Lingua e habitudini: il caso dell’arte e della sua riproducibilità tecnica.

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l’immutabilità recuperando con la sperimentazione e la ricerca l’uso della nostra apparecchiatura sensoria, facendosi vita e mettendo fine alla massa come ornamento. Per la prima volta dopo il Surrealismo, arte e politica sono affrontate insieme nel Rapporto sulla costruzione delle situazioni con un programma le cui linee di tendenza vengono nettamente tracciate da Debord. Richiamandosi a Lefebvre, egli sostiene che il fallimento del Surrealismo, a cui essi si richiamano, è da ricercarsi nel distacco dalla quotidianità: bisogna invece immettere l’arte nella vita dandole un ruolo di soggetto rivoluzionario. Debord notò come la povertà culturale ufficiale e il suo monopolio sui mezzi di produzione culturale determinino una povertà proporzionale nella teoria delle manifestazioni dell’avanguardia. La costituzione dell’I.S. cercò di invertire questa tendenza cercando di entrare direttamente nella vita, nel quotidiano. La situazione è creata per essere vissuta dai suoi costruttori, gli esseri umani stessi. Per inventare le situazioni bisogna approfondire i momenti accentrandovi gli istanti, trasformarli e decentrarli. Il suolo passivo del pubblico deve diminuire, fino a divenire parte vivente. Si devono dunque moltiplicare gli oggetti e i soggetti poetici, oggi talmente rari che anche i minimi assumono un ruolo esagerato. Ciò lo si potrà fare impossessandosi della cultura moderna per negarla e cambiarla. Ma la dicotomia tra l’integrazione nella vita quotidiana di un livello artistico unito al progresso tecnoscientifico e l’inscindibilità di un cambiamento globale di vita dalla rivoluzione proletaria porterà ad un allontanamento di tutta l’ala artistica del gruppo. La contraddizione tra le tesi del superamento e del rifiuto dell’arte insieme a tutte le strutture di produzione e commerciali dell’industria culturale (l’eclettismo, le mode, il mercantilismo) e la soggettività dell’artista, si rivela in tutta la sua evidenza nei primi mesi del 196055, questa dicotomia unita ad un utopistico riformismo della architettura di Constant basato sul progresso tecnoscientifico porterà alla spaccatura. Debord ribadirà la necessità di una centralità del concetto di situazione costruita dentro la vita quotidiana. È nel successivo Manifesto56 del 1960 che si comincia ad intravedere una elaborazione del concetto di spettacolo: 55 56

Cfr. Bandini, 1977, pag. 182. Pubblicato nella rivista Internationale Situationniste numero 4 del 1960.

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