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Clodoveo Budinich e la storia della sua villa a Lussingrande (1914-1948) di Livia Martinoli
“Per l’intenso amore alla mia città natale, Lussingrande, luogo di cura, e per coltivare nei miei figli in parte nati e tutti allevati a Trieste, l’affetto alla medesima, la di cui rappresentanza nel 1912 volle proclamarmi cittadino onorario, nel 1914 mi determinai a costruire una villa. Iniziata la costruzione poco prima dello scoppio della guerra mondiale, malgrado le tante difficoltà, riuscii ultimarla e fu vera fortuna, potendone usufruire colla mia famiglia” Con queste parole si conclude il curriculum vitae che Clodoveo Budinich scrive a Lussingrande il 9 luglio 1917, otto fitte pagine che riassumono un intreccio di innumerevoli attività. La prima parte dello scritto di Clodoveo Budinich è stata sintetizzata nell’articolo pubblicato sul numero 31 del Foglio “Lussino” (pagg. 34-36). Durante gli ultimi anni di vita, Clodoveo si impegna nella costruzione di “villa Bice”, nell’intento di trasmettere ai figli un profondo collegamento con gli antenati, in particolare con la madre Margherita Leva persa da giovane. Il legame tra passato e futuro emerge infatti dalla scelta del luogo su cui far sorgere la villa, non casuale ma mirata, su un’area, in prossimità di Capo Leva, ereditata proprio dagli avi materni Leva e ampliata con l’acquisizione dei fondi vicini, alcuni rilevati dai cugini Stuparich e Lettich. La villa, circondata da un vasto giardino ottenuto con il trasporto della terra da un’altra isola, è notevole dal punto di vista costruttivo e architettonico. Dalle mappe tavolari del tempo emergono le caratteristiche dell’area, con l’indicazione delle proprietà confinanti, mentre nei disegni architettonici vengono delineati gli esterni e gli interni della casa.
Villa Bice
L’architetto a cui vengono affidati i lavori è il cugino Alfredo Badessi (1886-1974), lussignano, marito di Alba Leva (1896-1963), anche lei di Lussingrande. Valente ingegnere, architetto e professore, egli è noto anche come autore della stele bronzea che sul molo Audace di Trieste ricorda l’arrivo nel novembre 1918 della prima nave italiana dopo la resa degli austriaci. I lavori di costruzione della villa iniziano nella primavera del 1914 e comprendono la sistemazione del terreno circostante. Dalle lettere scritte nel corso del 1915 da Clodoveo al figlio Luigi, che viveva a Trieste, è possibile seguire il progredire di alcuni lavori: il completamento delle facciate, nonostante la piovosità dei tempi; la posa in opera del fregio decorativo, realizzato in marmo su consiglio di Alfredo anziché in piastrelle di ceramica; il completamento dei lavori di una cisterna. A dicembre viene a mancare il cemento, che viene ordinato a Zara, non potendo arrivare da Fiume; non si trova più ferro, per cui si dovrà attendere la fine della guerra per realizzare la ringhiera e altre strutture. La villa risulta costruita negli anni 19141915, con permesso rilasciato in data 13 maggio 1914, utilizzando materiali ordinati principalmente a Trieste e a Klagenfurt. Si tratta di una costruzione in pietra con tre terrazze e due balconi, in situazione elevata e panora-