I quaderni de l'ora 12

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Periodico di inchiesta, dibattito, analisi politica e sociale Dicembre 2014 - Anno 4 - n. 12 Direttore responsabile: Sandra Rizza Direttore editoriale: Vittorio Corradino Hanno collaborato: Pietro Giammona, Antonio Ingroia, Luciano Mirone, Giuseppe Pipitone, Alberto Samonà Disegni: Alessandro Bazan Progetto grafico e impaginazione: Carlo Cottone Direzione, redazione, amministrazione: Via Giacomo Cusmano, 4 - 90141 Palermo - Tel. 091 7654920 - 091 7654921 email: redazione@loraquotidiano.it - info@loraquotidiano.it http://www.loraquotidiano.it Società editrice: Micromedia Scarl (soci: Vittorio Corradino, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza) Via Giacomo Cusmano, 4 - 90141 Palermo Amministratore: Angela Sciortino Pubblicità: Gran Via Società & Comunicazione srl - Via Giotto, 42 - 90145 Palermo Direttore Gran Via: Nando Calaciura - Pubblicità “i Quaderni de L’Ora”: Giusy Cento Tel. 091 6814529 - 3938547253 - adv.loraquotidiano@granviasc.it Distribuzione: Sicula Distribuzioni di M. La Barbera, via Camillo Camilliani, 78 90145 Palermo - Tel. 091 6766873. Per rifornimenti chiamare cell. 331 3396525 Responsabile distribuzione: Vito Lombardo Abbonamenti: ordinario annuo (6 numeri) 25 €; sostenitore annuo (6 numeri) 300 € Numeri arretrati: 9,00 € (nel caso di spedizione all’estero aggiungere 2,10 € di spese postali) Registrazione Tribunale di Palermo n. 24/2010 Iscrizione Roc del 16/03/2011 n. 20891 I manoscritti non espressamente richiesti non saranno restituiti, nè la redazione si assume responsabilità per il loro eventuale smarrimento.

Finito di stampare nel mese di dicembre 2014 dalla Tipografia Luxograph srl Piazza Bartolomeo da Messina, 2/e - 90142 Palermo - Tel. 091 546543 - 091 6376142


Sommario

In copertina: Attilio Manca di Alessandro Bazan

Il mondo, in sé, non è ragionevole: è tutto ciò che si può dire. Ma ciò che è assurdo, è il confronto di questo irrazionale con il desiderio violento di chiarezza […] L’assurdo dipende tanto dall’uomo quanto dal mondo, ed è, per il momento, il loro solo legame.

“Il mito di Sisifo” ALBERT CAMUS

5 EDITORIALE 7 Sandra Rizza Overdose di sciatteria, al limite del depistaggio 13 Luciano Mirone E il boss rispose: «Dobbiamo mettere in mezzo altre persone?» 25 Alberto Samonà Provenzano alla Regione siciliana: «Rimborsatemi il viaggio in Francia» 31 Sandra Rizza Il mediatore del “patto di Giuda”: Binnu nascosto tra Lazio e Umbria 37 Luciano Mirone Quelle foto che smentiscono l’esito dell’esame autoptico 47 Giuseppe Pipitone «Attilio in corsia»: la menzogna di Gava, condannato per falso 51 Antonio Ingroia «Attilio Manca assassinato per proteggere Provenzano» 57 Pietro Giammona La madre: «Anche Piero Grasso è convinto che sia stato ucciso» 64 Hanno scritto per noi


Editoriale

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c’è solo che è morto, per dirla con Tommaso Besozzi. Ma nel caso di Attilio Manca, di sicuro c’è pure che non si vuole indagare per scoprire perché è morto. Evidentemente non c’è la volontà di rispondere alle troppe domande che si addensano sulla strana fine dell’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), trovato cadavere la mattina del 12 febbraio 2004, ma deceduto, secondo gli esperti di Medicina legale, nelle ultime ore del giorno prima nel suo appartamento di Viterbo, città dove da due anni lavorava presso l’ospedale “Belcolle”. Perché alla fine, la sintesi sconvolgente del Caso Manca è questa. Ed è quella che emerge da un decennio caratterizzato dalle richieste di archiviazioni (tre), dalle mancate verifiche, dai falsi rapporti investigativi, da una autopsia lacunosa, da ritrattazioni improvvise, da una serie impressionante di omissioni, da un processo per droga che vede come unica imputata una donna romana, Monica Mileti, cui la famiglia della vittima non è stata ammessa come parte civile. Una certezza che si spinge oltre il movente – suicidio per gli inquirenti; omicidio legato all’operazione di cancro alla prostata del boss Bernardo Provenzano, per la famiglia e per i suoi legali Fabio Repici e Antonio Ingroia – e che fa emergere tanti perché. Perché così tanti “buchi I SICURO

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neri”? Per imperizia o per motivi inconfessabili? Per cause interne o esterne? Non lo sappiamo. Ma riteniamo che sia giunto il momento delle risposte. In sostituzione del ministero di Grazia e giustizia – al quale il Movimento 5 Stelle per ben due volte, nel 2013 e nel 2014, ha chiesto un’ispezione alla procura di Viterbo –, o del Consiglio superiore della magistratura, o della procura generale di Roma, ci sta pensando la Commissione parlamentare antimafia, impegnata dallo scorso ottobre a far luce sulla misteriosa morte dell’urologo di Barcellona, a fornirne qualcuna. Una prima risposta è arrivata dalla presidente Rosi Bindi, che lo scorso 28 ottobre, dopo l’apertura di un’inchiesta su Barcellona Pozzo di Gotto (città dagli intrecci micidiali fra mafia, politica, massoneria e servizi segreti deviati, che ha dato ospitalità, durante la latitanza, a boss come Nitto Santapaola e Bernardo Provenzano), ha contraddetto clamorosamente la tesi dei magistrati e della Polizia di Viterbo: “Quello di Attilio Manca tutto è tranne che un suicidio da overdose di eroina”, cui hanno fatto eco le dichiarazioni del vice presidente Claudio Fava: “Non è da escludere che l’urologo sia stato ucciso nell’ambito dell’operazione di cancro alla prostata di Provenzano a Marsiglia, in cui lo stesso Manca potrebbe essere stato coinvolto”. L’Antimafia sembra fare sul serio, al punto da aver convocato per il 13 gennaio il procuratore di Viterbo Alberto Pazienti e il pm Renzo Petroselli, titolare delle indagini. La prima di una serie di audizioni che si preannuncia lunga e interessante. Luciano Mirone

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Dossier

di

SANDRA RIZZA

Overdose di sciatteria, al limite del depistaggio “Nella mia esperienza non breve da pm ho incontrato a volte timidezza, altre volte sciatteria, altre volte ancora pigrizia professionale e talvolta vera e propria mediocrità sul lavoro. Ma in questo caso si è passato ogni limite. Non c’è bisogno di essere Sherlock Holmes per capire che quelle foto non sono le foto né di un suicidio né di un’overdose accidentale, come invece cerca ancora di sostenere la procura di Viterbo. Sono piuttosto foto che raccontano un omicidio a seguito di un violento pestaggio”. ANTONIO INGROIA

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di Attilio Manca è una di quelle storie che un articolo, da solo, non riesce a raccontare, che forse neanche un volume monografico come questo riesce a ricostruire, per la sua complessità che ancora, a dieci anni dalla sua morte la giustizia italiana non ha neppure cominciato a scandagliare. L’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto è morto a 35 anA STORIA

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di

LUCIANO MIRONE

Dossier

E il boss rispose: «Dobbiamo mettere in mezzo altre persone?» “...per come Provenzano ha reagito alla mia domanda, per come mi ha guardato, e anche dal tono della sua risposta, sono convinta che sapesse benissimo chi era Manca e che lo avesse conosciuto. E l’ho anche detto ai familiari di Attilio”. SONIA ALFANO

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OME poteva sapere un anonimo signore di Bar-

cellona Pozzo di Gotto (tale Vittorio Coppolino) che l’allora latitante Bernardo Provenzano era stato operato di cancro alla prostata a Marsiglia, se questo segreto, in quel momento, non lo conosceva nessuno? Quali elementi possedeva questo signore – quando ancora l’opinione pubblica era convinta del suicidio di Attilio Manca – per dire ai genitori dell’urologo: «Siete sicuri che vostro figlio non sia stato uc-

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di

ALBERTO SAMONÀ

Dossier

Provenzano alla Regione siciliana: «Rimborsatemi il viaggio in Francia» Le due trasferte a Marsiglia (con un camion e due auto di appoggio) a luglio e novembre del 2003 gestite dalla cosca di Villabate guidata da Nino Mandalà, il soggiorno dei picciotti in Francia e le puntate al casinò. Fino alle certezze del pm Michele Prestipino: «Dalla partenza al ritorno non c’è traccia di Attilio Manca».

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Bernardo Provenzano, alla fine degli anni Novanta, è diventato un problema da risolvere al più presto. Nei summit di mafia, seduto a capotavola davanti ai capimandamento, il boss manifesta una sofferenza evidente: «L’ultima volta che l’ho visto non stava tanto bene – racconta il pentito Salvatore Cancemi – aveva problemi alla prostata, mi ricordo che glielo diceva a Raffaele Ganci, perché durante la ER

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di

SANDRA RIZZA

Dossier

Il mediatore del “patto di Giuda”: Binnu nascosto tra Lazio e Umbria Un commercialista vicino al Sismi, l’offerta della consegna di Provenzano in cambio di due milioni di euro, tre incontri con Vigna e Grasso tra il 2003 e il 2005: storia di una trattativa arenata sulla richiesta di avere la prova del Dna del superlatitante e liquidata dal Presidente del Senato come una “bufala”.

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I CHIAMA Vittorio Crescentini e fa il commercialista nel centro Italia. È l’uomo che propose il finto “patto di Giuda” allo Stato per la consegna di Bernardo Provenzano. Due anni fa la procura di Palermo, che indagò sulla misteriosa trattativa che nel novembre 2005 venne interrotta e liquidata come una “bufala” dal capo della Dna Piero Grasso, lo ha individuato come il “messaggero” che per tre volte si era presentato negli uffici di via Giulia a Roma, offrendo la consegna del superboss in

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di

LUCIANO MIRONE

Dossier

Quelle foto che smentiscono l’esito dell’esame autoptico “E poi ci sono le foto, inequivocabili e inguardabili tanto sono impressionanti, del suo corpo senza vita, trovato a letto con il volto tumefatto e il setto nasale deviato propri di chi è stato aggredito e colpito ripetutamente, e con i segni ai polsi e alle caviglie, come di chi è stato trattenuto con violenza mentre viene picchiato ed ucciso”. ANTONIO INGROIA

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IÀ DAL momento del ritrovamento del cadavere, quei due buchi nel braccio sinistro e quelle due siringhe trovate nel bagno e in cucina, non avrebbero convinto neanche un mediocre lettore di libri gialli. Troppo inverosimili per essere veri, perché la vittima, Attilio Manca, 34 anni, brillante urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), da due anni in servizio presso l’ospedale “Belcolle” di Viterbo,

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di

GIUSEPPE PIPITONE

Dossier

«Attilio in corsia»: la menzogna di Gava, condannato per falso “In realtà la procura di Viterbo non ha mai voluto indagare in nessuna direzione: né sulla pista mafiosa e nemmeno su altro” FABIO REPICI

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al lavoro. Forse non era neppure a Viterbo, e nemmeno in Italia. Nei giorni in cui Bernardo Provenzano veniva operato di prostata a Marsiglia, Attilio Manca si assenta dall’ospedale Belcolle di Viterbo, dove è il vice primario del reparto di urologia. Lo confermano i registri di presenza dell’ospedale, che certificano come il 25 e 26 ottobre del 2003 il giovane urologo non fosse in ospedale. Anzi, Manca si assenta dall’ospedale anche qualche giorno dopo, quando smette di lavorare alle ore 15 e 36 del 30 ottobre e ricompare in ON ERA

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di

ANTONIO INGROIA

Dossier

avvocato di parte civile della famiglia Manca

«Attilio Manca assassinato per proteggere Provenzano» Quello del medico siciliano fu un omicidio legato a doppio filo alla Trattativa perché deliberato ed eseguito dalla “cintura di sicurezza” con la quale venne circondata la latitanza di Bernardo Provenzano per proteggere il capo di Cosa nostra quale garante della Trattativa. Così si spiegano le “leggerezze” di un’inchiesta piena di omissioni e depistaggi che voleva fare passare quel delitto per un caso di overdose.

A

ttilio Manca era un medico siciliano e lavorava all’ospedale Belcolle di Viterbo. Era un urologo molto bravo, uno dei primi ad utilizzare la tecnica chirurgica della laparoscopia per operare il cancro alla prostata. Quando fu trovato morto nella sua casa di Viterbo, il 12 febbraio del 2004, non aveva ancora compiuto 35 anni. Li avrebbe compiuti otto giorni

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di

PIETRO GIAMMONA

Dossier

La madre: «Anche Piero Grasso è convinto che sia stato ucciso» “A Pignatone e Roberti ho fatto diversi appelli ma fino ad oggi sono rimasti inascoltati. Loro devono aprire seriamente e con impegno un fascicolo su mio figlio. Dovrebbero cercare di impegnarsi direttamente e riaprire le indagini”. ANGELA MANCA

M

IO FIGLIO operò Provenzano alla prostata e sapeva qualcosa che non doveva sapere. Per questo è stato ucciso». Angela, la madre di Attilio Manca, parla dell’uccisione di suo figlio, liquidata dalla procura di Viterbo come l’overdose di un “tossicodipentente”, e denuncia il lungo depistaggio su una morte rimasta per dieci anni senza verità. La donna non ha dubbi: «Il suo corpo era pieno di ecchimosi, i buchi sul braccio sinistro mentre lui era mancino. Sulle siringhe non c’erano

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EDITORIALE RIZZA: OVERDOSE DI SCIATTERIA, AL LIMITE DEL DEPISTAGGIO MIRONE: E IL BOSS RISPOSE: «DOBBIAMO METTERE IN MEZZO ALTRE PERSONE?» SAMONÀ: PROVENZANO ALLA REGIONE SICILIANA: «RIMBORSATEMI IL VIAGGIO IN FRANCIA» RIZZA: IL MEDIATORE DEL “PATTO DI GIUDA”: BINNU NASCOSTO TRA LAZIO E UMBRIA MIRONE: QUELLE FOTO CHE SMENTISCONO L’ESITO DELL’ESAME AUTOPTICO PIPITONE: «ATTILIO IN CORSIA»: LA MENZOGNA DI GAVA, CONDANNATO PER FALSO INGROIA: «ATTILIO MANCA ASSASSINATO PER PROTEGGERE PROVENZANO» GIAMMONA: LA MADRE: «ANCHE PIERO GRASSO È CONVINTO CHE SIA STATO UCCISO»

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