Foglio 42

Page 17

Quadrimestre 42 - pagina 17

Marco Stuparich, fratello di Roberto Poco si sa del fratello compagno di birichinate. Le scarne notizie di cui disponiamo ci vengono dal pronipote Renzo Cosulich, figlio di Berta Stuparich Cosulich, primogenita di Roberto, e da Biancamaria Suttora Peinkhofer, figlia di Maria Straulino Suttora, la cui madre Yole era sorella di Roberto e di Marco Stuparich. Entrambi, Renzo e Biancamaria, ricordano solo piccoli particolari, ma quanto basta per avere un’idea della personalità di Marco Stuparich. Egli stesso, nel divertente racconto che precede, si definisce “cittadino terrestre”. Infatti, non intraprese la carriera marittima, come aveva fatto il fratello, ma le sue attività ebbero sempre a che fare con il mare. Era noto per il suo ruolo di skipper di un ricco Americano, durato diversi anni. Dal 1910 al 1919 fu Presidente dello Yacht Club Adriaco di Trieste e, pare, fu impiegato di alto livello del Lloyd Austriaco. Sposò la triestina Carla Rizzardi, ma non ebbero figli. Forse per questo motivo, sia lui che la moglie, furono sempre molto affettuosi con i tanti nipoti. Per un certo periodo, a cavallo degli anni ’30, la coppia abitò a Napoli dove la nipote Maria Straulino, poi sposata Suttora, fu loro ospite durante il periodo in cui studiò nel Conservatorio di quella città. Durante la seconda guerra mondiale i coniugi Stuparich si trasferirono a Borca di Cadore; poi tornarono a Trieste, dove abitavano in Campo Marzio 22, nello stesso edificio in cui, un piano sopra, risiedeva il fratello Roberto. Nella stessa casa, dopo la guerra, abitavano anche le famiglie Suttora e Hreglich, per cui si respirava aria di Lussino. Lo zio Marco, ricorda Biancamaria, molto spesso scendeva a trovare le pronipotine, lei e Mauretta; ricorda

anche i sontuosi ricevimenti della zia Carla, che era solita ricevere le signore dell’alta borghesia triestina. Marco e Carla erano molto benestanti, tuttavia anche loro, dopo la guerra, dovettero tirare la cinghia. Per aumentare un po’ le entrate, affittarono una stanza del loro grande appartamento a un sacerdote napoletano, don Alessandro Landrini, che celebrava le Messe nella chiesa di S. Antonio Vecchio. Marco era simpaticissimo, con una forte vena umoristica, come dimostrano i suoi racconti che precedono, ed era anche molto generoso. Amava molto la moglie Carla, la quale confidò a Biancamaria le ultime parole che le disse il marito il 6 maggio 1972, in punto di morte: Mi è triste lasciare una persona così cara! Nel racconto che segue si ha una testimonianza della generosità e della bontà d’animo di Marco e Carla Stuparich.

In piedi Roberto, Giuditta e Marco Stuparich Sedute, Clementina Suttora e Yole Stuparich Foto: archivio Biancamaria Suttora

Pina Belletti prima Visignanese a viaggiare in idrovolante di Vito Rusalem Mia mamma Pina Belletti, nata a Visignano d’Istria nel 1911, ha lavorato a Trieste come cameriera dal maggio 1934 all’ottobre 1939, alle dipendenze della famiglia di Marco Stuparich, che abitava in Campo Marzio 22. Nel giugno del 1938 la famiglia Stuparich assieme a mia madre si trovava in vacanza a Lussinpiccolo. Il mattino del 21 giugno è arrivato un telegramma da Visignano d’Istria, paese d’origine della famiglia Belletti, con la brutta notizia che il padre di Pina, Francesco Giovanni, stava molto male.

I signori Stuparich, Marco e la moglie Carla Rizzardi, da come me ne parlava mia madre, erano persone squisite che l’hanno sempre considerata non come una domestica ma piuttosto come una figlia. Si sono subito interessati affinché lei potesse arrivare il più presto possibile al suo paese, in quel momento così triste. Le hanno prenotato un posto sull’idrovolante della SISA che faceva linea da Lussinpiccolo a Pola e inoltre le hanno dato una cospicua somma di denaro per poter affrontare eventuali spese.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Foglio 42 by LussinPiccolo Italia - Issuu