Tonino bello, danza la vita

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le fatiche del viaggio». La nostra speranza è che anche gli alunni, gli insegnanti, i presidi di tutte le scuole possano lavorare insieme a Don Tonino. L’altro fattore, a proposito del mio impegno, è stato quello di essere concreta. Non ho cercato i suoi scritti tra quelli già mediati delle belle menti dei suoi studiosi o estimatori, ma ho voluto conoscere Don Tonino attraverso gli scritti originali, articoli, corrispondenze, lettere, discorsi che hanno accompagnato la sua esistenza di uomo e di pastore. Ho sentito che conoscerlo direttamente senza filtri fosse condizione ineludibile per produrre percorsi di studio e riflessione intellettualmente onesti da destinare ai ragazzi. Mi perdonerà Don Tonino se, per esprimere il mio stupore la mia gratitudine di fronte a tanta volontà d’amore che include e fa sentire solide mura intorno ad ogni singola solitudine, anche io penso di dovergli confidare la mia gratitudine attraverso una lettera, vedi postfazione. Don Tonino sacerdote e uomo normale o figura eccezionale, dunque? Non ero in grado di darmi una risposta, di certo sapevo che nel mondo cattolico la sua figura sedeva sul piedistallo del mito. I miti, pensavo, sono costruiti dalla fantasia e dalla scarsa fiducia in sé, poi magari conosci la persona e tutto si ridimensiona. Il mito muore e chi lo aveva venerato riacquista il senso del sé, recupera autostima. Mi è toccato invece di rivedere la mia opinione e capire quanto sia una figura speciale. Ho prima ricercato il suo volto, quello dell’uomo che è stato, tra le foto che spesso ne accompagnano le pubblicazioni. È emersa un’immagine cordiale e burbera che fa vedere in alcuni scatti una scontrosità levigata dalla cortesia, scontrosità di uno sguardo sospeso tra durezza e dolcezza. É il portavoce dell’umanità vera, degli ultimi, i dannati, i deboli gli oppressi. Per promuovere la pace si è rivolto ai soldati buoni, quelli che ripudiano la guerra, piuttosto che ai «buoni soldati». Non si è limitato a prospettare la pace sommessamente, come nella buona tradizione diplomatica, ma l’ha urlata ai politici, ai potenti, ai giovani a volte con immagini scabrose, che suscitano sensazioni avvolgenti di dolore, ma nello stesso tempo attivano stimoli, sempre offerti con la grazia di una penna dal fortissimo potere evocativo. In uno dei suoi ultimi discorsi, nell’accogliere a Molfetta i pellegrini per la pace, diceva: «La terra in cui vi trovate stasera è come una finestra aperta da cui osservare tutta le povertà che

incombono sulla storia. La speranza qui non la si enuncia, la si vive e la si testimonia pagando». Singolare anche il fatto che nelle sue parole non si scorge mai il compiacimento di una provocazione o dell’autoesaltazione rivoluzionaria, che sarebbero state fine a se stesse. Egli va a spiare dietro lo specchio nel quale gli uomini di cui parla cercano le risposte impossibili, pedine randagie di un gioco guidato da altri. Dietro si trovano il buio, l’ansia, la paura, tutte le debolezze umane, l’amore, la morte. Il mondo passa spesso maligno sulla testa dei destinatari di molte sue missive e distratto ne schiaccia il loro corpo. Lui, Don Tonino scrive parole di rimpianto per tutti, racconta di vite diverse che ci ha accompagnati a scoprire nella loro verità, riservandoci lo stupore di riconoscerle non più come vite sbagliate, ma solo come povere vite pregne di umanità. Maria Gabriella Carlino

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