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RECENSIONE BANANA FISH

Banana fish è originariamente una serie manga scritta e pubblicata da Akimi Yoshida, dal 1985 al 1994. L'adattamento anime è stato poi realizzato nel 2018 dallo studio Mappa

La storia è ambientata principalmente nella New York degli anni ’80. Parla di Ash Lynx, capo di una gang di strada di diciassette anni, il quale scopre una cospirazione criminale che riguarda una droga chiamata "banana fish", che fa il lavaggio del cervello a chi la utilizza, portando la persona ad essere aggressiva e ad avere allucinazioni.

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Nel corso della sua indagine poi incontra Eiji Okumura, un ragazzo giapponese di diciannove anni, un tempo astista, che per colpa di un incidente non può più saltare, perciò si limita a fare l'aiuto fotografo di un suo amico Ash finirà per stringere un legame molto profondo con Eiji, e questo li porterà a condividere gran parte delle loro giornate e ad affrontare insieme un viaggio senza ritorno nel mondo torbido e pericoloso della mafia newyorkese Banana fish è dunque principalmente un anime drammatico, date tutte le tematiche sensibili che tocca, tra cui quelle della droga, della pedofilia e del traffico di esseri umani, ma è anche un thriller, dove c'è suspence e azione L'anime si distende per ventiquattro episodi, della durata di circa venticinque minuti

Tra i temi più rilevanti di Banana fish c’è quello dell'omosessualità che viene trattata con una libertà e spregiudicatezza non comune in quegli anni. Alcuni dei personaggi infatti sono apertamente omosessuali, senza per questo essere fatti oggetto di un giudizio morale o di una caratterizzazione caricaturale, come talvolta poteva accadere ancora negli anni ‘80 Anche la relazione tra Ash e Eiji appare come qualcosa di più di un solido legame di amicizia; infatti nei loro comportamenti traspare una tenerezza che fa pensare ad un legame romantico, che però non viene mai definito esplicitamente, né nel manga, né nell'anime, come una vera e propria relazione sentimentale, rimanendo in ogni caso un rapporto puramente platonico.

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