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La spiegazione di Marco Arturi

In un momento come questo, mi fa paura chi ha solo certezze, mi fa paura chi vede il bianco e il nero e basta. Mi fa orrore la caccia al russso che si e' scatenata, la censura della cultura e dello sport. E' una semplificazione manichea e inoltre non serve a niente. Serve solo a aumentare la voglia di linciaggio e l'odio.

Come l'invio di armi, che servira' solo a far uccidere piu' persone, o scatenera' un guerra peggiore, ma non salvera' l'Ucraina. Paghera' come sempre la povera gente. Quelli che non possono scappare dalle sanzioni o dalle bombe.

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Ma non per questo demonizzo chi la pensa diversamente, come il nostro direttore (conoscendolo, so quanto gli e' costato pronunciarsi in questo senso).

Mentre invece penso tutto il male possibile, ad esempio, delle epurazioni chieste da Enrico Letta... per non parlare delle censure culturali, ridicole e pernciose, o le liste di proscrizione protofasciste che fa un Gianni Riotta - additando Barbara Spinelli e Sergio Romano, o Franco Cardini segnati como filoputiniani (sic) ....

Per questo, ripubblico un post con le parole di Marco, perche' le condivido COMPLETAMENTE.

Gian Nicola Maestro, direttore editoriale e art director.

Parole di Marco Arturi LA SPIEGAZIONE

Rieccoci. Vedo che ogni volta tocca fare il disegnino per fare comprendere la propria posizione. Perché al centotrentacinquesimo "quelli come te sostengono Putin" mi sarei anche, passatemi il francesismo, rotto i coglioni. Quindi spiego di seguito come la pensano "quelli come me" e mi prendo la libertà di farlo anche a nome loro, dal momento che siamo rimasti in quattro.

1. A quelli come me Vladimir Putin fa schifo, insieme alla sua banda di oligarchi fascisti e assassini. Lo detestiamo e, senza presunzione, non da oggi ma da quando molti altri riuscivano a parlarne più o meno bene. L'unica differenza sta nel fatto che non è l'unico a farci schifo, anzi la lista è decisamente lunga. Se qualche anima bella avesse un'obiezione da avanzare a riguardo, gli ricordo che a Genova nel 2001 c'eravamo noi e che uno dei nostri slogan era "Voi G8, noi sei miliardi". Ecco, uno di quegli otto che quelli come me hanno contestato, pagando a caro prezzo, si chiamava Vladimir Vladimirovič Putin. Come è andata a finire si sa, dove stavano quelli che ora ci chiamano amici di Putin pure. Quindi certe cazzate sarebbe ora di risparmiarsele, specie quando non si è lottato neanche un giorno in vita propria;

2. Quelli come me condannano senza riserve l'intervento russo che, come era prevedibile, si è tradotto subito in un'ecatombe di civili. Un'aggressione del genere non può avere nessuna giustificazione. La differenza è che a quelli come me le guerre fanno schifo tutte indistintamente. Per esempio ci faceva schifo anche quella in Cecenia, un luogo che molti di quelli che ci chiamano amici di Putin farebbero fatica a indicare sulla cartina;

3. Non nonostante ma proprio in virtù dei punti 1 e 2, che spero siano espressi in maniera sufficientemente chiara, quelli come me sono convinti che inviare armi in Ucraina sia un errore madornale: perché si tratta di una decisione che vede l'Europa abdicare al suo ruolo di attore di pace, perché si tratta di una scelta molto pericolosa e perché non sarà la presenza di altre armi sul campo a risparmiare vite, anzi;

4. Se quelli come me si permettono di ricordare che questa guerra non arriva dal nulla e ha molti padri (argomentazione contestatissima dagli abili e arruolati ma mai smontata nei contenuti) è perché sono coscienti che il popolo ucraino sotto le bombe stia pagando anche molti errori dei governanti occidentali. Errori di strategia, scelte miopi che potevano essere convenienti solo nell'immediato;

5. Il presidente ucraino non è una pecorella bensì un opportunista con tratti fortemente autoritari. Il governo di Kiev di democratico non ha proprio niente, e a quelli come me dà fastidio che si finga e che si dichiari il contrario. Perché quelli come me sanno che tra sostenere gli ucraini e sostenere l'Ucraina ce ne corre, e neanche poco;

6. Uno di quelli come me purtroppo non c'è più. Era uno che di guerra ne sapeva qualcosina e che si sarebbe sicuramente incazzato parecchio di fronte all'invio di armi in Ucraina. Nel 2003, ai tempi della seconda guerra in Iraq qualcuno sulla prima del Corriere lo definì "il signor né né" perché non stava con Saddam né con gli Usa. Lo chiamò anche "scoria pacifista". Questo ragazzo di chiamava Gino Strada, era un tipo incazzoso e se ci fosse ancora si sarebbe beccato certamente dell'amico di Putin. E non avete la minima idea di quanto quelli come me siano orgogliosi di essere, almeno un pochino, quelli come lui. Che per essere chiari non sono pacifisti: sono contro la guerra.

Spero di avere chiarito due cose:

1. La posizione di quelli come me

2. La pochezza di chi, per mancanza di argomenti, ci chiama amici di Putin. Che colgo l'occasione per mandare affettuosamente a fare in culo.

La chiudo qui, spero una volta per tutte: si può non essere d'accordo con quelli come me e ci mancherebbe; si possono discutere anche aspramente i nostri punti di vista. Ma la disonestà intellettuale di dire che NOI staremmo dalla parte di chi fa piovere missili e bombe non sono più disposto ad accettarla.

Ancora una cosa, scritta ieri da Wu Ming: se c'è una guerra e si manifesta contro il nemico si sta manifestando per la guerra. Ficcatevelo in testa.

Un saluto a tutti e scusatemi la lunghezza, ma di queste stronzate da tifosi non se ne può davvero più.

"Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia"

(Gino Strada, 1948 - 2021. Chirurgo di guerra, uomo di pace, compagno)

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