Ennio Giunchi: un’identità inedita
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«Giornali» (1982), legata alla sua grande esperienza personale di giornalista e di scrittore; «La grande avventura di Cristoforo Colombo» (1992), riferita al quinto centenario dell’impresa del navigatore, e palestra insieme della sua passione storica e competenza di Comandante marittimo. Dai titoli si desume sia la proposta storiografica sia l’interesse “non ortodosso” rappresentato da alcune di esse, in qualità di proposta altrettanto letteraria e scientifica di speculazione nell’ignoto e nel misterioso. Ennio nacque a Cesena, in Corso Mazzini, il 18 dicembre 1911, figlio del forlimpopolese Domenico, e di Maria Crudeli, entrambi insegnanti. Il padre Domenico ebbe la ventura di frequentare le Scuole Normali Maschili (le Magistrali separate per sesso di allora) con un focoso Benito, che rispose ad una controversia durante la quale il nostro l’aveva sbattuto contro una porta, lanciandogli contro un’accetta che fortunatamente non lo colpì. Ah, i focosi ardori di due giovani socialisti! Benito fece la carriera che tutti conosciamo, mentre Domenico partecipò in qualità di consigliere alla prima giunta comunale di Cesena sotto la guida di Sigfrido Sozzi. Ennio Giunchi a La Spezia incontrò la donna della sua vita, Fernanda Oggero, la quale, guarda caso, era figlia di una forlimpopolese che, in gioventù, aveva conosciuto il concittadino Domenico. Dopo avere frequentato il Ginnasio, a sedici anni il nostro Ennio si iscrisse all’Accademia Navale, e qui superò i diversi gradi della carriera militare, fino a conseguire il grado di Capitano di fregata nella Marina Militare Italiana. Nella Regia Marina, prese parte alla seconda Guerra Mondiale, imbarcandosi dopo successivi servizi sul cacciatorpediniere “Libeccio”, col quale partecipò nel 1940 allo scontro di Capo Teulada; fu poi comandante in seconda del cacciatorpediniere “Pantera”, fino all’autoaffondamento prodotto nel porto di Massaua il 3 aprile 1941. Per sottolineare ulteriormente l’acutezza dell’uomo, vale la pena ricordare soltanto un episodio di questa vicenda. Al momento dell’autoaffondamento, deciso di fronte all’evidente minoranza della flotta italiana, per non lasciare la nave in mano ai nemici Inglesi, ebbe l’avvertenza di fare rivestire i suoi marinai completamente di nero. In questa maniera riuscì a