Qui Mineo - 2012.06.25 (n. 003)

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2012, giugno lunedì 25 libera distribuzione

Qui Mineo foglio di documentazione civica

Dal C.A.R.A. di Mineo Denegato patrocinio a spese dello stato = impedita assistenza legale = violazione del diritto di difesa

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distanza di oltre un anno dall’intensificarsi del fenomeno migratorio sulle coste siciliane ed il protrarsi e l’accrescersi delle problematiche organizzative che, ancora oggi, connotano l’operato degli Uffici istituzionalmente preposti alla gestione delle domande di protezione internazionale, si pone in risalto l’insorgere di una “nuova” emergenza la cui non adeguata gestione ha già assunto riflessi assai preoccupanti poiché tale da porre a repentaglio la salvaguardia di un principio fondamentale della Costituzione italiana, quale il diritto di asilo politico, disciplinato dall’art 10°, comma 3° Cost. (continua a p. 2)

Per i disabili a Mineo L’incompiuta diga di Pietrarossa (I) non c’è mai posto

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lettera aperta alla cittadinanza

acendo seguito alle precedenti denunce pubbliche di episodi gravi successi tante volte a Mineo, anche stavolta scelgo di combattere il silenzio e l’omertà a cui tanti si adeguano spesso per debolezza e scoraggiamento e descrivo qui cosa è successo giovedì 19 aprile 2012, alle ore 19. Arrivata in P.za Buglio in automobile ho trovato come sempre il posto riservato ai disabili occupato da chi disabile proprio non è, ma forse aspira a diventarlo dati i grandi privilegi come questo del parcheggio che noi disabili abbiamo e che tutti ci invidiano. Un motorino occupa lo spazio, pur segnalato con strisce e cartello; del proprietario nessuna traccia. Si aspetta, si suona il clacson per ottenere qualche risultato, ma nulla succede. Allora un concittadino si prodiga a far intervenire il vigile urbano per mettere a posto le cose. (continua a p. 3)

leggete e diffondete Qui Mineo

Quel lago… che non c’è

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n cartografo molto ottimista, alcuni anni fa, ha disegnato la mappa topografica che vedete qui sopra. Nella parte a nord del territorio comunale di Mineo laddove confina con la provincia di Enna si vede – indicato dalla freccia – un grande lago di nome “Serbatoio di Pietrarossa”. I lavori di costruzione erano in corso, presto l’opera sarebbe stata completa e funzionante; dunque, perché non proporre una mappa aggiornata visto che di sicuro tutto sarebbe andato per il meglio… D’altra parte in giro per l’Italia tante erano già allora le opere iniziate e rimaste incompiute, ma forse si pensava che per la diga di Pietrarossa nessun

ostacolo avrebbe impedito di giungere alla sua inaugurazione ormai vicina. Al cartografo invece questa volta è andata proprio male. La sua mappa fantasiosa meriterebbe un posto nell’Atlante dei luoghi immaginari ma allo stesso tempo ci offre lo spunto suggestivo per affrontare l’argomento e cercare di rispondere a alcune domande: perché oggi il lago di Mineo non è una realtà? Quanto è costata la diga e chi l’ha pagata? Si potrà mai completare e attivare questa grande struttura o è meglio demolirla e dimenticare tutto? Prossimamente “Qui Mineo” proverà a dare delle risposte sui vari aspetti della storia un po’ triste di quel lago di Mineo… che non c’è.

Il sindaco di Palagonia: «Chiudiamo il ghetto di Mineo» (a p. 3)

La difesa del territorio di L’Italia informatica (e social): Mineo inizia da Contrada ecco l’autostrada su cui corre Grillo (a p. 4) Saie (a p. 3) 1


Dal C.A.R.A. di Mineo

(continua da p. 1) Si fa riferimento alla prassi già tristemente invalsa presso l’Organo preposto all’esame della domanda di patrocinio a spese dello Stato (ovvero il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania) di negare ai cittadini extracomunitari richiedenti status di rifugiato ospiti presso il CARA di Mineo, l’ammissione a poter fruire dell’assistenza legale gratuita (poiché a spese dello Stato) dinanzi l’Autorità giudiziaria competente (Tribunale di Catania) alla valutazione giurisdizionale delle domande di protezione internazionale rigettate in prima istanza dalla Commissione territoriale (ex art 35 Dlgs 25/2008). Ciò che costituisce con tutta evidenza una violazione del diritto di difesa, poiché preclude al cittadino richiedente asilo (in quanto soggetto in palese condizione di indigenza) di agire e difendersi dinanzi la giurisdizione (art 24, comma 3° Costituzione), troverebbe fondamento (negli intenti dei sostenitori di tale tesi) nella non rispondenza del documento di identificazione (c.d. attestato nominativo) rilasciato al migrante dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Catania, ai requisiti espressamente previsti dalla disciplina di legge in materia (DPR 115/2002), in quanto non idoneo ad identificare il ricorrente. Quanto esposto costituisce null’altro che un paradosso!!! Si osserva, infatti, come il c.d. attestato nominativo rilasciato al richiedente asilo, è espressamente prescritto dalla legge (ai sensi dell’art. 26 del D. legs 25/2008) ai fini dell’avvio dell’iter procedimentale funzionale all’esame della domanda, in quanto idoneo a dare certezza dell’identità della persona fisica dimorante sul territorio della Repubblica che ha formalizzato l’istanza di protezione internazionale. Da ciò, l’attestato sarebbe un documento idoneo all’individuazione del soggetto cui lo Stato potrebbe riconoscere la protezione internazionale ma non idoneo all’individuazione dello stesso soggetto… ai fini dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ma soprattutto appare di tutta evidenza come l’interpretazione contestata sia in palese contrasto con gli artt.li 25-27 della Convenzione di Ginevra, laddove è espressamente stabilito che un rifugiato politico che – OVVIAMENTE – non può rivolgersi al proprio Stato di appartenenza, al fine di ottenere una certificazione attestante le proprie generalità strumentale all’eserci-

zio di un diritto (qual è il diritto di difesa costituzionalmente garantito), debba ottenere una certificazione idonea (ovvero l’attestato nominativo) ad opera dello Stato cui chiede rifugio. Non pare dubbio, pertanto, come un’interpretazione costituzionalmente orientata – oltre che coerente con gli accordi internazionali ratificati dallo Stato italiano – della disciplina sul patrocinio a spese dello Stato, debba condurre al pacifico riconoscimento di tale beneficio (come già espressamente riconosciuto in diverse Pronunce del Tribunale di Catania) a favore dei richiedenti status di rifugiato. L’evidenza di quello che potremmo definire un corto circuito giuridico, assume tutta la propria drammaticità a seguito del susseguirsi ed intensificarsi dei contatti instaurati da svariati avvocati specialisti nella materia ed importanti associazioni rappresentative degli stessi, cui nonostante gli argomenti esposti, il Consiglio dell’Ordine ha ritenuto di dar riscontro mediante una delibera dispositiva della sospensione delle domande di patrocinio in attesa di un parere di validità (sollecitata all’Autorità Giudiziaria) sui contestati documenti di riconoscimento. Delibera che, a seguito della tempestiva impugnazione effettuata dinanzi al Tar di Catania da una delle associazioni sopra indicate (A.S.G.I.) sarebbe stata – altrettanto tempestivamente – revocata dallo stesso Consiglio dell’Ordine. Ad oggi, alla luce del protratto ostracismo manifestato dall’Organo rappresentativo degli avvocati catanesi, non pare sia prossima un’adeguata soluzione al problema. Preme sottolineare, inoltre, come al descritto stato dell’arte, si aggiungano ulteriori limitazioni al diritto di difesa dei migranti, il cui significativo accesso alla tutela giurisdizionale (a seguito dell’intensificarsi degli sbarchi di rifugiati sul territorio Italiano) ancora oggi continua a porre a dura prova il sistema organizzativo degli Uffici Giudiziari. Si fa riferimento alla pretesa richiesta dell’immediato pagamento degli oneri economici previsti per la proposizione del ricorso introduttivo e dell’eventuale reclamo innanzi la Corte di Appello che, in questo secondo caso, ammontano ad una cifra superiore 120 €, nonostante la proposizione dell’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ciò sulla scorta di una interpretazione letterale – ancora una volta disgiunta dal contesto normativo di riferimento – della disciplina di legge in materia (art. 109 T.u. spese di giustizia),

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ad opera del Ministero della Giustizia in risposta a vari quesiti posti dall’Ill.mo Presidente della Corte di Appello di Catania (Circolare n.42/2011 Corte di Appello di Catania). Invero, si ribadisce come una interpretazione sistematica delle citate leggi con le norme che – a livello nazionale, comunitario ed internazionale – prescrivono una fattiva tutela dei rifugiati, deve garantire l’accesso agevolato alla Giustizia a favore della peculiare situazione in cui versano questi soggetti al momento dell’arrivo sul territorio dello Stato. LA RETE ANTIRAZZISTA CATANESE NELL’ESPRIMERE IL PROPRIO DISAPPUNTO SULLE SEGNALATE PROBLEMATICHE DEL SISTEMA GIUSTIZIA IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE, invita tutti gli operatori del diritto e l’associazionismo democratico A SOLLECITARE IL FATTIVO INTERVENTO DEI RAPPRESENTANTI IN SENO AL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI CATANIA, AFFINCHE’ sostengano nella prossima seduta l’adozione di una delibera che riconosca il c.d. attestato nominativo rilasciato ai richiedenti status rifugiato, quale documentazione idonea ad identificare il ricorrente ai fini dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. avv. Giuseppe Carnabuci info-adesioni: studiolegalecarnabuci@hotmail.it

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Alessandro Salerno

(Esso)

Viale Francesco Crispi, Mineo tel. 339.4488179

La posta di Qui Mineo: quimineo@tiscali.it


Per i disabili a Mineo La difesa del territorio di Mineo inizia da Contrada Saie non c’è mai posto ontrada Saie si trova alla periferia amministrazione – dichiara Pietro (continua da p. 1) Qual’è la soluzione che il vigile urbano trova? Semplice: secondo lui io devo parcheggiare l’auto nello spazio riservato ai due ruote e il motorino parcheggiato abusivamente può rimanere indisturbato in quel parcheggio al quale – ancora – il proprietario del motorino non ha diritto e che potrà usare solo quando manderanno anche a lui il cartellino di disabile e allora potrà festeggiare, felice della sua nuova condizione. Faccio allora notare al vigile che questa soluzione è assolutamente sbagliata e che il suo ruolo non è quello di aggiustare le cose alla meno peggio ma di far rispettare le regole che ci sono, dunque lui ha l’obbligo di rilevare la contravvenzione e fare la multa. Se non lo fa, aggiungo, non avrò altra scelta che rivolgermi alle forze dell’ordine per denunciare la sua negligenza evidente. A questo punto il vigile si arrabbia e mi aggredisce con parole che preferisco non riferire in questa sede ma che sono state ascoltate da vari testimoni. In sostanza mi sfida a denunciarlo e mi comanda con arroganza stupefacente di “farmi i fatti miei”. Subito dopo, forse accortosi che aveva passato ogni misura e che avrebbe potuto avere dei guai seri per il suo comportamento doppiamente indegno, ha finalmente deciso di fare la multa al motorino parcheggiato nel posto riservato ai disabili. I fatti sopra riferiti sono vergognosi da ogni punto di vista. È inaccettabile che un cittadino, per di più disabile, debba armarsi di coraggio e forza d’animo straordinari per affrontare perfino i pubblici ufficiali che dovrebbero stare dalla parte del più debole e invece in casi come questi mostrano di fare ben altra scelta, per pigrizia o paura di qualcosa. Va tutto bene così? Abbiamo bisogno di mantenere con lo stipendio pagato da noi chi disprezza i nostri diritti e ormai serve solo a proteggere l’illegalità? La misura è davvero colma. Dalle istituzioni, purtroppo, per esperienza non mi aspetto nessuna sensibilità e attenzione. Posso solo augurarmi che i miei concittadini di Mineo vogliano mostrarsi più civili e umani di chi dovrebbe dare il buon l’esempio prima di tutti gli altri e invece dà un esempio molto cattivo. Grazia Bellino, per l’Osservatorio sulle disabilità a Mineo

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del territorio di Mineo. Proprio al confine con il centro abitato di Grammichele e cittadini grammichelesi vivono in quelle case, anche se da alcuni decenni si sono ritrovati a essere menenini. Il Consiglio comunale ha votato un ordine del giorno che permette a quella zona di indire un referendum che di sicuro avrà un risultato plebiscitario da parte di coloro i quali vogliono ritornare a essere abitanti di Grammichele. In conseguenza di ciò quella parte del territorio dovrà essere ceduto. Una decisione fortemente criticata da La Destra di Mineo. «Siamo sconcertati dalle negligenze politiche dell’attuale

Catania, portavoce del partito La Destra di Mineo –. Le ultime amministrazioni Mirata-Castania, si sono mostrate incapaci negli anni di erogare servizi pubblici ai residenti di contrada Saie. Pertanto, si è pensato bene di risolvere il problema “amputando” una parte del nostro territorio e della nostra storia». «Promuoveremo – conclude Catania – ogni iniziativa popolare democratica affinché siano i nostri concittadini a decidere. Stiamo analizzando varie ipotesi, se possibile e necessario ricorreremo anche a indire un referendum consultivo». (da “La Sicilia”, 2011.10.10)

Il sindaco di Palagonia: «Chiudiamo il ghetto di Mineo»

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gni anno nel mondo si celebra, il 20 giugno, la “Giornata del rifugiato”, nata undici anni fa per iniziativa dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) come momento di riflessione sulle difficili scelte che un rifugiato è spesso costretto a fare nel corso della propria vita alla ricerca di protezione. Per queste ragioni: «Il centro accoglienza migranti di Mineo va chiuso al più presto perché si è rivelata la più grossa presa in giro perpetrata ai danni dei richiedenti asilo e della stessa popolazione locale». Non ha dubbi il sindaco di Palagonia, Valerio Marletta, che rincara la dose. «Questa operazione, voluta con forza dal ministro Maroni, rappresenta ormai da due anni una palese specu-

lazione che ha solo messo in moto, portandola a regime, la macchina affaristico clientelare delle emergenze, che tante vergogne ha prodotto nel nostro paese». «Niente a che vedere con la solidarietà – continua il primo cittadino – solo una gestione speculare di una struttura che sorge in una zona isolata e che può essere paragonata ad un ghetto dove i migranti, chiedenti asilo, vivono come detenuti senza alcun contatto con la popolazione locale». «A complicare le cose – sostiene il sindaco – ci si mette anche la burocrazia, perché da mesi la situazione si è praticamente bloccata nell’incertezza dei tempi di definizione delle domande di asilo e la Commissione territoriale ha tempi “elefantiaci” anche per le richieste di soggiorno». «L’amministrazione comunale di Palagonia – dice ancora il primo cittadino – si schiererà in tutte le sedi contro questa politica che devia ingenti flussi di denaro pubblico su una struttura che dopo la partenza degli americani non avrebbe trovato migliore remunerativa collocazione». «Come cittadini – conclude Marletta – ci teniamo a sottolineare inoltre, che siamo ampiamente favorevoli a iniziative VERE di aiuto e sussidiarietà, valori questi che stanno alla base di ogni convivenza civile, ma riteniamo la soluzione del centro accoglienza di Mineo, sbagliata, contraddittoria e oltretutto, non coerente con i principi fondamentali della solidarietà fra i popoli». Salvo Reitano

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L’Italia informatica (e social): ecco l’autostrada su cui corre Grillo Banda larga e Internet oltre il 50% al Centro-Nord, dove i grillini hanno conquistato le percentuali più alte e 4 Comuni La diffusione di Internet e dei social network è uno dei motori che spingono la macchina di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle. Fra la penetrazione del digitale e la crescita del nuovo partito (o antipartito) la corrispondenza appare stretta. Il dato, emerso come ipotesi nei commenti ai risultati elettorali, viene ora documentato con precisione da un’inchiesta del Corriere della Sera basata su una ricerca della società di analisi Between. Partiamo da quattro indicatori chiave della Società dell’Informazione e dal loro andamento negli ultimi sette anni. Dal 2005 a oggi, in Italia, gli utenti di banda larga su telefono fisso sono passati dal 14% nel 2005 al 37% della popolazione; i possessori di smartphone da zero al 51%; gli utenti di Internet, il 30% sette anni fa, sono oggi il 55%; infine il popolo dei social network come Facebook e Twitter è passato da zero al 50%. Quest’ultimo, in particolare, ha fatto un grande balzo tra il 2008 e il 2009 (dal 10% al 34%). Questo il grafico nazionale. I dati diventano ancor più interessanti se disaggregati per regione. In generale emerge una distanza notevole tra Centro-Nord e Sud. Soprattutto, nell’uso della Rete e dei social network. Gli utenti di Internet sono oltre il 50% nel Centro-Nord, con punte del 59% in Lombardia e in Trentino-Alto Adige, mentre arrivano al massimo al 45% (con record negativi in Puglia e Basilicata del 41-42%) nel Mezzogiorno. I fan di Facebook e Twitter sono geograficamente distribuiti allo stesso modo, ma con una percentuale particolarmente alta in Lombardia e Lazio. In questo panorama la Sardegna fa un po’ storia a sé: da un lato l’isola appartiene a pieno titolo al Sud, nei pregi e nei difetti, dall’altro se ne discosta per essere stata culla dell’innovazione digitale: qui, nel 1993, è nato il primo Internet provider italiano (Video on Line di Nicky Grauso, poi ceduto a Telecom Italia); qui è nata Tiscali di Renato Soru,

sintesi vivente del binomio tecnologiapolitica. Se ora sovrapponiamo alla carta tecnologica la mappa del Movimento 5 Stelle, ci accorgiamo che il grillismo si è propagato soprattutto nell’Italia digitale. La nuova formazione ha ricevuto l’impulso più forte nelle regioni del Nord, dove la crescita del web sociale è stata

più impetuosa. A parte Genova, città natale dell’ex comico e del suo movimento (13,86%), ricordiamo La Spezia (10,7%), Belluno (10,38%), Pistoia (10,2%), Piacenza (9,82%), la roccaforte leghista di Verona (9,35%), Bologna (9,5%), Ravenna (9,83%), Rimini (11,32%), per non dire di Parma, dove il movimento ha espresso un sindaco, e di Emilia-Romagna e Piemonte, dove ha esponenti in Consiglio regionale. Tutti luoghi ad alto tasso di Rete. Come il mitico Nord-Est – un tempo leghista e prima ancora “bianco” – dove, secondo un sondaggio citato dal Gazzettino, il Movimento 5 Stelle sarebbe al 26% delle intenzioni di voto. O come Milano – la città più cablata d’Europa in fibra ottica con Stoccolma – dove il sindaco Pisapia, nella campagna elettorale che lo portò a Palazzo Marino, si avvantaggiò della capacità dei suoi sostenitori di contrastare sui blog, talvolta deridendola non proprio amabilmente, la sua avversaria Moratti. E di creare, con gli stessi strumenti, il fenomeno virale del «favoloso mondo di Pisapie».

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In questa sovrapposizione di mappe anche i tempi coincidono: il big bang dei social network è avvenuto tra il 2008 e il 2009; ed è a partire dal 2009 che i grillini si sono presentati alle elezioni con diverse liste civiche a 5 Stelle. «Colpiscono due elementi: non solo la correlazione tra diffusione di Internet e successo del movimento – dice Cristoforo Morandini, partner di Between –. L’altro aspetto è il ruolo di epicentro svolto da Genova, città del leader, nel terremoto politico. Tutto parte dalla Superba, come le mappe evidenziano». Può al contrario stupire che la regione di Nichi Vendola – il governatore che ha fatto dell’innovazione tecnologica la sua bandiera – non si discosti dal resto del Sud. «Bari non è la Puglia – osserva però Morandini –: se si confrontano, anziché le regioni intere, le aree urbane, si vede che le differenze tra Centro-Nord e Sud sono meno marcate. Questo vale per il capoluogo pugliese ma anche per Napoli». Dai dati esce confermato il carattere metropolitano di Internet: quanto più si vive in Rete (e la città è di per sé reticolare) tanto più si vuole comunicazione, dice Peppino Ortoleva, storico dei media all'Università di Torino. «La base più rilevante del movimento di Grillo è la generazione esclusa dal lavoro, fra i trenta e i quarant’anni. Abituata a stare in Rete, si sente al tempo stesso protagonista e tagliata fuori. Se mi baso sulla mia esperienza di docente, aggiungo che i più tentati dal grillismo sono i giovani di livello culturale medio-basso, con un modesto livello di diffidenza verso la demagogia e verso l’assenza di proposte concrete». Un po’ diverso è il parere di Renato Mannheimer. «In realtà – dice il sociologo – mi sarei aspettato un divario digitale Nord-Sud ben più profondo. Il voto a Grillo, secondo me, è più accentuato al Nord indipendentemente dalle differenze di penetrazione del web. L’informatica è un mezzo cruciale, ma un peso più importante hanno i fattori culturali, a cominciare dall'insoddisfazione per i partiti tradizionali e la loro immoralità. Grillo così raccoglie un elettorato molto eterogeneo: giovane, ma non solo; leghista, di sinistra e anche conservatore». Edoardo Segantini


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