Made in Gualdo - Aprile 2016

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madeingualdo APRILE 2016

la citta

dell’arte



DI CULTURA SI MANGIA Ripensare il ruolo del patrimonio artistico, culturale e ambientale per trasformarlo in un motore per lo sviluppo economico e sociale. E' questa la sfida che le pubbliche amministrazioni sono chiamate a sostenere, ma di pari passo anche il tessuto imprenditoriale. Per fronteggiare la crisi serve uno sguardo innovativo di rilancio. Assegnare un ruolo centrale alle nostre eccellenze può diventare occasione da un lato di valorizzazione delle stesse, dall'altro possibilità di creare posti di lavoro e quindi di sviluppo economico grazie anche all'indotto. Il turismo, ad esempio, è strettamente collegato alla cultura e all'arte. Alcuni studi riportano l'effetto moltiplicatore dei soldi spesi in cultura: per ogni euro investito da un museo o da un sito archeologico è assicurato un valore aggiunto del doppio, cioè due euro di ricchezza per il territorio. L'artigianato artistico insieme alle altre industrie creative ne generano altri 2,1. Investire in cultura, oltre che contribuire alla crescita sociale di una comunità, aspetto che già di per sé dovrebbe rappresentare una delle priorità per qualsiasi amministratore pubblico, è perciò conveniente pure sotto il profilo economico. All'estero lo hanno capito da anni. L'Italia, che possiede il più ampio patrimonio culturale a livello mondiale, fatica invece a valorizzare questo suo enorme vantaggio competitivo. Gualdo Tadino con la mostra su Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi, che segue altri importanti eventi che hanno caratterizzato il recente passato della nostra città unitamente alla riapertura dello storico teatro Talia, pur essendo un piccolo centro si pone all'avanguardia sotto questo profilo. Un grande appuntamento che ha tutte le carte in regola per aprire un processo virtuoso e che rappresenterà anche un polo di attrazione per far conoscere l'intera offerta culturale gualdese. Roberto Casaglia

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SOMMARIO - 15/16

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GHIZZARDI

LIGABUE

RADIO TADINO

Arte 8 LIGABUE-GHIZZARDI: ELOGIO DELLA FOLLIA

14 COLLEZIONI D’AUTORE

Dal passato

Gualdesi nel mondo

16 IL POLITTICO SALVATO 20 PALAZZO MAVARELLI 24 GIORDANO BELLUCCI Sergio Ponti

20 PALAZZO MAVARELLI

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Tatiana Minelli

Leonardo Bossi


SOMMARIO - 15/16

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MASSIMILIANO GUIDUBALDI

35

GIOVANNI BISCONTINI

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IL POLITTICO DELL’ALUNNO

GIORDANO BELLUCCI

La nostra storia

Personaggi

Creatività

28 MASSIMILIANO GUIDUBALDI 32 COME ERAVAMO A GUALDO TADINO 35 GIOVANNI BISCONTINI Roberto Casaglia

Edoardo Ridolfi

Marco Gubbini

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COLLABORAZIONE FOTOGRAFICA DANIELE AMONI

REDAZIONE MARCO GUBBINI, MARIO ANDERLINI, EDOARDO RIDOLFI, LEONARDO BOSSI, SERGIO PONTI

STAMPA APEX SRL Zona Industriale Nord Gualdo Tadino

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO TATIANA MINELLI, MAURO DI MICHELANGELO, POLO MUSEALE DI GUALDO TADINO IN COPERTINA CATIA MONACELLI - VITTORIO SGARBI

@ issuu.com/madeingualdo redazione@madeingualdo.it

DIRETTORE ROBERTO CASAGLIA

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CONTATTI www.madeingualdo.it redazione@madeingualdo.it facebook.com/madeingualdo twitter.com/madeingualdo



ANTONIO LIGABUE

ELOGIO DE

Gualdo Tadino ospiterà uno degli eventi culturali più importanti del 2016 di tutta l’Umbria: la mostra delle opere di Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi, due artisti fuori dagli schemi accademici del Novecento, selvaggi e primitivi, praticamente folli. Come del tutto folle era all’inizio l’idea di avere i loro capolavori esposti nella nostra città... 8


PIETRO GHIZZARDI

ELLA

D

FOLLIA

ue artisti selvaggi e primitivi, straordinari protagonisti della seconda metà del Novecento che a Gualdo Tadino saranno messi a confronto. Due follie che nascondono altrettante genialità, mostrate attraverso linguaggi pittorici unici e forse irripetibili. E una “lucida follia” è quella che ha guidato Catia Monacelli, il Polo Museale e l'amministrazione comunale nel pensare di portare nella nostra città le opere di Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi racchiuse in un'unica mostra. Hanno fatto propria la celebre frase di Albert Einstein (“solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano dav-

Entrambi hanno conosciuto la marginalità sociale, le difficoltà dell'esclusione e della povertà, la modestia di una formazione e di un bagaglio culturale che li obbligava a cercare in se stessi i motivi per un'iconografia che ricostruisse il loro mondo fantastico, permettesse loro di comunicare con gli altri, raccontassero le “Ecco dunque Antonio Ligabue e Pietro Ghiz- emozioni più profonde ed autentiche” (Gazzardi che raccontano insieme se stessi e la loro zetta di Reggio) vicenda individuale, illustrano il loro personalissimo mondo creativo, ma anche proprio per- “All'immaginazione febbricitante di Antonio ché unici nel loro genere, ma contemporanei Ligabue (nato il 18 dicembre 1899 a Zurigo e sia nel limite ristretto di una topografia pada- cresciuto a Reggio Emilia dove è stato ripetuna di pianura inventata e riscritta dal lavoro tamente internato per “psicosi maniacodepressiva”) e di Pietro Ghizzardi (nato il 20 dell'uomo e nello stesso periodo storico. vero”), riuscendo nell'intento grazie al supporto di Vittorio Sgarbi e al sostegno di diversi soggetti, tra enti e sponsor, che hanno permesso che il tutto si concretizzasse, dando vita a una delle più importanti iniziative culturali del 2016 di tutta l'Umbria.

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luglio 1906, mantovano di origine) “Due fervide anomalie” – coesistono nello spazio padano rimanendo parimenti estranei alla tradizione figurativa del Novecento italiano – hanno messo a nudo la vita autentica, la verità umana quand'anche drammatica. Pittore, il primo, di un mondo lussureggiante popolato da belve – tigri mai viste e immaginate – che si sbranano con la ferocia di un conflitto tutto umano. Interprete, il secondo, del voluttuoso animo di donne che compongono una galleria sterminata di ritratti. Prepotenti ed erotici, i busti femminili ci parlano di un desiderio e di un'ossessione” (Artslife) “Le donne di Ghizzardi e le belve di Ligabue hanno come “unici” modelli quelli che furono i loro sogni, le loro fantasie o i loro fantasmi, e questi hanno come unica ragione di esistere di suscitare i sogni, le fantasie e i fantasmi di colui che li guarda. Perché essi sono incomparabili e singolari, perché le loro opere sono incomparabili e singolari. Qualità essenziali grazie alle quali riescono a sfuggire le deviazioni, le strade senza uscita, i vicoli ciechi del labirinto della storia dell'arte. Salvo che, se si riesce a schivarne le insidie, si finisce per capire che l'unica regola dell'arte è l'eccezione.” (Tratto da “Percorso nel labirinto dell'arte alla scoperta di Ligabue e Ghizzardi” di Pascal Bonafoux) L'anello di congiunzione tra Ligabue e Ghizzardi è l'essere entrambi artisti autodidatti, fuori dagli schemi accademici dell'arte del Novecento, artisti selvaggi e primitivi, diseredati ed emarginati, dotati di una “folle genialità”, attraverso la quale hanno saputo elevarsi umanamente e artisticamente lasciando nelle loro opere significativa testimonianza del loro vissuto. Entrambi hanno concepito la loro arte come un importante e indispensabile strumento per fissare passioni travolgenti e inquietudini della mente; dalle loro opere esala il profumo della vita vera, cruda e reale, rendendoli così straordinariamente contemporanei e attuali. L'esperienza artistica dei due Maestri padani si intreccia con le sofferenze e le difficoltà della vita quotidiana: l'arte diventa esigenza necessaria per inserirsi nel tessuto sociale e raggiungere un riconoscimento umano e intellettuale (Artribune) Conclusione lasciata a Vittorio Sgarbi: “Questi folli hanno trovato la libertà della creatività. La follia diventa liberazione della bellezza.”

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Nato nel 1899, fin dalla più tenera età Antonio Ligabue ha avuto un'esistenza difficile. Figlio naturale di un'italiana emigrata, ha sempre ignorato il nome del padre. Nel 1900 viene affidato ad una coppia di svizzeri tedeschi; non verrà legittimata la sua adozione, ma il bambino si legherà moltissimo alla matrigna, con un insolito rapporto di amore e odio. Nel 1913, dopo aver superato solo la terza elementare, entra in un collegio per ragazzi handicappati, dove si distingue subito per l'abilità nel disegno e la cattiva condotta. Nel 1917 è curato per qualche mese in una clinica psichiatrica e qualche anno dopo è espulso dalla Svizzera su denuncia della madre adottiva e ritorna in Italia dove vive come vagabondo, continuando però a disegnare e a creare piccole sculture con l'argilla. Viene poi scoperto (1927-28) ed aiutato da Mazzacurati, pittore e scultore. Nel 1937 viene internato in un manicomio in "stato depressivo", da cui esce per l'interessamento dello scultore Mozzali. Durante la guerra fa da interprete alle truppe tedesche ma, per aver percosso con una bottiglia un soldato tedesco, nel '45 viene nuovamente internato. Nel '48 viene dimesso; i critici e i galleristi cominciano ad occuparsi di lui. Iniziano anni durante i quali lentamente la fortuna sembra volgere a suo favore. La sua fama si allarga, la sua attività pittorica subisce un netto miglioramento. Vince premi, vende quadri, trova amici che lo ospitano, si girano film e documentari su di lui. Ligabue rimane però lo stesso, anche se viene identificando nelle automobili, dopo la passione per le motociclette, il segno di un raggiunto prestigio sociale, con forme maniacali (vorrà un autista, che si tolga il cappello, aprendogli la portiera della macchina per salire). Anche quando cominciò ad essere accarezzato dalla fama, Antonio Ligabue continuava ad essere un personaggio inquietante, diverso, strano; per quella sua miseria solitaria, consumata rintanandosi tra gli alberi, le nebbie e le calure della Bassa Padana; per quell'infanzia irrequieta e malaticcia vissuta in Svizzera con una madre adottiva; per la sua parlata mezza tedesca, le ossessioni maniacali, i ripetuti soggiorni in manicomio. Nel 1962 viene colpito da paresi, continua comunque a dipingere, ma nel 1965 muore. (Archimagazine)

Mantovano di origine, nato a San Pietro di Viadana il 20 luglio 1906, figlio di contadini, Pietro Ghizzardi si sposterà continuamente dalla riva sinistra alla riva destra del Po, seguendo la famiglia, il cui nomadismo sarà scandito dal rinnovo dei patti agrari, in poderi posti nelle province di Mantova, Cremona e Reggio Emilia. Nel 1932 è il periodo della massima agiatezza della famiglia, ma l'anno successivo il padre Antonio muore giovane di tumore e Pietro litiga spesso con il fratello Marino, pur rima nendo insieme fino al 1947, anno nel quale il fratello muore. Da allora inizia una lenta ma inesorabile decadenza. Nel 1949 il padrone gli sequestra animali e attrezzi. Alla fine rimarrà solo con la madre e si ridurrà al margine di quel mondo contadino, nel quale, del resto, non si era mai perfettamente integrato, intuendone la disgre gazione culturale più che testimoniandolo. Nel 1951, durante la grande inondazione del Po, rimane isolato nella propria casa con la madre. Sarà allora che, da autodi datta, incomincerà a dipingere – riprendendo una passione giovanile che era stata a lungo frustrata dai famigliari – cartoni con immagini di donna che sogna, di attri ci di cui ruba i volti dai manifesti e giornali per attaccarli nei suoi collage. A questo tema erotico si collegano le figure dei santi, dei personaggi della storia, di figure più o meno leggendarie filtrate da un'invenzione povera, che viene riscattata dal suo segno, dalla sua passione che usa carbone, fuliggine, tizzoni e colori naturali rica vati con una modesta alchimia domestica, misture di bacche colorate; da terre ed erbe, al di fuori di qualsiasi sapere codificato, neppure dal folklore popolare, in una solitudine affabulatoria. Del 1961 è il primo riconoscimento a Guastalla. Nel 1968 riceve la medaglia del Presidente della Repubblica al Premio delle Arti Naïves di Luz zara, fondato da Cesare Zavattini. Nel 1977 vince il premio Viareggio con l'opera prima Mi richordo anchora edita da Einaudi, che interessa critici come Angelo Gugliel mi, che ne scrive nel 1981 inserendolo nella letteratura selvaggia. Muore a Boretto, Reggio Emilia, il 7 dicembre 1986, e come aveva scritto la bara doveva essere posta su di un carro trascinato da un cavallo, come avveniva un tempo, come avveniva in un passato che per Ghizzardi rappresentava sempre la stagione più felice.

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COLLEZIONI

d’autore

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La Rocca Flea e Casa Cajani ospitano due grandi mostre sull’arte naif e i paesaggi d’Italia che allargano la proposta culturale di Gualdo Tadino

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ualdo Tadino deve diventare un luogo di incontro per gli artisti, come dimostrato da questa mostra che per alcuni di loro è un'occasione di esistere. Una tappa utile nella disponibilità dei critici per conoscere gli artisti.” Questo l'imprimatur che Vittorio Sgarbi ha dato a Gualdo Tadino durante la presentazione del catalogo della mostra “Dalla terra al cielo, dal igurativo all'informale” curata da Catia Monacelli e Francesca Sacchi Tommasi. Una città che grazie alle iniziative del Polo Museale, sta accelerando sempre di più sulla strada della cultura come volano economico e turistico. Ecco che, contemporaneamente alla mostra su Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi, altri due eventi di caratura internazionale fanno salire alla ribalta Gualdo Tadino: la “Mostra Internazionale di Arte Naif”, presso la pregevole cornice della Rocca Flea, e “Paesaggi d'Italia”, ospitata all’interno del Centro Culturale Casa Cajani – Spazio Galleria. La prima valorizza i prestigiosi esponenti di questa arte, provenienti da tutto il mondo. “Oltre ogni limite, al di là della fantasia, con il coinvolgimento e l'entusiasmo di cuori puri in grado di compiere il miracolo e la magia del viaggio nel mondo dell'istinto bambino. E da questa privilegiata prospettiva dell'ani-ma e dello sguardo interiore, che possiamo immergerci nei colori vividi e forti del sogno di un'arte che alla ragione preferisce l'istinto e alle regole il linguaggio universale dell'emozione”, commenta Catia Monacelli. L'arte naıv̈e o naif, termine tecnico francese, che si può tradurre con i termini italiani “ingenuo”, “primitivo”, “puro”, è un segmento distinto dell'arte del ventesimo secolo, che non viene considerata una vera e propria corrente, poiché comprende artisti diversi per provenienza, cultura e stile che sono stati raggruppati in questa de inizione per il loro atteggiamento espressivo nei confronti dell'opera: una produzione non sorretta da una vera e propria formazione professionale o comunque scolastica, un'espressione di creatività pura, che non è possibile collocare all'interno di correnti artistiche o di pensiero, poiché l'artista primitivo, segue il proprio istinto senza l'in luenza di correnti iloso iche o di manierismi tecnici dei vari fenomeni artistici del momento. In alcune zone d'Europa come in Francia ma soprattutto nella ex-Jugoslavia e nella ex Unione Sovietica, il movimento ha assunto anche connotazioni sociali piuttosto nette, raccogliendo le espressioni artisti-

che di pittori autodidatti dall'inizio del secolo scorso ino agli anni '90, igure per le quali l'esperienza della pittura ha signi icato l'uscita da una condizione di subalternità e di analfabetismo.

Di altrettanto spessore è la mostra “Paesaggi d'Italia”, aperta in contemporanea presso Casa Cajani. Il tema del paesaggio ha esercitato da sempre un grande fascino sugli artisti, che hanno rappresentato attraverso marine, campagne, montagne, vedute e spazi urbani, la realtà circostante, contribuendo a de inire, nello stesso tempo, le geogra ie dei luoghi e dell'anima. Che sia naturale o urbanizzato, il paesaggio evoca sempre forti suggestioni. Il Polo Museale di Gualdo Tadino ha selezionato in una mostra collettiva un nutrito gruppi di artisti con lo scopo di compiere una ricognizione e mostrare al grande pubblico il variegato panorama dei maestri paesaggisti che operano oggi in Italia.

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Quando MONSIGNOR CALAI salvò il POLITTICO DELL’ALUNNO di SERGIO PONTI

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ualdo Tadino è una città che ha molto da farsi perdonare sot-

Per oltre un decennio la maggior parte delle opere rimase negli

to l'aspetto della tutela del patrimonio artistico e archi-

edi ici ormai abbandonati o nelle chiese mal custodite dai reli-

tettonico, per il trascendere del necessario equilibrio nella

giosi rimasti ad of iciarle.

salvaguardia del proprio passato.

Molti altri oggetti d'arte sparirono dalle nostre collezioni.

La città era ricca di monumenti importanti che facevano capo ai

In attesa dell'istituzione della pinacoteca comunale (1879-80), il

grandi ordini monastici: clarisse, agostiniani, benedettini, france-

patrimonio artistico fu sostanzialmente abbandonato ino a

scani per secoli sono stati i depositari di un sapere socialmente mol-

quando il governo centrale incaricò Giovanni Morelli e Giovan Bat-

to rilevante che ha in luenzato l'organizzazione generale della so-

tista Cavalcaselle di redigere un inventario per un'ef icace conser-

cietà gualdese, come conferma la natura della committenza di ma-

vazione del patrimonio, degli “... oggetti d'arte qualunque siano...”

trice religiosa.

esistenti in Umbria.

Due momenti della cronaca politica del Paese hanno cambiato il

I due esperti, nel mese di luglio 1870, raggiunsero anche Gualdo Ta-

corso della storia ecclesiastica: per effetto dell'invasione france-

dino dove catalogarono, con precise note di descrizione, colloca-

se (1808-1815) Gualdo ha subıt̀o la momentanea chiusura di alcu-

zione, stato di conservazione e valore, tutti i dipinti posseduti dal-

ni monasteri e la forzata espulsione e dispersione di monache

la città . A dire il vero il Cavalcaselle perorò la causa di allestire

(Santa Margherita) e frati (Cappuccini e Silvestrini) sulla spinta di

una galleria d'arte a Perugia rappresentativa della scuola um-

uno spirito laico e libertario avverso alla tradizione religiosa, e per

bro-marchigiana con i capolavori sparsi nei vari comuni, a cui Gual-

l'emanazione di leggi sulla proprietà ecclesiastica, estese pro-

do Tadino aveva inizialmente aderito.

gressivamente all'Umbria (dicembre 1860), alle Marche (gennaio

Tra i vari dipinti posseduti dalle chiese cittadine, i due studiosi os-

1861) e al resto del Paese (1866-67), che ha soppresso le corpo-

servarono una tavola a tempera in campo d'oro ornata da bellis-

razioni religiose e devoluto al demanio i loro beni, colpendo un pa-

simi intagli architettonici (m. 3,80 x 3,00), recante la scritta:

trimonio che per committenza, storia, valore e diffusione costitui-

NICOLAUS FULGINAS PINXIT . M.CCCC.LXXI (Nicolò di Liberatore

va parte notevole della ricchezza artistica italiana.

detto l'Alunno - Foligno 1430-1502) in qualche parte danneggiata,

Dal 1867 a Gualdo Tadino furono de initivamente soppressi i mo-

“e si vorrebbe prontamente provvedere perché non si distacchi in più

nasteri dei frati Minori, di San Nicolò , di Sant’Agostino e di Santa

luoghi il colore, essendo forse la più bella opera di Niccolò Alunno”.

Margherita.

Per la prima volta il dipinto uscı ̀dalla condizione di semplice og-

In qualche modo e per ragioni diverse si salvarono, pur con la con i-

getto di culto per divenire opera di altissimo pregio e valore arti-

sca dei beni, la collegiata di S. Benedetto, il convento

stico.

dell'Annunziata e dei frati Cappuccini, poi riscattato dal demanio

Presupposti, questi, che fecero trepidare dagli scranni del consi-

da monsignor Roberto Calai, che lo cedette all'Ordine suddetto, e

glio municipale monsignor Roberto Calai quando, il 5 di novem-

in ine l'Istituto Bambin Gesù .

bre 1872, Francesco Farabi presentò il progetto di “fondazione di

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un Collegio-

Mons. Roberto Calai

Convitto me-

umana è eterna”, di riacquistare con una parte del ricavato i terre-

diante la ven-

ni della montagna ceduti a Rossi Vaccari, di istituire e mantenere

dita del qua-

con gli interessi della restante quantità di denaro un collegio-

d r o d e l l 'A -

convitto per l'istruzione della gioventù .

lunno”.

Sinibaldi, Pignani e Guerrieri dissero che un affare di tanta impor-

Rare sono le

tanza richiedeva oculatezza e ponderazione.

notizie archi-

Roberto Calai, consigliere comunale, uomo colto, sacerdote inte-

vistiche di que-

gerrimo, mecenate e ilantropo, che nel corso degli anni fonderà

sta importan-

ospedali, favorirà l'apertura di scuole e la promozione di iniziati-

te opera d'ar-

ve di lavoro e di cultura, con una visione proiettata verso una so-

te: il 2 maggio

cietà che stava rivendicando nuove aperture mentali e voglia di co-

1849, venne

noscere e crescere, intervenne senza mezzi termini schierandosi

affermato che

contro quelli che reputò cattivi cittadini.

“Nella chiesa

Da sottolineare che il sacerdote, con una teoria innovatrice che

di San France-

anticipava il futuro, non difese l'opera artistica sulla base del prin-

sco de’ Padri

cipio che l'arte è mezzo ef icacissimo di avvicinamento al divino,

conventuali esi-

quindi una bibbia dei poveri, ma come gioiello prezioso della

ste un quadro

pittura italiana di cui la città poteva andare iera.

in tavola rap-

L'intervento di monsignor Calai è chiaramente espresso. “La pro-

presentante la

posta che ci fa oggi il nostro Collega Sig. Farabi è secondo me inop-

Madonna con

portuna ed odiosa; e non posso quindi astenermi dal proporne il ri-

d r a p p e l l o

getto. Non è opportuna, perché il quadro di cui trattasi può chia-

d'angeli; nelle

marsi una gloria patria non solo per il fatto che è posseduto dalla

varie nicchie

nostra città, ma per la ragione ancora di essere stato qui dipinto da

del quadro va-

pittore umbro e del Circondario cui noi apparteniamo. Ed oggi gior-

ri santi, le mi-

no in cui si è tanto gelosi di custodire le patrie memorie, vorremo noi

niature in bas-

privarci di un oggetto, che ci dà giusto motivo di andare orgogliosi

so sono prege-

di possederlo?

voli. La pittura

E' inopportuna, inoltre, perché il Consiglio si trova già di avere deli-

è del secolo XV

berato la erezione di una pinacoteca, ora noi, vendendo il quadro

e l'autore è Niccolò Alunno da fuligno”.

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pose di vendere il quadro dell'Alunno, “perché nessuna opera

dell'Alunno, vorremmo spogliarne questa pinacoteca del suo più bello e più prezioso ornamento?

Cosı ̀pure, il 16 ottobre 1851 si scrisse che “L'unico quadro di som-

E' proposta odiosa, perché io credo, che il nostro popolo sia avver-

mo pregio (….) è quello di Niccolò Alunno da Fuligno … (…..)... esi-

so a codesta vendita. Ne può essere altrimenti se si ri letta che le pic-

stente nella chiesa de padri conventuali di questa città. Un tal dipin-

cole città ed i piccoli paesi non possono ambire di avere oggi fora-

to ha riscosso l'ammirazione dei frequenti artisti che lo hanno visi-

stieri se non abbiano oggetti che vi li richiamino. E quale oggetto ri-

tato ed anche illustrato”.

marrà alla nostra città per richiamarvi il concorso dei forastieri, se

Il quadro è ricordato altresı,̀ il 16 settembre 1872, nella circostan-

venderemo quello che in sé racchiude tanto pregio? Faccio in ultimo

za dell'esposizione a Foligno delle opere dell'Alunno: la commis-

notare che l'Alunno colle ultime feste e col monumento eretto in Foli-

sione artistica ne vietò il trasporto perché non erano “state fer-

gno in onore di lui è stato in certo qual modo glori icato in terra. Chi

mate le scrostature non ancora cadute” di cui era stato promesso

possegga perciò un'opera di quel grande Artista deve andarne su-

un immediato intervento.

perbo, e cercare con ogni mezzo di conservarsela, piuttosto ché

Più tardi Paolo Rubboli lamentò la mancata vendita del quadro

pensare a disfarsene”.

che, in seguito, subı ̀tre interventi di restauro: dal professor Fatta

La proposta Calai, benchè bocciata in consiglio, fu presa in consi-

(aprile 1876), dal pittore Annibale Mariani, che si avvalse

derazione e il Comune non procedette alla vendita. Come il sa-

dell'opera di un falegname e dei consigli del professor Adamo Ros-

cerdote aveva previsto con largo anticipo, nei gualdesi predo-

si, anch'essi di Perugia, e dal professor Sidone Centenari (estate

minò in seguito la consapevolezza che il passato era un eterno pre-

1898).

sente e che un'opera d'arte, ricca di signi icati e di simbologie,

Tornando alla seduta consiliare, il relatore Farabi, in sintesi, pro-

avrebbe potuto costituire nel tempo una risorsa per il territorio.


FABBRIZI

AGRICOLTURA GUALDO TADINO

VIA FLAMINIA, KM 186


foto di TATIANA MINELLI

Ritorno a Palazzo Un luogo da decenni celato alla vista dei più, ma speciale, intrigante, con una storia impor tante da raccontare che si intreccia con quella della citta’ in cui sorge. L'obiettivo di Tatiana Minelli squarcia il velo del tempo su Palazzo Calai Mavarelli, uno dei più impor tanti complessi storici di Gualdo Tadino. Ampie sale, arricchite da elementi decorativi, che le rendono uniche e affascinanti, si intervallano con altre scolpite da una luce intrigante, mentre un senso di nobiltà decadente avvolto in un alone di mistero emana dagli stucchi e dalla penombra delle stanze.

model: Olga Mironova; mua/hair: Camilla Giovagnoli; location: Palazzo Calai Mavarelli (Gualdo Tadino)

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GIORDANO BELLUCCI

L’INGEGNERE del VOLANTE di LEONARDO BOSSI

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osa c'è di più grati icante nella vita di riuscire a conciliare le passioni ed il lavoro? E magari trasformare una grande passione in un’opportunità professionale? Questo è quello che è successo al gualdese Giordano Bellucci. Grande appassionato di Formula Uno, lavora come ingegnere proprio in una scuderia automobilistica di Formula Uno. La sua passione è diventata la sua occupazione. “Mi sono diplomato al Liceo Scienti ico nel 1990 e poi ho intrapreso gli studi universitari trasferendomi a Torino. Mi sono iscritto al corso di Ingegneria Meccanica del Politecnico e, una volta laureatomi, ho deciso di tentare una esperienza all'estero. Sono andato in Inghilterra e mi sono buttato su un dottorato in biomeccanica. La tesi inale riguardava le proprietà meccaniche dei tessuti umani, in particolar modo la cartilagine del ginocchio. Una volta inito il dottorato, la mia aspirazione era quella di tentare la via accademica, mi sarebbe piaciuto diventare un professore universitario. Poi le cose sono un po' cambiate”. Cosa ti ha spinto a rinunciare a quel tipo di carriera?

“Il desiderio di farmi una famiglia. Ho ri lettuto e ho pensato che, se avessi continuato la via accademica, probabilmente avrei dovuto girare di più , mentre un lavoro con un posto isso magari mi avrebbe permesso di costruire una famiglia. Cosı,̀ sapendo di un interessamento della McLaren, ho subito inviato il mio curriculum alla scuderia.” La McLaren riceve il curriculum. Quindi? “Era il 2002. Mi convocano in sede per un colloquio. Ero molto eccitato, vista anche la mia passione per la Formula Uno. Appena arrivato nella loro sede a Woking sono rimasto di stucco: la sala d'aspetto era piena di trofei, c'erano addirittura i caschi di Nigel Prost ed Ayrton Senna. Il colloquio fortunatamente andò bene e cosı ̀ sono stato assunto come ingegnere strutturista. Mi occupavo del comportamento dei materiali, attraverso anche lo studio di alcuni modelli numerici. La McLaren era uno dei top team, anche fuori dal contesto corse. Sono rimasto lı ̀per tre anni, e alla ine di ogni stagione organizzavano feste di dimensioni imponenti. Una volta addirittura la proprietà af ittò la Royal Albert Hall di Londra e ci misero dentro il Cirque du Soleil. Arrivò pure la Regina Elisabet-

McLaren, Sauber, Ferrari e ancora Sauber. Da quasi 15 anni Giordano Bellucci lavora come ingegnere in Formula Uno. Poteva diventare un accademico, ha scelto i motori per passione e per ragioni di cuore.

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ta a salutarci, e i piloti (all'epoca Coulthard e Raikkonen) spillavano le birre all'entrata per tutti gli invitati!” Nel 2004 cosa succede? “Nel frattempo mi ero sposato. Mia moglie è russa ed è una docente universitaria: la conobbi a Londra, e nel 2004 nacque mio iglio. L'anno seguente, scaduto il mio contratto con la McLaren, volli cercare una nuova sistemazione che mi avvicinasse di più all'Italia. Nel 2005 arrivò l'occasione giusta: la BMW acquistò la Sauber, altra scuderia di Formula Uno con sede a Zurigo. Con l'entrata in campo del colosso tedesco la Sauber sviluppò anche l'utilizzo della galleria del vento e raddoppiò il personale. Cosı ̀ decisi di contattare questa scuderia ed entrai a far parte del team. Sono rimasto con la Sauber per cinque stagioni. Poi cosa è successo? “Nel 2010 dovetti prendere una decisione importante. Mio iglio doveva andare a scuola e io preferivo mandarlo in un istituto italiano. Cosı ̀tentai il colloquio con la Ferrari per tornare in Italia. La scuderia di Maranello accettò , ma nello stesso tempo a mia moglie fu assegnata una cattedra all'Università di Zurigo. Alla ine, dopo alcuni problemi relativi anche al permesso di soggiorno, ci separammo: lei rimase in Svizzera con mio iglio, mentre io ormai ero stato ingaggiato dalla Ferrari e tornai in Italia, anche se a malincuore dato il distacco dalla famiglia e la lontananza. Per sei mesi fui nella situazione che gli inglesi chiamano “gardening leave”: è il caso in cui si lascia un posto di lavoro (nel mio caso la Sauber) ma non si può iniziare a collaborare con la nuova azienda per evitare il passaggio di informazioni tra le due scuderie che sono comunque concorrenti”. La Ferrari però è la massima aspirazione per un italiano appassionato di Formula Uno. “L'ambiente è fantastico, veramente. E' l'unico team che ha sia la produzione di macchine di serie sia la scuderia nello stesso posto. Si fa tutto a Maranello: magari mi capitava di stare in uf icio

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e sentire il rombo della macchina che sfrecciava sulla pista là vicino. La Ferrari, poi, è un gradino sopra le altre scuderie anche per quanto riguarda i momenti conviviali, per la famiglia e per i igli. Ad esempio, in estate organizzano dei campi scuola per i igli dei dipendenti che magari non sanno a chi lasciarli. Ti danno un aiuto anche con i libri, e anche per quanto riguarda i regali di Natale ad esempio erano molto attenti: potevano regalare dalla bambola, al calciobalilla, a seconda dei gusti dei bambini. Insomma la Ferrari non ha eguali”. Come mai non sei rimasto in Ferrari? “Il Cavallino mi avrebbe rinnovato il contratto e avrei anche avuto un ruolo più importante. Però sentivo tantissimo la mancanza di mio iglio che stava a Zurigo, non accettavo più il fatto di doverlo vedere solo a week-end alternati facendomi più di mille chilometri in auto. Cosı ̀ricontattai la Sauber, ma purtroppo mi dissero che non essendoci più la Bmw la scuderia navigava in brutte acque e quindi non c'erano margini per tornare da loro. Io però ero disposto a tutto pur di tornare vicino a mio iglio, cosı ̀cambiai addirittura lavoro in un certo senso, perché fui ingaggiato da una azienda svizzera, la Ruag, che opera nel campo aerospaziale. Con questo impiego quindi tornai in Svizzera. Certo, da un punto di vista professionale lasciare la Ferrari fu veramente dif icile, però il cuore mi suggeriva altro. Nel 2015, poi, venni a sapere che la Sauber sarebbe tornata in Formula Uno, cosı ̀ mi sono riproposto e la scuderia svizzera mi ha ripreso nel suo team. Ed ora eccomi qui, pronto per una nuova stagione.” Hai girato mezza Europa, ma quando puoi torni qui... “Tornare a Gualdo è sempre piacevole, adoro queste montagne e adoro la tranquillità del posto che ti permette di staccare la spina. Purtroppo, però , ogni volta che torno noto che magari qualche negozio ha chiuso, qualche amico ha perso il posto di lavoro: questo mi fa stare male. Spero che questa zona possa tornare a splendere perché di potenzialità ce ne sono tante. Anche i giovani, non solo di Gualdo ma in generale, li trovo un po' incupiti in questo periodo. Ma vi dico: non siate tristi, non siate cupi, perché siete voi il futuro e dovete sempre puntare in alto e seguire i vostri sogni. Dovete avere delle aspirazioni nella vita, appunto perché siete giovani ed avete tanto tempo per realizzarle”. Così come è successo a Giordano.



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Massimiliano Guidubaldi è Maestro Cioccolatiere della prestigiosa Scuola del Cioccolato Perugina. A lezione da lui molti vip e tante persone che imparano a creare “piccoli momenti di estasi” di ROBERTO CASAGLIA

U

na passione nata da adolescente e che non ha mai accennato a diminuire, anzi con il passare del tempo è cresciuta di pari passo con la creatività . Massimiliano Guidubaldi è da diversi anni Maestro Cioccolatiere della Scuola del Cioccolato Perugina, un luogo unico dove tutti i golosi ed appassionati che vi si recano vivono un'esperienza indimenticabile. Una scuola vera dove Massimiliano svela i segreti del cioccolato, insegna agli allievi ad apprenderne le tecniche di lavorazione per realizzare piccole opere d'arte di bontà . Alle lezioni abbina anche dimostrazioni in diverse parti del mondo, facendo conoscere e apprezzare la tradizione del cioccolato di Perugia. Ma come nasce questa passione per la pasticceria? “Non avevo compiuto ancora 13 anni quando mi è scattata questa molla. Ho cominciato per gioco, facendo delle prove 'tecniche' a casa, ma soprattutto facevo un gran casino.” Massimiliano Guidubaldi è ancora un adolescente quando decide che zucchero, uova e farina sarebbero stati il suo futuro. “Studiavo e lavoravo. Il sabato, la domenica e l'estate li passavo facendo dolci. Per me era un divertimento. A 17 anni ho fatto i bagagli e sono andato a Torino per frequentare l'unica scuola statale del settore. Grazie all'esperienza che avevo maturato negli anni precedenti ho superato la selezione e sono entrato: ricordo che gli altri alunni erano tutti più grandi di me. Per me quello trascorso a Torino è stato un periodo bellissimo. Alla ine degli studi mi sono arrivate diverse proposte sia dall'Italia che dall'estero, ma ho deciso di tornare a casa.” Il tuffo dalla metropoli a Gualdo Tadino, per quanto sia la tua città , è un carpiato con avvitamento, e allora Massimiliano decide nuovamente di rifare la valigia e salpare.

“Sono ripartito alla volta di Torino e da lı ̀in giro per l'Europa per frequentare corsi di specializzazione, accrescendo il mio bagaglio professionale. Quando sono tornato de initivamente a Gualdo avevo 21 anni e insieme a mio fratello ho aperto un'attività che grazie ai gualdesi è andata bene. Una delle soddisfazioni più grandi di quel periodo è l'essere stato nominato vice presidente dei pasticceri dell'Umbria all'età di 23 anni.” Poi, quando la direzione della vita sembrava essersi incanalata sui binari dell'azienda artigianale e commerciale di famiglia, ecco la sorpresa. “Nel 2004 la Perugina mi chiama per un colloquio. Non sapevo di cosa si trattasse, ma mi avevano scelto per l'apertura della Scuola del Cioccolato. Cosı ̀dall'attività in proprio sono passato a collaborare con una multinazionale (la Nestlè , ndr), con tutte le differenze che è facile immaginare. Vuol dire essere preparati non solo nel proprio campo, ma anche in quello della comunicazione in genere. Ho dovuto in parte ricominciare da capo, ma allo stesso tempo è stato molto stimolante. Per un periodo sono riuscito a conciliare l'impegno nella mia pasticceria con la collaborazione con Perugina, ma ad un certo punto ho dovuto fare una scelta e cosı ̀ho lasciato la mia attività .” Una decisione non facile, ripagata però da molte soddisfazioni. “Ho la fortuna di collaborare con una grande azienda che mi permette di lavorare in posti nuovi, sia in Italia che all'estero, con contatti continui con professionisti del settore e anche con personaggi del mondo della televisione e dello spettacolo.” Ormai Massimiliano è una star del settore. Sono molti i vip, provenienti da tutto il mondo, che fanno parte della schiera dei tremila allievi che ogni anno indossano il grembiule per imparare i segreti tramandati da Luisa Spagnoli, cosı ̀

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Massimiliano Guidubaldi insieme a personaggi del mondo del cinema e della televisione: 1 con Nabiha Akkari e Hassani Shapi sul set di Lezioni di Cioccolato 2; 2 a Tg2 Insieme con la conduttrice Marzia Roncacci; 3 con Luisa Ranieri sul set della fiction Luisa Spagnoli; 4 con Paola Perego; 5 alla trasmissione Geo & Geo di Rai Tre con la conduttrice Sveva Sagramola.

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come sono sempre più numerose le telecamere di tv italiane e straniere che quasi quotidianamente entrano nella fabbrica di San Sisto per raccontare il “cibo degli dei”. Il mondo del cinema e della iction negli ultimi anni ha ulteriormente esaltato la Scuola della Perugina, prima con i due ilm “Lezioni di Cioccolato” e poi con la fortunatissima serie televisiva su Luisa Spagnoli, passando anche per Don Matteo. Il nostro “Maitre Chocolatier” è stato presente in tutti questi s e t , i n s egnando agli attori (alcuni, talmente e n t u s i a s t i , hanno più volte ripetuto il corso), facendo anche da “contro igura” con le sue mani in alcune scene e realizzando, insieme al collega Alberto, tutte le leccornie viste sugli schermi. “Con i cast si è sempre creato un bel clima, anche piuttosto cameratesco, in particolare con Luca Argentero, Violante Placido, Neri Marcorè e Hassani Shapi in Lezioni di Cioccolato. Con diversi personaggi dello spettacolo è nato un bel rapporto, tanto che ci si sente anche al di fuori del lavoro. La soddisfazione più grande per me resta però insegnare agli allievi della Scuola che imparano a lavorare il cioccolato in maniera professionale, portandosi a casa queste conoscenze.” Massimiliano Guidubaldi è riuscito a trasformare la sua passione in un'esperienza carica di grati icazioni. Si può proprio dire che gli calza a pennello la frase con cui in Lezioni di Cioccolato Neri Marcorè accoglie i suoi allievi: “Se siete venuti a fare cioccolatini potete anche andarvene. Qui si fanno piccoli momenti di estasi.”


Gualdo Tadino - Largo Trattati di Roma (Centro Comm.le Flaminia) Tel.: 075 916532 Dott. Elisa Passeri: 339 6231864 www.omniastudiosrl.it info@omniastudiosrl.it


Come erav GUALDO Daniele Amoni ripercorre 60 anni di storia della città ricca di leggende e aneddoti, facendo un’istantanea precisa di quel periodo. di EDOARDO RIDOLFI

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l libro "Storie e microstorie di Gualdo Tadino dal 1860 al 1920" di Daniele Amoni, nasce con l'idea di raccontare gli eventi acca-

duti a Gualdo Tadino compresi in un arco temporale di ses-

sant'anni attraverso l'analisi di oltre centomila pagine dei più importanti e rappresentativi articoli pubblicati dai periodici dell'epoca, dando voce a diverse testate politiche da "La Battaglia" al "Corriere dell'Umbria”. Il volume è venuto alla luce anche grazie alla Farmacia Centrale Capeci che ha ritenuto opportuno contribuire alla stampa di questa pubblicazione che colma un vuoto nella storiogra ia della città . Secondo il grande maestro della storiogra ia moderna, Leopold Von Ranke, la storia dovrebbe riferire esattamente ciò che è stato,

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vamo a TADINO ma questo risulta piuttosto dif icile, e molto spesso la narrazione degli eventi storici non coincide con la realtà . La storia universale, cosı ̀come la storia di Gualdo, è ricca di leggende e aneddoti, di favole e menzogne, che continuano a vivere nella memoria collettiva. Daniele Amoni riesce a trarre un'istantanea precisa di quel periodo denso di avvenimenti, che va dalla ine del vecchio Stato dinastico sabaudo all'affermazione del fascismo, mettendo in luce

esempio lo scontro sorto presso la stazione ferroviaria la domeni-

una lunga sequenza di processi di mutamento che prendono for-

ca del 29 settembre 1889, dove due merciai ambulanti a causa di al-

ma nel corso di ciò che potremmo chiamare "il lungo Ottocento".

cuni dissapori sorti tra loro nelle prime ore del pomeriggio, passa-

CALEIDOSCOPIO DI EVENTI - Un nodo fondamentale del libro è

no dalle parole ai fatti. Uno prende per i capelli l'altro e gli sferra di-

costituito dagli eventi di ine Ottocento, che portano alla nascita

versi colpi di coltello, procurandogli la perdita dell'occhio destro e

della prima sezione del Partito Socialista e all'inizio dei lavori

la debilitazione permanente dell'occhio sinistro.

dell'Istituto Salesiano e dell'Ospedale Calai.

Di rilievo anche l'episodio avvenuto nella frazione di Vaccara il 18

Alcuni avvenimenti di interesse locale sono la conseguenza di epi-

marzo 1911 quando una guardia dell'Appennino Gualdese Luigi Bi-

sodi a più ampio spettro, come ad inizio febbraio 1887 quando tut-

scontini uccide "con due colpi di fucile Raffaele Viventi che, trovato

ti i quotidiani dell'Umbria concedono grande spazio alle notizie

in possesso di legna tagliata senza volere giusti icare la provenien-

sui caduti nei combattimenti a Dogali in Africa.

za, oltraggiò la guardia minacciandola al punto da indurlo a fare

Il massacro avvenuto il 26 gennaio, dove una colonna di circa 500

uso dell'arma. Il Biscontini, dopo essere stato ad abbracciare la mo-

soldati italiani - di cui 38 umbri - venne annientata dal ras Alula, ve-

glie ed i igli, spontaneamente si costituı ̀ai carabinieri".

de la perdita anche di alcuni gualdesi. Si tratta del caporale Luigi

L’APPELLO AI GIOVANI - Cosa ne emerge? Nonostante i grandi

Lacchi e dei soldati Antonio Pasquarelli, Angelo Ponti, Pietro Rosi,

cambiamenti, l'uomo è sempre uguale a se stesso. Egli pensa, ama,

Rinaldo Fioriti, Giuseppe Venturi e Giuseppe Monacelli.

odia e uccide allo stesso modo dei predecessori; il suo operare è

Di rilievo anche altri fatti come l'inaugurazione della nuova strada

soggetto agli stessi meccanismi ed è determinato dagli stessi im-

per Valsorda nel 1906 ad opera dell'Amministrazione dell'Appen-

pulsi di un tempo, in un continuo intrecciarsi di rapporto di causa

nino, che salı ̀agli onori della cronaca per la realizzazione di un su-

ed effetto.

perbo lavoro che permise di migliorare la viabilità montana quasi

Tuttavia la prefazione del libro si chiude con un importante appel-

inesistente ino ad allora. La portata di quest'opera si avvertı ̀nei

lo ai giovani, l'autore si augura che nonostante la diminuzione del

mesi seguenti quando le cime gualdesi diventarono una delle mete

numero dei ragazzi interessati alla lettura, questo volume possa

preferite di escursionisti ed amanti della montagna.

scaturire in loro un moto d'animo, dando la consapevolezza che

GRAVI FATTI DI SANGUE - Nella lettura colpiscono i gravi fatti di

parti signi icative di quegli eventi sono serviti come presupposti

sangue che segnano con durezza l'immaginario collettivo. Ne è un

per il loro attuale benessere.

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GIOVANNI BISCONTINI

Il disegno ha un’anima

K C RO

di MARCO GUBBINI

I

vane illustratore gualdese, appassionato d'arte in da piccolo,

l laboratorio è al terzo piano di una casa di Petroia, piccola frazione a sud di Gualdo Tadino. La stanza profuma dell'ar-cobaleno dei colori acrilici appoggiati su un tavolo dove spiccano decine di bozzetti. Siamo a casa di un artista, che possiede uno dei talenti più affascinanti dell'essere umano: quello di saper creare con il pennello. Giovanni Biscontini è un gio-

che dopo le scuole superiori prova a frequentare la facoltà di Lettere, ma che dopo si rende conto che il talento, quando ti chiama, ha un profumo irresistibile. Allora lascia Lettere e inizia a frequentare l'Accademia delle arti igurative e digitali “Scuola Internazionale di Comics” di Jesi, specializzandosi in illustrazione e gra ica. Vicino al tecnigrafo, Giovanni

Illustratore, musicista, attore. Un artista completo, un artista vero. Di quelli con cui stai al bar e d’improvviso ti volti e non li vedi più, scappati via per correre dietro a una ispirazione.

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ci spiega cosa signi ica fare l'illustratore. “E’ un'arte particolare, perché sei sotto commissione e devi andare dietro ad una richiesta speci ica. Certo, ogni illustratore ha il suo stile, ma devi entrare nelle storie che gli scrittori creano e spiegarle con un disegno”. Diverso, molto diverso, dal pittore 'anima sciolta' che può alzarsi la mattina e dipingere quel che gli passa per la mente. “Mi piace fare anche quello e ho fatto anche parecchie mostre, portando con me tavole illustrate, ma ho avuto sempre passione per gli illustratori”. Giovanni ci fa vedere i libri di cui ha creato la copertina. “Mi sono avviato all'illustrazione grazie al mio amico Francesco Giubilei. Insieme abbiamo fatto una rappresentazione sulla Bastola nella Rocca Flea nel 2012. Sono state esposte una decina di mie tavole legate ad un suo libro, il mini concept “Bastola, la Signora del Fuoco” (editoriale ARPANet 2008 ndr). Sempre lui mi ha presentato alla casa editrice Senso Inverso di Ravenna, che ora mi chiama uno o due volte al mese per illustrare pubblicazioni di artisti emergenti. Sono già arrivato a una quindicina di copertine”. Anche se il lavoro dell'illustratore è diverso da quello del pittore, c'è un comune denominatore e non può essere che lo stesso di ogni artista: l'ispirazione. “E' fondamentale. Quando mi commissionano un lavoro, li avviso sempre che ci saranno tempi molto lunghi. Se non ho l'ispirazione non riesco a fare nulla e se mi mettono fretta è inutile iniziare. Loro lo sanno e sanno anche che faccio un altro

lavoro (Giovanni è gra ico di un'azienda locale - ndr) e mi lasciano fare. Poi nell'esecuzione sono abbastanza veloce e a volte lavoro anche di notte”. L'illustratore è un camaleonte dell'arte, anzi, per dirla come uno degli insegnanti di Giovanni, è 'un artigiano col buongusto'. “Qualche volta gli autori vogliono uno stile de inito, altre mi dicono 'fai tu'. Siamo come falegnami a cui commissionano un mobile. Dobbiamo adattarci all'esigenza del cliente, cercando comunque di mettere noi stessi. Per questo non ho un artista particolare a cui mi ispiro. Ce ne sono tanti che fanno questo mestiere, ma se devo dirne uno che spicca non ce l'ho, anche perché a seconda del genere che mi chiedono di illustrare io vado ad attingere nel mio bagaglio culturale e personale, cercando di farla nel modo più personale possibile”. Però forse un punto di riferimento c'è , ma non è un disegnatore. E' uno scrittore. “Stephen King mi ispira un po'. Lui ha il talento e la facoltà di farmi immaginare certe sue scene. Uno non deve mica prendere ispirazione per forza da una cosa visiva. Può farlo anche da una lettura.” “La soddisfazione più grande? Quando gli autori delle storie di cui illustro la copertina mi chiamano e mi dicono che non avrebbero mai saputo trovare una rappresentazione migliore per quello che hanno scritto. Il fascino di questo mestiere è che la prima cosa che vedi di un libro è la copertina. E' quella che ti acchiappa, c h e t i c h i a m a d a l l o scaffale della libreria. Ed è bello sapere che certi autori vivono di questo attimo magico”.

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Ti sei mai cimentato con i fumetti? “Sinceramente no. Lı ̀ devi essere come un regista. E devi essere bravo a disegnare i personaggi sempre uguali a se stessi, in ogni singola tavola. Io non ho fatto questa scuola. E poi non riesco a fare due cose uguali. A me piace spaziare”. Giovanni Biscontini non è solo un illustratore. Si diverte anche con altre due nobili arti: il teatro e la musica. Suona con i Nova Celeste e con gli Essence Fall, gruppo rock con all’attivo tanti pezzi propri e un cd". Recita con la Filodrammatica Dialettale Gualdese, vero e proprio emblema della gualdesità . “Teatro e musica sono due hobby che mi piace coltivare. Mi sento portato per entrambi e il contatto con il pubblico mi piace molto. Sembra un controsenso, dato che sono giudicato come timido e scontroso e chi mi conosce non se lo aspetta un Giovanni spigliato come lo è sul palco. L'incanto del palcoscenico però è proprio quello di poter interpretare un personaggio che non sei tu. A volte l'esatto contrario di chi sei nella realtà . E tutto ciò è affascinante”. Ti senti più disegnatore, musicista o attore? “Ti posso dire quello che mi piacerebbe fare: il disegnatore. Io sono comunque portato, di natura, ad un lavoro da libero professio-

nista. Fare l'illustratore è la cosa che mi piace di più e che vorrei diventasse un lavoro. Per la mia formazione e per la scuola che ho fatto. So però che non è facile. C'è in giro gente bravissima e ci vuole tanta gavetta, tanto curriculum e ovviamente anche gli agganci giusti. Pensa che nella mia classe eravamo in sei e ora gli altri cinque fanno tutta un'altra cosa. Solo io ho continuato”. Un artista completo Giovanni, un artista vero. Di quelli che magari ci sei in compagnia al bar e d'improvviso ti giri e non lo vedi più , perché è tornato nel laboratorio rapito da un'ispirazione improvvisa. “Il bello di fare tutte queste cose è che ti alienano. Fai un disegno e diventi quel disegno. A teatro diventi chi interpreti. Sai, a me non piace essere timido e scontroso, ma mi hanno fatto cosı.̀ Allora il disegno, ma anche la musica e il teatro sono una gran bella via d'uscita”. 'Io non sono cattiva, è che mi disegnano così' diceva Jessica Rabbit. Guarda caso un personaggio illustrato che vorrebbe essere quello che non è , cosı ̀come Giovanni vorrebbe non essere scontroso. Però … pensateci un attimo. Non esistono artisti veri che non siano un po' introversi, schivi, riservati. Orsi con un anima di peluche. Impacciati che poi esplodono nella libertà delle loro espres

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sioni artistiche. Ecco, perché in questa nostra piccola città possiamo annoverare Giovanni tra gli artisti più veri e freschi. Un artista con cui parlare è un piacere, perché in ogni sua parola si possono scorgere e riconoscere le mille aspirazioni e i mille sogni che tutti i giovani devono avere, ma che, grazie al suo talento, lui può esternare nelle sue opere. Con Giovanni ci salutiamo con il proposito di correre in libreria: esce il nuovo libro del nostro scrittore preferito e parliamo un attimo di qualche sua opera. Beh… lui, negli occhi, ha la luce che uno come lui deve assolutamente avere: quella tipica di chi sogna, un giorno, di poter disegnare la copertina di uno Stephen King.

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