Lussino56

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pagina 26 - Quadrimestre 56 - Aprile 2018

Realtà romanzesca

I casi della vita possono essere assai vari, ma molte volte ciò che decide tra la vita e la morte è un’inezia, forse addirittura un capriccio della sorte. Sul finire del 1917 gli aerei dell’idro-aviazione austroungarica facevano spesso ancora delle incursioni sulla costa italiana per bombardare degli obiettivi militari, come le linee ferroviarie costiere ed i porti adriatici. Durante questi attacchi veniva predisposto un servizio di pattugliamento di torpediniere nell’Adriatico affinché, se qualche aereo fosse dovuto ammarare, per un’avaria al motore, non infrequente, ci fosse qualche nave pronta a rimorchiarlo o almeno a raccogliere i piloti. Durante uno di questi pattugliamenti il cacciatorpediniere Csepel stava rientrando verso la base di Cattaro, che distava ormai solo 3 miglia, la missione era ormai finita, ed il clima a bordo era rilassato, non vi erano state necessità di intervento. Improvvisamente da poppa fu comunicato alla plancia che alcuni marinai si stavano azzuffando selvaggiamente, ed il sott’ufficiale presente non riusciva a domare la rissa. Il comandante disse allora all’ ufficiale che gli stava accanto in plancia: “tenente, lei che parla tutte le lingue dell’impero vada a vedere cosa succede!” Infatti il tenente in questione era istriano, ed essendo di mamma slovena e padre italiano, parlava: Tedesco, Italiano, Sloveno, Croato ed un po’ di Ungherese. Questi, dopo il “Jawohl herr Kapitän!” di prammatica, stava avviandosi, quando l’ufficiale addetto al tiro, anch’egli presente in plancia, uno che doveva sempre dire la sua, esclamò: “Più che tutte le lingue dell’impero qui si dovrebbe parlare una sola, quella della disciplina!” Rispose il comandante, indispettito. “Ha proprio ragione. Allora vada Lei!” Questi si morse un dito, come per dire, cosa ho mai detto! Sorridendo si avviò. Nel momento

Il Csepel a Cattaro dopo il siluramento

stesso che giunse a poppa la nave ricevette un siluro. L’esplosione lo colpì a morte! Fu l’unica vittima. Senza sapere aveva salvato la vita al collega, sacrificando la propria, solo per avere detto una frase di per sé banale anche se sicuramente inopportuna! Per onore di cronaca i danni non furono gravi e la nave poté essere rimorchiata tranquillamente in porto, dove fu riparata in soli 15 giorni.


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