Magabagarre 15

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Inserto Musicale

I favolosi anni'80 di Derek Allen

di Margherita Giacovelli

Il dj britannico racconta la sua vita al massimo tra le console della Riviera Stare bene, vivere in armonia con sé stesso e con la propria musica. La sublimazione di una vita dedicata alla ricerca della Canzone. Quella con la maiuscola, quella di cui, anche se non conosci il titolo o il testo, torna a tormentarti nei giorni successivi come un martello. Derek Allen, inglese di origini giamaicane, ha vissuto la vita nella Riviera dell’Adriatico, incantando il pubblico dei migliori locali della storia di Rimini. Una voce potente, calda, tremendamente soul e un’amore trascendentale per la musica. Basterebbe questo per proiettare Derek Allen nell’Olimpo dei Dj nostrani, ma è il suo stile, ricercato e sofisticato, a consacrarlo. Le sue origini, lontane nel tempo e nello spazio, lo collocano nella lontana Brighton, nel cuore delle Gran Bretagna. Lo accompagna uno sguardo nostalgico, quando parla della sua vecchia casa: “L’Inghilterra è grigia, non mi riesce a trasmettere le stesse sensazioni che provo qua. All’epoca frequentavo locali privati, i Blues, che erano organizzati a turni, da varie famiglie. Ogni settimana si cambia, gestione, dj, ma quei luoghi erano pregni di tradizione giamaicana. L’ingresso era gratuito, ma si pagava da mangiare e da bere. Non c’era nulla di sessuale in tutto quello, si ballava, o si stava appoggiati al muro a bere rum, quello vero, ed ascoltare reggae”. Con dei simili trascorsi, Derek Allen non avrebbe potuto non amare la musica. Questa scorre nelle sue vene da sempre, sin dalla nascita, ed è proprio questa sua passione che lo ha portato, una volta giunto in Romagna, ad imbattersi in una serie d’incontri che hanno dato inizio alla sua celebre carriera: “Tutto ebbe inizio in un negozio di dischi ad Imola. Un’amica mi introdusse ad una serie di personaggi della radio e del mondo della musica, tra cui un rappresentante di Radio Imola. Gli piacque la mia voce, e nonostante all’epoca non fossi capace, avevo molta voglia di fare”. Fu così che Derek Allen ottenne il suo primo ingaggio in radio. Nonostante gli italiani, musicalmente parlando, siano generalmente dei tradizionalisti, lui ha osato andare contro a questi schemi, ispirandosi ad un personaggio ed a un periodo

storico preciso: “ Mi sono ispirato a Tony Blackburn, un dj storico inglese che suonava sempre di mattina, quando andavo a scuola. Adoravo radio Luxembourg, una delle prime radio pirata dell’epoca. Scoprii qualcosa di diverso dalla tipica programmazione delle radio nazionali. Adoro la musica soul, è il genere da cui provengo e a cui appartengo”. Il format funzionò, e Derek Allen divenne famoso nell’ambiente imolese, tanto da ricevere, infine, la fatidica chiamata da Rimini, la terra del divertimento, dove girarono i migliori Dj italiani. “Venni a Rimini, a lavorare per un nuovo progetto: Radio City One. Nonostante non fosse ancora una grande realtà, i nomi che girarono per quella stazione sono diventati famosi. Trai i tanti, c’è anche Max Monticelli. Da lì, poi, mi chiamò Radio Sabbia. Ho passato con loro vent’anni a fare lo speaker. Non c’era concorrenza nel mio campo: ero l’unica voce black con accento inglese”. Fu quella la deflagrazione del successo di Derek Allen, il quale divenne uno dei dj più quotati all’interno del dinamico e competitivo mondo del divertimento della Riviera Romagnola “Iniziai a lavorare anche in diversi locali, tra cui l’ex Bollicine. Ho cominciato a vedere la mia faccia sui posters, in strada. Io non mi rendevo conto della mia fama, e questo mi ha aiutato moltissimo”. Quel mondo, quell’ambiente musicale, rispetto ad oggi, era diverso in tutto. Derek Allen se ne rende perfettamente conto, e rimpiange quei favolosi anni ‘70 e ‘80: “Ci si portava i vestiti, per cambiarsi, e il talco. Lo si spruzzava sul pavimento per scivolare meglio. Si ballava, meno attrito hai, più riesci a muoverti, con delle movenze quasi ispirate a Micheal Jackson. La mia prima musica era il Nothern Soul: musica totalmente suonata, tanto acustico e


Per prendere scelte di questo tipo, è necessario avere un’inossidabile fiducia nella propria musica, ed è questo, forse, il compenso con cui il destino ha scelto di ripagarlo dopo una vita totalmente dedicata a quest’arte. Nonostante siano trascorsi diversi anni da quando era lui in console al Coccoricò, Derek Allen è rimasto aggiornato ed attento anche sui ritmi e sulle melodie di oggi, esprimendo un giudizio per nulla positivo:

Rispetto al discoteca a cui sono abituati i ragazzi di oggi, quella presentata da Derek Allen era un’atmosfera completamente diversa, quasi romantica. Centinaia di diciassettenni impegnati a scatenarsi al ritmo delle migliori hit dell’epoca. Si cercara l’innovazione con una ricerca discografica accurata. Si mirava alla perla, alla gemma perfetta con cui iniziare e concludere le serate. Derek la trovò in una notte di mezza estate, lungo la spiaggia libera del Marano:

“ Oggi in discoteca si cerca di più la minimal, ma cos’è? Non è musica, è il minimo indispensabile della musica. Preferisco avere molto più suonato. Porto un po’ di me nelle serate, anche perchè io adoro sentire gli strumenti. Forse, per il fatto che sono io stesso un musicista: ho studiato flauto traverso”.

“Un mio amico di Rimini ed uno di Riccione hanno provato a creare questo locale unendo le due realtà nel Beach Club. All’epoca suonavo R&B, e dopo tre settimane siamo passati a serate da 40 a 600 persone. Eravamo in un garage di biciclette, che ospitò i miei primi tre anni di carriera. La canzone che usai per fare chiusura, non la usava nessuno, era una nostra esclusiva. Un brano di Tom Jones, “It’s not unusual”. Giuro, da lì è diventata un successo enorme, un tormentone, e tutti volevano usarla. Ne hanno fatti mille remix, l’hanno resa anche raggae. E’ stato uno dei miei cavalli di battaglia, l’ho usata per 3 o 4 anni, poi mi ha stancato”. Un successo arrembante, che ha portato Derek Allen in giro per i migliori locali della Riviera, dall’ex Bollicine al Peter Pan al Coccoricò. Non c’è stata postazione dj della zona che non abbia ospitato questa istituzione della disco anni ‘80. Ancora oggi, il successo di Derek Allen è lontano dal tramonto, e lui non ha alcuna intenzione di smettere:

Sono passati quasi quarant’anni dal giorno in cui Derek Allen iniziò la sua carriera da Dj, ma di quel giorno gli rimase impressa la sensazione che provò, e il grande entusiasmo che lo colse. Un’opportunità da afferrare al volo e che gli cambiò la vita: “La grinta è fondamentale nella vita: se non ti butti non verrai mai notato. Io lo feci, mi feci coinvolgere totalmente in quel progetto. Non avevo esperienza, non ero capace, ma ho cercato di ispirarmi ai miei colleghi più famos. Mi sono immedesimato”.

“Non sento la voglia di smettere, ma non lo faccio più come prima. Altre necessità, altri impegni. In questi ultimi anni, mi è stato chiesto di avere dei musicisti mentre suono. Ho fatto una cosa sbagliatissima, ho pensato più a curare loro che suonare la mia musica. Quest’anno faccio delle serate in dei posti piccolissimi, ma chi viene apprezza quello che faccio”.

LA FRASE In un’esistenza in cui ogni individuo è come vuoto o senza E tu devi decidere se vivere con o senza Un vuoto senza limite come la conoscenza

MUSICA IN AUTO DREAMS di Jhonny Marsiglia

#MAGABAGARRE

ancor più ritmo. Questo genere presenta molti ballet, ma è stato il precursore di gruppi come gli Heart, Wind & Fire. La musica mi trascinava e portava tutti a ballare. Tutti vogliono essere protagonisti in pista. Non c’era foga, ognuno aveva il suo tempo. Nessuno sapeva cosa fosse un mix, senza nemmeno il passaggio tra un disco e l’altro. Una volta si passavano tre dischi veloci, e poi uno lento. Non c’era paura, era un momento di riposo, un respiro”.

1) Ghemon- un temporale 2) Tedua-vertigini 3) Noyz narcos-sinnò me moro 4) Nayt-gli occhi della tigre 5) Er costa,nex cassel-tranquillo 6) Ensi- tutto il mondo è quartiere 7) Achille lauro e boss doms-thoiry 8) Johnny Marsiglia & Big joe-dreams 9) Stokka & madbuddy-linee 10) Vegas jones-malibù By Giuseppe Bagnulo


Le bestie offese dalle stalle alle stelle

di Luciano Monti

Lui e lui: Floris Berardi e Claudio Sardi, due personaggi diversi per cultura e provenienza, ma legati dall’amore per la musica ed il dialetto così da fondersi in uno stravagante ed allegro gruppo Rock Dialettale Romagnolo. L’idea nasce quando decidono di trasformare la nota canzone dei Beatles “ Let It Be “ in una sorta di telenovela contadina della nostra terra , cioè in “ Levti i pi “ ( lavati i piedi ) , a questo punto rotto il ghiaccio i due allegri compari iniziano la loro itinerante carriera improvvisando delle serate alternative alla musica ufficiale: una sorta di cantastorie d’altri tempi che si esibiscono nelle aie polverose o nelle stalle al calore dei fiati bovini per raccontare le loro esilaranti storie che diventano metafore pungenti sulle nostre debolezze umane e sulla romagnolità, là dove il pubblico si mischia abitualmente agli animali da cortile cosi come nelle loro argute storielle, parodie di altrettanti famosissimi brani musicali internazionali che la mente del maturo paroliere Floris ( bidetto ) trasforma in poesia guizzante che rasenta la parabola e che l’estesa e brillante voce del bravo Claudio

Zac: Hei Giò, hai sentito il prete domenica scorsa? Giò: No, che ha detto? Zac: Ha detto che Non pagare le tasse è peccato! Che ne pensi? Giò: ...che Riuscire a pagarle è un miracolo!


Inserto Musicale

( Oklahoma ) esprime in tutto il suo candore romagnolo. I due fenomeni negli anni successivi vengono notati e premiati nell’allora simbolo dei locali notturni della Riviera riminese : “ il Paradiso “, dal grande Red Ronnie per la loro carriera fatta di costanti successi nel rielaborare magicamente le canzoni dei più grandi gruppi Rock mondiali e trasformandole con il loro linguaggio allegramente canzonatorio in gradevolissimi brani che poi sono diventati i loro cavalli di battaglia nella ventennale carriera artistica, che li ha visti su tutti i palchi della nostra Romagna

ed oltre, con un alternarsi di successi, tanto per citare alcuni titoli tratti dai loro 25 CD pubblicati: “ La mi vespa la va fort “ , “ Villa Begonia “ , “ Dai da di cla tla da “ , “ Vut can cnosa i Bitols “ Che chén “, “ E casson si spinaz “, e per finire “ Iha finì i sold “. Tutte le loro spassose canzoni sono il frutto di una attenta osservazione del poeta Floris Beranardi verso il mondo contadino, da dove egli stesso proviene: gli animali diventano cosi i veri protagonisti della sua poetica, con il maiale al centro della catena culinaria e allusiva per ogni suo raccontare e raccontarsi... in-

somma le Bestie Offese ormai sono interpreti assoluti di questa nuova ondata di “ amarcord “,una New Age paesana, che sa regalare attraverso questi due magnifici romagnoli dei veri ed indimenticabili momenti di “divetissement ”che fanno bene al cuore e all’anima oramai stordita da tante sciocche sperimetazioni musicali che non portano a nula. Grazie a voi Bestie Offese che sapete rendere la nostra amata terra ancora viva più che mai !!!


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