Suzanne Collins, "Hunger Games"

Page 1

DIR. EDITORIALE

ART DIRECTOR

EDITOR

GRAFICO

UFF. TECNICO

REDAZIONE

4 MM DI ABBONDANZA PER LA PIEGA

4 MM DI ABBONDANZA PER LA PIEGA

IL BESTSELLER INTERNAZIONALE ORA ANCHE SUL GRANDE SCHERMO

SUZ ANNE COLLINS

VINCERE SIGNIFICA FAMA E RICCHEZZA.

Nota autrice statunitense, vive nel

PERDERE SIGNIFICA MORTE CERTA.

Connecticut con la sua famiglia e due

MA PER VINCERE BISOGNA SCEGLIERE.

gatti selvatici. L’idea degli Hunger Games – i giochi della fame – si è fatta strada nella sua mente mentre faceva zapping tra le immagini dei reality show e quelle della guerra vera. I suoi libri sono tradotti in 40 paesi e continuamente ristampati: negli Stati Uniti ha

TRA SOPRAVVIVENZA E AMORE. EGOISMO E AMICIZIA. QUANTO SEI DISPOSTO A PERDERE? CHE GLI HUNGER GAMES ABBIANO INIZIO.

raggiunto i 16 milioni di copie. Un vero caso editoriale, tanto che la rivista “Time” ha nominato Suzanne Collins tra le 100 più influenti personalità della cultura.

È un romanzo che dà assuefazione.

STEPHEN K ING Un’ambientazione cruda e terribilmente plausibile, una protagonista straordinaria per un libro assolutamente indimenticabile.

LICIA T ROISI

Q

uando Katniss urla “Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!” sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell’estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell’Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l’audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c’è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c’è spazio per l’amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

CHE LA FORTUNA SIA SEMPRE CON TE. Hunger Games è un libro unico che combina straordinariamente azione, amore e amicizia. È un pugno nello stomaco, una storia che lascia aperte molte inquietanti domande.

ART DIRECTOR: FERNANDO AMBROSI GRAPHIC DESIGNER: STEFANO MORO

In sovraccoperta: © 2011 Lions Gate Films, Inc.

€ 14,90

COP_Collins_Hunger_Games_01_rev.indd 1

24/02/12 12:25

CARTA: Patinata Lucida 130 gr - PROFILO DI STAMPA: Coated FOGRA39.icc - DIMENSIONE: 145x223 mm - RIFILATO: 140x215 mm

CARTONATO


CARTA: Cles 2000 - PROFILO DI STAMPA: Nessuna conv. colore - DIMENSIONE: 140x215 mm - cartonato fresato

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 1

10/09/09 14:53


0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 2

10/09/09 14:53


SUZANNE COLLINS

traduzione di Fabio Paracchini, con la collaborazione di Simona Brogli

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 3

10/09/09 14:53


www.ragazzi.mondadori.it © 2008 Suzanne Collins © 2009 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, per l’edizione italiana Titolo dell’opera originale The Hunger Games Prima edizione ottobre 2009 Stampato presso Mondadori Printing S.p.A. Stabilimento N.S.M., Cles (TN) Printed in Italy ISBN 978-88-04-59410-9

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 4

10/09/09 14:53


Per James Proimos

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 5

10/09/09 14:53


0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 6

10/09/09 14:53


pRiMa paRtE

I TRIBUTI

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 7

10/09/09 14:53


0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 8

10/09/09 14:53


Capitolo 1

Q

uando mi sveglio, l’altro lato del letto è freddo. Allungo le dita per cercare il calore di Prim, ma trovo solo la tela grezza della fodera del materasso. Avrà fatto un brutto sogno e si sarà infilata nel letto della mamma. Ma certo. Oggi è il giorno della mietitura. Mi sollevo su un gomito. Nella stanza c’è abbastanza luce per vederle. Prim, la mia sorella minore, è sdraiata su un fianco, rannicchiata contro il corpo di nostra madre, le guance vicinissime. Nel sonno la mamma sembra più giovane, un po’ consumata, ma non troppo male in arnese. Il viso di Prim è fresco come una goccia di pioggia e incantevole come la primula da cui ha preso il nome. Una volta anche mia madre era bellissima. O almeno così dicono. Seduto, di guardia accanto alle ginocchia di Prim, c’è il gatto più brutto del mondo. Naso schiacciato, un orecchio mozzo, occhi color purè andato a male. Prim l’ha chiamato Ranuncolo perché dice che il suo pelo giallastro ha lo stesso colore di quel fiore. Mi odia. O almeno non si fida di me. Anche se sono passati anni, credo che si ricordi ancora di quando Prim lo portò a casa e io cer9

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 9

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

cai di affogarlo dentro un secchio. Un gattino rognoso, la pancia gonfia di vermi, pieno di pulci. L’ultima cosa che mi serviva era un’altra bocca da sfamare. Ma Prim iniziò a implorare e si mise anche a piangere e dovetti farlo restare. Alla fine fu meno peggio del previsto. Dopo che mia madre l’ebbe sverminato, scoprimmo che era un cacciatore di topi di prima categoria. Ogni tanto prende anche qualche grosso ratto. Certe volte, quando pulisco la preda, lascio a Ranuncolo le interiora. E lui ha smesso di soffiarmi contro. Interiora e niente soffi. È la cosa più vicina all’amore che ci sarà mai tra noi. Sollevo le gambe dal letto e scivolo direttamente dentro gli scarponi da caccia. Pelle morbida che si è adattata ai miei piedi. Mi infilo pantaloni e maglietta, ficco la lunga treccia scura dentro il berretto e prendo la borsa del foraggio. Sul tavolo, sotto una ciotola di legno, per proteggerlo da topi e gatti affamati, c’è una forma piccola e perfetta di formaggio di capra avvolta in foglie di basilico. È il regalo che mi ha fatto Prim per il giorno della mietitura. Mi infilo in tasca il formaggio e sgattaiolo fuori. La nostra parte del Distretto 12 è detta “il Giacimento” e di solito a quest’ora brulica di minatori diretti al turno della mattina. Uomini e donne con le spalle curve e le nocche gonfie. Molti hanno rinunciato da tempo a grattarsi via la polvere di carbone da sotto le unghie rotte e dai volti rugosi. Oggi, però, le strade nere sono deserte. Le persiane delle tozze case grigie sono chiuse. La mietitura non inizierà prima delle due. Tanto vale dormire. Se ci riesci. La nostra casa è quasi sul confine del Giacimento. Devo superare solo qualche cancello per raggiungere lo squallido campo che tutti chiamano “il Prato”. A separare il Prato dai boschi – e, di fatto, a circondare tutto il Distret10

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 10

10/09/09 14:53


to 12 – c’è un’alta recinzione di rete metallica sormontata da filo spinato. In teoria dovrebbe essere elettrificata ventiquattro ore al giorno, come deterrente per i predatori che vivono nei boschi – branchi di cani selvatici, qualche puma, orsi – e che in passato minacciavano le nostre strade. Ma dato che, se ci va di lusso, abbiamo solo due o tre ore di elettricità verso sera, di solito la si può toccare tranquillamente. Io, in ogni caso, impiego sempre qualche secondo per controllare se si sente o no il ronzio della corrente. Al momento è muta come un sasso. Nascosta da una macchia di cespugli, mi butto pancia a terra e striscio sotto mezzo metro di rete che è allentato da anni. Ci sono altri punti deboli nella recinzione, ma questo è così vicino a casa che passo sempre da qui per entrare nei boschi. Appena giunta tra gli alberi, recupero un arco e una faretra dalla cavità di un tronco. Elettrificata o no, la recinzione è riuscita a tenere i carnivori lontani dal Distretto 12. Nei boschi ne girano parecchi, e ci sono anche altri pericoli, come i serpenti velenosi e gli animali rabbiosi, e il fatto che non ci sono veri e propri sentieri da seguire. Ma c’è anche il cibo, se sai dove cercarlo. Mio padre lo sapeva, e mi ha insegnato qualcosa prima di essere fatto a pezzi dall’esplosione di una mina. Non è rimasto niente da seppellire. Io avevo undici anni. Ne sono passati cinque e mi sveglio ancora urlandogli di scappare. Anche se andare nei boschi è illegale e il bracconaggio viene punito con il massimo della pena, più gente sarebbe disposta a correre il rischio, se avesse delle armi a disposizione. I più non hanno il coraggio di uscire armati solo di un coltello. Il mio arco è una rarità. Mio padre ne ha fatti alcuni che tengo ben nascosti nei boschi, avvolti in teli impermeabili. Avrebbe potuto farci dei bei soldi, vendendoli, ma se gli agenti l’avessero scoperto sarebbe 11

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 11

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

stato giustiziato pubblicamente per ribellione. La maggior parte dei Pacificatori chiude un occhio sui pochi di noi che vanno a caccia, perché hanno fame di carne fresca. Anzi, a dire il vero sono tra i nostri migliori clienti. Ma l’idea che qualcuno potesse distribuire armi nel Giacimento era del tutto inaccettabile. In autunno qualche animo coraggioso sgattaiola nei boschi per raccogliere le mele. Ma senza mai perdere di vista il Prato, per tenersi sempre abbastanza vicino da poter tornare di corsa alla sicurezza del Distretto 12, in caso di guai. — Distretto 12. Il posto migliore per morire di fame in tutta sicurezza — bofonchio a mezza voce. Anche qui, in mezzo al nulla, hai sempre paura che qualcuno ti possa sentire. Quando ero più piccola, spaventavo a morte mia madre con le frasi che sbraitavo sul Distretto 12 e su coloro che governano il nostro paese, Panem, dalla remota Capitol City. Alla fine ho capito che avrei soltanto attirato altri guai. Così ho imparato a tenere a freno la lingua e a trasformare la mia faccia in una maschera di indifferenza, in modo che nessuno possa leggere i miei pensieri. A fare il mio dovere in silenzio a scuola. A parlare solo di banalità al mercato pubblico. A parlare solo di affari al Forno, che è il mercato nero dove faccio la maggior parte dei soldi. Anche a casa, il posto dove sono più sguaiata, evito di parlare di questioni spinose. Tipo la mietitura o la scarsità di cibo o gli Hunger Games. Prim potrebbe ripetere in giro quello che ho detto e a quel punto dove andremmo a finire? Nei boschi mi aspetta l’unica persona con cui posso essere me stessa. Gale. Sento i muscoli della faccia che mi si rilassano e il passo che accelera, mentre salgo le colline fino al nostro posto preferito, uno sperone di roccia che domina la valle. Un cespuglio di more la protegge da sguardi indiscreti. Vederlo lì che mi aspetta mi fa sorri12

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 12

10/09/09 14:53


dere. Gale dice sempre che io sorrido solo quando sono nei boschi. — Ciao, Catnip — dice Gale. Il mio vero nome è Katniss, ma quando glielo dissi per la prima volta lo sussurrai appena, così lui capì che mi chiamavo Catnip1. Poi, quando una lince pazza iniziò a seguirmi per i boschi nella speranza di rimediare qualche avanzo, Catnip divenne il mio soprannome ufficiale. Alla fine dovetti uccidere il gatto selvatico, perché spaventava la selvaggina. Un po’ mi dispiacque, perché era abbastanza di compagnia. Ma con la sua pelliccia guadagnai una discreta sommetta. — Guarda cosa ho beccato. — Gale solleva una pagnotta con una freccia conficcata dentro e io scoppio a ridere. È vero pane da fornaio, non una di quelle pagnotte piatte e dure che facciamo noi con le nostre razioni di cereali. La prendo tra le mani, tiro fuori la freccia e avvicino il naso al buco nella crosta, aspirando la fragranza che mi fa venire l’acquolina in bocca. Un pane come questo è per le occasioni speciali. — Mmm, è ancora caldo — dico. Gale deve essere andato al forno all’alba per barattarlo. — Cosa ti è costato? — Solo uno scoiattolo. Mi sa che stamattina il vecchio era in vena di sentimentalismi — risponde Gale. — Mi ha persino augurato buona fortuna. — Oggi ci sentiamo tutti un po’ più vicini, eh? — dico senza nemmeno fare lo sforzo di levare gli occhi al cielo. — Prim ci ha lasciato un pezzo di formaggio. Il suo sguardo si illumina davanti a quella prelibatezza. — Grazie, Prim. È un vero banchetto. — All’improvviso Gale inizia a parlare con l’accento di Capitol City e rifà il verso a Effie Trinket, la donna che con un’insensata allegria viene una volta all’anno a leggerci i nomi del1 Catnip è l’erba gatta. Il gioco di parole con Katniss è intraducibile. (N.d.R.)

13

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 13

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

la mietitura. — L’avevo quasi dimenticato! Felici Hunger Games! — Coglie qualche mora dal cespuglio attorno a noi. — E possa la buona sorte… — Lancia una mora che traccia un arco verso di me. La prendo in bocca al volo e affondo i denti nella polpa delicata. — … essere sempre a tuo favore! — termino io la frase con la stessa enfasi. Dobbiamo per forza scherzare su questa cosa, perché l’alternativa sarebbe impazzire di paura. E poi l’accento di Capitol City è così affettato che fa sembrare tutto divertente. Guardo Gale tirare fuori il coltello e tagliare il pane. Potrebbe essere mio fratello. Stessi capelli neri lisci, stessa pelle olivastra, abbiamo persino gli stessi occhi grigi. Però non siamo parenti, almeno non stretti. Le famiglie che lavorano nelle miniere si somigliano un po’ tutte. È per questo che mia madre e Prim, coi loro capelli biondi e gli occhi azzurri, sembrano sempre fuori posto. Perché lo sono. I genitori di mia madre facevano parte del ceto dei piccoli commercianti che servono gli agenti, i Pacificatori e, ogni tanto, qualche cliente del Giacimento. Avevano una farmacia nella zona più bella del Distretto 12. Dato che quasi nessuno si può permettere un dottore, i farmacisti sono i nostri medici. Mio padre conobbe mia madre perché nelle sue battute di caccia ogni tanto raccoglieva erbe medicinali e le vendeva al suo negozio. Lei doveva proprio amarlo per lasciare la sua casa e venire a vivere nel Giacimento. Cerco di ricordarmelo, quando ormai vedo sempre e solo la donna che stava seduta con lo sguardo spento, irraggiungibile, mentre le sue figlie diventavano pelle e ossa. Cerco di perdonarla per mio padre. Ma, se devo essere sincera, non è che io sia troppo brava a perdonare. Gale spalma sul pane il morbido formaggio di capra e mette con grande cura una foglia di basilico su ogni fetta, 14

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 14

10/09/09 14:53


mentre io raccolgo le more. Ci sistemiamo in una rientranza della roccia. Da lì siamo invisibili, ma abbiamo una buona vista sulla vallata, che brulica di vita estiva, erbe da raccogliere, radici da estrarre, pesci iridescenti alla luce del sole. È una giornata magnifica, con il cielo azzurro e un venticello fresco. Il cibo è fantastico. Il formaggio penetra nel pane tiepido e le more ci esplodono in bocca. Sarebbe tutto perfetto, se questa fosse davvero una vacanza, se io e Gale potessimo andarcene in giro tutto il giorno per i monti a procurarci la cena. E invece dobbiamo presentarci in piazza alle due in punto per sentire i nomi. — Potremmo farlo, sai? — dice Gale sottovoce. — Cosa? — chiedo io. — Lasciare il Distretto. Scappare. Vivere nei boschi. Tu e io potremmo farcela. Non so cosa rispondere. È un’idea completamente assurda. — Se non avessimo i bambini — aggiunge subito Gale. Naturalmente non sono i nostri bambini. Però è come se lo fossero. I due fratellini e la sorella di Gale. E Prim. E nel conto possiamo mettere anche le nostre madri, perché senza di noi come farebbero a vivere? Chi riempirebbe quelle bocche sempre affamate? Anche se noi due andiamo a caccia tutti i giorni, ci sono comunque sere in cui dobbiamo barattare le nostre prede con lardo o stringhe per le scarpe o lana. In quelle sere andiamo a letto con lo stomaco che ringhia. — Non voglio mai avere figli — dichiaro. — Io li vorrei. Se non vivessi qui — dice Gale. — Però ci vivi — ribatto io irritata. — Lascia perdere — sbotta lui. Questa conversazione non ha né capo né coda. Potrei andarmene? E come potrei abbandonare Prim, l’unica 15

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 15

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

persona al mondo che sono sicura di amare? E anche Gale vuol bene alla sua famiglia. Non ce ne possiamo andare, e allora perché perdere tempo a parlarne? E anche se potessimo… anche se potessimo… da dov’è uscita fuori questa faccenda di far dei figli? Non c’è mai stato niente di romantico tra me e Gale. Quando ci siamo conosciuti io ero una dodicenne pelle e ossa, e lui, anche se aveva solo due anni più di me, sembrava già un uomo. Ci abbiamo messo un bel po’ anche solo a diventare amici, a smettere di mercanteggiare su ogni scambio e a iniziare ad aiutarci. E poi, se vuole dei figli, Gale non avrebbe certo problemi a trovarsi una moglie. È bello, è abbastanza forte per lavorare in miniera, e sa cacciare. Si capisce che le ragazze lo vogliono da come bisbigliano tra loro quando passa, a scuola. Io sono gelosa, ma non per il motivo che la gente potrebbe credere. Un buon compagno di caccia è difficile da trovare. — Cosa vuoi fare? — chiedo. La scelta è tra cacciare, pescare o raccogliere frutta. — Andiamo al lago a pescare. Poi lasciamo lì le canne e andiamo a cercare un po’ di frutta nel bosco. Potremmo mettere insieme qualcosa di buono per stasera — dice. Stasera. Dopo la mietitura, in teoria tutti quanti dovrebbero festeggiare. E molti lo fanno, sollevati perché i loro figli sono stati risparmiati per un altro anno. Ma almeno due famiglie chiuderanno le persiane, sbarreranno le porte e cercheranno di capire come sopravvivere al dolore delle prossime settimane. Ce la caviamo bene. I predatori ci ignorano: oggi le prede più facili e gustose non mancano. Entro la fine della mattinata abbiamo preso una dozzina di pesci, un sacchetto di erbe e, cosa migliore di tutte, un bel po’ di fragole. Qualche anno fa trovai il posto dove crescono, e Gale ha 16

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 16

10/09/09 14:53


avuto l’idea di recintarlo con una rete metallica per tenere lontani gli animali. Sulla via di casa facciamo un salto al Forno, il mercato nero sorto in un ex deposito di carbone. Dopo che fu inventato un sistema per trasportare il carbone direttamente dalle miniere ai treni, il deposito è stato progressivamente occupato dal Forno. La maggior parte dei negozi sono chiusi, a quest’ora del giorno della mietitura, ma il mercato nero è ancora abbastanza frequentato. Scambiamo facilmente sei pesci con un po’ di pane vero e altri due con del sale. Sae la Zozza, la vecchia ossuta che vende ciotole di zuppa calda presa da un gran pentolone, ci strappa di mano metà delle erbe in cambio di un paio di pezzi di paraffina. Da qualsiasi altra parte avremmo potuto ottenere di più, ma cerchiamo di mantenere dei buoni rapporti con Sae la Zozza. È l’unica su cui puoi sempre contare quando hai un cane selvatico da vendere. Non andiamo a cacciarli apposta, ma se ci attaccano e ne facciamo fuori uno o due… be’… la carne è sempre carne. — Una volta che la metti nella zuppa, diventa manzo — dice Sae la Zozza facendoci l’occhiolino. Nessuno di quelli che vivono nel Giacimento arriccerebbe mai il naso davanti a un bel cosciotto di cane selvatico. Solo i Pacificatori che vengono al Forno possono permettersi di fare un po’ gli schizzinosi. Quando finiamo i nostri affari al mercato, andiamo sul retro della casa del sindaco per vendere metà delle fragole: gli piacciono un sacco e ha abbastanza soldi per comprarsele. La porta ci viene aperta da sua figlia Madge. Fa il mio stesso anno, a scuola. Essendo la figlia del sindaco, si potrebbe pensare che sia una snob, invece non è male, tutto sommato. È una che si fa i fatti suoi. Come me. Dato che nessuna delle due ha una sua compagnia, a scuola ci troviamo spesso insieme. In mensa, sedute vicine al17

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 17

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

le assemblee, in coppia per le attività sportive. Parliamo poco, il che va bene a entrambe. Oggi la divisa scolastica grigia è stata sostituita da un costoso abito bianco e Madge ha i capelli biondi raccolti con un nastro rosa. Abbigliamento da mietitura. — Bel vestito — dice Gale. Madge gli lancia uno sguardo per cercare di capire se è un vero complimento o se il commento è ironico. Il vestito è bello davvero, ma lei non lo metterebbe in un giorno qualsiasi. Stringe le labbra e poi sorride. — Be’, se mi tocca andare a Capitol City, voglio farlo in pompa magna, giusto? Adesso tocca a Gale essere confuso. Dice sul serio? O lo sta prendendo in giro? Credo la seconda. — Non ci andrai, a Capitol City — osserva Gale senza scomporsi. I suoi occhi si posano su una spilletta tonda che adorna il vestito di Madge. Oro vero. Ben fatta. Potrebbe dar da mangiare a una famiglia per mesi. — Cosa avrai? Cinque nomine? Io ne avevo già sei a dodici anni. — Non è colpa sua — intervengo io. — No, non è colpa di nessuno. È così e basta — taglia corto Gale. L’espressione di Madge si è fatta indecifrabile. Mi mette in mano i soldi per le fragole. — Buona fortuna, Katniss. — Anche a te — dico io, e la porta si chiude. Ci avviamo in silenzio verso il Giacimento. Non mi va che Gale se la sia presa con Madge, anche se è chiaro che ha ragione. Il sistema della mietitura è ingiusto e da quando è stato adottato i poveri se la vedono molto peggio degli altri. Diventi sorteggiabile per la mietitura quando compi dodici anni. Quell’anno vieni nominato una volta. A tredici anni, due. E così via, finché raggiungi i diciotto anni, l’ultimo anno in cui sei sorteggiabile, 18

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 18

10/09/09 14:53


quando prendi sette nomine. E questo vale per tutti i cittadini di tutti i dodici distretti di Panem. Ma c’è un trucco. Diciamo che sei povero e muori di fame, come noi. Be’, puoi decidere di farti nominare più volte in cambio di tessere. Ogni tessera vale una piccola fornitura annuale di cereali e olio per una persona. Puoi farlo anche per gli altri membri della tua famiglia. Così io, a dodici anni, ho avuto quattro nomine. Una perché dovevo e tre per le tessere, per me, per Prim e per mia madre. L’ho dovuto fare tutti gli anni. E le nomine sono cumulative. Così adesso, a sedici anni, il mio nome comparirà venti volte. Il nome di Gale, che ha diciotto anni e ha aiutato – per non dire sfamato – da solo una famiglia di cinque persone per sette anni, sarà ripetuto per quarantadue volte fra quelli sorteggiabili. Ecco perché una come Madge, che non ha mai corso il rischio di aver bisogno di una tessera, fa partire Gale per la tangente. Le possibilità che il nome di Madge venga estratto sono scarsissime rispetto a quelle che abbiamo noi del Giacimento. Non inesistenti, ma molto scarse. E anche se le regole sono state decise da Capitol City, e non dai distretti e neppure dalla famiglia di Madge, è difficile non avercela con quelli che non devono mai arrabattarsi per ottenere delle tessere. Gale sa che la sua rabbia nei confronti di Madge è sbagliata. In passato, nel fitto dei boschi, l’ho sentito gridare che le tessere sono un altro strumento per devastare il nostro distretto; un modo per seminare l’odio tra i lavoratori affamati del Giacimento e coloro che, in linea di massima, possono sempre contare sulla cena; e un modo per assicurarsi che noi non ci fidiamo mai gli uni degli altri. — È nell’interesse di Capitol City tenerci divisi — gli capitava di dire, se a sentirlo non c’erano altre orecchie oltre alle mie. Se non era il giorno della mietitura. 19

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 19

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

Se una ragazza con una spilla d’oro e senza tessere non faceva quello che secondo me andava considerato solo come un commento innocente. Mentre camminiamo, lancio un’occhiata al volto di Gale, ancora acceso sotto la sua espressione dura. I suoi accessi di rabbia mi sembrano insensati, anche se non glielo dico mai. Non che non sia d’accordo con lui. Lo sono. Ma a cosa serve sbraitare contro Capitol City in mezzo ai boschi? Non cambia niente. Non rende la situazione più giusta. Non ci riempie la pancia. Anzi, spaventa la selvaggina. Però lo lascio urlare. Meglio che lo faccia nei boschi piuttosto che in pieno distretto. Io e Gale ci dividiamo il bottino: due pesci, un paio di pagnotte, le erbe, un po’ di fragole, sale e paraffina, e un po’ di soldi per ciascuno. — Ci vediamo in piazza — dico io. — Vestiti bene — raccomanda lui senza scomporsi. A casa trovo mia madre e mia sorella già pronte per uscire. Mia madre indossa un bel vestito che risale ai tempi della farmacia. Prim porta il mio primo vestito da mietitura, una gonna con una camicetta tutta pizzi. Le sta piuttosto grande, ma mia madre gliel’ha adattata con qualche spilla da balia. Anche così, però, sulle spalle è un po’ larga. Mi aspetta una vasca di acqua calda. Mi gratto via lo sporco e il sudore dei boschi e mi lavo anche i capelli. Con mia grande sorpresa, mia madre ha preparato per me uno dei suoi vestiti migliori: azzurro con le scarpe in tinta. — Sei sicura? — chiedo. Sto cercando di smetterla di rifiutare le sue offerte d’aiuto. Per un po’ sono stata così arrabbiata che non le lasciavo fare nulla per me. Ma questa è una cosa davvero speciale. I vestiti del suo passato sono molto preziosi, per mia madre. — Ma certo. E vediamo anche di sistemarti i capelli — 20

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 20

10/09/09 14:53


dice. Lascio che me li asciughi con un telo e me li intrecci alti sulla testa. Mi riconosco a fatica nello specchio rotto appoggiato alla parete. — Sei bellissima — sussurra Prim. — Non sembro neanche più io — dico. Poi la abbraccio, perché so che per lei le prossime ore saranno terribili. È la sua prima mietitura. È quasi al sicuro, perché ha avuto una sola nomina. Non le avrei mai permesso di prendere nemmeno una tessera. Ma è preoccupata per me. Ha paura che possa succedere l’impensabile. Cerco di proteggere Prim in tutti i modi possibili, ma non posso fare nulla contro la mietitura. L’angoscia che provo quando lei sta male mi riempie il petto e rischia di comparirmi sul volto. Mi accorgo che le è uscita la camicetta dalla gonna e mi costringo a restare calma. — Tieni dentro la coda, paperella — le dico mentre le rimetto a posto la camicia. Prim ridacchia e mi rivolge un piccolo: — Quack! — Quack a te! — dico con una risatina, di quelle che solo Prim riesce a tirarmi fuori. — Dai, mangiamo — dico piazzandole un bacetto sulla testa. Lo stufato di pesce e verdure sta già cuocendo, ma lo mangeremo a pranzo. Decidiamo di tenere le fragole e il pane del forno per la cena, per farne un’occasione speciale, diciamo. Invece beviamo il latte di Lady, la capra di Prim, e mangiamo il rozzo pane di cereali della nostra tessera, anche se nessuna di noi ha molto appetito. All’una esatta ci avviamo verso la piazza. La partecipazione è obbligatoria, a meno che non ti trovi in punto di morte. Stasera le guardie faranno il giro di verifica. Se hai detto il falso, vai in galera. È una vera crudeltà che tengano la mietitura in piazza, uno dei pochi posti del Distretto 12 che possono risultare gradevoli. La piazza è attorniata dai negozi e, nei gior21

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 21

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

ni di mercato, soprattutto se il tempo è bello, ha un’aria festosa. Oggi, invece, malgrado gli stendardi dai colori vivaci, l’atmosfera è opprimente. I cameraman, appollaiati come poiane sui tetti, accentuano l’impressione. La gente sfila in silenzio e si registra. Per Capitol City la mietitura è anche una buona occasione per controllare la popolazione. I ragazzi dai dodici ai diciotto anni vengono radunati all’interno di zone delimitate da funi e contrassegnate a seconda dell’età, i più grandi davanti, i più piccoli, come Prim, dietro. I familiari si allineano tutt’intorno, stringendosi forte per mano. Ma ci sono anche altri, senza persone care in gioco o senza più preoccupazioni, che si intrufolano tra il pubblico scommettendo sui nomi dei due ragazzi che verranno sorteggiati. Si scommette sulla loro età, se saranno del Giacimento o commercianti, se crolleranno e si metteranno a piangere. I più cercano di evitare quei delinquenti, ma con molta, molta cautela, dato che quelli hanno la tendenza a fare la spia. E chi, in fondo, non ha infranto la legge o non ha qualcosa da nascondere? Io che vado a caccia potrei essere fucilata tutti i giorni, ma l’appetito di chi comanda mi protegge. Pochi altri possono dire lo stesso. Comunque, io e Gale siamo d’accordo sul fatto che, dovendo scegliere tra la morte per fame e una pallottola in testa, la pallottola sarebbe molto più rapida. Lo spazio si riduce sempre più, si fa claustrofobico a mano a mano che arriva la gente. La piazza è piuttosto ampia, ma non abbastanza per accogliere le circa ottomila persone che popolano il Distretto 12. I ritardatari vengono convogliati nelle strade vicine, dove alcuni schermi permetteranno loro di assistere all’evento trasmesso in diretta dalla TV di Stato. Mi ritrovo in mezzo a un gruppo di sedicenni del Giacimento. Ci scambiamo un rapido cenno di saluto e poi 22

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 22

10/09/09 14:53


concentriamo la nostra attenzione sul palco eretto davanti al Palazzo di Giustizia. Sopra ci sono tre sedie, una pedana e due grandi bocce di vetro, una per i maschi e una per le femmine. Fisso le striscioline di carta nella boccia delle ragazze. Venti riportano il nome di Katniss Everdeen scritto in bella grafia. Due delle tre sedie sono occupate dal padre di Madge, il sindaco Undersee, un uomo alto che comincia a perdere i capelli, e da Effie Trinket, l’accompagnatrice del Distretto 12 appena giunta da Capitol City, il largo sorriso di un bianco allarmante, i capelli rosa e il tailleur verde primavera. Mormorano tra loro e guardano preoccupati la sedia vuota. Non appena l’orologio cittadino batte le due, il sindaco sale sulla pedana e comincia a leggere. È la stessa storia ogni anno. Racconta di Panem, la nazione risorta dalle ceneri di un luogo un tempo chiamato Nord America. Elenca i disastri, le siccità, gli uragani, gli incendi, l’avanzare dei mari che inghiottirono buona parte della terraferma, la lotta brutale per le poche risorse rimaste. Il risultato fu Panem, una splendente Capitol City attorniata da tredici distretti, che portò pace e prosperità ai suoi cittadini. Poi vennero i Giorni Bui, la rivolta dei distretti contro la capitale. Dodici furono sconfitti, il tredicesimo distrutto. Il Trattato del Tradimento ci diede nuove leggi, per assicurare la pace e per ricordarci ogni anno che i Giorni Bui non dovranno più ripetersi, e ci diede anche gli Hunger Games. Le regole sono semplici. Come punizione per la rivolta, ognuno dei dodici distretti deve fornire due partecipanti, un ragazzo e una ragazza, chiamati tributi. I ventiquattro tributi vengono rinchiusi in un’ampia arena all’aperto che può contenere di tutto, da un torrido deserto a una landa ghiacciata. Per varie settimane i concorrenti devo23

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 23

10/09/09 14:53


Suzanne Collins

no combattere sino alla morte. L’ultimo tributo ancora in piedi vince. Prendere i ragazzini dai nostri distretti, obbligarli a uccidersi l’un l’altro sotto gli occhi di tutti… è così che Capitol City ci ricorda che siamo totalmente alla sua mercè. Che avremmo ben poche possibilità di sopravvivere a un’altra ribellione. Indipendentemente dalle parole che usano, il messaggio è chiaro. “Guardate come prendiamo i vostri figli e li sacrifichiamo senza che voi possiate fare niente. Se alzate un dito, vi distruggeremo dal primo all’ultimo. Proprio come abbiamo fatto con il Distretto Tredici.” Per rendere la cosa tanto umiliante quanto straziante, Capitol City ci costringe a considerare gli Hunger Games come una festa, un evento sportivo che oppone ogni distretto a tutti gli altri, un reality show come un altro. Una volta tornato a casa, l’ultimo tributo sopravvissuto avrà una vita agiata e il suo distretto sarà coperto di premi, soprattutto cibo. Per tutto l’anno Capitol City ostenterà le ricche forniture supplementari assegnate al distretto vincitore, cereali e olio e persino prelibatezze come lo zucchero, mentre il resto di noi combatterà contro la fame. — È il momento del pentimento ed è il momento del ringraziamento — intona il sindaco. Poi legge la lista dei passati vincitori del Distretto 12. In settantaquattro anni ne abbiamo avuti appena due. E soltanto uno è ancora vivo. Haymitch Abernathy, un uomo panciuto di mezza età che compare proprio ora urlando qualcosa di incomprensibile, barcolla fin sul palco e si lascia cadere sulla terza sedia. È ubriaco. Molto. Il pubblico reagisce con un applauso simbolico, ma lui è confuso, e cerca di abbracciare Effie Trinket, che riesce a evitarlo a malapena. Il sindaco sembra angosciato. Poiché tutto viene tra24

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 24

10/09/09 14:53


smesso in TV, in quel momento il Distretto 12 è lo zimbello di Panem, e lui lo sa. Rapidamente tenta di riportare l’attenzione sulla mietitura, presentando Effie Trinket. Vivace e spumeggiante come sempre, Effie Trinket trotterella sino alla pedana e si produce nel suo numero consueto. — Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! — I suoi capelli rosa devono essere una parrucca, poiché i riccioli le sono scivolati leggermente di lato dopo lo scontro con Haymitch. Continua a parlare ancora un po’, dicendo quanto sia onorata di essere lì, anche se tutti sanno che sbava per essere promossa a un distretto migliore, dove i vincitori sono persone perbene e non ubriaconi che ti molestano davanti all’intera nazione. Attraverso la folla scorgo Gale che si è girato a guardarmi con una parvenza di sorriso. Tra tutte le mietiture, questa almeno ha qualche nota comica. All’improvviso, però, penso ai quarantadue biglietti col nome di Gale nella grande boccia di vetro e a quanto la buona sorte non sia a suo favore. Non in confronto a quella di molti altri ragazzi. E forse anche lui sta pensando la stessa cosa, poiché il suo viso si rabbuia e lui si gira. Ma i biglietti sono migliaia, vorrei potergli sussurrare. È il momento del sorteggio. Come sempre, Effie Trinket esclama: — Prima le signore! — e poi attraversa il palco per avvicinarsi alla boccia di vetro con i nomi delle ragazze. La raggiunge, tuffa la mano in profondità ed estrae una strisciolina di carta. Il pubblico trattiene il fiato e a quel punto si potrebbe sentir cadere uno spillo, e io ho la nausea, e spero con tutta me stessa di non essere io, non essere io, non essere io. Effie Trinket ritorna alla pedana, liscia la strisciolina di carta e legge il nome con voce chiara. Non sono io. È Primrose Everdeen. 25

0459193_Collins_Hunger game_INT.indd 25

10/09/09 14:53


L’INIZIO A AG DELLA STO N E V E CHE ORA AN NDE A R G SUL O SCHERM

LA TRILOGIA COMPLETA www.librimondadori.it


DIR. EDITORIALE

ART DIRECTOR

EDITOR

GRAFICO

UFF. TECNICO

REDAZIONE

4 MM DI ABBONDANZA PER LA PIEGA

4 MM DI ABBONDANZA PER LA PIEGA

IL BESTSELLER INTERNAZIONALE ORA ANCHE SUL GRANDE SCHERMO

SUZ ANNE COLLINS

VINCERE SIGNIFICA FAMA E RICCHEZZA.

Nota autrice statunitense, vive nel

PERDERE SIGNIFICA MORTE CERTA.

Connecticut con la sua famiglia e due

MA PER VINCERE BISOGNA SCEGLIERE.

gatti selvatici. L’idea degli Hunger Games – i giochi della fame – si è fatta strada nella sua mente mentre faceva zapping tra le immagini dei reality show e quelle della guerra vera. I suoi libri sono tradotti in 40 paesi e continuamente ristampati: negli Stati Uniti ha

TRA SOPRAVVIVENZA E AMORE. EGOISMO E AMICIZIA. QUANTO SEI DISPOSTO A PERDERE? CHE GLI HUNGER GAMES ABBIANO INIZIO.

raggiunto i 16 milioni di copie. Un vero caso editoriale, tanto che la rivista “Time” ha nominato Suzanne Collins tra le 100 più influenti personalità della cultura.

È un romanzo che dà assuefazione.

STEPHEN K ING Un’ambientazione cruda e terribilmente plausibile, una protagonista straordinaria per un libro assolutamente indimenticabile.

LICIA T ROISI

Q

uando Katniss urla “Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!” sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell’estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell’Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l’audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c’è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c’è spazio per l’amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

CHE LA FORTUNA SIA SEMPRE CON TE. Hunger Games è un libro unico che combina straordinariamente azione, amore e amicizia. È un pugno nello stomaco, una storia che lascia aperte molte inquietanti domande.

ART DIRECTOR: FERNANDO AMBROSI GRAPHIC DESIGNER: STEFANO MORO

In sovraccoperta: © 2011 Lions Gate Films, Inc.

€ 14,90

COP_Collins_Hunger_Games_01_rev.indd 1

24/02/12 12:25

CARTA: Patinata Lucida 130 gr - PROFILO DI STAMPA: Coated FOGRA39.icc - DIMENSIONE: 145x223 mm - RIFILATO: 140x215 mm

CARTONATO


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.