Bassano News

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Editrice Artistica Bassano

Distribuzione gratuita

Città di Bassano del Grappa Assessorato alla Cultura e al Turismo

Scuola di Grafica A. Remondini

SETTEMBRE / OTTOBRE 2010

periodico di cultura, attualita’

BARTOLOMEO FERRACINA Il grande artefice 1938

CISMON E PRIMOLANO Terre di confine tra forti e castelli

www.bassanonews.it

e servizio

ONORE AL CRISTO DI POVE tra devozione, cultura e folclore



18/19 settembre: Bassano ospita il Raduno Triveneto ANA. Bentornate Penne Nere!

SOMMARIO Copertina il forte tagliata presso primolano. servizio a pag. 36 (ph. andrea Minchio).

News periodico di attualità, cultura e servizio Anno XVII - n. 124 settembre / ottobre 2010 Direttore responsabile andrea Minchio EDITRICE ARTISTICA BASSANO piazzetta delle poste, 22 - Bassano del Grappa © Copyright - Tutti i diritti riservati Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 4/94 R.P. del 2 giugno ’94 Bassano News è patrocinato da città di Bassano - assessorati cultura e turismo scuola di Grafica antonio remondini Ideazione e direzione artistica andrea Minchio Redazione elena trivini Bellini, andrea Gastner, diego Bontorin Collaborazioni associazione scrittori Bassanesi “il cenacolo” comune di Bassano del Grappa Museo-Biblioteca-archivio Bassano del Grappa unione del commercio di Bassano del Grappa a. Boscato, p. campagnolo, a. chemin, G. Farronato, c. Ferronato, F. Fontana, s. Gazzola, F. Gross, B. lanzarin, F. Martinelli, antonio Minchio, i. Minchio, i. piovesan, G.B. sandonà, o. schiavon, p. trevisan, M. vallotto, M.p. viaro, a. zamperin, M. zonta Stampa linea Grafica - castelfranco veneto (tv) Distribuzione Bassano e comprensorio Per la pubblicità su queste pagine tel. 0424 523199 - Fax 0424 523199 tel. 335 7067562 - eab@editriceartistica.it Bassano News è stampato su carta patinata ecologica Hello gloss TCF (Total Chlor Free) Per consultare Bassano News in Internet www.bassanonews.it - www.editriceartistica.it

p. 5 - Gens bassia Bartolomeo Ferracina, il grande artefice p. 10 - Pianeta Casa cedolare secca. chi ci guadagna, chi ci perde p. 12 - Sfide aquapolis, nuovo regno del nuoto tra sport e benessere p. 16 - Appunti Mostre, letture e frizzanti curiosità p. 18 - Saperne di più Menopausa e trattamenti naturali p. 20 - I nostri tesori lanzarin ceramiche. il gusto per l’arte, tradizione familiare p. 24 - Finestra sui giovani riforma della scuola. Quando la scelta è difficile p. 26 - Schegge l’isola che c’è

p. 36 - Il rapporto cismon e primolano. terre di confine tra forti e castelli

Sopra, da sinistra verso destra un’immagine del cosiddetto “parco delle rogge”, ai confini tra Bassano, rosà e cartigliano (pag. 32): quale sarà il suo futuro? severino Morlin, Il bacio, fusione in bronzo, h. cm 190, 2010 (ph. antonio Minchio). Questa nuova opera dell’artista, che si definisce novese e bassanese ed è anche autore della scultura dedicata a salvo d’acquisto (prospiciente l’ospedale san Bassiano), sarà posta in piazzetta angarano. la presentazione ufficiale del monumento, voluto dall’aNa di Bassano, è programmata per sabato 11 settembre (ore 10.30). la settimana successiva, sabato 18 e domenica 19, la nostra città ospiterà il raduno triveneto degli alpini. Bentornate Penne Nere!

p. 40 - Il Cenacolo “tolstoj è morto”. cent’anni fa p. 43 - Obiettivo sport un paese di individualisti p. 44 - Preacipua i segreti del croseron. estremo confine a monte di rosà p. 46 - Grandi tradizioni Mobilificio Mocellin, il buon gusto che scaccia la crisi p. 49 - Agenzia Viaggi capodanno in thailandia p. 52 - Qui Porta Dieda l’autoritratto p. 54 - Visita alla città principali monumenti e piante

il 4 settembre si conclude BMotion, la sezione più innovativa di Operaestate Festival Veneto, punto di riferimento per i linguaggi contemporanei nella danza e nel teatro. un successo anche nei numeri: 32 appuntamenti (13 prime nazionali, 6 tra studi e anteprime assolute, 10 coproduzioni). e poi convegni, workshop e laboratori di critica teatrale...

p. 56 - Indirizzi utili p. 30 - Eventi onore al cristo di pove tra devozione, cultura e folclore p. 32 - Progressus “parco delle rogge”. Memoria della civiltà contadina

p. 58 - Remondinia circus macrourus p. 60 - Ospitalità a Bassano e... p. 62 - Ristorazione a Bassano e...

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Le fonti lo definiscono “maestro”, “ingegner”, “perito” ma egli si riteneva un creatore che inventa dal nulla

GENS BASSIA testo di Giovanni Battista sandonà

BartoloMeo FerraciNa il GraNde arteFice

Fotografie: archivio editrice artistica, Bassano News, Museo civico di Bassano del Grappa

Si racconta che il Proto della Serenissima con soddisfazione e impegno avesse preparato per la Loggetta di piazza, nella sua patria bassanese, tre progetti e che, un poco mortificandolo, la municipalità, alle prese coi soliti problemi di cassa, scegliesse il più parco...

Si ringraziano per la collaborazione Mario Carraro, assessore alla Cultura del Comune di Solagna, e il prof. Alberto Peratoner, maestro orologiaio.

Nel costruire un orologio riposa un intenso titanismo. Nel pensare un orologio, entro i meccanismi della mente umana si crea un meccanismo che sfida singolarmente le prerogative divine, tra cui la signoria sul tempo. si dice che l’impresa più proibita, tra i voli del sapere, dopo il prometeico furto del fuoco, sia l’enciclopedia, sforzo automaticamente destinato a sconfitta di raccogliere in unum tutto lo scibile e l’infinita complessità del reale. chiusa l’impresa per sfinimento, subito mille nuove fattispecie nascono, mille guizzi del pensiero

Qui sopra, da sinistra verso destra il sofisticato meccanismo di un orologio ferraciniano: in questo caso si tratta di quello posto un tempo sulla torre campanaria della parrocchiale di santa Giustina a solagna e attribuito a titta, figlio ed epigono del celebre “ingegner” (ora è conservato al Mat di solagna). alessandro longhi, Ritratto di Bartolomeo Ferracina, seconda metà del Xviii secolo. Bassano, Museo civico. si noti la medaglia dell’ordine di san Marco della serenissima.

umano decretano, in un secondo e non più, l’insufficienza delle sudate carte dell’enciclopedia. e l’impresa, come per diderot e d’alembert, si riduce al limite a buon affare editoriale. riconoscere il reale per intero è come seguire atalanta, prodigiosa mezzofondista del mito, senza però avere una qualsiasi mela che la possa distrarre, fermare, carpire. perfino le enciclopedie elettroniche, sempre aggiornabili -la celebre “popolare” e l’accademica “britannica”- restano indietro. il cosmo è figlio di una intelligenza creatrice che gli ha

impresso ciò che è sua propria natura: la continua rigenerazione in novità e l’eterno permanere uguale. tale natura, questa architettura universale, è imitabile fino a un certo segno, è studiabile in essa la vita e la dimensione spazio-tempo. Ma non è contenibile. presunzione folle della attuale tecnolatria scientifica, dedalo e icaro di oggi, tecnica e scienza. saremmo, come ci ricorda agostino, come lui fu, lungo il mare, quando commiserò un bambino che, scavata una buchetta nella sabbia franosa, voleva riversarvi dentro il mare 5


intero, le sue insondabili profondità, la misteriosa impenetrabile varietà che gli è propria. e il bambino, di rimando, gli replicò: «tu chi credi di essere, tu sei come me, tu che con la tua povera mente e le tue limitate capacità vuoi comprendere e contenere tutto il Mistero di dio». in ogni impresa della vita umana solo un agonismo competitivo, confidente ma franco, orgoglioso del genio ma consapevole nel riconoscere il limite intellettuale, permette di trovare una dimensione propria e una vera grandezza. così per il redattore enciclopedista e il meccanico orologiaio: proprio nell’ammissione del limite riconosciuto sta la vena titanica nella creazione di strumenti per definire e scandire il tempo e le cose. Giacomo leopardi, filosofo potente, afferma ne La ginestra, meditando fiero più che desolato,

Sopra, da sinistra verso destra l’orologio zodiacale sopra la loggia del Municipio di Bassano: il meccanismo che lo muove tuttora è opera di Bartolomeo Ferracina. il frontespizio di Vita e macchine di Bartolommeo Ferracino, opera del canonico Francesco Memmo edita dai remondini nel 1754. Sotto il ritratto del Ferracina inciso da Filippo ricci, antiporta della pubblicazione del Memmo.

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proprio ciò. rispetto al tempo, al mondo, alle galassie cosmiche, siamo poco o nulla. siam come formichine che, in fila a sommo di minuscole biche, vengono schiacciate con devastazione da un frutto: gravido, un po’ troppo maturo, per un fiato di vento ha perso il suo picciolo; è piombato a menar strage nella fila delle lavoratrici. per questo tanto più osa il suo pensiero poetante, abbiamo da sfidare, uniti in social catena, forze a noi tanto superiori e soverchianti. in questa sfida dell’intelligenza dignitosa il supplizio di tantalo dell’enciclopedista è comunque poca cosa e nulla rispetto al volo dell’ingegnere orologiaio, insieme scienziato, artigiano, uomo di gusto, artista. dello scienziato l’orologiaio ha il dono matematico, che dai meccanismi e dalle ruote della sua mente

trae fuori, come da Giove atena, cannocchiali, specchi ustori, organi, orologi. Nell’ingegnere, legato allo scienziato, sta la sua natura di inventore, che crea more matematico cose belle. dell’artigiano, monaco laico, è la sua pazienza certosina, dell’artista di gusto c’è l’inclinazione innata allo stupore della bellezza, pur talvolta mal combinata con la praticità. siamo così ad aver già descritto il nostro protagonista, “Bortolo Ferracino da solagna, artefice”, come amava firmarsi, creatore geniale vissuto nel secolo dei lumi e dell’enciclopedia, tra 1692 e 1777, sommo orologiaio. in quegli stessi anni Foscolo, nell’ortis, presenta il pantofolaio odoardo, rivale di Jacopo ortis, sempre con l’oriuolo alla mano: qui il tempo sottolinea la monotonia e l’orologio il grigiore del suo proprietario. lo stesso tempo, incastonato negli orologi di Ferracina, è spazio di scoperta dinamica e di bellezza incantata. siamo proprio tra i must di quel tempo: l’orologio batte il tempo delle passioni preromantiche, è l’assoluta razionalità meccanica di lumi, è lacerto di fissità armonica come volevano i neoclassici. le fonti definiscono Ferracina “maestro”, “ingegner”, “perito”, “proto” ma egli si autodefiniva “artefice”, ossia colui che inventa e crea con arte ex nihilo, compiendo nella creazione qualcosa di simile all’opera del creatore. Ferracina è impegnato su più fronti, in un’intensa, lunga carriera. come proto, architetto primo sovraintendente della serenissima repubblica, ha da tenersi in relazione con lo studio di padova, come anche attesta il giovane


Giambattista roberti, che ivi studiava. Gli tocca di tenersi aggiornato nel campo dell’ingegneria idraulica, non suo: continui sopralluoghi ai murazzi lagunari, da poco rifatti e costruiti; frequenti ispezioni alle foci dei fiumi deviati per evitare l’insabbiamento della laguna; cura dei bacini idrografici di terraferma; cura delle fondamenta e delle rive nella capitale lagunare, per evitare erosioni e subsidenze. e ancora: sovraintendere coi suoi collaboratori alle fabbriche di chiese e ponti, alla manutenzione stradale ordinaria e non, alle infrastrutture di tutto il dominio veneziano. e, infine: istruire nei suoi uffici le pratiche relative alle infrastrutture pubbliche e supervisionarne l’iter. Questo il suo lavoro di tecnico e ingegnere. poi egli veste i panni aulici, canta un tono più alto, ed ecco il suo lavoro di animo geniale, il meraviglioso hobby di costruire orologeria. Nella venezia di terra dissemina diversi congegni, alcuni assai semplici asciutti e lineari nel paramento esterno, ma sempre complessi nel retrostante meccanismo di precisione: così a Noale, adria, pove, nella natia solagna. ogni orologio è una creatura meccanica unica, un microcosmo tecnico-artigianale che rincorre, nella scansione del tempo, le grandi armonie del macrocosmo eterno. ogni orologio funziona di fatto con un motore -peso in pietra, acqua, o altro- che attiva energia cinetica, la quale va ritmata e organizzata da un sistema di scappamento. applicando a venezia il pendolo, figlio della speculazione galileiana, Ferracina va oltre il foliot. Questo era un sistema inventato

A fianco il monumento al Ferracina a Bassano (1783), opera di antonio Gaidon fortemente voluta dal munifico abate G.B. roberti. il busto venne eseguito dallo scultore Giuseppe Bernardi torretti.

prima del Mille dai monaci, consistente in un volano, fatto muovere alternativamente con movimento destra-sinistra e viceversa ad infinitum da due pesi-contrappesi, affacciati e opposti: trasmesso il movimento al perno, questo bloccava e rilasciava ritmicamente la ruota a denti, il cui movimento giungeva finalmente al bilanciere e allo specchio dell’orologio. Ferracina inventa e costruisce un magnifico orologio per la loggetta di piazza dei signori a Bassano, mantenendo il meccanismo a foliot. si racconta che Ferracina, genius loci, con soddi-

sfazione e impegno avesse preparato per la sua patria tre progetti e che, un poco mortificandolo, la municipalità, alle prese coi soliti problemi di cassa, scegliesse il più parco, che presenta comunque ore (12+12), zodiaco, meridiana accostata. chi però abbia il privilegio di vederlo ogni giorno, in facciata e da retro, resta ammirato e si chiede, tanto è bello, come sarebbe stato il migliore dei tre progetti. Qualche difficoltà dalle sue parti la trovò anche avendo l’incarico prestigioso di ricostruire il ponte palladiano, spazzato via «come

Sopra anche il meccanismo del celebre orologio della torre dei Mori, in piazza san Marco a venezia, è opera dell’ingegnere di solagna (lo schema qui proposto è stato disegnato da alberto peratoner, ultimo temperatore dell’Orologio).

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GENS BASSIA

una cesta di vimini», dicono gli atti, dalla grande brentana del 1748. Ferracina ricostruì il ponte entro il 1751: la sua impresa è ricordata, poco distante, dalla bella edicola monumentale che domina la discesa a lui dedicata, voluta da Giambattista roberti. dopo aver creato macchine sollevatrici azionate ad acqua, Ferracina mise all’opera il cantiere e rifece il ponte secondo il disegno della tradizione, ma con qualche inserto suo e più “nordico” che non piacque da subito: niente gentili colonnini a balaustra, niente balconcini, ma solo rudi e chiuse paratie di legname piallato grezzo. Questo ponte più severo resta in stampe, quadri, incisioni. Nel tempo tale particolare venne criticato, infine fu sostituito. Giunse l’anno dopo l’impresa più grande dell’artefice, cattivo profeta in patria. il grande architetto Mauro codussi, tra 1496 e 1499, aveva progettato e quindi diretto i lavori di costruzione della celebre torre dell’orologio di piazza san Marco. la fronte di piazza è scompartita in fasce o livelli, da leggersi dall’alto verso il basso, o viceversa. dall’alto recuperiamo un’efficace

Sopra, a destra la lapide posta sulla testata orientale del ponte vecchio, a ricordo della ricostruzione ferraciniana del 1748. per agevolare il lettore ne riportiamo qui sotto la traduzione, che risulta possibile nonostante lo sfregio provocato dall’esplosione di una granata napoleonica. Per deliberazione dell’Assemblea i Rettori Paolo Scolari, Giuseppe Renier e Giacomo Scudellari, grazie all’opera di Bartolomeo Ferracina, autore della nuova costruzione, curarono di restituire questo Ponte nell’anno MDCCXLVIII (1748) XV calende di settembre, colpito e sradicato dalla violenza di una straordinaria alluvione Anno MDCCLI - idi di ottobre

Sotto Filippo ricci, Il Ponte di Bassano, 1754. Questa tavola, pubblicata nel libro del Memmo, rappresenta il ponte della ricostruzione ferraciniana, con la struttura portante rivestita di tavole (invece dell’elegante balaustra che conosciamo) e il poggiolo sulla campata centrale.

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lettura iconografica. l’edificio è sovrastato, a mo’ di cuspide, da due mori battiora, nel 1497 imposti da ambrogio delle ancore, loro inventore, sul meccanismo che li rende semoventi, portando i loro magli a colpire la campana centrale che li separa. subito sotto sta il leone marciano, sullo sfondo di un magnifico cielo stellato, su cui campeggia e risalta solenne. infra, a scendere, la vergine Maria, tiene in grembo Gesù Bambino e, finalmente, ci appare il grande quadrante astronomico zodiacale, opera della manifattura emiliana ranieri. il quadrante presenta le ore (24), lo zodiaco e i suoi segni, le fasi lunari, le stagioni. dal basso ci si rivela, invece, una possibile chiave di lettura iconologica-ideologica: il tempo, della prima fascia, appartiene a dio -vergine e cristo nella seconda- al tempo superiori; nel tempo storico si afferma il potere di venezia, sacro e benedetto dal cielo -quanto è nell’icona del leone su sfondo celeste, al terzo livello. il messaggio è chiaro: il favore divino, mediato da san Marco, ha disposto nella storia la potenza della serenissima, ne ha benedetto la prosperità. restano i due mori, in verità dei satiri

mitologici, figli dell’epoca umanistica di fine Quattrocento, piacevole completamento del manufatto, non privo però di criptici eventuali riferimenti: venezia capitale della cultura moderna che riscopre l’antico; venezia nuova roma, signora del mondo classico antico; venezia capace di recuperare in sé anche il senso circolare del tempo precristiano, pur ridotto a ornamento finale del tempo di cristo e del tempo del vangelo, quindi del tempo di san Marco. Ferracina interviene nel retrostante congegno meccanico di questo complesso meccanismo simbolico della dominante, posto nel cuore della città, introducendo una decisiva novità tecnica: al meccanismo foliot sostituisce quello del pendolo, da lui stesso congeniato. Quel pendolo è ancora al suo posto, si muove ancora secondo il pensiero creatore del suo artefice. di Ferracina parlano anche a loro modo le volte del palazzo della ragione, a padova, ove intervenne nel 1758. la Basilica di vicenza canta la gloria del grande palladio: con esso, Ferracina, genius loci più umile ma grande, si era confrontato ristrutturando un altro palazzo pubblico, ricostruendo il suo ponte di legno. Non si poteva emulare il nuovo Fidia, che aveva fatto una nuova atene sotto i Berici. Ferracina non lo voleva, non era architetto, era semplicemente artefice di orologi, di macchine di perfezione. palladio aveva sfondato le porte dell’eternità immortale, Ferracina si accontentava, titanicamente, di contare sul quadrante il tempo dei mortali.



E’ stata recentemente approvata dal Consiglio dei Ministri

PIANETA CASA

cedolare secca chi ci guadagna, chi ci perde

a cura di orazio schiavon Delegato Confedilizia Vicenza per il territorio bassanese

in seguito alla recente approvazione, da parte del consiglio dei Ministri, della cedolare secca sui redditi da locazione, il presidente di confedilizia, corrado sforza Fogliani, ha così dichiarato: “la cedolare secca esce dal consiglio dei ministri migliorata e la confedilizia ne dà atto ai ministri, ai quali aveva illustrato il proprio punto di vista. rimane il problema della penalizzazione dei contratti a canone calmierato, per i quali temiamo che la cedolare secca non sarà una scelta generalizzata se, sulla base dei previsti pareri parlamentari, il Governo non ripristinasse per questi contratti le attuali agevolazioni in

Sopra: il Ministro Giulio tremonti e un’immagine simbolica sulla nuova tassazione della casa, tratta dalla rete. ALCuNI SERVIzI DI CONFEDILIzIA A BASSANO Consulenze in tutte le materie attinenti la casa: fiscale, condominiale, locatizia, legale, catastale... Assistenza contrattuale nella stipula dei contratti di locazione (con l’offerta della relativa modulistica) e di ogni altro contratto. Assistenza condominiale ai molti condòmini proprietari di appartamento anche in materia di adempimenti e agevolazioni fiscali, nonché corsi di formazione e aggiornamento per amministratori. Confedilizia Notizie è un mensile, ricco di informazioni utili al condòmino, al proprietario di casa, al risparmiatore immobiliare. preziosi risultano pure i suoi manuali, opuscoli e approfondimenti periodici. Contributi di bonifica assistenza contro le pretese di contributi consortili per immobili che non godono dei benefici della bonifica. “Servizio Garanzia Affitto” con vantaggi per proprietari e inquilini. Visure catastali e ipotecarie on-line su tutto il territorio nazionale, gratuite per gli associati.

caso di scelta del regime, pur sempre opzionale, della cedolare. a regime, resta irrisolto il problema di come graveranno sulle comunità i tributi propri che potranno, sulla base della legge delega sul federalismo, essere istituiti. così come rimane in tutta la sua assurdità (e incostituzionalità) la consacrazione, a valere a tempo indeterminato, di una tassazione immobiliare a valore (anziché reddituale) e quindi progressivamente espropriativa, che è prevista per l’imposta municipale, propria laddove le comunità interessate decidano di istituirla a partire dal 2014 (roma, 4 agosto 2010)”.

le tabelle illustrano le conseguenze che si avranno -sia per i contratti “liberi” (quattro anni più quattro, a canone libero) sia per quelli “agevolati” (tre anni più due, a canone calmierato)- per i locatori che opteranno per il passaggio al regime della cedolare secca sugli affitti dall’1.1.2011. per rendere con immediatezza l’idea degli effetti della misura sui contribuenti che opteranno per il regime della cedolare secca, si è ipotizzato un canone di locazione pari a 100. la base imponibile è costituita: - nell’attuale regime fiscale, dal canone di locazione al netto della deduzione del 15% e, per i contratti agevolati, dell’ulteriore deduzione del 30%; - nel regime fiscale della cedolare secca, dall’intero canone di locazione. da rilevarsi che nella cedolare secca sono -secondo il testo in entrata in consiglio dei Ministri- incorporate le addizionali irpef, l’imposta di registro e l’imposta di bollo (non considerate nella tabella quanto al regime attuale).

L’organizzazione storica della proprietà immobiliare, da sempre a difesa del proprietario di casa delegazione di Bassano del Grappa via schiavonetti, 1 - tel. 0424 219075 www.confedilizia.it confedilizia.bassano@libero.it

Le tabelle sono redatte sulla base di indiscrezioni confermate, non essendo ancora stato diramato il testo ufficiale del provvedimento come è uscito dal Consiglio dei Ministri (Confedilizia, Ufficio Studi, 5 agosto 2010). 10

A DOMANDA... RISPOSTA!

Si domanda se l’amministratore, per chiedere il decreto ingiuntivo nei confronti dei condomini morosi, necessiti dell’autorizzazione dell’assemblea. la risposta è negativa. agire nei confronti dei condomini morosi rientra tra i compiti dell’amministratore, in base a quanto previsto dagli articoli 1130 e 1131 c.c. (in tal caso, ex multis, cass. sent. n. 12125 dell’11.11.1992 e n. 2452 del 15.03.1994). Un appartamento ha subito danni a causa di un rigurgito della fogna condominiale. L’assicurazione non copre tale evento e non vi è un regolamento di condominio. Il condomino danneggiato chiede il rimborso di quanto patito al condominio che, dal canto suo, non intende risarcire il danno in quanto tale evento è accidentale e non si sarebbe comunque potuto prevedere ed evitare. la questione va risolta sulla scorta dell’articolo 2051 del codice civile, in forza del quale ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito. peraltro, l’occlusione della fognatura non costituisce di per sé caso fortuito in senso tecnico atto ad escludere la responsabilità del condominio, perché detto fattore attiene non alla cosa che è fonte immediata dell’evento, ma ad un elemento esterno recante appunto i caratteri dell’imprevedibilità e della inevitabilità. tale principio è stato sancito dalla corte di cassazione con riferimento a un’ipotesi di tracimazione della tazza del bagno dovuta a un’occlusione del tratto terminale dell’impianto fognario (cass. n. 5326 del 10.03.2005). Si vuole sapere se il rifacimento dell’atrio e del vano scale in un condominio, al fine delle pratiche per lo sgravio fiscale, siano opere di natura ordinaria o straordinaria. dalla descrizione fornita, gli interventi in questione sembrano inquadrabili fra quelli di manutenzione ordinaria. A cura dell’Ufficio Legale di Confedilizia



In visita ai modernissimi impianti di via Ca’ Dolfin

SFIDE

aQuapolis, nuovo regno del nuoto, tra sport e benessere

a cura di elena trivini Bellini Fotografie: andrea e antonio Minchio

Diego Carron, presidente dell’omonimo gruppo edile, Federico Gross, gestore della struttura, e l’ingegner Marco Pascoli, progettista e direttore dei lavori, ci illustrano l’inedita formula che ha portato alla realizzazione delle piscine comunali bassanesi. E ci invitano a sperimentare di persona la bontà dell’opera e dei numerosi servizi offerti ai fruitori di ogni età...

Qui sopra i fratelli carron, soci dell’omonima impresa edile di san zenone degli ezzelini: la carron spa ha dato vita alla società di progetto Impianti Sportivi Aquapolis Srl, della quale fanno anche parte l’ingegner Marco pascoli, tra i massimi esperti italiani nella progettazione di impianti natatori nonché omologatore per la Federazione italiana Nuoto, e Federico Gross, esperto di gestione e consulente della stessa federazione.

Aquapolis: si presenta con questo nome una nuova significativa realtà per il nuoto e il benessere a Bassano. la nostra città era rimasta una delle poche del veneto, tra quelle di una certa dimensione, a non disporre ancora di una piscina comunale. ora può invece contare su un’importante struttura, con conseguenti benefici in termini di qualità della vita e prevenzione giovanile; senza contare le numerose opportunità legate allo sport, alla salute e -perché no?- al divertimento. il nuoto e le discipline collegate (aquagym, acquaticità) rappresentano infatti una soluzione ideale per mantenere e migliorare la condizione fisica senza rischio di infortuni. l’acqua è inoltre uno “strumento” prezioso per la riabilitazione e il ricondizionamento motorio, così come per il trattamento della disabilità. purtroppo l’elevato costo delle

In alto, a destra le modernissime piscine comunali, nuovo vanto sportivo di Bassano.

AQUAPOLIS, una piccola città dell’acqua per i bassanesi - 3.400 metri quadrati; - 3 piscine coperte (m. 25x16 - m. 25x8 - m.12x10); - palestra attrezzata technogym ®; - snack/wine bar - ristorantino; - Baby park - area polivalente.

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strutture, l’assenza di adeguati incentivi e la contemporanea contrazione delle risorse degli enti locali hanno di fatto bloccato, negli ultimi anni, la maggior parte dei progetti. sebbene nell’ambito dell’impiantistica sportiva si sia raramente ricorso al project financing (una forma di finanziamento che facilita la compartecipazione pubblico-privato), proprio a Bassano è stato scelto questo strumento. una felice opportunità colta dall’architetto diego carron, presidente della carron spa di san zenone, per realizzare gli impianti sportivi Aquapolis, sorti in via ca’ dolfin a sud del palaBassano 2. “in realtà -ci spiega carron- si tratta di un project financing atipico, in quanto prevede una partecipazione del promotore pari all’80% della spesa (circa cinque milioni di euro) e nessun contri-

buto alla gestione da parte del comune di Bassano; quest’ultimo, al termine del rapporto concessorio di venticinque anni, assumerà la piena proprietà delle opere, vigilando nel frattempo affinché vengano conservate in condizioni ottimali. Già a partire dalla sua apertura, il primo di settembre, Aquapolis proporrà tariffe in linea con la media del territorio, pur confrontandosi con impianti le cui gestioni sono significativamente sostenute dalle rispettive amministrazioni comunali. l’equilibrio economico-finanziario sarà raggiunto grazie a una perfetta integrazione tra finanziatore, progettista e gestore dell’opera”. la carron spa ha infatti dato vita alla società di progetto Impianti Sportivi Aquapolis Srl, della quale fanno parte l’ingegner Marco pascoli, tra i massimi esperti italiani nella progettazione


A fianco le otto corsie della piscina principale sembrano preannunciare imminenti sfide agonistiche, uno spettacolo tutto da vivere (e al quale sarà possibile assistere dalle tribunette laterali).

Sopra, dall’alto verso il basso l’accogliente zona bar (con annesso ristorantino) e la reception.

di impianti natatori nonché omologatore per la Federazione italiana Nuoto, e Federico Gross, esperto di gestione e consulente della medesima federazione. le piscine Aquapolis rappresentano così lo stato dell’arte dal punto di vista strutturale, con spazi e percorsi ottimizzati all’insegna del comfort e della fruibilità; impiantistico, con l’adozione delle più moderne tecnologie di risparmio e recupero energetico; organizzativo, con un programma di attività completo e flessibile per tutte le categorie di utenza. vale inoltre la pena di segnalare alcune caratteristiche tecniche, illustrate dall’ing. pascoli: la posa di un controsoffitto fonoassorbente, al momento unico in italia, che offre un comfort acustico sconosciuto in strutture di questo tipo; l’impianto di tratta-

mento aria integrato nelle strutture edili, senza tubazioni a vista. Mentre, sul piano organizzativo, è doveroso ricordare le oltre otto ore giornaliere dedicate al nuoto libero, attività generalmente sacrificata nelle piscine pubbliche e che a Bassano è invece agevolata dalla scelta di realizzare due vasche di 25 metri, oltre a una più piccola e meno profonda dedicata ai bambini. Aquapolis vuole essere un centro sportivo dedicato alla famiglia, con un programma di attività acquatiche da zero a cento e passa anni, integrato da altre strutture complementari: una palestra attrezzata (dall’azienda leader nel settore) per le attività di cardiofitness, tonificazione e potenziamento muscolare; un Kindergarten, gestito dall’associazione sportiva e culturale H3o, che proporrà anche attività ginniche personalizzate; uno sfi-

zioso snack-wine bar con annesso ristorantino, estremamente curato per la qualità del servizio. tra i “record” di Aquapolis è da annoverare pure la tempistica della realizzazione: il cantiere è stato aperto nel giugno del 2009, il tuffo dei primi bagnanti nelle sue vasche è stato programmato per mercoledì 1 settembre 2010. “paradossalmente -prosegue carron- le difficoltà maggiori non sono venute dal cantiere (possiamo vantare un’esperienza consolidata in questo genere di realizzazioni), ma dalla complessità delle procedure amministrative, che hanno rischiato fino all’ultimo di far slittare la data di apertura. desidero qui ringraziare l’amministrazione comunale di Bassano, per avere fatto tutto quanto era in suo potere al fine di risolvere i problemi man mano che si presentavano, nonché i

AQUAPOLIS, tutte le attività Piscina - acquaticità baby e prescolare; - scuola nuoto bambini - ragazzi; - scuola nuoto adulti; - Ginnastica dolce e per gestanti; - aquagym - aquaerobica; - aquabike. Palestra - cardiofitness; - tonificazione; - potenziamento; - personal training. H03 Area polivalente - Baby park: - laboratori per bambini; - Yoga; - stretching - tonificazione. Snack-wine Bar - Ristorantino - Food&drink; - degustazioni; - Feste private.

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SFIDE

A fianco e sotto tra le strutture complementari spicca la grande palestra attrezzata (dall’azienda leader nel settore) per le attività di cardiofitness, tonificazione e potenziamento muscolare.

tecnici e le maestranze che hanno lavorato senza sosta, con il massimo impegno e sotto ogni condizione atmosferica”. ora l’attenzione si sposta dalla costruzione alla gestione. “Nell’organizzazione delle attività -ci spiega ora Federico Gross- si seguiranno scrupolosamente i programmi tecnici della Federazione italiana Nuoto, nella consapevolezza del confronto con scuole di grande tradizione come quelle di rosà, Marostica, tezze sul Brenta (che già offrono un servizio eccellente). ci siamo quindi impegnati nella costituzione di uno staff di tecnici giovani, motivati e residenti nel Bassanese, che saranno costantemente aggiornati da due coordinatori di grande capacità ed

AquAPOLIS Bassano del Grappa, via ca’ dolfin (a fianco del palaBassano 2) tel. 0424 790001 - Fax 0424 790002 www.aquapolis.it

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esperienza: alvise simini e andrea Fassina. altri punti di forza della nuova offerta sono la grande flessibilità organizzativa, con la possibilità di recuperare le lezioni perse, un programma di agevolazioni tariffarie per famiglie numerose, il personal training per chi preferisce essere seguito individualmente, e l’aquagym con grandi attrezzi: si inizia con le aquabike, alle quali si aggiungeranno nel 2011 gli aquatreadmill (running in acqua), mentre per il 2012 sono previste altre piacevoli sorprese. attualmente la clientela privata rappresenta il 75% del totale, ma stiamo naturalmente contattando istituti scolastici e associazioni di supporto alla terza età, all’handicap, a categorie

deboli o disagiate, prevedendo spazi riservati e tariffe agevolate, per un totale di circa duecentomila presenze annue”. sfogliando gli annali della storia sportiva bassanese emerge un’ulteriore curiosità: oltre alle accurate valutazioni quantitative, anche un’altra motivazione ha spinto diego carron e le sorelle arianna, Barbara, Marta e paola (tutte coinvolte nella gestione dell’impresa edile di famiglia) a gettarsi nella sfida di Aquapolis. “più di trent’anni fa -conclude infatti diego carron- fu proprio nostro padre a realizzare gli impianti sportivi di luigi agnolin e ausilio Basso, con la prima piscina coperta del Bassanese. Questa volta toccava a noi”.



Mostre, letture e frizzanti curiosità

APPuNTI a cura di elena trivini Bellini

“E BASSANO ANDO’ ALLA GuERRA...”, il libro che riscrive la storia della nostra città paolo pozzato e ruggero dal Molin ci raccontano come gli abitanti vissero il primo conflitto mondiale.

A fianco alcune immagini tratte dal libro di paolo pozzato e ruggero dal Molin: l’esodo della popolazione civile; il sostegno alimentare offerto alla gente dai soldati delle salmerie; il mercato in piazza (archivio storico dal Molin).

un nuovo liceo a Bassano al centro scolastico san Giuseppe una nuova perla impreziosisce il centro scolastico san Giuseppe: dal mese di settembre, infatti, alle scuole d’infanzia, primaria e secondaria si aggiunge anche il Liceo Scientifico. un successo che corona il grande impegno profuso dal rettore don Guido Randon (foto) e dal suo staff nel corso degli anni e una ricchezza per la città che, con questa prestigiosa new entry, vede aumentare l’offerta formativa nell’ambito dell’istruzione superiore. ora gli studenti bassanesi, interessati a seguire un percorso didattico di tipo scientifico, hanno la possibilità di scegliere tra i licei statali da ponte e Brocchi, l’istituto New cambridge e -appunto- il centro san Giuseppe.

e’ davvero un libro che dovrebbe entrare nelle case di tutti i bassanesi “e Bassano andò alla guerra...”, prezioso volume da poco licenziato dalla premiata ditta formata da paolo pozzato e da ruggero dal Molin. un sodalizio che, dopo aver prodotto tante pubblicazioni su molti aspetti e battaglie della Grande Guerra, ha ora rivolto la sua attenzione sul “fronte interno”, a quelle retrovie di cui la nostra città è stata una delle capitali. Frutto dell’appassionato studio di paolo pozzato, che ha speso quasi un anno in ricerche negli archivi comunali e museali, il volume (quasi 400 pagine e oltre 120 fotografie) è davvero desti-

Incontri Scrimin Galleria appuntamenti di settembre e ottobre

Dall’11 al 30 settembre Furio Ferronato disegni satirici di politica e anche no. Dal 2 al 30 ottobre Cooperativa Avvenire Mostra di lavori eseguiti manualmente al telaio. Concetta Ferrazzi Comunello lavori di patchwork.

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nato a rivoluzionare la storiografia cittadina. ricchissimo di note e di rimandi “e Bassano andò alla guerra...” si legge quasi come un romanzo: non si tratta di una pubblicazione che racconta la guerra ma di un libro che narra come i nostri progenitori (sono più di un migliaio i bassanesi citati!) l’hanno vissuta. e di come Bassano -e tutto il territorio- quotidianamente ha dovuto fare i conti con i quattro anni di stenti e privazioni. detto del testo, ricco anche di notizie curiose e aneddoti, c’è poi da segnalare lo straordinario apparato fotografico del libro, che proviene dal ricchissimo archivio storico di ruggero dal

Molin, appassionato proprietario di quello che sicuramente, a livello privato e per quanto riguarda il primo conflitto mondiale, è uno dei patrimoni fotografici più ricchi d’italia. Paolo Pozzato, Ruggero Dal Molin E Bassano andò alla guerra... Attilio Fraccaro Editore, 2010 Pagg. 390 - € 25,00



Le funzioni degli estrogeni naturali hanno senso biologico?

SAPERNE DI PIu’

MeNopausa e trattaMeNti Naturali Durante questa delicata fase di cambiamento nella fisiologia ormonale di ogni donna avvengono importanti mutamenti, dovuti a una variazione nella concentrazione degli estrogeni, che possono indubbiamente creare vari disturbi e conseguenti disagi... a cura di Matteo zonta

A fianco Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905. roma, Galleria Nazionale d’arte Moderna. Sotto in questa delicata fase fisiologica ormonale della donna uno stile di vita e un’alimentazione più sana possono migliorare i vari disturbi legati alla menopausa. anche l’uso di certi integratori naturali può supplire ad alcune sostanze definite fito-estrogeni.

Gli estrogeni sono per la maggior parte prodotti dell’ovaio sotto lo stimolo dell’ormone ipofisario luteinizzante. esistono diversi tipi di estrogeni, più o meno abbondanti in funzione dell’età biologica della donna. Quello più conosciuto è l’Estradiolo. Gli estrogeni promuovono una serie di attività che differenziano gli aspetti anatomici e fisiologici nel corpo della donna. Queste attività permettono: - la regolarizzazione della maturità sessuale della donna; - la regolazione della distribuzione del grasso corporeo; - la possibilità della fecondazione e della gravidanza; - la regolazione delle attività metaboliche dell’osso e del suo mantenimento, con azione protettiva nei confronti dell’osteoporosi; - il mantenimento di un alto livello di colesterolo buono, quindi la protezione delle pareti vascolari dai danni arteriosclero-

MATTEO ZONTA Naturopata - Iridologo e-rboristeria zonta Viale dei Martiri, 70 Bassano del Grappa Tel. 0424 1945594 - 328 7711333 zontamatteo@libero.it

Sulle problematiche che riguardano la salute sono previste serate a tema con approfondimenti. Per informazioni telefonare a: 0424 1945594 - 328 7711333

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tici. la menopausa è un normale cambiamento nella fisiologia ormonale di ogni donna, che prevede una variazione nella concentrazione degli estrogeni. spesso però vi è la tendenza a vivere tale cambiamento come un vero e proprio stato patologico. Questo, perché durante tale fase di cambiamento ormonale avvengono dei mutamenti nel corpo della donna che possono creare vari disturbi e conseguenti disagi. i disturbi e i malesseri più frequenti, che sono di intensità variabile da donna a donna, sono: - vampate di calore; - eccessiva sudorazione; - improvvisi arrossamenti al viso; - sudorazione notturna; - insonnia; - difficoltà ad addormentarsi; - secchezza e prurito vaginale; - ansia; - depressione; - sbalzi d’umore; - dolori muscolari. dobbiamo ricordare che in questa delicata fase fisiologica ormonale della donna, con i suoi caratteristici disturbi, uno stile di vita e un’alimentazione più sana possono migliorare vari sintomi. in natura sono disponibili diversi aiuti per dare conforto durante questa fase. in particolare l’uso di certi integratori naturali può supplire ad alcune sostanze definite fito-estrogeni. si tratta di sostanze naturali che mimano le attività fisiologiche degli estrogeni, aiutando quindi a riequilibrare il loro diminuito valore. tra quelli più usati figurano la Genisteina, la Gliciteina e la Deidzeina, tutti derivati dall’isoflavone della soia. la North american Menopause society, dopo aver analizzato e

valutato una serie di ricerche scientifiche sull’integrazione con isoflavoni della soia, ha evidenziato che questi fito-estrogeni sono inefficaci nel contrastare i sintomi e gli squilibri della menopausa. Ma tali risultati vanno a scontrarsi con altri, ottenuti da numerosi studi scientifici, avendo così dei pareri assolutamente contrastanti sull’efficacia o meno dell’isoflavone della soia nella menopausa. le nuove ricerche hanno evidenziato un fatto molto importante, che spiega come sia possibile ottenere risultati tanto contrastanti. il motivo deriva dal fatto che la Genesteina, l’isoflavone più attivo della soia, è una betaglucoside e può essere facilmente assorbita nel tratto gastrointestinale previo un processo di idrolisi. Questa fondamentale trasformazione biochimica avviene solamente in presenza di alcuni particolari batteri biologici che innescano particolari reazioni di idrolisi e quindi successivamente il loro assorbimento nella forma attiva dell’isoflavone. si è stimato che solo il 30% della popolazione abbia la capacità di convertire la Genesteina nella sua forma attiva e cioè in Equolo. ciò spiega il fatto che diverse persone hanno ottenuto risultati diversi e che soltanto alcuni hanno registrato un’ottima efficacia nel riequilibrare i sintomi della menopausa. per questo diventa fondamentale integrare l’assunzione degli isoflavoni con dei batteri biologici specifici, perché questi possano attivare la trasformazione dell’isoflavone nella sua forma attiva e quindi portare i benefici voluti.



A San Pietro di Rosà, tra delicati pezzi lavorati a mano

I NOSTRI TESORI

laNzariN ceraMicHe il gusto per l’arte, tradizione familiare

testo di andrea Minchio e andrea Gastner Fotografie: Bassano News, Kappadue - lanzarin ceramiche

Dalla chiave inglese al tornio, lo spirito intraprendente di Antonio Lanzarin e della sua azienda, passata recentemente alla seconda generazione. Dalla maestria della moglie Anna Rosa alle scelte manageriali, proiettate verso il futuro, delle figlie Claudia e Barbara. come per magia, preziosi cestini a spaghetto. Fantasia, creatività, manualità: doti particolari, legate al mondo delle arti figurative, che mi coinvolsero e mi indussero a compiere una scelta coraggiosa, quasi ai limiti dell’azzardo”.

Sotto antonio lanzarin, con la figlia Barbara, nel reparto forni della sua azienda.

A destra un centrotavola con coperchio, lavorato a “spaghetto”, con decorazione floreale: viene eseguito interamente a mano, come tutti i pezzi della Lanzarin Ceramiche.

una bicicletta ben lubrificata, una teoria di stradine in mezzo alla campagna, sedici chilometri al giorno tra la sua casa, a san pietro di rosà, e le prestigiose officine di cittadella, a pochi passi dallo storico borgo murato: antonio lanzarin, meccanico di automezzi militari, ha iniziato a diciotto anni la sua carriera professionale occupandosi di cambi, motori e differenziali.

Sotto, da sinistra verso destra le varie fasi della creazione di un fiore, dall’argilla alla ceramica decorata.

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a quell’epoca, nella prima metà degli anni sessanta, certo non immaginava che il matrimonio con la ceramista anna rosa Marcon lo avrebbe ben presto portato a lasciare la chiave inglese a favore del tornio. “dopo le nozze (celebrate nel 1966) -ci racconta il fondatore della Lanzarin Ceramiche- ebbi occasione di entrare in contatto con una realtà che non conoscevo e che subito mi affascinò: mia moglie lavorava infatti a domicilio per conto di un’importante azienda novese. alla sera la vedevo plasmare l’argilla con grande destrezza e precisione, dalla materia informe ricavava,

Cosa intende dire? Mi licenziai, abbandonando un posto sicuro alle “officine”, per avviare una piccola attività a lugana di sirmione, dove un parente ci mise a disposizione un negozio. se a san pietro, tra le pareti domestiche, realizzavamo i nostri primi prodotti, sulle rive del Garda provvedevamo poi a venderli ai turisti. si trattò di un impegno durato solo una stagione, praticamente un esperimento. Ma l’esito, positivo, ci spinse a concentrare tutto a san pietro, organizzandoci in azienda vera e propria, con tanto di sede, e affrontando quasi spavaldamente le sfide del mercato. Come furono gli inizi? era l’epoca del boom della ceramica; dal canto nostro cominciammo con i semilavorati, occupandoci della formatura e della cottura, conservando però l’aspetto strategico della creazione e la proprietà dei modelli. dopo un lustro, orgogliosi di presentare un prodotto proprio, attrezzati di un buon campionario e di uno stand, affrontammo le fiere; la prima si svolse a vicenza nella metà degli anni settanta. Fu un successo.


I NOSTRI TESORI

Qui sopra una collezione di cesti con ciliegie: con questo tipo di prodotti l’azienda di san pietro ha iniziato l’attività. In alto, a sinistra una lampada con paralume lavorato a “spaghetto” e decoro floreale. A fianco, da sinistra verso destra un’anfora con applicazione di fiori lavorati a mano (h. cm 120). cestino e borsetta con applicazione di margherite.

A sinistra un grande centrotavola con limoni e cedri.

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Sopra e sotto alcune colorate e fantasiose composizioni con fiori e frutta. A destra applicazione di un fiore su un cestino nella prima fase di lavorazione.

Cioè? arrivarono ordini importanti dall’estero: i nostri articoli (cestini a spaghetto con decori floreali, portafrutta, caspeau...) venivano richiesti in particolare da stati uniti, Giappone e australia. in europa esportavamo in olanda, Francia e Belgio. in seguito, consolidata ulteriormente la nostra posizione, proponemmo al Macef di Milano le “confezioni” di frutta mista e, in particolare, di ciliegie. una mossa che ancora una volta si rivelò vincente: dai grandi magazzini americani giunsero commesse significative. ci organizzammo dunque per fronteggiare un exploit imprevisto, potendo contare su una quindicina di collaboratori, tutti affiatati e molto capaci. confesso però che la componente familiare si rivelò determinante. con me e mia moglie, sempre presente nelle scelte strategiche dell’azienda, lavorava già la nostra primogenita

Sopra lampada con paralume in stoffa (collezione “Bianco”): si tratta di un pezzo del campionario 2009-2010. LANzARIN CERAMICHE San Pietro di Rosà - Via Brega, 208 Telefono 0424 861093 Fax 0424 561231 ceramichelanzarin@tin.it www.lanzarin.it

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claudia (oggi responsabile di produzione). in seguito si sono aggiunte le altre nostre due figlie: Manuela (per un breve periodo di tempo, in veste di interprete, prima di dedicarsi alla carriera politica) e Barbara, la più giovane (attuale responsabile commerciale della ditta). Cosa accadde in seguito? Negli anni Novanta la crisi di settore ha travolto il mondo della ceramica: in territorio novese, per esempio, gran parte delle fabbriche ha chiuso i battenti. Noi abbiamo tenuto botta, superando momenti delicati e riorganizzando completamente l’azienda. una scelta difficile, che ci ha consentito di essere ancora competitivi sul mercato internazionale. poi le redini della Lanzarin Ceramiche sono passate alla seconda generazione... “assieme a mia sorella claudia -interviene Barbara lanzarin-

abbiamo raccolto la sfida della continuità. Non volevamo infatti abbandonare un patrimonio di esperienze e tradizioni aziendali maturato in oltre quarant’anni di storia. la nuova generazione di ceramisti, alla quale apparteniamo io e mia sorella, è cresciuta in una fase economica estremamente critica. ci si è resi conto che era indispensabile fare squadra e superare l’individualismo delle singole ditte (l’unione fa la forza!). un atteggiamento che è stato recepito dal pool di aziende raggruppate nel Consorzio Ceramiche Artistiche del Veneto, del quale facciamo parte pure noi. si tratta di un’istituzione che oggi, rispetto a un tempo, viene interpretata dai soci (circa una quindicina di imprese) con uno spirito molto più propositivo e nella costante ricerca di promuovere al tempo stesso anche il territorio. Negli ultimi anni, per esempio, organizziamo una collettiva, significativamente intitolata Villa veneta: a questa iniziativa aderiamo tutti con molto entusiasmo e all’insegna di un grande affiatamento. lo scorso aprile, con la medesima formula, eravamo presenti al salone del Mobile di Milano”. Prospettive per il futuro? la nostra attività, oggi come ieri, è export oriented, con destinazioni preferenziali verso i mercati dell’est, in particolare russia, repubblica ceca, ucraina e polonia. agli articoli tradizionali abbiamo inoltre aggiunto una delicata collezione di lampade. come tutto ciò che esce dalla Lanzarin Ceramiche, si tratta di pezzi rigorosamente eseguiti a mano, “opere” particolari che incontrano già un buon consenso.



Certi meccanismi non sono molto chiari alle famiglie...

FINESTRA SuI GIOVANI

riForMa della scuola Quando la scelta è difficile

a cura di sandro Gazzola

Diversi genitori non capiscono bene cosa siano i “crediti scolastici”: spesso ne danno fantasiose definizioni, senza comprendere come possano incidere pesantemente nella vita dei loro figli.

“Finestra sui giovani e un pochino sui genitori” è il pensiero che in questo periodo mi è frullato in testa, perché l’estate per certe famiglie è una fase di travaglio dovuta alla fatidica scelta, relativa a scuola superiore e università. anche se alcune preiscrizioni si sono compiute da mesi, un punto di domanda rimane sempre, almeno fino a quando non si vede il proprio figlio in armonia con l’indirizzo scelto. travagliosa è anche la fase di valutazione finale, perché tutti hanno delle aspettative (che a volte non sono corrisposte). ricordo come nel mese di giugno mi sia capitato di vedere molti genitori accingersi ai tabelloni dei voti finali. da bravo curioso ho voluto ascoltare i commenti: i più reali, perché nati da un primo impulso. Non sono mancate le gioie, gli accenni di delusione o l’apprezzamento colorito-critico dedicato a un insegnante. Ma la cosa più interessante l’ho percepita in merito al punteggio dei crediti, perché diversi genitori non capivano bene cosa fossero; ne davano le più fantasiose definizioni, forse per autoconvincersi di avere le idee chiare, senza comprendere in realtà come questi meccanismi possano fare il bello e il cattivo tempo nella vita del loro amato figlio perché influiscono pesantemente nel voto

Sopra, da sinistra verso destra Fernando Botero, Una famiglia, olio su tela, 1989. Nicola vaporidis, durante la prova orale agli esami di maturità, nel film Notte prima degli esami (italia, 2006). Michele placido e andrea Facchinetti nel film Genitori & Figli: agitare bene prima dell’uso (italia, 2010).

La conoscenza è potere. Bacone C’è un solo bene: il sapere. E un solo male: l’ignoranza. Socrate

Sotto un bambino alle prese con i “grandi enigmi” della matematica.

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di maturità. tale scena mi ha confermato come molte dinamiche siano totalmente sconosciute agli esterni e, di riflesso, mi sono chiesto quanto la nuova riforma scolastica sia ben chiara nella mente di ragazzi e genitori. Gran parte della popolazione è legata alla tradizione e pensa ancora al singolo voto quando oggi, in realtà, è molto più importante la media dei voti, affiancata possibilmente da un’attività extrascolastica, che testimoni l’impegno a tutto tondo del ragazzo. Ma la novità delle novità di questo settembre consiste nella partenza della “nuova scuola”, che porterà a morire percorsi consolidati per dare spazio a diverse identità scolastiche. Nel contesto bassanese un esempio è ben rappresentato dall’Erica dell’ITC Einaudi, sostituita da un percorso di nuova configurazione in Relazioni internazionali per il marketing, con il conseguente abbandono di quel vincente connubio fra materie economiche ed umanistiche, caratterizzato dalla presenza della storia dell’arte, che permetteva ai ragazzi di essere competitivi nel settore del turismo, fondamentale per il “Bel paese”. al contrario si osserva una crescita positiva all’Istituto Remondini, perché questo settembre prende

vita l’Istituto tecnico per il turismo, che accresce la specificità del vecchio istituto professionale per il turismo. le novità sono comunque presenti in tutte le scuole superiori del territorio, anche quando abbiamo una sorta di ritorno all’ordine, come nel caso del Liceo delle scienze umane al Liceo G.B. Brocchi, che riscopre la tradizione dell’antico Istituto magistrale, con la solida presenza del latino e delle materie pedagogiche. dopo tali riflessioni e prese di coscienza, credo che genitori e figli alle prese con la “scelta” necessitino di consulenze approfondite per capire i nuovi meccanismi e individuare l’opzione ottimale (e per evitare, un domani, stressanti riorientamenti). tornando alla scena iniziale, non è possibile che un genitore non conosca il significato di credito scolastico, perché il punteggio che si accumula nel triennio vale un quarto del punteggio di maturità: è la credenziale necessaria per l’università e per il mondo del lavoro. Quindi, cari genitori, fatevi spiegare bene queste cose, soprattutto nei mesi iniziali, per non avere poi spiacevoli sorprese. Questo dà la possibilità a tutti di poter vivere la scuola in modo consapevole, trasparente e sereno.



Viaggio a SAMSØ, l’isola danese a emissioni zero

SCHEGGE

l’isola cHe c’e’

a cura di Massimo vallotto e Maria pia viaro

vediamo in che modo una comunità attenta alla propria qualità della vita è riuscita a trasformare la sostenibilità ambientale in un business collettivo...

Sopra la posizione dell’isola di samsø nel mare della danimarca. A fianco arrivando con il ferry boat, in vista del porto di Kolby Kas si viene accolti dalle 10 turbine a vento, piloni d’acciaio conficcati nel Mare del Nord ed emergenti per 77 metri: assieme alle altre 11 inserite armoniosamente nelle campagne, hanno cambiato il destino dell’isola. i generatori eolici provvedono al 100% del fabbisogno elettrico di tutte le attività dell’isola, esportando anche attraverso la rete nazionale un importante surplus.

Questa volta abbiamo voluto provare di persona… articoli di giornale, internet, relatori in convegni specializzati e ogni altro tipo d’informazione indiretta ci avevano molto incuriosito, al punto da programmare un viaggio in quest’isoletta situata nel Kattegat, il tratto di mare che separa la penisola danese dalla svezia. Grande tre volte ischia, samsø, con i suoi 4500 abitanti, si è guadagnata le cronache di tutto il mondo. il motivo? presto detto: dal 1997, un’attenta politica improntata alla sostenibilità, l’ha resa praticamente indipendente dalle fonti di origine fossile azzerando le emissioni nocive di gas climalteranti e rilanciando economia e vita sociale. un miracolo possibile grazie alla lungimiranza e al coraggio di alcuni amministratori pubblici, che gradualmente riuscirono a convincere della validità del progetto la quasi totalità della popolazione.

Sotto, dall’alto verso il basso le pale eoliche in terraferma. Nei maggiori centri abitati di samsø il teleriscaldamento è alimentato da pannelli solari combinati con geotermia e centrali a biomassa. le fonti rinnovabili soddisfano oggi il 70% del fabbisogno complessivo. l’energy academy offre un punto di incontro nuovo ed esclusivo per aziende, istituzioni accademiche, organizzazioni, pubblici amministratori e studiosi, per confrontarsi sul futuro possibile di un mondo totalmente sostenibile.

In equilibrio tra natura e tecnologia arrivando in macchina da copenhagen ci si imbarca su un 26

traghetto nel porto di Kalembourg; dopo due ore di traversata, ecco apparire l’isola sabbiosa di samsø, annunciata dalle 10 pale eoliche offshore divenute il simbolo della rivoluzione ecologica che l’ha fatta conoscere in breve tempo in tutto il mondo. e’ una delle isole più verdi e fertili della danimarca, dove si produce una grande varietà di frutta e verdure. oggi oltre 30 fattorie hanno ripreso in pieno l’attività abbracciando il biologico e risollevando i loro bilanci. per tutta l’estate ci si può fermare ad acquistare frutta e ortaggi freschi dai banchetti solitari disseminati lungo le strade di campagna, semplicemente lasciando i soldi in un barattolo (che nessuno si permetterebbe mai di toccare!). con un’auto a disposizione si raggiungono facilmente tutti i luoghi magici dell’isola; in alternativa sono utilizzabili le biciclette, che godono di molti percorsi esclusivi e comunque del rispetto totale da parte degli automobilisti (quest’ultimi non superano mai il limite dei 70 chilometri all’ora). il periodo migliore per una visita

è l’estate, anche perché musei e attrazioni aprono proprio durante questa stagione. Grazie alle tantissime ore di luce, da maggio a fine agosto, le temperature salgono a valori gradevoli e l’isola può essere ammirata in tutto il suo splendore. tredici anni di rivoluzione ecologista hanno creato una fama e, oggi, chi viene qui in vacanza lo fa con passo lieve, adottando istintivamente un atteggiamento rispettoso per questo ambiente che induce piacevolmente a rallentare i propri ritmi di vita e a godere dell’energia positiva e dell’armonia che si coglie in ogni dove. Ma non è stato sempre così… Vivere a emissioni zero si può tutto è cominciato nel 1997, quando il governo del regno di danimarca si è dato un obiettivo ambizioso: aumentare la produzione di energie rinnovabili fino a coprire il 35% del fabbisogno energetico del paese entro il 2030. e ha cercato un luogo dove sperimentare un laboratorio di sostenibilità in miniatura. la scelta è caduta su samsø,


A sinistra in questa immagine è racchiuso tutto lo spirito dell’isola. Negli innumerevoli banchetti a cielo aperto disseminati per le strade, si possono acquistare i prodotti delle varie fattorie: frutta, verdura, uova, fiori. ogni contadino offre le proprie specialità “lasciandole” sull’uscio di casa con un cartellino dov’è segnato il prezzo e un barattolo dove mettere il corrispettivo...

un’isola dedicata all’agricoltura e all’allevamento, probabilmente destinata al declino: i giovani in cerca di futuro erano costretti ad abbandonare famiglia e isola solo per andare alle superiori. poi, nella maggior parte dei casi, non rientravano più. in quelle condizioni la sfida del governo di fare di samsø la “prima isola danese dell’energia rinnovabile” non è stata scontata. la municipalità era stata presa alla sprovvista, gli abitanti si mostravano scettici. Ma qualcuno ci credeva: soren Hermansen. Nato da una famiglia di agricoltori, Hermansen aveva abbandonato l’isola a 16 anni per andare a studiare. dopo diverse esperienze all’estero (fino in Nuova zelanda) all’insegna dell’agricoltura bio, è rientrato a samsø con una laurea in ecologia e con la volontà di promuovere i temi ambientali. allora quarantenne, si è candidato subito ed è stato il primo impiegato del progetto del governo. e gli altri? “scuotevano la testa increduli -spiega Hermansen-

dicendo di essere troppo pochi”. lui però non si è dato per vinto, organizzava riunioni su riunioni, non si scoraggiava davanti al conservatorismo delle persone che, alle sue sollecitazioni, rispondevano: “Non siamo hippy!”. l’ex agricoltore seppe tuttavia convincere i suoi conterranei con l’arma del risparmio. l’utilizzo dell’energia rinnovabile, spiegava a tutti cifre alla mano, è più conveniente (grazie anche a un piccolo sussidio governativo). e poco a poco anche i più riottosi cambiarono idea. tanto che, oltre a un impianto offshore di 10 pale eoliche (alle quali se ne aggiungono altri 11 sulla terraferma) e a un sistema di 2500 metri quadrati di pannelli solari nella parte settentrionale dell’isola (combinato con tre centrali a biomassa), samsø vanta un’ulteriore particolarità: molti proprietari hanno sostituito di loro iniziativa le caldaie a olio combustibile con pompe di calore geotermiche, pannelli solari e stufe alimentate con segatura e pellet. «siamo riusciti a coinvolgere tutti,

imprenditori e contadini, persino le banche»: dice Hermansen, oggi direttore della Energy Academy. Hermansen, che passa almeno quattro mesi all’anno in giro per il mondo a raccontare di samsø (il Time lo ha inserito nella classifica 2008 degli eroi per l’ambiente) non siede però sugli allori. “avevamo come target anche un risparmio di energia del 20%, ma siamo arrivati per ora solo al 10%”. la sua spina sul fianco, poi, sono i trasporti. “Ho una macchina elettrica, ma solo per i piccoli spostamenti. la sfida dei prossimi anni riguarda camion e auto, che saranno alimentati dall’idrogeno generato dalle turbine eoliche”: dice orgoglioso confidando nei progressi dell’industria automobilistica. le 10 turbine a vento, i cui piloni d’acciaio sono conficcati nel Mare del Nord ed emergono per 77 metri, hanno cambiato -assieme alle altre 11 inserite armoniosamente nelle campagne- il destino dell’isola. al porto di Kolby Kas, centro geografico della danimarca e dell’europa, assicurano che quei

Sopra Nell’isola ci sono molte case per vacanza, di proprietà o affittabili. dimore semplici, spesso recuperate dall’architettura vernacolare, tutte accomunate da una grande cura per il verde e guarnite da una miriade di fiori. il negozietto ai piedi del faro vesborg Fyr, dove si possono acquistare coloratissimi oggetti del design danese. Nel pittoresco villaggio di Norby, una numerosa famiglia di turisti in bicicletta. Grandi e piccoli pedalano felici e sicuri alla scoperta degli angoli più suggestivi dell’isola.

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piloni bianchi e sottili che portano energia buona alle loro case potranno cambiare anche il destino del mondo. Quelle 10 turbine offshore, moderna diga al carburante fossile, hanno fatto sì che samsø sia diventata il primo (e per ora unico) insediamento umano ad avere abbattuto totalmente le emissioni di anidride carbonica. e’ la concretizzazione del sogno ambientalista, l’ultima frontiera di un mondo che ha scoperto di dover essere sostenibile, pena un lento e inesorabile declino. L’Energy Academy Nell’estate del 2006 è stata inaugurata a samsø una struttura sperimentale che è divenuta in pochi anni un punto di riferimento per il mondo scientifico orientato verso la sostenibilità. l’energy academy raccoglie tutte le attuali conoscenze sulle tecnologie delle energie rinnovabili e sui successi nell’implementazione di tali tecnologie a samsø attraverso mostre, dimostrazioni, seminari e prove varie ospitando pure l’ufficio energetico dell’isola. Questo moderno edificio, che si ispira all’architettura vernacolare danese, accoglie ogni anno oltre 2.000 visitatori, tra cui ministri, ambasciatori, dirigenti pubblici, gruppi scolastici, singoli ricercatori e normali turisti con spiccata sensibilità ambientale. la struttura offre l’opportunità di indagare sugli aspetti scientifici delle energie rinnovabili, grazie a un Experimentarium, oltre che sugli aspetti sociali dello sviluppo delle energie rinnovabili, con lo scopo di soddisfare il grande interesse dimostrato dai visitatori per il processo attraverso il quale la popolazione di samsø ha deciso di appoggiare la trasformazione energetica. l’academy offre un punto di incontro nuovo ed esclusivo per aziende, istituzioni accademiche, organizzazioni energetiche e

Sopra lo strandlyst Hotel a Ballen, piacevole base del nostro soggiorno. design minimalista e ospitalità cordiale e informale, con ottima cucina arricchita dalla simpatia e disponibilità del giovane chef. www.strandvejen12.dk Sotto Maria pia, brinda nel parco secolare del vadstrup 1771, una residenza di campagna del diciottesimo secolo trasformata in Hotel di charme, galleria d’arte e atelier. vi si possono consumare deliziose colazioni con prodotti italiani di grande qualità. www.vadstrup1771.dk

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studiosi, in un ambiente dove turbine eoliche, riscaldamento a paglia e pannelli solari generano energia sostenibile appena fuori dalle finestre (e sono quindi visibili e verificabili facilmente di persona). studi condotti dall’energy academy, hanno rilevato che le emissioni pro capite degli isolani sono inferiori del 20% rispetto alla già buona media nazionale danese. l’esportazione di energia eolica pulita fa inoltre da contropartita alle ridotte emissioni di carbonio, annullando e sopravanzando l’impronta ecologica della popolazione. Grazie allo spirito pioneristico degli isolani il futuro appare ancora più verde. recentemente, per diversificare la produzione energetica, è stato ideato un progetto pilota nel settore fotovoltaico, pur nella consapevolezza della ridotta disponibilità di sole che la latitudine dell’isola comporta. altro impegno viene profuso nello sviluppare la diffusione della geotermia, degli oli combustibili vegetali, della mobilità a idrogeno etc. un nuovo turismo “leggero” Negli ultimi anni, il turismo a samsø è aumentato, anche grazie alla sua rivoluzione ecologica. visitatori giungono da ogni parte del mondo e si fermano all’energy academy per apprendere i segreti delle tecnologie verdi e per conoscere di persona i protagonisti della comunità isolana che si sono impegnati a fondo nel garantire un futuro sostenibile alle generazioni che verranno. Ma ad attrarre il turismo è anche la certezza di trovare un luogo di grande relax, lontano dai clamori e dagli eccessi, un luogo dove ci si può emozionare per tanti piccoli dettagli oramai perduti in gran parte del mondo. a seguito di questi nuovi e sempre più numerosi flussi, si stanno svi-

luppando delle strutture ricettive di contenute dimensioni, ma di grande personalità, imprese intelligenti che coniugano la tradizione locale con il design nordico antesignano dello stile minimal. piccoli Boutique Hotel, dove si respira un’atmosfera internazionale e ci si può ritrovare a tavola con giovani intraprendenti provenienti da ogni dove, che vedono nella green economy l’unica possibile nicchia di espansione delle attività antropiche nel rispetto e salvaguardia di un pianeta che sta mostrando i segni del limite a sopportare lo sviluppo forsennato degli ultimi decenni di “crescita”. Giovani che, pur non rinunciando alla spensieratezza, sono consapevoli che dal loro agire dipenderà un futuro per il quale sarà indispensabile rallentare e ripensare i modelli comportamentali collettivi, pena l’implosione del sistema.

ILSE MADE Ospitalità “sostenibile” situato armoniosamente nel bel paesaggio di samsø, questo albergo rappresenta a pieno titolo la filosofia della nuova ricettività isolana: uno stile rigoroso e semplice, eppure accogliente, votato a un approccio alla vita fatto di valori genuinamente autentici. www.ilsemade.dk



Dal 3 al 13 settembre tornano le Feste Quinquennali

EVENTI

oNore al cristo di pove tra devozione, cultura e folclore

testo di patrizia campagnolo Fotografie di adriano Boscato

Dalle origini leggendarie alla manifestazione dei nostri giorni: breve excursus di un evento sempre molto amato dalla gente, ricco di grande fascino e profonda suggestione.

le Feste Quinquennali in onore del divin crocifisso hanno origini molto antiche: il primo cenno storico risale al 1832. protagonista della manifestazione è un crocifisso ligneo, chiamato dalla gente semplicemente “il cristo”, le cui origini sono leggendarie. si narra che un pellegrino del nord, diretto a roma per un anno santo di fine ’400 o inizi ’500, stanco del lungo viaggio, chiedesse ospitalità al parroco di pove; per ringraziarlo avrebbe poi scolpito su un tronco d’ulivo, in una sola notte, il meraviglioso crocifisso. da quel momento il cristo entra nel cuore della gente di pove: iniziano così, numerose, le pro-

In questa pagina alcune eloquenti immagini della storica rievocazione religiosa.

Qui sotto l’autore delle fotografie di questo servizio, adriano Boscato, nei panni del leggendario pellegrino proveniente dal settentrione (in un’istantanea di qualche tempo fa).

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cessioni con il cristo miracoloso, volute dalla comunità per tener lontane carestie, siccità o pestilenze. Fino alla fine del settecento si tratta però di avvenimenti eccezionali e straordinari. la data di origine delle feste, con cadenza quinquennale nella prima domenica di settembre, risale con ogni probabilità al 1815. agli esordi la processione è rappresentata da un semplice sfilare per le vie del paese della gente in preghiera, accompagnata dal crocifisso e dai simboli della passione. per aggiungere spettacolarità e folclore alla manifestazione, negli anni successivi il paese si veste a festa con l’allestimento di archi e addobbi e con la suggestiva illuminazione serale della facciata della chiesa e del campanile. a partire dal 1950, per favorire la partecipazione dei moltissimi emigranti che tornano in paese da ogni parte del mondo, la processione viene ripetuta anche la seconda domenica di settembre. dagli anni ’70 aumenta conside-

revolmente il numero dei figuranti, fino a comprendere quasi tutti i personaggi della Bibbia, per rievocare la Storia della Salvezza dall’antico al Nuovo testamento. attualmente, oltre alla solenne processione, viene realizzata una spettacolare rappresentazione scenica che narra il dramma della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, nonché dei Quadri Biblici, che rievocano passi del vangelo e una Via Crucis notturna alla luce delle fiaccole. accanto alle manifestazioni di carattere religioso, le Feste Quinquennali sono animate da una serie di appuntamenti di carattere folcloristico e culturale. l’interesse e l’apprezzamento che la manifestazione continua a suscitare in migliaia di persone, ha le radici nella fede, devozione, e attaccamento della gente di pove al suo crocifisso, “il cristo”, che è e deve restare l’unico protagonista indiscusso, l’unico movente reale, il primo vero punto di riferimento delle Feste.



A cavallo dei comuni di Bassano, Rosà e Cartigliano costituisce un esempio intatto di campagna veneta

PROGRESSuS testi di andrea Minchio e Mario Baruchello

“parco delle roGGe” Memoria della civiltà contadina

Fotografie: andrea Minchio

La realizzazione di una nuova viabilità potrebbe comprometterne radicalmente il destino.

Il valore di una bella passeggiata tra i campi un’immagine autentica della campagna veneta, quella valorizzata un tempo dalla serenissima di alvise cornaro e lavorata con il sudore della fronte -fino a pochi decenni fa- dai nostri vecchi: pensavo proprio a questo, percorrendo assieme a ivano piovesan, presidente del consiglio di Quartiere prè, le cavedagne che costeggiano i campi del cosiddetto “parco delle rogge”, un lembo ancora intatto di paesaggio rurale, fuori della porta di casa, posto a cavallo dei comuni di Bassano, rosà e cartigliano. due splendide

Qui sopra una porzione del cosiddetto “parco delle rogge”, a nord della località Quattro strade in comune di rosà: si tratta di un vasto territorio (circa 2.500.000 metri quadrati) che conserva, immutata nel tempo, la sua autentica vocazione agricola. A destra l’incanto della roggia dolfina nel suo tratto bassanese (che ha origine nella frazione di san lazzaro). Pagina a fianco una chiusa sulla roggia Morosina, corso d’acqua che segna il confine tra i comuni di Bassano e rosà.

A fianco, da sinistra verso destra un ponticello a cavallo della roggia dolfina, immerso nel verde dell’agro bassanese; la roggia Bragon san Giovanni, lungo via capitello a rosà.

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ore trascorse riscoprendo, grazie alla passione della mia guida, le semplici meraviglie del contado ai piedi del Grappa. impossibile non tornare con la mente ai racconti di andrea Gastner, spesso ambientati in luoghi come questo,

oppure alle brillanti ricerche di antonio F. celotto, che alla promozione della nostra terra e dei suoi frutti ha dedicato la vita. un paradiso, la campagna veneta, dal retaggio culturale antico e prezioso, che il benessere diffuso



A destra Brandelli di campagna veneta nella parte settentrionale del “parco”. A centro pagina la chiesetta di san Giorgio, al confine tra cartigliano e Bassano. secondo alcuni studiosi, risale a qualche secolo prima dell’anno Mille. tuttavia viene citata per la prima volta, come bene degli ezzelini, solo nel 1262. di proprietà privata, è visitabile su richiesta. Sotto il profilo geologico del sottosuolo tra Bassano, cartigliano, tezze e Fontaniva: risulta evidente la notevole presenza di acqua mista a ghiaia.

del secondo Novecento ha irrimediabilmente compromesso; invasa da una città diffusa e confusa, profondamente ferita da un’urbanistica schizofrenica e spesso apportatrice di speculazioni edilizie caotiche e autolesionistiche, colpita a fondo dalla creazione di zone industriali squallide e prive di connessioni, la campagna veneta ha pagato con la morte il prezzo dello sviluppo. eppure... eppure qualche brandello di verde rurale esiste ancora, baluginante testimonianza di un passato nel quale il rapporto tra uomo e natura risultava decisamente più armonioso. Nonostante gli interessi in gioco (anche gli osservatori più sprovveduti ne percepiscono la consistenza) e le giuste esigenze di una viabilità europea (le nostre infrastrutture sono a livello di terzo mondo), bisogna provare con tutte le forze a preservare il “parco delle rogge”. uno sforzo in più per i nostri amministratori pubblici, sicuramente alle prese con mille problemi, un dovere morale nei confronti delle giovani generazioni.

il sottosuolo della pianura veneta racchiude un sistema idrico che, grazie alle caratteristiche di potabilità delle proprie acque, costituisce un patrimonio naturale di inestimabile valore. la sua produttività e consistenza sono ragguardevoli: dalla fascia pedemontana, dominio dell’acquifero indifferenziato, traggono alimentazione i corsi d’acqua di risorgiva e le falde artesiane della media e bassa pianura, estese fino alla costa e oltre. tale sistema, la cui presenza è stata sicuramente la premessa fondamentale per lo sviluppo socioeconomico dell’intera regione, viene da secoli intensamente sfruttato per usi potabili e agricoli e, in questi ultimi decenni, ha assunto notevole importanza anche nel campo industriale e artigianale. alcuni fattori, in parte naturali ma soprattutto legati all’attività umana, stanno ora introducendo in questo sistema profonde alterazioni che possono innescare gravi conseguenze per l’economia della zona e per l’equilibrio dell’ambiente. tratto da Salvaguardia del patrimonio idrico sotterraneo del Veneto: cause del depauperamento in atto e provvedimenti urgenti da adottare. relazione generale a cura di c.N.r. Gruppo Nazionale per la difesa dalle catastrofi idrogeologiche, autorità di Bacino, consorzio di Bonifica pedemontano Brenta. venezia, 2000.

Per conoscere il “parco” da vicino ivano piovesan - tel. 348 4919104 ivano.piovesan@alice.it

Andrea Minchio

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Sviluppo e qualità della vita i parchi, i giardini, gli orti botanici sono il lascito di appassionati lungimiranti, mecenati attenti e solerti amministratori del passato. riconosciuto unanimemente il valore degli spazi verdi per la qualità di vita urbana e periurbana, non pare tuttavia manchino problemi e difficoltà. e’ di fine luglio la denuncia a stampa del degrado di campo Marzo e dei Giardini salvi a vicenza. Migliore, invece, lo stato di parco Querini, oggetto di recenti lavori di miglioramento. passando al frangente pedemontano, interessante il caso dei Giardini Jacquard a schio: progettati dall’architetto francese a ingraziosire il centro industriale, avevano conosciuto varie difficoltà con la progressiva dismissione del polo produttivo. oggi, recuperati e ricollegati alle fabbri-

che storiche in chiave turistica, sono risorsa didattica e culturale. Quanto a Bassano, meriterebbe il Giardino Botanico parolini: la prevista apertura sud e il recupero delle tipicità botaniche varrebbero al suo rilancio. un recupero a parco di parte dell’area del vecchio ospedale varrebbe inoltre a risarcire i giardini della ferita di viale parolini restituendo verde alla città. a Bassano vi è infine il parco che non c’è ancora: quello delle rogge. previsto dalla vas (Valutazione Ambientale Strategica) e dal pat (Piano di Assetto del Territorio), se attraversato da una bretella rischierebbe di morire in culla. Finora la ragioni dello sviluppo sono corse contrapposte a quelle della qualità di vita e dell’ambiente. ora paiono invece chiamate a convivere proficuamente. Mario Baruchello - Italia Nostra



Luoghi di grande importanza strategica sin dal tempo degli antichi Veneti, vantano un passato ricco di storia...

IL RAPPORTO a cura di andrea Gastner testo di angelo chemin

cisMoM e priMolaNo terre di confine tra forti e castelli

Fotografie: candido Beraldin, daniela caenaro, angelo chemin, andrea e antonio Minchio, Franco vettorel

Crocevia imprescindibili per i traffici mercantili dall’Europa settentrionale e dal Primiero verso la pianura e Venezia, solo nella seconda metà del ’900 hanno perso la loro rilevanza.

A fianco e qui sotto il forte tombion, a nord dell’abitato di cismon, come appare oggi e in una fotografia d’epoca (prima della costruzione della ferrovia per trento). Pagina a fianco, in alto, da sinistra il forte della scala in un disegno del 1625 (oggi ne sopravvive qualche rudere all’altezza del terzo tornante sulla vecchia rotabile per arsiè). il forte tagliata nel 1917: formidabile opera di sbarramento italiana, controllava il confine tra valsugana, Feltrino e primiero.

Il passaggio della Storia nella gola tra le montagne 1127, 3 luglio: cismon figura nel documento di donazione del Monastero di santa croce di campese a san Benedetto po, dove sinteticamente i confini delle pertinenze sono: “dalla sommità dei monti che circondano la valle da cismon, e come scorre la Brenta, fino al ponte dell’abate ponzio (G.B. verci, Codice Diplomatico Eceliniano, venezia 1778).

Foto grande a centro pagina il covolo di Butistone, antica fortezza incavernata, si trova in una cavità carsica a 50 metri di altezza: è scavato nella roccia calcarea e ospita una sorgente perenne. situato nel punto più stretto della gola tra cismon e primolano, costituiva un nodo di sbarramento sulla strada da Bassano a trento (funzione delegata, dopo l’annessione del veneto all’italia, ai forti tagliata e tombion). Pagina a fianco, in basso alcune emblematiche immagini del forte tagliata ai giorni nostri.

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in realtà cismon esisteva ben prima: certamente in età romana imperiale, come testimoniano i reperti archeologici delle statuette di ercole e Mercurio al tombion e al pedancino nonché i reperti e i ruderi della rocchetta. Fin dal iii secolo d.c., ma forse anche prima, nella piana di Cismon i nuclei abitati appaiono due: il pedancino-tombion, a controllo delle chiuse del cismon e della Brenta, e quello nei pressi della

rocchetta, a controllo della stretta val Goccia (che si inerpica sull’ardosa-Grappa) e della via che porta a sud verso la pianura. e’ un importante nodo di comunicazione: giungendo da sud, attraverso la valle Solana (il canale di Brenta), si può proseguire per la montagna dell’ardosa-Grappa, per arsiè, Feltre e il bacino del cismon, come per primolano e Borgo (l’antica Ausugum) oppure per enego e, di qui, per l’altopiano



IL RAPPORTO

Sopra, da sinistra verso destra: la Madonna del pedancino in occasione delle Feste decennali e il santuario a lei dedicato presso le rive del cismon. la statua della vergine e il campanile della parrocchiale. A sinistra: i miracoli della Madonna del pedancino nelle tele della parrocchiale.

dei sette comuni attraverso una via “publica” (Piovega di sotto). un ulteriore quadrivio che replica il precedente snodo viario si ritrova, oltrepassata la chiusa fortificata del covolo di Butistone, a primolano. si tratta di importanti collegamenti tra la pianura veneta e il Nordeuropa, destinati al trasporto di ferro, rame, argento (dalle miniere del Fersina e del primiero) o al passaggio di greggi transumanti dai pascoli montani alla pianura; e, soprattutto di tanto legname. da quando? probabilmente “da sempre”: dalla preistoria dei cacciatori epigravettiani all’epoca dei reti e dei veneti antichi, dalla conquista romana delle alpi da parte di druso alle invasioni barbariche, dal Medioevo all’età moderna (con la presenza veneziana), fino a oggi. cismon si configura quindi come un posto di arrivo e di partenza in mezzo alle montagne. una leggenda

Qui sopra il centro ittico sperimentale della provincia di vicenza, in prossimità della confluenza del cismon nel Brenta. secondo la tradizione, nelle immediate vicinanze la Madonna del pedancino apparve a un pastorello. presso il santuario, inoltre, durante la Grande Guerra si trovava la stazione della teleferica per il Grappa. Sotto Nello stesso luogo, infine, era posto il ponte in legno, a campata unica, progettato da palladio per conto del nobile Giacomo angarano.

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racconta che “l’anno 799, altri vuole l’anno 813, il pontefice leone iii, recandosi al concilio di Magonza, passando per cismon” (d. Brotto, Storia del Canale di Brenta, 1879) si fermò a venerare la Madonna del pedancino. Nell’876, presso il capitello di primolano, si sarebbero inoltre fermati i soldati di carlo il Grosso. Nel 1002-1004, in occasione della lotta per il regno d’italia fra arduino marchese di ivrea e l’imperatore enrico ii, i passi e le chiuse montane del canale di Brenta (in particolare la “Gola di primolano”) si rivelarono strategici e temibili. la guerra si concluse quando gli imperiali, comandati dal cappellano elingero, oltrepassarono la chiusa del covolo e si accamparono poco al di fuori delle montagne, presumibilmente nell’ansa del Margnano. Questa è anche la data più antica che testimonia la presenza del

covolo, fortezza descritta pure nell’Itinerarium stadense: “solagna (Solanie); cismon (Sysmo); covalo (Covalle): là vi è un antro naturale nel monte e una città costruita nell’antro e nell’antro vi sono malfattori: passa con dei compagni!; Grigno (Grind); Borgo (Ausuge)”. Nel Xii secolo troviamo attestate due case ospitali: quella di san Marco del cismon, con una chiesa e un piccolo monastero (dipendente da santa croce di campese), e quella di san Bartolomeo di primolano; sebbene vicine, risultano separate dal passo del covolo! san Marco testimonia la presenza del monastero di santa croce sulla riva sinistra della Brenta presso il ponte del cismon, lungo la futura “strada regia postale”. anche gli ezzelini possedettero un loro punto di controllo: “una rocca sopra il paese di cismon fatta a modo di castello con alla sommità


una torre” (Regestum possessionum Communis Vincentie, 1262). Nei primi anni del Quattrocento venne edificata una nuova chiesa dedicata alla Madonna, dove si trova l’attuale parrocchiale, che gradualmente sostituì quella di san Marco. Negli stessi anni il capitello del pedancino divenne una piccola chiesa; la Madonna del pedancino non avrà però una vita semplice. l’episodio più noto è forse quello della disastrosa brentana del 18 agosto del 1748 che sconvolse tutto il paese. la statua della Madonna fu trasportata dalle onde impetuose della Brenta a sud di Nove alla Friola, dove si fermò “miracolosamente” per essere poi riportata in trionfo a cismon. il santuario, in seguitò, migrò nell’attuale chiesa parrocchiale, che ora riunisce i titoli di san Marco e di santa Maria. un altro luogo importante di cismon è il ponte al pedancino, passo obbligato per viandanti, mercanti, merci, animali... vi si riscuoteva un pedaggio che serviva alla sua manutenzione: nel settecento, per evitare la troppa discrezionalità da parte dei vari conduttori, venezia scolpì sulla pietra le tariffe ufficiali. Quando conduttore del ponte fu il nobil homo Giacomo angarano, questi incaricò andrea palladio di progettare una struttura che non venisse distrutta periodicamente dalle brentane: ne risultò uno dei primi ponti sospesi dell’architettura moderna. cismon e primolano furono teatro di aspre battaglie pure in epoca napoleonica, fra le truppe austriache e quelle francesi (7 settembre 1796), durante la terza Guerra di indipendenza, tra i soldati italiani guidati dal generale Giacomo Medici e gli asburgici (22 luglio 1866), e nella Grande Guerra.

le monete coniate dalla “repubblica rossa di cismon” nel 1920.

Sotto, da sinistra verso destra le caratteristiche contrade dei borghi di cismon e primolano. In basso, a destra una vaporiera transita, sbuffando, sul ponte in ferro a cavallo del cismon.

tra le particolarità di cismon va ricordato un pregevole esempio di archeologia industriale: si tratta di uno stabilimento costruito nel 1925 dalla Società Anonima Industrie Chimiche del Veneto e in seguito acquisito pure alla lancia di torino (1943). esistito nella sua integrità fino al giugno del 2000, è stato abbattuto all’epoca dell’amministrazione comunale Bavaresco (n.d.r.). a primolano, oltre all’abitato (che -come già detto- conserva numerose testimonianze della sua funzione di luogo di confine), notevole è l’opera di fortificazione della tagliata della scala e della Batteria Fontanelle. dell’antico castello della scala rimane un rudere nei pressi del primo tornante lungo la strada per Fastro. il maniero viene nominato per la prima volta nel 1260, ma è certamente più antico. Faceva parte di quel formidabile dispositivo

militare che, assieme al covolo di Butistone, alla Bastia di enego e al ponte sul cismon, controllava gli accessi al canale di Brenta, al Feltrino e alla bassa valsugana. Fu distrutto definitivamente con la costruzione della nuova strada nel 1850. a sostituirlo fu però edificata l’imponente tagliata della scala, un massiccio edificio quadrangolare, a cavaliere della via, che occupava da un lato all’altro la stretta.

LA REPuBBLICA DEI SOVIET DI CISMON il 1920 vede la nascita di quella che è anche conosciuta come “repubblica rossa di cismon”. e’ in realtà un’amministrazione socialista, come tante altre nate nel dopoguerra, che trova nelle istanze sociali una risposta alle condizioni di disagio postbelliche. i nuovi amministratori sono giovanissimi e appartengono alla classe operaia. tentano in ogni modo di alleviare le difficoltà della popolazione, rientrata dal profugato in sicilia e costretta in alloggi di fortuna. cercano pure di risolvere l’endemica piaga della mancanza di lavoro, creando un ufficio di collocamento, assegnando un sussidio giornaliero di disoccupazione e dando vita a un’azienda autonoma comunale di consumo. in agosto viene inaugurata la sezione socialista (con annesso spaccio di vino). per ovviare alla mancanza di contanti, dovuta alla forte inflazione, si decide inoltre di coniare gettoni con l’emblema della falce e martello, destinati a divenire moneta corrente anche al di fuori del circolo rosso di cismon. Nell’aprile del 1921 esplodono numerosi colpi di fucile contro la canonica (senza nessuna conseguenza per gli occupanti); un attentato del quale sono accusati tre giovani (uno è minorenne, gli altri sono consiglieri comunali). prontamente arrestati, sono condannati al confino. alle elezioni politiche dello stesso anno il neonato partito comunista ottiene a cismon una vistosa affermazione. Nel frattempo iniziano, anche nel paese della valbrenta, le incursioni fasciste: in giugno si registra la prima vittima. Nell’agosto del 1922 il sindaco Giuseppe Fiorese rassegna le dimissioni: l’esperienza socialista si conclude a causa dell’estrema litigiosità degli amministratori con l’opposizione e per l’incapacità di mantenere le promesse elettorali (anche in relazione al mancato sostegno economico da parte dello stato). l’ottobre dello stesso anno vede l’insediamento di un commissario prefettizio, che redige una dettagliata analisi della situazione cismonese e che traghetta il paese verso nuove elezioni comunali, in occasione delle quali viene eletto un sindaco di estrazione conservatrice. il testo è di daniela caenaro, autrice del volume Breve storia della Repubblica dei Soviet e di quello che successe l’anno dopo a Cismon, di prossima pubblicazione per i tipi di attilio Fraccaro editore.

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IL CENACOLO

Dal romanzo-verità di Vladimir Pozner

a cura di chiara Ferronato

“tolstoJ è Morto” CENT’ANNI FA

In collaborazione con Il Cenacolo Associazione Scrittori Bassanesi

Il 7 novembre del 1910, alle sei e cinque del mattino, lo scrittore Lev Nikolaevic Tolstoj, di professione “conte”, (come venne precisato nella cartella clinica che ne attestò il decesso), morì nella sperduta stazione ferroviaria di Astapovo nel distretto di Rjazan, non lontanissimo né da Mosca né da Tula, né quindi da Jasnaja Poljana, dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Morì nella casetta rossa del capostazione Ozolin che lo aveva accolto sei giorni prima, febbricitante e debolissimo, dal treno in sosta ad Astapovo. Perché Leone Tolstoj si trovasse là, in quelle condizioni, tra la nebbia e la pioggia sottile di un incipiente inverno, è presto detto: stava scappando da casa. Nella notte fra il 27 e il 28 ottobre, a ottantadue anni, l’autore di “Guerra e pace”, “Resurrezione”, “Anna Karenina”, “Sonata a Kreutzer” si era messo un colbacco in testa, aveva infilato - facendosi aiutare da sua figlia Tania - qualche libro e qualche indumento in un borsone e aveva lasciato la sua camera, la sua poltrona, la sua scrivania, il suo cavallo, ma, soprattutto, lei, Sof’ja Andreevna: sua moglie. Erano sposati da quarantotto anni. Durante i pochi giorni della malattia, durante la lucida agonia delle ultime ore, Leone Tolstoj coltivò - oltre al progetto di scrivere un libro di “memorie filosofiche” - un unico terrore: che “lei” lo rintracciasse e gli comparisse davanti. Cosa che l’indomabile Sof’ja fece. Ma le fu proibito di avvicinarsi a suo marito. Si installò in un vagone, su un binario morto, comprendendo forse, alla fine, che il loro matrimonio era morto da tempo. Le fu permesso di vederlo nel momento estremo: lui non la riconobbe. A Sof’ja, Leone Tolstoj aveva dato tredici figli. A Leone Tolstoj, Sof’ja aveva dato un amore di catene. Sempre di prigione si tratta. Il libro di Vladimir Pozner, scritto nel 1935, con ironia, verità e audace ricostruzione di soluzioni letterarie modernissime, ce ne dà la misura. Chiara Ferronato

Sopra lev Nikolaevic tolstoj (Jasnaja poljana, 1828 - astapovo, 1910) in un ritratto del pittore ivan Nikolaevic Kramskoj del 1873.

Lei tolstoj è a letto nella casa del capostazione. Grandi ghirlande floreali, con foglie e steli intrecciati, decorano la tappezzeria della camera. Ha la febbre. il mondo intero ignora dove si nasconda. e se lei lo scoprisse? sua figlia, aleksandra l’vovna, telegrafa a certkov, vecchio amico di famiglia: «temperatura 39,8°. teme che lei arrivi». Ma come potrebbe, lei, scoprirlo, dal momento che i giornali ancora tacciono? Nel corso della notte, aleksandra l’vovna informa il fratello sergej, a Mosca: «situazione grave. porta qui immediatamente il dottor Nikitin. Non voleva tenere all’oscuro te e sorella, ma teme l’arrivo degli altri». la notte passa. sempre la medesima ossessione. «la principale preoccupazione di papà: è terrorizzato all’idea di un

Sopra tolstoj con la figlia tat’jana nel 1902. Sotto piotr Konchalovsky, La finestra del poeta, 1935. Mosca, Galleria statale tret’jakovskaja.

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possibile arrivo della malata. prendete tutte le misure opportune, altrimenti la malattia può avere un esito fatale. papà ti prega di restare accanto alla malata, di aver cura di lei, di trattenerla. e’ indispensabile calma assoluta. aleksandra». ciò nonostante, il viceresponsabile del servizio di manutenzione della linea ferroviaria rjazan’ural, derjanskij-dektërev, avverte i responsabili dei servizi di scorrimento e trazione del materiale rotabile: «a seguito di una richiesta straordinaria, un treno speciale, composto da un vagone di prima classe e da uno di terza, parte oggi da Mosca per raggiungere astapovo via Gorbacëvo. Garantite una locomotiva e il personale necessario, e fissate la tabella di marcia tra Gorbacëvo e volovo. velocità massima 50 verste all’ora, fermatevi solamente in caso di emergenze tecniche».

Gli impiegati si danno da fare con le tabelle orarie. partenza da Gorbacëvo il 2 novembre, alle 18.00: pletnevo 18.11, Baburino 18.51, ogarëvo 19.21... arrivo previsto ad astapovo alle 23.44. «la parola russa», il quotidiano meglio informato, telegrafa all’inviato che da un momento all’altro arriverà sul posto: «la contessa è partita per astapovo con treno speciale». Vita familiare «vent’anni or sono, quando ero giovane e felice, ho cominciato a scrivere questo libro, l’intera storia del mio amore per lëvoka. Non c’è quasi nient’altro che amore, qui dentro. e adesso, a vent’anni di distanza, passo la notte da sola a rileggerlo e a piangere sul mio amore perduto. per la prima volta in assoluto lëvoka è fuggito da me ed è andato a dormire nel suo studio. abbiamo litigato per dei


motivi futili: io l’ho attaccato perché non si occupa dei figli, non mi aiuta ad accudire ilusa che è malato e a cucire le giacche. Ma non è questione di giacche: il vero problema è il suo progressivo raffreddamento nei miei confronti e nei confronti dei figli. oggi ha proclamato che il progetto che accarezza con maggior piacere è quello di abbandonare la famiglia. Neanche sul letto di morte potrò dimenticare questa sua schietta dichiarazione che mi ha trafitto il cuore. supplico dio di mandarmi la morte, perché è atroce per me vivere senza il suo amore: l’ho sentito distintamente nel preciso istante in cui questo amore mi è stato tolto. Non posso dimostrargli quanto lo amo, con la stessa intensità, da vent’anni. per me è un’umiliazione, per lui una seccatura. e’ imbevuto di cristianesimo e di idee di perfezionamento morale. e io ne sono gelosa...». (sof’ja a. tolstaja, Diari, 26/vii/1882)

«sono andato a funghi. Mia moglie non mi ha seguito, se n’è andata in un’altra direzione senza sapere nemmeno lei bene dove, solo per non seguire me - la nostra vita è tutta così». (lev N. tolstoj, Diari, 7/iX/1884)

Testamento «il mio testamento potrebbe suonare più o meno così (finché non ne avrò scritto un altro, attenetevi pertanto a quanto segue): seppellitemi là dove sarò morto, nel cimitero più modesto, se ciò accadrà in una città, e nella bara più a buon mercato, come si farebbe per un mendicante. Niente fiori, né corone, nessun discorso commemorativo. se possibile, fate a meno di sacerdoti e di preghiere. tuttavia, se la cosa dovesse riuscire sgradita a chi si occuperà della mia sepoltura, si faccia pure com’è costume e si osservino i riti esteriori, ma nel modo più semplice e più econo-

mico possibile; non date notizia della mia morte sui giornali e astenetevi dal pubblicare necrologi». (lev N. tolstoj, Diari, 27/iii/1895)

Il parere della moglie «ecco perché non condivido le idee di mio marito: perché non è né sincero né in buona fede. tutto quel che scrive è inventato di sana pianta, costruito a tavolino, tirato per i capelli, e poggia su presupposti sbagliati. Ma quel che è peggio è che da ogni pagina traspare la vanità, la sete mai sopita di gloria, il desiderio invincibile di diventare sempre più popolare». (sof’ja a. tolstaja, Diari, 26/i/1895)

La fuga «sono andato a letto alle undici e mezzo e ho dormito fino alle tre. Mi sono svegliato e ho sentito, come le notti precedenti, dei passi e un rumore di porte che si aprivano. le altre notti non avevo prestato attenzione alla porta, ma questa volta, gettando un’occhiata, ho intravisto, attraverso le fessure, una luce viva, dopodiché ho sentito un fruscio. e’ sof’ja andreevna che probabilmente cerca qualcosa e sbircia fra le mie carte. ieri aveva preteso, e ottenuto, che io non chiudessi la porta. tutt’e due le porte di camera sua sono aperte, cosicché lei può spiare e sorvegliare ogni mio gesto e ogni mia parola... ecco, di nuovo un rumore di passi, poi una porta che viene aperta con circospezione: è lei che sta entrando. tutto ciò ha suscitato in me, non saprei dire bene perché, un disgusto incontrollabile e un moto di indignazione. volevo addormentarmi, ma è stato impossibile. Mi sono girato e rigirato nel letto per quasi un’ora, poi ho acceso la candela e mi sono messo seduto. la porta a quel punto si apre, sof’ja andreevna entra, mi chiede se

sto bene e si dice sorpresa per via della luce che ha visto filtrare da sotto la mia porta. il disgusto e l’indignazione aumentano. Mi manca il respiro. conto i battiti: 97. Non riesco a restare a letto, ed ecco che, di colpo, prendo la decisione definitiva: andare via. le scrivo una lettera, comincio a mettere da parte quel che mi occorre, in modo tale da non dover procrastinare oltre la partenza. sveglio dusan, poi sasa; mi aiutano a fare i bagagli. tremo al solo pensiero che lei possa sentirci: l’immediata reazione sarebbe una crisi di nervi, e in tal caso non riusciremmo più a partire. alle sei è quasi tutto pronto, per cui mi avvio verso la stalla per dare l’ordine di attaccare i cavalli. intanto dusan, sasa e varja finiscono di fare i bagagli. Fuori buio pesto: vado a tentoni lungo il vialetto, perdo l’orientamento, finisco nel boschetto, mi pungo, vado a sbattere contro gli alberi, cado, perdo il colbacco e non riesco più a ritrovarlo, mi rimetto a fatica sul sentiero, torno verso casa, prendo un altro colbacco e infine, con una lanterna in mano, raggiungo la stalla e do finalmente l’ordine di attaccare i cavalli. arrivano sasa, dusan, varja. tremo al pensiero di essere inseguito, ma ecco che finalmente partiamo. stiamo fermi un’ora a scëkino, e io continuo a temere che lei compaia da un istante all’altro. ecco: abbiamo preso posto nel vagone, siamo partiti. la paura scompare e in me si fa strada una grande pietà per lei - ma neppure l’ombra di un dubbio: ho fatto esattamente quello che dovevo fare. e’ anche possibile che abbia torto a giustificarmi, ma ho l’impressione di aver salvato, se non lev Nikolaevic, almeno quel poco di me stesso che ancora esiste in me».

IL CENACOLO

Sopra, dall’alto verso il basso arkadi plastov, Mietitura, 1945. Mosca, Galleria statale tret’jakovskaja. tatjana Jablonskaja, Fiori di carta, 1967. Mosca, Galleria statale tret’jakovskaja.

Lo scrittore Lev Nicolaevic Tolstoj sarà ricordato al “Cenacolo degli scrittori bassanesi” venerdì 17 settembre, alle ore 18, nella sede “Galleria Incontri Scrimin” via Vendramini, 46, a Bassano. La cantante Natascia Costantini, accompagnata al pianoforte dalla professoressa Barbara Fasoli, interpreterà romanze russe di fine ’800, spaziando da Glinka a Ciaikovskij.

(lev N. tolstoj, Diari, 28/X/1910)

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Anche lo sport italiano non fa eccezione...

OBIETTIVO SPORT

uN paese di iNdividualisti

a cura di Francesco Fontana

Siamo più portati a esprimere il nostro talento nelle discipline individuali e fatichiamo a organizzare il lavoro di gruppo. in occasione dei recenti campionati europei di nuoto in ungheria mi sono entusiasmato -e in parte meravigliato- per la serie di successi ottenuti dagli atleti azzurri nelle varie discipline. l’italia non dispone certo di un numero elevato di praticanti dediti alle specialità natatorie (soprattutto se il dato si riferisce alla popolazione complessiva del paese). Quasi un assurdo, se si pensa alla posizione geografica e climatica della nostra nazione, posta proprio al centro del Mediterraneo. l’esigua quota di nuotatori può essere giustificata in realtà dalla endemica carenza di strutture rispetto ad altre nazioni mitteleuropee; solo recentemente in molte città italiane (Bassano fa eccezione, con la storica piscina di luigi agnolin e ausilio Basso e ora con i modernissimi impianti comunali di aquapolis) ci si sta attrezzando più o meno adeguatamente. risulta emblematico l’impegno, in termini chilometrici ed economici, profuso dai familiari di molti atleti per consentire lo svolgimento degli allenamenti ai propri figli. la concorrenza di altri sport, di squadra e individuali (il calcio su tutti), erode inoltre un’ulteriore fetta di possibili adepti. evidentemente la Fin (Federazione italiana Nuoto) si avvale di un’organizzazione di notevole spessore, tanto alla base quanto ai vertici, per supportare e giustificare risultati così lusinghieri e significativi. detto questo, mi solletica una

riflessione di ordine socio-culturale, quasi una provocazione (anche alla luce dell’esito finale agli ultimi Mondiali di calcio). Noi italiani siamo forse più portati a esprimere il nostro talento nelle discipline individuali e fatichiamo a organizzare il lavoro di gruppo. pensiamo al motociclismo, alla scherma, alle arti marziali, al ciclismo, al tennis, allo sci, alle discipline fluviali e a molto altro ancora. tuttavia sembrano esistere debite eccezioni, nelle quali i colori nazionali hanno brillato: pallavolo, pallanuoto (maschile e femminile), basket e rugby. se analizziamo nel dettaglio queste discipline, a prescindere dai ruoli specifici, osserviamo tuttavia che in ognuna di esse la filosofia di base del gioco comporta la necessità di un’assoluta collaborazione e sostegno da parte del compagno. vediamo per esempio un aspetto tattico, che negli ultimi anni ha modificato il gioco di squadra: il pressing, finalizzato al recupero della palla o all’inibizione delle iniziative avversarie, comporta la

A sinistra la spagna di andrés iniesta e compagni, vincitrice ai recenti Mondiali in sudafrica: è l’immagine emblematica di un formidabile e trionfante spirito di gruppo.

rivoluzione del concetto tradizionale dei ruoli fissi. si tratta di un salto di qualità, fisico e soprattutto mentale, che richiede un nuovo approccio nella formazione tecnica del giocatore. un lavoro che, partendo dal reclutamento di base nei settori giovanili, giunga a creare atleti duttili e dallo spirito più collaborativo. un simile orientamento culturale può portare anche in italia a superare, nel medio e lungo termine, quella filosofia individualistica che paga egregiamente in tante discipline -come abbiamo visto- ma preclude risultati duraturi e consistenti in altre. l’assunzione della responsabilità individuale non è certo un delitto: quando si lotta a certi livelli si è sempre soli contro gli altri, con le proprie paure e limiti. un’ultima considerazione. indubbiamente la scuola italiana non favorisce l’approccio all’attività sportiva (come avviene in altri paesi). un peccato, perché questo preclude grandi opportunità e il superamento dei limiti imposti da un lascito feudale...

Sopra alberto tomba (la “Bomba”), oro olimpico in slalom gigante a calgary (canada) nel 1988. con cinquanta vittorie in coppa del Mondo, è il terzo sciatore di tutti i tempi dopo ingemar stenmark e Hermann Maier. Sotto, dall’alto verso il basso Giacomo agostini (“ago”), con 15 titoli mondiali, è stato il più grande campione motociclistico di sempre. adriano panatta: vincitore della coppa davis nel 1976, è stato l’unico a sconfiggere Björn Borg agli open di Francia (nel 1973 e nel 1976).

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Un invito a valorizzare la memoria di un luogo storico di grande rilievo, colonna d’onore dell’università della Rosa

PRAECIPuA testo di Gabriele Farronato

i seGreti del croseroN estremo confine a monte di rosà

Fotografie: Bassano News

Lo studioso del territorio Gabriele Farronato ci offre un appassionante saggio su un monumento particolare. E sollecita esperti e ricercatori ad approfondirne la conoscenza...

Qui sopra la croce in località Croseron, nella mappa eseguita l’8 aprile 1682 dal perito Girolamo tomasoni. Bassano, Museo civico. A fianco alcune immagini, d’assieme e in dettaglio, della colonna così come si presenta oggi, al bivio tra via croceron e via Marzabotto.

i toponimi Croceron e Capitel Vecchio si riferiscono a un luogo storico di grande rilievo: un sito che, per l’alta valenza dei nessi con le nostre radici, richiederebbe ulteriori studi e ricerche da parte degli esperti. la colonna del Croceron non rappresenta infatti solo la memoria di una scaramuccia napoleonica, ma indica invece il punto esatto nel quale rosà, nel 1794, ha inteso ricordare la preesistenza di una croce o di un antico capitello. si tratta di un monumento molto importante, tale da richiedere un’adeguata tutela da parte dei comuni di Bassano, cassola e rosà. al Croceron finisce il tracciato della Via Nova, la strada che venne realizzata nel corso del Xiii secolo e che, partendo dal castello di Bassano, si agganciò alla vecchia centuriazione romana.

Sotto agostino Brotto pastega, I bassanesi giurano fedeltà a Vicenza davanti alla porta del castello nel 1175, tempera veneziana, 1998. Bassano, collezione Bonotto.

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Questa località è legata a rilevanti avvenimenti storici, tra i quali -per esempio- la pace di Fontaniva del 1147: con tale accordo il comitato di treviso perdeva il controllo di una vasta area, corrispondente ai territori degli attuali comuni di Bassano, cartigliano, tezze, rosà, rossano, pove, solagna e cismon e al cittadellese (Mussolente e romano fecero invece parte dell’asolano sino al 1806). un evento al quale treviso rispose gettando le basi per l’edificazione di castelfranco: la pieve nuova è documentata nella bolla papale del 1152. a sua volta vicenza oltrepassò il Brenta impossessandosi di Bassano, che divenne così il centro operativo più importante della zona. Nel 1161 il vescovo di Belluno ottenne dall’imperatore Federico

iii Hohenstaufen (il Barbarossa) il passo di barca di san Bortolo (cioè il guado sul Brenta presso l’attuale sede dell’istituto agrario parolini, prospiciente le pievi di san Biagio e sant’eusebio) e l’attuale comune di Mussolente. vicenza vide in tali fatti un’evoluzione negativa e corse ai ripari. Nel 1175 impose un giuramento di fedeltà a tutti i bassanesi: il progetto delle mura della prima cerchia nacque in quel momento, assieme alla nuova viabilità che modificò l’assetto territoriale. vicenza fece dunque crescere Bassano, secondo una visione espansionistica, in un’area dove gli ezzelini stavano imponendosi come famiglia guida. la nuova città aveva confini ben limitati ed era ancorata al ponte. ormai il Margnano del 998 era già un ricordo, perché Bassano


prese il sopravvento. verso est nacquero due nuove strade: la prima, in direzione di asolo, passava per la piazzetta di san zeno (ora zaine) e la futura porta delle Grazie. la seconda, la cosiddetta Cal Trevisana, proseguiva per villaraspa fino ad attraversare sacro cuore di romano, sopra loria, passando a monte di castelfranco. in direzione sud si trovava -come abbiamo già detto- la Via Nova, che aveva declassato le più antiche strade della Calpellina (da Bassano per san pietro di rosà) e della Cal d’Onara, che collegava i mercati di onara e di santa Felicita con la valsugana. verso monte la presenza di san Bortolo, appartenente a Belluno, impediva ulteriori progetti. la viabilità rimaneva quindi invariata, consistendo in una strada rasente il Brenta. il grosso del traffico passava per la via del Fossà, che segnava l’attuale confine tra Bassano e romano. con il passare del tempo, anche a causa delle lotte tra l’università della rosa (l’insieme dei comuni rurali a sud di Bassano, esclusi cartigliano, rossano e cassola) e il comune di Bassano, il Croceron rappresentò un limite “invalicabile”, ma pure il confine di tre parrocchie: quelle di rosà, san zeno di cassola e Bassano. la mappa n. 51, datata 8 aprile 1682 (conservata nel Museo di Bassano e qui riprodotta), venne disegnata da Girolamo tomasoni di Bassano, un perito che produsse parte delle mappe del catasto asolano del 1717. venne realizzata su richiesta degli uomini del Comun di Rosà per tutelare il loro territorio. sul verso della mappa si legge: “1682. Rosà contro Ca’ Zanardi. Dissegno per la strada del Crosaron che voleva serrar, n. 3”. vale a dire che allora la croce dava fastidio alla vicina villa degli zanardi, oggi occupata da un distributore di carburante. Nella mappa si nota la presenza dell’osteria del Crosaron e dell’intreccio di strade. proprio all’incrocio si nota una croce nel luogo del capitel vecchio.

PRAECIPuA A fianco così il pittore Gianni chiminazzo ha rappresentato la colonna del Croseron. all’artista rosatese sarà dedicata una personale, in programma a Bassano (palazzo Bonaguro) dal 29 gennaio al 6 marzo 2011.

Sotto, da sinistra verso destra secondo la tradizione orale, Napoleone, qui rappresentato in un piatto di ceramica della collezione cecchetto di Nove, prima di sostare alla locanda dei “Bertin” (dove ora si trova una stazione di carburanti), abbeverò il suo cavallo nei pressi della colonna. il tracciato della Via Nova, ben visibile nella Carta topografica di Bassano e del suo territorio realizzata da Giuseppe Marini nel 1833. Bassano, Museo civico.

tale croce ricorda l’usanza romana di porre, all’altezza dei punti nevralgici, edicole sacre al dio Termine (onde evitare che qualcuno occupasse abusivamente suolo pubblico). la continua attenzione dell’università della rosa portò a un gesto d’orgoglio, la posa nel 1794 di una colonna con le seguenti caratteristiche, descritte da Fiorenzo cuman nel 1987: «una croce in ferro battuto (m. 1,21x0,80) infissa sopra una colonna di marmo (m. 3x0,45 di diametro) che poggia su un basamento in pietra (m. 2x0,68 x0,68). sulla sommità della colonna, nella pietra quadrangolare si leggono queste parole: ereXit aNNo 1794 rosatae. il basamento reca due iscrizioni: per padova a cittadella (lato sinistro), per veNezia a castel M.viii (dietro)».

Croseron significa grande incrocio (diverso da Crosera o Crosara, che indicano il nodo stradale dei paesi e Crocetta o Crosetta che designano un crocevia minore). Non è dispregiativo, anzi. infatti si tratta dell’incrocio principale dell’agro bassanese, l’estremo confine settentrionale del territorio di rosà, accettato dai bassanesi.

Qui sotto il sindaco di cassola, silvia pasinato, ha assicurato che entro l’autunno l’amministrazione comunale di cassola provvederà a trasferire in altra sede l’ingombrante cartellone pubblicitario, ora accostato alla colonna del Croseron. sono inoltre previsti interventi di pulizia, manutenzione e valorizzazione del sito.

ritengo utile approfondire le ricerche sulla complessa storia dei contenziosi legati al territorio, vicende nelle quali la parte contadina ha dovuto molto spesso cedere. episodi che potrebbero venire adeguatamente sviluppati dagli studiosi impegnati della storia di Bassano e di rosà. un invito che lancio ad appassionati ed esperti, nella speranza venga accolto quanto prima. 45


Ecco in anteprima alcuni pezzi della nuova collezione “Sonia”, garbata reinterpretazione di uno stile tradizionale

GRANDI TRADIzIONI testo di andrea Minchio e andrea Gastner

MoBiliFicio MocelliN il buon gusto che scaccia la crisi

Fotografie: andrea Minchio

Si tratta di mobili concepiti non solo per le destinazioni convenzionali dell’azienda di Romano d’Ezzelino (ville, casali, rustici...), ma anche per appartamenti, monolocali e case di città.

In queste pagine Bassano News è riuscito a “rubare” alcune primizie della nuova collezione “sonia”: solo alcuni dei tanti pezzi di una linea davvero raffinata e innovativa. al termine della fiera “abitare il tempo” (verona, 16-20 settembre), sarà possibile conoscere tutte le nuove proposte presso la sede del mobilificio a romano d’ezzelino.

“siamo convinti -ci spiegano quasi a una voce i fratelli Nadir, luca, enrico e simone Mocellin, soci del mobilificio di famigliache solo con gli strumenti tradizionali dell’italianità sia possibile fronteggiare gli attuali tempi di crisi. lungi dall’essere ormai alle nostre spalle, nonostante le dichiarazioni rassicuranti di certi economisti, l’emergenza non è purtroppo ancora passata. Non dobbiamo però fermarci a piangere, ma reagire affilando le armi e sfoderando le virtù per le quali siamo apprezzati nel mondo: estro, maestria e buon gusto. un atteggiamento positivo, che consenta di guardare al futuro con maggiore fiducia, adottato pure dal nostro mobilificio”.

MOBILIFICIO MOCELLIN 36060 - spin di romano d’ezzelino via spin, 77 - s. p. 248 asolo-Bassano tel. 0424 30846 - 0424 393021 Fax 0424 37597 mocellin.mobili@tin.it info@mobilitirolesi.it www.mobilitirolesi.it Showroom asiago (vi), corso iv Novembre, 24 Falcade (Bl), corso roma, 115 Presenti ad ABITARE IL TEMPO Giornate Internazionali dell’Arredo Verona, 16 - 20 settembre 2010

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i nostri interlocutori non hanno esitazioni, nemmeno quando ci spiegano la logica secondo la quale è stata concepita la nuovissima collezione “sonia”. un’accurata selezione di mobili alla cui decorazione ha lavorato, con il talento che le è proprio, pure la designer bassanese licia viero. “il nostro mobilificio -continuano i Mocellin- vanta una tradizione blasonata nel cosiddetto arredamento montano; una specialità nella quale siamo da tempo un solido punto di riferimento nel territorio nazionale. la nuova collezione parte da questo dato, che è inconfutabile. Ma, conservando l’essenza di uno stile sempre ben caratterizzato (che ci ha regalato grandi soddisfazioni),

ne reinterpreta con delicatezza forme e colori. i contorni si ammorbidiscono, le tinte sfumano dolcemente nelle tonalità pastello. armoniosi disegni floreali si sovrappongono a leggere campiture, a loro volta alternate alle superfici naturali del legno. realizzati seguendo antiche tecniche e interamente laccati a mano, questi mobili sono concepiti per un arredamento molto versatile e si adattano a svariate situazioni. Non abbiamo infatti pensato, con la nuova linea, solo alle destinazioni tradizionali della nostra clientela (quali ville, casali, rustici...), ma anche ad ambiti più raccolti e universali: appartamenti, monolocali, case e abitazioni cittadine”.


GRANDI TRADIzIONI

Sotto il particolare del capitello e della parte sommitale di una splendida colonna tortile in legno massiccio, che ben evidenzia la grande professionalità dei Mocellin. i mobilieri provengono da una lunga e blasonata storia aziendale, con un’importante specializzazione nello stile montano.

a latere di armadi, tavoli, sedie, letti, comò e comodini, la collezione “sonia” offre diverse opportunità pure in materia di complementi d’arredo: porte, scale, soffitti decorati, pannelli, balconi, testiere... tutti pezzi reinterpretati secondo una nuova raffinata filosofia. Non a caso l’azienda di romano d’ezzelino sarà presente con un proprio stand alla 25a edizione di “abitare il tempo” dal 16 al 20 settembre a verona. si tratta della fiera più esclusiva per l’arredamento d’interni, che riunisce tutte le categorie merceologiche al più alto livello, facendo coesistere perfettamente tradizione e avanguardia, classico e contemporaneo. 47



Festeggiamo con Listrop Viaggi il 2011!

AGENzIA VIAGGI

capodaNNo iN tHailaNdia

testo di paolo trevisan Fotografie: archivio listrop

Per molti secoli questo Paese è stato un importante crocevia culturale, come testimoniano lo splendore di numerosi siti monumentali e l’inestimabile patrimonio di opere d’arte.

A fianco e qui sotto due suggestive immagini del Wat phra Keo, conosciuto anche come “tempio del Buddha di smeraldo”: è considerato il principale monumento religioso della thailandia.

la thailandia, antico regno del siam, è una penisola situata nella parte meridionale dell’asia orientale. Ha una forma allungata, che ricorda vagamente la proboscide di un elefante, e viene geograficamente divisa in quattro regioni: nordorientale, settentrionale, centrale e meridionale. si estende su una superficie di oltre mezzo milione di chilometri quadrati (più di una volta e mezza l’italia). il paese confina a nord e a ovest con il Myanmar (così si chiama oggi la Birmania), a est con il laos, la cambogia e il golfo del siam; la parte centrale si allunga invece tra il Mar delle andamane e il golfo di thailandia, mentre l’estremità meridionale si tocca con la Malesia. Monarchia costituzionale, conta una popolazione di circa 64

milioni di abitanti, prevalentemente di etnia thai (85%), con minoranze cinesi (8%), malesi (4%), khmer e altre ancora. la religione più diffusa è quella buddista (viene professata dal 95% degli abitanti in oltre trentamila templi). la thailandia ha una storia lunga e ricca di fascino: per molti secoli, infatti, il paese è stato un importante crocevia culturale, come testimoniano del resto lo sfarzo e lo splendore di numerosi siti monumentali e l’inestimabile patrimonio di opere d’arte. Bangkok, la capitale, è situata sulle rive del fiume chao phraya (il più grande dello stato, assieme al Mekong), la cui fertile valle, disseminata di coltivazioni di riso, rappresenta ancora oggi

A sinistra il palazzo reale a Bangkok. Bhumibol adulyadej (Rama IX) è l’attuale sovrano della thailandia ed è salito al trono nel 1946. il suo regno è il più lungo della storia del paese.

un primario asse commerciale. Negli ultimi decenni Bangkok ha conosciuto un rapido sviluppo industriale, rivelandosi una delle città economicamente più dinamiche del sud-est asiatico. l’intenzione dei suoi abitanti è quella di contrapporsi, quale competitivo centro regionale, a singapore e Hong Kong. e’ anche una delle destinazioni più amate del turismo internazionale, il sogno (realizzabile) di molti viaggiatori... 49


AGENzIA VIAGGI A fianco il sacro tempio di Wat phra singh a chiang Mai: risale al 1345. Sotto, dall’alto verso il basso il fascino e lo splendore del complesso del Wat phra Keo a Bangkok, in una foto notturna tramonto sul chao phraya, il fiume che bagna Bangkok e che è l’asse di trasporto e commercio più importante del paese.

Tutto il viaggio, giorno per giorno CAPODANNO IN THAILANDIA Dal 26 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011 (12 giorni)

Sotto, dall’alto verso il basso il paesaggio montano nei pressi di Mae sai, al confine con la Birmania. una ragazza della tribù “padang”.

Domenica 26 dicembre 2010 Venezia - Francoforte in mattinata ritrovo dei partecipanti, sistemazione in pullman e trasferimento all’aeroporto di venezia/Marco polo. imbarco per Francoforte, arrivo e proseguimento con volo lufthansa per la thailandia. pasti e pernottamento a bordo. Lunedì 27 dicembre 2010 Bangkok arrivo nel primo pomeriggio all’aeroporto di Bangkok. incontro con la guida locale e trasferimento in hotel, sistemazione nelle camere riservate. tempo libero per relax. cena e pernottamento in hotel. Martedì 28 dicembre 2010 Bangkok prima colazione e pernottamento in hotel. pranzo in ristorante. 50

intera giornata dedicata alla visita dei luoghi più suggestivi di questa splendida città: il complesso del palazzo reale, il Wat phra Keo detto “il tempio del Buddha di smeraldo”, il Wat po, il più antico tempio di Bangkok e il più grande monastero della thailandia. Nel pomeriggio trasferimento a siam square per visitare il bellissimo centro commerciale siam paragon. cena in un ristorante tipico. Mercoledì 29 dicembre 2010 Bangkok prima colazione, cena e pernottamento in hotel. escursione per l’intera giornata. partenza per il mercato galleggiante di damnoern saduak, a circa 80 chilometri da Bangkok. durante il percorso sosta per visitare il Nakhon pathos con il phra pathos chedi, il più alto monumento buddista del mondo. pranzo in ristorante. Nel pomeriggio visita del Giardino delle rose, dove si potrà assistere a spettacoli di danza tradizionali in un parco naturale di straordinaria bellezza.

rientro in serata a Bangkok, cena e pernottamento. Giovedì 30 dicembre 2010 Chiang Mai - Mae Hong Son prima colazione, trasferimento in aeroporto e partenza con volo di linea per chiang Mai. arrivo e proseguimento per Mae Hong son attraversando uno splendido panorama di montagne e foreste. durante il percorso si visitano le coltivazioni di orchidee e le magnifiche grotte di tham lot, dove la natura ha compiuto un vero prodigio. un torrente scorre infatti al loro interno ed è navigabile a bordo di piccole e rudimentali chiatte di bambolo, che scivolano silenziose nel buio assoluto della grotta. pranzo in ristorante. Nel pomeriggio si prosegue con la visita degli insediamenti delle minoranze etniche, che abitano sulle dorsali delle montagne di pai. arrivo nell’isolata cittadina di Mae Hong son sperduta tra verdissime vallate. sistemazione in hotel, cena e pernottamento.


Venerdì 31 dicembre 2010 Mae Hong Son prima colazione e pernottamento in hotel. pranzo in ristorante. escursione dell’intera giornata. a bordo di una motolancia si naviga il fiume pai per visitare la famosa tribù dei “padang”, meglio conosciuta come la tribù delle ragazze dal collo lungo a giraffa. al termine si prosegue per la visita della tribù rak thai. rientro nel tardo pomeriggio. cenone di fine d’anno in hotel. Sabato 1 gennaio 2011 Mae Hong Son - Chiang Mai prima colazione in hotel. Mattinata dedicata alla visita ad alcuni templi importanti della città di Mae Hong son, come il Wat phra, thad doi Kong Moo. al termine trasferimento in aeroporto e partenza per chiang Mai. arrivo e pranzo in ristorante. Nel pomeriggio visita dei sacri templi della città di chang Mai: il Wat phra singh, datato 1345, è il più famoso tempio della città; il Wat suan doak del Xiv sec. in serata sistemazione in hotel. cena caratteristica “Kantoke” allietata da uno spettacolo con performance di esponenti delle diverse tribù del Nord della thailandia. Domenica 2 gennaio 2011 Chiang Mai prima colazione e pernottamento in hotel. pranzo in ristorante. intera giornata dedicata alla visita della città, in particolare al pra thard doi suthep, principale tempio del Nord eretto su una collina, dal quale si gode un magnifico panorama della città. al termine proseguimento per Bo sang e san Kam phaeng per visitare le più famose fabbriche locali, come la fabbrica degli ombrelli di carta di riso; gli artigiani che intarsiano il legno e altri che effettuano la lavorazione dell’argento e delle lacche. per ultimo si visita una fabbrica di gemme preziose e di gioielli. cena in ristorante. al termine possibilità di visitare il celebre “night bazar”.

AGENzIA VIAGGI In questa pagina un caleidoscopio di immagini e colori che aiutano a comprendere cultura, costumi e luoghi della civiltà thailandese.

CAPODANNO IN THAILANDIA Dal 26 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011 quota individuale di partecipazione: € 2,995,00 Polizza annullamento viaggio (obbligatoria): € 45,00

Lunedì 3 gennaio 2011 Than ton - Chiang Rai prima colazione in hotel. partenza per il villaggio del gruppo etnico palong, riconosciuto dall’abitudine notevole delle loro donne di usare il colore rosso negli indumenti, una giacca blu dal colletto rosso e vasti ornamenti d’argento. arrivo al villaggio di than ton sul fiume Mekong per il pranzo. Nel pomeriggio a bordo di una motolancia si navigherà il fiume fino a chiang rai, con soste per visitare le tribù di montagna. arrivo a chiang rai, sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

d’oro”. sosta nella cittadina di Mae sai, al confine con la Birmania, per la visita del mercato, dove si possono acquistare monili d’argento e prodotti dell’artigianato locale e birmano. rientro a chiang rai in serata.

Martedì 4 gennaio 2011 Chiang Rai prima colazione, cena e pernottamento in hotel. pranzo lungo il percorso. escursione per l’intera giornata. al mattino sosta a Mae cha per visitare le tribù akha e Yao. continuazione lungo il fiume Mekong fino a raggiungere il punto dove si uniscono thailandia, laos e Birmania, noto come “triangolo

Giovedì 6 gennaio 2011 Francoforte - Venezia arrivo di primo mattino a Francoforte e proseguimento in coincidenza per venezia.

La quota comprende: - tutti i trasferimenti da e per gli aeroporti; - viaggio aereo in classe economica con volo regolare di linea; - tasse aeroportuali e aumenti carburante alla data del 30.04.2010; - i voli interni thailandesi (tariffe alla data del 30.04.2010); - sistemazione in hotel 4 stelle, camere doppie con servizi; - trattamento di pensione completa come da programma; - cenone di Fine anno; - visite ed escursioni in pullman come da programma; - guide parlanti italiano per tutto il viaggio; - tutti gli ingressi previsti nel programma; - mance ad autisti e guide locali; - diritti di apertura pratica; - nostro accompagnatore per un minimo di 20 persone. La quota non comprende: - le camere singole (supplemento di € 350,00); - gli extra in genere; - le bevande ai pasti; - eventuali aumenti del costo del carburante; - tutto quanto non espressamente indicato alla voce “la quota di partecipazione comprende”.

Mercoledì 5 gennaio 2011 Chiang Rai - Bangkok prima colazione e pranzo in hotel. continuazione della visita a chiang rai. Nel primo pomeriggio trasferimento in aeroporto e partenza con volo di linea per Bangkok. arrivo e proseguimento in coincidenza per Francoforte. pasti e pernottamento a bordo.

Documento indispensabile: passaporto individuale con validità di almeno sei mesi dalla data di partenza del viaggio. la quota è stata calcolata in base al cambio del Bath thailandese alla data del 30.04.2010. eventuali oscillazioni del cambio del 2% la quota verrà adeguata. All’iscrizione acconto di € 700,00

LISTROP VIAGGI E TuRISMO Via Trasaghis, 22 - Rosà Tel. 0424 584970 - www.listrop.com gruppi@listrop.com Crespano del Grappa Piazza Martiri del Grappa, 9 Tel. 0423 930563

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Genere pittorico autonomo, ha assunto nel corso dei secoli connotazioni e significati molto differenti...

quI PORTA DIEDA a cura di anita zamperin

l’autoritratto Spesso i grandi maestri del passato, come d’altronde numerosi artisti contemporanei, si sono cimentati in questa particolare forma di rappresentazione. Anita Zamperin ci illustra con passione ed efficacia, in questo suo breve ma pregnante saggio, alcuni capolavori.

A fianco albrecht dürer, Autoritratto con pelliccia (particolare), 1500. Monaco di Baviera, alte pinakothek. dürer all’età di 28 anni era ormai famoso in tutta europa. in questo autoritratto adottò una posizione rigidamente frontale, secondo uno schema di costruzione utilizzato nel Medioevo per l’immagine di cristo. accanto al ritratto un’iscrizione in latino dice: “io, albrecht dürer di Norimberga, all’età di 28 anni, con colori eterni ho creato me stesso a mia immagine”. Questo non è però da intendersi come atto di presunzione, ma riflette la considerazione che molti artisti europei di quel tempo (anche leonardo da vinci) avevano di sé.

l’autoritratto è un’opera ritrattistica che l’artista esegue di se stesso. in genere l’artista si ritrae di tre quarti con gli occhi in posizione obliqua, in quanto il ritratto solitamente viene eseguito di fronte a uno specchio. l’autoritratto può essere oggetto di un’opera unica oppure essere inserito in dipinti più complessi, spesso rappresentanti altre figure umane: in questo caso la presenza dell’autoritratto funge da firma, una sorta di autentificazione dell’opera, oppure può esprimere il sentimento dell’artista in rapporto al tema espresso sulla tela. Nel realizzare il «ritratto di se stesso» l’artista conferisce alla sua immagine caratteristiche di verosimiglianza (anche nel caso che la figura sia resa in modo innaturale),

Sotto Michelangelo, San Bartolomeo (particolare del Giudizio Universale), 1537-39. città del vaticano, cappella sistina. Nella pelle di san Bartolomeo l’artista ha raffigurato il suo volto.

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tali per cui chi osserva l’opera possa riconoscervi l’artefice. si può parlare di cripto-autoritratto o di pseudo-autoritratto quando, pur in assenza di figure di per sé individuabili, emerge comunque un’aspirazione all’autoritratto. l’autoritratto, dopo esempi risalenti all’epoca classica, di cui rimangono testimonianze, riappare agli albori del rinascimento, nel nuovo clima di riscoperta dell’individuo e di rivalutazione del ruolo dell’artista. e’ di quell’epoca pure l’invenzione dello specchio piatto (in alternativa a quello convesso e di piccole dimensioni di età anteriore), che consentì agli artisti di esaminare le proprie fattezze senza distorsioni e su superfici riflettenti più ampie. Negli esordi dell’autoritratto moderno, tra la fine del

secolo Xiv e lungo il secolo seguente, occorre distinguere tra l’autoritratto come genere autonomo (che a quell’epoca esisteva solo nel campo della medaglistica) e l’autoritratto come dettaglio inserito entro opere di diverso tema, a scopo inizialmente votivo e come firma, ma presto anche autocelebrativo. Nelle Fiandre si diffuse dalla metà del secolo Xv, a partire dallo studio di rogier van der Weyden, la consuetudine dei pittori di rappresentarsi nelle scene con «san luca che ritrae la vergine» nei panni dell’evangelista, patrono dei maestri del pennello. un grande maestro, ormai famoso in tutta europa, albrecht dürer, dipinse molti autoritratti che dimostrano non solo il suo orgoglio artistico, ma anche un ruolo dell’artista nella società completamente cambiato. ora l’artista è degno della massima stima, il suo genio non è più soltanto a servizio di dio, ma ha un valore autonomo. e gli oggetti dell’arte non sono più soltanto dio, i santi e le scene bibliche, è l’artista stesso che diventa oggetto di auto-osservazione e di riflessione introspettiva. con i suoi autoritratti dürer dimostra una notevole capacità di approfondimento psicologico. con lui l’autoritratto conquista un ruolo di primo piano nell’arte europea. un secolo più tardi la drammatizzazione dell’autoritratto tramite il travestimento narrativo, mitologicoallegorico o religioso, stimolerà le identificazioni di caravaggio con le tormentate figure dei suoi dipinti, ma l’artista non attribuirà le sue fattezze ai «vincitori», bensì ai «perdenti», come appunto Golia (Davide con la testa di Golia, 1610 circa). in italia, come in spagna, in Francia e nelle Fiandre, l’autoritratto si afferma soprattutto come un vivace strumento di promozione e autocelebrazione idealizzante. Gli impressionisti raffigurano se


quI PORTA DIEDA

stessi con distaccata oggettività, sia negli autoritratti autonomi, sia in quelli mimetizzati tra le scene di folla en plein air ed è solo al volgere del secolo, in clima postimpressionista e simbolista, che l’autoritratto ridiventa un drammatico documento, esprimendo il disagio della condizione moderna dell’artista, come nella straordinaria sequenza di autoritratti di vincent van Gogh, o nell’allucinato Autoritratto con sigaretta di edvard Munch (1895, oslo, Museo Munch). egon schiele si ritrae con una mano sulla guancia che abbassa la palpebra, un gesto

di depressione che esprime malinconia (Autoritratto con mano sulla guancia, 1910). col «ritorno all’ordine» del primo dopoguerra, la ventata tradizionalista investe anche l’autoritratto, come ben indicano, in italia, la serie degli autoritratti metafisici di de chirico, che amava ritrarsi anche paludato di vestiti d’epoca perché sontuosi e colorati. Nei primi due decenni del secondo dopoguerra l’autoritratto si fa raro in quanto inadatto al gusto astratto e informale prevalente, mentre esso torna in auge con la pop art, l’iperealismo, le varie correnti neofigurative di fine

Sopra, da sinistra verso destra caravaggio, Davide con la testa di Golia (particolare), 1605-’06. roma, Galleria Borghese. la testa di Golia, vivamente espressiva, è un autoritratto dell’artista. vincent van Gogh, Autoritratto con l’orecchio bendato, 1889. londra, courtauld institute Gallery. Marc chagall, La Passeggiata, 1917-’18. san pietroburgo, Museo di stato russo. al centro spicca la figura di chagall, che tiene per mano la moglie Bella. A fianco luciano ligabue, Autoritratto con berretto da motociclista, 1954-’55.

secolo, col contributo anche del diffondersi della fotografia come medium artistico. Nel moltiplicarsi degli autoritratti fotografici (andy Warhol, Gilbert & George, Joseph Beuys) o pittorici dagli anni sessanta alla fine del secolo, prolifera il nudo, in varie accezioni e finalità: per provocazione esibizionistica, come gesto ironico, come espressione di disagio esistenziale.

PROGRAMMA 19-20-21 agosto “Assalto al Castello”, partecipazione alle manifestazioni dell’Assalto al Castello con il maestro luigi Ferro (Castello degli Ezzelini - Bassano) Dal 27 agosto Mostra collettiva di artisti della ceramica, nell’ambito della 13a edizione della Festa della Ceramica Portoni aperti a Nove con il patrocinio del comune (Galleria A. Zamperin - Nove) Da ottobre caffè letterari e caffè artistici (Caffè Mozart – Bassano) Settembre-ottobre-novemre partecipazione alle manifestazioni culturali di autunno alla chiesetta dell’angelo INFORMAzIONI Segreteria presso palazzo polidoro via ognissanti 31/33 Bassano del Grappa

Sopra: andy Warhol, Autoritratto (particolare), 1978. New York, the andy Warhol Foundation. A fianco, da sinistra: Giorgio de chirico, Autoritratto in costume del Seicento,1945-’46. roma, Galleria Naz. d’arte Moderna. egon schiele, Autoritratto con mano sulla guancia, 1910. vienna, Graphische sammlung.

Numeri telefonici 0424 228418 e 349 5888935 (a disposizione nei giorni di martedì e venerdì ore 17,00-19,00) Posta elettronica centro.porta.dieda@tiscali.it gf.martinelli@alice.i

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1) CHIESETTA DELL’ANGELO progettata dall’architetto zaccaria Bricito risale al 1655. la pianta è ovale. Felicemente restaurata, è sede di mostre e concerti. 1) LITTLE CHuRCH OF THE ANGEL project by architect zaccaria Bricito in 1655. it was built in an oval shape. recently restored, it is now open for concerts and exhibitions.

VISITA ALLA CITTA’

2) GlARDINI PAROLINI l’orto botanico, realizzato dal naturalista alberto parolini, risale al secolo XiX. ricco di specie rare è ora parco pubblico e ospita manifestazioni. 2) PAROLINI GARDENS the botanic garden was created in the last century by naturalist alberto parolini. it contains rare species. donated to the city, it was trasformed into a public park. it hosts open air exhibitions and shows. 3) MuNICIPIO e’ sede del comune. la loggia presenta gli stemmi dei primi 120 podestà. l’affresco con San Cristoforo è del ’500. singolare il grande orologio con i segni zodiacali. 3) TOWN-HALL in the loggia are the fescoe of the coat of arms of the first 120 mayors. afrescoe of S. Christopher dates back to ’500. a singular wall clock shows the zodiac signs, the building holds the city offices. 4) MuSEO ospita una pinacoteca di notevole valore con tele dei dal ponte, gessi e sculture di canova e incisioni di dürer. pregevole la sezione archeologica. annessa è la Biblioteca civica. 4) MuSEuM it hosts a painting collection of great value by artists such as the da ponte, chalks and sculptures by canova and engravings by durer. the archeologic section is of great value. the annex museum contains the civic library. 5) PALAzzO AGOSTINELLI ospita mostre e rassegne artistiche. sulla facciata, in una nicchia, un affresco di Madonna con Bambino della seconda metà del ’400. 5) AGOSTINELLI PALACE it belongs to the city and hosts art shows and exbits. on its front wall can be seen a niche with a ’400 frescoe of Madonna and Child. 6) PALAzzO BONAGuRO del ’500, è stato rimaneggiato nel secolo successivo. ospita mostre e rassegne d’artigianato. il pianterreno è completamente affrescato. 6) BONAGuRO PALACE Built in ’500, it was remodeled in the following century. it is a comunal show-place for artifacts exhibitions. the ground floor is totally frescoed. 7) PALAzzO PRETORIO risale alla seconda metà del ’200 e dal 1315 è stato residenza del podestà. la scala esterna è del 1552. 7) PREATORIAN PALACE Built in the second half of ’200, it was elected residence ot the Mayor since 1315 and was later turned into the seat of the comunal council. the outside stairway was built in 1552. 8) PALAzzO STuRM costruito nel ’700, ospita il Museo della ceramica. all’interno affreschi di G. anselmi, databili al 1785, e tempere di G. zompini. 8) STuRM PALACE Built in 1700, the palace now hosts an important ceramics Museum. inside are frescoes by G. anselmo, dated 1785, and temperas by G. zompini.

© copyright by editrice artistica Bassano Vietata la riproduzione di testi, piante e disegni

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11) PONTE DEGLI ALPlNI è il monumento più famoso di Bassano. risale al Xii secolo. la forma attuale è del palladio (1570). distrutto più volte dal fiume in piena e da eventi bellici fu sempre ricostruito nella forma originaria. 11) ALPINI BRIDGE the most famous monument in Bassano. Built in the 12th century. its actual shape is by palladio (1570). destroyed at various times by floods and war actions, it has always been rebuilt in its precise original form. 12) PORTA DELLE GRAzIE risale al 1300. Fu risistemata nel 1560 dal bassanese zamberlan. a fianco si trova la chiesetta delle Grazie (fine ’400) con pregevoli affreschi. 12) GATE OF THE GRACES Built in 1300. it was later adjusted in 1560 by zamberlan of Bassano. once through the Gate, on the left, can be seen the small Grace church (end ’400) with precious frescoes. 13) PORTA DIEDA venne inserita nella torre del castello dei Berri (del ’300) nel 1541. Belli gli affreschi sul lato sud. 13) DlEDA GATE the gate was opened into the tower of Berri castle (built in ’300) in 1541. 14) SAN DONATO Fondata nel 1208 da ezzelino il Monaco. ospita una pala di Francesco dal ponte il vecchio. 14) SAN DONATO CHuRCH Founded in 1208 by ezzelino the Monk. it contains a pala by Francesco dal ponte the elder. 15) SAN FRANCESCO costruita tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300. interno a una navata. il protiro (1306) protegge il portale e l’affresco della Madonna e Bambino di luca Martinelli. 15) CHuRCH OF SAN FRANCESCO Built at the end of 1200 and early 1300. it is shaped with a single aisle. the entrance porch (1306) protects the portal and a frescoe of Madonna and Child by luca Martinelli. 16) SAN GIOVANNI di origine trecentesca, venne trasformata (1747-1785) dall’architetto Giovanni Miazzi. dipinti di Maggiotto, scajaro e vanzo Mercante. sculture di orazio Marinali. 16) CHuRCH OF SAINT JOHN its oridns date back to 1300. it was restructured from 1747 to 1785 by architect Giovanni Miazzi. inside can be seen paintlngs by Maggiotto, scajaro and vanzo Mercante. sculptures by 0. Marinali. 17) S. MARIA IN COLLE l’antica pieve risale a prima del 1000. attorno a essa sorse il primo nucleo della città. all’interno due pale di leandro dal ponte e un interessante crocifisso ligneo. 17) CHuRCH S. MARIA IN COLLE the ancient sanctuary was erected before 1000. around it was built the first nucleous of the town of Bassano. in its interior can be seen two paintings by leandro dal ponte and a wooden crucifix of great interest. 18) TEATRO ASTRA l’ex teatro sociale, neoclassico, progettato nel 1802 dall’architetto Bauto, è stato trasformato nel 1949 in sala cinematografica e teatrale. 18) ASTRA THEATRE ex social theatre project of 1802 by architect Bauto, it was transformed in 1949 into a theatre and hall.

9) PARCO RAGAzzl DEL ’99 inaugurato nel 1973. al centro del parco sorge il monumento ai ragazzi del ’99. 9) PARK OF THE BOYS OF ’99 inaugurated in 1973. in its center rises the monument dedicated to the Boys of ’99.

19) TEMPIO OSSARIO raccoglie le spoglie di oltre 5400 caduti nella prima Guerra Mondiale. cominciato nel 1908 come nuova cattedrale, fu trasformato in tempio ossario nel 1934. 19) OSSARIO TEMPLE Holds the spoils of over 5400 soldiers fallen during First World War. erection was begun in 1908 as a new cathedral for the town. it was transformed into a burial temple in 1934.

10) PIAzzOTTO MONTEVECCHIO la piazza maggiore della città nel ’200 e nel ’300. sulla facciata del Monte di pietà è infisso il primo stemma di Bassano con la torre e i leoni rampanti. 10) MONTEVECCHIO SquARE it was the main square in ’200 and ’300. on the facade of the “Monte di pietà” can be seen the first Bassano coat of arms with the tower and two lions.

20) TORRE CIVICA eretta tra il ’200 e il ’300 durante il dominio padovano è alta 43 metri. la merlatura e le finestre ad arco acuto sono state aggiunte nel 1823 dall’architetto Gaidon. 20) CIVIC TOWER Built between ’200 and ’300 under the dominion of padua. 43 metres tall, the battlement and sharp angle windows were added in 1823 by architect Gaidon.


VISITA ALLA CITTA’

I MuSEI DI BASSANO MuSEO CIVICO e’ uno dei più antichi del veneto: sorto nel 1828 in seguito al legato del naturalista Giambattista Brocchi, è costituito come insieme di Museo, Biblioteca e Archivio e trovò nel 1840 la sua sede attuale nell’ex convento della chiesa di san Francesco. tel. 0424 522235 - 0424 523336 e-mail: info@museobassano.it www.museobassano.it MuSEO DELLA CERAMICA MuSEO REMONDINI Palazzo Sturm il Museo della Ceramica offre ai visitatori una vasta raccolta di maioliche, porcellane e terraglie, composta da 1200 pezzi. il nuovo Museo Remondini ospita l’importantissima collezione di stampe antiche e popolari ereditate dalla famiglia di stampatori bassanesi. tel. e fax 0424 524933 SEzIONE NATuRALISTICA DEL MuSEO - Palazzo Bonaguro dal 2006 palazzo Bonaguro ospita l’esposizione zoologica permanente Mondo animale. Conoscerlo per proteggerlo. Fax 0424 524933

PRINCIPALI PARCHEGGI a servizio del Centro Storico 1 prato s. caterina 2 cimberle Ferrari 3 piazza terraglio 4 cadorna 5 Gerosa 6 Mercato 7 via volpato 8 ss. trinità 9 largo parolini 10 vecchio ospedale 11 Gasparotto vie del centro storico

350 posti 75 posti 50 posti 268 posti 317 posti 50 posti 50 posti 50 posti 108 posti 160 posti 200 posti 456 posti

l pa pr pa l l l l pa pa pa pr

L = libero Pa = a pagamento Pr = parcometro Dati indicativi Per informazioni precise sui parcheggi pubblici, si consiglia di interpellare l’URP del Comune di Bassano (0424 519555).

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INDIRIzzI uTILI in collaborazione con Ufficio Relazioni con il Pubblico via Matteotti, 35 - tel. 0424 519555 (Municipio di Bassano)

I.N.P.S. via c. colombo, 70/94 0424 887411

RACCOLTA REMONDINI TASSOTTI via Ferracina, 16/18 0424 523013

118

MuNICIPIO via Matteotti, 35

0424 519111

GuARDIA MEDICA

0424 888814

CROCE ROSSA

0424 529302

u.R.P. via Matteotti, 35

MuSEO DELL’AuTOMOBILE “L. BONFANTI VIMAR” romano d’ezzelino 0424 513746

0424 519555

CARABINIERI pronto intervento comando compagnia

112 0424 527600

INFORMACITTA’ piazzale trento 9/a

MuSEO GIANNI VISENTIN carpanè di san Nazario 338 5326186

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FARMACIE

PRONTO INTERVENTO SOCCORSO Dl EMERGENzA 113 PRONTO SOCCORSO

CORPO FORESTALE pronto intervento 1515 via trentino, 9 0424 504358

POSTE E TELECOMuNICAzIONI v.le Xl Febbraio, 2 0424 213230 via angarano, 149 0424 503926 via Marchesane, 114 0424 500485 via passalacqua, 8 0424 513112

GuARDIA DI FINANzA via Maello, 15 0424 34555

PRO BASSANO via Matteotti, 43

POLIzIA DI STATO v.le pecori Giraldi, 56

0424 507911

PROVINCIA DI VICENzA viale Xi Febbraio, 53 0424 525827

POLIzIA STRADALE via ca’ rezzonico, 14 0424 216611

SPORTELLO IMMIGRATI via scalabrini, 4 0424 504160

VIGILI DEL FuOCO 115 via ca’ Baroncello 0424 228270

TRIBuNALE via o. Marinali, 32

VIGILI uRBANI via J. vittorelli, 30

ARTE E CuLTuRA

0424 519404

0424 528418

SERVIzI PuBBLICI

MuSEO CIVICO - BIBLIOTECA piazza Garibaldi, 34 0424 519450

AGENzIA DEL TERRITORIO via M. ricci, 8 - p. t. 0424 523364

MuSEO CERAMICA - REMONDINI palazzo sturm 0424 524933

quOTIDIANI

AGENzIA DELLE ENTRATE via M. ricci, 8 - 1° p. 0424 210611

CHIESETTA DELL’ANGELO via roma, 80 0424 227303

IL GAzzETTlNO via J. da ponte, 50

ARCHIVIO Dl STATO via Beata Giovanna, 58 0424 524890

PALAzzO AGOSTINELLI via Barbieri, 253 0424 217800

IL GIORNALE Dl VICENzA largo corona d’ltalia, 3 0424 528711

CAMERA Dl COMMERCIO largo parolini, 7 0424 220443

PALAzzO BONAGuRO via angarano 0424 502923

Az. SANITARIA uLSS n. 3

CENTRI PER L’IMPIEGO largo parolini, 82 0424 529581

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0424 227580

AGOSTINELLI 04/09 p.tto Montevecchio, 6 0424 522101 ALLE DuE COLONNE 16/10 via roma, 11 0424 522412 ALLE GRAzIE 25/09 via passalacqua, 10/a 0424 35435 CARPENEDO 09/10 piazza Garibaldi, 13 0424 522325 COMuNALE 23/10 via ca’ dolfin, 50 0424 527811 COMuNALE 11/09 via ca’ Baroncello, 60 0424 34882 DALL’OGLIO 02/10 piazza libertà, 40 0424 522223 PIzzI 06/11 via J. da ponte, 76 0424 523669 POzzI 30/10 via scalabrini, 102 0424 503649 SCARONI 18/09 via vicenza, 85 0424 502102

INCONTRI SCRIMIN GALLERIA via vendramini, 46/a 0424 227799

I.A.T. Informazioni e Accoglienza Turistica (Provincia di Vicenza) largo corona d’ltalia 0424 524351

MuSEO DEGLI ALPINI via angarano, 2 0424 503662

I.N.A.I.L. via o. Marinali, 79

MuSEO DEI CAPPuCCINI via san sebastiano 42 0424 523814

0424 217411

0424 523602

OSPEDALE Dl BASSANO via dei lotti, 40 0424 888111 EMERGENzE Autolettighe 118 GuARDIA MEDICA 0424 888814 u.R.P. 0424 888556/7 CONSuLTORIO FAMILIARE via Mons. Negrin 0424 885191 ASS. SOCCORRITORI 0424 525760



REMONDINIA

Magnus von Wright

testo di isabella Minchio

circus macrourus

iconografia: al vecchio libro

Albanella è il nome comune di alcuni rapaci del genere Circus (famiglia degli Accipitridi). Nella nostra penisola si possono osservare l’Albanella minore (che sverna in africa), l’Albanella reale (che sverna invece in italia), il Falco di palude (che nidifica in alcune zone, mentre in altre è solo di passaggio) e l’Albanella pallida (Circus macrourus), presente solo occasionalmente e di passaggio. proprio a quest’ultimo uccello è dedicato il disegno del nostro “collaboratore” Magnus von Wright .

tori quali il Grillaio, l’aquila di mare e il Gufo di palude. si nutre di piccoli mammiferi, uccelli e insetti (ma anche di lucertole, anfibi e altri invertebrati). di colore grigio il maschio e bruno la femmina, predilige le brughiere, i canneti e i campi coltivabili. il nido viene costruito sul terreno con erbe e piccoli rami. prima che finisca l’estate, l’Albanella pallida si sposta verso il sud del sahara per trascorrere l’inverno.

l’Albanella pallida nidifica nella regione europea sud-orientale e nell’asia centrale. all’epoca del passo è però possibile osservarla nella laguna veneta e nel delta del po, assieme ad altri rapaci migra-

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OSPITALITA’ a Bassano e dintorni

LuISE RINSER Le contraddizioni apparenti di una scrittrice tra politica e mistica “spesso ripenso a quel dannato gatto rosso e mi chiedo se quanto ho fatto sia giusto o no. tutto è iniziato il giorno in cui sedevo sul cumulo di macerie, a fianco del cratere provocato dalla bomba, proprio nel giardino della nostra abitazione. le rovine sono la parte più consistente della casa; in quella più piccola, rimasta in piedi, abito con la mamma e i miei fratellini, peter e leni. io sedevo dunque sopra le rovine, sulle quali già crescevano l’erba e le ortiche, tenendo tra le mani un pezzo di pane duro. Mia mamma sostiene che il pane vecchio è più sano di quello fresco; in realtà pensa che, dovendolo noi masticare più a lungo, ci sazi con poco. Ma con me la cosa non funziona. all’improvviso me ne cadde in terra un boccone. Mi chinai per prenderlo ma, nel medesimo istante, una zampa rossa sbucò dalle ortiche e lo afferrò. tutto avvenne così rapidamente che mi rimase solo il tempo di intravvedere un gatto, magrissimo e rosso come le volpi. «Maledetta bestiaccia», urlai subito, lanciandogli contro un sasso. Non volevo colpirlo, ma solo scacciarlo. [...] e poi è arrivato l’inverno tra il quarantasei e il quarantasette; non avevamo davvero più nulla da mangiare. per un paio di settimane non c’è stato un grammo di carne, solo poche patate congelate, e i vestiti ci scivolavano addosso. un giorno leni, affamata, rubò un pezzo di pane dal fornaio. così, ai primi di febbraio, dissi alla mamma: «ora scanniamo il bestiame!». «Quale bestiame?», chiese guardandomi con durezza. «il gatto!», risposi ostentando indifferenza, sebbene sapessi già cosa sarebbe accaduto. Mi saltarono tutti contro: «cosa? il nostro gatto? Non ti vergogni?». e la mamma aggiunse: «Non avrei mai creduto che tu avessi un cuore così cattivo...». [...]”. da Il gatto rosso, 1956, nella raccolta di racconti Ein Bündel weißer Narzissen (Un mazzetto di narcisi bianchi). traduzione a cura di andrea Minchio Continua a pag. 62

In alto: luise rinser negli anni settanta.

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RISTORAzIONE a Bassano e dintorni autrice religiosa, pacifista, femminista, antifascista: per definire luise rinser si sono spesso usate espressioni sommarie e riduttive. eppure, nonostante i vari tentativi di racchiuderla entro un cliché, la scrittrice tedesca è rimasta sempre al di fuori degli schemi culturali del secolo che ha attraversato. ancora oggi risulta difficile comporre le apparenti contrapposizioni all’interno delle quali si mosse la sua vita, e che lei fu in grado di ritessere insieme a modo suo: politica e mistica, actio e contemplatio, chiesa e fede, cattolicesimo e apertura verso il patrimonio di pensiero di altre religioni, arte e scienza, mythos e logos. poli tensionali che corrispondono poi anche alle tensioni e ai contrasti che hanno caratterizzato il XX secolo. terminati gli studi di pedagogia e psicologia all’università di Monaco nel 1935, luise rinser (1911-2002) insegnò in diverse scuole della Baviera, pubblicando i suoi primi scritti sulla rivista Herdfeuer. Nel 1939 la scelta di non aderire al partito nazista la costrinse ad abbandonare l’insegnamento. accusata di minare il morale delle truppe tedesche in guerra, venne arrestata nel 1944: solo la fine del conflitto le risparmiò la condanna capitale. dopo la morte sul fronte russo nel 1943 del suo primo marito, il compositore Horst Günther schnell (da cui ebbe due figli, christoph e stephan), si risposò con lo scrittore comunista Klaus Herrmann. dopo l’annullamento di questo matrimonio, nel 1954 si risposò con il compositore carl orff. trasferitasi in italia, dal 1959 visse a roma e, dal 1965, a rocca di papa nei castelli romani, comune che nel 1986 le conferì la cittadinanza onoraria. tornata in Germania si stabilì in un sobborgo di Monaco di Baviera sino alla morte, a novantuno anni. critica verso la chiesa cattolica, partecipò come giornalista accreditata al concilio ecumenico vaticano ii. Nella campagna elettorale del 1972 prese parte al dibattito politico sostenendo la candidatura del cancelliere Willy Brandt. si dichiarò poi contraria al riarmo della repubblica Federale e criticò la sentenza contro andreas Baader e Gudrun ensslin. Nel 1984 i verdi proposero la sua candidatura alla presidenza della repubblica Federale.

Qui sopra: lo spaccato di un B17 Fortezza Volante. Fu impiegato dagli alleati, durante la seconda Guerra Mondiale, nei bombardamenti strategici di precisione contro bersagli tedeschi di tipo industriale, civile e militare.

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