L’INCONTRO
MASSIMO DEVINCENTI UN MANTOVANO A PARIGI
I
suoi hobbies sono la finanza e il tennis. La sua fede, ancor prima di essere cattolica, è bianconera. Sposato, due figlie, tre lingue parlate fluentemente. Vive e lavora alle porte di Parigi da circa un ventennio e, proprio nella Ville Lumière, ha raggiunto traguardi che ogni manager vorrebbe tagliare. Massimo Devincenti, originario di Piubega (Mn), non ha mai dimenticato le sue origini: le partite di calcio al campetto parrocchiale vicino all’officina di papà Alfredo, le domeniche da Dj alla discoteca Eden, gli amici del Liceo Scientifico, le premure di mamma Bruna per quel figlio unico che ha saputo dare ai propri genitori soddisfazioni degne delle storie che si raccontano solo nei film. Innanzitutto complimenti per la sua splendida carriera. «Grazie per il complimento: come lei sa la carriera è frutto di tanti sacrifici, di un pizzico di fortuna, del desiderio e della volontà di lavorare che mio padre e mia madre mi hanno saputo trasmettere ed, infine, del supporto della famiglia, soprattutto quando si vive all’estero». Che percezione si ha Oltralpe dell’Italia, dell’attuale governo e degli italiani in questo momento di grave recessione economica? «Vivendo all’estero sento maggiormente radicate le mie radici e sono estremamente orgoglioso di essere italiano. Va di per sè che mi fa un’enorme tristezza vedere l’Italia in queste condizioni economiche. In generale, in Francia si critica tutto e quindi la percezione dell’Italia è quella di un Paese che tarda a fare le grandi riforme strutturali (politiche ed economiche) per fare il salto di qualità e per far ripartire l’economia. La classe politica è fortemente criticata ma l’attuale nuova ondata, targata Renzi, è percepita positivamente soprattutto dai media. Noi Italiani siamo sempre fortemente stereotipati: pizza, mafia, latin lover... ma alla fine i francesi ci invidiano un po’ Mi basta citare la frase di Jean Cocteau: “Les français sont des italiens de mauvaise humeur” per il nostro spirito positivo, la nostra creatività ma soprattutto per la ricchezza del nostro Paese quando si parla di Arte, Cultura, Moda, Cucina». In Francia si avverte qualche segnale di ripresa economica? «Direi che la situazione della Francia è molto simile a quella dell’Italia e dell’Europa in generale. Il deficit del paese aumenta di anno in anno, la disoccupazione non accenna a diminuire e tante grandi aziende si geolocalizzano all’estero per ridurre i costi di produzione. In ogni caso la Francia riesce a sfruttare al meglio le ricchezze del Paese. Per esempio il turismo: non è un caso che Parigi sia la città più visitata al mondo. Ogni piccola cosa in Francia è messa in evidenza per attirare i turisti. Se solo noi italiani riuscissimo a fare la metà di quanto fanno i francesi in questo settore trainante per l’economia nazionale, con tutto quello che abbiamo da proporre tra Storia, Natura, Arte, Cultura, etc. oggi forse non parleremo certo di crisi. Personalmente sono in una multinazionale che vanta più di 160.000 lavoratori in tutto il mondo e che si occupa di riduzione dei costi energetici. Visto il perio-
n. 2 Aprile-Maggio 2015
di paolo carli
DAL liceo BELFIORE ALL’UNIVERSITà DI PISA. DALLA BELLELI AI VERTICI DELLA SCHNEIDER ELECTRIC Un manager navigato con oltre vent’anni di esperienza internazionale in aziende di software IT e in grandi multinazionali legate al mondo dell’energia. Dal 1989 ad oggi Devincenti è stato Software Project Manager presso il gruppo Belleli di Mantova, e successivamente, trasferitosi in Francia ha lavorato ai vertici di aziende del calibro di Lotus Development, IBM, Schlumberger and SchlumbergerSema di Parigi, Capgemini Outsourcing nonchè Areva T&D. Dal 2010 al 2013 è stato Senior Vice President, Group CTO – Global Operation Services presso la Schneider Electric dove, da giugno 2014, ricopre il ruolo di VP, Head of Group IT&Telco Strategic Sourcing.
Massimo Devincenti do sono, al momento, in un’oasi protetta». Lei vive da 22 anni in Francia. Tornerebbe a lavorare ma, soprattutto, a vivere in Italia? Ci evidenzia vantaggi e svantaggi di vivere al di fuori del Belpaese? «Questa è una domanda difficile perchè se le rispondo con il cuore le devo dire si! Se poi ci penso un attimo e aggiungo ai sentimenti la ragione la risposta è no! Per il lavoro non esistono possibilità equivalenti a quelle che ho in Francia o all’estero. Purtroppo le multinazionali sono parzialmente presenti in Italia e i posti con responsabilità mondiale sono estremamente limitati o assenti. I vantaggi di vivere in Francia sono soprattutto a livello sociale: la sanità, i trasporti, la protezione sociale (fondo per la disoccupazione) e la sicurezza sono un’eccellenza per il Paese. Aggiungo anche che vivere a Parigi, come per tutte le grandi metropoli, alla fine ti offre un marea di opportunità a livello culturale, musicale e artistico. Negli svantaggi giocano i sentimenti e i ricordi: è chiaro che mi mancano mio padre e mia madre che hanno sacrificato la loro vita per me, il gruppo dei fedelissimi amici, il sole, la nostra cultura, la natura e la nostra impareggiabile cucina». Lei ha 2 figlie: quali prospettive di lavoro diverse hanno in Francia rispetto alle loro coetanee italiane? Ha un consiglio da dare ai giovani studenti italiani? «La disoccupazione giovanile per fortuna non ha ancora raggiunto i livelli italiani. Ci sono buone prospettive per i giovani se hanno un titolo di studio presti-
DEVO TUTTO AI MIEI GENITORI E ALLA MIA FAMIGLIA. LA MIA VOLONTÀ E LA MIA DETERMINAZIONE LE ARMI PER FARE CARRIERA gioso oppure per le professioni liberali. Nei prossimi 10 anni in Francia mancheranno tantissimi ingegneri, per esempio. Il futuro dei giovani nel mondo del lavoro è fortemente cambiato: il lavoro sotto casa non esiste più e molti studenti partono e partiranno dall’Italia per l’estero. Il consiglio che posso dare è di cogliere al volo il rischio, di partire e vendere quello che solo noi italiani sappiamo dare. Si dovrà sputare sangue per riuscire nell’intento ma le soddisfazioni professionali sono certo non mancheranno. Un esempio concreto: abbiamo appena assunto un paio di Italiani che hanno trovato lavoro solo dopo 2 settimane che sono arrivati in Francia. Lascio a voi i commenti».
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