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CANTO I
66
Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, «qual che tu sii, od ombra od omo certo!».
69
Rispuosemi: «Non omo, omo già fui, e li parenti miei furon lombardi, mantoani per patrïa ambedui.
72
Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
La lupa (vv. 49–51). Rappresenta l’incontinenza o, secondo alcuni, l’avarizia. Altri vi vedono un simbolo della curia pontificia (lo strumento di governo dell’intera Chiesa cattolica), che ai tempi di Dante aveva adottato la lupa capitolina come emblema. Altri ancora pensano all’animale sacro al dio Marte, antico patrono di Firenze, e quindi a un’allusione alla corruzione morale della città.