AM MAGAZINE - Novembre 2023

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magazine

Mondo

SUCCEDE ALL'ALPI MONTALE

Un nuovo inizio nel triennio

SPAZIO 3.0

GLI STUDENTI DELLE SCUOLE MEDIE

Distopia tecnologica: è il nostro futuro?

Palestina, una terra contesa

Numero 1 Novembre 2023

Noi siamo il


Numero 1 Novembre 2023

,

Sommario Sommario Numero 1 Novembre 2023

L'ospitalità L'ospitalitàche che unisce unisce

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H.P Lovecraft H.P Lovecraft

Succede all'Alpi Succede all'AlpiMontale Montale

Letteratura eerealtà Letteratura realtà

Un nuovo inizio nel triennio Un nuovo inizio nel triennio

H.P. Lovecraft H.P. Lovecraft

Una nuova avventura L'ospitalità che unisce

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4 4 5 6

8 8

Alda Merini,la poetessa sospesa fra luce e ombra

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L'eredità di Italo Calvino a 100 anni dalla sua nascita

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Un topos tra i più affascinanti della lirica d'amore: la donna

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Eloisa e Abelardo, un amore che ha attraversato il tempo

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Distopia tecnologica Distopia tecnologica

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Donnein in Donne Giappone Giappone

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Carpe Diem Carpe Diem Donne in Giappone Donne in Giappone Sushi mania Storie di un'altra terra

Spazio 3.0 Oppenheimer Hachiko-Il tuo migliore amico Distopiatecnologica: tecnologica: Distopia è il nostro futuro? è il nostro futuro?

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Il tocco di Spada Il tocco di Spada

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Gli studenti delle scuole medie di Gli studenti delle scuole Rutigliano

medie di Rutigliano

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Palestina,una terra contesa Palestina, una terra contesa Un Un sogno perper ogni stella sogno ogni stella Crescere con i propri sogni Un gioco crudele

Il punto di Mattia Spada Il punto di Mattia Spada

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Succede all'Alpi Montale

Un nuovo inizio nel

Triennio

S

ono una studentessa del terzo anno del liceo linguistico e mi ritengo soddisfatta e contenta della mia scelta scolastica. Sembrava lontano, ma tutto avviene ed io quest’anno ho finalmente iniziato il triennio del liceo, che credo sia un periodo di cambiamento, periodo in cui si presentano nuove sfide: l'apprendimento di nuove materie, nuovi insegnanti e tante altre avventure da affrontare a testa alta, con determinazione. In genere il passaggio al triennio di qualunque istituto può generare qualche difficoltà, da affrontare, sicuramente, nel modo più giusto e opportuno, per ottenere sempre il meglio. Una volta fatta la scelta non si torna più indietro, anche quella più ponderata, quella riflettuta più a lungo, quella guidata dalla passione per ciò che si andrà a studiare, anche se il percorso non sarà scevro di difficoltà. D’altro canto, questo è più che logico, dato che le nozioni e le competenze da acquisire in questi anni sono sempre di più e sempre più complesse. Ci sono anche ulteriori novità: i crediti, che saranno fondamentali per il punteggio dell’esame maturità, le prime ore di alternanza scuola lavoro (PCTO), infine, anche la possibilità di fare viaggi d’istruzione all'estero, la possibilità di partecipare al progetto Erasmus, che permette agli studenti di entrare in contatto con persone di paesi e di cultura diversi dalla nostra, per vivere un'esperienza formativa e indimenticabile. Difatti, quest'anno dieci ragazzi del nostro istituto parteciperanno alla long mobility: un viaggio formativo di tre mesi all'estero, ma ci saranno anche altri progetti e opportunità importanti, che scopriremo in itinere. Il terzo anno, pertanto, è certamente difficile e molto impegnativo per tutti gli studenti, un po’ come lo è stato il passaggio dalle scuole medie alle superiori. Frequentare il triennio vuol dire lasciarsi alle spalle qualche insicurezza e affrontare nuove esperienze, mettendoci alla prova. In questi anni si deciderà del nostro futuro; serve, perciò, cambiare mentalità e pensare in modo più responsabile e maturo alla nostra “presenza” a scuola, perché siamo noi a decidere la nostra strada. Il triennio ci prepara, infatti, all'esame di maturità, che verificherà le conoscenze apprese in questi anni, perciò nessuno dovrebbe prendere lo studio con leggerezza, per un buon rendimento scolastico e soprattutto per la nostra vita al di fuori della scuola.

Silvia Giovanna

PAGNELLI

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La scuola aiuta la crescita personale, è un luogo in cui i ragazzi sono avviati a maturare la propria autonomia, attraverso un percorso di conoscenza del mondo e di sé stessi. Le mura scolastiche offrono opportunità di relazione e di vita. Il ruolo della scuola è di educare, e di formare i giovani in modo che siano pronti per affrontare la vita, insegnando la libertà di pensiero e indipendenza. Penso che si possa dire che la scuola educhi, attraverso il sapere, mostrandone il carattere vitale e facendo assaporare ai più giovani la ricchezza che essa abbia in ordine alla crescita dell’umanità di ciascuno. La cultura dà gli strumenti per capire la realtà e per interagire con essa, ma dà anche le chiavi, per comprendere la propria umanità, nel suo senso e nei suoi valori, offre parole per narrare la propria vita, metterla in comunicazione con gli altri, rendendola disponibile al confronto e, quindi, al suo affinamento e arricchimento. Questo concetto è riassunto in una citazione di Nelson Mandela: “l’istruzione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo”.


Una nuova

Avventura

I

l 13 Settembre 2023, noi alunni delle classi prime abbiamo intrapreso un nuovo viaggio che ci condurrà verso il domani e ci permetterà di coltivare sul terreno delle nostre passioni i sogni e gli obiettivi che ognuno custodisce nel cuore. Un nuovo percorso, nel quale siamo realmente protagonisti responsabili delle nostre scelte e soprattutto del nostro futuro, esso ci permetterà di cogliere in cinque anni nuove relazioni e soprattutto nuovi sorrisi che saranno luce nei volti di ognuno di noi. Il primo giorno di scuola secondaria di secondo grado, ci ha aperto ad una nuova realtà caratterizzata da emozioni uniche e indescrivibili che hanno trasmesso in noi il coraggio e l’energia di affrontare un sentiero che all’esterno può esser buio ma all’interno è pieno di valori che saranno la guida della nostra strada. Appena entrati in classe, ci hanno accolto con una frase che ricorderò sempre nella vita e ne farò grande tesoro: ”Abbiate cura”, essa rappresenta la semplicità del prendersi cura dei nostri doni, talenti e soprattutto non smettere mai di scoprire che ognuno di noi è unico e speciale e non vale quanto un pregiudizio o delle semplici parole che feriscono. Il nostro prendersi cura si mette in pratica quotidianamente, aiutando i nuovi compagni che ci accompagneranno in questo viaggio e soprattutto non smettendo mai di trasmettere il sorriso, una grande energia che ci permette di riscoprire la bellezza dello stare insieme. Una singola caratteristica che deve esser presente in un gruppo è:” l’inclusione” che ci apre nei singoli momenti di condivisione e nelle esperienze che viviamo come grandi ricchezze, in cui riconosciamo non una semplice classe ma una famiglia che condivide le basi del rispetto e dell’educazione. Essa può essere

Gabriel CALISI Vittorio MELIOTA

paragonata ad una grande squadra che non deve mai lasciare indietro nessuno e soprattutto far tornare a splendere il volto delle persone che ci saranno accanto quotidianamente, attraverso il nostro servizio che non ha un prezzo materiale ma il vero prezzo è l’Amore. Infine, auguro a tutti di affrontare questo nuovo viaggio rivivendo le singole emozioni speciali con occhi che possano osservare attraverso il cuore, e soprattutto non abbattersi mai nei singoli momenti di sconforto ma ritrovare la forza di rialzarsi e non smettere mai di sognare e credere negli obiettivi.

Abbiate cura!


Succede all'Alpi Montale

S

iamo sempre più immersi in un mondo globalizzato, in cui le frontiere si fanno sempre più sottili e le opportunità di scambio culturale sono sempre più accessibili. Uno dei programmi che ha contribuito a promuovere questa interazione è il progetto Erasmus, promosso dalla nostra scuola Alpi-Montale e giunto, per la mia classe, al suo quarto anno di realizzazione, il progetto offre agli studenti l'opportunità di studiare all'estero attraverso l’ospitalità, immergendosi in una nuova cultura. Ma cosa succede quando si decide di ospitare uno studente straniero a casa propria? Questa scelta coraggiosa può portare ad un'esperienza di vita unica e arricchente sia per l'ospitante sia per l'ospite. Io, in prima persona, ho avuto la possibilità di accogliere a casa mia una ragazza francese di nome Zoé dal 30 settembre al 7 ottobre. Ospitare significa aprire le porte della propria casa e del proprio cuore a una persona proveniente da un altro paese, con una cultura e una lingua diversa. Questo atto di generosità può creare un legame profondo che va al di là delle semplici conoscenze accademiche. Durante il periodo di convivenza, si ha l'opportunità di condividere le proprie tradizioni, la propria cucina e il proprio stile di vita. Allo stesso tempo, si può imparare molto dalla cultura e dalle abitudini dell'ospite, ampliando così la propria prospettiva e arricchendo la propria conoscenza del mondo. Non è, però, solo una questione di scambio culturale. Cimentarsi in un progetto Erasmus regala un rapporto di vera e propria amicizia. Le esperienze condivise, le risate e le sfide superate insieme creano un legame speciale che può durare per tutta la vita. Ci possono essere momenti di scoramento e di adattamento, ma è proprio in questi momenti che si può crescere e conoscere sé stessi e il mondo che ci circonda. In conclusione, questa esperienza è un'opportunità unica, per creare legami profondi e duraturi e per imparare attraverso lo scambio culturale, che merita di essere vissuto con apertura e generosità

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Mariagrazia DEBELLIS


succede quando si "Cosa decide di ospitare uno

studente straniero a casa propria?

"

L'ospitalità che unisce


Letteratura e realtà

A

H.P Lovecraft

partire da Lovecraft stesso; è un completo psicopatico definito malato di mente persino dai suoi parenti ed amici stretti. E’ considerato uno dei migliori scrittori sul paranormale, nonché uno dei miei scrittori preferiti. Uno dei suoi più grandi scritti è “Il richiamo di Cthulhu” in inglese “The Call of Cthulhu” ha dato il nome al “Ciclo di Cthulhu” cui si sono ispirati altri autori sul filone horror-fantascientifico che ha su sfondo la cosmologia ideata dallo scrittore negli anni 2030. Il racconto fu scritto nel 1926 e pubblicato nel 1928 su Weird Tales. Partiamo dalla trama che segue Francis Wayland Thurston che rinviene dei documenti sul defunto pro-zio, George Gammell Angell, morto in un incidente apparente. Nei documenti ritrovati il protagonista racconta la storia del defunto in tre parti: ”L’orrore d’argilla” - “Il racconto dell’ispettore Legrasse” – “La follia che viene dal mare”. Nella prima trova un basso rilievo da parte dello scultore Wilcox, un terremoto scatenò terribili incubi riguardo una vasta città e una cantilena da voci incorporee - Cthulhu fhtagndopo le varie domande allo scultore malato con le visioni, altri artisti ebbero gli stessi incubi impazzendo, vedendo una bestia umanoide con testa di piovra e ali di drago d’altezza titanica. La lettura avanza con l’ispettore Legrasse, lui e i suoi uomini dopo svariate ricerche ritrovano in Louisiana un gruppo di cultisti intenti a sacrificare donne e bambini. Dopo il massacro si viene a scoprire da uno da uno di loro la “Venerazione dei Grandi Antichi” e l’atteso ritorno di Cthulhu. Nell’ultima parte all’interno del diario del marinaio norvegese Gustaf Johansen, unico sopravvissuto

Nathan Marco GRANDE Letteratura e realtà

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della “Emma”, vi si racconta che la povera nave venne attaccata da un vascello a vapore armato (su cui venne rinvenuta una statuetta rituale), Gustaf descrisse l’esperienza e venne in seguito ucciso in Norvegia da degli sconosciuti. Così Thurston si recò sul posto dalla moglie del marinaio ricevendo delle tremende informazioni sull’accaduto; sull’isola (città morta di R’lyeh) l’equipaggio risvegliò Cthulhu, “Sacerdote dei Grandi Antichi” che in cambio gli massacro e lascio Johansen in vita per raccontare del massacro. Alla fine della lettura Thurston capisce di essere diventato il prossimo bersaglio degli adoratori di Cthulhu e del sacerdote stesso. “So troppo, loro vivono, Lui vive, datemi del pazzo, io credo, in quell’abisso che lo ha protetto fin da quando il sole è giovane, che lui esiste e io sono il prossimo”. Davvero avvincente devo dire, è un capolavoro perfetto in ogni dettaglio, Howard Phillips Lovecraft è davvero il maestro dell’orrore soprannaturale e pensare che aveva un’intera montagna di giornalisti furiosi appresso perché sembrava uno psicopatico e adesso ha una gigantesca serie di appassionati (dove tra di loro vi sono anch’io) e un’armata d’artisti pieni di disegni riguardo le sue opere e i suoi racconti fantascientifici e intriganti. Per finire lo stesso Cthulhu è così famoso che hanno creato dei contest pazzeschi su di lui, giochi da tavolo, videogiochi, canzoni riguardanti anche altri scritti come “Fishmen” tratto da “The Shadow over Innsmouth” e altre opere, come la statua dedicata a lui alta 5 metri al Lucca Comics di quest’anno!


Alda Merini,

la poetessa sospesa tra luce e ombra

A

lda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931, ed il 1° novembre ricorre l’anniversario della sua morte. Nel 1947, pur incontrando «le prime ombre della mente», come ebbe modo di definirle, e subendo l’ internamento nella clinica psichiatrica di Villa Turro, a causa di un disturbo bipolare, Alda Merini è la scrittrice che ha maggiormente caratterizzato il Novecento, e non solo in Italia. La sua esperienza di vita, l'alternarsi di lucidità e follia, di luce ed ombra, l'internamento in manicomio, i suoi estenuanti viaggi nella psicanalisi sono costantemente presenti nella sua poetica. Lo stile di Alda Merini, poetessa di fragile sensibilità, è caratterizzato allo stesso tempo da una spiccata lucidità visionaria e da una certa inquietudine di sottofondo, espresse tuttavia attraverso toni semplici, lineari, limpidi, fino a creare una sorta di «fantastica irruenza» creativa. Ella amava definirsi “una poeta”, e non “una poetessa”. Alda amava il rock, l’essere ribelle, sopra le righe, contro ogni forma di convenzione e d’ipocrisia, le sigarette, la scrittura e le solitudini. Il racconto di una storia immersa nelle piaghe di decenni in cui le donne cambiavano, e con loro l’Italia. Alda Merini è impossibile da contenere entro i margini di una pagina, perché i suoi versi e la sua storia esondano, invadono la vita. Per molti anni, è stata la poetessa degli esclusi, dei reietti e degli emarginati, riuscendo a cantare dall'interno una condizione estremamente delicata caratterizzata da problematiche estreme del disagio sociale. Eppure, la sua infinita sensibilità le ha consentito di resistere e sopravvivere fino a trasformare l’orrore in poesia, dando voce al dolore di tanti uomini e donne la cui sofferenza non verrà dimenticata grazie ai suoi stupendi versi. Questo è il merito di un’artista che ha sperimentato tutto della vita: il dolore, la miseria e la perdita, ma anche l’amore e infine il riconoscimento per una produzione poetica tra le più encomiabili della nostra letteratura contemporanea. Poesia “orfica” viene definita quella di Alda, per la sua capacità di concretizzare l’ispirazione senza filtri di scrittura, ma solo veicolando, attraverso la voce il magma incandescente che sgorgava dalla sua anima tormentata e sempre assetata di amore, un esempio di libertà e forza che parla agli uomini e alle donne di tutti i tempi, simbolo

della diversità come ricchezza, di anticonformismo come essenza propria dell’essere. Ella, l’eroina del caos, nonostante tutto, non ha mai perso la capacità di credere nell’energia vitale dell’amore, di avere fiducia e di rimettersi in gioco ad ogni ricaduta, con l’entusiasmo di una bambina e la passione di una donna, senza il timore di mostrare i segni che la vita lasciava sul suo corpo e sulla sua anima. “La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori”: la forza di Alda Merini consiste anche nella scelta di non lasciar cadere i frammenti spezzati della sua anima tormentata nell’oblio, ma piuttosto di trasformali in inchiostro per “dipingere” di vita, luce e ombre, un semplice foglio bianco, perché, forse, la follia, che da sempre caratterizza l’essenza della sua immagine e della sua poetica, è proprio magia nei nostri giorni ordinari, “è una delle cose più sacre che esistano sulla terra. Può dare alla luce cose straordinarie. Diventa dolore, ma anche poesia”.

Caterina SETTANNI

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Letteratura e realtà

L’eredità di Calvino a 100 anni dalla sua nascita

I

Porcelli MARINA

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l 15 ottobre di quest'anno ricorrono i 100 anni dalla nascita di Italo Calvino, uno degli scrittori più amati in Italia e non solo, motivo per cui saranno organizzati vari avvenimenti in suo onore. Calvino è stato e continua ad essere un punto di riferimento della cultura italiana del secondo dopoguerra, configurandosi, fin da subito, come intellettuale di grande impegno politico e dai molteplici interessi letterari. Egli era romanziere, scrittore e giornalista, inoltre, si interessò al mondo del teatro, del cinema, della musica, del fumetto e dell’arte. Nato il 15 ottobre del 1923 a Santiago de Las Vegas, di origine ligure, figlio di due scienziati, Calvino si trasferisce in Italia con la famiglia e frequenta le scuole a Sanremo. Terminato il liceo, si iscrive ad Agraria, ma interrompe l’Università e, dopo l’8 settembre, si unisce alle brigate partigiane della Brigata Garibaldi. Si laurea alla facoltà di lettere di Torino e, nel frattempo, inizia a collaborare a riviste e quotidiani, lavorando all’Einaudi, presso cui, nel 1950, viene assunto come redattore. Calvino scrive in modo sorprendente, allegorico, meraviglioso e fiabesco, suscitando forte coinvolgimento in tutte le generazioni che si alternano tra i banchi di scuola e non solo, egli ha fatto letteratura senza sapere, così, da essere maestro di vita. Da Il sentiero dei nidi di ragno, in cui il protagonista è un ragazzo di nome Pin, a Palomar, in cui il protagonista è un anziano, Calvino utilizza il “pathos della distanza”, perché nelle sue opere egli osserva dal basso o dall’alto le azioni dei suoi protagonisti, evitando, così, i conflitti più angosciosi del Novecento, maggiormente, presenti nella letteratura a partire dal Settecento ad oggi. Dalla lettura di alcune sue opere affrontate a scuola, sembra che Calvino sia un intellettuale curioso, molto attento ai cambiamenti sociali e politici del suo tempo, ma soprattutto egli sembra essere uno scrittore, che intende conservare la libertà di esprimere il proprio pensiero, questa è la più bella eredità che uno scrittore ci lascia, ecco che Il barone rampante trova posto in me, non solo perché Cosimo sia l’eroe ribelle adolescenziale, ma perché è vero ed è vero perché è libero di essere sé stesso.

Buon Compleanno Calvino!


Un topos tra i più affascinanti della lirica d’amore:

la donna

L

e prime manifestazioni di letteratura cortese si originano in Francia, tra XI e XII secolo, come reazione alla rigidità dell’etica morale della Chiesa e come sfogo di una spinta alla rivoluzione del modo di pensare e dei costumi. La letteratura cortese forniva, per il Medioevo, una nuova visione dell’amore, grazie ai trovatori, ai trovieri ed ai romanzieri: un amore fondato soprattutto sulla sublimazione della figura femminile. Nel corso dei secoli la figura della donna è sempre stata messa al centro dell’attenzione e, di conseguenza, ha sempre rappresentato uno dei temi fondamentali nella produzione poetica. Infatti, la donna è considerata tutt’oggi fonte di saggezza e di ispirazione dei poeti che la ritraggono come un essere bellissimo e irraggiungibile. I primi furono i poeti di lingua d’oc, che predicavano la bellezza dell’amore, vista non come follia o disonore per l’uomo, ma come saggezza e come un sentimento in grado di esaltare tutte le qualità affettive e spirituali di una persona. La dama nell’amore cortese è l’estasi di ciascun uomo. L’amante è accecato dalla bellezza della donna, la sua devozione a lei è estrema, egli le è completamente sottoposto e le deve un lungo e totale servizio amoroso, senza mai aspettarsi una ricompensa. La figura femminile è, così, esaltata come la più bella e la più nobile, e per lei l’uomo innamorato perde la sua personalità. Pertanto, nella lirica provenzale la donna amata viene rappresentata dai trovatori come signora o come “domina” (termine derivante dal latino che significa padrona), l'amante come vassallo fedele e l'amore come servizio, omaggio e devozione assoluta. Si tratta di un rapporto di vassallaggio feudale, nel quale la donna rappresenta il signore e l’uomo si modella al suo servizio. L’amor cortese è, dunque, per essenza inappagato e l’irraggiungibilità dell’oggetto, unito alla forza della passione, generano sofferenza per l’amante che si riduce ad uno stato di totale smarrimento. Per i romanzieri della Francia settentrionale, invece, l’amore era cosa meno casta e la donna provocava piacere, oltre che spirituale, anche carnale. Questo amore occupa maggiore spazio nei romanzi rispetto alle opere dei poeti lirici. Per questa regione le figure femminili assumono un rilievo più accentuato, mentre prima l’opera si svolgeva quasi esclusivamente attorno al tema dell’amore, considerato come come estasi. Tuttavia, la figura della donna come “domina” si evolverà nel corso del tempo e, pur rimanendo oggetto di desiderio per l’uomo, che la desidererà così tanto da non riuscire ad esprimere i suoi sentimenti (scuola siciliana), sarà anche percepita e considerata pari ad una divinità, la cosiddetta “donna-angelo”, la cui bellezza e le cui virtù derivano tutte da Dio (dolce stil novo). Questi sono soltanto alcuni degli esempi che possono portarci alla medesima conclusione: nell'arco dei secoli l'idea di donna in quanto tale è maturata di pari passo con l'evoluzione delle tematiche letterarie trattate dai vari autori, che sicuramente svolgono un ruolo molto importante come fondamento dell'affermazione di tutti i diritti, che verranno garantiti alla figura femminile nell'arco dei secoli successivi.

Rosita DIFINO


Letteratura e realtà

Eloisa e Abelardo,

un amore che ha attraversato il tempo

L

’amore tra Eloisa e Abelardo si ricorda tra i più scandalosi di tutti i tempi: lui era un chierico e aveva quasi 40 anni e lei solo una ragazzina sedicenne affidatagli da suo zio perché le insegnasse filosofia. Non solo ebbero un figlio segreto, ma si sposarono nonostante fosse proibito. Abelardo è così preso dalla sua allieva che compone poesie d’amore, presto sulla bocca di tutti. Quando la relazione viene alla luce, lo zio di Eloisa caccia via Abelardo e ordina alla nipote di dimenticarlo. Ma non può farlo dato che è incinta. I due amanti decidono di fuggire insieme approfittando dell’assenza dello zio e si rifugiano a casa di Abelardo. Lì nasce il loro bambino, Astrolabio, rapitore di stelle. La famiglia di lei è furiosa e per placarne l’ira Abelardo promette di sposare Eloisa, a patto che le nozze rimangano segrete. Il segreto non resta tale per molto, è la stessa famiglia di Eloisa a mettere in giro la voce per vendetta. Per difendere Eloisa dalle malelingue, Abelardo la spedisce in convento, dove era stata educata da bambina. Lo zio, convinto che Abelardo volesse liberarsene, assolda due sicari che nella notte si introducono nella stanza di Abelardo e lo evirano. Abelardo torna a insegnare, riconosce il suo errore e attribuisce la sua sventura alla punizione per la sua arroganza. Eloisa, costretta a restare in convento, accetta di prendere i voti ma non dimentica Abelardo. Nelle sue lettere continua a dichiarare il suo amore a un uomo che si nega, incoraggiandola a pregare e dimenticare. Tuttavia accorre in aiuto quando le monache di Argenteuil, di cui ora Eloisa fa parte, vengono sfrattate dal convento e offre loro in dono il Paracleto, un oratorio che ha costruito qualche anno prima. È lì che chiederà di essere sepolto alla sua morte nel 1142. Nella stessa tomba chiederà di essere sepolta anche Eloisa 20 anni dopo. Una leggenda medievale racconta che lo scheletro di Abelardo aprì le braccia per accogliere Eloisa quando fu seppellita. Ancora insieme, per sempre insieme.

Giacomo DELL'AGLIO


felici o "Saremo saremo tristi, che

importa saremo l'uno accanto all'altra. è questo deve essere, questo è l'essenziale

GABRIELE D'ANNUNZIO

"

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Carpe Diem

Donne in Giappone una figura in continua evoluzione

D

opo la fine della Seconda guerra mondiale, la posizione giuridica delle donne giapponesi è stata riconsiderata dalle truppe alleate di occupazione del Giappone, che ridefinirono i diritti femminili con una clausola alla Costituzione giapponese. Tradizionalmente, le donne nel Novecento dovevano occuparsi della casa e dei figli piuttosto che entrare nella competizione sociale. Lungo tutto il corso del Novecento, poi, le opportunità d'istruzione femminile sono aumentate e avevano ricevuto un’istruzione in junior college e scuole tecniche. Oggi invece, nonostante il Giappone sia il più occidentale dei paesi asiatici, rimangono la radice confuciana e la disparità di genere, forse più accentuata di quanto non sia in Occidente. Disparità che vede le donne come madri di famiglia, che attribuisce una data di scadenza all'età entro cui trovare un marito. Ma in tempi più recenti sono sempre più le donne che vanno contro le aspettative. Donne che non si limitano ad avere gli occhi sognanti tipici dei manga, che ignorano le consuetudini dedicandosi ai propri interessi contro ogni ostacolo. A quei tempi c'erano delle leggi sull'abbigliamento, e all'inizio del periodo Edo, gli abiti subirono importanti mutamenti e il kosode acquistò importanza e bellezza come abito femminile. Con il passare del tempo si affinarono le tecniche di tintura e di decorazione, sia a colore sia con i ricami, portando notevoli risultati di raffinatezza e grazia; le decorazioni erano sempre più vistose e colorate sugli abiti femminili e piccole e semplici su quelli maschili. Pertanto, lo shogunato promulgò una serie di leggi suntuarie che stabilivano quali abiti fossero appropriati per ciascun ceto sociale e in quali occasioni. Ma in questi tempi, non è più così: la moda in Giappone è veramente spettacolare e basta farsi un giro per qualsiasi città giapponese per scoprire che ci sono persone vestite nei modi più originali. I giapponesi si vestono come vogliono, grazie alla loro magrezza possono indossare maglie aderenti o magliette molto larghe senza alcun problema, indossano tailleur, altre indossano tacchi e con le loro gambe lunghe e snelle le fanno sembrare perfette. Un esempio di uno stile delle ragazze giapponesi, è lo stile sweet-lolita, fotografate

Mario VACCARO

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da tutti i turisti; è un tipo di stile originatosi in Giappone basato sull'era vittoriana. La silhouette classica prevede una gonna lunga fino al ginocchio con una forma a campana data da varie sottovesti, ma si è evoluta fino a comprendere gonne lunghe fino alla caviglia e corsetti. Camicette, calzettoni al ginocchio o calze e copricapi fanno anch'essi parte dei vestiti indossati abitualmente. La moda lolita si è evoluta in molti differenti sotto-stili ed è presente come sottocultura giovanile in diverse parti del mondo. Vivere in Giappone credo sia un pò il sogno di tutti: vivere nella città di Tokyo, dove sono ambientati i nostri manga e anime preferiti, conoscere la loro cultura, mangiare il loro cibo e scoprire le loro "strane" abitudini.


Sushi mania

O

ggi dilaga la “sushi mania”, i giovani amano particolarmente questo cibo, che li avvicina alla cultura giapponese. Il sushi nasce in Giappone intorno al IV secolo. Inizialmente era sostanzialmente un metodo di conservazione del pesce fresco, che veniva pulito e conservato con riso e sale, così da tenerlo lontano da muffe e patogeni. Il significato della parola infatti è “aspro”. Noi associamo in genere la parola sushi al pesce crudo, ma in realtà essa si riferisce ad un ampio scenario di cibi preparati con del riso bianco, lavato, cotto e successivamente bagnato con aceto di riso nel quale vengono disciolti zucchero e sale. Abbiamo capito quindi che alla base di questa pietanza c’è il riso, poi il pesce crudo (o cotto), carne, verdure, uova e alghe. Servito poi con o senza salse. Sin dall’antichità è stato apprezzato e la sua importanza si è diffusa sempre più. Difatti, intorno all’VIII secolo iniziò ad essere utilizzato come una vera e propria valuta, ad esempio per pagare le tasse. Esiste anche un vero e proprio “galateo del sushi” che racchiude un insieme di regole da rispettare quando si è a tavola per assaporarlo al meglio. Ad esempio, il nigiri può essere mangiato con le mani secondo la tradizione, ciò perché questo cibo nasce come street food e l’alga, che avvolge alcune tipologie di sushi, era utilizzata per non sporcarsi le mani.

Marianna STOLFA


Carpe Diem

Storia di un'altra

terra

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Alessia VALENZANO Mikela DEFLORIO

migrare dal proprio Paese d'origine ed arrivare in un paese nuovo e sconosciuto con abitudini e vita diverse è un passo veramente difficile da compiere. È stato difficile anche per me e la mia famiglia che proviene dal Brasile. La prima della mia famiglia a compiere un viaggio del genere è stata mia madre. Mia madre è venuta in Italia a trovare sua zia che viveva qui da qualche tempo. Durante questo viaggio ha conosciuto mio padre, si sono innamorati e poi sposati. Inizialmente mio padre è andato in Brasile, ma poi è tornato in Italia per motivi di lavoro. Io e i miei due fratelli siamo nati in Brasile. Nel 2021 mia madre e i miei fratelli sono venuti a vivere in Italia e io li ho raggiunti nel 2022. Durante il nostro soggiorno qui abbiamo trovato molte difficoltà nell'uso della lingua e la mancanza di accoglienza. Noi brasiliani siamo un popolo molto accogliente e solidale, quindi abbiamo risentito molto di un diverso modo di agire, perché qui la maggior parte delle persone è individualista. Mia madre ha avuto difficoltà a trovare un lavoro. In Brasile è un’insegnante e supervisore educativo. Inoltre, ci manca molto il tempo trascorso in famiglia perché ci riuniamo sempre in Brasile, mentre qui ci sentiamo soli. Nel nostro Paese abbiamo un circolo di amicizie vere, di quelle su cui sai di poter contare certamente. Nonostante tutte queste difficoltà, ci stiamo abituando a questa nuova realtà. In questo contesto abbiamo, per fortuna, incontrato anche delle persone che ci hanno accolto e aiutato in questo processo di adattamento. Tutti dovrebbero comportarsi così. Infatti, nel nostro Paese facciamo del nostro meglio per far sentire gli stranieri benvenuti…

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Spazio 3.0

OPPENHEIMER

O

ppenheimer, il nuovo film di Christopher Nolan, un autentico capolavoro di impatto visivamente potentissimo e anche emotivamente intenso, racconta del celebre fisico conosciuto e ricordato come il “Padre della bomba atomica”, il cui percorso era stato segnato fin da bambino. Da sempre appassionato di scienza a soli dieci anni già studiava fisica e chimica per finire a laurearsi a ventidue anni all’Università di Harward. Fu messo a capo del progetto Manhattan a cui lavoravano più di centoventimila persone di cui però solo in poche erano a conoscenza del vero obiettivo del progetto. La prima bomba atomica battezzata come Trinity, nata per motivi patriottici e per la convinzione che la Germania nazista stesse sviluppando una bomba potentissima in segreto, fu testata il 16 Luglio 1945 in New Mexico e in seguito sulle

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città di Hiroshima e Nagasaki su cui furono sganciati artefatti nucleari dal nome Little Boy carico di uranio235 e Fat Man carico di plutonio-239 con l’obiettivo di fermare definitivamente la Seconda Guerra Mondiale, in quanto secondo il presidente americano Truman la paura di un’arma potentissima in grado di distruggere tutto in pochi secondi avrebbe fatto desistere dal continuare qualsiasi guerra. I risultati furono veramente scioccanti e devastanti e fu proprio in quel momento che Oppenheimer si rese conto che in realtà non aveva costruito un ordigno che sarebbe servito a riportare la pace nel mondo, bensì uno strumento di distruzione e di morte, di lì la sua celebre frase che dovrebbe fare riflettere molto sul fatto che nessun’arma può essere usata per riportare la pace : “Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi”.

Mariaelena

CACCIAPAGLIA


HACHIKO il tuo miglior amico

I

l film Hachiko è in film molto particolare e

accattivante. Non è la semplice storia di un padrone che si prende cura del proprio cane. È un'emozionante rappresentazione di un legame profondo e incondizionato tra un uomo e il suo fedele amico a quattro zampe. Hachiko, un film diretto da Lasse Hallström, è basato sulla vera storia di un cane Akita giapponese e del suo padrone, il professor Parker Wilson, interpretato da Richard Gere. La storia si svolge a Tokyo, dove la relazione tra il professore e Hachiko prende vita in un modo così commovente che cattura il cuore degli spettatori fin dalle prime scene. Il film è un inno alla lealtà, all'amore e all'amicizia. Esplora la connessione profonda che può esistere tra un essere umano e un animale. La narrazione si svolge attraverso flashback, poiché il film intreccia la vita di Hachiko e del suo padrone nel passato con gli eventi più recenti che coinvolgono l'incredibile legame tra loro. La cinematografia e la colonna sonora contribuiscono ulteriormente a creare l'atmosfera emozionante del film. Le scene urbane di Tokyo e le stagioni che cambiano in modo scenografico aggiungono profondità visiva alla storia, mentre la musica enfatizza i momenti emotivi, guidando gli spettatori attraverso un viaggio carico di sentimenti. Hachiko è un'opera che fa riflettere e commuove profondamente, dimostrando che l'amore e la fedeltà possono superare qualsiasi distanza e il passare del tempo. È un film che resta impresso nella memoria e nell'animo degli spettatori. In breve, Hachiko è un capolavoro cinematografico che non dovrebbe mancare nella lista dei film da vedere per chiunque apprezzi le storie di amore e devozione tra uomo e animale e le forme di amore universale che rendono la nostra vita più intensa e carica di senso.

Sebastian ALA

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Spazio 3.0

Distopia tecnologica: è il nostro futuro?

D

a anni ormai, nei film, nei libri e nelle opere teatrali si immagina una società da incubo, dove tutti i nostri sogni, le nostre speranze e, perfino, i nostri ideali vengono annullati. Internet prometteva libertà per tutti, ha invece portato una diffusa paranoia del controllo, della corruzione e del disagio, come viene denunciato anche dallo scrittore americano Dave Eggers, che lancia un grido d'allarme molto importante e che deve farci riflettere: la privacy e il rispetto dovrebbero essere valorizzati da tutti, sia con le parole sia con i fatti. Il pericoloso avvento della tecnologia viene denunciato da Eggers nei libri "The Circle" e "The Every'', in cui la privacy si annulla per lasciare spazio ad un'esistenza trasparente, quasi cristallizzata. Per diventare la versione migliore di sé si può scegliere di rinunciare alla propria vita privata e di trasformarla in una vita social - cosa che ormai accade con i sempre più seguiti influencer - accessibile a milioni di utenti e, quindi, controllabile, ma la tecnologia messa a disposizione con tanta facilità dal ‘’Cerchio’’ produce bisogni di socialità innaturalmente estremi e rende i consumatori non solo dipendenti da essa ma anche incapaci di vivere al di fuori di essa. Nella nostra società i principi della trasparenza non sono ancora utilizzati in modo così stretto come nel romanzo. Tutti hanno una privacy e il diritto di avere dei segreti. Anche se ci vuole ben poco per mettere sulla piazza tutti i nostri pensieri.

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Certo è che la possibilità di un maggior controllo servirebbe per avere una maggiore sicurezza, ma forse è meglio rinunciarci per tenersi saldi ancora un minimo di riservatezza. I temi di “The Every” riprendono ed esasperano quelli de “Il cerchio”: l’angoscia della reputazione web, il giudizio dato e ricevuto come necessità insormontabile, recensendo tutto, la progressiva erosione di libertà e privacy che concediamo a software e macchine, la paura del mondo reale quando rimaniamo costantemente nella protezione dello schermo; sono tutti fattori che dovrebbero farci riflettere, perché ormai sono diventate lo specchio della società in cui viviamo. La tecnologia sta cambiando la società in modo significativo: la tecnologia ha reso più difficile per le persone mantenere relazioni sane e significative, poiché spesso esse trascorrono una grande quantità di tempo con i loro dispositivi digitali. Con la scusa di facilitarci la vita, la tecnologia diffusa a larga scala sta diventando un guinzaglio sempre più corto.

Claudia SAPONARO


Gli studenti delle scuole medie di Rutigliano

Un Sogno per ogni

stella

Valentina DALLAERE

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Settanni-Manzoni

e stelle, piccoli punti nel cielo, ma grandi sogni dentro ognuno di noi. Guardo le stelle e penso ‘’sarò mai così brava da essere brillante come loro?’’, ‘’vi ringrazio, poiché è grazie a voi se continuo ad andare avanti. Con la vostra piccola luce riuscite ad illuminarmi la strada per arrivare al mio piccolo grande sogno ‘’. Sono innamorata delle stelle perché per me sono come dei sogni, così belli da ossessionare qualcuno, un sogno difficile da raggiungere ma mai impossibile. Un ragazzo di nome Niccolò Moriconi, conosciuto come Ultimo, ha scritto una canzone che s’intitola ‘Sogni appesi’. Il cantante con questa canzone si riferisce ai sogni che non sono ancora concreti e rimangono sospesi tra quello che siamo e quello che vorremmo essere. Per me questa canzone rappresenta la situazione di noi ragazzi di terza media: sogniamo di diventare qualcuno, ma abbiamo la costante paura di aprirci, di fidarci e di confidare agli altri le nostre insicurezze e le situazioni che ci fanno star male perché, delusi più volte dalle persone, abbiamo anche la paura di essere noi stessi. Ultimo con questa canzone ha deciso di aprirsi e tirare fuori tutto quello che ha tenuto dentro di sé per mesi se non anni. In questo brano egli racchiude il suo senso di incomprensione della vita che lo porta a chiudersi dentro se stesso e allontanare le persone che gli vogliono bene. Infine, conferma che questa canzone è uno sfogo per esaltare le sue debolezze. Tutti quanti

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abbiamo avuti momenti del genere dove non sapevamo nemmeno chi fossimo, ma nonostante tutto, il nostro sogno ha continuato ad esserci ed ha continuato a non lasciarci soli nemmeno per un momento, perché solo dopo avercela fatta possiamo essere fieri di noi e capire il nostro valore. Molti hanno talmente tanti sogni che quasi se ne scordano il significato. È per questo motivo che gli adulti non credono nei sogni, li vedono come una distrazione, ma è grazie ad essi che noi ragazzi creiamo la nostra identità. Quando non riusciamo ad arrivare al nostro obiettivo ci sentiamo inferiori e tendiamo a non mostrare agli altri la costante nostalgia che proviamo, ma grazie ai sogni possiamo scoprire la gioia perché, come disse Vincent Van Gogh, ‘’sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno‘’, per sentirci finalmente completi e fieri di noi stessi per avercela fatta. I sogni, possono anche essere per gli altri delle cose piccole, ma grandi per noi. Il mio sogno più grande, che molte volte viene visto come una cosa insignificante ma che per me vale molto, è quello di essere compresa e accettata per la persona che sono, nonostante i miei difetti ed il mio passato, di trovare qualcuno che mi sappia parlare anche restando in silenzio.


Notizie dal

Crescere con i propri

sogni

O

gni adolescente, in questa fascia d'età, riflette seriamente su di sé per comprendere ciò che è e ciò che vuole diventare, ha dei sogni con i quali cresce, ma non sempre riesce a realizzare. Perchè? Alcune volte il coronamento dei propri sogni avviene grazie a un colpo di fortuna, altre volte è necessaria una grande preparazione. Per far sì che un sogno si realizzi, è necessario crederci fino in fondo, non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, dai giudizi altrui ed avere fiducia in se stessi. Ciascuno di noi deve crescere e far crescere i propri sogni. Fondamentale, per concretizzarli, è l’incorraggiamento degli adulti, che devono sostenerci e aiutarci ad aumentare le nostre sicurezze, per evitare che la paura ci faccia chiudere in noi stessi e ci impedisca di continuare a sognare. Capita spesso, che per il timore di non essere capaci di realizzarli ci limitiamo ad emulare i sogni altrui. Consideriamo più facile scappare dalle difficoltà che affrontarle, invece di perseverare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Alle volte, noi ragazzi, ci limitiamo ad intraprendere strade che risultano essere più popolari, per non essere sottoposti ai giudizi degli altri. Per esempio, rinunciare a giocare a calcio perché si è una ragazza o a danzare perché si è un ragazzo è un errore nel quale si incorre spesso. Gli adolescenti non possono lasciarsi ostacolare dai pregiudizi, ci sono personaggi famosi che costituiscono un importante esempio di forza e determinazione come Bebe Vio, che nonostante la sua meningite, è riuscita a diventare una schermitrice di successo, non si è arresa, ci ha creduto, ha lavorato per il suo sogno e l’ha realizzato, divenendo un punto di riferimento per molti. I giudizi e gli insulti probabilmente nella nostra vita giungeranno da chiunque, verremo etichettati sempre: starà a noi non demoralizzarci, credere fino in fondo nei nostri sogni e in noi e fare di tutto per realizzarli, perché non dovremo mai dare a nessuno il potere di decidere per noi.

"Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni" Paulo Coelho 3C

Don ToninoBello


Gli studenti delle scuole medie di Rutigliano

Un gioco

Crudele

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uest’anno la nostra scuola è stata lieta di ospitare un appuntamento del Festival Lectorinfabula che ormai da diciannove anni si tiene a Conversano nella seconda metà di settembre. La rassegna comprende anche una sezione Ragazzi in cui autori e illustratori incontrano moltissimi studenti delle scuole primarie e secondarie provenienti dai paesi limitrofi. Nell’ottica di una apertura al territorio circostante, alcuni autori sono andati in trasferta e noi, studenti delle terze della “Don Tonino Bello”, abbiamo avuto la possibilità di conoscere e dialogare con lo scrittore Guido Quarzo direttamente nel nostro Istituto; mentre i nostri compagni delle seconde si sono recati a Conversano per incontrare la scrittrice e poetessa Chiara Carminati. Siamo arrivati preparati agli eventi! Infatti durante l’estate le Prof di lettere hanno consigliato, a noi di terza, la lettura del romanzo Un piccolo gioco crudele di Guido Quarzo e, ai ragazzi di seconda, Un Pinguino a Trieste di Chiara Carminati. Il libro Un piccolo gioco crudele è piaciuto a tutti, nonostante si trattasse di un romanzo storico ambientato nel periodo fascista! Attraverso una scrittura semplice e chiara l’autore è riuscito a parlare a noi adolescenti di temi importanti: il clima di paura e la mancanza di libertà che si instaura durante un regime totalitario, ma anche l’importanza di creare legami autentici e duraturi che possono salvare la vita. La storia è ambientata in un paesino immaginario e sperduto, dove vive in piena solitudine Gaetano Serra, un anziano fotografo. In una campagna isolata, dopo essersi ritirato alla fine della Prima Guerra Mondiale, Gaetano si trova ad accogliere Margherita, figlia di un giornalista minacciato dai fascisti e Teresa che se ne prende cura. Nella casa in campagna di Gaetano, le due ospiti sono al sicuro, e sebbene inizialmente sia poco favorevole a tenerle con sé, ben presto si adatta alle diverse esigenze e alla fine la convivenza risulterà serena e nascerà un legame di amicizia. Attraverso il racconto di una vicenda che ha dolorosamente attraversato diverse generazioni, l’autore trasmette il senso di speranza e possibilità di potersi salvare. Guido Quarzo è arrivato a scuola il 20 settembre accompagnato da Salvatore Celentano, un giovane rappresentante dell’associazione culturale Hamelin di Bologna che ha curato e guidato l’incontro che si è tenuto in Auditorium. Durante l’evento, noi ragazzi, abbiamo ampliato la nostra conoscenza sul romanzo, con riflessioni e domande curiose, rendendo ancora più chiara la lettura. Grazie alla disponibilità dell’autore l’incontro è stato coinvolgente e il tempo è trascorso velocemente. Per concludere, Guido Quarzo ha firmato i nostri libri con una calorosa dedica e noi abbiamo ringraziato con un dono simbolico “il fischietto in terracotta”, simbolo di Rutigliano. L’autore è stato invitato a fischiare, secondo la nostra tradizione, come segno di augurio per la sua vita e per la sua carriera letteraria.

3A

Don Tonino Bello

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Palestina

una terra contesa

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a Palestina, da sempre luogo di incontro fra culture, religioni ed etnie diverse, oggi è teatro di una guerra sanguinosa e cruenta che ha portato a centinaia di vittime. Nel 1920 la guerra greco-turca nella penisola anatolica segnò la disfatta dell’Impero ottomano e il conseguente crollo. Nel 1922, alla fine della guerra, i possedimenti dell’Impero si limitarono alla Turchia e venne istaurata la Repubblica turca con l’ascesa al potere di Mustafa Kemal come Capo di Stato. Alla fine della Prima guerra mondiale il dominio sulla Palestina passò all’Impero britannico che, attraverso la dichiarazione di Balfour del 1917, sosteneva la popolazione ebraica facendo così riemergere le tensioni tra le tribù arabe locali. Tuttavia, l’inizio del conflitto odierno risale al 1947, quando l’Organizzazione delle Nazioni Unite modificò l’assetto del Paese dividendolo in due Stati: uno arabo, la Palestina e uno ebraico, Israele. In seguito, la lotta tra i gruppi armati arabi ed ebraici si intensificò con la Dichiarazione d’indipendenza di Israele nel 1948. La nascita di questo nuovo stato portò a una guerra tra i paesi arabi confinanti: Iraq, Transgiordania, Egitto e Siria, con il conseguente scoppio nel 1967 della Guerra dei Sei Giorni. Israele occupò molti dei territori palestinesi con ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini. Circa 700mila palestinesi furono costretti a fuggire dalla loro casa e circa l’85% di essi non furono autorizzati a tornare. Questo esodo forzato viene chiamato nakba è portò allo sradicamento della maggior parte della popolazione palestinese. Fortunatamente, quando nel 1993 iniziarono i colloqui segreti tra Israele e l’Olp, si raggiunsero gli accordi di Oslo che istituirono l’Autorità nazionale palestinese. Purtroppo, le trattative di pace vacillarono e il fallimento dei colloqui di Camp David contribuì ad inasprire i rapporti tra la due fazioni politiche. Queste le ragioni etniche e storico-politiche causa del conflitto e degli attentati odierni. Nella nostra epoca dove ormai i conflitti sono un argomento quotidiano, sembrano ormai lontane le idee di pace e di dialogo. Io penso che la guerra sia una cosa spregevole, poiché le persone che vi partecipano affermano di amare il loro paese quando in realtà stanno facendo del male ad un intero popolo al fine di perseguire solo i propri interessi.

Giuseppe LOMBARDO Settanni-Manzoni

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Il punto di Mattia Spada

Il tocco di

Spada

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sraele e Palestina, un conflitto im-possibile. Due popoli, due Stati. Può sembrare uno slogan, ma è una scottante verità che da anni minaccia l’equilibrio politico internazionale tra Occidente e Medio Oriente. Il terrorismo di Hamas ha colpito Israele e da quel giorno, in modo esplicito, il mondo non è più come prima. Il ruolo dell’ONU, sempre più complicato, l’intervento di Antonio Guiterres ha prodotto fraintendimenti; Israele deve difendersi, ma Hamas non equivale alla Palestina. Le radici del conflitto sono radicate in anni di tensioni difficili da dipanare oggi con protagonisti non sempre trasparenti nelle loro azioni politiche. La striscia di Gaza ha territori vicini o confinanti non sempre affidabili. Il cessate il fuoco è improbabile, l’attacco di terra, un genocidio di civili, segno di una profonda disumanità. È difficile lavorare per la pace perché bisogna essere solidali con Israele ma essere comunque capaci di comunicare con i suoi nemici. “I grandi” si esprimono a favore della pace che consiste nel riconoscere i due stati. Ma una pace che cela nuovi equilibri? Le stesse parole di Biden vengono intese o fraintese a frenare l’intervento legittimo di difesa di Israele. Vi è una crisi di identità geo-politica che ci lascia spesso insoddisfatti e delusi.

Mattia SPADA

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Numero 1 Novembre 2023 Segui il nostro Istituto, basta un click

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La nostra redazione

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In questo numero hanno scritto per noi Silvia Giovanna Pagnello, Mariagrazia Debellis, Gabriel Calisi, Nathan Marco Grande, Caterina Settanni. Marina Porcelli, Rosita Difino, Giacomo Dell'Aglio, Marianna Stolfa, Alessia Valenzano, Mario Vaccaro, Mariaelena Cacciapaglia, Sebastian Ala, Claudia Saponaro, Giuseppe Lombardo, Valentina Dallaere, Raffaella Amoruso, Nicolò Daddabbo, Stefania Ricci, Isabel Ruopso, Giuliano Savino, Agata Lozupone, Isabel Pirulli, Francesco Saponaro, Mattia Spada.

Teams leaders Prof.ssa Carmen Lollino, Prof. Luigi Corinna, Prof.ssa Rosanna Stringaro, Prof.ssa Filomena Gagliardi.

Design e Impaginazione Mariaelena Cacciapaglia (Team Leader), Noemi Brunetti e Sara Sciacovelli (JR graphic design)

Un rigraziamento speciale al Dirigente Scolastico Prof.ssa Clara Parisi



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