Tribunale di Milano – Sezione Imprese – Abuso di Maggioranza – delibera elusiva di sentenza contra

N. 16938/2018 R.G.

Repubblica Italiana Tribunale di Milano Sezione Specializzata in materia di impresa B Il Tribunale di Milano, Sezione specializzata in materia di impresa B, riunito in camera di consiglio in persona dei magistrati Dott. Angelo MAMBRIANI Dott. Amina SIMONETTI Dott. Guido VANNICELLI Specializzata in materia di impresa B 14549- 1G OLIVO

R

Presidente relatore Giudice Giudice

Sezione in persona del G.D. Vincenzo PEROZZIELLO (r.g. n. o il 5 aprile 2018 da:

, rappresentato e difeso dagli Avv.ti Marco BELLINI BRESSI e Francesco RECLAMANTE CONTRO

P

s.p.a., rappresenta e difesa dagli Avv.ti Paolo GANDI e Matteo VISIGALLI

G

RECLAMATA a pronunziato la seguente

ORDINANZA Il reclamante G sociale di P

Pagina 1

R G

(di seguito: R

) è socio (attualmente) allo 0,73 % del capitale

s.p.a. (di seguito: PG o la Società) per effetto della diluizione della di lui

Firmato Da: MAMBRIANI ANGELO Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A. NG CA 3 Serial#: 62537af3268b44205b1e29d12a11862b - Firmato Da: PRIMAVERA ROBERTO Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A. NG CA 3 Serial#: 4587171487391d9993a832c03468781b

Ordinanza di revoca provvedimento precedente del 20/08/2018 RG n. 16938/2018

quota

originariamente pari al 20 % del capitale sociale

causata dalle deliberazioni di aumento

del capitale sociale assunte il 2 agosto 2013 ed il 29 ottobre 2013.

Queste deliberazioni sono state impugnate da R effetti

che non ha chiesto la sospensione dei loro

e, con sentenza n. 10048/2017 emessa da questo Tribunale (di seguito: la Sentenza), quella

del 2 agosto 2013 è stata dichiarata inefficace e quella del 29 ottobre del 2013 è stata annullata. divenuta priva di effetti (p. 26); In particolare, la deliberazione del 2 agosto 2013 è stata dichiarata inefficace perché non vi era previsto dalla delibera stessa, da alcuno dei soci (mancando altresì la

e la

deliberazione del 29 ottobre 2013 è stata annullata perché avente ad oggetto un ulteriore aumento del capitale sociale, a partire da quello, inesistente, oggetto della delibera del 2 agosto 2013, divenuta inefficace.

Orbene, la Società

dopo un tentativo di escludere il socio R

Tribunale il 13 giugno 2016 e poi revocata dalla stessa Società

con delibera sospesa da questo ha deliberato in data 27 gennaio

2017, con voto favorevole dei soci di maggioranza la modifica degli artt. 12.3 e 13.4 dello statuto sociale, prevedendo, per le delibere di maggiore importanza (compensi amministratori, distribuzione dividendi, ammissione a mercati regolamentati, particolari operazioni gestorie, aumenti di capitale, operazioni societarie straordinarie, modifiche statutarie, messa in liquidazione, sociale al voto favorevole del 65 % del capitale sociale.

Il R

ha impugnato questa deliberazione (proc. n. 14549/2017 r.g.) e ne ha chiesto la

sospensione (proc. n. 14549-1-/2017 r.g.), deducendo: a)

nti di capitale del 2013, dichiarati inesistenti ed annullati;

b) Abuso di maggioranza in quanto delibera assunta allo scopo di eludere gli effetti della Sentenza; c) Sussistenza del requisito del periculum in mora in quanto la Società si appresta a nuovi aumenti di capitale.

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te ed in via automatica, ex post, tutte le deliberazioni societarie assunte con le maggioranze formate sulla Quanto al motivo sub b) il Giudice di prime cure, pur ri

delibera 2.8.13 di aumento del capita insufficiente a giustificare la richiesta sospensione, anche considerando che il quorum % era stato introdotto con delibera del 17 dicembre 2013 (il precedente essendo stabilito al 51

In sede di reclamo il R

ha ribadito, nuovamente illustrandoli, approfondendoli e

corredandoli con citazioni giurisprudenziali, i motivi di ricorso, chiedendo la riforma Si è costituita in giudizio la Società, che ha ampiamente contestato, in fatto ed in diritto le avversarie eccezioni, deduzioni e domande sub a), richiamando la costante giurisprudenza della Corte di cassazione in materia di inefficacia aggiungendo alle m , ed ha

* Ritiene il Tribunale che il reclamo è fondato e deve essere accolto, con conseguente revoca impugnata.

Il motivo di reclamo sub b), da trattare prioritariamente in quanto dirimente e recante la ragione

abuso della maggioranza quando questa vota una deliberazione che, senza soddisfare un legittimo interesse apprezzabile sul piano societario della società stessa o del socio di maggioranza, danneggia il socio di minoranza.

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Nel caso di specie, risulta che con il socio R

è in atto ormai da anni un contenzioso che

coinvolge, su vari piani, sia la Società che anche personalmente altri soci, e che, di fatto, finisce per gravare pesantemente sulla operatività della Società medesima.

In questo contesto generale, è stata adottata dalla maggioranza degli altri soci contrasto con il R

storicamente in

- una deliberazione che, abbassando il quorum deliberativo stabilito dallo

al 65 % del capitale sociale, finisce oggettivamente per sterilizzare gli effetti che la Sentenza potrebbe produrre sulla posizione del R

medesimo, socio al 20 % prima della diluizione

provocata dagli aumenti di capitale impugnati ed annullati dalla Sentenza.

Si deve aggiungere che la deliberazione di cui si discute è stata adottata proprio quando il la precisazione delle conclusione ed il deposito degli scritti conclusionali, e, quindi, si presentava come imminente una decisione prevedibilmente sfavorevole alla Società, poi effettivamente emessa.

Per converso la Società non è stata in grado di indicare quale interesse sociale effettivo e concreto possa essere sotteso alla diminuzione del quorum di cui si tratta, se non una generica agevolazione

della

governance

societaria.

Questo

argomento,

peraltro,

laddove

la

in verità apertamente dichiarato il atti da PG

di

eliminare il potere di veto altrimenti statutariamente riconoscibile al R

in forza della

Sentenza, finisce per confermare la conclusione suddetta. Né è stata chiarita la ragione della fissazione del quorum proprio al 65 %. oduto effettivamente del quorum oggetto di modifica, perché introdotto quando egli già si trovava titolare di percentuale dello 0,73 % del capitale sociale, atteso che tale considerazione suppone (e supponeva, quando era stato introdotto) che la diluizione del R

fosse definitiva e

diluizione hanno determinato.

Infine, lo stesso Giudice di prime cura ha riconosciuto il collegamento

peraltro evidente - tra

one della delibera qui impugnata e ed una previsione (esatta) in ordine agli effetti (infausti per la Società convenuta) della Sentenza, senza peraltro trarne le dovute conclusioni. ttorio delle parti, possono essere affermate in questa sede, riconoscendo il fumus boni iuris sotteso al motivo

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Ordinanza di revoca provvedimento precedente del 20/08/2018 RG n. 16938/2018

Essendo tale decisione dirimente, non è necessario cognizione cautelare

specie in questa sede di sommaria

a

diritto, la questione, assai controversa, se la sentenza di primo grado che annulla (o dichiara inefficace) una delibera di società per azioni (nel caso di specie: di aumento del capitale sociale) e che sia stata appellata, abbia immediato effetto e quale sia questo effetto, ovvero se essa sia priva di effetto in quanto esso effetto può essere annesso soltanto ad una sentenza definitiva.

Si deve solo dire, al riguardo, che il Tribunale ha considerato degne della massima attenzione alcune argomentazioni sottese alla posizione espressa da parte reclamante nel senso di riconoscere la capacità della sentenza di primo grado di annullamento delle deliberazioni assembleari efficacia immediatamente esecutiva ex tunc.

Con riferimento al richiamo da parte della Società reclamata del tradizionale insegnamento della Corte di cassazione in ordine alla limitazione alle sole sentenze di condanna, in quanto t. 282 c.p.c., si è infatti osservato, in linea generale, che il testo di quella norma, a ben vedere, non distingue tra diversi tipi di sentenza, e che la sua previsione è giustificata dal fatto che solo per le sentenze suscettibili di esecuzione, appunto quelle di condanna, è necessaria una norma che le istituisce quali titoli esecutivi, mentre ciò non è necessario per le sentenze self-executing, tra le quali appunto quelle di annullamento, capaci di produrre i propri effetti ex se, sottolineandosi altresì la distinzione tra efficacia anche costitutiva delle sentenze che ex art. 2908 c.c. prescinde dal giudicato ed immodificabilità delle relative statuizioni che invece dal giudicato dipende (art. 2909 c.c.). Si possono poi richiamare altre ricostruzioni c esecutorietà delle sentenze di condanna implica il riconoscimento di effetti alla parte della sentenza che accerta il diritto, talché non si vedrebbe come negare provvisoria esecutività anche alle sentenze di accertamento ed a quelle costitutive, che suppongono pur sempre un

capitale deliberato entro il termine previsto nella delibera e della sua mancata liberazione; cfr.

Cass., n. 18512 del 2007; Trib. S. Maria Capua Vetere, 13.12.207; Trib. Roma, sent. n. 18628 del 2017).

Inoltre, a prescindere dalle argomentazioni attinenti al complesso problema generale

qui

relativamente conferente, atteso che assume notevole rilevanza anche con riferimento a rapporti giuridici del tutto estranei alla disciplina delle società commerciali -, va considerato che in a ordinamentale si rinvengono alcune norme e principi che paiono deporre nel senso indicato dal reclamante.

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a tutti i soci ed obbliga gli amministratori ad assumere i conseguenti provvedimenti, sotto la loro responsabilità. La norma non prevede che tali effetti siano riconducibili solo alla sentenza divenuta definitiva ed indubbiamente anche la sentenza di primo grado reca, a seguito di un giudizio a cognizione piena, una pronuncia di annullamento.

Orbene, pare arduo ritenere che la sentenza di cui si discute sia solo quella passata in giudicato e to, delibera impugnata e comprese le sentenze di rigetto (se determinano la cancellazione In secondo luogo, poiché il provvedimento di sospensione è necessariamente assunto in corso di causa (art. 2378 comma 3 c.c.), la sentenza in questione dovrebbe essere naturalmente anzitutto ma non solo -

quella di annullamento pronunciata in primo grado

che, accogliendo

-, essendo viceversa arduo sostenere che possa esser solo quella pronunciata in grado di appello ed anzi solo se non impugnata o se la sua impugnazione per cassazione sia stata dichiarata inammissibile o rigettata.

provvedimento di sospensione, è arduo sostenere non abbia effetto alcuno, sebbene tale effetto si potrebbe ascrivere solo al piano processuale.

Sembrerebbe potersi affermare, cioè, che è soggetta ad iscrizione anche la sentenza che decide 1

). Se così fosse, allora significherebbe che essa

ha, quanto meno, gli stessi effetti del provvedimento di sospensione. dizione che risulterebbe nel ritenere un provvedimento di sospensione della deliberazione, adottato dal giudice istruttore in un procedimento a cognizione sommaria ma capace di eliderne gli effetti ex tunc

trattandosi, anche secondo la migliore dottrina, di provvedimento avente natura

anticipatoria e non semplicemente conservativa cognizione piena, priva di quegli stessi effetti.

1

) Così anche Trib. Milano, Giudice del Registro, decreto 5 agosto 2016.

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ed invece la sentenza che decide

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Così pure, sul piano più generale della tutela della certezza e stabilità delle decisioni societarie, appare funzionale annettere effetti già alla sentenza di prime cure, effetti che, in ogni caso, potrebbero essere a loro volta sospesi dal giudice d Ragionando diversamente

cioè annettendo effetti solo alla sentenza passata in giudicato -, si

delibere successive assunte medio tempore sul presupposto della efficacia della delibera n. 4649 del 2013).

Se tale affermazione riguardasse addirittura le delibere successive anche quando impugnate ed anche quando se ne chiede la sospensione proprio sulla base della smentita della correttezza del ra iniziale pronunciato in sentenza di prime cure, allora significherebbe svuotare di significato la sentenza di annullamento provocando un notevole deficit di tutela e di effettività del principio di legalità relativamente agli atti societari.

Invero, quando poi, necessariamente dopo anni, si pervenga al giudicato, si scoprirà che adottate quanto la deliberazione-presupposto impugnata aveva effetti, e, dunque, sono da ritenere

legittime,

nonostante

della

deliberazione-presupposto

sia

stata

riconosciuta

seguite altre i cui effetti non si sono potuti sospendere per mancanza di effetti delle sentenze di primo (e secondo) grado sulla delibera/presupposto, sarebbe privo di effettive conseguenze.

Ne deriva, appunto, un evidente deficit di tutela, essendo anzi gli amministratori spinti a tenere in non cale sentenze di annullamento di delibere societarie, anzi assumendone altre sugli stessi Una siffatta impostazione, inoltre, induce ad impropriamente sovraccaricare di significato il provvedimento di sospensione, in assenza del quale il lungo e faticoso iter del giudizio di merito della delibera impugnata che non pare appartenere alla fisiologia del processo.

Né potrebbe dirsi che, annettendo effetti alla sentenza di primo grado, il provvedimento di sospensione perderebbe di significato, atteso che, in ogni caso, consentirebbe al socio che la ottenga di far valere la dichiarata inefficacia della delibera in via preventiva rispetto così stroncando -, mentre, se non avesse ottenuto la sospensione Pagina 7

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della delibera/presupposto, sarebbe costretto non solo ad impugnare le delibere successive, cosa che dovrebbe comunque fare, ma ad attendere il termine del giudizio di primo grado (comunque anni) per ottenerne la sospensione.

Ulteriori approfondimenti dei superiori semplici spunti di riflessione devono essere rimessi

I) Periculum in mora Sussiste il periculum in mora della deliberazione dei soci.

Invero, tale requisito va valutato apprezzando comparativamente il pregiudizio che subirebbe il socio ricorrente dalla mancata sospensione delle delibere impugnate ed il pregiudizio che subirebbe la Società dalla sospensione delle delibere stesse.

Nel caso di specie, la Società, che ha operato per anni con il quorum statutario previsto ante modifica illegittima, non subirebbe particolare detrimento dal mantenimento del quorum non potendosi peraltro affermare che possa costituire un detrimento valutabilein questa sede quello illegittimo, sarebbe passibile delle relative sanzioni.

Viceversa R

subirebbe un grave pregiudizio dalla mancata sospensione, non potendo far valere

legittimo quorum statutario, ed essendo poi costretto ad ulteriori ed ancora più complesse impugnazioni.

A rendere concreto il periculum in mora aumenti del capitale della Società finalizzati a svilupp Non è dubbio, inoltre, che la Società versa in una situazione economica tale da rendere possibili aumenti di capitale. Ne consegue che è altrettanto opportuno che tali operazioni avvengano nel quadro della maggior certezza possibile, allo stato degli atti, della situazione della governance decisioni societarie.

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comma c.c., e deve essere effettuata a cura degli amministratori.

giudizio di merito.

P.Q.M. Il Giudice, visti gli artt. 669 terdecies c.p.c., 2378 c.c., I.

In accoglimento del proposto reclamo, REVOCA SOSPENDE P

II.

G

RISERVA

S.P.A. in data 27 gennaio 2017. udizio di merito.

Si comunichi.

Milano, 7 giugno 2018 Il Presidente ANGELO MAMBRIANI

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