Nuovo Piano Sociale regionale

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La situazione attuale si somma a quella già esistente e colpisce altri target di popolazione particolarmente debole e svantaggiata quali: le persone senza fissa dimora, vittime di violenza, sottoposte a esecuzione penale ed ex detenute, con problematiche legate alla dipendenza da sostanze legali ed illegali, in condizione di disabilità, non autosufficienti o con problematiche derivanti da grave fragilità psicologica e sociale, gli anziani soli, le famiglie a basso reddito con figli minori, le persone appartenenti a minoranze etniche, gli immigrati e i rifugiati richiedenti asilo. Si assiste al configurarsi di percorsi dove il peggioramento delle condizioni occupazionali incrementa il degrado delle condizioni sociali, che a loro volta diminuiscono la possibilità di ricerca attiva del lavoro. Da una “società delle possibilità” di natura inclusiva, anche in Umbria, si rischia la deriva verso una “società delle limitazioni”, potenzialmente (e realmente) molto escludente. 146 La fuoriuscita dalla situazione attuale di crisi passa, anche, per la ripresa della crescita e occorre dare una risposta immediata e continuativa alla progressiva maggiore distanza dal mercato del lavoro e dai percorsi di partecipazione e inclusione, che vanno innovati e aggiornati in una logica di sussidiarietà a rete. Occorre tener presente la distinzione tra povertà estrema e nuovi poveri, ossia l’impoverimento recente causato da perdita di lavoro o da affitti e mutui diventati insostenibili. Per le povertà estreme (ex detenuti, senza dimora, tossicodipendenti ecc.) ci sono ormai percorsi e servizi chiari e riconosciuti nella Regione. Meno tutelato e garantito è chi è diventato povero recentemente a causa della crisi (giovani disoccupati, 50enni che hanno perso il lavoro, famiglie monoparentali, ecc..). L’Italia è uno dei pochi paesi europei in cui è assente uno strumento di protezione del reddito a garanzia del raggiungimento di uno standard di vita minimo per tutti i cittadini. Esistevano nel nostro sistema di welfare schemi di contrasto alla povertà rivolti a specifici segmenti di popolazione con trattamenti molto diversi tra loro in termini di generosità – in particolare, anziani (l’assegno sociale), persone con disabilità (l’assegno di invalidità civile), famiglie numerose (l’assegno per nuclei con tre figli minori), ancora anziani e bambini piccoli (la social card “tradizionale”) – ma nessuna misura universale, pur nel senso dell’universalismo selettivo, e nessuna il cui ammontare fosse commisurato a uno standard di vita da considerarsi adeguato. La Commissione Europea aveva evidenziato questo limite del nostro sistema di welfare e nel 2014 aveva adottato una raccomandazione specifica nell’ambito della Strategia EU2020 in cui veniva richiesto all’Italia di far crescere di livello le sperimentazioni in corso del SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva). Per quanto la raccomandazione non fosse stata formalmente reiterata nel 2015, nell’analisi specifica di paese adottata dalla Commissione il tema restava prioritario. Inoltre, con riferimento alla condizionalità ex-ante relativa alla strategia di lotta alla povertà per l’utilizzo dei fondi strutturali, la Commissione non aveva ritenuto che questa fosse soddisfatta dall’Italia. I programmi operativi (PON inclusione) sono stati, comunque, approvati con l’impegno di adottare un Piano nazionale di lotta alla povertà entro il 2016. La legge di stabilità per il 2016 (L. 208 del 28/12/2015), per garantire l’attuazione di un Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, ha istituito il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale al quale ha assegnato risorse pari a 600 milioni di Euro per il 2016 e 1.000 milioni di Euro per il 2017, individuando, inoltre, quale priorità del Piano, l’estensione a tutto il territorio nazionale della sperimentazione del SIA, riservando ad essa, per il 2016, 380 milioni di Euro del citato fondo. Il successivo Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, del 26 maggio 2016, ha provveduto a definire i criteri e le modalità dell’avvio su tutto il territorio nazionale di una misura di contrasto alla povertà (SIA). Il Sistema per l'inclusione attiva (SIA) prevede l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà (con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro). Il contributo economico, erogato attraverso una social card gestita da Poste Italiane, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo familiare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L'erogazione del sussidio economico è subordinato all'adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al SIA è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell'autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al SIA richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, 146

Por Fse Umbria 2014/2020

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