SEGGIANO - I paesaggi dell'olivastra

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Le Radici di Seggiano

Quaderno

N. 1

seggiano I paesaggi dell’olivastra 1

Comune di Seggiano


Comune di Seggiano Sindaco Gianpiero Secco

Interventi artistici Gianandrea Gazzola Stefano Scialotti

Fondazione Le Radici di Seggiano Presidente Dott. Avv. Daniele Rossi

Premi e menzioni Bandiera Verde Agricoltura 2010 Menzione speciale al Premio Nazionale “Bar e ristoranti d'autore” (promosso da IN/ARCH e Gambero

LINV - Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale Professore Stefano Mancuso Soprintendenza per i beni architettonici e Paesaggistici per le provincie di Siena e Grosseto Architetto Emanuela Carpani (Soprintendente) Architetto Patrizia Pisino (funzionario responsabile) Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Dott. Andrea Pessina (Soprintendente) Dott.ssa Paola Rendini (funzionario responsabile) Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto Dott. Mario Scalini (Soprintendente) Dott. Fabio Torchio (funzionario responsabile) Progetto di valorizzazione dell'olivastra seggianese Dott. Agronomo Fabio Menchetti Spazi Consonanti Architetto Mao Benedetti Architetto Jacopo Benedetti Architetto Sveva Di Martino Architetto Vania Gianese Progetto strutturale Ing. Claudio Postini ISBN 978-889643432-1

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Rosso)

Progetto editoriale Coordinamento grafico Spazi Consonanti Campagna fotografica Daniele Badini (www.danielebadiniphotography.it) Si ringraziano in particolare coloro i quali hanno reso possibile l'edizione del presente volume: Dott. Diego Ceccarini (Coordinamento organizzativo

per la Fondazione Le Radici di Seggiano)

Ditta Fratelli Marconi S.n.c. di Dante ed Andrea Marconi (Costruzioni Edile Idrauliche - Grosseto) Amiata Clim S.n.c. (Costruzioni Metalliche di Landi A. e

Chilleri L. - Santa Fiora)

Finanziamento realizzazione libro: Misura leader 321/B Servizi essenziali per l'economia e la popolazione rurale - Servizi commerciali in aree rurali Fase II Comunità Europea Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali


Le Radici di Seggiano - Quaderno n. 1

se g gi an o I paesaggi dell'olivastra

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Contenuti

Premessa - Gianpiero Secco Sezione 1: Il paesaggio alimentare dell'olivastra di Seggiano La ricchezza alimentare della terra amiatina Fabio Menchetti Sezione 2: Il paesaggio culturale dell'olivastra di Seggiano Un museo per la terra e per l'olivastra di Seggiano Sveva Di Martino RealtĂ e prospettive del turismo culturale nel territorio di Seggiano Daniele Rossi Bibliografia sull'olivastra di Seggiano

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Premessa

Gianpiero Secco, Sindaco del Comune di Seggiano

“Il popolo di Seggiano […] è di indole mite e buona; di costumi semplici, sobri e onesti […]. Ama e rispetta il forestiero, che accoglie benevolo nella sua ospitalità. Questi, talora, approfittando di così benigna accoglienza si affeziona a sua volta a questo suolo e vi fissa la sua dimora e vi fa i suoi interessi.”

Così scriveva il Cappuccino Padre Alessandro da Seggiano nel suo “ Seggiano, Castello del Monte Amiata” circa cent’anni fa’. E di fatto queste considerazioni sono ancora attuali e valide. Numerosi sono ormai gli italiani e gli stranieri che da visitatori sono diventati parte naturale e integrante della nostra popolazione. Alcuni hanno contribuito allo sviluppo del territorio ed alla creazione dell’eccellenza dei nostri prodotti agroalimentari , vivendo e lavorando insieme a chi da generazioni vi abita: l’olio di olivastra seggianese di Seggiano, i vini, i mieli, i funghi, i formaggi e i salumi di cinta senese. E la lista non è completa. Altri, come Daniel Spoerri, hanno creato qui il luogo principe dove condividere il proprio genio artistico nel più importante museo all’aperto di arte contemporanea della Toscana. Altri ancora trovano nella pace del paesaggio e nella giusta dimensione e qualità della vita, ispirazione per scrivere libri e comporre musica con un livello e una fruizione internazionale. Questo libro celebra la nostra realtà. L’ amore e la cultura del luogo generano l’eccellenza del prodotto. Il luogo. Seggiano nasce probabilmente in epoca romana, sicuramente ci sono fonti documentali che ne delineano l’esistenza nel decimo secolo. Dalle signorie alto medievali, si passa poi alla Repubblica di Siena con le famiglie dei Salimbeni, prima, e degli Ugurgieri a partire dal sedicesimo secolo.

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Di questa storia permangono le tracce e la tradizione. La chiesa di Santa Maria in Villa dell’ottavo secolo, il Convento del Colombaio dove si formò San Bernardino da Siena, il Castello di Potentino dimora dei Salimbeni, la Chiesa della Carità voluta dalla famiglia Ugurgieri. E poi l’Oratorio di San Rocco con i suoi prestigiosi affreschi, ma anche i grafiti tracciati da Spagnoli sulla traccia degli esuli di Montalcino sulla via di Grosseto. E tanto altro ancora. È di questi giorni il progetto dell’olivo aereo che mostra tronco e chioma, ma le cui radici si allargano libere in una enorme cisterna usata un tempo per l’acqua piovana, dove vivono grazie ad una atmosfera dove temperatura ed umidità sono controllate dai computer . Il vecchio Frantoio, che nell’ambito del progetto più ampio del “Percorso dell’Olio”, ci porta a viaggiare nel passato della lavorazione dell’olivastra, sorprendendoci come anche allora il processo fosse di “eccellenza”. La naturale espansione del “Giardino” di Daniel Spoerri, che alloggerà anche una piccola accademia per i giovani artisti di domani. Ed infine per chi ama lo sport una infrastruttura avanzatissima per la pesca sportiva in località Pescina, che vedrà la luce nel 2016, a standard internazionale, per soddisfare gli appassionati più sofisticati. Oggi, la nostra massima priorità è la salvaguardia di questo territorio unico. Il rispetto che si è tramandato di generazione in generazione per il nostro ambiente non può venire vanificato da un presunto ed errato senso di partecipazione al progresso. Ci auguriamo tutti che chi sfoglierà questo libro, pensi di aver trovato un luogo ancora magico, come lo aveva trovato Padre Alessandro, a pochi passi da casa e abbia voglia di venire, visitare, assaggiare e poi… chissà che… non diventi uno di noi!

Versante nord di Seggiano. 7


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“Nessuna terra in Toscana più della montagna di Siena ebbe ed offre ancora nei silenzi eloquenti dei suoi solenni e luminosi tramonti, ammirati dalle cime boschive, la visione della verità eterna e assoluta, adombrata, nella vastità del creato e nella soave mestizia dell'ora, da leggende e da storie spirituali.” eugenio Lazzareschi David Lazzaretti, 1945

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il paesaggio alimentare dell'olivastra di seggiano

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La ricchezza alimentare della terra amiatina

Agronomo Fabio Menchetti Resp. dell'area Gestione e Programmazione del territorio del comune di Seggiano

Il monte Amiata è un antico vulcano ormai spento, isolato dalla catena appenninica, che domina la pianura Maremma con i suoi 1730 metri di quota. La sua ultima eruzione risale a circa 700.000 anni fa. Il cono vulcanico, racchiude in se, una grande ricchezza di acqua, che sgorga con una serie di sorgenti di trabocco dalla roccia vulcanite, alle quote di circa 1000 metri (prima fascia) e 500 metri (secondo fascia), dando origine a decine di sorgenti fra cui la più importante è quella del Fiora, che riforniscono vari centri abitati della bassa Toscana e l’alto Lazio (Siena, Grosseto, Viterbo, ecc.). Il cono vulcanico è caratterizzato da fasce di vegetazione, dalla vetta con l’alto fusto di faggi e abeti, fra cui si insinuano le piste e gli impianti sciistici, a scendere i castagneti da frutto e cedui dai 1000 ai 700 metri, per poi trovare l’olivastra seggianese, che grazie alla sua resistenza al freddo domina incontrastata e caratterizza la fascia vegetazionale dai 300 ai 700 metri, insieme ai ciliegi ed ai pascoli, per poi scendere verso valle dove troviamo i vigneti, i seminativi ed il bosco di querce e lecci. Questa varietà climatica, collegata alla ricchezza di acqua sorgiva di alta qualità, fa sì che l’Amiata sia un territorio che si caratterizza sia per la sua varietà di paesaggio con panorami mozzafiato, con un ambiente pressoché incontaminato, ricca di una grande varietà di specie vegetali e animali, che danno origine a una varietà di prodotti agroalimentari impossibile da trovare in altri luoghi: olio, vino, castagne, miele, salumi, zafferano, ciliegie, frutta varia, ortaggi montani fra cui domina la patata, e prodotti quali farine e latte, che sfruttando la purezza dell’acqua garantisce l’alta qualità dei prodotti lavorati (pane, pasta, formaggi, birra, ecc.). Da non dimenticare i frutti spontanei quali funghi e more selvatiche. Molte delle aziende agricole, aiutate dal clima rigido, che limita gli attacchi di funghi e insetti, applicano i metodi biologici di coltivazione certificando i loro prodotti. Il colle di Seggiano visto da Sud. Foto di Daniele Badini. 13


Il paesaggio dell'olivastra di Seggiano. Foto di Daniele Badini.

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Al fine di difendere la tipicità e l’alta qualità dei prodotti, sono presenti numerose certificazioni di origine che garantiscono la tracciabilità e la qualità dei prodotti quali: IGP (indicazione geografica protetta) castagna, DOP (denominazione d’origine protetta) Seggiano per l’olio; DOCG (denominazione di origine controllata e garantita) Montecucco per vino, Pecorino Toscano DOP per i formaggi, ed i boschi di alto fusto di proprietà dei vari comuni dell’alta montagna che hanno ottenuto la Certificazione di Gestione Forestale Sostenibile secondo gli schemi PEFC. Legata ai prodotti ed al territorio, ci sono oltre emergenze storico culturali, le tradizioni locali sempre forti che danno luogo a sagre e/o eventi tipici distribuiti per tutto l’anno, il tutto condito da un’enogastronomia di alta qualità. L’OLIVASTRA SEGGIANESE, QUESTA SCONOSCIUTA L’olivastra Seggianese è poco conosciuta sia a livello botanico che storico per quanto concerne le origini. Fino a pochi anni fa le notizie storiche si fermavano al medioevo, ma recentemente è stato lanciato il progetto Eleiva (nome etrusco dell’olio di oliva) uno studio delle origini dell'olivicoltura Toscana e l'individuazione delle piante secolari risalenti all'epoca degli Etruschi, in modo da poter produrre lo stesso olio d'oliva degli Etruschi. Infatti, le moderne tecnologie della biologia molecolare consentono di individuare le piante di olivo secolari che hanno la stessa età dei siti archeologici, e che quindi hanno mantenuto inalterati caratteri delle antiche coltivazioni. L’orgine etrusca dell’Olivo è avvalorata dal fatto che nell’area della valle dell’Orcia e quindi di Seggiano esistono molti insediamenti etruschi, ed anche di un tempio etrusco, ricadente nella zona di Poggio alla Bandite. Tale presenza è resa probabile sia da reperti trovate in loco, quali due antefisse, oltre che da documentazione di un soprintendente degli anni’40 che effettuata ricerche in zona. Su lato botanico, l’olivastra ha altre peculiarità, che la classificano, come una cultivar autoctona del Monte Amiata, concentrata prevalentemente sul versante grossetano (prevalentemente zone agricole di Seggiano, Castel del Piano, Cinigiano area Monticello Amiata, Arcidosso, Semproniano, ma anche nei territori dei comuni di Roccalbegna e Santa Fiora, ed in quelli senesi, Montalcino e Castiglione d’Orcia) ad una quota che va dai 460 ai 650 mt. I sinonimi del nome della cultivar sono: Seggianese, Seggianina, Olivastra di Montalcino, Olivastro di Seggiano, Olivo dell'Amiata. Ha una serie di caratteristiche particolari, che la distinguono della altre cultivar tipiche toscane,

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La certificazione DOP prevede parametri e controlli di qualitĂ restrittivi rispetto a quelli di legge, come ad esempio: AciditĂ massima totale: espressa in acido oleico, in peso, non eccedente lo 0,50% (per legge extravergine non superiore a 0,80%); Perossidi: valore massimo 12; K232: max 2.20; K270: max 0.20; Percentuale di acidi grassi insaturi uguale o superiore al 78%; Polifenoli totali: superiore a 200 ppm; Tocoferoli totali: uguale o superiore a 100 ppm; Colore: dal verde con toni gialli al dorato; Odore: fruttato fresco, pulito, netto di oliva, con note erbacee di carciofo, e aromi secondari di frutta bianca; Sapore: pulito, netto, con note erbacee che ripercorrono i toni olfattivi, carica amara e piccante in buona armonia. Foto di Daniele Badini. 16


ben descritte nel disciplinare della DOP Seggiano: a) elevata resistenza al freddo e discreta al cicloconio e rogna. La resistenza al freddo ha fatto sì che nei secoli si sia selezionata nella fasce climatiche più fredde, facendo sì di essere la cultivar prevalente, originando così un olio di monocultivar per “natura” e non per “scelta”; b) vista la sua presenza in aree fredde, salvo rare annate, la coltura non subisce attacchi della mosca olearia o di altri parassiti, non necessita quindi di trattamenti antiparassitari. Molte aziende olivicole sono certificate biologiche; c) la forma dell’oliva è subsferica; d) alta resa in olio. Colta precoce arriva a 17-18%, colta matura supera il 20%; e) pianta con portamento vigoroso. Portamento assurgente, chioma espansa e mediamente folta; f) la maturazione e' piuttosto precoce mentre la produttivita' e' buona anche se alternante; g) autosterile. Buoni impollinatori sono risultati "Frantoio", "Moraiolo", "Correggiolo", "Leccino" e in minor misura "Pendolino". L'aborto dell'ovario raggiunge valori tra 10 e 35%. Nelle zone calde ha problemi di fioritura ed allegagione. Caratteristiche dell'olio: è un olio monovarietale, ottenuto da oliveti con prevalenza della cultivar Olivastra Seggianese (Il Disciplinare DOP Seggiano prevede almeno l’85%, mentre l’IGP Toscano sottodenominazione Seggiano, prevede almeno il 90%). L’olio si presenta di colore verde tendente al dorato, dolce, di sottile profumo, con sapore gradevolmente fruttato. Se colta precoce il fruttato verde racchiude in se il profumo di erbe aromatiche. La sua fragranza si esalta in particolare su insalate di ortaggi e foglie verdi, legumi, verdura cotta, pietanze a base di pesce. Le qualità di un buon olio si evidenziano su piatti semplici, ad esempio le patate bollite. Si addice in particolare ai piatti delicati, insalate di lattuga e porcini, pesce o per preparare maionese. Le principali caratteristiche di questo olio sono la presenza di acidi grassi insaturi, (quelli del colesterolo buono) un grado di acidità che, al momento della produzione, scende spesso al di sotto dello 0,15%, salvo annate particolarmente negative; un alto grado di conservabilità. Con la legge 169/92 è stata riconosciuta la denominazione DOP, a partire dal 2012. La certificazione DOP garantisce la piena tracciabilità del prodotto, dall’oliveto alla bottiglia, la garanzia che l’olio sia monovarietale oltre l’85%, e soprattutto la qualità superiore dell’olio Extra vergine, con parametri e controlli di qualità restrittivi rispetto a quelli di legge.

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“L'aria vi è purissima; il clima aspro d'inverno, piacevolmente temperato d'estate; ricca la vegetazione digradante per varietà di colori dal fosco rossastro dei faggi, che coprono fitti la parte superiore del monte, e dal verde intenso dei castagni e dal cupo degli abeti e dei cerri sottostanti, al cinereo degli olivi e al verde chiaro dei vigneti sparsi lungo il pendio fino al piano. [...] All'ombra degli antichi castagni, per i luoghi più solitari, nella pace dei meriggi estivi, sulle praterie ondulate sparse di muschio, ove luccicano serpeggiando vene chiarissime, fra le grandi scogliere, sparse di licheni, pare aliti ancora un'aura di leggende.” Giacomo Barzellotti Monte Amiata e il suo profeta, 1910 Monte Amiata, la faggeta nella stagione primaverile. 19


Primavera. Ciliegi in fiore tra gli alberi di olivastra. Foto di Daniele Badini.

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Cigliegi in fiore. Foto di Daniele Badini.

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Fioritura primaverile. A destra una pianta di rosmarino in fiore. Foto di Daniele Badini.

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Consociazione tra olivastre e viti. Foto di Daniele Badini.

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Estate. Campi di grano. Foto di Daniele Badini.

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Foto di Daniele Badini.

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A sinistra e nelle pagine precedenti: particolari di olivastra. A destra foto di Daniele Badini.

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Stefano Scialotti: immagini della raccolta delle olive tratte dai filmati realizzati per il Museo della Terra e dell'Olivastra di Seggiano.

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Autunno. Foto di Daniele Badini.

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Autunno. Vigneti alle pendici del Castello di Potentino. Foto di Daniele Badini.

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Autunno. Vigneti e frutti selvatici.

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Cascatella del torrente Bugnano. Foto di Daniele Badini.

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“Io morirò con la nostalgia di questi luoghi, e se la mia anima resta, prego che ella si avvolga col vento che dai macigni dell'Amiata va lungo la Fiora malinconica fino al mare.â€?

mario pratesi In provincia, Firenze 1883

Il Monte Amiata nella stagione autunnale. 47


Autunno. A destra castagneto alle pendici del Monte Amiata. Foto di Daniele Badini.

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Sottobosco del Monte Amiata nella stagione autunnale. Foto di Daniele Badini.

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Luce autunnale nella faggeta del Monte Amiata. Foto di Daniele Badini.

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Foto di Daniele Badini.

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Inverno. In primo piano il Santuario della Madonna della CaritĂ .

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Il colle di Seggiano innevato. Foto di Daniele Badini.

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Olivastre sotto la neve. Foto di Daniele Badini.

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Foto di Daniele Badini.

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Monte Amiata, strada per la vetta nella stagione invernale. Foto di Daniele Badini.

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“La polvere volava alta, con le pagliuzze e le festuche; e anche dalla parte del Monte Amiata le nebbie si affoltarono. Ogni cosa cambiò di colore, con una rapidità istantanea; quasi piacevole. Le ombre a un tratto affievolivano e a un tratto rinforzavano; i prati ora erano più scuri e ora più chiari; qualche volta con una tenerezza improvvisa ed esaltata, qualche volta con un lividore che pareva dovesse diventare nero.”

Federigo Tozzi, Il podere Foto di Daniele Badini. 69


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Sez i one 2

il paesaggio culturale dell'olivastra di seggiano

Resti murari del Convento del Colombaio. 71


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Un museo per la terra e per l'olivastra di Seggiano

Architetto Sveva Di Martino - Spazi Consonanti

"Questo mondo vegetale che ci sembra così calmo,così rassegnato,dove tutto pare accettazione silenziosa, obbedienza e raccoglimento, è viceversa quello in cui la rivolta contro il destino è la più veemente e ostinata. L’organo essenziale, quello che nutre la pianta , la radice, lo attacca indissolubilmente al suolo. Se per l’uomo è arduo scoprire fra tutte le leggi della natura quella che maggiormente grava sulle sue spalle,per la pianta non vi è alcun dubbio: è la legge che la condanna all’immobilità perpetua. Perciò, mentre l’uomo è costretto a disperdere le proprie energie nella ricerca di tale legge, la pianta al contrario sa fin dal principio contro cosa deve lottare. E l’energia della sua idea fissa, che sale dalle tenebre delle sue radici per organizzarsi e schiudersi nella luminosità del fiore, è uno spettacolo incomparabile.” Maurice Maeterlink, L’intelligenza dei fiori, 1907

L’olivastra di Seggiano è protagonista di un progetto di valorizzazione che ebbe inizio quasi dieci anni fa, quando l’allora Sindaco, l'avvocato Daniele Rossi, con il sostegno e la collaborazione del Presidente della Comunità Montana Amiata Grossetana dott. Giovanni Alessandri, volle dedicare proprio a questa pianta e al suo territorio, un museo civico. Lo scopo concreto di questo progetto era di raccontare e celebrare, agli occhi di cittadini e visitatori, l’antica tradizione agricola dell'olivicultura, che segnò nei secoli la vita economica, spirituale e culturale delle popolazioni amiatine; la speranza dell'iniziativa era però, al tempo stesso, di mostrare la vitale permanenza di questa tradizione nel presente e la sua potenziale capacità di riproporsi e reinventarsi nel futuro. Per rispondere alle richieste dell’amministrazione ci ponemmo perciò l’obiettivo di guardare a questa pianta e ai suoi straordinari paesaggi da una nuova e diversa prospettiva. Cisternone ottocentesco: immagine interna del volume. 73


Il Cisternone ottocentesco: immagine esterna.

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Nel corso delle ricerche preliminari sul mondo vegetale e sull'agricoltura, ci imbattemmo nel capolavoro letterario di Maurice Maeterlink "L'intelligenza dei fiori", nel quale l'autore, certamente influenzato dalle ricerche scientifiche di Darwin sull’attività nervosa dell’apparato radicale delle piante, esplorava con umano trasporto, e fervida immaginazione - da naturalista esperto qual era - la realtà sotterranea e sconosciuta degli alberi e dei loro fiori, la loro metà nascosta. Un libro dei primi anni del secolo scorso, ci suggerì, quindi, un’inedita prospettiva sul mondo sotterraneo delle piante, una chiave interpretativa che si sarebbe rivelata carica di interesse sul piano museografico, scientifico e artistico; nasceva poi a Firenze, proprio in quei giorni, il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, futuro referente scientifico del progetto: questo interesse condiviso, questa spontanea sinergia, ci sembrò un vero e proprio segno della bontà dell'approccio scelto. La valorizzazione di un bene ambientale o culturale non deve essere, quindi, necessariamente affidata a un pensiero avveniristico e stupefacente; proprio attingendo, invece, all’inesauribile miniera della storia e della tradizione, si possono trovare preziose visioni, spunti, metafore, sulle quali costruire, con attenzione e passione, prospettive di sviluppo concrete. Il progetto prese il nome di Museo della terra e dell’olivastra di Seggiano; l'articolazione, complessa, dei suoi spazi e del suo impianto narrativo sarà raccontata in un’altra sede. I primissimi interventi di recupero architettonico riguardarono l’antico Frantoio Ceccherini, che si affaccia sulla piazza principale di Seggiano, e il complesso ex Monte dei Paschi di Siena, ubicato sul fronte antistante della stessa piazza. Proprio quest'ultimo edificio venne trasformato in oleoteca e punto di esposizione e vendita delle eccellenze agricole del territorio, dall'olio DOP ai numerosissimi prodotti che compongono lo straordinario paesaggio alimentare dell'Amiata. La particolarità di questo museo è di essere stato pensato come un riferimento, un volano per l'economia del paese; accanto agli spazi dedicati al racconto o alla valorizzazione della storia di Seggiano, furono infatti previsti sin dall'inizio ambienti per la raccolta e la promozione dei prodotti locali, che già oggi, prima ancora dell'inaugurazione del museo, sono attivi e funzionanti. La nuova oleoteca, in particolare, con i suoi austeri arredi in lamiera metallica crea una continuità con le atmosfere dell’antico frantoio: un edificio multipiano sottoterra che ospita imponenti macchinari dei primi anni del ‘900. L’integrazione tra passato e presente, tra prospettive di sviluppo e tradizione, la promozione delle varietà - siano esse agricole, artistiche o scientifiche - è ciò che rende unico il nostro paese; proprio le tante identità, i tanti microcosmi culturali possono diventare, infatti, veri motori della crescita locale.

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Alcune immagini del progetto per il recupero architettonico del Cisternone: sezione sulla pianta di olivastra, monitoraggio e registrazione dell'attivitĂ radicale (LINV), interpretazione artistica di Gianandrea Gazzola.

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Seggiano, oggi, attraverso il suo museo, si candida ad essere testimonianza di questa carica innovativa dei territori interni italiani, e punto di riferimento nazionale per la sperimentazione in agricoltura. Lo spazio che con maggior vigore esprime questo rinnovato sodalizio tra patrimonio, architettura, arti e scienza è il cosiddetto Cisternone, che sarà tra non molto aperto al pubblico. All’interno di una cisterna d’acqua ottocentesca, una pianta di olivastra seggianese è stata sospesa con le radici libere nel vuoto: sarà la più grande pianta al mondo alimentata con tecnologia aeroponica; le attività dell’apparato radicale saranno scientificamente registrate e l’esperienza della loro fisica monumentalità, insieme ad un’interpretazione artistica e visiva della loro attività nervosa, darà luogo ad un’esperienza unica al mondo.

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Frantoio Ceccherini. Nelle pagine precedenti: disegno della pianta del progetto di restauro e immagine della mola per la spremitura. A destra: uno degli ambienti restaurati. Illuminazione artistica di Gianandrea Gazzola.

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Frantoio Ceccherini. A sinistra: particolare di uno degli ambienti, foto di Daniele Badini. A destra particolari delle presse.

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Frantoio Ceccherini. Particolari. Foto di Daniele Badini.

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Oleoteca di Seggiano. Nelle pagine precedenti: disegni del progetto architettonico. A destra: l'oleoteca realizzata, sulle pareti le videoproiezioni di Stefano Scialotti.

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Oleoteca di Seggiano.

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“Forse la chiave per risolvere le ragioni della sacralità dell'olio di oliva ci può venire da queste considerazioni naturalistiche-antropologiche. Non dimentichiamo che il tipo di ambiente, da una parte estremamente favorevole alla vita dell'uomo, con economia pastorale, nomade, e con una terra molto fertile (il Deuteronomio, 8,7-9 dice «ti darò una terra buona ... terra di frumento ed orzo, di viti, fichi e melograni, di olio di oliva e miele ...») che poteva portare alla meditazione, al misticismo, dall'altra un ambiente con clima fresco-umido, con enormi foreste, paludi, laghi, rive del mare, che esigevano dall'uomo un ontrollo e dominio continuo della natura, da cui egli otteneva i mezzi di sussistenza col suo lavoro (agricoltura, allevamento, caccia e pesca) con la difesa da animali feroci, con la costruzione di abitazioni adatte al clima, tutte attività che non favorivano né meditazione né misticismo. La teogonia era ridotta ai minimi termini, lasciando invece largo spazio alla magia, che doveva difendere l'uomo da un ambiente relativamente ostico.” giorgio marcuzzi Il rapporto uomo-olivo: un problema di ecologia umana Foto di Daniele Badini. 93


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Realtà e prospettive del turismo culturale nel territorio di Seggiano

Avvocato Daniele Rossi Presidente de La Fondazione Le radici di Seggiano

La Fondazione Le Radici di Seggiano venne ideata e costituita dall’Amministrazione Comunale di Seggiano nell’anno 2012 con un duplice obiettivo: da un lato ampliare la platea di gente di buona volontà che si potesse occupare di cultura e, più specificamente di storia, vicende, tradizioni di Seggiano e della sua Terra, rispetto a quanto poteva fare da sola l’Amministrazione comunale; dall’altro vi era la necessità di avere un braccio operativo che gestisse, anche in termini aziendali, la promozione territoriale (che non è scindibile dalla storia, dalle tradizioni, e, insomma, dalle Radici) con, anche, la valorizzazione del prodotto tipico d’eccellenza che è l’olio estratto dall’olivastra seggianese, pianta madre, caratterizzante il paesaggio e l’economia di Seggiano. Pianta da cui si origina l’assoluta tipicità che è l’olio Seggiano D.O.P. In quest’ottica, quindi, la Fondazione è un’istituzione tipicamente culturale ma che cerca di organizzare la propria esistenza e il proprio funzionamento non dipendendo in maniera esclusiva dal socio fondatore (Comune) ma cercando propri canali di finanziamento e sponsorizzazioni e gestendo direttamente un punto vendita delle eccellenze territoriali. Non sappiamo se le poche forze che può mettere a disposizione una piccola comunità basteranno a far sì che una Fondazione culturale possa proiettarsi nel futuro e diventare strumento di tutta quella Comunità che, per quanto piccola, garantirà la narrazione di sé, dei suoi valori delle sue eccellenze. Per ora sogniamo di far conoscere una storia di piante, di ulivi, di olio, di santi, di arte, di vita, di una Comunità che da più di un millennio vive e fa vivere la Valle del Vivo, che dalla cima del Monte Amiata declina verso la Maremma fra il fiume Orcia e il torrente Ente. Vallata fra le più belle del mondo per integrità paesaggistica e integrazione antropica che, qui, è stata delicata, rispettosa e tutt’altro che invasiva. Il progetto guida per uno sviluppo, anche economico, di Seggiano fu ideato, in comunione d’inOratorio di San Rocco: pittura a fresco del pittore senese Girolamo di Domenico, terminata nel 1493, raffigurante San Bernardino con in mano il monogramma di Cristo, IHS. 95


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Siti di valore storico e artistico nel territorio di Seggiano.

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Convento del Colombaio.

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tenti con l’Amministrazione Comunale, dallo studio d’architettura Spazi Consonanti di Roma - di Mao Benedetti, Jacopo Benedetti, Sveva Di Martino e Vania Gianese - che, incaricato di redigere un progetto per un museo dell’olio, pensò di far fare al visitatore un viaggio guidato fin dentro le radici di Seggiano e della sua Terra, coinvolgendo nella realizzazione gli artisti Gianandrea Gazzola e Stefano Scialotti. Questo viaggio dentro le radici, alla scoperta di esse, fu pensato come metafora ma necessitava anche di qualcosa di concreto. Ecco allora l’idea di poter vedere un’olivastra seggianese nella parte che nessuno aveva mai visto: l’apparato radicale. La fortuna ci ha concesso di recuperare un oggetto architettonico bellissimo e che era caduto in oblio: un “cisternone” per l’approvvigionamento d’acqua dell’abitato realizzato a metà dell’’800 prima che fosse costruito l’acquedotto. Dentro a questo cisternone, la cui tecnica di costruzione è una meravigliosa dimostrazione di capacità artigianale dei nostri antenati, vivrà un’olivastra a radici nude, nutrita con tecnica idroponica, che, fin’ora, era stata sperimentata solo su essenze floreali o arbustive. L’Università degli Studi di Firenze attraverso il suo Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) studierà i comportamenti di questa pianta. Ecco che una piccola comunità diventa il centro di un progetto sperimentale di amplissimo respiro accolto con calore dal Prof. Stefano Mancuso e dai suoi collaboratori che hanno messo a disposizione il loro sapere scientifico per la riuscita dell’allevamento della pianta ma anche proponendo a scienziati di tutto il mondo di confrontarsi, a Seggiano, con il loro interesse divulgativo: spiegare in termini semplici a noi distratti e male informati cittadini comuni che il mondo vegetale ha comportamenti assolutamente assimilabili, per non dire identici, a quello animale. Una pianta, quindi, merita lo stesso rispetto la stessa attenzione lo stesso interesse scientifico e la stessa curiosità di un animale! Insomma, la Fondazione Le Radici di Seggiano si trova a operare in un contesto generale: paesaggio con oliveti e castagneti di incommensurabile valore; un contesto specifico: il Museo della Terra e dell'Olivastra di Seggiano, da godere in un viaggio itinerante fra il Vecchio Frantoio, il Centro Civico e documentale, l’olivo a radici sospese, l’oleoteca, le ricchezze storico artistiche, le chiese, la sala d’arte antica; un contesto scientifico legato ai comportamenti delle piante (intelligenza) e di quella specifica pianta di olivastra; un contesto legato all’arte contemporanea poiché sul territorio di Seggiano si è insediato un grande artista di fama internazionale: Daniel Spoerri, che ha collocato nel suo Giardino di Daniel Spoerri oltre cento installazioni sue e dei migliori artisti contemporanei europei del ‘900; un contesto di riflessione storica e mistica intorno alla figura di San Bernardino da Siena Gran Santo seggianese che ha fatto la storia

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Ferriera della Lama sul torrente Bugnano.

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dell’Osservanza Francescana, che ha portato nelle piazze e nei municipi delle città italiane, in perenne lotta fra loro in quella prima metà del quattrocento, l’alito della pace, l’anelito della pacificazione e la centralità, su tutto, del nome di Gesù. Bernardino si formò al convento del Colombaio in Terra di Seggiano, circondato dalle olivastre seggianesi, dove Egli fece il noviziato e cantò la Prima Messa. Predicò per la prima volta dentro il Castello di Seggiano. Merita una riscoperta e una nuova gloria come quella che gli tributarono generazioni e generazioni di seggianesi. In pochi anni si è realizzato il sogno di restaurare un vecchio frantoio e l’ex Palazzo comunale, nonché di allestire una splendida oleoteca che ha vinto - unica opera pubblica tra tante iniziative private- un premio organizzato da Gambero Rosso e l’Istituto Nazionale di Architettura come uno fra i migliori progetti di allestimento di un’attività commerciale, e siamo alla chiusura del restauro del cisternone e al collocamento dell’olivastra dentro di esso. L’oleoteca si trova sulla piazza principale nello stesso edificio che ospita l’emporio/punto vendita: l’immobile ex Monte dei Paschi è stato interamente recuperato proprio allo scopo di dare gambe a nuove attività economiche legate alla valorizzazione dei prodotti della nostra Terra. Progetti che sembravano fantascientifici hanno trovato una celere realizzazione. Il Giardino di Daniel Spoerri è una realtà consolidata e potrà avere nuova spinta operativa con l’avvio del progetto denominato Orcus Porcus che si propone di realizzare un contrasto di stile: l’”orrido” contro il “bello”, nell’adiacente proprietà pubblica. La cappella di San Rocco e le chiese, compreso lo splendido tempio della Madonna della Carità, sono in decorose condizioni e meritevoli di visita, come possono essere interessanti mete per una visita guidata il Castello di Potentino e la chiesa privata di Santa Maria in Villa. Rimangono, come ulteriori prospettive di lavoro, lo scavo archeologico nell’area di Bandite, dove il dott. Milani nel 1910 individuò il luogo dove sarebbe sorto un tempio etrusco, lo studio delle pestarole/palmenti ritrovate nei pressi di Potentino, la valorizzazione della risorsa acqua con l’intervento progettato nel deposito del “Bottino” in centro storico e il recupero, almeno del sistema idraulico della ferriera della Lama, sul torrente Bugnano, e un nuovo approfondimento sull’economia delle ferriere in epoca medievale. Oltre a una fortissima ripresa del tema di San Bernardino e della vita francescana che si è sviluppata, fino alla soppressione leopoldina, all’interno del Cenobio del Colombaio. I ruderi di quel Convento trasudano ancor oggi odori di santità. Conoscerne la storia aiuterà anche a recuperare il sito geografico. E sarà il nuovo orizzonte culturale di Seggiano e dell’Amiata. Su questo la Fondazione dovrà lavorare alacremente. La Fondazione Le Radici di Seggiano si rivolge a tutti quelli di buona volontà e a chi si sente, oggi,

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Frazione di Pescina. Foto di Daniele Badini.

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seggianese perché creda e s’impegni a lavorare su obiettivi che sembrano così grandi da apparire irraggiungibili. Eppure il sogno, se tutti ci impegniamo, potrebbe diventare una splendida realtà con vantaggi anche economici per il nostro territorio: è proprio di questi giorni la notizia che Seggiano, grazie al progetto innovativo del suo nuovo Museo, rappresenterà la Regione Toscana all’Expo 2015. Già ora abbiamo un pacchetto di offerta di turismo culturale di assoluto rilievo la gestione che riusciremo ad affinare segnerà la credibilità delle nostre proposte. Gli operatori turistici devono diventare gli attori principali di questo salto di qualità. Io credo che il territorio e la storia ci abbiano dato molto su cui riflettere, approfondire, studiare godere ed essere orgogliosi delle nostre radici. Sta a noi saperne cogliere i frutti.

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“Molti sono i luoghi nel territorio senese che portano questo nome [Colombaio]; ma il convento, di cui qui si parla era un sito umile assai, nel monte Amiata, presso Seggiano, ora in completa rovina, essendovi stati cacciati i Francescani fino dal 1786. Rimane il solo campanile. Era stato donato questo poderetto a San Francesco d'Assisi nel 1212, quando sen venne in Toscana, ed egli stesso vi aveva fatto erigere il convento che rispecchiava tutta la povertà da lui disposata. Luogo perciò molto atto alla vita contemplativa; lungi dal rumore degli uomini e frammezzo a folti alberi.”

F. alessio Storia di San Bernardino da Siena e del suo tempo, 1899

Convento del Colombaio. 105


Monte Amiata: sorgente del torrente Bugnano.

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Giardino di Daniel Spoerri. A sinistra: opera di Dani Karavan. A destra: scultura di Oliver Estoppey. Foto di Daniele Badini.

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“Ogni sera ci porta piĂš lontano la notte i fuochi fluidi spenti dagli oliveti, l'ala del cielo torrido e arborato di fulmini cristallini. Finalmente la terra, il profumo della quercia per le ruvide strade inerpicate sul fianco dei paesi crocifissi al sommo di una pallida provincia di grano! E di suoni una siepe costernata nell'aria tarda nelle ore morte del giorno sente una rossa luna perniciosa liquefarsi nelle acque della Fiora.â€?

Mario Luzi, Passaggio, 1942

Il Monte Amiata al crepuscolo, 111


Bibliografia sull'olivastra di Seggiano

1. Disciplinare DOP Seggiano. Reperibile sul sito del Consorzio www.consorzioolioseggiano.it 2. A. Cimato, A. Baldini e R. Moretti, L'olio di oliva - Cultivar, ambiente e tecniche agronomiche, pubblicazione ARSIA (agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione nel settore agricoloforestale di Firenze) 3. A. Morettini e E. Bagnoli, L'autosterilità dell'Olivstra Seggianese del Monte Amiata, Istituto di coltivazioni dell'Università di Firenze 1949 4. A. Cimato e L. Omodei Zorini, Sistemi olivicoli marginali in Toscana: presente e futuro, atti del convegno Europeo (Matera 12-13 ottobre 2004), Ivalsa CNR, Sesto Fiorentino (FI) 5. C. Cantini, A. Cimato e G. Sani, Morphological evaluation of olive germoplasm present in Tuscany region, 1999 6. A. Ciacci, M. Cresti, C. Milanesi e P. Persano, Il progetto Eleiva, Oleum, Olio tra archeologia e biologia molecolare, Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche, Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Università di Siena. Dipartimento di Scienze Ambientali G. Sarfatti, Università di Siena

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