La disputa

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IMMEDESIMAZIONE IN UN PERSONAGGIO ASSEGNATO NELLA DISPUTA TRA INTERVENTISTI E NEUTRALISTI SOCIALISTA, FIDANZATO CON LAURA, FIGLIA DI SALANDRA

Cara Laura, non avrei mai voluto scriverti questa lettera ma la situazione si sta facendo troppo delicata! Ci sono scelte in mano alla nostra nazione che potrebbero condizionare le nostra vite! L’entrata in guerra dell’Italia sarebbe un suicidio: non abbiamo le risorse necessarie, l’industria bellica è poco sviluppata e la classe dei proletari non è disposta a combattere per una guerra di conquista e di aggressione. Tu, pur non sapendolo, amore, hai un grande potere sul destino del nostro Paese. Sappiamo bene quanto tuo padre sia fermamente convinto di entrare in guerra! L’idea di riconsegnare Trieste all’Italia farebbe piacere a chiunque, ma il prezzo da pagare sarebbe molto caro in questo momento. Ti prego, fa’ cambiare idea a tuo padre. Nessun politico, nessun amico, ma solo l’amore per sua figlia potrebbe farlo riflettere. Aiutalo a capire che stare dalla parte della maggioranza della popolazione è l’unico modo per non far cadere in rovina il nostro Paese! Tutti possono cambiare idea, nel male e nel bene! Persino Benito! Te lo ricordi, vero, il mio amico Mussolini? Anzi quello che pensavo fosse mio amico... Mai avrei pensato potesse cambiare idea e passare dalla parte degli interventisti mettendo a rischio anche la nostra reputazione! Convincere tuo padre a non andare in guerra, ti assicuro, invece, che sarebbe una scelta per il bene di tutti. L’Italia ha bisogno di respiro per migliorare lo sviluppo economico e sociale: una guerra adesso vorrebbe dire ostacolare questa possibilità. Noi socialisti possiamo anche ribellarci contro quest’idea ma sappiamo tutti che il nostro destino dipenderà dalla scelta dei potenti... e tuo padre è uno di quelli! Ti prego, amore mio, non deludermi… voglio un futuro con te in un Paese in pace e non in un Paese in guerra. Il tuo amato Riccardo. (Alessandro Clodoveo V. Classe 3C Quasimodo)


Dal diario della coltivatrice che non vuole la guerra Mi chiamo Emma e sono una mamma di due bambini, Giovanni e Francesco, rispettivamente di cinque e otto anni. La mia famiglia vive del poco che mio marito riesce a ricavare dalla vendita del grano e delle olive che coltiva nel nostro piccolo podere. Qualche volta aiuto mio marito Mario nel lavoro portandomi dietro i bambini che non possono rimanere a casa da soli. È una vita molto dura: tutte le mattine Mario deve uscire all’alba perché deve percorrere un lungo tratto per raggiungere il terreno. Caro diario, ti confido che sono molto spaventata: da qualche giorno in paese non si fa altro che parlare di una possibile guerra, allora ieri sono andata di corsa da don Pino, parroco del paese, per chiedergli qualcosa al riguardo. Poiché è la persona più istruita del paese e addirittura legge più di un giornale al dì, sapevo che mi avrebbe fornito tutte le informazioni necessarie. Non sono riuscita a comprendere ogni sua parola ma ho come l'impressione che si stia avvicinando un periodo terribile. Infatti mi ha parlato di grandi potenze che si stanno scontrando per motivi poco chiari, anzi direi piuttosto sciocchi, quasi fossero ragazzini all’oratorio. In questa situazione l'Italia viene continuamente tirata per la giacchetta da una parte e dall'altra ma non riesce a decidere se entrare in guerra oppure no. Secondo don Pino la vera ragione per cui i nostri politici stanno tentennando è che l'Italia non possiede armi adeguate per competere con quelle grandi nazioni. In verità tutte queste questioni politiche a me non interessano, mi preoccupa solo il fatto che mio marito debba partire per il fronte: ma tu hai idea di cosa capiterebbe alla mia e a tutte le altre famiglie del paese? Senza il lavoro del capofamiglia? Mancherebbero le risorse per campare: come me, molte mogli non potrebbero in alcun modo mantenere i propri figli perché né lo Stato, né la Chiesa, né i genitori


vecchi e poveri ci aiuterebbero. Infatti da sola non sarei mai in grado di lavorare nei campi e di badare ai miei bimbi, ma forse questo ai grandi signori del potere non interessa‌.e ovviamente non immaginano le conseguenze terribili delle decisioni che prendono nei loro eleganti palazzi e che spesso spacciano per scelte a favore del popolo. Il parroco infatti mi ha spiegato che per far digerire la guerra ai loro sudditi, i vari re, imperatori, zar e quant’altro hanno lasciato intendere che sarebbe durata poche settimane, senza tante vittime e soprattutto con grandi vantaggi per le loro nazioni. Ma i fatti li hanno smentiti perchÊ, a quanto pare, gli scontri durano da quasi un anno, con grande spargimento di sangue e ad oggi non se ne vede la fine. Non oso immaginare cosa ne sarebbe di noi se Mario non tornasse dal fronte‌ a chi mi posso rivolgere per scongiurare questa sciagura? Nessuno sembra prestare attenzione alla voce del popolo e alle sue esigenze...

(Lucia M. Classe 3C Quasimodo)


Personaggio assegnato: capo-operaio neutralista e socialista nel 1914 Novembre 1914 (Torino) Sono un capo operaio in una fabbrica siderurgica di Torino, seguo politicamente un partito socialista e un piccolo movimento dello stesso tipo. Ho una moglie di nome Anna, che mi sostiene da anni nei miei ideali di vita. Ho 45 anni ed ero padre di due figli, di cui me ne è rimasto solo uno, che l'anno prossimo compirà 18 anni; il suo nome è Carlo. Francesco, primogenito, è un caduto della guerra in Libia. Prima che mi dimentichi di dirlo, il mio nome è Giuseppe Coltaro, e sono un fermo neutralista. Ho vissuto l'orrore della conquista della Libia, sono stato costretto a combattere, ho visto mio figlio morire davanti ai miei occhi, e non permetterò per niente al mondo, a niente e a nessuno di portarmi via anche Carlo. Le idee della maggioranza della popolazione coincidono con le mie, la gente non vuole andare in guerra, poiché razionalmente i motivi non ci sono e non sono validi. In questi giorni stanno aumentando le organizzazioni di comizi da parte dei partiti politici interventisti per convertire la nostra gente. Nella mia fabbrica, quella in cui lavoro, abbiamo idee precise e convinte, ma la nostra parola non conta niente davanti ai comizi e ai pensieri dei potenti e dei politici con mentalità interventista. Riguardo a mio figlio, si sta facendo influenzare dai nazionalisti che hanno sete di guerra per qualcosa che non è mai accaduto, che ha voglia di farsi valere in un conflitto che non li riguarda in nessun aspetto. Costoro, pur di mostrarsi all’Europa e al mondo, scenderebbero in campo al fianco dell’Austria, vista male da quasi tutta la popolazione italiana dopo il Risorgimento. A Torino, i neutralisti sono convinti che Vittorio Emanuele III farà di tutto per trainare la popolazione italiana verso un'idea che la maggioranza al momento considera completamente sbagliata, come faccio io. Addirittura, il pensiero di alcuni nazionalisti estremi è quello che andando in guerra l'Italia si libererebbe di tutta la popolazione “inutile” secondo loro, che comprende noi operai che non abbiamo importanza davanti ai potenti; per loro la nostra parola non conta niente. Il mio pensiero è che la guerra ci renderebbe poveri economicamente, moralmente e dal punto di vista lavorativo, dato che creerebbe soltanto scompiglio nel sistema italiano che si sta ancora riprendendo dopo i conflitti in Libia. Inoltre, ci sarebbe una forte probabilità di essere umiliati entrando in guerra quasi completamente non equipaggiati, siccome la produzione di armi nel nostro Paese è molto limitata al momento, visto che non era prevista alcuna battaglia. Il proletariato rimane fermo sulla sua idea, condivisa anche dal Vaticano, dalla Chiesa, dai cattolici e da gente comune che si è unita allo schieramento giusto, quello che combatterà contro i nazionalisti fino all'ultimo per riuscire a mettere il freno sull’entrata in guerra dell'Italia.

Giuseppe Coltaro (Malick N. Classe 3C Quasimodo)


Discorso alla Camera di Giovanni Giolitti Illustri signori, a seguito di lunghe riflessioni, sono giunto alla conclusione che il nostro Paese non può permettersi di entrare in guerra: la nostra economia prenderebbe un duro colpo e non riuscirebbe a riprendersi, sbriciolandosi come un bastone ridotto in cenere. Entrando in questo conflitto morirebbero migliaia di giovani e, di conseguenza, perderemmo molta manodopera; pertanto, pensate almeno per i vostri figli che verrebbero mandati in questo inutile conflitto, è una questione di umanità. Inoltre, l’Italia non ha le fabbriche né le tecnologie adatte per competere con Paesi del calibro dell’Inghilterra e della Germania; basti pensare che le munizioni più all’avanguardia risalgono alle guerre per il Risorgimento! Se dovessimo unirci a questo spargimento di sangue, dovremmo trasformare tutte le nostre fabbriche (che durante il periodo in cui sono stato in carica ho curato personalmente) e trasformarle in industrie belliche. Non abbiamo motivi per fare queste guerra se non quello di conquistare le terre irredente, anche se quest’ultime potremmo riacquisirle mediante negoziati pacifici. Rifletteteci bene. Rimaniamo neutrali. Non conduciamo il nostro Paese alla rovina. Giovanni Giolitti (Marcello M. Classe 3C Quasimodo)


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