Living is Life - 79

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FOTO massimo alari

La lombarda fenice Siamo in una situazione quanto mai drammatica eppure noi Italiani riusciamo sempre a sorprendere, anche nella peggiore delle situazioni. Milano e la Lombardia in particolare. La nostra creatività, il nostro ingegno e la grande artigianalità rimangono inattaccabili e neppure la peggiore delle crisi riesce a scalfirli. Vedi il Salone del Mobile, appuntamento mondiale che anche quest’anno si è avverato un volano per far girare una grande fetta di economia, quella del design. 12.500 gli espositori, 700 i giovani designer presenti al Satellite, oltre 324.000 i visitatori. Cifre da record cui vanno sommate le migliaia di persone che hanno scandagliato l’incanto creativo del Fuorisalone, altra idea geniale “made in Milano”, alla faccia dei teutonici burocrati, certamente fuoriclasse nella gestione economica “pro domo loro”, ma di una noia mortale per ciò che riguarda creatività e buon gusto. Una manifestazione che ha finalmente varcato anche le porte di Varese, con la mostra prestigiosa del designer varesino Giorgio Caporaso in villa Recalcati. Un atto dovuto alle genialità del nostro territorio che proprio del design ha fatto il suo fiore all’occhiello. Un sogno accarezzato da tempo per noi di Living, versati in questo settore da sette anni ormai. Caporaso, architetto

designer dal talento consacrato a livello internazionale è un po’ il nostro pupillo, fin da quel lontano giorno in cui mi contattò per mostrarmi con un fare timido i suoi primi frutti di una ricerca già allora versata sulla sostenibilità. Grande la soddisfazione nel vederlo celebrato in Villa Recalcati, sede della Provincia, tangibile testimonianza dell’attenzione e dello sguardo rivolto all’Expo 2015 da parte dei suoi vertici. Certo che il paragone fra la realtà dinamica e frizzante del mondo del design che quotidianamente rischia del suo e l’abulico immobilismo del governo di Roma risulta alquanto stridente…Una dicotomia avvilente, che noi italiani non meritiamo, proprio per questa nostra genialità, questa nostra tenacia che da secoli fa sì che, come la mitica Fenice, riusciamo ogni volta a rinascere dalle nostre ceneri. Auguriamoci di poterlo fare anche questa volta!

Il Direttore

Editoriale

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SOMMARIO BUSINESS

Le CASE SCELTE da LIVING

Tutela dell’ambiente e risparmio con Mr. Geo - di Varese nel Cuore .. 28 Cultura del verde all’Agricola del Lago - di F. Bruno ....... 31 ‘Le gourmet’ a tavola - di Federica Bruno ............... 39

Direttore responsabile: Nicoletta Romano / Mail: direttore@livingislife.it Segreteria di redazione: Tel 0332 749311 / Federica Bruno Mail: redazione@livingislife.it Web-site: www.livingislife.com Collaboratrici esterne: Silvia Giovannini

COSTUME & SOCIETà Una casa-atelier aperta al mondo - di Nicoletta Romano ... 57

FOCUS

Alla scoperta del festival dei talenti ............................... Casa San Carlo una mission possibile ............................. Profumo di donna - di Nicoletta Romano .................... La salute è donna - a cura del Poliambulatorio Tamagno ....

68 80 88 90

ARTE Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese ... 6 Malnati la tavolozza della creatività - di Giorgio Pozzani .. 49 Varese è la scultura - di Mauro Carabelli ........................... 70 One day shot per Silvio Monti ................................................ 75 La casa delle immagini - di Nicoletta Romano .................. 77

DESIGN

Giardini storici a Varese - a cura di Daniele Zanzi ...... 11 L’onorevole, Mussolini e il Pretore di Erba - a cura di F. Bombaglio .. 13 Prepariamo la ricostruzione - a cura di Piero Almiento .... 14 Sogni di cartone - a cura di Paola Della Chiesa ............. 15 Forza bimbi, tutti dal Mister! - a cura di Marco Caccianiga ... 16 Amore e Morte nel Preludio de La Traviata - a cura di A. Cadario .. 17 Cuore e attività fisica - a cura di Dr. Paolo Marchetti ... 19 La cucina lombarda - a cura di Valerio Sarti ......................... 21 L’Aprile del giardiniere - a cura di Giacomo Brusa .... 22 Io sono ON! - a cura di Max Laudadio ........................................ 36 Non ho parole - a cura di Daniela De Benedetti ......... 83 Così fan tutte (quelle ordinate) - a cura di Mirta ............ 85 Living cookies - a cura di Pasticceria Oliver ............................ 94 Fede - a cura di Paolo Soru ........................................................... 95 Prepararsi per un’abbronzatura perfetta - a cura di A. Devecchi ... 97

Grafica e creatività: Cherries comunicazione P.zza Monte Grappa, 12 - Varese Fotografi: Riccardo Ranza - Donato Carone Foto80 Ugo Danesi - Massimo Alari Coordinamento pubblicità: Mail: redazione@livingislife.it

Editore: r Quirici s.r.l. Via Matteotti 35 - 21020 Barasso Prestampa e stampa: r Quirici s.r.l. - Barasso (VA) Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Varese N° 895 del 23 febbraio 2006

LIVING YOUNG Lavorare per studiare o studiare per lavorare? .............. 65

IL CARNET DI LIVING ................................. 100

Grand opening Gessi Milano - di Federica Bruno .............. 42 Sogni di cartone di Giorgio Caporaso - di N. Romano .. 52

VIAGGI Bolivia: cacciatori dell’UFO sulle Ande - a cura di S.Morandi .. 24

MODA

Urban chic: il risveglio primaverile del colore - di V. Pezzoni .. 86 Landini Gallarate la Sneaker si rinnova ................. 92

Foto copertina di Donato Carone - tavolo Clessidra, sedie Twist Chair by Giorgio Caporaso nella hall del Palazzo dell’Agenzia del Turismo della Provincia di Varese

La r Quirici s.r.l. non è responsabile della provenienza e della veridicità degli annunci, nè di tutte le conseguenze che ne possano derivare. Non è inoltre responsabile di eventuali ritardi e/o perdite causate da mancata o errata pubblicazione. La direzione si riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere un’inserzione a proprio insindacabile giudizio. È vietata la riproduzione totale o parziale del seguente periodico. Tutela dati personali: l’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati o dai destinatari del periodico in genere. In relazione all’art. 13 del D.Lgs. 196/2003 il suo nominativo potrà essere cancellato dalle nostre liste commerciali facendo richiesta scritta a r Quirici s.r.l.


foto Massimo Alari

TAVOLI D’AUTORE

I Liberi Artisti hanno colpito ancora! La loro indomabile creatività li ha portati quest’anno ad allestire la mostra TRILOGIA svoltasi al Castello di Masnago che ha sorpreso e deliziato un pubblico ammirativo davanti a un’inedita espressione di talento da parte di tutti i membri dell’Associazione che hanno progettato 260 opere d’arte originali, 25x25 - tradizione iniziata 10 anni orsono da Marcello Morandini per promuovere un collezionismo d’arte fra i giovani. Si aggiungono 46 libri d’artista e, inedite in assoluto, 25 tavoli d’autore.

Tutti gli artisti hanno messo sul tavolo i loro talenti creando dei capolavori attorno ai quali riunirsi, discutere, pranzare, disquisire d’arte e d’amore. Questi pezzi eccezionali, ognuno replicato per nove, sono in vendita a € 1.000 cad. Opere irripetibili da portarsi a casa per ricordarsi che sì, l’arte è anche in tavola!

Opera di Marcello Morandini

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Living Art


ELLA PROVINCIA DI VARESE Living Art

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TABLES ON THE MOVE I Liberi Artisti sono anche capaci di far muovere i tavoli… Al termine della mostra al Castello di Masnago queste opere d’arte troveranno un altro palcoscenico nell’Antica Stanza Cortese in quel di Azzate ove si tramuteranno in “tavoli del buon ricordo”. Una chicca unica nel suo genere come la dimora che è pronta ad accoglierli.

“Le hasard fait bien les choses” dicono i Francesi. E infatti il caso vuole che i tavoli d’autore passino da una solenne ambientazione affrescata a un’altra, particolarmente magica e risalente alla medesima epoca. Di proprietà della famiglia Faravelli di Milano, Antica Stanza Cortese è una

dimora nel cuore del borgo medievale di Azzate che da metà Maggio diverrà lo scenario ideale per cene ed eventi, intimi o aziendali che necessitino un’atmosfera esclusiva e di grande fascino. www.anticastanzacortese.com

In quel che un tempo era il “salon de musique” si potranno degustare cibi da gourmets brindando con dei crûs millesimati serviti sui tavoli dei Liberi Artisti che al termine della serata si potranno portare con sé a guisa di “tavolo del buon ricordo”.

ASSOCIAZIONE LIBERI ARTISTI DE 8

Living Art


L’Antica Stanza Cortese, con i suoi preziosi affreschi raffiguranti l’antica castellana, si rivela la cornice ideale per celebrare “quell’amor cortese” che pervade i momenti privati e speciali, quali matrimoni, battesimi, feste di laurea ed altri eventi per i quali si voglia imprimere un ricordo nella memoria.

Uno staff superlativo è a disposizione per consigliare e suggerire con discrezione, riservatezza e competenza durante l’organizzazione proponendo le soluzioni migliori per ogni esigenza: dall’allestimento floreale, alla scelta gastronomica, ai particolari della mise-en-place fino alle seduzioni degli scatti. Facilmente raggiungibile da Milano, Varese e dall’aeroporto internazionale della Malpensa, Antica Stanza Cortese è anche una location ideale per eventi aziendali di medio/piccole dimensioni. La tranquillità e la riservatezza degli spazi interni, oltre alle moderne strumentazioni con cablaggio wi-fi, consentono infatti lo svolgimento di riunioni di lavoro, corsi di formazione e meeting. N.R.

ELLA PROVINCIA DI VARESE Living Art

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FOTO CARLO MEAZZA

Giardini storici a Varese a cura di DANIELE ZANZI Varese ha un patrimonio artistico- botanico unico: ben venticinque sono infatti i parchi cittadini tutelati da una Legge Nazionale, la 1089 del giugno 1939. La norma equipara questi giardini ad un bene architettonico e come tale, ogni intervento di manomissione, come la potatura o la rimozione di un soggetto arboreo, dovrebbe ottenere il benestare della Sovrintendenza regionale ai beni architettonici. Un vincolo dunque forte e condivisibile che ha salvato molti parchi italiani e che tuttavia a Varese è stato più volte non solo negli anni del boom economico, ma anche di recente -vedi il caso di Villa Augusta -, violato od eluso. Delle venticinque aree tutelate solo sei sono di proprietà pubblica; ben diciannove sono private. Un vero “tesoretto verde” che va a formare la spina dorsale della nomea di “Città di Giardini”: oltre tre milioni di metri quadri di verde vincolati e protetti!; una caratteristica che definisce e qualifica il nostro territorio e il nostro turismo perché nessun altro Capoluogo di Provincia italiano può mettere sul piatto tali numeri. Un patrimonio ambientale che ha dietro di sè una storia, una cultura, delle famiglie che ne hanno permesso la costruzione, degli architetti e dei giardinieri che l’ hanno realizzato. Come ebbi più volte a scrivere e ad affermare questo tesoro avrebbe anzitutto bisogno di un segnale politico forte, capace di dare al nostro ambiente e ai nostri parchi la dignità e l’ importanza che meritano. A più riprese ho proposto, e con me molti altri varesini, che le competenze nella gestione, valorizzazione e tutela dei nostri parchi storici, dei nostri alberi fossero accorpate all’ Assessorato alla Cultura e non più dipendenti dalle direttive delle aree tecniche o dell’Assessorato ai Lavori Pubblici. Sarebbe un segnale unico ed innovativo per il nostro Paese. Un meritorio segno che solo città come Varese, che hanno la fortuna di poter disporre di un tale ben di Dio ambientale, potrebbero lanciare alla nostra disastrata Italia. Avremmo così uno strumento politico unico e singolare per programmare non a breve, ma a lungo termine la gestione e la conservazione di quello che è non un semplice fatto tecnico od estetico, ma l’essenza stessa del nostro territorio, della nostra sostenibilità ambientale e turistica. In poche parole della qualità della nostra vita e di quella dei nostri figli. Varese sembra muoversi invece in direzione opposta, ponendo molta enfasi e sforzi sul mero fatto tecnico e proponendo alla cittadinanza un tourbillon di iniziative, fatte di proclami, inaugurazioni - che forse è meglio chiamare riattamenti o riordini di situazioni indecenti lasciate incancrenire per anni - , regolamenti del verde, nuove piantagioni e rimozione di alberi con a supporto i più svariati motivi tecnici. Emblematica in tal senso è la recente proposta avanzata dai competenti uffici tecnici di procedere alla rimozione degli esemplari di Calocedrus decurrrens, posti a dimora negli anni ‘60- ‘ 70, dietro la fontana centrale nei parterre dei settecenteschi Giardini Estensi. Le piante saranno sacrificate nel nome di una non congruità della specie vegetale - di origine nord americana e introdotta in Europa nel 1853 - e del voler riportare il parco al suo disegno originario settecentesco. Viene anche prodotta a supporto della proposta un’immagine degli storici parterre datata attorno al 1850, quindi vicina a quello

che doveva essere l’aspetto in origine della residenza nobiliare del Duca di Varese. Lungi da me entrare in disquisizioni tecnico - storiche- culturali sulla congruità dell’ intervento - mi si liquiderebbe, come spesso è accaduto in modo grossolano e semplicistico, come portatore di conflitti d’interesse -, ma alcune precisazioni, con una proposta costruttiva finale, mi sento in dovere di esprimere. Il restauro di un giardino storico è campo difficile, non fosse altro perchè, a differenza di un monumento o di un manufatto lapideo, nei parchi il tempo porta necessariamente a mutamenti delle situazioni originarie. Un giardino si modifica infatti col crescere degli alberi, con il cambiare delle proprietà, con gli agenti atmosferici che possono distruggere o rovinare una visuale o una prospettiva. Mettere le mani su di un giardino storico non è compito facile, da sottovalutare o da compiere a spizzichi e bocconi, con interventi casuali, isolati o eseguiti una tantum quando si ha qualche avanzo in bilancio. Occorre un piano preciso ed esaustivo che tenga conto della storia, del susseguirsi delle epoche e dei fatti; occorre rigore metodologico; occorre avere un piano pluriennale non solo tecnico,ma anche finanziario a supporto. Tutto questo, nel caso specifico degli Estensi, è stato fatto? Sembra proprio di no! Si è espressa la volontà di eliminare piante non indigene - ma allora perché nell’ ultimo decennio si sono riempiti gli stessi Estensi e la contigua Villa Mirabello con decine di sequoie americane e altrettanti abeti del Caucaso? E perché in una recente pubblicazione divulgativa sui tesori botanici di Varese scritta ed edita dal Comune stesso, con tanto di prefazione del Sindaco Fontana, i medesimi “morituri” calocedri sono citati, con tanto di foto, tra gli esemplari più significativi e preziosi degli Estensi? Che si mettano d’accordo! La “pulizia etnica botanica” nei giardini storici è ardua da applicarsi perché nel corso dei secoli si sono sovrapposti diverse mani e stili. E quali scegliere o privilegiare? Non è che si debba abbattere la facciata neo classica della nostra Basilica di San Vittore perché oscura la visuale dell’ antecedente Battistero romanico! Vi sono foto dei primi novecento in cui a lato della fontana centrale capeggiano due sequoie americane enormi, e molto più invadenti degli attuali calocedri. Furono abbattute perché fortemente deperienti. Sulla sommità degli Estensi capeggiava una Gloriette, oggi vi sono abeti della Norvegia. Togliamo tutto, dimenticando che quello che si vede fu impiantato nella metà del XIX secolo? E come sottendere il pessimo segnale che si andrebbe a dare eliminando piante ancora sanissime, solo perché non congrue? In un restauro botanico rigoroso ed esaustivo potrebbe anche starci, ma riflettiamoci bene, non buttiamo lì una proposta senza un piano e uno studio meditati e condivisi. Non varrebbe forse la pena, e qui sta la seconda mia costruttiva proposta, di nominare un curatore scientifico o un apposito comitato a tutela e programmazione dei nostri parchi storici? La bellezza e la storicità delle nostre architetture vegetali lo imporrebbero e lo meriterebbero: si avrebbe la possibilità di esprimere una visione globale e rigorosa sul destino da darsi ai nostri tesori verdi anziché affidarsi a decisioni soggettive ed estemporanee, prese magari sotto stimoli esterni condizionati dalla brevità di un effimero mandato elettorale!

Living Green

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FOTO donato carone

L’onorevole, Mussolini e il Pretore di Erba a cura di FABIO BOMBAGLIO

Tanti anni fa mi capitava di ascoltare colleghi più anziani raccontare storie di tempi passati. Non è possibile ricordarli tutti e a ricordarne solo alcuni sacrificherei personaggi per i quali non è possibile stilare classifiche. Sarebbe ingiusto dimenticare una consuetudine perduta e figlia dello spirito d’appartenenza (oggi si direbbe di casta) che ha portato anche a pubblicazioni: per tutte il delizioso volumetto dell’ Avv. Federico Della Chiesa “Ricordi varesini e reminiscenze di foro” pubblicato nel 1917 da Arti Grafiche Varesine, preziosa galleria di ritratti di protagonisti della vita politica e forense della nostra città all’inizio del ‘900. Racconti sempre divertentissimi, quelli di tanti amici di toga in occasioni conviviali, espressi in un italiano e con una vivezza che adesso … lasa perd … e, comunque, quadretti umoristici tracciati da uomini di grande personalità e fascino. Certamente nessun rigore storiografico, ma sugli aneddoti riferiti all’On. Avv. Gigi Lanfranconi concordavano, oltre i miei amatissimi vecchi Luigi e Aldo ( che per me basterebbero ) tanti altri avvocati di estrazione anagrafica e politica assolutamente eterogenea. Nessuno di loro - salvo Aldo Guzzi (classe 1902) - poteva averne avuto scienza diretta atteso che l’On. Avv. Luigi ( Gigi ) Lanfranconi era nato a Como nel 1882 e fu deputato dal 1921 al 1938, anno della sua morte. Mi ricordo di lui due episodi del tutto indipendenti dei quali il primo coinvolgeva addirittura Mussolini. Lanfranconi, benchè fascistissimo, era una fonte inesauribile di barzellette sul regime e sui suoi personaggi più in vista e questo rendeva ambiti i posti dello scompartimento ferroviario in cui viaggiava tra Roma e Gallarate, dove abitava. Sul finire degli anni ’20 Mussolini, di cui era amico personale, lo avrebbe convocato per dirgli che era al corrente di questo suo vezzo e che lo invitava, anche in nome della loro antica amicizia, a smetterla. La conclusione del Duce (“ …e ricordati che oggi, sono uno degli uomini più importanti d’ Europa”) fu carbonizzata dalla risposta micidiale di Lanfranconi: “Questa, però, non l’ho messa in giro io !” Il secondo episodio, squisitamente forense, originava da una sua viscerale antipatia, generosamente ricambiata, nei confronti dell’

allora Pretore di Erba. Avuta cura di farsi segnalare la pendenza di un piccolo processo per ingiurie che si sarebbe celebrato presso quella Pretura, Lanfranconi si precipitò ad offrire il suo patrocinio gratuito all’imputato ( e si diceva non fosse cosa da poco per valore professionale ed economico ). Il fatto si spiegava solo perché l’imputato era accusato di aver rivolto ad un suo antagonista, nel corso di una lite, la versione locale dell’esortazione di Beppe Grillo che da noi suona “va a dà via ‘l …” dove i puntini stanno per una “c” e una “u” con la dieresi. Ottenuto l’incarico, la sua arringa iniziò con “Va a dà via ‘l …., signor Pretore, nella parlata lombarda …” e fu una complessa analisi filologico – critica dell’espressione e della sua portata offensiva che però, nel giro di una trentina di minuti, comportò altrettante repliche del “ Va a dà via ‘l …., signor Pretore, … ” concludendosi inesorabilmente con l’esclamazione “ Va a dà via ‘l …., signor Pretore !”. Fatale una condanna dell’imputato di quelle che si definiscono esemplari ma senza nessuna conseguenza perché Lanfranconi, a prezzo di un cospicuo risarcimento corrisposto di tasca sua alla parte lesa, ottenne la remissione della querela e la conseguente declaratoria di estinzione del reato. Dovevano ancora passare molti anni per giungere alla pronuncia della Corte di Cassazione ( Cass. pen., Sez. V, 23/05/2007 n. 27966 ) che ha escluso il reato per il “vaffanculo”. Afferma testualmente la sentenza “… e del pari con riguardo all’ espressione oggetto dell’imputazione,“vaffanculo”, la quale trasformatasi sinanco dal punto di vista strutturale (trattasi ormai di un’unica parola ), viene frequentemente impiegata per dire “non infastidirmi”, “non voglio prenderti in considerazione” ovvero “lasciami in pace” ”. Premesso che, in nome dell’unità nazionale e magari a seguito di auspicabile presa di posizione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia, se non è reato il “vaffanculo” non può esserlo nemmeno il nostrano “vdvlc” mi vien da pensare a quanto meno allegre avrebbero potuto essere innumerevoli agapi forensi se la Suprema Corte di Cassazione fosse pervenuta alle stesse conclusioni nel 1926!

Living Law

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FOTO DI DONATO CARONE

Prepariamo la ricostruzione a cura di Piero Almiento - Consulente di Direzione e Docente in Area Marketing, Comunicazione e Business Development La crisi è una guerra. L’hanno dichiarata i Paesi i più forti, cioè quelli che hanno pianificato nel lungo periodo dotandosi di un temibile arsenale economico e produttivo, e possono contare su una popolazione che ha miglior senso civico e serietà, soprattutto sul lavoro. L’arma con la quale vogliono imporre la loro evidente superiorità sociale ed economica è micidiale: i mezzi finanziari. Quando il conflitto “armato” finirà, sperando di uscirne non troppo malconci, verrà il dopoguerra: si dovrà ricostruire su macerie, affrontare nuove sfide, vincere lo smarrimento portato dal venir meno di punti di riferimento e dalla propria precarietà lavorativa. Sarà dura. La ricostruzione, però, è sempre una grande opportunità, a patto di accettare che nulla sarà più come prima: magari meglio, comunque diverso. A livello aziendale e personale, il dopoguerra richiederà un radicale cambiamento di mentalità e dei criteri di scelta che in realtà erano necessari da tempo, considerato che le trasformazioni non sono iniziate di recente. Spesso la crisi-guerra le ha solo velocizzate. Chi è cambiato più di tutti è il cliente, quindi le imprese dovranno fare altrettanto: l’intera organizzazione dell’azienda (turni, orari, servizi e procedure) dovrà essere costruita a misura del cliente e delle sue esigenze. Oggi non è così, non lo è quasi mai. Quando si acquisirà un cliente, lo si dovrà fidelizzare offrendo ottima qualità, perché è l’unico modo per rimanere a lungo sul mercato. Già oggi il cliente è più esigente: le aziende tentano di rispondere con una maggiore attenzione, ma c’è il problema dell’educazione delle giovani generazioni. Le ore di formazione, benché aumentate rispetto al passato, non possono influire sull’atteggiamento dei giovani verso il cliente più di quanto lo faccia l’educazione ricevuta a casa, a partire dagli elementi più basilari: ad esempio come si tratta un ospite, cioè un aspetto molto carente nelle famiglie attuali, pressate da troppe difficoltà. Un altro fattore fondamentale per l’impresa è il marchio: sarà ancora importante per determinare le scelte dei consumatori? Dipende. Sul medio periodo non avranno successo i marchi il cui valore è basato solo sulla notorietà. A determinare la scelta di acquisto di un consumatore, anche a dispetto di un prezzo

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Living Marketing inside & Communication

più alto, sarà il marchio che riuscirà a essere identificato come espressione del valore del prodotto. Vincerà insomma il marchio che comunicherà valori positivi non solo razionali, legati alle caratteristiche normalmente ricercate in prodotti e servizi, ma anche emozionali, in grado quindi di coinvolgere il cliente con valori intangibili quali la fiducia e la reputazione. Sono i valori “di una volta”. Sarà poi fondamentale capire come utilizzare la leva del prezzo. Da molti anni le aziende la azionano in modo eccessivo, a scapito inevitabilmente della qualità. Ora quelle aziende sono in un vicolo cieco: c’è sempre qualcuno disposto a fissare un prezzo più basso, il che accade soprattutto nella fase immediatamente prima dell’uscita definitiva dal mercato. A piccoli passi, il consumatore sta maturando la consapevolezza che non bisogna valutare solo il prezzo, bensì il ben più complesso rapporto tra qualità e prezzo, malgrado il consumatore abbia in mente principalmente il risparmio. Una delle sfide principali delle aziende sarà realizzare prodotti e servizi rispettando questo rapporto e comunicandolo in modo efficace. Sono tutti aspetti fondamentali per la tenuta di un’impresa. In realtà manca ancora il più importante, ma anche quello più difficile per noi italiani: la pianificazione. È vero che dalle nostre parti si riesce a dare il meglio quando si è costretti ad affrontare situazioni difficili, ma non basta più. Le imprese italiane, se vogliono davvero rimanere sul mercato, dovranno imparare a darsi un programma di medio periodo, ma soprattutto dovranno imparare a rispettarlo. È fondamentale migliorare le nostre competenze di marketing e vedere le cose in prospettiva, alzare un po’ lo sguardo e uscire dalla condizione di emergenza, che quasi sempre è la conseguenza della mancata programmazione e anche la scusa per non pianificare. Pensare in prospettiva è il compito che spetterebbe a chi guida il Paese, il quale dovrebbe creare le condizioni di base e garantire i riferimenti affinché le aziende possano pianificare al meglio. In attesa che una guida arrivi, ci si arrangia. D’altra parte, è da sempre la specialità della casa. (www. pieroalmiento.it).


FOTO donato carone

Sogni di cartone a cura di PAOLA DELLA CHIESA

L’appeal turistico della provincia di Varese non è più in discussione. Lo dicono i numeri e le rotte, sempre più variegate, che “percorrono” i visitatori per vivere giorni di vacanza sulle sponde dei nostri laghi, nelle nostre valli o comunque qui da noi perché trovano ciò che vogliono: una terra lontana dal turismo di massa, ma soprattutto un bouquet di iniziative eco sostenibili e compatibili, che ben si coniugano con la filosofia che sottende la mostra dell’architetto Caporaso e tutto il suo percorso creativo e produttivo. E proprio “Sogni di cartone”, appuntamento inserito nel programma del Fuori Salone 2013, rappresenta anche il primo evento a Varese nella lunga tradizione del Salone del mobile di Milano. Un tassello importante nella costruzione di un asse turistico tra il capoluogo lombardo e la terra dei laghi, soprattutto in prospettiva Expo e in modo particolare in linea con l’idea di turismo che stiamo promuovendo fin dai primi passi dell’Agenzia. Stiamo infatti lavorando con l’ottica di adottare soluzioni eco che non solo siano compatibili ma che valorizzino i nostri obbiettivi. Il Design sostenibile tanto può fare, entrando letteralmente nelle strutture dell’offerta turistica del nostro territorio. Può diventare il motore per nuove riflessioni e comportamenti grazie alle sue molteplici creazioni esteticamente avanguardistiche, funzionali e consapevoli. L’Ecodesign al servizio del Turismo può inoltre valorizzare l’anima di questo territorio, dove la bellezza paesaggistica è un punto di distinzione oltre che di orgoglio. Mi piace immaginare uno scenario futuro in cui strutture, alberghi, locali e attrazioni turistiche aiutino la gente a vivere e viaggiare in modo sostenibile. A maggior ragione se nella ‘provincia del verde e dei laghi’.

CARDBOARD DREAMS The tourist appeal of Varese Land is no longer under discussion. This is confirmed by numbers and routes, more and more varied, that visitors experience in their days of vacation on the shores of our lakes, our valleys or wherever here they find what they need: a land far from mass tourism, but also a bouquet of sustainable and eco-compatible initiatives. One of them is the exhibition of the architect Caporaso and all his creative and productive work. “Dreams of Cardboard”, an event included in the program of the “Fuori Salone 2013” represents the first event in Varese in the long tradition of the “Salone del Mobile” in Milan. An important brickin the construction of a touristic route between the capital of Lombardy and the land of lakes, especially in the perspective of Expo 2015 and particularly in line with the idea of tourism that we are promoting since the very beginning. Actually, we are working with the purpose of adopting eco (green) solutions, that are not only compatible with our targets but are also emphasizing them. Sustainable design can do so much, literally entering the structures of the touristic offer of our territory. It can be the engine for new behaviours thanks to the variety of aesthetically groundbreaking functional and conscious creations. Moreover eco-design in tourism environment an emphasize the soul of this territory, where the landscape beauty is both a distinguishing and reason of proud topic. I like to dream a future scenario where all touristic buildings, hotels and attractions will help people to live and travel in a sustainable way. Perfect if this will happen in the “blue green land”...

Living Tourism

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FOTO MASSIMO ALARI

Forza bimbi, tutti dal Mister! a cura di Marco Caccianiga La voce dell’allenatore richiama l’allegra banda di “zanzare”, appellativo che scatena l’ilarità dei bimbi. Frequentano le lezioni da ormai due mesi, sono bambini che provengono da Scuole Materne diverse e che hanno superato la fase di ambientamento, sia con la struttura (la palestra, ormai, è come l’aula dell’asilo), sia con l’insegnante, che è amico, fratello maggiore, maestra o “suora”, come, a volte, viene definito… Le piccole pesti si radunano in cerchio, vocianti, con il loro pallone colorato ben stretto in mano. È l’attrezzo più divertente, è il loro cucciolo. Gli è stato regalato. Lo trattano come un peluche, alcuni se lo tengono ben stretto persino a nanna… Lo hanno siglato, colorato, segnato con la penna. È il primo contatto con il sussidio principale che li accompagnerà durante le lezioni. E lo personalizzano “Bene bambini, oggi farete divertire il vostro amico pallone. Gli faremo fare un sacco di salti, rotolate, rimbalzi! Ma, mi raccomando, non fatelo mai scappare via! È il vostro cucciolo e deve fare quello che dite voi! Quando fischia il treno ( il Mister ha un fischietto per richiamare l’attenzione come il treno quando arriva in stazione) portate il vostro pallone a fare un giro per la palestra. Girate dove volete ma tenetelo sempre vicino ai piedini e non usate MAI le manine altrimenti arriva il Mago Merluzzo e vi trasforma in zanzare. Se vi scappa raggiungetelo ed accompagnatelo con i piedi. Attenti perché è un po’ monello e dovete fare attenzione! Sapete che qui l’unica cosa che può scappare è la pipi’ o la pupù!” I bimbi esplodono in una fragorosa risata. L’uso della narrazione favolistica è il primo alleato quando si opera con bimbi in età prescolare, si sentono coinvolti, vivono una realtà che li vede protagonisti, perché le favole non insegnano che i mostri non esistono, ti dicono come sconfiggerli. I bimbi girano per la palestra, alcuni calciano il pallone con forza e poi, di corsa, lo raggiungono per riportarlo con i piedi, altri lo trattano con profondo rispetto, quasi avessero paura di fargli del male. Bimbi o bimbe non fa differenza, in età prescolare la divisione è solo nelle menti bacate degli addestratori, manovali dell’attività motoria. Ripetiamo l’esercizio in quadrupedia, accompagnando il pallone con la testa “come dei piccoli cagnolini che vogliono giocare a pallone ma non possono usare i piedini”. “Chi di voi ha un cagnolino?” Alla domanda del Mister si scatena un vero e proprio festival del regno animale… Gatti, tartarughe, pescioloni rossi, criceti, “Mister il mio nonno ha un canguro!” sussurra la piccola Martina. “Che meraviglia! Bimbi sapete

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Living Sport inside

come salta un canguro?” “Si, si, fa cosi..” ed in un attimo tutti i bimbi saltellano cercando di farlo a piedi pari, proponendo essi stessi l’esercizio. Lavorando con bimbi in età prescolare è normale che lo sviluppo della lezione sia dettato da regole stabilite da loro, secondo i propri tempi e ritmi. L’Insegnante può preparare un canovaccio di lezione, con minimi obiettivi che non comportino un grande sforzo di attenzione considerata l’età dei bambini, ma, spesso, sono loro stessi a stravolgere e trovare stimoli nuovi. L’Insegnante deve possedere l’abilità di trasformare questi spunti negli obiettivi didattici che si è proposto. Mentre i “cangurini” saltellano, l’Insegnante approfitta e dissemina la palestra di “cinesini” (minibirilli a base larga). “Adesso, cari cangurini, saltellate con il pallone in mano e, al fischio del treno, dategli un bel calcione e fatelo volare in alto come un uccellino!” I palloni volano, rimbalzano, rotolano ovunque. I bimbi ripetono l’esercizio molte volte, scambiandosi anche la palla. “ Urca, attenti ora! Vedete i cinesini colorati per terra? Bene, accompagnate il pallone con i piedi ma state attenti a non toccare il cinesino, altrimenti il pallone si trasforma in una mosca che vi ronza sul nasino!” Partono come fulmini, la maggior parte urta i cinesini, ma nel nuovo tentativo molti bimbi riescono a cambiare direzio ne ed evitare l’ostacolo. Coordinazione e controllo del corpo, attenzione e rispetto delle regole. Una bella bevuta dalla mamma e pronti di nuovo per il divertimento principale della lezione, il salto sul materassone. Si posizionano tre materassoni cosi da formare un’ampia superficie. “Attenti bimbi, ora tutti sui materassoni. Sentite come sono morbidi. È stata una giornata di pioggia ed il terreno è morbidissimo! Provate ad accompagnare il pallone con i piedi sui materassoni. Accidenti che molle!!” Le “zanzare” partono ululanti, alcuni si rotolano uno sull’altro, altri provano a controllare la palla con i piedi, “ma Mister è mollissimo io affondo” dice ridendo Andrea. “Ehi bimbi Andrea affonda, fate un bel tuffo e andate a salvarlo!!” Saltano in tutti i modi, addirittura con capriole e la maggior parte di loro recuperano anche il pallone quando cade dal materasso. La lezione procede con diversi stimoli sempre usando i materassoni ( rotolamenti con palla in mano-lanci e recuperi-quadrupedia accompagnando il pallone con la testa). I bambini, stanchi ma felici, si ritrovano al fischio dell’Insegnante in centro palestra, si abbracciano e si stringono le mani come consuetudine e tornano gridando dai propri genitori.


Amore e Morte nel Preludio de La Traviata A CURA DI ALESSANDRO CADARIO Ci siamo lasciati, lo scorso numero, con il primo articolo di questa nuova rubrica musicale ed un link da vedere-ascoltare. Spero che abbiate trovato qualche spunto interessante e vi siate anche un po’ divertiti nel ricercare “l’oggetto musicale” attraverso un indizio, per una volta, non a portata di click. Il video che vi voglio proporre questa settimana è in omaggio ad un compositore italiano di cui ricorre un importante compleanno, Giuseppe Verdi (1813-1901) “La reazione della gente che vede l’opera per la prima volta è molto drammatica: o l’amano o la detestano e se l’amano, l’amano per sempre altrimenti, impareranno ad apprezzarla ma non la sentiranno mai veramente”. Questa riflessione sull’opera lirica è tratta dal film “Pretty woman” e credo suggerisca, senza tecnicismi, il fascino e la forza di una forma d’arte che è in grado di scavare a fondo i sentimenti umani anche nelle più sottili sfumature. La battuta in questione viene recitata da Richard Gere nella scena a teatro, prima che si alzi il sipario de La Traviata. Proprio di questa opera vi voglio raccontare l’inizio, anzi prima dell’inizio: il Preludio. Ecco che l’aria si riempie del suono pianissimo dei soli violini che descrivono uno spazio immobile, quasi il sudore freddo della malattia (la tisi) che ucciderà Violetta, la protagonista. Verdi, in questa atmosfera così rarefatta, con il solo utilizzo di piccoli accenti “in levare” riesce a farci sentire dei piccoli colpi di tosse che non trovano sfogo e sembrano restare nel petto. Per questo motivo, nell’interpretazione, sarà fondamentale che i violini suonino a fil di voce, con un suono non pieno e per nulla vibrato e quegli accenti siano come un tonfo sommesso che non trova pace nel “battere” del movimento successivo. L’inizio dell’opera, quindi, presenta subito l’argomento con cui si chiuderà la stessa, ovvero la malattia e la morte di Violetta e questa prima sezione si articola con i violini che disegnano un arpeggio discendente creando sospensione ed attesa. Attacca poi un classico accompagnamento verdiano, quello che molti un

po’ ironicamente e con reminiscenze da “Amici mei” chiamano “zum pa pa”. Capite, nel suonare e dirigere questa musica, quanta sia la difficoltà di collegare la prima parte con questo accompagnamento, semplice e caricaturale, che porta sulle sue spalle il tema dell’amore, quello, per intenderci di “Amami Alfredo”? Forse una strada per l’interprete attento, sarà quella di pensarlo come qualcosa di necessario ma invisibile, un accompagnamento “ontologico” , una struttura che deve essere tornita in maniera così leggera da risultare trasparente e portare in alto, accompagnandola, la melodia più famosa e carica di emozione de La Traviata . Inoltre il tema non sia vittima di dinamiche esagerate e di una cantabilità troppo esteriore poiché sono presenti dei diminuendo al pianissimo che la dicono lunga sulla natura della passione di questo amore. Un sentimento non figlio dello stereotipo, non scontato, ma vero nella sua contraddizione apparente. Così Violetta, sebbene una prostituta d’alto bordo, finisce con abbandonare il suo disincanto ed amare Alfredo nella forma più alta che si possa immaginare, quella che arriva al sacrificio della rinuncia per il bene della persona amata. In questo modo Verdi riscatta la morte con l’amore invertendo il binomino leopardiano. “Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte ingenerò la sorte. Cose quaggiù sì belle altre il mondo non ha, non han le stelle”. Ora ascoltate Arturo Toscanini alla guida della NBC Symphony Orchestra. Che effetto vi fa questa musica? Non è davvero per tutti? www.youtube.com/watch?v=3s_6QlWF_Yg

Living music

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Cuore e attività fisica A CURA DEL Dr. PAOLO MARCHETTI Medico Chirurgo Specialista in Cardiologia presso il Poliambulatorio Tamagno in via Lazio, 4 a Varese.

L’attività fisica è indispensabile per la salute dell’apparato cardiovascolare e sono ormai noti i suoi effetti benefici nella riduzione della mortalità e nel miglioramento della qualità della vita. L’esercizio fisico è in grado di ridurre l’incidenza delle malattie cardiocircolatorie sia in modo diretto che in modo indiretto grazie alla prevenzione dei principali fattori di rischio come ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia ed obesità. Anche fra le donne, le più restie a svolgere un’attività fisica regolare già dall’adolescenza, l’esercizio ha mostrato indiscutibili e importanti benefici sulla riduzione degli eventi cardiovascolari. Svolgere attività fisica d’intensità lieve-moderata ha mostrato indubbi benefici anche nei soggetti anziani. Affinché si possa godere di tali benefici si raccomanda lo svolgimento di un esercizio fisico moderato di almeno 30 minuti di durata per almeno 4-5 giorni alla settimana, pari a 3-5 ore di marcia rapida, a 2-3 ore di jogging o 1-2 ore di corsa alla settimana. Gli effetti benefici dell’esercizio fisico si osservano, con caratteristiche e modalità differenti, anche nello svolgimento di sport, siano essi di lieve intensità che ad alto impegno cardiovascolare, tenendo però anche ben presente che possono esistere dei rischi correlati all’esercizio fisico. Le complicanze cardiovascolari più temibili legate all’attività fisica sono la morte improvvisa e l’infarto miocardico. Il rischio è strettamente dipendente dall’intensità dell’esercizio e dal tipo di sport e cresce in relazione all’età, alla presenza dei principali fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo, diabete o di malattia cardiaca. La componente agonistica dell’attività sportiva merita, per la sua peculiarità, un capitolo a parte. Cosa fare dunque per prevenire o ridurre al minimo questi rischi? Bisogna sottoporsi ad un adeguato screening preventivo con lo scopo di verificare l’esistenza di un’eventuale cardiopatia in soggetti apparentemente sani (condizione non insolita) oppure di dosare la giusta quantità di allenamento da prescrivere al cardiopatico, fino all’esclusione dallo sport per le malattie agli stadi più avanzati. In tutti i soggetti che si accingono a praticare o che già praticano

attività fisica è raccomandato, almeno ogni 2 anni, un adeguato screening cardiologico preventivo. Esso deve assolutamente comprendere la visita medica e l’elettrocardiogramma; nel caso di uomini con più di 40 anni, donne con più di 50 oppure nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare, si raccomanda anche l’esecuzione di un test da sforzo massimale. La visita medica approfondita, effettuata con l’obbiettivo mirato di evidenziare eventuali patologie e non un semplice “stato di buona salute”, è un passaggio di fondamentale importanza per la stratificazione del rischio e per il “nulla osta” alla pratica sportiva. Quanto sopra è necessario anche per la prescrizione dell’esercizio preventivo/riabilitativo. L’elettrocardiogramma a riposo ed il test da sforzo nei casi sopracitati completano in modo esaustivo l’accertamento di base. La presenza nello storico del soggetto di familiarità per cardiopatia o morte improvvisa, il rilievo casuale di un soffio cardiaco all’esame obiettivo, un’alterazione dell’attività elettrica cardiaca all’elettrocardiogramma a riposo o durante sforzo possono permettere di sospettare eventuali patologie. Sarà così il medico ad indirizzare verso ulteriori approfondimenti strumentali (come ad esempio ecocolor Doppler cardiaco o elettrocardiogramma dinamico secondo Holter fino, nei casi più complessi, ad arrivare alla necessità di indagini invasive come la coronarografia) potendo in tal modo identificare un soggetto con rischio aumentato che, a primo acchito, poiché privo di sintomi di rilievo, poteva apparire adatto allo svolgimento di qualsiasi sport e a qualsiasi intensità. Gli esami dovrebbero essere eseguiti da personale medico specializzato con adeguata competenza nello screening del rischio cardiovascolare ed utilizzando strumentazione di qualità certificata. Così come un farmaco dunque, anche lo sport va “prescritto” alla giusta dose ed alla giusta frequenza in relazione allo stato di salute dell’individuo al fine di trarne i maggiori benefici con rischi assenti o ridotti ai minimi termini. Il messaggio fondamentale è quindi che tutti dovrebbero svolgere regolarmente attività fisica per la salute ed il benessere del cuore e tanto maggiore sarà questo beneficio quanto più saranno corretti l’approccio valutativo iniziale ed i controlli periodici.

Living health

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5-02-2009

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FOTO donato carone

La cucina lombarda: un elogio alla semplicità e alla tradizione a cura di VALERIO SARTI

Quando all’estero ci troviamo a parlare di cucina italiana, non è raro sentire commenti lusinganti di chi conosce, o crede di conoscere, i principali piatti della nostra tradizione culinaria. La nostra cucina (parlando di cucina italiana in senso lato), per le sue caratteristiche di varietà, semplicità e completezza, appassiona ed entusiasma estimatori e buon gustai collocandosi tra le più celebri al mondo. Spesso, tuttavia, sono pochi i piatti che, tra falsi miti e rivisitazioni, vengono proposti a chi desidera un “assaggio di italianità”. Pizza (immancabile), lasagne, tagliatelle alla bolognese e…. poco altro; sono questi i piatti che spesso notiamo nei menù dei ristoranti italiani all’estero e che spesso non ci azzardiamo ad assaggiare nel timore che le eccessive rivisitazioni li abbiano resi tanto diversi da quanto ci aspettiamo. Tuttavia molte altre ricette, ben meritevoli di essere egualmente conosciute ed apprezzate, non godono, salvo rare eccezioni, di egual fama. La cucina Lombarda, ad esempio, vanta ricette semplici ma di grande impatto sensoriale che, salvo alcune eccezioni, non godono di fama internazionale; si tratta indubbiamente di una cucina ricca e variegata, tanto ricca di proposte che spesso, anche per noi Italiani, non è difficile ammettere di non conoscerne con esattezza i dettagli. Dico questo partendo da un’esperienza diretta, vissuta un paio di mesi fa quando, come sicuramente già sperimentato da molti di voi, mi trovavo in attesa, sull’uscio di un celebre esercizio milanese, per acquistare un paio di ottimi panzerotti ripieni. Mentre, con almeno cinquanta persone davanti a me, mi accingevo a decidere la tipologia di panzerotto da acquistare, mi trovo involontariamente ad assistere, insieme ad altri avventori in attesa, alla discussione tra madre in visita e figlia in trasferta da Napoli a Milano per gli studi universitari che parlano di come, probabilmente, il cibo a Milano non sia come quello della (assolutamente ed indiscutibilmente) rinomata tradizione partenopea e non offra quindi ricette e proposte al di là del classico risotto alla Milanese o dell’omonima cotoletta.

Chiaramente, non potendo essere così sminuita (seppur con ovvia buona fede), la tradizione culinaria lombarda, merita qui di essere difesa a spada tratta, di essere decantata e raccontata… ed ecco che, dalla coda di avventori in attesa, un’educata signora milanese osa inserirsi nella discussione accennando a come, contrariamente a quanto detto, la cucina lombarda sia invece ricca di proposte gustose che nascono dalle molteplici influenze culturali che nel corso della storia hanno caratterizzato il territorio. Ed ecco che inizia il decalogo delle prelibatezze: casseula, ossobuco, zampone alla milanese, formaggi tipici con una storia centenaria alle spalle, polenta uncia, pizzoccheri valtellinesi, torta sbrisolona, casoncelli alla bergamasca, bollito misto, panettone, chiacchiere ecc… E ogni piatto ha una sua storia; come ad esempio il risotto alla milanese, creato per caso da un giovane apprendista vetraio che, verso la fine del ‘500 lavorava al restauro delle vetrate del duomo e che amava aggiungere dello zafferano ai pigmenti con cui dipingeva i vetri finché un giorno, al termine dell’opera di restauro, probabilmente inebriato dalle abbondanti libagioni, decise di spargere lo zafferano sul riso servito a tavola, creando così... un altro capolavoro. Parte quindi da qui la mia riflessione su come la cucina del nostro territorio sia in realtà una cucina con una lunga tradizione, influenzata da vicende storico-culturali variegate che hanno inevitabilmente e positivamente caratterizzato le preparazioni culinarie: ricette in cui prevalgono tecniche di cottura prolungate, abbondante utilizzo di burro e di altri grassi saturi di origine animale, un territorio ricco di risorse naturali che offrono una grande varietà di prodotti, una rinomata tradizione casearia, sono solo alcuni degli aspetti che rendono la cucina del nostro territorio un patrimonio unico, inestimabile e che merita di essere conosciuto maggiormente nel mondo e anche (evidentemente) all’interno dei confini nazionali.

Living Food

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L’Aprile del giardiniere A CURA DI GIACOMO BRUSA

La sinfonia dei germogli Cari giardinieri, buona primavera a tutti! Finalmente il calendario ha segnato la svolta: l’inverno è ormai alle spalle, il dolce tepore si sente nell’aria e il lungo inverno ha lasciato qualche traccia che si scova solo volgendo lo sguardo verso le cime più alte delle nostre Prealpi. Posso farvi una domanda? Siete già stati in giardino ad ascoltare la sinfonia dei germogli? Questo è un evento unico che succede solo a Marzo e Aprile quando, passeggiando per il giardino, non potete non notare le gemme sulle piante pronte a scoppiare di energia: gemme rigonfie, gemme cicciotte, gemme pelose, gemme ricoperte da squame, gemme appuntite. Le rose iniziano a presentare le prime foglioline rosse, mentre i calicanthus, primi a fiorire a Gennaio annunciando l’imminente arrivo della primavera, ora sfioriscono lasciando il posto alla marcia trionfale in pompa magna dell’esplosione dell’energia, dei colori, dei germogli che segna il ritorno alla vita dopo un lungo letargo. Durante questo mese cari giardinieri potete sbizzarrivi nella piantumazione dei vostri giardini: se avete ancora posto potete arricchire il vostro giardino delle specie di erbacee perenni che ancora vi mancano, oppure piantare quella pianta di cui tanto il vostro amico ha tessuto le lodi visto gli stupefacenti risultati ottenuti nel suo giardino. Aprile è anche il mese migliore per poter trapiantare e nei Garden Center si trovano proprio in questo periodo migliaia di specie adatte e i più forniti saranno felici di consigliarvi le piante più idonee alle vostre esigenze. Ricordatevi quando trapiantate di fare una buca di dimensioni adatte alla pianta che state mettendo a dimora; ad esempio, se il pane radicale è di 30 cm, la buca minimo dovrà essere almeno di 50 cm. Riempitela bene di sostanza organica, mettete del terriccio e infine inserite la pianta ricordando di spaccare la zolla per far sì che le radici si sviluppino più velocemente. Questo mese è importante dedicare molta cura al prato

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concimandolo con un concime minerale ben bilanciato e a lenta cessione con una percentuale di azoto più alta. Se avete arieggiato e tolto il feltro, ricordate di spolverare leggermente con il terriccio e apportare una leggera risemina. Consigli del mese di Aprile Aprile dolce dormire, diceva il detto. Per il giardiniere invece i primi mesi della primavera fervono di preparativi! Le giornate si stanno allungando quindi, se non lo state già facendo, è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e cominciare ad assecondare le nostre piante, che di solito sentono la primavera prima di noi. Se non l’abbiamo già fatto cominciamo a concimare le nostre piante, con concime granulare npk, sia in piena terra che in vaso, oppure con delle sostanza organiche, il meglio sarebbe la cornunghia. È molto importante in questo periodo bagnare le piante perché durante il risveglio vegetativo la pianta richiede una grossa quantità d’acqua. Nelle nostre latitudini Aprile generalmente è un mese piovoso, a Varese si dice dipenda da quanto si ferma il Luna Park (spero che nessuno me ne voglia)... Tralasciando le battute, assistete con abbondanti innaffiature le piante perché eventuali periodi di siccità, anche se brevi, sono i più pericolosi: le piante in pieno rigoglio vegetativo necessitano di grandi quantità d’acqua, e giornate asciutte e particolarmente soleggiate causano l’evaporazione della gran parte dell’acqua contenuta nel terreno. Semine, trapianti e bulbose Le bulbose a fiore primaverile sono già in piena fioritura, pertanto è ora di scegliere le bulbose a fioritura estiva come dhalie gladioli, lilium, zantedeschia, iris olandica, begonie, tigridia, canne, nerine, ranuncoli, astilbe, hemrocallis, agapanthus e peonie erbacee. Ricordatevi di metterli a dimora con temperature minime attorno ai 10 gradi. Seminiamo direttamente a dimora cosmee, nasturzi, alysso.


Giardinieri, armatevi di zappe e rastrelli e sfogate la vostra voglia di giardinaggio. Ricordatevi inoltre di andare a cercare i germogli che stanno spuntando dalla terra e di aiutarli delicatamente con un dito a liberarsi dalla terra che li sovrasta. Ammirate questo spettacolo di vita che la natura ci regala e aiutateli così che anche loro possano urlare ‘è primavera!’. Durante il mese di Aprile parte un’iniziativa che si chiama VERDE LIBERA TUTTI. Per maggiori informazioni www. verdeliberatutti.org Dal 15 al 21 aprile facciamo tutti un gesto verde per aiutare spirito, corpo e… il pianeta

Living garden

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a cura di Stefania Morandi

cacciatori dell’UFO sulle Ande Una delle terre più affascinanti, incredibili e sorprendenti del mondo è sicuramente la lontana e misconosciuta Bolivia: certamente per i surreali colori dei paesaggi andini, per l’abnorme confusione sudamericana delle strade di La Paz, per il meraviglioso Salar de Uyuni con le sue lagune popolate da coloratissimi fenicotteri, per la valle della Luna, per il sorriso sereno e gioioso dei bambini che si incontrano per strada e per millecinquecento altri motivi che da soli varrebbero un’ubriacatura da soggiorno in quota per un bel paio di settimane.

Ma oggi abbiamo un nuovo, stravagante e anomalo motivo per fare una scappatella in Bolivia: ce lo propone su un piatto d’argento l’architetto Luis Fernando Mostajo Maertens che ci promette di portarci in cima al mondo a incontrare di persona gli alieni. Dopo gli Hotel sottomarini, i safari antartici e il free climbing a New York l’ultima novità del viaggio inconsueto si concretizza nel diventare cacciatori dell’UFO sulle Ande.

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Living travel

L’architetto boliviano, che dal 1977 sarebbe in contatto - anche fisico - con esseri alieni, ci ha raccontato le sue esperienze e ha lanciato il suo invito a tutti gli interessati per partecipare a un viaggio in Bolivia con meta il lago Titicaca, lo specchio d’acqua navigabile più alto del mondo, posto a poco meno di 4 km di altitudine, situato tra il territorio peruviano e quello boliviano. Perché? Perche lassù siamo vicinissimi agli extraterrestri!

FOTO DI DONATO CARONE

Energia cosmica in Bolivia


Un viaggio forse stravagante per chi non crede agli UFO, ma allo stesso tempo ricco di contenuti, di meditazione, di crescita individuale. Il fatto di avvicinarsi a pellegrini del cosmo, di andare talmente in alto da quasi abbandonare la terra, ci porta in una dimensione astratta, riflessiva, in una parola sola “al di fuori dal mondo”.

Viene subito alla mente che in quei paesi l’altitudine possa portare ad effetti collaterali incontrollati, ma è anche bello però poter immaginare che succeda realmente qualcosa di veramente inconsueto… Pensare ad un’energia cosmica che si avvicina alla terra, ad abitanti di mondi lontani che ci vogliono venire a trovare, quindi perché non esplorare questo misterioso mondo? È sicuramente avvincente andare alla ricerca di visioni uniche che danno sensazioni e ricordi irripetibili, e se forse non riusciranno a esserlo gli UFO, sicuramente lo saranno i colori, i sapori e i paesaggi della magica Bolivia.

Le nostre proposte: Dal 18 al 20 maggio: • Infiorata di Noto

Domenica 1 maggio: • Festa di primavera con il treno storico a Vapore e il Lago d’Iseo Dall’1 al 5 maggio: • La Grande mela: New York (accompagnato da Stefania Morandi) • Amsterdam, Volendam e Marken e i suoi fiori • Parigi e i Castelli della Loira

Per chi crede agli Ufo, invece, un’occasione più unica che rara quella di poter stare in un ritiro con uno dei massimi esponenti mondiali dell’ufologia, l’architetto Martens appunto, e di seguire un percorso di meditazione e introspezione. Sarà poi vero che l’universo è popolato da turisti spaziali? Avranno realizzato loro le Piramidi o le autentiche opere di ingegneria delle civiltà degli Inca? È bello lasciare un poco di spazio al mistero, ma sfido chiunque a immaginare come abbiano potuto realizzare le antiche civiltà boliviane edifici cosi imponenti e perfetti più di diecimila anni fa.

Dal 4 al 5 maggio: • Il Paese dei Balocchi e il parco di Pinocchio Domenica 5 maggio: • Il Lago di Costanza e l’Isola di Mainau Dall’11 al 12 maggio: • Minicrociera sul Delta del Po e Ferrara in mostra Domenica 12 maggio: • Una Giornata a Sirmione e alle sue Terme • Camogli ed il golfo Paradiso

Dal 18 al 21 maggio: • Londra Domenica 19 maggio: • Mantova e i suoi tesori • Le Cascate di Sciaffusa Dal 23 al 26 maggio: • Il Raduno dei gitani in Camargue Domenica 26 maggio: • Borghi incantevoli: Le Cinque Terre

3 Agosto............... Gran tour della Bolivia 11-18 Agosto....... Tour di Normandia e Bretagna 24-31 Agosto....... Tour di Scozia tra castelli e leggende

MORANDI TOUR - agenzia viaggi Via Dandolo, 1 - 21100 Varese - Tel 0332 287146 - Fax 0332 284627 - info@moranditour.it

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Tutela dell’ambiente e risparmio

con Mr. Geo

Chi è Mr. Geo? Chi è questo buffo personaggio che gira su una nuvola alimentata a metano e ricarica la sua casa come se fosse un’automobile? Noi vorremmo che ognuno di noi fosse un Mr. Geo, una persona attenta non solo al rispetto dell’ambiente ma anche conscia che il metano porta anche, e soprattutto, risparmio.

Perché oggi siamo tutti informati su quale tariffa telefonica mi dà messaggi gratis o internet a condizioni agevolate? Come mai molti di noi scelgono il supermercato in base alle offerte in corso? Vi sono numerosi altri casi ma il fine è sempre unico: il risparmio! L’obbiettivo di Mr. Geo è proprio quello di

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Varese nel cuore

creare una community che consenta a noi tutti di conoscere i modi migliori per risparmiare e per inquinare meno. Questo attraverso un modo di parlare di energia più semplice e partecipativo, che renda concetti ad oggi oscuri e incomprensibili più chiari e alla portata di tutti.


Mr. Geo è un disegno simbolo dell’innovazione che la società vuole promuovere. La Geo nasce nel 2003 come società di vendita di gas metano e con gli anni cresce assieme alla liberalizzazione del mercato energetico. Oggi la Geo gestisce interamente la filiera del gas & power dall’approvvigionamento (borsa) fino alla sua vendita al cliente finale, al contatore di casa o direttamente sull’auto grazie agli impianti di autotrazione. Negli ultimi 18 mesi il personale è raddoppiato sì da consentire alla clientela oltre a condizioni di forniture più vantaggiose, servizi adeguati e risposte pronte.

Grazie all’impegno di società partner e partecipate riusciamo ad offrire prodotti altamente qualificati in ogni ambito. Dalla vendita dell’energia ai servizi correlati come la riqualificazione e/o trasformazione a gas naturale di centrali termiche, o la ripartizione e contabilizzazione del calore; dalle utenze domestiche al metano auto, il sistema Geo vuole rendere agevole e di semplice accesso i servizi che offre alla propria clientela. La Geo dispone di servizi informatici avanzati che migliorano il rapporto con i propri Clienti e riducono i costi.

… e Mr. Geo sulla sua nuvoletta dove ci vuole portare? A scegliere un’auto a metano e/o convertire la vecchia auto a metano, a cambiare la vecchia caldaia con una nuova a condensazione più prestazionale; tutto rivolto alla tutela dell’ambiente e al risparmio del consumatore con modalità di pagamento flessibili e dilazionati.

Partecipiamo tutti al Mr. Geo! Presto si aprirà un forum sul sito www.geometanospa.it capace di acquisire e dare informazioni sul mondo dell’energia dominato dai colossi finanziari del pianeta, che

ha bisogno di un’ampia partecipazione di persone interessate ma semplici come Mr. Geo.

NOI CI SIAMO

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foto di Donato Carone testo di Federica Bruno

Cultura del verde all’Agricola del Lago Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata. Albert Einstein Promuovere la cultura del verde in tutte le sue varianti, questa la mission dell’ Agricola del Lago, centro di riferimento per tutti coloro che condividono l’amore per la natura e la vita all’aria aperta. Una filosofia di vivere - e di abitare che mette al centro la bellezza e la ricchezza che la natura ci offre, che viene declinata in tutte le sue manifestazioni.

Numerose le iniziative volte a promuovere e comunicare efficacemente la cultura del verde. Le collaborazioni con scuole e asili hanno portato gli esperti a insegnare a coltivare ai bambini, organizzando laboratori di piantumazione e creando orti nelle aree verdi all’interno degli edifici scolastici.

Living garden

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Baby parking Progetto dedicato ai bambini portato avanti in vista dell’ Expo 2015. Nello spazio dedicato presso l’Agricola del Lago, sono protagoniste attività green pensate per i bambini, che hanno luogo specialmente nel weekend, come il Giardino delle farfalle dove imparano a piantare fiori e erbe aromatiche che richiamino le farfalle; oppure Decoratori per un giorno, dove si cimentano a decorare la tavola col verde.

L’Agricola è una azienda green: volta a promuovere la cultura del verde, è anche molto attenta all’ecologia. L’acqua utilizzata per l’irrigazione proviene da cisterne per il recupero di acqua pluviale, le piante vengono cresciute secondo coltivazione biologica, l’energia utilizzata proviene da fonti rinnovabili (green energy), ogni rifiuto viene differenziato per il riciclaggio.

Il personale è altamente qualificato, vengono privilegiati laureati o periti agrari che continuano la loro formazione anche sul posto di lavoro grazie a corsi di formazione interni e esterni. Ogni settore -dal giardinaggio, al vivaio, dalle macchine, al reparto animali- ospita addetti ai lavori esperti dei prodotti e dei servizi che vengono proposti al pubblico.

All’Agricola sono organizzati numerosi e vari corsi nel weekend per tutti gli interessati e appassionati del verde: orchidee, bonsai, erbacee perenni, rose, orto … il calendario è disponibile sul sito www.agricoladellago.it

Iniziativa di grande successo quella in collaborazione col ristorante Annetta, volta a promuovere la conoscenza e l’utilizzo in cucina delle erbe aromatiche. Uno show cooking con gli chef che hanno preparato piatti con le erbe aromatiche, riproposti anche nel ristorante riempito appositamente per l’occasione di moltissime essenze.

“Nel 2006 nasce la Società Agricola del Lago” ci racconta il responsabile del punto vendita Giacomo Brusa “una realtà che ha alle spalle una storia trentennale nel mondo del giardinaggio e dell’agricoltura. Oggi affianca alla forte attività di coltivazione di piante, un’idea moderna di centro di giardinaggio per tutti gli appassionati del verde”.


All’Agricola del Lago alla vendita tradizionale di piante (tutte di alta qualità, selezionate da fornitori nazionali e internazionali che garantiscono prodotti di eccellenza) si affianca il concetto di arredare la casa col verde. Il reparto decor è ricco di complementi di arredo, oggettistica, mobili, per poter conferire alla vostra casa un green style personale che rispecchi la vostra personalità e i vostri gusti. Collezioni di vasi in diverse forme, misure e tonalità: un’offerta che cambia 3/4 volte all’anno a seconda dei colori di moda della stagione e delle tendenze dell’interior design. Un team seleziona l’assortimento scovando tra fiere, show room e cataloghi tutti i prodotti di tendenza.

Una grande conoscenza di fiori e piante permette di sfruttare al meglio la bellezza che la natura ci regala. Un mondo tutto da scoprire quello del Verde, che stupisce e emoziona. Per ogni pianta di stagione ci sono diverse varietà in vendita, in più l’Agricola offre ai clienti la possibilità di ordinare piante su richiesta.

Per completare l’arredo esterno: pergole, gazebi, casette. Tutti i prodotti vengono installati.

La serra calda: una distesa di piante da interno, fiorite e verdi. Un vastissimo assortimento che permette a tutti gli appassionati di perdersi fra le fragranze, i colori e le forme che offre madre natura.

Il reparto macchine offre prodotti professionali di alta qualità in vendita al grande pubblico. Tagliaerba, trattorini, falciatrici, robot (l’Agricola del Lago è concessionario dei marchi HONDA e STHIL). Qui potete trovare l’assistenza di personale competente: tutti gli addetti alla vendita sono conoscitori dei prodotti e installatori, costantemente formati e aggiornati sulle ultime novità, per poter offrire un servizio completo e professionale.

Una vasta gamma di prodotti per chi vuole sfruttare l‘esterno della propria abitazione come estensione, prolungamento della zona living. Rivenditore di marchi d’eccellenza (come Talenti, FIM), l’Agricola garantisce prodotti di alta qualità, al giusto prezzo e con una grande scelta di materiali.

Solo prodotti dei migliori marchi per i vostri barbecue, come WEBER e OUTDOORCHEF. Nel periodo primaverile l’Agricola propone nei weekend scuole di cucina aperte a tutti. Quest’anno, il 4 maggio, ospite d’eccezione il maestro Matteo Tassi, miglior chef italiano di barbecue (tanti di voi conosceranno la sua rubrica Serial Griller su Gambero Rosso).

Il reparto giardinaggio: antiparassitari, sementi, concimi, bulbi, attrezzature varie per aspiranti giardinieri o esperti dal pollice verde. Qui inoltre si progettano e si installano impianti per l’irrigazione.

Nel reparto Pet shop, una grande e varia offerta di prodotti per animali a prezzi economici. Ampio e ben attrezzato reparto acquari, per vendita e installazione.

Agricola del Lago Via Pisna 1 - 21100 Varese Tel. 0332/320788 Fax 0332/325399 www.agricoladellago.it Living garden

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IL VINO PER LA VITA 4-5 maggio 2013 Living Lab, via Crispi 17, Varese

Incanto benefico di vini rari e da collezione Bottiglie d’antiquariato e da collezione a Living Lab. Una sede prestigiosa per bottiglie di vino antiche poste all’incanto in piccoli lotti. Brunello di Montalcino, Barolo, Barbaresco, Sassella, Grumello, Amarone, Sangiovese, Chianti, Cirò, Corvo Rosso, Cannonau, Bordeaux, Bourgogne, Rioja, ecc. Bottiglie rare da conservare a ricordo di un evento importante della vita come il proprio anno di nascita, il proprio matrimonio o la nascita di un figlio. Bottiglie preziose da stappare in solitaria meditazione o con gli amici più cari come il Brunello di Montalcino di Biondi Santi del 1964 o il Barolo Riserva della Castellana di Marchesi di Barolo del 1961. Inoltre una sezione di vini giovani da bere subito o da conservare.

IV edizione

Battitori d’incanto: Alessandro Scorsone, Enogastronomo e Sommelier, Maestro di cerimonia della Presidenza del Consiglio in Palazzo Chigi Pierre Ley, Critico Gastronomico

Esposizione:

sabato 4 maggio dalle ore 16,00 alle ore 19,00 domenica 5 maggio dalle ore 10,00 alle ore 15,00

Incanto:

domenica 5 maggio ore 15,00 in collaborazione con:

living is life

lucadattoma.com

Destina il tuo 5x1000 alla ricerca medica con le cellule staminali Scrivi c.f. 95044910123 nel riquadro sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni

Il Laboratorio di Terapia Cellulare e Genica Stefano Verri

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Io sono ON! di Max Laudadio Hai visto il programma di On per il 2013 e

Cari amici di Living, ogni mese mi troverete su queste pagine con una serie di interviste ad aziende, persone e volti noti che si sono dichiarati ON. Io sono ON. ON è un’associazione, una comunità di persone unite dal desiderio di fare qualcosa di concreto per la tutela e la vivibilità della natura. Un unico obiettivo: vivere la nostra terra e rispettarla, agendo in prima persona, senza delegare nessuno. Diventare ON è facile, basta compilare una scheda sul sito www.on-va.it o in un negozio che espone la locandina “io sono ON”. Iscrivendovi, donerete tre giorni di lavoro all’anno, scegliendo in quali settori dell’associazione collaborare. La mia prima intervista è al direttore di Living, Nicoletta Romano, che non ha dubbi: LIVING È ON. Ma sono certo che presto vedremo anche lei, in prima persona con il piccone in mano, sul Sentiero dei Messaggi, il progetto che credo le sia piaciuto di più…

conosci gli obiettivi dell’associazione, qual è la tua posizione? “Io sono ON, assolutamente ON, perché “I’m on the earth”, io vivo sulla Terra, come tutti noi e se intendiamo rimanerci, o sposiamo tutti gli obiettivi di ON e di coloro che l’hanno fondata, oppure fra qualche anno saremo costretti ad abbandonare questo pianeta.” ON è una comunità di volontari che regalano tre giorni del proprio tempo per raggiungere gli obbiettivi prefissati nel programma. Riuscirà questa filosofia ad appassionare e a coinvolgere la gente di Varese? “Trovo che questa sia la filosofia del futuro, se vogliamo che ci sia un futuro. Varese purtroppo manca di spirito di squadra, il varesino è molto individualista, questa idea di servire l’altro, come ha di recente detto il nuovo papa, dovrebbe essere fra gli scopi principali di ogni essere umano dunque ben venga, diamo un aiuto ai luoghi in cui viviamo. La gente deve rendersi conto che ON è un nuovo stile di vita, uno stile di vita per sopravvivere.” ON si indirizza ai cittadini per la manodopera e alle aziende e alle istituzioni per fondi e permessi. Unire pubblico, privato e cittadino per un fine collettivo può essere la strada giusta? “Assolutamente sì, credo che sia l’unica via per questo progetto e per un progetto più globale, se vogliamo che la gente capisca l’importanza di seguire questa strada.”

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la natura il sentiero dei messaggi è senz’altro il più significativo, seguono il laboratorio per ragazzi, le pulci e spazzatura km. Credo però che non si possa vedere una cosa senza l’altra, sono tutte strettamente connesse, concatenate.” Il 31 dicembre la croce sul Poncione si illuminerà, proprio al compimento dei suoi 100 anni. Abbiamo trovato dei finanziatori importanti, quali i magazzini Cavalca, i comuni di Cuasso al Monte e di Valganna e la Comunità Montana del Piambello e per ognuno di loro questa accensione ha un significato diverso. Cosa vuol dire per te? “È un gesto simbolico di grande importanza! Innanzitutto ON è nata e si sta sviluppando nel Parco delle Cinque Vette in provincia di Varese. Secondo te ON può essere un modello esportabile? “Senza dubbio, credo che grazie a questa tua iniziativa il nostro territorio sia privilegiato, stai aprendo una pista che dovrebbe far scuola in tutta Italia e non solo! Non siamo alla frutta, siamo già al digestivo per tutto quello che riguarda sostenibilità, ambiente, natura ecc. dunque secondo me la tua è un’ottima ricetta. Anche dedicare tre giorni ad ON. Significa dedicare se stessi per una giusta causa, senza secondi fini se non quello di sopravvivere tutti insieme.” Perché Living ha deciso di appoggiare l’intero progetto ON? “Prima di tutto perché è un progetto con una profondità, studiato in modo serio, salvifico per il territorio. Secondo, perché il fatto di collaborare non giova solo alla natura ma anche alle parti in gioco offrendo una visibilità reciproca. È così che bisognerebbe fare business, dando per ricevere.” Quest’anno sono previsti tre grandi eventi: Spazzatura

perché credo ci sia una sorta di fenomeno di junghiana sincronicità. Il cattolicesimo, con l’avvento di Francesco I, sta prendendo una svolta completamente diversa, per cui questo accendersi o riaccendersi di una filosofia di vita che ingloba la religione e l’etica, potrebbe rappresentare l’inizio di quella che un tempo predissero come una nuova era, l’era dell’armonia. Credo che a livello emblematico sarà un messaggio forte in questo anno pieno di sconvolgimenti.” Living è ufficialmente ON. Cosa serve fare perchè sempre più persone ed aziende scelgano di essere ON? “Penso sia necessario aiutare l’individuo a ritrovare una coscienza che oggigiorno non c’è più. Si corre senza produrre niente che possa rimanere, convinti di costruire ma facendo in realtà crollare tutto, distruggendo. Questa nuova attitudine mentale può radicarsi nelle persone instillandola goccia a goccia attraverso le pagine di Living comunicando tutte le iniziative eccezionali che bollono nel pentolone di ON. Procedendo in questo modo avverrà una presa di coscienza talmente profonda che la gente non potrà che essere ON!”

Kilometrica con i laboratori per le scuole e le giornate di gara, Pulci famose con il mercatino dell’usato Vip, e il Sentiero dei messaggi che culminerà con l’accensione della croce sul Monte Poncione. Di questi progetti, quale Living ha apprezzato e condiviso di più? “Sceglierne uno è impossibile, perché sono tutte attività eccellenti, diciamo che per il nostro/mio amore per

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testo di Federica Bruno

‘Le gourmet’ a tavola La famiglia Tondini in prima persona gestisce questo celebre catering con grande esperienza e professionalità. Le Gourmet presenta come impareggiabile biglietto da visita un lungo elenco di eventi all’insegna della qualità e dell’eccellenza, ma non solo. L’atmosfera e il decor delle location eguagliano la sontuosità e la raffinatezza dei piatti, veri capolavori di arte culinaria. Living ha scelto in esclusiva per voi le immagini delle ambientazioni più scenografiche e suggestive dei banchetti più esclusivi.

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Matrimonio dal tema New York a palazzo Pirelli Un’atmosfera che richiama la Grande Mela, un’ambientazione che si contraddistingue dal design minimalista. Col calar della sera, le luci di Milano creano una scenografia pefetta cui si accompagnano i pannelli led su cui scorrono scritte luminose.

Centrotavola realizzato da Claudio Brovelli di Angera illuminato da un fascio di luce: ginestre e fiori di cotone, che richiamano batuffoli di neve, perfetti in un’ambientazione invernale. Per qualsisi tipo di evento, sia aziendale che privato, tutto è interamente curato e studiato nei minimi dettagli seguendo le esigenze del cliente. Soluzioni per ogni budget, che coprono tutte le fasce di prezzo, sempre però garantendo l’attenzione per il servizio, la cura dei particolari, la scelta degli allestimenti, elementi fulcro per la realizzazione di un evento perfetto.

Organizzare il catering di un matrimonio significa trovare l’alchimia perfetta fra ricercatezza e semplicità, fra classe e sobrietà, assecondando e rispettando lo stile e la personalità che gli sposi vogliono esprimere in quel giorno. Le Gourmet è in grado di offrire una varietà di soluzioni che permetteranno di personalizzare sia il menu che l’allestimento, creando quella deliziosa sensazione di sorpresa che accoglierà gli ospiti.

Una splendida location per un matrimonio da favola: Villa Rusconi Clerici a Verbania che si apre su un panorama mozzafiato dominante il Lago Maggiore.

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Ogni ricevimento è unico ed inimitabile e deve essere perfezionato grazie alla consulenza tecnica di un team affiatato e ricco di esperienza, che lavora in questo campo da quasi quarant’anni. Le Gourmet inoltre è in grado di aiutarvi a trovare il fornitore adatto, dall’allestimento floreale, alle bomboniere, dal noleggio auto, al fotografo…


Allestimento di un evento aziendale che ha ospitato circa trecento persone all’interno del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.

Eventi aziendali, ricevimenti di nozze, battesimi, compleanni, lauree, comunioni, cresime: qualsiasi sia l’evento da organizzare, Le Gourmet è sempre a vostra disposizione con idee innovative o classiche, seguendo le preferenze di ogni cliente.

Le Gourmet grazie al suo staff qualificato sarà in grado di offrirvi piatti preparati nel rispetto delle tradizionali ricette nazionali e locali, che soddisferanno anche i palati più esigenti. Ogni menù è studiato e analizzato insieme al cliente, non vi è nulla di standard: si spazia dal menu vegetariano, a quelli fusion, a quelli internazionali… utilizzando paste fatte in casa e pasticceria unicamente di produzione artigianale. La sfida è quella di proporre sempre ricette e menù diversi e personalizzati in funzione della stagionalità, delle materie prime, dei gusti dei commensali e di eventuali “temi” che possono essere il filo conduttore di un Ricevimento.

L’azienda ‘Le Gourmet’ ha vinto anche quest’anno il premio Gold del concorso nazionale “The king of catering 2013”, che si svolge a Palazzo Pitti a Firenze

La qualità dei piatti è garantita dalle materie prime selezionate da fornitori d’eccellenza sia nazionali che internazionali.

“Pappa”: ricette globali per grandi e piccini. Un progetto editoriale a scopo benefico che illustra specialità provenienti dai paesi del terzo mondo, rivisitate in chiave europea, in modo da renderle riproducibili, con ingredienti reperibili facilmente. Un e-book realizzato in collaborazione con Le Gourmet Tondini. Per informazioni: www.ricettadellafelicita.org

Le Gourmet

Via Malpaga, 6 21040 Sumirago - VA Tel. 0331-909.988 www.legourmet.it Living gourmet

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Grand opening

foto di Donato Carone testo di Federica Bruno

Gessi Milano Apre dopo quasi due anni di lavori, il nuovissimo Gessi Milano in via Manzoni, all’interno di un palazzo storico nel cuore del celebre quadrilatero della moda, teatro delle più famose vetrine del lusso.

Nasce un nuovo concetto di spazio polifunzionale di sperimentazione e creatività. Non un semplice showroom, Gessi Milano va oltre il concetto di esposizione per diventare esperienza. Uno spazio multifunzionale aperto alla città, alle iniziative della cultura e del fashion, luogo d’incontro di business diversi, contenitore esclusivo, adattabile ad ogni tipo di evento grazie all’architettura degli ambienti e ad un impianto luci/ audio video degno dei migliori studi televisivi.

Il team creativo di Gessi, guidato da Luca Bresciani e Sara Ferrari, ha affrontato la complessa realtà architettonica di un antico cinema, reinterpretando interamente questo spazio così particolare. Il risultato: un lussuosissimo loft di 1500 mq strutturato su più piani, tra cascate e piscine, sorprendenti giardini verticali sotterranei e proiezioni ad alta tecnologia.

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Gli ideatori si sono ispirati al concetto di “giardino segreto”, un luogo in cui la natura trova spazio nei materiali: il legno, la pietra, il metallo, le piante, gli intrecci arborei, l’acqua, le pareti vegetali, per creare un’immersione in un’atmosfera unica e magica. Gli elementi del mondo naturale, lavorati in modo inedito e “ricostruiti” attraverso la visione del design, diventano architettura.

Gian Luca Gessi con i progettisti Luca Bresciani e Sara Ferrari Grazie a un team di progettisti specializzati nel disegno del bagno, Gessi mette la propria esperienza a disposizione di chi, architetto o privato, voglia realizzare uno spazio personalissimo e dare forma e materia ai propri sogni con soluzioni, materiali, lavorazioni e prodotti non commerciali, unici o realizzati su disegno e su misura.

La sensazione di piacevole benessere che si prova entrando in Gessi Milano è legata al luogo così come alle emozioni che ne provengono.

Gessi Milano non si ferma a un’esposizione delle sue collezioni per il bagno divenute icone del design, ma dimostra la sua capacità di inventare e realizzare soluzioni complete e innovative per i clienti più raffinati. Una nuova e più compiuta realizzazione della filosofia del Gessi Private Wellness, cioè di quel benessere totalmente personalizzato che i prodotti Gessi conseguono trasformando gli spazi più privati dell’abitare in SPA personali.

I partner Gessi del settore arredo bagno in questo nuovo Spazio troveranno un’estensione del proprio business, un atelier di materiali e uno studio di interior a propria disposizione per realizzare i progetti più ambiziosi dei propri clienti.

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I Bagni nel Mondo Gessi Milano propone in anteprima, in occasione del Fuorisalone 2013, la propria interpretazione dell’ambiente più intimo della casa, il bagno, sulle suggestioni di diverse atmosfere del Mondo.

Un viaggio emozionale, quasi esperienziale, attorno all’ambiente privato dedicato alla cura del corpo: il Mediterraneo, l’America di New York, la Scandinavia, Bali, la Russia, il Giappone, il Marocco.

Sette scenari suggestivi interpretati dalla creatività e dallo stile del Brand Gessi. Il nuovo concept “I Bagni del Mondo” si traduce in allestimenti che non sono statici, ma in continua evoluzione. La loro unicità consiste nel non essere prodotti da catalogo e questo li rende ancora più esclusivi e affascinanti: ai clienti sono offerte esperienze multisensoriali per vedere e toccare i materiali, creando il desiderio di realizzarli a casa propria.

Ambienti unici, raffinati e ricercati in cui il prodotto Gessi si sposa con tendenze, stili e materiali provenienti da diverse parti del mondo.

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La ricerca che si esprime in queste prime 7 ambientazioni si estende dai materiali più preziosi, come il marmo, a quelli più imprevedibili, come la pelle, i metalli, carte da parati e impasti naturali, resine, fino a quelli più “convenzionali” e naturali, come la pietra e il legno soggetti ad una nuova sperimentazione inedita e sorprendente.

Complementi preziosi o insoliti, raccolti da tutto il mondo, ricercata editoria e molto altro ancora: pezzi unici realizzati con amore e ingegno da piccoli produttori, artigiani, artisti, contestualizzati nello Spazio di Gessi Milano come opere d’arte da tutto il mondo.

La progettualità esclusiva di questi scenari si arricchisce, inoltre, di oggetti legati alla memoria più intima e vera, oggetti in grado di sprigionare un valore molto più alto legato a emozioni richiamate da momenti di una vita vissuta.

Art for Chef Non solo suggestioni ma anche soluzioni personalizzate di uno spazio, quello della cucina, che in Gessi Milano abbandona la semplice esposizione per diventare esperienza e sperimentazione di food e arte culinaria.

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Spazio Gessi emozioni da vivere Inaugurazione in grande stile quella dello Spazio Gessi che ha coinvolto il folto pubblico in un’atmosfera magica. Luci colorate, sound accattivante, ospiti d’onore nella cornice dell’esclusivo loft di via Manzoni 16 a Milano. Un nuovo punto di riferimento all’interno del quadrilatero della moda, dove convergono wellness, interior design, business, architettura e cultura.

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MALNATI LA TAVOLOZZA DELLA CREATIVITÀ Ho da sempre considerato la meraviglia come uno dei principali interpreti di uno sviluppo estetico che travolge qualsiasi definizione e permette l’arricchimento e l’acquisizione di un corretto immaginare, sapere e fruire. Il suo ricorso aumenta l’attenzione e stimola la conoscenza del bello senza

Foto di Donato Carone Testo di Giorgio Pozzani

obsoleto stupore. Un investimento privilegiato per chiunque senta la necessità di moltiplicarne il significato iscrivendolo, attraverso l’esatta configurazione dei termini, in un preciso contesto di valori. Un’opinione che considero concretamente suffragata dal talento espresso da Carlo Malnati: un personaggio eclettico che non ha mai abdicato alla ricerca di realtà frutto di autentici percorsi creativi. In Malnati l’uomo e l’artista sono un tutt’uno!

L’ultima di Mr Bean: ha voluto la tavolozza di Malnati come tavolo da pranzo

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La sua creatività sembra pervasa di un’aristocratica distanza dall’attuale abuso di termini anglosassoni, still life o design inclusi, sovente assorbiti senza il dovuto rispetto ma anche,

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quando necessaria, la dovuta ironia. La seduzione delle sue opere non è mai contagiata da eccessi o da ripetibilità che vivono sulla superficialità dei consumi.


Le sue capacità interpretative, spesso immaginarie e inattese ma sempre felici, lo hanno coinvolto nell’arredare e o completare le case di personaggi famosi, sparsi in tutti i cinque continenti. Soggetti che, forse inconsciamente, vogliono interpretare un moderno rinascimento!

La sua “contaminatio” agisce quasi esclusivamente su elementi e livelli eterogenei che si appropriano dei segni, colori e materiali, costringendoli ad esprimersi in ogni ambiente in maniera fantastica e non solo funzionale. Tutto questo è insito nel DNA dell’esecutore ma è anche il frutto di un lungo cammino esistenziale iniziato con la pittura e la scultura per continuare coinvolgendo la ceramica, il vetro, l’alta pelletteria e l’arredamento. Una somma molteplice di maturità professionali amalgamate in un ruolo di continua interscambiabilità compositiva. Living art

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foto di Donato Carone testo di Nicoletta Romano

Sogni di cartone

di Giorgio Caporaso Primo Fuori Salone a Varese

Ce l’abbiamo fatta! Varese ha lanciato il primo Fuori Salone rendendo omaggio a un designer varesino internazionalmente conosciuto. A chi il merito? Alla sinergia tra i vertici illuminati della Provincia di Varese con il dinamismo di Paola Della Chiesa, Direttore dell’Agenzia del Turismo e alla passione per il proprio lavoro di tutte le parti in gioco. Un successo ben aldilà delle più ottimistiche previsioni che ha visto convergere specialisti del settore e persone che fanno della cultura e della creatività territoriale il loro fiore all’occhiello. La fama di Caporaso, che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti a livello europeo oltre ad una selezione d’onore al 18esimo Compasso d’Oro ha incantato anche una delegazione indiana venuta appositamente a Villa Recalcati per visitare e conoscere i suoi prodotti.

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Living design


Presente nel circuito ufficiale degli eventi Fuori Salone che con il Salone stesso ha attirato quest’anno 324.000 visitatori, i Sogni di cartoni di Giorgio Caporaso sono una realtà frutto di una profonda ricerca rivolta al design eco-sostenibile.

In contemporanea Giorgio Caporaso esponeva le sue opere in sette diverse locations a Milano tra cui la Triennale, Cascina Cuccagna, il Now Hotel e il Biologic Bar eco certificato.

Giorgio Caporaso con il direttore Nicoletta Romano curatrice della mostra

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La sostenibile leggerezza del cartone

Dott. Mazzuchelli Orsi

Il taglio del nastro

Giovanni e Erika La Rosa con il direttore

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Arch Bonelli, Coky e Lia Gervasini

Giuseppe Vuolo, Editore di Living con Rosaria Iglio, Giovanni Silvestri

Paola Della Chiesa, Arch. Enzo Cantoni e Alessandra Cancelli

Signora Gensini, Ermenegildo Biagio

Luisa Balconi

Max Frattini

Dott. Matteo Redaelli

Arch. Rino Balconi

Ass. alla Cultura Simone Longhini, Sandy Cane sindaco di Viggi첫


Patrick Carroll, Daniela De Benedetti, Carlo Foderati Valdelsa

Massimo Rivolta, Giovanni Delcin, Giorgio Caporaso, Laura Anti

Paola Della Chiesa, Andrea Ciotti, Laura Gianetti

Giorgio Caporaso con la moglie Mara

Arch. Bonelli, una gentile amica di Paola Della Chiesa, Patrick Carroll, Presidente Dario Galli

Silvia Mazzucchelli con la nipote e Alessio Fornasetti

Patrick Carroll con Nicoletta Romano Federica Bruno con Luigina Recalcati in una mise di Marina Bravin

Angelo di CDB con un amico

Francesca con il fratello Giorgio Caporaso

Alessandra Cellini con il fidanzato Arch. Marco Bianchi che ha realizzato l’allestimento floreale della mostra

La delegazione di indiani provenienti da Mumbay e Bangalore venuti appositamente per la mostra di Caporaso

L’arch. viennese Marianne Riegler, Giorgio Caporaso, Ilaria Colombo

L’accoglienza da parte del Presidente della provincia Dario Galli

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COMUNICAZIONE

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RISTORANTE

TANA D’ORSO NELL’ANTICO BORGO DI MUSTONATE

SAPORI AUTENTI C I ED E M O Z IONI V ISI V E SI IN C ONTRANO

gustando sapori e paesaggi Luogo incantato, dove poter degustare pietanze prelibate e perdersi visualmente nella meravigliosa natura del Borgo di Mustonate

residenze

DISTI L L ERIA

scuderie

osteria

www.borgodimustonate.it - info@ristorantetanadorso.it - via mottarone 43 varese italy +39 0332 320392 - chiuso mercoledì


UNA CASA-ATELIER

foto di Massimo Alari reportage di Nicoletta Romano

APERTA AL MONDO In pieno cuore di Varese Max Frattini, nota figura varesina, si è creato il suo nido all’interno di un’antica dimora gentilizia. Un nido concepito non solo come un “chez soi” ma anche per tramutarsi

in luogo conviviale ad uso e consumo di coloro che desiderano trascorrere momenti di relax con un gruppo di amici in un’atmosfera ove l’arte moderna si coniuga con il fascino del passato.


Creativo di natura - non poteva essere altrimenti con un DNA dall’imprinting firmato da una dinastia di artisti che si tramandano dal nonno ai nipoti passando per Vittore Frattini - Max ci parla del colpo di fulmine scoccato tra lui e il suo habitat.“Quando lo vidi, dieci anni fa, mi trovai di fronte a un interno praticamente in

rovina, eppure sentii che da quei muri délabrés emanava una bella energia. Ebbi la netta certezza che questo ambiente traboccante di luce poteva diventare il mio habitat ideale. Così mi rimboccai le maniche e con l’aiuto di mia sorella Sara, architetto di talento, ci mettemmo all’opera. Sotto diversi strati di vernice andammo di scoperta in scoperta: annose travi, antichi affreschi, riaffioravano un po’ dappertutto. Li lasciammo nel loro stato originario rispettando ammirativi lo charme di un nobile passato”. Il risultato è piacevolissimo e assolutamente particolare, una casa-atelier come si possono trovare nelle grandi metropoli.

Uno spazio scandito dalle opere del padre di Max, il grande Vittore Frattini. Graffi di colori che vivono anche di notte come le scie luminose dei suoi “lumen”, all’interno del quale egregiamente si mescolano elementi di design e brocante. Il pavimento è stato conservato ridando lustro all’interessante gioco di piastrelle della Cementi Vecchia Lodi.


Questo mobile scovato da un rigattiere è divenuto il “refugium peccatorum” per nascondere aspirapolvere, annessi e connessi. La libreria in poliuretano, un pezzo di grande design. Alla parete, una tela del nonno, Angelo Frattini. Sparsi un po’ dappertutto divertenti cavalli di tutte le fogge, altra grande passione del padrone di casa.

Lo spazio living, senza finestre ma comunicante con la cucina piena di luce è divenuto un luogo intimo e accogliente grazie anche al calore apportato dai travi antichi recuperati del soffitto.

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In quello che era una veranda, è stata ricavata questa cucina spettacolare, felice compromesso tra rigore concettuale e oggetti di recupero come le sedie attorno al tavolo da pranzo o ancora l’espositore da negozio adibito a consolle. Nota divertente, i bassotti fermaporte in ghisa adibiti a sostegno dei radiatori. “Sono veramente grato a mia sorella Sara”, puntualizza Max Frattini, “senza di lei e al suo straordinario talento, alla sua vulcanica creatività, non sarei mai arrivato a questo risultato”.

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Un interno disseminato di foto con personaggi famosi come Ornella Vanoni o il libro di ricette dedicato a Max della stilista Lella Curiel.


La camera da letto con il camino d’origine recuperato in corso d’opera. L’estro dei Frattini si riconosce soprattutto dai dettagli, ossia dall’arte di utilizzare al meglio anche materiali di recupero, sublimandoli. Elementi questi che conferiscono personalità ad una casa, come i vecchi scuri interni, levigati e riverniciati che fungono da porta della cabina-armadio.

La sala da bagno comunicante con le pareti arricchite da preziosi affreschi originari dell’antica dimora. Il fondo della doccia è stato rivestito da una resina di una tonalità che tende al verde salvia molto particolare che si armonizza alla perfezione con gli affreschi. 62

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La postazione di lavoro del padrone di casa è disposta in un vasto atelier che si presta magnificamente per organizzare cocktail e cene fino a una ventina di persone che, affidandosi ad un servizio catering di loro scelta, possono stare insieme e divertirsi in un ambiente che tanto ricorda i loft o le gallerie della Soho prima maniera che spesso si tramutavano in eccentrici e trendy spazi conviviali.

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living young Lavorare per studiare o studiare per lavorare?

DICONO CHE STUDIO A TEMPO PERSO... MA LA RETTA CHI LA PAGA??? Molte persone, chi per abitudine, chi seguendo l’opinione comune, si sono ormai fatte un’idea di studente sicuramente sbagliata. Se facessimo un’approfondita indagine, potremmo affermare che più della metà degli interpellati darebbe una descrizione negativa dello studente universitario del terzo millennio. Per sfatare questo topos, abbiamo pensato di raccogliere qualche esperienza di universitari lavoratori, di riproporvela, e, in chiave critica, di farvi qualche domanda per sollecitare il vostro interesse e, perché no, per avere una vostra opinione in merito. Quest’articolo non vuole porsi come un appello, ma, più semplicemente, come un modo per spronarvi a credere di più in noi. Per alcuni la sveglia suona alle 6:00. Dopo una colazione veloce e, scelti alla rinfusa i vestiti, si dà il via al tran-tran giornaliero. Per tutta la mattinata la mente è invasa dal traffico per arrivare sul posto di lavoro, da clienti impazienti che bisogna assecondare; per non parlare del cellulare che squilla in continuazione e delle montagne di problemi da risolvere. Fortunatamente arriva l’ora di pranzo. Giusto il tempo per un panino veloce e…via, di corsa in università, dove “la mente si sposta in modalità studente” e parole come cassa, scontrino e ufficio vengono sostituite dai termini lezione, appunti, professori, appello. L’unica cosa che non cambia è il tanto caffè che ci fa, a stento, arrivare a sera.

Per altri, invece, la sveglia suona più tardi, ma dopo una giornata di lezioni, si torna a casa, ci si butta sotto la doccia, si mangia un boccone al volo e si esce di casa, chi per consegnare le pizze, chi per portare i piatti ai clienti al tavolo o per servire, spesso ai propri coetanei, alcolici e analcolici al bancone di un pub o di un bar, e tutto questo non può che significare un rientro a casa dopo la mezzanotte. Potremmo considerare gli esempi proposti come “giornate tipo” di un qualsiasi studente lavoratore. Programmiamo le giornate in base ai nostri impegni lavorativi e universitari, cercando di dare il meglio e senza tralasciare nulla, ricordandoci però che siamo giovani e che non abbiamo una vita fatta solo di doveri e responsabilità, ma anche di spensieratezza.

Tanti ci vedono come i “bamboccioni” che si adagiano sugli allori, quando noi all’”alloro” ci puntiamo! Studiamo con il sogno di poter trovare un lavoro che gratifichi i nostri sforzi, ma siamo realmente sicuri che riusciremo nel nostro intento? Nel periodo che la nostra società sta vivendo, ci sorge qualche dubbio.

Stiamo studiando per trovare un lavoro o stiamo lavorando per riuscire a pagarci gli studi? Ci affibbiate la responsabilità di essere “futuro dell’Italia”, ma allo stesso tempo non ci concedete le opportunità che meritiamo. Possiamo, dunque, aspettarci qualcosa di più dal domani o dobbiamo accontentarci della realtà odierna?

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VEDERE NON VUOL DIRE CONOSCERE VEDERE NON VUOL DIRE CONOSCERE

Uscire di casa per andare al mercato e, arrivati all’incrocio, attraversare sulle strisce quando il semaforo è verde. Fermarsi ad una bancarella per comprare la frutta fresca, entrare al bar, bere un caffè, prendere la metro e raggiungere il posto di lavoro, sono tutte azioni che scandiscono la routine quotidiana.

ed ottenne un grande successo, tant’è che si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Eccovi, però, una breve descrizione della nostra visita.

Chiudete gli occhi, riuscireste a fare tutto questo senza riaprirli?

Noi l’abbiamo voluto provare in prima persona recandoci all’’istituto dei ciechi di Milano, il quale ospita la mostra-itinerario chiamata “Dialogo nel Buio”, un percorso sensoriale di oltre un’ora nella completa oscurità che permette di sperimentare un nuovo modo di vedere. Si tratta, infatti, di una

“mostra che non mostra, ma insegna a vedere”.

Ciò che “diede il la” al progetto, fu l’esperienza del giornalista tedesco Andreas Heinecke, conduttore di una trasmissione radiofonica che si trovò a lavorare, per la prima volta, con una persona non vedente. Ben presto si rese conto che la vita del collega non era triste e priva d’interessi come aveva sempre immaginato. Questo fece sì che il giornalista mettesse in discussione i propri pregiudizi e sentisse il bisogno di rendere partecipi anche gli altri. Iniziò, quindi, a cercare una formula comunicativa da proporre al pubblico e le sue ricerche arrivarono a una conclusione: proporre un percorso al buio accompagnati da guide non vedenti. Ci si era accorti, infatti, che questa nuova esperienza sensoriale rendeva più facile mettere in discussione i propri pregiudizi e convinzioni sulla condizione dei non vedenti. Il “Dialogo nel Buio” venne realizzato per la prima volta a Francoforte nel 1988

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Divisi in due gruppi, il nostro viaggio ha inizio. I responsabili, all’ingresso, ci consegnano il bastone bianco, unico oggetto indispensabile da portare con noi lungo il percorso; ci addentriamo in uno stretto corridoio, il quale, con delle luci sempre più deboli, ci prepara alla totale oscurità. Oltrepassata la strettoia, incontriamo le “anime” della nostra esperienza, Giuseppe e Marinella, le nostre guide non vedenti. Non possiamo vederli, ma udiamo le loro voci che ci rassicurano in questo “nuovo” mondo, a noi estraneo. Finito un giro di presentazioni, arriva il momento di cominciare l’itinerario; si passerà attraverso diversi ambienti che riproducono situazioni urbane e naturali, che non ci verranno

svelate, ma che dovremo esplorare e riconoscere, senza l’aiuto della vista, ma “solamente” con gli altri sensi e grazie agli aiuti dei nostri “ciceroni”. Siamo in un parco. Sentiamo il rumore dei sassolini sotto i piedi, la morbidezza dell’erba, il profumo delle piante aromatiche e lo scroscio di una sorgente d’acqua su una roccia. Attraversato un ponte di legno barcollante, ci troviamo in spiaggia, sentiamo la sabbia sotto i nostri piedi e il rumore delle onde del mare. Increduli ma stupefatti, verifichiamo di non essere nel bel mezzo di un sogno toccando con le nostre mani l’acqua. Ci bagnamo, è reale. Saliamo su una barca che ci cullerà durante l’intera gita in mare aperto,tra il suono delle onde, del vento che ci soffia addosso, del verso dei gabbiani e…“Il naufragar ci è dolce in questo mare”. Oltrepassato il molo e percorso un tratto di strada, accarezziamo una mucca e tentiamo l’impresa della mungitura. A un tratto sentiamo nell’aria un delizioso profumo di caffè, ci lasciamo guidare dalla scia aromatica e ci troviamo davanti a delle vaschette, dove lasciamo affondare le nostre mani tra milioni di chicchi di caffè ed ecco che, forse per la prima volta, ne sperimentiamo la forma e la consistenza. Entriamo, poi, in un ambiente interno: un salotto arredato nei minimi particolari. Una tavola rotonda al centro, dei divanetti in pelle, un computer, un telefono, una chitarra e dei quadri con dei dipinti in rilievo, questi ultimi sono riconoscibili al tatto. Poi, stanchi di stare “al chiuso” decidiamo di andare a fare un giretto per la città. Quanto traffico: macchine, moto, suoni di clacson... Ah dimenticavamo, oggi è il giorno del mercato, perché non fermarsi a comprare un po’ di frutta e verdura?! Purtroppo, come ogni volta che si vive qualcosa di


living young bello, il tempo vola, infatti eccoci giunti all’ultima tappa del nostro viaggio: il bar. Come prima cosa conosciamo la nostra barista non vedente che, dal bancone, ci propone cosa è possibile consumare. Fatte le ordinazioni, ci sediamo insieme su dei no a un tavolo dando

di vedere, gli rimangono, fissi nella mente, i colori.

divanetti intorinizio alla nostra chiacchierata al buio.

Prima eravamo completamente indaffarati nel vivere l’esperienza, ora invece, come al termine di ogni viaggio, ci rendiamo conto di essere più ricchi e sentiamo palpitare dentro di noi nuove sensazioni, emozioni e considerazioni cui è giunta l’ora di dare libero sfogo. Marinella, ci spiega che la cecità non è qualcosa che si porta dietro dalla nascita, ma è sorta in seguito ad una fulminante infezione al nervo ottico che, nel giro di quattro giorni, l’ha resa cieca; Giuseppe, ci racconta di come, a undici anni, anche lui ha perso la vista. Queste affermazioni fanno sorgere in noi varie domande. A Marinella chiediamo se è peggio diventare ciechi piuttosto che nascervi, lei ci confida che, pur non riuscendo a stabilire cosa è migliore o peggiore, è stato molto traumatico il passaggio da una situazione in cui si ha una percezione sensoriale a 360° di ciò che ti circonda a un’altra in cui questo rimane un ricordo, qualcosa a cui non è più possibile accedere. Ci racconta, poi, di com’è stata fondamentale la vicinanza delle persone care; nonostante ciò, però, la cosa che più ha apprezzato è stata l’approvazione dei suoi genitori di fronte alla sua scelta di trasferirsi dalla Sicilia a Milano. Non deve essere facile, soprattutto per un genitore, trovarsi nella situazione in cui il proprio figlio, dall’oggi al domani, diventa non vedente, eppure lasciare che si allontani da casa. Con una buona dose di coraggio, hanno capito che questo sarebbe stato il modo migliore per far si che la loro figlia imparasse ad essere il più possibile indipendente ed autonoma e si abituasse alla sua “nuova vita”. A Giuseppe abbiamo chiesto, invece, quali sono le immagini che ricorda, se ha memoria di qualcosa in particolare. Ci ha risposto che col tempo, purtroppo, i ricordi vengono sempre meno, ma che tra le cose che ha avuto modo

Spinti dalla curiosità, passiamo, poi, alle domande in riguardanti le relazioni, gli approcci. Le loro risposte sono state molto simili, il modo di relazionarsi agli altri di un non vedente esclude l’aspetto estetico. Il concetto di bello è legato a vari aspetti: dalla tonalità della voce, da come si pone l’altro, dalla sua pelle al tatto, dai profumi... un nuovo metro per esprimere un giudizio che, inevitabilmente, scaturisce dalla propria interiorità. Marinella ci confessa che la cosa che le manca di più nel contatto con gli altri è lo sguardo che, come ben sappiamo, vale più di mille parole e che, crede, non esista qualcosa che lo possa sostituire. Lungo il percorso si perde completamente la cognizione di tempo e spazio, ma questa volta siamo davvero giunti al termine. Ci salutiamo e Giuseppe e Marinella ci invitano a tornare, mettendoci a conoscenza di alcune originali iniziative organizzate da “Dialogo nel buio“, quali “Café Noir”, cene al buio, spettacoli teatrali e altro ancora. Noi ragazzi usciamo dalla completa oscurità recandoci verso la luce, anche se, lì dentro, abbiamo scoperto come la vera luce corrisponda a qualcosa di diverso, al desiderio e alla curiosità nei confronti della vita. La redazione Living Young si raggruppa e si avvia verso la stazione. Nonostante la pioggia cada ininterrottamente, imperterriti, ci abbandoniamo a mille considerazioni. “Che bella l’esperienza sulla barca, con il vento che soffiava tra i capelli”. “Che pace e che sensazione di libertà”. “Ragazzi, al buio però ci si comporta con molta più naturalezza e spontaneità. “Che strana sensazione quella di aprire gli occhi per cercare la luce che non c’era”. Come scrive Antoine de SaintExupéry: “ On ne voit bien qu’avec l e coeur. L’essentiel est invisible pour les yeux”, così recita il Piccolo Prin- cipe e, effettivamente, questa è la prima cosa che balza alla mente dopo aver vissuto questa esperienza.

“Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”

La redazione di Living Young è composta da un gruppo di studenti della facoltà di scienze della comunicazione dell’università degli studi dell’insubria di Varese. Direttore del Mese: Fotografia: Articoli: Grafica: Responsabile Comunicazione: Docente e collaboratori del corso:

Gianluca Rota Silvia Graziani, Sasha Cataldo Deborah Iannello, Gaia Bottini, Umberto Sprocati, Giulia Sfrisi, Melania Trombetta, Sara Carollo, Jessica Vivona Mattia Bergamin, Gianluca Rota, Alessandro Colombo Sasha Cataldo Prof. Franz Foti, Mauro Carabelli, Gennaro Scarpato

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foto di Studio Tiemme

ALLA SCOPERTA DEL

FESTIVAL DEI TALENTI Living incontra gli ideatori di questa iniziativa che porta a Varese una ventata di novità e di entusiasmo. In questa intervista il Presidente Leandro Ungaro e il Direttore artistico Lara Bartoli ci raccontano la mission del progetto. sviluppato o sciupato. Esistono quattro vie ben specifiche per lo sviluppo del Talento: identificarlo, attrarlo, trattenerlo, attivarlo. La mission del progetto Tutti dovrebbero avere almeno una possibilità di dimostrare quel che sono capaci di fare. Attraverso le nostre iniziative vogliamo evidenziare e valorizzare quelle figure locali meritevoli delle dovute attenzioni: dietro una grande abilità può nascondersi il talento puro. Creiamo occasioni di aggregazione di carattere culturale, momenti di socializzazione per le famiglie, eventi per accrescere l’interesse verso attività artistiche dove, più delle volte, il talento è sottovalutato.

Che cos’è il Festival dei Talenti? Una vetrina che comprende una pluralità di spettacoli nell’ambito di diverse discipline, come la musica, il canto, la danza, la recitazione…Un evento di tipo trasversale capace di raggiungere il pubblico in modo differente ed offrire una vasta gamma di occasioni ed eventi collaterali. Per noi è importante la componente ambientale: valorizzare gli spazi, i luoghi, favorendo l’incontro spontaneo di artisti, pubblico e commercianti. L’unione di tutto questo si ritrova nell’ambito di un coerente progetto culturale che vede protagonista l’arte declinata nelle sue varie manifestazioni. Perché occuparsi di arte oggi? Siamo partiti dal presupposto che l’arte non sia un lusso per pochi bensì un patrimonio dell’umanità da condividere. Mai come oggi il mondo ha bisogno di produrre qualcosa di bello e buono, che ci ricordi che essere umani significa anche essere in grado di creare, esprimere e offrire bellezza, passione, emozione, libertà e liberazione. L’arte offre inoltre l’opportunità di comunicare a livello profondo, non solo tramite il pensiero e la parola, ma direttamente da cuore a cuore.

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Living Varese

Volete proprio cambiare il mondo! Vogliamo fare la nostra parte, nel nostro piccolo. Partendo dal singolo individuo che sente il bisogno di esprimersi, vogliamo creare una rete di artisti e operatori culturali e far sì che escano dal proprio guscio per formare qualcosa che abbia davvero la forza di fare la differenza. Parliamo non solo del Festival con le sue date, le sue “finali” e così via, ma anche di un percorso di coaching, di accompagnamento dedicato a tutti coloro che vorranno condividere con noi questa strada. Che cos’è il talento? Si può associare il talento alla flessibilità, all’intelligenza, alla creatività... Talento come inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività. La magia che emana da una persona di talento ha una profondità sconosciuta a chi non ce l’ha: il talento è misterioso, inconoscibile e non è in alcun modo controllabile e razionalizzabile. Ha la natura del bambino, è libero nell’espressione. Non lo si coltiva...o c’è o non c’è. Spunta fuori a caso e in qualsiasi contesto familiare o ambientale. Il talento si conosce solo nella misura in cui viene

Cosa offrite? Una vetrina per mostrare il talento con la possibilità di essere valutati da esperti competenti che, nella loro imparzialità di giudizio, sappiano valorizzare le abilità espresse dal candidato. Il comitato di qualità che si occupa della preselezione è composto da Alberto Tenzi, Dorotea Mele, Francesco Restuccia, Maurizio Castiglioni, Eugenio Conti. Superata questa prima scrematura, una serie di serate di qualificazioni che hanno luogo nei bar e nei locali di Varese: un modo per stare a contatto diretto col pubblico varesino che ha accolto in maniera entusiasta le nostre iniziative. Per tutti i partecipanti, un’occasione preziosa di esibirsi direttamente davanti al pubblico. Il livello delle esibizioni è sempre molto alto.


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VARESE

foto di Massimo Alari testo e intervista di Mauro Carabelli

È LA SCULTURA Attraverso le parole del curatore Flaminio Gualdoni l’omaggio permanente nel parco di Villa Recalcati agli scultori varesini.

Dal 2 marzo scorso, Villa Recalcati sede della Provincia di Varese, ospita la permanente “Scultori a Villa Recalcati” curata dal professor Flaminio Gualdoni. La mostra, che si articola sia negli spazi aperti del bel giardino all’italiana della villa sia nei saloni interni di rappresentanza, è in divenire perché destinata nel tempo ad ospitare altre opere di autori che hanno avuto a che fare con il nostro territorio tenendo di fatto sempre aperta quella riflessione sulla scultura che da secoli caratterizza buona parte della storia dell’arte varesina. Flaminio Gualdoni e la scultura di Vincent Pirruccio

Ne è convinto Flaminio Gualdoni, vera e propria autorità in questo campo non solo perché è tra i più brillanti docenti di storia dell’arte che insegna dal 1980 all’Accademia milanese di Belle Arti di Brera ma soprattutto perché il suo è un curriculum di chi l’arte l’ha frequentata, vissuta e commentata in tutte le sue sfaccettature come critico, giornalista, curatore, scrittore. Tra i suoi più ambiti traguardi: commissario alla 44°

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Biennale di Venezia, direttore dal 1988 al 1994 della Galleria Civica di Modena, dal 1995 al 1999 dei Musei Civici di Varese e nel 2005-2006 della Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano. All’attivo una ventina di libri dall’arte classica all’avanguardia, al dizionario dei termini artistici.


Gli artefici della permanente Geniale fu l’intuizione di Vittore Frattini nell’individuare in Gualdoni l’ideale curatore di un triennio di antologiche, denominato appunto “Scultori a Villa Recalcati”, cui avrebbe fatto seguito la permanente, contributo simbolico alla vasta impronta lasciata dai nostri artisti nella storia della scultura. Sarà la Provincia ad accogliere e promuovere l’iniziativa dopo aver sperimentato con successo la personale del 2009 di Vittore Frattini. Lo scultore varesino è stato artefice della “permanente” assieme al Presidente della Provincia Dario Galli, all’Assessore alla Cultura Francesca Brianza, al responsabile della Comunicazione Mauro Carabelli e ovviamente a Flaminio Gualdoni che ne ha pianificato integralmente il progetto. Non a caso questa presenza viva dell’arte scultorea varesina si apre con una delle “grandi V” di Vittore Frattini posizionata all’ingresso di Villa Recalcati. “l’amico Vittore è proprio uno di quegli artisti - tiene a sottolineare Gualdoni che hanno avuto un ruolo preminente non solo su basi locali ma a livello internazionale promuovendo anche oltreconfine il territorio in cui si sono formati”.

Vittore Frattini all’inaugurazione della sua mostra con Philippe Daverio Si succedono così nel triennio le mostre di Gio’ Pomodoro, Giancarlo Sangregorio, Vittorio Tavernari, Nino Cassani, Maria Cristina Carlini che si sono perfettamente integrate con le geometrie del tipico “giardino all’italiana” di Villa Recalcati.

Opera di Pietro Coletta

Un filo che non si è mai spezzato “Oggi, grazie anche a questa permanente, possiamo dire che il filo narrante della tradizione scultorea varesina non si sia mai spezzato mantenendo, tra l’altro, intatta anche quella cultura di villa che fin dal suo nascere ha saputo coniugare il pregevole palcoscenico ambientale e architettonico delle ville settecentesche della Città Giardino, e dintorni non meno prestigiosi, con eventi culturali e artistici di altissimo livello in virtù anche della sensibilità delle istituzioni locali” Living province

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L’impronta dei Picasass “Quella della scultura - prosegue Gualdoni - è una testimonianza secolare perché la nostra terra ha dato i natali, ospitato, contaminato maestranze dotate di scalpelli e sapienze manuali, come la storia dell’arte del medioevo in poi ci racconta. Il varesotto ma anche tutta l’area transfrontaliera con il Cantone Ticino sono storicamente terre di picasass la cui perizia si è distinta per secoli di cava in bottega, di maestro in apprendista, di opere piccole in monumentali. È un’area geografica che ha visto soprattutto nel campo dell’arte dell’Ottocento e del Novecento operare ed emergere figure eminenti e ormai storiche da Vela a Grandi, da Butti a Pogliaghi, da Pellini a Broggini, e non è stata da meno nel secondo dopoguerra”.

Gli scultori nel parco Nino Cassani (Doppia rotante) Pietro Colletta (Barchetta sul Gange), Maria Cristina Carlini (Bosco), Alex Corno (Contrappunto), Adàm Farkas (Arco torto VII) Vittore Frattini (Grande V), Alberto Ghinzani (Clessidra), Renato Marino Mazzacurati (Figura), Vincent Pirruccio (Desincontro), Emilio Greco (Figura), Carlo Zauli (Natura) Vittorio Tavernari (Maternità), Floriano Bodini

(Idea per un monumento a Paolo VI), Angelo Frattini (Risveglio), alle quali, quanto prima, dovrebbe aggiungersi anche una scultura di Gio’ Pomodoro.

Le grandi mostre varesine di scultura Fu proprio Varese a rompere il ghiaccio. Nel 1949, si tenne infatti a Villa Mirabello “il Premio di scultura “Città di Varese”, prefato da Giulio Argan. Un evento di grande interesse e levatura in quanto prima grande mostra sulla scultura italiana contemporanea in grado di affiancare maestri autorevoli come i Marino, i Manzù, i Fontana, i Messina alle generazioni nuove e già mature, da Mirko a Mazzacurati, da Graco a Leoncillo, da Cavaliere a Tavernari. E ancora, nel 1953, sempre a Varese, un’altra mostra Opera di Alex Corno fondamentale, prefata da Lamberto Vitali, ha qualificato ulteriormente il peso internazionale della scultura. “Furono momenti importanti, irripetibili ma ovviamente di passaggio - ci ricorda Flaminio Gualdoni - proprio per questo motivo gli organizzatori decisero che venissero donate alle istituzioni cittadine alcune opere di Marino Mazzacurati, Emilio Greco, Angelo Frattini che ora trovano collocazione permanente nella mostra di Villa Recalcati.”

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Le radici di un’arte universale “La mano pubblica, particolarmente sensibile alle radici culturali di un’arte universale - prosegue Gualdoni - si è resa protagonista nei fatti di una meritevole attenzione alle vicende e alle figure della scultura. Un’esperienza positiva che dimostra come, anche tra mille difficoltà attuali, sia possibile far cultura pubblica in modo serio e non occasionale”. Grazie alla serietà e sensibilità mostrate sul campo, la Provincia di Varese ha incontrato la disponibilità di vari autori e loro eredi che hanno deciso di donare all’ente prestigiose sculture dando così corpo alla mostra permanente. Altre, si spera, se ne aggiungeranno se non altro “Per mantenere vivo un quadro culturale e ambientale - ci tiene a rimarcare Flaminio Gualdoni - dove Varese è la scultura, perché Varese è il luogo buono ove un’opera vuole vivere e può anche integrarsi se non addirittura rispecchiarsi nel paesaggio, esserne contaminata a vantaggio di una lettura più completa e coinvolgente sul piano emozionale. È un’arte che appartiene a scultori d’anima che, in quanto tali, amano la scultura e ogni progetto che concretamente la riguardi, la stimoli, la promuova, consentendo al pubblico di comprenderla e di goderne”.

Quale futuro? “Confidiamo nella saggezza di chi governerà nel futuro del territorio senza disperderne le risorse - conclude Flaminio Gualdoni - in modo che coloro che transiteranno da Varese ne apprezzeranno l’innegabile suggestione dei luoghi e possano sempre leggervi una globale trama di pensiero e d’opere che corre da Casa Pogliaghi sul Sacro Monte al Museo Butti a Viggiù, dal Luogo dei quattro punti cardinali di Gio’ Pomodoro a Taino alla Villa Recalcati di Varese, in una terra cioè dove la scultura torna, ora, ai suoi orgogli antichi”.

Maria Cristina Carlini davanti alla sua scultura

“Spetta a chi verrà dopo di noi aggiungere altre testimonianze a questa prestigiosa storia artistica, sottolineo tipicamente nostra perché ha le sue radici lontane nel tempo, nelle grandi scuole medioevali di scultura, proprie di una terra omogenea e transfrontaliera, come quelle dei Maestri Comacini e dei Maestri Campionesi. Da tale tradizione derivarono stili e mestieri che si giovarono di un territorio particolarmente ricco di cave e di materia prima per esprimere l’estro creativo. Un’impronta che ha contaminato per secoli fino ai giorni nostri un’arte ormai riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo”. (Dario Galli, Presidente Provincia di Varese)


Foto di Alberto Bortoluzzi


foto di Alberto Lavit

One day shot per Silvio Monti Art performance di Silvio Monti alla Spazio Lavit con la mostra “Box sex and Boxes – 1982-2012” del pittore varesino abbinata ad un video girato da Soldano, scritto da Mortara, interpretato dall’artista stesso e l’attore Giancarlo Ratti. Un esercizio di stile che rammentava il movimento surrealista prima maniera sullo stile di Aragon e Bunuel. Come spesso gli accade, Silvio Monti è stato antesignano del cartone, oggi materiale usato riciclato, ricalcato nel mondo del design. Un evento curioso, fuori dalle righe, assolutamente “unconventional” che è piaciuto molto agli spettatori accorsi in gran numero. Insomma, certamente non è stata una rottura di scatole!

Gigi Soldano, Silvio Monti, Giancarlo Ratti, Lorenzo Mortara

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NELL’ARTE DEL XIX SECOLO

Omaggio all’universo femminile

La mostra, Donne nell’Arte del XIX Secolo, sarà un omaggio all’universo femminile. La donna, come essenza di vita, compagna, modella, fonte inesauribile d’ispirazione, sarà indagata nelle sue molteplici sfaccettature con armonia ed equilibrio in un’altalena di tematiche straordinariamente testimoniate dai maestri della pittura italiana dell’Ottocento. Artisti che con la loro perizia stilistica, l’eclettismo e la grande capacità di passare dal soggetto storico al ritratto borghese, ai momenti intimistici, faranno una carrellata di stupende opere in gran parte inedite. Il percorso espositivo sarà una dimostrazione indiscutibile della bravura di pittori come Leonardo Bazzaro, Pompeo Mariani, Luigi Conconi, Roberto Fontana, Adolfo Feragutti Visconti, Michele Tedesco, Cesare Saccaggi Giuseppe Amisani e altri ancora.

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Nell’arte del XIX Secolo

Omaggio all’universo femminile 18 maggio – 22 giugno 2013 Inaugurazione sabato 18 maggio dalle ore 11°° Studio ARTEIDEA Via G. Ferrari 5 – 21100 Varese 0332 232224 – 328 8982043 info@studioarteidea.it

Orari: Lunedì-Venerdì 15°°-19°° Sabato 11°°-13°° - 14°°-19°°

Antonella Piccardi e Italo Magnaguagno


La casa delle immagini

foto di Massimo Alari intervista di Nicoletta Romano

Nel silenzio ovattato di un grigio pomeriggio piovoso l’abbagliante luminosità dell’oro si schiude davanti ai nostri occhi meravigliati. La piccola chiesa di Marchirolo dedicata a San Francesco, concessa in comodato d’uso dal Comune, è divenuta un caldo, intimo, luogo di arte ortodossa.

Portatore di tale magnificenza oltre che di pensiero eccelso, Aurel Ionescu, isografo, o scrittore di immagini, riconosciuto a livello internazionale e prosecutore della tradizione dell’arte delle icone. Uomo imponente, dalla voce profonda e l’elocuzione posata, opera come un lenitivo balsamo sugli animi tormentati. All’interno della sua casa delle immagini, la frenesia del mondo svanisce per lasciare posto ad una sorta di pace interiore che si incide nella mente come i suoi colpi di pennello, lenti e precisi sulla tavola in legno, raccontano la profondità del pensiero ortodosso.

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“L’obiettivo di colui che la dipinge è diventare un’icona vivente” spiega Aurel, il “mistico paranoico”, così etichettato dal regime di Ceausescu in Romania, da cui riuscirà a fuggire nel 1977 scegliendo l’esilio, per proseguire il suo percorso interiore attraverso la raffigurazione dell’arte sacra. Un cammino spirituale, intellettuale, artistico che conduce dal buio alla luce. “La carne cammina verso lo spirito, o meglio l’Ego cammina verso il Sé, è un dimagrimento repentino verso il sé. Che non è annullamento bensì trasformazione, metamorphosis.” puntualizza. “Per l’iconografo la trasformazione è l’atto di dipingere”.

L’icona contiene il prototipo di umanità salvata, il soffio di Dio, ciò che simboleggia il corno ebraico, il chòfar. Con la cacciata dal paradiso di Adamo ed Eva gli uomini perdono la somiglianza e il dono dell’immortalità. Il Cristo ripristina l’immagine della perfezione, il dipingere si accompagna al vivere, significa contemplare le immagini precedenti e trascriverle con la propria calligrafia. È una maniera di dipingere molto particolare, ogni gesto repentino ti punisce, bisogna “affrettarsi lentamente”. San Paolo diceva: “Siate di questo mondo ma non gli appartenete.”

“L’icona viene dipinta su una tavola di legno come l’Arca dell’Alleanza, proibito dipingere su superfici fluttuabili che indicherebbero una certa sensualità. Necessita di una base ben salda, è il Verbo che si fa immagine.”

Non si diventa iconografo per caso, suppongo ci sia un difficile percorso spirituale, aldilà del talento artistico… “È un iter particolare, si viene sottoposti ad una Commissione patriarcale in un’Abbazia. L’esame comporta una prova orale improntata sui Vangeli. La prova scritta consiste nel dipingere dando la prova della propria trasfigurazione iniziando al mattino a digiuno,dipingendo in ginocchio fino a sera. La Commissione si esprime e ti dichiara “Persona degna di scrivere le Sante immagini di Cristo, della Madre di Dio e di tutti i Santi”, impartendo l’unzione delle mani. L’atto di trascrivere il Santo Libro in icona ti investe di una certa responsabilità. C’è un canone preciso da osservare come anche l’atteggiamento da tenere. Ad esempio aggiungere qualcosa all’immagine viene definito come un fatto eretico.” “Viene stesa su un intonaco, simbolo di “tabula rasa”, della prima luce creata riflessa. Quindi s’inizia col disegno, ossia incisione o squarciamento delle tenebre, poi si procede con i colori dall’esterno verso l’interno, dai colori scuri fino a quelli chiari. Il bianco è l’ultimo colore che si appone, chiamato anche illuminazione. Uso dei colori minerali in polvere mescolati con tuorlo d’uovo mescolati con 3 gusci e mezzo di aceto bianco, che coincide con la tempera all’uovo che per primo usò Benvenuto Cellini. Si finisce passando olio di lino che fissa e impermeabilizza. Le incrostazioni in metallo, oro o argento o rame presenti nell’iconografia russa sarebbe vietata in quanto manifestazione di iconoclastia inconscia.”


A quanto si dice, dopo anni di oblìo sta rinascendo un interesse verso l’immagine sacra. Quali sono le origini di questa scuola artistica?

“Per noi occidentali è inconcepibile che la bellezza sia anche buona. Invece è proprio ciò che affermava Dostoievski che parla di questo concetto di bellezza, kalòs o bontà che proviene dai Padri Greci”.

“Tutti parlano d’icone russe, in realtà sono nate prima in Italia con tre scuole di iconografia ben distinte: sicula, campana, e la più importante, quella veneto-cretese. I Russi sono ultimi, la loro prima scuola autoctona data del ‘400. Dal ‘700 a fine ‘800 due fabbriche a Mosca e a Kiev, appartenenti a imprenditori ebrei,le stampavano e vendevano dappertutto. Dopo il comunismo l’icona ha iniziato a rientrare nella Russia Cattolica grazie a Giovanni Paolo II. Non dimentichiamo che la Chiesa ha due polmoni, l’Occidente e l’Oriente. L’allora Cardinale Ratzinger scrisse un libro epocale in cui afferma che l’icona è l’unica forma di arte sacra, di opera d’arte a tematica religiosa. La Cappella Sistina, pur essendo un luogo sacro, si mescola col profano vedi Caronte nel fiume Stige, riflette più la Divina Commedia.” Tutto è scritto, secondo Ionescu, anche la sua venuta in quel di Marchirolo. “All’inizio mi chiamavano il pittore folle. Vi giunsi nell’83 per una rassegna di murales sull’immigrazione e scoprii che fine ‘800 ci fu un’immigrazione marchirolese in Romania, gente che vi impiantò imprese di costruzioni e cercando del materiale documentato conobbi l’ultima rampolla della famiglia Scolari, chiamati gli “scular romeni”, che è divenuta mia moglie. È il mito dell’eterno ritorno di Mircea Eliade, celebre scrittore romeno...in soffitta scoprii il ritratto di Scolari Jonescu Bust’, figli dello Scolari Giovanni che conobbe la moglie in Macedonia”.

Ionescu è riuscito a creare un’atmosfera trascendentale, intimista in questa chiesina. “Tutto ciò che la gente butta io lo recupero. Le pale dell’altare sono due traverse di un vecchio letto. Ho i miei quartieri estivi in basso, e quelli invernali nell’abside cui si accede salendo una scala da me ideata. Iniziai come restauratore, organizzavo incontri nel Varesotto arrivando poi fino in Sicilia. La gente di Marchirolo mi chiedeva ma perché fa le madonne “insci’ brutt?” Ho anche dipinto in qualche Chiesa Cattolica, quella di Maria Ausiliatrice a Lido di Jesolo interamente. Ho dipinto 100 mq in 40 giorni, un record. Poi anche a Padula e Salerno.”

Come vede la società attuale? “La guardo con compassione e ne soffro. L’uomo ha preso il posto di Dio e quando si arriva a credere a tutto non si crede più a niente. L’uomo ha paura di prendere coscienza di sé, fugge da sé stesso. Bisogna accettare in tutta umiltà i propri limiti. Di cosa manca maggiormente quest’epoca secondo lei? “Dell’’Amore, che si raggiunge quando la ratio arriva al cuore”.

Living art

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CASA SAN CARLO una mission possibile “La fame viene e scompare ma la dignità non ritorna più”, dice John Malkovitch nel film Educazione siberiana di Salvatores. Un messaggio profondo che scuote, o perlomeno dovrebbe, le nostre coscienze. Da questo concetto nasce la Casa San Carlo, struttura che ospita persone di sesso maschile per periodi non superiori ai 90 giorni. N.R.

È molto importante, nella drammaticità di questo momento storico, disporre di strutture e persone che possano dare un appoggio e un rifugio, seppur provvisorio, a coloro che si trovano improvvisamente in condizione di disagio abitativo. Casa San Carlo permette loro di riprendere fiato, poter riprendere in mano la loro condizione e continuare a sperare in un futuro più roseo.

Da Febbraio ad oggi la casa ha ospitato 20 persone di cui 8 attualmente in struttura mentre le altre 12 hanno già trovato una sistemazione migliore grazie a un nuovo lavoro.

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Living for living


A Casa San Carlo possono accedere persone: - in cassa integrazione - senza lavoro - con lavoro precario con contratto in scadenza - situazioni di abbandono familiare - ex carcerati - persone con difficoltà relazionali anche con problemi di salute

“Questo non vuole essere e non sarà un dormitorio - spiega don Marco Casale, responsabile della Caritas - è un luogo dove le persone ricreano dei legami sociali con la prospettiva di diventare autonomi”.

Il fatto di trovarsi per strada senza sapere dove andare è una condizione che fa perdere la lucidità, la forza e il desiderio di compiere quegli atti di normale vita quotidiana come andare al lavoro o peggio andare a cercarne uno! Cosa che per molti rappresenta un inesorabile processo verso la marginalità. Oggi Casa San Carlo scopre la grande importanza della prevenzione, andando incontro a quei bisogni che possiamo definire primari ma che nello stesso tempo toccano tutti gli aspetti della persona, fino alla dignità.

Chi sono gli angeli custodi della Casa San Carlo? Stefano Mastrodomenico con la moglie Rita Ruffini, una coppia di giovani. Lui educatore, lei si occupa di amministrazione ed è educatrice lis (lingua dei segni) insieme a Natascia Pace, insegnante, una volontaria residente e don Marco Casale cappellano del carcere varesino, cappellano dell’università dell’Insubria e responsabile Caritas decanale. Un gruppo di circa 30 volontari si occupa inoltre di supportare con varie iniziative questa realtà, creando un’associazione denominata Amici della Casa San Carlo. Grazie a loro l’équipe educativa riesce ad avere un valido supporto nella quotidianità e nei momenti critici. Motto della loro nobile mission: ‘Si può sbagliare ma non perseverare’ messaggio che in Casa San Carlo è stato ben recepito.

Casa San Carlo Via santa Maria Maddalena 14 – 21100 Zona Ospedale di circolo – Viale Borri

Living for living

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COMMUNICATION NETWORK

Stampati di qualitĂ - Servizi integrati di traduzione - Delivery JIT - Multimedia services - Graphics & design - Publishing - Event management G r a f i c h e Q u i r i c i - v i a m a t t e o t t i , 3 5 / 3 7 - 2 1 0 2 0 b a r a s s o ( Va ) - t e l . + 3 9 0 3 3 2 7 4 9 3 1 1 - v u o l o @ q u i r i c i . i t - w w w. q u i r i c i . i t


Non ho parole… a cura di Daniela De Benedetti

Sono sempre più dell’idea che, se non si hanno cose da dire, sia preferibile un decoroso silenzio. Parlare è senz’altro un diritto, ma mai e poi mai un dovere. Eppure, tra i tanti obblighi di cui la nostra vita è costellata e che vengono spesso (o talvolta) disattesi, questo è l’unico pedissequamente “rispettato”. Anzi venerato. Bla, bla, bla….. Senza mai “contare fino a dieci”. A qualcuno peraltro servirebbe un numero decisamente superiore…Mmm! Millesettecentonovanta sarebbe troppo? A volte sì, a volte no. Comunque, al di là delle terrificanti frasi fatte, che gratificano chi le pronuncia e che arrivano a colui al quale sono rivolte come un delizioso pugno nello stomaco (sempre che, è ovvio, quest’ultimo si renda conto delle banalità che è costretto a subire), il problema è riuscire a dribblare le persone che, decise a risolvere le vicissitudini di tutti gli esseri umani in cui si imbattono, enunciano altisonanti asserzioni. Del genere: - Prenditi i tuoi spazi, fatti fare qualche coccola! – frase storica magari rivolta all’amica incontrata per caso carica di borse dell’Esselunga, e di borse sotto gli occhi, mentre l’unico aiuto concreto sarebbe di darle una mano a portare i pacchi e stop. - Wow! Sei sempre uguale! – altra amica, altro incontro e altra banalità. Alla quale ho risposto, poco tempo fa, con un - Spero proprio di no, con tutto quello che ho fatto, di interventi chirurgici estetici, intendo. – Tiè, tramortita e a bocca aperta come se avesse visto una schiera di alieni scendere da un disco volante. L’argomento di cui dissertiamo è di certo applicabile in qualsiasi campo. Uno a caso. La regia lirica. Negli ultimi tempi ho assistito (Teatro alla Scala, il tempio mondiale dell’Opera Lirica) a regie che gridavano vendetta. Forse è fisiologico che un regista non sia sempre ispirato dall’ideale supremo dell’arte, tuttavia che in un Don Giovanni

come grande novità si faccia apparire una donna che si spoglia completamente, non mi sembra un cambiamento significativo. È anche vero che quando non si sa cosa dire si ricorre alla nudità. Però…. Ancora meglio il Lohengrin, il mitico e bellissimo cavaliere custode del Santo Gral: Wagner volle che giungesse in scena maestosamente trainato su una barca da un cigno. Ebbene, nell’ultima edizione Lohengrin appare in palcoscenico stramazzato per terra, in posizione fetale, a piedi nudi. Insomma, a metà tra un rom e un sofferente psichico. E del cigno calavano solo le piume dall’alto. Forse lo avevano ammazzato e lo stavano preparando per metterlo in forno? Boh! Che c’azzecca? diceva quel PM. Tralasciando che il cantante, costretto a inoltrarsi, sempre senza scarpe, in una palude acquitrinosa, alla fine di ogni rappresentazione era più o meno senza voce, la domanda ancora una volta è: bisogna sempre épater les bourgeois? O peggio, pensare di farlo? Il mio amico Oliviero obietta: meglio il rom dei nazisti. Già perché molto in voga sono anche gli allestimenti scenici (di opere che si svolgono in epoca medievale o settecentesca o poco più) in cui i protagonisti sono abbigliati come SS, tutti in pelle e chiodo. Sarà! Però la scelta, se scelta deve esserci, deve necessariamente essere effettuata tappandosi il naso, come diceva Montanelli? La risposta non ce l’ho, ma ho un pensierino finale. Capita a volte che qualcuno ti telefoni, chiedendo gentilmente: -Ti disturbo? E alla risposta altrettanto educata: - Mi cogli in un attimo di caos lavorativo. Posso richiamarti tra un’oretta? - Sì, sì, ma ti dico solo una cosa…. Segue una conversazione unilaterale di mezz’ora. Ecco perché non ho più parole. Ho solo parolacce!

Living Glamour

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Così fan tutte (quelle ordinate) A cura di Mirta – Fashion Editor Mazzucchelli Calzature Chi non ha mai fatto il test “Dimmi come tieni la scrivania e ti dirò chi sei” scagli la prima pietra. Nessuna, eh. E infatti non è più un mistero per nessuno cosa raccontano i piani di lavoro: dietro un caos apparente potrebbe essere acquattato il genio; pochi oggetti ben allineati devono far temere un’inclinazione di tipo sadico; la presenza di gadget da scuola media parlano di sindrome di Peter Pan. È più insolito, invece, che la chiave psicoanalitica si utilizzi con gli armadi, che pure possiedono una loro eloquenza. Di fatto, non occorre scomodare Sigmund Freud per intuire che l’ordine o il disordine con cui si ripongono scarpe e vestiti possono svelare qualche tratto della personalità. Chi impila in modo maniacale dando l’impressione di servirsi, allo scopo, di righello e goniometro, ha probabilmente paura delle emozioni e anela al comando; chi getta tutto alla rinfusa bada poco alla forma e punta alla sostanza (oppure ha qualcuno che riordina al posto suo, come direbbe mia madre che se la ride della psicologia). Chi ama dividere i capi, usando con elasticità il criterio delle stagioni ha fatto la pace con il passare del tempo, sa giocare con la vita e, tanto per mescolare il sacro col profano, sa garantirsi un guardaroba di facile utilizzo, a tutto vantaggio del guadagno di tempo e del risparmio di stress. PRIMAVERA: ECCO IL MOMENTO Funzionale all’ennesima potenza e con un odorino di pulito avvertibile anche con il raffreddore: così è l’armadio ideale, quello che tutte vorrebbero e che solo le ordinatissime possono vantare (suscitando l’invidia delle amiche e il plauso della colf, se c’è). Ed è proprio la primavera, foriera di proverbiali pulizie e del famoso “cambio di stagione”, a fornire l’occasione giusta per riorganizzare al meglio lo spazio guardaroba. Una buona idea per ottimizzare lo sforzo, assicurandosi il massimo risultato è quella di tirare fuori tutti gli indumenti, svuotando ripiani, cassetti, e vani. Provvisoriamente, si possono sistemare gli “appesi” su uno stendino porta grucce (ne basta uno economico) e i “piegati” sul letto. Gli interni dell’armadio vuoto vanno puliti a fondo: si può usare un panno-spugna inumidito di una soluzione di acqua calda e detergente liquido. Gli indumenti, prima di essere ricollocati, vanno osservati con grande attenzione per verificare che nelle tasche non ci sia nulla, che bottoni e cerniere siano saldi nella loro sede naturale, che su stoffe e fodere non vi siano macchie. Tutto deve essere riposto in

condizioni igieniche perfette, quindi è possibile che vi sia bisogno di andare in lavanderia o di fare una o più lavatrici extra. I capi pesanti, cioè decisamente invernali, possono essere messi nei ripiani più alti, all’interno delle apposite custodie. Un ottimo antitarme naturale, da porre agli angoli dell’armadio dentro un sacchetto di cotone, è rappresentato dai fiori di lavanda sminuzzati e mescolati a foglie di alloro. Le magliette di cotone e i sottogiacca, passe-partout per ogni stagione, possono essere messi insieme in un unico contenitore: così diventa più semplice e rapido trovarli. Un golfino caldo e qualche felpa vanno lasciati a portata di mano, ché non si sa mai. PER LE SCARPE FAI COSI’ È il momento favorevole per congedarsi dal vecchiume inutile, specialmente sul fronte delle scarpe. Le donne americane sostengono che ci si può liberare a cuor leggero, nella certezza che non serviranno mai più, di quelle che nei precedenti 12 mesi non si sono mai indossate. Loro sì che sono lungimiranti. Se non si ha abbastanza coraggio per un drastico addio si può almeno optare per lo scatolone da portare in soffitta (o in garage). Dopo aver fatto spazio nella scarpiera si può trasformare in azione la tentazione di regalarsi quel paio nuovo particolarissimo di cui si sentiva sempre più spesso la mancanza: vale bene un premio la fatica che si sta affrontando! Pregustando il prossimo giro di shopping, si può procedere alla sistemazione delle amatissime che, per mantenersi in buono stato da una stagione all’altra, hanno bisogno di alcune cure. Se necessario, prima di riporle vanno portate dal calzolaio che potrà provvedere a sistemarne tacchi ed eventualmente suole. In ogni caso vanno pulite con i prodotti specifici. Solo se molto sporche, vi si può passare sopra un panno spugna inumidito. Le scarpe da tennis di tela possono essere lavate in lavatrice, con due accorgimenti: vanno messe in una federa che poi deve essere annodata e si deve usare pochissimo detersivo. Per accelerare l’asciugatura si può usare per l’interno il getto tiepido del fon. Le scarpe di vernice possono tornare nuove grazie a un batuffolo di cotone e qualche goccia di olio d’oliva. Dopo aver applicato l’olio si deve passare uno straccio di lana morbida. Per mantenere in forma tutte le scarpe, a prescindere dal materiale di cui sono fatte, si dovrebbero utilizzare gli appositi presidi oppure, in alternativa, fogli di carta appallottolati. Vale anche per gli stivali. Per assicurarsi un odore gradevole nella scarpiera si può ricorrere ancora una volta al sacchettino di alloro e lavanda. Niente di meglio per accogliere le nuove calzature che ci si era promesse ed ora meritate.

Living on shoes

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testo di Valentina Pezzoni

URBAN CHIC:

il risveglio primaverile del colore Ci siamo: nonostante la scomparsa delle mezze stagioni anche quest’anno è arrivata la primavera. Il cambio dell’armadio stavolta si basa su alcuni fondamenti essenziali: righe, abito lungo, mini ghiacchino per lei; militare, jeans, camicia stampata per lui.

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Living fashion

Banditi gli eccessi: le passerelle milanesi amano la sobrietà dei tagli semplici e delle fantasie regolari. Lo stile greco della donna in veste virginale soppianta i pantaloncini corti con buona pace di chi ama mostrare le gambe. Il risultato di questa ondata ellenica è un’indiscutibile eleganza raffinata nelle forme e indossabile dalle taglie più disparate. Conta l’aspetto serafico: la stagione dell’amore chiede una tregua all’invasione invernale del nero e sostituisce un fiore ad ogni borchia abusata. I toni cupi acquistano nuova vita solo se alleggeriti da chiffon e seta che nascondo e offuscano come le nuvole che ancora sbucano in questa stagione, mai definitivamente coprenti, non ancora inopportune.


C’è profumo di spensieratezza e aria di cambiamento. Che sia l’impulso di un governo diverso o l’investitura di un papa bonario, l’inclinazione all’ottimismo imperversa riflettendosi sulla moda. Finalmente abbandonati i look aggressivi dei vestiti fascianti la tendenza femminile sostituisce i leggings aderentissimi con i morbidi pantaloni al polpaccio. Quella maschile invece punta sull’effetto mediatore del jeans come compromesso tra l’incontro pratico e informale.

Alla larga dai toni pastello e da tutto quel che è sfumato, meglio sfoggiare colori caldi, uno alla volta. Per esempio un pantalone rosso sta bene con la polo blu scura a patto che il colletto rimanga abbassato.

In sostanza il dinamismo è la caratteristica attorno a cui ruota la primavera 2013. Adattabile al meteo ballerino è azzeccato tutto quello che si può mettere e togliere confortevolmente. Perciò benvenuti i cardigan sull’uomo e le bluse per le signore, meglio se ispirate all’oriente, quindi più simili al kimono. Purché arricchiti dei colori giusti, è ideale indossare tessuti stampati. Attenzione a non scadere nelle fantasie anni Ottanta, l’era dell’esagerazione è finita, è il momento delle texture piccole e omogenee.

Nell’armadio è meglio che restino i bermuda, insieme alla vita alta, alle infradito, al soprabito in maglina, alla canfora e a tutti gli scheletri delle mode passate.

Living fashion

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Foto di Massimo Alari Testo di Nicoletta Romano

PROFUMO DI DONNA

La incontro nella sua profumeria nel centro di Ispra, una bomboniera che ben riflette la proprietaria, Ketty, piacente quarantenne che mi spiega questo suo percorso nell’universo delle essenze profumate. Da Ispra a Grasse, in Provenza, capitale mondiale del profumo, per frequentare la sua celebre scuola. Come Jean-Baptiste Grenouille, profumiere nel Settecento, anche Ketty ha intenzione di “rubare l’anima” attraverso la percezione dei profumi. Una vocazione non banale che abbiamo voluto sviscerare a fondo. “Fin da piccola amavo odorare, annusare, inebriarmi di aromi poi a diciotto anni, proprio a causa di questa mia ossessione olfattiva, mi misi ad aiutare una signora che possedeva una profumeria. Mi portava con lei ai corsi e per me era come vivere in un sogno che accarezzavo da anni: quello di creare un profumo mio, per me stessa e da proporre ad altri”.

Un “naso” varesino, e femminile per giunta…chi l’avrebbe mai detto! Ketty Visconte, nativa di Sesto Calende, emigrata ad Ispra che “non la merita”, firma la fragranza “Enchantix d’amour” che sta mietendo un inaspettato successo.

Ecco perché il desiderio massimo di questo bel “nasino” varesino è di creare delle fragranze personalizzate. “In futuro vorrei creare il profumo su misura realizzato sulla persona attraverso un percorso olfattivo con l’aiuto di Angelo, di CDB”. Ketty aggiunge “un profumo bisogna prima pensarlo, sognarlo. È il risultato di un percorso che fa comprendere come scegliere la propria fragranza, è la memoria di un istante che diventerà eterno. Perché il profumo sprigiona cose nascoste, come il ricordo della lavanda della nonna, un incontro magico. È il testimone virtuale di momenti particolari, un veicolo mentale per farcelo ricordare, una raffinata madeleine proustiana, quella che rimane nella parte del cervelletto che ricorda sensazioni piacevoli o meno.”

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Esistono migliaia di essenze, come è giunta alla composizione del suo profumo? “ In effetti ne esistono oltre 3.500 possibili singolarmente. L’essenza ti può ispirare ma è la miscela che cambia tutto. Indispensabile è riconoscere la “nota di cuore” quella che perdura più a lungo. Vi sono le cosiddette piramidi olfattive come le orientali, le “fougerées” che insieme riescono a colpire, destinate ai profumi maschili, dunque un po’ più secche. Bisogna sentire l’essenza e lasciarsi trasportare in questo viaggio. “La natura ha sempre esercitato un grande fascino, fa parte di me, Nutro una vera passione per il mare e desideravo creare una fragranza che odorasse di onde, di salsedine, dell’effluvio dei pini marittimi… volevo creare un profumo diverso che non ha eguali”.

“Una scommessa molto difficile, pochi si sono azzardati, certo non è facile trovarne gli accordi, però si vede che era davvero nelle mie corde, chi lo prova dice che si sente la brezza marina. L’ho studiato molto a livello mentale, poi mi sono iscritta alla celebre Scuola di Grasse, imparando tutto di questo coinvolgente universo,la macerazione, l’essicazione, tutti gli aromi e le fragranze. Iniziai sotto la guida di un “naso” che aiuta il neofita dandogli delle dritte. Questo “Nez” fu subito colpito da questa mia armonìa, diceva che possedevo una maestrìa innata nel mischiare le diverse essenze.”

“Enchantix d’amour è nato dal mondo incantato che mi sono creata nel mio periodo giovanile. La sua formula segreta è gelosamente custodita presso l’Istituto Gallimard”. Un profumo esclusivo in vendita unicamente nella profumeria isprese di colei che l’ha creato.

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La salute è donna femminile, al fine di offrire un controllo approfondito a tutto campo, è nato da alcuni mesi presso il Poliambulatorio Tamagno un team di ginecologi ed ostetrici acui si unisce l’assistenza di uno psicologo, tutti di elevata qualificazione ed esperienza. L’obiettivo felicemente raggiunto è quello di aver amplificato la valenza dei singoli professionisti con la sintonia e la sinergia che nasce dal coordinamento delle diverse specializzazioni ed esperienze, tutte riunite in un unico Centro. In questo Centro si ha cura della donna in ogni fase della sua vita. Dall’adolescenza alla menopausa, passando dalle difficoltà che a volte si presentano nell’avere un bimbo alla magia della gravidanza. I medici del gruppo hanno negli anni maturato competenze altamente specifiche per rispondere alle numerose e differenti esigenze delle donne sia in stato di normale buona salute che in presenza di patologie. Desideriamo presentarveli:

Non potevamo non segnalarvi la formazione di un team di esperti che segna un passo avanti per la salvaguardia della salute declinata al femminile L’apparato riproduttivo è quanto di più importante nella vita di una donna per il raggiungimento di uno degli scopi principali della sua vita: la nascita di un figlio. Esso inoltre richiede attenzione per la sua importanza e delicatezza, tanto che sarebbero richieste visite periodiche per assicurarsi del suo benesseredurante tutta la vita. Ogni donna ha certamente il suo professionista di fiducia ed è probabilmente soddisfatta dell’assistenza che riceve. Tuttavia, in un mondo in cui la medicina non può non tenere conto della notevole importanza di questa esigenza

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Living health


Dott. Marco Buttarelli Da sempre interessato alle problematiche endocrinologiche, approfondisce i suoi campi di interesse con soggiorni di studio presso importanti centri di riferimento nazionali ed internazionali. Nel 2001 ha frequentato il dipartimento di endocrinologia ginecologica dell’Università di Berna (CH) impegnandosi sia sul versante clinico che nella ricerca in tema di contraccezione e menopausa. Successivamente è stato ospite in veste di “Postdoctoralscholar” del Dipartimento di Scienze Riproduttive dell’Università della California (San Francisco) dove ha completato la sua formazione sulle tecniche di riproduzione assistita, endocrinologia e biologia della coppia infertile. Dal 2002, al suo rientro in Italia è stato dirigente medico presso la clinica Ostetrica

e Ginecologica dell’Università degli Studi dell’Insubria (Varese). Ha coordinato il centro per la Menopausa, l’ambulatorio di endocrinologia ginecologica ed è stato fino al settembre 2009 responsabile del centro per l’Infertilità di coppia con sede presso l’Ospedale Filippo del Ponte (Varese). È autore di pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali. Relatore in diversi congressi e meeting scientifici relativi a tematiche endocrinologiche, è stato dal 2001 al 2009 Docente a contratto presso l’Università degli Studi dell’Insubria per l’insegnamento della endocrinologia ginecologica al corso di laurea in Ostetricia. Dall’ottobre 2009 al dicembre 2010 ha operato presso l’Istituto Internazionale di Medicina della Riproduzione (IIRM) di Lugano. Dal gennaio 2011 lavora in veste di capo Servizio presso il centro cantonale di fertilità ed endocrinologia ginecologica dell’ospedale La Carità a Locarno.

Dott.ssa Maddalena Fasola Dedicatasi per anni alle problematiche uroginecologiche, la Dott.ssa Fasola ha successivamente maturato una buona esperienza chirurgica. Fa parte dei dirigenti medici dell’équipe dell’Unità operativa della SSD Ginecologia oncologica. Gli obiettivi di questa Unità sono: la prevenzione-diagnosi, assistenza della donna nelle diverse fasi della vita (sia attraverso screening sia tramite strategie preventive ed educazionali), garanzia dei più elevati livelli di vigilanza medico chirurgica alla paziente affetta da tumore ginecologico e supporto durante tutto l’iter della sua malattia dalla diagnosi al trattamento medico e chirurgico. Esperta in patologia benigna ed oncologica, annovera, come primo operatore, oltre 500 interventi chirurgici eseguiti per via laparoscopica e 500 interventi per via vaginale, colpoisterectomie, plastiche percorrezione prolasso genitale, ecc... È attualmente Responsabile del reparto Ginecologia all’Ospedale del Ponte di Varese. Inoltre è sessuologa clinica, con particolare attenzione alle problematiche di coppia e chirurgo con esperienza in patologia benigna edoncologica. È altresì autrice di pubblicazioni scientifiche.

Dott.ssa Paola Clerici Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano ove ha conseguito la Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia. È attualmente Dirigente Medico presso il reparto di Ginecologia e Ostetricia Divisione A, dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi a Varese. Ha ricoperto l’incarico di Dirigente Medico presso l’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio in organico al Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Tradate. Dal 2008 è inoltre Docente a contratto presso l’Università degli Studi dell’Insubria Facoltà di Medicina e Chirurgia del Corso di Laurea in Ostetricia, per il corso integrato di “Assistenza al parto e chirurgia ostetrico ginecologica”, disciplina di “Metodologia dell’assistenza medica al parto”. Area di specifico interesse e competenza, nel percorso formativo e professionale, è stata e resta la Medicina Prenatale, dalla diagnosi prenatale, alla diagnosi ecografica di 1° e 2° livello, dalle cure alla gravidanza fisiologica all’assistenza alle gravidanze complicate.

Dott. Giampaolo Soru Abilitato all’Esercizio della Psicoterapia dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia dal 1990, tra le molte altre attività e qualifiche attinenti alla disciplina psicoterapeutica, menzioniamo: - Specializzazionea Padova come psicoterapeuta presso la scuola quadriennale del CISSPAT . - Logoanalista Esistenziale (secondo la teoria di V. Frankl) presso la Società Italiana di Logoterapia e Analisi Esistenziale (Roma). - Perfezionamento in Ipnositerapia e in Training Autogeno Superiore Analiticamente Orientato presso la SIPAB e presso l’ECAAT (Vienna/Firenze).

- Docente presso l’Università di Camerino, ha insegnato anche presso l’Università dell’Insubria di Varese e l’Università Cattolica di Milano. - Ha svolto attività d’insegnamento e formazione sulla Comunicazione, Leadership, gestione del tempo e dello Stress. - Membro della Società Italiana di Psico Oncologia. - Attualmente Direttore del Dipartimento di Psicologia Clinica e del Dipartimento di Psicologia Sociale e Applicata dell’Università LIUM di Bellinzona. - Psicoterapia (adulti) individuale e/o di coppia. Specializzazioni: disturbi esistenziali; logoanalisi esistenziale; medicina psicosomatica; psichiatria; psicoanalisi; servizi per la salute mentale; sessuologia.

Non potevamo evitare di indicarvi un’équipe di tanto valore e con tali ampie caratteristiche sinergiche. Gli eccellenti clinici che ne fanno parte, al fine di ottenere i risultati preposti, si sono inseriti nel Poliambulatorio Tamagno per la

modernità della sua struttura, per l’essere munita delle migliori apparecchiature mediche d’avanguardia e per il suo livello di assistenza organizzativa.

Orari di apertura: da lun a ven 9 – 19 al sabato 9 – 12 La struttura privata non è accreditata al Servizio Sanitario Nazionale.

Poliambulatorio Tamagno Srl Direttore Sanitario Dr.ssa Federica Nobili – Medico Chirurgo

Via Lazio, 4 - 21100 Varese - T. 0332 232211 www.poliambulatoriotamagno.it

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LANDINI GALLARATE LA SNEAKER SI RINNOVA

Attenzione: questo articolo parla di scarpe. Prima di proseguire prendere tutte le precauzioni del caso allontanando ogni persona nel raggio di cinque metri che pensi possa essere un argomento banale.

La sneaker si rinnova, il cambiamento non è del consumatore ma della calzaura che ora si impreziosisce. Cambia i suoi connotati e invade il mondo urbano con carattere fortemente empatico. Primavera, finalmente! Più sole e più colore che ci spingono ad uscire all’aperto, abbiamo tutti bisogno di aria fresca e di un po’ di ottimismo: rinnoviamoci! Ecco le nuove proposte di Landini calzature, con la rivisitazione della sneakers con i nuovi marchi: Jeffrey Campbell con le zeppe i suoi colori, Crime e le sue borchie, la grinta di Ash con catene e rialzi interni, Hogan con paillettes. Tutto senza dimenticare l’alta qualità di Tod’s. Qualità, innovazione e soprattutto il sorriso è la mission di Landini calzature.

Eccessive, colorate e voluminose come le sneakers indossate dagli skaters, sono caratterizzate da un rialzo interno che riesce a slanciare la gamba senza dover rinunciare al comfort.

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Landini propone l’assortimento più vario, dalle borchie moderne, alla zip o il colore a farla da padrone. Un design di moda per uomo, donna e persino bambino. Come si indossano queste sneakers con la zeppa? Abbinamento consigliato: leggins in pelle e giubbino oversize. Quando farà più caldo saranno carine anche sotto un paio di shorts. Perché la sneaker per essere tale deve avere uno stile personalizzabile, adattabile all’umore del giorno tuttavia con un’unica parola d’ordine: comodità.

Chicca calzante Nell’Ottocento un ufficiale di polizia britannico inventò delle scarpe con la suola in gomma, adatte a catturare i malviventi perché molto silenziose, e le battezzò Sneakers ovvero scarpe in tela e gomma che strisciano: da qui il nome in voga tuttora. Gallarate ,Via Manzoni, 9 Telefono 0331 794453

Landini Calzature Via Alessandro Manzoni, 9 - 21013 - Gallarate (VA) Telefono 0331 794453

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FOTO ALBERTO LAVIT

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FOTO donato carone

Fede a cura di PAOLO SORU - Psicologo, Psicoterapeuta Abbiamo, a me sembra, sempre più bisogno di bene e di virtù per poter cambiare in meglio noi stessi e questo mondo che se la passa un po’ maluccio. Abbiamo bisogno di buoni pensieri, di valori, forse un po’ dimenticati, magari scioccamente fuori moda e poco usati. Per questo sarebbe utile non soltanto riflettere sul significato delle virtù, ma applicarle alla quotidianità del vivere. Sappiamo bene che siamo quello che pensiamo di essere. Tanto è vero che coloro che si occupano dei meccanismi che governano la mente sono tutti d’accordo sul fatto che ogni azione è necessariamente il prodotto di un pensiero anteriore. Oggi, dunque, siamo quello che abbiamo pensato ieri e saremo domani ciò che pensiamo oggi. La nostra vita è tessuta dai fili dei nostri pensieri: ci accade sempre quello che noi siamo convinti che ci accadrà e questa è quella che viene chiamata la profezia che si autoavvera. Quando siamo turbati, è la mente che è turbata, se essa fosse serena e in pace anche noi saremmo tranquilli. Così come proteggiamo le nostre case dai ladri, dobbiamo imparare a proteggerci dai pensieri negativi che ci creano solo dei danni. Pensiamo, per esempio, alla fede. Badate bene non parlo solo di quella religiosa, ma della fiducia che ogni uomo dovrebbe possedere, se vuole potersi relazionare decentemente con se stesso, con gli altri e con la realtà che lo circonda. Un grande psicologo ha definito “fiducia di base” la possibilità che il bambino ha di fidarsi ed affidarsi nella relazione intima con l’adulto. Il piccolo ha il desiderio di affidarsi e di lasciarsi andare tra le braccia fisiche e “psico-emotive” di chi “non lo lascerà cadere”. Sappiamo che una carenza nella “fiducia di base” e quindi l’incapacità’ di fidarsi ed affidarsi e di sperimentare un “senso di appartenenza” (già conosciuto nell’ambito primario della coppia/madre) rende difficile, se non addirittura impossibile lo stabilirsi di una stabilità emotiva. A sua volta tutto ciò aprirà ad una buona capacità di rapporto intimo e un sano desiderio esplorativo che sarà poi la base del desiderio di conoscere, sperimentare e capire il mondo. Pertanto, come è stato acutamente sottolineato da diversi pensatori, “fede” non è accettazione senza dimostrazione, ma fiducia senza riserve. Ciò non vuol

dire essere dei creduloni, ma sapere che magari in un remoto angolo della nostra vita passata, abbiamo quantomeno desiderato abbandonarci sereni nelle braccia di una mamma che potesse contenere non solo il piccolo corpo, ma anche le paure, i desideri, i pensieri. Poco per volta questo affidarsi porterà il bambino a costruire se stesso come essere integro, capace di governare le difficoltà e le ansie che certamente troverà sulla sua strada. Le varie frustrazioni hanno l’opportunità di essere gestite proprio grazie all’acquisita fiducia di base. Ciò permette la modulazione di fiducia e sfiducia, ed è quella che il grande psicologo Erikson definisce come “la convinzione permanente della realizzabilità dei desideri...”. Capiamo, allora, quanto sia importante un sano e equilibrato rapporto con i bambini. Un giusto contenimento che non sfoci in un “abbraccio che toglie il respiro”, ma nemmeno in un freddo e distaccato “tanto crescono da soli”. Troppi ormai sono gli studi che ci insegnano che un equilibrato dosaggio di sane coccole e di altrettanto sani “no”, sta alla base di una crescita sana. Vediamo spesso madri e padri che promuovono l’educazione fisica, a volte un’educazione intellettuale (cose peraltro sacrosante), ma non si sente spesso parlare di educazione dei sentimenti, delle emozioni, delle paure, delle ansie o degli entusiasmi. Sembra siano considerate cose di serie B. E allora tutte queste cose il bambino se le organizza da sé, alla bell’e meglio, come può e soprattutto con gli strumenti che … non ha. Giusto il corso di nuoto perché bisogna avere un bel corpo. Bene la spiegazione, a volte completa e articolata, a volte un po’ pasticciata perché bisogna diventare intelligenti. Ma quanto spende un genitore a far sentire al proprio figlio quella comunicazione che si sente in pancia prima che nella testa e che dice che di papà e di mamma ci si può fidare? Quella comunicazione che fa dire che i genitori sono al fianco dei figli nei momenti d’impaccio della vita. Cura del corpo, dell’intelligenza, tutto bene. Ma quanta cura dell’anima? Non ci vogliono madri perfette, ma per dirla con un’efficace espressione: madri “sufficientemente buone”. Da loro e dal rapporto amorevole col bambino si svilupperà quella che poi sarà “fede” nella vita.

Living Psychology

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FOTO donato carone

Prepararsi in anticipo per un’abbronzatura perfetta a cura di ALBERTO DEVECCHI

Preparare e rinforzare la pelle da dentro e applicare un protettore solare sono oggi due gesti complementari per una perfetta abbronzatura. Dunque, prepariamoci con anticipo alla stagione estiva, dove la nostra pelle sarà esposta al sole, per permetterci anche quest’anno una invidiabile tintarella, ma avendo sempre cura della nostra pelle. ADD+NUTRIENTS TAN OPTIMUM è il complemento ideale ai prodotti solari:un integratore alimentare che ottimizza l’abbronzatura naturale e difende dall’invecchiamento prematuro provocato dai raggi UV. Un preparatore solare che combina varie azioni: - Azione antiossidante. Neutralizza l’effetto dannoso dei radicali liberi sui tessuti. Lotta contro i danni provocati dai raggi UV durante l’esposizione. - Rinforza le difese naturali. Rinforza l’immunità cutanea. Combatte l’invecchiamento prematuro della pelle causato dai raggi del sole. - Sublima il colore dell’abbronzatura. Intensifica e accelera il tono dell’abbronzatura naturale. Migliora la tolleranza al sole. Integratore alimentare a base di vitamina C, vitamina E, licopene, beta-carotene, rame e resveratrolo. LICOPENE: possiede proprietà anti-ossidanti e agisce proteggendo le cellule dello stress ossidativo provocato dall’azione dei radicali liberi. L’accumulo di licopene sulla pelle produce un effetto di protezione, riducendo i danni provocati dai raggi UV sul DNA e sul collagene. Recenti ricerche, inoltre, rivelano che in combinazione con il carotene, stimola la pigmentazione della pelle. β-CAROTENE: quando si consuma beta-carotene il nostro

organismo lo trasforma in vitamina A, la quale viene depositata nella cellule della pelle. Favorisce la comparsa dell’abbronzatura mentre protegge la pelle con il suo effetto anti-ossidante. Contribuisce a ridurre gli eritemi solari. Azione sinergica con il licopene. RESVERATROLO: previene l’invecchiamento cutaneo dato che prolunga la longevità delle cellule della pelle. Questa azione è derivata dalla sua capacità di attivare le sirtuine. RAME: minerale incluso in molti vegetali, legumi, frutta, carni e molluschi. Interviene nella produzione di melanina. Combatte i radicali liberi. Conserva la giovinezza ed elasticità della pelle. VITAMINA E: è presente nei cereali (germogli di grano) e nella frutta come l’arancia, il melone, la papaia o la fragola. Funzione principale: antiossidante o protettore della pelle, specialmente nella difesa delle membrane cellulari. VITAMINA C: alleata della pelle. Protegge dall’invecchiamento e ripara i danni causati dal sole dall’inquinamento. Interviene nella produzione di collagene. Apporta luminosità. Si presenta in compresse di colore arancione che vanno prese una volta al giorno, seguendo alcune regole che garantiscono un ottimo risultato: • Cominciare 4 settimane prima dell’esposizione al sole per preparare la pelle. • Continuare con il prodotto durante l’esposizione per attivare l’abbronzatura. • Dopo l’esposizione prenderlo per varie settimane per prolungare l’abbronzatura. La combinazione di questi integratori alimentari con i prodotti cosmetici di protezione solare e con un comportamento prudente rispetto al sole, è imprescindibile durante l’esposizione solare.

Living Wellness

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foto Massimo Alari

La Gemma Rara

Il Presidente ed il Vice Presidente della onlus Giulio Broggini e Rosario Casalone

I coniugi Isernia con Luigi Nespoli e Gabriella Sechi

Sonia Molea e Paola Pasqualini

“La gemma rara” protagonista di una serata di beneficenza nella splendida cornice del Palace Hotel. Un’associazione onlus che ha fra i principali intenti quello di fornire assistenza per l’iter diagnostico, riabilitativo e terapeutico dei pazienti affetti da patologie genetiche rare. Un sostegno importante che contribuisce anche alla formazione professionale per lo studio e la diagnosi delle malattie genetiche e alle attività di ricerca scientifica presso le strutture sanitarie della città di Varese. Con la III Serata di primavera si dà inizio alla raccolta di fondi con l’obiettivo ambizioso di raggiungere una cifra che servirà per l’acquisto e la donazione all’Azienda Ospedaliera di Varese della strumentazione tecnologica di avanguardia che permetterà analisi complete con tempi cento volte inferiori a quelli necessari oggi. Sono numerose le famiglie, anche in provincia di Varese, che attendono con speranza tale tecnologia. Qualora non si riuscisse a raggiungere l’obiettivo dell’acquisto della strumentazione, i finanziamenti saranno deviati nel pagare comunque tali analisi alle famiglie.

Valeria Caruso , organizzatrice della Rosario Casalone e la collega genetista serata, con la figlia Giulia Redaelli Laura Gribaldi borsista de”La gemma rara”

Norberto Silvestri, Rosanna Arberi con il direttore e Valeria Caruso

Paolo Molteni con Valentina Moroni

Ombretta Broggini con le biologhe e segretarie de la gemma rara

I Presidenti dei Rotary Clubs Laveno Alto Luino, Varese Verbano e Varese Ceresio. Augusto Lovati, Lorenzo Redaelli e Paolo Consonni

Filippo De Sanctis , direttore del teatro Lucia Zilio, Luca Lamberti, Apollonio sponsor 2012-13 della Maria Cristina Colombo onlus con Paola Granata

il quartetto jazz che ha piacevolmente intrattenuto gli ospiti: Eleonora Penati - voce, Giuseppe Del Bene – Pianoforte Livio Nasi – contrabbasso, Marco Zanoli – Batteria

Il direttore Nicoletta Romano con Norberto Silvestri

Tutte le fotografie dell’evento sono disponibili sul sito www.livingislife.com nella sezione “Photogallery - Carnet”.

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Varese on the move

Enrico Guidalipoi con Livia e Mario Cecchetti



foto di Marta Mazzon

MONDO BAFFO E NONNA OLGA IN FESTA PER GLI A-MICI

L’associazione gattofila Mondo Baffo di Cassano Magnago in festa con un’amica speciale quest’anno: Nonna Olga la famosa paladina dei gatti. Il suo contributo e la sua attività a favore dei felini negli ultimi trent’anni sono state riconosciute con una targa che le è stata donata durante l’evento. Numerose le iniziative in questa giornata: dal tesseramento per i nuovi soci e volontari, al piccolo mercatino per la raccolta fondi. È stato possibile inoltre visitare il gattile e capire come funziona l’accoglienza di un nuovo gatto e prendere informazioni per adottarne uno. I più piccini, oltre che con le tante coccole agli ospiti a quattro zampe, si sono divertiti con i giochi appositamente realizzati dai volontari del gattile, con un angolo per truccarsi da mici e una splendida torta fatta dalle volontarie.

Gatti affetti da leucemia e AIDS

Avv. Stefano Cenacchi con la moglie

Jenny, Resp. Adozione dei gatti

Febo e Jenny con Nonna Olga e Marina, Pres. Di Mondo Baffo

Cristina Bertuletti Sindaco di Schianno, Nonna Olga, Alessandro del canile di Varese , Sandy Cane Sindaco di Viggiù

Torta per Nonna Olga

Nonna Olga con i figli Paolo e Renzo

Varese on the move

La Rosa, fedele collaboratrice di Nonna Olga compie i 90!

Marina, Pres. Mondo Baffo, con Sandy Cane Sindaco di Viggiù, Nonna Olga con i figli Paolo e Renzo, Filippo Ciminelli

Tutte le fotografie dell’evento sono disponibili sul sito www.livingislife.com nella sezione “Photogallery - Carnet”.

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Lella con la cagnolina Birba, adottata in un canile di Napoli


foto di Donato Carone

LADIES VARESINE DIETRO L’OBIETTIVO

Monica Visconti, Simona Ongaro, Cristina Boni, Francesca Ciatti, Elena Prosdocimi, Mauela Fabbri, Anita Andric

I maestri dell’immagine Max Furia e Donato Carone

Una collettiva tutta rosa al Piazza Caffè di fronte al Palazzo di Giustizia di Varese. Un risultato più che flatteur, frutto dei corsi seguiti con i fotografi Donato Carone e Max Furia. Un’assidua e ligia frequenza da parte di questo pool di donne che, grazie anche alla tenacia e la passione che contraddistinguono il non più “sesso debole”, ha permesso loro di accedere alla complicata arte della fotografia, riportando un successo sia di critica che personale.

Antonella Dell’Ova con Arianna Carone

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foto di Massimo Alari

PREMIO MORSELLI 2013 Scrittura e destino, questo il fil rouge che si è dipanato a Villa Recalcati per la presentazione dell’edizione 2013 del Premio dedicato a questo grande e ancora troppo misconosciuto scrittore che tanto amava la sua “Casina Rosa” sulle alture gaviratesi. Risorto da un immeritato oblìo grazie alla passione e alla tenacia oltre al talento letterario e artistico del nostro Silvio Raffo, Guido Morselli trova finalmente il suo posto fra le stelle del firmamento letterario italiano del Novecento.

Dino Azzalin

Andrea Scarabelli

Il Direttore con Max Frattini

Gabriella Fantuz

Linda Terziroli

Signora Fassa

Fabio Pierangeli

Paula Parfitt

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Varese on the move

Anna Bonomi

Silvio Raffo e Antonio Armano


foto di Massimo Alari

IL TAGLIO DEL NASTRO DELLA PERMANENTE

Pubblico numeroso e delle grandi occasioni per l’inaugurazione della mostra permanente Scultori a Villa Recalcati con la presenza degli artisti o dei loro eredi e delle principali autorità del territorio tra le quali anche il Prefetto di Varese Giorgio Zanzi. Prima del taglio del nastro e di un concerto per clavicembalo si è tenuta una breve presentazione nella gremitissima sala consiliare della Provincia. Relatori: Dario Galli Presidente della Provincia di Varese, Francesca Brianza Assessore provinciale alla cultura, oggi Consigliere regionale, Paola Della Chiesa Direttore dell’Agenzia del Turismo, Carlo Massironi Segretario Generale della Fondazione Comunitaria del Varesotto che ha cofinanziato l’iniziativa e ovviamente il curatore di tutto il progetto pluriennale Flaminio Gualdoni. Taglio nastro Il pubblico della Sala Convegni

Natura. Carlo Zauli, 1986

Silvio Monti

Paola Della Chiesa con Mauro Alberto Ghinzani e Flaminio Gualdoni Carabelli e Marta Masseri (titolo opera: Clessidra, 2007)

Sara e Max Frattini con un’amica

Pietro Coletta (titolo opera: Barchetta sul Gange, 2003) Villa Recalcati

Dott.Carlo Massironi Segr. Gen. Fondazione Com. Varesotto

Sig.ra Tavernari e consorte con Ginetto Piatti

Nino Cassani, Alberto Ghinzani e Flaminio Gualdoni

Foto di gruppo con artisti

Paola Della Chiesa, Francesca Brianza, Maria Cristina Carlini, Dario Galli

Maestro e clavicembalo Bizzi

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foto Riccardo Ranza

COLORI PER LUCIANA Un anno fa, il 30 marzo 2012, ci ha lasciato Luciana Schiroli, organizzatrice di mostre ed attento critico d’arte con una grande conoscenza di tutto quanto riguarda il mondo artistico, con speciale riguardo al nostro territorio. È sembrato doveroso tributarle un “omaggio”, nella maniera a Lei più consona: una mostra a Villa Baragiola a Masnago, ove gli artisti, che hanno avuto modo di conoscerla e di vedere i loro lavori apprezzati e recensiti da Luciana, esponessero le loro opere più recenti. Trenta le opere in mostra una per ogni artista partecipante, un richiamo affettuoso a tutte le ultime mostre da lei curate negli spazi della Sala Veratti di Varese o della Torre Colombera di Gorla Maggiore. Tutti gli artisti che sono stati interpellati si sono mostrati entusiasti di poter partecipare per ricordare Luciana e, in special modo, la sua dinamicità, il suo entusiasmo, la sua attenzione nel mostrare al pubblico le opere dei tanti artisti. Gli artisti

Luigi Barion

Attilio Fontana con Franco Prevosti, Guido Ranza l’organizzatore della mostra

Maria Grazia Crippa Ranza

Avv. Ferruccio Nicoletta Magnani Zuccaro

Elisabetta Bruschi

Assessore Longhini con Gaspare Cilluffo con il Sindaco Fontana Francesco Bucaro

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Varese on the move

Fabrizia Buzio Negri e Monica Morotti


foto di Massimo Alari

L’AIRC

TORNA A FARE CANESTRO “II Torneo Esordienti AIRC” al PalaWhirlpool di Varese vede nuovamente la Cimberio e l’AIRC insieme per aiutare la ricerca sul cancro. Una manifestazione che testimonia l’attenzione e la grande sensibilità della squadra varesina verso questo male da sconfiggere attraverso, appunto, un’incessante ricerca.

Cristina Litta Modignani Responsabile AIRC Varese nel corso dell’ Estrazione Premi Lotteria

Cristina Litta Modignani Responsabile Airc con Raffaella Leone e Cesare Sarno volontari Airc

Gazebo AIRC con premi Lotteria

Giuseppe Rizzi premia vincitori

Pallacanestro Monza Vincitori Torneo Esordienti

Squadre partecipanti Torneo AIRC

Tavolo premiazione

Cristina Litta M. estrae premi lotteria pro Airc

Ferruccio Calcagni responsabile Allenatori Provincia Varese premia un Giocatore

La consegna dei premi della lotteria

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ARCHIVIO FOTOGRAFICO ITALIANO fotografie da collezione A.F.I. (Archivio Fotografico Italiano) è una collezione di immagini d’autore per raccontare il patrimonio visivo e culturale Italiano. Un Archivio composto da immagini provenienti da donazioni, lasciti, acquisizioni e da campagne fotografiche mirate, nato principalmente per progettare ricerche e custodire opere altrimenti disseminate e perdute. Le sue due sedi - a Busto Arsizio ed a Castellanza in un prestigioso spazio ricavato all’interno della biblioteca civica, ex opificio tessile trasformato in spazio culturale - vogliono essere luogo di collezione, conservazione, valorizzazione e fruizione di raccolte fotografiche, oggi riconosciute dalla legislazione come “bene culturale”. Tra le finalità prevalenti dell’Archivio, vi è quella di offrire visibilità ai giovani fotografi emergenti e ai talenti italiani meno noti, senza omettere gli autori più conosciuti, creando così una collezione di pregio dedicata alla fotografia contemporanea italiana,

oltre che a quella storica, evidentemente più legata al territorio. Eccezionale partecipazione quest’anno dell’A.F.I. all’evento Art Fair Milano nella rinomata location di Superstudio Più, in zona Tortona, il fashion district della città di Milano. Un evento di grande successo, frizzante, dinamico e divertente di quattro giorni che ha ospitato un gran numero di gallerie e una vasta varietà di arte contemporanea, in cui l’Archivio Fotografico Italiano ha presentato una selezione di immagini d’autore apprezzata fin da subito, e confermata dalle vendite di alcune opere. Collezionare l’arte fotografica significa capire che dietro un’immagine c’è un progetto, un sentire, un’emozione che si vuole condividere ma, nello stesso tempo, rendere quella stessa immagine unica ed esclusiva - da collezione - grazie alla garanzia che lo stesso Archivio Fotografico Italiano rilascia, come attestazione della tiratura dell’opera e della tipologia di stampa, con certificazione cento anni. L’ A.F.I. quindi entra a pieno titolo nel mercato dell’arte e del collezionismo, con una serie di autori proposti per la qualità delle loro opere. In esposizione:Erminio Annunzi, Mario Vidor, Daniele Indrigo, Claudio Camisasca, Virgilio Carnisio, Emanuela Colombo, Claudio Argentiero. Claudio Argentiero

Annunzi, Argentiero, Carnisio, Indrigo, Camisacsa

Maurizio Galimberti e Claudio Argentiero

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Milano on the move


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