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2 - Roma. Studio d’artista: conoscere gli strumenti del mestiere
pagamento di una cifra annuale. La caffetteria può essere riservata al pubblico del museo oppure può essere aperta anche all’esterno e avere un’entrata indipendente. La prima caffetteria in un museo è stata aperta negli anni Sessanta dell’Ottocento a Londra, all’interno del Victoria and Albert Museum. Oggi tutti i principali musei ne possiedono almeno una, per consentire al pubblico di fare uno o più intervalli durante il proprio percorso di visita, che può essere lungo e fisicamente impegnativo. A volte sono progettate da designer o architetti famosi, e presentano stili diversi, dal più raffinato a quello più contemporaneo. Ecco cosa puoi trovare in una caffetteria di un museo italiano: caffè, cappuccino e altre bevande calde, dessert, panini e tramezzini, piatti caldi e freddi ecc.
1.5 Capolavoro Etimologia: parola composta da capo (dal latino caput = testa) + lavoro (dal latino labor = fatica)
Questo è un vero capolavoro!
Un capolavoro è un’opera d’arte (figurativa, musicale, letteraria) universalmente conosciuta per il suo straordinario valore. È, nell’ambito della storia dell’arte, l’opera più importante di un maestro, di una “scuola” (= gli artisti che appartengono a uno stesso ambito geografico) o di un periodo, quella che più di tutte ha lasciato un’impronta fondamentale e si è imposta come esempio da seguire, distinguendosi per la sua unicità nel panorama artistico del suo tempo. La parola si diffuse in Italia nel XVIII secolo con questo significato, ma il termine francese chef d’oeuvre era già utilizzato nel Medioevo per indicare l’opera che l’“apprendista” (= colui che apprende un lavoro) doveva produrre alla fine del suo periodo di formazione all’interno della bottega per dimostrare le sue competenze (= capacità) e per diventare anche lui “maestro”. I capolavori sono il risultato della più alta capacità creativa, del genio e della fantasia dell’uomo. Per questo vengono attentamente custoditi all’interno di prestigiosi musei, rispettando le migliori condizioni di conservazione, e sono molto famosi, anche a distanza di diversi secoli dalla loro creazione. L’eccezionale pregio della Cappella Sistina di Michelangelo e delle Stanze Vaticane di Raffaello, due capolavori del Rinascimento italiano riprodotti nei libri d’arte di tutto il mondo, è infatti ancora oggi ben noto. 1.6 Coda Etimologia: dal latino cauda (= parte terminale posteriore di un animale)
Al museo la coda non è quella degli animali!
Capita spesso, quando si vuole visitare un museo o un monumento molto famoso o vedere una mostra d’arte di grande attrazione, di trovarci circondati da tante altre persone che hanno avuto la nostra stessa idea! All’ingresso o alla biglietteria del museo si formerà una lunga coda (= fila) di visitatori, e l’attesa per entrare potrà durare molto tempo: per le principali mete turistiche internazionali viene considerato normale fare una fila di un paio d’ore. I musei sconsigliano di organizzare la propria visita in alcuni giorni e orari di punta (= momenti di maggiore affollamento), e prevedono la possibilità di acquistare o prenotare i biglietti in anticipo online o presso agenzie specializzate. In diverse città italiane sono inoltre disponibili speciali carte turistiche che hanno una durata variabile e sono valide per l’accesso veloce nei principali musei e monumenti locali. In questo modo possiamo dirigerci verso l’ingresso “salta-coda” a noi riservato. Un bel risparmio di tempo!
1.7 Collezione Etimologia: dal latino collectio, derivato da colligere (= raccogliere)
Dalla collezione al museo
Una collezione è un insieme di oggetti dello stesso tipo, raccolti da una persona (il collezionista) per il proprio piacere. Si possono collezionare molte cose, di diversa natura: dai francobolli alle pipe, dalle monete alle conchiglie o alle opere d’arte; più gli esemplari sono rari, più sono ricercati e considerati di valore. La storia del collezionismo d’arte è molto antica, infatti risale all’epoca greco-romana. Durante l’età imperiale, i cittadini romani più ricchi acquistavano statue per abbellire le proprie ville e giardini: queste opere, spesso raffiguranti divinità mitologiche, perdevano la loro funzione religiosa e ne acquistavano una estetica. Ma è soprattutto dal Rinascimento in poi che la pratica di raccogliere opere d’arte (in particolare reperti archeologici e sculture classiche) diventò un fenomeno rilevante. Ogni famiglia nobile, molti pontefici ed ecclesiastici e diversi intellettuali crearono le proprie collezioni artistiche, segno distintivo di prestigio politico, sociale e culturale. Alcune di queste collezioni oggi formano il nucleo principale di altrettanti musei: è il caso, ad esempio, dei Musei Vaticani, che riuniscono le opere appartenute alla Chiesa, o delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, nate dalle immense raccolte della famiglia de’ Medici. La collezione di un museo è, più in generale, l’insieme delle opere d’arte e degli oggetti che si conservano al suo interno. La più grande al mondo è probabilmente quella dell’Ermitage di San Pietroburgo, in Russia, che conta circa tre milioni di pezzi.
1.8 Conservatore Etimologia: dal latino conservator, derivato da conservare (con+servare = tenere con sé)
Conservare l’arte significa mantenere vivi il nostro passato e la nostra identità
Il conservatore è un funzionario (= impiegato pubblico) responsabile della conservazione, della sicurezza, della gestione e della valorizzazione delle collezioni di un museo o di una sua sezione. Ha diversi compiti da portare avanti nel “lungo termine” (= in un periodo di tempo abbastanza lungo): programmare i piani di manutenzione e di restauro delle opere, coordinare le attività di catalogazione (= registrazione), stabilire come esporre le collezioni e come ingrandirle, attraverso acquisizioni e donazioni, valorizzare il patrimonio conservato nel museo con la ricerca scientifica, le attività culturali ed educative, le esposizioni temporanee (= di durata limitata), le pubblicazioni. Il conservatore è, infine, insieme al direttore, la persona che verifica che tutte queste attività rispettino le leggi nazionali e le indicazioni internazionali per la protezione e la valorizzazione dei beni culturali e artistici, e siano corrispondenti all’identità (= insieme delle caratteristiche) e alla missione del museo per il quale lavora.
1.9 Deposito Etimologia: dal latino depositum, derivato da deponere (= tenere da parte)
… E quello che non vediamo è nei depositi
Ogni grande museo ha un proprio deposito (o “riserva”), una vasta area dove sono conservate le opere che non vengono mostrate al pubblico all’interno del normale percorso espositivo. Le sale e gli spazi destinati all’esposizione, infatti, non sono in genere sufficienti per accogliere interamente le collezioni. I criteri alla base di questa “esclusione” sono diversi: nei depositi si possono trovare opere ritenute meno interessanti per i visitatori, lavori molto fragili (ad esempio disegni) che rischiano di rovinarsi con la luce, oppure donazioni recenti, per le quali bisogna ancora trovare una collocazione adatta. Negli ultimi anni, tuttavia, molti musei, come la Galleria Borghese di Roma o le Gallerie degli Uffizi di Firenze (i cui depositi ospitano circa 3.000 opere), hanno deciso di rendere accessibile parte di questo grande patrimonio “nascosto”, attraverso nuovi allestimenti, esposizioni “a rotazione” (= a turno), prestiti a lungo termine, mostre, aperture agli studiosi e al pubblico. 1.10 Didascalia Etimologia: dal greco didaskalìa (= insegnamento), derivato da didáskalos (= maestro) e didáskein (insegnare)
Chi ha dipinto questo quadro? Leggi la didascalia!
La didascalia, in un museo o in uno spazio espositivo, è un breve testo scritto, posto nelle vicinanze delle opere d’arte. Contiene informazioni essenziali, riportando di ogni opera, in maniera ben leggibile: il nome dell’autore (= l’artista), il titolo, la data di esecuzione, il materiale e la tecnica utilizzati, le dimensioni (in centimetri), la provenienza e il numero di inventario, ovvero il numero che identifica il pezzo all’interno della collezione museale. La didascalia può riportare altre brevi notizie descrittive o storiche sull’opera, la traduzione dei dati nelle lingue di maggiore diffusione, segni “parlanti” che rimandano ad altri approfondimenti (ad esempio, “codici QR”). Può essere realizzata su vari supporti (= superfici) di materiale, grandezza e colore diversi, e sistemata ad altezza variabile, sulla parete o su altro sostegno. All’interno di un museo, tutte le didascalie devono seguire uno stesso modello e stile grafico.
1.11 Direttore Etimologia: dal latino directore(m), derivato da dirigĕre (dis+regere = condurre, guidare)
Alla guida del museo
Il direttore è la figura professionale più importante di un museo. È responsabile della sua gestione, della conservazione e della valorizzazione della collezione museale. Contribuisce, insieme al conservatore, a definire i percorsi espositivi e gli allestimenti, a coordinare le attività di inventario e catalogazione (= registrazione) dei materiali, di documentazione e di ricerca. Organizza, regola e controlla i servizi al pubblico, le attività didattiche ed educative, programma piani di ricerca e di studio, cura la realizzazione di iniziative scientifiche. Coordina l’attività del personale interno e gli interventi necessari per garantire la sicurezza degli ambienti e degli impianti. Rappresenta il museo nei rapporti con l’amministrazione responsabile, con gli studiosi e con i cittadini. Oltre a essere esperto della materia relativa alla collezione esposta, deve dunque avere approfondite conoscenze “museologiche” e capacità di tipo economicoorganizzativo. Per diventare direttore di un museo bisogna superare un concorso pubblico.
1.12 Galleria Etimologia: dal francese galerie, derivato dal latino medievale galilaea (= portico davanti a chiese e monasteri)
Una lunga passeggiata in galleria
La galleria è una lunga sala all’interno di un palazzo antico, utilizzata per collegare diversi ambienti di un edificio e spesso caratterizzata da una serie continua di grandi arcate, aperte o chiuse. Dal Rinascimento, in Italia e in Europa, le gallerie cominciarono a essere riccamente decorate con affreschi e sculture, e a ospitare collezioni di oggetti artistici, che i proprietari degli edifici mostravano con orgoglio ai loro ospiti: da ambiente di passaggio la galleria diventò una delle stanze più importanti del palazzo, luogo di intrattenimento e di rappresentanza. A partire da questa tradizione la parola ha poi assunto anche il significato di “contenitore” di opere d’arte, di "spazio espositivo": molti musei, infatti, mantengono la denominazione di galleria, come, ad esempio, le Gallerie degli Uffizi a Firenze o le Gallerie Borghese, Barberini, Corsini a Roma. La parola, inoltre, iniziò a essere utilizzata in epoca moderna anche per indicare i luoghi di commercio delle opere d’arte. La galleria interna (nel senso originario del termine) più lunga del mondo è quella delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani, lunga ben 120 metri: dieci in più di un campo di calcio!
1.13 Ingresso Etimologia: dal latino ingressus, derivato da ingrĕdi (= entrare)
Da dove si entra?
L’ingresso di un museo è il primo spazio che il visitatore incontra ed è un’area più o meno vasta in relazione alla grandezza dell’intera struttura. Normalmente nell’ingresso possiamo trovare, oltre alla biglietteria, la segnaletica direzionale (= l’insieme dei segnali che mostrano le direzioni) per orientare in modo rapido il pubblico: pannelli con la mappa dei piani e delle sale, l’indicazione dei vari servizi (guardaroba, bookshop, caffetteria, ristorante, bagni ecc.), dell’inizio del percorso e dell’uscita, eventuali testi di presentazione e benvenuto da parte dei responsabili del museo o dei curatori della mostra. La parola viene inoltre utilizzata per indicare il modo con cui avviene l’accesso al museo: l’ingresso può essere a pagamento, ridotto (= scontato) oppure libero (= gratuito). Iniziative periodiche prevedono ingressi liberi anche nei musei che normalmente richiedono il pagamento del biglietto: la prima domenica del mese, ad esempio, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MiBACT) ha stabilito che negli istituti museali di proprietà statale si può entrare gratuitamente. 1.14 Museo Etimologia: dal latino museum, derivato dal greco museĩon (= sacro alle Muse)
Cos’è un museo e a cosa serve?
La parola museo significa “luogo dedicato alle muse", le nove dee protettrici delle arti. Nel mondo antico il museo era una scuola nella quale venivano insegnate la poesia, il canto, la danza: la più famosa si trovava ad Alessandria d’Egitto. Il termine museo, non più utilizzato per molti secoli, venne recuperato solo nel XV secolo, nella Firenze di Lorenzo de’ Medici, per indicare le raccolte di antichità e opere d’arte di personaggi ricchi e di intellettuali. A Roma, intanto, nel 1471 papa Sisto IV donò al popolo romano un gruppo di statue, la prima collezione d’arte pubblica della storia. Il museo nel suo significato moderno nacque, tuttavia, nel Settecento: i Musei Capitolini, inaugurati nel 1734, sono considerati il primo museo del mondo. Secondo una definizione internazionale, il museo è un’istituzione al servizio della società e del suo sviluppo; raccoglie le testimonianze dell’uomo; le conserva, le comunica e le espone a fini di studio, educazione e diletto (= piacere). Il museo è espressione di identità (= insieme delle caratteristiche di una persona o di un popolo) ed è aperto al pubblico: non esiste un museo che non sia fruibile da tutti. Sono dunque cinque le funzioni principali di un museo: acquisizione delle opere, loro conservazione, ricerca, comunicazione ed esposizione del patrimonio. In Italia esistono più di 4.000 musei, piccoli, medi e grandi e di diversa tipologia; i musei, infatti, hanno differenti specializzazioni: arti figurative, archeologia, etnologia, storia, tecnologia, scienze naturali ecc. Il museo italiano più visitato è la Galleria degli Uffizi di Firenze, mentre il primo posto della classifica mondiale è da molti anni occupato dal Louvre di Parigi. La disciplina (= scienza) che si occupa di musei si divide in due campi: la “museologia”, che riguarda temi di carattere generale e teorico, la storia del museo e la sua evoluzione, e la “museografia”, che affronta aspetti relativi all’allestimento delle collezioni, alla progettazione degli spazi, dei percorsi e del sistema comunicativo.
1.15 Pannello Etimologia: dal latino pannellus, derivato da pannus (= panno)
Occhio al pannello!
Durante la visita a un museo o a una mostra incontriamo spesso dei cartelli di grandezza variabile, che si distinguono dalle più piccole didascalie: sono i pannelli esplicativi (= di spiegazione), strumenti molto preziosi per la comunicazione museale. Nel pannello, infatti, testi, fotografie e disegni ci aiutano a capire meglio le opere d’arte, la loro storia, la loro collocazione e funzione originarie. I pannelli vengono sistemati su parete o altro sostegno in posizione strategi-
ca (all’inizio e alla fine del percorso, in ogni sala ecc.) e, per essere efficaci, devono rispondere ad alcune caratteristiche: usare un linguaggio semplice, dare precedenza ai concetti più importanti, suddividere le informazioni in piccole sezioni, scegliere un’impostazione grafica unica, che catturi l’attenzione e agevoli la lettura dei contenuti. In alternativa o insieme ai pannelli nel museo o in una mostra possiamo trovare i “fogli di sala”, testi scritti conservati in appositi contenitori che possono essere presi, mantenuti e consultati dal visitatore durante la sua permanenza nella sala, per poi essere restituiti.
1.16 Percorso Etimologia: dal latino percurrĕre (per + currĕre = correre attraverso)
A ciascuno il suo percorso
Il percorso è il giro che il visitatore compie alla scoperta della collezione di un museo o delle opere presentate in occasione di una mostra. In genere è suddiviso in sezioni e ha lo scopo di valorizzare il patrimonio esposto e di comunicare al meglio il suo significato. Viene stabilito dal conservatore, con l’approvazione del direttore o, nel caso di mostre, dal curatore, in collaborazione con l’architetto incaricato dell’allestimento. Il percorso può seguire diversi criteri di ordinamento (= disposizione) degli oggetti: cronologico o geografico, se le opere sono distribuite in relazione alla data di esecuzione o alla provenienza; tematico, se riguardano una stessa o simile area di argomenti; tipologico, se la distribuzione viene fatta per categorie di oggetti (dipinti, sculture, documenti, oggetti quotidiani ecc.); narrativo o evocativo, se alle opere viene affidato il racconto di un determinato evento o la sua rievocazione. Un museo può anche scegliere di suggerire ai visitatori altri percorsi “trasversali”, originali e divertenti: le brochure della Tate Britain di Londra, ad esempio, consigliano percorsi per chi preferisce determinati colori, per i giorni di pioggia o per chi ha appena avuto una delusione d’amore.
1.17 Pinacoteca Etimologia: dal latino pinacotheca, derivato dal greco pinakothéke (pínacs + théke = deposito per quadro)
Qui troverai solo dipinti
La pinacoteca è un museo, o una sezione di un museo, che accoglie prevalentemente opere dipinte: quadri su tela, tavola o altro tipo di supporto. La parola era utilizzata nel mondo greco per indicare una raccolta di immagini di carattere religioso e i locali in cui era ospitata, sia nelle vicinanze di grandi templi, sia presso le abitazioni private di ricchi cittadini. Nel XVII secolo entrò a far parte del vocabolario italiano e, soprattutto nell’Ottocento, venne utilizzata per indicare le numerose collezioni civiche (= comunali) che si formarono in quel periodo. La maggior parte delle pinacoteche vennero sistemate in antichi edifici religiosi non più utilizzati, raccogliendo prima di tutto le opere sacre provenienti da chiese e conventi del territorio circostante e poi le donazioni da parte di collezionisti privati. I dipinti che vi si trovano esposti sono spesso sistemati in ordine cronologico, per “scuola” (= ambito geografico) o per stile. Alcune pinacoteche, come quella di Brera a Milano o quella di Bologna, sono nate nel Settecento e nell’Ottocento per le finalità didattiche di vicine Accademie di Belle Arti, per consentire agli allievi lo studio e l’esercitazione alla copia. L’esempio delle opere d’arte dei grandi maestri del passato era infatti considerato il punto di partenza nel processo di formazione dei giovani aspiranti artisti. Simile alla pinacoteca è la “quadreria”, un museo in cui, tuttavia, la raccolta di dipinti, quasi sempre di origine privata, non è presentata al pubblico con rigorosi criteri di datazione o di provenienza geografica ma seguendo i gusti del collezionista.
1.18 Prenotazione Etimologia: dal latino tardo praenotare (prae + notare = scrivere prima)
Meglio prenotare prima…
La prenotazione dei biglietti d’ingresso è un’operazione consigliata soprattutto per i musei o le mostre che attirano un gran numero di visitatori. È possibile prenotare e acquistare i titoli d’ingresso (= biglietti) pagando una “commissione” (= somma aggiuntiva al costo normale) sia presso punti vendita specializzati, sia online, sui siti internet dei musei o presso agenzie di biglietteria elettronica. In alcuni casi la prenotazione è obbligatoria, ad esempio per i gruppi organizzati o le scolaresche. Con la prenotazione il visitatore si garantisce l’accesso al museo, con la possibilità, spesso, di scegliere giorno e orario. Chi prenota via internet, una volta sul posto, ha a disposizione biglietterie “dedicate” (= riservate), dove la prenotazione stampata viene scambiata con i biglietti veri e propri. Nei musei provvisti di tornelli elettronici (= sistemi di controllo che consentono l’entrata di una persona per volta) è anche possibile accedere direttamente con le prenotazioni digitali caricate su smartphone. Altri servizi, in un museo, sono prenotabili, gratis o a pagamento: visite guidate, laboratori didattici, conferenze ecc.