta dal desiderio di leggerezza, di spazi ampi e sconfinati, di voglia di movimento in libertà. La montagna, proprio per caratteristica distintiva, esaudisce tutti questi desideri e diventa nell’immaginario collettivo un’oasi sicura che permette di vivere all’aria aperta mantenendo al tempo stesso le distanze e quelle misure di sicurezza oggi necessarie. La Valle di Cogne, una montagna per natura ancor più “isolata” e non di passaggio – una strada che dall’uscita autostradale di Aosta conduce direttamente e solo qui – si sta preparando con attenzione ad accogliere i suoi affezionati ospiti. La sicurezza innanzitutto. A Cogne, porta di accesso del Parco Nazionale del Gran Paradiso, il più antico in Italia istituito nel 1922, si progetta la stagione imminente pensando alla sicurezza di tutti. Con una particolare sensibilità all’aspetto esplorativo scientifico, il Comune di Cogne sarà il primo in Valle d’Aosta ad offrire gratuitamente a tutta la popolazione la possibilità di effettuare il test sierologico per individuare la presenza di anticorpi per Coronavirus SARS-CoV-2 e capire così quanti siano entrati a contatto con il virus. I risultati saranno poi messi a disposizione del Sistema Sanitario Regionale e della comunità scientifica nazionale e internazionale. Nella programmazione della stagione estiva in Valle verranno mantenute e adattate, rispettando le nuove norme di sicurezza, alcune delle attività normalmente previste in un calendario settimanale, come ad esempio escursioni guidate,
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Più servizi open air, aree di sosta ampliate, sicurezza negli hotel: le iniziative a Cogne per accogliere i turisti in estate
Le miniere di Cogne
alla scoperta della fauna e della flora del Parco, organizzate per piccoli gruppi di persone. Tra i piani della località valdostana figurano la creazione di nuove aree pic-nic e l’ampliamento dei percorsi pedonali, creando nuovi tracciati anche all’interno dell’immenso prato di Sant’Orso su cui Cogne si affaccia e da cui si ammira il massiccio del Gran Paradiso. Destinazione da sempre attenta e promotrice della mobilità dolce e della sostenibilità, Cogne prevede anche la crescita del parco di biciclette a pedalata assistita – per muoversi in libertà lungo molteplici percorsi. I ristoranti si stanno attrezzando per soluzioni take-away e per ricavare più spazi per consumare i pasti all’aperto. Le strutture ricettive, oltre ad adottare tutte le misure per garantire la sicurezza di tutti, sono attente a trovare soluzioni che prediligono servizi open air, fast check-in, orari differenziati per pranzi e cene e la possibilità di consumare pasti in-house e d’asporto in sicurezza anche nei Bed & Breakfast. Ma per chi predilige l’indipendenza ai servizi, la scelta è ampia se si guarda a case e appartamenti in affitto, o ancora, per i viaggiatori più organizzati e self-made, a campeggi e aree sosta per camper e roulotte. Le origini nelle antiche miniere Partendo alla scoperta della Valle di Cogne, la storia ci riporta alle sue lontane origini di insediamento legato a doppio filo allo sfruttamento dei giacimenti minerari della zona. La miniera di magnetite, prima dell’arrivo del turismo, è stata infatti una delle maggiori fonti di reddito per gli abitanti. E negli ultimi anni proprio quella miniera, alle pendici del monte Creya, è stata riportata a nuova vita grazie alla possibilità di visitarla per un autentico viaggio al “centro della terra”.
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Spazi aperti, tanto sport per il corpo e per la mente, il contatto con la Natura, ravvicinato, quello sì, si può, si deve, finalmente!
Prati di Sant’Orso
Rimasta in funzione fino al 1979, nella miniera sono ancora oggi visibili i resti delle teleferiche per il trasporto del materiale, la funivia per i passeggeri che da Cogne arrivava a Colonna e numerosi fabbricati. Dal Villaggio Minatori si arriva, dopo una piacevole escursione di circa 90 minuti, sul piazzale di Costa del Pino (2.030 m), dove le guide attendono i visitatori per iniziare un viaggio all’interno della montagna su un trenino dell’epoca usato dai minatori, tra aneddoti e informazioni sulla vita in miniera. Ancora visibile la sala del cambio turno con tutti le suppellettili lasciate come l’ultimo giorno di lavoro, un vero e proprio tuffo nel passato. Le visite guidate saranno organizzate previa prenotazione e per gruppi ridotti a cura della Cooperativa Mines de Cogne in collaborazione con il Comune e il Consorzio Operatori Turistici. Verde Cogne, cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Dal Prato di Sant’Orso al Giardino Paradisia a Valnontey. E se le miniere rappresentano le origini di Cogne, la sua identità innata si esprime al meglio nella natura intatta e preservata del Parco Naturale del Gran Paradiso, custode di centinaia di specie di animali, piante e fiori rari, un contesto ineguagliabile per vivere la natura vis à vis. Il Parco abbraccia una vasta area che si estende in territorio valdostano e piemontese e va dagli 800 m del fondovalle fino ai 4.061 m della vetta del Gran Paradiso. Il colore e la natura predominante di Cogne sono riconoscibili fin dall’arrivo in paese, quando lo sguardo si posa sull’immensa distesa del prato di Sant’Orso, 55 ettari di verde a perdita d’occhio. O ancor di più, in un angolo di montagna in Valnontey, a 1.700 metri d’altitudine nel Giardino Botanico Paradisia (dal nome del giglio di monte Paradisea liliastrum), per osservare da vicino oltre mille fra piante e fiori di Alpi, Appennini e molte aree montuose del mondo. Qui si possono ritrovare anche riproduzioni di ambienti naturali come pseudo-steppa, torbiera, ambiente detritico, alneto, oltre a campioni delle rocce più significative della Valle di Cogne e all’esposizione di licheni, fino ad arrivare al giardino delle farfalle, nella parte alta del giardino, dedicato a questi insetti che svolgono un ruolo molto importante come impollinatori della flora di montagna. In fase di ultimazione anche un’area dedicata alle piante officinali più utilizzate nelle valli del Parco.
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Le cascate di Lillaz Continuando il nostro itinerario di scoperta della Valle di Cogne, arriviamo alla frazione di Lillaz. Percorrendo le viuzze del piccolo borgo di casette in legno e muratura si imbocca un sentiero che porta alle cascate di Lillaz: acque impetuose d’estate e sculture di ghiaccio in inverno, sono una delle attrazioni imperdibili con i loro 150 metri di discesa verticale, distribuiti – come raramente accade altrove – su tre complessivi salti d’acqua, un vero spettacolo della natura. Cogne attiva Tra distese verdi punteggiate di fiori, e picchi montuosi incappucciati di bianco, e laghetti di montagna, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso capita sovente di imbattersi in volpi e camosci, anche a breve distanza, oltre a stambecchi e marmotte. Escursioni e passeggiate di ogni livello e durata possono essere intraprese sia dai più esperti che dalle famiglie con i bambini, alla scoperta di alpeggi e antiche mulattiere, fino alle vere e proprie alte vie in quota. Su questi monti, che arrivano fino ai 4.000 del Gran Paradiso, la scelta spazia tra l’alpinismo e il free climbing, quest’ultimo con guide esperte oppure da soli sulle cinque palestre di roccia a disposizione, al nordic walking, per ritemprarsi e ritrovare finalmente il benessere psico-fisico in una natura amica e rilassante. Mentre per gli appassionati delle due ruote, che sia mountain bike tradizionale o a pedalata assistita, gli oltre 80 chilometri ricoperte di piste da fondo in inverno diventano, d’estate, innumerevoli percorsi ciclabili da percorrere in libertà. Rimanendo in tema, è stata annunciata la nuova data per l’atteso appuntamento con la Granparadisobike, che si terrà quest’anno a settembre, domenica 20, e sabato 19 invece per i giovanissimi. L’evento sportivo ripercorre, in mountain bike, parte dell’itinerario della celebre gran fondo di sci nordico MarciaGranParadiso, per un totale di 48 km con un dislivello di 1.500 m. Cogne golosa Di Cogne rimane senza dubbio indelebile anche il ricordo dell’esperienza eno-gastronomica. Da vitigni tradizionali e autoctoni nascono rinomati vini rossi come il Torrette, il Gamay, il Petit Rouge o bianchi fra cui il Petit Arvine e lo Chardonnay. E di certo non si può lasciare la Valle senza aver provato la deliziosa Seupetta (a base di pane, fontina e riso), il Favò (zuppa con pasta, fontina,
(PH Paolo Rey)
pane nero abbrustolito nel burro, salsiccia, pancetta e gustosissime fave), o la Carbonada (spezzatino di manzo cotto nel vino e accompagnato da polenta). Per i più golosi la Crema di Cogne (crema a base di cioccolato che si accompagna con le tegole dolci) è una vera tentazione, come il Mecoulin (pane dolce con uvette della tradizione locale). Sono piatti semplici, espressione di una cucina antica, legata ai prodotti della terra, che oggi i ristoranti e le brasserie ripropongono in modo originale. La valle di Cogne ha sicuramente molto da offrire, soprattutto ora, quando i più sono alla ricerca di spazi aperti, dove poter ritrovare i piccoli piaceri della vita, l’emozione di una ritrovata libertà di movimento per tanto limitata e sentire le vibrazioni di una natura che ora più che mai siamo in grado di apprezzare. Per informazioni e aggiornamenti su offerte e attività: Consorzio Operatori Turistici della Valle di Cogne info@cogneturismo.it www.cogneturismo.it
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scelti da noi
hotel muchele la mia vacanza sicura e naturale
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di lara maria ferrari
rovare luoghi in grado di ispirare, nell’era attraversata dal Coronavirus, è diventato importante tanto quanto il riuscire a visitarli. Ce ne sono alcuni che recano in sé questa doppia dote e allora bisogna tenerseli cari e tornarci, appena possibile. E’ il caso di Postal, vicino a Merano, e del suo piccolo gioiello di design, l’hotel Muchele. Visibile dalla terrazza dell’hotel Muchele, Postal è una piccola località che sorge nel cuore del meranese, un territorio dove il sole splende 300 giorni all’anno e nel quale respirare l’aria pulita delle montagne altoatesine. I dintorni offrono numerose possibilità di attività all’aria aperta, passeggiate lungo sentieri escursionistici poco frequentati, che permettono di raggiungere masi tipici e punti panoramici. Il vicino paese di Lana è un ideale punto di partenza per escursioni in bici e a piedi sia a Monte San Vigilio, vietato alle auto, sia nella Val d’Ultimo. Il territorio garantisce un vino eccellente e shopping di qualità, oltre al famoso ‘Cinema delle montagne’, dove sprofondare nell’incanto della natura.
Al Muchele Struttura del gruppo Vinum Hotels, Hotel Muchele****S fa suo lo slogan #miprendocuradime e propone la sua vacanza in completa sicurezza, nel verde e all’insegna del clima confidenziale che contraddistingue la famiglia Ganthaler. Disinvolto, tradizionale e dal design naturale, l’hotel dispone di ‘sole’ 40 suite esclusive e di un’enoteca in argilla con oltre 600 etichette. Gestito dalla famiglia Ganthaler dal 1952, l’hotel beneficia delle competenze diverse espresse da ognuno dei componenti, a cominciare dalle tre sorelle: Martina è l’anima creativa, il design è opera sua; Priska è sommelier e realizza la sua passione, oltre che ne-
Le tre sorelle Ganthaler
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Gestito dalla famiglia Ganthaler dal 1952, l’hotel beneficia delle competenze diverse espresse da ognuno dei componenti, a cominciare dalle tre sorelle: Martina, Priska, Anna
gli ottimi vini, nel buon cibo; Anna è esperta di moda e benessere e gestisce la sua Anna Spa. Papà Hansjörg e mamma Franziska gestiscono l’hotel. Una piccola realtà a conduzione familiare, dove l’attenzione alla persona è al centro, affinché tutti gli ospiti si divertano e siano felici! Piccolo e magico, questo rifugio altoatesino mostra un’attenzione particolare a forme e materiali. Porfido, proveniente da una cava di proprietà, vetro, ferro e legno di castagno
chef Evelina Frank
autoctono sono utilizzati per gli esterni e gli interni. Mentre le tende di pizzo che adornano i locali si ispirano agli ornamenti rurali, nutrimento, raccolto e frutti del campo. Il design di suite, bar e sala da pranzo è il risultato della collaborazione con Moroso, marchio 100% made in Italy. Sana, variegata e autoctona è la cucina, con chef Evelin Frank che si fa affiancare da un team giovane e vivace, una ventata di gioia e buonumore contagiosa. Si parte dalla ricca colazione con caffè filtrato a mano, pane della piccola panetteria di Postal, burro di malga, marmellate fatte in casa e speck del macellaio locale. E poi ancora torte preparate artigianalmente con frutta dell’Alto Adige. Nella Anna Spa Ci si rilassa tra i vapori benefici della sauna finlandese, della biosauna e del bagno turco con finestra panoramica, mentre il romanticismo è protagonista della Private Spa per la coppia, con vasca idromassaggio per due e sauna finlandese, il tutto alla luce delle candele, con una bottiglia di Prosecco e frutta fresca. Mai come quest’anno in vacanza si cercherà il rapporto umano, non il contatto fisico, perciò sentirsi accolti e coccolati sarà fondamentale. Tra le novità, le nuove politiche di cancellazione, che permettono di annullare il soggiorno fino a pochi giorni prima della partenza senza penalità, e l’iniziativa ‘change the date’ che permette all’ospite di cambiare piani all’ultimo momento e posticipare la sua vacanza. Oggi siamo a casa, ma ritorneremo a viaggiare. È nella nostra indole. Però questo implica una scelta più accurata delle proprie destinazioni, che d’ora in avanti potranno includere Postal e il suo gioiello. Info: Hotel Muchele****S, via Maier 1, Postal vicino Merano (BZ) tel. 0473 291135 www.muchele.com
n. 3 Giugno-Luglio 2020
Dai nostri vigneti alla tua tavola, in un click. www.cantinabertagna.it
Da oggi basta un click per avere direttamente a casa tua i nostri vini. Visita il nostro nuovo sito o contattaci telefonicamente, potrai ordinare in modo semplice e conoscere le nostre produzioni, anche le piĂš premiate come il Montevolpe Rosso 2014 che nel 2018 ha ricevuto le Quattro Viti, il riconoscimento di massima Eccellenza della Associazione Italiana Somelier.
Azienda Agricola Gianfranco Bertagna Strada della Madonna della Porta, 14 _ Cavriana (Mn), Italy Tel. +39.0376.82211 _ info@cantinabertagna.it
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nell’olympiaregion seefeld per dimenticare il covid 19 a cura di M.t. San juan
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hi vuole smaltire i postumi della reclusione, a causa Coronavirus, all’aria aperta dopo settimane di lavoro, di scuola e di formazione a domicilio può tirare un sospiro di sollievo. L’Olympiaregion Seefeld è di nuovo aperta e ci mostra come può apparire questo nuovo tempo libero: escursioni individuali in grandi spazi, esperienze nella natura grazie a padroni di casa preparatissimi che rendono possibili vacanze al massimo della sicurezza. Le strutture ricettive vogliono lasciarsi alle spalle un lungo periodo di magra. Per tutti gli amanti della natura e per i vacanzieri attivi, la regione olimpica di Seefeld offre l’ambiente ideale per soddisfare in modo responsabile la voglia di stare all’aria aperta. Con ampi e lunghi sentieri per escursioni a piedi, e in bicicletta elettrica, intorno all’altopiano di Seefeld, nel segno di un concetto sostenibile che rende possibile una vacanza con tutti gli accorgimenti anti Covid 19. “Ogni ospite avrà spazio sufficiente per mantenere la distanza sociale senza problemi”, dice Elias Walser, direttore dell‘associazione del turismo di Seefeld. “L’intera offerta turistica è stata studiata ed adattata per evitare grandi affollamenti di persone”. Con la sua peculiare caratteristica di altopiano “aperto” e grazie alle ampie valli montane, l‘Olympiaregion offre spazio per fare respiri profondi. A proposito: per farvi un paragone calazante Seefeld ha un rapporto spazio/persone pari a tre campi da calcio, considerando locali e turisti.
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L’olympiaregion seefeld ha adottato tutte le più funzionali misure per una vacanza in sicurezza
Possibilità di recedere dalla prenotazione Gli hotel e le case vacanze della regione stanno rivedendo tutti i processi operativi per garantire che le vacanze secondo le nuove specifiche Corona siano possibili. Questo include personale addestrato, regolamenti per le operazioni relative alla ristorazione e al benessere e un rigoroso concetto di disinfezione. E poiché nessuno può dire con certezza che la nuova libertà di viaggiare potrà essere magari di nuovo limitata, ogni hotel offre anche per quest’anno, con un preavviso molto breve,
Esperienze naturalistiche senza rischi Per la sicurezza degli ospiti e dei residenti diverse misure sono stati modificate come per esempio tutte le visite guidate ed i programmi per gli ospiti che ora si svolgono solo in piccoli gruppi ed in punti d’incontro che sono stati spostati in campagna, in modo che ci sia abbastanza spazio e si sia sempre lontani dalla folla. Anche gli autobus e gli impianti di risalita potranno portare solo un determinato numero di persone. Durante i mesi estivi, sui canali dei social media della regione verranno pubblicati anche consigli per svolgere tour in luoghi solitari. Il capo della ufficio turistico Walser aggiunge: “Vogliamo mostrare ai nostri ospiti che nella regione olimpica di Seefeld solo la gioia della natura è contagiosa”.
la possibilità di cancellare la prenotazione, offrendo agli ospiti la massima flessibilità possibile. Alcuni padroni di casa consentono anche la cancellazione gratuita fino a 24 ore prima dell’arrivo. La vita torna sull’altopiano: i rifugi sono aperti Diverse strutture per il tempo libero come i campi da tennis a Seefeld, i golf club Seefeld-Wildmoos e Seefeld-Reith, il campo da minigolf, la pista di roller ski e l’impianto di biathlon, la pesca a Leutasch e le palestre di arrampicata hanno già riaperto. Tutti i negozi della regione vi invitano a fare shopping e a passeggiare. Almeno 30 ristoranti saranno già operativi. E la migliore notizia per tutti gli escursionisti, alpinisti e ciclisti è che tutti i rifugi saranno aperti e ci si potrà deliziare di nuovo con Kaspressknödl, Kaiserschmarrn, Strudel ecc.
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Il laghetto di Seefeld
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otel, ristoranti, centri sportivi, centri commerciali: ogni anno l’Olympia region Seefeld sa stupire per le noviyà che vengono presentate sia per la stagione estiva sia per quella invernale. Ristrutturazioni, nuove manifestazioni, migliorie, il tutto in funzione dell’ospite perchè possa trascorrere una vacanza funzionale e indimenticabile. Qui di segui to andiamo a scoprire alcune di queste novità. HOTEL KLOSTERBRÄU & SPA ***** Tradizione e stile di vita. L’Hotel Klosterbräu & SPA *****, ex monastero risalente al 1516, è oggi riconosciuto come uno dei migliori hotel di benessere dell’arco alpino con una tradizione in termini di gestione famigliare di oltre 200 anni. Dal 2020 l’hotel si presenta con uno stile ancora più attuale e al passo coi tempi. Le nuove ed esclusive “Suite Benessere LIFESTYLE” dispongono di sauna e un accogliente angolo lettura, invitano a rilassarsi e concedersi una parentesi di tempo tutta per sé; prenotabili a partire da giugno 2020. Le spaziose Suite di 70 mq sono arredate con gusto e dispongono di soffitto a volta in legno,
romantico caminetto con ceri di grandi dimensioni e una spaziosa cabina armadio. Inoltre, queste suite stupiranno gli ospiti con una caratteristica speciale: sarà infatti possibile spillare e gustare la tipica birra, prodotta in casa, direttamente in camera. Ampi bagni e una seconda camera rendono il soggiorno perfetto per coppie e famiglie. La nuova piscina panoramica riscaldata a 37° è perfetta per rilassare corpo, mente e anima. Gli ospiti sportivi possono allenarsi con innumerevoli attività all’aperto durante tutto l’anno e un vasto programma di yoga e pilates, proposto nella nuovissima palestra ACTIV completa l’offerta sportiva. La pluripremiata area benessere che si estende su oltre 3.500 mq invita a rilassarvi con tre nuove sale dedicate al relax e alla lettura, una piscina interna completamente rivisitata con numerose attrazioni acquatiche. A completamento del nuovo approccio olistico e di benessere ci saranno aree dedicate per soli adulti e cuccette per le coccole in compagnia della persona del cuore. Tutto ciò è FEEL.YOUNIQUE® HOTEL KLOSTERBRÄU & SPA ***** Klosterstrasse 30 6100 Seefeld in Tirol Tel. 0043 5212 2621 www.klosterbraeu.com
Alpenparks Alpina Resort chalets
ALPENPARKS ALPINA RESORT CHALETS A maggio 2020 sono stati inaugurati 43 splendidi appartamenti con giardino o balcone che formeranno il nuovo Chalet & Apartment Resort a Seefeld. Ogni Chalet è progettato individualmente e non lascia nulla a desiderare in termini di lusso e benessere. Immerso in un paesaggio naturale unico con una vista incomparabile sulle Alpi tirolesi ogni singolo ospite avrà modo di vivere una vacanza rilassante nel mix ideale di tradizione e modernità. A completamento vi sarà un Bistrot, un Bar e una rilassante area benessere. Numerosi servizi inclusi garantiscono vacanze indimenticabili. Alpenparks Alpina Resort Geigenbühelstrasse 125 6100 Seefeld in Tirol Tel: 0043 5212 2383 www.alpina-resort-seefeld.com seefeld@alpenparks.at
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Astoria Alm
PANORAMA RESIDENCE MÖSERN Un moderno edificio di nuova costruzione, che si fonde perfettamente, grazie alla facciata tradizionale, con le costruzioni circostanti, offre spazio per otto lussuosi appartamenti distribuiti su tre piani per una superficie abitativa di 630 mq complessivi. Gli appartamenti sono rivolti a sud-ovest o sud-est e dispongono di giardino o balcone. All’ultimo piano è previsto un attico di 145 mq con una spaziosa terrazza sul solaio di 62 mq. Nello stile degli edifici tipici della regione, il complesso è realizzato principalmente in legno. Materiali naturali come pietra e vetro e pavimenti in parquet si adattano perfettamente agli arredi di alta qualità degli appartamenti di lusso. PANORAMA RESIDENZEN MÖSERN Kirchweg 2 6100 Mösern Tel 0043 676 7061980 Per quanto riguarda la gastronomia andiamo a segnalarvi anche in questo settore alcune chicche e alcuni indirizzi da non perdere assolutamente. La “malga” ASTORIA D’ora in poi potrete godere di momenti unici “Astoria“ anche nel centro di Seefeld, direttamente davanti al Casinò di Seefeld. L’Astoria Alm porta la firma della padrona di casa Elisabeth Gürtler, che da tempo desiderava un piccolo lounge café per portare l’atmosfera Astoria nel centro di Seefeld. Caffè, tè, un buon bicchiere di vino o champagne e bevande alla moda vengono serviti con piccoli piatti: tra gli altri la Pinsa - una sorta di nobile pizza a lievitazione naturale, la pento-
Panorama Residence
n. 3 Giugno-Luglio 2020
Per lo sport potrete trovare un nuova scuola di Golf metodo MARTIN TURLEY presso il Golfclub Seefeld-Wildmoos con lo stagista di Seefeld Elias Walzl. Il suo motto: soluzioni personalizzate, attenzione personale ed un impegno al 100% per migliorare il vostro gioco. Contatto: PGA Headprofessional Martin Turley Tel.: 0043 (0) 664 1353070
Astoria Alm
la di salsiccia con rafano fresco, l’involtino di prosciutto “stile Elisabeth Gürtler” con salsa ai funghi e molto altro ancora. Divertitevi e fatevi coccolare nell’Alpine Lounge in stile caffetteria o sull’elegante terrazza al sole. Malga Astoria Bahnhofstr. 124 6100 Seefeld Tel.: 0043 (0) 5212 2272-0 Da non perdere anche i seguenti indirizzi: Il piccolo Beisl (ex Cafe Elisabeth) Bahnhofplatz 389 6100 Seefeld Tel.: 0043 (0) 664 2108089 VaBene Seefeld (presso A-Vita Living Seefeld) Riehlweg 492 6100 Seefeld in Tirol Tel 0043 650 3515162 Qui di seguito segnaliamo 2 malghe con nuovi gestori nel Gaistal Gaistalalm Nuovi gestori: Nicolai und Victoria Zausnig Tel 0043 (0) 5214 5190 www.gaistalalm.at Tillfussalm Nuovi gestori: Patrick Koch und Jonas Metzler Tel 0043 (0) 676 610 47 70 www.tillfussalm.tirol Per quanto riguartda infrastrutture e servizi ecco le ultimissime novità: Reith: NUOVO CENTRO COMUNALE E NUOVA PIAZZA CENTRALE Römerstraße 16, 6103 Reith bei Seefeld con svariati servizi quali: Panificio Reither Brot Tel 0043 5212 31420 www.reither-brot.at Fisioterapia Angela Mitterer Studio di fisioterapia e Shiatsu Tel 0043 650 3940340 www.physio-mitterer.at
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Fiemme Guest Card
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S P E C I A L E
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a cura di anna maria catano
Il fascino della Thailandia, il dolce Paese dei Sorrisi. L’isola di Koh Lipe
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a Thailandia ovvero il Paese dei Sorrisi. L’atteggiamento di un thailandese nei confronti della vita non contempla lo stress. Ma solo ospitalità e cordialità nei confronti degli altri. E’ un popolo forte e sereno che vive nel segno del sanook (divertimento) e del mai pen rai, traducibile con il motto inglese “don’t worry, be happy”. Chi non ricorda Bridget Jones sulla spiaggia di Nai Thon, a Phuket, alle prese con il fascino di Hugh Grant nella seconda puntata del suo diario? Gli incroci tra la Thailandia e le star del cinema, però, non finiscono qui. Oltre a Maya Beach, è Khaosan Road - la striscia urbana di Bangkok affollata di venditori ambulanti, artisti di strada, e ristoranti - una delle immagini più iconiche di The Beach, il libro, ma anche il film che vide il ritorno di Leonardo di Caprio sugli schermi dopo il Titanic. O ancora come non ricordare le folli avventure di Bradley Cooper e dei suoi tre amici a Bangkok sul set di Una notte da leoni 2 per celebrare un addio al celibato? Il cinema italiano subisce il fascino esotico di questa dolce terra in Smetto quando voglio – Masterclass. Quando alla esilarante banda di ricercatori universitari di Edoardo Leo (che per campare produce droga sintetica) si aggiunge un surreale anatomista che vive di scommesse e di incontri clandestini di thai boxe nel mezzo del mercato delle spezie di Bangkok? Un indovino mi disse Sulla terrazza di teak di Turtle House, la sua casa di Bangkok, Tiziano Terzani scrisse le pagine di Un indovino mi disse, autobiografia e reportage del suo peregrinare nel Sud-Est asiatico senza
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I thailandesi hanno fama di essere il popolo più allegro e sorridente d’Asia. Il loro calendario è fitto di ricorrenze
prendere aerei. Quattro capitoli di quella opera leggendaria furono dedicati alla Thailandia che Terzani aveva eletto a sua dimora. Tradizioni e Festival Non a caso i thailandesi hanno la fama di essere il popolo più allegro e sorridente d’Asia. Il loro calendario è fitto di appuntamenti e ricorrenze, tra il sacro e il profano, che scandiscono la vita sociale. Il Songkran, celebrazione del capodanno thai famosa in tutto il mondo, coinvolge l’intera popolazione da Koh Samui a Bangkok. Di solito, si festeggia a colpi di gavettoni d’acqua, cui partecipano allegramente anche i turisti. Il Loi Krathong si celebra invece a novembre in tutto il Paese. E’ la festa delle luci e segna l’inizio del dodicesimo mese lunare. Ovunque in Thailandia, nel mese di novembre, migliaia di lanterne e candele galleggianti creano degli effetti spettacolari. Il Full Moon Party di Ko Phangan si balla anche senza luna, sulla battigia, a musica altissima. E’ una festa che esaurisce gli oltre cinquemila posti letto della zona. Anche per questo è stato ideato, una settimana prima e una dopo il Full Moon Party di Ko Phangan, l’Half Moon Festival nella jungla di Baan Tai. Avventuriero o agente della CIA? Jim Thompson costruì la sua casa a Bangkok unendo sei diverse abitazioni tradizionali in legno di teak. Ma chi era Jim Thompson? Un americano. Un avventuriero. Un agente della CIA. Un industriale della seta. Parte del fascino di quella casa in teak si deve alle tante vite del suo proprietario che, dopo aver studiato a Princeton ed essersi arruolato nella Guardia Nazionale, nel 1945 fu mandato in Sri Lanka per preparare l’invasione della Thailandia. Ma la fine della seconda guerra mondiale avvenne solamente due
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Nel 1995 fu celebrato il primo matrimonio subacqueo. Nel 2000 è entrata nel Guiness World Record la più grande festa
Bangkok, Royal Palace
ore prima del suo arrivo nel paese, dove decise di rimanere, ristrutturare l’Oriental Hotel e poi avviare la sua prima produzione di seta che divenne un’impresa di grande successo. La sua morte, avvenuta in Malesia nel 1967, è avvolta dalle nebbie di teorie cospirazioniste. Il corpo non fu mai ritrovato e la sua casa trasformata in museo. Ora è un’oasi in cui ammirare l’arte del sud est asiatico e l’architettura tradizionale thai, isolati dal traffico della città. Un matrimonio da Guinness dei primati Da sempre la Thailandia è scelta dagli stranieri per celebrare matrimoni e, soprattutto per i viaggi di nozze. Ma adesso è possibile sposarsi in un modo davvero originale. Il matrimonio subacqueo è tendenza collaudata: per tutti coloro ovviamente che desiderano pronunciare il sì sotto il livello dell’acqua. Il primo fu celebrato nel 1995 e negli anni successivi moltissime coppie hanno ripetuto la stessa esperienza finché nel 2000 si è tenuta la più grande festa di nozze subacquea entrata nel Guiness World Record. Dal 2007 la Trang Underwater Wedding Celebration dà ai futuri sposi la possibilità di vivere un’esperienza unica celebrando a otto metri di profondità. Il festival ha una durata di tre giorni e si svolge a Trang, una provincia della Thailandia. Si tratta di un insieme di esperienze uniche che si aprono con una sfilata musicale per proseguire con l’immersione nel mare delle Andamane, di fronte alla Grotta di Smeraldo. Il secondo giorno, a 8 metri di profondità, si raggiunge il culmine con la celebrazione dei riti. Isole e pirati La grotta di smeraldo, Emerald Cave, o Tham Morakot, in thailandese, si apre nella rocciosa costa occidentale di Koh Mook (provincia di Trang). Prima che diventasse un’attrazione turistica fu utilizzata dai pirati per nascondere i loro bottini. L’entrata non è visibile dal mare e assomiglia a una delle fessure della scogliera. Arrivarci da terra richiede una lunga camminata attraverso la giungla per raggiungere le rocce a strapiombo che la circondano. Era quindi il posto ideale per nascondere tesori e refurtive ma la si può percorrere a nuoto o in kayak solo durante la bassa marea. Il tunnel buio, lungo 80 metri, si allarga in una spiaggia interna delimitata da scogliere calcaree e vegetazione tropicale. Il nome smeraldo deriva proprio dal riflesso dell’acqua verde illuminata dal sole sulle pareti
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della grotta. E’ una tappa importante dei tour in barca da Koh Lanta, Pak Meng e altre isole. Soggiornare a Koh Mook permette di visitarla privatamente, guidati da un barcaiolo. Il Muay Thai, sport guerriero Il Muay Thai, o la Muay Thai, è lo sport nazionale. Praticato dal 200 a.c. dai guerrieri Ao Lao, è considerato una espressione culturale al pari della danza e del teatro. Conosciuta anche come boxe thailandese, è un’arte marziale che valorizza il gesto più dell’attacco. Due mani, due gomiti, due ginocchia, due piedi e la testa erano le “nove armi” di battaglia dei guerrieri del Regno del Siam. Questa forma di combattimento fu elaborata oltre 2.300 anni fa, al tempo delle migrazioni verso sud dei popoli thai. Quei lontani guerrieri impararono a utilizzarla come strumento di difesa-offesa contro le etnie ostili. Nel 1700 fu elevata a disciplina delle truppe d’èlite. Ogni 17 marzo, in onore del valoroso guerriero Nai Khanom Dton che sconfisse da solo dieci burmesi, la Thailandia festeggia tutti i boxer. Il Muay Thai è riuscito a mantenere nei secoli i suoi contenuti spirituali e tradizionali come la ram muay, la danza simbolica prima dell’incontro per onorare il proprio allenatore. Massaggi e centri benessere La Thailandia è famosa per la sua lunga storia di medicina tradizionale e pratiche meditative ed è una destinazione ideale per chi ha a cuore il proprio benessere. Centinaia di spa, terme, alberghi sono in grado di offrire trattamenti di standard alto derivanti da antiche tradizioni. Il massaggio thai veniva praticato fino a qualche decennio fa esclusivamente nei templi buddisti. Le sue origini sembrano risiedere nell’antica cultura indiana e prevedono una serie calibrata di pressioni, allungamenti muscolari, impastamenti dei tessuti molli e dello strato connettivo, mobilizzazioni delle articolazioni. Stimolando tramite la digitopressione i “sen”, i canali energetici, si possono eliminare o regolare eventuali blocchi sul corpo e sugli organi interni. Una delle scuole di massaggi più antiche è quella che si trova a Bangkok all’interno del tempio del Budda sdraiato, Wat Pho, vicino al Palazzo Reale. Nella Scuola è possibile prenotare una seduta di massaggio a prezzi assolutamente sostenibili.
Vivosa resort
La profumata cucina thai La cucina thai è una delle tre massime espressioni gastronomiche d’Oriente. Il suo riso profumatissimo, i prodotti di mare, gli ingredienti esotici che abbondano nei mercati sono i suoi punti di forza. Dalla Bangkok adrenalinica alle città balneari del sud, la cucina thailandese è tanto ricca quanto varia. Tra le ricette tipiche thai la più famosa il Pad Thai, ovvero una pasta saltata alla piastra e condita con uova, pesce e varie spezie, non manca ovviamente il peperoncino. Molto popolare è anche il Som Tam, l’insalata a base di papaya acerba dai sapori contrastanti, con gamberetti, arachidi, granchio, pomodori, peperoncino e pesce fermentato. Numerose le cooking class dedicate ai turisti. Amita Thai Cooking Class è una caratteristica scuola sul fiume, nell’area di Bangkok, che combina il tour dei canali con lezione di cucina. Al momento dell’attracco da Amita sulle rive del canale di Sanam Chai, a tutti gli ospiti viene offerta una bevanda rinfrescante alla noce di cocco.
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turismo
MERANO, NELLA NATURA TRA SENTIERI E PASSEGGIATE Ph Florian Andergassen
a cura di marco morelli
La città di Merano si trova a soli 300 metri slm ma è circondata da vette che superano anche i 3000 metri. Visibili da ogni zona del centro spiccano le due vette dell’Ivigna e le cime della catena del Gruppo di Tessa. Dalla città, oltre alle passeggiate, si diramano molti sentieri che conducono nei boschi, fino alle cime delle montagne. Una vacanza a Merano vuole anche dire spostarsi in un attimo in mezzo alla natura, assecondando le proprie esigenze e desideri; si può semplicemente camminare lungo le passeggiate che circondano la città, uscire un altro po’ fino ai campi irrigati, percorrendo i sentieri delle rogge (waalweg) o intraprendere tracciati che possono portare nella natura sconfinata dei boschi o in prossimità delle cime. Le passeggiate di Merano, itinerari poetici L’estate è in arrivo e la luce e il tepore assicurano a chi visita Merano panorami unici e passeggiate prolungate alla scoperta di questa città. Le più belle partono direttamente dal centro storico. La passeggiata d’inverno dal Ponte della Posta, sulla parte destra del Passirio e, superata la Wandelhalle, giunge fino a imboccare la Promenade Gilf, per poi tornare a Merano seguendo la passeggiata d’estate, fino al Parco Sissi. Tante le panchine e i punti panoramici dove rilassarsi o scattare una foto, in una piacevole solitudine. Poco più sopra la Passeggiata Tappeiner, che, con un panorama sopra i tetti di Merano conduce fino a Lagundo. Quasi tre chilometri di percorso dalla Polveriera romana alla frazione di Quarazze, e, novità di quest’anno, con un lungo tratto illuminato artificialmente, per poter
Scoprire Merano attraverso passeggiate e sentieri, dall’alto, da posizioni privilegiate: prospettive che cambiano, emozioni che rimangono Ph Florian Andergassen
concedersi passeggiate serali. Parte del tesoro rappresentato dai versi scritti da poeti e scrittori a Merano, oggi è custodito inciso a fuoco su diverse panchine che costeggiano la passeggiata Gilf, nota anche come la Via della Poesia. Lungo il percorso della passeggiata è possibile ammirare, infatti, oltre alle specie botaniche esotiche e mediterranee, versi amorosi dei poeti moderni e contemporanei che hanno soggiornato a Merano. La passeggiata Gilf rappresenta, quindi, uno spazio di riflessione nella città, un luogo-opera d’arte a testimonianza dell’ottima accoglienza, ospitalità e qualità di vita che Merano è in grado di offrire a chi la visita. Il verde pubblico La natura non si ferma - la città era e rimane sempre meravigliosa nonostante il lockdown, i
numerosi alberi da fiore sono esplosi nella loro fioritura per la gioia dei pochi cittadini che hanno potuto ammirare questo spettacolo. Ora più che mai, dopo le piogge dell’ultima settimana, i parchi e le passeggiate fanno a gara a chi splende di più, nelle diverse tonalità di verde. La Giardineria Comunale si è occupata intensamente nelle ultime settimane della sistemazione estiva delle aiuole, la seconda piantumazione per il cambio delle piante è stata a maggio. Una particolare attenzione viene rivolta alle aiuole della Passeggiata Lungo Passirio, una vetrina per la città con la sua concentrazione di aiuole ricche di piante in fiore, sia in primavera che all’inizio dell’estate, che nella stagione autunnale. La novità di quest’anno è una composizione floreale a forma di pavone creata come highlight per il Merano Flower Festival ed ora simbolo della fine di ogni lockdown e della ripresa, passo dopo passo, da parte dei cittadini della loro città. Le Passeggiate sono più belle che mai - che ciò sia da attribuire ad un effetto psicologico dovuto alle molte settimane di quarantena, resta da vedersi. E’ però un dato di fatto, che camminando lungo le aiuole e percependone i profumi, si è grati della magnificenza dei colori e si è consapevoli che non tutto è scontato e che tutta questa bellezza della natura fa bene all’anima. La via delle fontane Il percorso contempla 12 tra fontane e fontanelle situate in parte nel centro storico cittadino e in parte sulle Passeggiate. Ogni fontana è caratterizzata dalla presenza di una targa che riporta
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n. 3 Giugno-Luglio 2020 Ph Damian Pertoll
un episodio curioso della storia dell’acqua a Merano. Il tragitto consigliato parte da piazza del Grano per salire lungo la via dei Portici dove si possono ammirare tre fontanelle. Si arriva in piazza Duomo, si sale quindi lungo vicolo Passiria, quindi si percorre un tratto della via Monte San Zeno fino all’imbocco della Passeggiata Gilf per scendere poi lungo la Passeggiata d’Inverno. Ci si porta a questo punto in piazza della Rena e da qui si raggiunge la Kurpromenade, per poi passare in piazza Terme. A questo punto si lascia il centro cittadino per raggiungere la Passeggiata Tappeiner salendo la serpentina che parte da via Galilei. Si percorre un piccolo tratto di Tappeiner fino a raggiungere una graziosa fontanella, situata proprio di fronte all’Orto delle erbe. La Via delle Fontane, così come viene proposta ai visitatori, è un’idea piuttosto recente. È merito di una ricercatrice locale, Renate Abram, aver ideato un percorso storico slegato dagli obblighi di rispetto cronologico e aperto invece alle curiosità. Ne è “scaturita” un’interessante storia dell’acqua a Merano, dal 1462 fino ai giorni nostri. Nelle tavole che corredano ogni fontana o fontanella del percorso si riportano episodi particolari, ordinanze e provvedimenti disposti dai signori del tempo o dalle amministrazioni cittadine, riguardanti il bene più prezioso che era appunto l’acqua. I sentieri delle Rogge Alla scoperta del territorio meranese seguendo l’acqua. I modi per visitare i dintorni di Merano stando a contatto con la natura sono svariati, ma ce n’è uno davvero particolare: percorrere le rogge (“Waalwege”) che tempo fa, ma anche attualmente, servivano ad irrigare i campi. La conca di Merano ha una fittissima rete di questi canali che attraversano luoghi incantevoli e
Ph Simon Koy
n. 3 Giugno-Luglio 2020
Marion Lafogler
Ph Hannes Niederkofler
Camminare in solitudine nella natura, senza rinunciare al comfort di una piccola città a misura d’uomo. Ritrovare il proprio equilibrio nel verde incontaminati. I Sentieri d’Acqua Meranesi, per chi ama le escursioni e le camminate tranquille, rappresentano il modo ideale, anche perché consentono di rilassarsi e di godere pienamente della natura circostante, dei frutteti, delle chiesette e dei castelli; non c’è rischio di perdersi, dovendo unicamente seguire il loro percorso. I Sentieri d’Acqua Meranesi misurano 84 km circa, percorribili anche in un solo giorno o a tappe e in qualsiasi stagione dell’anno, anche se le più consigliate sono la primavera, l’estate e l’autunno. Per chi desidera godersi con calma l’escursione o per chi eventualmente compie la passeggiata in compagnia di bambini, sono state individuate 8 tappe di differente durata, anche per eventualmente scegliere quella che si preferisce. Il trekking più impegnativo: L’Alta Via di Merano I sentieri escursionistici di Merano e dei suoi dintorni sono innumerevoli, ma di sicuro l’Alta Via di Merano rappresenta uno dei percorsi più suggestivi dell’Alto Adige. L’intero tracciato misura circa 100 km, percorribili, in termini di tempo, in 4 o 6 giorni, da giugno a fine ottobre. Come altitudine si arriva fino ai 3000 metri.
I punti più esposti sono attrezzati con catene, funi o parapetti di sicurezza, per consentire di compiere il giro in tutta sicurezza e a chiun que lo desideri. La cosa bella di questo percorso trekking è che non è ancora molto conosciuto, fatto che consente di godersi la natura in modo assolutamente unico e armonico. L’Alta Via di Merano è percorribile anche per singole tappe ed è raggiungibile in diversi punti da funivie e collegata alla rete dei mezzi pubblici. E’ infatti, un’escursione consigliata anche per le famiglie, perché ci sono dei dislivelli affrontabili persino con i passeggini e diversi masi dove ristorarsi. I panorami mozzafiato sulla Val Venosta, la Conca di Merano, la Val Passiria, le Alpi Sarentine, gli spettacoli naturali di flora e fauna del Parco Naturale della Giogaia del Tessa, lo sguardo sul fascino del mondo contadino rendono questo sentiero unico e impareggiabile. E’ possibile, ad esempio, percorrere il primo tratto pensando di fare una gita giornaliera. Dalla Hochmuth al Rifugio Hochganghaus sono 2 ore e mezzo di cammino, ma con ritmi rilassati ci si può concedere più tempo per le soste e per ammirare il panorama. Con la macchina o con l’autobus di linea si può arrivare fino a Tirolo. Da qui si prosegue a piedi fino alla stazione della funivia della Muta. Il primo tratto è piuttosto pianeggiante e non presenta difficoltà. Dalla Hochmuth (1361 m) il dislivello aumenta un po’ fino ad arrivare ai 1522 m della Malga Leiter, dove si consiglia una sosta. Da lì si prosegue fino al Rifugio Hochganghaus, a 1839 metri. Percorrendo l’Alta Via di Merano, inoltre, si ha la fortuna di incontrare sul proprio cammino diversi rifugi che offrono agli avventori comodi letti e dei piatti gustosi e genuini, realizzati con i prodotti del posto, come il Ristorante Hochmuth che nel suo menù ha degli ottimi Kaiserschmarren, canederli di speck in brodo e strudel; la Malga Mitterkaser, con i suoi gnocchi alle erbe con formaggio fresco e canederli al formaggio e la Malga Rableid, con pane e formaggi fatti in casa; il Pirchhof, dove si mangiano Krapfen e Buchtlen, dolci fatti in casa, arrosto di capretto con canederli. Azienda di Soggiorno di Merano Tel. 0473 272 000 www.merano.eu
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Merano dal cuore verde
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
That’s amore
www.merano.eu/estate
S P E C I A L E
t u r ism o
a cura di marco morelli
AL MARE O IN MONTAGNA, EMOZIONI esclusive
S
ei indeciso se é meglio sdraiarsi al sole su manti sabbiosi, fare lunghi bagni in mari cristallini, praticare tutti gli sport d’acqua oppure fare trekking, scalare, andare in bici per sentieri montuosi e godere di un panorama rilassante in alta quota? la soluzione é semplicemente nella via di mezzo. Il Bel Paese, con le sue lunghe coste bagnate da diversi mari e le sue celebri catene montuose, é il luogo ideale che ti permette di optare per due vacanze in una. Esistono luoghi che uniscono i tuoi interessi e che ti consentono di cambiare scenari e condizioni. Mare e montagna: ti consigliamo due posti in Italia dove non dovrai scegliere. Seguici nella lettura e la tua unica occupazione sarà solo decidere cosa mettere in valigia. RINASCERE NEL SEGNO DEL SALE AL SEAWATER HOTEL Per chi è sensibile ai tramonti avvolgenti, ai panorami sconfinati, alla natura selvatica e poco addomesticata dalla mano dell’uomo, per chi vorrebbe slacciare le scarpe e camminare a piedi nudi in un prato all’inglese, sui pontili di legno, sulla spiaggia ciottolosa, per chi desidera liberare i sensi e le chiome al vento l’indirizzo giusto è Seawater Hotel Marsala. Un resort proiettato sulle saline naturali e sull’Oasi incontaminata dello Stagnone, dove da tremila anni si raccoglie il sale a mano, con metodo biblico, poetico. Uno scrigno wellness talassoterapico con trattamenti benessere che sfruttano le proprietà dell’acqua vergine salina e degli olii essenziali. Ma anche una tappa gourmet, con piatti di mare e di terra legati al territorio, rivisitati, alleggeriti, interpretati da una filosofia culinaria a basso contenuto di sale e a elevata esperienza di gu-
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Nel lembo più estremo della Sicilia Occidentale sorge Seawater Hotel, la culla di un viaggio esperienziale attorno la cultura del sale naturale
sto. Seawater Hotel è tutto questo: un viaggio polisensoriale fatto di esperienze tattili, olfattive, visive, gustative ed emotive. Come l’abbandonarsi alla magia enogastronomica del territorio, alla scoperta di vini corposi ed eccellenti come il Marsala, o l’emulare i salinai nella vicina riserva dello Stagnone riscoprendo rituali e metodi di millenni orsono. Ma anche l’andar per vigne e uliveti durante la stagione della raccolta o il salpare in barca vela alla volta delle Egadi - Favignana, Marettimo e Levanzo – ad appena sette chilometri dalla costa. Il sale naturale si riscopre elemento principe nella cura della pelle e ingrediente primordiale nell’alimentazione consapevole. Il sale come fattore di riequilibrio per il corpo e per l’anima, in trattamenti medicali e in sessioni degustative.
Seawater Hotel
n. 3 Giugno-Luglio 2020
Il Dominik City Wellness Hotel è un romantico albergo nel cuore di Bressanone, con camere affacciate sul fiume Rienza Il sale come protagonista e alleato. Di viaggio, di vita, di buona salute. Le 54 camere avvolgono in tonalità neutre e atmosfere ovattate. La pietra arenaria della facciata cede il passo a materiali naturali, texture materiche e opache, ceramiche di artigianato marsalese. L’ambiente ideale per una lettura accanto alla biblioteca, una chiacchiera all’ombra del patio, una pausa distensiva tra una terapia salina e un trattamento benessere. Il ritmo, invece, scorre più veloce attorno alle tre piscine esterne di acqua dolce e salata, graduate ad altezza differenziata per adulti e bambini, e servite da un pool bar con bevande rinfrescanti, comode chaise longue ambientate tra la vegetazione locale, gazebo ombreggianti e divanetti in ferro battuto. Rispettoso anche l’approccio all’ambiente, volto al risparmio energetico tramite l’installazione di un impianto fotovoltaico, il recupero delle acque piovane, la depurazione e sterilizzazione delle piscine a elevata densità salina tramite ozono e filtri UV. Ambienti fluidi e assenza di barriere architettoniche facilitano il transito anche a persone con deficit motori. Tutti possono assaporare un’esperienza di viaggio in armonia con il territorio, una rinascita nel segno del sale, del sole, del mare e del silenzio. Tel. 0923 736375. www.seawaterhotels.com HOTEL DOMINIK L’OASI ADULTS ONLY A BRESSANONE Per chi ama il lato glamour della montagna, lo shopping tra le botteghe di artigianato, il caffè nella pasticceria in piazzetta, il pomeriggio tra i tepori di un centro benessere, la passeggiata con bacio lungo i viali alberati del parco urbano e la cena a lume di candela nelle vinerie tipiche non resta che segnarsi in agenda questo indirizzo altoatesino. Il Dominik Alpine City Wellness Hotel sorge in uno degli angoli più suggestivi della cittadina di Bressanone, nel rione Stufles, sulle rive del fiume Rienza. Questo quartiere immerso nel verde rappresentava il fulcro, la prima cellula su cui nel corso dei secoli si è sviluppato il capoluogo vescovile. Lo dimostrano i molti reperti archeologici e le antiche mura retiche, risalenti a 2600 anni fa, perfettamente conservate sotto il corridoio di accesso all’Hotel, che nel corso dei secoli è stato anche sede dei Bagni di Bressanone. Comode poltrone in tessuto tartan e un camino iconico danno il benvenuto a chi varca la hall
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dell’Hotel; lettini, gazebo e tavolini all’aperto offrono una pausa di ristoro all’ombra del giardino esterno. Distribuite su quattro piani le 35 camere ampie e confortevoli, tutte affacciate sulla passeggiata di Bressanone lungo il fiume e i Giardini Rapp. Letti king size, metrature spaziose e luminose, arredi di antiquariato altoatesino mixati a un interior design ricercato fungono da scenografia al riposo notturno. E per iniziare al meglio la giornata, un rifornito breakfast con diversi tipi di pane locale, muesli, yogurt fresco di latteria, marmellate fatte in casa, dolci appena sfornati, speck dell’Alto Adige, formaggi e affettati delle valli circostanti, oltre a uova e omelette ripiene. I segreti del natural wellness Un peeling al fieno alpino per rigenerare la cute. Un massaggio all’olio di mela per riattivare la circolazione e conferire freschezza ai tessuti. Un trattamento al riso dal potere emolliente, antinfiammatorio ed elasticizzante per conferire vitalità e morbidezza alla pelle. E dopo un intenso trekking per le vie della città, un massaggio con olio al lime e menta per distendere i muscoli affaticati. Questo il menù benessere dell’Alpine City Wellness Hotel Dominik, che sfrutta con padronanza tutti ingredienti naturali e territoriali per infondere benessere psicofisico. Nel centro benessere dell’Hotel si può nuotare
Vivosa resort
nella grande piscina interna, colma di acqua riscaldata, e riprendere fiato nell’area relax con idromassaggio, saune, bagno turco, biosauna finlandese. Il riposo avviene su fluttuanti lettini ad acqua mentre si sorseggiano tisane e si sbocconcella frutta fresca. L’indomani gli arti inferiori saranno pronti per nuove emozionanti escursioni, tra i vicoli, i portici e le piazze del centro storico brissinese dove si susseguono negozi di artigianato artistico, locande gourmet e il meglio dei marchi di abbigliamento. La cena gourmet a sei portate completa la giornata all’insegna del relax di coppia e del gusto in tavola! Tel. 0472 830144. www.hoteldominik.com
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turismo
SINA CENTURION PALACE, UNA TERRAZZA SU VENEZIA a cura di m.t. san juan
Il Sina Centurion Palace, il boutique hotel cinque stelle lusso della Sina Hotels, rappresenta la perfetta unione di lusso, tradizione, design e comfort. Ci troviamo in un antico palazzo dall’architettura tipica della città dei Dogi, ristrutturato per ospitare uno degli alberghi più esclusivi con vista sul Canal Grande. Grazie alla sua classe e alla sua eleganza, il Sina Centurion Palace è candidato al prestigioso 2020 Condé Nast Traveler Readers’ Choice Awards nella categoria “Hotels & Resorts”. L’HOTEL Eclettismo, contrasto tra contemporaneo e moderno, stile raffinato e ricerca nei dettagli sono le caratteristiche che si intrecciano tra loro all’interno del Sina Centurion Palace. Uno degli undici alberghi della catena Sina Hotels, fondato nel 2009, vero e proprio punto di riferimento per gli amanti del design e del lusso che visitano la città italiana sospesa nell’acqua. L’hotel, con accesso diretto al Canal Grande grazie dal pontile privato, è situato nell’opera ottocentesca anticamente conosciuta come Palazzo Genovese, a Dorsoduro. Costruito in mattoni con l’aggiunta della pietra d’Istria, seguendo l’architettura della città e riproponendo così i colori della tradizione, il rosso e il bianco, la sua struttura ricorda il classico schema delle “case a torricelle”, tipiche delle famiglie dei mercanti. Il Sina Centurion Palace si dispone su tre piani, ognuno dei quali presenta quattro monofore gotiche per lato, in cornice lapidea. Al piano terra, al centro, tre portali ogivali aprono la visuale sull’acqua del Canal Grande, mentre i due piani nobili sono impreziositi da due esafore con parapetto. Le finestre lavorate da abili
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Originariamente si chiamava Palazzo Genovese, oggi Sina Centurion Palace è il boutique hotel cinque stelle lusso della Sina Hotel nel triangolo dell’arte a Venezia mani di artigiani locali, s’ispirano ai motivi classici della città lagunare e rimandano alle ogive barocche del Palazzo Ducale. L’attenta opera di restauro è stata affidata all’arte e alla creatività dell’architetto Guido Ciompi, che ha ristrutturato anche il The Gray di Milano. Le forme, i colori e i particolari dell’hotel rispecchiano pienamente i valori della proprietà: cura, empatia, comfort, stile, familiarità, lusso e passione. La struttura dell’albergo è formata da un corpo centrale affiancato da due blocchi laterali con una maestosa “porta d’acqua”. Le numerose finestre che si affacciano sul Canal Grande creano un gioco di chiaroscuri, mentre la facciata posteriore è arricchita da numerosi rilievi scultorei. «L’edificio - spiega il General Manager, Paolo Morra - testimonia un sottile legame tra la città dei Dogi e la capitale: duran-
te i lavori di scavo è stata rinvenuta una moneta romana, ora custodita dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici». IL SESTIERE DI DORSODURO Il Sina Centurion Palace Hotel si affaccia sul Canal Grande, nella lingua del Sestiere di Dorsoduro a due passi dalla Basilica di Santa Maria della Salute e a dieci minuti dalla Basilica di San Marco. Oltre ad essere in una posizione ideale per le fughe romantiche di lusso a livello artistico, Palazzo Genovese si trova in una posizione molto strategica. Proprio nel mezzo del dialogo artistico tra il Museo di Punta della Dogana, Palazzo Grassi e il Peggy Guggenheim Collection, il Sina Centurion si erge come location perfetta per una pausa ristoratrice. Per gli amanti dell’arte c’è, infatti, l’imbarazzo della scelta. Le Gallerie dell’Accademia, rappresentano l’attrazione principale della zona e racchiudono una raccolta delle pitture venete, dai Bizantini e il Gotico del XIV secolo agli artisti del rinascimento come Tintoretto, Canaletto e Longhi. Particolare è anche la Chiesa di San Trovaso al cui fianco sorge l’omonimo squero, ovvero il cantiere dove vengono costruite le gondole. Il ponte di legno dell’Accademia è la connessione più vicina via terra tra il Sestiere Dorsoduro e San Marco, è semplice da qui raggiungere sia Piazza San Marco e la sua Basilica, sia il famoso ponte di Rialto, conosciuto per il suo mercato e la sua
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vista su Venezia. A pochi passi dall’hotel si può camminare lungo le Fondamenta delle Zattere: una passeggiata ampia, tranquilla e soleggiata che corre lungo l’intera costa meridionale del quartiere Dorsoduro di Venezia, dalla stazione marittima a Punta della Dogana. ANTINOO’S LUONGE & RESTAURANT Non manca la cucina d’alta qualità. Si può scegliere fra i tavoli all’aperto sulla terrazza dell’hotel godendo della bellezza del Canal Grande, oppure i tavoli delle due sale interne. Infine La corte interna offre un momento di relax e una completa immersione nell’arte di Venezia. Ai veneziani e ai clienti affezionati viene riservata l’Antinoo’s Card: una tessera che offre il 30 per cento di sconto al bar e al ristorante. L’Executive Chef Giancarlo Bellino assicura la contemporaneità dei piatti, legata allo stile del palazzo e ad una scelta e una corretta lavorazione della materia prima. Il ristorante costruisce un’esperienza polisensoriale, infatti la proposta culinaria si lega perfettamente al design della white o la red room. La sala bianca, caratterizzata da forme geometriche in rilievo sulle tonalità candide del bianco, creano un’ambiente talmente puro e raffinato da far emergere la portafinestra affacciata sul Canal Grande. Dall’altra parte la sala rossa avvolge i commensali con i divanetti ondulati nelle calde tonalità del rosso. Anche da qui la vita di Venezia si osserva assaporando i piatti dello Chef. «Il mio ruolo è di percepire la potenza emozionale racchiusa nel cibo, dando ad esso la giusta interpretazione - spiega Chef Bellino - Per me la cucina ha un valore conviviale e comunicativo: è possibile trasmettere emozioni anche attraverso la preparazione di piatti semplici legati alla tradizione, alla memoria di un territorio, oppure ad un momento storico». Una delle principale caratteristiche della cucina dell’Antinoo’s Lounge & Restaurant è,
La cucina dell’Executive Chef Giancarlo Bellino rappresenta un viaggio attraverso l’Italia per assaporare l’autenticità del nostro Paese infatti, la scelta di utilizzare solo tre ingredienti per ogni ricetta, oltre alla guarnizione. La lavorazione e il giusto abbinamento tra loro rendono le composizioni dei piccoli quadri da gustare in ogni loro pennellata. Tra i personaggi di rilievo del cinema americano e italiano si sono seduti al ristorante Antinoo’s anche Al Pacino, James Franco, Spike Lee, Matt Dillon, Naomi Watts, Brad Pitt, Daniel Jacob Radcliffe (attore che interpretò Harry Potter nell’omonimo film), Johonny Deep, Luca Zingaretti.
di animali selvaggi, sculture provenivano dalla Galleria Bel Air Fine Art. Nel 2018 fu esposta l’opera “Volare”, di Lorenzo Quinn, artista di fama internazionale figlio del celebre Anthony Quinn, proveniente dalle due celebri gallerie d’arte la Bugno Art Gallery e la Contini Contemporary. Nel 2019 l’hotel luogo di viaggi, d’incontro e confronto tra i turisti di tutto il mondo, in collaborazione con Ravagnan Gallery, ospitò una delle prestigiose opere dedicate ai viaggiatori dell’artista francese Bruno Catalano: l’enigmatico personaggio “Bleu de Chine” (305 x 115 x 95 cm, bronzo). Il Sina Centurion Palace fu infatti, una delle prestigiose location scelte dalla Ravagnan Gallery per ospitare la mostra diffusa “Poser Ses Valises” dedicata allo scultore. Oltre all’opera affacciata sul Canal Grande, l’hotel espose, all’interno della struttura, altre due sculture Hubert (215 x 100 x 76 cm, bronzo) e la delicata Vichinie (174 x 83 x 60 cm, bronzo). Nello stesso periodo in occasione della Biennale d’arte di Venezia furono esposte anche due delle opere del celebre artista Philippe Shangti: Explosed Can e “Il est temps que la nature reprenne ses droits”. L’opera rappresenta un messaggio simbolico di speranza, dove la natura, più forte di qualsiasi cosa, riesce a riacquistare i propri diritti. Il Sina Centurion Palace rappresenta l’unione tra design, arte, cultura, ospitalità e cucina a cinque stelle lusso. SINA HOTELS Dorsoduro 173, 30123 Venezia, Italy Tel +39 041 34281 / +39 041 2413119 sinacenturionpalace@sinahotels.com
DESIGN E ARTE Il Sina Centurion Palace ogni anno ospita opere d’arte di grande valore. Ha più volte trasformato l’intima lobby affacciata sul Canal Grande in una preziosa galleria d’arte ospitando le opere di celebri artisti di fama internazionale: Desire Obtain Cherish espose nel 2015 la coloratissima opera “Cherry Meltdown”; in occasione della 57. Esposizione Internazionale d’Arte l’hotel espose “Luce di Laguna” di Helidon Xhixha, artista di origine albanese famoso per le sue sculture in acciaio inox lavorato con tecniche innovative; le opere “Wild Kong” e “Lace Bear” dell’artista francese Richard Orlinski, tra gli artisti più quotati in Francia noto per le sculture
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turismo
VRBO, LA VACANZA IN FAMIGLIA DA SOGNO A REALTà a cura di V.Corini
L’attesa del viaggio è essa stessa il viaggio… cosa c’è di più bello di sognare di viaggiare? Avventurarsi in luoghi inesplorati, scoprire destinazioni mai visitate prima, assaggiare cibi nuovi e conoscere persone diverse. Ma anche la parte di pianificazione e organizzazione può essere altrettanto divertente e emozionante, quando si realizza che tutti i propri desideri stanno per concretizzarsi: ad esempio prenotando biglietti per i concerti, per visite in un parco naturale o per inaugurazioni di mostre internazionali. Anche se in questo periodo non è stato possibile visitare luoghi nuovi, siamo sicuri che a breve potremo tornare a esplorare il mondo come e meglio di prima! Il primo viaggio dopo tanto tempo, poi, deve essere realizzato con la famiglia, per celebrare un nuovo inizio! Ed è qui che entra in gioco Vrbo® (fino a poco tempo fa conosciuto in Italia come HomeAway), la piattaforma online esperta nel settore degli affitti di case vacanza per famiglie. Vrbo, parte di Expedia Group, è il pionere di questo settore ed è dal 1995 che ha introdotto un nuovo modo per le persone di viaggiare insieme, mettendo in contatto i proprietari di case con le famiglie e i gruppi di amici in cerca di luoghi in cui soggiornare, con un’unica missione rimasta invariata: dare alle persone lo spazio di cui hanno bisogno per allontanare la routine della vita quotidiana e stare insieme rendendo facile, divertente e sicuro prenotare l’alloggio per le vacanze. Su Vrbo si possono trovare oltre due milioni di soluzioni ideali tra castelli, cottage, baite, ville e appartamenti in 190 Paesi nel mondo. Ma non solo: il sito dispone di un servizio clienti multilingua h 24 7 giorni su 7, la Garanzia Prenotazione Sicura, e soprattutto delle funzionalità per rendere più divertente e semplice pianificare la vacanza per più persone
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Seetal Alpin Family Resort ****
senza problemi: come Le bacheche di viaggio e l’assistente virtuale. La piattaforma Vrbo vanta una tecnologia ad hoc per le famiglie che hanno bisogno di pianificare i loro viaggi. Uno degli strumenti più importanti sono le Bacheche di viaggio attraverso cui memorizzare le proprietà preferite in un unico posto e condividerle con la famiglia e gli amici, votarle e commentarle. Così l’organizzazione e la scelta della prossima casa vacanza è ancora più semplice. Un’altra delle funzioni disponibili, inoltre, è l’Assistente virtuale che risponde immediatamente alle domande più frequenti degli utenti sulla proprietà e consente al proprietario di connettersi istantaneamente con i viaggiatori per fugare qualsiasi tipo di dubbio. Di recente Vrbo ha presentato l’Osservatorio sulle vacanze in famiglia, il primo report sui trend delle vacanze in famiglia e l’evoluzione dei prezzi nel settore delle case vacanza. In base al sondaggio condotto tra 9.000 genitori di diversi paesi europei con figli sotto i 15 anni, oltre la metà (il 55%) degli intervistati ritiene che trascorrere le vacanze in famiglia offra vantaggi quali la condivisione di tempo di qualità e il rafforzamento del legame affet-
tivo con i propri cari. La stessa percentuale di genitori (il 55%) ritiene inoltre che divertirsi insieme e sfuggire allo stress quotidiano sia fondamentale, mentre il 49% afferma che trascorrere più tempo con la famiglia contribuisce a creare un atteggiamento positivo per il futuro della stessa; dati che dimostrano il valore emotivo che i genitori odierni attribuiscono al tempo trascorso insieme. In questi mesi di lockdown, grazie a Vrbo è stato possibile viaggiare con la mente e la fantasia, prendendo spunto da alcuni dei risultati emersi dall’Osservatorio, ad esempio costruendo un vademecum su come ‘sognare il viaggio in famiglia’, all’insegna del ‘viaggio che inizia da casa’, come si usava fare all’epoca del Grand Tour, incentrato su aspetti nobili quali la ‘misura’ e la rilevanza culturale che avevano i viaggi quando il mondo andava ad una velocità diversa. 1. Fantasticare sulla destinazione - anche di questi tempi e come facevano le famiglie facoltose di 200 anni fa, possiamo sognare e pianificare insieme ai nostri figli le destinazioni da visitare consultando vecchi e polverosi atlanti geografici o più comodamente su internet.
Vrbo mette in contatto i proprietari di case con le famiglie in cerca di luoghi in cui soggiornare all’insegna del relax e del divertimento
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Sognare un viaggio in famiglia ci fa scoprire la rilevanza culturale che quest’ultimo aveva un tempo, quando il mondo andava ad una velocità diversa
2. Pianificare il viaggio e cosa vedere – coinvolgere i propri figli nella pianificazione delle attività da fare insieme una volta arrivati a destinazione potrà aiutarci, oltre a stimolare la loro immaginazione, ad insegnare loro usanze diverse che appartengono a culture di tutto il mondo 3. Immergersi nella cultura che si andrà a visitare - insegnare ai propri figli qualche parolina nella lingua del paese da visitare e addirittura cimentarsi in piatti locali per iniziare ad assaporare la vacanza già da casa, sono un ottimo modo per pregustare il prossimo viaggio. E tra i nostri cinque sensi è proprio il gusto quello che ci aiuta a riportare alla memoria un piatto assaggiato in un viaggio di tanti anni fa o la prospettiva di un viaggio ancora da fare. Grazie ai dati raccolti attraverso l’Osservatorio sulle vacanze in famiglia, si è notato come non solo gli italiani, ma tanti paesi europei tra cui Austria, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia, siano molto orgogliosi della loro cucina; addirittura in questi paesi le famiglie hanno stilato una top ten tra le ricette locali che le famiglie di ciascuna nazione consiglierebbero di assaggiare ad altre famiglie per ‘abbracciare’ a pieno la loro cultura. T
ra queste spiccano: la Wiener Schnitzel (Austria); le Crêpes (Francia); Königsberger Klopse, polpette di carne in una salsa bianca a base di capperi (Germania); le Oliebollen, frittelle dolci (Olanda); Leitão na Bairrada, il maialino da latte (Portogallo); i Fish & Chips (Regno Unito); le Tortilla de Patatas (Spagna); Köttbullar med potatismos, polpette di carne con purea e salsa di mirtilli rossi (Svezia). Nella top list gli italiani, al primo posto tra i piatti che consigliano alle altre famiglie, scelgono la Pizza nel 72% dei casi, staccando di ben venticinque punti percentuali il secondo piatto classificato: la romanissima Carbonara (47%), seguito al terzo posto dai bolognesi Tortellini e i siciliani Arancini (34%). Ma come saranno quindi le vacanze nel 2020? Quando potremo tornare a viaggiare – speriamo presto – Vrbo ha analizzato che la vacanza principale di quest’anno sarà all’insegna della famiglia ristretta: il 78% delle famiglie italiane, infatti, prevede di partire per le vacanze estive solamente con il partner e i figli. E ancora, analizzando i dati del 2019 (vs il 2018), Vrbo ha esaminato quali sono state, lo scorso anno, le top 100 destinazioni italiane che hanno registrato la crescita maggiore tra i nostri connazionali e ci rivela che la nostra popolazione viaggia in modo uniforme in tutto il territorio nazionale. Il primo posto se lo è aggiudicato Monterosso al Mare, nelle Cinque Terre, che ha guadagnato ben 73 posizioni rispetto all’anno precedente arrivando alla numero 31. Al secondo posto Ravenna, che sale di 52 posizioni, raggiungendo la numero 51. Ancora una volta, le isole si dimostrano una meta particolarmente popolare: la siciliana Taormina (al terzo posto) sale di 43 posizioni fino alla numero 68. A seguire Teulada, in Sardegna, compie un’ascesa di 42 posizioni fino alla numero 77, Cala Gonone sale di 41 gradini fino al numero 83 e Calasetta di 36 fino al numero 65. Assisi è un’altra località in forte ascesa e guadagna 32 posizioni collocandosi alla numero 54. Spostandoci verso sud, Salerno fa un balzo in avanti di 40 posti fino al numero 57, Matera di 30 fino al numero 44 e Bari di 29 fino al numero 67. In sintesi la mission di Vrbo è quella di mettere in contatto i proprietari con i viaggiatori ideali per la propria casa e i professionisti immobiliari. Grazie alla piattaforma, questi dispongono degli strumenti necessari per gestire i propri annunci e hanno inoltre un’ottima visibilità internazionale anche grazie ad Expedia Group, che ricevono oltre 750 milioni di visite al mese. I proprietari hanno il controllo degli annunci, l’accesso agli strumenti per gestire le prenotazioni e le statistiche per valorizzare la propria proprietà rispetto alle altre, e canali sicuri per comunicare con i viaggiatori che a loro volta avranno un team di esperti a disposizione 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questi ultimi possono effettuare la prenotazione e il pagamento online in modo sicuro, beneficiando della “Garanzia Prenotazione Sicura”, che li tutela in caso di eventi imprevisti in relazione alla loro prenotazione.
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erona
Verona, la storia continua. Campagna promossa da
con il contributo di
S P E C I A L E
t u r ism o
a cura di marco morelli
CON SARDINIA FERRIES PIÙ VICINA L’ISOLA CHE C’È
U
na vacanza tra i vip in Costa Smeralda o alla scoperta delle ricchezze paesaggistiche, culturali e gastronomiche distribuite in un territorio in cui la Natura ha dato il meglio di sé? Passeggiate sui monti o dolce far niente in calette dal mare turchese? Immersioni lungo le coste tra le più incontaminate del Mediterraneo o escursioni in barca per avvistare i delfini? La Sardegna rimane unica ed enigmatica tra impervie scogliere di granito, le spiagge di sabbia bianca e il suo interno intatto e selvaggio. Una promessa di sogno a portata di traghetto. L’isola è ancora più raggiungibile con le Navi Gialle di Corsica Sardinia Ferries che da Savona, Livorno e Civitavecchia vanno a Golfo Aranci: la porta di ingresso ideale per ogni vacanza sull’isola. Golfo Aranci accoglie i turisti con le sue pittoresche casette colorate in un borgo nato a metà dell’Ottocento da pescatori, originari dell’Isola di Ponza, attirati da questo mare trasparente e ricco di pesce. E a questo fascino è sensibile anche la compagnia delle Navi Gialle che, infatti, ha sempre dedicato grande attenzione alla valorizzazione dei territori in cui opera, promuovendo tutto l’anno il turismo verso la Sardegna. UNA STORIA GIALLA ULTRA TRENTENNALE SULLA SARDEGNA Sardinia Ferries è conosciuta, dai sardi e da chi ama la Sardegna, sin dal 1981, anno della nascita del marchio, con i primi collegamenti tra Livorno e Olbia che, di fatto, incominciano a ridurre le distanze tra l’isola e il continente per quanti hanno necessità di viaggiare a vario titolo. Ma è nel 1990 che la Compagnia dà evidenza
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LE NAVI GIALLE AUMENTANO I COLLEGAMENTI CON GOLFO ARANCI, PORTO DI INGRESSO PER VACANZE INDIMENTICABILI
ancora più concreta di presenza sul territorio con l’arrivo a Golfo Aranci, il porto storico d’imbarco dove tutt’oggi Sardinia Ferries è l’unico operatore. La Sardegna, da sempre nei sogni di molti viaggiatori, è sempre stata nel cuore visionario del fondatore Pascal Lota che, già nel 1968, aveva fondato Corsica Line, qualche anno dopo diventata Corsica Ferries, mettendo in linea il primo collegamento tra Italia e Corsica. La volontà di programmare un collegamento continuo a servizio di tutti i sardi e di quanti fossero interessati ad aprire lo scrigno di meraviglie di una delle più ambite isole del Mediterraneo, motiva ancor’oggi le Navi Gialle ad adattarsi con estrema flessibilità alle necessità dei suoi viaggiatori e alle condizioni di mercato. NAVI GIALLE, SEMPRE PIÙ GREEN! Corsica Sardinia Ferries partecipa attivamente alla protezione dell’ambiente, del mare e delle specie che lo abitano. Da sempre la Compagnia si impegna nella formazione dei propri equipaggi al rispetto dell’ambiente; professa e diffonde tali principi sui traghetti e in tutti gli uffici, anche attraverso un impiego attento dei materiali. Da oltre 20 anni la Compagnia supporta Università, Organismi Scientifici e Associazioni, ospitandoli a bordo nella fase di monitoraggio dei cetacei, finalizzata alla conservazione dei mammiferi marini, ne sostiene i progetti di ricerca e di salvaguardia e partecipa a campagne che promuovono il turismo responsabile, la consapevolezza ambientale e la cultura del mare. Ed è proprio all’interno di questo contesto che a Golfo Aranci, per esempio, Corsica Sardinia Ferries e Worldrise collaborano dal 2016 per promuovere la conoscenza e il rispetto del mare e dei suoi abitanti. L’associazione Worldrise Onlus, impegnata con il progetto il Golfo dei Delfini per
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UN MICROCONTINENTE NEL MEDITERRANEO CON UNA VARIETA’ DI ECOSISTEMI TUTTI DA SCOPRIRE. QUI NATURA E STORIA CONVIVONO
la salvaguardia di questi cetacei, nel 2019 si è posta l’obiettivo di censire gli esemplari che frequentano l’area, tramite la tecnica di foto identificazione che permette, utilizzando la foto della pinna dorsale, di riconoscere in modo individuale gli esemplari. Il risultato è stato sorprendente: in 6 mesi, durante 829 ore passate in mare e 1845 km percorsi, sono stati effettuati 81 avvistamenti di tursiopi e identificati 58 esemplari. UNA NUOVA MISSION: DIVENTARE PLASTIC-FREE! Corsica Sardinia Ferries ha una mission: ridurre a zero l’uso della plastica! Ed è per questo motivo che i passeggeri troveranno a bordo nuove dotazioni ecosostenibili. Dalle cannucce compostabili, ai bicchieri e posate biodegradabili, dalle tazze di diverse tipologie in PLA o cartone biologico, ai cucchiaini in legno di betulla... Questo è solo l’inizio della “rivoluzione sostenibile” delle Navi Gialle, che perseguono l’obiettivo Plastic-Free e intendono realizzarlo entro il 2020. UNA VACANZA DA GUSTARE, GIÀ A BORDO Corsica Sardinia Ferries collabora con Chef Stellati dal 2013, con lo scopo di formare i team di bordo, di portare innovazioni e di migliorare costantemente l’offerta. L’ «Executive Chef Stellato» ha come missione la creazione di nuove ricette, la formazione del
personale di cucina, attraverso la propria esperienza, cultura e conoscenza delle più recenti tecniche culinarie (preparazione, conservazione, cottura e presentazione dei cibi) e partecipa alla creazione dei menu e alle decisioni relative agli acquisti delle materie prime. A firmare i piatti di Corsica Sardinia Ferries negli anni si sono succeduti nomi noti tra cui Peter Brunel, Diego Rigotti e Matteo Temperini. Oggi chi viaggia con le Navi Gialle può assaporare la creatività dello Chef stellato Filippo Chiappini Dattilo, piacentino doc che si è formato in terra francese e porta il suo contribuito di competenza, esperienza e passione per le materie prime. Su ogni nave tutti i piatti sono rigorosamente preparati a bordo, con materie prime scelte, al fine di garantire freschezza, bontà e qualità. DOLCE VITA, SWEET CAFÉ, YELLOW’S… I locali sulle Navi Gialle hanno una precisa personalità ed esprimono i moderni concetti di ristorazione, rispettando le mode, le filosofie di vita, le esigenze salutistiche e le voglie della clientela più attenta. Il raffinato ristorante “à la carte” Dolce Vita, dove i piatti della tradizione sono rivisitati in chiave moderna, sotto la supervisione di uno chef stellato; l’ampio buffet La Veranda con la formula “All you can eat”; l’elegante e classico Riviera Lounge; il dinamico self service gourmand Yellow’s; il mediterraneo “pasta e pizza” Gusto; il Lido Beach Bar, posto sul ponte solarium, e l’allegro Sweet Café si distinguono per gli arredi, lo stile e la tipologia di offerta. VIAGGIARE, UN GIOCO DA BAMBINI Dalla primavera 2019, viaggiare sulle navi di Corsica Sardinia Ferries è un gioco da bambini. La Compagnia delle Navi Gialle ha rinnovato le Family Room, in collaborazione con la Società PLAY MART, l’azienda più conosciuta per i family entertainment center e per i parchi giochi indoor di qualità in Europa, che progetta aree gioco per l’intrattenimento dei bambini e delle famiglie, impiegando materiali di qualità, sicuri e duraturi nel tempo. GLI AMICI A 4 ZAMPE A bordo il cane è un ospite gradito ed ha accesso a tutti i locali pubblici e anche al Self-service e al Ristorante, nelle zone riservate. Su tutte le navi ci sono cabine “dedicate” agli amici a 4 zampe: il pavimento è in linoleum e
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le procedure di pulizia seguono un iter speciale, che garantisce il massimo dell’igiene. I ponti esterni sono accessibili per passeggiate e soste, grazie all’apposita zona igiene animali (angolo dei bisogni). ECCO COSA VIENE FATTO PER LA SICUREZZA DEI VIAGGIATORI La Compagnia, che è in costante contatto con le Autorità Sanitarie competenti, assicura l’osservanza dei protocolli anti-contagio, ha già attuato tutte le misure impartite dalle Autorità Governative, Sanitarie e Marittime, per garantire la salute e l’incolumità dei passeggeri e dei suoi equipaggi, e si adeguerà a tutte le disposizioni che, di volta in volta, saranno impartite dai Governi e dalle Regioni. Garantirà il distanziamento sociale, durante la navigazione, all’imbarco e allo sbarco, la puntuale e scrupolosa sanificazione di tutti gli ambienti della nave, con prodotti specifici e approvati, il rispetto degli standard di sicurezza sanitaria e l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza individuale.
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turismo
HORCA MYSERIA, LA VELA VACANZA ITALIANA! a cura di m.t. san juan
Il Centro Velico Horca Myseria nasce nel 1972 come Scuola di Vela e da allora svolge la sua attività con la passione di chi vuole avvicinare quanta più gente possibile a una pratica unica che si identifica in un vero e proprio stile di vita. Per tutte le età, per tutte le tasche, lontani dagli stress, in mezzo alla natura: la vela è la ricetta migliore per staccare, divertirsi e godersi momenti indimenticabili. È energia pulita e salutare che aiuta a rivalutare valori quali l’autonomia, il risparmio delle risorse, il vivere in armonia a stretto contatto con l’ambiente e nel suo pieno rispetto. Horca Myseria da oltre quarant’anni è punto di riferimento per la diffusione della vela in Italia, è l’organizzazione che ti avvicina e ti accompagna insegnandoti la tecnica durante i suoi Corsi e trascorrendo vacanze su barche meravigliose come membro di equipaggio di una delle numerose crociere in giro per il mondo e nel Mediterraneo. “Horca Myseria” è l’espressione di entusiasmo di chi vive un’esperienza speciale: dalla scuola di vela ai viaggi vacanza, al noleggio, agli eventi, fino ai tanti tour “on the road”. Quarant’anni di storia ed é come se fosse il primo giorno. Horca Myseria è stata la prima in Italia a promuovere la tecnica velica in modo semplice e divertente e si appoggia su oltre 150 Istruttori e Skipper di lunga esperienza, animati da un’autentica passione per la vela, capaci di trasmettere a chiunque le stesse emozioni che loro stessi vivono ogni volta che salgono in barca. Horca Myseria, è contagiosa! “Non sono richiesti requisiti particolari per imparare a condurre un’imbarcazione se non entusiasmo e determinazione. Horca Myseria e la vela sono davvero per tutti. Basta un weekend o una
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“Horca Myseria” è l’espressione di entusiasmo di chi vive un’esperienza speciale: dalla scuola di vela ai viaggi, al noleggio, agli eventi, fino ai tour “on the road”.
vacanza in barca a vela per rendersene conto di persona!” sottolinea entusiasta Pippo Erroi, Presidente Centro Velico. #RIPARTIAMOAVELA Questa estate Horca Myseria propone molte opportunità nei mari che circondano la nostra penisola. La vela sarà ancor di più un toccasana nei prossimi mesi, dopo il forzato periodo di restrizioni che la pandemia ci ha costretti. La formula che sta incontrando maggior successo è la prenotazione in gruppo precostituito o in famiglia. 6/8 persone che in poche ore di viaggio si trovano a tu per tu con i luoghi più suggestivi, dove mare, spiaggie e sole sono proprietà esclusiva. Veleggiando tra coste e isole incantevoli, calette mozzafiato, scoprendo baie e anfratti che il mondo intero ci invidia...
#7 ISOLE IN 7 GIORNI Un itinerario affascinante ideato per gli amanti del favoloso mare di Sardegna (dal 18 luglio al 2 ottobre): imbarco ogni sabato alle 18 presso la Base Nautica di Isuledda (Cannigione), sbarco il sabato successivo. Pippo Erroi, Presidente di Horca Myseria, è entusiasta: “Siamo sicuri che veleggiare tra Stintino e l’Asinara passando dal bellissimo Arcipelago della Maddalena renderà l’Estate 2020 indimenticabile, dopo i tanti giorni di restrizioni. La costa è ricca di attrazioni naturali e di vento, l’ideale per chi ha la passione della vela”. A bordo del comodo e veloce Beneteau First 47.7 Filavia (dotato di 4 cabine e 2 bagni) si potranno trascorrere 7 giorni (o più settimane) con un percorso one way, partendo alternativamente da Isuledda con rotta verso l’Arcipelago della Maddalena, le mitiche Bocche di Bonifacio, Santa Teresa di Gallura, Capo Testa, Castelsardo, la baia de La Pelosa, l’isola Asinara per giungere a Stintino e viceversa. La quota specificata nel sito e differente da settimana a settimana comprende l’uso dell’imbarcazione, Skipper HM, sistemazione a bordo in cabine doppie, tender e fuoribordo, polizza assistenza medica. La quota non comprende: viaggio al porto d’imbarco, quota di iscrizione (40 €), cassa comune per carburante, cambusa, eventuali spese di ormeggio durante la crociera, vitto dello Skipper e pulizie finali per un totale di 20/25 € al giorno. Per nuclei familiari è possibile noleggiare l’intera imbarcazione con lo Skipper. Una modalità di
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vacanza originale che affianca genitori e figli nel relax e nel divertimento, a un costo accessibile, lontano dalle folle e in piena sicurezza. Senza code al ristorante e in piena libertà di movimento... #NAVIGAZIONE D’ALTURA Per chi predilige la navigazione d’altura, Horca Myseria propone due valide alternative. La prima con partenza dalla Base Velica di Porto Venere il 12 luglio alla scoperta della costa occidentale di Corsica e Sardegna, con tappe di rara intensità e bellezza. Filavia, la barca a vela Beneteau First 47.7 (quattro cabine e due bagni) salperà rotta Capo Corso, Ajaccio, Bonifacio, per raggiungere infine la Base Nautica di Isuledda. La seconda vedrà invece Filavia salpare da Isuledda il 12 settembre per attraversare le Bocche di Bonifacio, sfilando alcune delle più belle isole dell’intero Mediterraneo, tra cui Spargi, Budelli, Razzoli. Per poi veleggiare verso Porto Vecchio e la costa Orientale della Corsica toccando l’isola di Capraia e approdando quindi a Porto Venere. Un’ottima occasione per chi vuole perfezionarsi nella conduzione di un cabinato a vela. Il periodo è perfetto: mare caldo, poca gente e... prezzi giusti. La quota per l’intera settimana è di 490 euro mentre per l’intera barca (con skipper) è di 2.940 euro. SCUOLA VELA PER ADULTI, IL CONI DICE CHE IL RISCHIO E’ ZERO Corsi settimanali per adulti sono disponibili per tutto il periodo estivo. Tra le attività sportive indicate dal Coni a rischio zero, si avrà l’opportunità di trascorrere una vacanza dinamica e ludica, acquisendo i primi rudimenti della vela e scoprendo un modo diverso di vivere il mare. Da protagonisti! Di giorno si veleggia, la sera si sta in compagnia ospiti della Base Horca Myseria.
Non sono richiesti requisiti particolari per imparare a condurre un’imbarcazione se non entusiasmo e determinazione. la vela e’ davvero per tutti. BASE NAUTICA DI ISULEDDA Libertà & Divertimento. Base Due è un piccolo borgo marinaro o, se preferite, una flottiglia di tante barche. Si trova all’interno del Villaggio Vacanze Isuledda, a Cannigione, alla fine della Costa Smeralda. Quattro “Mobile Home” indipendenti con servizi, cucina, soggiorno, 2 camere (o cabine?) e tre “alloggi del marinaio”, si affacciano su un gazebo gigante (piazzetta o quadrato?) all’ombra del quale ci si ristora, si chiacchiera, si fa gruppo pur mantenendo le distanze. Senza dimenticare il grande camino per le grigliate che “prende fuoco” per serate indimenticabili, un “faro” per l’intera comunità. Di giorno si impara e pratica la vela. Esistono due tipi di scuole di vela: quelle dove ti snervi e impari e quelle dove ti rilassi e non impari. Horca Myseria è una voce fuori dal coro e propone una scuola tecnica dove l’insegnamento e l’apprendimento vanno di pari passo con il divertimento. Non ci credete? Lo scoprirete dall’espressione bagnata e felice del vostro prossimo compagno di turno. Corsi, barche, istruttori preparati per tutte le esigenze e per tutti i “tipi” di velista: dal principiante assoluto al derivista d’acciaio, dallo skipper d’altura all’ozioso da crociera, dal timido grinder alle prime armi al più scatenato dei prodieri al trapezio. Tutto questo è Base Due. Esserci è una occasione da non perdere per famiglie e gruppi di amici. CAMPUS PER PICCOLI PIRATI Sempre a Base Due, spirito di avventura, curiosità, divertimento è l’equazione magica che contraddistingue le proposte speciali Horca Myseria riservate ai più piccoli e ai ragazzi (dai 7 agli 11 anni). Sull’onda dell’esperienza che la Scuola ha sviluppato ospitando per molti anni le Settimane WWF e centinaia di ragazzi entusiasti dei suoi
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Campus Estivi, Horca Myseria anche quest’anno dedica un’iniziativa ai giovanissimi. Un’esperienza entusiasmante per imparare la vela in piena sicurezza e scoprire la gioia dello stare insieme. Il tutto immersi in una natura mozzafiato, seguiti da istruttori esperti, desiderosi di trasmettere alle nuove generazioni la loro passione. Il mare per eccellenza, quello della Costa Smeralda dove i giovani aspiranti marinai verranno coinvolti in un vero e proprio gioco di ruolo tra pirati, tesori e leggende, orchestrato magistralmente dallo staff istruttori. Obiettivo dell’avventura è far percepire ai partecipanti le basi della navigazione a vela e della vita di mare con la giusta alchimia tra divertimento e sicurezza in un ambiente protetto e organizzato ad hoc. La bellezza dell’Arcipelago della Maddalena farà da scenario all’avventura: indizi da scovare, isole “remote” da raggiungere, mappe del tesoro da scoprire, pirati da eludere e maledizioni da esorcizzare. Il tutto per appropriarsi del tesoro che sorprendentemente verrà scoperto giusto a fine settimana. I partecipanti saranno un massimo di 20 per turno per un costo di € 590 (più volo aereo). Una bella opportunità per qualche genitore che vuole accompagnare il gruppo. HORCA MYSERIA E’ MOLTO DI PIU’: NOLEGGIO BARCHE, INCENTIVE, TEAM BUILDING, VIAGGI ON THE ROAD, PATENTE NAUTICA Horca Myseria è molto di più… Nessun problema a selezionare con noi una barca a vela a noleggio per la propria vacanza con amici in qualsiasi porto del mondo. Con skipper a bordo qualora non ci siano esperti velisti tra l’equipaggio. Horca Myseria organizza anche Incentive e Team Building, pensati e personalizzati per le aziende, oltre a viaggi di istruzione green ideati per gli Istituti Scolastici senza dimenticare i viaggi on the road e il conseguimento della Patente Nautica. Date, costi, in fo su: www.horcamyseria.it Centro Velico Horca Myseria Via Pelitti, 1 Milano (Viale Monza/MM1 Precotto) Tel 02 2552585 Email info@horcamyseria.it
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turismo
LIGNANO SABBIADORO, META per UNA VACANZA PERFETTA a cura di V.Corini
Otto chilometri di spiaggia di fine sabbia dorata, bagnati da un mare pulitissimo e ombreggiati da una pineta di oltre 1.200.000 alberi, uno straordinario polmone verde che è un vero e proprio amico della qualità dell’aria e della salute. Questa descrizione riassume alla perfezione ciò che rende Lignano la meta ideale per una vacanza rigenerante, a stretto contatto con la natura e con vista sul blu di uno punti più incantevoli dell’alto Adriatico. La combinazione di questi elementi colpì moltissimi il premio Nobel americano Ernest Hemingway che nel 1954, in visita alla nascente Lignano Pineta, definì la località friulana la Florida italiana. Dopo oltre 60 anni, la magia che conquistò il grande scrittore, a cui è intitolato un parco cittadino, luogo ideale per passeggiare, giocare con i bimbi e fare fitness, è ancora intatta e grazie anche a questo Lignano si è conquistata ancora una volta le prestigiose Bandiera Blu e Bandiera Verde, il riconoscimento assegnato dai pediatri italiani alle località balneari che, grazie alla conformazione del loro fondale e alla ricchezza dei servizi, sono adatte ai bambini. Ma oltre che per le famiglie Lignano è unica anche per gli sportivi, per chi ama la buona tavola o semplicemente per chi desidera relax, anche grazie a una caratteristica che quest’anno più che mai sarà importante: la possibilità di avere molto spazio per sé a disposizione. A cominciare dalla spiaggia (la più estesa d’Italia per singola località) con un’ampiezza media dell’arenile di circa 140 metri. UN MARE IN OTTIMA SALUTE Il mare di Lignano Sabbiadoro non è solo bello da vivere, ma è anche sicuro perché la qualità delle sue acque è eccellente, senza eccezioni, come accertano periodicamente gli scrupolosi rilevamenti dell’Agenzia Regionale per la Pro-
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( PH Mate Image)
tezione dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia. Ed è proprio anche per la tutela riservata alla salute del mare che la località si guadagna la Bandiera Blu ininterrottamente da decenni, oltre che per l’ottimo livello e la varietà dei servizi. Il primo stabilimento balneare a Lignano venne inaugurato nel 1904 e da allora la cura dedicata all’accoglienza dei propri ospiti è sempre stata altissima, con una grande attenzione alla sostenibilità ambientale nella convinzione che il benessere della natura sia indissolubilmente legato a quello delle persone. E parlando di salvaguardia ambientale, non si può non menzionare un vero e proprio tesoro naturalistico come la laguna che confina con uno dei lati della penisola sulla quale si sviluppa Lignano, penisola racchiusa in un triangolo i cui lati sono disegnati, appunto, dal Mare Adriatico, dalla foce del Fiume Tagliamento e dalla Laguna di Marano. Esplorare lo specchio d’acqua lagunare rivela non poche emozionanti sorprese. Ci si può imbattere in una famiglia di bellissimi cigni, scorgere gli eleganti profili di un gruppo di fenicotteri o farsi sorprendere dall’insolito profilo dei Casoni, le tradizionali costruzioni realizzate interamente con canne di palude e legno, utilizzate in passato dai pescatori della vicina Marano e
attualmente trasformati in un suggestivo museo a cielo aperto. Fortemente consigliata anche una visita al punto in cui il Tagliamento si consegna all’abbraccio del mare, magari al tramonto, quando il riverbero del sole calante accende di rosso questo magico incontro di acque. UN TESORO DI NATURA L’oasi protetta a della Laguna di Marano, la rigogliosa pineta, le foci dei fiumi Stella e Tagliamento sono soltanto alcune delle perle naturalistiche che arricchiscono il territorio di Lignano Sabbiadoro. La loro meraviglia è commovente in ogni stagione e le differenti aree custodiscono un inestimabile patrimonio floro-faunistico da ammirare con facilità, sentendosene immediatamente parte. Al contrario di altri centri turistici costieri, Lignano possiede ancora un’area occupata dalla vegetazione spontanea che, con oltre 652 specie e sottospecie, rappresenta un tesoro di assoluto interesse naturalistico anche per il fatto che rappresenta l’ultima testimonianza di un di un paesaggio altrove scomparso. Non serve essere appassionati di botanica per comprendere che questa vitalità si traduce in una preziosa fonte di benessere per chi abita il territorio e per chi lo sceglie per le proprie vacanze, beneficiando di vastissimi spazi verdi e
Oltre che per le famiglie Lignano è unica anche per gli sportivi, per chi ama la buona tavola o semplicemente per chi desidera relax.
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Il mare di Lignano Sabbiadoro non è solo bello da vivere: è anche sicuro perché la qualità delle sue acque è eccellente come accertano i periodici rilevamenti.
ombreggiati in cui passeggiare, fare attività fisica o semplicemente rilassarsi, con tutti gli effetti salutari dell’aria ossigenata dalle piante e ricca di ioni negativi, altamente concentrati in riva al mare. La grande cura della natura che da sempre è presente a Lignano si traduce anche in una ricchezza di varietà di pesci sia nei fondali marino sia nella laguna e in un habitat perfetto per oltre 300 specie di volatili tra residenti, svernanti, nidificanti, migratori e accidentali: aironi, cigni, anatre, rapaci, rallidi, limicoli, gabbiani e molti passeriformi abitano, animano e colorano questo incredibile e originale ecosistema. Per avvistarli in natura, dall’acqua, è sufficiente prendere parte a un’escursione a bordo di una delle barche senza chiglia usate per navigare la laguna. Ascoltare i racconti di mare di chi le guida è sempre una coinvolgente esperienza. Un altro modo molto bello è fare un po’ di pratica con il SUP (Stand Up Paddle), costeggiando, per esempio, l’isola delle Conchiglie a un passo dalla punta della penisola di Lignano. SPORT IN LIBERTÀ PER TUTTI Del SUP, punto di incontro tra il surf e la canoa, Lignano Sabbiadoro è sicuramente una delle capitali internazionali. Ospita competizioni mondiali che coinvolgono centinaia di appassionati di ogni livello di preparazione e questa particolare tavola che tutti, con un po’ di esercizio e possibilmente un paio d’ore di lezione, riescono a
far scivolare sull’acqua permette praticare sport in totale autonomia e in uno spazio aperto, da soli o in famiglia. L’acqua della laguna poco profonda e calma è ideale anche per i principianti. Il SUP può essere noleggiato comodamente in loco e la presenza di istruttori esperti lo farà diventare un compagno di vacanza inseparabile (ci si può anche salire con i bambini). Naturalmente, Lignano è la patria di tutti gli sport legati all’acqua. Solo per menzionare i più noti: vela (anche per bambini), kitesurf e canoa, altro mezzo perfetto per esplorare le meraviglie lagunari, facendosi strada tra barene, canneti e isolotti. Chi desidera tenersi in forma può dedicarsi, inoltre, al nordic walking (altra disciplina di cui la località friulana è patria), approfittando anche del tracciato che con una spettacolare vista sulle Alpi percorre il lato della laguna. Si può contare sulla presenza di istruttori professionali e di alcune associazioni, entusiasti ambassador di una disciplina sempre più amata a tutte le età per gli effetti che ha sull’apparato motorio, sulla circolazione e sulla capacità di coordinazione. Gli oltre 20 km di ciclabile che ricalcano tutto il perimetro della penisola, pianeggianti e quasi interamente asfaltati, rendono la bicicletta regina dei mezzi green lignanesi. Questo tragitto, oltre che molto piacevole e percorribile da tutti, permette di non usare l’auto, approfittando anche del bike sharing di cui Lignano è stata un’autentica pioniera, prima tra le località di mare ad attivare il servizio Mobike. Molti hotel, inoltre, mettono gratuitamente a disposizione degli ospiti le biciclette e per scoprire i dintorni i noleggi hanno bici di tutti i tipi incluse quelle elettriche, facilmente ricaricabili. OSPITALITÀ E GASTRONOMIA D’AUTORE Mettere le biciclette al servizio dei clienti riflette l’eccellenza nell’ospitalità, parte del DNA della località, e anche quest’anno gli albergatori, gli agenti immobiliari, i ristoratori e i fornitori di servizi saranno pronti ad accogliere i turisti con la massima considerazione per le loro esigenze e
(Ph. Gianluca Baronchelli)
(Ph. Life in Travel)
(Ph. life in travel)
per la loro salute, nel post Covid-19, con specifici protocolli di sicurezza, forti di un’esperienza di oltre 100 anni di attività e guidati dal desiderio di tenere alta una tradizione di italianità che ha conquistato milioni di persone in tutto mondo. I preparativi fervono non solo per la spiaggia o la ricettività, ma per fa sì che ci si possa godere ogni aspetto della vacanza anche assaporando una cucina che ha magnificato il dialogo tra terra e acqua, caratteristico di Lignano valorizzando, solo per citare alcune cose, il pesce freschissimo del mare o della laguna, le bontà a chilometro zero – gli asparagi di Gorgo, le mele, le pere, le pesche, le erbe aromatiche della vicina Latisana, i formaggi realizzati con latte di razze autoctone - che abbondano nei dintorni, senza dimenticare i vini straordinari di tutta la regione: a pochissimi chilometri da Lignano, sempre a Latisana, prospera un’apprezzata DOC composta da differenti vitigni bianchi e rossi, fra cui i profumatissimi Friulano e Verduzzo Friulano. www.lignanosabbiadoro.it
(Ph. bepi@life)
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di lara maria ferrari
oglia di mare e di verde, ma che siano sconfinati, come il nostro bisogno di ritrovare la serenità perduta. Questo promettono i villaggi del gruppo Isaholidays, Isamar Holiday Village a Isolaverde di Chioggia (Ve) e Barricata Holiday Village nel cuore del Parco del Delta del Po, dotati delle caratteristiche necessarie per venire incontro alle esigenze richieste dal momento che stiamo vivendo. Grandi spazi verdi, spiagge ampie, territori lontani dal turismo di massa, abitazioni che garantiscono privacy e valorizzano gli spazi privati. Oasi di benessere Turismo all’aria aperta, en plein air: in questa normativa rientrano Isamar Holiday Village e Barricata Holiday Village: spazi aperti e ben distanziati, immersi nella natura. I villaggi infatti si trovano lontano dalle più affollate mete turistiche della costa adriatica e occupano aree enormi rispetto a qualunque altro luogo di vita abituale. Isamar si trova a Isolaverde di Chioggia, località balneare a sud della laguna veneziana. Il villaggio si estende su una superficie di 35 ettari e si trova all’interno di una grande tenuta agricola di 150 ettari, che sbocca direttamente sul mare, con una spiaggia privata ampia 50.000 metri quadri. Barricata si trova nel cuore dello splendido Parco Naturale Del Delta Del Po, Riserva della Biosfera Unesco. Si estende su una superficie di 12 ettari ed è prospicente a due grandi spiagge: Spiaggia delle Conchiglie, una spiaggia privata lunga un chilometro e Spiaggia Barricata, un lungo arenile incontaminato. Chalet nella natura Niente ascensori e chalet immersi nella na-
Turismo all’aria aperta, en plein air: in questa normativa rientrano Isamar Holiday Village e Barricata Holiday Village: spazi aperti e ben distanziati, immersi nella natura Alti standard di sicurezza e igiene A fronte delle esigenze attuali, le grandi aree di intrattenimento e i servizi comuni subiranno una riorganizzazione e rimodulazione degli spazi per garantire ambiti individuali di utilizzo ben definiti. Gli alti standard di igiene dei villaggi saranno ulteriormente potenziati. Tutte le abitazioni e tutte le aree saranno sanificate con trattamenti all’ozono e ogni pulizia verrà eseguita con prodotti certificati, mentre il personale addetto seguirà una formazione apposita per garantire la corretta esecuzione delle nuove normative.
tura, individuali e distanziati tra loro. Le abitazioni Isaholidays sono realizzazioni leggere, a minimo impatto ambientale, costruite con materiali ecocompatibili e isolanti come il legno. Sono dotate di cucina perfettamente attrezzata, 1 o 2 bagni, 2 o 3 camere da letto e un’ampia terrazza arredata dove godere di pranzi, cene e momenti di relax con la propria famiglia, in totale privacy. Le dimensioni variano, permettendo un’occupazione da 4 fino a 8 persone.
Chalet Isamar
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Spiagge, vero benessere per corpo e mente Le spiagge di Isamar e Barricata sono oasi di benessere per il corpo e per la mente. Trascorrere una giornata in spiaggia apporta benefici notevoli al nostro corpo e alla nostra mente, e ci rende più felici. Qualche ora in riva al mare equivale a un aerosol naturale a base di cloruro di sodio, iodio, fosforo, magnesio, zolfo. I primi a beneficiarne sono i polmoni: la respirazione migliora sensibilmente fin dai primi giorni. Nuotare nell’acqua del mare è un ottimo modo per ridurre la tensione, per merito degli ioni negativi generati dalle onde che si infrangono, che stimolano la secrezione di serotonina e endorfine, alla base del buon umore. Il bagno nell’acqua di mare allevia i reumatismi, tonifica la pelle e la rende luminosa e, infine, il sole è la migliore fonte di vitamina D. La spiaggia di Isamar inoltre è stata eletta dall’associazione nazionale pediatri Spiaggia a misura di bambino per le sue caratteristiche di salubrità, sicurezza e alta qualità dei servizi. L’arenile è molto ampio, di sabbia fine, dolcemente degradante verso il mare, dotato di ombrelloni distanziati uno dall’altro, con attrezzature riservate ai più piccini e una squadra di soccorritori sempre operativi. Massima flessibilità! Isamar Holiday Village, Isaresidence e Barricata Holiday Village adottano una nuova policy di cancellazione per dare ai propri ospiti la massima flessibilità. Chi ha già prenotato non deve avere fretta di cancellare ora la propria vacanza, potrà farlo fino a pochi giorni prima della partenza.
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speciale turismo
SARDEGNA E SICILIA, LONTANO DALLE SOLITE METE a cura di m.t. san juan
Le nostre isole maggiori, meravigliosi scrigni di storia, natura e circondate da un mare che tutti ci invidiano sono le mete ideali per una vacanza italiana. Magari appena fuori dalle rotte più battute, alla scoperta dell’unicità di territori, profumi e sapori. Vediamo tre idee speciali tra Sardegna e Sicilia. Sulla costa ovest della Sardegna, la più autentica e wild, si trova Horse Country Resort, un luogo perfetto dove vivere una vera vacanza a contatto con la natura. Ci troviamo in una sorta di oasi, estesa su 50 ettari di macchia mediterranea, un complesso che conta 4 hotel, 4 ristoranti, 2 piscine, centro benessere, un grande centro di equitazione con 60 cavalli, un villaggio in stile western e una magnifica spiaggia privata a pochi metri dai villini. E ancora campi da tennis, calcetto, beach-volley, tiro con l’arco. Un unicum nel panorama delle vacanze in Sardegna, che offre il meglio dell’isola mediterranea con focus sulle attività legate al mondo dei cavalli. Ogni giorno all’Horse Country Resort è pieno di sorprese e di divertimento, lo stress scompare già dal primo momento in cui vi si mette piede e al termine della vacanza si riparte rigenerati, e con il sorriso. La struttura è un vero paradiso per le famiglie, con attività di animazione da vivere tutti insieme e miniclub dedicato ai bimbi per godersi un po’ di tranquillità, per i gruppi di amici alla ricerca di vacanze attive tra escursioni a cavallo e in mountain bike e per le coppie sportive. La prima volta che i bimbi di città arrivano all’Horse Country Resort l’emozione è davvero grande: spazi verdi sconfinati e una grande spiaggia privata attrezzata dove giocare e correre in tutta libertà, e il contatto con i bellissimi e
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Horse Country Resort& Spa
Horse Country Resort di Arborea (Oristano) accoglie gli ospiti per un’esperienza unica a contatto con la natura, sulla costa più selvaggia dell’isola Horse Country Resort& Spa
docili destrieri e pony, da accudire, coccolare e cavalcare! A seconda della durata del soggiorno si organizzano pacchetti di lezioni ed escursioni, creando un rapporto di fiducia con il cavallo, a ragione ritenuto uno degli animali più intelligenti e in grado di comprendere le nostre emozioni. Cosa più unica che rara, qui ad Horse Country Resort è possibile anche cavalcare all’alba, tramonto e al chiaro di luna sulla spiaggia, e tuffarsi in sella al proprio destriero tra le onde del Golfo di Oristano… una vera esperienza indimenticabile. Il Resort si trova a pochi chilometri dal centro di Oristano, e organizza escursioni culturali, con itinerari nell’entroterra, uscite in barca ed è a disposizione per richieste specifiche degli ospiti. Chi desidera occuparsi del proprio benessere ha a disposizione la Poseidonya Spa, con tre piscine con acqua marina dedicate
alla thalasso terapia, bagno turco, sauna e cabine per massaggi e trattamenti estetici. La formula prevista è quella della pensione completa, con la quale gli ospiti possono accedere a tutti i ristoranti, alla spiaggia con lettini e ombrelloni riservati, e partecipare alle diverse attività di animazione proposte. Horse Country Resort è comodamente raggiungibile dagli aeroporti di Cagliari e Alghero, in circa un’ora di auto, o dal porto di Olbia in circa due ore di auto, ed è possibile organizzare transfer. Per informazioni: Horse Country Resort Strada a Mare 24 n.27 09092 Arborea (OR) Tel (+39) 0783.80.500 Cell. (+39) 349.77.81.723 info@horsecountry.it booking@horsecountry.it www.horsecountry.it La bellezza selvaggia della Sicilia Occidentale, quella costa che si allunga quasi a voler sfiorare le isole Egadi che emergono dal mare a breve distanza, è la location naturale in cui sorge il Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo - Luxury Wine Resort. Siamo a Marsala, in provincia di Trapani, evocativo luogo di vini, commerci e antiche civiltà che qui si sono succedute disegnando una storia millenaria. Il resort, che si fregia delle 5 stelle, occupa una dimora nobiliare settecentesca ed è ancora oggi gestito dai discendenti della famiglia Oneto, che qui praticano “la nobile arte dell’ospitalità” portandola a livelli di eccellenza. Il baglio, costruzione fortificata tipica delle tenute agricole, si trova in posizione
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dominante su un’altura caratterizzata da vigneti e uliveti e a soli 8 km da mare cristallino e spiaggia di sabbia: il panorama che si gode da qui è qualcosa di unico. Lo sguardo spazia - estasiato - dalla Riserva Naturale delle isole dello Stagnone, alle Isole Egadi e continua fino al monte Erice, da una parte, e a Capo Boeo, estrema punta della Sicilia Occidentale, dall’altra. Scegliere un soggiorno qui significa avvicinarsi alla Sicilia più autentica e respirare il fascino di un tempo antico. Ancora oggi al Baglio Oneto si produce un olio extravergine di oliva, che da solo vale un viaggio, profumato e delicato. Come da tradizione e per passione di famiglia si producono inoltre ben 8 tipologie di vino – tra cui uno Zibibbo Dolce dedicato al capostipite della famiglia Oneto - e il celeberrimo Marsala da meditazione. Le 49 camere del boutique hotel, rinnovate nel 2020 e dotate di ogni comfort contemporaneo, sfoggiano i colori della sicilianità e sono arredate secondo lo stile della tradizione con eleganti arredi in ceramica, ferro battuto e legno pregiato per preservare intatto lo charme del luogo. Tutte le camere dispongono di un balcone o di una terrazza arredati per godere la bellezza della campagna marsalese o lo spettacolo del tramonto sul mare. Perfetta per un’occasione speciale, l’esclusiva suite situata all’interno della torre merlata settecentesca: tufo, travi a vista e una grande terrazza privata sono qualcosa di assolutamente unico. I piaceri del palato sono assicurati dalla cucina gourmet del ristorante La Calandra, che propone piatti della tradizione italiana con un’attenzione particolare alle tipicità siciliane, naturalmente abbinandoli con vini locali, in primis quelli di produzione di Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo. Intorno, tutto il fascino di un territorio da scoprire. Per informazioni: Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo
Relais Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo
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Hotel Villa Neri Resort
Hotel Villa Neri Resort
Dal Baglio Oneto di Marsala (Trapani) al Villa Neri Resort e Spa di Linguaglossa (Catania): un coast to coast di lusso tra due 5 stelle di charme
Luxury Wine Resort Contrada Baronazzo Amafi 8 91025 Marsala (TP) Tel. 0923 746222 www.bagliooneto.it info@bagliooneto.it
All’estremità opposta di questa magica isola, terra di viaggi, scoperte e miti antichi, si trova il Parco dell’Etna. E proprio ai piedi del vulcano sorge Hotel Villa Neri Resort e Spa. Un esclusivo retreat, un 5 stelle dove il lusso si declina con raffinatezza di spazi e gesti, che si affaccia su un giardino rigoglioso con vista sul maestoso vulcano. Le perle di Taormina e Giardini Naxos si trovano a pochi chilometri, e Villa Neri è pensata per chi cerca una vacanza davvero chic, nella quale il glamour si sposa con la tranquillità di una location unica. Le 24 camere e suite del resort, una diversa dall’altra, sono arredate con gusto contemporaneo: il design decora con eleganza gli ambienti e le grandi finestre vetrate rendono la natura circostante parte integrante del tutto. Il soggiorno
rimanda ad una dimensione di relax assoluto: il silenzio aiuta a ritrovare l’armonia interiore e i trattamenti wellness proposti dalla Petra Spa sono ispirati al risveglio della propria bellezza. Ci troviamo in un vero paradiso per gli amanti dell’enogastronomia: questa è terra fertile di vigneti, e il ristorante Le Dodici Fontane propone percorsi sensoriali nei quali la tradizione incontra l’estro della rivisitazione creativa. Di produzione propria, e tutti da assaporare i vini dell’Etna, bianco e nero, e l’olio extravergine prezioso, ricavato solo da olive di Nocellara Etnea. Volendo si può prenotare Etna Wine Tour, con un’escursione di mezza giornata sul vulcano e una degustazione in cantina, per poter cogliere ancora più profondamente l’energia del luogo. Il piacere di vivere qui coinvolge tutti i sensi, donando la sensazione di trovarsi in un luogo davvero speciale. Hotel Villa Neri Resort e Spa è allo stesso tempo racchiuso in una sua dimensione di perfezione e aperto al Parco Naturale in cui immerso, e a breve distanza dallo splendido mare di Sicilia. Per informazioni: Hotel Villa Neri Resort & Spa Contrada Arrigo 95015 Linguaglossa (CT) Tel. +39 095 8133002 Cell +39 393 9026408 info@hotelvillaneri.it www.hotelvillaneri.it
Relais Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo
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speciale turismo
GRADO, L’ISOLA DELLE 4 S. SOLE, SABBIA, SPORT, SICUREZZA.
(Ph.Pierluigi Siciliani)
a cura di Vittoria bisutti
L’isola di Grado, immersa nell’azzurro dell’Alto Adriatico in Friuli Venezia Giulia, da quasi 130 anni è spiaggia, sole e mare, ma ha il suo genius loci radicato tanto nei quartieri turistici di nuova realizzazione quanto nella sua storia millenaria (gradus, significa scalo), nella gente che vi abita con le sue tradizioni, il suo dialetto, la sua gastronomia, in una stupefacente natura sospesa tra mare e cielo. In quell’incantevole entroterra dove lo sguardo spazia tra reperti archeologici sia romani che testimoni dell’origine del Cristianesimo (Aquileia, principale sito archeologico del Nord Italia, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità), castelli (Strassoldo, Gorizia, Miramare…) e antichi borghi abbracciati da colline ricamate da pregiati vigneti (Collio). Sono proprio le sue caratteristiche geografiche, ambientali (una straordinaria laguna che si estende con un centinaio di isolotti per ben 16.000 ettari) e turistiche a renderla unica e sorprendente, capace di soddisfare soggiorni pieni di energia e di benessere, giornate a contatto con la natura (le riserve naturali sono a portata di bici) o con le inestimabili testimonianze storiche di una regione di confine tutta da scoprire. Sicurezza, salute e relax scorrono nelle vene della vocazione turistica di Grado fin da quando gli Asburgo, nel giugno del 1892, la dichiararono spiaggia imperiale e stazione termale riconosciuta ora anche a livello internazionale, grazie anche alla presenza del Centro sabbiature unico in Italia (e primo in Europa), che sfruttava gli effetti salutistici della sabbia ricca di minerali benefici. Con una attenzione particolare ai bambini e agli operatori sanitari i quali, secondo il lungimirante Regolamento imperiale, erano esentati dalla “tassa di cura” durante il loro soggiorno isolano a scopo terapeutico. Negli anni successivi, Grado è diventata una località sinonimo di eleganza, comfort, vivibilità,
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organizzazione e rispetto per l’ambiente. Da allora, la spiaggia “imperiale” continua a soddisfare le richieste anche dei turisti più esigenti, grazie al continuo e attento aggiornamento dei servizi offerti e al rinnovamento delle attrezzature dagli standard elevati, in completa sicurezza. Con la sua prestigiosa tradizione di ospitalità, l’Isola mette a disposizione degli ospiti il più ampio ventaglio di strutture ricettive, adatte a ogni singola esigenza e particolarmente impegnate nella gestione delle necessarie sanificazioni, in grado di garantire indipendenza di relazioni e distanze: alberghi, aparthotel, appartamenti proposti dalle agenzie immobiliari, campeggi, aree camper e villaggi turistici, che offrono soluzioni all’aria aperta, per una vacanza poco affollata, personalizzata e in mezzo alla natura. Le Bandiere della qualità Suggestivo borgo di pescatori dall’antichissima storia, trasformatosi negli anni in una vivace ed elegante località turistica, Grado è oggi conosciuta come l’“Isola del Sole” ed è la perla delle località marine del Friuli Venezia Giulia. Il suo arenile, con la sabbia morbida e finissima dalle proprietà curative (con un buon tratto di ingressi controllati), vanta un record assoluto in Italia: l’assegnazione di 32 Bandiere blu conse-
cutive, riconoscimento europeo che attesta la qualità delle acque e la sostenibilità dei servizi erogati. A cui si aggiungono altri due altrettanto importanti riconoscimenti: le 11 Bandiere verdi consecutive promosse dai pediatri europei per segnalare le spiagge “formato famiglia” e la Bandiera Gialla della Fiab con 5 bike smile, ottenuti solo da 6 Comuni in Italia. Grazie a 10 km di spiagge esposte a Sud, il soggiorno in questa incantevole località balneare consente di godersi i raggi del sole per l’intera giornata. Ma Grado è molto altro oltre la spiaggia. A rendere unica ed emozionante una vacanza sull’Isola del Sole sono anche una serie di peculiarità che la rendono veramente unica: gli stabilimenti balneari raffinati e accoglienti; le aree gioco omologate per i bimbi; l’essere “spiaggia amica degli animali”; le terme; un antico e incantevole centro storico tutto da visitare; vie per lo shopping ricchissime di proposte; creatività artigianale; una gastronomia unica, tipica e gustosa; antiche tradizioni ancor oggi vivissime, che i gradesi amano condividere con i turisti; una laguna incontaminata dagli scorci fantastici e un’ampia offerta sportiva.
AVVOLTI DAL BENESSERE, IN COMPLETO RELAX, SULLA SPIAGGIA “IMPERIALE”, RESPIRANDO UN’ARIA RICCA DI IODIO, SOSPESI E SORPRESI TRA MARE E CIELO
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16.000 ETTARI DI LAGUNA, 4.500 POSTI BARCA, 40 KM DI CICLABILI, 10 KM DI SPIAGGIA PER STARE BENE ALL’ARIA APERTA
Le 4 S: Sole, Sabbia, Sport e Sicurezza Già a partire dalla primavera, in virtù degli agli ampi spazi aperti che caratterizzano il borgo marinaro, per i visitatori è possibile vivere una vacanza all’insegna dello sport, della scoperta delle bellezze d’arte e di storia di cui Grado (la “prima Venezia”) e dintorni sono straordinariamente ricchi. È possibile praticare la vela (sono 4.500 i posti barca disponibili nei porticcioli dell’Isola), il kite surf (la scuola gradese di questa disciplina e apprezzata in tutta Europa), golf (è disponibile un campo da 18 buche), tennis, padel, canoa, kayak, sup, skateboard, roller, yoga, windsurf, nuoto, slackline, nordic walking ed effettuare esplorazioni subacquee, nella massima sicurezza. Si tratta, infatti, di attività motorie e discipline sportive con un indice di pericolosità molto basso, visto il naturale distanziamento con il quale vengono praticate. Per chi ama il “vivere lento” e la mobilità green, inoltre, è disponibile un nuovo servizio di bike sharing che, grazie a una App gratuita, permette di noleggiare online la bicicletta con guida virtuale, che non abbandona mai il turista e lo accompagna a scoprire i santuari naturali dell’Isola della Cona (coi suoi cavalli Camargue) e di Valle Cavanata (splendida oasi dove hanno trovato il loro habitat naturale molte specie di uccelli) e quelli spirituali, come le stupende chiese paleocristiane del centro storico di Grado o la basilica di Aquileia, distante solo una decina di chilometri dall’Isola.
Per raggiungere il venerato santuario di Barbana sull’omonima isoletta della laguna, invece, si può utilizzare il comodo e sicuro servizio di taxi boat o noleggiare una barca. Da questo luogo di culto prende avvio anche il Cammino Celeste che, con un percorso di 210 chilometri, “congiunge” Barbana con il santuario mariano del monte Lussari, situato a 1.766 m.s.l.m., dopo 11 tappe dove si incontrano molte altre chiese e luoghi particolarmente rilevanti nella storia di questa regione. In tema di due ruote, i gradesi segnalano con orgoglio non solo che la località è attraversata da 40 chilometri di poste ciclabili, ma anche che nel gennaio 2015, la ciclovia Alpe Adria Radweg è stata premiata come “Pista ciclabile dell’anno”, ad Amsterdam, sulla base di alcuni criteri tra cui la segnaletica, la qualità e l’originalità del tracciato. Nel 2016, invece, la Giuria dell’Italian Green Road Award, all’unanimità, ha assegnato alla stessa l’”Oscar” del cicloturismo italiano. Questo affascinante progetto transfrontaliero, che dalle Alpi al mare Adriatico accompagna l’appassionato della bici attraverso un percorso arrivato quasi alla sua ultimazione (108 su 140 chilometri stimati), è ricco di offerte culturali, naturalistiche e storiche. Paesaggi montani mozzafiato che si alternano a piccoli borghi fino a “tuffarsi” nella magnifica laguna di Grado che regala sempre tramonti infuocati e deliziose vedute. Cibi antichi e saporiti La laguna rappresenta la ricchezza principale a cui attinge ancora oggi la cultura culinaria gradese. La cooperativa dei pescatori è sempre attiva con la sua flotta di un centinaio di pescherecci, oltre che con il suo ristorante e il mercato giornaliero del pesce. Ed è proprio il pesce azzurro il protagonista della tavola isolana: a detta degli intenditori è in questa area dell’Adriatico, infatti, che il pescato è il più saporito in virtù dell’elevata salinità del
Santuario di Barbana ( Ph.Fabio Papalettera)
Cavalli a Isola della Cona (Ph.Candotto)
mare e dei bassi fondali della laguna. Alici (sardoni), sardine (qui sardele), sgombri, papaline, suri, aguglie, volpine, cefali, lanzardi, palamiti e, addirittura, tonni sono all’origine della varietà della cucina locale. Il piatto dalla tradizione più antica, però, è il boreto, caratterizzato dalla semplicità degli ingredienti (pesce fresco, olio extravergine d’oliva, aglio, sale, pepe nero e aceto) e della preparazione. Creato dai pescatori della laguna (casoneri) e tramandata per generazioni, si accompagna con la polenta di mais bianco e un buon bicchiere di vino rosso corposo. Molto pescati e utilizzati in cucina sono pure i molluschi e i crostacei locali. Lo straordinario mix benefico proposto da Grado, dunque, offre un elisir di lunga vita in un indimenticabile “luogo dell’anima”, come lo definì il grande regista e poeta Pier Paolo Pasolini, un autentico innamorato dell’Isola e che scelse la sua laguna per girare Medea, uno dei suoi capolavori cinematografici. Informazioni: Consorzio Grado Turismo Tel.: 0431 80383 www.grado.it info@gradoturismo.org www.grado.info turismo@comunegrado.it
Vista aerea di Grado (Ph.Fabio Papalettera)
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S P E C I A L E
ca n t i n e
a cura di marco morelli
castello di roncade TRA VINO E NOBILtÀ Villa Giustinian
A
rte e cultura si possono abbinare al vino e all’ospitalità? Villa Giustinian, conosciuta anche con il nome di Castello di Roncade, è il luogo perfetto dove queste quattro caratteristiche si abbracciano l’una all’altra. Vi raccontiamo di un castello pieno di vita, arte, cultura veneta e tanto buon vino che si trova a due passi dalla Serenissima e ad una passeggiata dalle Dolomiti Venete, patrimonio dell’UNESCO dal 2009. Nel B&B della Villa gli ospiti si sentono come a casa, ma contornati da opere d’arte e calici di vino pregiato. LA FAMIGLIA Dall’inizio del Novecento il Castello di Roncade è la dimora della famiglia del barone Vincenzo Ciani Bassetti. Di origine trentine e di antiche tradizioni agricole, la famiglia intervenne nella ristrutturazione architettonica e nel reimpianto dei vigneti negli ettari circostanti. L’azienda vitivinicola, guidata dal barone Vincenzo, assieme al figlio Claudio, oggi circonda la villa intera che la famiglia negli anni non ha mai smesso di valorizzare con grande impegno sia in vigna, sia in cantina che nell’ospitalità del B&B. Il vero cuore pulsante del Castello di Roncade è, infatti, la storia della famiglia che s’intrinseca a quella della villa. Ed è proprio per mantenere fede a questo intreccio che due etichette sono state dedicate alla baronessa Isabella e alla baronessa Ilaria. «È stata un’idea di mia moglie Anna - dice il barone Claudio Ciani Bassetti - Ci sembrava bello dedicare questi due vini alle nostre
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La passione del vino è storia e la famiglia Ciani Basetti non ha mai smesso di valorizzare la vigna di Roncade
La cantina
figlie proprio per legare ancora di più la produzione alla famiglia. Così come la nostra azienda è legata anima e corpo a noi che lavoriamo in prima persona a 360 gradi alla valorizzazione di questo storico monumento». LA PASSIONE PER IL VINO La passione del vino è storia. Già nel 1500 le terre attorno al Castello di Roncade producevano ottimi vini, tanto che il nettare dell’uva era considerato un alimento a tutti gli effetti. La famiglia Ciani Bassetti, nata e cresciuta tra le cantine del castello, tra il profumo della vendemmia, ha sempre creduto moltissimo alla produzione, tanto da riuscire a vincere nel 2019 numerosi premi con alcuni dei vini più pregiati: Villa Giustinian l’argento al concorso di Bruxelles, il bronzo al Decanter UK, e di nuovo un argento al concorso inglese IWSC; il Raboso vinse due cuori merum nella famosa rivista tedesca; il Patriarca, invece, raggiunse il Mundus vini in Germania con una medaglia d’argento; infine, il Prosecco Extra Dry ricevette la medaglia di bronzo al concorso inglese IWSC. Quando si assaggia un buon vino, si ha la certezza che esso provenga da una terra e da una vite curata con molta attenzione e amore: gli ettari del castello vengono quotidianamente curati da mani esperte e capaci, perché la qualità del vino prodotto è fondamentale per la famiglia. I baroni sono molto legati all’etichetta Villa Giustinian: considerato anche il principe dei vini prodotti al Castello di Roncade. Dal taglio bordolese classico, ottenuto da uve di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Malbec, affinato per almen. 3 Giugno-Luglio 2020
La struttura pre-palladiana, il B&B e i due eventi annuali rendono il castello il posto ideale per rilassarsi
Famiglia Barone Ciani Bassetti
no 24 mesi in botti di rovere francese e, grazie alla selezione delle uve nelle annate migliori, questo vino si migliora anche con la permanenza in bottiglia. Il barone Claudio Ciani Bassetti spiega che iniziò suo nonno la produzione del Villa Giustinian: «Già negli anni Cinquanta ed è per questo che si può considerare uno dei primi tagli bordolesi in Italia. L’annata del 1971 è stata in assoluto quella più importante (ancora oggi il vino è degustabile); fu l’annata che rese celebre la nostra cantina in Italia ed anche all’estero». LA STORIA Passeggiare per le stanze di Villa Giustinian equivale a fare un salto indietro nel tempo, precisamente al 1500 quando la villa fu ricostruita dalla nobile famiglia Giustinian con lo scopo agricolo e vinicolo. «Il vino ha sempre fatto parte della tradizione agricola di queste terre, già dai tempi della Serenissima», sottolinea il barone Claudio. Però la storia della famiglia Giustinian, non si esaurisce soltanto all’interno delle mura del castello, infatti, è ricordata anche per una grande traccia nel passato della repubblica della Serenissima, ricordiamo San Lorenzo, primo patriarca di Venezia. Il castello fu abitato e vissuto per quattro secoli dai nobili Giustinian, fino a quando, agli inizi del 1900, proprio con l’estinzione della famiglia secolare, il maniero passò nelle mani della famiglia Ciani Bassetti, che mantiene tutt’oggi viva la storia del castello. L’amore per la realtà storica di questo luogo non manca nei racconti dei suoi attuali proprietari, i quali spesso si occupano di presentare personalmente la villa ai visitatori, agli appassionati e ai degustatori di vino che soggiornano e fanno visita al castello. LA VILLA Contornata da possenti mura di cinta sovrastate da maestosi merli, la villa pre-palladiana di Roncade si erge come uno degli esempi più importanti di Villa Veneta ed è una delle poche ad essere ancora circondata da mura. Costruita al centro della piccola cittadina di Roncade, la villa è immersa nella campagna veneta fra Treviso e Venezia. n. 3 Giugno-Luglio 2020
La struttura del castello si compone di più corpi: quello centrale, adibito ad abitazione privata e rivolto verso la vallata antistante, è su due livelli più un blocco centrale rialzato, sovrastato da un timpano, contenente un affresco con lo stemma della famiglia Giustinian. Gli altri edifici, di diverse forme e di dimensioni minori, ricalcano con eleganza lo stile dell’architettura rurale veneta. Ed è proprio l’eleganza e la leggerezza della villa padronale a rapire lo sguardo una volta che si supera il varco d’ingresso. Il maniero è circondato da un ampio giardino impreziosito da immobili statue di soldati veneziani: sono gli Schiavoni, posti a guardia alla proprietà. «Nelle due barchesse laterali si trovano proprio le cantine costruite secoli fa e, ancora oggi, queste sono utilizzate per l’affinamento in legno dei nostri più pregiati vini rossi», conferma il barone. IL B&B Il B&B del Castello di Roncade è un’attività che iniziò il barone Vincenzo Ciani Bassetti poco più di 30 anni fa, per legare la degustazione e la storia del vino alla particolare ospitalità veneta. Gli appartamenti ristrutturati per gli ospiti del castello sono nelle torri laterali, mentre le stanze più lussuose sono state ricavate nel corpo centrale della villa. Soggiornare al Castello di Roncade permette di immergersi vorticosamente nella reale vita della Villa Veneta del 1500. «Mio papà - spiega Claudio - è stato un pioniere di questo settore, quando ancora questa zona non era una meta turistica». Agli ospiti, 30 anni fa, come oggi, viene offerto il servizio di prima colazione e la possibilità di raggiungere facilmente Venezia, Treviso, Asolo, le Ville Venete, le colline del prosecco, le Dolomiti e le spiagge che distano solo pochi chilometri. Non è strano, tuttavia, che gli ospiti del castello decidano di fermarsi qualche giorno per rilassarsi e perdersi nella cultura del vino veneto e nella storia che si respira passeggiando per il grande parco con un calice di vino e leggendo un buon libro. EVENTI Ogni anno il Castello di Roncade apre le
Vivosa resort
sue porte al pubblico con due eventi particolari: Primavera in Castello e Autunno in Castello. Durante questi due appuntamenti le sale, le barchesse e il giardino della villa, si trasformano nella location perfetta per i mercatini dell’artigianato di qualità, di oggetti d’arte e di florovivaisti italiani, scelti con cura dalla famiglia durante tutto l’anno. Nel corso degli eventi la famiglia dà la possibilità anche di fare visite guidare con degustazione e soggiornare negli appartamenti e nelle stanze del castello.
Villa Giustinian. Castello di Roncade Via Roma, 141, 31056 Roncade TV Tel. 0422708736, www.castellodironcade.com
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LA REDAZIONE MCG 15 anni di Successi sotto gli occhi di tutti.
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Da 40 anni ci dedichiamo all’arte di rendere ogni vostra esperienza a Esplanade un momento indimenticabile.
Desenzano Del Garda
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SPECIALe cantine
roner, il paradiso dei distillati
a cura di marco morelli nella foto: Andreas Roner
Roner, l’eccellenza
Al centro il presidente Andreas Roner con la moglie Isolde, le nipoti Elke, Carmen e Eva Roner, che rappresentano la quarta generazione, e le figlie Gudrun e Karin Roner
75 anni di passione per il gusto Era il 1946 quando Gottfried Roner iniziò a distillare, installando un primo alambicco nella casa di famiglia. La distillazione è un’arte antichissima che affonda le sue radici nella tradizione magica dell’alchimia, e che nell’arco alpino fa parte della tradizione contadina. Dopo i primi successi ottenuti con la produzione delle grappe, Gottfried appassionato della sua terra e dei suoi frutti decise di arricchire la sua produzione: macerando, come da tradizione, nella grappa radici e bacche dei boschi circostanti, ottenne i liquori alla genziana, al ginepro e al mirtillo, che ancora oggi sono tra i fiori all’occhiello delle distillerie Roner. Nella sede di Termeno (Bz), è possibile scoprire, durante una visita guidata o direttamente nel negozio, la gamma completa di prodotti. GRAPPE, DISTILLATI DI FRUTTA E LIQUORI: A CIASCUNO IL SUO! Sono oltre settanta le referenze che Roner propone al consumatore attraverso una fitta rete di rivenditori, lo shop aziendale e l’eshop. Queste sono raggruppate principalmente in tre categorie: la grappa, che è il principe dei distillati italiani, il distillato di frutta, che ha nomi diversi come kirsch, slivovitz, obstler e che prevede la più attenta selezione della frutta di stagione, oppure il liquore, che si ottiene attraverso la miscelazione, la macerazione o l’infusione, spesso basata su ricette antichissime, di olii essenziali ottenuti dalla distillazione di erbe o frutta. Una menzione speciale va dedicata al gin di Roner: lo Z44. Si tratta di una versione di gin particolarmente fresca, profumata e balsamica. Il mastro distillatore ha lavorato per rispondere a quelle che sono le esigenze di mercato: negli ultimi anni il gin sta infatti vivendo un periodo di particolare interesse da parte degli appassionati, sempre alla ricerca di novità e d’interpretazioni originali. Z44 è realizzato con un’infusione di una selezione di botaniche, che provengono principalmente dalla regione altoatesina e donano un profilo alpino, caratterizzato da profumi di boschi di montagna, di pini, di erbe alpine e di fiori delle malghe. Proprio questa connotazione rende il gin interessante e speciale.
LA DISTILLAZIONE È UN ARTE ANTICA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE MAGICA DELL’ALCHIMIA, E CHE NELL’ARCO ALPINO FA PARTE DELLA TRADIZIONE CONTADINA Si può degustare liscio o può essere utilizzato per preparare cocktail. LA DISTILLERIA PIÙ PREMIATA D’ITALIA L’ottenimento di una medaglia o un riconoscimento è sempre un qualcosa che, oltre a garantire la qualità nei confronti del consumatore, gratifica il lavoro di un’azienda. E in Roner questi non mancano mai, tant’è che è ufficialmente la distilleria più premiata d’Italia. Lo scorso anno, giusto per citarne uno, ha infatti ricevuto l’ISW - Meiningers International Spirits Award per la grappa “La Gold” invecchiata che è risultato il distillato di vinaccia dell’anno. Questo prodotto è un grande classico di casa Roner e ha convinto la giuria composta da esperti internazionali che l’ha valutata come migliore distillato della categoria a livello internazionale.“La Gold” viene realizzata con vinacce accuratamente selezionate di Gewürztraminer, Vernatsch e Pinot nero. L’invecchiamento in botti di rovere rende unica questa raffinata grappa ammorbidendo i tipici aromi del distillato altoatesino con note speziate e calde. Al sedicesimo ISW (International Spirits Award) sono stati presentati circa 1000 distillati provenienti da tutto il mondo. La giuria composta da 67 esperti ha valutato i prodotti in degustazioni alla cieca. Un gruppo ristretto di 5-6 esaminatori ha sottoposto ogni prodotto ad una valutazione severa. Si è partiti dall’aspetto in cui vengono valutate brillantezza e colore per poi passare all’analisi sensoriale prendendo in considerazione profumo, purezza e tipicità. Si è concluso con la degustazione in cui vengono valutate armonia e sapore. Nella categoria “distillati di vinaccia” la grappa “La Gold” di Roner è stata quindi valutata la migliore tra tutti i prodotti premiati con la medaglia d’oro.
Lo shop aziendale
L’esterno della distilleria
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UN’ABILE COMBINAZIONE DI ERBE ALTOATESINE: L’AMARO K32 Nei mesi scorsi Roner ha lanciato sul mercato il nuovo amaro K32 ottenuto dalla combinazione di diverse erbe officinali alpine. Dopo mesi di studio e prove del mastro distillatore l’azienda altoatesina, ha scelto di integrare la propria gamma con questo nuovo amaro. K32 al naso presenta i profumi tipici dei prati altoatesini di melissa e camomilla, ma con la freschezza stimolante ed energizzante della menta. A seguire è possibile apprezzare le note più robuste tipiche dei boschi alpini come il ginepro, la genziana e la liquirizia. Il tutto è ingentilito e arrotondato dalle note floreali di fiordaliso e erica. A sostenere le note amare interviene un gradevole e fresco tocco di agrumi. Il risultato è un amaro innovativo: abile combinazione di erbe, sapore pieno, ma non invadente, gradevole dolcezza e profumi accattivanti. Per il consumo le opzioni sono le più disparate: miscelato per un cocktail, bevuto in purezza a fine pasto o servito con ghiaccio per accompagnare un momento di relax. UN PRODOTTO UNICO: CALDIFF 80 Il dinamismo in casa Roner è uno dei “segreti” del successo imprenditoriale. Per mantenere fede al proprio credo all’inizio di quest’anno la famiglia Roner ha così presentato un prodotto unico, ricercato, per un’occasione speciale: l’ottantesimo compleanno di Andreas Roner, figlio del fondatore della distilleria e padre dell’attuale amministratore Karin Roner. Per coronare i festeggiamenti si è scelto di
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KARIN RONER, CHE RAPPRESENTA LA TERZA GENERAZIONE DELLA FAMIGLIA, DAL 2007 HA EREDITATO DAL PADRE ANDREAS LA GESTIONE DELL’AZIENDA.
Sullo sfondo l’alambicco Luisa
imbottigliare, in edizione limitata, un distillato di mele Gravensteiner che da oltre 17 anni invecchiava nelle barrique gelosamente custodite nelle cantine di famiglia: nasce così Caldiff 80.
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Il nome prende ispirazione dalle rovine del castello Caldiff che si trovano non lontane dalla sede di Termeno (BZ) dell’azienda. Un luogo, quello delle rovine, che fin dall’infanzia ha affascinato Andreas Roner. Il distillato è stato rifinito, per due inverni, nelle botti dell’Alpine Rum R74 per completarne il suo aroma unico. Al naso risulta delicato e ricco di sfaccettature, con intense note di mele mature intrecciate ai morbidi profumi del legno e sentori che ricordano i Caraibi. È al palato che questo Caldiff 80 si esprime al massimo con ricche e variegate note fruttate, sentori di prugne secche e uva sultanina. Il tutto sostenuto dai sentori polposi di mela fresca Gravensteiner coltivata nella tenuta di famiglia. «Da 75 anni – ha dichiarato Andreas Roner - il nome Roner è sinonimo di qualità ed eccellenza. La gente si fida del nostro marchio per l’amore e la dedizione con cui ci dedichiamo al nostro lavoro. Rosso, come la passione con cui ci dedichiamo all’arte della distillazione. Oro, elegante e prezioso come i nostri distillati. Roner, il nostro nome, con il quale rappresentiamo la qualità dei nostri prodotti. E questo lo garantisco finché questa distilleria porterà il nome della mia famiglia».
Roner Distillerie S.p.a. Via Zallinger 44, 39040 Termeno tel. 0471- 864 000 Info: info@roner.com www.roner.com
A proposito di Andreas Roner
Andreas è il figlio di Gottfried Roner che nel 1946 ebbe l’idea e l’intuizione, ispirate da una grande passione e da un’istintiva vocazione per la qualità del prodotto, di fondare una distilleria. È cresciuto tra gli alambicchi e con la fortuna dell’aver ereditato il naso eccezionale del padre. Ha iniziato a lavorare in distilleria, al fianco del fratello Günther, a metà degli anni ‘60. Andreas Roner ha assunto la carica di amministratore delegato e successivamente quella di presidente. Lui e il fratello hanno fatto di Roner quello che è oggi la distilleria più premiata in Italia.
Nel 1946 Gottfried Roner aveva un sogno: creare un gusto nuovo, un’esplosione in bocca, un’esperienza sensoriale unica. La distillazione era l’arte con cui il signor Roner trasformava le migliori vinacce dei contadini dell’Alto Adige in oro puro. Era lui stesso il fuoco, la passione, che alimentava il vecchio alambicco di famiglia. Oggi, oltre 70 anni dopo, la famiglia Roner rappresenta la distilleria più premiata in Italia. È da qui che nasce il nome, semplicemente “La Gold”, di quella che è stata incoronata come la miglior grappa internazionale dell’anno. Scoprila direttamente in distilleria e nel suo shop a Termeno sulla strada del vino. roner.com/shop
L’INCONTRO
L’ARTE DI GEORGE RIEDEL MAGIE DI CRISTALLO
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otenza evocativa dei ricordi d’infanzia. Talvolta un grande talento può rivelarsi per caso, grazie alle sensazioni di un ricordo che affiora, di un profumo che ritorna inebriante alle narici aprendo come per incanto un mondo di sogni e di suggestioni. “Ho imparato ad amare i profumi da bambino, durante le vacanze nella montagna ligure, vicino al Passo dei Giovi. I luoghi dove nacque mia madre Ada. Adoravo respirare a pieni polmoni le fragranze dell’erba appena tagliata, della frutta matura: pesche, albicocche, susine. Ma anche l’odore forte dello stallatico”. Georg Riedel, il re dei calici di cristallo soffiato famosi in tutto il mondo, deve alla sua infanzia serena trascorsa con la famiglia sull’Appennino ligure, l’immensa fortuna di aver sviluppato come pochi l’olfatto. Di aver capito che il suo naso dai poteri quasi magici poteva garantirgli un’attività a cui fino a quel momento nessuno aveva pensato: costruire calici di cristallo. Uno diverso per ogni tipo di vino. Adattare la forma del bicchiere in modo da poter esaltare le caratteristiche olfattive di ciascun vino. Sono passati cinquant’anni da quando papà Claus ha disegnato il primo pezzo della prestigiosa linea Sommeliers, l’Alte Bokal, un artistico calice da 125 centilitri che tuttora rimane il pezzo preferito da Georg Riedel. Da allora l’azienda di Kufstein ha creato diverse centinaia di bicchieri e numerosi decanter per regalare agli appassionati del vino delle emozioni fino a quel momento inesplorate e inesplorabili. La storia dei Riedel è lunga 250 anni, festeggiati in pompa magna due anni fa con tutta
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DI RENATO MALAMAN (TRATTO DA PAPAGENO)
Nella “fucina” di Kufstein maestri vetrai soffiano i calici studiati per ogni tipo di vino
Georg Riedel
una serie di iniziative. Le origini partono dalla Boemia, terra di maestri nell’arte del cristallo. L’attività è continuata regolarmente fino alla Seconda Guerra Mondiale quando nonno Valter finì prigioniero dei russi e le sue proprietà in Cecoslovacchia furono confiscate dal governo comunista. Dopo dieci anni di internamento in Siberia Valter riottenne la libertà e si trasferì in Germania con la famiglia. Fu l’amico Swarovski ad aiutarlo a rimettere in piedi l’attività, cedendogli una vecchia vetreria di Kufstein, in Austria. Fu il figlio Claus ad intuire lo straordinario sviluppo che potevano avere i calici di cristallo. E iniziò a produrli. Georg ha completato l’opera studiando nuove forme e nuovi stili, creando un know how aziendale che finora nessuno è riuscito a copiare. Il segreto è l’amore per il vino. Georg Riedel ha una delle cantine più fornite al mondo. Nella sua casa di forma cilindrica, tutta acciaio e cristallo, che fa il verso alla torre della fortezza di Kufstein dall’altra parte della valle dell’Inn, conserva tesori enologici di straordinario valore. Vino comprato nell’annata di produzione che oggi vale più dell’oro. Mai viste trenta bottiglie di Chateau Petrus 1988 in un’unica nicchia! C’è persino il vino che dovrà essere stappato il giorno del suo funerale (e questo aneddoto Riedel lo racconta sorridendo). Questi vini per l’imprenditore austriaco sono stati campo
di studio per i suoi rivoluzionari calici. Ed è lui stesso, talvolta, a spiegare attraverso degustazioni comparate che si svolgono nel negozio attiguo alla cristalleria, la differenza di percezioni che si ha bevendo un vino nel bicchiere giusto. Visitare la Riedel è un’esperienza indimenticabile. Per certi aspetti didattica. Kufstein si trova vicino al confine tedesco, a circa 100 chilometri dal Brennero e ad altrettanti da Monaco. All’interno della vetreria, una passerella permette di assistere dall’alto alle varie fasi della lavorazione. Tutto in diretta. Sembra una fucina medievale, solo che gli artigiani-artisti sono in camice bianco. In sette minuti dalla massa incandescente di quarzo, calce e alcali - le stesse materie naturali da 4.000 anni – fuse a oltre mille gradi, i maestri vetrai, perfettamente sincronizzati (ne vengono impiegati cinque per creare un solo calice) riescono a forgiare un piccolo capolavoro di perfezione: i bicchieri della linea Sommeliers. La visita viene integrata poi dallo show multimediale Sinnfonie, una sinfonia per i cinque sensi dell’uomo. Il tour termina nello spaccio dove si possono acquistare tutti gli articoli Riedel: particolarmente convenienti le seconde e terze scelte, che prevedono sconti dal 30 al 70%. Si tratta di pezzi fallati in modo impercettibile. Dopo aver messo alla prova l’olfatto con un test nel “bar dei profumi”, se si ha fortuna si può anche partecipare a una degustazione condotta da Georg Riedel in persona. Nell’agosto dello scorso il “Distinguished Service Award”, il premio della prestigiosa rivista Usa “Wine Spectator”, è stato assegnato a Georg J. Riedel. L’edizione n. 38 del premio, che ogni anno Wine Spectator assegna a coloro i quali hanno apportato un significativo e duraturo contributo al mondo del vino, che, negli anni, ha premiato importanti personalità come Angelo Gaja e Piero Antinori per l’Italia, ma anche Francis Ford Coppola, è andato a Riedel, che, con la sua azienda, ha rivoluzionato il modo di bere il vino.
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St. Michael-Eppan GRANDI VINI straordinaria varietĂ
speciale cantine
San Michele Appiano LEADER E CUSTODE DI GRANDI VINI ALTOATESINI
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A Cantina San Michele Appiano domina come un castello la Strada del Vino dell’Alto Adige. Le sue due imponenti torri angolari le conferiscono un’aria imponente - e quello che è custodito nelle sue cantine merita assolutamente questa attenzione: vi maturano vini di fama mondiale e pluripremiati. Se oggi i vini altoatesini godono di un’ottima reputazione, San Michele Appiano vi ha contribuito parecchio negli ultimi anni. La guida italiana “I Vini d’Italia” del Gambero Rosso nel 2000 l’ha nominata “Cantina dell’anno”, la migliore Cantina d’Italia. Al contempo l’autorevole guida ha eletto Hans Terzer come uno dei migliori dieci winemaker al mondo. I suoi vini vincono regolarmente premi nazionali e internazionali. Ne è un esempio calzante il Sauvignon Sanct Valentin che ininterrottamente da 18 anni viene insignito dei “tre bicchieri” del Gambero Rosso. È proprio grazie al conferimento dei Tre Bicchieri ai suoi vini per trenta volte consecutive, che nel 2018 la Cantina San Michele Appiano ha ottenuto il titolo di prima Cantina altoatesina con Tre Stelle. Oltre 100 anni di storia vinicola Costituita nel 1907 come cooperativa, oggi San Michele Appiano conta 330 soci che coltivano 385 ettari di vigneti. Di questi, il 70 percento è dedicato a vitigni a bacca bianca ed il 30 percento a vitigni a bacca rossa. In particolare, i terreni nel paese di Appiano e dintorni offrono condizioni
a cura di m.t. san juan
Costituita nel 1907 come cooperativa, oggi la cantina conta 330 soci che coltivano 385 ettari di vigneti. ideali per varietà come Pinot Bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon, Gewürztraminer e Pinot Nero. Proprio questi vini hanno contribuito all’ottima reputazione della Cantina di San Michele Appiano. Anche per i vini rossi di struttura ci sono dei piccoli ma eccellenti terreni in posizioni più calde lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige. Il clima mite e soleggiato e gli ulivi che punteggiano i campi conferiscono alla regione il suo fascino mediterraneo e costituiscono la base per le caratteristiche inconfondibili dei vini, suddivisi in tre linee di qualità (linea Classica, linea Selezione e linea Sanct Valentin). Tra tradizione e alta tecnologia Da questo paesaggio straordinario provengono uve eccellenti che danno origine a vini di fama mondiale. Il winemaker Hans Terzer è uno dei pionieri della qualità del vino bianco altoatesino e combina, nel suo lavoro, tecniche più avanzate con metodi tradizionali. Serbatoi in acciaio inox sono ormai indispensabili per determinati lavori, garantiscono freschezza ed aromi fruttati. La Cantina punta però anche sulla lavorazione ed affinamento in botti di legno piccolo e grande. Alcune delle botti sono adornate da un prezioso fondo intagliato raffigurante scene conviviali o personag-
gi importanti. Le 54 botti di legno nella cantina sotterranea hanno una capacità che va da 4.000 a 15.000 litri caduna. Vengono utilizzate sia per i vini rossi, che per i bianchi. Uguale per i circa 800 Barrique/Tonneau. “Sanct Valentin” La canonizzazione dei migliori vini Nel 1986 nasce la linea di punta della Cantina, denominata Sanct Valentin, caratterizzata da vigneti scelti delle zone più vocate con produzione limitatissima. Questa linea si basa su una selezione meticolosa delle migliori uve ed una lavorazione individuale. Acciaio per i vini aromatici (Sauvignon e Gewürztraminer) e fermentazione ed affinamento in barrique/tonneau per i vini rimanenti (Pinot Bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Pinot Nero, Lagrein, Cabernet e Merlot). Attualmente la barricaia è una delle più belle ed affascinanti di tutto l’Alto Adige. APPIUS Il “vino da sogno” di Hans Terzer Le cose particolari richiedono tempo. Anche molto tempo se necessario. Per realizzare il suo sogno, il winemaker Hans Terzer di tempo se n’è preso tanto. Durante le sue visite periodiche nei vigneti già tanti anni fa notò che tra questi c’erano delle singole viti con pochi grappoli che però fornivano delle uve eccellenti. “Volevo raccogliere a parte proprio l’uva di queste viti, affinarla e produrne un vino completamente nuovo e strepitoso. Un vino come nessun altro prima nella Cantina San Michele Appiano.” E pare esserci riuscito con l’APPIUS, che proviene da diversi vigneti storici del Comune di Appiano. APPIUS 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 e 2015: ogni anno non solo viene reinterpretato il contenuto delle bottiglie, ma cambia anche il design. Ogni edizione, infatti, rispecchia la singola annata. Lo scopo è di concepire una wine collection in grado di entusiasmare ogni anno gli appassionati di vino di tutto il mondo. L’edizione dell’APPIUS è limitata a circa 6000 bottiglie.
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hanS terzer OGNI ANNO SFIDO I MIGLIORI BIANCHI DEL MONDO
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a winemaker rivoluzionario della Cantina San Michele Appiano a pioniere di una nuova generazione di vini dell’Alto Adige. Quando Hans Terzer nel 1977 iniziò a lavorare alla Cantina San Michele Appiano, le sue proposte suscitarono non poco stupore. Figlio di una famiglia di viticoltori di Niclara/ Cortaccia, imboccò nuove strade: fece ridurre la quantità di Schiava, coltivata in posizioni troppo alte e di conseguenza di qualità media. Favorì invece la coltivazione dei vini bianchi, soprattutto di uve Pinot Bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon e Gewürztraminer. Inoltre, il giovane winemaker ordinò ai viticoltori di ridurre drasticamente le quantità, al fine di migliorare la qualità dei vini fino ad allora piuttosto mediocri. Scelte controcorrente quelle di Hans Terzer, costantemente alla ricerca di una “qualità senza compromessi”, che hanno portato la Cantina San Michele Appiano ad intraprendere un’ascesa inarrestabile. Nel 1997 la rivista “Gambero Rosso” inserisce Hans Terzer nella lista dei dieci migliori winemaker del mondo. Tre anni più tardi viene assegnato a San Michele Appiano il titolo di “Cantina dell’anno”. Come e quando nasce l’era dei grandi vini bianchi in Alto Adige di cui lei è universalmente riconosciuto come uno dei pionieri? L’era dei bianchi in Alto Adige comincia ufficialmente già 170 anni fa, ma all’epoca quasi nessuno consumava vino bianco: chi lavorava in campagna preferiva i vini rossi che davano più energia.
Attualmente la Cantina San Michele Appiano ha una produzione annua di 2,5 milioni di bottiglie, distribuite per il 70% all’Italia e per il 30% all’estero. Le Cantine altoatesine producevano soprattutto la Schiava, un rosso venduto sul mercato locale e sui mercati tradizionali come Svizzera, Austria e Germania. Un vino facile che non ha mai dato però risultati eccellenti. Quando, nel 1977, ho cominciato a lavorare alla Cantina San Michele Appiano, ho da subito intuito che questa terra era vocata per i vini bianchi e che dovevamo differenziarci diventando competitivi sulla qualità. Ho cominciato a sostituire i vitigni a bacca rossa con quelli a bacca bianca, sempre nel rispetto di ogni singolo contesto. Siamo quindi passati dall’avere l’85% di vini rossi e il 15% di bianchi su una superficie di circa 200 ettari, alla situazione odierna: 385 ettari di cui un buon 70% impiantato con vitigni a bacca bianca. I 385 ettari della Cantina San Michele Appiano, coltivati oggi da 330 soci, come sono distribuiti sul territorio? I terreni si sono situati in prevalenza ad Appiano, ma alcuni viticoltori ne possiedono a Termeno, Caldaro, Cortaccia e verso la conca di Bolzano. Si tratta di una zona non uniforme: si parte dai 400 metri d’altitudine, per scendere fino ai 250 verso il Lago di Caldaro, risalire a 700 ad Appiano Monte fino a 900 a San Genesio e a Corona sopra Cortaccia.
Sopra: un grappolo di uva Chardonnay. Sotto, il wine maker Hans Terzer.
Ai piedi della Mendola, ad Appiano Monte, troviamo il Pinot Bianco; nelle zone più fresche il Sauvignon. Poi c’è dello Chardonnay, del Pinot Grigio, nelle zone più calde il Gewürztraminer, nelle più fredde Müller-Thurgau e Riesling. Per quanto riguarda i vini rossi la Schiava è molto diminuita, sostituita da bianchi e dal Pinot Nero. Nelle zone più calde – Bolzano, Termeno, Cortaccia, Lago di Caldaro – si coltiva invece Lagrein, Merlot e Cabernet. Quali sono i dati attuali di produzione della Cantina? Attualmente la Cantina San Michele Appiano ha una produzione annua di 2,5 milioni di bottiglie, distribuite per il 70% all’Italia e per il 30% all’estero. Tornando al tema della rivoluzione da lei attuata nell’universo dei vini bianchi, un altro importante tassello è rappresentato dall’introduzione di una parte di affinamento in legno. Può raccontarci come è avvenuta questa sua intuizione? Era il 1982 e mi ero messo in testa di fare qualcosa di diverso, perché a quei tempi ai vini bianchi si dava troppa poca importanza. Così sono andato a scegliere le uve migliori in una zona tra le più antiche, Schulthaus, sopra Castel Moos, ad Appiano Monte e ho rivoluzionato l’affinamento con un passaggio parziale in legno, in parte con la fermentazione malolattica (considerata da molti un errore, ma che invece si è rivelata una scelta vincente), creando un nuovo Pinot Bianco, dotato di grande identità territoriale, versatilità e un tocco un po’ selvatico, ancora oggi uno dei più apprezzati della nostra linea selezione.
Un altro grande vitigno che ha avuto ascesa in Alto Adige proprio grazie al suo lavoro di ricerca è il Sauvignon. La scoperta del Sauvignon, vitigno del quale per molto tempo in Alto Adige si ha avuto poca traccia, è avvenuta per puro caso. Stavo assaggiando uve del Pinot Bianco (o almeno così credevo) di un impianto situato in una piccola vallata attraversata da un ruscello di montagna, luogo ideale per il Sauvignon che vuole un clima mite e molto fresco. Ho percepito un sapore diverso e mi sono reso conto che non si trattava di uve di Pinot Bianco. Ho deciso quindi di lavorarle separatamente, senza utilizzare il legno. Oggi il Sauvignon è uno dei vitigni tra i più coltivati in Alto Adige e credo di poter dire che è stato in parte anche merito mio. Nel 1986 nasce la linea di punta della Cantina San Michele Appiano, la Linea Sanct Valentin, di cui il Sauvignon è stato per ben 18 volte insignito dei Tre Biccchieri, il massimo riconoscimento della guida Gambero Rosso. La linea Sanct Valentin, il cui nome deriva dalla tenuta nobiliare Sankt Valentin del 15° secolo, raffigurata sull’etichetta, testimonia l’impegno della Cantina San Michele Appiano a favore della qualità assoluta. In questa linea vengono utilizzate solamente le uve più pregiate dei nostri soci che danno vita a vini eleganti, multidimensionali e con un ottimo potenziale di invecchiamento. Nonostante con la linea Sanct Valentin la Cantina San Michele Appiano avesse raggiunto già un livello di qualità eccellente, la sua ricerca non si è mai fermata. Ed ecco che nel 2010 arriva la novità assoluta: Appius. L’idea di Appius me la sono portata dentro per molti anni. Dopo un lungo periodo di sperimentazione con i vini della Linea Sanct Valentin, ho capito che era arrivato il momento giusto per realizzare ciò che avevo in mente. Con le migliori uve provenienti da vecchi vigneti con resa minima, ho creato il mio vino da sogno, Appius, un blend di quattro varietà a bacca bianca che esprime fedelmente il millesimo. I quattro vini fermentano e affinano principalmente in piccole botti di legno.
Uno scorcio della barricaia dedicata ai vini rossi
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LA SCOPERTA DEL SAUVIGNON, VITIGNO DEL QUALE PER MOLTO TEMPO IN ALTO ADIGE SI HA AVUTO POCA TRACCIA, È AVVENUTA PER PURO CASO
Dopo dodici mesi di affinamento nel legno segue l’assemblaggio definitivo per poi passare in acciaio, dove maturano insieme per quasi tre anni sulla fecca fina. Dalla prima edizione del 2010 alla sesta con Appius 2015, la formula è sempre rimasta la stessa, con delle variazioni nelle proporzioni delle singole varietà di uve, poiché ogni annata è diversa e lo scopo è sempre quello di esprimerne l’apice qualitativo. Quest’anno presenterà l’Appius 2016? Sì, ma per il momento non voglio svelare nulla. Accanto alla collezione Appius, è nata nel 2018 un’altra linea di pregio della Cantina San Michele Appiano con etichette in edizione limitata. La The Wine Collection: ce ne vuole parlare? L’idea della The Wine Collection è nata dal mio desiderio di presentare al pubblico una produzione d’eccellenza da piccole selezioni in purezza: vinificazioni monovitigno ed eccezionali annate storiche di Sanct Valentin. Ho inaugurato la collezione con il Sauvignon TWC 2015 al Vinitaly del 2018; nel 2019 è stata la volta del Sauvignon TWC 2016 e della mia personale sfida con uno dei vitigni più difficili ma da me più amati, il Pinot Noir Riserva TWC 2015. Da poco ho presentato il Sauvignon TWC 2017 e il Pinot Noir Riserva TWC 2016 in una conferenza digitale, esperienza insolita ma necessaria, visto il difficile momento dovuto all’emergenza sanitaria, che non ha però minato il nostro entusiasmo nel voler promuovere le grandi novità di quest’anno. Abbiamo molto parlato dei grandi vini bianchi della Cantina San Michele Appiano; per quanto riguarda invece i vini rossi, può parlarci del Pinot Nero che di fatto è stato il primo tra i rossi ad entrare nella The Wine Collection? Sono sempre stato affascinato dalla Borgogna, dal Pinot Noir, da questo vitigno dal carattere difficile come quello di una diva. Ogni enologo vorrebbe misurarsi con un grande Pinot, perché è una
sfida che non ammette decisioni sbagliate. Ho atteso 20 anni prima di decidere di selezionare una micro-partita in due aree molto vocate. Volevo dimostrare che un Pinot Nero importante si può produrre anche in una zona abbastanza giovane e ancora non riconosciuta come meriterebbe. Grazie ai piccoli poderi gestiti dalle famiglie che da secoli lavorano in vigna, abbiamo la garanzia di risultati eccellenti. Quanti ettari di Pinot Nero coltivate attualmente? Oltre 30 ettari sui 385 totali, in crescita; in parte ancora giovani, dovrebbero dare grandi risultati in futuro. In particolare le uve che compongono il Pinot Noir TWC provengono da due distinti vigneti della parte settentrionale dell’Oltradige, “Rungg”Cornaiano e Appiano Monte, zone vocate e con un microclima che permette al Pinot Nero di esprimersi al meglio. Dopo il lockdown quali sono i suoi prossimi buoni propositi? Continuare a lavorare sui nostri maggiori punti di forza: garanzia e costanza nella qualità dei vini.
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sette vini firmati san michele appiano a cura di marco morelli
Garanzia e costanza nella qualità. Sono questi i punti di forza della produzione vitivinicola della Cantina San Michele Appiano, custode centenaria di grandi vini e di una straordinaria varietà, che vogliamo presentarvi attraverso sette diverse etichette (cinque vini bianchi, un rosso e una cuvée) scelte dalla Linea Selezione, dalla Linea Sanct Valentin e dalla prestigiosa collezione Appius. Pinot Bianco Schulthauser 2019 Un classico fra i Pinot Bianchi dell’Alto Adige, lo Schulthauser è stato vinificato ed imbottigliato la prima volta già nel 1982. Le uve che lo compongono provengono dalla zona „Schulthaus“, sopra Castel Moos ad Appiano Monte (540620m).
Alla base della produzione c’è il “rispetto per l’uva”, l’attenzione per le particolarità dei singoli cru e le diverse varietà. Un percorso di nobilitazione che, nel rispetto della tradizione, si sposa con innovative tecniche di vinificazione.
Un Pinot Bianco completo, finemente fruttato e fresco in grado di sedurre il palato sia per la cremosa morbidezza sia per l’acidità di razza. Vino da aperitivo e per l‘estate, accompagna tutti i piatti di pesce e i piatti delicati di selvaggina da piuma. Da servire ad una temperatura da 8 a 10 gradi. Riesling Montiggl 2019 Questo vitigno di origine germanica ha trovato in Alto Adige un terroir di adozione ideale. Il Riesling predilige il clima fresco ma soleggiato, condizioni presenti nella zona di Monticolo, dove i terreni porfirici donano al vino il suo carattere speciale. Il Riesling Montiggl si distingue per gli aromi fruttati e la freschezza minerale. Perfetto con i piatti di pesce leggeri e le ricette a base di verdure. In primavera lo si consiglia in abbinamento con gli asparagi, prosciutto cotto tirolese e salsa bolzanina. Ottimo anche con i formaggi di capra. Da servire da 8 a 10 gradi.
nire da giaciture di prim’ordine. Il Pinot Nero Riserva matura per un minimo di due anni in cantina prima di essere commercializzato. Il risultato è un bicchiere elegante, che non teme il confronto con i Pinot neri internazionali. Ideale con la carne di manzo rosolata, la selvaggina da piuma, il coniglio, l’oca arrosto. Gradevole anche sui formaggi a pasta dura. Da servire da 14 a 16 gradi.
Pinot Noir Riserva 2017 Il Pinot Nero è un vitigno classico che ama regioni con clima mite, richiede molta attenzione e costituisce una vera sfida in vigna e in cantina. Per soddisfare i requisiti di una riserva, i ceppi devono avere un’età di almeno sei anni e prove-
Sauvignon Sanct Valentin 2019 Il vino più famoso e premiato della Cantina San Michele Appiano è perfetto per iniziare la settimana col piede giusto. Un bianco di classe superiore dal frutto seducente, eccellente mineralità e persistenza.
Questo nettare della linea di punta Sanct Valentin è ottimo per accompagnare piatti di pesce, come il pesce persico e la sogliola oppure con il salmerino in salsa di peperoni, oppure ancora con un saporito risotto alle verdure. Da servire da 8 a 10 gradi. Chardonnay Sanct Valentin 2018 Nelle vigne migliori del comune di Appiano si producono uve così straordinarie da dar vita ad un vino pregiato, dalla forza esorbitante eppure elegante. Dal 1986 questo Chardonnay appartiene alla linea di vertice Sanct Valentin e rappresenta uno dei vini più importanti della cantina.
Il Wine Time è lo shop della Cantina San Michele Appiano in cui è possibile informarsi, degustare e acquistare i vini. uno spazio speciale per sperimentare il vino con tutti i sensi.
Equilibrio perfetto, acidità giustamente amalgamata ed eccellente potenziale d’invecchiamento. Si abbina molto con ricette forti come il fritto misto di pesce, i ravioli ai funghi porcini, il risotto al “Graukäse” (il tipico “formaggio grigio” tirolese). Perfetto anche con il pollo al forno o la cotoletta alla milanese. Da servire da 8 a 10 gradi. Gewürztraminer Sanct Valentin 2019 Il Gewürztraminer è una delle varietà autoctone dell’Alto Adige più avvincenti nel panorama viticolo mondiale. Il Gewürztraminer Sanct Valentin si caratterizza per il suo bouquet intenso e complesso, ricco di aromi che rimandano alle spezie orientali, la delicata rosa canina e i frutti esotici. Vino di punta della linea Sanct Valentin fin dal 1986, si distingue pure per serbevolezza e garantisce anche dopo molti anni una beva incantevole. Da abbinare a piatti speziati, al fegato d’oca, ai formaggi erborinati, al risotto ai frutti di mare o alle specialità altoatesine quali i ravioli al „Kloazn“ (farina di pere) con formaggio grigio tirolese. Da servire da 8 a 10 gradi. Appius 2015 Ricco e generoso come l’annata che rappresenta, una delle migliori dell’ultima decade che ha
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permesso un’ottimale maturazione delle uve. La cuvée Appius 2015, ottenuta dalle selezioni di punta, si concentra sullo Chardonnay (55%) a cui si aggiungono le altre varietà bianche come Pinot Grigio (20%), Pinot Bianco (15%) e Sauvignon (10%). Colpisce per la sua armonia tra intensi profumi, mineralità, vivace freschezza e persistenza aromatica. Ottimo per accompagnare piatti di pesce in tutte le sue varianti e pietanze della cucina asiatica. Squisita anche la combinazione con piatti gustosi di carne bianca e di selvaggina. Da servire da 8 a 10 gradi.
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aziende italiane l’impresa di fare impresa
a cura di Francesco Colombera
Castello di Spessa Il Collio in un bicchiere Nuovo logo e nuove etichette per Castello di Spessa di Capriva del Friuli, nota azienda vinicola del Collio Goriziano di proprietà dell’imprenditore friulano Loretto Pali. Lo storico logo aziendale è stato rielaborato e reso contemporaneo, senza alterarne il fascino del passato, ma solo togliendone aulicità e dettagli superflui. Essenziale, pulito, romantico, l’attuale mette in risalto l’alta torre merlata, simbolo del castello, e interpreta con la grafia leggera ma non leziosa il romanticismo che è il genius loci del maniero, totalmente immerso nelle vigne della tenuta da cui provengono pregiati vini, che si affinano nelle scenografiche cantine storiche scavate nel suo sottosuolo. Romance is in our nature è il nuovo claim che connota l’intero romantico mondo del Castello di Spessa Golf&WineResort, icona di raffinata ospitalità italian style. Quattro strutture in cui scegliere dove soggiornare, tre ristoranti, un campo da golf a 18 buche, una Wellness Spa con vinoterapia di prossima apertura, che utilizzerà per trattamenti e prodotti uve e vini della tenuta. Un’offerta impareggiabile e unica - di cui l’azienda vinicola è il fiore all’occhiello - fatta di naturalità, territorio, gusto, valori di tradizione interpretati in maniera fresca e contemporanea, da scoprire e vivere con semplicità ed immediatezza.
ROMANCE IS IN OUR NATURE. NUOVE ETICHETTE PER I VINI E NUOVO CLAIM PER IL CASTELLO DI SPESSA GOLF & WINE RESORT DI CAPRIVA DEL FRIULI Le nuove etichette La storia del Castello di Spessa si intreccia da secoli con la viticoltura, dato che dai suoi vigneti si produceva vino sin dal XIII secolo e nel XVI secolo si coltivava già la Ribolla Gialla (il primo documento che attesta una vendita di Ribolla Gialla risale infatti al 1559). Nel 1773 anche Giacomo Casanova, ospite a Spessa, ne apprezzò i vini, definendoli nelle sue Memorie “di qualità eccellente”. Oggi l’Azienda vinicola si estende su circa 90 ettari di vigne di proprietà, allevate con una filosofia ecofriendly, e produce circa 400.000 bottiglie all’anno. Le sue cantine sono le più antiche e scenografiche del Collio e si sviluppano sotto il castello su due livelli: quello superiore risale al periodo medievale, il secondo, che si trova a 18 metri di profondità, è un bunker militare realizzato nel 1939, ideale per temperatura e umidità a custodire le barriques.
Castello di Spessa
La sagoma del castello (in oro per i bianchi e in bordeaux per i rossi) connota tutte le etichette, dalla carta pregiata e dalla grafica fresca ed essenziale, ed è diversamente declinata nelle tre linee dei vini: L’Eccellenza del Conte ( i San Serf Bianco e Rosso, vini preziosi che invecchiano rispettivamente 7 e 10 anni), la Linea Collio (non più di 100.000 bottiglie annue, da uve di collina raccolte a mano), la Linea Isonzo (la pulizia e verticalità dei cui vini è ben espressa dall’etichetta sobria e pacata).
La Cantina
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La Linea Collio Sui dolci rilievi collinari che circondano il castello sono coltivati i più antichi e nobili vitigni locali e internazionali. I terreni del Collio sono formati dalla ponca, un impasto di marna e arenaria stratificatosi nel corso dei millenni, ricco di sali e microelementi, che dona ai vini (in particolare ai bianchi, per i quali la zona è conosciuta a livello internazionale) un carattere unico: cremosi, di ottima struttura, longevi, hanno un bouquet ampio e intenso. Dalle uve coltivate con maestria e grandissima cura nei 28 ettari di vigneti di proprietà nascono i Cru aziendali, a cui si è scelto di dare il nome delle nobili famiglie che negli anni sono state proprietarie del Castello. Le nuove etichette interpretano il nuovo stile dei vini del Collio, lanciato nel 2014 da Loretto Pali, consapevole che la tendenza internazionale era focalizzata su vini freschi e sapidi. Nacque così la collaborazione con l’enologo trentino
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LONTANO DALLA FOLLA, SOGGIORNI RELAX NELLA NATURA FRA VITA ATTIVA, BUONA TAVOLA, GOLF. DI PROSSIMA APERTURA UNA SPA CON VINOTERAPIA.
barriquerie con pietre a vista. Si scende poi, con una ripida scala di 70 scalini, al secondo livello, ricavato in un ex bunker militare. Su prenotazione è possibile partecipare a degustazioni guidate di varie tipologie di vini e di grappe distillate con le vinacce delle uve di Spessa. Nel Wine Shop Casanova, allestito nelle ex scuderie del Castello, si possono acquistare i vini, le grappe, l’olio e i mieli aziendali, oltre ad una raffinata selezione di prodotti tipici del Friuli Venezia Giulia. Vini e grappe si possono ordinare anche comodamente on line, dal sito www.castellodispessa.it, che propone fra l’altro una serie di interessanti offerte.
Enrico Paternoster, che ha saputo unire eleganza e freschezza a struttura e longevità, ottenendo vini eleganti, minerali, persistenti, di notevole freschezza e grande bevibilità. Stiamo parlando dei Bianchi: Pinot Bianco Santarosa, Pinot Grigio Ramato Joy, Sauvignon Segrè, Ribolla Gialla Yellow Hills, Friulano Rassauer, Bianco Collio Riserva San Serff. E dei Rossi: Merlot Torriani, Pinot Nero Casanova, Rosso Collio Riserva San Serff. La Linea Isonzo Nella DOC Friuli Isonzo, dove l’azienda possiede 60 ettari di vigneti, il terreno si contraddistingue per un primo strato ricco di minerali (fra cui ferro ed alluminio), a cui seguono un substrato di argilla e circa 6 metri di ghiaia, che accumula calore durante il giorno e lo rilascia la notte. Ne derivano vini dalla spiccata mineralità, eleganti, verticali e particolarmente longevi. I Bianchi: Ribolla Gialla, Friulano, Chardonnay, Pinot Grigio, Sauvignon; i Rossi: Cabernet Sauvignon e Merlot ; lo spumante Pertè - Ribolla Gialla e il Vino dolce, da meditazione Perle IGT. Visite in cantina e Shop on line Le cantine di invecchiamento del castello accolgono i visitatori per visite e degustazioni. Le visite guidate, su appuntamento, iniziano dalla sala video e conducono tramite una galleria alla
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Camere fra le vigne Il Castello di Spessa Golf & Wine Resort è fra i più raffinati simboli del bon vivre e dell’ospitalità del Friuli Venezia Giulia, complessa e affascinante terra di confine che dell’ospitalità ha fatto un arte. Il luogo ideale per un ritemprante soggiorno lontano dalla folla in totale sicurezza e relax, nel rispetto delle norme di distanziamento. Una vacanza salubre per corpo e mente, a contatto con la natura, con amplissimi spazi a disposizione dove poter fare passeggiate ed attività all’aria aperta, dato che la tenuta si estende per 60 ettari. Il resort offre la possibilità di pernottare in 4 strutture, ciascuna con un proprio stile ben definito, fra cui gli ospiti possono scegliere la sistemazione preferita. Nel castello si alloggia in ariose ed amplissime camere e suites arredate con mobili del Settecento e dell’Ottocento italiano e mitteleuropeo, con eleganti dettagli d’epoca che si combinano con discrezione con i più moderni comfort. Le altre stanze si trovano in antichi edifici della tenuta. Dalla ristrutturazione di una casa colonica ai piedi del maniero è stata ricavata La Tavernetta al Castello, con un eccellente e raffinato ristorante gourmet e 10 camere dall’atmosfera country chic. Chi cerca una soluzione ancor più appartata, trova in un bel casale affacciato sul green gli Appartamenti nelle vigne arredati con caldo stile rustico e particolarmente adatti alle famiglie e nel Casale in collina, il più appartato, una decina di stanze arredate in stile shabby chic. Tutti con ampli spazi all’aperto, i 3 ristoranti del resort offrono diverse tipologie di cucina, dalla raffinatezza della Tavernetta, alla contemporaneità del Bistrot Gusto di Casanova, alla tradizione a Km 0 dell’Hosteria del Castello. A disposizione degli ospiti, biciclette per pedalare in relax fra colline e vigneti, sentieri ben tenuti per passeggiate, spazi dove poter fare ginnastica e yoga all’aria aperta. Castello di Spessa Via Spessa 1 - Capriva del Friuli (GO) Tel: + 39 0481.808124 www.castellodispessa.it info@castellodispessa.it
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vinoteca
raffaele porceddu il grifo nobile a suggello di una rara professionalità
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a cura di m.t. san juan (tratto da l’Unione sarda.it)
restigioso riconoscimento per Raffaele Porceddu, maître e pluripremiato sommelier originario di Senorbì, premiato con il Grifo Nobile alla ventisettesima edizione dell’Anteprima Vino Nobile di Montepulciano (Toscana), tra gli eventi più importanti del settore vinicolo
italiano. Il Grifo Nobile è stato assegnato dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano a quelle figure che si sono distinte per la promozione del vino italiano. “Per me questo è un grandissimo onore, sono orgoglioso della considerazione che mi dimostrate, oggi per me si è avverato un sogno”, ha detto Porceddu all’assegnazione del premio, dopo aver ringraziato Andrea Rossi, presidente del Consorzio. Per questa edizione il Grifo Nobile è stato assegnato a Luca Martini (miglior sommelier del mondo), Raffaele Porceddu (maître dell’Adler Therme di Bagno Vignoni, Siena), Nicola Masiello (presidente onorario della Fisar), Ida Walters (come sommelier emergente) e allo chef stellato Roberto Rossi. Prosegue quindi a scalata di Porceddu nel mondo dell’enologia di altissimo livello: da ragazzo ha imparato a conoscere i vitigni isolani vendemmiando nei campi della Trexenta con il padre e i fratelli, ha poi sviluppato la sua passione per il vino attraverso l’istruzione e incontrando i produttori tra i suggestivi vigneti d’Italia e d’Europa. La Sardegna è sempre nel suo cuore. “Non mancano i progetti dedicati alla nostra cara Isola, presto ci saranno importanti sorprese”, annuncia il sommelier.
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Maurizio Sala
Raffaele Porceddu
(ph. Elisa Valdambrini)
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SPECIALe cantine
FAMIGLIA OLIVINI, 50 ANNI DI PASSIONI a cura di marco morelli
vignaiuoli dal 1970
Famiglia Olivini: da sx Giordana, Giovanni, Graziella, Giulio, Giorgio Olivini
Con la capacità di saper guardare al futuro
La storia della cantina Famiglia Olivini prende vita dalla passione di un imprenditore bresciano per la campagna. Era il 1970 quando tutto ebbe inizio e quello che un tempo era forse solo un hobby oggi, grazie al passaggio di consegne ai nipoti nel 1999, è un progetto in continua crescita ed evoluzione. Giorgio, Giordana e Giovanni, i nipoti, scelgono quotidianamente di condividere un legame che i genitori Graziella e Giulio da anni sentono per questa terra. Passione, determinazione e grande desiderio di sperimentare nuove realtà enologiche - gli stessi ingredienti che vengono riposti per l’attività siderurgica - hanno portato la famiglia Olivini a percorrere una strada difficile, ma che ha regalato loro grandi soddisfazioni. I vitigni ricoprono 30 ettari di terreno argilloso, situati nel cuore della Lugana, a San Martino della Battaglia, prospicienti il Lago di Garda. Terreni difficili da lavorare, ma che donano uve eccezionali, da cui si producono vini meravigliosi, come il Lugana metodo classico che nasce proprio dal felice connubio tra il vitigno autoctono Lugana e la mineralità del terreno. La coltivazione delle viti è attenta e scrupolosa, nulla è lasciato al caso, così come il processo di vinificazione, che avviene nella modernissima cantina, che vanta le migliori tecnologie. Il percorso dell’azienda si lega a quello professionale dell’enologo Antonio Crescini che da oltre vent’anni segue l’attività in vigna e la produzione in cantina. Produzione che è diversificata nei Lugana Doc (che comprende il metodo classico), Chiaretto, rosé e vini rossi. La gamma si completa con tre grappe e un olio. I COLORI E LE FORME DEL VINO A dieci anni dall’introduzione della nuova “immagine” Famiglia Olivini ha scelto di optare per un leggero restyling di etichette e packaging. L’azienda, che ha recentemente inaugurato l’ampliamento della nuova cantina, con il passaggio di consegne ai nipoti avvenuto nel 1999 ha iniziato un percorso che l’ha portata, esattamente dieci anni fa, a dotarsi di
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SIAMO RIUSCITI AD ESPRIMERE CON IL NOSTRO METODO CLASSICO CIÒ CHE OGNI VINO, AL GIORNO D’OGGI, DOVREBBE ESSERE: OVVERO UNA SIMBIOSI TRA LA NOSTRA TERRA E LA NOSTRA UVA UNITE AD UNA MODERNA TECNOLOGIA PRODUTTIVA.
una identità grafica e di stile capace di distinguersi. Nel 2009 hanno fatto il loro esordio le prime etichette (e le nuove bottiglie) che vedevano protagoniste delle righe orizzontali, intervallate da fasce in lamina dorata e con cromie capaci di evocare il contenuto: tonalità di verde per il Lugana Doc, marrone pastello per il Demesse Vecchie, rosa antico e viola per il Lugana Doc Rosè metodo classico e un esplicito richiamo all’oro per il Lugana Doc brut metodo classico. A distanza di dieci anni da questo importante cambiamento, supportata dalla stessa agenzia che aveva curato il design (la Novaidea di Selva del Montello, nel trevigiano), Famiglia Olivini ha scelto di evolvere e di dare vita a un leggero restyling delle sue etichette: alle righe orizzontali, che sono diventate un chiaro segno distintivo, si sono affiancate delle righe leggermente oblique in grado di conferire, senza stravolgere l’identità, la sensazione di qualcosa che fasciasse la bottiglia stessa. «Siamo ben consapevoli – ha spiegato Giovanni Olivini, direttore della cantina – di vivere in un mondo innovativo dove l’immagine e la riconoscibilità sono essenziali. Per questo abbiamo creato un’immagine moderna, ma che al tempo stesso ci appartenesse. Quando dieci anni fa optammo per le righe fu per una semplice volontà di proporre qualcosa di nuovo, diverso dalle comuni etichette del vino, qualcosa di estremamente moderno».
AL VIA LO SHOP ONLINE Quello che, per tanti settori, può apparire come un passo facile e scontato è, nel caso della vendita online dei propri vini, una vera e propria svolta epocale. Lo scenario è quello che tutti ben conosciamo: l’emergenza legata alla diffusione del coronavirus ha portato infatti alla chiusura dei bar e dei ristoranti e alla necessità di approvvigionarsi di prodotti enogastronomici senza uscire di casa. Ecco quindi che basta un semplice click su shop.famigliaolivini.com per selezionare, ordinare e ricevere comodamente al proprio indirizzo l’intera gamma dei prodotti di Famiglia Olivini. All’appello non manca proprio nessuno: dall’iconico Lugana Doc ai metodi classici Lugana Brut, Diciannove Marzo Pas Dosè e Garda Rosé Brut, dal Demesse Vecchie al chiaretto Riviera del Garda Classico o dai rossi Il Guardiano e Notte a San Martino al Condolcezza. Senza tralasciare le tre grappe (di Lugana, di Merlot e di Lugana invecchiata) o l’olio del Garda Bresciano ottenuto dalle tipiche varietà di casaliva, frantoio e gargnà. Per completare l’acquisto è possibile pagare con ApplePay, GooglePay, PayPal, carta di credito oppure con bonifico. La consegna, gratuita per ordini superiori ai 99 euro o pari a 9,50 per importi inferiori, è garantita in tutta Italia. «Abbiamo attraversato tutti un momento difficile – ha aggiunto Giovanni Olivini - e forse solo in quel frangente il mercato ci ha permesso di prendere iniziative che fino a qualche settimana prima non erano minimamente ap-
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L’INTERPRETAZIONE IN CHIAVE MODERNA DELLA PASSIONE CHE CONTRADDISTINGUE FAMIGLIA OLIVINI HA CREATO LA VOLONTÀ DI UNA NUOVA VESTE GRAFICA CHE SI TRADUCE IN UNA VIBRAZIONE CROMATICA CHE PUNTA A RIVELARE LE AFFINITÀ ELETTIVE
Una sala dello splendido wine shop
nostro shop online. Con questo investimento abbiamo deciso di non lasciare soli i nostri agenti del canale Horeca che hanno vissuto un momento drammatico dal punto di vista commerciale: ad ogni vendita dello shop online verrà quindi retribuita una percentuale agli agenti di zona».
Da sx Giulio Olivini, Antonio Crescini, Giovanni Olivini
procciabili. Si tratta di un’idea che, per una media cantina come la nostra, rappresenta un passo coraggioso, ma sensato e pensato. Tra le aziende bresciane siamo praticamente tra i primi a rivolgerci al consumatore con un
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ODE AL DEMESSE VECCHIE LUGANA DOC Tra le referenze della cantina Famiglia Olivini merita sicuramente una particolare attenzione il Demesse Vecchie. Si tratta di un Lugana DOC in purezza prodotto esclusivamente dalle uve raccolte, dopo una surmaturazione in pianta e una successiva selezione dei grappoli, in un vigneto di oltre cinquant’anni, di proprietà dell’azienda. Il lungo affinamento sulle fecce nobili ed il successivo riposo in bottiglia regalano al vino profumi eleganti e maturi. Di questa cru solo un 10% riposa in barriques. Dal colore giallo paglierino, il Demesse Vecchie si presenta con un gusto pieno e rotondo, supportato da una solida struttura e da una notevole persistenza. Eccellente con primi e secondi piatti a base di pesce, con carni bianche, formaggi a pasta dura o molle di media stagionatura.ì Ma come degustare al meglio il Demesse Vecchie in questo periodo di permanenza forzata a casa? Per rispondere alla domanda con consigli pratici abbiamo chiesto aiuto a Fabrizio Albini, chef del “Bianca sul Lago” di Oggiono (LC) che ha ideato una gustosa ricetta, facile da replicare: uno spaghetto con merluzzo, peperoncino e yogurt.
Per sostenere l’emergenza Coronavirus Famiglia Olivini ha scelto di supportare l’iniziativa, ideata dal Comune di Brescia e promossa da Ambra Angiolini, Francesco Renga e Fabio Volo, “SOStieni Brescia, dona per la tua città”: per ciascuna bottiglia acquistata, partendo da un minimo di 6, viene donato un euro per aiutare le fasce più fragili della popolazione di uno dei territori più colpiti dalla pandemia. SOCIETA’ AGRICOLA OLIVINI S.S. San Martino della Battaglia Desenzano del Garda (BS) Località Demesse Vecchie, 2 T. +39.030.9910268 www.famigliaolivini.com
vinoteca
Vineria portofranco tra la val d’Orcia e le Crete senesi
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pre “portofranco”, una nuova vineria lungo il corso principale di Montisi, paese di 300 abitanti. Siamo nel comune di Montalcino, nello splendido scenario tra la val d’Orcia e le crete senesi. Le protagoniste di questa impresa sono Alessandra Raza e Ilaria Gianoli, che provengono da ambiti differenti: l’una dalla ristorazione, l’altra dall’arte contemporanea. Hanno in comune la passione per i vini naturali e per i prodotti gastronomici di qualità. L’appellativo “portofranco” viene suggerito da Marino Colleoni, produttore di Brunello, che dà un nome all’intento e alla visione del progetto: una enoteca con piccola cucina che sia luogo di approdo e di incontro, caratterizzato da sincerità di intenti e di proposte, il tutto accompagnato dalla voglia di creare cultura, non solo enogastronomica. Ilaria Gianoli e Alessandra Raza abitano a Montalcino e hanno alle spalle storie differenti. Ilaria sei anni fa decide di lasciare la sua città, Milano – dove lavora dal 2000 come ufficio stampa per l’arte e la cultura - perché ha bisogno di cambiare ritmo e prospettiva, soprattutto di vita e di paesaggio. In Toscana approfondisce le sue conoscenze sul vino, in particolare all’ambito della produzione biodinamica e naturale e questa cosa diventa una professione. Alessandra parte da Gradisca d’Isonzo per arrivare, con il marito Marco, in un territorio che vedeva l’inizio del boom economico del Brunello. Negli anni l’interesse per la cucina diventa una professione, e inizia a proporre lezioni di cucina e cene a domicilio. Quando decidono di aprire un’attività assieme, esplorano e mappano la Val d’Orcia in
Una vineria sociale come si intendeva una volta; dove ti fermi a bere un bicchiere, oppure a fare merenda
Maurizio Sala
lungo e in largo, fino ad approdare a Montisi. Nasce così l’idea di una vineria con mescita in una antica cantina con muri di tufo, pietre e volte di mattoni, con il bancone e gli elementi di acciaio, una madia retrò, alcuni tavolini e una seconda area dove avviene la conservazione dei vini.
Alessandra si occupa della parte food, con la ricerca di prodotti biologici di piccoli produttori: salumi e formaggi da diverse zone d’Italia, come il prosciutto D’Osvaldo dal Friuli, la giardiniera piemontese, i sottoli e le mozzarelle dalla Puglia accanto a una selezione di prodotti di piccoli artigiani locali. Ci saranno anche alcune proposte “sentimentali”, come il Vero Toast, fatto con pane artigianale, prosciutto cotto di un piccolo affinatore e formaggio della val d’Orcia o la Merenda del Campione, michetta con Mortadella IGP di Prato (presidio slow food), servita assieme a un calice di rosso o alla birra artigianale di casagori. Per insalate e zuppe vengono usati solo ingredienti di stagione freschi; alcuni piatti sono realizzati con la tecnica della vasocottura. Ilaria gestisce il comparto vino, con una attenta selezione di produzioni locali e non, vini realizzati con attenzione e rispetto della vigna e del territorio, di amici o persone che conoscono e rispettano, con una storia che vi verrà raccontata. Diverse le etichette presenti, anche di produttori magari poco conosciuti ma di grande spessore, per proposte sempre nuove e diverse per una mescita e una carta vini che si rinnovano ogni mese. Alla vineria portofranco sono previste serate conviviali, incontri e degustazioni a tema, feste enogastronomiche, presentazioni culturali e mostre. Sarà contenitore anche di tutte le esperienze passate. Portofranco è aperto al pubblico da giugno (doveva inaugurare prima di Pasqua), in un periodo difficile che nemmeno le maledizioni dei Maya potevano realizzare. Ma la voglia di fare c’è, l’entusiasmo pure: si andrà più piano, la retta via sarà tortuosa, ma le due donne – come tutte le donne che si mettono in testa qualcosa – non si sono fatte scoraggiare. Dopotutto, l’importante è partire. vineria portofranco Via Umberto I, 97/A Montalcino, fraz. Montisi (53024) IT Orario: 10/21 – per chi desidera mangiare, è gradita la prenotazione Tel. 0577 1740044 portofrancoamontisi@gmail.com Ig/Fb #vineriaportofranco
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speciale cantine
TENUTE LA MONTINA, ASSOLUTAMENTE FRANCIACORTA a cura di m.t. san juan
La famiglia Bozza e La Montina, ovvero oltre 33 anni di Franciacorta con passione. Di padre in figlio, con un grande amore per la terra, il vino e una vocazione assoluta per la qualità. I Bozza sono fortemente radicati in Franciacorta e a Monticelli Brusati, dove la loro famiglia ha origine, ed è menzionata come proprietaria di terreni fin dal 1400. Gente che ama la terra, grande esperta di vini, e proprio dalla terra è voluta ripartire negli anni Ottanta per realizzare un grande sogno: diventare protagonista di una realtà di assoluto valore che si stava allora affermando, quel “fenomeno Franciacorta” oggi riconosciuto fra i più innovativi del panorama enologico internazionale. Una realtà in cui la famiglia Bozza ha creduto fermamente e con cui, di pari passo, è cresciuta e si è affermata, tant’è che oggi, a buon diritto, La Montina è annoverate fra le cantine che hanno scritto la storia della moderna Franciacorta vinicola. La Montina, un microcosmo che vi aspetta La Montina, una fra le più rappresentative e dinamiche aziende franciacortine, conosciuta a livello internazionale, ha sede a Monticelli Brusati (Bs) in un articolato complesso immerso fra i vigneti, che si estende per 12.000 mq e racchiude l’Azienda vitivinicola, l’Enoteca con Wine Shop, la seicentesca Villa Baiana, il Centro Congressi e il Museo di Arte contemporanea. Spettacolare la cantina scavata nella collina, che si estende per 7.500 m². I 72 ettari dei vigneti aziendali sono dislocati in 7 Comuni e si sviluppano su terreni molto vari fra loro, il che garantisce ai Franciacorta della Montina una straordinaria personalità. La produzione è di circa 450.000 bottiglie annue.
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E’ una delle aziende storiche e fra le più conosciute della Franciacorta. Oggi i suoi vini comodamente a casa vostra, la spedizione è gratuita.
I vini sono prodotti seguendo le rigide norme del Disciplinare del Consorzio Franciacorta, le più restrittive a livello mondiale per quanto riguarda il Metodo classico. Norme rigide per ottenere dei vini di assoluta qualità. Il Metodo di produzione dei Franciacorta prevede l’impiego di vitigni nobili (solo uve bianche di Chardonnay e di Pinot Bianco e uve rosse di Pinot Nero) e esclusivamente la raccolta manuale delle uve in cassette della capacità di 18/20 kg. Sua caratteristica, è la rifermentazione naturale in bottiglia e la successiva lenta maturazione e affinamento sui lieviti, non inferiore ai 18 mesi per le basi, 30 per i millesimati e 60 mesi per le riserve. Per ottenere la massima qualità durante la pigiatura delle uve, viene utilizzato in cantina il torchio verticale Marmonier, uno dei rarissimi in Italia.
Più che visite, esperienze in cantina Una cantina da visitare, quella delle Tenute La Montina, per scoprire quanta passione, lavoro, storia c’è dietro al pérlage finissimo e persistente, alla piacevole sapidità e freschezza dei suoi Franciacorta, caratterizzati ciascuno da etichette di colore diverso. Antesignana dell’enoturismo, da oltre 30 ha aperto le porte ai visitatori. Con il passare del tempo, la famiglia Bozza si è accorta della sempre maggiore richiesta da parte del pubblico di esperienze complete. Non solo un rapido tour, bensì un percorso guidato e raccontato passo passo; non solo un assaggio di vino, bensì la descrizione della sua storia e delle scelte fatte dal produttore. E la necessità di proporre agli ospiti un’esperienza che includa anche l’abbinamento del vino al cibo, di preferenza locale. “Nella nostra azienda, volutamente progettata anni fa da mio padre e i suoi fratelli per fare dell’accoglienza uno dei suoi capisaldi, facciamo del nostro meglio per stare al passo con i tempi - racconta Michele Bozza, Export & Marketing manager de La Montina - Inseriamo costantemente accorgimenti che rendano l’esperienza a La Montina piacevole, completa e non banale. Ad esempio, il percorso di visita alla cantina è scandito da cartelli esplicativi e mappe, adatti a comprendere i passaggi fondamentali delle diverse fasi di vinificazione. Lungo il tour in cantina si alternano realtà produttiva ed arte, dato che gli ambienti sono infatti arricchiti da dipinti e sculture. La visita termina nella Galleria d’arte ricavata dall’antica bottaia, che ciclicamente ospita esposizioni di artisti italiani e stranieri.
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La cantina è aperta tutti i giorni della settimana, week end compresi, per visite guidate e degustazioni, sia per singoli che per gruppi, ovviamente rispettando tutte le disposizioni di sicurezza dettate dall’attuale situazione post Covid. Nel tour è prevista anche la visita alla seicentesca Villa Baiana, dove è possibile organizzare pranzi, e una sosta all’Enoteca. In programma anche “degustazioni speciali”, con abbinamenti fra Franciacorta e specialità del territorio lombardo e non solo. Le visite guidate si prenotano su www. lamontina.com, o al numero 030 65.32.78. Villa Baiana, per festeggiare Villa Baiana è il centro pulsante di feste ed happenings di alto profilo, per privati ed aziende. Edificata nel 1620 dalla famiglia Montini, ospitare eventi per un totale di 600 persone comodamente sedute. Vi è annessa una Sala Congressi di 170 posti, dotata delle più moderne attrezzature. Oltre al fascino di una struttura rinnovata nel rispetto del gusto rinascimentale, offre agli ospiti un’ampia scelta di raffinati menù curati da propri chef. Dalla collaborazione di Villa Baiana con La Montina nasce la possibilità di offrire ai clienti business varie attività legate al mondo del vino, dalle visite in cantina a più strutturati progetti di team building. Anche gli spazi esterni di Villa Baiana sono stati concepiti per fruitori esigenti, dal gusto raffinato. Ideali per celebrazioni, per eventi privati ed aziendali, sono molto ricercati come location per spot pubblicitari e perfetti come set fotografici. Dal 2017 Villa Baiana è anche Casa Comunale, è quindi ci si può sposare, sia nella suggestiva cornice en plein air del parco, che nei saloni interni. Questa estate la villa, dove si possono organizzare anche pranzi e cene per piccoli gruppi in salette riservate, ospiterà dal giovedì alla domenica aperitivi, cene e brunch.
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consegnato in allegato al pacco ed ecco un bellissimo regalo, personale, fatto senza muoversi da casa. C’è poi la possibilità di personalizzare le bottiglie con frasi e disegni. Vista la situazione attuale, sono azzerate per il momento le spese di spedizione per tutti gli ordini effettuati online.
Qui l’accoglienza è un arte. Fra vini pregiati, ricercatezze gastronomiche, passeggiate fra le vigne. E ci si può anche sposare.
Shop on line La Montina è stata particolarmente impegnata durante l’emergenza Covid 19 a tener vivo il rapporto con clienti e wine lovers, un patrimonio di incommensurabile valore che non ha voluto trascurare, ma anzi rinsaldare. Ha perciò messo on line un nuovo sito di e-commerce, dove i clienti possono scegliere la referenza preferita, comporre confezioni, acquistare accessori per la degustazione e molto altro. E lo ha riformulato, offrendo anche un servizio di supporto ai clienti, che possono rivolgersi al personale della cantina per consigli sugli acquisti, oppure per dubbi e difficoltà tecniche riscontrate durante l’acquisto. “E’ molto importante far percepire alla persone che dietro lo schermo c’è qualcuno di fidato a cui poter far riferimento in caso di bisogno - spiega Michele Bozza - Il rapporto umano non va dimenticato quando si vende online, anzi.” L’enoteca online diventa quindi il negozio virtuale a cui rivolgersi per avere velocemente a casa il proprio Franciacorta preferito. E risponde anche alla necessità di fare regali restando a casa. Basta infatti indicare nell’ordine l’indirizzo del destinatario del regalo e comunicare la dedica che si vuole scrivere sul bigliettino che verrà
Gli abbinamenti perfetti I Franciacorta La Montina sono dei vini perfetti, non solo per brindare, festeggiare, sorseggiare un aperitivo, ma anche per accompagnare i piatti di un intero pranzo, dall’antipasto al dolce. Scopriamo gli abbinamenti perfetti. • Franciacorta Brut. Eccellente come aperitivo e sicuro compagno di primi piatti, pesce e carni rosse non elaborate. • Franciacorta Extra Brut. Ideale come aperitivo a base di ostriche, gamberi crudi, tempura e Grana Padano. • Franciacorta Millesimato 2011 Brut. Si abbina con tutti i piatti elaborati e succulenti. • Franciacorta Riserva Baiana 2011 Pas Dosé. Si abbina perfettamente a piatti dai gusti importanti.• Franciacorta Rosé Demi Sec. Compagno ideale di formaggi, indicato con piatti dolci e, perché no, a fine pasto abbinato a della frutta. • Franciacorta Rosé Extra Brut. Ottimo come aperitivo, ma sicuramente dà il massimo di sé con salumi, carni grigliate e formaggi erborinati, Grana Padano. • Franciacorta Satèn Brut. Abbinamenti ideali per questo vino: primi piatti delicati, pesce e carni bianche. • Franciacorta Rossonero Extra Brut. Ideale come aperitivo a base di ostriche, gamberi crudi, tempura e Grana Padano. • Franciacorta Selezione Montecolo. Celebra 30 anni di Montina portando nel bicchiere la Franciacorta nella sua purezza. Un sapore senza compromessi, rotondo e pieno con buona mineralità.• Quor 2910. Perfetto in abbinamento con lasagne provola e speck, ma anche con un branzino al cartoccio.
La Montina Via Baiana 17 Monticelli Brusati (BS) Tel. 030-653278 info@lamontina.com www.lamontina.com
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S P E C I A L E
c u ci n a
a cura di marco morelli
Boutique Hotel Tanzer, esperienza gourmet Tanzer Lifestyle
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l Gourmet e Boutique Hotel Tanzer si trova a Issengo/Falzes nel cuore della natura incontaminata della Val Pusteria, che si snoda tra la chiusa di Rio Pusteria e Lienz in Austria. Nota come la “valle verde”, è una delle più belle e varie dell’Alto
Adige. Il Tanzer nasce come Casa di famiglia: i proprietari, la famiglia Baumgartner, accolgono gli ospiti nella stessa struttura in cui sono nate e vissute più di cinque generazioni, dove il rispetto della tradizione è protagonista. Christl, ottima padrona di casa, si occupa dell’accoglienza, mentre il marito Hans fa da guida agli ospiti alla scoperta delle montagne della Val Pusteria. I figli Melanie e Hannes si occupano rispettivamente dell’amministrazione, mentre Michael, marito di Melanie, è sommelier. Il Gourmet e Boutique Hotel Tanzer accoglie gli ospiti in un’atmosfera intima e rilassata, dove si respira subito aria di famiglia. L’arredamento è composto da elementi chiari e moderni, uniti a materiali naturali e tradizionali che rendono l’ambiente accogliente. Gli interni si caratterizzano per un ambiente esclusivo e ricercato, dove l’arredo è selezionato con cura e dove decorazioni particolari danno un tocco in più di cura e personalità. Le camere e le suite del Tanzer sono luoghi di pace e tranquillità. I colori chiari, i materiali naturali e il design essenziale creano un ambiente ospitale in cui sentirsi subito ben accolti e coccolati. L’hotel Tanzer ospita 21 camere: ognuna è unica, con l’elemento ricorrente dell’iconica poltrona bergère, rivestita con tessuti variopinti.
La destinazione ideale per esplorare la Val Pusteria: una vacanza sentendosi “a casa”.
Il Gourmet e Boutique Hotel Tanzer
La gastronomia dello chef Hannes, tra tradizione e creatività. La cucina è il fiore all’occhiello del Gourmet e Boutique Hotel Tanzer: la cucina è affidata allo chef Hannes, che ama stupire gli ospiti con le sua proposte che abbinano creazioni contemporanee ai piatti tradizionali della cucina altoatesina e mediterranea. La cura della materia prima è fondamentale: gli ingredienti dei piatti sono di primissima scelta e coniugano prodotti a chilometri zero, come le insalate multicolori coltivate dai padroni di casa, e le eccellenze del territorio, come il formaggio di montagna delle valle di Müstair e lo speck della celeberrima macelleria Steiner. Gli amanti della tradizione apprezzeranno i rinomati piatti tipici della cucina altoatesina, come i canederli allo speck e lo strudel fatto in casa con le mele Golden della Val Venosta, la cui prelibatezza, come nelle migliori tradizioni, racchiude un segreto tramandato da generazioni. La qualità dell’offerta enogastronomica ha valso all’hotel Tanzer importanti riconoscimenti, quali l’inserimento nella guida Ristoranti d’Italia 2019 del Gambero Rosso, la segnalazione nella rinomata guida Michelin nel 2019, il riconoscimento di tre cucchiai nella Guida Schlemmer Atlas 2019 e, infine, l’inserimento tra i migliori ristoranti dell’Alto Adige della Guida Gault Millau 2019. Degna di nota è la carta dei vini con i tesori della cantina Pro Vino, un ambiente che rispecchia al meglio la passione con cui la famiglia Baumgartner si dedica al suo lavoro. La cantina presenta vini naturali di produzione semplice e limitata come quelli della tenuta Hof Gandberg a Cornaiano ma anche l’Uva schiava, il Traminer aromatico, il Lagrein, pre-
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La gastronomia dello chef Hannes, tra tradizione e creatività, con un piccolo segreto: l’orto accanto alla cucina. giati vitigni autoctoni. Ogni settimana viene organizzata una degustazione per presentare agli ospiti le eccellenze custodite nella cantina. Anche il caffè parla del territorio, in quanto proviene da un piccolo produttore locale. Infine, non possono mancare le birre artigianali, le grappe alle pere e ai fieni locali e i liquori fatti in casa. La destinazione ideale per esplorare la Val Pusteria. Il Tanzer è il punto di partenza ideale per scoprire gli angoli più belli della Val Pusteria con escursioni, passeggiate, gite in bici e tour in mountain bike per. Hans è sempre pronto ad accompagnare gli ospiti alla scoperta degli angoli più affascinanti del territorio, dai prati in fiore, ai boschi profumati, fino ai sentieri di montagna più impegnativi. L’escursionismo offre innumerevoli possibilità per conoscere le bellezze naturali alla conquista delle vette più belle dei Monti di Fundres, delle Dolomiti, delle Vedrette di Ries-Aurina e la cresta delle Alpi. Nella bella stagione, il Gourmet e Boutique Hotel Tanzer è il punto di partenza ideale per tanti itinerari sulle due ruote, gite in bici e tour in mountain bike, di ogni livello di difficoltà. Accanto alle attività più classiche come l’escursionismo, la mountain bike e la bici, la Val Pusteria offre quanto di meglio anche per gli amanti del golf, del Nordic Walking e dell’arrampicata. Per gli amanti dell’adrenalina c’è l’Outdoor & Funpark Kronaction, che promette grande divertimento per grandi e piccoli con i suoi 14 percorsi. Inoltre, si può scegliere tra numerose altre attività come fare il bagno nel laghetto di Issengo, il rafting e l’equitazione. Vale la pena mettere in programma una visita alla cittadina di Brunico, la perla della Val Pusteria, con le sue opere di interesse architettonico-culturale e le case colorate, ma anche con un centro storico ricco di ristoranti, boutique e negozi tradizionali. in cui passare qualche ora in tranquillità. Da segnalare, Il Museo provinciale degli usi e costumi di Teodone, dedicato alla vita della società rurale di un tempo in Alto Adige e il MMM Ripa nel castello di Brunico, uno dei sei Messner Mountain Museen (MMM) interamente dedicato ai popoli di montagna.
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Gli amanti della cucina, infine, non potranno perdere l’opportunità di partecipare all’esclusivo corso dello chef Hannes, per portarsi a casa, alla fine del soggiorno, le ricette di alcuni tra i suoi capolavori culinari. Dopo tutte le attività descritte fin qui, sarà piacevole trovare pace e tranquillità nel grande e tranquillo giardino, una vera oasi di pace piena di fiori profumati, con lettini e ombrelloni, per riposarsi e fare il pieno di energia. A disposizione degli ospiti anche la Spa, una piccola oasi di benessere, progettata con materiali naturali, legno e pietra e profumata di essenze naturali. Per reidratarsi, sono a disposizione degli ospiti diversi tipi di tè, bevande detox e l’acqua fresca della malga Plattner. Una vacanza in piena sicurezza. Il Gourmet e Boutique Hotel Tanzer seguirà scrupolosamente un protocollo di sicurezza per garantire la sicurezza dei suoi ospiti. Tutti i collaboratori in cucina, in sala, alla reception e ai piani indossano guanti e mascherine e usano ripetutamente gel disinfettante. L’hotel sarà occupato al 70% della sua capienza. Sarà rigorosamente rispettata la distanza di oltre un metro tra i tavoli, le poltrone, i lettini. Sarà possibile effettuare un pre-check in in fase di prenotazione. Per quanto riguarda i pasti, fatta salva la distanza di sicurezza, gli ospiti non dovranno mai accedere al buffet e saranno sempre servizi al tavolo a loro riservatp, che sarà prenotato per tutta la durata del soggiorno. In tutte le sale sarà disponibile un dispensatore automatico di gel disinfettante in tutte le sale e in tutto l´hotel sarà ripetuta più volte la disinfezione di interruttori, corrimani, maniglie. Via del Paese 1, 39030 Issengo/Falzes (Bz) Val Pusteria - Alto Adige Italia Tel. +39 0474 565366 info@tanzer.it www.tanzer.it
cucina
Mangia Italiano l’iniziativa di Pistì e dello chef Peppe barone
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a Pistì, azienda artigianale di Bronte, terra di pistacchio, è stato mandato in tutta la penisola questo messaggio “Mangia Italiano. Questa estate non potremo viaggiare all’estero ma non ci occorre, abbiamo tutte le bellezze dove viviamo. E dovremo ricominciare ad apprezzare il Made in Italy. Un sapore fresco e tutto italiano, come quello del miglior pistacchio, quello di Bronte Dop”. E’ partito così il concorso #RicettePestoPisti e sarà lo chef e maestro Peppe Barone, patron del ristorante Fattoria delle Torri a Modica e di Terrammare a Milano, il giudice che selezionerà le foto più belle e le ricette più interessanti realizzate con il pesto di pistacchio. Pistì nasce a Bronte, ai piedi dell’Etna, una quindicina di anni fa. Nino Marino era un manager creativo proveniente dal settore alimentare, Vincenzo Longhitano invece era un abile dirigente cresciuto in una storica famiglia di produttori di Pistacchio. Nel 2000 i due giovani uniscono le loro forze per dare vita a una piccola produzione di alta pasticceria. Nello stesso anno, subito dopo il debutto al “Cibus” di Parma, le numerose richieste da parte della grande distribuzione rendono necessario l’acquisto di un’intera pasticceria nel centro di Bronte. Oggi Pistì è un punto di riferimento per il territorio di Bronte e, proprio grazie alla scelta di privilegiare uno standard qualitativo eccellente, impiega stabilmente 90 dipendenti fissi, che diventano 160 nei periodi di alta stagione.
A CURA DI vittoria bisutti
Oggi Pistì è un punto di riferimento per il territorio di Bronte. Peppe Barone il giudice che selezionerà le foto più belle del concorso
SPAGHETTONI AL PESTO DI PISTACCHIO DI BRONTE E GAMBERI ROSSI “Questa ricetta vuole enfatizzare l’ aromaticità e la corposità del pistacchio” racconta Peppe Barone. patron del ristorante Fattoria delle Torri a Modica. “Come? Lavorandolo a crudo, senza passaggio in padella, che ne altererebbe l’ impianto aromatico, e senza aggiungere elementi sapidi tranne la mortadella come citazione storica e ampiamente condivisa nell’abbinamento”. Peppe Barone
Peppe Barone, chef modicano dalla lunga esperienza, tra i primi a rappresentare una Sicilia gastronomica più attuale e contemporanea, soprattutto ora che a ospitarlo è Milano, dove da pochi mesi ha aperto il Ristorante Terrammare, ci presenta questa ricetta che ha come protagonista il pistacchio
Ingredienti per 4 persone Spaghettoni gr 250, asparagi gr 80, scalogno gr 20, pesto di pistacchio Pistì gr 200, gambero rosso sgusciato gr 60, quattro fette di mortadella, olio EVO sale e pepe q.b. Esecuzione Pulire gli asparagi, tagliarli a tocchetti e sbianchirli in acqua salata per qualche minuto quindi passarli in una ciotola con acqua e ghiaccio. Stufare lo scalogno con olio evo, quindi aggiungere gli asparagi. Saltarli insieme un minuto, frullare e mettere da parte. Cuocere la pasta in tre litri d’ acqua salata. Appena cotta saltare in padella con la crema di asparagi. Impiattamento Stendere una fetta di mortadella al piatto, aggiungere la pasta saltata sormontandola con il pesto ed a seguire il gambero ridotto a pezzettini. PISTÍ ANTICHI SAPORI DELL’ETNA S.R.L. Sede legale, Stabilimenti e Uffici Viale J. F. Kennedy / Zona artigianale 12-13 95034 Bronte (CT) Tel: (+39) 095 691 148 info@pisti.it www.pisti.it
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Ristorante Carne - Pesce Pizzeria Cucina senza glutine CHIUSO IL MARTEDI
OSTERIA SELVOLE
Via Selvole n. 23 Castel Goffredo (MN) www.osteriaselvole.it Tel. 0376 770400 Osteria Selvole
osteriaselvole
Ristorante Pizzeria Selvole
cucina
Terrammare la Sicilia, di Modica e Scicli, a Milano
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on vediamo l’ora di poter ricominciare, ripartiamo a lavorare con ottimismo anche se il nostro ristorante non aveva neanche 6 mesi dalla chiusura” dichiara lo chef Peppe Barone. “La soluzione per la ripartenza è essere se stessi, raccontando e facendo apprezzare il cibo che meglio ci caratterizza. Per questo stiamo cercando di ottenere un dehors esterno, per poter accogliere ancora meglio i nostri ospiti”. Terrammare, un connubio tra quell’entroterra che ogni siciliano ama, quella casa a cui aspira sempre a tornare quando è lontano, e il sole e la salinità del mare, per un racconto che fa toccare con mano secoli di culture e tradizioni. Il nuovo ristorante al 100% siciliano che esplora la cucina di Modica e Scicli dello chef Peppe Barone e Stefania Lattuca, dopo le esperienza ventennale di Fattoria delle Torri a Modica, di Ammare a Scicli e di 5 anni itineranti nelle sedi italiane di Eataly, approda a Milano in via Giuseppe Sacchi all’8, in piena Brera. “Dopo le numerose esperienze per l’Italia ho voluto portare a Milano una cucina siciliana contemporanea, al passo con i cambiamenti, fatta di tanto pesce azurro, nel rispetto della biosostenibilità del Mediterraneo, creando un’ideale unione tra terra e mare” racconta lo chef Peppe Barone. “Un’ isola nell’isola, l’emozione di essere in cima allo stivale, con le radici ancora ancorate alla nostra terra e al nostro mare per raccontare un’identità fatta di memoria, gioco, esperienza, ambizione, percezione del bello e del buono, di una ma-
a cura di marco morelli
L’idea è stata quella di ricreare un ambiente dove l’accoglienza fosse sovrana, come nella migliore cultura siciliana, ma che uscisse dal linguaggio canonico della ristorazione
Stefania Lattuca e Peppe Barone
Peppe Barone
gia che unisce amore e passione” dichiara Stefania Lattuca, co- proprietaria e restaurant manager di Terrammare. Siciliane anche le maestranze e i materiali che hanno costruito il locale, la brigata della cucina e il personale di sala, per un grande tripudio della Trinacria.
La cucina “Un progetto di cucina creativa e mediterranea, che è partito 25anni fa come riscatto sentimentale e sociale per le donne modicane in cucina e ha trovato terreno fertile nel ristorante Fattoria delle Torri a Modica, a cui si aggiungono gli insegnamenti di Luigi Veronelli, mio mentore ormai 35 anni fa” racconta lo chef Peppe Barone. Tra i primi chef della “Sicilia Contemporanea” che non scimmiottava la cucina francese e che si differenziava dai canoni rigidi di quella tradizionale popolana. “La materia prima deve raccontare di sé, ho quindi strutturato insieme a Stefania Lattuca un menu che racconti dei tesori della nostra terra con una cucina che sia tangibile, facile, di gola, di emozioni”. “Ritengo che il cuoco deva fare da mediatore tra l’ospite e l’agricoltore condividendo il suo saper cercare e il suo know how culinario: sta nascendo negli ultimi 5 anni un movimento di nuova ripresa agricola siciliana dove i giovani hanno iniziato a tornare a casa per coltivare i prodotti locali, autentici; questi sono quelli che vorrei portare sulla tavola di Milano” dichiara Barone. “La carta dei vini tocca gran parte del panorama enologico siciliano. Un occhio attento verso i piccoli produttori emergenti e realtà biodinamiche tra le eccellenze di fama internazionale. Immancabile una selezione di bollicine tra spumanti e champagne e uno spazio dedicato alle altre regioni d’Italia e ai vini esteri” racconta Stefania Lattuca. Il menu: Tra i piatti più iconici dello chef Peppe Barone la pasta con le sarde che ha rivisitato in chiave moderna; il “risotto milanese portato al mare” simbolo della sintesi tra la cucina siciliana e quella meneghina ovvero carnaroli riserva, zafferano, gamberi bianchi di nassa, limone interdonato e polvere di capperi; il cosciotto di coniglio glassato alla stimpirata, ovvero in agrodolce tipico della caponata; la “milanese secondo noi” che vuole essere una provocazione al classico milanese e il biancomangiare. Ristorante Terramare Via Giuseppe Sacchi 8 Milano (MI) Tel.+39 3488074828 info@terrammare.rest
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Contribuiamo a valorizzare l’immagine della vostra azienda; i nostri professionisti, vi sosterranno nell’individuare la situazione ideale rispetto alle vostre esigenze, con passione, creatività e competenza.
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Gusto e Stile
gusto & C.
a cura di vittoria bisutti
Viaggiare con gusto e fantasia senza muoversi, per ora, da casa Le restrizioni legate all’emergenza Coronavirus ci hanno costretti a sperimentare scenari completamenti nuovi e ad affrontare situazioni del tutto inedite. In attesa che tutto torni alla normalità non ci resta che viaggiare… con il gusto e con la fantasia mentre le strutture stanno prendendo tutte le precauzioni previste in ottemperanza delle severe norme per permetterci, non appena possibile, di viaggiare in tutta sicurezza. Grazie alla cucina, per esempio, possiamo raggiungere “virtualmente” alcune bellissime regioni e ricreare in casa nostra i profumi e i sapori tipici di quei luoghi. Rimanere connessi e combattere l’isolamento grazie al cibo è anche un buon modo per tenere impegnata la mente e allontanare lo stress da “isolamento”. Ecco dunque 3 ricette che con la fantasia ci portano dritti in Alto Adige e in Austria, precisamente a Seefeld e nel Parco Nazionale degli Alti Tauri. Oggi a casa: STRUDEL DI MELE Tipica specialità della regione austriaca, lo Strudel di mele (Apfelstrudel) è uno dei dolci immancabili sulle tavole di Seefeld in Tirol. In questa deliziosa cittadina, considerata il vero gioiello del Tirolo, lo strudel è qualcosa di speciale al punto che in suo onore è stata persino ideata La Sagra dello Strudel, durante la quale i ristoratori della località tirolese presentano questa prelibatezza in mille versioni: piccante, dolce, alla frutta, salata. Caratterizzato dall’inconfondibile profumo di mela e cannella, lo Strudel di mele è l’ideale per una golosa colazione ma è perfetto anche come merenda o come dessert, accompagnato da una pallina di gelato alla vaniglia.
Ingredienti per 6 persone Per l’impasto: 250 g di farina di grano tenero 0 1 uovo 100 ml di acqua 3 cucchiai di olio di semi 30 g di burro per il ripieno: 100 g di mollica di pane raffermo grattugiata 50 g di burro 130 g di zucchero 5-8 g di cannella 170 g di uvetta 800 g di mele renette 2 cucchiai di rum 2 cucchiai di succo di limone Per l’impasto: lavorate con le mani farina, uovo, acqua e olio fino a formare un composto liscio, dategli una forma di palla, spennellatelo con olio per evitare che si secchi la superficie e lasciatelo riposare per 30 minuti, coperto con un canovaccio pulito. Nel frattempo, cominciate a preparare il ripieno dello strudel: sciacquate l’uvetta e scolatela bene. Mettetela quindi in una tazza a bagno con il rum e la sola acqua necessaria a coprirla. Fate sciogliere il burro in una padella e quando è caldo gettatevi la mollica di pane, facendola saltare sulla fiamma finché non prende colore. Lasciatela raffreddare. Mescolate lo zucchero con la cannella e tenete da parte. Sbucciate le mele, eliminando il torsolo, e affettatele a spicchi di circa 3 o 4 millimetri di spessore bagnandoli con qualche goccia di succo di limone. Mescolate quindi tutti gli ingredienti per formare il ripieno: le mele, lo zucchero aromatizzato alla cannella, le uvette e la mollica. Formate a questo punto lo strudel aiutandovi con un canovaccio rettangolare infarinato su cui stenderete l’impasto con il matterello. La pasta tirata deve risultare sottile: dovrete vedere il canovaccio in trasparenza. Approssimativamente lo spessore deve essere di 1 o 2 millimetri. Spennellate la pasta con il burro fuso. Versate il ripieno nel lato stretto della pasta stesa e aiutandovi con il canovaccio, arrotolate lo strudel partendo dalla parte con il ripieno. Fate cuocere in forno già caldo a 180°C per circa 40 minuti, finché la superficie del dolce risulterà dorata. Domani in viaggio L’Hotel Krumers Post **** S - a Seefeld in Tirol, splendida cittadina circondata dal verde di una valle ampia e soleggiata, che si trova a 20 minuti da Innsbruck e a un’ora e mezza d’auto da Bolzano. Seefeld in Tirol rappresenta il cuore della Olympiaregion Seefeld. Il centralissimo e storico Hotel Krumers Post a Seefeld in Tirol****S si affaccia proprio sulla piazza principale del paese,
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dominata dalla bella chiesa duecentesca di St. Oswald, abbracciata dalle case con le tradizionali facciate affrescate che d’estate diventano un tripudio di fiori e di colori. https://www.krumers.com/it Krumers Post**** Seefeld
Oggi a casa: KAISERSCHMARREN Il suo nome potrebbe incutere timore ma non c’è niente più dolce e rassicurante del Kaiserschmarren, “la frittata dell’Imperatore”, tipica specialità austriaca diffusa in tutte le località tirolesi e altoatesine e ovviamente protagonista dei menu della Val Ridanna, suggestiva vallata che parte da Vipiteno e arriva a Masseria, distendendosi per circa 18 km. Del resto, si prepara con ingredienti semplici e genuini (latte, uova, farina, burro), tipici delle malghe e dei rifugi di montagna, che sono presenti a decine in questa vallata situata nella parte meridionale del Tirolo, proprio al confine con l’Austria. Questo dolce originale è l’ideale per una sostanziosa merenda casalinga, accompagnato da composta di mirtilli rossi o di prugne oppure da frutta fresca come amano servirlo da queste parti. Ingredienti per 2 persone 2 uova 2 cucchiai di zucchero 70 g di farina 150 g di latte 1 cucchiaio di uvetta sultanina grappa zucchero a velo burro Iniziate sciacquando l’uvetta e mettetela a bagno in una tazzina con la grappa. Separate i tuorli dagli
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spesso anche affiancati dai crauti o in insalata. In una delle tante baite del Parco Nazionale degli Alti Tauri si possono gustare proprio con burro di malga fuso ed erbe aromatiche, mentre si osservano le marmotte che giocano nei prati. Ingredienti per 4/6 persone 250 g di pane raffermo tagliato a dadini 200 g di speck 100/120 g di farina 3 uova 1 l e mezzo di brodo 250 ml di latte 2 cucchiai di prezzemolo tritato 1 cucchiaio di erba cipollina tritata mezza cipolla noce moscata sale e pepe pangrattato (facoltativo) Sbattete le uova con il latte. Unite il pane a dadini e mescolate bene. Nel frattempo, tagliate a dadini anche lo speck e mettetelo in una padella antiaderente senza aggiungere condimenti per farlo diventare trasparente. Aggiungete anche la cipolla e fatela appassire. Fate raffreddare e aggiungete lo speck al composto di uova e pane insieme al prezzemolo, all’erba cipollina, a una grattata di noce moscata e a un pizzico di sale. Aggiungete al composto, sempre mescolando, la farina necessaria per ottenere un impasto omogeneo e ben compatto: se fosse troppo morbido aggiungete del pangrattato. Prelevate con le mani un po’ di impasto e formate delle “palline” del diametro di 4 o 5 cm. Cuocetele immergendole nel brodo bollente per 10/15 minuti a fuoco moderato (il bollore non deve essere eccessivo ma dolce). Prelevate i canederli con una schiumarola e serviteli con burro fuso e salvia e, a piacere, con una spolverata di grana grattugiato.
Il famoso Kaiserschmarren
albumi. In una ciotola capiente sbattete i tuorli con lo zucchero, unite la farina e il latte e mescolate bene, possibilmente con una frusta, per evitare il formarsi di grumi. Montate a neve ben ferma gli albumi e uniteli con delicatezza alla pastella. Versate una noce di burro in una padella, fatelo sciogliere e versate il composto, che cospargerete con le uvette, ben strizzate. Fate cuocere per diversi minuti dopodiché tagliatelo in 4 spicchi e fare cuocere anche dall’altro lato. A cottura ultimata sminuzzate il dolce e fatelo saltare con un’altra noce di burro e un po’ di zucchero a velo per farlo caramellare leggermente. Servite cospargendo con altro zucchero a velo e accompagnando il Kaiserschmarren con frutta fresca oppure con composta di mirtilli rossi o di prugne. Domani in viaggio L’Hotel Schneeberg Family Resort & Spa Incorniciato dal massiccio del monte Giovo, dalle Alpi dello Stubai e dal monte di Neve (da qui il suo nome), l’Hotel Schneeberg Family Resort & Spa**** è un family-resort che dista solamente 20 minuti da Vipiteno. È una vera e propria oasi per tutte le famiglie che viaggiano con i bambini: un mondo di wellness e divertimento, sport e gastronomia basato su oltre 35 anni di esperienza alle spalle. Il fiore all’occhiello della struttura è
Hotel Schneeberg Family Resorty & Spa
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Domani in viaggio Gradonna ****S Mountain Resort Châlets & Hotel Il Gradonna ****S Mountain Resort Châlets & Hotel, a Kals, nel Tirolo orientale, a poco più di un’ora d’auto da San Candido, in Val Pusteria, è parte di un paesaggio maestoso, ai piedi del Parco Nazionale degli Alti Tauri, circondato dalle 30 cime del Parco che svettano fino a tremila metri. Il Gradonna Mountain Resort è la scelta perfetta per una vacanza attiva e di benessere: il resort è infatti punto di partenza ideale per magnifiche esperienze in montagna. www.gradonna.at . Cancellazione soft senza penali fino a 7 giorni dall’arrivo. l’area di oltre 8.000 mq dedicata al benessere di tutta la famiglia e di tutte le età e con tanto spazio per tutti. Speciale estate: si cancella fino a 48 ore prima dell’arrivo senza alcuna penale. www.schneeberg.it Oggi a casa: CANEDERLI TIROLESI ALLO SPECK I Canederli, “gnocchi” (in tedesco Knödel) di pane, rappresentano uno dei piatti austriaci più tipici. Preparati con ingredienti semplici e locali, si trovano nel menu di praticamente tutti i ristoranti e le baite altoatesine. Il loro ingrediente principale è il pane raffermo, a cui si aggiungono uova, latte, speck, formaggio oppure spinaci, funghi, erbe aromatiche. La spiegazione per le innumerevoli versioni della ricetta dei Canederli è semplice: è un piatto di cucina povera, nato per contrastare gli sprechi. Un tempo, infatti, si preparava con quello che le famiglie avevano a disposizione nelle dispense. O, in altre parole, con tutto quello che poteva dar sapore e sostanza al pane raffermo. Ogni famiglia, dunque, ha la propria ricetta “del cuore”, tramandata di generazione in generazione. I Canederli, tradizionalmente, vengono serviti in brodo oppure conditi con burro fuso e salvia ma
Gradonna**** Mountain resort
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A casa vostra , in azienda o in location Gusto Classic Banqueting nasce modo, garantendo la certezza di una ta anche in questo caso, dalla fami-
dall’esigenza di soddisfare la richiesta di servizi banqueting con costi accessibili per quelle famiglie e quelle aziende alle quali piacerebbe festeggiare e celebrare eventi in location diverse dai classici ristoranti.
L’idea è quella di dare un servizio alla portata di tutti, con l’obiettivo di accontentare anche quel cliente che ha un budget più contenuto. L’unione di due esperienze professionali, Osteria Le Selvole e Gusto e Stile Banqueting, danno vita ad un progetto, innovativo, a costi accessibili, co-
cucina e di una organizzazione ad hoc.
Osteria Selvole è gestito dallo Chef Giuseppe Bettini che, affiancato dalla Chef Laura Tomezzoli, si prendono cura dei loro ospiti portando sulle tavole del ristorante il buono della terra e del mare. La passione e il sapere culinario dello Chef Bettini gli vengono tramandati, ancora in giovane età, da una tradizione famigliare che opera nella ristorazione da oltre 100 anni.
Gusto e Stile nasce dalla lunga esperienza ventennale nella ristorazione e nell’organizzazione di Eventi, eredita-
glia proprietaria per oltre 50 anni del Ristorante Sullivan, da parte di Marco Botti. Affiancato dalle intraprendenti Miranda Pashaj e Francesca Sberna, si occupa di organizzare nei minimi dettagli Eventi di ogni tipo in splendide location. L’organizzazione, i particolari e l’unicità sono il pane quotidiano di Gusto e Stile.
Gusto Classic è un Banqueting prêtà-porter: si presta infatti a soddisfare le esigenze di tutti i suoi clienti, ad un prezzo ritagliato su misura per ogni esigenza, senza tralasciare qualità e unicità.
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gusto & C.
L’AMERICA CENTRALE ATTRAVERSO I SUOI SAPORI Manioca, fagioli neri e rossi, arachidi, riso, peperoncino, avocado, cacao, ananas, cocco: questi e molti altri sono i prodotti che rendono uniche e al tempo stesso strettamente legate tra loro le cucine dei paesi dell’America Centrale e della Repubblica Dominicana. Così per Belize, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama e Repubblica Dominicana, i paesi che fanno parte di CATA (Agenzia di promozione turistica dell’America Centrale), si può parlare di un’unica gastronomia, frutto della fusione delle diverse culture, della posizione geografica, del clima e dell’ampia varietà di terreni differenti. Uno dei segreti e delle armi vincenti della gastronomia del Centro America è l’uso di diverse spezie, che insieme alla ricca combinazione di sapori e ingredienti autoctoni da vita a esplosioni di sapori che rendono questa gastronomia apprezzata da tutti i tipi di palato. In questo periodo a tratti difficile, in cui la scelta migliore è restare a casa, l’America Centrale e la Repubblica Dominicana hanno pensato di invitare tutti i foodlovers e coloro che in questi giorni stanno scoprendo le loro doti culinarie in un viag-
Pupusas
L’America Centrale e la Repubblica Dominicana hanno pensato di invitare tutti i foodlovers in un viaggio insolito e gustoso alla scoperta dei loro sapori Baho
gio insolito e gustoso alla scoperta dei loro sapori e profumi. Per farlo, non servirà muoversi dalle proprie case - anzi, dalle proprie cucine: ecco 8 ricette da provare per portare in tavola l’America Centrale! Chimole - Belize La cucina del Belize è un’esplosione di sapori, risultato delle molteplici influenze dei paesi vicini. Il Chimole molto simile a una zuppa, è originario
Bandera
Pescado frito
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Chimole
Sanchoco
Picadillo papa
della cucina Maya: alla base, ci sono una miscela di spezie e il “Recado Nero”, un antico condimento Maya che gli conferisce uno straordinario sapore affumicato e che dona al piatto un carattere davvero forte e particolare. Come si prepara: pulire 10 peperoni rossi e arrostirli, lasciandoli poi riposare in una ciotola con acqua; tenere da parte i semi. Macinare alcuni chiodi di garofano, i semi dei peperoni, 1 cucchiaio di semi di annatto e mezzo cucchiaino di cumino. Tritare poi 5 spicchi d’aglio, 1 cucchiaino di origano, 1 cucchiaio di aceto di vino bianco, mezzo cucchiaio di pepe a un pizzico di sale insieme ai peperoni arrostiti e al mix macinato in precedenza. Mescolare tutti gli ingredienti per formare una pasta/zuppa nera e accompagnare con uova sode. Enchiladas – Guatemala Rispetto alle classiche Enchiladas, quelle tipiche del Guatemala si distinguono per il sapore armonioso creato dalla combinazione di lattuga, barbabietole, cipolle, salsa di pomodoro, prezzemolo fresco, uovo e formaggio. Il segreto sta nel disporre nel modo corretto tutti gli ingredienti sopra la tortilla. Come si preparano: si parte con una foglia di lattuga, sopra la quale si devono poi disporre un mix di verdure a scelta, tra le quali non devono però mancare la cipolla e le barbabietole. Per gli amanti della carne, questo è il momento giusto per aggiungere manzo o pollo tagliati in piccoli pezzi e (a piacere) un po’ di salsa di pomodoro. A chiudere l’enchilada saranno un uovo sodo a fette, una bella spolverata di formaggio a pasta dura e del coriandolo tritato. Pupusas - El Salvador Le Pupusas salvadoregne sono delle tortillas ripiene molto gustose e semplici da preparare. Come si prepara: per prima cosa saltare 50g di pancetta in un filo d’olio insieme a circa un quarto di cipolla tritata e a un pizzico di cumino. In
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tato. Cuocere mescolando di tanto in tanto finché la carne non sarà più rosa. Aggiungere circa 1kg di patate a dadini insieme a un bicchiere d’acqua e dell’origano. Coprire e lasciare cuocere a fuoco lento fino a quando le patate non saranno morbide (circa 15 minuti). Aggiungere ancora un po’ di coriandolo e lasciar cuocere ancora qualche minuto e servire caldo con delle tortillas. Sancocho Panameño – Panama Una versione diversa di pollo e patate assolutamente da provare, il Sancocho è una zuppa tipica di Panama. Come si prepara: disporre circa 1.5kg di pollo in una pentola e coprire con acqua: portare ad ebollizione e quindi far cuocere a fuoco vivo per 5 minuti. Abbassare la fiamma e aggiungere 1kg di patate a dadini, due pannocchie tagliate in tre pezzi ciascuna, 400g circa di manioca e cuocere a fuoco lento per 45 minuti. Aggiungere poi una cipolla tritata, un peperone verde a dadini, del coriandolo, qualche spicchio di aglio, un pizzico di sale e una spolverata di origano; cuocere ancora per 15 minuti. Togliere dal fuoco, coprire e lasciar riposare 10 minuti prima di servire insieme a del riso bianco.
una ciotola impastare 150g di farina e 75g di acqua. Dividere l’impasto in circa 6/8 dischi di circa 1 cm e farcirne la metà con la pancetta; coprire ogni disco con un altro e schiacciare leggermente con un mattarello. Scaldare una padella, ungerla leggermente e cuocere ogni tortilla fino a che diventi dorata da entrambi i lati. Pesce fritto con fette di banana verde e verdure sottaceto - Honduras Questo è uno dei piatti più tradizionali e più cucinati dell’Honduras: molto apprezzato per il suo mix di sapori e per la sua croccantezza, è il piatto di punta della regione settentrionale, dove ogni giorno è disponibile ottimo pescato. Ad accrescerne l’esplosione di sapori sono le fette di banana, la cipolla rossa e il cavolo. Come si prepara: condire il pesce con sale, timo, origano, pepe a piacere e brodo di pollo, dopodiché infarinarlo. Con un filo d’olio, friggere il pesce in padella rosolandolo da entrambi i lati. Tagliare poi
UN VIAGGIO DA VIVERE A TAVOLA CON 8 PIATTI DELLA TRADIZIONE. UNO DEI SEGRETI DELLA GASTRONOMIA DEL CENTRO AMERICA È L’USO DI NUMEROSE SPEZIE una banana verde a fettine di circa mezzo centimetro e friggerle per 3 minuti su ogni lato, fino a quando non saranno dorate e croccanti; rimuovere l’olio in eccesso. Per il condimento, versare 1 tazza d’acqua, 1 tazza di zucchero, 2 tazze di aceto bianco e 2 foglie di alloro in una casseruola profonda e portare ad ebollizione. Aggiungere 2
cipolle rosse e una julienne di cavolo (se piace il piccante, si possono aggiungere anche qualche jalapeño o peperoncino); togliere la padella dal fuoco e immergerla in un’altra padella con acqua e ghiaccio, cosi che gli ingredienti si raffreddino rapidamente. Unire al pesce e servire. Baho – Nicaragua Nonostante sia un po’ lungo da preparare, il Baho è un piatto che farà felici tutti gli amanti della carne e del manzo. Come si prepara: marinare 1kg di manzo tagliato a cubetti con 2 cipolle a metà, sale, 2/3 spicchi d’aglio e 1 tazza di succo d’arancia e lasciar riposare 24h. Sciacquare la carne. Tagliare a fette sottili le cipolle usate per la marinatura, 1kg di manioca e 3 banane. Con delle foglie di banana rivestire il fondo e i lati di una casseruola, lasciando fuoriuscire parte delle foglie dai bordi. In verticale, disporre in modo alternato le fette di manioca e banane per tre volte. Al centro disporre la carne, circa 500g di pelati a dadini, mezzo peperone rosso e mezzo verde a tocchetti e le cipolle. Chiudere il tutto con le foglie in modo che non ci sia spazio tra una e l’altra e tutto sia sigillato. Aggiungere 1 tazza e mezzo di acqua intorno e lasciar cuocere a fuoco medio per circa 2 ore; trascorse, abbassare il fuoco e cuocere per altre 2 ore. Se l’acqua evapora, aggiungerne altra (bollente). Tagliare a fette e servire su una foglia di banana. Picadillo – Costa Rica Ingrediente che fa parte della dieta di base di molti paesi dell’America Latina, la patata è alla base di molte ricette tradizionali del Costa Rica. Come si prepara: per preparare il Picadillo, in una pentola spessa scaldare dell’olio d’oliva; una volta pronto aggiungere 300g di carne di manzo macinata, 4 fette di pancetta a pezzi, mezza cipolla tritata, 150g di peperoni tritati, 2 spicchi d’aglio, 1 cucchiaino e mezzo di sale e del coriandolo tri-
Bandera – Repubblica Dominicana Piatto prediletto per il pranzo di moltissimi abitanti della Repubblica Dominicana è la “Bandera”, piatto che deve il suo nome ai suoi stessi colori, che insieme nel piatto formano il tricolore della bandiera del Paese: il bianco è rappresentato dal riso, il rosso dai fagioli e, con una licenza poetica, la carne (solitamente pollo o stufato di manzo) rappresenta il blu. Come si prepara: condire la carne scelta con salsa a piacere (tipo salsa ranch o simile), delle olive e un po’ del loro succo, una spruzzata di aceto, aglio, pepe, sale, origano; aggiungere anche la cipolla e i peperoni e lasciare marinare per circa un’ora. In una pentola, scaldare un filo l’olio e aggiungere un cucchiaio di zucchero, mescolando fino a quando non si scioglie completamente; aggiungere quindi la carne e lasciarla dorare. Aggiungere a questo punto la marinatura della carne e un po’ d’acqua per evitare che si bruci. Quando la carne risulterà morbida, lasciar ridurre l’acqua. Aggiungere quindi gli altri ingredienti (pomodori, cipolla e peperoni) e friggere il tutto, aggiungendo dell’acqua in modo che la salsa sia giusta. Per preparare i fagioli, invece, iniziare rosolando della carne di maiale in 4 cucchiai d’olio. Aggiungere poi l’origano, la cipolla, il peperoncino, il pomodoro fritto, il sedano, l’aglio e alcune erbe aromatiche e spezie per insaporire e, mescolando, aggiungere due cucchiai d’acqua. Quando l’acqua sarà quasi del tutto evaporata, aggiungere del dado di carne, i fagioli e tre tazze d’acqua. Mescolare regolarmente fino a raggiungere una consistenza cremosa e infine salare e pepare a piacere. Il riso va semplicemente bollito, secondo il proprio gusto. Disporre le tre preparazioni in un unico piatto e servire caldo. (G.G.M)
Baho
interviste speciali
Il giornalista e viaggiatore padovano indica nella semplificazione della proposta la ricetta anti-crisi per la ristorazione e sottolinea l’importanza di un atteggiamento etico responsabile per chi fa informazione
renato malaman
“L’Italia uscirà dal tunnel grazie alle sue eccellenze”
a cura di marco morelli
G
areggiare contro Renato Malaman a Isola della Scala (Vr) in occasione del concorso enogastronomico “Il risotto del giornalista”, nei mesi scorsi, è stato per me un piacere ed un onore: un piacere perchè condividiamo la fede interista e ogni volta che ci si trova non si disdegna mai di andare sull’argomento, un onore perchè so ogni volta di aver a che fare con uno dei più preparati giornalisti di enogastronomia e viaggi che abbia mai conosciuto. Renato Malaman è un giornalista professionista di Abano Terme (Padova) dal lungo curriculum vitae: quattro anni a Rai Radio Uno in qualità di esperto di turismo della trasmissione “Tra poco in edicola”, curatore del blog “Salsa & Merende” nel quotidiano “Il Mattino di Padova” (di cui è stato redattore fino al 31 dicembre 2016) dove, collaborando dal 1978 col medesimo, è stato titolare dal 2001 della rubrica di enogastronomia “Gusto”, ora confluita nel blog personale (su www.mattinopadova.it) dedicato all’attualità del Food & Wine veneto e non solo. Coautore di numerose pubblicazioni nel settore eno-
La copertina della guida ‘Padova nel piatto’
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Il giornalista padovano premiato a ‘Franciacorta in bianco’
gastronomico, dal 2004 è ispettore della guida “Ristoranti d’Italia” de L’Espresso. Ha curato la guida “Padova nel piatto” e attualmente dirige la collana “Italia nel piatto” dell’editore Il Poligrafo. Collabora con la guide Venezie a Tavola. E’ titolare della rubrica “Sì viaggiare” nel mensile “La Piazza” (13 edizioni nel Veneto), della rubrica “La recensione” nel magazine “Con i piedi per terra” ed è fra i principali collaboratori del portale “Goloso e curioso” e del magazine on line “Terre incognite”. Ha collaborato con la rivista trimestrale “Papageno” fin dalla sua nascita e con molte altre testate del settore turistico ed enogastronomico. In ambito turistico ha avviato di recente una collaborazione con il quotidiano “Il Corriere del Ticino” di Lugano. Ha tenuto docenze di turismo e comunicazione in vari ambiti, scolastici e professionali e tra i tanti riconoscimenti ottenuti spicca l’assegnazione di due premi “Penna d’Oca” (edizioni 2005 e 2011), premio biennale promosso da Unioncamere del Veneto. Per quanto riguarda il turismo ha visitato finora 122 paesi del mondo. Fa parte dal 1996 del Gist, Gruppo italiano della stampa turistica. MCG lo ha incontrato in esclusiva per voi. Come è nata la sua passione per il food e per l’informazione enogastronomica? Fin da piccolo vivevo l’uscire a cena, evento raro
all’epoca, con grande emozione. Per l’atmosfera che trovavo nei locali e anche per le tante cose che imparavo. Oggi mi rendo conto anche di quante altre ne avevo imparate vedendo la mamma all’opera in cucina. Come quando preparava i tortellini per la domenica, o le sardine fritte impanate prese dal pescivendolo ambulante il venerdì o la zuppa inglese per le feste comandate. Sono entrato in questo mondo quando facevo il giornalista già da una decina d’anni. Allora la cucina era per me una grande suggestione, ma da quel momento in poi è diventata fonte di storie di uomini, territori e tradizioni importanti. All’insegna del ‘Noi siamo quel mangiamo’… E quella per i viaggi, visto che finora ha visitato 122 paesi? L’ho ereditata da mio padre: ascoltando i suoi racconti di viaggio e catalogando le cartoline dei suoi pionieristici spostamenti. Capivo già allora – e siamo alla fine degli anni ’60 – che viaggiare significa allargare i propri orizzonti, umani e culturali. Un’opportunità per apprezzare il pensiero e le abitudini di vita di chi abita in altre parti del pianeta. Un modo anche per dare sostanza al valore del rispetto. A 10 anni il primo viaggio all’estero… a San Marino, in gita parrocchiale. E’ stato il primo dei 122 paesi visitati finora, il primo di oltre 400 viaggi all’estero. Un’esperienza che mi ha cambiato. Ho sempre scelto di viaggiare al di fuori delle rotte turistiche convenzionali. Scegliendo ad esempio di dormire in case private, con la gente del posto, piuttosto che in un resort esclusivo. Ho partecipato anche a un paio di missioni umanitarie. Quella in Guinea Bissau è stata un viaggio via terra dall’Italia a Bissau per donare ai missionari francescani, che gestiscono un ospedale e una scuola nella capitale del paese africano, i sei mezzi su cui viaggiavamo. Che peraltro erano pieni di altri aiuti. Ho partecipato anche a un raid su auto elettriche sulle tracce di Nikola Tesla. Amo molto i viaggi in auto, la vita on the road. Con due Golf ho percorso mezzo milione di chilometri, ciascuna, raggiungendo anche la Turchia orientale, Capo Nord, il Nord Africa e l’ex Urss. Con l’attuale fida Bmw 320d Touring del 2006 ho superato in scioltezza i 600.000 chilometri. Torniamo all’enogastronomia e alla ristorazione. Domanda d’attualità: come è stata finora gestita l’emergenza coronavirus? Dopo questo terremoto sarà difficile che tutto torni come prima. O ci vorrà tanto tempo. Dobbiamo dimenticarci di quello che era la ristorazione prima del lockdown. La gestione di questa emergenza è stata
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Renato Malaman davanti a una caratteristica yurta in Mongolia Interna, regione della Cina settentrionale
“PER CHI VIAGGIA IL CIBO È UN VEICOLO STRAORDINARIO DI CULTURA. IL PAESE PIÙ BELLO FRA I 122 VISITATI? A PARI MERITO METTEREI ISLANDA, PERÙ, NAMIBIA, YEMEN, IRAN, BIRMANIA, ALGERIA” confusionaria perché tutti hanno dovuto navigare a vista. A cominciare dai virologi e di conseguenza dal governo che ne ha raccolto le indicazioni. E’ evidente che è prevalsa la prudenza, eccessiva talvolta ma giustificata dalla paura che si possa tornare indietro da un momento all’altro. Capisco la rabbia dei ristoratori e dei baristi soprattutto per la lentezza di incisive azioni di sostegno, ma sono convinto che la ripresa ci sarà e che l’Italia uscirà dal tunnel proprio grazie anche alla sua ristorazione che è vetrina di eccellenze uniche. Qualche anno fa l’informazione enogastronomica faticava a trovare spazio sui giornali generalisti. Oggi siamo quasi all’opposto, con una sovraesposizione mediatica. Perché? Oggi in effetti c’è un’inflazione di informazioni, o pseudo tali, sulla cucina. Tutto è diventato spettacolo. Persino troppo, con il rischio di perdere di vista certi valori etici. Quando nel 2001 inaugurai la rubrica ‘Gusto’ sul quotidiano Il Mattino di Padova c’erano tante lacune da colmare. Raccontavo una storia alla settimana: di una trattoria, un ristorante o un’osteria. Spesso si trattava di locali che non erano mai finiti sui giornali. La pagina conteneva poi approfondimenti su prodotti e tradizioni, oltre a un taccuino sugli eventi della setti-
Il giornalista-viaggiatore a Machu Picchu, in Perù
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mana. Un lavoro fatto partendo ‘dal basso’. Oggi invece si privilegia spesso lo show. Più l’apparenza che la sostanza. Credo che l’attuale crisi possa contribuire a riportarci all’essenza. A riscoprire cose buone, sane e accessibili, raccontate in modo corretto. Oggi imperversano i food blogger, i critici improvvisati. Ha ancora senso l’informazione fatta da giornalisti veri? Iscritti ad un albo professionale intendo? C’è spazio e voce per tutti, per carità. Anche questa è democrazia dell’informazione, Ma troppo spesso, concordo, c’è troppa superficialità e scarso rispetto delle regole deontologiche. Credo che il lavorare seriamente paghi sempre e che il fruitore dell’informazione colga la differenza. Nell’era degli influencer marketing, che lavorano per favorire singole realtà penalizzandone talvolta in modo poco leale altre, che ruolo può avere il giornalista? Il giornalista deve semplicemente continuare a raccontare cose vere,interessanti e utili. Magari anche educative, quando sono finalizzate a far crescere la sensibilità verso temi legati alla sostenibilità ambientale e alla tutela dei valori etici. Prendiamo la moda dell’avocado: pochi conoscono i danni che questa coltura sta provocando in estese regioni del Centro America. Lei lavora anche per alcune qualificate guida. Ne ha curato anche una tutta padovana. Hanno ancora un senso? Lo hanno più di prima, perché in rete molte informazioni non sono attendibile e possono generare confusione. Talvolta anche in malafede. Le guide sono realizzate da professionisti e tuttora costituiscono un punto di riferimento certo, affidabile. Ora vanno tanto il servizio di asporto e quello di consegna a domicilio… E’ una delle soluzioni emerse per affrontare l’emergenza. Le difficoltà stimolano l’inventiva e questo di ‘portare a casa’ la ristorazione costituisce in termini di servizio una bella novità. Un qualcosa in più, seppur il piacere di andare al ristorante non è facilmente surrogabile. Strategie utili da consigliare ai ristoranti per uscire dalla crisi? La proposta andrà ripensata, poiché sono cambiate anche le esigenze, le aspettative e le capacità di spesa della clientela. Occorrerà semplificare i menù e renderli più accessibili, anche in termini di prezzo. Una bella sfida, che non significa dover rinunciare alla qualità. Tutt’altro. Una materia prima eccellente resterà tale. Sono convinto che l’Italia uscirà dalla cri-
La mappa dei viaggi di Malaman nei cinque continenti
si proprio grazie alle sue grandi eccellenze, invidiato patrimonio di biodiversità. Da viaggiatore di lungo corso, in giro per il mondo che rapporto ha avuto con il cibo? E quali i paesi di cui conserva il ricordo più bello? Il cibo è veicolo di cultura e aiuta a capire meglio l’anima di un popolo. Sono sempre stato curioso di conoscere da vicino le usanze alimentari dei paesi visitati. Un gustoso grimaldello che mi ha aperto la porta di altri mondi. Per esempio andare nei luoghi di coltivazione o di produzione. Penso alle risaie della Cina, alle coltivazioni di caffè della Colombia, a quelle di manioca in Africa. Alle storiche distillerie di rhum del Guatemala, a quelle di sciroppo d’acero in Canada. I paesi più belli? Difficile dirlo perché anche paesi apparentemente anonimi spesso riservano delle sorprese. Voglio sbilanciarmi: così, di getto, metto al primo posto a pari merito Islanda, Perù, Namibia, Yemen, Iran, Birmania e Algeria. Ma se ci penso su un attimo già ne aggiungo molti altri. Viaggiare allarga talmente l’orizzonte del pensiero e dell’anima che alla lunga se ne diventa ‘dipendenti’. Una droga che fa bene. Ammetto però di non rimpiangere l’unico viaggio saltato all’ultimo momento: quello alle isole Galapagos, la cui partenza era in programma nei primi giorni di lockdown nel marzo scorso. Forse sarei ancora là, in mezzo all’Oceano Pacifico… Già mi era andata bene, riuscendo a tornare per un pelo dalla Colombia. In questo periodo, durante il quale le priorità erano altre, ho potuto riavvolgere il nastro di tanti viaggi e dare valore a tante esperienze fatte. Quando tutto sarà passato tornerò anch’io come tutti a progettare altri viaggi. Magari alla riscoperta del patrimonio minore della nostra bella Italia. Quella dei borghi e delle ricette tradizionali.
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S P E C I A L E
e n o g as t r o n o mia a cura di marco morelli
Ciak si gira, un viaggio tra sapori ed emozioni The Stage
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he Stage Milano è uno spazio del tutto nuovo e innovativo, affacciato su Piazza Gae Aulenti, e può essere considerato il locale simbolo della città, capace di attirare un universo cosmopolita e anticipare tendenze. Conquista dalla colazione al light lunch o al business lunch, stupisce con le ultime tendenze della mixology, e introduce l’eccellenza enogastronomica della tradizione, rivisitata in chiave moderna e proposta in un ambiente suggestivo da cui godere di un panorama mozzafiato. Costituisce inoltre una cornice indimenticabile per eventi di vario genere e ricorrenze da immortalare con gli amici più cari magari approfittando della stupefacente terrazza da cui ammirare un insolito volto di Milano. Rappresenta un indiscusso punto di riferimento cool per il dopo cena, luogo capace di rendere ogni momento trascorso al suo interno come una vera e propria esperienza unica e originale, luogo iconico del mangiare e del bere bene, tappa imprescindibile dei luoghi della città che vale la pena visitare. E’ stato studiato per assecondare nuove modalità di fruizione ed è il simbolo della contaminazione più moderna, ma l’atmosfera è calda e accogliente grazie anche alla professionalità sorridente di Edoardo Minervini che riesce a far sentire gli ospiti protagonisti di un percorso emozionale. Secondo lui, giovane eppure forte delle numerose esperienze con Cipriani negli Harry’s Bar in giro per il mondo, “…i nostri clienti devono compiere un viaggio non solo tra i sapori, ma soprattutto tra le emozioni!”. Il progetto The Stage Milano ha preso forma dal progetto
The Stage Milano è una location da vivere come parte integrante di un multi experience store, e propone un vero e proprio percorso emozionale
Chef Elias Caschili
dello Studio di design Roman and Williams Buildings and Interiors di New York, noto per l’originalità dell’approccio e per la capacità di coniugare accostamenti estetici di forte impatto. Il concept si ispira al mondo del cinema e del teatro: come nella trama di un film le scenografie cambiano e si susseguono e l’ospite diventa protagonista esprimendo i suoi desideri e diventando l’attore di una rappresentazione sempre nuova e inaspettata. Una sorta di palcoscenico avvolto da mogano e impreziosito da mobili e oggetti provenienti da Cinecittà, che coinvolge con la sua magia e proietta in una dimensione multiesperienziale. La proposta enogastronomica La regia è affidata allo chef Elias Caschili, sostenitore degli ingredienti e dei sapori della tradizione resi contemporanei e mai banali. Apparentemente schivo, con un guizzo di intelligente e rigorosa creatività, accompagna - senza mai perderlo di vista - l’ospite in un meraviglioso viaggio gourmet guidandolo in un percorso di gusto indimenticabile. Estremamente gentile e pacato, ha maturato le sue esperienze più significative nei Four Seasons di tutto il mondo ma è in quello di Milano che ha incontrato il suo maestro, Sergio Mei. “….da lui ho imparato il rispetto per la materia prima e per la stagionalità”, ed è in questo insegnamento che trova esaltazione la cucina di Elias dove molto spesso la fanno da padrone i sapori della Sardegna. Imperdibile la zuppa di pesce che rimanda alla tradizione dei pescatori, con i granchietti di Cabras: lo scorfano e la gallinella vengono cucinati nel brodo con le cozze. Ad impreziosire i sapori, viene aggiunta alla fine una tartare di gamberi rossi. Se chiediamo il segreto della ricetta, Caschili ri-
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Si diventa protagonisti in una sorta di palcoscenico avvolto da mogano e magia, e impreziosito da mobili e oggetti provenienti da Cinecittà
The Stage
sponde “Il gusto del sole e della semplicità, è ciò che voglio trasmettere con questo piatto”. E ancora il sole - questa volta del Vesuvio - e la semplicità sono i protagonisti di un’altra imperdibile proposta: Branzino alla brace, brodetto di pomodorini del Piennolo, insalata di radicchio e ricotta. La tradizione si accompagna alla contemporaneità ma lascia intatti i sapori più autentici. Ed ecco ancora la tradizione protagonista di Ganascino in nuvola di passione al pepe e ginepro, la guancia di vitello è protagonista assoluta, tenera e soffice, esaltata dagli aromi. Così si spiega perché una cena a The Stage Milano rappresenta davvero un’esperienza di gusto ma anche dei sensi. Il mondo di Octavius Rimaniamo sempre in tema di viaggio, in questo caso fantastico e leggendario, tra navi fantasma e fumetti, ed ecco Octavius - House of spirits and fancy drinks – che, replicando la suggestione di un’elegante imbarcazione d’epoca, propone drink della tradizione e alchimie uniche. Questo è il regno di Francesco Cione e dei frutti della sua maestria. Come “Raffinato”, servito in una coppa ampia e con un unico blocco di ghiaccio con l’omonimo timbro impresso, o come un immancabile “Martini” in una delle infinite varietà richieste perché, come sosteneva Umberto Eco “….. il Martini migliore è quello che ti fai da te…..”. Da tutto il mondo tante bottiglie, oltre 1100 referenze tra distillati e liquori da sorseggiare accompagnando le delizie del menu bar - disponibile fino alle 24 - per ricordare storie di uomini e di luoghi, magari attorno al tavolo da biliardo per trascorrere una serata in assoluto relax nella sala privata o dimenticare le tensioni dopo una giornata di lavoro. Luci soffuse, legno, rame e divani in pelle: anche i dettagli contribuiscono a caratterizzare e rendere unico Octavius. L’ampio bancone accoglie i clienti e li circonda in un’ atmosfera morbida e ovattata che ricorda la cabina di un’elegante imbarcazione d’epoca Per Francesco l’esperienza del bartending contemporaneo è un mix di passione ed entusiasmo che trasforma un semplice cocktail in un’esperienza straordinaria. Forse è questo il segreto del successo che ha permesso a Octavius di entrare nella Top 10 Europea dei migliori bar di ristorante secondo “Tales of The Cocktail”, la fondazione americana
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sulla cultura del bere miscelato. Uno dei concetti che da sempre contraddistingue la sua filosofia, è legato al rispetto della tradizione liquoristica Italiana, tra le più solide e notoriamente importanti a livello internazionale. L’idea di aperitivo non viene stravolta e conserva la sua natura di corroborante dal gusto dolce amaro. Partendo ad esempio dal connubio tra bitter e vermouth, la volontà è quella di valorizzare ed esaltare le caratteristiche di questi capisaldi della storia del convivio. Prodotti tipici come il vermouth, il bitter o il rabarbaro, nel rispetto della loro storia e della loro funzione, vengono così utilizzati per creare sfumature di sapore diverse ed inaspettatamente coerenti con la loro natura. Ecco per i lettori di MCG alcuni dei drink aperitivi più popolari e rappresentativi dell’Octavius Bar: Raffinato Lo sposalizio di gusto tra le riserve speciali di casa Martini, Bitter e Vermouth di Torino Rubino, viene arricchito dalla nota speziata del Barolo Chinato e dalla freschezza di alcune gocce di amaricante agli agrumi. Il drink viene agitato nello shaker e servito in una coppa ampia che contiene un singolo blocchetto di ghiaccio, smussato a misura ed impreziosito sulla sua superficie dall’ormai famosa punzonatura che riporta il nome del cocktail (Raffinato). Questa particolare “timbratura” si ottiene mediante un timbro in ottone, ottimo conduttore, che grazie alla mera pressione sulla superficie gelida, lascia il suo segno in rilievo. See you Later Un drink dedicato alla Milano degli anni ’80, che conserva l’iconico servizio dell’ “aperitivo al seltz”. L’amaricante del Rabarbaro Zucca e del Bitter Campari, in parti uguali, viene bilanciato da 1 cl di sciroppo allo zafferano e da alcune gocce di soluzione salina. Il tutto, agitato nello shaker, viene quindi allungato dall’effervescente spinta del seltz, grazie ad uno dei pochi impianti presenti nella città di Milano, posti al banco dell’Octavius. Tropical Negroni Elegante ed intenso, questo drink unisce tradizione ed innovazione, con uno sguardo sempre rivolto alla consapevolezza e al rispetto dei prodotti. Un blend artigianale di rum dai tropici,
Raffinato
sposa l’amaro di un insolito bitter ed il dolce avvolgente di un vermouth conciato ad hoc. Il bitter infatti, viene arricchito dal profumo del cocco infuso grazie alla particolarissima tecnica del “fat wash”, dove i grassi vegetali della polpa del cocco, sottozero, creano un “tappo” che consente al liquido (in questo caso del Campari) di profumarsi delicatamente. Risultato più intenso invece, con un’altra particolare tecnica di infusione, il vermouth. Questo viene difatti messo a cuocere sotto vuoto e a bassa temperatura con vaniglia e ananas. Il risultato è un drink all’apparenza semplice, con il suo intenso e limpido rosso acceso, ma che svela declinazioni di gusto diverse ed inaspettate. Non resta che dare inizio a questo irresistibile viaggio, benvenuti a bordo!
The Stage Milano P.zza Gae Aulenti, 4 www.replaythestage.com
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gusto & C.
Chimole
Baho
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n. 2 Aprile-Maggio 2020
n. 2 Aprile-Maggio 2020
Si effettuano consegne a domicilio. Per informazioni:ordini@manestrini.it
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ristoranti
DINE ART L’ARTE È SERVITA AL RISTORANTE AMISTÀ a cura di m.t. san juan
Byblos Art Hotel Villa Amistà è una realtà unica nel panorama dell’accoglienza di lusso internazionale: un progetto che celebra il grande amore per l’arte in ogni sua espressione. Ci troviamo in una piccola frazione di San Pietro in Cariano, in Valpolicella, territorio famoso per le sue eccellenze enologiche. A pochi chilometri, Verona, la città dell’amore, ricca di storia e di bellezze artistiche, e il vicino Lago di Garda con il suo straordinario patrimonio naturalistico. La cinquecentesca Villa Amistà di Corrubbio di Negarine, originariamente disegnata dall’architetto Michele Sanmicheli, versava in stato di abbandono quando la famiglia Facchini, appassionati collezionisti d’arte contemporanea, si innamorò di questo luogo e decise di farne qualcosa di veramente unico e speciale. Dopo gli importanti restauri conservativi che hanno riguardato l’intero complesso (quindi il corpo centrale, i due torrioni, la chiesa e il grande parco di oltre ventimila metri quadrati) è stato dato incarico al celebre architetto Alessandro Mendini di curare personalmente il progetto d’interior design del futuro hotel cinque stelle lusso, inaugurato nel 2005. Ed è proprio negli spazi comuni della Villa che parte della collezione d’arte contemporanea della famiglia Facchini è stata dislocata a beneficio degli ospiti dell’hotel, ma anche dei visitatori di passaggio. L’Hotel dispone di cinquantotto camere (suddivise tra le varie tipologie) e ognuna di esse è
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Alta cucina e arte si incontrano nel ristorante fine dining del Byblos Art Hotel, luogo dal fascino incantato nel cuore della Valpolicella
unica. In ogni stanza, e nel grande salone d’onore, si trovano infatti complementi e arredi dei più importanti designer internazionali (tra i quali Giò Ponti, Eero Saarinen, Philippe Starck, Ron Arad, Gaetano Pesce, Anna Gili, Patricia Urquiola, Marcel Wanders, Ettore Sottsass) che convivono armonicamente con la collezione d’arte contemporanea. L’Arte è dunque il tratto distintivo e il filo conduttore del concept del Byblos Art Hotel, non a caso premiato lo scorso novembre a Londra ai “World Boutique Hotel Awards” quale Miglior Hotel di Design in Europa e al Mondo. Il grande salone centrale, la reception, il ristorante e persino i corridoi che conducono alle camere, sono un vero e proprio museo permanente e diffuso, con oltre cento opere di artisti di fama internazionale come Vanessa Beecroft,
Lucio Fontana, Enrico De Paris, Sandro Chia, Peter Halley, Damien Hirst, Anish Kapoor, Sol LeWitt, Beatriz Millar, Takashi Murakami, Luigi Ontani, Piero Manzoni, Mimmo Paladino, Arnaldo Pomodoro, Marc Quinn, Mimmo Rotella, Cindy Sherman, Marina Abramovic, e altri artisti emergenti a cui vengono commissionate opere site specific. Al Byblos Art Hotel ogni dettaglio è espressione dell’infinita passione per l’arte che sottende tutto il progetto. E in questo generale tributo all’arte, non poteva mancare la cucina, terreno di sperimentazione e creatività per gli artisti del cibo. Il Ristorante Amistà coniuga ambiente elegante (anche se semplice ed essenziale) con una cucina di anima tradizionale, quindi molto legata ai prodotti locali e alla materia prima di eccellenza, rivisitata con modernità. Guidato dal giovane Chef Mattia Bianchi (classe 1987, originario di Pedemonte, ma con una formazione internazionale), il Ristorante Amistà offre una cucina di territorio basata sull’interpretazione contemporanea di ingredienti e piatti tradizionali con abbinamenti originali. Lo Chef e la sua dinamica brigata hanno quindi confezionato un menu intrigante e innovativo che fonde classicità e modernità. La parola che meglio descrive l’esperienza gourmet al Ristorante Amistà è sorpresa: una sensazione che accompagna l’ospite sin dal suo arrivo in Villa, dopo aver varcato l’importante cancello e percorso il lungo viale che accompagna all’ingresso, e prosegue al tavolo all’arrivo di ogni portata. Nei suoi piatti Chef Bianchi riesce a coniugare i prodotti tipici del Bel Paese alle prelibatezze di una regione, il Veneto, particolarmente ricca di
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materie prime per proporre una cucina raffinata e ricercata, senza estremismi o sperimentazioni fini a se stesse, ma concreta e autentica, basata su sapori veri, genuini e rassicuranti. Il Ristorante Amistà si sviluppa su tre ampie sale contigue, ognuna delle quali con caratteristiche e peculiarità diverse, ma accomunate dal fil rouge artistico: la straordinaria collezione di arte contemporanea, permanentemente esposta in Villa, che rappresenta un unicum nel panorama mondiale e accompagna l’ospite nella degustazione del pranzo o della cena. L’Arte, quindi, dentro e fuori dal piatto: una sosta gourmet al Ristorante Amistà è un’esperienza artistica a tutto tondo perché nei piatti dello Chef Mattia Bianchi l’arte culinaria si esprime in un connubio di sapori e colori dalla creatività misurata e dall’estetica contemporanea. Il Ristorante Amistà è stato infatti pensato per fondersi armoniosamente con l’hotel: luci soffuse e calde, toni pastello e una selezione di opere di artisti contemporanei a sottolineare l’unicità della location. Alle pareti di una delle tre sale del ristorante, le opere dell’artista calabrese Mimmo Rotella, che negli anni ‘50 è divenuto celebre per i suoi décollages, lavori inediti, realizzati appositamente per Byblos con i brandelli dei manifesti pubblicitari del noto marchio di moda. Nelle serate più miti, è possibile cenare nelle pagode esterne circondati da un lussureggiante giardino e avvolti dai suoni rilassanti della natura.
Lo chef Mattia Bianchi
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Una sosta gourmet all’Amistà è un’esperienza artistica, non solo per le opere d’arte contemporanea che impreziosiscono le sue sale Oltre al menu à la carte, giocato sulla misurata alternanza di tradizione e innovazione, la cucina propone un menu degustazione “estemporaneo” dal nome emblematico: “Le Origini di Amistà”, cinque portate d’Autore proposte a discrezione dello Chef Bianchi in base alla disponibilità e alla freschezza degli ingredienti (pur tenendo ovviamente in considerazione intolleranze e/o allergie dei commensali). Per la stagione 2020, lo Chef Mattia Bianchi ha lavorato con la sua brigata all’introduzione di nuove proposte sempre legate al territorio e alla tradizione, ma ripensate in chiave moderna come l’introduzione di tre piatti vegani, un antipasto, un primo piatto e un secondo piatto. “Cavolfiore, Curry e Pinoli” che stupisce per la sua esplosione di sapori; un grande classico della cucina veronese, “Risi e Bisi” rivisitato in versione contemporanea; e infine un piatto tradizionale del lontano oriente “Fave e Soia, melanzane, pomodoro e cerfoglio”, ricercato e prelibato, colorato ed energico, è una vera e propria esplosione per la vista e il gusto. La selezione e la qualità degli ingredienti sono un valore imprescindibile per la cucina del Ristorante Amistà che affianca alle eccellenze del territorio, come le erbe spontanee del Monte
Baldo (non a caso definito il “giardino botanico d’Europa”), alcune prelibatezze quali la Trota della Tasmania e il Baccalà 2020. Parte degli ortaggi e delle erbe aromatiche utilizzate in cucina sono frutto del nuovo orto realizzato in primavera in una parte del parco: materie prima sane, genuine e di ottima qualità, ma soprattutto a km zero e quindi sostenibili. La raccolta di verdure e ortaggi viene fatta quotidianamente dalla brigata di cucina e dallo Chef che può così, accanto alla carta, proporre ogni giorno ricette 100% stagionali con ingredienti freschissimi e sicuri… la Natura nel piatto! Una scelta che evidenzia ulteriormente la ricerca della materia prima tradizionale e del territorio che lo Chef interpreta e celebra con tecniche di cucina moderna e contemporanea. Completano la giovane brigata del Ristorante Amistà: il Sous Chef Simone Consolini, classe 1988, veronese, dopo aver frequentato l’istituto alberghiero di Bardolino è partito prima alla volta dell’Australia, approdando a Melbourne in una cucina italiana d’eccellenza, e dopo quattro anni per Londra come Capo Partita al “Cecconi’s” e poi al fianco di Andrew Donovan al “Perking Reveller”; e il Pastry Chef Celestino Corti, una certezza quando si parla di dolci: nato a Vittorio Veneto 33 anni fa, da sempre appassionato di pasticceria e gelateria, consolidata con la formazione all’istituto alberghiero di Vittorio Veneto. Nel suo percorso compaiono esperienze nel settore Bio e Vegan e alcuni corsi specializzanti, tra cui uno sulla cioccolateria con Leonardo di Carlo. E per godersi uno sfizioso aperitivo accompagnato da stuzzichini gourmet creati dallo chef appositamente per il food pairing o sorseggiare un drink dopo cena ammirando il magnifico giardino e il viale di accesso alla Villa, è a disposizione degli ospiti il Peter’s Bar, dedicato a Peter Halley, uno dei maggiori protagonisti dell’arte americana contemporanea, che offre una ricca selezione di cocktail e soft drink. Ristorante Amistà c/o Byblos Art Hotel Villa Amistà Via Cedrare, 78 Corrubbio di Negarine (Verona) tel. +39 045.68 55 583 info@ristoranteamista.it
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La filosofia della cucina raffinata a levico terme Tortelloni con salmerino
a cura di g.g.morelli
Creazioni gastronomiche che prendono vita seguendo le leggi dell’armonia. Dell’essere, del divenire, del calibrato dosaggio degli ingredienti e della miscela che porta alla perfezione. Un percorso che è ancora più vero nel caso di Dennis Franch, chef (ma lui preferisce essere chiamato cuoco) del Grand Hotel Imperial di Levico Terme (TN). Che prima di diventare celebre nell’arte culinaria si è laureato, all’Università di Padova, proprio in filosofia con una tesi su Aristotele. Un curriculum insolito per un professionista fuori dagli schemi, che predilige la definizione di artigianato a quella di arte in cucina. E stupisce con i suoi piatti originali, nei quali la bellezza e la bontà procedono di pari passo, e ogni prodotto viene valorizzato al meglio attraverso le differenti tecniche di cottura e accostamento. Abbinamenti inediti creano nuove geometrie ed equilibri tra i sapori base di acido, amaro, speziato e dolce, arrivando al palato con sorprendenti emozioni. L’intensità dell’entusiasmo di Franch lo porta a ideare di frequente nuove ricette, proponendo inusuali pietanze, dal gusto unico. Aderente alla tradizione è la scelta delle materie prime, selezionatissime, e in gran parte provenienti da produzioni locali: formaggi, uova e salumi sono rigorosamente trentini. Un attenzione che riporta l’arte della cucina alla sua originaria valorizzazione di ciò che il territorio offre, in una varietà che corrisponde allo scorrere naturale delle stagioni. Ecco allora che il menu si trova a riflettere anche l’umore che ogni cambio atmosferico porta con sé, portandoci ad allinearci con la natura, che è fuori ma anche dentro di noi. Il rigore e la perfetta calibratura di aromi e consistenze deriva dal fatto che ogni piatto viene
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Grand Hotel Imperial
ideato da Franch in un processo creativo che inizia nel pensiero, l’abilità manuale riesce a trasformarlo in profumata e accattivante realtà. Una sorta di incantesimo che è però estremamente concreto, frutto di un sapiente studio dei prodotti e delle loro caratteristiche e di un occhio artistico che individua la migliore presentazione per ogni piatto. E chi ama il dessert si innamora della pasticceria di Franch, che gioca con le consistenze oltre che con il sapore, in un’alternanza di liquido, morbido e croccante… da lasciare senza parole. Le sue pietanze deliziano tutti i sensi. Iniziando a sedurre a prima vista con la raffinatezza e l’eleganza della presentazione, per poi inebriare l’olfatto con gli aromi delicati e l’equilibrio che le caratterizza. Il gusto è qualcosa di inedito, gli accostamenti – che talora possono apparire arditi – danno vita ad una percezione di sapori che si esaltano l’un con l’altro, e il tatto viene coinvolto a livello di sensazioni sul palato: ogni boccone è quello perfetto! Con Dennis Franch la cucina diventa poesia, o meglio una vera filosofia di vita. L’imperatrice Elisabetta d’Austria, universalmente più conosciuta come Sissi, adorava Le-
vico Terme, incantevole stazione termale tra le montagne del Trentino. Tanto da soggiornarvi per mesi come sua residenza di vacanza: proprio nel palazzo che è ora il Grand Hotel Imperial. Un sapiente e attento restauro della dimora storica ha consentito di preservarne intatto il fascino, tanto che l’atmosfera che vi si respira è la stessa che deve aver fatto innamorare di questo luogo la coppia imperiale, Elisabetta e Francesco Giuseppe. Il Grand Hotel Imperial si trova in un grande parco, proprio nel centro della cittadina di Levico Terme, e ancora oggi la linea ferroviaria – fatta realizzare dall’imperatore – collega il paese direttamente a Vienna. Un unicum nel panorama dell’ospitalità, perché se le dimore storiche sono molte quelle che si possono fregiare del titolo di residenza imperiale decisamente no. Completamente rinnovato nel 2016, il 4 stelle lusso mantiene quell’impalpabile aria da belle epoque che doveva avere al momento della sua inaugurazione, nel 1900, anno di entusiasmi e gioia di vivere. Il gotha della nobiltà europea ha soggiornato tra queste mura, in villeggiature dedicate al relax e al benessere, e la vera magia è che oggi questo rivive per te. Scegliendo una vacanza al Grand Hotel Impe-
Alla guida del ristorante del Grand Hotel Imperial di Levico Terme (TN) c’è Dennis Franch, lo chef intellettuale che stupisce il palato con creazioni inaspettate
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Da residenza di Sissi a lussuoso albergo, al Grand Hotel Imperial di Levico Terme si assapora una fiaba che ha il sapore d’altri tempi
rial di Levico Terme (TN) si ha la possibilità di fare un tuffo nella storia, e allo stesso tempo assaporare il gusto di dedicarsi al proprio relax e benessere. L’arredamento ispirato alla tradizione vuole essere un omaggio agli ospiti illustri, mentre il comfort contemporaneo è assicurato dalle attenzioni di uno staff di prim’ordine. La cucina, di ispirazione trentina e regionale, concede digressioni in favore del gusto asburgico, e crea i suoi indimenticabili manicaretti utilizzando principalmente ingredienti locali, in collaborazione con gli agricoltori, i macellai e i viticoltori di Levico Terme, del Trentino e dei più vicini dintorni. L’area wellness mette a disposizione sauna e bagno turco, che è possibile prenotare anche tutta per sé, e una serie di massaggi e trattamenti benessere che inducono ad un profondo rilassamento. Tra le 81 camere, di diverse tipologie, spicca la meravigliosa Sissi Suite, che pare uscita da un libro di fiabe illustrato, da riservare per soggiorni speciali. Le 4 sale ristorante e gli ampi spazi per organizzare congressi e conferenze rendono possibile ospitare eventi di rilievo in una location unica. Tutt’intorno la splendida natura del Trentino, da scoprire in tutte le stagioni. In particolare la Valsugana conserva preziose testimonianze risalenti alla prima guerra mondiale, con percorsi dedicati, e a breve distanza da Levico Terme si trova l’elegante città di Trento.
Chef Dennis Franch
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Ricetta dello chef TORTELLONI RIPIENI DI SALMERINO, SCORZE DI LIMONE CANDITO E SAMBUCO CON PESTO DI ORTICHE Ingredienti per 10 persone: pasta alimentare per tortelloni; 6 filetti di salmerino; scorze candite di limone; ricotta vaccina a piacere; fiori di sambuco (oppure lo sciroppo); polvere di camomilla; “pesto” di ortiche fresche Procedimento: preparare e far riposare l’impasto dei tortelloni (si ottengono circa 10 porzioni da 5 pezzi ciascuna), con: 400 gr farina 0; 100 gr semola rimacinata di grano duro; 200 gr tuorlo; 100 gr acqua; sale qb; olio EVO qb Per il ripieno: preparare le scorze tritate di limone: si prende un limone non trattato, si sbuccia cercando di tagliare solo la parte gialla ed evitando quindi il bianco, si tagliano a julienne, si sbianchiscono per due volte in acqua calda e si raffreddano immediatamente. Le scorze vengono poi immerse in uno sciroppo 1:1 di acqua e zucchero e lasciate a riposare per un paio di giorni. Pulire il salmerino e togliere la pelle, preparare una tartare con le sue carni: condire con olio EVO del Garda, sale, pepe bianco, timo fresco, angostura, succo di limone, le scorze tritate di limone e fiori sambuco: regolare di sapore. A piacere aggiungere un po’ di ricotta vaccina per rendere più morbido il ripieno. Preparare i ravioli con la farcia, avendo cura di chiudere bene i bordi. Sbollentare le ortiche e raffreddarle, inserire nel cutter e preparare il pesto aggiungendo a filo dell’olio EVO, Trentingrana e pinoli, regolare di sapore con sale e pepe macinato fresco. Cuocere in abbondante acqua salata i ravioli. Una volta cotti passarli in pentolino con del burro montato aromatizzato con dei fiori di sambuco ed impiattare macchiando il piatto con il pesto di ortiche, posizionando in ordine sparso i ravioli e decorando con del crumble di patate viola e la polvere di camomilla ottenuta tritando finemente i fiori essiccati.
Pranzo in giardino
Spuma allo yogurt
Dolce dello chef SPUMA ALLO YOGURT, LAVANDA E MIELE, “MUSCHIO” AL PISTACCHIO, FRUTTA SECCA E UVETTA AL PROFUMO DI GRAPPA Ingredienti: spuma allo yogurt, lavanda e miele; “muschio” al pistacchio; frutta secca mista; uvetta Procedimento • Per la spuma: 150 ml latte; 20 gr fiori di lavanda; 100 gr yogurt bianco; 250 ml panna fresca da montare; 1 foglio di gelatina; Melata di abete dell’Alto Adige; 1 carica per il sifone Mettere in infusione sottovuoto la lavanda e inserire la busta nel roner per la cottura sottovuoto a 50°C per 2 ore, raffreddare e filtrare. In una ciotola unire il latte aromatizzato alla lavanda, lo yogurt, la melata di abete e la panna fresca, unire il foglio di gelatina precedentemente ammollato in acqua fredda. Versare nel sifone e caricare con una cartuccia. • Per il “muschio” o spugna al pistacchio: Frullare assieme 160 gr di pasta di pistacchio; 250 gr albume; 160 gr isomalto; 160 gr di tuorlo 20 gr farina; sale qb Passare al colino cinese dalle maglie fini, versare in un sifone da 1 lt e caricare con 3 cartucce, far riposare almeno una notte. Sifonare in un contenitore (es, bicchiere di carta o plastica da 250 ml) fino a metà e poi mettere in microonde per 45-55 secondi, capovolgere il bicchiere fino a raffreddamento e poi sformare la spugna ottenuta. • Mettere in ammollo l’uvetta con un po’ di acqua e della grappa “Affina”, cantina Marzadro, riserva 10 anni • Impiattamento Posizionare nel piatto dei pezzi di spugna al pistacchio che rappresentano il muschio del bosco, sifonare la spuma allo yogurt, aggiungere la frutta secca (nocciole, noci, ecc.), l’uvetta strizzata, decorare con fiori edili, un filo di melata e del crumble al cacao.
Per informazioni Grand Hotel Imperial Levico Terme Via Silva Domini 1 38056 Levico Terme (TN) Tel. +39 0461 700512 info@hotel-imperial-levico.com www.hotel-imperial-levico.com
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INTERVISTE speciali
La Dott.ssa è il massimo esperto in Europa in Culinary Nutrition, la branca della nutrizione applicata alla cucina e alla pasticceria e i piatti pronti che possono essere acquistate direttamente attraverso lo shop online
chiara manzi
Italiani ingrassati durante il lockdown: il problema non è la dieta
a cura di camilla rocca
T
antissime le diete che sono destinate al fallimento, basandosi sull’imposizione di regimi rigidi che possono essere realisticamente seguiti solo per brevi periodi” così attacca la dottoressa Chiara Manzi, nutrizionista, docente all’Università di Milano Bicocca e di Ferrara e fondatrice di Cucina Evolution. La rivoluzione sta nel cambiare il proprio modo di pensare e soprattutto di cucinare. E secondo l’ultima ricerca della School of Management del Politecnico di Milano il 40% degli italiani è ingrassato durante questo lockdown, si tratta per lo più di donne e soggetti tra i 30 e i 50 anni, bisogna quindi agire subito. I ricercatori spiegano che “più della metà di coloro che hanno aumentato l’introito calorico lo hanno fatto per gola-noia-nervosismo”: scatta quindi l’allarme obesità. “E il sovrappeso, la pressione e la glicemia alta, aumentano lo stato infiammatorio del corpo dirottando le difese immunitarie su tanti fronti anziché concentrarle contro il nuovo virus. Grassi, zuccheri e sale sono i principali killer delle nostre difese immunitarie” racconta Chiara Manzi. Dall’Accademia e Centro di Ricerca&Sviluppo in Nutrizione Culinaria fondata dalla dott.ssa Chiara Manzi si può sopperire a una grande lacuna: la mancanza di gusto e gratificazione, rispettando un corretto regime alimentare, basato sulla dieta mediterranea. Mangiando anche pizza, pasta e fritti, senza alcuna colpa. Ben 13 anni dedicati allo studio della fisica e la chimica degli alimenti e di tutte le ricerche scientifiche su come variano i nutrienti e il loro effetto sul nostro metabolismo a seconda ci come vengono cucinati, dosati e abbinati i cibi con lo scopo di studiare come migliorare il gusto dei piatti più golosi e calorici della tradizione italiana riducendo drasticamente grassi, zucchero e sale; aumentando antiossidanti, prebiotici e vitamine. “Secondo lo “2019 Novel coronavirus infec-
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tion and gastrointestinal tract”, realizzato dallo Shangai Institute of Digestive Disease a dicembre 2019, pubblicato a febbraio 2020 sul Journal of Digestive Disease è stretta la correlazione tra tessuto polmonare e la salute del microbiota (ovvero quello intestinale), mentre all’aggravarsi dei sintomi da Covid-19 si riscontra anche una sempre più mportante disbiosi interstinale: quindi la salute dell’intestino è importante per evitare le manifestazioni più gravi della polmonite”. Come avere un intestino sano? “Sono utili prebiotici e probiotici ma ciò che maggiormente favorisce lo sviluppo del microbiota è quello che mettiamo nel piatto: troppi grassi, zucchero e sale (il consumo di sale in Italia è circa il doppio rispetto alle linee guida dell’OMS) uccidono la flora intestinale positiva, che invece si sviluppa supportata da corretta alimentazione, ovvero ricca di fibre solubili, antiossidanti e polifenoli”. Quindi il cibo prebiotico, amico dell’intestino, ci richiede di dimenticare dolci, frit-
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ti, pizza e altre golosità? Diventa quindi un’ alimentazione insostenibile?” “Grazie alle ricerche scientifiche che ho realizzato all’Accademia Europea di Nutrizione Culinaria abbiamo scoperto come sostituire lo zucchero con dolcificanti antiossidanti, i grassi con fibre prebiotiche e abbiamo sostituito il sale con tecniche diverse e cotture sottovuoto, realizzando un ricettario di piatti pronti per il delivery. Abbiamo sostituito i grassi con l’Inulina Excellence, per esempio, una fibra prebiotica”. Trasformare i piatti più golosi della tradizione italiana in elisir di lunga vita e perfettamente bilanciati, mangiando tiramisù, fritti, carbonara e pizza e rimanere in forma. Inoltre con il lockdown la dottoressa ha lanciato “Cucina Evolution Ristorante a Casa Tua”, il primo food delivery certificato per la sicurezza nutrizionale secondo le linee guida OMS e validato da Certiquality, organismo terzo di certificazione. L’unicità del delivery, che vede la preparazione nelle cucine del ristorante Libra- Cucina Evolution in Via Alfredo Testoni al 10, nel cuore di Bologna, è della doppia sicurezza: quella nutrizionale e quella garantita dall’asetticità del packaging. La Dott.ssa Chiara Manzi è il massimo esperto in Europa in Culinary Nutrition, la branca della nutrizione applicata alla cucina e alla
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pasticceria e i piatti pronti che possono essere acquistate direttamente attraverso lo shop online e rispondono a 5 requisiti: 1. La sicurezza: si lavora nel rispetto delle norme, con guanti e mascherina, igienizzando tutte le superfici prima di lavorare e attraverso un innovativo metodo di refrigerazione, confezionando i prodotti in modo asettico sottovuoto. La novità sta nel fatto che i piatti vengono cotti sottovuoto in speciali buste riciclabili che non cedono polimeri nel riscaldamento e non hanno contatti con alcun agente esterno. Poi vengono refrigerati sottovuoto e consegnati in giornata o comunque entro le 24 ore in un pacco coibentato che mantiene la temperatura, in tutta Italia. 2. Il gusto: i piatti rispettano tutti i dettami dei corretti apporti nutrizionali e sono studiati per ricalcare i classici della tradizione senza rinunce, studiati nei laboratori di Cucina Evolution Academy, Accademia Europea di Nutrizione Culinaria dalla dott.ssa Chiara Manzi insieme a grandi chef e pasticceri. La cottura sottovuoto della carne è stata messa a punto con Massimo Bottura. 3. La salute: vengono selezionate ricette con cibi ricchi di vitamine e antiossidanti e poveri di calorie, certificate per la sicurezza nutrizionale. I vantaggi nutrizionali sono sintetizzati nell’etichetta apposta sul packaging di ogni piatto pronto con le istruzioni per rigenerare i piatti in pochi minuti a casa. 4. Il conteggio calorico: tutti i primi piatti hanno meno calorie e più fibre di 100 g di riso in bianco, tutti i secondi piatti hanno meno calorie di 100 g di mozzarella, tutti i dolci hanno meno zucchero di una mela. 5. Risparmio: i piatti del delivery costano meno di quelli in carta al ristorante: a carico del ristorante il costo del packaging, dell’etichettatura e, per ordini superiori ai 100€, della spedizione. Una soluzione pensata per chi vuole godere della comodità di mangiare piatti golosi e sani già preparati; equilibrati a livello nutrizionale; per chi ha paura di uscire per fare la spesa o non trova il tempo; per chi ha voglia di cibi pronti ma si fida delle condizioni igieniche dei ristoranti; per chi vuole mangiare cose buone e non ingrassare stando fermo in casa (compresa la pizza); per chi vuole evadere e sentirsi al ristorante.
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sport
ferrari 2021 targata carlos sainz
Prenderà il posto di Sebastian Vettel. Il pilota spagnolo entusiasta della scelta.
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arlos Sainz prenderà il posto di Sebastian Vettel alla guida della Ferrari a partire dal 2021, accanto a Charles Leclerc: è ufficiale. La scuderia di Maranello ha annunciato l’arrivo del pilota spagnolo, attualmente alla McLaren, in vista della prossima stagione, dopo che nei giorni scorsi era stato sancito il divorzio con Vettel alla scadenza dell’attuale contratto. La stessa McLaren aveva già confermato implicitamente la separazione da Sainz annunciando l’arrivo di Daniel Ricciardo dalla Renault. Il pilota spagnolo ha firmato un contratto di due anni. “Abbiamo iniziato un nuovo ciclo per tornare al vertice – ha spiegato Mattia Binotto, team principal della Ferrari –. Sainz ha dimostrato di possedere un grande talento. Abbiamo la coppia più giovane degli ultimi 50 anni”. Attestati di stima enormi da parte di Mattia Binotto, che in persona ha scelto Sainz, lo ha elogiato per il suo talento e la sua esperienza e ha detto che la Ferrari adesso inizierà un lungo viaggio, dal 2021, con una coppia di piloti che cercherà di riportare entrambi i titoli a Maranello. “Sono lieto di annunciare che Carlos si unirà alla Scuderia Ferrari a partire dal campionato 2021 - ha detto Binotto - Con cinque stagioni già alle spalle, Carlos ha dimostrato di essere molto ta-
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di paolo carli
“CREDIAMO IN UN PILOTA CHE FACCIA COPPIA CON IL TALENTO E LA PERSONALITÀ DI LECLERC E CARLOS SAINZ, IL PIÙ GIOVANE DEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI DELLA SCUDERIA, SARÀ LA MIGLIORE COMBINAZIONE POSSIBILE” lentuoso e ha dimostrato di avere le capacità tecniche e gli attributi giusti per renderlo un misura ideale con la nostra famiglia. Sarà un lungo viaggio, non privo di difficoltà, soprattutto vista l’attuale situazione finanziaria e normativa, che sta subendo un improvviso cambiamento e richiederà che questa sfida sia affrontata in modo diverso rispetto al recente passato. Crediamo in un pilota che faccia coppia con il talento e la personalità di Charles e Carlos, il più giovane degli ultimi cinquant’anni della Scuderia, sarà la migliore combinazione possibile per aiutarci a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati” ha concluso Binotto. Felice naturalmente il pilota spagnolo, che è consapevole dell’onore e della responsabilità che dal 2021 avrà. Ma giustamente non dimentica che
nella stagione, che deve ancora iniziare, lui dovrà cercare di dare il massimo per la McLaren. “Sono molto felice di guidare per la Scuderia Ferrari nel 2021 - ha detto Sainz- e sono entusiasta del mio futuro con il team. Ho ancora un anno importante da fare con la McLaren e non vedo davvero l’ora di tornare a correre con loro questa stagione. Ho voglia di tornare a Woking e ricominciare a lavorare. Pensavo che dopo il mio annuncio qualcuno potesse rimanerci male e invece ho ricevuto tanti messaggi di affetto e di stima e voglio ripagare tutto questo in pista”. Il suo futuro è tinto di rosso, ma Sainz non dimentica certo il presente anche nel ripercorrere alcuni passaggi della trattativa col Cavallino. “Nel momento in cui ho capito che la Ferrari era interessata a me per il 2021 sono andato dritto da Zak - spiega il 25enne di Madrid facendo riferimento a Brown, amministratore delegato della McLaren - e la sua reazione è stata: ‘Ok, ti lasceremo parlare con la Ferrari, restiamo in contatto per vedere come si sviluppano le cose’. La chiave è stata la chiarezza e la franchezza di tutte le parti coinvolte. Questo mi ha reso incredibilmente orgoglioso e il modo in cui tutto è stato gestito mi fa sentire felicissimo e molto grato a Zak e a tutto il team. Erano felici per me, mi hanno fatto i complimenti. Mi hanno detto: ‘Te lo meriti e siamo sicuri che farai grandi cose lì’. E’ sempre bello avere un’iniezione di fiducia dai tuoi capi”.
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al giro d’onore ero sfinito e coi crampi. MI SONO BUTTATO SOTTO UN CARTELLONE PUBBLICITARIO, HO ALZATO LA TESTA E HO VISTO QUESTO STADIO PIENO DI BANDIERE ITALIANE. UN’ EMOZIONE CHE NON DIMENTICHERò MAI
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sport
ROBERTO MANCINI LAVORIAMO PER IL 2021
Il tecnico della nazionale si mostra fiducioso per il futuro e crede nel gruppo che ha creato
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l tecnico della nazionale italiana, Roberto Mancini ha parlato in una lunga intervista ai microfoni di Sky Sport. Argomento principale in futuro dell’Italia. Queste le sue parole sui vari argomenti toccati: Balotelli “Per qualità è uno dei migliori centravanti in assoluto ma solo quello non basta. Deve fare di più e lo sa: quest’anno a Brescia non ha fatto benissimo. La nostra speranza è di averlo al 100% come era agli Europei di Prandelli o con me al Manchester City. E’ ancora giovane, manca un anno: c’è spazio per tutti, non solo per lui“. Manifesto della gestione Mancini “Io credo che ci siamo arrivati per gradi, partendo dalla Nations League. Una delle migliori è stata col Portogallo a Milano, pur non vincendo abbiamo fatto una grande partita. Credo che possiamo ancora migliorare perché abbiamo qualità tecniche straordinarie“. Terzini italiani in calo, oppure c’è qualche ragazzo interessante? “Non credo che siamo così carenti, sia a destra che a sinistra abbiamo giocatori che possono migliorare perché sono bravi ma devono giocare di più. Ma credo che siamo messi bene in tutti i reparti, dobbiamo trovare qualcuno forse dietro le
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A CURA DI pAOLO CARLI
CREDO NEL LAVORO, NEL TALENTO, E NEI GIOCATORI DUTTILI CHE SONO FONDAMENTALI IN UNA FASE FINALE DI UN TORNEO COSI’ IMPORTANTE COME UN CAMPIONATO EUROPEO
punte, magari giovane e bravo. Poi siamo messi bene un po’ ovunque”. I Giocatori duttili sono una risorsa? “Si, sono una risorsa. In Nazionale abbiamo giocatori come Bernardeschi, Chiesa, Sensi e Florenzi che possono ricoprire più ruoli. Avere giocatori duttili è fondamentale, soprattutto durante la fase finale“. Il ruolo di Zaniolo “Vedremo, intanto vediamo se recupera bene al 100%. È un ragazzo così giovane che potrà ancora migliorare a livello tattico e può ricoprire diversi ruoli, questa è una fortuna sia per noi che per lui“. Lo ha sentito in questo periodo? “Sì ci siamo sentiti all’inizio, poi si è sentito meglio. L’importante è che stia continuando“.
Dopo l’Europeo ancora sulla panchina dell’Italia? “Siamo talmente giovani che possiamo fare entrambe le cose. Siamo molto felici in Nazionale anche se sento giocatori coi quali non mi vedo da tanto e che rivedrò a settembre. Anche se poi avremo Nations, Europei e Mondiali: cercheremo di fare bene in tutte le competizioni, cercando di vincere“. Obbiettivi dell’Italia “Possiamo competere al livello delle migliori, il fatto che l’Europeo si giochi l’anno prossimo può aiutarci. Spero di essere il ct che vincerà l’Europeo con l’Italia dopo il ’68“. L’Italia giocherà adattandosi anche agli avversari? “Credo che tutti gli allenatori si preoccupino degli avversari, poi le squadre devono avere il loro gioco, il loro sistema. Poi è chiaro che bisogna fare attenzione alle situazioni in campo“. Tonali, Castrovilli, Locatelli avranno opportunità? I compiti dei centrocampisti nel Suo 11 “Possiamo fare palleggio ma anche verticalizzare, i nostri centrocampisti sono tutti versatili, in grado di accettare palleggio e palla lunga. Non siamo giganti a metà campo ma si gioca coi piedi e su questo non abbiamo grandi problemi. Poi Castrovilli si è affacciato da poco alla Serie A e così anche gli altri. Lo stesso Verratti può giocare come centrocampista offensivo, come abbiamo fatto contro la Bosnia. Questa è la nostra fortuna, avere gente come Barella, Sensi, Pellegrini che può fare tanti ruoli“. VuoLE chiudere la carriera in Nazionale o vuole togliersi ancora qualche soddisfazione? “Può accadere di tutto, potrei fare come Tabarez e rimanere fino a 80 anni in Nazionale, ma dovrei ottenere grandi risultati“. De Rossi nello staff? “Con Daniele ci avevo parlato prima dell’esperienza in Argentina, c’era questa possibilità ed è un po’ saltato tutto, poi nel futuro tutto è possibile“. Eriksen nell’Inter davanti alla difesa come lo vede? “Tecnicamente potrebbe anche farlo. Mi sembra, per quello che lo conosco, mi sembra più un interno offensivo, quello che fa Barella o faceva prima Brozovic. Però è bravo tecnicamente, può anche trasformarsi in un play. Ma non è mai facile per un giocatore che arriva dall’estero adattarsi alla Serie A“.
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al giro d’onore ero sfinito e coi crampi. MI SONO BUTTATO SOTTO UN CARTELLONE PUBBLICITARIO, HO ALZATO LA TESTA E HO VISTO QUESTO STADIO PIENO DI BANDIERE ITALIANE. UN’ EMOZIONE CHE NON DIMENTICHERò MAI
Gollini? “Ci sono tanti portieri forti. Tra i portieri abbiamo Donnarumma, Sirigu, Gollini, Perin, Cragno, Meret e poi tutti quelli che sono tra Under 21, Under 20 e Under 19 che sono tutti bravi. Gollini sta facendo benissimo, è un bravissimo portiere“. Cosa pensa degli allenamenti attuali? Ai suoi giocatori insegna i suoi colpi o prende quello che riescono a darle? “La tecnica nel calcio è fondamentale, oggi c’è la possibilità di avere più persone sul campo e questo credo sia un vantaggio, ti aiuta a lavorare sul-
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la tecnica individuale. A questo livello, i giocatori sono tutti bravi e fanno le cose giuste“. Corsa Scudetto se si ripartirà? “Non è facile rispondere, ciò che è successo è talmente anomalo che è difficile sapere come ripartiranno. La Juventus è avvantaggiata, ha grandi qualità tecniche, ma tutto può accadere“. Ibrahimovic, meglio averlo o no? “E’ un grande giocatore, dove è andato ha fatto la differenza. Ha qualità tecniche, fisiche, potenza. Per me uno dei migliori in assoluto. Anche se è un catalizzatore, Ibrahimovic meglio averlo e anche
adesso nonostante non sia più mobile come prima conosce il calcio e lo gestisce“. Chiellini titolare con Bonucci? “Acerbi ha fatto benissimo. Non è stato una sorpresa, io lo conoscevo abbastanza bene e provai a portarlo allo Zenit. Sta facendo un campionato ad altissimo livello e in Nazionale ha fatto molto bene, avere lui Chiellini, Acerbi e Bonucci è una grande fortuna“. (tratto da Mondoudinese.it)
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ECONOMIA E LAVORO
CONFINDUSTRIA E COVID-19 Informative ed aggiornamenti sui decreti e le normative, corsi on line e una attenzione particolare al matching territoriale tra domanda ed offerta delle singole aziende. L’emergenza CoVid-19 ha cambiato le esigenze delle aziende, e Confindustria Mantova ha saputo adattarsi modificando la sua organizzazione per proseguire il lavoro tecnico al fianco delle imprese e degli imprenditori. “Dalla fine di febbraio ad oggi sono oltre 80 gli aggiornamenti e le informative veicolate verso le aziende mantovane attraverso il sito www.assind.mn.it oppure via mail” spiegano da via Portazzolo. Una massa documentale molto ampia, che è stata filtrata ed indirizzata a seconda degli argomenti di interesse per le singole aziende: dalle delucidazioni sui decreti e sulle nuove norme, alle limitazioni dei trasporti, fino alle informative sui protocolli sicurezza da adottare per la riapertura”. Informazioni preziose perché sicure ed attendibili, grazie al filo diretto con le istituzioni del territorio e con la struttura di
RESPONSABILITà COVID Sembra essersi risolta la situazione, definita “grottesca” dal Presidente di Confindustria Mantova Edgardo Bianchi, che sostanzialmente intestava la responsabilità civile e penale al datore di lavoro per ogni contagio dei dipendenti. La Camera ha approvato un emendamento che accoglie le posizioni di Confindustria. “Un accanimento contro le imprese che non avrebbe avuto precedenti. Nelle aziende stiamo applicando dei protocolli di sicurezza elevati, e non ho timore a dire che nella maggior parte dei casi sono luoghi sicuri. Ci stiamo impegnando al massimo per tutelare la salute nostra e dei nostri collaboratori. E’ però irricevibile la responsabilità per quanto avviene all’esterno, e quindi non è sotto il nostro controllo”.
LIQUIDITà NECESSARIA PER RIPARTIRE
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Confindustria nazionale e regionale che hanno garantito un costante flusso di informazioni e aggiornamenti. La “task force” dedicata, spesso contattata anche il sabato e la domenica (a causa degli stravaganti orari di pubblicazione dei DPCM), ha dovuto misurarsi costantemente con questioni molto concrete ed operative. “Un problema iniziale molto diffuso è stato il reperimento di DPI, che abbiamo ottenuto tramite convenzioni direttamente siglate con la Protezione Civile. Sul fronte sanificazione abbiamo preso accordi con le imprese locali che attraverso protocolli specifici riconosciuti potevano provvedere alle esigenze straordinarie nelle realtà aziendali”. Confindustria ha inoltre saputo creare sinergie sul territorio mettendo in collaborazione aziende che non si conoscevano per accorciare le catene di fornitura e allentare le problematiche sulle tempistiche di consegna. Che il mondo sia cambiato, e che sia necessario adattarsi, si è visto da subito nell’ambito formativo. Assoservizi (www.assoservizi.mn.it), ha lanciato in aprile e maggio numerosi webinar e corsi di formazione on line, su argomenti di grande attualità come gli strumenti finanziari per affrontare il Covid, gli ordini ed i rapporti con i fornitori nella fase dell’e-
Edgardo Bianchi
I dati dell’Inail sono la riprova della efficacia delle misure e della loro piena applicazione nelle imprese: gli eventi si registrano essenzialmente nel settore della sanità, mentre nei luoghi di lavoro non svolgente funzioni sanitarie, attivi nel periodo tra marzo e aprile 2020, le denunce sono pressoché inesistenti.
“Sulla liquidità abbiamo posto l’attenzione da subito. – ricorda il presidente di Confindustria Mantova, Edgardo Bianchi – Era palese che sarebbe stato uno principali driver per una ripresa rapida. Invece riscontriamo oggettive difficoltà nell’erogazione del credito. Sulla carta, tra Cura Italia e decreto Liquidità, e senza ancora considerare il dl Rilancio, ci sono circa 450 miliardi di Euro di garanzie pubbliche complessivamente attivabili dalle imprese (dati Bankitalia): un valore cinque volte superiora a quello di fine 2019, che riteniamo congruo in una situazione eccezionale. Nella pratica però, stando ai dati diffusi dalle banche, finora siamo sotto al miliardo erogato. Chiediamo con forza 2 condizioni essenziali: la prima è la certezza dei tempi di erogazione, che per decreto non dovrebbero superare i 15 giorni. La seconda è che la procedura venga snellita e semplificata; non possiamo perderci in burocrazia. Ripeto, il momento è eccezionale e richiede interventi eccezionali; gli imprenditori italiani devono essere messi nelle condizioni di recuperare il tempo perso rispetto ai nostri competitor internazionali”. Giorgio Luitprandi, presidente del comitato Piccola Industria di Confindustria, rimarca: “Il Fondo di Garanzia per le Pmi dovrebbe essere uno strumento capace di garantire fino a 100 miliardi di euro di liquidità, utilizzabile per le imprese fino a 499 dipendenti. Ad oggi però queste risorse sono state finanziate solo per 3,95 miliardi, di cui erogati qualche centinaia di milioni. Gli imprenditori che vogliono chiarezza”
mergenza e la preparazione della fase due, la cui frequenza è stata sorprendente. Confindustria ed Assoservizi stanno mettendo in campo una serie di check up a disposizione delle aziende che necessitano un confronto operativo individuale su tutte le tematiche di interesse come la gestione della liquidità, la finanza agevolata o le problematiche su ambiente e sicurezza.
MARENGHI NELLA SQUADRA DI BONOMI “Un grande onore ed una grande responsabilità”. Alberto Marenghi commenta così l’ingresso nella squadra di Carlo Bonomi, presidente designato di Confindustria, che gli ha affidato la vicepresidenza con delega all’Organizzazione, allo Sviluppo e al Marketing Associativo per il biennio 2020-2022. Il nuovo board è entrato in carica il 20 maggio dopo il voto unanime all’Assemblea Generale di Confindustria. “Ringrazio Bonomi per la fiducia, credo che abbia messo in campo una squadra di qualità che dovrà affrontare un periodo terribile per l’economia del Paese. Sarà una sfida molto stimolante e impegnativa. Il mio primo pensiero e ringraziamento va ai colleghi associati di Confindustria Mantova, in cui ho intrapreso il mio percorso associativo fino a diventarne Presidente nel quadriennio 2014-2019”. Plaude alla scelta del suo predecessore Edgardo Bianchi, attuale presidente di Confindustria Mantova: “Ancora una volta Mantova torna protagonista nei vertici di Confindustria. Sono felice che Carlo Bonomi abbia scelto l’amico Alberto quale membro della sua squadra con una delega così importante. Sono certo che abbia fatto la scelta giusta. Auguro ad Alberto e a tutta la squadra di poter lavorare al meglio per il futuro dell’industria italiana”. Marenghi è amministratore delegato di Cartiera Mantovana ed amministratore di Cartiera Galliera, nonché vice presidente di Sumus Italia. Il curriculum di Alberto Marenghi elenca inoltre numerosi incarichi in organizzazioni di prestigio; è membro del consiglio Generale della Fondazione Cariverona e della Fondazione Università di Mantova, è vice presidente della Fondazione Palazzo Te e Presidente dell’ACI di Mantova.
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ECONOMIA E LAVORO
COME SCONFIGGERE IL VIRUS COI BANDI Con la pandemia la maggior parte delle aziende, piccole o grandi che siano, sono state in difficoltà. Attrezzarsi per la riapertura, adeguarsi con tutte le misure previste dalla legge per la sicurezza, in primis, dei lavoratori. Ecco allora che l’accesso al credito e il poter usufruire dei bandi è diventato per tutti di grande importanza. L’ufficio bandi di Confartigianato Imprese Mantova supporta tutti gli associati nella ricerca, valutazione e presentazione di domande per incentivi pubblici. L’ufficio fornisce inoltre informazioni e consulenze alle imprese associate sulle opportunità, i finanziamenti e le agevolazioni esistenti a livello Comunitario, Nazionale, regionale e Locale con particolare riferimento alla Regione Lombardia. Il personale inoltre assiste le imprese nell’istruttoria e nella rendicontazione di bandi e progetti fornendo agli associati informazioni mirate, incontri di aggiornamento e semplici comunicazioni sulle opportunità utilizzabili, lo studio della propria realtà aziendale e valutazione delle migliori opportunità esistenti in relazione al proprio piano di investimenti e di sviluppo, la consulenza nella presentazione della domanda di richiesta di contributo pubblico attraverso la predisposizione di tutta la
Privacy, OCCHIO alle sanzioni Dopo il lockdown, la paura per la salute e le ansie per il futuro delle nostre imprese, piccole e grandi che sia siano, dopo tante incertezze tra preoccupazione e entusiasmo, è arrivata la tanto attesa ripresa in un settore già da tempo provato e in crisi anche prima del coronavirus. Alcune tra le nostre categorie artigiane sono stati in attesa di protocolli certi da poter rispettare in sicurezza anche se, in generale, le nostre imprese si sono adeguate e preoccupate per poter essere pronte e adempiere a tutte le procedure. Lo abbiamo sempre detto, in tutte le fasi della pandemia e della sua diffusione: la tutela della salute è al primo posto. Condivido le preoccupazioni degli imprenditori artigiani e esprimo al contempo la mia ammirazione per la forza e la volontà che hanno dimostrato e continuano a farlo nel far fronte all’emergenza e alle sue conseguenze catastrofiche. Rispetto ai finanziamenti credo che sia assolutamente necessario un processo di sburocratizzazione per agevolare realmente l’accesso visto che, da un nostro sondaggio è emerso che solo una percentuale molto bassa di richieste è andata a buon fine. Credo che ora sia una lotta contro il tempo. Vanno messe in campo da parte del Governo misure certe per le PMI e, a questo proposito, Confartigianato è stata sempre attenta e propositiva nei confronti della politica nazionale. Ribadiamo la fiducia nei confronti dell’Unione Europea da cui oggi sembrano poter arrivare liquidità certe per in nostro tessuto imprenditoriale. Anche in questo caso ci vogliono interventi concerti, di economia reale, e rapidi. Non c’è più tempo. Lorenzo Capelli Presidente di Confartigianato Imprese Mantova
documentazione necessaria e, infine, l’assistenza alla rendicontazione delle spese fino all’erogazione del contributo da parte degli enti gestori. Innumerevoli sono i bandi che sostengono le aziende per la sanificazioni degli ambienti di lavoro, oltre che per l’acquisto di materiali quali mascherine , guanti, dispositivi per protezione oculare, indumenti di protezione, quali tute e camici, calzari e sovra scarpe, cuffie e copricapi, dispositivi per la rilevazione della temperatura corporea, detergenti e soluzioni disinfettanti. Tra questi vi è il Bando “FAICredito” una misura regionale di supporto straordinario alla liquidità delle MPMI a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19 con una Con una dotazione di 11,6 milioni di euro, di cui 9,1 milioni a valere sui bilanci delle Camere di Commercio, e 2,5 milioni su quello di Regione Lombardia, per abbattere il costo degli interessi per finanziamenti concessi alle MPMI lombarde di tutti i settori economici. Finanziamenti da 10 a 100 mila euro. Al bando Inail ISI 2019, con contributi a fondo perduto fino al 65% delle spese sostenute, possono accede tutte le imprese iscritte alla Camera di Commercio o all’Albo degli Artigiani possono accedere al contributo con progetti di investimento, già realizzati, per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori e per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. A questi si aggiungono poi il bando “Safe Working – Io riapro sicuro”, Regione Lombardia ha approvato agendo in una logica di complementarietà con il bando nazionale di Invitalia “Impresa Sicura”, mette a disposizione contributi a fondo perduto per interventi strutturati riguardanti la sicurezza sanitaria delle imprese.
CAAF e Patronato aperti per voi
CORSI E FORMAZIONE TRA OBBLIGHI E AGGIORNAMENTO Come districarsi tra gli aggiornamenti obbligatori e il piacere di essere sempre aggiornato? Confartigianato Imprese Mantova propone da sempre agli imprenditori associati, ai loro dipendenti e a tutti coloro i quali intendono far parte dell’Associazione, una formazione di elevata qualità che contribuisce a dare al lavoro quel valore aggiunto, così necessario in un epoca fortemente concorrenziale e in continua evoluzione. Per non interrompere questa attività, anche durante l’isolamento dovuto al diffondersi della pandemia, gli uffici si sono attivati con tempestività per fornire il servizio avvalendosi della tecnologia. E’ andato tutto bene e questa proposta è stata molto apprezzata anche perché, fin dal 2015 è stata attivata “Corsimpresa” una piattaforma di formazione online per imprese e cittadini accessibile da pc, smartphone e tablet. Confartigianato accreditato alla formazione e ai servizi al lavoro presso Regione Lombardia per il tramite di ELFI con certificazione di qualità, ha da sempre la convinzione che la formazione sia una delle leve prioritarie per l’impresa artigiana, per la sua crescita, competitività, sviluppo, innovazione, interveniamo attraverso la proposta di un Piano Formativo contraddistinto da un approccio pratico e concreto. Il ventaglio di corsi disponibili è molto ampio, distribuiti nei tre macroambiti Sicurezza, HACCP e Office. Soprattutto il pacchetto sulla Sicurezza, con corsi che spaziano dalla prevenzione per gli impiegati al RSPP Datori di lavoro, dall’antincendio al primo soccorso, è particolarmente interessante per gli imprenditori mantovani: Corsimpresa permette di adempiere agli obblighi normativi con dinamicità e risparmiando tempo e denaro.
Agli sportelli del CAAF di Confartigianato qualsiasi pensionato o dipendente può trovare tutta l’assistenza fiscale necessaria. Anche durante e dopo la pandemia tutti gli uffici sono stati al fianco delle loro imprese per istruire tutte le partiche loro necessarie. Tra le attività svolte il ritiro del modello precompilato e compilazione assistita delle dichiarazioni dei redditi modello 730, con garanzia nei confronti del Fisco circa la rispondenza formale dei dati rispetto alla documentazione. A questo si aggiunge poi la compilazione assistita dei bollettini di versamento ICI e della relativa dichiarazione, la gestione completa dei modelli reddituali RED INPS, INPDAP e IPOST nei confronti di soggetti pensionati beneficiari di prestazioni correlate al reddito e quella delle dichiarazioni sostitutive uniche necessarie alla determinazione dei valori ISE/ISEE, nel caso in cui il contribuente intenda richiedere l’erogazione di servizi sociali o agevolazioni tariffarie. Allo sportello dell’Inapa, il Patronato della Confartigianato, si possono invece risolvere i problemi che i cittadini quotidianamente incontrano nei confronti della Previdenza Sociale, dell’Inail, delle Aziende Sanitarie e di tutti gli altri enti pubblici di previdenza ed assistenza.
ECONOMIA E LAVORO
L’INTERVENTO DEL NUMERO 1 DI CONFCOMMERCIO MANTOVA L’incontro con Regione Il 22 maggio il presidente di Confcommercio Mantova Ercole Montanari ha incontrato, insieme agli rappresentanti delle categorie economiche, una delegazione di Regione Lombardia guidata dal Presidente del Consiglio Regionale Alessandro Fermi. “Riconosciamo a Regione Lombardia il grande sforzo che ha profuso in questi mesi per far fronte ad una emergenza che non ha precedenti e verso la quale nessuno di noi era preparato – commenta Montanari - Un’emergenza che da sanitaria si è trasformata ben presto in una profonda crisi anche sociale ed economica. Apprezziamo gli interventi avviati da Regione a sostegno del mondo economico e delle imprese, tra i quali ricordo l’azione in sinergia con il sistema camerale lombardo in materia di accesso al credito. Quello che abbiamo chiesto a Regione è che, rispetto alle indecisioni e al tempismo discutibile dimostrati dal Governo, riesca a fare quella differenza per l’economia locale determinante per la vita o la morte delle nostre imprese. Il nostro territorio necessita di interventi a medio termine che investano tutti i prossimi 18/24 mesi con
una programmazione certa di iniziative a sostegno delle imprese”. Le perdite in Lombardia “Il nostro ufficio studi ha calcolato che il crollo dei consumi in Lombardia nel 2020 toccherà i 16 miliardi di euro, nel mese di aprile la flessione registrata è stata del 47%. Un dramma per le 140 mila imprese lombarde del terziario, che escono duramente provate dagli oltre 2 mesi di lockdown. Siamo tutti consapevoli che riapertura non significa ripresa a pieno regime. Le attività del commercio, turismo, servizi devono far fronte ad un giro d’affari che non supera mediamente il 40-50% di quello pre-covid: il percorso verso la normalità è lungo, tortuoso e purtroppo incerto e senza sostegni reali e tempestivi non ci sarà futuro per almeno un’azienda su quattro, nell’ipotesi più ottimistica. Per dirla altrimenti: centinaia di imprese mantovane, soprattutto nel terziario di mercato e nel turismo, sono a rischio default. E con esse, migliaia di posti di lavoro”. Cosa fare Se vogliamo arginare questo scenario catastrofico, è necessario sostenere il tessuto imprenditoriale con in-
BANDO SAFE WORKING CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO
SPORTELLO RIPARTENZA AL FIANCO DELLE IMPRESE Con l’avvio della fase 2, Confcommercio ha attivato lo Sportello Ripartenza, che fornisce alle imprese una guida sicura e indicazioni operative sulle disposizioni normative da seguire e sulle specifiche misure di sicurezza da implementare nella propria attività. Nello sportello opera un team composto da professionalità molto eterogenee in grado di rispondere a tutti i quesiti delle aziende: sono infatti coinvolti consulenti in materia di igiene degli alimenti, sicurezza sul lavoro, esperti in campo fiscale, nell’amministrazione del personale e consulenti legali. Lo sportello propone: check-up iniziale, attivazione delle misure di sicurezza, fornitura di servizi e prodotti necessari a prezzi agevolati, cartellonistica e corsi di aggiornamento sulle nuove disposizioni gratuiti, perché finanziati dal fondo interprofessionale For.Te. e dall’Ente Bilaterale.
CONFCOMMERCIO MANTOVA via Londra 2 B/C Porto Mantovano (Mn) T. 0376. 2311 - info@confcommerciomantova.it www.confcommerciomantova.it
garanzie CONFIDITER PER 10 MILIONI DI EURO L’accesso al credito delle imprese è un percorso ad ostacoli che lascia a terra moltissime imprese che oggi hanno un fabbisogno estremo di liquidità. Confiditer, il braccio operativo per il credito dei sistemi Verona-Mantova, fin dall’inizio dell’emergenza Covid ha elaborato garanzie per finanziamenti che superano i 10 milioni di euro a vantaggio delle micro imprese dei comparti rappresentati, quelli del terziario di mercato. “Poco meno di 6 milioni sono già stati erogati o in fase di erogazione - spiega Nicola Dal Dosso, direttore del consorzio e di Confcommercio Mantova. “La situazione è drammatica: solo a fine maggio c’è stata un’accelerazione nella lavorazione delle innumerevoli di richieste dei prestiti agevolati da 25mila euro previsti dal decreto Liquidità. Si sono accumulati ritardi su ritardi, in netto contrasto con i
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terventi adeguati, prestando la massima attenzione alle micro, piccole e medie imprese che sono l’ossatura della nostra economia. Un’ossatura che sostiene il Paese ma dalla grande fragilità. Serve più liquidità vera, servono risorse a fondo perduto con contributi per la filiera del turismo e della ristorazione e per i negozi. Il Decreto Rilancio è un inizio, ma non è abbastanza. Servono interventi di sburocratizzazione. L’abbiamo vissuto sulla nostra pelle e su quella dei nostri imprenditori in queste settimane di emergenza: il mostro della burocrazia si è alimentato, invece di soccombere, e ha ingoiato ogni provvedimento. Occorre scongiurare il rischio di chiusure in serie che oltre ad avere effetti catastrofici sull’economia e sull’occupazione, potrebbero produrre un boom di lavoro nero e shadow economy. Serve, inoltre, più tempo per le scadenze fiscali, con una moratoria fiscale più inclusiva e velocizzare i tempi di erogazione della cassa integrazione. Le istituzione hanno sempre invitato cittadini e imprenditori a fare la propria parte: bene, noi, in questi mesi durissimi, l’abbiamo fatto. Ora è tempo di ricambiare.
tempi rapidi che un’emergenza richiede”. Ritardo nella pubblicazione ufficiale del decreto, nei chiarimenti operativi forniti agli istituti di credito, rallentamenti nell’operatività delle stesse banche dovuti ai nuovi sistemi di organizzazione aziendale con i dipendenti in smart working, cui si aggiunge la necessità delle aziende di prendere tempo per valutare anche altri strumenti, contenuti nel decreto, che prevedono misure di finanziamento maggiori. Da non sottovalutare poi le responsabilità anche di natura penale in capo all’istituto di credito per una pra
Regione Lombardia e sistema camerale lombardo hanno messo a punto il bando “Safe Working, io riapro sicuro” che prevede contributi a fondo perduto sino al 70% per le spese sostenute per la messa in sicurezza delle micro e piccole imprese. Confcommercio Mantova assiste le imprese nella predisposizione e presentazione della domanda di contributo.(l.guglia@sviluppomantova.it). Di seguito i dettagli principali della misura: Apertura delle domande: dal 28 maggio al 10 novembre 2020. Beneficiari: micro e piccole imprese lombarde che sono state oggetto di chiusura obbligatoria in conseguenza all’emergenza sanitaria o che hanno introdotto il lavoro agile per tutti i dipendenti, pur rientrando tra le attività consentite. Agevolazioni: il contributo a fondo perduto, con limite massimo di 25.000 euro, coprirà le sole spese ammesse al 60% per le piccole imprese e al 70% per le micro imprese. Ogni impresa può presentare una sola domanda con un investimento minimo pari a 2.000 euro. Spese Ammissibili: strumenti e macchinari per la sanificazione, la disinfezione e l’areazione dei locali; interventi infrastrutturali per il distanziamento sociale all’interno e all’esterno dei locali; termoscanner e sistemi di rilevazione della temperatura corporea a distanza; strumenti e attrezzature per l’igienizzazione dei clienti/utenti e dei prodotti; apparecchiature per il controllo degli accessi e per il distanziamento sociale; costi per tamponi per il personale dipendente o altri strumenti comunque suggeriti dal medico competente; dispositivi di protezione individuale per il rischio infezione covid-19; spese di formazione sulla sicurezza sanitaria.
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APINDUSTRIA al tempo DEL CORONAVIRUS “Apindustria non ha mai chiuso un giorno e anzi forse ha tenuto aperto ancora di più perché abbiamo risposto a qualunque tipo di contatto dalle aziende associate: cellulare, e-mail, Facebook, Linkedin. Il Covid-19 ci ha costretto a partire con un progetto che avevamo già attivato: ascoltare le aziende offrendo loro più canali di contatto possibile”. Elisa Govi, la presidente di Apindustria, parte proprio da un elemento positivo di questa emergenza sanitaria che ci ha aggredito senza possibilità di scampo ed entrando nella vita di tutti noi: cittadini, imprenditori, aziende. “La sede dell’Associazione è stata subito chiusa al pubblico e poi è stata attivata la modalità smart working in modo da consentire ai nostri dipendenti di lavorare in sicurezza – aggiunge la presidente Govi – questa strategia ci ha inoltre consentito di non lasciare sole le aziende in un momento di estrema difficoltà e dove la necessità di supporto e informazione è stata ancora più apprezzata”.
I BRUNCH DIGITALI PAUSA PRANZO INTERATTIVA Apindustria in collaborazione con Carloalberto Baroni di Powerapp ha elaborato un nuovo format per le aziende mantovane: i Brunch digitali. Non serve muoversi dalla sede aziendale ma si sta comodamente seduti alla propria scrivania e si impara qualche trucco per aumentare i propri clienti con il marketing digitale. “E’ un’idea che ci è venuta all’inizio di gennaio per sfruttare a pieno il nostro polo formativo digitale – ha spiegato Giacomo Cecchin, responsabile della formazione di Apindustria – per questo abbiamo pensato a come trasformare una pausa pranzo breve in un momento per portare a casa competenze utili alla propria professione”. Le prime 13 puntate dei Brunch Digitali hanno avuto un grande successo con la partecipazione in diretta di una
SI ACCENDE apitv
Apindustria aveva già impostato un progetto di gruppo di lavoro che avrebbe consentito ai funzionari di poter operare direttamente sul territorio: un pc portatile dotato di tutti i sistemi per il telelavoro, sempre in collegamento con il server centrale e soprattutto un sito internet che funziona da portale interattivo mettendo a disposizione tutte le risorse informative. “Uno dei punti forti del nostro modo di reagire a questa impossibilità di incontrarsi direttamente in sede è stata l’attivazione di un sistema di riunione virtuale e abbiamo scelto Gotomeeting – aggiunge ancora la presidente Elisa Govi – la dirigenza imprenditoriale ha a sua disposizione un sistema per potersi incontrare, confrontare e discutere sulle strategie da applicare a quando il Covid-19 sarà superato. E poi è un sistema che stiamo continuando ad utilizzare anche oggi”. Gotomeeting è una piattaforma a pagamento che consente di tenere riunioni fino a 250 partecipanti, può registrare i meeting e consente di condivide-
re materiali, documenti, video e altri strumenti didattici. Oltre alla dirigenza imprenditoriale questo sistema è utilizzato anche dai funzionari per le riunioni settimanali ed è una piattaforma che utilizzata per tenere anche corsi e seminari on-line. “Provate a pensare a cosa sarebbe successo se non avessimo avuto internet, i social e tutti gli strumenti di comunicazione che abbiamo a disposizione oggi – dichiara in chiusura la presidente Govi – come sempre i momenti di difficoltà ti impongono di fare di necessità virtù e ti spingono a innovare e migliorare”.
FORMAZIONE ON-LINE DOVE VUOI, QUANDO VUOI Uno dei Brunch digitali in diretta su Facebook
media di 30 utenti e un format interattivo basato sullo schema 3,2,1: 30 minuti spiega, 20 minuti fai vedere, 10 minuti domande. Senza contare quelli che hanno potuto rivedere le lezioni che sono tutte disponibili su Facebook e sul canale youtube di Apindustria. “E’ una formula stimolante, divertente e molto efficace dal punto di vista formativo – sottolinea anche Carloalberto Baroni di Powerapp conduttore di tutti i brunch digitali – abbiamo parlato di argomenti utili a migliorare il proprio marketing digitale: dal metodo del venditore digitale a come utilizzare il sito per generare contatti utili, dal social selling a linkedin per arrivare al monitoraggio dei dati e dei risultati”. Per partecipare http://bit.ly/2uA6ZZX
“Siamo partiti dal concetto del palinsesto televisivo e abbiamo pensato che l’associazione potesse attivare un canale per mettere a disposizione delle aziende tutta una serie di contenuti che un tempo erano riservati solo a chi poteva venire direttamente in sede” sottolinea il direttore di Apindustria Giovanni Acerbi. Da questa riflessione nasce APITV, un vero e proprio canale digitale che offre contenuti sempre diversi e in aggiornamento agli associati. All’inizio Apindustria ha deciso di trasmettere in diretta tutti gli incontri gratuiti che si tenevano presso la sede dell’Associazione sfruttando soprattutto il canale social di Facebook. Visto il successo di questo tipo di offerta è stato creato un logo per contraddistinguere questo tipo di contenuto ed è nata APITV. “Stiamo attivando una sezione del sito specificatamente dedicata a questo tipo di offerta di contenuti – aggiunge il direttore Acerbi – l’obiettivo è quello di arrivare a creare un vero e proprio palinsesto con format specifici e non solo con la messa a disposizione di quanto viene realizzato in aula: brunch digitali, pillole formative, approfondimenti mirati”.
Nella foto: il logo di APITV
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Una riunione di imprenditori al tempo del Covid-19
La formazione on-line è una grande novità 2020 per Apindustria che ha attivato una piattaforma dedicata sul sito https://formaweb.apimantova. it/it/. E’ un modo diverso di fare formazione che consente di decidere quando e dove seguire le lezioni in assoluta flessibilità, senza perdere in efficacia. “La formazione on-line non è il futuro della formazione perché è una modalità già attiva da tempo – sottolinea Giovanni Acerbi, direttore di Apindustria – e non può essere considerata in concorrenza con i corsi in aula: sono due strumenti che si devono integrare e che rispondono ad esigenze completamente diverse”. Sulla piattaforma di Apindustria sono presenti più di 100 corsi attivabili con un semplice click e con un’opportunità da non perdere: si può frequentare il 20% delle lezioni gratuitamente e solo dopo decidere se acquistare la quota di partecipazione. “Uno dei punti di forza della formazione on-line sono i corsi sulla sicurezza – aggiunge il direttore Acerbi – non tutti i corsi possono essere svolti a distanza ma se pensiamo ad esempio all’aggiornamento per gli RSPP, poter decidere come organizzarsi la frequenza ai corsi è davvero un valore aggiunto”.
Il sito di FORMAWEB, piattaforma Apindustria per la formazione on-line
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ECONOMIA E LAVORO
misure a pioggia ma turismo e mercati all’asciutto E’ chiaro che il Dl Rilancio segna un passo in avanti nelle risorse e negli interventi a sostegno delle imprese. Tuttavia nonostante le tante misure il settore turistico ed il commercio ambulante rimangono ancora senza adeguate risposte. Inoltre Confesercenti nonostante le rassicurazioni dell’INAIL ravvisa che è restata la responsabilità civile e penale del datore di lavoro. È assolutamente necessario predisporre, una norma chiara e definitiva che metta al sicuro le imprese che rispettano le regole. In base all’entità delle risorse mobilitate a favore delle imprese di minori dimensioni: sono circa 12 miliardi di euro, poco meno di un quarto del totale. Eppure sono quelle che sono state costrette a un lungo lockdown. Molti interventi richiesti da Confesercenti sono presenti nella forma del contributo a pioggia, noi avremmo preferito un approccio più mirato. Ad esempio il caso degli affitti: il plafond di 1,3 miliardi di euro per il credito di imposta potrebbe
infatti essere insufficiente per la platea potenziale. Mentre forte perplessità sul fronte turismo: il settore che ha sofferto prima di tutti l’impatto del coronavirus e presumibilmente gli effetti li dovrà subire sul lungo periodo, e se consideriamo i soli 2 miliardi di euro previsti per il bonus vacanza, per le imprese ricettive, le agenzie di viaggi e gli altri operatori della filiera ci sono decisamente poche centinaia di milioni. E pensare al giro di affari che genera questo settore sul PIL la cosa fascia molto perplessi. Un altra categoria lasciata al palo è quella delle imprese del commercio ambulante, che non si vedono annullare tasse e canoni di occupazione suolo pubblico, neppure in caso di fermo dell’attività. Un giudizio negativo si deve registrare nella fase della semplificazione perché abbiamo una crescita della complessità burocratica delle norme sul lavoro. Poco chiaro anche il meccanismo sulla riduzione dell’orario di lavoro a retribuzione invariata.
ANVA MANTOVA RIPARTONO I MERCATI
“Riaprire in sicurezza” Cosa devo fare? Confesercenti è al fianco delle imprese per guidarle nell’integrazione delle procedure per il rischio Emergenza COVID-19. Le imprese devono seguire disposizioni di carattere operativo, gestionale nella pulizia dei locali e dei magazzini, in materia igienico-sanitaria e di sicurezza che meritano attenzione e un controllo costante. L’omissione di tali cautele può configurare colpa specifica per l’imprenditore, in caso di contaminazione di soggetti entrati in contatto con l’ambiente lavorativo. Effettuiamo un analisi specifica del settore di appartenenza del luogo di lavoro con soluzioni personalizzate e istruzione sull’effettuazione di formazione, informazione e addestramento di eventuali lavoratori. Confesercenti consiglia un CHECK-UP INIZIALE
parole d’ordine #STAYCATION!
n. 3 Giugno-Luglio 2020
in materia igienico-sanitaria e di sicurezza sui luoghi di lavoro per gli Associati servizio esclusivo per gli associati. Basta mandare la richiesta a mantova@ comservizi.it.
Corinna Scaletta per Federagit Lombardia accoglie con positività l’ordinanza che consente l’attività delle guide turistiche con la ripresa dell’attività turistica. Darà l’opportunità di riprendere a lavorare con un turismo di prossimità e per questo proponiamo l’hashtag #staycation!, le guide mettono a disposizione della Regione, dei Comuni lombardi a vocazione turistica, al fine di proporre o rilanciare nuovi itinerari, urbani o extraurbani, all’insegna dello slow tourism, di un turismo più sostenibile e accessibile la propria professionalità”. “Ci attendiamo che il Governo si attivi per promuovere la destinazione Italia – aggiunge Serena Previti, per le Guide di Mantova intanto, siamo al lavoro con le principali istituzioni museali della città per la definizione di nuovi tour rivolti al turismo locale”. Perché lo scenario futuro vede la maggior parte dei turisti provenienti dall’estero che a causa della pandemia ha interrotto i servizi per il 2020 annullandoli. Insomma mancano i turisti internazionali - prosegue Serena Previti – e siamo consapevoli che dovremo attendere la prossima primavera per sperare di tornare ad una situazione più favorevole”.
Abbiamo contattato i Comuni alla luce delle linee guida per i mercati riferisce il Presidente ANVA MANTOVA Simone Nasi “Io, il mio gruppo e Confesercenti abbiamo collaborato con Sindaci e Assessori, che ringrazio, perché in tempi record visto che il provvedimento governativo è arrivato in serata il 17 maggio, siamo riusciti a far ripartire i principali mercati, quelli dei piccoli centri e delle frazioni!” Nasi continua “Stiamo avendo un positivo riscontro da parte delle Amministrazioni comunali che si rendono disponibili a valutare soluzioni con noi di buon senso legate a poter far ripartire i mercati in sicurezza.” In alcuni casi non è stato possibile svolgere i mercati nelle sedi originarie a causa della logistica che non permette la sicurezza dei nostri operatori e della clientela. “Per noi è comunque importante - sottolinea il presidente Simone Nasi - riuscire a dare risposta alle migliaia di imprese che per questi mesi hanno dovuto stare ferme. Ripartire seppur con qualche difficoltà sarà comunque ripartire e quindi un primo passo verso la normalità che mi auguro arriverà presto per le nostre aziende.” Questo è un segnale importante al mondo dei mercato settimanali momento di vitalità che in questa tragica esperienza è tanto mancato alla gente. Nasi conclude ringraziando le Amministrazioni che hanno collaborato fattivamente a tempo di record alle richieste della categoria di poter riaprire. Riscontrando grande affetto della clientela che non si è dimenticata dell’appuntamento con il mercato.”
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ECONOMIA E LAVORO
Macchine agricole calibrare gli aiuti “Condividiamo l’invito dell’amico Dino Scanavino, presidente della Cia-Agricoltori Italiani a sostenere il comparto delle macchine agricole, che occupa 130mila lavoratori e vale oltre 11 miliardi di euro”. Così afferma il vicepresidente di Cai e direttore di Confai Mantova, Sandro Cappellini, in merito alla posizione di Scanavino sul sostegno a tutto il comparto metalmeccanico legato all’agricoltura. “Tuttavia – precisa Cappellini - prima di erogare maxi incentivi a pioggia, è bene riflettere su come erogarli per sostenere effettivamente la filiera produttiva e favorire l’innovazione nei campi. Se il parco macchine dei trattori italiano ha un’età media di 26 anni, nonostante già oggi vi siano incentivi che vanno dal 35% del Programma di Sviluppo Rurale, aumentabile fino al 45% in presenza di giovani o per le imprese nelle aree svantaggiate. Gli agricoltori possono anche cumulare gli aiuti legati alla Nuova Sabatini, che vanno dal 7,5% al 10% di incentivi, solo se in combinazione con il credito
d’imposta; è attraverso quest’ultimo che si riesce ad arrivare anche al 95% della spesa”. Per l’organizzazione di rappresentanza degli agromeccanici, dunque, se le imprese agricole, nonostante i fondi disponibili e aiuti che arrivano fino al 95%, non investono in meccanizzazione, il motivo è che per realtà con un’estensione media di 10 ettari, non conviene farlo, mentre è più corretto indirizzare gli sforzi economici nella multifunzione. “Ingolosire” gli agricoltori ad acquistare macchine sovradimensionate per l’utilizzo reale, secondo Cai, porta inevitabilmente a problemi di obsolescenza, in quanto non avrà mai le risorse per cambiarla. Quasi il 50% del mercato delle macchine agricole in Italia – rileva Cai – è appannaggio delle imprese agromeccaniche e non degli agricoltori. Insistere a chiedere aiuti a fondo perduto per le imprese agricole non ha altri scopi che drogare il mercato, senza alcun effetto in termini di sicurezza e sostenibilità. Forse sarebbe più utile accompagnare
macchine in agricoltura
nella crescita le imprese che svolgono servizi all’agricoltura, lasciando agli agricoltori di proseguire nella diversificazione produttiva (agriturismo, filiera corta, zootecnia, trasformazione e vendita diretta, produzione di energie rinnovabili). Piuttosto, per sostenere la produzione delle trattrici bisognerebbe dare fondi direttamente alle aziende, senza intermediazioni e burocrazia, per sostenere l’export. I mezzi agricoli italiani si distinguono per flessibilità e completezza di gamma. Migliorando l’export – conclude Cai – si sosterrebbe anche l’occupazione.
“La filiera delle macchine è con noi”
Sicurezza, serve Un Tavolo al Mipaaf “L’abrogazione del bando Inail per la messa in sicurezza delle macchine agricole mette a rischio un processo di innovazione che, per quanto rallentato nelle tempistiche e balordo nelle modalità di assegnazione attraverso un click day che calpesta la progettualità delle imprese a tutto vantaggio della velocità di connessione, riguardava prevalentemente le piccole, piccolissime e medie imprese agricole. In questo modo era possibile una seppur timida modernizzazione della meccanizzazione agricola, in ottica di sicurezza sul lavoro. Ci auguriamo che l’abrogazione del bando Inail sia l’occasione di ripensare l’intero pacchetto di azioni e aiuti finalizzato a rendere più sicuro il lavoro in agricoltura, senza dimenticare il ruolo e il peso delle imprese agromeccaniche all’interno della filiera.
Sandro Cappellini
Marco Speziali
Per questo abbiamo apprezzato l’endorsement dei costruttori di macchine agricole e dei dealer. Siamo certi che si uniranno al nostro appello, tenuto conto che il 50% delle vendite di macchine e trattori sul mercato interno è possibile grazie agli investimenti dei contoterzisti”. Così il presidente di Confai Mantova, Marco Speziali, è intervenuto sulla necessità di rivedere le politiche di sicurezza in agricoltura. “Servono progetti condivisi, un tavolo permanente al Mipaaf e azioni concrete per il settore delle macchine agricole”, conclude.
“Il ricorso al contoterzismo può essere la soluzione per alleviare il fabbisogno di manodopera nei campi anche nelle colture specializzate ad alto valore aggiunto, dove a causa dell’emergenza Covid-19, c’è la necessità di oltre un milione di persone nei campi in Europa”. È Sandro Cappellini, direttore di Confai Mantova e vicepresidente nazionale della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani, a sottolineare quello che è allo stesso tempo un’opportunità e una sfida per ampliare l’utilizzo di macchine agricole in settore dove la raccolta è ancora ampiamente o esclusivamente manuale. Se infatti le operazioni di lavorazione dei terreni di semina nella cerealicoltura sono in mano alle imprese agromeccaniche per il 75% circa delle superfici agricole utili del Mantovano, percentuale che sale al 99% per la raccolta di mais, grano, soia, in altri settori i margini di crescita sono ben più ampi ed è proprio fra queste pieghe che sta la sfida di migliorare le prestazioni, contenere i costi di produzione e alleggerire il ricorso alla manodopera.
“La filiera della meccanizzazione agricola si è finalmente esposta apertamente a sostegno delle imprese agromeccaniche, spingendo per un loro ingresso nella platea dei beneficiari delle risorse del Programma di sviluppo rurale. Ora che il comparto, con FederUnacoma e Unacma, ha finalmente capito il ruolo dei servizi terziarizzati in agricoltura anche nel sostenere l’economia delle macchine agricole, ci aspettiamo che il ministero delle Politiche agricole ponga fine alla situazione discriminatoria contro gli agromeccanici”. Così il presidente di Cai, Gianni Dalla Bernardina, ha commentato la posizione espressa dai presidenti di FederUnacoma (Alessandro Malavolti) e da Unacma (Roberto Rinaldin), in occasione del webinar organizzato dalla rivista Trattori sul futuro della meccanizzazione agricola dopo il Coronavirus. “Evidentemente il crollo delle immatricolazioni lo scorso marzo, conseguenza del confinamento per la pandemia, ha messo in evidenza la necessità di sostenere nuove formule per rilanciare le vendite di macchine e mezzi agricoli – prosegue Dalla Bernardina – e ha messo in luce il ruolo del contoterzismo agricolo come driver non soltanto dell’innovazione, ma anche come leva per la produzione e la commercializzazione di trattori”. Per la Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani è giunto il momento di convocare un tavolo di filiera al ministero delle Politiche agricole per affrontare il nodo della meccanizzazione, l’apertura delle misure del Programma di sviluppo rurale agli agromeccanici professionali e delineare un piano di rilancio della filiera.
ECONOMIA E LAVORO
MANODOPERA, LE STORIE DI CHI HA TROVATO LAVORO IN AGRICOLTURA All’inizio del mese di aprile Confagricoltura Mantova ha aperto un bando per la ricerca di manodopera in agricoltura. L’emergenza Coronavirus infatti ha messo in seria difficoltà numerose aziende, per la mancanza di lavoratori stagionali: «Il nostro bando ha raccolto, in poche settimane, più di 500 candidature – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – a dimostrazione della situazione di grave difficoltà che stanno purtroppo vivendo tanti settori economici. C’è soddisfazione, ma occorre rammentare che in questa attività di raccordo tra domanda e offerta a volte vi sono difficoltà legate alle professionalità, ai tempi e alle disponibilità. Come Confagricoltura Mantova, in un momento così difficile possiamo dire di aver offerto una possibilità importante a tanta gente. Continueremo su questa strada». Tra le prime aziende a pescare dall’elenco delle candidature c’è stata la Francescon Op di Rodigo, leader in Italia nella produzione di meloni e angurie, che ha assunto Diego Bocchi: «In precedenza lavoravo come autista di scuolabus, ma dopo lo scoppio della pandemia mi sono ritrovato in cassa integrazione. D’accordo con la mia azienda allora ho iniziato a guardarmi attorno per un lavoro esti-
vo. Grazie al bando di Confagricoltura Mantova ho trovato impiego presso l’azienda Francescon, per la quale mi occupo di confezionamento di meloni e angurie, ma anche di trasporti, avendo io la patente per i camion. Il mio contratto durerà fino a settembre». Il garden florovivaistico Valle dei Fiori, a Borgo Virgilio, rappresenta il nuovo capitolo della vita professionale di Matteo Margonari, ex cuoco: «Io provengo da un mondo totalmente diverso, quello del turismo. In Valle dei Fiori svolgo il ruolo di autista, ma mi occupo anche di altro, a seconda delle necessità dell’azienda. Di questa mia nuova esperienza non posso che tracciare un bilancio positivo». Sono invece addirittura 13 le assunzioni presso l’azienda agricola Allevamenti Boccola, che inizierà a breve le operazioni di potatura e diradamento nel proprio impianto di kiwi, con 6 ettari di estensione. Qui, tra gli altri, opererà Maicol Bondavalli: «Lavoravo come barista nei locali notturni, e non ho mai avuto a che fare con il settore agricolo, che in ogni caso mi ha sempre affascinato. A causa dell’epidemia di Covid-19 sono rimasto senza lavoro, ed essendo privo di strumenti di tutela come la disoccupazione ho deciso di rimettermi in gioco».
LA PAC SLITTA AL 2022
L’attuale Pac resterà in vigore fino al 31 dicembre 2022, con le risorse attualmente a disposizione utilizzabili fino al 31 dicembre 2025. È quanto è stato deciso fa dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, con il membro di commissione Paolo De Castro (Gruppo S&D) soddisfatto per quanto raggiunto: «Abbiamo mantenuto l’impegno preso con i produttori – ha dichiarato De Castro in una nota stampa – evitando così inaccettabili tagli sul budget Pac e rafforzando gli strumenti atti a far fronte ai rischi aziendali e alle crisi di mercato in questo momento di emergenza». Il rinvio di due anni della riforma Pac (e non più di un anno come chiedeva l’esecutivo Ue) permetterà di poter godere di un arco temporale più ampio per correggere gli elementi di contrasto, già individuati: «Accogliamo con favore questa notizia – spiega il presidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi – e ringraziamo l’onorevole De Castro per l’impegno profuso. Le prime proposte di riforma che erano giunte sui nostri tavoli erano certamente peggiori rispetto allo stato attuale della Pac oggi in vigore. Ora sarà prioritario difendere il budget destinato dall’Europa all’agricoltura, altrimenti questi saranno sforzi vani». In provincia di Mantova lo scorso anno sono arrivati quasi 80 milioni di euro di contributi Pac.
n. 3 Giugno-Luglio 2020
CIMICE ASIATICA, OK ALLA VESPA SAMURAI
DL RILANCIO, I DUBBI DI CONFAGRICOLTURA MANTOVA Presentato ufficialmente con una conferenza stampa dal presidente Giuseppe Conte e da numerosi ministri, il tanto atteso “Decreto Rilancio” contiene al suo interno la sanatoria che consente di regolarizzare i lavoratori immigrati presenti sul territorio italiano, una battaglia portata avanti con forza dal ministro per le Politiche Agricole, Teresa Bellanova. Il provvedimento però lascia diversi dubbi: «La regolarizzazione dei lavoratori – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – è certamente una buona notizia in fatto di civiltà, ma come organizzazione crediamo che il numero di persone che avremo a disposizione per le lavorazioni nelle campagne sia ancora esiguo. Avremmo preferito che ci venisse accordata la possibilità di ricorrere ai corridoi verdi europei, che altre nazioni con successo stanno portando avanti. L’agricoltura mantovana, così come quella del resto d’Italia, ha bisogno di professionalità, e di quei lavoratori che da anni sono impiegati nelle nostre aziende. Ad oggi il Governo è rimasto abbastanza fermo su questo tema, ma ci riserviamo di approfondire meglio quanto decretato da Palazzo Chigi». Nel frattempo però Confagricoltura Mantova si è data da fare e, per prima in provincia, ha aperto (circa un mese fa) un bando per la ricerca di manodopera agricola, al quale hanno risposto più di 500 persone: «E ora – prosegue Cortesi – stanno arrivando le prime assunzioni, e auspico che altre possano arrivare. Ci siamo mossi in autonomia e abbiamo dato una possibilità importante a tante persone rimaste ferme a causa della crisi. Questa iniziativa ha avuto un’importanza straordinaria».
Si vede una luce in fondo al tunnel per quanto riguarda il problema cimice asiatica, vero e proprio flagello per i produttori ortofrutticoli mantovani. È arrivato infatti il via libera ufficiale da parte della Conferenza Stato-Regioni e della Commissione Europea all’utilizzo della vespa samurai, in contrasto all’azione distruttiva della cimice asiatica. «Un risultato importante, che attendevamo con impazienza – dice Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – per il quale ringraziamo anche l’azione portata avanti dal ministro Teresa Bellanova. Nella nostra provincia i danni causati dall’insetto lo scorso anno ammontano a circa 8,7 milioni di euro, il 62% del totale della Lombardia, pari a 14 milioni. Nel mantovano è stato il comparto delle pere a far registrare le perdite maggiori con, in alcuni casi, anche il 100% di frutti gettati». L’assessore regionale all’agricoltura Rolfi ha annunciato che sono già stati programmati 25 lanci di vespa samurai nelle province di Mantova e Brescia, a partire dalle prossime settimane.
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