Quadrimestre 59 - Aprile 2019 - pagina 47
Il primo insegnamento di mia madre Silvia Chierici Pocecco Paolo Pocecco A 17 anni mia madre, nata e cresciuta a Bologna, si diplomò maestra e chiese un insegnamento. Era stata piuttosto brava a scuola, specie in matematica. Le venne anzitutto richiesta la tessera del partito. Mia madre non era iscritta al partito. Non si perse d’animo, si fece dare dalla cugina la sua, falsificò il nome e la presentò. Nessuno si accorse del falso. Le venne assegnata una sede dell’ “Italia redenta”: “Isola di Canidole”. Canidole era un paesino che mia madre non aveva mai sentito nominare prima. Dovette consultare una carta geografica (dettagliata) solo per capire dov’era. Vi sono due paesini: Canidole Grande e Canidole Piccola, sulle omonime isole dirimpetto all’isola di Lussino. La scuola è su Canidole Piccola, posta a sud. È uno dei tre edifici in muratura del villaggio: la scuola, la chiesa e la casa dei Tarabocchia dove alloggiò mamma. La nonna, accompa-
Mamma sul traghetto per Canidole
gnatala là, vista la situazione, con un certo sconforto, disse alla mamma: “Se vuoi tornare indietro, stai tranquilla che lo capisco e condivido.” Ma la mamma decise invece di rimanere. A Canidole Piccola, la più civile delle due isole la lingua corrente era l’Italiano, a Canidole Grande il Croato, entrambi due dialettacci si intende! In due anni di insegnamento riuscì ad insegnare abbastanza l’italiano a tutti gli allievi, per contro lei imparò il croato, un croato che già in Istria non capivano, tanto per intenderci. Nei giorni di bora mancava metà classe perché quelli di Canidole Grande non potevano essere traghettati, in barca a remi, sull’altra isola per andare a scuola. Per contro il clima era mite. Anche nelle giornate di febbraio, se c’era il sole, dalle 11 alle 14 si poteva stare in maniche corte. La gente, inclusi quelli di etnia croata, non le fu ostile, tutt’altro, si fecero in quattro per aiutarla. Dovette rassegnarsi a mangiare assai spesso pesce. Raccontava che fu giocoforza avvicinarsi ad alcune ragazze, sue coetanee, per avere qualcuno con cui parlare.