Bollettino RSu numero 2

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SPECIALE RSU 2012 5, 6 e 7 marzo: elezioni RSU. All'ISTAT vota e fai votare la FLC CGIL

Un voto utile per la FLC CGIL intervista a Fabrizio Stocchi, coordinatore della FLC CGIL ISTAT, candidato nella sede di Roma Ciao Fabrizio, perché un lavoratore dell'Istat dovrebbe votare per la FLC CGIL alle RSU? E' un momento difficile per i lavoratori, usciamo da una fase tremenda, non compiutamente elaborata e descritta dai giornali e dall'informazione. Il governo Berlusconi, attraverso le “riforme” di Brunetta e Tremonti, ha scardinato l'organizzazione del Pubblico Impiego. L'ha fatto non solo con i tagli lineari, ma anche eliminando diritti acquisiti fondamentali. Sostanzialmente si è tolta la terra sotto ai piedi alle aspettative dei lavoratori, sottraendo poco a poco diritti e ambiti di contrattazione alle organizzazioni sindacali. Le stesse RSU, con la complicità dei sindacati che in questi anni terribili hanno fatto da spalla alle politiche antisociali di Berlusconi, sono state rinviate fino ad oggi. E' già una grossa vittoria che finalmente, un anno e mezzo dopo la scadenza naturale, si vada a votare il 5, 6 e 7 marzo prossimi. Per questo prima ancora di chiedere un voto a noi, faccio un appello perché si vada a votare. Le RSU sono al contempo uno strumento di democrazia diretta nelle mani dei lavoratori e un momento di “conta” del consenso delle sigle sindacali, in cui cioè con il voto si determina quanto ogni organizzazione pesa. Per questo i sindacati che hanno avuto comportamenti conniventi con il potere in tutti questi anni non volevano che si votasse. In questa situazione, chi vota per la FLC sceglie di appoggiare l'organizzazione che ha fatto meglio opposizione, rimanendo vicina ai lavoratori, quotidianamente colpiti da misure inique e punitive. Nel nostro settore non si contano i provvedimenti che riteniamo “non riformabili”, dalla Legge Brunetta sulla valutazione, alla trasformazione di part time e aspettativa per dottorato da diritti esigibili in richieste, alla criminalizzazione della malattia, all'incredibile blocco triennale degli stipendi e delle carriere. Votare per la FLC CGIL significa quindi dare un segnale forte, dire che è stato giusto opporsi in questi anni e che è necessario invertire il percorso di distruzione di tutto ciò che è "Pubblico" operata fin qui. Ma votare la FLC significa anche dare forza alla CGIL in tutti i suoi comparti, a cominciare dai meccanici della FIOM, che stanno subendo un attacco incivile da parte della FIAT e di Confindustria. Venendo all'Istat, pensi che le liste presentate dalla FLC CGIL siano adeguate? Io credo siano una bella rappresentazione di forza. Dicono concretamente che la FLC si muove davvero su tutti i fronti. Abbiamo dimostrato in questi anni che questo è il modo per dare gambe alle singole vertenze. Nelle liste della FLC CGIL Istat ci sono tecnici e dirigenti di ricerca, ricercatori e tecnologi e amministrativi, provenienti da tutte le sedi regionali e romane. Una fotografia ampia della condizione professionale dei bisogni e delle aspettative del personale Istat. Ci sono i più noti attivisti FLC da tutti riconosciuti perché hanno saputo con costanza ascoltare i lavoratori attivandosi concretamente per la soluzione dei loro problemi. Ci sono anche persone non iscritte che scelgono di dare con la propria presenza maggiore rappresentanza dentro al sindacato ad una singola vertenza o condizione professionale oppure che decidono, candidandosi, di rafforzare il proprio impegno nella difesa dei diritti propri degli altri. Qual è la cosa che ti preoccupa maggiormente in questo momento? La verità è che oggi è il quadro complessivo ad essere preoccupante. Anni fa da precario sostenevo che la precarietà non era la condizione di una fetta di lavoratori ma il modello verso cui pericolosamente tendeva tutto il lavoro anche quello stabile. Oggi verifichiamo effettivamente che sono diventate precarie le retribuzioni, le carriere, i diritti, le prospettive pensionistiche, per tutti. Viviamo un’epoca senza precedenti nella storia recente. In queste condizioni bisogna continuare a seguire tutti i fronti aperti senza lasciare nulla indietro. Detto questo è ovvio che la condizione del personale con contratto a termine rappresenta in assoluto la maggiore preoccupazione e la principale emergenza cui far fronte. Ad oggi, se non si aprono strade nuove, a partire dalla rimozione dei limiti all'utilizzo del turnover nei prossimi anni, centinaia di lavoratori dell'Istat, peraltro “reclutati” già attraverso un concorso davvero selettivo, rischiano di essere espulsi dall’Istituto benché già pienamente inseriti nelle attività ordinarie. E parliamo di lavoratori che, a differenza della “nostra” generazione di precari in gran parte provengono da lunghe precedenti esperienze di precariato. Non è, come sostiene qualcuno, il precariato di seconda generazione, è quello di prima che dopo anni di lavoro già svolto ad alta professionalità ancora non riesce a collocarsi in modo stabile nel sistema della ricerca del nostro Paese. Il fatto di non essere riusciti a rendere questo pezzo del lavoro parte attiva in queste RSU è grave e getta sicuramente un'ombra sulle elezioni e sulla loro forza. Un voto alla FLC CGIL può cambiare le cose? Sicuramente una vittoria dell'unico sindacato che è davvero dalla parte dei lavoratori, tutti i giorni, può aiutarci e darci forza. Del resto questa votazione è l'unico strumento di democrazia nel posto di lavoro che esiste: non possiamo permetterci di non usarlo o di usarlo male. Una vittoria della FLC rafforzerebbe l’argine creato in questi anni all’unilateralismo dell'amministrazione dell'Istat, l’unico voto utile di cui, in questa fase politica, c’è davvero bisogno.


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RSU: una figura forte perché scelta dai lavoratori La testimonianza di Lorenzo Cassata, RSU dell'ISTAT a Roma Nel 2007 decisi di candidarmi nelle RSU dell'Istat di Roma. Fu una scelta difficile, per varie ragioni. Il primo motivo era il fatto che non fossi iscritto alla FLC CGIL. Lo ero stato, poi ne ero uscito e i rapporti con il sindacato, per usare un eufemismo, non erano ottimi. Decisi di riprendere la tessera e di candidarmi proprio in occasione delle RSU, perché identificai quel momento come una possibilità. Una chance che davo al sindacato, che stava decidendo di rinnovarsi, e una possibilità a me di potere tornare ad avere fiducia nell'organizzazione alla quale mi sentivo comunque più vicino all'inizio della mia "avventura" lavorativa. Avevo 33 anni, avevo un contratto a tempo determinato (ma ero stato dichiarato "stabilizzabile"). L'idea che anche un precario, seppure quasi al "sicuro", potesse candidarsi ed essere scelto come rappresentante mi sembrava un bel modo per cambiare le cose. E cambiandole nel mio posto di lavoro mi sembrava anche possibile cambiarle un poco in generale, nel Paese. Un altro motivo di difficoltà nella decisione di candidarmi era in quello che si diceva in giro, sulle RSU all'Istat: che non avrebbero mai funzionato, che i sindacati (o meglio alcuni sindacati) le avrebbero boicottate, che così era sempre andata. Non è andata così, per fortuna, o almeno non del tutto. Per la prima volta le RSU, in cui risultai largamente eletto, si riunirono, scrissero il proprio regolamento e lo votarono, cominciarono a lavorare, a proporre argomenti e questioni, a interloquire con l'amministrazione, pur tra mille difficoltà. Quelle elezioni hanno contribuito a cambiare il sindacato e a cambiare anche il mio personale impegno nella difesa dei lavoratori. Grazie alle RSU ho conosciuto tante persone, a cominciare dalla goliardica "campagna elettorale" del 2007 e fino ad oggi. Grazie alle RSU quando vado in contrattazione con i delegati dell'amministrazione mi sento forte anche se rappresento la parte "debole": proprio perché so che, al contrario di chi ho di fronte, non sono stato scelto dall'alto, ma direttamente dai lavoratori. Le RSU hanno oggi un'aula e per la prima volta gli RLS sono stati scelti fra gli eletti RSU. Le RSU Istat di Roma elette nel 2007 non sono durate fino ad oggi. A un certo punto, a metà percorso, hanno comunque smesso di funzionare, a causa del boicottaggio di fatto operato da alcune organizzazioni sindacali. Poi sono state esautorate dalla mancanza di contrattazione, in parte decisa dal governo, in parte dallo "spirito dei tempi", ben interpretato anche dall'amministrazione dell'Istat. Ma dell'esperienza RSU Istat 2007-2012 voglio ricordare le parti positive, in particolare la possibilità di riuscire a discutere, su questioni concrete, tra rappresentanti sindacali di diverse organizzazioni senza preconcetti e tutti con in testa la voglia di trovare la soluzione migliore per rappresentare gli interessi e i diritti dei lavoratori. Ci riproverò quest'anno, convinto forse più di allora della necessità di uno strumento, l'unico rimasto, in quest'epoca di sottrazione di strumenti democratici, nelle mani dei lavoratori: le elezioni delle RSU.

Intervista a Antonella Mattana, candidata RSU IV livello Cter, già RLS e RSU uscente, Antonella Mattana si candida per il polo di Roma Antonella, sei da tempo ormai il riferimento sindacale per molte persone all'Istat, sia per il tuo ruolo come RLS, sia per le vertenze legali. E' un impegno durissimo, ma ne vale la pena. Tra esposti alla ASL per le condizioni di insicurezza e la tutela legale dei lavoratori, perdo gran parte del tempo libero, ma a volte ci siamo presi delle soddisfazioni. Quali sono le vertenze che hai seguito ultimamente per la FLC CGIL dell'Istat? Ricordo quella, in larga parte vittoriosa, sulla pensionabilità dell'indennità di ente mensile. Poi c'è stata la vicenda dell'art. 37 o i ricorsi di alcuni precari, ma la consultazione dell'avvocato è quasi quotidiana, per concorsi e progressioni interne (art. 54 e art. 15), tentativi dell'amministrazione di prevaricazione su permessi o malattie... Perché sembra che ci sia sempre più necessità di una tutela legale nell'attività sindacale? Purtroppo le vertenze legali sono sempre più diffuse. Negli ultimi anni, con la mancanza di una vera contrattazione, si è costretti ad affidarsi alla magistratura, spesso per vedersi riconosciuti diritti elementari. La FLC CGIL nasce per rivendicare i diritti con il conflitto e la contrattazione, ma se ogni mediazione è cancellata, la vertenza legale diventa una delle armi in mano al lavoratore di cui il sindacato si deve fare carico.

RSU: l’esperienza in ISTAT, intervista ad Alessandra Burgio Eletta per la FLC CGIL nel 2008 Alessandra Burgio ha ricoperto la carica di primo Coordinatore RSU. È candidata nuovamente alle elezioni di marzo 2012 Che giudizio dai della trascorsa esperienza nella RSU Istat di Roma? Il giudizio non può che essere positivo, visto che l’unica RSU Istat di Roma che è riuscita a riunirsi e a lavorare è stata proprio quella eletta nel 2007. Fino ad allora il sindacato che aveva la maggioranza assoluta dei componenti non aveva fatto funzionare la RSU. Nel 2007 invece, dei 21 componenti RSU eletti, ben 13 appartenevano a CGIL (7), ANPRI (2), UIL (2), CISL (1) e UGL (1), consentendo così alla RSU di Roma di lavorare, anche se con una maggioranza al limite. Quindi la RSU di Roma era composta di 21 persone ma di fatto ha funzionato con 13? Sì, perché nonostante le convocazioni delle riunioni fossero estese (ovviamente) a tutti i componenti, gli eletti dell’USI non si sono mai presentati. Con una maggioranza al limite immagino che era fondamentale che tutte le sigle sindacali andassero d’accordo. Effettivamente si, con 13 componenti su 21 i margini di manovra erano ridotti, ma già dalla prima convocazione era emerso uno spirito di collaborazione e la volontà di dare un senso al mandato ricevuto dagli elettori che hanno consentito alla RSU di funzionare, nonostante le difficoltà oggettive. La CGIL ha messo un impegno straordinario nella riuscita della RSU con risultati molto positivi.


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Qual è stato il primo passo della RSU una volta insediata? Innanzitutto è stato approvato un Regolamento di organizzazione che ha il pregio di essere molto “asciutto”, ma allo stesso tempo completo di quelle regole che possono garantire il buon funzionamento della “macchina”. Contestualmente si è proceduto con la nomina di un Coordinatore, un Vice Coordinatore e un Segretario. Tali nomine rimanevano valide per 6 mesi rinnovabili per altri 6 mesi. Questo organismo, guidato sempre da componenti della CGIL, con un impegno straordinario ha consentito il funzionamento della RSU. Quali sono le iniziative che hanno caratterizzato l’attività della RSU Istat di Roma? Devo premettere che la RSU negli Enti di Ricerca non sostituisce le organizzazioni sindacali, ma le integra. Pertanto le materie di contrattazione decentrata rimangono di competenza delle OO.SS., mentre la RSU si occupa principalmente di ambiente di lavoro e formazione. Pertanto la prima cosa fondamentale che ha fatto la RSU Istat di Roma ha riguardato la nomina dei Responsabili per i lavoratori della sicurezza (RLS), richiedendo anche all’Amministrazione di organizzarne la formazione. Successivamente la RSU ha lavorato costantemente con gli RLS per garantire un livello di attenzione molto alto su tutte le problematiche delle diverse sedi di Roma. E per quanto riguarda la formazione? La RSU ha fatto un approfondimento specifico sul Piano annuale della formazione predisposto dall’Amministrazione ed ha effettuato uno studio ad hoc richiedendo all’Amministrazione i dati relativi alla fruizione dei corsi per tipo di corso, direzione, livello e profilo. In conseguenza di tale studio è stata prodotta una relazione che è stata consegnata ai referenti Istat per discutere in appositi incontri le criticità emerse e le iniquità riscontrate. Quali altre attività della RSU puoi citare che possano testimoniare l’importanza di questo organismo? Diverse sono state le iniziative della RSU nel periodo di funzionamento. Ricordo in particolare le battaglie portate avanti per contenere i danni provocati dalla Legge Brunetta del 2008 relativamente alla malattia ed agli accertamenti diagnostici e dalle interpretazioni spesso molto restrittive dell’Amministrazione Istat. La RSU Istat di Roma è stata anche molto impegnata nel trovare soluzioni agli innumerevoli problemi che riguardavano allora il servizio bar e tavola calda delle diverse sedi romane. Ha effettuato incontri periodici con diversi rappresentanti dell’Amministrazione per risolvere problemi emersi in fase di trasferimento di personale e strutture organizzative da una sede all’altra. Si è occupata delle problematiche emerse con lo stabilimento balneare di Ostia. In alcuni casi si era spinta anche oltre le materie di stretta competenza, affrontando la discussione di diversi problemi che riguardano la composizione del fondo assistenziale, la ripartizione per tipo di sussidio e il regolamento, ormai obsoleto, che regola l’erogazione di tale fondo. Tutto ciò a testimonianza del fatto che la RSU ha un ruolo complementare a quello delle singole sigle sindacali, un ruolo fondamentale su diverse materie che impattano sui lavoratori dell’Istat, ha il vantaggio di riunire tutte le sigle sindacali e quindi può costituire un fronte compatto contro l’Amministrazione.

La formazione in ISTAT scheda a cura di Alessandra Burgio La formazione riveste un ruolo fondamentale nella crescita professionale dei lavoratori ed è tra le materie di competenza delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU). La RSU Istat di Roma, data la rilevanza dell’argomento e la mancanza di occasioni di confronto tra amministrazione e organizzazioni sindacali, nel 2009 ha ritenuto opportuno avviare un’attività specifica sull’argomento. La componente della FLC CGIL della RSU, attraverso l’analisi del programma quadro del SDR e dei dati di fruizione dei corsi nell’anno precedente, ha fatto un approfondimento volto a individuare eventuali problemi e a cercare di valutare l’equità nell’accesso ai corsi e le pari opportunità di formazione per i dipendenti. I risultati dell’analisi avevano evidenziato delle differenze significative nella fruizione dei corsi tra Direzioni/Uffici, differenze che in parte potevano dipendere dai compiti istituzionali assegnati, ma che denotavano anche una mancanza di equità nell’accesso. L’altra criticità riscontrata riguardava sicuramente i dipendenti che usufruivano di regimi orari non standard (part time, allattamento, legge 104, ecc.). Coloro che per motivi familiari o personali dovevano (o anche semplicemente volevano) ricorrere a una riduzione dell’orario di lavoro, si trovavano ad essere penalizzati sul piano della formazione. Questo risultato è stato approfondito con l’Amministrazione e con il servizio SDR evidenziando come questa discriminazione, se protratta nel tempo, potesse portare a conseguenze anche sui percorsi di carriera.

La mobilità all'ISTAT? Una chimera La valutazione di Carlo De Gregorio, candidato RSU per il polo di Roma A Carlo De Gregorio chiediamo un parere sulla politica della mobilità interna all'Istat. L’attuale presidente dell’Istat (come il suo predecessore) ha a più riprese solennemente lodato la mobilità come valore per l’istituto e per chi ci lavora. Come non essere d’accordo? C'è un ma... L’approccio moderno alla mobilità adottato dall’Istat è di tutt’altro segno rispetto alle dichiarazioni. Non è prevista alcuna possibilità di muoversisulla base di una richiesta del lavoratore (la mobilità a domanda), se non per gravi motivi personali o per rispondere a richieste di altre strutture (le chiamano call: la solita ipocrisia con l’inglese), ma con molti vincoli e poche certezze. Se per motivi professionali o ambientali un lavoratore desidera cambiare aria, dovrà cercare di trasformare questo desiderio in una mobilità d’ufficio, contrattando la sua istanza informalmente con i direttori coinvolti, e attendere l’esito di una trattativa – sempre informale - fra questi soggetti. Non c’era niente di più moderno da fare? Forse si poteva dare corpo alla mobilità a domanda con un meccanismo di svincolo dopo un tot di anni nella stessa mansione, come garanzia di diversificazione delle competenze; e comestrumento per investire sulla trasparenza dei processi produttivi, sulla loro sicurezza e anche sulla nostra produttività e serenità. La mobilità va gestita, ma ciò non significa renderla arbitraria, bensì favorirla per farla diventare uno strumento trasparente per l’innovazione e lo scambio delle conoscenze. Come si fa a garantire che l’arbitrio dei direttori corrisponda a una soluzione efficiente per l’istituto? Le “moderne” procedure dell’Istat garantiscono solo rischi. Riflettono un deficit di volontà, di capacità manageriale e di programmazione. Favoriscono lo status quo. Vanno contro i principi della Carta europea dei ricercatori. Nei tanto citati organismi internazionali la mobilità è stimolata, è uno strumento democratico per le pari opportunità, serve a misurare la salute dei processi di produzione. L’alta dirigenza dell’Istat non è evidentemente all’altezza di questa sfida.


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Intervista a Carlo Declich, candidato RSU all'ISTAT Ricercatore, Carlo Declich proviene dall'ISAE, si candida per la sede regionale del Veneto Ciao Carlo, tu sei "nuovo" dell'Istat, ma da subito ti sei attivato nella FLC CGIL, come mai? Sono entrato all'Istat nel 2010, prima lavoravo all'Isae, dove avevo lavorato, all'inizio come precario, dal 1999. Ho anticipato i tempi, visto che poco dopo il governo Berlusconi ha soppresso l'Isae e i suoi ricercatori e tecnologi sono finiti all'Istat. Già all'Isae ero stato per 5 anni responsabile del comitato degli iscritti della FLC CGIL, per cui è stato naturale continuare all'Istat la mia esperienza sindacale. Perché pensi sia giusto impegnarsi nel sindacato? Credo che l’unico modo per migliorare il mondo in cui viviamo sia quello di impegnarsi. E quindi, nonostante tutte le critiche che tanti (a volte a ragione) muovono ai sindacati, è importante per me essere parte attiva nel migliorare il luogo in cui si lavora e nel difendere i diritti e le persone. Sono convinto che il sindacato abbia un ruolo fondamentale come rappresentante dei lavoratori di fronte alla controparte; eliminare le relazioni sindacali vorrebbe dire mettere di fronte direttamente l’amministrazione e i lavoratori, che quindi sarebbero inevitabilmente la parte debole e, quindi, spesso perdente. Per questo mi sono candidato. E perché ti sei candidato proprio con la FLC CGIL? Che domande sono? E chi altro, se no?

Sicurezza: parla Pierfrancesco Aureli, storico RLS Pierfrancesco Aureli, V Cter, lavora nella sede di via Tuscolana ed è candidato nel polo di Roma per la FLC CGIL Ciao Pierfrancesco. Oltre ad essere RSU uscente, sei anche un RLS di vecchia data, non ti sei stancato? Il ruolo di Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza è impegnativo ma ti entra dentro, diventa un modo di osservare la vita, con un occhio alla valutazione dei rischi e l'altro alle possibili migliorie. Com'è stato fare l'RLS in questi anni all'Istat? In una situazione ideale l'attenzione non è rivolta solo alla limitazione dei rischi, ma anche al confort del posto di lavoro, all'ambiente, al benessere dei lavoratori. In Istat invece si lavora sulla continua emergenza, figlia della mancata programmazione e dell'assenza di collaborazione tra le varie strutture dell'Istituto. Le giornate si susseguono tra verifiche, controlli e continue discussioni con le diverse figure dell'Amministrazione: talvolta si collabora assieme, troppe altre ci si trova davanti a un muro di gomma, con responsabilità rimpallate fra vari soggetti. I dirigenti incaricati dall'amministrazione di occuparsi della sicurezza sono cambiati più volte negli ultimi anni, è migliorato qualcosa? Cambiano le persone nei ruoli ma i problemi sopravvivono ad esse. Ogni risanamento strappato all'Amministrazione comporta tempi di realizzazione lunghi, a tratti incerti, ma nonostante tutto si fanno passi avanti. Quello che è cambiato nel tempo è soprattutto l'atteggiamento nei confronti della sicurezza: unamaggiore consapevolezza tra i colleghi, una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti e dei funzionari: motivazioni che aiutano ad evidenziare problematiche e ad imporre soluzioni.

ISTAT: la candidatura RSU in Liguria di Giuseppe Musolino IV Cter, all'ISTAT dal 1987, Giuseppe Musolino concorre per la sede regionale di Genova Ciao Giuseppe, per te le RSU non rappresentano una novità? Ormai giunto al terzo mandato, era quasi scontata la mia candidatura alle RSU, anche per dare sostegno in termini di esperienza ai colleghi che si sono candidati nelle nostre liste della FLC CGIL. Mi interessa quindi che si inizi una nuova fase, ma anche poter continuare le iniziative intraprese nel precedente mandato. Quali sono gli argomenti che ti sembrano prioritari? I temi che mi sono più a cuore per la prossima stagione di queste RSU elette sono vari. Innanzitutto è necessario avere una maggiore attenzione alle problematiche legate alla sicurezza dei luoghi di lavoro. Bisogna inoltre iniziare davvero a trattare con l’amministrazione sul tema dell'orario di lavoro nelle sedi regionali, nell'ambito della contrattazione di secondo livello. E' inoltre auspicabile la modifica di alcuni istituti oramai obsoleti sul trattamento di missione, la riqualificazione del personale attraverso una formazione professionale continua. L'introduzione di un codice di servizio per la pausa pranzo, vista l'assenza di un punto di ristoro interno, si è resa una impellenza evidente in seguito all’introduzione dei varchi elettronici. Che risultato ti aspetti dalle elezioni RSU del 5-7 marzo? Quest’anno l’obiettivo che ci siamo prefissi come FLC GIL nella nostra sede di Genova è quello di conquistare 3 seggi su 3!

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Neocandidata: Valentina Talucci Intervista a Valentina Talucci neocandidata per il polo di Roma nella lista FLC CGIL. Ciao Valentina, quando sei entrata all'Istat? Il mio primo rapporto con l'Istat risale al 2002, con uno stage. Ho attraversato tutte le tappe: co.co.co. nel 2003, tempo determinato nel 2006, tempo indeterminato nel 2008. Ho iniziato a lavorare all’Istat a 26 anni con l’obiettivo di diventare una ricercatrice ma al tempo stesso di trovare una stabilità lavorativa. Il mio percorso di lavoro e formazione post-universitaria si è avvicinato molto a questi obiettivi, ma non pienamente. Infatti come precaria avevo un profilo di ricerca, ma il concorso che ho potuto fare a tempo indeterminato nel 2004 (l'ultimo che si è svolto) era per un profilo da diplomata, e nel 2008 sono stata assunta come Cter. Quindi la mia vita lavorativa si è caratterizzata dai due aspetti dominanti nel mondo della ricerca degli ultimi anni: la precarietà e il sottoinquadramento. L’Istat in questi anni mi ha formato molto e il mio lavoro è diventato sempre più lavoro di ricerca, sebbene svolto in un inquadramento inferiore rispetto sia alle attività svolte che alla formazione conseguita. Perché ti sei candidata per la prima volta alle RSU? Ho deciso di candidarmi alle RSU per due ragioni. La prima è che credo profondamente nel ruolo fondamentale che ha la salvaguardia e la valorizzazione della conoscenza pubblica come patrimonio culturale della collettività. La seconda è che penso di poter rappresentare i lavoratori che si trovano nelle condizioni di sottoinquadramento e di precariato, poiché sono realtà che ho vissuto e vivo direttamente. Sono inoltre convinta che un impegno diretto e concreto renda possibili i cambiamenti. Cosa chiedono i lavoratori sottoinquadrati? I lavoratori sottoinquadrati chiedono orizzonti di progressione e valorizzazione del proprio lavoro scientifico e tecnologico, nonché spazi di crescita e di riconoscimento professionale. Recentemente sono stata coinvolta insieme ad altri colleghi in una battaglia volta al riconoscimento di alcuni diritti dei lavoratori sottoinquadrati. In questo senso alcuni importanti segnali sono stati recepiti concretamente dalla nostra Amministrazione e Dirigenza. Sottoinquadramento e precariato: spesso si tende a una "guerra tra poveri". Non pensi che sia prioritario dare una stabilità lavorativa a chi ha un contratto che scade? Oggi è difficile parlare di sottoinquadramento quando ci sono persone che rischiano tutti i giorni di perdere il lavoro, ma è necessario. È troppo evidente il disallineamento tra la formazione universitaria e post-universiataria con cui i giovani si affacciano al mondo del lavoro e l’offerta di profili coerenti con la formazione ricevuta. Il rischio è che nel tempo si spengano lentamente le aspirazioni e le prospettive individuali e collettive con cui si è iniziato il percorso lavorativo e formativo. È fondamentale realizzare nuove piattaforme integrate, sia di stabilità lavorativa per i precari neolaureati, ma anche per chi non più giovanissimo ed è uscito dal mercato del lavoro e creare opportunità di sviluppo professionale per chi un lavoro già ce l’ha!

Intervista a Lorenzo Calamosca, RSU per la sede di Pescara All'Istat dal 1994, attualmente inquadrato come Cter di V livello, Lorenzo Calamosca è candidato per la FLC CGIL a Pescara insieme a Carmen Serra Ciao Lorenzo, innanzitutto perché ti sei candidato a queste elezioni RSU? Sulla base dei fatti, non delle promesse (ovvero illusioni), al di là di simpatie/antipatie personali, mi sono candidato per dare forza ad unostrumento collettivo che è utile avere, in aggiunta agli impegni individuali di noi tutti militanti della FLC CGIL.

Quali sono le azioni più importanti portate avanti all’Istat dalla FLC CGIL secondo te? Al di là delle prese di posizione dell'ultimo minuto a ridosso della scadenza elettorale RSU, non bisognerebbe dimenticare quello che abbiamo constatato in questi anni in varie occasioni: la CGIL ha cercato sempre l'unità con altre forze sindacali, ma si è ritrovata spesso da sola ad esercitare l'opposizione e l'elaborazione di proposte alternative, mentre da parte di altri sindacati c'è stata spesso accondiscendenza, silenzio, scarsa convinzione o mancanza di proposte alternative credibili ed efficaci su varie questioni. Tra le questioni principali secondo me vanno ricordate le controproposte per la valorizzazione e la tutela delle sedi regionali e del loro personale, l'opposizione alla filosofia e ai meccanismi perversi della "valutazione della performance" con le sue conseguenze sulle buste paga, la sacrosanta richiesta di diversa distribuzione dei fondi di bilancio da spostare verso gli scorrimenti delle graduatorie di livello del personale (art. 54), l'opposizione al portierato generalizzato negli uffici regionali. Quanto conta l’azione degli ultimi anni della CGIL confederale? Nei confronti del governo nazionale passato e presente tutti hanno potuto accorgersi dell'opposizione e dell'elaborazione di controproposte da parte della CGIL e di quello che invece hanno o non hanno fatto le altre forze sindacali. Quello che è certo è che uno dei modi per sostenere le rivendicazioni che riguardano la vita di noi tutti è votare CGIL alle elezioni RSU, perchè questo rende più forte la CGIL in tutti gli ambiti con le varie controparti. Ci sono stati anche degli errori? I limiti del sindacato sono tanti, gli errori sono inevitabili, i rapporti di forza nel tempo sono cambiati anche perchè è cambiata l'organizzazione del lavoro nella società, il rifiuto alle proposte sindacali da parte dell'amministrazione ISTAT è cresciuto in sintonia con i tagli governativi e la stagione brunettiana, ispirata da un intento punitivo.

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Avrei voluto come candidati alle elezioni RSU anche lavoratori a tempo determinato, ma questa richiesta della CGIL e della FLC ha avuto ostacoli provenienti anche dal fronte sindacale. Per tutti attraversare un percorso di precarietà ha significato negli ultimi anni avere la CGIL al proprio fianco a sostegno del vitale bisogno di stabilizzazione. Questa è stata sempre e rimane una delle principali vertenze della CGIL.

La parola ai candidati: Stefano Rozzo Cter di IV livello, all'Istat dal 1983, Stefano Rozzo è candidato per le RSU di Roma Ciao Stefano, perché ti sei candidato per queste RSU? Mi sono candidato alle RSU perché credo che oggi, ancora di più, il ruolo della rappresentanza dei lavoratori sia fondamentale per la salvaguardia ed il ripristino dei nostri diritti, troppo spesso confusi o fatti passare per privilegi da cancellare. Come si applicano queste motivazioni all'interno dell'Istat? In ISTAT questo significa rivendicare e dare voce alla nostra storia, alla nostra cultura, al nostro senso di responsabilità. Penso alla giusta valorizzazione di tutti coloro che con il loro impegno permettono all’Istituto di accrescere la propria credibilità. Penso ai piani di formazione per il personale, da rendere veramente utili, continui, efficaci, e legati alle nostre figure professionali. Penso alla trasparenza e alla funzionalità nell’organizzazione del lavoro. Tutti i tagli che ci sono stati in questi anni, non sono, almeno, serviti a rendere più efficiente l'organizzazione interna del lavoro? Penso che vadano tagliati gli sprechi veri, e ripristinare invece i sussidi sociali e valorizzare concretamente quelle iniziative sociali e di solidarietà che sono sempre state il nostro orgoglio. Credo che dobbiamo rivendicare il nostro diritto al contratto, invece che essere vessati con procedure inaccettabili sulle valutazioni. Come si esce dalla situazione attuale di crisi? Sono fermamente convinto che dobbiamo far sentire più forte la nostra voce, la voce di tutti i lavoratori dell’ISTAT, riportando l’attenzione sui problemi veri e sostenendo compatti le nostre soluzioni per superarli.

L'esternalizzazione della rete di rilevazione ISTAT: intervista a Francesca Della Ratta Francesca Della Ratta, candidata alle RSU per il polo centrale con la FLC CGIL, riassume la storia dell'esternalizzazione della rete di rilevazione delle forze lavoro (FOL) e le battaglie della FLC CGIL sulla questione Ciao Francesca, vogliamo cogliere l'occasione delle RSU per ricordare una delle vertenze sindacali più significative degli ultimi anni dentro l'ISTAT, quella che ha riguardato i rilevatori della rete FOL. Una vertenza importante, in cui la FLC CGIL e i lavoratori hanno provato a far passare alcuni principi di buon senso che è importante ricordare anche oggi. Innanzitutto che il lavoro precario e parcellizzato non fa bene alla qualità. Che il processo di produzione del dato inizia proprio con la sua rilevazione, e che tenere fuori questo pezzo può comportare dei problemi. Che le esternalizzazioni chiamano in gioco gli interessi di un soggetto terzo, non necessariamente in linea con quelli della statistica pubblica. Che il capitale umano accumulato in anni di formazione e di lavoro comune non meritava di essere disperso. Invece la rete dei rilevatori dell’Istat, per anni citata come fiore all’occhiello della statistica pubblica, è infine stata esternalizzata, nonostante le proteste dei lavoratori e gli appelli della comunità scientifica. Così, i 317 rilevatori dell’Istat che dal 2002 si erano recati, ogni settimana dell’anno, presso le famiglie italiane a raccogliere informazioni sugli occupati e di disoccupati per l’indagine sulle Forze di lavoro, si sono trovati, dal 15 ottobre del 2009 a svolgere lo stesso lavoro, ma per conto di un soggetto privato. Da dove è nata l’esperienza della Rete di rilevazione? Nel 2002 l’indagine era stata profondamente ristrutturata per adeguarsi alle richieste dei regolamenti comunitari. Per gestire la maggiore complessità della nuova indagine, l’Istituto ha sostituito la rete di rilevatori comunali con una propria rete di rilevazione composta da 317 intervistatori professionali, appositamente selezionati e formati, che operavano sul territorio nazionale sotto la costante e diretta supervisione dei colleghi Istat. Dal punto di vista scientifico, la costituzione della rete ha rappresentato una delle più interessanti innovazioni realizzate dall'Istat negli ultimi anni ed ha garantito una rilevazione dei dati sistematica ed affidabile, gestita da rilevatori di elevata professionalità, la cui formazione e supervisione era costantemente monitorata dall'Istat. Ma con quale contratto per i rilevatori? La forma contrattuale del rilevatore non ha mai trovato una soluzione definitiva, e ogni anno l’Istat ha rinnovato ai rilevatori un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, la cui temporaneità era in stridente contrasto con il carattere permanente della rilevazione (chiamata continua perché si svolge in tutte le settimane dell’anno!). A partire dal 2005, il rinnovo del contratto di collaborazione tra i singoli rilevatori e l’Istat è avvenuto attraverso deroghe annuali realizzate attraverso emendamenti alle leggi finanziare, in quanto questa forma contrattuale non era più consentita nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Dall’avvio della rete di rilevazione, l’Istat non ha saputo scegliere tra le diverse opzioni in discussione, e, vedendosi negata l’ennesima proroga, si è trovata "costretta" a scegliere la soluzione più semplice da un punto di vista organizzativo, ma più rischiosa per la qualità dei dati: l’affidamento di tutta la rilevazione a una società privata.

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A seguito di un susseguirsi di decisioni e ripensamenti, il 22 giugno 2009 il Consiglio dell’Istat ha infine deciso di affidare all'esterno la rilevazione sulle forze di lavoro, vanificando sette anni di lavoro. Non c'erano alternative? Tra le altre possibilità prese in considerazione si era parlato a lungo della costituzione di una società a capitale interamente Istat ma di diritto privato, che avrebbe gestito la rilevazione in modo analogo alla fase precedente, anche se inevitabilmente con costi maggiorati. Nonostante la Funzione Pubblica avesse concesso alcune deroghe importanti per la realizzazione di questa società (la possibilità ad esempio di utilizzare capitale completamente proveniente dalle casse dell’Istituto) uno degli ostacoli che ha impedito la costituzione della società era proprio il tipo di contratto per i rilevatori: per garantire il principio di economicità la società avrebbe dovuto continuare a proporre ai rilevatori con contratti di collaborazione, e dopo tre anni ci si sarebbe trovati nuovamente di fronte al problema del rinnovo dei contratti. Ma quindi non c'era una vera prospettiva diversa? Agli scenari di esternalizzazione prospettati dai vertici dell’Istat la FLC CGIL ne ha contrapposto un altro di più semplice attuazione: l’internalizzazione della rete di rilevazione. Infatti, utilizzando i margini di flessibilità previsti dal contratto della ricerca, sarebbe stato possibile far svolgere ai rilevatori il loro lavoro all’interno del contratto di lavoro dipendente, utilizzando quote di part-time variabili a seconda del carico di lavoro previsto per ciascuna area, sfruttando la positiva sperimentazione sul telelavoro e utilizzando il salario accessorio come strumento incentivante. I costi sarebbero aumentati in misura marginale e l’Istat ne avrebbe guadagnato in qualità, sperimentando un modello che si sarebbe potuto estendere anche a altre indagini. Perché non ha vinto la soluzione migliore, proposta dalla FLC CGIL? Nonostante la mobilitazione eccezionale, che ha coinvolto i lavoratori dell’Istituto, soprattutto tra i colleghi del FOL e degli uffici regionali, e il positivo coinvolgimento del mondo accademico e giornalistico con diverse iniziative di alto livello, il dialogo dell’Amministrazione con le parti sociali è stato del tutto assente e non ci sono mai stati margini effettivi per un confronto serio e trasparente tra tutte le alternative possibili. Soltanto il 15 giugno del 2009, a 15 giorni dalla scadenza del contratto dei rilevatori, la CGIL è stata convocata dal Consiglio dell’Istituto per presentare la sua proposta. In modo quasi beffardo il comunicato del Consiglio del 22 giugno 2009 presentava al personale dell’Istat la decisione di esternalizzare, nonostante l’“interessante” proposta della CGIL, che non si era potuta prendere in considerazione “per motivi di tempo”. Chi è uscito sconfitto dalla vertenza? A fare le spese di questa situazione sono stati innanzitutto i 317 rilevatori professionali. Ma probabilmente anche la statistica pubblica ha perso un’occasione. Noi restiamo convinti che tanto più i rilevatori sono motivati, formati e consapevoli dell'importanza del loro ruolo per la riuscita di tutta l'indagine, tanto più elevata è la qualità delle stime prodotte. E finora non ci sembra sia stato dimostrato il contrario. La vicenda della rete Fol è tristemente emblematica sia di come le eccellenze presenti in Istituto siano spesso mortificate, in assenza di una politica di incremento della qualità della produzione e di valorizzazione delle risorse che non resti solo dichiarata a parole, sia di come l’esternalizzazione della fase di raccolta dei dati statistici sia ormai considerata inevitabile e generalizzata. Anche per questi motivi la FLC CGIL non considera conclusa la vertenza FOL, né per la sua oggettiva specificità né per la sua valenza simbolica.

RSU: parla Vincenzo Pischedda, all'ISTAT dal 2007 VI Cter, Vincenzo Pischedda si candida per la prima volta, per il polo centrale di Roma Ciao Vincenzo, innanzitutto la domanda principale, perché ti sei candidato per le prossime RSU? Perché mi piace l’idea che a rappresentare i lavoratori siano chiamate persone che vengono democraticamente elette, e perché le RSU sono il “luogo” in cui questi rappresentanti si possono confrontare per tutelare in maniera unitaria i diritti di tutti i lavoratori, superando almeno in parte le divisioni tra le diverse organizzazioni sindacali. L'attività sindacale è una novità per te? Ho iniziato a interessarmi di temi legati alla ricerca appena laureato, nel 2000, contribuendo alle attività dell’ADI (Associazione dei dottorandi e dottori di ricerca), soprattutto in tema di condizioni di lavoro e aspettative dei dottorandi di ricerca. Allora contribuimmo a far divenire di dominio pubblico il tema della “fuga dei cervelli”, ma era già evidente che il problema più generale del reclutamento nel settore della ricerca (non solo pubblico) non veniva affrontato con misure adeguate. Da allora bisogna dire che nonostante la centralità del tema “ricerca” anche nel nostro paese, le cose purtroppo sono andate sempre peggiorando, ed il precariato e il sottofinanziamento della ricerca, così come lo scarso numero di ricercatori rispetto agli altri paesi avanzati, hanno assunto proporzioni inammissibili. Quando sono entrato in Istat già da un po’ di tempo mi chiedevo “Ma cosa posso fare io da solo contro chi affossa la ricerca, l’università, la scuola pubblica?“. Ho scoperto allora che sul posto di lavoro esisteva un’opportunità concreta di agire, una possibilità di opporsi attivamente alle politiche dissennate dei nostri governi su ricerca e conoscenza: fare attività sindacale. Ho scelto di farlo con la FLC CGIL perché credevo - e oggi lo credo ancora di più - che la CGIL sia una delle poche voci di opposizione rimaste in questo paese, un’organizzazione sindacale che ha una lunga storia di lotte e rivendicazioni a tutela dei più deboli. Com'è iniziato il tuo impegno nella FLC CGIL? Inizialmente mi sono interessato della “amara sorte” degli idonei di concorsi pubblici banditi dal nostro istituto, le cui graduatorie sono rimaste in parte inutilizzate. Si tratta in gran parte di colleghi con formazione ed esperienza lavorativa superiori a quelle richieste per il profilo e livello in cui sono attualmente inquadrati, che magari lavorano all'Istat da molti anni. L’Amministrazione attuale ha deciso però di non affrontare fino in fondo il problema degli idonei, senza peraltro mai fornire ragioni convincenti; si è preferito semplicemente ignorare le richieste del personale. Da quella esperienza iniziale ho capito che c'era bisogno di un impegno "a tutto campo" in difesa dei diritti dei lavoratori della ricerca. Tutti i lavoratori infatti vanno tutelati, a partire da quelli che rischiano di perdere il posto di lavoro a causa di politiche di reclutamento miopi e sciagurate, ossia nel caso dell’Istat gli oltre 400 precari che attualmente lavorano nel nostro istituto. Questo però non basta, si deve cercare secondo me anche di ridefinire il senso delle rivendicazioni che si

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avanzano, che spesso vengono fatte passare per “chiusure” irragionevoli o voglia di immobilismo, come nel caso della difesa dell’Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e nelle lotte della FIOM contro i ripetuti attacchi della FIAT alla rappresentanza sindacale e ai diritti dei lavoratori. Infine, si deve anche riconoscere che serve come non mai la capacità di risvegliare sentimenti di solidarietà e impegno personale tra i lavoratori stessi, perché le lotte si vincono solo con il sostegno e la partecipazione di tutti.

Informazioni utili: come si vota Voto di lista: si esprime tracciando una crocetta sulla intestazione della lista prescelta. Preferenze: è possibile esprimere fino a due preferenze, le liste con i candidati saranno affisse alle entrate del seggio e gli elettori trascriveranno i nominativi dei candidati prescelti nell'apposito spazio previsto sulla scheda elettorale in corrispondenza della lista votata. Il voto è nullo se:

la scheda non è quella predisposta o se presenta tracce di scrittura o analoghi segni di individuazione;

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il voto viene dato a più di una lista; vengono date preferenze a candidati di liste differenti.

Casi particolari:

se viene espresso su una lista il voto di preferenza a più candidati di quanti se ne possano esprimere, vale il voto alla lista ma le preferenze sono nulle;

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se viene espresso solo il voto di preferenza e non quello di lista, il voto viene comunque attribuito alla lista e vale anche la preferenza espressa; se il voto viene dato ad una lista e le preferenze vengono date a candidati di altre liste, si considera valido solamente il voto di lista e nulle le preferenze.

Tutti i candidati della FLC CGIL ISTAT, sede per sede: Uffici Regionali. Candidati:

Sedi di Roma (collegio unico). Candidati: Fabrizio Stocchi Antonella Mattana Carlo De Gregorio Claudio Nalli Gerolamo Giungato Stefano Rozzo Vincenzo Pischedda Floriana D'Elia Alessandra Burgio Stefania Della Marca Paolo Panfili Rino Di Fraia Claudio Cagnoli Francesca Della Ratta Laura Esposito Lorenzo Cassata Valentina Talucci Carmine De Angelis Fabio Rapiti Mariagrazia Moschetta Pierfrancesco Aureli Pierluigi Minicucci Sergio Alunni Tiziana Di Francescantonio

IV CTER IV CTER II RIC IV CTER III RIC IV CTER VI CTER III RIC II RIC IV CTER VI CTER V CTER V CTER III RIC III RIC III RIC VI CTER IV CTER I RIC V CTER V CTER III RIC VII O.A. IV CTER

Balbo Balbo Balbo Balbo Balbo Balbo Balbo Balbo Liegi Liegi Liegi Liegi Pacifico Pacifico Pacifico Pacifico Pacifico Tuscolana Tuscolana Tuscolana Tuscolana Tuscolana Tuscolana Tuscolana

Giampietro Perri Sabine Mannino Stefania Taralli Beniamino Barile Monica Carbonara Marina Briolini Elena Donati Francesco Cirnigliaro Roberto Russo Fabrizio Nocera Carlo Cassano Claudia Tinelli Silvia Da Valle Giuseppe Musolino Tommaso Pastorino Silvio Vitale Agostino Lanzotti Enrico Caleprico Iolanda Barbuscia Vito Fabio Bellafiore Calogero Fede Angela La Mantia Luca Calzola Carmen Serra Lorenzo Calamosca Annamaria Cavorsi Piergiuseppe Vigna Alessandro La Noce Silvestro Cocchia Enrico Corubolo Roberto Costa Carlo Declich Rina Camporese Stefania Patanè Annamaria Dore Maura Marras Alessandro Camilli Salvatore Cariello

III RIC VI O.T. III RIC IV CTER III RIC III RIC III RIC IV CTER VI CTER V CTER IV CTER VI CTER VI CTER IV CTER V CTER IV CTER IV CTER VI CTER IV CTER VI CTER VI CTER V CTER III RIC IV CTER V CTER III RIC V CTER IV CTER IV CTER III TECN III RIC III RIC III RIC V CTER VI CTER VI CTER V CTER IV CTER

Ancona Ancona Ancona Bari Bari Bologna Bologna Bologna Campobasso Campobasso Catanzaro Firenze Firenze Genova Genova Genova Napoli Napoli Palermo Palermo Palermo Palermo Perugia Pescara Pescara Torino Torino Torino Torino Trieste Trieste Venezia Venezia Venezia Cagliari Cagliari Milano Potenza

Il candidato RSU è un tuo collega, conosce il tuo lavoro e i problemi che quotidianamente incontri. Ti rappresenta e tutela i tuoi interessi. Il nostro candidato sarà il tuo rappresentante sindacale, perché sei tu che lo voti. Il rappresentante sindacale eletto nelle liste FLC CGIL conta molto e con lui anche tu.


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Perché ti sei candidato? Alcune motivazioni “è questo il momento di dare una mano ai compagni di una CGIL che sia ancora più forte nella difesa dei nostri diritti e nella progettazione di un futuro migliore” (CARLO DE GREGORIO) “credo che in questo momento di profonda trasformazione del nostro Paese sia necessario dare un contributo attivo alla difesa dei valori della conoscenza e del sapere” (FLORIANA D’ELIA) “credo sia importante impegnarsi per la CGIL, il sindacato che difende tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti” (ALESSANDRA BURGIO) “per essere periferici ma non ai margini!” (SILVIA DA VALLE e CLAUDIA TINELLI) “per rappresentare le esigenze dei lavoratori senza con ciò diventare un sindacalista di professione” (RINO DI FRAIA) “per la situazione del sottoinquadramento che, ricordo, non riguarda solo le professionalità elevate. Sono per questo molto sensibile al problema del precariato in Istat ed a quello relativo alle progressioni di livello (ex art. 54)” (SERGIO ALUNNI) “difendere i più deboli” (CARMINE DE ANGELIS)

Citazioni “Odio gli indifferenti” - Antonio Gramsci (scelta da FLORIANA D’ELIA) “Non piangete per me, organizzatevi!” – Joe Hill (scelta da LORENZO CASSATA) “Non dobbiamo mai permettere che la nostra mente sia divisa in due da un orizzonte” - Amarthya Sen (scelta da VALENTINA TALUCCI) “Chi lotta può perdere chi non lotta ha già perso” - Ernesto Che Guevara de la Serna (scelta da CLAUDIO CAGNOLI)

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