Lussino32

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Lettere e legami tra gli Ivancich, Capitani lussignani dell’Ottocento di Rita Cramer Giovannini

Nella seconda metà del 1800, Massimo Ivancich, del ramo Skuoki, autore della “Cronologia dei Lussini”, fece ricerche anagrafiche, onde poter ricostruire l’albero genealogico di questa sua antica famiglia lussignana. Poiché solo dopo il 1631 a Lussino fu tenuto un registro anagrafico, l’albero genealogico sicuramente documentato fu tracciato a partire dai componenti della famiglia morti dopo quell’anno. Tuttavia, senza conoscerne gli anni di nascita e di morte, una prima menzione del cognome viene fatta nei registri di Lussinpiccolo a proposito di un Gasparo e una Domenica, genitori di Gaspero, nato il 16 maggio 1606. Da qui partono dunque le radici di quest’albero foltissimo e incredibilmente articolato. Senza voler sciorinare tuttavia una lunga e tediosa sequenza di nomi, in cui ricorre troppo frequentemente quello del progenitore, ci limitiamo a schematizzare il tracciato anagrafico, per evidenziare i cinque principali rami della famiglia. Dei figli di un Gaspero (nato nel 1710) e Antonia, tre ebbero una considerevole discendenza: Filippo (1743-10 ottobre 1823), l’immancabile Gaspero (che, guarda caso, sposerà una Antonia!), e Antonio Ivancich (morto nel 1843) che, sposato a Marianna Premuda, darà origine al ramo Skuoki. Dei figli di questa coppia, ricordiamo Don Antonio, parroco di Lussinpiccolo, morto il 2 agosto 1841 in Duomo mentre celebrava la Messa Maggiore; Giovanni Nicolò, capitano e armatore che, una volta “ritiratosi in Patria cominciò a dare in una sua scuola di Nautica lezioni di Nautica Matematica e Inglese alla Gioventù di Lussino fino al 1853 quando il Governo austriaco aprì una Scuola di Nautica Statale”; Celestino Venanzio che, sposato ad Antonia Tarabocchia, ebbe otto figli di cui il maggiore fu il celebre Antonio Celestino, Bandiera Rossa d’onore nel 1859, e il quinto fu lo stesso Massimo, cui si deve la compilazione dell’albero genealogico. Il quarto dei figli di Gaspero fu Gaspero, fu Antonio Luigi Ivancich (morto nel 1851), che nel 1816 si trasferì a Venezia e diede origine al ramo veneziano degli Ivancich. Venendo ora a Filippo fu Gasparo, questi, sposato a Barbara (morta il 25 agosto 1813), ebbe una figlia, Giovanna, e tre figli maschi: Gaspero Tommaso Ivancich (morto nel 1843), capostipite del ramo Fiàmola, Antonio Simone Ivancich (morto il 29 maggio 1842), che

diede origine al ramo Tonca, e Filippo Ivancich (morto dopo il 1854), capostipite del ramo Filìppina. La Comunità di Lussinpiccolo si ritiene immensamente fortunata per l’acquisizione di 674 lettere che, come una macchina del tempo, ci riportano alla Lussino di duecento anni fa. Questi preziosissimi fogli sono stati gelosamente custoditi per tutto questo tempo da cinque generazioni di Ivancich, del ramo Tonca, e sono pervenuti a noi per mano di Nives Luzula Ivancich (Iviani). Le prime 152 lettere, risalenti al periodo 1810-1814, sono state analizzate dall’ing. Tullio Pizzetti che ne ha parlato nel ricco articolo comparso in due puntate sui numeri 30 e 31 del nostro Foglio “Lussino”. Nelle pagine 46 e 47 del numero 30 del giornale si possono vedere i ritratti di tre dei personaggi fin qui menzionati: Massimo, Antonio (Skuoki), e Antonio Simone (Tonca). Le lettere sono indirizzate dapprima ad Antonio Simone, capostipite dei Tonca, successivamente, dal 1851, a suo figlio Uberto Dionisio, infine, dal 1870 al 1888, al figlio di questo, Antonio Uberto (quest’ultimo fu il padre del prof. Antonio Ivancich – Iviani, nonché nonno di Luzula, che ha fatto pervenire le lettere alla nostra Comunità). I ritratti di Uberto Dionisio e del figlio Antonio Uberto sono a pagina 5 di questo Foglio. Bisogna dire che il carteggio è un po’ discontinuo nel tempo: c’è una interruzione tra il 1814 e il 1827, una considerevolmente più lunga tra il 1830 e il 1851, e infine un salto di dieci anni tra il 1860 e il 1870. Le località verso o da cui viaggiano, oltre ovviamente Lussino, Fiume, Trieste e Venezia, nel primo periodo, come già visto, sono porti del Mediterraneo centrale: Malta, Napoli, Palermo,ecc.. Nel periodo di mezzo, i viaggi si estendevano al di là di Gibilterra, verso l’Irlanda, Inghilterra, Belgio e Olanda, oltre a Egitto, Grecia, Turchia e Russia. Dopo il 1870, troviamo numerose lettere spedite oltre Oceano, a New York, Boston, Filadelfia ecc. Prima di dedicarci al contenuto delle lettere, mi sembra interessante fare delle considerazioni sull’aspetto delle medesime. La carta sulla quale sono vergate quelle risalenti a duecento anni fa o giù di lì è molto grossa, quasi cartoncino, particolarmente ruvida e bianca. Dagli anni ‘50 in poi, invece, la carta è sottilissima, liscia, frequentemente di color azzurrino pallido, talvolta color crema; spesso c’è il monogramma dello scrivente impresso a rilievo


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