Opere Di Giordano Bruno

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DUKE UNIVERSITY LIBRARY The Glenn Negley

Collection

of Utopian Literature




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Ums&mm#4oibmwm#

.

Kja age sublimes tentet natura recessiis, jYaiji

tangente

Deo

cfervidus ignis en's/


O P E R E DI

GIORDANO BRUNO N O L A N

O,

ORA PER LA PRIMA YOLTA RACCOLTE E PLRBLICATE

ADOLFO WAGNER, DOTTORE.

DUE VOLUME.

IN

VOL.

I.

COL RITRATTO DELL' AUTORE.

L

W

E

I I

P 8 I A: D M A N

HBCCCXXX.

N.



INTRODUZIONE. scongiurato

dall' abisso de' secoli

JJ veder

,

dal tanfb e dalla

muffa delle biblioleche , anzi dal rogo, qual fenice dalle sue ceneri

,

un ingegno profondo e

riuascere alia diva luce

tal e quella,

seppur

colaliva,

sottile,

foriere e profeta di cognizione vevainente spe-

ricco e ardito,

ch' e

imbevuta ed impregnata

non potra non

della coscienza dell' elernita e necessita,

dilet-

tare cliiunque negli studj premurosi e severi del nostro pur

secolo ravvisa e saluta

1'

aurora

d'

una nuova

eta

,

comunque

esso travii in estremita precipitose e sembri inrigidire,

zino gli ostinati

ed encomiasti

difensori

Perche la viva rammentanza trasporta in forti

basti noininare

ponazio, dell'

della

triarsi,

d'

,

d'

Pico,

un

tradizione;

cieco

della

risultaincnti

questo

mondo

afiaticavano

si

sforzi d'

sbocciante,

a

1'

il

ci

le

quali

Pomnebbie

ai

pre-

desiderio di rimpa-

esilio,

ne'

campi e fondi

e la necessita d' agguagliare i

filosoliche con quelle della rivela-

zione, mentre dall' altra parte,

zia

tva'

abbandono superstizioso

dove stimolava

indagini

ancora

fatiche d' ingegni

dileguandosi andavano

mente umana,

delle

tramontaute,

filosofo

Hutteno, Erasmo,

Lutero, Melantone,

dopo un lungo ed ignominioso

ereditarj

dell' eta

Nolano

profondi e tranquilli,

indagatori

Cesalpino,

ignoranza

stigi

del

un secolo, dove, merce delle

e franchi,

o spi-

e quantunque lo calunnino o disprez-

rare in prette formole,

come

lo vuole

ignoranza,

ritardare

o

il

il

su e giu di

fauatismo e P astu-

ad opprimere que' nobili

emancipazione.

?*/^orr^ 377257


IV

Speriamo dunque, die ancor

la nostra fatica di raccoglier

queste poche opere ftaliane rarissime del Giordano

Bruno *)

sara tanto piu aggradita dagli scrutatori imparziali e spregiu-

quantoche egli perfino dagli avversarj

dicati,

uomo

e stato giudicato

non

e messo a profitto nizio; **) di

ostacoli

quantoche libere

per

di rado dal Gassendi, Cartesio,

indagini,

mondo

questo

e piu atta di qualsivoglia

porto

e

e piu forse ancora contro alle

petto nostro.

Pare anzi in

.

tore della verita di

e rinvigorisca e dalla vilta

quanto mai

vilegiati e forti di quel

non

si

chezza

ha durato

contro

gli

sua

la

gli

altra

mente

la

burrasche

alle

e agli scogli

sirti

di

instabile,

del

proprio

dovuto ad ogni mar-

fatti ufflzio

ritrattar

mondo a non

il

mai

sempremai ondeggiante ed

sensibile

Leib-

francamente vinti

eta,

quanto

sosta

trovar

singolare,

utilmente accettato

verita ,

la nostra

ad apprezzar giustamente

umana,

tuttavia

stessi

un grande ingegno

della

cultori

da' sinceri

anwnirato

fornito d'

acciocche

lite,

si ridesti

lasciar involarsi dall' ignoranza

hanno conquistato divino,

retaggio

gl'

ingegni pri-

quel palladio,

che

perde mai sennon con trascuranza colpevole e fiac-

Or, sebbene, principalmente dacche

ria.

fra noi altri

Tedeschi Jacobi e Scelling han rinfrescata la memoria di questo

premurosamente

raro ingegno,

ad

servire

difenderlo

e

esaltarlo

sia stato frugato quanto potea

contro

a' di

avversarj,

lui

che con bruciarlo hanno diffamato piuttosto se stessi, so lui

nulladiineno si desiderarono finora gli

,

desiini

cioe le di lui opere

,

*) Nic. Franc.

gua

ital.

f.

riihmter

fol.)

ecc.

(

Sulzb.

stor. lett. d' Ital.

G. Ijuhle Gesch.

/.

neUa

tier

lin-

neuern

Pliysiker

Gm. Mazsucchelli

1762.

sia notizia de' libri rari

Epoche der Wiederherstell. der Wissensch. T. II. Rixner's u. Sibcr's Leben und Lehrmein. be-

836. not.

TlraboscM **)

der

me-

perche in tanta lor rarita

si

LibJiot. ital.

(Venez. 1736. 4.) 147.

Philos. seit

r. 2.

Haym

;

ch' es-

atti autentici

scrittori

Rixncr

1.

c.

1824.

T. VII.

f.

d' Italia. f.

235.

8.

quad. V.

)

f.

10. n. 15.

467.

Vol. e

f.

II.

P. 3.

4. not. 3.

f.

2187.

(Bresc.


soltanto

due manoscritte, benche importanti, quelle

Delia

tlico

causa, principio ed uno, e DelP infinito universo e mondi, erano in pochissiine mani,

non erano sempre

e

perclie

si

letterati piu felici

i

que con questo offriamo brogliarci d' estratti

pubblico

al

Poiche dun-

owii per

daremo

filosofia,

della di lui vita esterna ed in tenia,

uno sbozzo

soltanto

d' essere e di pensare.

che in tanta abbondanza

In questo negozio ove accaderebbe,

ne scappasse o V una

di notizie letterarie

altro ne' coni-

cioe delle vicissitudini e

maniera

lui

di

e della

,

senza im-

di Iui scritti,

i

inurili,

prolissi

pendj della storia della

de' far! suoi

o

1'

altra,

soleremo con questo, che, avendo per lo piu, come i

susseguenti copiato soltanto

1'

inteltigenza del tutto,

tanto

per non

mancar

cd affinche non

lavori,

una

nota tutto

1'

a quanto

creda,

si

qualche nostra trascuranza, in

da esagerarsi od

affatto

con-

di

piu,

afiettarsi.

In-

titolo

richiede in sinuli

si

voler noi

orpellare

oppua* poca pratica,

arredo della

ci

si suole,

ne guari proniossa

precedenti,

i

sennon forse con un

merito non e troppo

siffatto

ed im-

accurati e religiosi, oppur rranquilli

parziali abbastanza per apprezzarle dovutamente.

ecco

una

rilegato

concernente

letteratura

il

Bruno. *)

*) Osservisi inanzl Iratto,

lera

e

torhido

assai

ciando

che

il

primo fonte delle notizie,

(ia\p. Scloppio a Ciirr. Rittershusio (v.

<Ii

il

Jordani

e iinpuro;

Bnmo

tanto

sarcasticamente

latra caninamente.

do Jordano

disqiiisit.

Buhle

Sterile e

1.

cioe la let-

c. f.

704. not.)

sfignrando

manca par e Car.

Bruno Nolano.

e sconSlcpft.

rrimisl. 8. ristatnpata

K. Simonclti Sainmlung Termischter Beitriige ecc. T. IT. in Acta liter, fasc. 5. T. I. p. 64. J. J. Zimmerman* diss, de atheismo Jordano Brnno impacto ; in Mns. IIel>et.

tuttavia in C.

S. 273

T. V.

p.

303. ed

557

— 602.

progr. de stndiis

T.

XXI,

p. 1

Jord. Brnni Nol.

_ 34. —

C. V. Kindervater Beitr. z. Lebensgesch.

D.M.kwiirdigk. I).

aus

der philos.

Lcssmann Giord. Bruno

226.

,

Welt.

Jord. Br., in

T.

I.

S.

Cusar's

8.) T. VII.

(Lips. 1788.

189

— —

Narrkeit. (Lips. 1785.) V.'.I.

Fldgel Gesch. der kom. Liter. (Liegn.

3 r;«5 7 ,

Chrisiiani

Kilon. 1770. 4.

in Cisalpinische Blatter

Adclung Gesch. der menschl.

S. 241. gg.

des

Em.

Guih

mathematicis.

,

a.

Lpz. 1785.)


VI

Ha

e

fieri

cosi pur la

quanto

sono

nascita

die nulla ne sappiamo,

nana

— ad

un

certo

Jordano

della

di

T.

amanza,

lui

S.

II.

— 210. —

201

p. 192. ss.

T. IX.

378.

p.

(Cologne 1740.) des

hommes

crit.

La

rei liter, ed. Fisch. p.

Brunns.

art. Jorrl.

III.

f.

Brim.

V.

p.

S.

ci

delle

un Fra Giacliimo e

Gerdesii

atheismi.

p. 1111. ss.

Croze

Philos.

histor.

a

spese

di

entretiens

Clement sur

divers

reformata.

Ital.

Eivsdcm

biblioth.

curieuse.

p. 374. ss.

d' histoire.

sujets

— Niceron memoir, pour T. XVII. 201. — Struvii — 845. — Eiusd. Acta

servir a

introd.

p.

literal".

zur krit. Bearb. alter Hdschr.

P.

precoce,

p. 287.

illustres.

isdierzo,

Heydenreich Anhang zn Cromaziano's krider

Reirnrnanni

theolog.

biblioth.

d'

Per-

sesto.

un appaltaiore,

d'

figlia

Gesch. der Revol.

tisch.

nel regno

e scomposto,

sterile

della di lui gioventu e del suo ingegno

sue risposte caustiche, della sua difesa

modo

di

— per

che quel die JLessmann, ancorche richiamandosi

come pare

ignote,

altrettanto

meta del secolo decimo

i

alia luce,

salvo die nacque a Nola,

di Napoli, nella seconda

le

mentre

ed

aria

all'

sua educazione e coltura;

della

primordj

i

e

origine

lui

di

schiudono lietamente

si

friitti

Bruno, die, come

o

ascoste si diramano nel terreno,

un albero

radici d'

piu gran parte d' uomini straor-

colla

Giordano Brunt,

Filoteo

dinarj

suoi

comune

quel di

St. 3.

Giammar.

2187. (Bresc. 1762.

p.

311.

ss.

1'

notit.

Brum

Beitr.

Bmjle

diet. hist.

J\Iazzitcc7iclli scrittori d' Italia.

fol.)

Zedler's

hist,

in

ReaUexic.

art.

V.

II.

Jord.

John Tolland a collection of several pieces. (Lond. 1726. 8.)

304 349. Kleiner's Grundr. der Gesch. der Weltweish. Tenncmann Gesch. d. Phil. B. IX. (Lips. 1814.) S. 372 246. I.

— BnJile Gesch. nenern 703 — 856. — Rixner Handb. B. 245 — 254. — Bess. snimnentov. — Reinhold Handb. 420.

d.

S.

II.

S.

B.

Phil.

1802. 8.)

(Gutting.

Gesch. der Phil. (Sidzb. 1823.)

d.

n.

II.

Siber's

Jord.

Brim,

nel

d. allg. Gesch. d. Thilos.

fiir

libro alle

— 99. — Ast Hauptmom. der Gesch. — Ginguene (Mi'mch. 1829.) T. VII. TirahoscM 524 — 531. — T. VII. — Jacobi 466 — 478. — Addalii (1592.) Briefe Lehre des Spinoza. 1789. e — 46.) — Schelling Bruno, Opere. T. IV. P. Oder das der Dinge. Aiunerk. zu 186. — If'ugner Jonrn. Missensch. und Kunst. Leip. 1803. H. — Steffens Anthropolog. B. S. 70. wissensch. Geb.

V.

II.

P.

I.

S.

d. Phil.

d' Ital.

S. 56.

hist.

f.

stor.

p.

die

iib.

1.

II. p. 1

gottl. u. nat. Princ.

/. J.

S.

fiir

f.

lite"r.

d' Ital.

2. Anfl.) Beil.

(Bresl.

nelle di lui

lett.

p. 10.

epistol.

f.

lib.

S. 67.

88

11.

I.

I.


ni N. D.

d'

,

una sua •

tutto al piu

cio

di questa figura.

e che venti

scrisse

Bruno

sua prigionia di sette,

la

fa

anni o circa abbia aver dovuto allorche

suo Candelajo

il

ovvero

Prescindendo dun-

e ponderando , che le fatiche letterarie del

,

erano di tredici anni al piu, venti,

ecc. e

una novella non troppo male invenlata,

una costruzione poetica que da

Romana

Silvia Gandini

protettrice

considerando inoltre

;

ardor giova-

1'

opere quasi tutte, io mi fo a cre-

nile,

che spirano le di

dere

die la sua nascita cada incirca nella prima decade della

,

lui

seconda meta del secolo decimo sesto, sino a cinquanta

vissuto quaranta

fermi

il

ritratto giovanile assai

suo

e che

anni; ,

dunque abbia

che par che con-

lo

benche appunto per questo

possa esser dipinto in tempo di gioventu.

Degli

gianti

tra

amore,

furono dal principio poetici,

eroici furori,

Talia e Melpomene,

Muse

generoso,

ampj

negletto.

tempo in tempo

dunque

Eccoti

e profondi,

di questo

fuor del petto,

strenuamente e salvaila e proprio petto, quell' esser

dall'

e dall' impuro

egli

stato

suo genio, che,

T.

II.

que

s'

immagine,

avversario sempremai desto nel soffio del

Domenicano

mondo

tanto

massimamente depositario della scienza si

1'

e necessitate a difenderla

del suo secolo ed agli studj suoi filosofici,

apostasia poi tanto

altri

estasiato nell' intul-

zione del bello e vero originario, cerca di fissarne

manda

ed

al culto piu sereno

tenor d' un ingegno

il

che rivoltosi e raccolto in se,

e mentre la

per

divenuto Domenicano,

della vile ipocrisia

ordini monacali, ricorse di

ondeg-

per inclinazione ed

si

sinche,

suoi scritti;

i

infastidito e corrucciato

delle

poscia

senz' altro accurari,

filosofici;

quanto attestano

quel che ne dice esso nel

per

giovanili,

suoi

Gli studj libro

esterno.

quadra ed mentre

il

Ora

al genio

clero fu

in quell' eta; e la

sua

confa alia franchezza ed ampiezza del

Eccardo

(De

scn'ptoribus ordin. praedicat.

p. 188.) lo niega col dire

nobiscum permamisset

et

„si fuisset ex nobis,

uti*

conviclu et se?isibus"

cii>


VIII

la quale traviatasi

sembra anzi conseguenza gerarchica,

dalla sovranita intellettuale nell' usurpazione secolare, diritto fe'

sembiante di ripudiare

die veracita nel

sostanziazione

1580, e

d'

N. D.

dognii e concetti, non

qua a Lione,

si

tenticita

e la verita

franteso

ancor

si

salute filosofica,

Quivi,

del sistema allora

,

Bruno pure, profondo

interna

e

1'

d' altri

autorita,

*)

,

altri

au-

1'

in cui solo

pedanteria e

coraggioso ed originate ,

incoerenza

dell'

o

poiche gia da

aristotelico

con

o supposizione delta piu parte

ticita

questa

trattenne die due anni, passando di

non approve solo quella tendenza, suo franco

un

dove non men franco

impugnate e scosse

cerco

appunto

die

,

del Calvinismo,

Tolosa e Parigi.

erano state modificate,

giusta

ordine ed assieme la pa-

1'

andare a Ginevra,

acerbo pur censore

e veemente,

gli apostati,

accusa d' eresia circa la trans-

abbandonar

sia stata la cagione d' tria nel

1'

virginita di

la

e

quale

il

non riconoscere

Molto anzi e probabile,

fatto.

cenno di Scioppio ,

e,

pure

con suo

servilita

la

conoscitore e filosofo,

men

modo

guerreggio a

anzi

sollecito dell'

de' libri

degl' inconvenienti

auten-

aristotelici, ,

clie

die nacquero

dalla riflession errante e dalla confusione del logicamente vero col fisicaniente vero.

Un vilta

,

la

stupida

la rozzezza e viziosita del

P abbia

ganza,

ignoranza e pedanteria, suo secolo ,

acre e caustica

C and el ajo.

demico

di nulla

la

pare die si

pote

goffaggine ed aiTO-

alia

alia bassezza e superstizione,

II

le quai

Veramente non

imparate a conoscere.

tosto

preparar lisciva piu

1582.

vivace e nobile non pote non

ingegno tanto sovrano,

disprezzare ed odiare

die quella, die contiene

Comedia del Bruno Nolano, Aca-

academia , detto

il

Fastidito. Parigi

ap-

presso Gugl, Giuliano. 1582. ristampata nel 1589. tradotto

*)

in francese

sotto

V. Buhle Oesch. der neÂŤem

il

titolo

Philos.

T.

:

Boniface et le pedant.

II. S.

627. 635.

I.


TX

1633. 8. Rise. Niceronfa Nachr.

Riccoboni

T. XIII. S. 109.

—

p. 144.

Clement

Maffei

f.

330.

liist.

T.V.

p.

294.

Quivi donne salaci, marinari,

la

tempera ed

il

Baumgarten.

theatre

T.

II.

T.I.

ital.

f.

171.

—

— Malamente Toppi

ascrive ad Antonio Brum*.

1'

soldati

ingannano vecchi avari, superstiziosi e

commedia

du

osservaz. letter.

biblioth. cur.

bibl. napol.

v.

iibers.

ed awenturieri furbi

Ha

libidinosi.

tenor di quell' eta

nientre,

,

questa

seguace

ancor di quelle di Plauto e Terenzio, disegna caratteri generali, proprj a diverse

qualita e professioni

die in

civili,

Italia si

cambiarono a poco a poco con quelle nazionali maschere stazionarie teri

che veggiamo nel Goldom" , Gozzi ed

,

sono, come pur

riflessi

umore

1'

di quel tempo, dall' altra d'

bissato

nella

feccia

che in virtu

,

Le

ciano bensi pur qui per ispassi

,

che in ci6 meno biasimano un

come

il

poeta dice,

forza e virtu comica,

mondo

piu

i

motti e facezie.

mentre

i

sviato, di

rammentarsi,

puro e

piii

sublime

dimenarsi e disrniggersi

dell'

alti

idea,

innanzi al quale

tesi

fortemente,

magistero della lor natura e piu gagliardo, e

il

lavoro

ed ignora;

ingegni priWlegiari gli elementi

sono sempremai molto contrastati e

processo

che,

che la

pazzi, non ha percio perduto la cluave del

e che fmalmente in simili

il

spac-

aiuma

|un'

capitoli del libro;

lascia

si

Coloro pero,

che

quell' altra sfera si sprofonda, anzi la ritiene soltanto

ci6

Le

sferza ed annichila.

gusto

mondo ha

il

di considerare

brutture ed oscenita

vorremmo pregare

bassa,

scambievolmente

un modo

d'

gli

siiuazioni sono ridicole assai.

e

sfrenati, sfacciatf,

un ingegno prepotente, non sub-

sublime ed indifferente

immonda

I carat-

altri.

una parte de' costumi e delle maniere nazionali

dall'

franco,

e la favella,

dello

il

riposto

imperocche senza

s\Tluppo sarebbe

fiacco,

il

prodotto scarso, comunale e nullo.

Laonde veggiamo, che doai nella larghezza del

quell' istesso spirito, che

mondo

spanden-

naturale ed inteliettuale pe.--


X

un

centro,

funzioni della mente

si

muovano con

pur uno e V

istesso.

mnemonica

arte

una tavola

di

artiliziosa

ad uso

,

o

ed

della

d'

idee logica

al carattere cavalleresco

Quella abbracciando col suo

volgendo e rivolgendola nel suo

tratto e rappresento in si varj

offrl

ad essere una concatenazione

conforme

pur delle scienze di quel tempo. ardore,

ordine a

fondamentali

nozioni

di

riusci in fatti

eristico,

Ie

volendo dare

la quale

una conscia e sapevole associazione

euristico

tutte

In questo dunque comodamente se gli

Kaimondo Lullio,

categorie,

di

cognizione umana,

legge,

modo ed

ambidue que' mondi disgiunti e

produrre ed a comprendere

1'

ed afferrare

affisare

donde procedendo

ricettacolo,

quasi

o

ad

tuttavia si raccogh'e

sembra,

dervisi

modi,

Bruno

spirito,

la

la trasformo ir si varie

immagini e figure, die, ancorche vi balenassero metafisiche congenee e connesse, tuttavia

1'

sue idee

le

aduggiava ed oscu-

rava non di rado, sicche non sempre riesce cluara e semplice.

Per

altro egli

sempre

con questi varj saggi mnemonici annunzio quasi

le sue letture date in varie

accademie, da

lui in quel

suo continuo pellegrinaggio frequentate. II

primo dunque

di questi

libri,

die trattano

1'

arte

Lul-

liana, e quello

De compendiosa architectvra

comu4d ilhislrissimum D. et

pi em en to art is Lulli i, D. Joannem Mormn pro serenissima Venetorum apud

clirislianissimum

Henricum III.

mim ,

Gallorum

legal um.

et

rep.

Polonorum regem

Par. ap. yiegid'mm Gorbi-

sub insigne Spei prope collegium Cameracense.

1582. 12. nel quale asserendo, convenir ed esser possibile, die un' arte Ulrica e piii generale abbracci

reale, di

modo

semplice unita, semplitissime in

clie

1'

V

ente della ragione con

ente

qualsivoglia quantita possa ridursi ad una

poscia riduce in ordine le nozioni

quel ch' ei dice alfabelo 9

elementari

mostra

i

modi


XI

della combinazione

de' soggetti

e finalmente

relativi nel sillabico,

predicate

co' loro

modi

i

assoluli

e

di combinare giu-

dizj in enunziazioni e raglonamenti nel dizionario.

simile argomento sono

Di

Cant us Circaeus ad memoriae praxin ordinal us. Ad Hcnricum d' Angoulesme 3 magnum GalUarum Prior em.

e mi

Paris. 1582.

altro

De umbris idearum

implicaniibus arlem quae-

rcndi, invenicndi, iudicandi, ordinandi et appticandi,

ad internum

scripluram

operations

riam

Callorum

non vidgares per memo-

et

Polonorumque

regent

Umbra profunda sumus > ne

1582. 8.

etc.

cognizione

assoluta si

ed orma di luce,

le fislche e

1'

ideali

cose sensuali,

le

la serie delle

cose

eterno,

seconde

che

estcrna

ed

,

e

il

si

natura

1'

accoglier

zione,

le

vero

!

nove forme

prime

Or,

distinfe

si

riferiscono

da quel

cli'

numero

alie

arguisce,

e in se e per se, 1'

inlinito (materia).

istesso,

L' arte

con scrittura interna

nell' interao

esternamente

con

scrittura

in se la scrittura della natura e copiare

nell' esterna

il

soltanto

intelligibilita.

le

suprema

e

— sono

essere nell' universo,

all'

rappresenta

ripio dell' universo e della

sissime volte

universo

riflesse

essere, ne poter

perde in quel ch' e quasi nulla,

rafrigurare

la

eflettuare

owero

principiare

fuor cui tutto e

di pensare e

quel

Par. ap,

vero e buono

non

sostanza prima

la

dell'

delle quali

,

veracissimamente, e 1'

—

annua

1'

Non

priviiegio regis.

c.

d' idee dice le copie o figure del

non e conoscibile, Iraccia

Protestalio:

etc.

nos vejcetis inept i.

ne' sensi, o nella ragione, le quali, per

essere

Henricum III,

sed doctos tarn grave quacrit opus.

ros,

Aegid. Gorbinutn

Ombre

Ad

e.vplicalis.

1'

intenia.

Dunque uno

mente umana.

Enumera

poscia

i

e

il

prin-

Tanto rasenta spessoggetti della cogni-

o modi della mente che vi concorrono,


XII

come

finalmente addita,

e la maniera di formarle;

debba

si

V organo.

iisar

raccomandare questa sua to-

egli nel difendere e

Avendo

pica e filosofia gabbato e beffato molte persone viventi ancora,

per quanto pare

,

nemicatosi percio parti nel 15(38/ per

1'

In-

dove in Oxonia pubblicamente in presenza del prin-

ghilterra ,

cipe Alasco Polacco ed altri della nobilta

inglese

disputo co'

dottori di teologia, e diede letture dell' immortalita dell' anima,

e della sfera quintupla, *)

Ci6 non ostante

fine.

con quel

e'

e vivace seppe procurarsi

ville,

ed

meritarsi

da

altri

franco

,

Michel di Castelnovo, Signor

Incerto

coltivati.

dimo-

in cui casa

amicizia di Filippo Sidneo, **)

uomini

desiderabil

suo ingegno ricco

di Mauvissier Concressalto e di Jonvilla, 1'

ed applaudite

la protezione dell' ambasciatore fran-

cese alia regina d' Inghilterra,

rava godendo

si

non sembrano aver avuta

tuttavia

dal principio

die frequentate

Folco Gren-

egli e,

seppe

s' ei

ancora la protezione della regina Elisabetta istessa

Durante quel suo soggiomo in

lui tanto celebrata.

Ingliil-

terra scrisse e dedico al Signor di Mauvissier

Explicatio triginta

1S83.

si gill or

omnium scientiarum

el

nem

Quibus adiectus

ct

memoriam.

um

ad

artium invent iotiem, disposilioest

sigiUus sigil-

Jorum ad omnes animi operationes comparandas

earundem rationes Jiabendas maarime non temere ars artium nuncupatur*

conduce/is.

et

Et

Hie enim facile

invemes quidquid per Jogicam, metaplxysicam 9 caba-

Jam

*)

y

naturalem magiam, artes magnas at que breves

V. La cena

**) Di qnesto

delle ceneri

nomo

di stato

,

,

a. c.

179.

bravo guerriere

,

poeta di dottrina

,

senli-

mento profoudo e fantasia creatrice , nalo 1554 , morto 15S6 , veggasi Th. Zouch memoirs of the life and writings of Fhil. Sidney. York. .1809. 4. lier's

E

peccato

Sidney papers.

,

che niente

si

trova riguardo a Giordano in Col-


!

XIII

mudo

e in

Bithle

290.

entret. p.

in Londra.

stampato

milmente di 1583,

ma

Senz' anno e luogo,

theoreticc inquirilur.

vevisi-

Clement

740. not.

a. c.

1. c.

V.

d' introduzione

Rcccns

complcta

el

reminiscendi

ars

in

et

phantasilco campo exarandi; ad plurima in 30 sigilJis

novas rationes

ecc.

idee

d'

file

pel

cautele

delle

simboliclie di certe

come campo ,

,

,

concetti

i

combina-

catena, albero, selva

elemental!

da

,

e per disawezzare la mente

uso,

loro

di

cielo

classiiica

de' sigilli

sigillo

II

et artes inlroductoria.

mnemoniche

dice note

.Sigiili

zioni e

disponendi atque rclinendi implicit as

inquirendi,

dalla materia, e mostra quattro rettori interni degli atti intel-

amore, V arte,

1'

lettuali:

la

magia e

oggetti primarj:

lume, color, figura,

metafisicamente

fisicamente

luppa poi

mondo

,

fisico

forma,

da considerarsi

logicamente e moralmente. soATaessenziale

—

dell' intellettuale

e

,

,

primaria

forma

dalla

la mattematica, quattro

non poco

tutto

Svi-

quella

del

arbitra-

riamente

Di gran lunga piu

susseguenti, tre

spirano

ove distese

divina

e

la

il

suo

sistema

sono

tre scritti

i

metafisico.

Tutti e

e

un saldo disprezzo

della

le

popolaccia ignorante

una consapevolezza cluarissima della sua missione suo

del

cognizione

rmtracciato.

Son

zioni

Muse ,

del

tendenza generosa e pura a promuovero;

un

giubbilo

de

le

ceneri,

per quattro intcrlocutori;

circa

V

aliin

d'

averlo

(:uesti:

La cena d/ct/ogi

una notizia accurata e un

voler sincero,

rispetto scluetto d' ogni

ver

peneti'ante

spirito

un generoso e nobile ardor ed entusiasmo per

cose divine, e inaligna,

documenti pero della sua

interessanti

mente profonda e del suo

doi suggetti.

illustrissimo

descritta

in

cinque 1584.

con tre considera-

yi C unico refugio de

le

Signor Michel di Castelnovo,


XIV

Signor di Mauvissier Concressalto e di Jonvilla, ca-

d

1

ambasciator a la serenissima regina

A.

Bayle

bricius de scriptorib. rel chr. p. 415.

Haym

V. ancora

—

ling. ital.

Vogt

ron Memoires T. XVII.

Be

luslriss.

213.

p.

dra secondo Clement e Niceron;

fede

quello

e

De

o

Lon-

secondo Bulile

a. c.

furori,

gli eroici

come pure

il

se puossi dar

a taluna alterazione ortogra-

alia carta e

a' tipi,

ylVil-

et %mo.

763. not. a Parigi piesso Antonio Bajo; seguente

Nice-

Venez. 1584 ;

Sign, di Mauvissiero.

nella

1584. 8.

f.)

principio

la causa,

Beyer

e

—

139.

catal. libr. rar. p.

Fct-

rar.

de' libr.

notiz.

et

Inghilterra,

Parigi (ovvero Londra, come vogliono J.

p. 273.

uomini

governator e capitano di S. Besiderio,

arme ,

A

L

capilano di

consiglio,

privato

nel sno d*

e consiglier

de V or dine del re cristianissimo ,

ver Her

fica francese.

Be V

universo

V infinito,

illustriss.

Li nominammo assieme,

tar

avra del

letti,

sole

ad

asserir

il

titolo

il

1'

mondi,

della

ed uno, e d'

altri

di

Cena

infinita del

principio ed alia causa, il

fatto

-

198.

a cliiunque

sara

dopo

tranion-

il

detto

memento /

cenen%

delle

31

a. f.

si

s

da*

come

fa strada

la vita della terra, correggendo e difen-

moto e

eternita

1. c.

quarantana,

della

e talvolta giorno del

dendo Copernico , 1'

„convito

il

primo giorno

preti dies cinerinn,

egli stesso spiega

Rimer

giacche manifesto

mentre

die, nel

A.

S. di 31anvissiero. Ven. (Londr.) 1584. 8.

Estratto de' due ultimi diede

gli

mondi,

e

mondo ,

materia ecc,

il

1'

innumerabilita di

secondo

esaltando quel ch' e tutto,

monta

al

universo

terzo finalmente confuta gli argomenti d' Aristotele

awersarj

dell' infinita

della filosolia nolana.

di

Noi dunque,

mondi ,

e

d' altri

affin d' introdurre

tore in questa, di cui gli atti present Jam o al pubbb'co,

punti il

let-

senza


XV derogare alcunamente e dl

manca

se

del Jacobi rlcopiato da Buhle,

all* estratto

Rixner, sommarlamente ne daremo un prospetto,

II

il

com pimento , suppliscano

gran problema

ogni

d'

oppur composizione

filosofia,

apparente

dell'

1'

opere medesime. cioe

conciliazione,

la

contrasto

fu pur quello,

divario generale,

Molto bene

Nolano.

vampo indomito o

e

sano

comun-

esprima questo

si

la cui soluzione

occupava

sentl anch' egli quel periglio,

nocroma logico,

con

la

non

si

struggendo e trasfonnandola in un

o di precipitare,

geometria,

secondo

la

natura e verita; *)

1'

clie

sennon per modo di negazione,

quello

massimo e

stanteche quella

minimo,

il

dove

,

ritorni.

sia

A

,

mo-

mantener dunque

asso-

i

profon-

tutte le cose

repugnanze, **)

nasca

intera

1'

dall' intelletto,

e die a conoscere

quella

die

indiviso

atto assolutissimo,

le opposizioni e le

differenza

intese,

ch' e

ouarai misterj della natura da indagarsi siano in il

evo-

altro sia giocare

non possa esser compresa

potenza,

lutissuna

ragione

la

clie

con la natura,

altro verificare

debba dividere con

lui

far incallire ed intirizzare

Ond' egli, ben conoscendo,

lo spirito.

il

altra parte esposero esso

dall'

Torse piu d' ogni altro, cioe o d' assottigliare , attenuare Jatilizzare la materia,

il

a cui

una, e la forza di concezione

di liberta dall'

fresco

d' intuito

riflessione

e

dell' infinite)

finito, dell' ideale e reale, della liberta e necessita, o

que mai sin da varj punti della

quale

al

dell' unita e

e

intatta

a

questa

unita, questa intima e tenace lega della natura e della mente, egli

ne scevero

concetto

accuratamente quanto era nnito

ed uno,

dell' infinito

nell' intuito

o

a cui non quadrino ne tempo,

ne spazio, ne moto, ne quiete, sennon in quanto tutte queste catcgorie

uuo.

*

s'

identifichino

e risolvano

L' universo e uno,

Delia causa,

pr. a

f.

iniinito,

243.

**) Cfr. Degli eroici furori a

f.

382.

Âť.

nell'

universo

immobile;

infmito ed

perche v' e sol


XVi

un' assoluta potenza e sol

mondo,

un

una materia o corpo,

sol

stanza , cioe

1'

altissimo ed ottimo

minable, senza

una cosa ed una so-

sol

incomprensibile

,

senza limiti,

fine e

una anima del

atto assoluto, sol

indeter-

,

ingenerabile , indestrutti-

bile; non e materia, perche non ha forma determinata;

perche non forma sostanza particolare

e forma,

non e composto

ed uno,

tutto

e centro,

dove ,

e

all'

Non

opposto.

bene

prima e suprema,

si

Pitagorici cluamata

motore

Platonici fabbro del il

quello

si

o

conoscibile

esagitator

mondo, da Bruno dell'

il

tutto

circonferenza in niun

dell'

sostanza

la

anima del mondo,

formale costitutivo

principio

e la

essendo

1'

,

Nell' universo

di parti.

centro e dappertutto

il

non

essendo

;

questa,

universo

da*

,

arteiice interno,

universo

da*

gli

e

e di ci6 die in

contiene; la di lei prima e principiale, reale e pro-

pria facolta e

1'

L' anima

intelletto universale.

inquanto che anima ed informa,

dell'

universo,

viene ad esser parte intrin-

ma comeche drizza e governa, non di principio , ma di causa. Principio

seca e formale di quello; e parte

,

e quello

non ha ragion

che intrinsecamente concorre alia

cose e rimane nell' effetto,

come dicono

rimagnono nel composto,

che

oppur

la cosa viene a comporsi, e ne' quali

delle

costituzione

la materia e forma,

elementi,

gli

va a

da' quali

Causa

risolversi.

e quella, che concorre alia produzione delle cose esteriormente

ed ha

ed

il

1'

essere fuor della

composizione

come e

;

line, al qual e ordinata la cosa prodotta.

e

d' intelletto

fuor di

quella,

Causa formale e

operazione. :

il

divino,

ma

quanto

all' atto

la ragione ideale.

ch' e tutto;

cose

estremi

si trovi

della sua

Son

tre sorte

questo mondano,

tutto; gli altri particolari, che si fanno tutto:

efficiente,

delle

Causa intrinseca e in quanto che non opra circa

la materia

clie tra gli

efficienie

Causa esirin-

seca come efficiente non e parte de' composti o prodotte.

1'

questo mezzo,

il

non tanto estrinseca, come anco

che fa

perche bisogna

qual e vera causa intrinseca.

—

E


XVII

due geni

necessario conoscere nella natura ch' e sia

forma,

un

sostanzialissimo

atto

minor potenza passiva

fare,

e potesta

questo

in

suggetto,

ma

gente

tutte le

di

principio

attivo,

La

assolutamente.

una

1'

medesima.

Cos!

all'

si

si

forma

e di dimension!

di

Quella rela-

alia

ha

Le forme

ma

la

sua materia

forma della

esteriori sole si

ma

o

1'

materia, tutte le

;

ogni cosa e in ogni cosa,

anima , o forma universale in

puo produr

ha

quelle

tutto.

particolari.

ha

d'

la sostanza

tutte le specie di figure

tutte,

non ne ha nessuna: bisogna che non sia

Conviene a quello

ch' escluda ogni essere particolare.

cettoche la materia.

Secondo

per esser attualmente tutto quel

misure,

e perche le

ferma, eterna e degna

delle

delle sostanze sono accidenti e circo-

perche quello ch' e tante cose diverse, alcuna

per dir cosi, del

dell' arte

pietra ecc.

La

;,

a-

succedono seme, erba, spica, pane, chilo,

tutto si

che puo essere,

al-

forma e sempre una materia

la

essendo lo spirito ,

tutto e uno.

dell'

Nella natura variandosi in inlinito e

perche

da

formato

e non ha forma alcuna

natura,

Tutte le cose sono animate

,

lei

La materia non ha forma

stanze.

il

qual e da

annullano ancora, perche non sono cose,

cose, non sostanze,

tutte le cose

specie di

puo avere per operazione

altra,

seme, terra,

cangiano e

,

il

secondo la debita proporzione,

natura alia sua materia.

sangiie,

ed

ch' e al tutto informe.

zione e riguardo che ha la

succedendo

E una

fatto.

natura opra dal centro,

suo soggetto o materia,

medesima,

non

ne preseutano agli occhi della considera-

zione tanta varieta di specie.

cuna naturale,

nel quale

In quello e potesta di

tutto.

d' essere

suo lavoro,

il

di tante forme, che

uno

col quale e nel quale la natura effettua

del quale,

la sua operazione,

di

I'

qual e la potenza attiva di

nel

,

di sostanza:

perche e necessario che

materia;

ed ancora una potenza ed un soggetto,

tutto; sia

ch' e

altro

1'

ch' e tutto,

Nessuna cosa e

costante,

aver esistimazione di principio, ec-

Essa e

sol principio

sostanziale,

quello


XVIII

e non considerano

comune

ch' e

mondo

al

cono, prendendo

U

loga.

il

principio

in due modi, prima

modo

siva

—

puo essere attiva , che

implica 1'

1'

si

1'

owero

quel che puo

al

essere,

quale non

pub essere per

non e

e forma,

del

uno.

ch' e

L' inGnito non

d'

Ma

alciino

se

La

non potesse

mede-

alia

modi,

deli'

il

tutto quel

si

che

proprieta ed

e

1'

atto

non e

S' ella e informe,

germe vivo.

uno nel

Nell'

lo e,

annua

tutte le cose

son

filosofia.

La

tutto, del tutto nell'

uno.

scopo

uno specchio;

argomentazione e discorso ;

quale non

materia assoluta e atto

e oggetto del senso.

in

Quella

ch' e tutto

che un' ombra del primo atto e

cosa.

e assunto

come

una

1'

,

altra.

non e gia

differenze,

che porta in se

vera scienza e cognizione

getto sensibile

1'

tutto,

forma e potenza del tutto,

Quest' unita

quel ch' e,

quel che pu6 essere per le

e poter essere ed essere.

la gravida,

mondo,

pone

lei

aggiugne ed

altro

assolutamente la medesima

come

modo

e pertanto in esso la potenza e

prima potenza;

pas-

principali e continenza di tutta la si

medesime

le

pert)

La

atto e la potenza son la

ed unica forma.

di tutta

individui;

1'

tutto

medesime specie e membri alia

ritrovarsi.

risponde alia potenza

e non sarebbe

L' universo e

sima cosa.

—

primo principio naturale ,

dunque

in lui

essere tutto;

manca

non possa

altra in

con esser posta

ognuno

nella quale in

assolutamente

questa siffattamente

e

una non e senza V

altra,

attribuisce

materia,

non e cosa,

distingue in attiva e passiva.

considerare

put)

si

put) esser considerato

,

e secondo la propria ragione

La potenza comune

essi di-

come una potenza, secondo come un sog-

In quanto die potenza,

getto.

come

altri,

secondo una equivocazione ana-

ch' e detto materia

,

di cose naturali,

intelligibile e sensibile,

significato

signi-

il

appresso gli

die la materia e tale

,

teologi

i

secondo ch' e soggetto

della materia

ficato

certo

Prendono

sempre e sempre rimane.

ch' e

d' ogni

La

verita e nell' og-

nella ragione per

nell' intelletto

per

modo

modo

di prin-


xtx o di conclusion;

cipio

Se

mondo

il

mondo?

e

nella

finito,

mente in propria viva forma.

ed estra

mensione non pu6 essere luogo la superficie e nulla,

termine; e

finito

vere,

immense

Come

meno

la

Dio senza

si trova.

di cosa dimensionata.

ad immaginare die

Se

1'

il

di-

oltre

modo

e

universo in-

vacuo non ha attitudine a ricedeve avere a ributtare il mondo. il

S' e

mondo, e bene,

sia questo

e nulla, ov' e

questo e vacuo e inane senza

ch' e piu difficile

assai

bene die

mondo

il

Sara qualche cosa die non

che quel vacuo sia ri-

pieno, dunque quello, in cui puo esser corpo e die puo contenere qualche cosa, ed in cui seno sono gli atomi.

Dunque

universo sara di dimensione infinita

1'

numerabiii.

Per la ragione

die denno esplicaie

1'

d'

e

,

i

mondi saranno in-

innumerabili gradi di perfezione

eccellenza

divina incoi-porea per

modo

corporeo, denno essere innumerabili individui, die sono quesri animali grandi , de' quali uno e questa terra.

nenza

La

di questi

innumerabili

divina bonta ed efiicacia

verso e lullo infinito,

quello

Dio

e finita,

e

de'

e iutlo infinito,

non bisogna cercare

mondi contenuti terno,

gando

infinito,

vono

lor

princlpj attivi di finito

Chi nega P

il

motor

in quello,

di

anima,

reglone non

moto:

soggetto; e questo

1'

uno

muove

ne

finito.

ed

e totahnente infinito, in

dascuna sua parte

effetto

infinito,

infinito

quello.

tutti si

motor eslrinseco.

nell' eterea

ma

mondo ed

il

ÂŤ.

,/;

perche ciascuna parte di

Essendo P universo

ch' e la propria il

U

termine,

mondi innumerabili ciascuno e

Perche tutto lui.e in tutto

infinita.

infinito.

perche da se esclude ogni termine,

infim'tamente e totalmente.

potenza

la conti-

non puo essere oziosa.

ogni suo attributo e uno ed infinito;

la

Per

uno spazio

perche non ha margine,

non e totahnente

superiicie;

richiede

si

Essendo

muovono

nega

ed immobile, infiniti

li

dal principio in-

e per6 e vano andar investi-

Questi corpi mondani

si

muo-

affissi

o inchiodati.

finito

secondo la ragione del

in

tempo;

1'

Son due

altro infinito se-


XX condo

ragione

la

come P anima

ch' e

P anima

fa esser

L' infinito

universo,

proprj

li

anima,

L'

e immobile.

terminati corpi circa

dell'

La

ma

non

al riguardo

non han moto

ed

,

il

polare

non e

finito

o colurale)

,

ma

ne

finito,

la

mezzo

in

De-

e determinato

nostra

La

terra

diurno, P emispe-

il

dell'

moto,

infinito

De' corpi

ne di tempo.

luogo,

quiete

infinita

finito

figura

ma

;

in instante.

questa nostra regione.

tli

infinito,

quattro moti, cioe P animate del centro, rico

1'

e assolutamente

(come per

termini

muove

moto e

infinito

terra

o della divinita,

la qual e tutta in tutto e

e questo

tutta in tutto;

concorrono in uno. dell'

anima del mondo,

dell'

indeterminate ed in-

non e differenza di

e

nessuno e grave

infiniti

o

lieve, perche queste qualitadi accadono alle parti, per quanto

tendono al suo tutto e luogo della lor conservazione. durazione,

finita

Uno

secoli.

e

ch' e

dine

degli

fantasia.

La colle

immenso,

veggono,

ed

il

seno,

per la quale

Ivi innumerabili stelle,

e discorre.

terre sensibilmente si

argomentano.

non sono piu P ore che

eternita,

P eterea regione,

ncnte universale,

muove

P

cielo, lo spazio

il

Nell' in-

infiniti

il

astri, globi, sob*,

Tutto e un campo, un ricetto generale.

L' or-

—

pianta

della

Nolana

metafisica

farta

qui

per lo

parole espresse del filosofo istesso,

terare o aduggiarla

con immagini,

briglia sciolta

,

inutile di difenderla dalla

deboli in

spregiudicato ,

clie

un

quali

gli

piii

senza pero senza al-

somministro

la

e die incalzo non di rado con

fertile fantasia rigogliosa,

abbandono ed a

fanatici

si

elementi e corpi mondani e un sogno e vanissima

proprie

pena

tutto si

ragionevolmente

frammiscluarvi nozioni e massime etiche e logicbe,

sua

i

conti-

il

dispensera , speriamo

ci

il

con qual zelo e vigore egii abbia sofisticherie scolastiche sceverata

dalla

taccia d' ateismo aspersale

e maliziosi;

val seguire

,

anzi tenor

da

manifestera

ad ogni

de' di lei

pensieri,

scavata e dalle

scorie

di

P idea delP universo ed uno,


XXI

con die istinto infallibile per lo piu colga, rasente 1'

marsi

nell'

fatto,

di

distendere

e

metodo certo, analogo,

quel

sno sistenia intero con

congeneo in un

o

die

die non

u in an a,

la storia della coltura, passo a passo vi s'

ch6 il

1'

Bruno

eleaticoplotimano dell'

Lullio

di

forme riprodotta

moltiplici

e

beatifichi

e

rallegri

nell' arte

anima

tfwXH Toiv ohot>

ch' egli,

un,

in

,

contenuto

da

i

contemporanei,

medesimi.

lui

annesse

o

—

to $y, 6v,

—

clii

1'

identita del

,

1'

tutto-

qual era

pri\-ilegiati,

coltirata

e in si

della

aya&ov,

6 v5;

mai negar

metodo logico

afiettasse di gia,

Che,

suo assioma,

il

universo ed uno,

dell'

ossia t5 nainog

intlovinando

lui oggetto e

immedesima,

profeti

i

tanto

inseri

universo

dell'

e la mi-

appressa v al vero

si

sorprenda e sgomenti

altrettanto

die

quanto se

ed anticipare di genj

antivedere

Bruno,

modo

il

di lui

il

quanto vuole la natura e ne insegna

per

anzi,

tratto,

tratto

mente

al processo

ha colpa

forse ne

fervor indomito e la sua contenziosita ,

sura prescritti alia

se non glf yenne

talclie,

il

meno

medesima ,

vitale dell' idea

ed immedesi-

d' ingolfarsi

intimo ricetto dell' essere;

sviluppare

rasente

riscuotere

di

fina

sovrana possanza e la vita

la

mente,

e della

idea,

dell'

o piaggi

mai non

die

sta,

candore natio ,

intemerato

eterna

Fatto

vero.

il

mente ,

e n

vorrebbe, e del di

immaginasse ed

iniigurasse appunto dentro a quest' arte concepita bensl in

un

senso piu ampio e profondo? sicclie albeggiasse gia nella sua

mente

T

idea

d'

un

specolativa e tale, 1'

organo die,

unlta dell' opposto,

&ua unita

?

S' egli

sofiio ellenico,

rinascervi *)

,

e

,

d'

una

dialettica

procedendo in moto proprio,

o fisa

1'

cobno di

opposizione e vital calore

,

V.

il

il

coglie

contrasto nella

tocco ancora dal

abissandosi arditamente nell' eterno, sicuro di

a fresca vita nuova

,

adoprossi a comunicare e

trasfondere questo calore, a dar polso e lena

*)

veramente

Ronetlo prirao prefi.*so

al lifcro

De

1'

all'

egre nozioni

infinito nniverso e

mondi


xxn e fantasie smorte pretese aristoteliche

noscere in lui quel desso,

a cui

chi

,

rico*

torrente della vita andavasi agghiacciando in concetti

il

tradizionali, seppur ella

dovea correre vigorosamente

di coltura postale dalla providenza ?

nuova

non vorrebbe

che necessariamente esige un' eta,

ed

e stata

die non

alia

sua

meta

filosofia

tutti coloro,

o scoraggiare da una oscurita

lasciano ingannare,

che par che sia sovente anzi nelle teste degli

addossatale, accusatori,

cosi la

e sara sempremai stimolo e sprone a

e,

si

E

che ne' di lui

Che,

medesimi, da coloro sovente

scritti

vorrebbe fprse in pruova di questa

ne anche

letti.

opinione

allegare la natura astratta e negativa di questa filo-

nolana,

sofia

colui

rifletta

mente umana mai non

primieramente ,

nismo dottrinale o base ed

1'

scientifico,

;

terzo

,

dell'

—

e

un orga-

d'

astratto generale e

sempremai

determinazioni

le

che ogni vera speculazione necessa-

riamente ha un elemento negative,

pur polemico;

fior della

il

secondo

giusta le leggi

germoglio , dal quale pullolano

il

e nozioni concrete

talora

che

senza fatica;

si coglie

piu importante — che,

questo e

la

clii

il

quale assieme e scettico,

che

e finalmente,

1'

idea

annua

dell'

universo formatrice, vivificatrice ed artefice interno, che

come

forma la materia e la figura da dentro, dentro caccia

nolana, fredda

rami,

i

dello

foriera si

e appunto

Spinozismo,

coagula e rappiglia,

della materia e

s'

un merito

impietra

1'

nella

lo stipite

astrazione pero

cui

per dir cosi,

oro

1'

liquefatto

individuality, o piuttosto affatto si

perde nella sostanza assoluta, fuor della quale

tutto

il

verita alcuna ; laddove ella, la nolana, provoca la

mente umana in ogni

perversa,

desima

suppone e ricluede

fatica

come

il

nemica

quell' istesso

d'

di dentro.

nostro autore

un

cogli

ogni tendenza

senno, quella me-

da cliiunque la vuol comprendere,

diula e provarla tento,

eta,

non ha

mente ad es-

sere attiva e libera in se, mentre giusta e intima in acquisti della

da

di questa filosofia

Del resto osservi

mai non perde

il

cioe riprolettore at-

di vista la dina-


;

xxin mica sostanza della natura; qual viva combinatoria cognizione

contemporanea

filosofia antica e

profonda della

egli manifesto

e come a cotal contemplazione sana e soda non pote non esser

momento unicamente negativo

nulladimeno

riconosciuta scusabile da chiunque riflette, ch' ei riscattare

i

si

suoi

i

ella sara

trattava di

della vita dalle prette astrazioni seccagginose,

da' prestigj e fantasimi d' egre menti. siano awertiti

di conoscere

polemica contro Aristotele ed

la sua

seguaci spesse volte stupidi ed ostinati,

i diritti

pe-

idololatria

Laonde pure, per quanto sembri vee-

afferrare la verita.

mente e sgavbata

V

presumeva

die di grido in grido gia

ripatetica,

ed

e sprezzevole

lettori di

Con questo per

altro

al merito

spe-

non derogare troppo

colativo del maestro di color clie sanno,

il

quale tra noi

altri

Tedesclu comincia ad essere apprezzato

qual polo della

filo-

sofia e

passaggio da quella de' Greci

alia

moderna,

menfre,

immergendo P idea nel concreto e particolare , e concilinndo tutto e le parti,

il

positivo e

il

progresso per entro gli opposti nel regno del

negativo, per via di moto e

tenta di conquistare

F

infinito

Nel che se principiando dalle nozioni

finito.

empiriche e perseguitandole nelle lor opposizioni la sua colazione

fermo

ti.n dell' si

si il

muove

fil

principio,

e se al contrario

filo,

ambidue

mono,

1'

altro

non

Bruno

spe-

affisa e

pero concon'ono nel far conto

opposto del minimo e massimo,

concentra

il

si

di

modo che

spande assai,

se

o

1'

uno

almeno

nello spandersi si perde talora inmstintamente nel tutto: onde

appunto e precursore dello Spinoza, altrettanto poco ateo pero, anzi monoteo,

quanto

esso,

mondo

innanzi

Ma dizio

versato

intorno

all'

poiche slam

alia

Spinozismo,

a cui sparisce e va in fumo

il

unita del pensiere e dell' estensione. certi,

die ad ogni lettore di senno e

nella filosofia basteranno

relazione del

Brunismo

e che anzi una

i

^m~

poclu cenni qui dati

col Peripatecismo e collo

discussione

olteriore,

cape ne anche in questa introduzione, non gioverebbe

qua! non a'

desi-


xxrr tempo

diosi e malevoli,

pare di ritornare alle fatiche kt-

ci

terarie ed alle vicende del Bruno.

Al tempo

del suo soggiorno in Londra appartiene ancora lo

Spaccio de

trionfante f

bestia

la

pro*

posto daGiove, effettuato dal consiglio 9 revelato

da

Mercurio, recitato da Sojia, udito da Saldino, registrafo dal Nolano. viso in ire parti.

Consecrato al molto

S. Filippo Sidneo.

leniiss. cav.

Londra) 1584. cio

de la b.

or the

Lond. 1713. 8.

de traduction de

an 1750.

Beyer memor. 1730.)

p.

219.

Le

:

altri

Spac-

d. b.

hist.

crit.

t.

(ed. 2.

Spaccio ecc.

analecta in

Nova

Clement

p. 504.

Hamb. 1722.)

lo

110

c.

dicono dice:

non

secondo

il

lume

interno, che

porre certi preludj,

mi par

di

dire e distendere certe fda,

le

bassi, profondi e cieclii fondamenfi,

un

m' ha irradiato

ombre,

come

d'

trattar

espediente

come

tessitrici,

come

i

conoscono

antipapale; dialogi sono

„questi

a similitudine di musici,

occulti e confosi delineamenti et

lo

ateistico,

io in intenzione

divino sole intellettuale ,

Tolandi

p. 173.

messi e distesi sol per materia e soggetto

filosofia

fatis

praemissa Mosheraii vindiciis anti-

laddove P autore stesso a

sendo

(X>**sd. et Lips.

libror. rarior.

sennon per romore e percio

per che,

bibl.

31osheim comment, de vita,

libro tanto raro, che la piu parte de' letterati

futuro;

Essai

ad historiam

3Iasc7i

christian or. disciplinae adv. Cel. vir. Joh.

Nazaremim

il

:

reforme.

ciel

livre italien:

(1756).

Tolandi,

et scriptis

du

V. ~Andr. GIL

Lubecens. Vol. 8.

stati

titolo

il

of the triumphant

expulsion

in Franc. partie

Br. Spaccio

libri Jord.

quae

et eccel-

Parigi (secondo

Tradotto in Ingl. sotto tr.,

ill.

subdi-

Translated from the Italian of Jordano Bruno.

beast.

1'

Diviso in tre dialog i ,

artilicio

la

moral

et irradia

prima di preimbozzar i

pittori,

certi

or-

e gittar certi

grandi edificatori:


XXV il

die non mi parea piu convenientemente poter efFettuarsi sen-

non con porre

numero

in

ordine

e certo

die sono le virtu e

della moralita,

prime forme

tutte le

nel

vizj capitali,

i

modo

che vedrete al presente introdotto un ripentito Giove, di' avea

colmo di tante bestie, come di la

tanti vizj,

forma di quarant' otto famose imagini,

da

di bandir quelli dal cielo,

la gloria e

secondo

cielo,

il

et

ora consultar

luogo

d' esaltazione,

destinando loro per lo piu certe regioni in terra, et in quelle

tanto

.,

niente

indegnamente

e

ognun

amente

awertisce

e

che

che

dialogi,

dove

dove

detto

sia

rapportati

assertiv

dunque

in

egli

uno

1'

comoda

alia

in

quel

fervore

appropriato a essi."

et e

argomento del

concepito

o da' quali son

che parimenti ab-

ragionando con

massime pu6 essere

zelo, che

sian

quali fanno la lor voce,

i

,

,

discorsi di molri e molti altri,

i

bondano nel proprio senso,

colo e

u

dice e parla quel die conviene al suo carattere,

sono interlocutori

esser

virtuj

disperse

tempo bandite

le gia tanto

medesime stanze facendo succedere

al che,

tutto;

e

Ecco

se aggiungi,

forma allegorica non rara in quel se-

fantasia

nostro,

del

e che la corruzione

del secolo in riguardo politico e gerarchico dovea trovar assai

da calunniare in un libro che, insiste

sulla

reformazione

credo die ne

virtu neglette, altro

e

quel furbo non abbia

di lui coite in

tanta

moslrandola in uno specchio,

cerco

di

rimetter

sara detto

trono le

sul

abbastanza.

avuto in mira

Se pee

pontefice e la

il

somiglianza del ritratto,

lo

limettiamo

al giudizio d' altrui.

Poco men rara e

la

Cabala del cavallo Pcgasco; giunta dc V asino seguente libro a II

f.

Cillenico.

Cillenico, ,

che

mezzo

dell' asino

tratta

per

che racconta la sua metempsicosi che

1'

Vag-isSS.

citata nel

12.

tenia di questo libricciuolo

e questo

con

Par, 1585.

ignoranza e madre della

nelP ippogrifo,

feh'cita

e beatitudine


XXVI

sensuale, e questa medesima e

come

inali;

Salomone:

dice

1'

orto del paradiso degli ani-

aumenta scienza,

clii

aumenta

dolore.

neppur in quel paese libero pote

Intanto

vello 1'

sparse tra lui e

„

il

Erinni"

1585 and6 per fece

il

generosissimo

suo arsenico de' vili,

invidiosa

la

di

spirito

Folco

Gri-

maligni et ignobili interessati

(V. Spaccio

f.

107) talche nel

seconda volta a Parigi.

Quivi stampar

d. b.

a

libro

il

De

gli

eroict furori.

Sgr. Fil. Sidneo.

dove in

dall' intitolarlo

et eccell.

Cav.

il

nella Vita nuova,

ed entusiastico

timor d' offendere

amore del-

i

teologi lo ritenne

dispute

pubblicamente e

Catriica,

Nelle tre feste di Pentecoste poi

„Ariiculi de natura

difese gli

ill.

come Dante

nobile

del

Sol

eterno e divino.

Al molto

Par. a presso Ant. Baio 1585. 8. quasi

sonetti cliiosati,

allegoricamente tratta 1*

questo

come condannato a peregrinare, mentre ancor

spirito inquieto,

qui

fissarsi

cipibus

Europae academiis

nobilis

Parisiensis sub

et

mundo a Nolano

in prin-

propositi, quos Jo. Hennequinus,

ciusdem felicibus

auspiciis

contra

vulgaris et cviuscunque philos. prqfessores triduo Pentecostes

Parisiorum defendendos evulgavit , brevibus an-

in univers.

notationlbus adiectis. <c partiene

ancora

9i

A

quel medesimo

Excubitor , sen

Jo.

atto

ap-

solenne

Hennequin apolog.

declamatio habita in andilorio regio Parisicns. acad. 1588

pro Nolani articulis, islesso

Parigi

col titolo:

clie

Acrotismus ecc. come

si

A

vedra poscia.

comparve ancora

Figuratio Aristotelici

1586.

tardi pubblico Br.

due anni piu

ad eiusdem

aridities

phys.,

intellegentiam atque retenlionem per

XV

imagines explicanda. Par. per Pel. Chevellol. 1586. Intanto

come

breve fu ancor quivi

scrisse

gia

allora

al

rettore

il

suo soggioroo,

Filesac,

poiche,

avea risoiuto

di


XXVII

frequentare altre accademie, affin di propagare la sua filosofia

opposta

Ed

peripatetica.

alia

bastava quel suo zelo

in fatti

opposto al fanaticismo degli awersarj dappertutto assai

ad accorciare

rosi

suo soggiorno,

il

mestiere di fingere calunniosamente

dunque

a Marburgo,

dove

studente,

letture.

V. Tennemann's

passo

autentico

Migro

cause particolan".

25 Luglio 1586 fu imma-

B. IX. S. 382.

Gescli. der Philos.

degli Aiuiali accad.

Marb. P.

catomi da un mio amico di cost! e questo

MDLXXXJ^I.

ratoris noslri

nume-

modo die non sembra

senza ottenere per6 la permissione di dar

tricolato

II

a' di

di

:

Anno

comuni-

II.

Christ i Serf-

Calendis Julii unanimi

omnium

prqfessorum consensu Petrus Nigidius , Juris Doctor et mo-

Rector Academiae

ralis philosopht'ae professor ordinarius,

Murpurgensis electus

sub cuius

magistralu sequentia

nomina in matricula Academiae relata

studiosorum

Segue poi

est 3

numero

col

8.

Thcologiae Doctor Romanensis, 25 Julij anno 86.

cum eidem

sunt.

Jordanus Nolanus Neapolilanus,

Caeierum

potestas publice profitendi philosophiam per

me

cum consensu fucultatis philosophicae ob arduas causas denegarelur,

adeo excanduit, ut mihi in

caciler insult aret

aedibus pro-

vieis

quasi vero in hue re contra ius gentium

,

et consuetudincm omnium universilatum Gcrmaniae et contra omnia studia humanilatis agerem ; ac propterea pro membro

Academiae amp/ius haberi compos fact us, rulus est.

Percio

pure le parole i

rursits

noluerit.

ex albo

nome

primi sono stati riposti pin tardi,

f'to

pompa

phil.

di

nome

Pavso quindi

tanto

benivolenza,

Fatfcrj

professore, pubblico

la

di

come

modo pero die

tardi

1'

accademia abbia

celebre.

corruccioso

sonna

,

e restarono scancellate le

Pare adunque, die piu

'etle parole.

voti sui

me exaucto-

e grado sono slati scancellati,

cum consensu fac.

:

Unde facile

Universitatis per

a Vittemberga,

quale percio il

iibro

accoltovi

gratissimamente

con

esalta.


xxvm De lampade combinatories Ltulliana, Ad injinitas propositiones et media invenienda ad dicendum

argument andum iuxta modum habitus,

et

quo saltern quispiam de quocunque subiecto descripti-

vam quandam Est

ralionem.

qualemcunque quid nominis liabeat

et et

rum cuiuscunque

generis operum intellegentiam et non

plurima

minora tnj/steria

unica clavis ad omnium Lulliano-

Cabalistarumque

Pytliagoricorutn ,

consequenda

etc,

gensis academ. senatum.

Ad

amplissimum Viteber-

Vileb. 1587.

die contiene illustrazioni della compendiosa architettura sum->

mentovala.

V iromagine

Sotto

una caccia espose poi

d'

la lo-

gica nel libro

De progressu et lampade venat oria Juo°> gicorum. Ad prompt e atque copiose de quocunque proposilo probletnate dispulandum, di cui infatti e ristampa

un

De specierum

1588.

scrutinio doctor is

propemodumque

Ad

divini.

et

lampade

Her emit ae

ejccell.

combi-*

omniscii,

Guil. de S. Cle*

Hispan. in aula imperat. legatum, Prag.

Excud. Georg. Perclie

altro

naloria Maim. Lullii,

meiite, regis

Viteb. 1587. 8.

JSigrimis. 1588. 8.

dopo aver pubblicata

Oratio valedictoria Vitebergae habita 1588. ap. Zach. Cratonem 1588. 8. ristamp. in

manni

act. philos. II,

AcrotismuSf

s.

406.

Clement

p. 317.

rationes articulomm

Heu*

ed

pliijsicorum

adversus Pcripaleticos, Parisiis anno 1586 proposilo-

rum.

Vileb. 1588. 8.

ando a Praga;

lo

che sicuramente non avrebbe fatto, se fo'O

~ vero quel die gli antagonisd ban sostenuto, ch' egli sia d' e

unto Lutevano, mossi forse dalle mal intese parole consolatoria

poscla

citata

„ad

dell' iaz ÂŤ

reformaliorcs ritus ad* rla -


XXIX tus. ee

Ne

piu certa e

gedo abbia

Rimer

recitato c.

1.

1589

sitiva nel

ch* egli

prima del suo con-

un' orazione panegirica del demonio.

Poco amico

parti per

V.

di qualsivoglia religione

Brunsvico

a'

po-

duchi Giulio ed Enrico

die lo mandarono a Helmstedt in qualita d' instrut-

Giuh'o,

Essendo pero morto poco dopo

tore private bh'co

18.

f.

accusa,

I'

il

Giidio,

pub-

in

illuslr.

cele- 1589.

Bruno

Or at to consolatoria

habit a

berrimaquc acad. Julia in fine solemnissimarum

quiarum in obilum Brunsvicensium

duct's.

ejee-

el potentiss. principis Julii

illuslr.

Prima mens.

Jul. ao. 1589. 4.

Helms! ad. ap. Joh. Lucium. Qiiindi nel

1591 ando a Francfort

e diede in luce

De imaginum, signorum positione, ad omnia et

Jo.

Credile

et

Ad

tres.

Henr. Haincellium, intelligetis.

idearum

intentionum,

memoriae genera Ubri

rosiss.

et

illuslr. et

Elcoviae

1591. 8.

V.

Beitr. z. Gesch. der Pliilos. St. VII. S. 57. la

contiene

natura gli e specchio

P idea

gene-

dominum,

Frcf. ap. Jo. Wechelium et

Pe. Fischerum consortes.

dove

corn-ism,

dispositionum

dell'

Fitlleborn's ff.

ombre del divino,

in sostanza, e per altro

die

da regole, come ar-

guire da' segni dati la narura e le qualita degli oggetti,

an-

nettendovi precetti topici e mnemonici.

Piu importante riguardo al suo sistema metafisico e quel

Be

triplici

specula/ ivarum

minim o

et

scientiarum

et

artium principia Ubri V. ^dd

Henricum

men sura ad mullarum

ill.

et

rever.

Irium

aclivarum

principem

Julium, Brunsvicensium et Luneb. ducem, Halberstadlensium episcop. Franco/, ap. Jo. Wechel. et Pe. Fischerum consortes. 1591. 8. Trad, in Ted. da Feder. Schlosser in Daub e Crenzer's Studien. B. 6. H. 2. S. 446

— 466.


XXX di cui

principio e

il

T anima madre,

universo,

mfnimo assieme e mas-

del

qua! sostanza delle

cose,

e di

T

atomo,

ch' e base di tutto, divinita,

natura

e rfposa in

infinita,

dell'

concetto

giacche,

simo uno e tutto,

grandezza

il

esso la

monade,

Pubblicowi aurora

arte.

De monade, numero,

et

figura,

quens (libros) quinque de minima,

Item de innumerabilibus ,

magno

immenso

mensura*

et

injxgurabili,

et

universo et mundis libri octo.

sen de

liber conse-

-Ad

illusfr. et

Henricum Julium, Brunsvicensium

revcr. princ.

et

Lu-

nch, ducem, Halberstadt. episcop. Frcf. ap. Jo, IVe-

acta philos. Vol.

p. 501.

I.

S. 230.

— Fidteborn's

ff.

e

il

dell'

uomo;

prova

1'

T.

II.

ff.

dallo

scopo pri-

inrmensurabilita del

dappertutto del centro dell' universo, perche spazio

mondo son uno,

terre.

F. E* Boy-

Beitr. VIII, 18.

,,-De innumerabilibus ee principia

mario intellettuale

mondo,

—

ss.

(Quedlinb. 1795)

sens eig, Lebensbeschreib.

In quello

V. Heu-

Pe. Fischer, consort es. 1591. 8.

et

chel*

manni

Tutti

il

cielo

mantengono

si

spazio colia

pianeti

i

sono

propria gravita,

lor

composti de' medesimi element! ,

etereo,

infinito

U

acqua e fuoco.

aria e

sostanza spirituale, differente dall' etere, ch' e uno col vacuo,

o spazio assoluto spazio etereo e

tondo, e

Da

si

,

il

riduce

cielo.

La

causa del moto delle stelle nello

principio vitale e

a quel: Tutto e

1'

Francfort subito,

Padova;

di

qual passo

Acidalio

in

una

non

si

anima.

infinito

Tutto tende al

ed uno.

sa per qual motivo,

inconsiderato a ragione

lettera scritta

a

]\Iich.

si

passo a

maraviglia

Forgatz p. 10.:

Ec-

quid hoc hominis , qui in Italiam audet redire y ex qua, ut ipse olim fatebatur ,

exul abiit?

Miror , nee rumori jidem

Onde

sco-

perto dalle spie perpetue dell' inquisizione fu arrestato a

Ve-

habeo, etiatnsi ipsum a jide dignissimis habeam.

nezia,

forse

1'

an 1595, trasportato a

Roma

nel

1598, ove


XXXI due anni nelle cavceri e

trattarsi,

dell' inquisizione

delle

befFossi

autorita;

onde queste

Febbrajo 1600 pubblicaron la sentenza,

Roma.

del governator di suoi errori,

quam

e

i

tentativi di ridurlo

tiam in me prigioniere

autorita

all'

accipiam. <e

quam ego

dicitis,

184.

fu

giunta

colla

e

Pompeo ed

Quadrio

narra Scioppio,

Altri otto giorni

carceri laicali fu poi condotto in Campofiore

nelle

abbruciato vivo

Haym

Febbr. 1600, benche questo lo nieghino f.

vera fede,

secolare,

Maiori forsilan cum iimore sent en-

replico:

in faccia al teatro di

rar.

alia

no-

clementissime et cilra sanguinis ejfusionem punt-

Bruno

returl

di

con cui venne con-

recitata la sua biografia,

Ivi,

scomunicato e consegnato 3> ut

9

di

a'

ri-

il

Passu dunque nelle forze de' ministri di giustizia

dannato.

(ati i

Jungo

in

tirtÂť

Stor. e rag. d' ogni

die al crocifisso

nella sua durezza ed ostinazione la sua narrazione:

gli

illis ,

di

data avendo

sguardi e spiro

e sarcasticamente assai finisce

;

Sic jistulatus misere periit,

rus, credo t in reliquis

17

Perche

poesia.

presentatogli

una torva occhiata ne Iev6 dispettosamente

a' di

Notiz. de' libr.

renunciatu-

quos Jinxil , mundis t

quonam

pacto homines hlasphemi et impii a Romanis tractari solent.

Hie

itaque modus in

Roma

est,

quo contra homines

impios et monstra huiusmodi procedi a nobis solet,

Tra

tante cause e tante di questo supplizio orrendo e cru-

dele, eterno rimprovero ed ignominia della tirannia gerarcluca

lupigna, la

anzi tigrina,

Croze Entret.

eresia,

apostasia,

p.

allegate

da Zedler Reallex.,

Cromaziano

284.

non errera, credo,

p.

Ragle,

255, come ateismo,

chi scegliera

massima-

mente quella del fanaticismo stupido gerarclu'co, non gia per la santa religione in se,

si

per

1'

autorita dell' ordine

dome-

nicano, di cui, come vedemmo, fu membro, e del ponteiicato, il

qual dileggio sempremai,

essendo egli franco nemico della

menzogna, strenuo difensore della

verita.


:

XXXII

.-'

Dopo

pubblicaronsi

la di lui morte

ancora que' due

libri

seguenti

Summa terminorum metaphysicorum Jordan i Bruni No I a n u Accessit eiusdem praxis ex Msto per Raphae-

descensus j sen explicatio entis

Jem

EgUnum Jconium Turinum,

Marpurgi

Catior.

Ex officina Rud. Hudtwelleri a. 1609. 8. Ar t ifi c iu m perorandi communicalum ah Frcf. 1G12. 8.

Altstedio.

da

Altri libri suoi mentovati

curatamente ,

sono

o

sicche

aneddofi,

uno e

forse

o bruciati, i

o

titoli:

ac-

nascosti

forse

ancora

negii

Liber clavis magnae,

ch' e

Templum Mnemosyne s

De imaginum, signorum

nel libro

meno

da que' che abbiamo,

altri

con quello de lampade combinatoria.

istesso

Liber trig hit a stahtarum. (citato

lui stesso, talora forse

ne sembrino

Eccone

scrigni romani.

Henr,

composi-

et idear.

— De anima» — De mnltiplici mundi vita, — De naturae gestibus, — De principiis — veri — De astrologia — De magia physic non da niun De sphaera, — Due tione)

a.

rato,

e sono:

citata nella

i' area di

Cena

delV inferno Avanza

di

questa edizione.

trovo citati

altri

'

delle (ivi a

render

ceneri

Noc a

lette-

dedicata a

149. —

f.

Papa Pio V.

Purgatorio

198).

f.

conto

nostre

delle

Avendo dunque

fatiche

copiare

fatto

i

nicatine cortesissimamente dal bibliotecaro dresdano

Ebert ,

di cui si gloria

P Europa

letterata,

e

durate in

testi

comu-

dottissimo

risconti-atigli in

casi di bisogno con quelli della biblioteca gottinghese e Vien-

nese, primieramente gli abbiamo disposti in ordine cronologico,

quale celo additarono e

tenor della vita

il

cenni dati qua e la da lui medesimo.

quantomai corretto e secolo,

d'

un

colorito

autore,

Nel dare poi un

non

non poche brighe ne diede

dell'

la

afFatto

altro

scorrezione

ed

i

testo

da quel de' testi


XXXIII

niedesiini e delle lor copie,

assurda,

sissima dello

V h

via per figura bigiuta in

pur latine,

y

1'

latina,

e variabile,

n

la

nulladimeno

ancor

a

la,

le

congiunzioni

awerbj

casual!

composte

poi die s

apprcsso , fratlanto ,

diffuorij dibboito

tiranno,

e

pronomi,

come pur

altre,

imperocche e osservazione triviale,

temente tuttoggi;

addosso,

gli articoli tie la,

che

almeno

Ove dunque

perche egli e tiranno. qualche inconseguenza

duainato

d' esser

,

la scusi

il

ancor

lettore

si

ecc, non gia

sulla,

dissu, agga.ru ecc; dove se vince

3

si aspetti

e gli

eppur non serbata conseguen-

consonante introdotta piu tardi,

scrive

dall' eufonia,

preposizioni

di

ph

vici-

ncl medesimo tempo una lor

scancellandone

,

e simili

cangiaudo

inalterata

ben die ed

am-

altre parole

constante

greche;

oppur dalla comodita e proprieta municipale,

come per che ,

tugliendo

segno di maggior

in

,

in

da

eta

quell'

qualche principio

fctabilire

nelle latine e

sorgente latina

lor

alia

x

e la

disgiungendo

f;

negtigenza

la

di

inutile e superflua ancora riguardo all'

d' origine

nanza

prolissi,

huomo, humore, alchvno, havcre ed

massimamente

in

periodi

iucostante

tanto

ortografia

all'

di

interpuuzione vizio-

1'

dLTerenza del linguaggio

Convenne dunque

quello d' oggi. intorno

nulla

o

e la

stile,

incouseguente ortografia (ra an-

francese ed italiana,

e inoderna,

tica

1'

abuso, qui

si

uso

1'

appunto

trova una

benevolo parte

coll'

uso inconseguente medesimo, parte colla dissuetudine del correttore piu

avvezzo

che in simili la

scritti,

all'

modema;

ortografia

dove regge

sostanza de' peusieri, non

ricliiede

si

ecc.

tanza.

die per altro possono

argomenlo e

arcaismi, spropo-

essere

di critica

impor-

Basta che V iinpronta generale ed una qualche patina

d' antichita

Ifbro

talora

1'

ne anche una ristampa

iliplomaticamente esatta con tutti gli errori, siti

tanto piu quanto-

la materia,

antico.

alcunamente rammenti Assai dib'genza

tanto necessaria all' intendimento

il

lettore,

inolrre

ch' ei legge

esige

del senso

1'

un

interpunzione

e de' peusieri,

# o#

e


xxxnr piu difficile ancora, dove un ingegno ricco, pronto ed esuberante

profusamente sparge,

modo

originate, benche

intesse

non sempre

e

intreccia

in ordine e niisura giusta

e bilanciata;

donde poi nascono que' periodi

snropositati

assurdi,

e

ma

pensieri in

i

bisognosi

di

non gia

prolissi

strenua

attenzione,

abborriti si per altro dalla desidiosa ciurmaglia spensierata di

foggia,

lettori e di scrittori di

vaglii di periodi

sminuzzati a

guisa d' animorseilati , privi di dignita e di serio contegno.

In quanto alia negligenza dello

clie

afiissi,

un

scusabile in

anaco-

lettore in

il

persone, di generi, lnassnnamente ne' pro-

luti, confusioni di

nomi

stile tanto

ne trovera pruove

anirao pieno di fuoco,

correggemmo

talora senza pur darne

sempre

avviso.

La

differenza aliin dello stile

zialmente

da quel

benche per se non isconvenevoli ,

uno

stile

casi

silFatti

un

e

dottrinale

municipali,

,

oggidi tanti

di

e

tanti

e schiS

di

delle

lingue^

e

ed

i

o

serviti,

mente

di

storcere

tutto al piii le

o prosaici,

ciarne

origine e

e

slogar

la

si

filologi

lor

marcio

dispetto

con

e

che,

vizzi,

nell'

organismo i

vocaboli

die se ne son

ipercriiicamente

de' buoni autori

e saccente-

antichi,

poeti

vorran generazioni a rimetterle,

la

fantastica ed ipotetica di voler rintracstruttura

o

fabbrica;

Vossi, Hemsterliusi e Lennepi in faccia ad a

Or, in

befiino

lo

forse dell' aurea eta,

membra

a tals che

dicono cosa scabrosa, 1'

in vocaboli

trito.

contend percio di saper a mente

passi degli autovi,

ad

combinazione ed

la

profondamente

piii

disusate,

ad intendenti , disprezzino

que' registratori

penetrare

oltre

comunque

ridicola pure

ora

necessarie

non e guari

significato

etimologico,

signoril ciera di pieta

inetti

anzi forse

ne giovo unicamente

talora

presagio

certo

il

oggi consiste spe-

arcisottile;

scientifico

de' quali

d'

parole latine e greche

moltissime

in

si

dilata

e

giorno questa sfera della filologia,

si

laddove sin da'

essi malaccorti

rischiara

di

ed

giorno in

talche vieppiii si confermi


XXXV 1'

equalita,

dunqtie

lungi

lega

intima

1'

e

1'

mente e soltanto

tempo gia fa, nella

maestrucci laccia

donde

che,

sare per figura lor propria

incolpano

lo

bizzarro e che so io,

mi

dice lia

suo

stile,

strano,

autor

,

povero quello

P una

coll' altra

dizioni accattate

venient!

le

;

cognizioni

Creando

ma

,

potere

ma

null' altro

e

filosofia,

difetto

con

mal

insieme

accozzate,

dai pensieri le dizioni lor con-

essendo

toscanerie

ho procurato

pur troppo

si

non gia dalla selva delle

una favella

le frivole

in belle

se fossero dotate di senso,

che larve delle nostre della

non

ritiiata

serve.

e non questi in dal

adornando di

ma

mente,

le frasi in grazia de' concetti,

quelle,

dalla il

di rrarre,,

pension,

quali

volgo e da tutte

tale,

impareggiabile

scarse di sentimento e

che credo

,

debbono essere non tiranne

cosi

di

i

1'

non posa che

la cui eleganza

qua e la,

mi sono sempre studiato

dettate

tedesco intuito

Italiani o Francesi di merito e d' o-

meraviglierebbero elle stesse di trovarsi

grazia

ognuno

morte pur troppo prematura: „Reputando

stile,

frasi rubacchiate

si

il

come

che,

ne pertanto da condannarsi sommariamente come

Perticari, preda di

cucite

barbaro,

,

veramente originale,

sempre trovammo verissimo quel che disse

io

d' intendere e

inintelligibile

altro

di

accu-

d'

pensare in scienza, arte e religione e

stile di

almeno da quel degb"

altro

ed invece

Percio sapendo,

d' altrui.

classico

di core certi

non arrossiscono

ed inezia

stupidita

stile

come suo naso, e che per

universo e

dell'

nore

nos,tro

Perche autori ed

per nascondere alia popo-

quail,

i

coprirla con nebbia di calunnie e vituperi,

capire,

qualche

a chi piace.

sprezzammo

repubblica letteraria,

tale,

scarsa-

una

osservata la pratica di sordidi

e barattieri,

TVoi

veramente

aspergemmo

si beffi

ontosa nudita del loro interesse,

1'

lingue.

autore istesso,

nostro

urgenti

casi

in

conghietturina ,

editori

delle

da ogni abuso e pedantismo

schernito pure a ragione dal

nostra

identita

parlar del

le

sfugpre a

sentenze tutto

mio

raro di pascere V eloquenza


!

XXXTI

A simili

piu di parole, die di cose." rosi maestri

le fatiche nostre di

dunque

nobfli e

gene-

inodestamente sian raccomandati

discreti e giusti

rawivare e

lo studio della

lor

letteratura

e la corrispondenza d' ambidue le nostre nazioni col protrarre in luce

i

calpestati

quanto

lor iigli

nella

generosi piu o

polvere

d'

pero a que' Tersiti

un

meno

tempo

del

forse cieco

mercato

dimenticati,

e

ingiusto.

letterario.

suiiuneii-

tovati,

Ela

lor cicca vita

Che

invidiosi son (V

Fama

di loro

il

mondo

tanlo basset,

ogni allra esser

non

sorte,

lassa,

Misericordia e giustizia gli sdegna.

Non ragioniam

di tor,

ma guarda

e passu

Lipsia ÂŤ' di

20 Nov.

1829.

o In

ADOLFO WAGNER.


CANDELAJO. COMEDIA DEL BRUNO ACADEMICO DI XULLA ACADEMIA

In

tristitia

hilar is

,

in

;

DETTO

hilaritate

N O L A N IL FASTIDITO.

tristis.

O,



,!,

,

L

I

L

,;,

B R

I

AGLI ABBEVERATI NEL FONTE CAVALLINO.

Voi

Muse

cbe lellale di

,

E

Col mitso

eccellenza vostra m'oda

1'

,

Se fede e

caritale il

cliiedo

mendico

Piaiigo

,

Un

,

sonetto

Che mi

,

,

E

,

,

iinio

iui

,

un' oda

over in proda

,

mamma.

audar vestito bramo

men to nudo

converra fors' a

Monstrar scoperto a II

,

gir lieto a tata e

ch' io

peggio

,

infiamma!

v'

un epigramma

mi encoinio

ch' invan d'

Aliiine

cuor

posto in poppa

sii

Per fanneue

ALime

mamma

la

che natate su lor grassa broda

la

com' un Bia

,

me

g-ramo

Signora mia

zero e mincbia, com'

il

padre

Adamo,

Quand' era buouo dentro sua badia.

Uua

pczzentaria

Di bracbe menrre chiedo, da Veggio monlar grau

le valli

furia di ca valli.


A LA

SIGNORA MORGANA SUA

B.

a cLi dedicaro

Jiit !o stino

A

corifeo?

inviard

cLi

caniculari,

ban

ini

fatto

ore

et

,

O.

S.

A

cbi,

mio bel paraninfo

il

quel die

quest! piu cuocenti giorui

iii

I G.

mio Candelajo?

piace cb' io intitoli

ti

,

il

S

dal

,

o gran

mio buon

il

influsso

sirio

pin lambiccaiiti

m

1

ban

in'

io

A

1

A

sua Maesta cesarea? No.

Signoria illustrissima

non

e prenclpe

voi tocca

netto

,

bella

,

del

,

oreccliie interne

dico

sua Santita?

No.

A sua

No,

iinperadore

,

o papa

e geiierosa

mia S.

animo mio

1'

glebe de la sua durezza

,

,

Morgana

al vostro eabi-

cbe

dopo

,

e assottigliatogli

aver

stile

il

voi

a

!

mi

oflertorio.

dotta,

superlativo

in

,

fe,

cbe

,

solennissimo

in questo

Altezza,

Per mia

no.

,

dona , e voi o Tattaccarete

si

campo de

A

le

decano

il

e voltato?

s'

sua Serenita ? No.

re

mano

ne V

cbi

e reverendissima ?

,

o cardinale

a voi

,

e

A

o la ficcarete al vostro candeliero

,

saggia trice

,

questa candela di

levari

A

lumi erranti?

a cbi prende la mira?

a cbi riguarda?

;

dicon

piovere nel cervello le stelle fisse,

ba balestrato in capo,

soffiato i sette

celeste,

clie

,

vagbe lucciole del firnianiento mi ban crivellato sopra, de dodici segni

de-

,

coltiva-

,

attrite

Io

a ci6 cbe la

polverosa nebbia sollevata dal vento

de la leggerezza non olfen-

desse

con acqua divuia

gli ocelli

di questo e quello

,

fonte del vostro spirto deriva, in' abbeveraste

a tempo cbe ne potemmo toccar la mano, drizzai

li

pensier gai appresso

cbe tra voi, aspettar

quel tuo

soccorso

disperatamente ardo, troppo

*~)

truogo

il

cbe godete al seno

iiwidioso

del

Riposi iu vece di

,

cbe

e sfavillo

mio bene;

tronco

,

d'

*)

per d'

die

,

dal

intelletto.

Per6,

prima

v' iu-

la

acqua viva. Adesso,

Abramo,

solea

1'

e

me, cbe

rifrigerarmi

intennezza un

gran

la

senza

lingua,

caos

pur

per farvi vedere cbe non pud

dell' originate vizioso.


medesmo eaos,

far quel

eccovi la candela,

me

cLe da

mio amore con qualche proprio

il

non passi

al

marcio dispetto,

suii

vi vien porg-iuta*) per

clie

parte,

si

cLc

presento

e material

osloggio

ombre de

ove mi troyo,

paese,

in questo

qual

la

questo Candelajo,

idee,

quali invero

potra chiatir alquanto

certe

spaventano le

e come fussero diavoli danteschi

bestie

,

maner

gli

siete

potru far contemplar

,

lungi a dietro

asini

et in

;

candelajo

alfro

dci

di carne et ossa **)

non possidcbunt) e

mia memoria essere e

son mozze

regioncm longinquam tualmente

possa

govenie,

da

quel suo

;

1'

erba

Suvgam

/5o,

el

cotesto

in

una,

g-rasso

spero di ricovrare

io

non

se

,

un

sott'

mantello

—

in un' altra vita.

cosa

og-ni

che non puo mutarsi,

namente uno, simile

,

mi

e

s'

que

ag-grandisce

sii

vera,

io,

il

,

si

mcdesmo.

mi

:

cli'

tanto

altro

,

***)

il

tempo

Con questa 1'

il

i

se non

c o r

,

e

mi

1'

solo> eter-

animo

Per6 quahm-

i.

o

Godete

amate chi v'ama!

forse cbiericale.

darv

di

tutto tog-lie,

Tutlo quel, ch' e, o e qua,

state sana, et

un suo neinico

L' originate La r

e

per die

giorno, e quei, che son

Forma anlica, ora tiziosa. Cos'i pure que' futiiri cd alire forme simili de' tempi del verbo.

*J Seuz'aUro

"*}

viTa,

;

o vicino, o lungi, o adesso, o poi, o presto, o tardi.

*)

in

io eifet-

che aspelto, se la inutazione e

che sou nelanotte, aspelto

dunque, e se potete,

paga-

Sig-nora,

filosofia

intelletto.

di

dove ho persa

,

un

nulla si annichila;

si mag-nilica

punto di quesla sera,

nel giorno, aspetfanti la notte. la,

lardo

il

la

un solo e etemo, e puo perseverare e

cLe

gli asini

Abut

:

die non e;

,

Ricordatevi

inula,

ve-

vitello saginato

Fra

sotto

,

quel che credo, che non bisog-na inseg-narvi e tutto da;

delto

per die, se awerru giammai,

dire:

,

forza

me

porci qualche dicembre

et attenda a farsi piu

allio canto

1'

i

strapazzata a

dnbbio sara parte de la nostra festa.

senza si

et

farli

da mia parte quell'

che non g-oda tanto, che

,

stata

g-oda tanto con

die non

ri-

ove voi

e

,

fan

,

,

per che a quest' ora a

d' asini!

calci

orecchie,

1'

E

ranno.

,

patria

(de le quali e detto

ditegli

pie

porci

cotesta

Salutate

costl si dica la di

le

animo mio a molti

1'

dere, die non e al tutto smesso.

regnum

1'

:

pagaro, menard,


ARGVMENTO ET ORDINE DE

Son

materie principal! intessute insieme ne la Bonifacio, 1' alchimia di Baitolomeo,

tfe

amor

1'

lui

1'

Peri per

insipido araante

parimente

artificiosa

1'

secondo

;

non

insipido

1'

e

cognizion distinta de' suggetti

la

evidenza de

et

quali

de'

presente comedia

di

Maufurio. dine,

LA COMEDIA.

,

ragion de

1'

or-

rapportiamo prima da per sordido avaro terzo il gofFo pedante ;

il

,

;

senza goffaria

e

insipido e goffo,

testura

j

pedaularia di

la

e sordidezza

,

non

et il goffo

men

ÂŁ

il

,

sordido e

sordido et insipido,

che goffo.

Bon if a do dunque ne V atto et

accorgendosi

cagione

che quella

,

di

horse,

la

vanita

e per

er' arnica

manda

medesmo

sopragiungc

gli

vomitive

il

IV.

mago*

Baitolomeo,

suo secreto

pone

la

,

sua speranza ne

Scaramure

a trovar

il

,

inviato Ascanio

mezzo 1'

effetti,

che gli era discorre

,

valor di quell' arte.

che con certo

era la

e frutti

per venire a gli amorosi

e mostra la differenza de

,

la S. Vittoria,

di Cori di harhe

Avendo

II. see.

ridnceudosi a mente

,

,

de

amore (del che

1'

liberate) ,

suo servitore

il

stato descritto efficace

tra se

dice

si

,

le

questo

come

,

non era giovane ne magiche superstizioni

e lui

de

innamorato

non possa reciprocarsi

che

,

fr. scena -prima,

III. see.

artificioso

oggetto de

gli 1'

fa

amor

discorrono

Sanguino , padre e pastor di marioli , et \m scolare che Maufurio, che da parte aveano uditi questi ragionamenti, sopra quel falto , e Sauguino particolarmeiite comincia a

prender

canipo

suo.

studiava

see.

,

solto

il

,

dava,

notomia

ruffiana

un

con

,

fa

,

e

la sua

lo

che

gli 1'

dama

,

pittore,

,

ma su

die

,

Bonifacio

si

man-

,

viene tnlto glorioso per certo suo

nardo

pi-esentuccio

e poco dispone a prendernc la decima che non vi fusse sopragiuuta da lui. VII. see. Bonifacio se ne

ne

e

manco de

VI. see.

per ordir qualche tela yerso di Bonifacio.

,

Compare Lucia

al

distrasse lascio

enigma

ma non

ne

il

la

qual festa

poema

quale arehhe discoperlo pensier del jitratto

,

,

per

questo pensiero,

che o capir

piii ,

o

fu

meno

il

et

Gio. Bernardo ne la mente

molto puo

nuova cola

di

VIII. see.

;

il

e

in

onor

e gloria

ritrovato da Gio.

Ber-

suo miovo poetico furore; pensiero sopra

un duhbio,

IX. see. rimane perplesso

intende

il

che voglia dir OreJice f

ecco X. see. riviene Ascanio col

lermino Candelajo,

Mentre dimora in

mago:

il

quale dopo


avergli falte caplr alcune pappolate, *) lo lascla in speranza dj acchiappar

unto.

jl

Ne V

atto secondo.

questo subere

messe

di tirar

non

scudi

di

peusando

meschinc,

amor

1'

rimasta

S. Vittoria

la

Cupido con

niarttllo di

men

al

sola

amor

d'

moneta

tanta

de

bei

di

fa

la

per quel,

Mentre dunque

Venus.

rofiana

gouCano

che

,

aria

le

che

,

IV.

gli

See.

presuppouendo,

,

e clie

,

questo

inendine del cuor di Bonifacio slampar potesse

1'

pasce

si

non

arte sua,

1'

Mud: Ec jam

upcessario d' imantar quclla di Lucia; iuxta jit

intelletto

quarto.

facesse colar e fonder mclalli

che, fallendo col tempo

,

1'

atto

in

castelli

ingannavano

s'

proverbio

il

1'

da

orio di Bonifacio

1'

Ma

meule

la

scena ne

sesla

Lucia

e

e cavar oglio

gli avesse tanto tollo

ocelli

gli

udircte dire uel principio de la

die questa fiaimna

S. Vittoria

la

proprio magazzino.

liel

die

,

sempre avauti

avesse

mostrano

si

seminar speranze ue

sperano col

e

,

III. see.

premer vino da questa pumice,

entrate iu speranza di

fusse

gli

facta vetus,

que' veniiceIR,

di

che

pauza e non nntriscouo, V. see. sopra\iene Sanguino che comincia a ch' area udito de la propria bocca di Bonifacio, ,

e si ritira con lei per discorrere, come tramar qualclie bella jmprcsa dovessero goveruar col fatto suo. Re V atto terzo II. scena, viene Bonifacio con Lucia , che lo ,

si

,

contrista

come

tentatolo di

,

avesse iu bocca

iuagg'ro

id

,

il

pazieuzia per

la

borsa.

panferlich,

gli

casca

ebbe occasion

est

per dover trattar cose

e se ne va. c la

X.

IV.

van no a

la S.

Dona

cerimoni.

la

Vittoria,

speranza era vana

,

facio.

IX.

duo con duo

con

cosa

1'

aspettasse

il

;

allri

venturieri

sotto

e

M.

la

X.

see.

;

finto

quarto

discorre

ranza, mostra

d'

capilano,

I.

sopra

see. 1'

abbia iiifoimaia

ch'

E

Gio. Bernardo.

vien

amor

di

aveano quesli

del qual partito

}

fuori

birri e Gio. Bernardo.

et inslrutla

sopragiunte da Barlolomeo

,

fastidita

Bonifacio

esser inanimata a f.irgli qualch

1

e

insapone,

insieme col

Fra tanto viene Lucia

tempo

espone

falica:

CaruLina,

moglie

Bonifacio,

sdrgnale

partono.

>

et

per molto

sua vana spe-

e vana la

il

discorrendo sopra la sua materia

Favole.

fill

da Boni-

bandiera di Sanguino trattano di

la

la S. Vitt.

avaro

che mostra di non aver perso

*)

con cio

coutcutauo molto.

si

Ne V atto aspettare

e costui

somma

negoziare alcuno fatto con travestirsi da capilano e birri

ne

,

E

che fece costui, a

Scaramure, come quei,

e

la S. Vitt.

mago,

al

e la falica persa.

pa* chiarirla del tutto

compajono Sanguino

see.

qualclie

dovesse

si

smania di costui Scaramure,

che col fingere di quella potesse grafFiar qualclie allra appunlalo

come

suo conto

del

che Bonifacio

Lucia, die pensava, che

,

la

forvolta,

che sopragiutiscro III. see.

parte

de

dentr' al

per quella

co' quali si tratla,

,

see. rim.ine beffandosi

see. ritorna

rende certa

Ascnnio

et

mentre masticava,

,

lasagno

davauti

levarsela

con due,

importanti

Qnesli erano Scaramure

governare ne' magichi

di

Or il

si

di

IX.

See.

II. see., ,

come

e see. 111.

rimaue Bart,

ecco V. see. gli occorre

Bonifacio,


e

ragionang un pezzo insieme

Lucia facio

de

quale

il

,

1'

suo

fallo

il

un de

che quella gli disse

S. Viltoria gli arebbe donalo

tult' il

suo

passate

intcndere

magica

la

ordiui di

presi

,

con

parte

hi

da

di

vesli

le

rimane Bonifacio

fattura

straveslirsi

Viltoria

al masclieraro

6ubito

Carubina

ecco

per

,

Lucia

effetto

che vede,

,

berteggia insieme con Marta,

si

1

ch

e poi e verisimile,

accomodarsi come S. Crosconio. et istrutla da Lucia fa intendcre

stravestita

che

VII. Scena

Carubiua. 1'

la

andasse a

donargliclo ad

andasse

XIL

per

,

meno

il

la

come Gio. Bernardo.

lui

un pezzo,

che

,

che per le cose,

facendo tra se medesimo festa de

,

Bartolomeo

di

che per

difficile a

mascherar

a

del suo incantesimo; a presso VIII. see.

moglie

il

:

M. Bonimolto persuaso

esser

con queslo

uou fu

,

Fra tanto

altro.

ice. trova

cioe,

,

j

chiavar per quella sera; ch' allrixuente moriva

erano

1'

VI.

,

da Bartolomeo vien ad

disciolto

estreme novelle,

1'

burlandosi

,

che non dormiva sopra

,

seen.

belli alii—

i

sciameuti e vezzi, che questa sofislica Vittoria dovea far al suo alchimico

innamoratOj e prende

Ma

ecco

meno

che

sopra

mina de

il

XIIL

seen,

nardo a dar ordine a

No V

e con Lucia

,

,

prendeva

Bonifacio

fuori 1'

impensata de

suoi

i

uno

gruppo da scardare

;

e

cioe

1'

mani X. con sui compagni di

le

,

Gio. Bernardo

con

stravesliti

sen va a

,

si

dcter-

doveano

,

,

l'

Gio. Berla

persona,

bramata slauza.

sin

ancor sdegnatissima Carubina,

un

trovorno

altro osso da rodere

,

a

e

Gio. Bernardo.

di parole, et essendone prossimi a toccarsl

Sanguiuo

Bonifacio

dopo

la

de

pensando a Carubina, , mentre Sanguiuo mariolava, tanto che IX. see. , venendo

stravestilo

da birri, e per ordine de

menorno ,

buchi

trovorno rincontrali cou

si

,

see. sopravien

intenzione di condurlo

si

la sentinclla,

altra

Quindi nacquero molti dibatti cou

Qua

persone

baston dritto

il

disgusti

coiifusissimo 1'

allrui. le

tutti gli allri

dopo aver discorso un poco

un gran pezzo, facendo

e Bonifacio

come

,

eccoti Bonifacio in abito di

see. I.

Fra tanto Gio. Bernardo teneva et aspetto

1'

Lucia va a trovar Bouifacio e Gio. Ber-

e poi

:

per che non vcgliava

che Lucia sopra

,

che spirava amor dal culo e

,

andar a trovar Gio. Bernardo,

altre cose.

1'

quinto

atto

d'

viene a tempo,

che doveau prendere

,

disporre al loco e tempo

nardo

verso la stanza di Vittoria, e XIII. seen.

colui

proprio negozio

occasione

la

cammin

il

cou determinazione

Lucia

rimane

spediti

in

da Capitan Palmaj la corte et

allri

negozii

,

instanza

fingendu

una stanza viciua,

in Vicaria.

Con

XI. seen. Carubina rimane ne le griffe di Gio. Bernardo, il quale, come e coslume di que', che ardentemente amano , con tutte sotligliezze d epicuraica filosofia (Amor fiacca il timor d.' uomini e numi) questo

1

il legame del scrupoloj insolita a manche Carubina d una minestra dc la quale e pur da avesse possuto avere

cerca di troncare giar

piu

pensare

,

,

che

,

piacque di

,

1

desiderasse

andar

k

savano questi negozii

piu

disputar

d in

1

esser vinta

,

che di viucere

:

pero

le

Fra tanto che pasavea V orlogio nel stomaco e nel

luogo piu remoto.

, Scaramure ch' ando con specie di sovvenire a Bonifacio, e XV. seen, trova Sanguiuo coi compagni, el impetro licenza di parlar a Bonifacio, et

cervello

,

,


nvendola impetrata con certe mnrioleschc circonstanze

XVII. seen,

a persuadere

Bonifacio,

esso

avuto confuso

prcsente la sua liberta,

sottomano sua, e

una

Capltano

al

Scarainure grazia

tentasse

di

merce

e

grazia

farli

Scaramure

che

a

,

die

qual

fu

li

modo,

di

da

possevan cli'

offrire

mo»lie

la

XXI.

et

cui

la

partita

iunamorarsi de si

pensi'i

S. Vittoria

la

die penso

quale,

il

gioir

seen.

di sua

e sbrauato e straccialo

,

Sanguino

1'

Diana

,

fatto

a caccia

venne a

la la

mano del Madonna:

Ascanio fanno un poco

incline- a poter esser

divenne a

andando

et

Carubiua si

tamo die Gio. Bernardo

Considerato dunque

suo.

fatto

il

di fruiisi di quclla

per Atlcone,

s*

XXIV.

considera/.ione sopra

con-

seen, sin

seen, dopo aver cliicsa pcrdonanza in ginoccliioni a moglie, e ringraziato Sanguino e Scaramure, et unta capitano e bini, fu liberato per grazia del Signor dio e de

di

terra c si

con quesla condizionc,

la

dopo

il

qoalche

in

che

,

questo accordo

Cos'i

XX.

lui

XXII. c

di

dovcro mosse Bonifacio

venissero

difficulta

con

higinoccliiarsi

concessa

die

l'allo

voler negoziar per

impelrornq da

rimcttcrgli l'offesa.

con molte apparent!

traiiar

,

sin tanto la

,

facesse

Bernardo

Gio.

modo

seen., viene

per

,

che non era novizio ne V arte

,

quale

la

,

XVI.

l'incanto avca

e dice di

,

riceve da quel

,

quel

in

clie

facendo XVIII. seen,

clie

il

eiFeito

asprissima risoluzione

chieder

e

a Bonifacio,

,

come

il

suo

cornuto, e quando

cornuto, figurato veramente

cercava le sue corne, et allor divenne cervo. Teixi non e maraviglia, ,

costui da quest!

caui

marioli,

Bar t olomeo Ne V atto primo. III. seen, dove si beffa de 1' amor di Bonifacio concludendo, die 1' innamoramento de 1' oro e de 1' argento, e perseguir allre due dame, e ptu a proposito et e verisimile, die, quindi partito, , fusse andato a far 1' alcliimia ne la quale studiava sotto la dotirina , di Cen-io, il (1 „ale Cencio ne la 11. seen, si discuopre barro secondo ,

il

si

giudizio

di

mostra a

fatto Iruffatore,

Gio.

Bernardo,

c

ne

poi

viene Marta,

la

XII. seen.

egJi

medesuno

sua moglie, ne la XIII. Seen.

e soprigiunta da

Sanguino, die si burlava di lui e lei. atto seeondo VI. seen, ragionando Barra con Lucia , mostra pane del profillo, che facea Bartolomeo cioe , che menlre lui attendeva ad al.lumia, la moglie Maria facea la bucata et insaponava i drappi. Ne I' atto terzo. I. Seen. Bartolomeo discorre sopra la nobilita de la sua nuova professione, e mostra con sue ragioni , die non v' c imglior sunlio c dotirina di quello de mineralibus e con questo, ricordato del suo esercizio, si parte.

Ne V

:

Ne Cb

avea •

c

V atto quarto III. seen, va Bartolomeo aspettando „M la .o per il pulvis Christi c

Onus

leve,

d.mostra ,

M.

liomfacio.

il

servitorc

IV. seen, discorre sopra quel

assoojigliando l'oro a le piumc. VUl. seen, la sua fusse onesM matrona nel ragionar die fa con

quanto

Mostra,

quanto

lei

fusse

piu

esperta

ne

1'

arte

del


10 gioslrare

ch'

,

intendcre,

ne

introdotta

a

che

fin

che

restituissero

comincia

see.

e pia digressione circa

da

dislratlo

marito

veder

andata in

lulta

sue occupazioui

sue

un

per

grado

nel di

effetto

chiasso

di cinque talenti gli archbe reso

di

prima.

Con

per

essere

orazioni

j

pulvis Christi ,

certo

cinque.

talenti

lamentava

E

da Cencio.

mani de

vestimenti

;

menati a parte

ne

poi

XII.

la

Bernardo

Carubina

e

,

,

burla fatlagli

III. seen,

furno sopra-

e cosi

,

die

li

che

audavano

troppo

slegasse

passo

,

che

,

la

rimota giuusero

piu.

mani a mani de 1' uno

le

levorno

11

quali

gli

,

le

le

borse

,

e

IV. V. VI. VII. VIII. scen t

le

avendone caminato

seen,

con alcuno

incoutrarsi

pugui

a'

vede nel discorso de

si

complice de

e

compagni in guisa di capitano e birri menare in prigione li legarono con

altro a schiena a schiena

1'

come

,

e

volerli

et avendoli

dietro a le

come consapevole

,

cosi da le parole venuti

di

specie

sotlo

lui

da Sanguino

giunti

e

di

che

medesmo il quale Or 1' uomo da infor-

marsi meglio va col suo moccione a ritrovar Consalvo. Ne V atto quinto II Seen, vengono Consalvo e Bartolomeo si

fu

vivi segnali de la

trovava altrimente, che facendol Bartolomeo

si

dona ad

See.

drsciplina

che teneva in sollicitar gli suoi dei,

,

suo

il

a

avea

1'

IX.

la

donando piu

e

,

una laraentevole

fa

marito,

suo

gli

X.

alchimia

1'

uon

cavalcare,

di di

Mostra auco diligenza

migliori.

questo

di dodici anni

eta

ne

e

:

che a quclla

per

esser maraviglia,

son la

sua dottrina

quel studio

in far alchimia

suo marito

il

ci6

per

fianco

e

per

fianco

giunsero al fine dov' era Gio.

oltre

volendo arrivare,

quali

i

;

cascar Bartolomeo

che

tiro

Consalvo con

affrettar

lui appresso,

e

rimasero cosi sin che XIII. seen, sopravenne Scaramure

e

li

mando

e

sciolse

li

il

fe'

cammini

per diversi

,

si

a proprie case.

Manfurio Ne V

primd. V.

atto

comincia ad altitonare

seen,

da Sanguino per pecora da pastura

conosciuto

esser

cominciorno a formar disegno sopra

Ne V

secondo pr.

atto

prima monstrava maravigliarsi

come

M.

poi

,

porge

viano,

a

quando

la

o

meno

Man fui io una

Bonifacio

ne

era

per

,

il

vien burlato

seen,

come

,

lettera

si

amatoria

V

cui servizio

VII. seen, viene ad essere

marioli

dalS. Ottaviano, che appresso di far poto

,

portava

biasimato

o piu

i

fatto suo.

di suoi bei discorsi

conto di suoi poemi per conoscere e

il

viene ad

e

,

cioe ch'

,

al

;

,

suo Pollula

era Iodato, il

,

S. Otta-

inviandola

la

quale epistola

considerata

da Sanguino

avea composta letta e

quando

e partittosi

;

e rollula.

Ne V vendetta de discorre col

la

con

terzo

mauo.

,

sguaina un

poca stima il

suo

qual discorse

XI. seen. di

atto

,

Pollula,

sin

tanto

poema contra

che fece di suoi versi

,

sopraviene

che

gli

appare con Corcovizzo, che

Or mentre

di

cia

XII.

il ,

S.

sopra

Ottaviano i

quali

M. GioÂŤ Bernardo

fe'

di

modo, che si

lagna

e

in

seen. VII.,

llitorna ne la

casco la pazienza.

seen,

,

mentre

gli tolse fa

i

sciuli

strepito,

gli


11 Barra

occorrono

Marca e XIII.

e

iu speianza di

ritrovar

le vesti

menorno

lo

e

,

He V talari,

E

tardi

seen,

riviene

marioli

faceudolo

,

un canloncello

in

quali

i

:

il

furto,

cosi

mal

avcano

gli

ponendolo

,

gli feruo cangiar

riinancr

,

vestito

tolte

solo

sin tanto che

la

che

di certa

aspeita

,

XV. ivi

era,

vestimenta.

passar

ne

,

com'

,

le

nel

a casa

niezzo spasseqgiando e discorrendo circa quel

iu

fa

Sanguino

seen.

c ricovrare

con questo avea vergogna di ritornar

ritiratulosi

,

II.

second!

li

prezioso

pileo

e

stanza.

die

,

,

via.

quarto

atto

lamentandosi

furbo

il

il

piu

seen,

si

avea udito

Fra tanlo XVI. seen, viene Sanguino, Marca, et altri in forma e volendosi Maufurio ritirar in secreto j con quella et altre specie lo presero prigione , e lo depositorno ne la prossima stanza. He /' atto quinto penult, see. gli vien proposlo , che faccia elezione e visto. di

di

Lirri

una

,

di trc cose

li

a

brache calate.

andar con quel

mate

;

le

il

numero

mate, e in

vi

!

Lui

arnese,

Plaudite.

prigione.

fu le

a

la

quali

terza

Fer6 ,

ogni

de

disse

:

altra

le piu.

tre

staffilate

cosa piu tosto

,

che

elegge le dieci spal-

tosto cinquanta staffilate

aveudone molte ricevute

,

e

confondendosi

or per una,

staffilate,

laseio

arebbe acceltata

modo

de

o di pagar la buona strena

:

o di aver dieci spalmate, o ver cinquanta

,

ma quando natiche

a

nou andar prigione

per

,

birri e capita no

a

il

e

or per uu' altra causa, avvenne, ch' ebbe spalpagu quanti scudi gli erano rimasti a la giornea :

mantello

come

,

Dou

che non era suo.

Paulino,

ne

la

E

falto tntto

scena ultima

questo fa

e

,

poslo

dona

il


;

aSttiprologo.

.^lesser, si; ben considerate, bene appuntato, bene ordinate, forse si sarebbe fatta cbe non ho profetato , cbe qnesta comedia non rappresentar Vitquesta sera ? Ouella bagassa , ch' e ordinata per mal di madre. Colui, die ha toria e Carubina, have non so che ne rappresentar il Bonifacio, e imbriaco , che non vede ciel

da

mezzodi

terra da

in (pia

vuol alzar di letto e sette

sere

:

quattro

con

e

come

da far nulla , non si che in tre giorni e mezzo riinieri saro tra parpaglioui e noil avesse

dice: lasciatemi

;

o

due

!

A

me

co.mnesso il mdiavolato , che sudato sopra e di e notte, che son quattro giorni, che vi ho de le Muse puttane d' Lhtamburini e trombette tutte non bastan memoria. Or vo' far *) la dentro cona a ficcarmene una pagliaca dismesso , scabarconaccio questo di battello sia U prologo, o che par, che co' crocchi, ramsciato, lotto, mal impeciato, tirato dal profondo abisso pini et arpagini sii stato per forza non e punto spalmato. 1' acqua dentro , entra gli cauti molti da lasciar questo sicuro mare? alto in farsi E vuole uscire, e vuol

pipistrelli;

prolo-o

,

sia,

voga;

e vi giuro

,

voga

sia!

ch' e tanto intricato

e

stato

et

L'au-

molo del silenzio? norto delMantraccbio? far partita dal ch' have una fisionomia se voi lo conosceste, direste , tore de le pene de contemplazione in sii sempre che smarrita; par un die ride, barrette: le 1' inferno; par sii stato a la pressa, come vedrete fasHd.to, lo piu il Per altri. gli sol per far come fan come un non si coutenta di nulla, ritroso , restio e bizzarro;

com' un cane, ch ha ricevecchio d' ottant' anni, fantastico, non Al sangue di cipolla. pasciuto spellicciate mille vute , pedant,, poeti e filosofi, altri quest' vo-lio dir di chi, lui e tutti de la ricchezza e bem ; la째piu gran nemica, che abbino , e non d, tenia per notomia, qnali mentre con lor cervello fanno li scpiartati e dtssipati, essere da costoro da dovero sbranati, che quelli, ritrovar vamio a fuo-.-ono come centomila diavoli, e

*) Nell' originale

va

fa.


!

13 mantengono sani et in conserva: tanto die io con servlr simil ho tanla de la fame, clie, se mi bisognasse vomire, cli' il spirto se mi fusse forza tli cauoii potrei vomir altro , care , non ]>olrei cacar altro , che 1' anima , com' un appiccato. li

canaglia

:

In conclnsione prologo

io

andar a farmi irate,

vogiio

e chi vuol far

il

sel faccia

,

rnopROLOGO. Dove far

non

e

iiin>orta

die

,

avail ti a

?

!

per

;

snggetto,

il

tlico

quel fnrfante , schiena da bastonate , die dovea Signori , la comedia sara senza prologo. Eh

ito

prologo

il

non e necessario, die

modo

il

vi

clie

present!

occhi per ordine:

g-li

La

materia,

et ordine,

fa rati

si

vi six.

e le circostanze di quella, vi per ordine , e vi saran posti il die e molto meglio , die se

Ouesta e una specie di tela , die Chi la pud capir, la capisca! chi la vuol intendere, l' intenda 31a non lasciaro per tjiiesto d' avertirvi , che dovele peusarc d' essere ne la regalissima cilta di Napoli, vicino al seggio di Nola. *) Ouesta cosa, che vedete qua formata per qnesta notte servira jier certi barri, furln e marioli gnardatevi pur voi, clie non vi faccian vedovi di qualche cosa , che portate a dosso Qua costoro stenderanno per ordine vi fnssero narjati.

da

oidiniento e tessitura insieme.

1'

!

,

—

!

sue

reti

e zara a chi

Da

qnesta parte si va a la id est M. Donifacio e Carubina moglie, quella di 31. Bartolomeo. S Da quest' altra si va a quella de la S. A ittoria e di Gio. Bernardo pittore , che fa e Scaramure , del necromante. Per (jnesti contorni , non so per qnali occasioni, le

stanza del

molto

,

tocca

!

C and e la jo,

spesso

Manfurio.

si

va rimenando

Io

>'

solennissimo

lyi

assicnro, che

li

vedrete

pedante,

tutti.

E

detto

la ruffiana

iLucia, per le molte faccende

, bisogna, die non poche volte vada Vedrete Pollula col sno magister per il pin; quest' e un scolare da inchiostro nero e bianco. Vedrete il paggio di Bonifacio, Ascanio, un servitor da sole e da candela. 31ochio, |Âť;arzone di Bartolomeo non e caldo ne freddo; non odora , ne Ipuzza. In Sanguino, Barra , Marca e Corcovizzo contempla-

B

vegna.

,

in parte la destrezza

de la mariolesca disciplina. Conosce? forma de 1' alchimiche barrarie in Cencio. E per m\ passatempo vi si fara presente Consalvo S]>eziale, Matt a, moglie li Bartolomeo, et il facetissimo signor Ottaviano. Considerate

rete

'rete

t

'

la

_ *) 11 tcsio ha

Nil o.


!

u che si fa , che si dice , come s* intende , come cerlo , contemplando quest' azioni e discorsi che si pu6 intendere; arete occasion di iiinani col senso d' Eraclito , o di Deinocrito , chi va

,

viene

cJii

,

molto o ridere, o piangere. Eccovi avanti gli occhi oziosi principii , debili orditure, vani pensieri , frivole speranze , scoppiamenti di petto , scoverfurori

presuppositi

falsi

ture di corde,

sensi

di

oifuscamento

,

d' iutelletto

pere'^rinaggio

,

alienazion di mente,

,

turbazion di fantasia

,

fede sfrenala

poetici

smarrito

,

cure insensate

,

studj

,

semenze intempestive , e gloriosi frutti di pazzia Vedrete in uu amante sospiri , lacrime , sbadacehiamenti, trcniori , sogni , rizzamenti, e un cuor rostito net fuoco d' amore, iucerti

,

pensamenti

men

,

astrazioni

martiri e morte;

fuochi,

pin

catene,

legami,

cep]>i,

collere

,

che

quel

sperar

mauinconie

,

si

cattivita

fiamme,

gelosie

ardori,

,

,

querele

,

e

eterne ancor pene,

prigioni;

,

del

a la ristretta

invidie

,

Qui trovarete a V aniino

desia.

core

sospetti,

saette,

daidi,

stvali,

dispelti,

ritrosie,

rabble et oblii, piaglie, fcrite, omei, folli, tenaglie, incudini e martelli ; 1' archiero faretrato cieco e ignudo ; 1' oggetto poi del core, un „cuor mio, mio bene, mia vita, mia dolce piag-a,

e morte, dio, mime, poggio, riposo , sperauza , fontana, spirto, u tramontana, stella," et „unbelsol, ch' a 1' alma mai tramonta, et a 1' incontro ancora , „crudo core , salda colonna , dura ])ietra, petto di diamante, e cruda man, ch' ha le chiavi del mio cuore, e

mia neinica,

trui."

Vedrete

timenti

una

in

amori miei,

son gli

e „bei

di queste

terrestri desiri

(con riverenza de le caste

orecchie!),

sol

di

non quei

sguardi

feminine

acquosi pensamenti,

piri infocati,

bersaglio

mia dolce guerriera,

e

pensieri;"

miei

tutti d' al-

celesti

,

sos-

et aerei fot-

,

una,

e

che se

La vedrete assalita premie con pezza bianca e netta di bucata. da un amante armato di voglia, che scalda, desir, che cuoce, avvainpaq caiila , ch' accende , amor , ch' infiamma , brama , ch' Vedrete ancora (a fin ch' al ciel mica e «fa villa. e avidita, non temiate diluvio universale) F arco d' Amore, il quale che

e simile a

ma

da chi

pazzia de

arco del sole, che non e visto da chi vi sta sotto,

1'

n' e 1'

queste femine

,

;

per che de

la 1' uuo vede Vedrete un' altra di 1' ommissione di j^ec-

amanti

gli

e nissun vede la sua. priora de le repentite per ,

che non fece a tempo ch' era verde ; adesso dolente , come asino , che porta il vino ; ma che un' angela , un' ambassa-

cati 1'

di fuori

altro

,

dor a

,

secretaria, consigliera , referendaria

,

novelliera, venditrice,

mercantessa di cuorr, misura e conto; peso, vende a e rigattieia, che li compra e sana, quella, ch' intrica e strica, fa lieto e gramo , impiaga e na, o nuova, buona porta o quando ti sconforta e riconforta lessitrice,

fattrice,

negoziante

,

e guida,

,

quando porta

di

polli

magri o grassi;

avocata

,

iutercessora.


15 mnntello, rimedio, speranza, mediatrice, via e porta; qiiella, che volta 1' arco di Cupido, conduttrice del siral del dio di amove; nodo, die lega, vischio, cli' attacca, chiodo, ch' accappia, orizonte , che gionge gli emisperi. II die tutto viene a elfettuare mcdiantibus fintc bazzane grosse panzanate, sospiri a posla, ,

lacrime

comandamento,

a pigione, singulti, die si lnuojuno di freddo , berte mascoline , baje illumioate, lusingbe affamate, sense volpine, accuse lupine, e giuramenti, che inuojon di fame, lodar presenti , biasmar assenli, serrir tutti , amar nissuno. T' aguzza 1" appetito , e poi digiuni. Vedrete aucor la

a

pianti

un uomo masctdini generis, un, die far sdegnar un stomaco di porco, o di gallina; un instaurator di quel Luzio antiquo, mi emulator demosteoico, un, die \i suscita Tullio dal pin ]>rufondo e prosopopeia e maesta vi

certi

]>orta

lenebroso

d'

da

suavioli

cenlro

,

concinitor di ges(i de gli eroi.

sente un' acutezza da far lac-rimar gli occhi Stupefar

petar,

deiili,

i

de' compositor

di

rizzar

bene

libri

interpreti, compendiarii

,

Eccovi

arricdar

republica,

di

un dizionario nuovo , un approvator d" autori , un

,

traduttori,

apparifori con una

g-rammatica nuova

,

ria lectio

apjirovato aulenlico

,

pre-

capelli,

postillatori,

additatori, scoliatori,

,

dialetticarii novelli

i

Eccovi un

tossir e starnutare.

,

merili

glosatori, const rnttori, metodici

,

un Lexicon, una va,

con

epigraumu greci, ebrei , latini italiani, spagnoli, francesi , posti in fronte a' libri, onde 1' uno e 1' altro, e 1' altro e 1' uuo, vengono consccrati a 1' immortalila, come beucfattori del pre,

sente colossi

secolo e fuluri,

obligati

per

questo a dedicarli

man, e ne V Oceauo, et terra. La hue perpetua vien

ne' mediterranei

statue e

altri .luoglii

de la a fargli di con profunda riverenza se gV inchina in saeculq. sacculorum obligata la fama di fame seutir le voci a 1' uno e T altro polo , e d' assordir con i cridi , strepiti e sdiiassi il borea e V austro, et il mar indo e mauro. Ouauto campeggia bene mi par veder taute ]>erle e margarite in campn inabitabili *)

sbcrretlate,

e

un discorso latino in mezzo 1' italiauo un discorso greco in mezzo del latino, e non lascia passar un foglio di carta, dove non appaja al meno una dizionetta , un versetto , un concetto d' un peregrino carattere et idioina. Oiine, die mi danno la Aita, quando o a fbrza, o a buona voglia, e parlando e scrid'

oro

!

vendo, fauno venir a proposito un versetto d' Oniero, d' Esiodo, un stracciolin di Plato, o Demostene greco! Ouanto ben dimostrano,

di' essi

giudizio in testa, di

son le

quelli

soli,

a'

nove damigelle

quai Saturno ha pisciato di

Pallade

un

il

cornucopia

vocaboli gli lian scarcato tra la pia e dura niatre ; e pero conveniente, che sen vadino con quella sua prosopopeia,

«'•

ben

')

Inabili

del tcsio e corrotto.


16 busto ritto,

con quell' incesso gravigrado, in

atto di

di questi,

minge

una modesta

testa salda,

die mastica dottrina, olface opinioni,

autoritadi

,

eructa arcani

,

exuda

et occhi

Voi vedrete nu

circonspezione.

altiera

sputa sentenze,

chiari e lunatici iuchiostri,

semina ambrosia e nettare di giudizii , da fame la eredenza a Vedrete un Ganiniede , e poi mi brindisi al fulgorante Giove. pubercola , sinonimico , epitetico , appositorio , suppositorio biamoslante di Pallade, tromba di Mercurio, dello di Minerva , poco manco patriarca di Muse , e delfino del regno apollinesco Vedrete ancor in confuso tratti eh' io non dicessi polledresco. stratagemme di bam, imprese di furfanti; oltre, di niarioli, piaceri amari , determinazion folle , fedi fallile, dolci disgusti , zoppe speranze, e caritadi scarse , giudizj grandi e gravi in fatti femine virili , eifeminati poco sentimento ne' proprj , altrui,

—

—

tante voci di testa, e non di petto clii pin di tutti , e di scudi l amor universale. Ouindi crede, pin. s' inganna procedeno febbri quartane, cancheri spirituali , pensieri manchi intoppi baccellieri, grancliiate di peso, sciocchezze traboccanti,

maschj

—

1

maestre e sdrucciolate da fiaccarsi il collo ; oltre il voler, cbe spinge , il saper, ch' aj>pressa , il far, clie frutta, e diligenza madre de gl elfetti. In conclusione, vedrete in tutto non ma assai di negozio , difetto a baslanza, esser cosa" di sicuro poco di bello , e nulla di buono. Ma parnii udir i personaggi. 1

;

A

dio!

BIDELLO, Prima ch' io parli, bisogna ch' io mi scusi. Io credo, die Cancaro vi non tutti , la maggior par(e al meno mi diranno mangi il naso dove mai vedeste comedia uscir col bidello ? Et prima cbe fussero comeII malan , cbe dio vi dia io vi rispondo die, dove mai furon viste comedie? e dove mai fuste visti prima cbe voi fuste ? E pare a voi, ch un suggetfo, come questo, cbe vi si fa presente quesfa sera , non deve venir fuori e compase

:

!

!

:

1

rire

con qualcbe

privilegiata

particularity?

Un

eteroclito

bab-

un natural coglione, un moral mincbione , una bestia tropoJogica , un asino anagogico , come questo , vel faro degno Vod' un coimcstaljile , se non mel fate degno d' un bidello. buino

,

lui? voletelo sapere? desiderate, Costui e (vel diro ])iano) il Candel a jo. Volete, ch' io vel dimostri? Desiderate vcderlo? Fate piazza! Eccolo! Date luogo! Kitiralevi da le bande , se non volete, cbe quelle corna vi faccian male, cbe fan fuggir le lete,

ch' io vi

dica

,

cbi

ch' io vel faccia intendere?

senti oltre

li

monti.

e


:

17

ATTO PRIMO. SCENA PRIMA. Bonifacio. Ascanio. Bon. Va, qua

Va

!

fa

,

As. tardi

ritrova, adesso adesso, e forzati di inenarlo

lo

e vieni presto

,

forzaro

JRIi

cLe un j)oco male

,

Bon. Lodato mente

et

,

E

Genovesi

i

,

poi

dati di entrare in casa

fenestra; e

As.

Signor

ch'

,

servitore

satrapo

,

sola-

dottore

io

si;

io

,

e

!

ho

ti

detto.

clie

,

si

faccia a la

Inteudi tu?

vo.

SCENA

n.

Bonifacio L'

aver un

casa

Intendi tu ? cliiainalo

!

come

dirai,

g-li

d'

di

son povero geutiluoino Io ti benedelta coda de 1' asino, ch' adorano a Cafa presto , tristo , e mal volentieri , e guar-

dicon

dico in uoine de la stello

peusavo

!

bene.

si sat

,

mastro

,

Megiio un poco

e bene.

presto

sat cito

:

Idio

sii

Lo servitore

consigliero.

!

di far

solo.

arte snpplisce al difetto de la natura, Bonifacio.

Or

poi

non posso far, che cpiesta traditora in' ame, o che ahneno mi rimiri con un simulato ainorevole sguardo d' occhio, chi sa? forse quella, che non hau mossa le parole di ch' a la mal'

Bonifacio potni 1'

Tamor

,

esser

fiumi

a

il

giorno

,

il

e

con

,

questa

veder spasimare Bonifacio,

il

occulta

tanta importanza,

di

dietro

abisso, proibir

glier

di Bonifacio

forzata

magica e

arte

gli

T

ora

,

fissar

sole,

far

il

mare

clie

che

contra natura fa ritornar

mnggire

,

Si dice,

filosofia.

i

monti

,

intonar

dispiccar la lima, sveller le stelle,

fermar

la notte.

nulla academia in quell' odioso titolo

,

Pero

1'

Academico

e poeina siuarrito disse

Dona a

rapid! Jiumi in sit ritonio, alto del T auratc stelle, Fa sii giorno la notte, c noti il giorno, la luna da V orbe proprio svelle,

Smuove de V

E

2

to-

di


!

18

E gli *) cavgia in sinistro E del mar V onde ingonfia,

destro corno

il

Terr'',

Et

acqua, f'noco

uman fa

al voler

et

e fissa quelle,

aria dcspiuma

cattgiar

piuma.

potrebbe dubitare ma circa quel ch' ultimamente dice quanto a 1' eifetto d' amore, ne veggiamo 1' espierienza d' ogni giorno. Lascio, che del magistero di questo Scaramure sento dir Ecco, vedo un di quei, che rubano la cose maravigliose affatto.

Di

tutto

si

:

vacca, e por doiiano le corna per l'amor di

porta di bel huoyo

S C

M. Bonifacio. e

Veggiamo, che

die

!

E N A

ffl.

M. Bartolomeo (ragionano). Sanguino (occulti ascoltano).

Pollula

Bart. Crudo amore, essendo

tanto ingiusto, etanto violeuto il die perpetiia tanto ? per che fai die mi higga qiiella ch' io stimo, e adoro? per che non e lei a me, come io son cosi strettissimamente a lei legato ? Si pu6 imaginar cpiesto ? Che sorte di laccio e epiesta? di dui fa 1' mi inet e pur vero.

regno tiio, che

viiol dir,

catenato a

che vento, libero e sciolto son solo ? uh, uh, uh! Che cosa avete, M. Bonifacio mio ? piangete

1'

Bon.

altro,

Forse

Bart.

e

1'

altro piu,

ch' io

la

mia

ben, che sete

jier-

pena?

B o n.

Et

il

mio martire ancora.

cosso, vi veggio cangiato di colore, vi

hitendo

il

vostro male,

come

Veggo

ho udito adesso lamentare,

participe di

mesma

passione, e forse

sono di giorni, che ti lio visto attonito, smarrito , (come credo , ch' al-

Molti

peggior, vi compatisco.

andar pensoso et astratto , mi veggano) , scoppiar profundi sospir dal ])etto , cogli occhi Diavolo, dicevo io, a costui non e morto qualche propiumolli. quo familiare, e benefattore , non ha lite hi corte, ha tutto il suo bisogno , non se gli minaccia male, ogni cosa gli va bene , io so, che non fa troppo conto di soi peccati; et ecco che piange e plora,

tri

Dunque cervello par che gli stii in cymbalis male sonantibus. e inamorato; dimque qualch' umore llemmatico, o colenco , o sanguigno, o melaucolico (non so, qual sii questo umor cupidinesco) g-lie montato su la testa. Adesso ti sento proferir queste dolci

il

parole

abbi

:

il

conchiudo piu fermamente , che di stomaco ripieno.

Bart. Oime,

ch'

io

quel tossicoso mele

son troppo crudamente preso

*) Coufusioue plebea del genere

da' suoi


!

!

19

s<Hiardi

Ma

!

di voi

mi maraviglio, M. Bonifacio, non

di

me,

clie

son di dui o tre anni piu giovane, et ho per moglie una vecchia Voi avete una bellisgcrignuta, clie m' avanza pin d'otto anni. sima mogliera, giovane di ventichiqne anni, piu bella de la quale

non e

facile

trovar in Napoli: e sete inamorato! le parole, che adesso voi avete detto

Bon. Per

,

credo che

sappiate, quanto sii imbrogliato e spropositato il regno d'Amore. Se volete saper 1' ordiue o disordiue de' miei ainori , ascoltatemi, vi priego.

Bart. Dite , cli'

hanno

il

1M. Bonifacio

,

che non siamo , come le bestie, 1' atto de la generazione,

coito servile solamente per

pero hanrio detenninata legge del tempo e loco: come gli asini, ai quail il sole particulare , o principalmente il Maggio scaldu la scliieua, et in climi caldi e temperati generano, e non in freddi, come nel settimo clima *) et altre parti piu vicine al polo ; noi altri in

ogni tempo e loco.

Io ho vissuto da 42 anni al mondo tahnente, che con Ginuto clie fui a qnesta etade, mulieribus non sum coinquinato. ne la quale cominciamo ad aver qualche polo bianco in testa , e ne la cpiale per 1' ordinario suol infreddarsi 1' amore e comiuciar a

Bon.

meno Bart. In

venir

altri cessa,

in altri si cangia

meno, com' il caldo al tempo Ouesta allora fui preso da 1' amor di Carubina. de 1' autiinno mi pane tra tutte 1' altre belle bellissima, questa mi scaldo, questa che son che mi brucio di sorte m' accese in fiamma tahnente

Bon. Suol

comiuciar a venir

,

,

per la consuetudine et uso continuo tra me e lei quella prima fiamma essendo estinta, il cor mio e rimasto facile ad e.sser acceso da nuovi fuochi. Bart. Se il fuoco fusse stato di meglior tempra, non sarebbe fatto esca, ma cenere ; e s' io fussi stato in luogo di vostra moglie,

divenuto

Or

esca.

arei fatto

cosi

B o n.

Fate

ch' io

,

finisca

il

mio discorso

e poi dite quel

,

che vi piace

Bart. Seguite

quella bella similitudine

B o n. Or

1'

essendo nel mio cor cessata quella fiamma , che ha temprato in esca , facilmente fui questo Aprile da un' altra

fiamma acceso. Bart. In questo tempo

s"

inamoro

il

Petrarca,

e gli asini

anch' essi cominiciano a rizzar la coda.

B o n. Come Ho

Bart.

*)

avete detto ?

detto

,

che in

questo

tempo

1

inamoro

s

Gli antichi divisero

il

Pe-

In superfizie terresire in cerchj paralleli aireqnachiamarono climata 1' ajc tra que cerchj onile insia dall' equalore ad ogni cerchio polare ebbero ventiquattro climi.

tore

,

e

1

;


!

20 trarca clie

i

per

e gli asimi audi' essi si drizzano a la contemplozione , per ne V inverno son conlratti per il fredclo , ne 1' estade

,

spiriti

il

per

a

sono in una mediocre e eontemplazione disposizion del corpo, che lo lascia libero

caldo son dispersi,

quieta tempratura

la priinavera

onde V animo e pin

;

alio a la

de la sue proprie operazioni. Bon. Lasciamo queste filastroccole la tranquillita

le

io ito a

Allora essendo

venemo

,

spasso a Posilippo

da

,

g-li

a

proposito

sguardi de la

S. Vittoria fui si profondamente saettato, e tanto arso da' snoi lnmi, e talmente legato da sue catene , che , oime Bart. Ouesto animate, che chiamano amore, per il pin snole assalir colni, ch' La poco da pensare e inauco da fare. Non eravate

voi andato a spasso

B o n.

Or

?

voi fatemi intendere

il

bersaglio de

V amor

vostro,

m' avete donato occasion di discnoprirvi il mio. Penso, die voi ancora doviate prendere non poco refrigerio , confauulaudo con se pnr male si puo dir qnelli , che patiscouo del medesmo male 1' amore. Bart. Nominativo: la Signora Argenteria m' afJligge; la poi

clie

—

S. Orelia

in'

accora.

Bon.

II

malan

Bart.

Genitivo

,

:

che dio dia a te et a lei! de la S. Argenteria ho cnra

Orelia tengo pensiero. B o n. Del caucaro che mange Bartolomeo gentina

,

;

de la Signora

Amelia

et

Ar-

!

a la S. Argenteria porto amore; a la S. Oreet Orelia comnnmente mi rac-

Bart. Dativo:

A

lia snspiro.

la S. Argenteria

comando.

Bon. Vorrei

saper, che diavolo ha preso costni. Signora Argenteria, per che railasci?

Bart. Vocativo:

O

o Signora Orelia, per clie mi fnggi? Bon. Fnggirti possano tanto, che non possi aver mai bene! Va col diavolo! tu sei vennto per burlarti di me. Bart. E tu resta con quel dio , che t' ha tolto il cervello , se pur e vero , che n* avesti giammai ; io to a negoziar per le inie padrone.

B o n.

Gnarda

scelerato

questo

,

mi

guarda si ha

,

e con quanta facilita

fatto dir quello,

che meglio sarebbe

,

con

cpial tiro

Io dubito con questo amore di aver Or a la malora voglio sin ora raccolte le primizie de la pazzia. farfanti , che ridono. certi Veggo ad in casa ispedir Lucia. andar

stato dirlo a cinquant' altri.

Suspico

Amor

,

ch'

et ira

aranno udito cpiesto diavol si puote ascondere.

uon

di

dialogo

auch' essi.


!

!

21

SCENA S S a n. balestra

all ,

,

g u

11

ah

pecora

,

d'

n

i

all

,

buffalo d' India

,

Avella

d'

All

a

P

o.

o

1 1

u

gli sii

clie

!

IV. I a.

donato

Arpaia

;

pan con

il

asino di terra d' Otranto

,

la

mincliioiie

,

forse clie ci ha bisognato molto per

fargli confessare ogni cosa senza corda ?

All, ah,

all

quell' allro

!

con qual prolotpiio 1' ha saputo tirare a farsi dire, ch' e inamorato; e chi e la sua dea, et il nialaii, che dio gli dia , e quando , come , e dove fanfalnco,

vedi,

Pol. Viprometto, donna, non ha bisogno

costui, (piando dice

clie

pregar dio col dire:

di

1'

officio di nostra

Domine ,

labia

mea

aperies !

S a n.

Clie vuol dire

Pol.

S ignore, aprimi

Domino lampia mem periens ?

la bocca, a fin ch' io possa dire! Et che quest' orazione non fa per quelli , clie son pronti a dir fatti suoi a chi li vuol sapere. San. Si; ma non vedi, che al fine s' e ripentito d' aver

io dico i

:

,

detto? pero non gliene potra succeder male, per che dice la scrittura in tin certo loco: Chi pecca et emencla , salvo esto! Pol. Or ecco il maestro Dimoraremo qua tutt' oggi in nome del diavolo, che gli rompa il collo! !

SCENA Manfurio. 01 a n f. lis

Bene

adolescentiih

!

Pollula.

reperiaris ,

V.

Sanguine.

bonae , meliovis optimaequc indo-

Ouomodo tecum agilur?

ut vales?

Pol. Bene. Manf. Gaudeo sane, gratulorquc satis. est; ego quidem vaieo. Marcitulliana eleganza

Si vales,

bzne

in quasi tutte le

sue famliari inissorie servata

Pol. Comandate allro, domine magistcr? io vo oltre per un negozio con Sanguino, e non j>osso indugiar con >oi. Manf. Oh buttati indamo i mjei dictati , li quali nel mio almo mincrvale gimnasio (excerpendoli da 1' acumine del mio coni])ir

0larte)

ti ho fatti ne le candide pagine col calamo di negro atratnento inlincto exarare. Buttati dico incassum , cum sit, che a tempo c loco, eorum servata ralione servirtene non sai. Mentre ,

il

tuo precettore con quel celeberrimo

baras, stendo

nationcs nel

abdicaris

a

idioma lazio

ti

apud omnes

sciscita,

iu

,

etiam bar-

eliamdum pcrsi-

commerrio bcstiis similitudinario del volgo ignaro, theatro Uierarum , dandomi responso coinposto di


22 verbi

,

cpiali

da la balia et ohstctrice in incunabidis Lai snscepntl, Diinmi , sciocco, qnando vuoi

vel, ut melius die am , suscepti.

dispuevascere ?

Mastro , con tpiesto diavolo di parlare per gramnffa, S a n. o catacombaro , od elegante e latrinesco * ) ainmorbate il cielo , e tntto il luondo vi burla. Manf. Si, se tpiesto megalocosmo e maccliina mnndiale, fusse de' tuoi pari refcrio et cono scelesto et iuurbano,

farcito. Cbe

San.

dite voi di

Cosmo, Celesto, e d'Urbano? Par-

latemi, cbe io v'intenda; cbe Vade ergo in Manf.

Hercide

sinistroque cile del

\'\

rispouderd.

infaustam nefastamque crucem, Si dedegnano le Mnse di snbire il por-

!

contubernio vostro

;

Che gindi-

fele aran colloquii vestri.

oPolhila? Pollnla, appositorie fructus erudiiionum mearum , receptacido del mio dottrinal seme, ne ie moveant modo a nobis dicta! per cbe, quia, namque , quandoquidem (particidae causae redditivae) lio volnto farti partecipe di qnella frase, con la quale lepidissime eloquentissimeque facciamo le objurgation i , le qnali voi posthac , deinccps, se li celicoli vi zio fai tu di qnesto scelesto,

elargiranno quel,

cli'

lianno a noi concesso, a

1'

inverso de' vostri

erudiendi discepoli imitar potrete. Bene ma bisogna farlo con proposito et occasione. Pol. !

La

Manf. vostro dire

elegantius ,

:

causa de la mia ejreandescentia e stata il Debuisses dicere vel posso indngiar con voi. in/initivo anteccdente subiunctivum; vel dicere debuis-

Non

cxccllentia tua , erudiiione tua , non datur , non conceditur Poscia quel dir con voi, mild cum tuis dulcissimis tmtsis otium. vel etruscius vosco, nee bene dicitur latine respectu unius , nee ses:

urbane inverso di togati e ginnasiarcbi. Voi siete Vedete , vedete , come va il mondo S a n. Di grazia, accordati , et io rimagno fnori, come catenaccio. domine magister , siamo amici ancora noi! per cbe, ben cbe io non sii atto di essere soggetto a la vostra verga, id est esservi !

discepolo, potro forse servirvi in altro*

Manf. San.

Man

Nil mild vobiscum, Et con spiritn to.

Ab,

f.

ab, ab,

come

sei Pollnla adinuto socio a qnesto

brnto ?

San.

Brntto, o bello,

rabilissimo signor

mio

al servizio di vostra

maesta, ono-

I

Forse dovrebfoesi riporrc II testo o delegante e latrinesco. ladronesco ? ancorclie latrinesco abbia forse forza pin comica , e si confaccia piu al voeabulo ammorbare , infeltare di puzzo.

)

:


!

23 Ouesto mi par mollo discipliuabile , e non cosJ Manf. immorigerato , come da principio si mostrava , per die mi da epiteti molto urbani et appropriati. Sed a principio videbatur tibi homo ncquam. Pol.

Manf. Togli via quel ncquam! cpiantuncpie sii assnmpto Tu vivendo ne le sacre pagine , non e pero dictio Ciceroniana. bonos , scribendo scquare peritos ! disse il Winivita Gio. DispanSidecino, sarterio, seguito dal mio preceltore Aloisio Antonio mento Salano, successor di Lucio Gio. Scoppa, ex voluntate Dicas igitur: Non aequum , prima dictionis litem diJiercdis. phthongaia , ad dijferentiam de la quadrupede substantia ani_,

mata

scnsitiva

San.

,

quae diphthongum non admittit in

2»'incipio.

Dottissinio signor maestro, e forza, che vi chiediamo

licenza, per che ne bisogua al pin tosto esser con dio pittore. ,

A

nardo

M

M.

Gio. Ber-

Ma chi e questa, a n f. Itene duuque coi fausti volatili che con quel calalho in brachiis mi si fa obvia? E una muJicrcida, quod est per etymologiam mollis Hercules, opposita mobile , fragile et incostante, iujcta se posita , sesso molle , !

O bella etimologia e di mio proprio al coutrario d' Ercole. Marte or ora dcprompta ! Or dunque quindi prove tarn verper che voglio notarla maioribus Uteris sus movo il gresso Nulla dies sine nel mio propriarum elucubrationum libro. ,

,

linea !

E N

C

S

Lucia, Oimc

A

VI.

sola.

son stanca. Voglio riposanni qua. Tutta questa la voglio maldire sou stata a far la guardia in piedi, e pascermi di fumo, di rosto, et odor di piguatta grassa; et io sono come il rognone *), inisera me, magra in mezzo al Or pensiamo ad altro , Lucia poi che sono in loco , dove sevo. non mi vede alcuno , voglio contemplar, che cose son queste, notte

!

non

!

che

M.

Bonifacio

mauda

yioli, targhe di zuccaro

a la Siguora Vittoria. ,

Oua son

mastaccioli di S. Bastiano **)

.

di gra-

Vi son

*~) Rene, arnione. **} Treirjee {Monti Prop. TIT, 2. CXXTV), marzapani, dolci clii sa ? Gravioli o raviuoli son una spezie cli paslicciotti d' uva candia, di mandorle, pignoli , carne irita, pan gratlugialo e formag:>io lodigiauo , ovver parmegiano quiudi riiicfiiust in una sfdgliaia e posii in penlola a cuocere, esiratti poi con nil mincslro fuocato, e aspetso forniaggio di parmegiano e di bulirro fuso. .Son simili a quei, che in Germauia si dicono Pjannekuchen benclie gl' ingredieuli sianu diversi. JMastaccio semeuza di giiasole, o elitropio.

,

,

,


!

!

24 basso

pii'i

pifi

sorte

Or

vi e al fondo

confetture,

di

Per

e son versi in fecle niia.

leggiamo Ferito nC hai , o gent 11 signova, il mio core, mi' hai impresso a V alma gran dolore

E E

una polizza,

niia fe, costni e diveutato poeta.

;

mel credi , guarda al mio colore! Che se aon fusse, cli io ii porto tanto amove. Quanta altri amanti mai , cite sian d' onore, Hanno porlato a le loro amate signore, Cose farei assai di proposito fore. Perb ho voliiio esscre de la prescnte antorc, Spcnto di tue bellezze dal gran splendore, jl cib comprendi per di qucsta il tenorc, Che, se non soccorri al tuo Bonifacio, more. Di dor mi re, mangiar, here, non prende saporef Non pensando ad altro cK a te tutte V ore, Smenticato di padre , madre , fratelli e sore.

O

se iion

'

belli propositi a pnnto futili , come lni Io non m' inlendo pure , s' io posso fame gindizio, cli' i versi son pin grandi , die g-li ordidico due cose 1' una die son fatti a suon di campaua e canto asinino, uarii ; l altra Ma vogiio sempre toccano a la medesima cousonanza. li cpiali parti rmi di qua, trovar pin comodo luogo , dove io possa pren-

bella conclusioiie

per

me

,

!

di rhna

;

,

:

1

,

der la decinia di questo presente; che in fine bisog'na, cb' ancor fia parlecipe de' frutti de la pazzia di cestui.

io

Bon Grande

e la virtu

a

e n

c

s

i

de

fa c i o

1'

vn. solo.

,

Da

amore.

scorsa tanla vena et efficaua in far versi

cuno m' abbia iusegnato? sonetto?

tutti

i

Dove mai

versi dal primo a

1'

o Muse, mi 6 senza cbe maestro al-

onde,

,

e stato composto uii simile

ultimo finiscono con desinen-

de la medesma voce. Leggi il Petrarca tutto intiero , discorri 1' Ariosto, non trovarai un simile. Traditora, traditora, dolce mia ncmica , credo cli' a quest' ora 1' abbi letto e penetrato; e se 1' animo'tuo non e piii alpestre , die d' una tigre , son certo, che Ob , ecco Gio. non fnrai oltre poco caso del tuo Bonifacio. zia

tutto

Bernardo

S C Gio.

Gio. B. \vrif>

Buon

E N

A

Bernardo. di

e

VIII.

B on

buon anno a

fada alcuiia buona fazione oggi?

i

fa c i o.

voi,

Messer Bonifacio!


!

25 Bon.

Che

tempo Gio. B.

in tulio

elite

mia Oib6

di

voi ?

Oggi ho

cosa che giammai feci

fatta

vita. *)

t

dite

E

gran cose.

di

che

possibile,

che hai fatto oggi , abbi ]>ossuto far jeri, o altro gionio, o voi, o altro che sii? o che per tutto tempo di vostra vita possiatc fare quel, che una volta e fatto? Cosi (piel, che facesti eh' ho jeri , noil lo farai mai pin , et io mai feci epiel ritratto , ne manco e ]>ossibile ch' io possa farlo pin ; epiesto fatto oggi cpiello

,

:

si,

che potro fame mi altro. Or lasciamo queste Bon.

sowenire

fatto

vostre

Hai

del ritratto.

sofisticarie!

Mi

avete

mi ho

visto quel, che

fatto

fare ?

Gio. B. L' ho visto e rivisto. Che ne giudicate? Gio. B. E buono, assomiglia assai pin a Bon. Sii come si vuole, ne voglio un

Bon.

voi, che a

altro di

me.

vostra

inano.

Che

Gio. B. memoria

lo

volete

donare

a

qualche Signora

per

di voi?

B o n.

son altre cose, ehe mi vanno per la mente. boon segno, quando le cose vanno per la mente. mente non vadi essa per le cose per che po-

Basta

Gio. B.

E

Guardate, che la

!

!

rhnaner attaccata con qualcuna di cpielle, et il cervello la sera indarno 1' aspettarebbe a cena; e poi bisognasse far, come la madre di famiglia, che andava cercando V intelletto con la lanterna. Ouanto al ritratto, io lo faro quanto prima. trebbe

B o n.

Si

Gio. B. Se

;

ma

per vita vostra, fatemi bello

Non comandate

se

tanlo,

desiderate, che io vi faccia bello, e

una ;

volete

esser

servito.

ch' io vi ritragga,

e

im' allra.

B o n.

Di

Attendete a far cosa graziaf lasciamo le burle ! per qriesto verro a ritrovarvi in casa. G i o. B. Venite pur, quando vi piace, e non dubitate di cosa buona dal canto mio! Attendete pur voi a far bene dal canto vostro ; per che

buona

!

che

io

—

Bon.

Che vuol dir jÂťer che? Gio. B. Lasciate 1' arte antlca.

Bon.

Come? non

Gio. B.

Bon.

Da

Come

x'

intenderebbe

il

diavolo.

candelajo volote diventar orefice. orefice?

Come

candelajo?

Gio. B. Basta, mi vi raccomando. Bon. Dio vi dia epiel che desiderate! Gio. B. Et a voi quel, che vi mauca!

*) II testo

ha ubi.


!

26 S

N

E

C

A

Bonifacio

Da mio.

IX.

solo.

candelajo volete diventar orefice ? Tutti,

da qua,

clii

clii

da la,

E

pur gran cosa Ecco

motieggiano.

il fatto

cestui,

non so die diavolo voglia inteudere per 1' orefice. Lo essere orefice non e male: non ha egli altro di brutto, die quel guazzarsi le mani dentro 1' urina, dove talvolta pone infusione la materia de 1' arte sua, oro, argento, et altre cose preziose. Pur queste parabole qualclie di 1' intenderemo . Ecco , mi par Teder Ascanio con Scaramure.

S

E N

C

Scar a mure. Scar.

Ben

B o n.

Siate

trovato, il

A

X.

Bonifacio.

Ascanio.

Messer Bonifacio!

molto ben yenuto, S. Scaramure

,

speranza

de la mia vita appassionata

Signum

Scar.

affecti

anhni!

B o n.

Se V. S. non rimedia al mio male , io son morto. Scar. Si come io redo, yoi sete inamorato, B o n. Cosi e non bisogna ch' io vi dica pin. Scar. Come mi fa conoscere la vostra fisiononiia, il computo di vostro nome, di vostri parenti, o progenitori, la signora de la vostra nativita fu Venus retrograda in signo masciilino, et hoc fortasse in geminibus vigesimo scptimo gradu , die significa certa mutazione e conversione ne 1' eta di 45 amii, ne laquale al prer ;

>

sente yi ritrovate.

A

punto io non mi ricordo , tpjando naccmi; ma per die da altri lio udito dire, mi trovo da 45 anui in circa. Gli mesi, giorui , et ore computaro ben io pin Scar. disiintamente, quando col conpasso aro presa la pro])orzione da

Bon.

(piello

la latituclhie

de

1'

ungliia

maggiore a

la luiea vitale,

e distanza da

annulare a quel termine del centro de la mano, ove e designato il spazio di IMarte. Ma basta per ora aver fatto giudizio cosi universale et in communi. Ditemi, quando fuste voi

la

summita de

punto

da

1'

1'

amor

di colei,

per averla guardato,

a

clie

sito

si

stava ella? a destra, o a sinistra?

Bon. Scar.

A

sinistra.

Arduo

Verso mezzogiorno, opere nanciscenda ! o settentrione, oriente, o occidente, o altri luoglii intra questi? Bon. Verso mezzogiorno. Scar. Oportet aduocare septcntrionales. Basta, basta! qui non bisogna

altro.

Voglio effettuare

il

tuo negozio con inagia natu-


;

!

27 rale

lasciando

,

a maggior opportunity le superstizioni d' arte piu

profonda.

Bon.

Fate

di sorte, ch' io

acchiappi

il

negozio, e

sii

come

voglia!

si

Sea r.

Non

vi date impaecio

Lasciate la cura a

!

me

!

La

cosa gia fa per fascinazione? Bon. Come per fascinazione?

Io non intendo. Id est, per averla gtiardata , gnardando lei anco voi. Bon. Si, signor , si, per fascinazione. Scar. Fascinazione si fa per la virtu di nn.spirito lucido e sottile dal calor del core generato di sangne piu pnro , il quale, a gnisa di raggi , mandato fuor de gli occlii aperti, che •

Scar.

con forte imaginazion gnardando vengono a ferir la cosa gnardata, il cor e sen vanno ad afficere V altrui corpo e spirto, o di affetto di amore , o di odio , o di invidia , o di maninconia, toccauo

L' esser fascinato d' amore ben che istantaneo,

o altro simile geno di passibili qualita. con frecpientissiino cjiiando

over,

awiene,

intenso sguardo , raggio ^sual con

Allora

un occbio con

e reciprocamente mi , lume con lume si accoa spirto, et il hune superiore, 1'

rM.ro

altro si rincoutra

1'

e

,

grunge spirto vengono a scintillar per gli occbi , cor, reudo e penetrando al spirto interno , cbe sta radicato al cuore Per6 chi non vuol esser e cosi conmuovono amatorio incendio. fascinato , deve star massiinameute cauto , e far buoua guardia ne gli occbi, li quali in atto d' amore principalmente son finestre de 1' anima: onde quel detto; jlverte, avcrte oculos tuos! Ouesto per il presente basti! Noi ci rivedreino a piu bell' agio, provedendo a le cose necessarie. Bon. Signor , ÂŤe questa cosa farete venire al butto , vi accorg-erete di non aver fatto senizio a persona ingrata. pula.

inculcando

S io

si

inferiore

JMesser Bonifacio , vi fo intender questo , che voglio grato a voi , e. poi sou certo , se non mi sarete mi doverete essere.

c ar.

prima

grato

1'

,

Bon.

r>ssor

Comandatemi, che

gran speranza ne

Asc. Bon. me,

Orsu,

la

a

vi sono prudenza vostra.

A

rivederci tutti!

Andiamo,

ch'

io

affezionatissimo,

Scar.

Venite,

Verro che

a voi,

1'

uomo piu molesto a Kon voglio aver occa-

Signor Scaramure.

vi aspetto.

ho

dio

veggio venir

ch' abbia possuto produrre la natura.

sions di parlnrgli.

et

A

dio!


:;

28

SCENA

Gio. Bernardo.

C encio. Cen. Hermete

XI.

Cosl bisogna guidar quest' opra, per la dottrina di La materia di tutti metalli e Mercurio

et di 'Geber.

piombo a Giove il stag-no ; a Marte il Venere il bronzo a la Luna 1' argento. L' argento vivo si attribuisce a Mercurio particularmente e si Pero si dice nuntrova ne la sustanza di tutti gli altri metalli. a Saturno appartiene al Sole F oro ;

il

ferro

zio di dei

,

maschio

;

;

a

;

madre

e disse

,

or ne le valli et

antri

:

,

,

ehiamd

questi

padre , e la terra questa madre ora e impregnata ne' monti,

clie

or ne le campagne

quale enigma

il

Di

e feinina con femine.

co' mascliii,

metalli Mercurio Trismegisto

,

il

or nel

ho detto

ti

cielo

,

mare

or ne gli abissi,

,

che cosa

Nel

significa.

greinbo de la terra la materia di tutti metalli afferma esser questa insieme col solphro*) il dottissimo Avicenna ne 1' epistola scritta ad Hazez ; a la quale opinione pospougo quella di Hermete , che

vuole la materia di metalli esserne gli eleinenti tutti; et insieme con Alberto Magno chiamo ridicula la sentenza attribuita a Democrito da gli alchimisti , che la calciua e lisciva , per lacpiale Ne tamintendono 1' actpia forte, siino materia di metalli tutti. poco posso approvar la sentenza di Gilgile nel suo libro de' secreti ; dove vuole, inctallorum materiam esse cinerem itrfusum per che vedeva , che cinis liquatur in vhrum et congelatur frigido ; al quale errore suttilmente va obviando il prencipe Alberto. Gio. B e r. Questi diavoli di ragioni non mi toccano punto F intelletto. Io \orrei veder F oro fatto , e voi meg-lio vestito, Penso ben , che , se tu sapessi far oro , non che non audate.

venderesti la ricetta da far oro

ma

,

con essa lo faresti

;

e

mentre

vedere F esperienza, lo faresti per te, a fin di non aver bisogno di vendere il secreto. Cen. Voi mi avete interrotto il discorso. Pensate voi solo di aver giudizio, e di aver apportato uu grandissimo argooro per

fai

un

altro,

]>er

farg-li

M. Barlolomeo le cautele , che avete usatemeco? dimostra esser assai pin canto, che voi non vi srhnate d' essere, e sa lui, che io son stato rubato e assasinato al bosco di Can-

mento per

cello

,

venendo da Airola. B e r. Credo , ch'

Gio. mio

il

sappia piu per vostro

,

che per

dire.

E

Cen. semplici

come

*)

e

sapete.

Zoljo.

pero

io,

minerali,

non avendo clie

si

il

modo

di

coinprar

richiedono a tal opra,

ho

gli

fatto,


!

!

29 Dovevi ponerti in pegiio e sicurta, e dire: Gio. Bern, Messer, avanzaro oro per me e per le; che certo tanto lui, quanto allro ti arcbbe niente niaiico soccorso, e quell' oro , che cerehi da le borse , 1' aresti con tua niigiior riputazione et onore sfornato da Ja tua fornace. C e n. Mi ha piaeiuto far cosi quando io saro inorlo , che mi fa, che tutto il mondo sappia far oro? che mi fa, cbe tutto ;

il

mondo Gio.

piii

13

clie

1'

argento et

ricetta in

la

mano

,

le cose,

il

stagno valera

prima, che M. Bartolomeo dove si contiene et il modo

e le cose, che vi coucorrouo.

di operarc,

per

1'

oro.

Dovele saper per

ebbe tutta la

ziale

?

Io mi dubito, che

er.

caro oggimai,

Cen. lui

pieno d' oro

sii

che bisognano,

il

Lui mandava Lui

suo putto.

al

e

spestato

che si faceva; lui faceva tutto, e da me non che la dichiarazione con dirgli fa in questo modo non far cosl! fa cola! or applica questo , or la in (pi olio togli quello! di sorte ch" al fine con allegrezza grande ha ritrovalo 1* oro purissimo e probatissimo al fondo de la vitrea conpresente al tutto,

volea altro,

:

!

curbita, riscaldata Into scrpicntiae.

Gio. Ber.

Luto de

la polvere de le potte sudate a viaggio

di Predigrotta

E

Cen.

mi ha pagato seicento scudi ho donato, secondo le nostre convenzioni. Gio. Ber. Or poi che avete fatta una cosa, fatene un' altra , e sara compito tutto il negozio a non mancarvi nulla. Cen. Che volete, che noi facciamo? Gio. Ber. Lui essendo ne la miseria, che eravate voi, cou aver seicento scudi meno , e voi essendo ne la comodita, ne la

per

il

cosi assicuratissimo

secreto, che gli

quale era lui,

cambiata ch' alfine

con aver oltre sei cento scudi, pero , come avete cambiatevi aneora li mantelli e le berrette;

fortunn,

non coimene, ch' egli vada in Oh, voi sempre burlate.

quell' abito, e

tti

in questo.

Cen.

Gio. Ber. Si, si, burlo. La prima volta, che vi vedro insicme, diro: ecco qui la tua cappa, Cencio; ecco qui la tua eappa, Bartolomeo. Ma diimni da galant' uomo parliamo da dovcro

—

non Thai tn

altaccata a costui,

Cen. E che fee' egli? Gio. Ber. Noll sai quel cavd un pezzo di leg no,

\i

come

!

—

l'attacco ilGigio alPerrotino'.'

che fece? io

iuserrd

1'

tel sapro dire. Costui oro dentro, poi lo brucio carboni, et al suo tempo

fuori, facendolo a guisa de gli altri con una bella destrezza sel tolse da la sarcoccia , e ponendo mani a due altri carboni, ch erano presso la fornace, fece venir a proposito di ponere quel carbone pregnante, dove presto per la forza 1

del fuoco incenerito stillo V oro impolverato per

Cen.

Oh

vagliami

dio

!

inai

arei

li

buclii a basso.

possuto

imaginarmi


30 una si fatta gaglioffaria. Ingannar io? fors' ingannar M. Bartolomeo ? Or credo , clie di questo tratto lui ne sii stato informato. Egli non solo non La voluto, cL' io toceassi cosa alcuna; ma anco mi La fatto seder sei passi huigi da la fornace la prima volla, die si opr6 in mia presenza per la didiiarazion de la praE ne la seconda volta La volulo esser solo , con iica de la ricetta. farmene essere al tulto assenle, avendo solo la mia ricetta per guida, di sorte^ clie tlopo die 1' esperienza e fatta due volte in poca materia e pochissima spesa, or vi si e risolulo a tutta passata, e, como vi Lo detto, fa gran seminata per raccogliere gran frutto. Gio. 13 er. Come? Lave egli aumenlate le dosi? Cen. Tanto, cLe in questa prima posata tirara cincpiecento

come cinquanta soldi. Credo pin presto, come cinquanta soldi, clie Gio. Ber. come cinquaiit' altri scndi. Ora si die Lai profetato meglio , clie un Caifasso. Or aspettiamo il parto ; die allora vedremo , se l'e scudi

,

mascLIo

A

o femina.

,

A dio

Cen.

a dio

,

dio

!

assai e,

!

die crediate

Cencio In vero

se Bartolomeo

,

fussero cosi male

tutli

Or

questa terra. dentro

facciamo

solo.

avesse

awisati di

,

e poi sel

fe'

qnesti scudi

,

fuggir

ne

li

cervello di costni

il

indarno arei

buon modo

die non siamo come cpiello

!

da la mauo. cLiamaro miei

gli articoli di fede.

,

Mai mi ,

poi

,

die sel

1'

clie

e cLe

,

rete in

la

stesa

ucello e

venire a la rete,

fe'

stimaro possessor di die non saro fuor

sin tanto

Ho

dato ordine a la posta , et or ora vo a montarvi mestiero d' andar a premiere altre bagaglie ; qnando 1' oste aprira la balice *) , die La ne le niani, la trovara piena di sassi, e die vale pin quel cli' e di fuori , die quel cli' e di dentro.

del regno.

Non mi

su.

Credo

Non

fia

die non dimorara trojipo a veder

,

mi fermi die Bartolomeo manda ]>er bisogna,

veder

cli'

io

moglie.

la

Non

trovare

voglio, cLe

M^ a r t a

Credo

,

die Satanasso

,

il

conto suo ancLe lui.

qui sino al tempo

pulvis

il

mi veda

,

die potra essere, Mi par

Christi.

cosi imbottato.

sola.

Barsabucco

,

e Uitti quelli

,

die squa-

prenderanuo per compagno , per die sapra egli attizzar il fuoco de 1' infprno per suffriggere e rostire 1' anime dannate. La faccia di mio marito assomiglia ad uno , il quale e stato treut* anni a far carboni a la moiitagna di Scarvacta , die sta di gliano

,

la del

come

sel

monte

lui

di Cicala.

presso

voglio maldirlo

*)

Valigia.

<|ue'

—

Non

sta cosi volentieri ])esce in acqua,

carboni vivi a fumigarsi tutto

poi

mi vicne

il

giorno

—

non

avanti con quelli occLi rossi et arsi


!

31 di sovte

,

Ecco la

In iine non e falica tanto non solamente lieve, ma piacevole.

che rassomiglia a Luciferre.

grave, che

amove non

l'

costui

,

faccia

per essergli ficcato nel cervello la speranza cli far e divemito a tale, die il sno fastidio e il

piefra filosofale,

mangiare, la sua inicpiietitudine e il trovarsi a letto, la notte sempre gli par lnnga , come a' putli , die haimo cpialehe abito Ogni cosa gli da noja , ogni allro tempo gli nuovo da vestirsi. e amaro , e solo il suo paradiso e la foniace. Le sue gemme e pietre preziose son gli carboni , gli angeli son gli bozzoli *), che sono attaccad in ordinanza ne' fornelli con que' nasi di vetro di tpia, e di la tanti lambicchi di ferro e de' pin grandi, e de pin piccoli, e de' mezzani. E che salta, e che balia, e che canta <piel sciagurato, che mi fa sowenire de 1' asino Poco fa , per yeder, che cosa facess' egli, ho posto 1' occhio ad una rima- de la porta, c 1' ho veduto assiso sopra la sedia a modo di catedrante con una gamba distesa di qua, e un' altra distesa di la, guardando le travi de la intempiatura**) de la camera: ale quali dopo aver cennato tre volte con la testa, disse voi, voi impiastraro Poi non so che si borbottasse, di stelle fatte di oro massiccio. guardando le casse, e voltando il viso a' scrigni , mia fe , diss* Oh, ecco io, j>enso, che questi presto saranno pieni di doppioni. Sanguino 1

!

:

—

S a n g u i n o. San. (cantando.)

Mar

t

a.

Chi vuol spazzacamhi?

Chi vuol conciare

stagni, ca^delier, conche, caldari?

M

a r. Che buon' ora e Sanguino ? E egli cosa nuova, che tu sei pazzo ? Che canti per mezzo le strade ? Quale de le due el' arte tua?

una o 1' altra. E voi non sapete? , non so altro. S a n. Son servitor , discepolo , e compagno di vostro marito , il rniale o e un spazzacamino , over ripezza stagni, tacconeggia padelle, o risalda frissore. Se non inel crecli, g-nardagli il viso e miragli le mani Che diavolo fa egli ? teuetelo forse appeso al fumo , come le salsicce, e come mesesca di botracone in Puglia? ***)

San.

Non

Mar.

Se non mel

so, o

1'

dite

!

Mar.

Ahime

poltrone mi lo a lui, e

lassa!

dara la baja.

per lui saro

mostrata

Intendi, Sanguino ?

a

dito.

Ogni

questo va a dir-

non a me!

*) Padellette di rame con maniche di ferro. **} Forse intonicatura? ***} Forse misc/iiata di bottarica ÂŁuova di pesce salate

fumo)

di

Puglia?

e seccate al


?

!

!!

32 San.

Si

d' infirmita,

E

Mar.

che nostro signore sano tutte altre sorte che giammai volse accostavsi a pazzi. per6 va via, ch' io non voglio accostarmi a te, dice,

ma

pazzarone di

S a n. Va pure , accostati a lui , madonna cara , e guardati porgergli la lingua, che la minestra ti sapra di fumo.

ATTO SECOND O. SCENA PRIMA. M. Ottaviano.

Manfurio.

Pollula.

Ott. Maestro, che nome e il vostro? Manfurius. a n f. Ott. Quale e vostra professione Manf. Magister artium, moderator di pueruli, di teneri unguiculi, leniutn malarum, puberum, adolescentulorum, eorum, qui adhuc in virga in omncm valent erigi, Jlecti atque duel partem, primae vocis, apti al soprano, irrosorum denticulorum, succiplenularum carnium, recentis naturae, muilius rugae, lactei roseorum labelhdorum, lingulae hlandulae, metlitae halitus, simplicitatis, in Jlore , non in semine degentium, claros habentium ocellos, puellis adiaplioron. Ott. Oh maestro gentile, attillato , elocmentissimo, galantissimo arcitriclino, e pincerna de le Muse

M

Manf. Ott.

Manf. Ott.

O

bella apposizione

!

Patriarca del coro apollinesco

Melius diceretur : apollineo.

Tromba

guancia sinistra!

Febo, lascia

di

ch' io

ti

dia

un bacio ne

che non mi reputo degno di baciar

la

cpiella dol-

cissima bocca.

Manf. Ott.

Ch' ambrosia e nettare non invidio a Giove. Quella bocca dico, che spira si varie e bellisime sen-

tenze et inaudile

Manf.

frasi.

Addam

et

plura: in ipso

vitae primordiis, in ipsis negotiorum

aetatis limine, ipsis in

huius mundialis, sen cos-

micae architect urae rudimentis, ex ipso vestibido , in ipso aetatis vere, vt qui adnupturiant , ne in apiis quidem. Ott. O in astro , fonte cavallino, di grazia, non mi fate morir di dolcezza, prima ch' io dica la mia colpa! non parlate pifi,

vi priego,

per che mi fate spasimare.


!!

!

!

33

Manf.

quia opprimitur a gloria maiesiatis; , di cui Ovidio ne le metamorfosi fa menzione , a cui le Parche avare troncorno il filo , vedendo lei ne la propria maeslade il folgorante Giove. Ott. Di grazia, vi supplico per quel dio Mercurio, clie yi La indiluviato di eloquenza Silebo igitur ,

a quella meschina

come accadde

Maiif. Cogor morem gerere. Ott. Abbiate pieta di me , dardi

Manf. In Taceo

igilur

iis

lanciate piii cotesti

me

profundam

ecstasin

de

non mi

e

che mi fanno andar fuor di

,

hactcnus, nil

ipsum

trahit

addam

admiratio.

tnuti pisces

ionium effatus , vojc faucibus liaesit. Ott. Messer Manftirio , ameuissimo fiiune di eloquenza, sereuissimo mare di dottrina! Manf. Tvanquillitas maris, serenitas aeris Ott. Avete qualche bella rostra composizione? per che Lo gran desiderio aver copia di vostre dottissime carte. a n f. Credo , signor , clie in loto vitae curriculo e discorso di diverse e varie pagine nou vi sieno occorsi carmini di tale simmetria , e cosi bene adattati , come questi , cbe al preseute io

M

son per dimostrarvi qui exarati. Ott. Che e la materia di vostri versi? Manf. Litterae 3 syllabae t dictio , et oratio, partes propin* quae et remotae,

Ott.

Io dico

Man circa

quale e

,

Volete

f.

quatn

E

?

la

dire

gola

,

cone Sanguino , viva effigie ptabat con altri suoi pari ,

Ott.

il

suggetto et

de quo

,

proposito ?

il

materia

agitur ,

,

de qua,

ingluvie e gastrimargia di quel lurdi Filosseno socii

,

,

aderenti

qui collum grids cjto,

simili

collateiali.

e

Piacciavi di fanneli udire

Manf.

Eruditis non sunt operienda arcana. propriis elaboration et lineatum diMa voglio, clie prenotiate , che Sulmonense Ovidio (Sulmo gitis. viihi patria est) nel suo libro ISIctamorphoseon octavo con molti epiteti 1' apro calidonio descrisse; a la cui imitazioue io questo domestico porco vo delineando.

Ecco

io

Lubcntissime.

ejrpJico

papyrum

Ott. Di grazia, leggetelo presto!

Manf. Fiat!

(Jui cito dal

,

bis dat.

Exordium ah admi-

rantis affectu.

porco sporco, vil , vita disuiilc y Cli altro non hai , che quel gruito fatuo, Col quale il c'tbo iu ti pensi acquircre

Gola quadruplicata da

Da (Jhe

I'

aacungia

V anteposto absorpta brodolario, ti prcpara il sozzo coquinario : 3


34 Per canal cmissario, Per pinguefarti piii , vase e?' ingluvie, In cotesto porc'd *' intromettesti, ad altro obiecto non guardi , di' al pascolo,

V

E privo

d" esercizio,

Per inopia

e

penuria

miglior leito e di miglior cubiculo, Altro non fal , c/i' al stereo c fango involverti.

Di

Post

A Di

Jiaec.

nullo sozzo volutabro inabile, gola e lusso injirmita incurabiJe,

Ventre , die sembra di Pleiade il puteo, Abitator di fango , incola luteo,

Fance indefessa, assai vorante gutture, Ingordissima Arpia , di Tizio vulture, Terra mat sazia , fuoco e vulva cupida 9 Orijicio protenso

Mano

ÂŁ/ anima

cielo

nare putrida,

,

data sol per sale,

fu

ti

A Jin

Che

,

speculator terreo, e pie infermo , bocca e dente ferreo,

Nemico al

Dico male ? die non putissi. col vostro invi par di qiiesti versi? che? Ne comprendete

gegno

il

metro?

Certo , per esser cosa d' lino de la profession vostra, bella considerazione. senza sono lion giudicati Maiif. Sine conditione, et absolute deimo esser le mida raccolti frutti questi degni perscrulazion di profonda aucor irrigate 1' monte eliconio , "lior piante , die mai producesse le sacrate da e Apolline, bioudo dal teuiprate dal parnasio fonte, Eh, die ti par di questo bel discorso? Non coltivate. 1 1.

Muse vi

ammirate adesso

Ott.

come

,

Bellissimo e

pria gia?

sottil

Ma

concetto!

ditemi,

vi

pnego,

avete speso molto tempo in ordinar questi versi?

Manf. No. Ott. Sietevi

affaticato in farli?

M a n f Jffinime Ott. Avetevi speso gran M a n Ncquaquam. .

.

cura e pensiero?

f.

Ott.

Aveteli

fatti

e rifatti?

Manf. Hand quaquam.

O

1 1.

Aveteli corretti ?

Manf. Minime gentium: non opus Ott.

erat.

per non dir mariolati,

Avetene destramente presi,

a

qualche autore?

Manf. ncfaxint

Neutiquam! ista superi!

AUit

verbo

Voi troppo

invidia!

dii

ayertant.

volete veder di inia erudi-


!

35 Credefemi, che non ho poco io del fonte carallino abmi Lave infuso la de ccrebro naia Jovis: dico la casta Minerva, a la quale e attribuita la sapienza. Credete, ch' io non sarei minus fclicitcr risohito quando fussi , zionc.

sorpto, ne poco liquor

ad

stalo provocate

Non hanno

e.rplicandas notas ajfirmantis , vcl asserentis.

la mia memoria. Sic, ita, eiiam, sane, profccto, palam, verum, ccvte, procul dubio, maocimc, cut du-

bium?

destituita

Acdcpol, Mediusjidius ,

et

,

Ott. Di tra

quidni? Meherclc ,

viiquc,

cactcra.

grazia, in luogo di cpiell' et cactcra dilemi

mV

al-

negazione.

Man/'. Qnesto

id est prava elocnzione, non faro cnumerationis clausulac non est adponenda

cacopliaton,

io, per che factac

tmiias.

Ott. de

l'

Di

tulle queste pariicnle affirmative

quale vi piace pin

a lire?

Mnnf. etrnsca,

Quell'

vcl

utiquc

tuscia,

mi

assai

eleganza

cale,

meaeque inhaeret menti:

in

eleganza

lingua di

piii

profondo idioma.

De

Ott.

Mnnf.

le negative qnal vi piace pin ?

Quel ncquaquam

Ott.

Manf.

est

mi/ii cordi,

Or, dimandatemi voi adesso Diteini, Signor Otlaviano

,

mi

soddisfa.

piacenvi

gii

nostri

versi ?

O

1 1.

Manf. Ott.

Ncquaquam. Come ncquaquam? non sono Ncquaquam.

Manf.

Duae

elli

optimi?

ncgationes affirmant. Volete dir dunqne, did

son bnoni.

O

Ncquaquam.

1 1.

Manf. Ott.

Burlate.

Ncquaquam.

Manf.

Si cbe ditc da senno?

Utiquc

1 1.

Manf. jprincipio

Voi mi

vi

ipso lectionis vidia?

siete nemico e mi portafe invidia. Da ammiravate de la nostra diccndi copia : adesso, progressu, V aimnirazione e metamorfita in in-

Ott. Ncquaquam. Come invidia? come nemico? avete detto, che queste dizioni vi piaceno?

Manf.

non mi

Voi dnnqne burlate, dite eocercitationis gratia? Ncquaquam. Manf. Dicas igitur sine simulatione ctfuco! Haiuio enor-

O

1

1.

mita, crassizie, e rudita gli miei Humeri? 1 1. Utiquc.

O

Manf.

Cosi credete a pnnto?


?

36 Utique, sane, eerie, equidem, uiique, utiquc. Ron voglio piil parlar con voi. Se non volele resistere a ndir quel che elite die vi

Ott.

Manf. Ott. piace,

sarebbe,

clie

A

dio!

la

propriety

Man

Vada, vada

f.

questo

di

vi

io

s'

cosa,

dicessi

vi

clie

Adesdnm, Pollula ! uomo , il quale orora

tlispiace?

Hai considerata

!

s'

e

da noi

as-

sentato

P o 1.

Costui dal

dava

al fine vi

Ma. Non

principio

la baia d' jiensi tutto

portano a noi

burlava

cio esser

per

diceretur

{melius

altri

si

di voi di

una sorte ;

un' altra sorte. invidia

die

,

gli

inetti

differentia faciente

alii,

tdiud\ erudili?

Pol. Tutto

vi credo

,

essendo voi mio maestro, e per farvi

piacere.

Ma.

De

lis

hactenns!

glio gire a ispedir le

ho

fatti udire,

Muse

missa faciamns Jiaec

!

Orora vo-

come

contra questo Ottaviano, e

in proposito di allro

gli porcini epiteti,

,

gli

posihac

cjiielli di mio inetto giudicator Ecco, vi porgo una epistola amatoria de la dottrina altrui. fatla ad istanza di M. Bonifacio , il quale , per gratificars a la sua amasia, mi lia richiesto , die gli componessi quests lettera Andate, e gliela darete secrelamente da mia parte hicenditiva. in mano, dicendogli, die io sono implicito in altri negozj circa mio ludo literario. Ego quoque nine pedem refer am per die veggio due feinine appropiare , de quibus ilhid ; Longe fac

in suo proposito voglio die odi

,

a me ! Pol.

Salve, domine praeceptor!

Manf.

Faust um

iter dicitur

SCENA S.

Vittoria.

Vale.

in.

Lucia.

S. Vitt. La gran pecoraggine, clie io scorgo in lui, mi hiamorar di quest' uomo; la bestialita. sua mi fa argumentare, die nou perderemo per averlo per amaute, e per essere un Bonifacio, come vedete , non nc potra far altro, die bene. L u c. Costui non e di que' matti , cbe ban troppo secco il cervello , ma di quei, che 1' ban troppo umido. Pero e necessario , die dii di botto al troppo grosso e pin dolce umore , die

fa

troppo sutliJe, fastidioso, colerico, e bizzarro. S. Vitt. Or andate e ringraziafelo da mia parte, e ditegli, ch' io nou posso vedermi sazia di leggere la sua carta e che al

in poco

tempo

,

die

siate stata presso

di

me ,

dieci

volte

me


!

: !

37

I'

avete vedula cacciar e rhnottere uel petto. Dateg-Ii, qiiante pan-

zanate voi possete d'

ainore.

io

guidar

Luc.

Lascia il

re

Bimauiti sana S.

Vit.

,

per

,

cura

la

o

1'

fargl'

a

intendere

me,

imi>eradore

,

,

ch' io

g-li

disse Gradasso.

porto gran-

Cosl pofessi

come potro maueggiar

costui

!

Audate! Fate, come

vi dcttara la

prudeuza vostra,

Lucia mia! \

SCENA S.

Vittoria

IV. sola.

putto per due cause: 1' una bene a' vecclii ; 1' altra , per che fa 1' uomo come fanciulli. di leggiero e men grave sentimeuto , Ne per 1' una , ne per 1' altra via e entrato amor in costui. Non dico per che g-li stesse bene attesso che non paiouo buone a lui simili giostre: ne per die g-li avesse a togli^re 1' intelletto; per cbe nissuno puo essere privato di quel che non ha. Ma non ho tanto da guardar a lui , quanto dehbo aver penConsidero , che come di vergini altre son siero de' fatti miei. altre prudenti, cosl auche di noi altre, che dette sciocche, g-ustiamo de' miglior frutti , che produce il mondo , pazze son quelle ch' amano sol per fine di quel piacer , che passa , e non

L'

amore

per che par

si

che

diphige

nou

g-iovane

slia

;

—

peusano a la vecchiaja, che si accosta ratto , senza ch' altri la veg-g-a , o senta , insieme insieme facendo discostar gli amici. Mentre quella iucrcspa la faccia , questi chiudouo le borse , quella consuma 1" muor di dentro, e 1' amor di fuori; quella percuote da vicino, e questi salutano da lontano. Pero fa di mestiero di ben risolversi a tempo. Chi tempo aspetta, tempo perde. S" io aspetto il tempo , il tempo non as]>ettara me. Bisogna , che ci serviamo di fatti altrui , inentre par che quelli abbian bisogno mentic ti siogue, e non aspettar, ch' eldi noi. Pig-lia la caccia Mai potra prendere 1' uccel, che vola , chijion la ti fiigga! tpiello ch' ha in gabbia. Ben che costui abbia sa mautener bl pero la buona borsa. Del poco cervello , e mala schiena ])iiino suo daimo e del secondo mal non mi cale; del terzo sene dee far conto. I savii vivono per i pazzi, et i ])azzi per i savii. Se tutti fussero signori, non sarebbono sagg-i , e se tutti pazzi Or toruiamo lion sarrebbono pazzi. II mondo sta bene come sta. Conviene a clu e bella per la gioventi'i, a projiosito , Porzia che sii sag-gia per la vecchiaja. Altro non abbiamo 1' inverno, che quel che raccolsimo 1' estade. Or facciamo di modo, che questo uccello con sue piume oltre non passi. Ecco Sauguino ,

,

!


38

N A

S G E

Sanguino. S a n. Basovi

Oh

Vittoria.

quelle beliissime ginocchia e piedi, sig-nora Porzia

mia dolcissima, sapoiitissima verace. *)

S.

V.

piii

che zucchero, cauuella et essenza

non fussimo in piazza , non mi terrebsanto Leonardo , ch' io non ti piantassi un

ben inio

bono

se

,

le catene di bacio a quelle labbra , che ini fan morire. Che portate di nuovo , Sanguino ? S. Vitt.

M.

S a n.

Bonifacio vi

padri raccomandano

i

raccomanda

si

lor pufti a' maestri

cosi i.

,

e.

come che

e saggio , lo castighiate ben bene ; e se volete uno e possa tenerlo a cavallo, servitevi di me!

i

buoni

non

,

se egli

,

che sappia

Vitt. Ah, ah, ah, che volete dir per qnesto? San. Non 1' intendete? non sapete quel ch' io voglio dire?

S.

Siete tanto semplicetta voi?

S. Vitt. Io non ho queste malizie che >oi avete.

S a n. Se non avete di queste inalizie , arete di quelle, E se non sete fina, come posso e di quelle, e di quell' altre. esser io , sete , come pud essere un altro. Or lasciamo qneste parole da vento , venghiamo al fatto nostro Era un tempo, che il leoue e 1' asino eraao compagui, et andando insieme in peregrinaggio conveuuero, che al passar di fimni si tranassero a vicenda , com' e dire , che una volta 1' asino portasse sopra il !

leone

un' aitra volta

et

,

il

leone portasse

1'

asino.

Aveudouo

dunque ad andar a Roma, scafa

e non esseudo a lor servigio ne giunti al flume Garigliano , 1' asino si tolse il

ne ponte ,

,

leone sopra

tema

;

quale

il

di cascare

natando verso

,

sempre piu

,

1'

altra riva

e piu gli piantava

1'

,

il

lion per

img-hie ne la

pelle, di sorte che a quel povero animale gli penetrorno in sino coi: -3 quel che fa professioue di pase non meglio , che pote , senza far motto che giunti a salvameuto fuor de 1' acqua, si scrolld un poco il dorso e si svolto la schicna tre o quattro voile per 1' arena calda; e passaron oltre. Otto giorni do]Âťo al ritornare che fecero, era il dovere, che il leone portasse 1' asino. II quale, esseu-

a

1'

ossa.

zienza

,

Et

miserello,

il

passo

al

:

non cascar ne l' acqua, coi denti afferro la cere cio non bastaudo , prr tenerlo su , gli caccid il suo strumento , o come vogliam dire il tu m' intendi per ]>arlar ouestamente , al vacuo sotto la coda, dove manca la pelle, di maniera, ch' il lione scuii maggior angoscia, che senlir posse dogli sopra, per vice

*~)

del lione

Ncl

testo

;

—

:

e senzo verata;

piu veriÂťiruilc ancora

,

forte

vizio manifesto, che desidera rettificata.

emeuda


!

39 donna che

ne le pene del parto;

sia

ahi, ahi, oime, ola, traditore

severo e grave tuono

A

!

cridando:

cni rispose

ola, 1'

ola, ahi,

asino in molto

pazienza , jfratel mio vedi , cli' io non unghia, che questa, d' atlaccarmi. E cosi fu necessario, ch' il leone suffrisse et indurasse, sin che fusse passato il

Lo

:

!

altr'

A

Omnium rerum vicissitudo est , e nissuno proposito 6 tanto grosso asino, che qiialche volta, venendogli a proposito, non si serva de 1' occasione. Alcnni giorni fa , M. Bonifacio rifiunie.

mase

!

contristato di certo tratto

credevo

che

,

si

ch' io gli feci

,

fusse dimenticato di

me

1'

,

ha

;

oggi allora ch' io fatta

peggio

,

che

non la fece 1' asino al lione. Ma io non voglio , che la cosa rimagna qua. S. Vitt. Che vi ha egli fatto ? che volete voi fargli? San. Vi diro oh, veggio campagui, che veugono. Ri-

—

iiriamoci, e parlaremo a bell' agio.

S.

Voi

Vitt.

Audianio in nostra casa!

bene.

dite

che

voglio saper le cose da voi. >S

a n.

Andiaino

,

andiamo

E N A

C

S

!

B a r r o.

Lucia.

L u c.

Starnuti di cornacchia

Bar.

Ah,

ah, ah!

VI.

pie d' ostrica et ova' di liopardo

,

suo marito era dentro ad attizzar la fomace, a lavorar piu dentro, et io lavoravo con lei a la prima camera.

L u c. Bar.

Che lavoro giuoco

Il

il

fu

il

de'

vostro ? e

zing-ani,

dentro; e sc volete intendere

che

1'

e fuori,

e che l'e

successo per ordine, credo, che

il

riderete.

Luc. Di se

grazia, fateini ridere, ch' io n' ho gran voglia.

Bar. Questa vecchiazza barba mi voleva fare quel piacere, mi

L u c. Oh

gaglioffo

^

B a r. Tu forse una

hai

sorte

i

in

piacere,

di

subvertendo le povere

vai

parentadi?

diavolo

il

da me,

rispose no, no, no, no.

dunqtie tu

!

donnicciole e svergognando

E

di cocchiara richiesta

testa

:

chi

che possono

ti

parla di questo ?

far le

donue a

gli

iiomini ?

L u c. Or seguita B a r. Se lei avesse !

una volta

no , io non arei piu. per che disse piu di dodici volte, no, no no, non non, non, none, none, none, riani, nani, none: cazzo! dissi intra di me, costei ne vuole, al sangue di suberi , di piauelle vecchissime che in quosto viaggio passaremo qualche fiuine. Poi riprendo e ripiglio il sermone, parlato,

detto

facendo rimaner la cosa cosl;

ma

,


!

40

L n c. E

vnoi farnii morire.

til

dice

poi

O

foggia:

in questa

facendomele udire ocelli di diamante,

la

bestia

,

faccia

d'

oro

et

fiiio,

Ahi!

che non intendeva di qnella

faccenda

Bar. Tu, Lncia, mi una

ginare

pin

morire

gli liomini?

L u c. B a r.

di

s<u;te

Passa oltre

Et

nomo

!

con la

quale le

Ella che rispose a questo ? va via, va via, via, via, via, via, via, Se lei avesse detto una volta va via , forse !

ella rispose

via, via, mal'

Non ti puoi imadonne possono far

vnoi far rinegare.

,

:

qnella sicurta, die li tanti no no mi ma per che , ripigliando due volte il fiato , disse aveano data pin di qnindici volte via , via , et io ho udito dire da mastro Manfnrio, che le due negazioni affermauo, e molto pin le tre, come veggiamo per isperienza , dunque , dissi io intra me stesso, costei vuol danzare a tre pie , e forse che io le piantaro un' altra gamba tra le due , a cio possa ancor meglio correre. io

smaltito

arei

di

:

L u c. Or Bar. s' io

che

dico

ti

adesso

ho.

ti

malan che dio ti dia ! Perdonami, se V offeudo, che non vuoi pigliar se non a mala parte quel,

Alii

il

,

,

dico.

ti

L u c. Ah

ah ah

Bar.

Allor

,

E

tima conclnsione.

segnita

,

P

ch' io voglio tacere sino a

ul-

tu che le dicesti?

io con una bocca piccolina Dunque, cor mio, tu vuoi

me

le feci udire in

mora? e per che vuoi ch' io mora? per che t' amo? che farai dunque ad un, Eccoti il coltello! uccidimi con tua che t' odia, o vita mia? mono che certo certo morird contento. Luc. All, ah, ah! E lei?

questo tenore:

ch' io

!

Bar. al

Gaglioffo

disonesto

,

padre mio spirituale,

ne

con tutte

pensi

e

;

s' il

tue

ricercatore

hai

non bastarai giammai

parole

tutte le tue

,

che tu mi

forze

provassi

,

,

cubicnlario

Ma

di farmiti

consentire:

g-iammai verrai a quell' effetto tel farei

vedere

diro

!

fascinata.

certissimo.

tu con

che ti , Credi tu,

Cagnazzo tradi, di aver piu forza di me ? un pugnale , adesso ti ucciderei , che non vi e S' io avessi avuta testimonio alcuno , ne persona , che ci vegga.

per esser maschio tore

la

s'

,

testa

stato

il

io avessi

piu grossa di qnella di S. Sparagorio , o s' io fussi II pin gran tamburo del mondo, la dovevo intendere.

tamburo pure , quando e toccato , suona. L u c. Or dunque , che suono facesti tu ?

B a r. L.

u

c.

Bar.

Andiamo Dite

,

Andiamo

che tel faro vedere. , pure , per che dentro non si vede. andiamo , che batteremo tanto il fucile

dentro

dite ,

allumaremo questa candela, per le occorreuze.

,

che

che seinpre porto dentro le brache,


!

!!

41

Luc.

Alliunarla possa

E

Bar.

Luc.

fuoco di Santo Antonio!

il

da teiner pin di

Lasciaino

dilirvio

d'

acqua

propositi!

questi

Oime,

Bar. a-\uto

conto di

costei

uava

Don

poverina

lutta

fatto

mi par simile a quel

Nicola a

spoutonegg'i uu' altra

1'

neggio un' altra volta Nicola? chi e

tel

faro

uomo da

nulla

altra

,

che

disse

et ella

pin.

ando a

s' ell'

avesse

cento uiiglia.

Nicola

;

or che potrai far tu ?

:

Don

,

\m

d'

Don

acque.

volta

che

g-iorno

il

moustrava

si

\i lia resistito?

forza le

la

la inula d' Alcionio,

arebbe

la briglia,

al cul

*)

la

ch' a

Parsemi veder

cL'e

Come

tanlo ritrosa e tanto gagliarda, die fcce?

dietro via.

che di fuoco.

,

Ella,

:

se tu

:

ecco

II

spunzo-

ti

mi

sponto-

che peusi far adesso, ecco ti sponto-

di te?

neggio uu' altra volta: or che mi farai tu?

O

caro

Don

Nicola,

non potrai muovere uu sassolino , s' io non voglio. i)v dimmi, Lucia , che dovea far quel povero Don Nicola , che molti gionii Il buon uomo di Don Nicola di venue fa non avea celebrato ? a tale, che non so che vena se gli ruppe. L u c. Ah , ah , voi siete fino. Lasciatemi andar a rendere certa risposta a Messer Bonifacio ; che son pur troppo dimoratu a seutir

le tue ciauce.

Bar.

Andate via,

ancor ho

ch' io

da

parlar

con

questo

giovane, che vieue.

C

S

E

N A

Pollula. Pol.

A

dio,

VH.

Barra.

M. Barra!

Bar. Ben venuto cor mio! Onde venite? dov' andate? Pol. Yo cercando M.Bonifacio, per donargli questa carta. B a r. Che cosa 1' e ? si puo vedere ? Pol. Non e cosa , ch' io possa tener ascosta a voi. E una ,

amatoria,

rpistola iiche

lui

vuole

Bar.

Ah

quale maestro Manfurio gli ha composta non so a chi sua inamorata. ah , a la Signora Vittoria. Veggiamo , che

la

inviare ,

ah ,

cosa contiene

Pol. Leggete voi To' Bar. ,,Bonifacius Luccus D. Vittoriae Blancae S. P. D. On ando il rutilante Febo scuote da V Oriente il radiante capo non si bello in questo stipemo emisfero ap]>are , come a la mia concupiscibile il tuo exliilarante volto sopra tutte V altre belle pulcbenima Sigiiora Vittoria. u Che ti ho detto io ? Non ho io !

,

divinato?

Pol. *)

Leggete pur

Mungeva.

oltre


!

!

!

42 fia , ne fia anco veruno , die rugosa fronte increspi: nemo scilicet miChe diavolo di inodo di parlar a retur, nemini dubium «*<." Lei non intende parlare per g-ranunatico, donne e qnesto?

maraviglia non

Bar. „Laonde

inarcando le ciglia

ah

la

,

ah

,

Pol. Eh di grazia, seguite Bar. „ Nemini dubium sit, se 1' arcifero pneralo con qnella di cni piaga ha sentito lo in varie forme can1' avco medesmo atque hominum rejc, «iato gran monarca Giove , divum pater , ,

gli precordii penetrato

hammi ne il

vostro gcntilissimo

onde

Perd per

le

Vada

bordello

in

nome

stigie

con del

stio

si

To'

contiene.

Se

!

io

costni

!

!

Oltre che mi par una dotta

veder piu.

inviolando " becco pedaute , con le sne cifre e che potra donai ad intendere con qnesta

ginrauiento ai celicoli

,

questo

qnesto grosso modorro, *) Bonifacio ^iol far del dotto, e lettera?

cosa sua.

cpiadrello la pnnta,

indelebihnente con qnella scnlpeudovi.

-

lei

non credera, che

coglioueria

sii

quel che qni

ne ho letto pnr troppo ; non ne voglio non have altro battiporta, che qnesta

non ce 1' attacca qnesta settimana. , Pol. Cosi credo io le donne voglion

pistola

:

Bar. Andiamo

Id

est

avanti

;

lettere rotonde.

de li carlini; e vogliono il ritratto del re. che yoglio dirti mi poco a liuigo , e qnesto ne-

gozio lo farai da poi.

Pol.

Andiamo

ATTO TERZO. SCENA

I.

M. Bartolomeo

solo.

Chi e stata quella gran bestia da campana, che si tira a Mentre comunemente si va armento cosi grande? considerando , dove consista la virtn de le cose, fanno qnella

presso un divisione:

in verbis,

in Jierbis

,

et

in lapidibus.

Oh

che gli

Lazaro , e tutto qnello che non vorrei per me! per che prima che dichino queste tie cosacce , non dicono Li metalli, come oro et argento, sono il fonte d' ogni i metalli? vada

il

mal

di S.

Quosti, qnesti apportano parole , erbe , pietre, lino, laua, vino, oglio, et ogni cosa sopra la terra Questi dico talmente necessarii, desiderabile da questi si cava. cosa.

seta, frutti, frumento,

*)

Forse motlo di dire ?

o prodotto ?


43 cosa nissuna di quelle si acchiappa, o si posoro e detto materia del sole , e 1' argento de la luna : per che togli questi dui pianeti dal cielo , dove e la geneTogli questi razione de le cose? dove e il liune de 1* universo? dui de la terra, dove e la participazione, possessione e fruiPero quauto arebbe meglio fatto quel primo zioue di quelle? essi

senza

che

Pero

sede.

1'

volgo quell' uu solo soggetto di seuza quest uuo , se per cio uon e stato introdutto , a fin che non tutti iuteudauo e possedauo Erbe, parole e pietre son quel che io intendo e possedo. materia di virtu a presso ccrti filosofi motti et insensati, li quali odiati da dio , da la natura e da la fortuna, si vqdono

animale

porre

di

bocca al

in

1

virtu

,

che

quelli

tutti

tre

altri

morir di fame, lagnarsi senza tin poverello qilattrino in borsa, e per temprar il tossico de 1' invidia , ch' hanno verso pecuniosi, biasmano 1' oro, argento et i possessori di quello. Per quanlo mi accorgo, ecco che tutti questi vanno come cagnuoli per In Veramente cani, che non sanno con altro, tavole de' ricchi.

Dove? a le tavole di ricchi, che col baiare acquistarsi il pane. di que' stolti dico , che per quattro parole a sproposito da quelli delte, con certe ciglia irsute, occhi attoniti et atto di maraviglia si faiuio cavar

Ma de

ciance

,

medesme

,

erbe le bestie

,

A

chi

manca

ma

il

;

danaio,

l'aria,

li

danaio

il

,

,

e

danari da le borse,

in verbis sunt virtutes.

mio aspettassero

parole.

di

matti

conto d' altro

fo

conto d' ogni cosa

role,

mi pasce

chi

i

che

se dal canto

di pietre

fa

tasca,

che uon so ripascere

atteso

me non

ch' io per

di

con verita,

starebbon ben freschi, le lor

quelle d'

pan

il

concbiudere

fanno

gli

d' altro

Or

e di parole tutte

effetto

che di

facciano conto li

che di quello

contiene

,

P

saltimbanchi,

per cui

,

altre

non solo mancano pietre, erbe l'acqua, il fuoco e la vita

la terra,

si

quattro. e

pa-

istessa.

Oueslo da la vita temporale, e V eterna ancora , s;i|)t'ii(losene la qual pure si deve far con gran sen ire, con fame Jiinosina discrezione, e non senza gaper il conto tuo devi privar la borsa Pero dice il saggio: Si bene J'ecevis , viae cui! de 1' anima sua. Ma in questa teorica non vi giiadagno. Ho inteso ch' e ordine nel regno, che li carlini di ventimo non vagliano pin di

—

t-

venti

toniesi

a cambiar

preudere

il

i

;

tre,

,

voglio aiidar , prima che si publichi P editto, che mi trovo interui al mio gheone, e tornaro da

io

puiuis

(Jhristi.


44 S C E

M.Bonifacio.

N A

II.

M. Bartolomeo.

Bon. Ola, M. Bartolomeo, Mi fuggi, ah? Bart. A dio, a dio, M. poco

ascolta

Lucia.

due parole!

dove in

fretta?

pensiero! Ho assai meglio da che di ciauciar con li vostri ainori. Bon. Ah ah, ah! andate dunque, procurate per quell' altra vostra, che vi fa morire. Luc. Che motteggiamenti son quest! vostri? Sa egli, che siete inamorato? far,

Bon. Sa il malan che dio gli dia! per che ini vede conversar con voi. Or al fatto nostro ! Che cosa dice la mia dolcissima Signora Vittoria?

E

L u c. La

povera signora per necessity

,

ne la quale

si trova,

have impegnato un diamante e quel suo bel smeraldo.

Bon. O diavolo! Luc. Credo, che

ceste voi ricuperare

;

o che fortuna! le

sarebbe cosa

gratissima

non stanno per pin

,

,

se

g-lieli

fa-

che per dieci scudi.

Bon. Basta, basta: faro, fard. Luc. Il presto e il meglio. Bon. Oh, oh, perdonami, Lucia! Arivederci!

Non

posso

darvi risoluzione alcuna adesso. Ecco un mio amico, col quale ho da negoziar cose d' importanza. dio, a dio! Luc. dio!

A

A

scena Ascanio. Asc. Oh, qni

con ramure.

il

Scaramure.

ra.

Bonifacio.

ecco M. Bonifacio, mio padrone. signor eccellentisshno e dottissimo,

Bon. Ben

venuti!

Messer, siamo siguor Sca-

il

Avete dato ordine a la cosa? e tempo

di far nulla?

Scar.

Come nulla ? Ecco qui 1' imagine di cera vergine suo nouie! Ecco q^li le cinque aguglie , che le devi piantar in cinque parti de la persona. Questa particulare pin grande, che le altre, le pungera la sinistra mammella. Guarda di profondare trop]>o dentro, per che faresti morir la paziente. Bon. Me ne guardaro bene. Scar. Ecco, ve la dono in mano; non fate, che da ora avanti la tenga altro che voi. Voi, Ascanio, siate secreto! non fate, che altra persona sappia questi negozii! fatta in


;

!

!

45 Bon.

non dubito di

Io

Tra noi passano negozii pin

lui.

secreti di qnesto.

Scar. Sta bene. Farete duiujue far legne di pigna, o di oliva, o di lauro, Poi arete di iutte Ire materie insieme. esorcizato

e direle

o incantato

,

(re volte

;

con la deslra

jiurum thus

:

fiunigare la presenle imagine

sine quo nihil ,

tre Tolte: cliiusi,

e poi a poco

senle imagine

,

verso

non

si

d'

farlo

ineenso alcunamenle

niaiio lo gettarete al fuoco,

prendendo

oscitarete *)

clie

non possele

se

e cosi verrete

;

la qual

svoltando

guarda

,

,

fuoco ad Ascanio di

il

,

direle

volte con gli occhi

ire

il

ad incensare e in niaiio

caldo del fuoco la pre-

liquefaccia

,

per cbe morrebbe

la pazieule.

Bon. Me ne gnardaro bene. Sea r. La farete tornare al medesmo sieme insieme in questa

V

lato

tre

volte

,

in-

Zalarath , Zlutlapliar , nccicre Sarca Vhtorlae , come sta notalo

dicendo

Capfiure, Mirion,

vhicula, verso

tre volte

:

Poi meltendovi al coutrario sito del fuoco Y imagine con la medesma forma, direte pian piano Fclapihon disamis festino

carlolina.

occideute

svoltando

,

quale e detta , Celcnites dabitis fapesmo frhesomovum. barocco daraphH. lasciate ch' il fuoco si estinII cbe tutlo avendo fatlo e detto , g-ua da per lui , e locarete la figura in luogo secreto , e cbe non sii sordido, ma onorevole et odorifero. :

Bon. Faro Scar.

cosi a punto.

ma

Si;

bisogna ricordarvi, cb' bo spesi cinque scudi

a le cose, cbe concorrono al far de la imagine.

Bon. Oh,

ecco gli sborso. Avete speso troppo. bisogna ricordarvi di me. 1Âť o n. Eceovi qnesto per ora , e poi faro di vantaggio assai, se questa cosa verra a perfezione. Scar. Pazienza! Avvertite, M.Bonifacio, cbe, se voi non

Scar.

E

la spalmarete

bene

Bon. Non Scar.

la barca correra malainente.

,

intendo.

Vuol

dire

,

cbe bisogna ogner ben bene la mano

non sapete?

Bon.

Iii

nome

diavolo

del

per non aver occasione

di

pagar

,

io

procedo per via Iucauli

lroj>po.

d' iiicanli,

e conlanli!

Scar. Non indugiate Andate presto a far quel cbe vi e ordinato, per cbe Venere e circa V ultimo grado di pesci. Fate , cbe non scorra mezza ora , cbe son trenta mmuti di Ariete. !

Bon.

A

dunque!

dio

Andiamo

,

Ascanio!

Venere

Scar. *)

Presto

a la btion' ora

!

Forse osciilerete

?

!

caldamenle

Caucaro

a


46 Scarainure

solo.

Assai e di aver cavali setle sctidi da le raani di questa piatSempre si deve da simil geute cavar il conto suo col pretesto de la spesa, cbe concorre ne la confezione del secreto. Ecco clie per mia fatica nou m' arebbe dato piii d' uu par di scudi per adesso ; a complir poi del resto , nel giorno di S. Maria tola!

de

le catenelle

la quale sara

,

S CE

Lucia.

Luc. caslrone

:

1'

N

del giorno del giudizio.

ottava

A

IV.

Scar a mure.

Dove malvagio

e

audato

costui?

]\Ii

castroneggia

aspettavo da lui una certa risoluzione.

O a dio, Lucia! dove, dove? Cerco M. Bonifacio che or ora bo lasciato con voi. Credevo, cbe uii aspettasse qua. Scar. Cbe volete da lui ? Luc. Per dirvela, come ad amico, la Signora Viltoria gli Scar,

L u c.

manda a cbieder di danari. Scar. Ab, ab, io so, io so. Adesso la scaldara, e gli dara de 1' incenso. Di dauari ue ba dati a me, per nou aver occasione di darue a

lei.

Come diavolo puo esser <piesto ? Scar. La Signora Vitloria dimauda Luc. mezza

dozziua

di

scudi

se

la

vuole

troppo,

attaccare

a

e

con

[lui

cbiave

et

a

catene.

Luc. Ditemi, come Scar.

passa la cosa?

Audiamo insieme

a

trovar

la

Signora Vittoria,

e

ragionaremo con lei , et ordinaremo qualcbe bella malossa , a fin cbe io rimangbi col credito con questo babuino , e facciamo qualcbe bella comedia. Luc. Voi dite bene, messer; cbe non e bene di ragionar qui

;

veggo venir

Scar. Ecco

di gente. il

Magister.

Leviamoci da qua!

S C E N

A

V.

Scarainure.

Manfurio.

Pollula.

IManf. Adesdmn, panels ie volo , domine Scarainure! Scar. Dictum puia; a rivederci un' altra volta , quando aro pocbe faccende. Manf. O bel responso! Or, mio Pollula, ut eo redeat,

undc egressa

est oraiio

,

ti

slupirai, ubi!


!

47 Pol. Volefc die le legga io? JManf. Minime, per die , non facemlo ragione de* periodi, e non proferendoli con verrete

recpiireno,

Per

die

il

disse

precipna parte de

1'

da

digradarli

a

prencipe

il

punto secondo ia energia, die

sua macsf.i e grandezza.

la

greci

di

il

cpiella

oratori,

Demostene

Or

oratore essere la proimnziazlone.

:

la

odi

^drrige awes, Pamphile!

Uomo di rude, c di crassa 3Iinrrva, JMcntc offuscata, ignoranza protcrva,

Di

nulla lezion , di nulla fvuge, In cui Pallad' ct ogni Musa luge. Lusco intelletto , et obeccato ingegno,

Bacccllone di cinque

,

iiomo di legno.

Tronco discorso, industria tenefcrosa, Jolaiilc notturna a tutti e.rosa. Per die non vai ii a ascondere O' de la terra madre inutil pondere ? Giudizio inetto, pcrturbato senso, Tencbra obscura e lusca , Rrebo denso, ^4scllo auriculato , indoito al tutio,

In nullo ludo

Di favc

letterario instrutto,

coccliiaron

a V oglio fusti

CJi

Cogitalo disperso

,

,

gran maccaronc, a infusione.

jjosto

astio Iosco,

^Absorpto jiiim* Leieo

Tu

jiverno fosco,

,

di lenelli unguicoli,

e incunabili

IS inczia hat protratla insin al

senio.

Inmatuvo pensicr , fantasia perdita, Intender vacillantc , atienzion spcrdiia, Illittcrato

In

e indisciplinato,

,

cecita educato,

Privo di proprio fllarte , inerudito,

Di

crassizie imbibito.

Senza veder ,

di nulla apprensione, Beslia irrazional , grosso tnandronc, -D' ogni lunC privo, d' ignoranza figlio.

Povero d' argumento ,

Vedeste sestine,

sunili

cet, scilicet,

nempc,

atque Platone.

Poll.

decade giaminai?

di ottave;

altri

e di consig/io.

— Ma

inio e il

tttpote, clii

Altri fan di qnatfrini,

numcro

ut puto,

altri

denario

:

antore

Pitagora,

e cotesto, vel cotello, properante ver

Gio. Bernardo, pittore.

di

perfetto, id est, videli-

noi'.'


48

S C

A

E N

VI.

Gio. Bernardo.

Manfurio.

Pollula.

veniat We , a cui non men convien nomenrhnbombante fama da la tromba , cbe a Zensi, Appelle, Fidia, Timagora e Polignoto. Gio. Ber. Di quanto avele proferito non intendo altro,

Bene

Manf.

clalura

la

tie

Credo, cbe questo die quel pignatto, ch' avete detto al fine. insieme col boccale vi fa parlar di varie lingue. S' io avessi cenato,

disse

de

la

risponderei.

ti

Man

II

f.

vino exhilara

et il

•

pane coniirma.

Bacchus et alma Ceres, vestro si tnunere telhts Chaoniam pingui glanclem mutavit arista, Pnblio Virgilio Marone, poeta mantuano , nel suo libro Georgica primo, verso il principio faeendo more poeiico

dove imita Esiodo, atlico poeta e vate. Sapete, domine magister ? ]\Ianf. Hoc est magis, ter , tre volte maggiore. Panel, quos acquits amavit Iupitcr, aut ardens evexit in aethera

la invocazione,

—

Gio. Ber.

virtus.

Gio. Ber. da voi,

Man rarvelo

Quello cbe voglio dir, vuol dir pedante.

clie

Lubeniissimc voglio

f.

esporvelo

,

,

propalarvelo

e questo: vorrei sapere

dirvelo

,

palam

,

iiiseguarvelo farvelo

apposiia, enunucetn

lo, e, particula coniunctiva in -ultima

dictionc

clearvelo

quemadmodum ,

ut ,

si cut ,

,

Ovidi attain

ineis

coram

avanri

erudiendi

gli

quo melius nucleum eius Pedante vuol dire quasi pede ante,

discipulis ,

edcrc possint, enucleavi. vipote quia Lave lo

veluti ,

vclut }

decla-

,

insinuaive-

,

incesso prosequitivo

puberi

,

vel

per

fa andare arctiorcmque

quale

col

,

strict iorcm

,

Or eiymologiam, pe, perfectos, dan, dans, tc, thesauros. die dite de le ambe due? Gio. Ber. Son buone: ma a me non piace ne 1' una, ne 1' altra ne mi par a proposito. ;

Manf. prolata , degna.

Cotesto

id

Gio. Ber.

vi

e a dirlo lecito, alia meliore in medium apportatane un' altra vie piii

quando arete

est,

Eccovela:

pe>,

pecorone;

dan,

da nulla;

tc,

testa d' asino.

M

a

n f.

Disse Catone seniore

:

Nil mentiri

,

et nihil

temere

credideris.

Gio. Ber. mente per

Hoc

la g'ola.

est,

id est,

chi

dice

il

contrario

,

ne


:

!

!

49

Manf. Va3e\ vade! Contra verbosos verbis contendere noli! Verbosos contra noli contendere verbis! Verbis verbosos noli contendere contra! Gio. Ber. lo dono al cliavolo quanti pedanti sono. Resta con cento mila di quegli angeli de la faccia cotla Manf. Menateli pur, come socii voslri, vosco U' siete voi, Pollula, die dile? vedete che nefando, aboininando, Pollula? !

e portentoso secnlo? Qnesto secol noioso , in y cui mi trovo, Joio e d' ogni valor, pien d' ogni orgoglio. Ma properiamo verso il domicilio , poscia che voglio oltre esercitarvi iu <pie' adverbii locali , motu de loco , ad locum , et per locum: Ad, apud , ante, adversum , vel adversus , cis, citra,

liirbulento

contra , erga et extra.

,

infra

,

in retro

ante

,

coram

,

,

a tergo

,

intus,

li so tutti, e li teg-no ne la mente. saepius reiterarla , et in n f Onesta lezione bisog-na tnemoriam rivocarla. Lectio repetita placcbit. Guita cavat lapidem , non bis , scd saepe cadendo Sic homo Jit sapiens , bis non , scd saepe legendo. Poll. Vostra excellentia vada avanti , ch' io vi seg-uiro a

Poll. Io

M

a

5

presso.

Man

f.

Cosl

privatis aedibus

si fa

,

in

foro

in platea

et

,

:

osservanze

qneste urbanita,

qnando siamo in e cerimonie non

bisognano.

E N

C

S

a

vn.

Barra. Marco.

Mar. Ob, Bar.

vedi il mastro Manfnrio, che sen va? Lascialo col diavolo ! seguita il proposito [inconiinciato

!

fenniamoci qua

Ma cli'

r.

ebbiino

iaveniaio

Or dunque

jersera

beiusshuo

niangiato,

del bisogno,

lo

a

1'

osteria

del

Cerrig-lio

tanto

cbe

non avendo lo

sin

iiiniiclatmo

a procacciare

doj>o

allrove per

da passar il tempo. Doj)o che non sapevamo , che pin dimandare , im de' nostii compagni fiuse non so che debilita; e 1' oste esseudo cor.-o con 1' acelo , io dissi: non ti vergogiii, uoino da poco? Canuiina , preudi de V acqua nanfa di hori di cetrangoli , e porta Jiishcelli

.

,

cocozzate

,

cotugnate , *)

et

altre bagatelle

.

*)

Coiognati, confettnre tli mele, o pere cotogne con miele e zncchero. Sirailmente gli altri vocaboli eignificheranno frutta seccate al sole.

4


!

!

50 de la malvasia di Candia! AUora il tavernaio uon so che si rinegasse egli, e poi comincia a cridare, dicendo: in nome del Sete voi persoue da aver diavolo , sete voi marchesi, o duchi?

Non so, coine la faremo al far che aveie speso? die dimandate , non e cosa da osteria. ,

speso quel, del

Ouesto

conto.

Furfante

ladro

,

Tu

pari tuoi?

dissi io ; pensi ad aver a far con un becco cornuto, svergognato. Hai mentilo

mariolo ,

,

sei

disse

per cento canne,*) que' pin grandi

B a r.

Messere

,

insieine per nostro

tutti

et acciaffaimo ciasciuio

,

lunghi da dieci palmi

,

Jjuon principio

Mar. Li

Allora

lui.

oiiore ci alzaimo di tavola

—

un ispiedo

di

1

aveano la provisione infilzata. Et il tavernaio corre a prendere mi partesanone, e dui de' suoi serNoi, ben clie fussimo sei con sei vitori due spade ruggjnenti. quali ancor

non era

spiedi piii grandi, clie

presimo de le cal-

la partesana,

daia per servirne per scudi e rotelle.

B a r.

Saviamente.

Mar. elmetto

Alcuni

Bar. Ouesta esaltazione

Mar. dendo

posero

si

i

certo

fu

E

cosi

(pialcbe

le padelle

lavezzi,

costellazione

,

clie

pose in

e le caldaie.

armati reculaudo ne andavamo defenper le scale in gin verso la porta , ben clie

bene

e retirandoci

,

bronzo in testa per

certi lavezzi di

over celata.

,

facessimo finta di farci avanti.

Bar. Bel disse

Ma

coiubattere

!

Un

passo

avanti

,

e did a dietro,

signor Cesare da Siena.

il

r.

II

tavernaio

,

portava valentemente

,

quando

ci

vidde

in loco di gloriarsi

timidi pin del dovere,

entio in

non

,

molto pin forti , come quel, che

e si

so che suspizione.

Bar.

Ci sarebbe entrato Scazzolla. a r. Per il che , buttata la partesana in terra , comando ai suoi servitori, che si retirassero , che non volea di noi vendetta

M

alcuna.

B a r.

Buon' aninia da cauonizzare

Mar. E teini

,

Signori gentiluomini , perdoDi grazia, paga-

voltato a noi disse:

Io non voglio offendervi di dovero.

natemi!

et andate

B a r.

con dio Allor sarebbe stata bene qualche penitenza con

1'

asso-

luzione.

Ma posimo

r. i

B a r.

Tu

ci

vuoi uccidere

,

traditore

Allora

1'

oste disperato

,

tavamo

la sua cortesia e devozione

mando

aiuto

*)

,

diss' io

;

e con questŠ

piedi fuor de la jiorta.

di

Gole, trachee.

servi

,

figli

e

,

accorgendosi , che non ac etriprese il partesanoue , <h>a-

moglie.

Bel

seutirel

I' oste


;

51 cridava

:

pagatemi

mavioli

!

a'

die ne

ladri

pagatemi

,

traditori

,

Con

stridevano

altri

tutto

per che

dietro;

corresse a

Gli

!

!

ci6

1'

:

a' marioli,

a'

nissun fa tanto pazzo,

oscurita de la notte favo-

Noi diuicpie , temendo il sdegno ostile, id est de 1' oste , fuggivamo ad una stanza a presso li Carmini, dove per conto fatto abbiamo ancor da fame le spese per tre

riva piu noi

,

che

altro.

giorni.

Mar.

Far burla ad

osti,

e far sacrifizio al nostro signore,

una limosina! In batterla bene consiste il merito di cavar un' anima di purgatorio. Diimni , avete saputo poi quel cli' e seguito ne 1' osteria? Bar. Concorsero molti; de' quali altri pigliandosi spasso, altri piangendo , altri attristaudosi , altri ridendo , questi consigliando , quelli sperando , altri facendo iui viso , altri un altro, altri tpiesto linguaggio, et altri quello, era veder insieme comedia e tregedia e chi sonava a gloria , e chi a martoro , di sorte, die , chi volesse vedere , come sta fatto il mondo , dovrebbe derubare

tavernaio,

iui

e far

;

siderare d' esservi stato presente. 31 a r. Verainente la fu buona. rettorica

,

solo soletto senza

Ma

compagnia

,

1'

che non so tanto di venendo da Nola non avendo troppo buona io

,

altrieri

per Pumigliano , dopo ch' ebbi niangiato , fantasia di pagare, dissi al tavernaio: Messer oste, qual gioco, disse Iui, volemo giocare? care.

A

Risposi:

tarocchi.

a questo

maldetto

gioco

vorrei gio-

Oua ho

de'

non posso viucere, ho di carte ordi-

per che ho una pessima ineinoria. Disse Iui narie. Risposi: saranuo forse segnate , che voi le conoscerete. Avetene, che non siino state ancor adoperate? Lni risj)ose di no. Duntpie pensiamo ad altro gioco. Ho le tavole, sai? Di queste non so nulla. Ho de' scacchi, sai? Questo gioco ini farebbe rinegar Cristo. Allora gli venue la senapa in testa. qual diuique diavolo di gioco vorrai giocar tn? Proponi! :

A

Dico io a stracquare a pallamaglio. Disse egli come ? a pallamaglio? vedi tu qua tali ordegni? Vedi luoco da posservi gioDissi: a la morella. care? Ouesto e gioco da facchini, bifolchi :

:

A

e guardaporci.

Mai

udii

dissi,

cuupie

che a

tie dadi

quantamilia diavoli

,

Va

,

disse

gioco da putti; non

a conere. sangue de

Or 1'

ti

di

,

,

che

dadi ?

Io gli

Al nome

di cin-

proponi un gioco,

,

Gli dissi,

giocamo a spaccabaia questo 6 Orsu, diuique dissi, giocamo

che tu

vergogni?

ciuque

giochiamo a tre dadi.

se vuoi giocare

io!

et Iui

,

questa e falsa,

intemerata

Che diavolo

non posso aver sorte.

disse Iui

che possiamo farlo e voi stranunola.

dadi.

Se vuoi,

tal gioco.

di

ini dai

disse Iui;

giocarai.

la

et

Vuoi

:

io

far

soggiunsi:

bene

?

al

disse

pagaini, e se non vuoi andar con dio, va col prior de' diavoli. Io dissi: al sangue de le scrofole, che giocarai. Eh che non gioco, diceva. Eh che giochi, dicevo. Eh che mai mai vi


52

Eh che vi giocarai adesso. Eh, che non voglio. Eh In conclusione comincio io a pagarlo con le caldie vorrai. Et ecco quel porco, che poco fa diceva, cagne, id est a correre. che non volea giocare, e giuro, che non volea giocare, gioco di sorte che per nu lni, e giocorno dui altri snoi guatteri, pezzo correndomi a presso, mi arrivorno e giunsero con le voci. Poi fi giuro per la tremenda piaga di SÂť Rocco, che ne io li ho pin uditi, ne essi in' hanno piu visto. giocai.

venir Sanguino

Bar. Veggio

e

scena Sanguino. S

A

a n.

Barra.

punto voi

bei tratti questa sera,

io

e

M.

Scarainure.

vni.

Marc a. Scarainure.

anda^o

cercando.

Siaino per far di

non saranno senza qualche nostro proIo mi voglio vestire da capitan Palma,

fitto, o spasso al ineno. voi insieme con Corcovizzo mostrarete di esser birri , stareino a che spero , che questa sera attrapparemo la posta qui vicino ;

M.

Bonifacio a

S. Vittoria

Bar. E

Mar.

1'

uscita

entrata

o

,

che fara da la stanza de la et utile a noi. ,

e faremo piacere a la signora

,

ci

prenderemo mille

spassi.

Si, a la fe; e pu6 essere,

che

ci

possano occorrere

altre belle occasioni.

Bar. Faccende non ci mancaranno. Scar. Ouanto al fatto di M.Bonifacio,

saro io

,

che

verro

a caso ad accomodarlo, con far, che vi doni qualche cor-

come

, e non menarlo in Vicaria prigione. Ouesto pensiero non e de' peggiori del inondo. Veiiite dunque quanto prima, ]>er che daremo una volta, e vi aspettaremo in casa de la S. Vittoria.

tesia

,

S

a fin che lo lasciate

a n.

Bar. Andate

in buonorai

SCENA IX. Barra. M a r Bar. a tre

Al

sangue de mi, che non e poca comodita di venir Saremo il mostrar d' essere birri di notte. quattro , portar'emo 1' insegna de la birraria, id est, le

qualche o

c a.

disegno

verghette in

Ma

mano ,

Ah Bar. Ma r.

e qunndo vedremo la nostra , faremo. per S. Ouintiuo, ecco a punto Corcovizzo, che viene. chi e quel , che va con lui ? par mastro Manfurio.

Mar. Mi Bar. Egli

e desso.

Presto,

discostiamoci

mi

po' da qui!


!

53 che Marca ne fa segno. qualche burla.

Mar. Andiamo

Credo,

cbe

Corcovizzo. Cor. Voi

in

procinto di fargli

qui dietro, che non siam veduti

SCENA

Manf.

stia

Io sapete

X.

Manfurio.

ben, ch' egli e inamorato? II suo amor passa per le mie mani;

Oil, benissiino.

ho coinposta una epistola amatoria, de la cpiale, come sua, debba servire , per essere da la sua amasia auunirato, e piu

gli si

stimato.

Cor. Or egli jeri, come fiisse un giovane di 25 anni, ando a proponere a mastro Luca, clie per oggi gli avesse fatto ÂŤn par di stivaletti di marrocchino di Spagua, buoni a passeggiar per

II clie arendo udito il mariuolo, e stato o°"i a quando M. Bonifacio veniva a calzarsi. Or , ve°*"-eudolo spnntar da Nola verso la bottega , pian piano se gli accostd senza manteilo, sin cbe con esso lui si fece dentro la botlega. B

la ckta.

la mira

,

quale per essere veuuto giunto a M. Bonifacio , fu stimato sersuo dal mastro ; e per clie era senza mantello , mezzo sbracciato , fu stimato da M. Bonifacio lavorante di bottega. Per vitor

clie , avendosi da calzar quel povero Messere senza dubbio al, cuno si lascio preudere la cappa fasciata di velluto , et imbottonata d' oro da colui , il quale , aveudosela posta su le due braccia, o come buon valletto di camera , o com' un de' lavoranti , a cui appartenga la strena, mentre mastro Luca era occupato ad assestare 1' opra sua, e M.Bonifacio curvo su le gambe a farsi ben servire , costui con una bella continenza , or guardando i travi de la bottega , or clii passava , clii andava , chi veniva , or dava una volta e giravasi, sin tanto cbe, vedendo la sua, pose un pie fuor de la porta. In conclusione Cappa , cuius generis ? il

:

^dblativi.

Manf. Ah,

ah, ah, dativus

a dando, ablalivus ab auferendo. non fussivo idiota, arestivo *) mi bell' ingegno. Credo , cbe avevate Minerva in asccndente. Cor. Per tornare al proposito, accomodato che fu M. Bonifacio, et avendogli menato la scopetta per il dorso mastro Luca , scuotendosi le mani , dimanda la cappa. Bisponde mastro Luca il vostro servitor la tiene. Ola dove sei ta ? S' e fatto fuori i>er badare. Non ho bisogno di cotesti onori e castella , disse M. Bonifacio. Dite pur , chi e vostro lavorante ?

Se voi avessivo

shidiato,

e

:

*)

!

Avessivo -fussivo- arestivo. voi

avreste voi.

Forme

plebee

per

aveste voi

,

foste


54 Per Santa Maria del Cannelo, clie mai lo viddi, disse Maslro Lnca. E ch' e cosl , e ch' e cola ; considerate , che bel vedere che s' ha fatto e stato di M. Bonifacio coi stivaletti nuovi, Onnai non si pu6 pin vivere per tanti rubar la bella cappa. poltroni mariuoli, tagliaborse.

Manf. Gran miseria et infelice condizione sotto qnesto campauo clima , il cni celeste periodo subest Mercurio ; il qnal e detto mime e dio de' furi. Per6, ainico inio, sta in cervello per la borsa!

C o r. Io per me porto i danari qui sotto 1' ascella vedete. Manf. Et io la inia giornea non la porto a la schiena, ne ma sopra 1' inguine , over sotto il pettine poscia cosl fiauco ,

al

,

;

si fa in terra

di ladri.

Cor. Domine magister , ben veggio , che e non senza a n f.

M

g'ran profitto avete

Hoc non

mio

latet il

siete sapientissimo,

studiato.

Mecenate

,

di cni

li

pueruli

ego erudio , id est , extra ruditatem facio , vel e ruditate eruo. M' ha eg-li imposto , ch' io vadi a decernere del pregio de la materia e la struttara de gli indumenti di cpielli , e a liberar la econoelargienda pecunia^ la quale come buono economico in questa coriacea e vellutacea mia est domestica gubernatio

—

—

giornea riserbo.

Cor. parato zia

mi

Oh

lodato sia dio

da voi

belli

Signor eccellente maestro, ho im-

!

consigli e

altro favore d' ajutarmi

,

modi ch

Fatemi di granon abbia pensiero di an-

di vivere.

J

io

Se voi avete scudi, dar a cambiar sei doppioni siuo a banchi. Io spariniaro la fatica del o altra moneta, io ve li lasciaro. caininino, e voi guadagnerete sei graiii. Manf. Io non il fo lucri causa, iuocta illud: Nihil inde sperando, sed , ma, ex humanitate et officio. Mitto , quod Ecco li numero : tre , dui, ego minus oneratus abibo. son cinque ; sette e quattro fanno undeci ; cinque e quattro son wove; fan vinti carlini, tre, tre, sei, e dui, son otto cianfroni, fan sei ducati, ciuque aurei di Francia, ne bisogna suttrarre

eziandio

alquanto.

SCENA Manfurio. Manf.

XI.

Barra.

Marca.

qua! Aiuto, aiuto! Tenetelo! tenetelo! al surreptore! Al fure , amputaTenetelo , tenetelo , che tor di inarsuj)ii , et incisor di crumene ne porta via li miei aurei solari con gli argentei. B a r. Clie cosa , che cosa v' ha egli fatto ? Manf. Per che lo avete lasciato andare?

A

1'

Ola, ola!

involatore

,

<pia,

al surreptore,

!


!

!

55 Diceva il poverello: mi vuol batlere il inio padroPerd 1' abbiaui lasciato, act io clÂťe povero imioceute facciate passar la colera prima, per die poi lo potrete castigar

Bar.

ne vi

me

alii

;

!

a beli' agio in casa.

Mar.

Signor,

bisogna perdonar

si,

qnalche volta

non usar sempre di rig-ore. Manf. Oh clie non e pmito inio servo, ne ladro, cue mi ha rnbaii diece scudi'di mauo.

tin

a

servi-

e

tori,

Puo

Bar. al mariolo

intemerata

1*

far

mariolo

al

,

?

voi

e

per

clie

uon so che diavolo

ciie

?

fainiiiare,

ma

non cridavate di

linguaggio

e

latino,

avete nsato.

Onesto vocabnlo , che voi dite, nou non lo profevi^cono i miei pari. Per cbe non cridavate al ladro 1

Manf.

ue

etrnsco, e perd

Bar.

Latro, asassinator di'Strada, in qua, vel ad quam f'urlim et subdole, come costui mi ha falfo, subreptor dicitur a sitblus rapiendo, vel quasi rcpendo,

Manf.

Fur, qui

laid.

qui et per cbe sotto specimine di i

nomo da

bene,

mi La

decepto.

Oime,

scudi

B a r.

Or

vedete

avanzato

avete

clie

,

con lo vostre

let-

non voler parlar per voigare , ma col vostro latrino , e Credevamo, clie parlassivo cou essolui pill , the con noi. trnsco Manf. O fure , degna pastura d' avoltori a r. Dite, per cbe mri correvate a presso lui ? Manf. Volete voi, cb' nn grave moderator di Indo literaiio e togato avesse per publico, piate a accelerato il gresso ? fere

a

,

!

M

A' miei

pari convien quell' adagio

Fesiina pedetentim. cere

Bar.

cipe

et

'

si

propria adagium licet diGradatim , paulatim,

(Hud:

Avete ragione, signor doltore,

O

Manf. attrite

Item

!

d'

aver

sempre

ris-

maesta del vostro audare. una rnota le eni ossa vorrei vedere sovra Or cbe cbe non me li ba tntti invoiati Io gli rispondero con V autoritu del prenAristotele secundo Physicorum, vel peri eorum , quae eveniunt } in minor* parte, et

al vostro onore, et a la

g-uardo

dint

lenie

,

!

il

Oime inio

fare,

forse

!

Mecena?

Peripatetici

de'

acroaseos; Casus

est

1

praeter inientidnem.

B a r.

Io credo, cbe

O

Manf. i!

debito,

vdStro

die non

inghisti

li

ba

tntti

si

conN-ntera.

moderatori di ginstizia!

non sarebbe presi?

Ob

tanta

se voi facessivo

copia di malfattori.

sci'-ratissiino!

Forsc


?

!

56

S C E

XII.

Manfurio.

Barra.

Sang- iii no.

IMarca.

Obi, uomini da bene, per die e fuggito colui?

San. ha

A

N

che

egli fatto, quel ribaldo?

B a r. Siate benvenuto , Messer mio ]Voi siamo maggior angoscia del mondo. Abbiamo avuto quel ladro ,

ne

!

o

la

non

so, come vuol die si chiami il signor magister, intra le niani, e per elie 11011 sappiamo di lettera, e scappato al diavolo. San. Non so, clie ragioni son queste vostre. Io vi dimando, per clie e fuggito?

Mi

Manf.

involati

lia

died scudi.

Mar.

Come diavolo ban volato died Ben si vede, clie mai andaste

San.

Subito ch'

San.

io

la B. u4.._BjI, mio Maucino. mi ba egli rubati dieci scudi. voi, domine ? a voi, domine

ebbi imparata

padre mi die per ragazzo

al capitan

Manf. 'Feniamus ad rem: San.

scudi? a scuola.

Rubato? Rubato?

A

magister? Basovi le mani; non mi conoscete? Manf. Io vi bo visto alcune ore fa, quando il

San. cli'

eravate

con

luio discepolo Pcllula.

son

Io

quello

io vi son servitor,

et

,

signer, domine magister. Sappiate, bo gran vogiia di farvi piacere, e per

ora sappiate, die vostri scudi son ricuperati.

Manf. Bit vcV.nt! fajcint ista superi! o iii'mam! Bar. Ob se farete tanto bene a questo gentiiuomo miglior e pin degna opra,

facestivo ct io

,

mai

vi sara ingrato,

da parte mia vi donaro un scudo.

Sou

San.

ricuperati, dico.

Mar. L' avetevoi? S a n. No ma corsi come 1' avesse ne Bar. Conoscete voi colui ,

S a u.

Conosco.

B a r.

Sapete, dove dhnora ?

San.

So.

Manf. Osuperi, o cclicoli, Mar. Noi siamo a cavallo. Bar. Bisogna amor

non

et egli

et

le

mani

di'iqua deaerji/e

Mar. San. certissimo

Me vobis commando Non dubiiate, Andiamo tutti

il

signor magister.

omncs

soccorrere aljiegozio di questo monsignore per

obligo, ch' abbiamo a le lctterc et

Blanf.

il

; i?ii

a"

letterati,

raccomando alevostre

cortesie.

signore!

insieme! per die lo trovaremo.

loco, dove va ad annidarsi costui.

Di

averlo in

Io so

mano

non e dubbio alamo; non potrd liegar il furlo ; per die, ben che lui non I' abbia visto, io bo veduto lui fsiggirc


;

!

!

57

E

Mar.

noi

1'

abbiamo vcduto fuggire da

mam

le

del signor

maestro.

Manf.

7~os fidelissimi testes.

Non

S a n. lo

bisogna rompersi

darcnio in niano de la

la

O

tesia.

ne dani

scndi, o

li

g-instizia;

Manf.

Ita, ita ; nil melius; voi elite benissimo. Signor magister, bisogna ehe voi siate presente. Manf. Qptime. Urgct praesentia Tumi. San. Per6, andando noi tutti qnatlro insieme, al batter clie fareino de la porta, potra essere, ehe qneila puliana con la quale egli diinora, consapcvole del negozio, o per clie lui per non venghino a conccderne V entrata quel, clie rimane, vegga Ma non o clie quell' noino fugga, o si asconda ad altra parte. essendo voi conoschiio, son certo, cbe lo tiraro a ragionar meco Peru per ogni inodo, solto certe specie di cose, cbe passano. fara bene, anzi necessario , cbe cangiate vesthnenta, mostrandovi Voi altro, Messer, qnale e vostro noine, se vi di roba corta.

San.

,

,

piace dirlo?

Bar. S a n.

Coppino, al servizio vostro. M. Coppino , farete qnesto piacere a ,

Voi

signer magister,

Me

Manf. S a n. toga

altro.

E

me

et al

quale vi potra far di favori assai.

tibi offero.

lo vostro mantello

Iuiprestategli

di sua

,

e

voi

vi.

coprirete

cbe, per esser voi phi corto di persona, parrefe

;

nn

per meglio eompartire, date, signor magister, il capquesto altro compagno , e voi prendete la sua barretta,

pello a et

it

andiamo

Manf. prium videtur

Nisi urgente necessitate , ncfas esset liabitum protamen nihilomimts , nulladhneno , quia ita ,

dimittere

ad hnilazion di Patroclo

,

AdiUle,

,

cbe

con

vesti cangiate

le

si

cbe apparve hi abilo di Androgeo, r del gran Giove (poetariem testimonio) per suoi disegni in tante forme cangiato-, deponendo talvolta la pin sublime forma, Hon mi dedeguaro, e deporrd la mia toga literaria, ojitimo mihi proposito jine di av.imadvcrtere contra qnesto criminoso abofinse

e di

Corcbo,

\

mhiando.

Bar. tesia

di

qiiesti

Manf. vrati

Ma

A

ricordatevi

,

galanmoinmi ; voi in

signor mastro clie

communi

per

me

,

non

Gran merce

Or

su

a

la

vostra liberality

andiamo, andiamo! Earn us de.rtro II crude.

Manf. San. Mar.

,

Andiamo!

vi

dimando

destino la tefza parte

seudi.

San. Bar.

,

di riconoseere la cor-

de

li

nulla. rico-


58

O.UARTO. SCENA

A T T O

I.

S.

Aspetfare se

questa

frutti

degni

venire e cosa da morire. Se si fara potra far nulla per questa volta; e non so,

si

nuovo

bel

potra di

si

senta

sera

tale occasione

offrirsi

che

far,

di

qnesta

come

,

pre-

si

raccoglia

pecoraccia

Ouando mi credevo

suo amore.

del

sola.

non

e

troppo tardi, non

Vittoria

i

di guadog-uar

1' amor di costui, sento dir, cbe cerea d' affattuV avermisi formata in cera. E potrebbe giammai forza fatta del profondo inferno ghmta a la efficacia, ,

una dote con rarmi 1'

con

unita

die

trova

si

ne' spirti de

amar un, die non

1'

istesso, bello, qnanto si voglia,

viene ad mio

tutto

mondo

ag'giiiaeciato

i belli,

ignobili

e

aria,

avaro

)

per

,

acque, far, ch' io

possa

Se fusse

amore

1'

e soggetto amoroso?

dio d'

il

se sara egli povero

ecco

lui

morto

over (cbe

,

di freddo,

e tutto

il

Certo quel dir povero , over avaro, e un miserable e svergognatissimo epiteto, cbe fa parer brutti cbe

i

pud

lui.

nobiii, ignoranti

i

savii, et impotenti

Tra

forti.

i

monarcbi et imperadoi i ? Qui^sti pure se non aran cle guibus , se non faran correre li de quibus y saran come statue veccbie d' altari sparati, a' quali non 6 cbi faccia riverenza. Non possiamo non far dilferenza tra il culto diviuo,

lioi

si

dir pin cbe regi,

e quello de' inoilaJi.

onoriamo

il

nome

-

Adoriamo

divino scrit<o,

le

imagini

sculture e le

drizzando

1'

,

et

intenzione a quel,

cbe vive ; adoriamo et onoriamo questi altri dei , cbe pisciano e cacano, drizzando la intenzione e supplice devozione a le lor imagini e sculture , per cbe medianfe queste premiino i vntuosi, inalzino

i

conservino

degni i

,

suci, e

defendano si

li

Šppressi

faccino temere da

1'

,

dilatino

i

lor

confini,

aversarie forze. II re dun-

carne et ossa, se non corre sculpito, non val nulla. cbe duuque sara di Bonifacio , cbe , come non si trovassero nomini al mondo, pensa d' essere amato per li belli occbi suoi?

que

et imj>erador di

Or

Vedete, qnanto pud la pazzia Onesta sera intenderd, cbe possan far contanti ; questa sera spero cbe vedvcl 1' eifetto de la sua j ncantazione. Ma questa faccia di Strega, die fa tanto , cbe non \icnc? Oil, la veggo in fine. !

SGENA Lu c Lnr. S.

3

a.

S.

II.

Vittori

a.

Vol siete <[m;i Sigiiora ? Vitt. Non possevo resister deniro ,

col

tanto

aspettarti.


!

!

>0

Vecli

clie

,

comodita, che questa sera abljiamo per la moglie di Bonifacio?

la

passara

Avete parlato a Io le ho tutta la

questi tiomini?

Luc.

Âť

verita narrala

et oltre di gran , infiamma et arde di convincere suo marito in questo falto. Ajizi lei ha pensato un' altra co~a, cbe molto mi place, cioe che le improntiate vostra gonnelia e manto per diii servigi, et a fm die non sii conosciuta al venir et a 1' entrar et uscir di casa vostra , et anco per che ne li faremo far a! buio , venghi a conoscerla le abbraceiate , che fuor ch' il volto, per sigiiora Vittoria , in tntte 1' alrre i)arti il qua] per il caminino portara ainmantato , secondo la vostra consuetiidine e poi dentro !a camera per un pezzo gli faremo aspettar il lume , tanto che possan far per una volta. S. Vitt. Si, ma bisognara pure che lei lo risaluti e gli risponda qualche parola ; e sara difficile , che non la venghi a

punti davantagglo

di sorle oh'

,

el la

tutta s'

r,

,

conoscei'e ne la voce.

L u c.

Oh

provedere a questo e la piu facil cosa del mondo. , che parli piano e sotto voce, per che giunte a muro a muro son di vicine, che odono tu'.to quel, che si dice 10

le

diro,

dentro.

li

S.

V

.

Voi

i 1 1.

.

udita da gli altri di casa,

L u c.

Vittoria.

Chi e,

al

temer

d' essere

che viene?

III.

Piu presto trovarai costui, cosi

portauovelle

aliabili

te e di tue pari,

Lucia.

?

diavolo.

Bart. Ala donna non sono

N A

Bartolomeo.

?.l.

Dove va M. Bartolomeo

i 1 1.

Bart. Vo

Luc.

E

C

S

V

lei fara finta di

:

e da vicini.

3M. Bartolomeo.

S. S.

bene

dite assai

,

come

,

diavoli,

]>er sciisar

che

1'

accordaliuto

angelo Gabriello. ,

mondo

lo

per che gli angeli vieu provisto di

qneJii.

S. Vitt. Forse, che ci va troppo, per ferti montar il senapo. molto frequentar e prossjinarti al fuoco f ha diseccato tanto, che facilmente la rabbia ti predomina, dai dentro a V ingiurie, senz' esser provocate 11

Bart. Non

dico a voi, S. Vittoria;

che vi porto ogni rispetto

onore.

et

S.

che

Vitt.

diamone p!;i

Come? non

dite a lei, ,

non

dite a

Luc.

par: che questa ingiurla,

mia persona? An-

Lucia

Bart. ISon cosi in furia, mi tenia, se piu mi vede

cbe la tna

me? Vi

resulti criminahneute in

Si, si, ,

che

Messer, ti

sii

si;

mozza

signiora!

Io burlo con Lucia, che

fastidito.

in tntto IVapoli ,

fin'rua

non

e peprgior lingua,

da risse e da discordia


!

!

60 Al

Bail.

di

conlrp.rio

cotesta tua,

di concordia,

pace et

unioae.

A

E N

C

S

IV.

Bartolomeo

solo.

staCancavo si mangi quante ruffiane e puttane sono al mondo rebbono fresche le potte, s' aspettassero la nostra rendita, id est V enper me tanto sicuraniente 1' aragne vi potran far la tela. Di trata metalli dicono cbeil pin grave e 1'oro e tuttavia nulla cosa fa andar !

;

:

che questo non ogui peso et aggionge , ne aggrava, ma se ne trova una tale, cb' e (anto lieve, clie quanto e piu grande, fa piu ispedito e destro. L' iiorao senza 1' argento et oro e come uccello senza piume , clie chi lo Yuol premiere, sel prende, clii sel vuol mangiar, .sel mangia, il qual per6 , s' ha quelle , Tola , e se n' ha tante piii , tanto piu Messer Bonifacio, quando s' ara vola , e piu s' appiglia ad alto.

l'uomo piu

sciolto, leggiero, e isnello,

cosa che ne

ogiii

scrollata la borsa e la schiena

suoi nemici.

tutti

;

s'

Ma

sentira piu grave al dispetto di

si

,

ecco a temj)0 quel bel paraninfo inamorato

Ron

porta piu la belta cappa; Benedejte siiuo le maui a quel

riolo

!

Adesso corre a

N A

E

C

S

M. Bartolomeo. Bart.

Affrettati

affretta

,

maÂť

odore.

1'

V.

M. Bonifacio.

un

po' pin

,

M.

Bonifacio

!

poco fa

Ti giuro, veduto passar il tuo core , la tua anima per tpia. che adesso veggendola mi son ricordalo de' tuoi amori, epeTcid, considerandola un poco piu attentamentej mi ha parsa cosi bella, che mi s' e tanto gonfiata la vena maestra , che non posso piu dimorar

Iio

dentro le brache.

B o a.

Io sono inaBasta ; mi doni la baia , M. Bartolomeo sono incatennto voi fate per li nominalivi , et io per li aggettivi: voi con la vostra alchimia, et io con la niia; voi al voslro fuoco , et io al mio. B art. Io al fuoco di Vulcano, e voi a quel di Cupido.

morato

,

!

io

;

Bo 11. Vedremo, cbi di noi fara meglior riuscita. Bart. Vulcano e un uomo ragionevoie discreto,

e da bene;

,

quest' altro e chi

f

non

un putto senza ragion

fa di.so.-.ore

,

fa

daimo,

,

bardascio sfondato

el a chi

non

fa

1'

uno

,

il

,

fti

quale a I'liuoe

altro.

Bon. Beato voi, buon consiglio Barf. S fori una lo lion.

s'

arete

voi, se la

Volete dir

!a

sorte?

cosi

buona

mndre

Vi

riuscifa

di pazzi

diro,

non

,

come aVete

vi ajuta!

M. Bartolomeo

,

a lo


:

61 buone riuscite ogmui sa trovar quella ragione , che giammai vi fu ancor ch' io maneggi i miei affari con furia di porco salvatico , e mi succedon bene, ognun dira: costui ha bel discorso, ha saputo prender il capo del negozio cosl, e cosi, et ha ben fatto. Per il contrario, dopo ch' io aro compassato i miei negozii con quant e filosofie gianunai abbiauo avnto que' barbiferi mascalzon di Grecia e de

Egitto

1'

,

se per disgrazia la cosa uon accade a proposito, Se la cosa passa bene , chi 1' ha

ogimn mi chiamara balordo.

gran cousiglio parigiuo s' ella va male , chi 1' ha fatto, ha fatto? la furia francese. OK re per che questo per che? , Per che ? per che ? per 1' alta e lunga per consiglio di Spagua. Spagnuola. Chi ha guadagnato e mantiene tanti bei paesi ne 1' Istria, Dalmazia, Grecia, ne 1' adriatico mare, e Gallia cisalpiua? chi orna Italia , 1' Europa , et il mondo tutto di una tanta republica a nissun tempo et a uissun modo serva ? Il maturo consiglio vineChi ha perso Cipri? chi 1' ha perso? La cogiioneria di ziano. que' inagnifici , 1' avarizia di que' MM. Paritaloni. Allora dimque si fa conto del giudizio et e lodato , quando la sorte et il successo fatto ? il

chi

:

1'

e buono.

Bart. Tanto che niente senno hiviato a la

volete dir a nostro proposito: Ventura dio, Veggio venir Lucia; io ve la lascio. Ho bottega di Consalvo il mio garzone per certa polvere basta.

e non vedo ora di venire: bisogna ch' io vi vadi. Bon. Andate, ch' io ho da ragionar con costei per che per quei che voi credete,

SCENA Bonifacio. Bon. Costei per la prima mi che sara questo il proemio , e la potta , e danari hi mano ch' a la sappiauo phi di me. Ben venga ,

altri afiari,

VI.

Lucia.

Son certo, mia risoluzion sara: Cazzo in fine non voglio , che feminine Lucia che mi porli di nuovo ? Messer Bonifacio dolce , io uon ho tempo di saluchiedera di danari.

!

L u c. Oh

,

!

per che vi bisogna parlar di soccorrer

tarvi;

presto

al

fato

di

questa signora infelicissima.

Bon. mal de

la

Luc. Bon.

Fate buone premesse , se volete buoiia conclusione ! Il borsa La si muore. Quando sara morta , la faremo sepelire, disse un santo

—

Padre.

Luc.

che la nostra siguora Vittoria si muore per Questa e la vita, che possete donarle , e che le promettete ? Voi menate passatempi , e quella povera gentil donna si risolve tutta in suspiri e lacrime ; che , se voi la vedrete , non la voi,

Io dico,

crudele!


?

!

!

62 come vi solea parere; amore, qnanto la compassion di lei. bisogno tli danari?

conoscerete pin, non vi parra forse bella,

non so, se

in voi point tanto

1'

Bon.

C'lie?

L n c.

Clie vuol dir danari ?

lia

malora quanti ne sono al mondo ne dara. Bon. Or qnesto no j ah, all,

clie

vnol dir danari ?

Se

!

Vadano

voi ne rolete da lei

,

L u c.

in

ve

qnesto non credero io; ab,

all!

ab, ab, ab! L n c. Dunqiie non lo credete, crudelaccio, senza pieta ? nb, ub, nb!

Bon. Voi

la

Uh,

plangete

Fiango

la crudelta vostra, e

1'

infelicita di qnella signora.

Uh, ub, inisera me, mescbina me clie malora t' ba presa adesso ? Mai viddi , ne ndii amor posser tanto in petto di femmina sino al La vi amava certo , nh, nb, nb! da alcune giorno d' oggi. cbe non ba altro in ore in qua non so cbe fantasia Y abbia presa bocca , che M. Bonifacio mio cor inio , viscere de 1' annua mia, mio fuoco, mio ainore, mia fiamma, mio ardore Vi giuro, cbe son quindici aimi, cb' io la conosco tanto pitcoliua; sempre 1' bo veduta adesso se voi verrete, d' mi medesmo volto, ne 1' amor freddissima la trovarete poggiata sopra il letto, col viso in gin sopra un coscino, cbe me ne cbe (ieue abbracciato con ambe le braccia , e dire abi M. Bonifacio mio, cbi mi ti toglie? vien rossore e pieta Abime , cruda fortuna quando in' ba egli voluta , me gli bai negata. Son certa, adesso cbe io lo bramo e per lui mi consumo, cbe me lo negarai abi , cor mio impiagalo Bon. E possibile? puo esser, cbe lei dica qnesto? possono !

,

,

,

!

:

—

— ,

:

essere tante cose?

Luc. Voi ,

cbe giammai Bonifacio , mi farete far cosa , Voi mi farete rinegare, ub, ub, ub, ub Povera signora Vittoria mia , cbe pessima sorte tua in mano di cbi sei iucappata, ub, ub, ub Ora , ora, adesso m'accorg'o, cbe voi mai 1' amastivo , e cbe in tutto Napoli non e uomo pin finto di te, ub , uh , uli uh, ub oime, desolata me Cbe rimedio potro porfeci in vita

voi

,

mia.

!

!

!

,

!

!

gerti, poverina?

Bon. Uh, ub! ti credo, ti credo, Lucia mia, non piii piangere Non e cb' io lion credessi quel che voi dite un mi maraviglio^ che iniluenza nuova del cielo puo esser questa che mi voglia fa;

,

che qnella mia signora , la qual , merce del mio iuteuso amore, sempre mi si ha mostrata non manco cruda, che bella, quel petto di diamante si sii cangiafo ? Luc. Cangiato? caugiato? S' io non 1' avessi reprimuta , vo-

vorir tanto

,

lea venire a ritrovarvi in casa vosh'a. Io le dissi: siete! tutto

sta?

voi gli farete dispiacere.

mondo

Cbe

che vi vedra? Ognun dira: e impazzafa costei? Non sapete voi,

il

,

folia che voi

che dira che novita e que-

dira sua moglie,

cb' egli

vi

ama?


63 Avele roi persa la nieinorin de' sui trait anient! insino al giorno d' oggi? Siete ben cieca, e forsennata., se non credete, cli' o^-li si stimara beatissimo, quando mi si udira dire, che voi disiderate ch' egli venga a voi.

B

o

11.

E

clii

ue dubita

Luc. Allora

quell'

segni d" amore, che

tendere, disse ]>ossa lni

?

Ar oi le

V evangelic alma, come dismeuticata

avetc defto

afilitl'

avele mostrati, et io le

me

e possibile, o cielo, cielo a

:

venir a me, quel bene ?

Che nou

lio

iii-

sola crudele, che

cue

fai,

di tanti

donati ad

mi

sia lecito

di cercarlo ?

B o n.

Uh,

Luc. Voi

nli,

dubita dunquc la vita mia de

lib,

sapete, che, dove troppo cresce

il

Y amor mio ?

desio, suol altre-

tanto indebolirsi la speranza; e forse ancora la gran novita e mutazione, che vede in se medesma, le fa per il simile suspettar mutazion dal canto vostro. Cbi vede un miracolo , facilmeute ne

crede un altro.

B o n.

presto perseguitaranno i lepri le balene, i diavoli segno de la santa croce , sara pin presto un Bresciauo uomo cortese, pin presto Satanasso dira un Pater et Ave Maria per le anime, che sono in purgatorio, ch' io esser possa giammai senza 1' amor de la mia tanto amata e_ desiderata signora. Or dunque senza pin parole dove andate cosi carcata voi ? si

faranno

Piii

il

,

Ad

Luc.

ima vicina, per restituirle questi drappi, coi quab*, facendo io una A"ia e dui servigi, venivo per riirovarvi in rostra casa; ma la buona fortuna mi vi ha fatto rincoutrar qua.

Che

risoluzione vogliam prcndere ? bisogna , spedito ch' aro questa faccenduola, ritornar presto, subito subito a solaggiar quella meschina dicendole, che vi ho visto e parlato, e che sarete tosto a le:.

Bon.

Promettetele

di certo, e ditele, che questo e il pin abbia veduto in tutta mia vita, che mi vien concesso di baciar quel bellissimo volto, ch' io tanto adoro, che tien le chiavi di questo afilitto core.

felice gioruo,

Luc. sera

ch'

io

Af/lilto

core e

atteso che lei

;

il suo. Bisogna non mancar questa non e per mangiare , ne per donnire1, in-

per riposare alcimamente; piu tosto per morire , se non vi si vede a presso. Ron la fate pin Jaguar, vi priego, se pieta" giammai avcte al core! che la veggio cousumar, com' ima candela ardente.

Bon. Adesso inente

mi

adesso vo ad ispedir un negozio, e poi overa-

verrete, o voi verro a ritrovare.

Luc. Sapete, quale e il negozio, che dovete Cnre'? Per s:io e vostro onore bisogna riparare a la suspiziou de le persone dol mondo, se.fusle veduto ntfeire, o eurrare in sua carsa. Voi sa|>ete,

stre,

con

che le

-\icinc

e chi va, e chi

accomodarvi

di

sino

a

viene.

una

mezza notte son sempre a le fineE dunque necessario stravestirvi,

biscappa

simile

a

qnella

di

M.

Gio.


!

G4 Bernardo,

qual seuza suspizione alcuna suole eutrar

il

in

gnesta

E

non sax-a fuor di proposito, se per sorte fustivo guardalo pin da presso , di portar una barba negra posticcia , simile a la sua; per die a tal g-uisa polremo andar insieme , et io casa.

introdurro dentro la stanza. Cosi farete la

cosa con piii satisde la signora , clie con questo si persuadcra, cbe voi ainate ancora il suo onore. Bon. Voi avete benissimo pensato. Io ho la persona ne pin, ne meno grande di quella di M. Gio. Bernardo; una biscappa siper cbe penso mile a la sua non bisogna elf io la vadi cercando averne una intra le mani. Adesso con cpiesto medesmo passo me v'

fazione

,

ne vo

a Pellegrino, niascberaro

posticcia,

cbe

sii

,

e nii faro accomodare una barba

a proposito.

L u c.

clie

Andate dunque, vi priego, e speditevi presto vo a levarmi questa soma da le spalle. L u c. Va in buonora

SCENA

!

A

dio,

VII.

Bonifacio

solo.

Per quel cbe costei mi dice, io credo di aver approssimata imagine tanto presso al fuoco , cbe quasi si sarebbe liquefatta. Guarda, come la povera donna Penso d' averla troppo scaldata. viene tormentala da 1' amore Per mia fe, cbe non bo possuto concbe dio gli dia il buou giorno, tener le lacrime. SeM. Scaramiu-e cbe adesso conosco j)cr propria esperienza, cb' e e la buona sera non mi avesse avveriito con dirmi: guarda nn galantissimo uorao

1'

!

!

cbe non cli'

io

si

qualcbe ]>azzia, va numerar 1' arte ma-

liquefaccia! io certamente arei fatta

non ardisco

tra

me

stesso dirla.

Or

gica tra le scienze vane!

S C E

NA

VIII.

Mart a. Bonifacio. Mart. Ecco qua quel pezzo d' asino, il quale volesse dio cbe fusse mi asino intiero, cbe potrebbe servire a qualcbe cosa. Buona

Messer Buoninfaccia! la cara madonna Marta! Vostro marito e per6 non e maraviglia bisogna cbe voi siate filosofessa notomia de' vocaboli. Cbe co^sa intendete per quelBuon-

sera,

Bon. Benvenga filosofo

se fate

;

infaccia?

Non

come

credete

,

cb' io vi sia

amico a le spalle,

Avete torto a darmi Mart. Come vi sta la borsa? Bon. Come il cervello di vosti-o Martino quando non ha carlini dentro.

senza,

:

in presenza ?

et in

as-

la berta..

— vuolsi dir

marito


65 Mart. Io clico di Bon. Gran merce male, come

i

iiitendere

come,

il

qiiella

di solto.

a vostra cortesia

8c

medici.

vol andate cereando

!

il

voi vi potessivo

remediare, vi farei e quale; se volete de la broda , andale a

S. Maria de le nova.

Mart. Volete dir, cli' io son cosa Bon. Io vi diro davantaggio. Voi

da frati, ser coglione. siete cosa da cemiterio; per che una femina, die j)assa trenta cinque anni, deve andar in pace , id est, in purgatorio a pregar dio per i vivi. 31 art. Ouesto niente majico doviamo dir noi femine di voi altri mariti.

B o n. Domenidio non La cosl ordinato ; per che ha fatto le femine per gli uomini, e non gli uomini per le femine; e son state fatte per quel servizio, e quando non son buone a quello, faccisene presente

non

Ad

le vuole.

scrigno sgangherato non

Mart. Non siete,

di farsi

giovanette,

a'

povero diavolo, per ch' il mondo non s' accende candela: a

al

altare

scai-rupato

si

scrolla sacco.

vergogua ad mi uomo attempato , cpial voi sentir parlare in questa foggia? Ai giovanetii le e

giovani le giovane;

piii

i

vecchi

deuno conten-

si

tar de le pin stantie.

Bon.

E

se no,

dentro im camino dici al patriarca

qual morse

va

e

Davide,

costui scaldo troppo

fumo,

questa la ricetta

e poco fa

Menc

dicendo

e falle stagionar che ferono i me-

,

ad im certo Padre sauto, il ; Non pi baser? ma

Mene

it,

e lui dovea esser tettato

,

non e maraviglia, se

Mart. E Bon. In

le appicchi al

Non

!

e tettava

,

,

e pero

per che pose troppo pepe al cardo? couclusione

,

madonna cara ,

a gatto vecchio sorce

tenerello.

Mart. Ouesto come

intendete per

i

vecchj

per che uou in-

,

tendete per le vecchie?

Bon. Per

che le doune son per gli uomini,

no

gli

uomini

per le donue.

Mart. Burla!

il

mal e, per che voi uomini

siete giudici e

ma pazze son .di noi altre quelle che — Bon. Quelle che si lasciano patire. Mart. Non voglio dir questo io, ma qualche

parte;

vostro degno

castigo, e contracambio.

Bon. Id est essi ad altre, et esse ad altri. Mart. Ih, ih, ih, ih! Bon. Ali, ah, ah, ah, ah, ah, ah! Mart. Come trattate la vostra moglie? Credo, lasciate

sn buona si

morir

di sete;

la vivanda,

vana, aucor che

e

quanto si

pur si

lei

e giovane e bella.

voglia,

V appetito

si

dia di botto a cose peggiori.

che

Ma

la

che

sdegna, se non Non e vero? 5


!

!

66

Bon. Non Hire

e vero,

voi?

voi

udir

dire

voi.

per

parlate

;

non sapete,

Or

quel che volete

lasciaino le 'burle

,

ma-

donna Marta inia! Io so, die voi sapete di molti secreti ; toi*Io gioco con inia inoglie rei, che m' ajutaste a farnii vittorioso. che faro pin di cpiattro ]>oste. qiiesta notte di qualche cosa, Insegnatemi di grazia cpialche di*ogo o pozione , per che mi lnandritto sul

tegna

destriere

Mart. Recipe verga , e maima di

accpia di rene,

coglioni

,

oglio di schiene

ad quantum

suffrica

colatura di

,

mescete e

,

fiat

potuin, e poi vi governarete in questa foggia: videlicet, statevi so le staffe, a fin che galoppando galoppando 1' arcioue de la sella

non vi rompa

Bon. Per Son in'

a

costretto

il

culo.

san Fregonio, lasciarvi

voi siete

ima matricolata maestra.

A

per alcun necessario affare.

dio

avete satisfatto.

A

Mart.

ch' io

ditegli,

dio! 1'

Se vedete

quell'

aflumato

ho mandato a cercare, e

di

mio marito,

ch' il cerco per cosa

che importa.

S C E N

Marta

A

IX.

sola.

Nez coupe ri ha fmiie de lunettes , solea dir quel buon compagno Gianni di Bretagna benedefta sia 1' auima sua , che mi pose la lingua fraucese in bocca, ch' ancora non avevo dodici aimi e mezzo Voleva egli inferire a proposito , che , quauto lui

—

!

Francia , tanto il re di Francia e piu Chi piu ha , piu pensa , piu richiede , e inanco gode. Il prencipe di Conca mantiene il suo principato con riceverne un scudo e mezzo il giorno il re di Francia a pena pud mantener il suo reguo con sf>enderne talvolta diecemilia il giorno. Pensa dunque, chi di questi dui e piu ricco, e chi deve essere piu contento quello che ha un poco da ricevere , o quello che ha molto da dare ? Ouando fu la rotta di Pavia , udivo dire , al re era pin povero ,

bisognoso di

ch' il re di

lui.

:

!

di Francia bisognano piu di otto cento

scudi d' oro.

II

prencipe

Conca,

quando mai ebbe bisogno piu che di venti, o venti cinque scudi? quando mai sara possibile, che gliene bisognano

di

Or vedi, Mescliina me !

davantaggio ?

sognoso

!

chi di questi dui prencipi e

Io lo dico , io lo so quando questo Zarrabnino

,

io

V

manco

bi-

esperimento.

*) di mio marito Ero piu coutenta, non avea tanto da spendere, che non potrei essere al dl d' oggi. Allora giocavamo a gamba , a collo , a la strettola , a infilare,

*) Cinciglione.


!

67 a spaccafico , al sorecillo , a la zoppa , a la sciancata , a retro in coimo , a spacciansieine , a quattro spiute , quattro botte , tre perCon queste et altre devozioni passavamo tosa , et un buchetto. *) e parte del giorno.

la uotte,

taggio per

1'

anco se fosse in seno angoscie

travagli

,

Adesso per che ha scudi davau-

di Paeciolo

ereditii

di

,

Abramo

che

tenia di fallire

,

gli

,

era,

,

e vieue

e macina , tanto oggi

e cola

—

e trotta

,

,

e sofQa

,

inaldetta

anima,

esser rnbato,

assassiuato da quell' al-

,

e discorre

1'

posto in pensiero,

suspizion d'

ansia di non essere ingannato da questo tro

sii

ecco lid

,

e sbozza

,

ventiquattro

ore

,

et iinbozza,

Tra

del giorno.

gran merce a Barra ; che , se lni non fosse , potrei che piu di sette mesi sono, che non mi ci ha piovnto.

giurare,

messa di S. Elia contra la siccita. Questa matho speso cinque altre graua di limosina , per far celebrar

Ieri feci dir la thia

quella di S. Gioacliimo et Anna, la quale e miracolosissima a Se non e difetto di devozioue il inarito con la uioglie. dal canto del prete, io spero di ricevere lagrazia; ben che ne veggo mala vigilia: che in loco di lasciar la foruace, e venirne riunir

in camera

, che mi bisogna pure quando men la persona adempiscono. Oh , mi pare udirlo.

oggi e uscito piu del dover di casa

,

a questa ora di andarlo cercaudo si

pensa

le grazie si

,

;

E N

S C

M. Bartolomeo.

A

X.

Mart a.

Mochione.

Bart. O misero , sfortunato , e desolato me Mart. Ahi lassa! che lamenti son questi? Bart. Dime! se questo e cosi, io ho perso peggio 1'

oglio et

a punto

?

Diuuui suarda bene il

soinio.

,

poltroncello

,

t'

ha

,

che

egli detto

cosi

!

Moch.

Signor,

dice a la fine, io non ho di que,sta polvere, e non so se se ne ritrova , e ch' ella gli fu data ÂŤla M. Cencio, e dice, che Ira non sa, che cosa sii il pulvis Christi;

O

Bart.

si,

Bartolomeo! Maria di Predigrotta, **) vergine Maria del rosario , nostra donna di monte, Santa Maria Apareta, avocata nostra di scafata! Alleluia, alleluia, ogni male fuia! Per san Cosmo e Giuliano, ogni male fia lontano. Male male sfiglia sfiglia, va lontano mille miglia. Che cosa avete, Bartolomeo inio ? sconfitto

Mart. Jesu,

J Modi

iliversi

S.

coDgiugnimento carnale,

di

che meglio

taceudo.

*J

Pvesso la grolta

;

come apareta

alia parete.

si

cuoprono


!

68

E

Bart.

iu sei

qua a quest' ora?

Va

a la malora!

col

so mi tuo tliavolo in casa , cli' io voglio audar a risolvermi , debbo venir ad appiccar, o no. Andiamo, Mochione, aVilrovar

Lo

coslui!

liai

iasciato in bottega? II

]Mocb. Signor, si. Mart. Abime! mi

camin pin corto e questo.

voglio tornar in casa ad aspettar la nuova. Temo di esser stata esaudita mai. Per me , io nou lio core di Salve, regina, guardaue da ruiua! Giesn, dire quel, clie penso. ajuto

!

mi vien

Costiu, che

*)

dietro cosl pian piano, certo deve

E

essere qualche spia di mariuoli.

C

S

E N A

Manfurio Ne

bene

,

m'

ch' io

affretti.

XI.

solo.

gli adagiani erasmi, dico negli Erasnii adagiaiii

—

—

io

sono

ve n' e uuo tra ^4. toga ad pallium. Questo adempiengli altri , il qual dice dosi in vie ipso, mi fa che questo giorno sii nigro signandus lacoclum , o terras , o maria Neptuni dopo essermi pillo. sotto preiesto stati tolti di niano i danari da un vilissimo fure , allucinato

voglio dire negli erasmiani adagii

,

:

.'

tre altri mi si sono olferti, e prenon inquam dcxteritate , sed sinisieritate quadam, lasciandomi sovra il dorso un depilato |)alliolo, proque capitis operculo un capiziolo vetusto, che versus centrum , et in medio prae nimii sudoris densitudine appare inceraio , vet iinpepeciato, vel coriceato, vel coriaceo , sen di cuojo, con il mio Proh deiim atque pileo la mia toga magisterial han toltami. hominum Jidem , eccomi delapso a patella ad pruhas. Mi han

di volermi essere ufficiosi,

sentati,

li

quai,

persuaso con

il

dire

:

venite nosco

,

che vi farem trovare

il

fure.

quando ghuifi a di certe, dove entrati mi ut facile crediderim , meretricule al domicilio e ben , che noi fecero rimaner ne 1' atrio inferiore , dicendomi prhna entriamo a prevenirlo, a fin che nou paia, che cjc abrupto

Sono con

bona Jide andato,

essi loro

sin

;

:

con la tua presenza vogliaino confonderlo ; pero aspettate qui che tosto da alcim di noi sarete chiamato, per decernere con la minor ea-candesccntia , che si potra, quod ad rcstitutionem attinet. Or aAendo io per mi grand' intervallo di tempo aspetcoi quali io dovevo tato deambulando , pensando a gli argumenti confonder costui , tandem , non esseudo veriui che mi chiamasse, per certe scale asceso in alto, toccai del primo cubiculo la porta, ,

*~)

Insanabili sono le parole del

tosto:

e transi per medio milloro transit per medium il-

mi batte. Cosa giova il conghietturare el lorum di botto o altrimenti ? Son parole :

,

canto ecclesiastiro?

Lasoio dihaltersi

il

del vangelo

mostro

in

?

margine.

o d'

un


!

69 dove mi fu risposto, clie andassi oltre, per die ivi non era, ne che que' tlomestici preseuti. vi era slato altro, Aliquantuhnn progrcssus , batto 1' uscio di un altro abitaculo , il qual era ne la medesma stanza , dove mi fu parimeuti risposto da una vetula dicendomi, s' io rolevo far ivi ingresso, che altro non v' era, cbe certe mim'me contemnendae iuvenculae; a cui dicendo , cbe di altro fantasina avevo ingombrato il cerebro, ulterius progressus mi ritrovo fuor de la casa , cbe avea 1' altra uscita in an' altra platea. Allor de necessitate consequentiae io couclusi Ergo forte sono eziandio stato da costoro deceputo , conciosiacosacbe domus ista dupTici constat exitu et ingressu. E di bel imovo ritornato dentro percunctaius sum, se ivi denlro fusse altro rece:

ptaculo, in cui cpiei potessero esser eongregati.

conc/usionis detto

amico mio

:

,

IMi fu in forma se sono entrati per quella porta, statitn temendo qualcb' altro soc-

sou usciti per quella. Tunc corso , o consiglio simile a' praeteriti , mi sono iudi assentato , e, juocta del pitagorico simbolo la sentenza , le vie populari fuo-gendo e per i diverticoli ajidando , aspefto il tempo da toruar qtiandoquidem adesso , per degli eunti e redeunti la in casa; frequeuza, temo con di mia riputazione il pregiudizio incidere in qualcun, cbe mi conosca in questo indeceutissimo abito. Ejrpedit, cbe in islam unguium mi ritiri in questo mentre, cbe veggio appropiar un ]>aio di mulieicule.

SCENA C

a r u b

n

i

Car. Al nome di Santa Luc. Avocala nostra! Car. \i par, cbe ne'

XII.

Lucia.

a.

Raccasella gesti

e

la

persona

rappresenti

la

S. Vittoria?

Luc. Vi finiti

di

giuro per

adesso,

dire

essere con essa

Fin a

lei.

Pur

datissime.

i

che

quindici misterii

medesima

io la

voce

del rosario al

presente

, cbe ho mi penso

e le parole vi sono accomo-

farete bene a parlargli

sempre basso sotto voce, con esoiiarlo al sinule, lingendo tenia di ossere udita da vicine e da T altre genti di casa, che son giunte a muro a inuro. Ouanto al toccarvi de la faecia , voi 1' avete cosi verde , morbida, e piena , come la signora Vittoria , se non alquanto inigliore.

Car. che da

Voi

d' intenzione

una volta

la

,

vi

si

fara segno

;

in camera, sin tanto per che voglio convincere costui

e fatto.

Luc. Oltre vora bcstia

non venghi

farete, che ltune

me non

che sara bene di dar qualclie sollazzo a la poprima che tormentarla, fate, che search] almeno bisaccia, per veder, con quanta divozione inaneggisi.


;;

!

70 Oh,

Car.

quanto a questo, voglio, ch' il spasso sli pin Io me gli mostraro tiitta infiammata d' amore e con questo gli piantaro de' baci di orso , lo morsicaro su le guance, e gli stringerd le labbra co' denti , di sorte che sii vostro

suo.

clie

,

a

forzato

udir

farvi

cor mio

slrida e gustar de la comedia.

le

non

cbe sareino uditi nauii , cor mio , cbe questo e per troppo ainore. buc. II credera. per la virtu e forza de V incanto. diro

:

,

vita uiia

Car. Io mi 1'

,

cridate

liquefaccio tauto

,

!

cbe

ti

;

sorbirei tutto iu

Allora perdo-

sin a

ossa.

L

11

Amor di vipera Oh , questo non

c.

Car.

basta. Poi faro di modo , che mi porga la lingua, e quella voglio premere tanto forte con li denti , cbe non la potra ritrarre a suo bel piacere ; e non la voglio lasciar sin tanto che non abbia gittati tre o quattro strida. Luc. All, ah, all! ih, ih, ih, ah! Diro a la S. Vittoria questa de la lingua ; potra egli ben cridare , ma parlar no. Questa e alquanto troppo dura , e da fargli uscir 1' amor dal culo. Car. Allor dir6: cor mio bello, mia dolce piaga, anima del mio core , comportanii , ti priego , questo eccesso H mio troppo amare, il mio esser troppo scaldata n' e cagione; questo !

mi

fa freneticare.

L u c.

Per Sant' Apollonia

Car. Fatto questo secondo dere

1*

entrata

M'

al letto. .

cacciato

ch' avete di bei tiri.

,

Dira egli

che canhio amor e di costei!

tra se:

il

ma prima

atto, mostraro di volergli couce-

per urta

uiaestra

volta

,

prima che

acconciaro in atto da chiavare

,

ci

colchiamo

e tosto che lui ara

suo cotale, faro bene, che venga a V attoJUte portas ; che giuuga a V inlroibit rex gloriac, voglio apprendergli

o ben mio , mio verga con due mani , e dirgli , o speranza di quest' anima infiammata , prima mi savan le mani tolte , che tu mi sii tolto da le main ; e con questo li voglio premere tanto forte , e torcerli , come torcessi drappi bagnati di bucata. Son certa, che le sue mani in questo i

testicoli e la

tanto

:

desiderato

caso non gli serviranno per difendersi.

L u c.

Hi ,

Certo , quel dolore farebbe hi ah , ah ad Erculesso ; oltre ch' e certo , che in ogni modo voi sete pin forte che lui. Car. Allora siate certa, che cridara tanto, che le strida si sentiranno a nostra casa ; e peggio per lui , se non cridara bene Quando per che tanto pin fortemente sara strinto e torciuto.

perdere

la

hi ,

!

!

forza

saranno queste pin solemn* terze strida, correrete voi di casa con i lunii, e cosi tutti insieme ne couosceremo a la luce, con la graz ia di S. Lucia ; de V altro , che sarii , a presso vedremo. Tutto e bene appuntato. c. Andate dunque in casa de la signora Camminate , come sapete ; mantenetevi il viso co-

Lu

!


!

71

perto con

Se

manto.

il

1* incontrarete per

il

cammino

,

(lui

non

fategli una stracle) vi parlara; per che uon e onesto per le profonda riverenza, e quando sarele un po' olire, fatevi cascar porta, un focoso suspiro, e prendete il cammino verso la nostra Tra tanto io andro una volta per certo die trovarete aperta.

altro

e poi cercard lui e lo

affare;

A

bene!

tevi

Car.

A

menard

in casa.

Goverua-

dio!

a rivederci presto!

dio,

N A

E

C

S

Lucia

XIII.

sola.

che la quadragesima gli Tuttoggi per pagare a Pascpia. non mi ha parso un' ora per il pensiero, ch' ho avuto, di far Ogni cosa va bene ; resta schiudere queste nova in quest a sera. a tempo, sol, ch' io faccia avvisato M. Gio. Bernardo , che si trovi e faccia, che gli altri si trovino a tempo. Bisogna martellare

Dice bene

paia

corta,

il

chi vuole,

proverbio:

debito,

faccia

si

a misura, quando son pin che mio a battere mi ferro.

mi par

santa Temporina, che

S C E

A

piuito siete

Gio. Ber. Che

fe di

N A XIV.

M. Gio. Bernardo.

Lucia.

Luc.

A

lui costui,

venuto a proposito.

Lucia mia? , Messet* Bonifacio e andato a sfravestirsi, Sua moglie adesso et accomodarsi una barba simile a la vostra. Sanguino vestito da in abito de la sig. Vittoria sen' e entrata; capitan Palma in barba Innga, e bianca; Marca, Flora, Barra,

Luc.

Tutto;

Corcovizzo sono

ho

hai fatto

accomodati da birri. li ho veduti orora,

Gio. Ber.

Io

lasciati

vicino

cpii

in

bottega

di

ho parlato con essi. Li mi cimatore. Io staro in

cervello, che non mi faro scappare (piesto morsello di bocca. Hai parlato del fatto mio a mr donna Carnbina? Credete, ch' io sii tanto poco Luc. Libemus domino \

accorta?

Gio. Ber. raggio un bacio.

L u c.

Hai

fatto

Voglio darti par beve•

ho bisogno d' alti'o , che di questo. Lucia mia, e impossible sol un peguo. trovar una domia da maneggi simile a voi.

Gran merce Gio. Ber. Questo e

di

saggiamente.

To' !

io


!

;

72

Luc. Se vol sapaste, quanto mi ha M. Bonifacio 1' amor novello

bisognato di spirto, per de la signora Vittoria,

far capire a

e persuadergli , che si stravesta cosi, et anco per ridurre madonna Carubina a qnel cli' e ridntta, vi inaravigliareste assai. G i o. Ber. Son certo, clie sapete cacciar le niani da cose vie Or e bene , ch' io mi parta da qua pin important! cbe cpiesta.

Se venisse ora , e ne vedesse cbe non e pin tempo di consigli. dio Bonifacio , guastarebbe la minestra il troppo sale. Luc. Andate! accomodatevi voi altri! per cbe lui lo acco-

A

M.

modate

io.

C E N

S

A

Manfurio

XV. solo.

Poi cbe costoro sono assentati , voglio dimenarmi un poco Ho veduto due muliercule raper questo piccolo deambulatorio. gionar insienie , e poi una di quelle e rimasta a confabular con La giovane deve esser qualcbe lupa , wide deriquel ])ittore. Ouel La vetula senza dubbio e una lena. vatur hipanar. Io istimo questo colloquio habet lenocitlii specimen. Ergo - sequitnr conchisio. ajiquantulum fornicario. Veggo ima catena, cbe appropera; voglio iterum ritirarmi.

raodo

di

pittore

S C E

Sanguino

N A XVI.

da Capifan Pahna).

(stravestito

Corcovizzo

(da

Marca.

Barra.

birri) .

San. Senza dubbio costui, che fuÂťge e si asconde , e qualcbe povera anima da menarla in purgatorio; per certo e qualcbe Prendetelo! lesa conscienza. Bar. Alto la! Cbi e la? Manf. Mamphurius, artitim magister. Non sum mal fattore, non fur , non moechus , non testis iniquus, alterius nu~

rem ctipiens alienam. San. the ore son queste, cbe voi

plain, nee

dite?

Compieta

,

o mat-

tutino? *)

Mar.

Settenzalmo

,

o officio defuntorio?

San.

Cbe

e

il

officio

vostro ?

Costui per

certo

vorra far

del clerico. '*)

Compieta Y ultima dell' ore canoniche, recitata o cantata dopo il Mattutino , ora canonica cantata la mattina inanzi giorno. vespro. Le parole Mamphurius e fur danno occasioiie a questo gioco di parole.


?

!

!

!

73

Manf. Sum

gymnasiarclia.

San. Che vuol

dir asiuarca?

che

Legatelo presto,

si ineiii

prigioiie

â‚Ź cLe

o

mano

Toccateini la

r.

vogliamo donar

>i

IMesser pecora smarrita

,

Veuite,

!

Dimorarele

questa sera.

alloggianiento

in casa regia.

Man

Domini

f.

io

sono

son

stati

,

prossime

ore

qneste

un maestro da

eerti

di

scola

forbi

mbati

,

i

a cui

in

scudi,

et

involate le vesti.

San. Per nemico de

Man

dnuqne fuggi

clie

To',

la giustizia.

la

Tu

corte?

sei

un ladro,

to'

per ebe io fiig-giva di non mi verberate , il quale non e mio proprio. famigli non vi aceorgete di cpiesto mariuolo ?

Qitaeso

f.

!

,

esser yeduto in cpiesto abito

S a 11. Ola , non vedete qucsto mantello !

,

E

cbe porta ?

stato rubato

a Ti-

burolo ne la dogana.

C

Perdouatemi , Signor Capitano , vostra signoria s' inper cbe quel mnntello areva passamani gialli nel collaio. San. E non li yedi? sei cieco ? non son passamani questi?

gaima

o r. ;

non son

gialli?

C o r. Per san IMangauello, cbe V e vero. Mar. Al corpo de la nostra, costui e un To', to

to'!

,

solemie mariuolo.

•

1

M

a n f. Oime voi per cbe ini bussate pure ? Io vi bo detto, cbe mi e stato elargito in vece de la mia toga da alcuui scelesti fori, e, lit more vestro loquar , mariuoli. !

S au. Sinora sappiamo , cbe tu sei nostro foggitivo , questo mantello e stato rubato. Va prigioue , cbe si vedra e stato

il

cbe ,

cbi

mariuolo.

M

a n f. Menatemi in casa del mio ospite presso le Vergini, cbe vi provard , cbe non son malfattore. San. Non prendeino le persone, per menarle in easa sua, noi, to", to". Andate in yicaria; cbe direte vostre ragioni ad altro

,

cbe

a* birri.

Manf.

Oime!

di tanto improperio

Mar.

si

Mar.

gli eruditi

maestri?

Dunque

parla Cristiano,

nome de

in

li

tuoi

intendiamo

t'

Uar. Lni

trattate

volete afficcre ?

Parla Italiano,

diavoli, cbe

quando

Cosi

mi

parla bon cristiano; per cbe parla,

come

si

parla,

dice la messa.

Io

dubito,

cbe

costui

non

sia

qualcbe inonaco stra-

vestito.

C o r.

Cosi

cred' io

,

Domine Abbas ;

volumus comedeve

fabas

Bar. E se faba non abeino quid comederemo Manf. xYo/i sum homo ecclesiasticus. ,

?


!

:

!

74 San. Vedete, che

porta chierica? *) porta la forma de l'ostia

in testa?

Manf. Hoc Bar. Per

Manf. Dixi !

San. Tn

hai mentito.

Eh, non mi

quasi calvae tritium.

calvitium,

quia conqueror. et ernditi maestri?

bnssate

To',

to'

to',

to',

est calvitium.

questo vizio farai la peiiitenza scomnnicato.

Cosi

si

Non

hai forma,

trattauo

uomini

di dottriua

ne similitndine di

To', to'!

maestro.

Man

Vi

out per ; secondo alcimi comincia ITle ego qui quondam ; secondo altri , che dicono quei II secondo: rersi di Varro, comincia: ^drrna virumque cano. capita

f.

tntta

recitaro cento versi del poeta Virgilio

quanta

1'

Eneide.

primo libro

II

:

Coniicuere omnes ; regina gravi';

j4.t

il

terzo

Posiquam res Asiae ;

:

Tu

quinto:

il

Coniicuere omnes. San. Non c' ingannarai,

sesto

il

quarto

littoribus nostris

;

il

:

imparate dotto

quoque

,

per

non

il

con queste parole latine qualcbe ignorante: se fussi

polrrone,

Tu

bisogno.

sei

saresti mariuolo.

Manf. Venghi

diuique

qualcbe

enidito,

e

disputaro

con

esso lui.

quot sunt? Ouesta e interrogazione di priucipianti , timnculi, quai si declara: a' isagogici, et primis attingentium labellis , viasculinum id est masculino; femineum, il feminile ; neutrum, quel cbe non e ne 1' uno ne 1' alti o; comune quel cb' e 1' uno e 1' altio. Bar. Mascolo e femina. Manf. Epicoeuum, quel cbe non distingue 1' un sesso da

San. Genera nominis

_,

Manf.

-

1'

altro.

San. Ouale

di tutti questi sete voi? sete forse

Manf. Quae non San. segnate

a'

Ditemi

,

distingunt

sexum ,

epiceno?

dicas epicoena.

cbe cosa per la prima

se sete inagister ,

m-

pufti?

Manf. Ne la Dispauteriana grammatica e quel verso: Omne viro soli quod convenit , esto virile. S a n. Declara Manf. Omne, id est tot urn, quidquid , quidlibet , quodcumque universum. Quod convenit , id est quadrat , congruit , viro dwntaxat , tantummodo , solum modo viro, vol fertur a viro; esto, id est sit, vol dicaiur , vel habeatur virile, id est

soli, soli,

quel cbe convien a

*~)

Tonsnra.

1'

uomo solameute

,

6 virile.


!

!

75 Che diavolo

San.

prima costoro ? Quel le donne , hoc est, id

insegnano

propositi

di

che

uoinini

g-li

per la

putli

a'

soli lianiio

e nianca a

,

il

membro

Questa e una bella lezione , in fe di Cristo Nego, nego ; io non dico qnel, clie voi;

pensate

est chiamisi, dichisi il virile,

virile.

B a r.

Manf.

parlar con

ch' iinporla

(vedete,.

inerudili!)

io

geno,

del

dico

conviene a niaschi.

clie

Sa

To',

n.

to',

to'

da

quaesta e cosa

!

feinine

scelerato

,

vigliacco

Manf.

Quello

,

maschii propria

e de

che voi pensate,

et

pars , et e di femine vt jjoriio , et attributive, vcl applicative. San. Presto, presto! Depositatelo in quesla stanza! che Vuol mostrarsi dottore, e ci fa poi lo menaremo in vicaria. vt

intendere

da spelazzar capretti. verba nihil prosimt.

ch' e de l'arte

,

Manf. O me miserum! faustum

ATTO QUINT SCENA Bonifacio.

Vi

g-iuro

,

mi

ch' io

accommodato bene,

sete

in-

O.

I.

Lucia.

Bon. Oh, oh, oh, oh! Luc. Si che Messer Gio. Bernardo mio! Bon. Ricordatevi, ch' io son Bonifacio.

L u c.

diem

atrocem!

at que

All, ah, ah!

dismeiitico di esser con voi

che par,

che non vi manclii

tanto

;

il

nome

Bernardo. oh! Sara pnr bene di chiamarmi cosi; per che se alcnno vi ndisse parlare , he , he , he , he , he , he , sara bene che vi senta chiamarmi cosl, hi, hi, hi, hihi! L u c. Voi tremate ? che cosa avete ? Bon. Niente; eh, eh, eh, eh! Avertisci, Lucia, che, se alcnno, pensando ch' io sii Gio. Bernardo, oh, oh, oh, oh, oh! di Gio.

Bon. Oh,

mi volesse parlare rispondete io bisog-na che mi finga andar ,

voi

,

,

hi

sar oltre, he, he, he! voi direte, che

ho

Ho

,

ho ho

!

,

,

per

che

ho

ho

,

Luc. Voi

vo' fantastico

hi

,

in colera

,

—

mi

hi

,

hi

ha

,

ha , ha

hi

,

!

che

e pas-

lasciano, ho, ho, ho,

per alcune cose ,

che passano.

!

dite bene:

—

!

non faro alhhnenti errore.


!

!

!

!

!

76

B o n. Ho

ho , ho , ho , ho , ho , Vorrei sapere , per che tremate. Ditemi , treniate per Che cosa avete? fretldo, o per paura? B o n. Cara raia Lucia ; io ho , ho , ho , ho il tremore de 1' amore pensando che adesso adesso ho da esser giunto al mio , bene , he , he , he , he , he , he , he , he , he Luc. O si si , io so adesso , qual sii questo tremore. Cosi trema , quando uno si trova con qualche buona roba molto desiderata. Voi fate conto di esser con lei , per ch' ella nou vi e

L a c.

!

trop])o lontana.

Bon. Oh, oh, oh,

O

ah !

Eh

eli

,

,

signora Vittoria mia,

oh!

mio bene , quel petto eh , eh , eh

diamante

di

,

ah, ah, ah,

che mi facea inorire.

L n c.

Voi suo bene , e lei vostro bene. Giuro per quel che die la meta de la sua cappa per 1' amor di dio, che da dovero ramollareste mi diamante ; tanto avete il sangue dolce. Oggi mi parete pin bello , che mai. Io non so , se santo

,

questo procede da

Bon. Oh, ah

,

ah

ah

,

,

L u c.

1'

la verita

Via dmique

O

ma

—

ah , ah , ah , ah

vituperato

,

II

Mochione.

o assassino!

pulvis del diavolo

Tu me

!

II.

Consalvo.

traditor, o ladro,

pulvis Christi?

disfatto

scappa,

!

M. Bartolomeo. Bart.

mi

altro.

,

SCENA il

presto, per che

mi

!

scrollandovi farete de

Bon. E

Andiamo

andar a terra, se non volete la maldizion fate venir le risa. Se vi scappa questo,

la fate

ah , ah , ah

;

o da altro.

,

ah

Luc. Non di dio

amore

1'

oh, oh, oh!

!

oiine

dunque non avete alii lasso! oime !

la pagherai.

Con. Meglio farai tacendo , pover uomo ; altriinenti tutti stimaranno pazzo , sarai la favola di tutta Napoli ; sino a' putti faranno comedia de' fatti tuoi ; e non avanzarai altro. Bart. Con questa persuasione pensi di farmi tacere? Con. Se non vuoi tacere, crida tanto, che ti schiattino i ti

pulmoni!

Che

volevi

Un mese

tu,

ch' io sapessi di questo

vostro ne-

e mi dimandd, s' io avevo litargirio alunie , argento vivo, zolfo rosso, Io gii verde rame, sale amuiouiaco, et altre cose ordinarie. risposi , che si e lui soggiunse or duntpie voi sarete il mio or-

gozio ?

fa

,

venue questo vostro Cencio , ,

;

dinario

presso

:

Tenete ancora a per certa opera, che debbo fare. di voi questa polvere , che si chiaina pulvis Christi,


!

!

I

!

77 de

la

niandarete secondo la qiiantlta , clie vi sava diabbiate ancora a presso voi questo niio scrigno, dove

quale mi

maiulata!

sono le mie

Bart.

C

pift

No

o n.

cose care

;

e pero tacete

mia casa

nscira da

ch' io abbia.

,

Oueste cose se V ha prese? coine

,

;

si

che

,

se lui verra per quelle,

non

pensa.

Bart. Voi dite bene, se non se ne fusse andato per Non 1' Lai udito tn adesso adesso, IMochione?

la

posta.

Moch. Da

baude si dice. dovevo far io? voi lo dovevate conoscere, che lavorava in rostra casa, et ha piu di guindeci giorni dimorato con voi; e poi non so, dove sii alloggiato in sino a questo tempo. Voi di vostra mauo mi avete mandato a dimandar or come voi questa, or quella cosa, e quanto al pulvis Christi , mi dimandaste la prima volta tanto, ch' era la lo chiainate, meta , e la seconda volta altretanto , che fu tutto il resto. 0"">'i qnando m' hai mandato a dimandar tanto , che tutto quel, ch' ebbi, non farebbe per la decima parte, mi son maravigliato, e ti ho mandato a dire , che 1' alchimista Cencio non me ne

Or

Con.

tutte

che

die piu.

Bart.

Io

non dubito

che lui

,

e tu

,

mi

avete piantato

il

porro dietro.

Se tu pensi mal dal canto

Con.

pazzo

mentita,

da

tn pensi una gran

niio,

insensato!

catena,

ha ben bastato

lui solo

Che volevi tu, ch' io sapessi de' fatti tuoi, che per burlarti. Avete mandato per cose son dieci aimi , che non ti ho parlato ? di inia bottega, et io ti ho mandato cpiel che avevo. Bart. Oiine questo pubis del diavolo ! Era oro mischiato, che non lo e posto in polvere , con qualche altra maldizione , Ben vedevo io, che gravava piu, ch' altra polfacca conoscere. Oh maldetto vere ; da qua procedevano le verghette d' oro. il

giorno

,

che lo viddi

Io

!

C o n. Va pure e fa Bart. Mi appiccaro ,

,

mi

presto

appiccaro. !

dopo aver

fatto

appiccar te

,

baroii,

traditore

Con. Hai mentito cento volte per la gola. Va , fa mi il Va, pazzo, peggio , che tu puoi , ch' io non ti stimo ua danaio. povero pazzo , cerca il pidvis Christi Bart. Oiine! che faro io? come ricuperaro li miei scudi io? Con. Fate, come ha fatto lui, se possete trovar un altro, il cervello come voi , e la borsa , come la Bart. Vigliacco! questo e officio de' pari tuoi.

vostra.

Con.

la

ch' abbia

o

il

,

Aspetta un poco,

vino dal naso.

Bart. Questo Con. Gusta di

To', di piu

to',

che voglio

farti

uscir

pazzia,

spaccatornese

ancbe?

O

cornuto disonorato!

questi altri, che son piu calzanti

!

To',

To', to'! to', to'


!

;

!

!

78 Bart. Oi

Mo

c

Ii.

oi

,

Ajuto

!

,

oime ; traditor assasslno ajuto

ajuto

!

che

!

ajuto

!

ajuto

!

uccide uiio

!

padron

co'

pugni.

C

che

Lascia ,

o n.

To',

capo.

Oh

Bart.

voglio ajutar io a levarti la pazzia di

ti

to'!

to',

to',

per amor di dio! ch' io sono assassinate

Ajuto!

ajuto

S C E

Sanguino

Marca

mi

S a n.

III.

Corcovizzo. Barra. Bart olomeo. Consalvo. Mochione.

(da capitan Pahua).

(dahirri).

S a n. Alto la Bar. Questo adesso

N A

che rumor e questo ? mi La assassinato ne persona come vedete.

la corte

!

!

assassiuo

assassina ne la

le

faculta

,

Legateli insieme

e menateli prigioni , Signor capitano , costui mi vuole imponere cose , che sono aliene da uoinini da bene , come sono conosciuto io. Bart. Andianio in vicaria , per che la giustizia fara il

C o n.

sub dovere.

Bar. Camminate via presto, per che e notte. San. Striugili bene, che non scappino! Cor. Se mi scappano, dite, che li ho liberati io. Via, via, andiamo San. Striugili bene con la corda Bart. Oli meschino me e questo di pin ? Mochione !

va , che doinan mattiua per tempo venghi a tro!

a Marta,

e dille,

varmi in vicaria!

Moch.

Io vo.

San. Camminate

S

via in vostra malora, presto!

A

E N

C

Mochione Come mi autem ]'

1'

altro

certo

filo

altro

genuit

tira

,

1'

come uno ex

procede

cosi

l'altra,

e

;

da

1'

sogliono far

altro; il

IV.

solo. altro

tribu e

,

,

e

1'

,

e per

ciriegia

tira

altro

1'

altro

e millia signati

come

pin de le volte

una i

guai e

gl'

,

incon-

Et e proverbio a presso 1' inio viene 1' altro. Mio padrone per che le sciagure mai vengon sole. primo male conobbe Cencio; per il secoudo vi ha lasciato sei che

venienti;

universale,

cento bozzoli follia;

scudi; ,

per

fornelli

ha per

il

terzo

ha tanto

carboni et altre cose

,

il

quarto

perso

tanto

speso in far provisione di che concorrono a quella ,

tempo;

per

il

quinto la


!;

!

79 fatica

per

;

il

per il sesto ha fatto cpiestione e fara con questo speciale settimo ha avanzale sin' a dodici pugni fenni da bastaggio

per 1' ottavo e andato prigione; per il nono sara qualeh' altra malora prima, che esca di carcere, e ci vorra di tempo e moueta. Per 1' ultimo sara di lui fatta comedia per questo mal]Mi par veder M. Gio. Bernardo. detto pulvis (Jhristi. Gostui

deve aver intesa qualche cosa. taudo da j>er lui.

Voglio

SCENA M. Gio. Bernardo.

udirlo

che va borbot-

,

V.

Mochione.

Gio. Ber. Dubito , che questi marrani con le lor fraseherie sarauno attenti a far cpialch' altro negozio, e uou faranno veuir ad effetto questo principale , se pur ue faranno uno ^e gli dni. Ola , ola , bel liglio Per certo credo , che la* strapazzaranno. Mocli. Che comaudate , M. Gio. Bernardo? Gio. Ber. Avete vedute alcune persone cpia? Moch. Ne ho viste pur troppo a la malora. Gio. Ber. Che gente V era? o c h. Il capitano di aguzzim" , con tre zaifi , che han menato mio padrone prigione , insieme con Consalvo speciale ; per che 1' han qui trovati a donarsi de' pugni, li inenano strettamente legati in vicaria. Gio. Ber. Chi e rostro padrone? Moch. Messer Bartolomeo. Gio. Ber. Dunque e andato prigione M. Bartolomeo ?

M

Che

disgrazia

]\Iio

!

figUo,

dimmi

un' altra cosa

!

per che

si bat-

teva insieme col Consalvo?

Moch. fretta di

Signor, io non so. andar in casa.

Or

Gio. Ber.

V. S. mi perdoni,

che io ho

andate con dio

SCENA

VI.

M. Gio. Bernardo

solo.

Burla burlando, questo frapponc *) di Sanguino stara occupato per far qualche mariolaria con questi ahri cappeggianti , e tra tauto Bonifacio con la moglie uscirannb di casa de la signora, et io

solo non potro far cosa, che voglia.

facciano!

Bisognara

d' intrattenergli

*~)

,

Senz' altro dal

sin

fr.

a

1'

uscita di

che possano

fripon.

costoro costoro

Oh che in

che mal viaggio io abbia inodo

qualche cantoue,


!

80 aver spedito. Ave maria! questa borsa questa caj)]>a e la mia. Piaccia a dio che questi, die veggo venir, siino essi!

dove

aran

1'

ridutti,

Ave maria

mia ,

e la

!

Sanguine S a n. Perillo

All die

,

persona

,

si

ah

fusse

si

,

all

il

Corcovizzo.

di costoro e come quel di Cola non sapeva , in qual parte de la II medico gli toccava il petto , e

fatto

il

!

VII.

Marc a.

Barra. male

sentia

A

E N

S C

,

e

dolore.

duol qua? No; poi gli tocca la scliiena: vi duol qua? No. Poi negli reni: vi duol qua? No; poi gli tocca il stomaco vi duol qua ? No ; al ventre vi duol qua ? No ; a' coglioni vi duolen forse questi ? No. Il medico disse e forse a qffcsta gainba ? signor , no ; vedi , di grazia , che non diceva:

vi

'

:

:

:

:

fusse a quell' altra.

Bar. Ali ah all San. Cosl questi poveri uomini essendo ,

non sapeano dov' ello Ouando M. Bartolomeo mi si

sentivano male,

Cor. borsa,

come Si

voi sete

si

,

Cor. ;

Ah, ah,

callajo di

ue fauno

S a n.

birri,

moni

si

,

senti

poner mano a

prigione da

et io

la

vicaria,

et io papa. Prendete , prendete , e , per che tutto cavaro io da questo mio socio. ,

quell' altro,

eccone

zia di Santo

un

!

disse quell' altro

,

voi

sete

in nostre

consistesse.

si

cardinali

vi faccia

San. E data

e

Cosl

disse:

buon pro

,

ah! in

arrivati

cappello , paga tutto quando gli toglieste la sua, che disse? Corpo di nostra donna, la sentenza e !

vicaria

!

eccone

Lionardo , che gli voglio ferro. Noi abbiamo fatto

il

per

spediti

offrire

una

peccato

,

la gra-

messa

con

e le borse

la peniteuza.

E

tu che

C o r. Noi

,

li

non parlavi

dicesti ?

li

dissi

,

?

per questa volta vi perdoniamo

,

e non

vogliamo menarvi in prigione; et actio non vi facciate male col battervi, vogliamo lasciarvi qui legati, a fin che non possiate darvi de' pug-ni senza un terzo. E per che non e onesto , che in questo bene , che io fo , venghi a perdere mia fatica , tempo, et un passo , e mezzo di fane , voglio pagarmi ; e per che qua

non e lame, aspettatemi ,

ch' io

S C E Esce

Gio.

N

venghi a ritornarvi

A

VIII.

Bernardo.

Gio. Ber. All, ah, ah! che avete fatto? S a n. Abbiamo castijjati dui malfattori.

il

restante.


81 Gio. Ber. Fate la giustizia, che dio vi ajutara. San. Come quella d' un certo papa; 11011 so, se

fusse stato

papa Adriano; cLe vendeva li beneHcii piu presto facendone , buon mercato che credenza; il quale era tutto il dl con le bilancie in mano, per veder, se i scudi erano di peso. Cosi faremo noi , e vedremo , quanto ne viene a ciascuno.

Gio. Ber. Come li avete San. Con sicurta, che non

lasciati si

prigiom?

diano de' pugni

,

mentre sa-

ran dui.

Gio. Ber. Ola, ola , ritiratevi, ritiratevi! che credo, che Messer Bonifacio viene. San. Ola, Barra Marca, Corcovizzo , a dietro, a dietro lasciamo , che prima ragionino con M. Gio. Bernardo. Gio. Ber. Andate, che io li aspettaro qua al passo. ,

!

S C E M. Bonifacio.

Bon. di

Lucia

,

,

Carubina.

IX.

M. Gio. Bernardo.

Tutto questo male 1' ha farto questa ruffiana strega e quest' altra puttana vacca di sua padroua. S' haimo

Voluto giocar de inine

N A

1

fatti

miei,

se venisse la vergiiie

,

mai mai piu voglio credere a fempoco ha maucato , ch' io non

—

dicessi

qualche biastema. Car. Togli via queste iscusazioni, scelerato ! che io ti conosco , e le conosco. Chi e costui , che cosi dritto dritto se ne viene verso noi?

Bon. Questa e qualch' altra diavola di matassa; credo, che questa rnffianaccia inene abbia fatte piu di quattro insieme. Gio. Ber.

O

io

sono io, o costui e

io.

Bon. Questo e un altro diavolo piu Âťraude e piu ffrosso. Non teV ho detto? Gio. Ber. Ola, Messer, uomo da bene! Bon. Questo ci mancava j)er la giunta di una mezza libra. Gio. Ber. Ola, Messer de la negra barba, dimmi, chi di noi dui e io? io o tu? Non rispondi? Bon. Voi sete voi, et io sono io. Gio. Ber. Come? io sono io? non hai hi, ladro, rubata

mia persona, e sotto questo abito et apparenza vai commettendo di ribalderie? Come sei qua tu? che fai con la signora *

la

Vittoria ?

Car.

Io son sua moglie, per grazia, che mi ha ^ncere questo ribaldo. cosi,

M.

Gio. Beiuardo, che son venuta

fatta

una

sig-nora

,

per farmi con-

6


?

!

;

!

82 voi sete madonna Carublna, vol? e Gianbernardo Car. lo non so. Dicalo lui, che sa parlare et have 1' eta! B o n. Et io ho mutato abito , pet conoscere mia moglie.

Gio. Ber. com' e

cestui

Car. Tu

Dunque

falto

Ancora

Lai menlito, traditore.

ardisci in

mia pre-

senza negare?

Gio. Ber.

Furfantone,

modo

in questo

tradisci tua donna,

la quale conosco onoratissiina ?

B o n. mini

mia

Di gTazia , M. Gio. Bernardo non venghiamo a terLasciami, che io faccia i miei negozi con !

ingiurie!

d'

inoglie!

Gio Ber.

Come,

ribaldo?

pensi

tu

in questa foggia mille ribaldarie

i'atte

a

me

se

,

non staro

B o n.

questo

di

Tu

inie

abito.

puoi

aver

saranno attribuite

le quali

,

da le

scappar

Voglio veder conto e ragione mani cosl? Voglio saper, come abusate di mia persona. in cervello.

perdonatemi , per che non ho fatto , che con mia moglie , il quale non e cognito ad altro che hauno coche a la signora Vittoria , e quei di sua casa , uosciuto, chi sono io. Car. Fatelo , per amor mio , M. Gio. Bernardo ; non fate, altro fallo

Io

vi

priego

,

che questo passi oltre

Gio. Ber. Perdonatemi io

faccia

passar

questa

cosa abbia egli fatto

madonna

,

cosa

pero non so

;

;

e impossible

ch'

,

che

Io non so, che che cosa io gli debba per-

cosi di leggiero. ,

donare.

Bon. Andiamo , andiamo Gio. Ber.

Cambina Ferma, ferma , baron che ;

Bon. et a le

,

Lasciami, mani.

ti

tu

non mi scapparai.

priego, se non vogliamo venire

a'

denti,

Car. Messer Gio. Ber. mio , ti priego per 1' onor mio. Gio. Ber. Signora, sara intiero 1' onor vostro, per che non pud esser male quel che voi avete fatto ; del torto che cosisii ha fatto a voi , et a me. B o n. Tu non m' impedirai.

G

i

o.

B e r. Tu

io

A

E N

A

veder

X.

Barra. Marc a. Corcovizzo. nardo. Carubina. Bonifacio.

San. Ola,

Bon.

io voglio

non mi scapparai.

S C Sang-uino.

ma

Gio. Ber-

Che rumori son questi? ben venuti, signori! Vedete che

ola! alto la corte!

Taltra.

mi sono incontrato

Siate

con

li

quest'

nomo

vesrito

di

mia foggia


,

!

83 camwinando cou mla inoglie, querelo

vieue

a

fame

violenza.

Io

mi

liii.

cli

Gio. Ber. Tu Lai month o , scelerato , e ti provari per questo vestimento, die porti, ehe tu sei un falso. S a n. Che diavolo ? Sou dui geuiini , che fauno a questione ? B a r. Questi tre insienie con la femina sarauno dui in

came

una.

Mar. Credo,

clie

cercano,

cbi di lor dui e esso

per essere

,

marito de la feiuiua.

il

S a n. Ouesto teli prigioni

tutti

deve essere qualdbe solenne imbroglio. ,

Mena-

tutti

Gio. Ber.

Signore, non dovete menar in prigione altro, non me. San. Via, via, sciagurato! Tu sarai il primo. Gio. Ber. Di grazia, signor Palma, non mi fate questo torto per che sou persona onorata. Io sou Gio. Bernardo pit-

che costui

,

!

tore

1'

uoino da bene.

,

G^r. unoÂťda Car.

Signor capitano 1'

reiete ,

,

cbe non mostra

differenza

altro.

Signor capitan Palma, viva, la verita! questo stramio marito , M. Boiufacio. Quest' altro e M. Gio. Beruardo. Ouesta e la verita , cbe non si puo ascondere. Gio. Ber. E per confirniazioue , vedete, se quella barba

vestito e

e la sua.

Bon. Io confesso, ch' e posticcia ; ma 1' bo fatto per certo disegno, per cose, cbe passano tra me e mia moglie. C o r. Ecco la barba qua di questo uomo da bene ne le mie mani. Sau. Dimmi, uomo da bene, e la barba tua quest a? Bar. Signor si, e la sua; per che P have comprata. San. Adesso conoscemo che costui e falso. Menate dun,

que

con

lui prigione

la

femiua

!

parte de la gran corte de la vicaria

ad ore

P

per

quattordici,

Et a voi , M. Gio. Ber. , da comandiamo, che doinaui,

doviate trovarvi avanti

informazione di

questo fatto

,

sotto

il

giudice ordiuario,

pena di cento

cin-

quanta scudi.

Gio. Ber. Io non mancaro, signore Palma. che questo non lo deve nissuno cercare piu di me, fatta

ingiuria;

commesse

mi protesto per

le

ribalderie,

e

che puo aver

costui sotto questo abito.

Sau. La Car. Et prigione,

e

Sa V. S. al quale

non maucara. misera ancora debbo esser vituperata et andar per aver voluto apprendere questo scelerato di mio giustizia

io

**

marito ?

Gio. Ber.

Signore capitano

,

io

rispondevo

,

e vi

douo as-


!

84 sicuranza per questa madonna, la quale conosco onoratissima , ben che sii sua moglie, e lei non e partecipe in questo fatto. San. Voi vi dovercste coutenlare, che lasciamo vostra perCostei non andava insieme con suo marito? sona.

Gio. Ber.

Signor, si. verra insieme con lui. C a r. Ma io non ero consapevole io 1' ho cercato e ritrovato in fallo, et ora me ne venivo da la casa de la Sg. Vittoria, riprendendolo per questo maldetto fatto , e se vi piace , sara Anqui tut(o il mondo , che non vi dirii cosa, che m' incolpi.

San. Dun que

;

diamo da

Sg. Viitoria c

la

Gio. Ber. Vi canto di madomia ; e per

satisfazione

gii

assicuro

lei.

signov

se vi fusse

A

me

di sua casa!

altri

,

,

,

io

basta

che non e errore dal mi dono obligato ad ogni

solo

e fo

,

instanza

,

che

vada in prigione solamente, e da madonna Carubina io non pretendo altro ; e di nuovo vi priego , che la lasciate audare. S a n. Per che apertamente non costa delitto dal canto suo, con questo , che a voi -^j come la rimetto a vostra pregaria , vi chiamate? • Car. Carubina , al servizio di V. S. voi, madonna Carubina, da parte de la gran corte San. de la vicaria facciamo comandamento , clie domani , ad ore qtinttordici , vi doviate trovare avanti il giudice ordinario , per la informazione di questo fatto, sotto pena di sessanta scudi. Car. Saro obedientissima , secondo il mio dovere. Bon. Vi accorgercte , M. Gio. Ber. , che io non vi ho costui

A

tanto offeso

,

quanto vi pensate.

Gio. Ber. Tutto si San. Orsu, andiamo fugga

!

vedra. !

non

piii

dimora

!

Vedete, che non

Depositatelo con quel mastro di scuola

menaremo in Cor. Di

!

j>er

che poi

li

corte.

grazia, legatemi; fate aucor questo piacere a mia moglie et a M. Gio. Bernardo! San. Fate pur, che non fugga via! Buona notte Gio. Ber. Buona notte e buon anno a V. S. , signer capitauo e la compaguia!

SCENA Gio. Bernardo. Gio. Ber. zerone sii

a

pagato de la

Car. far

voslre

il

Se

simile.

lui

XI.

Carubina.

Vedi, ben mio, che gran divine

bellezze?

Non

vi

torto fa questo paz-

par giusto,

ch' egli

medesma moneta? non

fa

quel che gli

conviene,

io

non delibo


;

85 Gio. Ber. Farete, cor mio, quel die conviene, quando non farete altro che quello, die farebbe ogni persona <li giudiVoglio, ben mio, che e sentiinento , die vive in terra. 7.10 , sappiate , die qnesti, che lo lengono, non sono birri; ma certi miei amici , per li qnali lo faremo coinpagiioui galantuomini , Irattare, come a uoi piace. Oia Ini dimorara la, e tra tanto die (piesti fingono altri nogozii , prima die menarlo in Vicaria, andara un certo M. Scaramurc , il quale fingera di accordar questa cosa , con questo , die si mniiii a noi, che siaino stati da non lui offesi , e die doni qualche cortesia a' qnesti compagni ; ma per far la cosa pin veriper die loro si cnrino di (piesto simile e V. S. non vena a perdere cosa alcnna. Car. Io mi accorgo, che voi siete ti'oppo scaltrito, che avete Io comprendo adesso molte cose. sapnto tessere tntta questa tela. ,

:

Gio. Ber. Vita mia

mi

io

,

Or

poi che mia fortmia e buoua la quale piaccia a li dei che voi la coufirmiate, ha percome vi sono , vi priego ch' io vi sii cosl a presso ,

sorte,

messo

che per vostro servizio

son tale,

gettarei in mille precipizj.

,

che sempre vi ho portato e porto , che core tanto profonda- et altamente Io son quello , che vi amo impiagato da vosfri occhi divini. die se m' avessero concesso li io son quello, che vi adoro ;

per

il

fervente ainore,

abbiate

cieli

pielii

quello

le mirabili

questo mio

di

che a questo sconoscente e sciocco , che non stiuia bellezze , han conceduto , giainmai nel petto come anche d' altro ainore arebbe avuto luogo,

,

vostre

mio scintilla non ha.

C a r. Oime

che

!

cose

veggio

io

e

sento ?

a che son io

ridutla?

sempre avere piii loco , che dico e non credete ,

mai fiamina d' amor e mnani suol che non prendiate a mala parte quel, ne caschi giammai ne la mente rostra,

che per poco conto

faccia del vostro

Gio. Ber. Priegovi, dolce mia provaste,

la

diva, se

quale in petti pin nobili,

,

clr io

generosi

onore ^ per cui spar-

cerdu quel che cerco da voi, ma per appagar 1' intenso ardore , che mi consuma , il cpial pero ne per essa morte posso credere die giammai si possa sinlimire. Car. Ohime M. Gio Bernardo, io ho ben tenero il core: facilmente credo quel che dite , ben che siino in proverbio le

gerei mille volte

il

saiigue tutto

,

!

lusinghe

d'

amanti,

pert*

desidero ogni consolazion vostra.

dal canto mio non e possibile

Ma

senza prcgiiidizio del mio onore.

Gio. Ber. Vita de la mia vita, credo ben, che sappiate, che cosa e onore, e che cosa anco sii disonore. Onore non e altro, che una stima , una riputazione; peri sta sempre intatto P onore, quando la stima e riputazione persevera la medesina. Onore

e la

buoua opinione

persevera questa

,

,

persevera

che

V

altri

onore.

abbiano

E

di noi;

non e

cpiel

menlrc che noi


!

!

86 siamo, e quel noi facciamo, che ne rende onorati, o disonorati, ma si ben quel che altri stiinaiio e peiisauo di noi. C a r. Sii che si voglia de gli uomini ; che direte in cospetto de gli angeli, e de' santi, che vedono il tutto , e ne giudicano? Gio. Ber. Questi non vogliono esser veduti piu di quel, che si fan vedere ; non vogliono esser temuti piu di cpiel che

non vogliono esser conosciuti pin

si

fan temere;

si

fan conoscere.

di quel,

che

Car. Io non so quel, che vogliate dir; per questo queste come approvarle, ne come riprovarle pur hanno

parole io non so

im

:

certo che d' impieta.

Gio. Ber. Lasciamo vi priego che non , cielo , il quale , ben che Fate

le dispute, speranza de

liberale e largo

,

vano

in

,

di (ante fattezze

e stato perd da

non giungervi ad uomo

1'

1'

,

e grazie vi

,

il

stato

sii

altro canto a voi avaro

che facesse caso di quelle

,

anima mia!

abbia prodotta cosi bella

v'

,

et a

con

me

col farmi per esse

spasimare e mille volte il giorno morire. Or , mia vita , pin dovete curare di non farmi morire, che temer in punto alcuno , che si scemi tantillo del vostro onore. Io liberamente mi ucciderd , se non sara potente il dolore a farmi morire, se, avendovi avuta, come vi ho, coimnoda e tanto presso di quel , che mi e pin caro , che la vita , da la crudel crudele,

fortuna rimagno di

darmi

vita

ma

;

si

questa alma

Vita di

defraudato.

sara possibile, che sia in punto leso

ben e necessario

afllitta,

noiÂť

vostro onore, degnandovi

il

ch' io

,

muoia, essendomi

voi crudele.

C a r. Di

grazia

,

andiamo in luogo piu rimoto

e non par-

,

liamo qui di queste cose!

Gio. Ber. Audiamc, dolcezza mia! che vengono

SCENA Consalvo

e

XII.

Bartolomeo,

(aitaccati insieme con le

Con.

Cammina

a questa gente

Bart. becchi!

Oh

]>Ii

,

Bart.

becco

che ne sciolgano che ti venga il cancaro

dietro).

arriviamo

cornuto!

,

castronaccio

il

collo.

,

padre

di

hai fatto cadere.

Con. Oime la coscia Bart. Vorrei, che V duti. Or nlzati adesso!

C o n.

mani

malora,

in tua

di persone.

!

avessi rotto

Ecco siamo ca-

Alziamoci

Al

testa di cervo!

tuo

dispetto

voglio

star cosl tufta

questa

nolle,


??

87 Con. Alziamoci! Che non possi Karl. Or 'dormi, per die sei quanto per

ho

te

Con. E

patito,

alzarti

ne mo, ne mai.

colcato.

Vedi,

poltrone,

e patisco.

patirai.

Bart. Cornnio coteconnaccio ah , all. Con. Oime! mi niordi? auh? Ginro per S. Cuccufato, ,

che se tu vnoi gioeare a mordere over uu orecchio di testa.

,

ti

A

S C E N

strapparo

naso

di faccia,

XIII.

Con salvo.

Scaramure.

ii

Bartolomeo.

Scar. Vorrei sapere, che nomini son

questi,

che cosi col-

faimo a questione.

cali

C o n.

Alziamoci

porco

,

!

Saremo peggio

svergognati

,

se

sareino (rovati cosi.

Bart. Quasi che non

ti

danno

Con.

S' io

altra sorte

fai

fastidio,

avessi

gran conto di essere svergognato. si ben il pelo.

I travi

ma le

mani libere,

ti

farei cridare ajuto di

che non cridasti un' alrra volta. Non ti vnoi alzare Io ti ho detto, che voglio dimorar tntta qnesta notte

,

Bart. cosi.

Scar. All, ah, ah! Questi certo sono stati attaccati iusieme con le mani a dietro. L' mio si vnoi alzare, e 1' altro no. Uno de' dui mi par tutto M. Bartolomeo a la voce. Ma e impossibile; per che veggo, che son mascalzoni in camisa. Ola, imbriachi? che avete, che fate cosi la? Con. O Messer gentiluomo , vi priego, veiute a sciome! M. Scaramure, sete voi? Bart. Io vi priego, lasciatene cosi!

O

Scar.

Ola M. Bart, e

voi

che voi fuste.

Che

immaginar,

inini saggi In questo

modo

state,

M.

Consalvo,

non mi possevo

caso strano e questo?

dui uo-

e persistete hi questa foggia?

Siete impazziti?

Bart. cato.

Peggio

direte,

Di grazia, non ne

Scar. Con.

qnando saprete,

che mi sono appic-

sciogliete!

Lascia, lascia far a me ! Come passa questo negozio avevo parole con costui. Siamo venuti a pugni. Corsero certi mariuoli hi fazzone di birri al nunore , ne legomo, come ne volesscro menar in vicaria. Quando fmnmo a Maiella, Io

ne svoltomo

mani a dietro in questa forma, che vedete, e per la prima ne levorno le borse , e si partimo; poi ricordatisi meglio, ritornorno dui di essi, e ne levorno i mantelli e le berrette, e ne hanno scuciti li paiuu di 1'

a rulo a culo,

altre


!

88 Dopo siamo

sopra con un rasojo.

che

tanto

sin

Volsi

un uomo

viddi

affrettarini

et

noi partiti et abbiamo discorso, una donna in questo loco,

per chiainarli e giungerli,

et al tirar,

—

,

che

bnon uomo ' Bart. Eh, hi sei una bnona bestia, un buon bue. Scar. Avete torto ad ingiuriarvi cosi. Con. Al tirar che feci di costui , casca come un asino che porta troppo gran soma , et ha fatto cascar ancora me , e per perfidia non si vuole alzare. feci di questo

,

fa

Scar. Alzatevi adesso, che sete sciolti! La troppa colera Orsu non voglio saper pin di uomo pazzo e furioso.

1'

per che e notte. Guardate di battervi per che , primo di voi, che si movera, ne ara dui contra. Voi, Messer Consalvo , prendete quel caunnino 5 e voi , Messer Bartolomeo, vostre ragioni

!

il

quest' altro!

Bart. Si si, con questo amico.

A

Con.

M.

passara

questa

domani

notte,

rivederci da ora a cent' anni

ci

Buona

!

revedremo notte a voi,

Scarainure

Scar. Bert. cato

son

,

A dio A dio certo

,

andate

!

O

povero Bartolomeo , quando saro appicsaro libero , che pin disastri non mi si

!

che

aggiungeranno.

S C E

N A

Scarainure Questo diavolo neta

;

modo

XIV. solo.

Sanguino e conoscinto

di

,

come

e con tutto cio si sa maneggiare di tal sorte il

Capitan Palma

medesmo non

si

,

saj)rebbe

la falsa

mo-

che in certo rappresentar

Guarda, guarda, come tratta queste povere bestie Or mentre M. Gio, Bernardo negozia lui da un canto io voglio far di modo , che questo buon Cristiano non solo non si lamenti di me, ma che mi si tenga obligato. Ecco qua la porta de 1' academia di mariuoli. To',

meglio,

che come

lo

rappresenta

lui.

!

,

to',

to!

SCENA Corcovizzo.

XV.

Scarainure. Sanguino. M. Bonifacio.

Cor. Chi e la? chi e? Scar. Sono Scarainure, al A oslro Cor. Che Scaramure? che nome r

chi sete

voi?

Marca.

servizio. di

zingano

?

che volete?


!

.

;

89 Scar. Voglio dir una parola al sign, capitau Palma. Cor. E occupato. Pur aspetta mi poco, die gli dir6,

se

vi vuole udire.

.Scar.

come

All,

L' arte

storo!

tutte

Sau.

di

ah, come sou pratichi de la sua arte comariuolare have li suoi termini e regole,

alire.

1'

Sau. Chi •Scar.

all,

e la?

Auiico.

O

amico,

o parente

,

o crealo, o paesano, vieni do-

maiii iu vicaria

uecessario,

Scar. Di grazia, uditemi! per che e

ch' io vi

parli per questa sera.

Sau. Chi sete voi? Scar. Son Scaramure. S a n. Nou vi couosco pure , che cercate ? Scar. Vorrei pregarvi di una cosa, che importa. San. Aspettate, che da qua ad uu' ora voglio coudurre certi prigioni iu vicaria, e mi parlarai per il cammino. Scar. Io vi supplico s e possibile, venite qui! che voglio ;

r

,

importanza , che nou vi dispiaeera saperle. dirvi cose S a n. Voi sete troppo fastidioso. Aspettate , che discendero. o baccalaurei gli altri son professi , Scar. Ah , ah , ah oh veggo M. BouiCredo che costui e dottore e maestro. d'

—

!

facio

a la finestra.

Bon.

Eh,

J\I.

Scaramure,

vedete,

dove sono io?

Voi

sapete quel che voglio dire.

Scar.

j\on pin,

nou piu!

questa e la causa,

che mi La

fatto venir qua.

Sau.

Levati via da quella finestra hi tua malora, porco Chi ti ha data licenza di accostarti a la finestra

presonluoso! e parlare?

Signor capitano, V. S. mi perdoni, io mi ritiro. Ah, ah, all, ah! Voi sete tauti dia\oli. Io adesso ho sciolti M. Bartolomeo e Consalvo, die non si possevano alzar da terra, si mordevano, arrabbiavano , si davauo del becco

Bon.

Scar.

cornuto.

San. Ah, ah, ah!

e se sapessi

M. Bonifacio et il La vostra coinedia

passarao con

Scar.

altri

gli

spropositi,

pedante,

rideresti

e bella;

ma

che

altruneuti.

iu fatti di costoro

e mia troppo fastidiosa tragedia.

ne voghamo mandare il pedante dopo che gli son rhnasli dentro la giornea. Or parlate a Bouifacio et accomodatelo con noi Scar. Faro prima certe sense con esso lui. Faro, che lui mi maudi a pregar M. Gio. Bernardo, che gli perdoni; e lo faro

San.

In

conclusione

avergli gralTiati quelli altri scudi,

venire, e dimaudar perdono a lui et a lei:

e tutli

insieme di-


!

!

!

!

!

90 voi grazia di lasciarlo libero , e credo , cLe si fara ogni partito, per tema, die non lo inenate in Vicafia. San. Orsu, non si perda tempo! Io lo fard venire cosi

mandaremo a

legato a basso, e vi daro comodita di parlargli Scar. Fate ! ch' io aspetto.

S C E

A

Marca.

Barra.

Sanguino.

N

San. Ola, Coppino,

come

in secreto.

XVI. Bonifacio. Scaramure. non fugga!

sta in cervello, che costui

Bar. Non dubitate signore San. E voi , Pauznottolo , guardate da Mar. Cosi fo. ,

San. quest'

Discostatevi

uomo da bene

un poco,

fate,

quell' altro passo

che possa parlar costui con

comodo vostro nome. a sno bel

Voi

!

altro

,

non posso ritener il Scar. Scaramure , al servizio di Vossignoria. San. Voi, Messer Scaraniure, parlate a costui angolo rimoto Scar. Ringrazio

V. S. per infinite San. Mi basta una grazia per una Scar. Che ha detto V. S.? San. Basta, basta!

SCENA Scaramure.

Messer

—

in questo

volte. volta.

XVII.

M. Bonifacio.

Scar. Messer Bonifacio, accostatevi Bon. Hu, hu, hu, misero me! quante confusion! oggi! Vedete, che frutti raccolgo de' miei amori e de' vostri consigli,

M.

Scaramure.

Scar.

Oh

riniego^

che mi vien voglia

santi pin grandi di paradiso.

Bon. Chi? San

Cristoforo,

—

di toccar

un

de'

hu, hu, hu

pin grande e grosso , ma un di que' baroni. Ma basta la litania de' santi, che ho detta allora , subito che seppi questa cosa ; ma in luogo di dire ora pro nobis , io

Scar.

Io

tlico

,

non

il

:

biasteme a tutti, fuor ch' a S. Leonardo, de la cui grazia al presente abbiam bisogno, che, se per ogni peccato io debbo star sette anni in purgatorio , solo per i peccati miei da due ore in qua bisogna , ch' il giorno del giudizio

li

ho mandate

tante

aspetti piu di dieci milia amii,

prima

ÂŤ:he

venga.


!

91 Bon.

Fate errore a biastemare!

Che

Scar.

volete,

idauno e disonore se questa

ch' io

e che par

?

cosa va

,

possemo

avanti,

consideraudo

facessi,

il

ch' io vi abbia affrontato

,

vostro e che,

veuire a tenuiiie di essere

ruinati, voi et io?

B o n.

Coine lo arete saputo ? Come sapea le cose loutane Apollonio

Scar.

Merlino e

,

Malagigi ?

B o n.

Piaccia al cielo

Io v' intendo.

che cou

,

quest' arte

mi possa liberare da le maiii di costoro Scar. Lasciami fare ch' io non son venuto per

altro , che Ma ditemi prima un poco le vostre per riinediare a questo. Pensate voi, che senza arte ho ridutto costui a donarmi cose! !

come

facilitate di parlarti cosi,

ti

parlo,

in secreto,

ch' essi

ne

Sai , che non sogliono simil gente gnardino solamente di lontano ? concedere anco a quelli , che conoscouo et hanno per amici ? B o n. Per certo , cbe io ne ho avuto un poco di niaraviglia. Scar. Ho proceduto con umilta , preghiere , e scongiuvi et

Ma

un scudo.

prima che procediamo ad

altro

ditemi

,

,

vi

priego, vostri affari!

Bon. Che mi han

fatto

Ecco, sfortmiato

Ecco

1'

amor

me

di

!

fatto

che non mi

credere cose,

intendere anco

il

arebbe

dare

possuto

patriarca del concistoro de' diavoli.

che

quella

ecco la nialigmta di quella ruffianaccia di Lucia,

puttana,

mi ha

volete, ch' io vi dichi ?

vostri rimedii e ricette.

i

che

ad

Io voglio

spendere venti cinque scudi a farle marcare il volto. Scar. Guarda bene , che non e stata la colpa di costei , ne de la signora Vittoria, ne mia per che credo, che pensi peggio di me, che de g-Ii altri, ben che non vogli dirlo ma

—

—

la vostra forse.

Bon. Di

grazia , vedete , se possete persuadermi questo. Sete voi certo, che quei capelii, ch' io vi dimandai, per porli a la testa de 1' imagine , erano de la sign. Vittoria ?

Scar.

B o n.

Son

che si mangi quella bagassa , son di mia mogliera ; che le vadauo inille malanni a compartirseli con colui , che penso di dannela, con quel , cbe mi porto la prima nova , e quel prete schiericato, che la sposo! Quelli raccolsi io destrameute sabbato a sera, di

mia fortnna

quando

certo del cancaro

!

I capelii

si pettinava.

Scar. Or ecco, come

Bon. Da chi? Scar. Da chi

la sa et

moglie Signor , no ;

capelii di vostra

Bon.

Scar. Io

vi dissi

io

ho

intesa la verita.

ha possuto dirmela.

Ho

dimandato

io ?

ma mi

in

nome

dimandaste del diavolo

capelii di donna.

i

i

capelii

de

la

donna,


92 Eravamo forse in e non i capelli di domia indifferentemente. proposifo di far qualche pippata per le bambine? Bon. E qual dilferenza fate voi tra i capelli di donna , et i donna?

capelli de la

Scar. One Ma, che saprebbono far i putti, quando cominciano Non eravamo noi in proposito di far ad aver 1' nso di ragione. imagine in sno norae? B o n. Per dir la verita , non posso io avere qnella capacity, Talvolta voi pensate di dar a bastanza ad intencbe avete voi. dere la cosa ad un altro, per che la intendete voi; e non e la

sempre

cosi.

Scar. Or de

fetto

1'

ecco la maldetta cansa , ch' Lave imbrogliato

La

incanto.

cera e stata scelta

et incantata in

1'

ef-

nome

i capelli di Vittoria ; la imagine e stata formata in sno nome ; Da qua e awenuta questa confusione. poi erano di tua moglie. Tua moglie in casa di Vittoria ; tua moglie e stata tirata ; Vit-

ria

Vittoria senza

;

toria

,

toria;

vostra cia, e

Lucia la

moglie coi vestimenti di Vittotua moglie in loco di Vit; hi casa di Vittoria , in letto di Vittoria , in veste di VitVittoria solamente si brucia et arde per voi, e per sola E Vittoria, e Luesistimazione e stata giunta con voi. quella tua moglie tutte stanno estremamente maravigliate. si ricorda di avere portato a tua moglie li vestimenti de inamorata;

stata

e

toria

Vittoria,

signora

che

cosa

mente vostra

i

1'

e

ha spinta a

stnpita

,

come

tua

suoi vestimenti

non

si

farlo.

voi

,

ricorda

La

vestito

come;

e non

sa dire,

signora Vittoria e estrema-

da

M.

Gio. Bernardo ,

con

e con lei vi siate trovati in son trovate tutte le porte aperte

moglie vestita di sue vesti,

suo letto , come a quell' ora si per voi e vostra moglie, e Lucia stordita a condur lei e voi, e lei con altre fanti e garzoni trovarsi occupata dentro la sala, Vostra clie non s' arebbe possuto partire, in sino a certo termine. moglie ancora vedrete ch' e rimasta attonita ; che non sa la ragioue di quel ch' ha fatto circa il vestirsi di quell' abito, et essersi menata in quella stanza. Bon. Ouesto e un intrecciamento troppo grande. Scar. Tutto quel, che ha causato questa confusione, pin dislintainente

1'

intenderete , quando saremo fuor di questi intrichi.

maraviglio. Ma un dubbio mi resta: per che mia moglie, come e venuta in loco de la signora Vittoria per T effetto , che s' e adempito in lei , e non in quella , iu causa che mi doveva amare , mi ha fatti di strazii che non si dovrebbouo aver fatti ad un cane? Scar. Non vi ho detto , che tua moglie in virtu de li ca-

Bon. Mi

,

, e stata solnmente attirata in quella stanza, posseva essere inamorata , per che la cera non e stata scelta, formata, puntata, e scaldafa iu suo nome?

pelli

,

ma non

ch' erau sui


!

!

93

B o n.

Adesso son capace del

tntto

prima non avevo bene

;

intaso.

Orsn basta Veggiamo di

Scar. negozio. costoro

da

useirli

et

abbiamo troppo

!

far

le niaiii

per cbe

,

circa qnesto

discorso

donar

di

cLe fingauo

;

prendano

o qualch' altro partito

modo

di

1'

fnggito,

sete

clie

,

cosa a

cpialche

cose poi laci-

altre

lissimameute potranno accomodarsi.

Bon.

•

mi

Io non

proinettero

ritrovo pin di

otto

scndi

sopra

e

,

li

ne

se sara dnro a volerne divantaggio.

,

Oh, non

Scar.

credono per allora cLe

vi

sarete nscito

li

da le mani.

Bon.

il mantello, e le anella , che ho ne che col vostro dire farau per meno ; per che costoro per an scndo rhiegarebbono Cristo , e la madre , e la madre de la madre. Scar. Voi non couoscete il Capitan Pahna.

le dila.

Gli lasciaro oltre

E

credo

,

S C E

Sang n in o.

N A xvm.

Scaramnre.

1

Bonifacio.

San. Vorrei sapere cpiando saran finiti qnesti vostri ragioAbbiamo da star ad aspettar voi tntta qnesta uotte cpia? se 1' abbiamo dato troppo fastiScar. V. S. ne perdoni ,

namenti?

,

dio

Or

facendola tanto aspettare.

,

tanto di favore

,

la

snpplicamo

San. Non pin, non Domain potreino parlar a Panznottolo

,

poi che

si

e degnata di farci

che ne ascolti una parola.

pin!

E

ora

d'

andare

vicaria.

in

Andiamo, andiamo.

bell' agio.

Ola,

Coppino

,

B o n. Oime Dio aintami santo Leonardo glorioso Scar. Fatene qnesta grazia, per amor di dio, Sr. Capitano ,

,

B o n.

Et

San.

Orsn,

io

!

ve ne prego con le braccia in croce.

ho

comportato

tanto,

comportar un

posso

altro poco.

Scar.

Signor mio

,

tendere, e cpiesto, che a

cnno

la confnsione

di

quel tanto

V.

questo

,

povero gentilnomo

fara im peqietno e servifore e schiavo

se, accettando ima piccola offerta,

berta, che

San.

si

che noi vogliamo farvi in-

S. non pirn rendere giovamento al-

,

tanto

ma

;

ine

,

si

ben

qnanto

ne fara grazia di douargli

si

lni, li-

parla.

Io m' imaginavo bene, che tn eri vennto per qnesta con sperauza di snbornare la ginstizia. Mi maraviglio assai de la tna teinerita , noino di pochissima conscienza , in sperare di farmi nscir di mano im prigione di qnella importanza, che pno esser qnesto uoino. Forse che non 1' ho detto a qnesti pratica,


!

!

!

94 Peri

miei famigli?

io

ti

ho data questa baldanza, e

ti

ho sen-

per aver occasione di castigarti del trio fallo, e Et accio ne sii piu certo, verrai farti essere esempio a gli altri. Ola Coppino prigione insieine con lui a niano a maiio. Bon. Signore, che comandate? S a n. Porta qua per legar quest' altro uomo da bene parlare,

lito

grazia, signor Palma, V. S. mi ascolti prima! Signor mio , per amor di dio , per tutti li cori de gli per la intemerata vergine , per tntta la corte celestiale

Sear. Di

B o n. angeli

,

io vi pi'ieg'o.

Scar.

ch' io non yoglio essere adorato. Nou Spagna, ne gran Tiuco. abbiate compassion di me , Io vi pricgo e non en-

Alzati via,

io re di

son

B o u.

,

che tutti siamo peccatori et avemo , bisogno de la misericordia di dio , il quale ne promette tante misericordie , quante noi ne facciamo ad altri. San. Un scelerato , come costui , sarrebbe tin predicatore, Li errori bisogua che si castighino ; sai tu ? se avesse studiato. triate in colera

B o n.

Se

e ricordatevi

,

errori si

tutti li

castigassero

,

in che consisterebbe

la misericordia?

San.

Va

in

malora,

che io ho

altro

da

che

fare,

di

disputare.

Scar. Tacete voi, M. Bonifacio; Palma , non abbia giammai permettuto tentar questo con

me! Signor che io avessi voluto

lasciate dir a

dio

,

pregiudizio de la giustizia, e disonor di

la quale circa le cose,

che appartengono a la giusrizia,

V.

S.,

e cono-

sciuta sincerissima da tutta Napoli.

San.

Lasciamo da canto queste adulazioni!

Non sono

io,

che fo misericordia o rigore , giustizia , o ingiustizia , ma li Sai bene , che il mio ufficio e solo di far conmiei superiori. durre prigioni i malfattori, over i pretenduti lnalfattori; del resto io non posso impacciarmi.

Oime, povero me! Scar. Signor no; se V. S. ascolta, spero che mi esaudira. San. Io non mi prendo colera, e fantasia per passatempo; abbiate dunque buone ragioni, come mi promettete, altrimenti non dormirete in vostro letto questa nottc.

Bon.

Bon.

O

Cristo

,

aiutami

che in Italia non e, come in certi paesi do\e, o sii per la freddezza di quelli, o sii per gran zelo de le povere amine, o per sordida avarizia di quei, che ainministrano la giustizia , sono perseguitati cpie', che vanno Qua, come in Napoli, Roma e Venezia, che di a cortigiaue. tutte sorte di nobilita son fonte e specchio al mondo tutto, non solamente son permesse le puttane , o cortigiaue , come vogliam

Scar.

oltramontani

dire

—

V. ,

S. sa,


;

95 Mi

San.

par vedere,

che costui loda le tre cilta,

e de gli ultimi.

per es-

Questo paradosso non

servi bordelli et esservi copia di putlaue.

—

non solamente , dico, Scar. La prieg'o che mi ascolti son permease, tanto secondo le leggi civili e nmnicipali, ma ancora sono institiiili i bordelli , come fussero clanstri di professe. questa e hella. Ormai vorra coS a n. Ah , ah , ah , ah stui, che sh" uno de li 400 maggiori, o de li quattro ordiin minori , e per un bisogno vi instituira la abbatessa ; ah , ah. Qui in Napoli abbianio la Scar. Di grazia , ascoltatemi piazzetta , il fondaco del cetrangolo , il borgo di santo Antonio, una contrada presso S. Mar. del Carmine. In Roma, per che erano disperse, ne 1' anno 1569 sua Santita ordino , che tutte e le destino ima si riducessero in uno , sotto pena de la frusta , contrada determinata, la cpxale di notte si fermava a chiave. Il che fece, non gia per vedere il conto suo circa quel ch' appartiene a la gabella, ma accio si potessero distinguere da le Di Venezia donne oncste , e non venissero a contaminarle. non parlo, dove per magnaniniita e liberalita de la illustrissima repubblica, sii che si voglia di alcuni particulari M. M. Arcifanfani clarissimi, che per mi bezzo si farrebbono castrare, per parlar onestamente; ivi le puttane sono esente da ogni aggravio, e sou manco soggette a leggi, die gli altri, quantunque ve ne siino tante per che le cittadi pin g'randi, e pin illustri, put ne abbondano che bastarebbono in poclii anni, pagando un poco di gabella , a far un altro tesoro in Venezia , forse come 1' altro. Certo, se il senato volesse umiliarsi un poco a far come gli altri , si farebbe non poco pin ricco di quel , ch' e ma per che e detto in sudore vultus tui , e non in sudore de le povere potte, si astengono di farlo. Oltre che a le prefate puttane portano grandissimo rispetto, come appare per certa ordinanza novamente fatta sotto grave pena che non sii persona noMIe , o ignobile, di quahuicpie grado e coudizion ch' ella sii, !

!

—

—

:

:

ch'

abbia

che mai

me me

ardire di

ingiuriarle

e dirle

iinproperii e villaiue;

il

per altra sorte di domie. San. Ah, ah, ah! non viddi piu bel sofista di costui. Tu la prendi troppo larga e lunga , e mi pare che ti burli di e di questo povero uomo , ch' aspetta il frutto de la tua si

fe'

o leggenda , , o cronica , non so che diavolo la sii. pm- concludi presto , ch' io ti supportaro un altro poco. Bon. Ti pi-iego, parla a mio proposito! Che hai da far di Venezia , Roma e Napoli ? Sea r. Concludo siguor , che in queste tre citta consiste la vera grandezza di tutta Italia per che Ja prima di quell' altre , tutte, che restano, e di gran lunga inferiore a 1' ultima di queste. Bon, Oime , che mi vien volonta di cacare.

orazione

Ma

,


!

96 San.

All,

aspetta,

all,

buon uomo!

Veggianio,

dove va

a calcar costui al fine.

Scar. La e

Roma

statu

I

i

,

conclusione e, che le puttane in Napoli, Venezia id est in tntta Italia , son pennesse , favorite , Lan sni sue leggi , sue imposizioni , e ancora privilegi. ,

San. Devi dire, come privilegi. Scar. E per6 conseguentemente non persone

anclar

di

a

cortigiane,

e

toglie

si

faculta

non son perseguitate da

a la

giustizia.

San.

Io comincio ad intendere costui.

B o n.

Et

io

;

si

va

accostando

,

laude

e

gloria

a

nostra

donna di Loretto

E

non solamente questo, ma ancora gelosissimamente procedere, perseguitare , e comprendere clie vanno a donne d' onore quelli per che considerano i nostri esser cosa da barbari di prendere le coma , che un principi , g'entiluomo , un di srima, e di qualche riputazione abbia in petto, Pero sii 1' atto notorio quanto et attacargliele ne la fronte. si voglia , non si suol procedere contra ; eccetto quando la parte, non si verla qual sempre suol essere di vilissima condizione , gogna di fame instanzia. Quanto a le parti onorate, la giustizia verrebbe a farle grandissimo torto et ingiuria , per che non con-

Scar.

la giustizia si astiene di ,

trapesa

;

il

vituperio

,

castigo che si da a

che

viene a fare ad

colui,

che

pianta le

un personaggio

,

corna et

il

facendo la sua

vergogna pubblica e notoria a gli occhi di tutto il mondo ; si ch' e maggior 1' offesa , che patisce da la giustizia , che dal delinquente. E ben che niente manco il mondo tutto lo sapesse, tuttavia sempre le coma con 1' atto de la giustizia divengono pin solenni e gloriose.

Ogni uomo dnnque

capace

di giudizio

che fa la giustizia, impedisce molti inconvenieuti ; per che un cornuto e svergognato coperto, di cui se pur un tale puo esser detto cornuto , o svergognato , 1' esisthnazioiie non e corrotta, per tenia di non essere discopevto o per minor cura ch' abbia di quelle corna , che nissun considera,

le

vede

—

clie

questo dissimular,

le quali in fatto son nulla

—

si

astiene di far quella

sarebbe obbligato secondo il mondo di fare, quando il caso a molti e manifesto. La consuetudine dunque dove le corna non vanno a d' Italia et altri non barbari paesi, buon inercato , non solamente comporta e disshnula tali eccessi, ma anche si forza di coprirli. Onde in certo modo son da lodare quei, che permettono i bordelli, per li quali si ripara a vendetta,

la

quale

massimi inconvenienti

che possono accadere in nostre parti. , Concludi presto, ti dico! Bon. Oime! mi fa morir di sete, mi viene il parossismo. Scar. Finalmente dico a V. S. , che 1' eccesso di M. Bonifacio e stato per conto di donna, la quale, o sii puttana, o sii

San.


!

:

97

d'

onore, uou deve esser cagione, cLe lui, ch' e tiomo di

—

stima e nobile

B o D.

Io son

Sea r.

mi par

,

venir ad essere graveincnte discreta tutto

credo cbe

,

il

e oude potrebbono ancor altri

et

,

A

vituperati. d' aver

basti

del seggio di S. Paulo.

g-entiluoino

,

Sii yostro prigione

(jiialche

udilo

V.

S.

questo

,

cb' e

persona

per inleudere

,

caso.

S a n. couteuto

Se

a dio et

epiesto

il

promisso

1'

di donne , io son molto malvenuto ne le mani , e mi scuso avanti

e per causa

cbe costai mi

,

sii

moudo ; cbe uou e mia iutenzione di pouere iu comouor di persona vivente. Ma voglio cbe sappi til,

e lui medesmo mi puo esser testimonio , e la compagnia presente, cbe a questa cosa uon posso riparare io. Costui mi e stato posto ue le mani da uu certo M. Gio. Bernardo pittore, il quale lui contrafacea con una barba posticcia,

con

la

cbe

biscappa^

uostri famigli

;

la quale

verrete domaui a 14 ore in vicaria, li

mano

di

vedere come gli sta bene, cbe potrete ridere, quaudo

volete

se

,

e ancora conlrafa

e la barba e qua in

vedi,

gli

confroutareino insieme con le barbe.

O

povero me eb , per amor di dio , ajutateini quel pover uomo da bene fa istanzia a la giustizia ]>er eccessi , cbe costui puo aver fatti, e pretenduti di fare in forma et sjjecie di sua persona , onde possa per 1' aweuire aversi qualcbe pretensione contra colui, da qualcbe parte lesa, per eccessi j cbe abbia commessi costui. Bon. Siguor , di questo non e da dubitare. S a n. Uomo da beue , non sono io cbe dubito , si cbe comprendete voi e sap])ia ognuno , cb' io non lo tengo e meiio in s icaria per mio bel piacere , ma per cbe ue bo da render conto, e colui e molto scaldato contra di questo, et e appareccbiato doiucin mattiua di far li suoi atti contra il presente. Oltre la sua femiua anco si lamenta, e 31. Gio. Bernardo e la donna mi potrebbono dare gran fastidio. Scar. De la donna uon si dubita.

Bon.

!

S a u. Or

San. sogliono

Anzi

quella

di

straj)azzar

la

piu. Quesfe per gelosia onor proprio e di inariti. Or ]\OI. , cbe cosa posso far io per voi

duuque considerate voi ,

et

posso aver corapassioue di In i

Scar. Signor

capitano

Bon. Come im

dubito

io

vita

,

,

ma non

V.

evangelista

ajutarlo.

come un angelo.

S. parla

non

;

si

puo

dir

meglio

san-

tamente.

S a n. Orsu duuque a basso quel magister,

,

andiamo

!

Panzuoltolo

,

fa cbe veugbi

e spediamoci!

Scar. Signor capitano , San. Cbe nuova? Scar. Io mi confido di

io

far

dono una nuova a V. S. di

modo,

se ne vuol far tauto

7


98 grazia

di

d' aspettar

tin

mezzo

quarto

d' ora

M. Gio. Bernardo con M. Bonifacio. Bon. Oh che piacesse a dio, e potessi

di

,

riconciliare

quel

San. Voi ne date la berta; questo Scar. Anzi e necessario quando ;

passa

lo faro levare e lo e colcato , modo , che si accordiuo iusieme.

Ma

chiedete perdono

g-li

,

tisfazione

parole

di

et

atti

e

,

d'

son

faro

s' el

nifacio

lui sapra

Io gli

che aecettera.

credo

io

,

g-li

,

come

tanto

la cosa

amico

venir qua

,

che

e faro di

,

che voi

bisogna ,

,

M. Bo-

degna sache veramente lui

facciate qualche

umilta ;

pud presumere , che F abbiate molto

far qnesto!

e iinpossibile.

per

offeso.

Bon. Cosi e; io mi offero di baciargli i piedi et essergli amico et obligato in perpetuo } se mi perdona questo fallo , e non mi espone a la vergogna ; non solamente a lui , uh , uh , uh, ma ancora a V. S. , signor capitano mio, uh uh! uh! !

San. sii

Non mi

Alzati!

baciar

i

piedi

sin

tanto ch' io

non

papa!

A

Bon. cordo.

V.

S. sar6 obligato

comodita per un

dandomi

vita

,

,

se in questo fa tto

tempo di

di

M. Scaramure,

Et a voi,

core et anima mia

poeo

trattate questo

mi

ajutara,

trattar questo ac-

vi priego con le viscere del negozio caldamente! che la

mia vi sara in perpetuo obligatissima. Scar. Io mi confido assai, almeno di condurlo

sotto qualche faremo tanto con la vostra se ne vuol tanto iimilita, et intercessione del sign, capitano, favorir, e mie persuasioni , che la cosa non passara avanti; et e anco necessario, che non sii ingrato a la geuerosita del S. ca-

e quando vi sara,

pretesto sin qua;

pitano.

al

si

meno ,

non mi euro di questo , quanto a me. Bibuona cortesia a questi miei famigH Olti-e che non mi basta questo, per chiuderli la bocca.

Oh

San. sognara

,

ben

io

far qualche

ancora con la sua femina, e che dibene, come a quell' altro. E quando vedro quelli dui contenti e satisfatti, io non procedero .oltre; per che non posso far di non aver compassione ancor io di questo povero M. Bonifacio. Bon. Signor mio, eccomi qua tutto in anima e corpo al servizio vostro. Per li compagni, dico per questi fainigli, ecco

voglio,

che

si

mandi merce a

riconcilii

lei

cosl

le anella, tutto quel ch' ho deutro questa borsa, e questa maldetta biscappa, che per ogui modo me la voglio levar di sopra. Scar. Basta, basta! Voi fate il conto senza F oste, come si dice. Di tutto questo non sara nulla, se vostra mogliera e

qua

M. Bartolomeo non si coutentauo. Bon. Io spero, che si contentaranno. M. Scaramure mio. Scar.

Io

lo

guidaro

sin

qua

Audate,

vi priego,

sotto 'qualch' altro

pretesto


!

99 Vostra moglie, son certo, che, per che non pofra mancare. suo ouore ancora non mascara di venire. San. Aiidate, e fale presto, se volele, che vi aspettiamo.

Scar.

San. mi

Siguor, non e troppo loulano da qua

uno e

1'

1'

ul-

Io verro quanta prima.

tra.

Fate,

che siamo presto risoluti del si,

fate aspettare invano

Scar. Bon.

Vosti'a signoria

O

o no, e non

1

non

dubiti.

santo Leonardo glorioso, a juf ami

San. Andiamo,

ritorniaino dentro, ch' aspettaremo

SCENA

un poco

la.

XIX.

M. Gio. Bernardo.

Ascanio.

Gio. Ber. Tanto cLe, figliol mio, tornando al proposito, e opinion commune , che le cose son talmente ordinate , che la natura non manca nei uecessario , e non abbonda in sovercliio. Le ostre, che non han piedi, per che in qualsivoglia parte del mar che si Irovino, han tutto quel che basta a lor sustentamento; per che

d' accpia sola,

tnte peuetra insino al profondo

talpe ancora terra, derla.

Asc. sore de

non hanno occhi, per che

e non vivono d' altro

A 1'

e del caldo del sole, la cui virdel mare, si mantengono. Le

chi

non have

C'osi e

arte,

non

Ho

certissimo.

opre di Giove,

la lor vita consiste sotto

che di terra,

,

che

si

e non posson perdaimo ordigni. udito dire, che uu certo cenchiama Moino per che son si

per tutto necessarii questi, che parlan liberamente , che i priucipi , e giudici s' .accorgano de gli errori ,

prima per che famio,

e non conoscono, inerce di poltroni, e vilisshni adidatori; se-' condo, per che temano di far una cosa piu ch' un' altra; terzo, per che la bonta e virtu , quando ha contrario, si fa piu belia,

manifesta,

e chiara, e censor duiiquc di Giove

si

confirnia,

e

si

rinforza

questo

Gio. Ber.

Costui non e nomiuato per un dc' primi e meper che questi , che han piu corte le braccia, ; per F ordinario han la lingua piu lunga. Asc. Questo censor di Giove in quel tempo disputando con glior dei del cielo

Mercurio, il (piale e stato ordinato interprete, e causidico de li dei, venue ad interrogarlo in cpiesta foggia: O Mercurio piu , ch' ogui altro sofista, falso persuasore, e niffiauo de F ahitouante, essendo bene, secondo e occasioni et esigenze di venti, che soffiano, o pin o meno freuar, allentar, aizar, e stender vela; onde avviene, che quest' arbore di nave non ha scotta?

B

diro piu per volgare: per che la potta

pailando con ouore


;

100

—

A

cui rispose Mernon ha bottoni? de V onesle orecchie il cazzo non have parlando con riverenza curio: per die imghie da spuntarla. G i o. B e r. Ah , ah , ah che debbero dir gii altri dei

—

—

!

allora ?

As

La

c.

casta

Diana ,

e pudica Minerva voltorno la schiena

et im de' dispntanti disse vadano in bore sen andaron via ; Arebbe detto, vadano al diavolo ! ma in quel tempo non dello :

!

era ancor memoria di quest' tioino da bene; si che a confirmation di quel, che voi dite, quantimque costni ha mosse, muove, e movent, come e stato per il passato, et e al presente, e sara

per 1' avvenire , tante questioni , giammai potra provare errore ne le cose ordinate da natura et intelletto, se non che in apparenza.

G i o. Ber. Voi la intendete bene. Tutti gli errori , che accadono , son per questa fortuna traditora , quella , ch' ha dato e me 1' ha tolto. Ouesta f;tnfo bene al tuo padrone Malefacio, buon campo a chi nol semina, da merita chi non ; onorato i'a buon orto a chi nol pianta, molti scudi a chi non li sa spendere, molti

buon appetito a chi non ha non ha denti. Ma che dico io ?

a chi non pud allevarli,

figli

mangiare

che

biscotti

,

a

chi

deve esser iscusata la poverina , per che e cieca , e cercaiido per donar li beni, ch' have intra le mani, cammina a tastoni, e per il pin s' abbatte a sciocchi, insensati , e furfanti, de' quali Gran caso e, quando tocca di persone il mondo tutto e pieno. degne, che son poche; pin graude, se tocca una de le pin

degne, che son pin poche; grandissimo, e estra ogni ordinario , ch' abbi tastato , quanto ch' abbia a tastare un de' degnisDuuque se non e colpa sua, e colpa simi, che son pochissimi. Giove niega d' averla fatta; pero o fatta, di chi 1' ha fatta. o non ha colpa, o non si trova chi o non fatta ch' ella sii,

tanto

abbia.

E

Asc.

per tanto

incolpar

ella,

o altro,

e cosa

ingiusta

ma

non solo convenieute, e vana senza 1' esercizio ,

Anzi

e vana.

alcuni provano, che

sii

per che ogni virtute ; atto sno, e non e virtu, ma cosa oziosa e vana. di posserla cercare, e trovarla, non e degno, che

necessaria

et

A

chi e dato

stia

ad aspet-

dei, che la sollicitudine discacci la mala Ventura e faccia acquistar le cose desiderate; come e awenuto in forza , che li doni e grazie sien divisi , a pro])osito vostro.

Vogliono

tarla.

i

E

fin

ami

che 1'

1'

uno abbi bisogno de

altro

;

a chi e concesso

a chi e concesso

Gio. Ber.

senlimento avnnza presente

1'

ho

io

avere,

1'

O

figlio 1'

sii

mio,

eta tiia!

isperimentato.

altro, e

1'

il

per conseguenza

meritare

negato

il

,

sii

negato

1'

1'

nno

avere

meritare.

cpianto parli bene! quanto

Qnesto che

dici,

e vero,

Qiianlunqne questo bene

,

il

(no

et al

ch'

ho


101 posseduto qitesta sera, non mi

ben die

tura,

ha mostrala

nu"

occasione,

1'

sii

da dci e

slato concesso

stalo negato

sii

da

forthua,

la

la diligenza ine

1'

ha

il

la

na-

g-iudizio

mi

apprendere

fatta

pe' capelli, e la perseveranza rhenerla.

busto

il

In tutti neg-ozii la difche passi la tesla per che a quella facilmenle corpo tutto succede. Per 1' avvenire ira me e

consiste,

ficult;*

et

:

il

lnadonna Carubina son proemii

che non bisognaranno

certo,

discorsi, ragioni

,

tanti

stud;,

e argiunenti.

,

E

Asc.

vero; per che basla esservi mia volta abboccati inaver appreso il voslro, e voKil sno linguaggio. Occhi si vedono , lingue si parlano , cnori s' intendono. Tal vol(a quel che si coucepe hi un lnoinenlo , si ritien per sempre. sieine,

e

A

Paulino

Don

lei

presso Nola, suoi peccati

curato di S.

,

Scipion Savolino

compare, senza Iroppo per che ne

gli

per una volta

:

role e circostanze peccati

li

,

oggi

d'

e

ch'

,

iw villaggio

in

un Venerdi sanfo confesso

quautunque grandi,

da' quali,

,

Primma

tutti

e molti, per esser

fu assoltito. Questo basto auni seguenti poi senza (ante padiceva Scipione a Doti Paulino padre mio, difficult^

gli

:

1'

fa

anno

,

voi le sapete

e

;

Don

rispondeva a Scipione : figlio , tu sai , 1' assoluziono 1' anno: vade hi pace , et non amplius pecca!

Gio. Ber. Ah, ah, ah! Vedi questa porta?

d'

Paulino oggi fa

Noi abbiam molto discorso sopra

di cio.

As

Signor ,

c.

Gio. Ber. gog-na

toccar

si.

Questo e

luoco, dove V han posto.

il

questa porta,

sin tanto clr

non

Non

bi

da Scaramure. Credo, che lui a quest' ora abbia tutto fat(o e che mi vadi cercando. Andate voi tra tanto, e fate , che ma donna Carubina venghi presto Asc. Cosi faro. Credo, che vi trovaremo qua. io

risolttto

sii

M.

!

Gio. Ber. con

M.

Certissimo,

Scarainure.

Andate

che uou

tardaro

S C E N

A

Scrisse

mi

epitafio

ad

es>seÂť

XX.

M. Gio. Bernardo

il

troppo

!

sopra

solo.

la sepoltura di

Giacopon Tansilio

Fastidito, che sonava in questa foggia:

Chi folia in appuntar pritno hottone, Ne i mezzani , ne V ultimo indou'uia: Peru mia soHe conobbi a maitina, Io che riposo morto , Giacoponc. II

prinio

griffa,

fu

bottone 1'

,

che appunto

inamorarsi

di

M.

Vittoria.

Bonifacio II

fuor

secondo

de fu

la

sÂŤn

V aversi


!

!

102 ad intendere

dar

fatto

,

facesse uscire Satanasso

volando 1'

che M. Scaramure con V arte magica da catene , venir le donne per 1' aria

dove piacesse a

la

corso

ordinario

sono accaduti

,

1'

uno dopo

et

alrre

qua

rntti

liii,

Da

naturale. 1'

altro

,

come

cose g-li

ilg-li

assai

altri

fuor

e figli de'

,

de

svariamenti figli,

Altro non inanca adesso , ch' appunnipoti e nipoti di nipoti. e asseslar la brachetta col giubbone; il cbe si tar la stringa, _,

fara, noi

chiedendo lui merce e misericordia per

poveri

1'

offesa

fatta

a

innocenti.

S

C E N

A

XXI.

M. Gio. Bernardo. Ascanio. Scaramure. Carubina. Gio. Ber. Voi dunque

As

c.

Sea r.

siete presto rltornati.

ho rincontrati , che veniano. Ecco qua siamo tntti per liberar qnesta povera anima

Io

li

dal purgatorio.

Car. Piacesse a dio che da senno vi fusse talmente, che non mi bisoguasse di vederlo pin. non e cosa che sii difficile. clii vuole s c. 'Scar. Io per non avervi trovato in casa vostra, son stato in quella de la S. Vittoria , credendo , che vi foste ; poi ho inviata Lucia , che vi cercasse , e vi menasse qua. Gio. Ber. Noi siamo tutte le persone necessaiue. Voi, madonna Carubina , con Ascanio fate sembiante di venir da per voi. Lasciate prima , che io e M. Scaramure negoziamo con Sanguino e questi altri. Voi in questo menrre vi poti-ete ritirare , e dimorar un poco qua dietro questo angido. C a r. Voi pensate benissimo. Andiamo , Ascanio madoima per che potremo ascoltar Ats c. Ritiriamoci qua quel , che si dice , e scegliere il tempo piu comodo per sopra-

A

A

;

,

_,

giungere.

Car.

Bene , bene

\

S C E N

Scaramure.

XXII.

Corcovizzo. Bonifacio.

Gio. Bernardo.

Sanguino. Scar. Cor. Scar. Cor.

A

Ascanio.

Toccamo la porta To' To' To' Chi e la? Amici. Awisate il siguor capitano, che noi siamo qua. Or ora , messer mio. !


103 Scar.

Questo e Corcovizzo.

cliiamar, non so se Cappino,

Adesso mi par che

fi

faccia

o che diavolo d' altro nome. o quell' altro, o costui.

Io

ho udifo cliiamar Panzuoltolo , Gio. Ber. All, ah, ad till bisogno il pedante e M. Bouifacio li sapraimo coooscere. Son masclierati di barba ancli' essi ? Scar. Tutti; che in vero questa mi par esscre una comedia vera. Al pedante urn nianca altro, che la barba; M. Bonifacio, se se la vuole atlaccare, tra loro

,

ma

non sanuo

Asc. Manca

ha.

1'

altri

Oucsti dui si conoscono ancora sono mascherati.

che madonna Canibina porti la sua mas-

sol,

chera.

che gli

,

^

San. Voi Awertite, che

As

Signor

c.

La

siete qtia?

non

seiiza lei ,

la e in

moglie,

si

non

1'

avete

condotta?

fara nulla.

canunino

,

viene

,

adesso adesso sari

presente.

San.

Aspettate

che

diuique,

verrenio

con quest

1

uomo

a

basso.

Scar. Tenetevi su la vostra per im poco di tempo! Gio. Ber. Lascia guidar il fatto mio a me! San. Siate il benvenuto! Gio. Ber. V. S. sia il molto ben trovato! Snbito che ho inteso da M. Scaramure, che V. S. mi dimandaya, mi son alzato di letto, e ventito come di posta, dnbitando che non si fnsse

scoperta qnalche

cosa,

che qnel malfattore sotto

la

mia

forma abbia commessa.

San. B nome del

Malefacio , eccolo qua presente. Ma non vi ho mandato a chiamare ; ma qncsto M. Scaramure mi ha tanto pregato, ch' io aspettassi mi in

malfattore, diavolo

,

il

io

poco da inenar costui prigione in vicaria , e che qnesto sarebbe , sapendo sltre cose che passano circa il negozio del stravestimenfo di costni. Io si per farvi piacere, si anco mosso da le preghiere di M. Scaramure, oltre da le lacrime, e contrizione di questo povero peccatore, vi ho aspettato; stato di vostra satisfazioue

ma non vi ho mandato a chiamare. Bon. Misericordia per amor di dio! Gio. Ber. M. Scaramure, voi non m' ,

avete chiamato da che mi dimanda per cose, che nostro negozio ? che mi avete fatto mon-

parte del

S. capitano con dirmi

molto importano circa il tar la paura da le calcagne.

E

quesla

,

Come mi

fate

questi tradimenti?

de 1' amor Avete studiato , e , come mi par , studiate di favorire et anitare con mio pregindizio questa pessima conscienza d' uomo. Signor capitano, io mi querelo ancor di costui, che ha abusato del mio nome et intenzione, parlando con V. S. et have abu1'

amicizia,

e qnesto

il

zelo,

ch' avete

mio ?

sato de

agio

di

autorita e nome di V. S. , facendomi aver questo disvenir sin qua e fastidir taute persone.

1'


!

!

!

104

B o n.

Misericordia

per

,

1'

onor di dio

San. Piano, piano! veggiamo,

,

e di nostra donna

se qnesta cosa

si pn6 accomodare; veggiamo s' egli e tanto criininale. Poi die voi siate qua, pensate bene a quel cue fate! non vi lasciate trasportar

da la colera

Gio. Ber. mio;

canto

che la

credo,

Scar. M.

sia con interesse de

non credo cbe cbe persona si

trovara errore

levita,

Bonifacio

qua

tanti

ma non

;

1'

che di notte

,

siamo

rostra,

M.

sopra

cosa non si potra accomodar giammai dal dopo che la ginst;Va ara fatto il suo corso, cosa uon sara. finita tra me e lui. Gio. Bernardo mio , qnello cbe io ho fatto e fo,

La

anzi

onor vostro. Tutte volte conunesso, come in

sii stajo

testhnonii,

per

non so per che causa,

cascare

farli

essendovi passate altro

,

che certe

che passa tra lui e sua moglie,

dovete quieiarvi.

Gio. Ber.

dunque

per farini esser stistravestito, con sua moglie , per confondere lei e me, per ponerci in pena de la vita. Non sapete voi, cbe cerca di cangiaila, et a me di farmi il peggio che puote? Bon. Non piaccia a dio! E per che questo a voi, M. Gio. Bernardo mio? perdonatemi, vi priego. Misericordia , per le Si e

ch' io fussi iusieme

mato ,

cinque piagbe di N. S.

Gio. Ber. Non tanti baciamenti di Cor. Tutto il mondo e re e papa solamente in questa occasione; se fara im casocavallo *) a tutti.

piedi, vi priego. a la

devozion di

dio gli fara grazia,

costui

a presso

San. Su su, abbiate pieta almeno sin tanto, che non costi, Vedi, che che lui non abbia fatto altro errore, che questo! Sua moglie ancora era deve esser stato qualch' altro intrico. stravestita

dice

da nn'

costui;

perd

non era in suo proprio abito , come mi ; non e verisiniile che per quel mezzo vi vo-

altra

lesse confondere.

Scar. Oltre ch' era sua moglie in abito di una donna, la qual senza suspizione alcima sempre pratica con M. Gio. Bernardo. Su su, M. Gio. Bernardo mio, io ancor vi priego die Io sapevo bene, abbiate la misericordia di dio avanti gli occhi. che voi non sareste venuto sin qua, s' io non vi parlavo

m

Ancora ho eccesso a riguardo del S. capitano, stimanclo certo, che non mene sareste nemici, essendo ch' e per far misericordia e carita ad uno, senza far torto ad nn altro. Bon. M. Gio. Bernardo mio , io mi offero obbligato a tutte modo.

qnel

pretensioni et interessi,

Bernardo, obbligatevi, *) fara

Un r

giro di

ipocrita.

mano

;

che vi

si

potesserro awenire.

vi priego, qnesta

dara pan per

M.

Gio.

povera anima di Boni-

focaccia

,

segli

comprera male,


!!

;

.

105 facio,

il

uiio e

in

merce io uh, uli!

S a n.

quale,

ge voi volete,

vostra

ho

Oh

il

sara svergognatisshno.

ben

;

,

bene

,

Carubiua.

,

ecco la sua raoglie

SCENA nardo.

L' onor

manor non potro negar giammai, die per vostra mio onore, se ini fate questa grazia nli nli,

XXIII.

Sangnino. Scaramnre. M. Gio. BerBarra. Corcovizzo. Ascanio.

Bonifacio.

Marc a. Car. Ancora h qua questo concubinaro di sua moglie? San. E gran cosa nuora questa credo , che questi che ;

professione di casi

nato

,

come uno puo

di

,

non

coscienza,

essere foruicario

,

fan

abbiano ancora iinagio concubinario , chiavando si

sua ])ropria e legitima moglie. Scar. Orsu , lasciamo queste ironie

Bi, e queste colere sogna risolvere questa cosa qua rra noi , poi che il signor capitan Palma ne fa tanto di favore di fame cousultar de 1' onor vostro, madomia Carubiua ; atteso che la vergogna di vostro marito non puo rLsultar in vostro onore , ue inanco in utilita vostra , M. Gio. Bernardo. Bon. Cosi e certissimo. Misericordia , pieta, compassione, carita, per amor di dio M. Gio. Bernardo mio, e moglie inia, perdonatemi , vi priego , per questa prima volta Bar. E gran cosa il moudo altri sempre fanno errori , e mai fauno la penitenza , per quel che si vede ; altri la fauno dopo molti errori ; altri vi acchiappano nel primo ; altri ancor non han peccato , che ne portano la pena altri suffriscono senza peccato altri la portano per li peccati altrui. Iu quest' uomo , se ben si considera , tutte queste specie sono congiunte insieme. B o n. Io vi dimando merce e grazia , la vi supplico che mi concediate, come il signor nostro Giesu Cristo al buon latrone, a la Madalena. Onando voi sarete Bar. Cazzo , che buon latrone e costni buon latrone come colui che rubo il paradiso, come da N. S. vi si fara misericordia? Voi siete mi lafro, che togliete quel, ch' e di vostra moglie, e lo donate ad altre , il suo latte, il suo liquore, la sua manna, la sua sustanza, et il suo bene. Gio. B e r. E la mia persona, e la mia barba , e la mia biscappa, e forse il mio onore per quel che puo aver fatto B a r. Pero non segli de' perdonare , come a buon latrone, pin tosto come a la Madalena. Cor. Vedete , che gentil Madalena Che gli vada il can!

!

:

;

!

,

!


! :

!

106 caro a lui , e le quattrocento piattole , clie deve aver nel bosco Vedete, clie prezioso unguento va de r una e 1' altra barba! Per mia fe, non g-li manca altro, che la spargendo cestui Io dico che segli de' perdonare, g-onna, per farlo Madalena. come i Giudei perdonoruo a Barnaba. San. Bel modo di ajutar un pover norao! Bella forma Tacete, tacete Toi! non v' impacciate di consolar un afflitto! a epiesto, attendcte a far quel clie vi si comanda! !

Scar.

Io vi priego

cbe

,

g-li

perdonate

,

e lui vi priega an-

cora , come vedete , in ginocchioni , o sia in nome di dio nome del diavolo; o come a Barnaba, o come a Diinas.

San.

Cosi cosi bisogna et e ben,

che se

g-li

,

o in

faccia lniseri-

cordia.

Gio. Ber. Che dite voi, madonna Carubina? Car. Io per questa volta gli rimetto ma che ;

vello per

awenire

in cer-

stii

che gli faro pagare e questo e quello. B o n. Certissimo vi fo , Carubina mia. Car. Io son vostra, ma voi de la S. Vittoria. 1'

B o n. C a r.

Che mai , mai piu mi trovarete in fallo. Per che adesso hai imparato di farlo piu accortamente Voi V

Gio. Ber.

B o n. non faro

!

Io dico

che non mi trovarete in fallo

,

?

intendete. ,

per che io

fallo.

B a r. Le

donne

,

qnando sono

ai

dolori del parto

,

dicono

Mai , mai , mai piu ; adesso vi fermo a chiave, marito traditore se mi ti accostarai, t' uccidero certissimo, ti stracciaro coi denti. Non tanto presto poi ch' e uscita quella creatura, per non dar vacuo in natura, vogliono per ogiu modo che v' entri l altra, 1

Ecco qua il pentimento di donna , quando figlia ! ecco il proponimento di donna, quando infanta! San. O bel vedere, quando altri piange, altri sta in colera!

Voi

fate de

Car.

Io

grazia e per

M.

i

tiri,

non

e prendete passatempi

V onor mio ,

Gio. Bernardo

,

che

si

:

tacete, tacete

perdono , ma per farvi piu che vi va per mezzo , ancor supplico contend farvi donar liberta al signor

solamente

vi

,

capitano.

B o n.

Io vi ringrazio

ho amato per un per

tutti

doveri e

Gio. Ber.

,

moglie

snia cara.

Sino ad oggi vi

rispetto e diii doveri; da oggi avanti vi ainaro tutti

rispetti.

Messer Bonifacio, io son Cristiano, e fo professione di buon cattolico. Io mi confesso generalmente, e communico tulle le feste principali de 1' anno. La mia arte e di dipingere, e donnr a gli occhi de' mmid.mi la imagine di nostro Pero signore, di nostra madoima, e d' altri sauti di paradiso. il core non mi comporta, vedendoti mosso a penitenzia , di non perdonarti, e farti quella rimessione, che ogui pio e buon Cri-


!

!

! !

!

;

107 Per tanto

stiano e obbligato di fare in casi simili.

idio

ti

per-

Una

cosa solamente mi riservo ( per che e scrilto honovem ineum ne minitalo ) die, se sotto qnesto abifo aveste coirunesso altro delitto , die vi E qnesto lo promettete apparecliiale a fame tntta reparazione. doni in cielo,

et io

perdono in

ti

terra.

:

capitano

al S.

M. Scaramnre,

San. Non promettete Bon. Lo promeUo e fre di eio io

de la

ministro

conie

,

vostra moglie,

gimo con

non bo commesso

ginstizin

,

a

me

davanti,

e qnesti altri compagni.

eosi? riprometto, affirmo e confirmo, et ol-

ainbe

le

altro errore

mani

per

,

alzate

al

cielo

cb' io

,

quale possa e debba couessermi contrafatto a Ini,

il

M. Gio. Bernardo , cbe di per non esser conoscinto , entrando e sortendo da la stanza de la S. Vittoria , ne la quale esso , M. Gio. Bernardo , non pno esser veduto con scandalo o mala snspizione, per essere qnella tristarsi

sua, cbe qnesta donna tiene a pigione.

San. Per mia alzatevi in Orsn

fe, se

piedi

,

,

qnesto e errore, non e grande errore. M. Bonifacio , abbracciatevi insieme

siate ineglio amici per 1' awenire cbe Gio. Bernardo Cercate 1' nn di far servigio a 1' altro , visipassam tate 1' nn 1' altro , ajntate V un V altro Gio. B e r. Cosl faremo , se sara , come dere essere. E

M.

con per

;

il

!

con qnesto vi ttbbraccio et accetto per amico. Bon. Io vi sard sempre amico e servitore. Bar. Siate bnoni compagni!

S a n. Cbe

fate ? abbracciate , baciate vostra moglie ! Qnesto non importa; tra noi la pace e fatta. a r. In casa trattate bene vostra moglie , M. Bonifacio altrimente vi castigbara lei insieme con M. Gio. Bernardo.

Car.

M

San.

Orsn andate tntti con dio! passate per deutro (piesta per cbe uscirete per quell' alti-a porta; e voi, M. Bolasciarete qnella offerta , cbe avete promessa a qnesti

stanza, nifacio

,

compagni, per il disagio cbe abbiamo avnto per Bon. Molto di bnona voglia, signor mio.

Scar. Andiamo pace

M.

et

nnione

voi.

cb' ba falta qnesta cbe sia lodato idio , e di Bonifacio, madomia Carubiua,

,

di 31.

Gio. Bernardo

Ire in

,

nno

!

B o n. Amen Amen !

C a r.

Passate voi

Gio. Ber. Non

Ca

r.

Bisog-na

,

,

lo

M.

Gio. Bernardo

faro

mai, signoraj V. S. vadi avanti.

cbe sia cosl.

Gio. Ber. Tocca a voi, madonna. Car. Io dnncpie vo per farvi ser\izio, Gio. Be r. Segnitemi 31. Bonifacio ,

appiglialevi a la

B o n.

mia cappa,

et ubbidirvi. !

e gnardate di

Io mi enardaro bene.

Tenetevi

non cascare

a

me

et


:

108 San. Aspetta un poco qua con me In, flg-lio mio , per che staremo insieme , mentre costoro si spediscono di 11 dentro. s c. Cosi faro , come V. S. comanda.

A

SCENA

XXJV.

Sanguine A s S a n. Or

As

n

i

o.

che vi par del padron vostro e Bonifacio , bene.

?

Quel che ne vedo

c.

Non

San. d'

c a

galantuomo,

e lui

saggio

accorto

,

,

valore,

di

ogni stima degno?

As

Quant' ogni par suo. Chi vi par suo pari? Chi non sa e conosce pin s c. non vale pin, ne men,* che lui. S a n. Essendo inolte le specie de c.

San.

A

,

men

ne

la pazzia

,

che lui

,

e chi

in quale pensate

voi che lavori costui?

Asc. Le capi

specie de la pazzia le possiamo prender da pin prendendole da questo, che de' pazzi altri sono indifaltri son tristi , altri son buoni , costui viene ad essere

ma

;

ferenti

,

Addormito e

di tutte tre la cotta.

morto

S a n. Per

che

1'

ha preso madonna Cambina ?

Asc. Per che e pazzo. San. Vi par ch' ell' abbi Asc. Secondo il consiglio quella vecchia lanuta di i.

e.

indilferente ,* desto e tristo,

e buono.

Quella

benissimo.

fatto

bene? mustaccio

del

madoima Angela, ha e

stata

la

sua

,

de la barba di che bene,

fatto pin

consigliera,

cpiella

e

Chi vuol Agnus dei, chi vuol acqua di S. Pietro Marchi vuol granelli benedetti , manna di S. Andrea, la tire, di san Gianni, la seinenza 1' oglio de lo grasso, la midolla de le canue de 1' ossa del

la pastora di tutte belle figlie di Napoli.

corpo

attaccar un voto per aver A madoima Angela Spigna. Madre mia, voglion e disse: presenta Bonifacio Trucco, il quale ha di

S. Piantorio

di

;

chi

vuol

buona ventnra, vada a trovar costei venue madonna Carubina darini marito;

mi

si

Si, ma e troppo Rispose la vecchia preiidilo atteinpato, disse Carubina. Rispose la vecchia: figlia, non lo Rispose prendere I miei parenti mi consigliano di prenderlo. prendilo Ma a me non piace troppo, disse Carubina. Duncnie non lo prendere! rispose. Carubina soggiunse: io lo conosco

che, e di modo.

:

!

!

!

Ma iniendo, Prendilo, disse la vecchia. Rispose': non lo prendere! morsi ad un faggiuolo. Sono infonnata, disse Carubina, ch' have un levrier di buona

di

buon parentado.

che da

tr-e


!

109 Prendilo

razza.

oJiime, disse

rispose

,

Ma

madonna Angela.

vecchia

la

ho udito dir,

,

Non

ch' e caudelajo.

lo prendere,

Disse Canibiua: lo sthnan tutti pazzo. rispose. Prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, sette voile <lisse la veccLia; non imporla, che sii caudelajo; non ti cu-

uu fagiuolo ;

rar , die dia tre morsi ad

piace troppo

prendilo

amari

non

;

per

,

Son

!

certa

non ti fa nulla , che non troppo attempato ; prendilo,

,

che

,

che non e di qnelli

sii

Ma

e pazzo.

clie

agresti

,

cnrar

ti

guarda

Prendilo dnnqne , disse madonna Angela

qua

clie

,

non

sii

di que' rig-idi,

disse Canibiua.

,

prendilo

—

!

Oh

ecco

,

compagnij

i

A XXV.

S C E N Marca.

Barra.

Corcovizzo.

Ascan Bar. domino

Quell' altro e ispedito

Maufurio.

i

Sanguino.

o.

che vogliam far di costui

;

,

del

7nagister ?

San. stravestito?

Questo porta sua colpa su la fronte. Non vedi, ch' e non vedi, che quel mantello e stato rubato a Tibu-

rolo? non V hai visto, che fugge la corte? Mar. E vero; ma apporta certe cause verisimili. Bar. Percio non deve dubitare d' andar prigione.

Manf. Verum; ma stki e d' altri per

S an.

i

cascaro in derisione

mi

casi, che

Intendete quel

,

si

appo

che vuol dir costui

Se

!

scola-

?

Cor. Non 1' intenderebbe Sansone. San. OrsA, per abbreviarla, vedi, magister vnoi risolvere

iniei

sono avveutati al dorso.

,

a che cosa

volete voi veuir prigione, o ver donar la

ti

buona

mano a la compagnia di que' scudi , che ti son rimasti dentro la giornea, per che, come dici, il mariuolo ti tolse sol quelli, ch' avevi in

mano per

Manf. Minime ,

cambiarli

—

non ho allrimenti veruno. Quelli, che mi furon tolti. Ita meltercle , per Jovem, per alti-

avevo, tutti Vos tonantem !

San. :

vedi, late

;

di tni

sidcra , tesior.

Inteudi quel che

de la vicaria

due

,

io

,

ti

dico!

e non hai inonef a

,

Se non vnoi provar fa elezioue d'

una de

il

stretto

le altre

o prendi dieci spalmate con questa sferza *) di coreggia, che o ver a brache calate arai im cavallo di cinquanta staffiche per ogni modo tu non ti partirai da hoi seuza pem'tenza I'll

Man

I

i.

Ditobus propositi's tnalis , minus est tolerandnm ; duobus propositis bonis, melius est eligendum , elicit Peripateticorum princeps. f.

sicut

*) II testo avea

:

questo ferro.

Inettaniente


!!

!

110

Asc. Maestro,

che siate

parlate,

son genie spspette. Bar. Puo essere,

inteso!

che dica bene costui

per

che queste

allor che

non vuol

esser inteso?

Manf. Nil S

mali vohis imprecor , io non vi impreco male. Pregatene ben , qnanto volete ; che da noi non sarete

a n.

esandito.

C

o

presto

Eleggetevi

r.

meglio, e

vi

che

quel ,

vi piace

,

o vi legarenio

menareino.

Manf. Minus pudendum erit ^palma feriri, congcrant in veleres Jlagella nates ; id cnijn puerile San. Che dite voi? che dite in vostra malora? Manf. Vi offro la palma.

quam quod est.

San. Toccala, Corcovizzo; da fermo! Cor. Io do. To una. Manf. Oime Gesu of! 1

!

C o r. Apri bene 1' altra inano Manf. Of, of! Gesu Maria! C o r. Stendi ben la inano ti

To'

!

e dne.

dico.

,

To'

!

Tienla

dritta

cosi

e tre.

!

Manf.

Oi,

oime! uf, of of of

oi,

!

per amor de la passion

del nostro signor Gesn, potius fateini alzar a cavallo , per che tanto dolor soffrir non posso ue le maui. San. Orsu dnnqne, Barra , prendilo sn le spalle! Tn,

Marca T.u

tienlo

,

Corcovizzo

,

a basso

,

fermo per ,

i

piedi

,

che

spnntagli le brache

e lasciatelo strigliar a

me

,

!

non

si

possa movere

e tienle calate ben bene E tu , maestro , conta le

5

ch io t' intenda , e gnarda ben ; che, Voi, se farai errore nel contare , sara bisogno di riconunciare. Ascanio , vedete e gindicate Mar. Tutto sta bene. Cominciatelo a spolverare, e guarstaffilate

ad una ad una

datevi di far

male

drappi

ai

San. Al nome

,

,

che non ban colpa.

di S. Scoppettella

,

conta,

toff.

Manf. Tof, una; Tof, oh -tre. Tof-oh, Tof. Oime, oime! Tof, ahi, oime! Tof, dio

,

ohi, o per

quattro:

amor

di

sette.

San. Cominciamo da principio un' altra volta; vedete, se dopo quattro son sette. Dovevi dir cinque. .Manf. Oime! che faro io? Erano in rei veritnte sette. San. Dovevi contarle ad una ad una. Orsu via, di nuovo tof! Manf. Tof. una; Tof. oime! due; Tof. tof. tof. tre, O per 1' amor quattro, tof, tof, cincpie, oime! tof, tof, sei. che vogliamo, tof, di dio, tof, non piu! tof, tof! non piu! veder ne la giornea, tof, che vi sarau alcjuanti scudi. San. Bisogna contar da capo, che ne ha lasciate molte, che non ha contate.


?

!

!

Ill di grazia, signer capitano,

Bar. Perdonategli far

altra eiezione

c|iiell'

San. Lui non ha IManf. Ita, ita: tro

tli

per che vuol

pagar la strena.

nulla.

che adesso

nii ricordo

aver pin di quat-

scudi.

San.

Ponetelo

basso

a

die

Vedete,

dtincjuc!

cosa

vi e

dentro la giornea!

Bar. Sangue di San. Alzatelo, mentita

ch'

tutto

ancora, che e giusto, che

Buona

gli scudi,

,

la giornea,

e

vobis.

che vi dona , e quel mantello povero padrone. Au-

restitutio al

buona nolle a voi, Ascanio mio!

diainone noi lutti!

Asc.

settanta.

dimittam

,

sii

nuovo a cavallo! Per la ch' ha fatti, bi-

giuramenti

preudetevi

!

pigliate quel

su

bel

di falsi

i

che volete

epiel

Or

et

fargli contar

Misericordia

quanto

S a n.

—

vi son pin di sette sendi.

alzatelo

ha detta,

sogna contargli

Manf.

che!

notte

e

inille

buoni

anni

a

V.

S.

,

signor

capilano, e buon pro faccia al mastro!

SCENA

XXVI.

Manfurio.

Ascanio.

Manf. Ecquis

iste modus? Asc. Ola, mastro Manfurio, inastro Manfurio! Manf. Chi e, chi mi conosce? Chi in questo abito e fortuna mi distingue? Chi per uome mio proprio m' appella? Asc. Non ti curar di questo, che t' importa o poco, o nulla.

Apri

gli occhi

,

Manf. Ouo

e guarda dove sei

!

mira

,

ove

ti

trovi

melius vidcam,

per corroborar 1' intuito e firmar F alto de la potenza visiva, accio 1' acie de la pupilla piu efficacpinente per la liuea visuale, emittendo il radio a 1' obietto visibile, veughi ad introdur la specie di quello nel senso intesenso comune collocarla ne la cellula riore, il i, e. mediante

de la fantastica facilitate, voglio applicarmi gli ocidari Oh, veggio di molti spettatori la corona. Asc. Non vi par esser entro ima comedia Manf. Ita sane. Asc. Non credete d' esser in scena?

al naso.

Manf. Omni procul dubio. Asc. A che termine vorreste che fusse la comedia? Manf. In calec , in jine neque enim et ego risu ilia Asc. Or diinque fate, e donate il plauditc ;

—

tendo.


:

112

Man

f.

Quam male possum plaudere, Tentatus patientia ! Nam plausus per me foetus est Jam dudum

miserabilis;

Et natibus , et mamibus, Et auremmm sonitu. u4.menl

As

Donate dico il plaudite , e forzatevi di farlo ancora che et uomo di lettere, il tutto bene da maestro, voi siete; altrimente tornara gente in scena, mal per voi. Manf. Hilari efficiam ammo, forma, quae sequitur. Si come i marinai , ben ch' abbin 1' arbor tronco , persa la vela, e smarrito il temone , rotte le sarte , per la tnrbida tempesta, per esser ginnti al porto , plaudere et soglion nulla di meno , iuxta la maroniana sentenza, Votaque servati solvent in littore nautae Glauco, et Panopea, et Inoo Melicertae parimenti ego Mamphurius , graecarum, latinarum, vidgariumque Ikerarum, non inquam regius , nee gregius , sed egregius, quod est per elymologiam , e grege assumptus professor , nee non pli'dosopliiae , medicinae , et juris vtriusque , et theologiae voi,

c.

e fale

per esser giunto al porto de' miei aerusi voluissem , mnosi, e calamitosi snecessi {posthac vota soluturus) plaudo. Proinde dico a voi , nobilissimi spettatori , quorum omnium or a atque oculos in me video esse comedos, si come io per ritrovarmi al fine del mio esser tragico snpposito , se non con le Cosi, inani , giornea , e vesti , corde tamen, et animo plaudo. e migliormente voi meliori hactcnus acti fortuna , clie di nosti-i fastidiosi , et importuni casi siete stati gioiosi , e lieti spettatori, valete , et plaudite! doctor,


L A

CENA DE LE CENERI. DESCRITTA I

N

CINQUE DIALOGHI PER

OUATTRO INTE8LOCUTORI Con TRE GONSroERAZIONI

CIRCA DOI SUGGETTI. A L UmCO REFUGIO DE LE MUSE l' illustrissimo

MICHEL

CASTELNOVO

DI

SIGNOR DI MAUYISSIER CONCRESSALTO, E DI JONVILLA, CAVALIER DE L' ORDINE DEL RE CRISTIANISS. E CONSIGLIER NEL SUO PRITATO CONSIGLIO CAFITANO DI L UOMINI , D' ARME , GOVERNATOR E CAPITANO DI S. DESIDERIO , ET AMBASCIATOR A LA SERENISSIMA REGINA d' INGHILTERRA.

L' universale intenzione e dichiarata nel proemio. 1

5

8 4.



MALCONTENT

AL

Se

dal ciiiico dente sei trafitto,

Lainentati di te,

Ch'

iii

barbaro perro!

van mi mostri

Se non

ti

il

luo baston,

col torto

mi

Pero tna pelle straccio, e s'

Tuo

indi accade,

cli'

venisti a dritto, ii

disserro;

mio corpo

il

atterro,

vitnperio e nel diamante scritlo.

Non andar nudo Non morder, Won

e ferro,

gnardi da farmi despilto.

Per cbe

E

O.

a torre a

se non sai,

s'

1'

api

il

mele!

e pietra, o pane!

gir discalzo a seminar le spine!

IVon spregiar, mosca,

Se sorce

sei,

non

Fug-gi le volpi,

E

credi a

d' aragiie le tele!

seg-uitar le rane!

o sangne di galline,

V evangelo,

Che

dice di bnon zelo:

Dal

nostro

Chi

vi

campo miete penitenza,

gitto

d'

errori

la

semenza.


;

PRO EMI ALE S C

A

L'

EPISTOLA T T A

I

It

ILLUSTRISSIMO ET ECCELLENTISSIMO

SIGNOR DI MAUVISSIERO, CAVALIER DE L' ORDI\E DEL RE, E CONSIGLIER SUO PRIVATO CONSIGLIO, CAPITA NO DI cinouant' tjomini d'arma, GOYERNATOR GENERALE DI S. DESIDERIO, ET A M B A S C I A T O R DI FRANCIA IN INGHILTERRA. BEL

\Jr

eccovi , signor

,

presente , non un convito nettareo de

non un protoplastico

fitonante, per inia maesta;

desolazione

Luculio

non

,

non quel

;

per una ricchezza

di Tieste

plicio

;

non

non de

un Arciprete

nifacio si

gioso

,

si allegro

fiorentino si

bagattelliero

gico

,

si

si

,

,

comico

comedia

clie

,

bolognese ,

non

;

di

per una

,

ma uu

:

disciplinale

si

,

si serioso ,

non di Tantalo filosofia

si

si

aspro

grave

certo credo

sione da devenir eroico dismesso

,

,

si

,

si

,

,

,

*) **)

V. Ester.

Simico **)

,

1.

Forte cinico

1

}

di

per un sup-

bagattelia; ;

non

d'

,

per

non

un Bo-

convif o si grande,

sacrilego

si

si reli-

,

si

,

magro

sardanapalesco,

uiaf taccinesco

,

si tra-

che non vi sard poca occa-

maestro

discepolo

miscredenle, gajo triste, saturnino gioviale, leggiero canino liberale

non

;

Diogene

giocondo

si

cinico

si

,

,

Al-

per un sacrilegio

,

per una Bernesca

,

colerico

grasso

si

,

per una

,

Licaone

le sanguisiighe

maestrale

si

,

di

per una

,

di Pogliano

candelajo

picciolo

non

;

,

per un misterio

*)

,

per una tragedia ;

,

di Plalone

una iniseria; d'

Assuero

d'

1'

per una imiana

consulare

,

sofista

,

cretlente

ponderoso,

con Aristotele,


U7 con

filosofo

Eraclito.

Pi.no o,-a,

rflente

Vog-lio dire

dopo

,

C(m

Democrito

arete

cli'

piangeute

?

odorato

con

CQn

Peripate-

i

mangiato con i Pitagorici, bevuto cou li Stoici , potrete aver ancora da succliiare con guello, die, mostrando i denii, avea un riso si -entile, die con la bocca toccava I' una e tic!,

altra

1'

oreccLia.

Per che,

midolla,

trovarete

taarca de

li

scellar

Mi

cosa

Gesuati,

le sciuiie,

Fu

ceneri?

romper

De

le

e cavandone le

,

san Colombino,

qualsivoglia mercato a

qualsivoglia

Che vuol

ceueri.

dir

innaute?

,

P asma-

cemiterio.

die comito e qnesto?

,

posto forse qnesto paste

vi

ossa

I'

dissolnto

silenzio

die simposio

Che cena?

cena.

far

far impetrar

c

diinaudarete:

rompendo

da

E

cena

una

de le

potrassi forse

dir qua:

Chterem lanquam pattern manihicabam? No; ma e un comito, fatto dopo il tramonlar del sole, nel primo giorno de la qnarantaua, detto da nostri preti dies cinerum, e talvolta giortto del memento.

Nou

gia i„

ben creato venne 5

In die versa qnesto convito

V

considerar sig.

non

Folco Grivello,

die,

per csser spettatori

un

voler

veder,

et auditor!,

quaniuncp.e

tastiche beffaue,

doi sogni,

del

si

mentre

gusta e mastica, grafidie,

altre

va

si

raziocinali

vedrete

furouo

vi

puo nafdra

due ombre,

criveliando

il

nel

altre

,

si

present!;

ma

due fan-

quaAme:

istoriale,

speculazioni

cou-

civilissimi,

in far

e due febbri

senso

moral!

matematicLe,

nobile e

ouorata stanza

tirano a proposito topografiche,

altre metafisicbe, altre

Onde

a la cui

circa gli onorati costumi di que' signori

circa

die

questa cena?

,

aniino e gli effetti del molto

e poi si altre geo,

ancora

altre naturali.

fkimo dialogo proposti in campo doi nomi loro , se la vorrete capire; se-

suggctti con la ragion de'

condo in grazia loro celebrata la scala del numero biuario; terzo apportate le condizioni lodabili de la ritrovata e riparata filosoHa; quarto mostrato, di qnante lodi sia capace il Copernico; qninto postivi avanti

li

tia

gli

questo, e

Vedrete

frutti altri

de

la

modi

nolana

fiiosofia,

con

la

different

di filosofare.

nel

seco.ndo dialogo prima la causa originate de cena; secondo una cb-scrizion di pass! e di passaggi , die pin poetica e tropologica forse, die istoriale, sari da tulti judicata; secondo, come confusainente si precipita la

in

rale,

dove

par,

die con

gli

ocelli

di

una tojografia mo-

Linceo

quinci e quindi


;

118 gnardando , non troppo fermandosi , cosa per cosa

cammino;

suo

che lion sia minuzzaria

vada ad

non basta empir

far

'

semplice ritratto de

e vi fa veder qua

nn cavallo

nn corno

qnello

et

mentre basta

;

orecchie

de

,

di colni

,

una mina

1'

come dicono,

drete quel

dialogo con

per

vi di-

di finmi,

nn

,

asino,

veder una testa

altro

nn quarto

di

,

di

cosiui

di

,

qnesto con uu gesto,

,

e gindica

sorte che

di

viene ad isto-

,

Cos! al proposito leggete, e ve-

la figm'a.

Ultimo

conclude qnel benedetto

si

esser ginnto a la stanza,

1'

qnal

qnesto far

che voglio dire.

,

al

di

,

vi

che nasce,

sol,

che non tiene qnello e quell' altro ,

,

11011

una selva,

ivi

dietro

il

anco ,

di fonti,

,

nn mezzo

intiera descrizione

1'

ma

,

nn porco , nn cervio

,

con maggior satisfazione di chi rimira riar,

istoria

arbori

gli

che

arte a la nalnra,

1'

straccio di cielo, in qnel canto

nn

1'

fa

mi par

com' un pittore,

nn regio palagio,

e da passo in passo nn nccello

1'

con

de le pietre, di monti, de

di colline;

ne sassetto,

cio fa ginsto

e confonnarsi

qnadro

il

ping-e

la

il

ne petrnccia,

,

Et in

iiitoppare.

mentre

,

contempla le gran macchine,

che

oltre

esser graziosamente ac-

colto, e cerimoniosamente assiso a tavola.

Vedrete

dialogo

terzo

il

poste del dottor Nimdinio

secondo

,

il

diviso in cinque

,

immero de parti

una e de

la

prima versa circa la necessity de

la

seconda esplica V intenzione del Copernico,

d'

nn dnbbio imporJantissuno

circa

la vanita del studio di perspettivi

zione de

nnova,

la qnautita

risolnta

mole de

,

circonferenza particular!

mondo son

li

;

di corpi

miiverso

1'

del

,

mondo

ch' e

mondani,

universale

duto,

e credere altrimenti;

lettnali

,

e che non

d'

nn argomento

meno

individni

vlvere e vegetar

nel ,

e

,

celesti

porge circa qnesto

la terza mostra

e dichiara, si

cerca

come

,

ch'

il

essere il

fnsse

ceutro

mi

modo

infinita

o la

,

de' corpi

esser coiu째ormi in materia qnesto li

mondi, che

e ch' e cosa da fancinlli aver cre-

,

e che quei son tanti animali intel-

in tpielli vegetano

semplici

dorso

mostra

,

determina-

la

dctto globo de la terra, con

corpi de gli altri astri

et inmnnerabili

lnminosi

altra lingua

1'

dona risolnzione

circa

ottici

e che in vano

,

la quarta affenna,

nostro

fenomeni

li

et

e certissima dottrina;

de la consistenza la

corpi

di

1'

le pro-

de le qnali

,

di

,

,

et

intendono molti

e composti,

qnesto;

la

qninta

apporto Nnndinio al fine,

che veggiamo per occasion

mostra

la

va-


119 due grandi persuasioni

di

nija

sono

et altri

iiecessario

il

acciecati

stati

moto de

si

con

,

ban possuto 'credere,

esser vero e

,

e son stati si impediti, che non

la terra,

quello

vengono discoperti molti

quali e simili Aristotele

le

non viddero

che

,

esser possibile;

de

secreti

il

che facendosi,

natura sin

la

presente

al

occolti.

Avete nel principio del quarto dialo6o mezzo per rispondere a

esser favorita" da

d'

uno,

avaiiti

sito;

pin

e per mostrar

confonne a la vera teologia,

esser

filosofia

teologali,

et inconvenienti

ragioni

tutte

qnesta

Nel resto

vere religioni.

le

cLe non sapea ne

degna

e

vi

si

pone

ne diinandar a propo-

disputar,

quale, per esser pin impudeute et arrogante, pareva a

il

ignoranti pin

dotto

ch'

,

Ma

Nundinio.

dottor

il

li

vedrete,

che non bastarebbono tutte le presse del mondo, per cavar una

mandar Sinitho, de

e rispondere

mi

quinto dialogo

il

Qui primamente

ceua.

zione di corpi ne si

s'

apporta

eterea regione

1'

dice ottava spera,

cielo

,

non per

giuro,

vi

;

Frulla.

di

E

si trovi.

non conchiudere

rispetto, eccetto che per

e aflatto soggetto

de' rovesci

e

,

materia di far di-

ma

Teofilo,

il

che quella parte vi

rincresce,

S' aggiunge

prender

per

dire,

spampanate di Prudenzio

le

certo

suo

succhio dal

di

stilla

altro

si sterilmente la nostra

convenientissima disposi-

la

mostrando

che quello , che

,

non e

de le fisse,

si

fattamente un

cielo, che que' corpi, ch' appajono lucidi, siano eqnidistanti dal

ma

mezzo;

che

1'

uuo e

1'

altro

1'

imo da

1'

altro

biamo compresi per

tali

,

per

,

ma

noma

I i

secoudo

;

cagione

tal

,

che non sono

che sette n' ab-

,

che per la medesima ragione sono

innumerabili, quali da gli antichi

causa sou stati

piu che non possa essere

,

dal sole e da la terra

sette erranti corpi solamente

altri

che son distauti di lon-

appajono vicini,

tali

ghezza e latitudine

jiethra

,

e veri filosofi non senza

che vuol dire corridori, *)

,

che essi son que' corpi, che veramente

si

muoyono ,

non

e

1'

per

ima-

ginate spere; terzo, che cotal moto procede da principio interno

uecessariamente verila

*)

si

,

come da propria natura,

distruggono molti sogui,

Pare che qui

si

atria da atrium.

coafonchmo

il

et

anima; con

tanto circa

vocabolo

gr.

il

moto

aibpa

,

la qual

attivo

e

il

de

latino


120 lima,

la

T

sopra

moto da bii

et altre sorte

acque

1'

die par che

altre cose naturali,

die procedono con la stoltissiina ragione de la gravita e le-

,

colare

o circa

,

Quinto

proprio

il

centro

quanto

vedere,

fa

ogni moto naturale accostarsi al cir-

e dimostra,

corpi,

vita di

o circa qualch' altro mezzo.

,

si

renze di moii,

e

clie

quattro semplici

,

di questa filosofia

,

men

gravi

di

vedrete talvolta

se

debbano temere

che

Prudenzio.

tanta brevita e sufficienza

Or qua

che par

propositi,

e dice,

;

di aggiun-

compimento

al

una adiurazione

come con

,

gran cose.

si

manchi

quel che par che

et

difle-

ne meno di

Ultimo promette

e conchiude con

Resfarete maravigliato

espediscano

terra

con pin

non demio esser pin,

quelli

dialoghi

altri

questa

ma

ben che concorrano in un c,omposto

quali siano questi moti ne la terra.

gere p^r

che

necessario,

sia

muovano non con una,

aliri simili corpi

s'

quanto circa

principio di lor

il

Quarto determina contra que' dub-

esteriore.

efficiente

umori,

d'

conoscano

nante a la supei-ciliosa censura di Catone

non dubitate

,

certi

di farsi in-

per che

;

questi Catoni saranno molto ciechi e pazzi, se non sapran scuoprir quel ch' e ascosto

sia

una scienza

di tragedia

dove

,

di poesia

del matematico

signore

,

che

,

feriscono

1'

gli alfetti

,

^propositi

,

quattro

non e cosa

,

occasioiii

discorsi

i

,

le

,

rimettendo

qualche ragione.

i

,

moti

,

passaggi

proposte

tutto

che

dove

,

,

i

il

,

i

,

propositi

Se non

t

fallo invecc di sis ami

vanda vile, parola.

a

o

GiWiVO?

Gimwis

,

,

si ri-

gesti, et

,

i

rigore del giudizio di que'

,

che non v' e parola oziosa

,

cecini

ficulneo, spezie

di

;

e da disotterar cose di non

mediocre importanza, e forse pin la dove meno appare.

ovvero allude

i

consi-

non vi possa venir a proposito con

Considerate ancora

per che in hitte parti e da mietere,

*)

:

mentre

rincontri ,

or

fisico,

in conclusione

,

dove

le risposte

,

sotto

dove

,

abbia di suoi stracci

v'

i

,

dove lauda

,

logico

dialogo e istoriale

il

dove di comedia

dove ha or del

or del

,

che non

,

,

oratoria

d'

insegna,

or del morale

,

e sorte di scienza

derate

et

dove

,

occorono

vi

che non par che qua

insieme,

dove sa di dialogo

dove dimostra

vitupera,

non

ma

,

Se

siseni. *)

questi

sotto

tanti e diversi propositi attaccati

,

susine

vile,

,

Ouanto

zinzini , zizzanie,

inutile,

ballo satirico,

o Sviiiov

,

be-

non intendo

la


121 che ne

quello,

a

superficie

la

douato occasione di far

han modo con

presenta,

si

dialogo

il

di diveiiir piu cireospetti

verga

quell a

cou

,

quale

la

o lettori, e che vedranno

hanno per son

farsi

misura

si

poverta

nudita

,

Se

sare.

indignita

,

potran correg-gere

si

il

par

vi

mi

che

leneio

si

inezie e tanto indegno

de

1'

,

ma

;

sa])])iate

,

,

ch'

e il

li

si

possea

I'

uno e T

figlio

il

difetto

e

che

gravi

ritirar

e si degni propositi;

I fondamenti

grandezza

la

,

condizioue

Lascio

ch' e

volte ])orgiuta

,

e

manifesto,

i

un

del famoso

i

non rispondano

colori

ritratto

il

maestri de

minimo

V

che

,

passo

difeusor di Troia.

non

vi

si

pcrfeita-

tutto proj)i

al

il

,

ii,

piltore

con que' spazii e distanze, arte;

per che oltre che la

vicino al volto e gli occhi,

ove sou que' doi

che

che

occasione a grau-

a

dietro,

o

Pur

que

1

tal

non da

discostar

altro canto, seuza tiuior di far quel salto

atteso

Ne

fanciulla.

han porgiuto questi

n' ,

proveuuto da questo

campo era troppo

questo ritratto, tutti;

una

d'

deliueamenti non vi parrauuo

sogliou prendere o

slimarebbono puuto, o

le

e di bontade.

non ha possuto esaminar

tavola,

,

si

invenzioni.

han molte

ritrarre vi par che

vho

sig-nor,

se le scosse

sciocchezze e pazzie sogliono provocar gran et

e delitti

Se nel

che,

occasioni possono essere di tutte sorte,

1'

dissune regole di giustizia

inente al

al

per che cose mininie e sordide son semi di cose

;

giudizii,

errori

vergogna

per

,

non vogliono confes-

e prenderla per occasione.

,

grandi et eccellenti: consigli,

che

e vedendo la Sua

che sappiate , esser differenza da togliere una

edifico

tutti effetti

Que',

spese. ,

cuojo;

uou

denno esser proporzionati a

nobilita

se

,

il

campo

abbiamo voluto esagerar

in \ero

clie

occhi

stimaste degno di riprensi one per quel, che sopra

per che son certo

gli

g-li

che se fussero palpate

,

cosa per fuudamento

per

alfrui

dorso di alcuui suppositi, considerate,

il

sentirebbono piu

si falte

cui altri son tocchi,

1'

o cnoprira

,

fussero a cento doppia maggiori,

dottori,

modo, con

se non per ainore

,

che quesli auimali non han

,

che saranno spelta-

noslro Teofilo e Frulla troppo grave e rigi-

il

damente toccare

vorrei

,

imparar a

et

e con la

velluio,

il

Que Hi

o puuti, aprirauno forse

feriti,

ineno

accorti

e comedia,

,

cpiando misurano gli uoinini

,

lance di metalli hilanciano gli aniini. tori,

quclli die n' han

e forse una satira

,

,

clie

qiiaT e,

feo

il

preudete

cento, que' mille, que'

manda per informarvi

di

quel,

cfce


122 sapete

ne per gi linger acqiia al rapido fiiune del vostro gindizio,

,

ma

et iugegno;

conosciamo per6

dispregiar

son cerlo

che

de

dona,

s'

e

ch'

,

al

a

a

gratitndine de

la

de la anano, che

i>resente

che siete pin viclno,

voi,

e

vostro

tetto,

qnesto

terreno

prodncesse

,

altri

le stelle

se

e

,

occhio

con cui

Ouesto

e vi mostrate pin e pero

,

vi siete

qnesto

in

clima,

1'

altro

che voi

,

a voi

si

altezza di si

sua fama fa

et

e

,

il

di

cin-

per grazia

qxial

che gli venga a levar

il

che in qnesta Britannia rappre-

magnanimo,

rintrnonar

qnando

spaventi

al

dove, se

riflesso raggio dentro qnella bnca,

consacra,

generosissimo petto de

che dal

che

,

Nolano

il

pnr, per non farlo pin povero di quel cinico mascal-

cbe sapete; sentate

a voi

vedreste pin

,

qnesto Diogene,

corteggiar

non have

;

di vostra casa;

Alessandri magni

tanti

accolto

che manda fnori mille torvi gigantoni,

vece

in

avete

eminente

zone, manda qnalche diretto o

selve,

aifetto

Oltre

1'

vi porge.

ossequii

nostri

liberalita

pin

luogo

quecento venir a

,

nostro Nolano

al

di

1'

oro non son difficihnente Diogeni

miuiificenza

con tanta

che

sogliamo

noii

inercanti seuza coscienza e fede son facilraeute Cresi, e

i

sole,

vivo,

generoso aniino vostro drizzara

il

degno supposito

virtuosi senz'

de

ordinario, ben che

1'

al

e la rappresentazion di quelle.

ritratto,

pin favorevole

e

,

piii

dove li

il

clie

drizzato

propizio reso

pin perfettainente

considerazion pin

la

si

che secondo

per che so, cose

le

irato

freme

gli

l'

si

grande

Enropa

e si poteute re,

,

con la voce de la

estremi cardini de la terra;

come leou da

,

,

1'

alta

spelonca ,

qnello

dona

orrori mortali a gli altri predatori potenti di qneste

qnando

si

riposa

e

si

qnieta,

liberale e di cortese amore, ch' infiaimna

e dissolve

rigor de

1'

manda il

artico deserto

1'

orsa gelata

1'

etenia enstodia del fiero Boote si raggira.

,

il

vampo

tal

di

tropico vicino, seal da

Vale!

,

che sotto


D

A L

I

G

P R

M

I

O.

Intexlocutori: S

in

i

t

L

Teofilo,

o.

Prudeflzio,

filosoib.

pedante.

Frulla.

S I

in

t

i

h

o.

arlavan ben latino ?

Teo. S in i. Teo. Smi. Teo. Smi. Teo. Smi. Teo. Smi. Teo.

Si.

Galantuomiui

?

Si.

Di bnona riputazione? Si.

Dotti? Assai coinpelentemente. Bencreati,

cortesi, civili?

Troppo mediocremente. Dottori?

Messer,

padre,

si,

si,

madonna,

madre,

si,

si,

credo da Oxonia.

Smi. Oualifieati ? Teo. Come no? nomini da un

velluto,

e

1'

altro,

area

de' qaali

per dio

dodici anella in due

,

scelta

,

due catene

di

roba lunga , vestiti di oro lucente al collo,

d'

con miella preziosa

mano

,

contenea

clie

sembrava an ricchissimo gioielliero, che ti cavava g-li occlii et il core, quando la vag]ieÂť-;iava. Smi. JMoslravano saper di Greco?

Teo. E di Prn. Togli

dita,

birra eziandio. via quell eziandio, poscia e

una obsolela

et an-

tiquata dictione.

Fru. Tacete, maestro, che non parla con voi, Smi. Com' eran fatti? Teo. L' uno parea il conestabile de la gigantessa P

altro

T amostante de

Smi. Teo.

dea de la riputazione. Si che eran doi? Si; per esser cpiesto nn numero misterioso.

Pi

Ut

u.

esscnt

duo

e

la

testes.

o

I'

orco,


124 Fru. Che intendele per quel testes? Pru. Testimouii, esaminatori de la nolana

At

suffieienza.

mehercle! per che avete detto , Teofilo , che il numero biiiario e misterioso? Teo. Per clie due sono le prime coordinazioni , come dice curvo e relto , destro e siuistro e finito et iiifinito , Pita^'ora Due sono le spezie di numeri: pare et imvia discorrencJo. Doi sono pare, de' quali 1' una e maschio, 1' altra e femina. :

li g-li

:

la vita

di cjuelli:

con

il

e divino,

superiore

Cupid i afli de

cognizione

:

vero et

il

quale

tendono

gli oggetti

sono le spezie di moti: retto, conservazione , e circulare, son li principii essenziali de le

a

Doi

col quale si conservano.

Doi sono

Due

bene.

il

corpi

i

Doi sono

inferiore e volgare. et alfetto.

,

la

Due le specifiche diiferenze de la semplice e inisto. Doi primi contrarii caldo et il freddo. Doi primi pareuti de

cose: la materia e la forma.

sustanza

raro e denso

:

et attivi principii: le cose naturali

F r u.

uscirono

ne

segni

celesti

fieri: cavallo , militudine de 1'

Due

Le

e

sono

la

,

e

,

i

de'

corifei

spezie di

nolite

ad imagine e

si-

et il barbogianni in

reiiquie di la

faro un* al-

,

area a due a

1'

Doi sono

gli animali

onorate

et

Sassetlo

ne

sono le

scimia in terra

false

le

denti di

i

:

Doi son

mulo. :

entrorno

Due

taunts.

et

uomo

bestie

a due a due.

ancora

(tries

:

questa patria

al proposito di que' prefati doi

binario.

del

due;

cielo.

sole e la terra.

Conforme

scala

tra

il il

:

,

barba

Fierze

*)

in

Pielruccia.

di

disse il profeta aver pin intelletto, bove , per che conosce il suo possessore , e 1' asino , per che sa trovar il presepio del padrone. Doi furono le misteriose cavalcature del nostro redentore, che et il novello gentile: siguificano il suo antico credente Ebreo , 1' asina, Doi sono da questi li nomi derivalivi, et il pullo. ch' han formate le dizioni titulari al secretario d' Augusto: AsiDoi sono i geni de gli asini: domestico e salnio e Pollione.

Doi sono ch'

il

vatico.

Doi

1"

d'

i

Israele

eternita

nomi

i

il

:

lor pin ordinarii

piramidi

sono le

che

animali,

gli

popolo

,

ne

le quali

colori:

bigio

denno esser

e

morello.

scritti

di questi doi et altri simili dottori:

orecchia del caval di Sileno,

e la sinistra de

1

l

Due

e dedicati a la destra

antagonista del

dio de gli orti.

Pru.

Optimae indolis ingenium!

enumeratio minime con-

icmnenda !

Fru.

Io

mi glorio, mio discorso

messer Prudenzio mio,

per che voi

che sete pin prudente , che 1' istessa prudenzia, percio che sete la prudenzia mascitlini gtteris. Pru. Neqne id sine lepore et grazia! Orsu isthaec mittaapprovate

*) Cosi

-

il

il

testo.

,

Foise T'irenze?


:

!

:

125

mm

encomia!

Scctcamus ,

quia,

vi ait Pcripateticorum prin-

ceps, scdendo et quiesccndo sapimus ; e cosi insino al tramonlar del sole protelareino il nostro telralogo circa il successo del colloquio del iXoIano col dottor Torquato, et il dottor

Nuudinio.

Fru. Vorrei

sapere

quel,

die

volete

inteiulere

per quel

tetralogo.

Pru. Tetralogo dissi io, iciest, quafuorum sertno, duorum sevmo , trilogo trium sermo,

dialogo vnol dire

come e cosi

oltre, de pentalogo eplalogo, et altri, che abusivamente si chiamano dialoghi, come dicono alctmi quasi diversorum log hi ma non ••verisimile, che li greci inventori di queslo nome abbiao qtieila prima sillaba: di, pro capitc illius latinae diclionis: ,

diversum.

Smi. grannnatioa

Pru.

Di grazia, signor maestro, lasciamo questi e venemo al nostro proposito O sacclum! voi mi parete far poco conto de

rigori di

,

le buone uu buon tetralogo, se non sappiamo cbe significhi quesla dizioue: tetralogo? et quod pejus est, pensaremo, che sia an dialogo? Nonne a dejinitione et a nominis ecrplicatione exordicndum, come il nostro Arpinate ne insegna? Teo. Voi, inesser Frudenzio, sete troppo prudente Lascia-

Come potremo

lettere.

mo,

vi priego,

questo

nostro

siamo

quattro

e

far

questi discorsi grammatical! , e fate conto, che ragionamento sia an dialogo, atteso che ben che in persona, saremo dui in officio di proponere

-ispoudere

di ragionare et ascoltare. , Or, per dar principio e negozio da capo, venife ad inspirarmi , o Muse! Non dico a voi, che parlate per gonfio e superbo verso in Elicona: per che dubito , che forse non vi lamentiate di me al fine i

riportar

qnando

il

dopo (aver

varcati

si

discalze

e

perig-liosi

nude

fatto

mari

si

lnngo

e

fastidioso

gustati si fieri costumi

,

peregriaaggio, ,

vi

bisognasse

tosto ripatriare,

per che qua non son pesci per Lombard!. Lascio , che non solo siete strauiere, ma siete ancor di quella razza , per cui disse mi poeta

Non fu mat Greco

di malizia netio. posso inamorarmi di cosa, ch" io non vegga, altre, altre sono che m' hanno incatenata I' alma. voi altre •Jnnqne dico graziose, gentili, pastose, morbide, giovani, belle,

Oltre

che non

A

diUcate, biondi capelli, sncchiose, occhi divini

,

per

le

quali

tanti

bianohe guance, petti

pension

di

smalto

fabrico

ne

,

la

vermiglie gote, labia e cuori di diamante,

mente,

tanti

alf-tti

accolgo nel spirto,

tante passioni concepo ne la vita, tante lacrune verso da gli occhi, tanti suspiri sgoinbro dal petto e dal cor sfavillo tante fiamme , a voi, Muse d' Inghilterra , dico, iuspiratem., soffiatemi, scaldalemi , accendetemi , lambiccatemi,

e liqnore, datemi in succhio, e fatenii comparir con „n p.cciolo dilicato, stretto, corto, e succinto epigramraa.

r.solvetem. in uoi.


126

ma

con una copiosa e larga vena di prosa lunga, corrente, grande e soda: onde non, come da un arto calamo, ma come da un largo canale, mandi i rivi miei.* E tu, Mnemosine mia, ascosa sotto trenta sigilli , e rinchiusa nel terro carcere de 1' omAi di passati bre de le idee , intonami un poco ne I' orecchio veunero doi al Nolano da parte d' im regio scudiero facendogV intendere , qualmente colui bramava sua conversazione , per et altri paradossi di sua nuova filointender il suo Copernico, Al cbe rispose il Nolano , die lui non vedea per gli sofia. ma per i proprii , quanto ocelli di Copernico , ne di Tolomeo , ben die quanto a 1<* osservaal giudizio , e la determinazione ; stima dover molto a questi et altri solleciti matematici, zioni , che successivamente a tempi e tempi giiuigendo lume a lume, ne lian donati principii sufficienti , per i quali siamo ridutti a quale non possea se non dopo inolte non oziose tal giudizio, Giungendo , die costoro in effetto son etadi esser parturito. come quelli interpreti , clie traducono da un idioma a 1' altro ma sono gli altri poi , clie profondano ne' sentiinenti, le parole E son simili a que' rustici , che rappore non essi medesimi. tano gli effetti e la forma d' un couflitto a un capitano assente le ragioni , e 1' arte , con la et essi non intendono il negozio , quale questi son stati vittoriosi ma colui , che ha esperienza , e Cosi a la tebana Manto, miglior giudizio ne 1' arte militare. che vedeva, ma non intendeva, Tiresia cieco, ma divino inter!

—

:

:

:

prete, diceva: Visit*

carentem

Sed quo

Tu

vocat

magna pars veri latet, me patria quo Phoebus , ,

sequar.

inopem gnata geiritorcm regens, Manifesta sacri signa fatidici refer! Juris

Similmente che potremino giudicar noi, se le molte e diverse de 1' apparenze de' corpi superiori, o circostanti non ne fussero state dichiarate e poste avanti gli occhi de la ragione? Certo nulla. Tutta via, dopo aver rese le grazie a et infili dei , distributor! de' doni , che procedono dal primo ,

verificazioni

nito

onnipotente

lume,

et

aver

magnilicato

il

studio di questi

conoscemo apertissimamente , che donamo aprir e non porgli occhi a quello, ch' hanno ossei-vato e visto, gere il consentimento a quel ch' hanno conceputo, inteso, e degeuerosi spirti

,

terminato.

Smi. Copernico

Teo. ingegno sii

;

stato

Di

grazia,

fatemi intendere,

che opinione avete del

?

Lui avea un grave, elaborato, sollecito, e inatiiro nomo , che non e inferiore a nessuno astronomo che ,

avanti lui,

uomo, che, quanto

al

se

non per luogo

di successione e

tempo:

giudizio natftrale, e stato molto superiore


127 Tolomeo , Ipparco

a

appo

niinato

da

liberalo ti

losofia

:

natnra,

,

Eudosso ,

vestigii di

cpiesli

e

tutti

al

:

gli altri

ch'

,

cLe e diventtto

,

han cam-

per essersi

de la commune e volgar pero non se n' e molto alper clie lui piu stndioso de la matematica , cLe de non La possuto profondar e penerrar sin tanto, clie alciuii

presuppositi

non voglio

,

lontanato la

i

dir cecita

falsi

ma

,

potesse a fatto toglier via le radici

d'

inconvenienti e vani priu-

onde perfettamente sciogliesse tntte le coutrarie difficulta, e venisse a liberar e se, et altri da tante vane inquisizioni ne cipii,

le cose costanti e certe.

Con

ditto cio

clii

potra a pieno lodar

magnanhnita di qnesto Germano , il quale , avendo poco riguardo a la stolta molt it udine, e stato si saldo contra il torreute de la contraria fede , e ben cbe quasi iuerme di vive ragioni, ripigliaudo quelli abbietti, e rugginosi frammenti, ch' ha possuto aver per le mani da 1' antichita , li ha ripoliti , accozzati , e matematico , che natural risaldati in tanto con quel suo piik discorso , ch' ha resa la causa g'va ridicola , abbietta e vilipesa la

onorata

pregiata

,

piu rerisimile

,

che la contraria, e certissima-

,

mente coinoda et ispedita per la teorica e ragioue calculatoria ? Cosl questo Allemano , ben che non abbi avuti sufficienti modi, per

quali

i

bellare

,

,

oltre

il

resistere

terminare

ne

ch' al fine si

potesse a bastanza viucere

,

e supprimere la falsita

,

ha pure

fissato

il

de-

,

piede in de-

1' animo sxio , et apertissimamente confessare, debba conchiudere necessariamente , che piu tosto

si muova a 1' aspetto de 1' uuivcrso , che sii posche la generality di tanti corpi innumerabili , de' quali molti sou couosciuti piu magnifici, e piu grandi , abbia al dis|>etto de la natura , e ragioni , che con sensibilissimi moti cri-

questo globo sibile

dano giri

,

il

et

contrario

conoscere

,

questo per mezzo

Chi dunque

infiussi.

sard

si

e base de' suoi

villauo e discortese verso

uomo , ch' avendo posto in obblio quel tanto, ha fatto con esser ordmato da li dei come una aurora , che dovea precedere 1' uscita di questo sole de 1' antica vera filosofia , per tanti secoli sepolta ne le tenebrose caverne de la cieca, maligna, proterva et hivida ignoranza, voglia, notandolo per quel , che non ha possuto fare , metterlo nel medesmo il

studio di quest'

ch'

nuinero de la gregaria moltitudine precipita piu per

,

che discorre

,

si

guida

,

e

si

orecchio d' una brutale et ignobile fede, che voglia coinputarlo tra quei, che col felice inge^no il

senso de

1'

han possuto drizzare , et inalzarsi per la fidissiina scorta de V occhio de la divina intelligeuza ? Or che dir6 io del iVolano ! Forse per essermi tanto prossimo, quanto io medesmo a me stesso , non mi converra lodarlo? Certamente uomo ragionevole non sara , che mi riprenda hi ci6 , atteso che questo talvolta non solamente convieue , ma e anco necessario , come bene espresse quel terso e colto Tansillo: s


;

:

128

Ben ch' ad un uom, die Di se stesso parlar molto Per die

Non

U

la lingua, ow' il

pregio et onor brama, sconvegna, cor feme et ama,

fede degna y precon de la sua fama

e nel suo parlar di

esser altrui

Pur qualdie volta par die si convegna, Quando vicn a parlar per un di dui: Per fuggir biasmo , o per giovar altrui. un tanto supercilioso , che non voglia a proposito sappia , clie o come propria alcuno patir la lode propria quella laholta non si pud dividere da sui present! j e riportati

Pure

se sara

,

,

Chi ripreudera Apelle

effetti.

lo vuol sapere,

dica

che presentando

,

1'

opra

tjuella esser stia inanifattura ?

,

,

clii

a

clri

biasi-

ad un, che dimanda 1' autore di quesla magnirisponda esser slato lui ? Or duncpie a lin ch' intendiate il negozio presente , e 1' importanza sua , vi propono per una conclusione , che ben presto facile - e chiarissimamente che , se vien lodato lo antico Tifi per avere rivi si provara

mara Fidia,

s'

lica scoltura

,

:

trovala la prima nave,

e con gli Argonauti trapassato

il

mare,

^dudaoc nimiuni , qui fret a primus Rate tarn fragili perjida rupit, Terrasque suas post terga videns, jlnimam levibus credidit auris se

tempi vien magnificatŠ il Colombo, tempo prima fu pronosticato

nosrri

a'

di chi tanto

per esser cohii,

lenient annis Saecula seris , quibiis Oceanus J'incula reman laacet , et ingens Paicat tellus, Tiphysque novos Detegat orbes , nee sit ierris Ultima Thule

—

che de' farsi di questo cielo

,

di scorrere la

,

il modo di montare al de le stelle , lasciarsi a le Li Tifi nan rifirmamento ?

che ha ritrovato

circouferenza

spalle la convessa superficie

del

perturbar la pace aJtrui, violar i patrii genii de le regioni, di confoudere quel che la provida natura distiuse, e granger vizii a' vizii de j>er il commerzio radop])iar i difetti,

trovato

modo

il

di

con violenza propagar nuove follie, ove non sono , conchiudendosi al fin pin saggio, quel ch' e pin forte, mostrar nuovi Studii, istruet arti di tiraunizar , et assassinar 1' un 1' altro , per raenti ,

r una e

e piautar

1'

altra generazioue,

1'

inaudite pazzie,

merce de' quai gesti tempo verra, male spese imparato, j>er forza de sapianno e potraimo niziose invenzioni.

reuderci

simili

ch"

avendono quelli a sue de le cose,

la \icissitudine

e peggior frutti di

si

per-


129 Candida nostri satcula patres Videre procul fraudc remota:

Sua quisque piger liltora tangens, Pairioque setter fraclus in arvo Parvo dives, nisi quas tulerat Naiale solum , non nor at opes. Bene

dissepti

foedera vtundi

unum Thessala

Trajrit in

Jussitque pati verbera

Parlemque

Mare

meiits fieri nostri

sepostum.

II

Nolano

1'

aniiuo uinano

per

,

cagionar e

simo carcere de

1'

elfetti

aria

l'

ali,

de

le chiinere di quei

,

quasi Mercnrii

,

la lerra,

1'

onde a pena come per

lontanissime stelle

artis-

certi

e gli erano

,

il velame di queste veramente la su si ritrovas.se, e libech' essendo useiti dal fango e caveme et Apollini discesi dai cielo, con niol-

tiforme impostura ban ripieuo

come

disciolto

nou volasse ad aprir

a fin clie

linvole e veder quello, die

rani da

rinchinsa ne

era

ch'

turbulenta, Ic

ha

tutto contrarii,

al

cognizione,

la

bndhi avea faculta di riinirar

mozze

pinus,

]>oiiliim,

mondo

il

tutto

d' infinite

pazzie,

smorzando quel lmne die rendea divini et eroici gli animi de' nostri approvando e confirniaudo le tenebre caliginose de' anticlii padri bestialila e vizii

,

di tante virtu,

diviuita e discipline,

,

,

Per

die gia tanto tempo

umaiia ragione oppiangendo la sua si bassa condizione, a la divina e provida mente , die sempre ne 1' interno oreccliio le snsurra, si rivolge con simili accenti: Chi saUrh per me, madonna , in cielo, ^4. nportarnc il mio perduto ingegno? sofisti et asini.

pressa,

Or

lal

ecco quello,

corse

le fantastiche

die vi

altre,

cli'

ha varcato

trapassati

stelle,

le

il

muraglia de s'

le

J'

prime,

e ciero veder

cospetto d' ogni senso e ragione

si

posseano a

occlii

aperti ,

ottavc

que'

cliioslri

di

con

,

de

,

,

iliuminati

i

fatte svanir

none,

spere,

filosofi

la

cielo, dis-

il

mondo,

del

decime et

per relazioue

volgari,

cosi al

cliiave di solertissima

la verita,

che da noi aprir

niidata la ricoperta e velata natnra,

le talpe,

gli occhi e

penetrato

aria,

margiui

ii

avesser potato ag-g-inng-ere

de' vani matematici,

inquisizioue

1'

volta nel suo hicido intervallo

ha

dona'.i gli

che non possean fissar tanti specchi, che da ogni

ciechi

,

mirar 1' iuiagin sua in opponeano; sciolta la lingua a' muti, die non sapeano e non ardivano esplicar gl' intricati sentimenti; risaldati i zoppi , che non valean far quel progresso col spirto , die non pu6 far 1' ignobile e dissolubile composto , li reude non m<-u present! , che se fussero proprii abitatori del sole, de la lima, et altri uomati astri; dimostra, qnanto siino simjli, o dissiuuli, lato

li

s'

y


;

130 maggiori, o peggiori que' corpi, clie veggiamo lontauo a quello, che n' e a presso, et a cui siamo tuuti; e n' apre gii occhi a veder qiiesto mime , questa nostra madre , clie nel suo dorso ne dopo averne produtti dal sno grembo, alimenta e ne nutrisce , et a non pensar oltre, al qual di imovo sempre ne riaccoglie , et anche feccia tra le lei essere nn corpo senza alma e vita ,

A

qiiesto modo sappiamo , che , se noi fussustanze corporali. simo ne la lima , o in altre stelle , non saremmo in loco molto

a

dissimile

qiiesto

,

corpi cosi bnoni

altri

maggior gliaja

,

tanti

,

forse

,

et

in

peggiore

muni

che son

,

infinito

eterno

et

immensa

tante

di

Non

fantastic!

esser

e per la stelle,

centenaja di lni-

contemplazione

efficiente.

nata la nostra ragione coi ceppi Conoscemo, otto, nove e dieci.

,

Cosi conoscemo tante

quelle

eh' assistono al ministerio e

universale,

come possono

,

anco migliori per se stessi

de' proprii aniinali.

felicita

tanti astri

e

e

del primo,

piii

mobili

imprigioe

che non e ch' un cielo

motori ,

una

dove quest i magnifici lmni serbano le proprie distanze , per comodita de la participazione de la perpeQuesti fiammeggianti corpi son que' ambasciatori , che tua A ita. Cosi annunziano 1' eccellenza de la gloria e maesta di dio. siamo promossi a scoprire 1' infinito effetto de 1' infinita causa, vestigio de 1' infinito vigore, et abbiamo dotil vero e vivo se 1' abbiamo a trina di non cercar la divinita rimossa da noi , pin noi medesmi siamo dentro a dentro che di anzi presso , , noi ; non meno che li coltori de gli altri mondi non la demio cercare a presso di noi, 1' avendo a presso e dentro di se, atteso che non pin la lima e cielo a noi , che noi a la lima. Cosi si pu6 tirar a certo miglior proposito quel che disse il

eterea regione

,

r

Tansillo quasi per certo gioco:

Se non togliete il ben, che v' e da presso, Come torvete quel, che v' e lontano? Sj?regiar il vostro mi par fallo espresso, E bramar quel, che sta ne V altrui tnano. Voi sete quel , ch abbandonb se slesso, 1

La

sua sembianza desiando in vano:

Voi sete il veltro , che nel rip trabocca, JMentre V ombra desia di quel cA' ha in bocca. Lasciate V ombre, et abbracciate il vero! Non cangiate il presente col fuiuro! lo d' aver di miglior gift non dispero

Ma

per viver

Godo

piii lieto e

piu

sicuro,

presente , e del futuro spero Cost doppia do/cezza mi procuro.

Con

cio

un

ara vinto

e

il

solo

,

:

ben che solo , pu6 e potra vincere ,

trioufara

contra

1'

ignoranza

generale;

et al fine

e

non e


!

:

:

131 dubbio

—

ciecbi

e sorcli testiinonj,

se la cosa de' determinarsi non di

convizii

con

la moltitudiue di

ma con cLe conchiuda al line; per die in fatto tutti gli orbi non vagliono per uno, che vede, e tutti i stolli non possono servire per uu savio. Pru. Rebus, et in sensu , si non est quod fait ante, la forza

di regolato sentimento,

il

e di parole vane,

qual

bisogua

Fac vivas cortlcntus eo , quod tempora pracbcnt Judicium popufi nunquam contempsetU units, He nuUi placcas , dutn vis contemnere viullos. Teo. Oneslo e prudentissimamenfe delto in proposito convitto e reggiraento counuie,

ma

zione:

non gia

in

proposito

de la cognizione de la verita per cui disse il medesmo saggio sed a doctis ; indoctos ipse doceto!

e regola di coutemplazione

Disce ,

E

anco

del conversa-

e pratica de la civile

,

quel

die tu dici, in proposito di dottrina espediente a molti; e pero e consiglio, che rignarda la moltitiidine per che uon fa per le spalte di qnalsivoglia questa soma, ma per qnelli, cbe possono portarla, come il Solano, o al meno mnoverla verso il sno termiue, senza incorrere difficolta disconveniente , come il :

Copernico La possnto sione

di

qnesta

comiimcarla,

F

asino,

se

se

fare.

verita,

Oltre,

non denno

non vogliono lavar,

color ch' banno la posses-

ad

ogni

come

si

non vnolen vedere quel cLe san

sorte di persona

dice, far

i

il

capo a

porci a le

perle, e raccogliere que' fhitti del sno studio e fatica, che snole prodnrre la temeraria e sciocca ignoranza , insieme con la pre-

snnzione et

Di

incivilita , la quale e sua perpetua e fida compagna. que' dnntpie indotti possiamo esser maestri, e di qnei ciechi

che non per inabilita di natnrale impoteuza, o per , privazion d' ingegno e disciplina , ma sol per non awertire , e uon considerare, son chiamati orbi: il che awieue per la illiuninatori

pri-

vazion de F atto solo, e non de la facnlta ancora. Di qnesti sono alcimi tanto inaligni e scelerati, che per una certa ueghittosa invidia si adirano et inorgogliano couha coltii, che par loro voglia insegnare , esseudo , come sou crednti e, quel ch' b peggio, si credouo dotti e dottori , ardisca mostrar saper quel che essi uon sauno; qua li vederete infocar e rabbiarsi.

Fru. Come awenne a que' doi dottori barbareschi, de' quali F uu de' quali, nou sapendo pin che si rispondere,

parlaremo;

e che argiunentare

,

s'

alz6 in piedi, in atto di volerla fiuir con

una provisione di adagi d' Erasmo, o ver coi pugni , cridd quid? nonne Anticyram navigas? tu UU philosophorum protoplastes, qui nee PtoJomaeo, nee tot, tantorumque philosophorum, et astronomorum majestati quippiam concedis! Tu ne vodum in scirpo quaerites? et altri propositi, degni d' essergli decisi a dosso con quelle verghe doppie, chiamate bastoni, i

facchini soglion prender la misiira per far

i

con le quali giubboni a gli asini.


132

T e o. Lasciamo quest! propositi per ora ! Sono alcuni altri, che per qualche credula pazzia, temendo, che per vedere non si guastino, vogliono ostiuatamente perseverare lie le tenebre di quello i

felici

ch' lianuo

una volta malamente appreso.

e ben nati ingegui, verso

cjnali

li

Altri poi sono

nissiino onorato studio

e perso ; temerariamente uon giudicano , lianuo libero 1' intelse non inventerso ii vedere, e son produtti dal cielo , tori, degni peso esamiuatori , scrutator!, giudici, e testimonj de letto,

Di quest! ha guadagnato

la verita.

,

guadagna

,

e

guadagnara

Questi son que' nobilissiini Per che e dispntar con lid. di contrastargli circa queste materie,

assenso e 1' ainore il •Aolano. ingegui , che son capaci d' udirlo 1'

in vero nissuno e degno che, se non vien contento di consentirgli a fat to , per non esser tanto capace, non gli sottoscriva almeno ne le cose molte, magche quello che non pud conogiori, e principal!, e confessi,

scere per pin vero

Pru.

>Sii

e certo

,

come

parer de gl! antichi

che

,

la si vuole

per che

j

,

sii

pin verisimile.

io

non voglio discostarmi dal

dice

il

saggio

:

Ne

1'

antiquita e

la sapienza.

Teo. E soggiunge: In

molti anni la prudenza. Se voi inche dite , vedreste , che dal vostro fondamento s' inferisce il contrario di cpiel che pensate: voglio dire, che noi siamo pin vecchi et abbiamo pin lung-a eta, che i nostri

tendeste bene

quel

predecessor!

intendo

come

,

in proposito.

per

Non ha

quel

che appartiene in

possuto essere

si

certi

maturo

il

giudizj,

giudizio

Eudosso, che visse poco dopo la rinascente astronomia , se pur non rinacque , come quello di Calippo , che visse trent' anni dopo la morte d' Alessandro magno ; il quale , come giunse d'

in esso

possea giungere ancora osservanze ad osservanze. Ipparco, per la medesma ragione, dovea saperne piu di Calippo, per che vidde la mutazioue fatta sino a cento nonanta sei anni dopo la morte d' Alessandro. !RIenelao , roniano geometra , j>er che vidde la dilferenza de' moti quattrocento sessanla dui anni

anni ad anni,

dopo Alessandro morto , e ragione che n' intendesse pii\ ch' Ipparco. Piu ne dovea vedere Macometto Ai'acense mille ducento e dui anni dopo quello. Piu n' ha veduto il Copernico quasi tempi a presso la medesma anni mille oitocento quaMa che tli questi alcuni, che son stati a presso, lion siino perd stati \nii accorti , che quei , che fnron prima , e che la moltitudine di que', che sono a' nostri tempi , non ha perd piu sale: questo accade per cid che quelli non vissero, e questi non vivono gli anni altrui, e, <piel ch' e peggio, vissero morti quell! e questi ne gli anni proprii. Pru. Dite quel che vi piace, tiratela a vostro bel placer, dove vi pare , io sono amico de 1' antichita , e quanto aj>partiene a' nostri

rantanove.

a le vostre opiuioni, o paradossi, non credo,

che

si

molti e si


133 sien

saggi

ignoranti

stati

come pensate

,

voi

et

altri

amici

novita.

di

Tco. Bene, jnaestro Pnidenzio, se questa volgare e vostra opinione per tanto e vera, in quanto eh' e aurica, certo era falsa, quaudo la fn nuova. Prima the fusse questa filosoh'a couforme al vostro fici

capo,

da' qnali

e

gici

la

verita.

nuovo

antico e

stata

fu quella de

prima

matemalici, da

alieni 1'

cervello,

miova

Frn.

:

,

si

li

Caldei,

Egizii,

prima memoria,

Pitagorici et altri di

,

ribellorno

questi

Maghi, Or-

couforme insensati

al

noslro

e van! lo-

nou tanto de 1' antiqnita, quanto Pouiamo dnnqne da canto la ragione de atteso clie non e cosa vecchia clie nou sii nemici

,

come ben

note* il vostro

Aristotele.

non parlo,

scoppiaro, creparo certo. Avete parlando a maslro Pnidenzio. Sapete , come intendo , eke Aristotele sii sno , i. e. Ini sii Peridi grazia, facciamo questo poco di digressione patetieo? detto:

il

S' io

vostro Aristotele,

—

per

modo

porta do

di l'

pareutesi

!

—

Come

areivescovato di Napoli

dui cieehi mendiclii

di 1'

nno

si

a la

diceva Guelfo,

e

ahro Ghibeliino, e con questo si cominciorno si crudameute a (occar 1* mi 1' altro con que" bastoni , cb' aveano , clie, se non fussero stati divisi , non so come sarebbe passato il negozio. In questo se li accosta un worn da bene, e li disse: Venite qua , in, e tu, orbo mascalzone clie cosa e Guelfo? clie cosa e Gbibellino? clie vuol dir esser Guelfo, et esser Ghibeliino? In verita 1' imo non seppe punto clie rispondere , nh clie dire. L' altro si risolse dicendo: il signor Piefro Costanzo, ch' e mio padrone, et al quale io voglio molto bene, e nn Ghibeliino. Cosi a punto molti sono Perijiatetici , che si adirano , si sealdano e s" imbragiano per Aristotele, voglion difendere la dottiina d' Aristotele, son inimici di que', che non sono amici voglion vivere e morire per Aristotele, i quali d' Aristotele, non intendono ne anrhe epiel che significano i titoli de' iibri d" Aristotele. .Se volete , ch' io ve ne diniostri uno, ecco coI"

!

f>tui

,

al quale

a volte

ti

ceps , un

Pro.

a\efe detto:

sfodera un

il

vostro Aristotele,

ylrhtotcles

Plato noster , Io fo poco

et

conto

nosier ,

e che a volte

Pcrijxitelicorum prin-

ultra.

del

vostro

cento,

niente istimo la

vostra stima.

Teo. Di grazia, non interrompete piu il uosrro discorso! Smi. Seguite, signor Teofilo! Teo. Not6 dico il vostro Aristotele che come e la vicissitudine de 1' altre cose, cosi nou meno de le opinioni et ,

efletti

diversi:

,

,

per6 tanto e aver rigiiordo

loro antiqnita, quanto voler deeidere,

,

a le filosofie ]>er le

se fu prima

il

giorno, o

Quello dunque , al ehe doviamo fissar 1' occhio de la considerazioue , e, se noi siamo uel giorno, e la luce de la la notte.


;

134 verita e sopra

il

nostro orlzonte, o vero in quello de gli awersiamo uoi in tenebre, o ver essi; et in

sarii nostri antipodi; se

conchisione, se noi, cbe diamo principio a rinorar 1' autica filosofia, siamo ne la mattina , per dar fine a la notte , o pur ue la sera, E questo certamente non e difficile per donar fine al giorno. a determinarsi , anco giudicando a la grossa da' frutti de 1' una Or veggiamo la differenza tra e 1' altva specie di coutemplazione. quelli e questi! Ouelli nel viver temperati, ne la niedicina esperti, ne la coutemplazione giudiziosi , ne la divinazioue siugolari , ne la magia miracolosi , ne le superslizioni providi , ne le leggi osservanti , ne la moralita irriprensibili , ne la teologia divini , in lutti effelli eroici , come ne mostrano lor prolongate vite , i meuo infermi corpi , 1' invenzioui altissime , le adempite pronosticazioni , le sustanze per lor opi-a trasformate , il coirvitto pacifico di que' popoli, stissiine

vestigi

,

altri

S m i. pensa

lor sacramenti

iuviolabili,

1'

esecuzioni

giu-

buone e protettrici intelligenze , et i durano , di lor inaravigliose prodezze.

ancora

cb'

,

Questi

li

la familiarita di

conti*arii lascio

Or

che

direte,

tutto il contrario

T e o. Non mi

,

esaminarli

al

giudizio

di cbi n' ba.

se la maggior parte di nostri tempi

e spezialmente quanto a la dottrina ?

per cbe, come e ordinario, quei, ; cbe manco iutendono , credono saper pin , e quei , cbe sono al tutto pazzi , pensano saper tutto. S i. Dimmi , in cbe modo si potran corregger questi ? Fru. Con toglierli via quel capo, e piantarline un altro. T e o. Con toglierli via in qualcbe modo d' argumentazioiie quella esistimazion di sapere , e con argute persuasioni spogliarli, quanto si pud, di quella stolta opinione, a fin cbe si rendano uditori ; avendo prima awertito quel , cbe insegna , cbe siino inOuesti , secondo 1' uso de la scuola gegni capaci et abili. maraviglio

m

non voglio ch' abbino faculta di esercitar interrogator , o disputante, prima cb' abbino udito tutto il corso de la filosofia; per cbe allora , se la dottrina e perfetta in se, e da quelli e stata perfettamente intesa, purga tutti i Oltre, s' awiene, dubbii, e toglie via tntte le contradizioni. cbe ritrovi un pin polito ingegno , allora quel potra vedere il tanto , cbe vi si puo aggiungere , togliere , correggere e mutare.

pitagorica e nostra, atti

d'

Allora potra conferire questi principii e conclusioui , e cosi ragionevolmente consentire , o dissentire , interrogare e rispondere per cbe altriinenti non e possibile saper circa una arte o scienza dubitar et interrogar a proposito, e con gli ordini cbe si couvengono , se non ba udito prima. Non potra inai esser buono inquisitore e giudice del caso , se prima non s' e informato del negozio. Pero , dove la dottrina va per i suoi gradi procedendo da posti e coufirmati principii e fondamenti a 1' edificio e perfezione di cose, che per quella si possono ritrovare, 1' auditore


135 tacilumo

essere

deve

credere

con

die

,

e

prima

,

progresso

il

d' aver tulto ndito et iuteso, de la doltrina cessaranno tutte

Altra consnehidine hanuo gli Efetici e Pirroui, facendo professione , che cosa alcnua non si possa saseni])re Yaimo diinandando e cercando , per non ritrovar

ditficultadi. i

quali

pere

,

,

Aon

giaminai.

ineno

ingegui

infelici

cose cbiarissime vogliono disputare di

tempo

iniaginar si possa

clie

,

;

son

qnei,

clie

anco

di

facendo la maggior perdita

,

e qnei

che per parer dotti,

,

non vogliono insegnare , ne imparare , ma solamente contendere et oppugmtr il vero. Smi. Mi occorre nn scrupolo circa quel clie avete detto, che , essendo una innmnerabil niohitndine di quei , clie presne per altre indcgne occasioni

uditi

e

come vedete

,

piene 1'

sapere

di

iiKinn

di

quest i

,

stimano degni

si

d'

essere

costantemente

per tntto le nniversita et academie son Aristarchi, cederebbono mi zero a clie non clie

altitonante Giove, sotto

i

qnali qnei, clie studiano, non aranno

cb' esser promossi da non sapere, una privazione de la verita, a pensarsi e credersi di saVedi duntpie , cbe pere , cb' e una pazzia et abito di falsita. Tolti da la ignoranza tli cosa ban guadagnato qnesti nditori semplice negazione son messi in qnella di mala disposizione, come la dicono. Ora clii mi fara sicnro clie , facendo io tanto dispendio di tempo e di fatica , e d' occasione di miglior studj non mi ayvenga quel cb' a la massima parte et occnpazioni, snole accadere, cbe in luogo d' aver comprata la dottrina, non m* abbi iufettata la mente di perniziose pazzie ? come io , cbe non so nulla, potro conoscere la differenza di dignita et indignita, de la poverta e riccbezza , di que' cbe si stimano , e son stiinati savj ? Vedo bene cbe tutti nascemo ignoranti , credemo facilm ente d essere ignoranti , crescemo e siamo allevati con la disciplina e consiietndine di nostra casa , e non ineno uoi ndiamo

al

line

guadagnato

altro

,

ch' e

!

,

,

1

biasiinare

le

avversarii

et alieui da noi

Non meno

in noi si piantano

leggi

,

li

tnra le radici del zelo

riti

,

,

fede

la

,

e

li

cbe qnelli di noi

per forza

di

costmni de' nostri e di cose nostre.

certa

nainrale

nntri-

di cose nostre,

cbe in qnelli altri molti Onindi focilmente ha possnto porsi iu nostri stimino far uu sarificio a li dei,

de le sue. , cbe i qnando aranno oppressi, nccisi, debellati e assassinati li nemici de la fe nostra ; non meno cbe qnelli altri tntti , qnando aran fatto il simile a noi. E non con minor fervore e persnasione di certezza qnelli ringraziano idio d' aver qnei lnme , per il quale si promettono eterna A-ita, cbe noi rendiamo grazie di non essere in qnella cecita e tenebre, cb' essi sono. queste

e divers!

consnetiidine

A

persuasioni

aggiungono le persuasioni di scienze. Io, o per elezione di qnei, cbe mi governaro, padri, e pedagogbi, o per mio capriccio e fantasia, o per fama d' un di

religione e fede

s'


:

136 non men con satisfazione

amino mio,

mi stimaro ignoranza d' un cavallo, die qnalsivoglia altro sotto mi meno ignorante, o pur dotto. Non sai, quanta forza abbia la cons net ndine di credere ad impeet esser nodrflo da fanciullezza in certe persuasioni,

dottorc,

aver guadagnato sotto

da

dirne

1'

manifestissime

cose

di

intelligenza

1'

tie

arrogante e fortunata

1'

;

non altrimenti

sono avezzati a mangiar veleno, la complessiou de' quali al fine non solamente non ne sente oltraggio , ma ancora se 1' ba convertito in nutriment o naturale Or di sorte cbe 1' antidoto istesso 11 e divenuto mortifero. dimmi, con quale arte ti conciiiarai queste oreccbie pin tosto tn, ch' accader suole a quel,

un

ch'

cbe ne

essendo

altro?

ad

inclinazione

che

attendere

1'

animo

tue

le

di quello e forse

proposizioni

cbe

,

meno

quelle

di

mill' altri diverse ?

T e o. le

abbia

Questo e dono de da

sorti

venir

farti

esistimazion

1'

et illiuninano

1'

di

li

del

vera

guidano e dispensano cbe non tanto , quanto in verita sii tale,

se

,

incontro

1'

a

ti

un uomo

guida,

interim tuo spirto al far elezione di quel cb' e

migliore.

S m i. inune

Peru comuuemente

a fin cbe

,

,

se

si

errore

si fa

va

a

presso

giudizio

al

quello non sara.

,

co-

senza gran

favore e compagnia.

Feo. Peusiero indegnissimo d' un uomo! Per questo.gli uomini savii e divini son assai pocbi; e la volonta. de li dei e questa,

atieso clie

non e comune

Smi. Credo bene,

cbe

e generate.

la verita e conosciuta

le cose pregiate son j)ossedute

da pocbi,

ma mi

da pocbissimi;

e

confonde,

cbe molte cose son pocbe tra pocbi, e forse a presso mi solo, cbe non denno esser stimate , non vagliono nulla , e possono esser maggior pazzie e vizii. Teo. Bene! ma in fine e j>iii sicuro cercar il vero e conveniente fuor de la moltiludine , per die questa mai apjiorto cosa ]>reziosa e degna, e semjire tra pocbi si trovomo le cose di perfezione e pregio, le quali se fusser sole ad esser rare et a presso rari, ognuno, ben cbe non le sa]iesse rilrovare, al meno le potrebbe conoscere. E cosi non sarebbouo tanto preziose per via di cognizione, ma di possessione solamente. SmJ. Lasciamo dimque questi discorsi, e stiaiao un poco ad ndire et osservare i pensieri del Nolano E pure assai, cbe sin ora s' ;..,.ia couciliato tanta fede, cb' e stimato deguo !

d'

essere udito.

Teo. sua

A

filosofia

nita,

lui sii

basta ben

questo.

forte a conservarsi

e far aperte le faliace

,

Or

attendete,

difendersi

de' sofisti,

,

quanto la

scoprir la va-

e cecita del volgo, e

voigar filosofia!

8 mi.

A

questo fine,

per esser ora notte,

tomarenio do-


!

137 mani qua a

medesma

ora

1'

rinconlri e dottriua del

Pni.

sopra

considerazione

e faremo

,

li

Nolano

nam jam nox

Sat prata blbevunt;

canlo

hitmida

praccipitat.

DIALOGO SECOND

0.

T e o f i 1 o. Di grazia, signor Allora gli disse il signor Folco Grivello: Nolano, faietni intendere le ragioni, per le quali stimate la terra muoversi! cui risposc, die lui non g-li arebbe possuto donar ragione alcuna , non conoscendo la sua capacita e non sapeiulo, come potesse da lui essere inteso , temerebbe far come quei , clie dicono le sue ragioni a le statue et andano a parlare Per tanto gli piaccia prima farsi conoscere con procon li morti. ponere quelle ragioni, che g-li persuadano il contrario, per che

A

;

e forza de

secondo il lume portando quelle, a questo

che per desiderio

,

esser date risoluzioni. clie tiene

,

che lui dimostrara apAg'giunse

ingegno,

1'

polraimo

gli

mostrar

di

,

imbeciilita

1'

pensano esser confirmati, se g-li farebbe non mediocre jiiacere di ritrovar persone , le quali fussero giudicate sufficienti a questa impresa , e di contrarj pareri per

lui

sua

modo

filosofia

principii

coi quali

,

verrebbe

g-li

rispondere e

presentata di

nel quale vi

si

prometto, disse allora clie

gentiluomini

molti

dopo mangiare

si

faccia

e tutte volte

,

clie

,

non e gran cosa

e dolti

cli'

si

sotto la

io

in

cbe

molti

lettere

,

dottori

di

E

si

,

in

sarete

a fin clie

Vi

esser presente

d'

per occasione ; cbe mi ritardi dal

mia elezione,

Ma

vi priego,

malcreate

palria

,

coi

di procedere

potesse desiderare.

per die quelli

•

clie

,

cbe non mi

e poco iutendcnti

per , ba ragionato di

cerlo ebbe ragione di dubilare

questa

ba trovato nel modo

cbe d" altro, cbe cbe non dubit asse j

le ceueri,

personaggi

voi

presentara simile

persone ignobili,

speculazioni.

siinili

,

le vostre cose

non mancaro

stndio di voler intendere e sapere. fate veuir inanzi

:

e voglio

discussione di belle e varie cose.

Nolano,

il

,

op])orranno persone

non vi faran mancar materia di ]>rodur campo. Jlercoldl ad otlo gionii, clie saru de

forse

convitato con

dicln'a-

e disse

accetto la vostra proposta

fate gratissimo ofTicio;

determinare mi giorno,

,

tpiesta

di

quant o mi-

tanto migliormente,

contra la volgare,

Con

al ris])ondere.

potesse veder la \irtu de' fondamenti

3Iolto piaccpie al sig. Folco questa risposta

rare.

mi

si

occasione

glior

medesmi

sempre apparecchiato e pronto

sarebbe

questo

i

,

quali

aver pin del bifolco, il sig. Folco,

Kispose

cbe lui propone ,

son mori-


!

!

138 Cosl fu conchiuso.

geratissinii e dottissiuii.

giorno determinato

il

,

ajutatenii,

Muse,

Or

essendo venuto

a raccontare!

Pru. Apostrophe pathos, invocation poetarum more! Smi. Ascoltate, vi priego maestro Prudenzio Pru. Lubentissime. Teo. II Nolano, avendo aspettato sin dopo pranzo, e non i

,

stimo cpiello gentiluomo per altre occupao men possuto proveder al negozio, , pensiero, ando a rhnenarsi, e visitar alcuni

avendo nuova alcima

,

zioni aver posto in obblio

e sciolto da quel amici italiani e ritornando al tardi dopo

il

tergo

il

con

,

il

Febo avendo

rutilante

radiante capo ad illustrar gli anlipodi sen giva. ,

P r u.

Oli

s' io

,

tacete

sapessi

in cercarlo

e quando

Gum, il

vostro

!

e

dottori

,

i

quali

s'

viddero venire

dimora andiamo

senza

gentiluomini

istoria

clie il

sera al tardi giunto a casa ritrova avanti la porta e maestro

presto

1'

voi, per I

dunque, in uome del vostro diavblo

mess. Florio ,

—

volto al nostro emispero

Fru. Di grazia, magister raccontate modo di recitare mi soddisfa mirabilmente

Fru. Or Teo. La

tramontar del sole,

il

:

Pru. Gia

e

,

tra

:

erano molto travagliati

oh

di grazia

,

dissero,

che vi aspettano tanti cavalieri, gli altri ve n' e un di quelli,

hanno a disputare , il quale e di vostro cognome. Noi dunsin adesso una que , disse il Nolano , non ne potremo far male ch'

:

sperava

questo negozio a lume di sole , e veggio , clie si disputara a lume di candela. Iscuso maestro Guin per alcuni cavalieri , che desideravano esser presenti , non lian j>ossuto essere al desinare , e son venuti a Orsu , disse il Nolano, andiamo, e preghiamo dio, clie la cena. ne faccia accompagnare in questa sera oscura , a si lungo camcosa

in'

e venuta in fallo

ch' io

,

di far

poco sicure strade. Or ben clie fussiino ne la pensando di far meglio , per accortar il cammino, divertimmo verso il fiume Tamesi , per ritrovar un battello , che ne condncesse verso il palazzo. Giunsimo al ponte del palazzo del milord Buckhurst, e quinci cridaudo e chianiando oars, i. e. , gondolieri , passammo tanto tempo , (pianto arebbe bastato a bell' agio di condtirne ]>er terra al loco determinato, et Risposero al fine avere spedito ancora qualche piccolo negozio. da lung-i dui barcaroli , e pian pianino , come venissero ad appic-

mino,

]>er

si

strada diritta

,

riva dove dopo inolte interrogazioni e dove , e per che , e come , e quando x approssimorno la proda a 1' ultimo scalino del ])onte. Et ecco di dui , che v' erano , un , che pareva il nocchier autico del tartareo regno , porse la mano al Nolano , et un altro , che jteuso ch' era il figlio di quello , ben che fusse uoino di sessanta cinque auni in circa, accolse noi altri a presso, et ecco che carsi

,

giunsero

a

risposte del donde

la

,

;


!

!

139 clie qui fusse entrato un Ercole , nn Enea , o vet un re di Sarza, Rodamonte *), Gemuit sub pondere cytnba Suii/is , et multam acccph limosa paludem. Udendo quesla inusica il JVolano piaccia a dio , cLe disse , questo uon sii Caronte Credo , clie questa e quella barca cbiamata 1' emula de la lux perpetua : cjuesta pu6 sicuramente competere iu antiquita con 1' area di Noe e per mia fe , per certo par una de le reliquie del diluvio. Le parti di questa barca li rispondevauo , ovunque la toccassi , e per ogni miuiuio moto risuonavano ])er tutto. Or credo disse il iNolano, non esser favola, clie le murnglia , se ben mi ricordo, di Tebe erano vo-

senza

:

!

,

,

Se nol

e cbe tal volta cantavano a ragion di inusica.

cali,

cre-

cbe ue sembra tauti pifferi con que' fiscbi , cbe faimo ndir le onde , quando entrano Noi risimo , ma dio per le sue fissure e rime d' ogni canto. sa , come Anuibal , quando a 1' imperio afllitto vidde farsi fordete

tuna

ascoltate gli accenti di quesla barca,

,

si

molesta, rise tra gente lacrimosa

Pru. Rhus sardonicus Teo. Noi, invitati si da amor , li sdegni , i tempi e ,

suoni con

il

„Dove

dolce

stagioui

le

Messer Florio

canti.

i

amori, cantava

quella

e mesta.

,

,

armonia, come da accompaguamino i

come ricordandosi de' suoi mia vita ?" II IVolauo

vai senza ine, dolce

ob feminil ingegno" e "via discorpoco a poco , per quanio ne permettea la barca, cbe , ben cbe da le tarle et il tempo fusse ridutta a tale, cb' arebbe possuto servir per subero , parea col suo festina lentc tutta di piombo , e le braccia di que' due veccbi rotte , i quali, ben cbe col rimenar de la persona mostrassero la misura luuga, nulla di meno con i remi faceano i passi corti. Pru. Opt'nne descriptum illud fesiina , con il dorso frettoloso di marinari , lentc , col profitto de' remi , qual mali operarii del dio de gli orti. questo modo avanzando molto di tempo e poco Teo. non avendo gia fatta la terza parte del Yiaggio, di cammiuo , poco oltre il loco , cbe si cbiama il Tempio , ecco cbe i nostri padroni , in vece d' affrettarsi , accostano la proda verso il lido. Dimanda il Xolano Cbe voglion far costoro ? voglion forse riprendere un po' di fiato ? E gli venue interpretato , cbe quei uon erano per passar oltre; per cbe quivi era la lor stanza. Priego , e ripriego , ma tanlo peggio ; per cbe questa e una ripigliava ,,11 Saracin dolente,

rendo.

Cosi

a

A

:

specie

di

dio d'

amor del popolo

rustici,

uel petto de' quali spiuita tutti

Pru. Principio *)

II

testo

:

otnni

Redi sanza.

i

sui strali

il

villano.

ruslicorum

Iuettamente

generi

hoc

est

a natura


:

:

140

f

admit, et vix quicquam tributum , ut nihil virtutis amove formidine poenae. Fru. E un altro proverbio anco in proprosito di ciaschedun villano

Rogaius tumet, Pulsatus rogat, Pi/gnis concisus adorat. In conclusione , ne gittarono la, e dopo pagatili e per clie in cjnesto loco non si puo far altro, reseli le grazie, qunndo si riceve un torto da simil canaglia , ne moslrorno il diOr qua ti voglio , dolce rilto cammino per uscire a la strada.

Teo.

Mafelina

,

cLe

*)

musa

la

sei

Merlin Coccajo. **)

di

cammino, cLe comincio da una buazza,

Questo

ne per ne per fortnna , avea diverticolo. II Nolano , il quale ha stucliato et ha praticato ne le scuole pin clie noi , disse mi Et ecco par veder un porco passaggio ; pero seguitate a me era un

ordinario

la quale

,

:

!

non area di sorte

tando

finito cpiel dire

che vieu pianlato lui in quello fango

,

die non possea ritrarne fuora le gam.be , un 1' altro andammo per mezzo , sperando ,

,

1'

Ma

purgatorio durasse poco.

ecco cbe per

e cosi aiu-

die qnesto

iniqua e dura

sorte

ne ritrovammo ingolfati dentro un limoso 1' orto de la gelosia , o il giardin de le delizie , ei a terminato quinci e cpiindi da buone muraglia , e per die non era luce alcuna , che ne guidasse , non sapeamo far

lui e noi

varco

il

,

noi e lui

,

qual

,

come

fusse

-

cammino , ch' aveam fatto , e quello , che doveam sperando ad ogni passo il fine, sempre spaccando il liquido limo, penetravamo sin a la misura de le ginocchia verso Oua 1' uno non ])ossea dar profondo e tenebroso averno. il consiglio a 1' altro ; non sapevam che dire , ma con un junto diiferenza dal

fare,

chi

silenzio

per rabbia,

sibilava

chi

sbrnffava con le labbia, chi gittava

poco

,

chi sotto lingua

serviano,

i

bestemmiava

un ,

faceva sns])iro

1'

altro

,

bisbiglio,

un

chi

fermava un occni non ne

si

e per che gli

piedi faceano la scorta ai piedi,

fuso in far pin guida a

un v e

cieco era cou-

tanto che

Qual uom, che giace e piange lungamente Sul duro letto il pigro andar de V ore, Or pietre , or carme , or polve , et or liquore Spera cA' uccida il grave mal , che senie^ Ma poi cli a lungo andar vede il dolente, Cti ogni

Sdegna , *)

e vinto dal dolor e, acq it eta , e se ben more, a sua salute altro si tente

ri medio

Diaperando

ÂŤ'

cA'

Mcssalina?

**) Inventor della poesia

lengo da Mantova

,

macaronica , detto propriameute Teo&lo Fo1' an i544.

morto


!

:

141 noi

cosl

,

al iioslro

vello

in

dopo aver tenlalo e ritentato , e 11011 vedendo rimedio male , disperati , senza piu sludiar e beccarci il cervano , risoluti ne audavamo a guazzo a guazzo per quella liquida bua

alio inar di

l'

dava del profondo Tainesi a

Pm. O Teo.

le

,

die col suo lento Jiusso

an-

sponde.

bella clausula!

Tolta

ciasciui di noi

la

risolnzione

del tragico

cieco

Epicuro

d'

Dov' il fatal deslin mi guida cieco, Lasciami andar , e dove il pie mi porta. Re per pi eta di me venir piu meco! Trovarb forse tin fosso , un speco , un, sasso Piatoso a trarmi f'tior di ianta gucrra, Prccipitando in loco cauo

Ma

per la grazia de

c basso.

dei (per die,

li

come

dice Aristotele

,

non

daiur infinitum in actu) senza incorrer peggior male, ne ritrovammo al line ad un pantano , il quale, ben die ancor lui fusse avaro d nn poco di maigine, per darue la slrada, pirre ne rilevo con trattarci pin cortesemen(e , non inceppando oltre i 1

nostri tiero

ne rese a

un

lasciava

romperne

Pru. Teo.

cortesia d'

la

qnalclie testa

Conclusio

per porre

piedi in

i

come nbbriacbi,

cespitar

fe'

monlando noi pin alto per il senuna lava , la quale da un canto

spazio

petroso

si

passo passo ne di

die,

sin tauto

piedi,

,

,

o

secco,

die

non senza pericolo

gamba.

conclusio!

,

In conclusione, tandem laeta arva tcncmiis. Ne parve essere ai campi elisii, essendo arrivati a la grande et ordinaria strada , e quivi da la forma del sito considerando , dove ne avesse condotti qitel maladetto diverticolo, ecco die ne ritro-

vamino poco pin o nieno di ventidui passi discosti da onde eravamo partiti, per ritrovar li barcaroli, e viยงino a la stanza

O

del ]\olano.

sofismi

,

varie dialetticbe,

o nodosi dnbbii

o cavillose cazioni, o senri enigini

o indiavolate

sfingi

,

risolvetevi

,

o

i'atevi

,

,

o importuni

o intricati laberinti,

risolvere

In questo biuio, in questo dubbio passo, Che debbo far , die debbo dir , alii lasso'/

Da si

qua ne richinmava

il

nostro allogg-iamento;

fattamente hnbottati maestro

pena posseamo niantia *) e

l'

movere

le

gambe.

ordinario de gli

sigliavano a non seguitar quel tutti 1'

ricoperti

sotto

aria caiiginosa

*)

,

Vocabolo grcco

Buazzo

per die ne avea Pantano, cli' a regola de la odo-

e maestro

Oitre,

la

augurii importunameirte viaggio.

Gli

asiri,

ne con-

per esserno

1' oscuro e tcnebroso niauto, e lasciandoci ne forzavano al ritorno. 11 tempo ne dissua-

,

cbe significa iiulovinazion del cammino.


142 deva

andar

1'

lungi avante, et esortava a tomar (fuel pochet-

si

II loco

tino a dietro.

vicino applaudiva benignameute.

L' occa-

quale con una mano ci avea risospinti sin qua , adesso con dui piu forti pulsi facea il niaggior einpito *) del mondo. La stanchezza al fine , non meno ch' una pietra da V intrinseco centro , ne mostrava il ineprincipio e natura e mossa verso il sione

la

,

desmo cammino

Da

e ne fea inchinar verso la destra.

,

1'

altro

canto ne cliiamavano le tante fatiche, travagli e disagi, i quali sarebbono stati spesi in vano ; ma il vennine de la conscienza

cammino n' lia costato tanto, cbe non cbe sara di tanta strada, cbe ne resta? Mejor cs perder, que mas perdcr. Da la ne invitava il desio comune , ch' aveamo di non defraudar la espettazioue di que' da 1' altro canto rispondeva il cavalieri e nobili personaggi ; avendo avuto cura, ne penquelli, non cbe rimorso, crudo diceva

se questo poco di

:

passi,

e venticinque

inandar

di

siero

o

cavallo

battello

gentiluomini

a

in

cpiesto

non farebbono ancora scrupolo del Da la eravamo accusati per poco cortesi al nostro non andare. fine, o per uomini, cbe van troppo sul pontiglio, cbe misiu ano

tempo

ora

,

et

occasione

,

-

le cose da

i

meriti

'et

ufficii

cbe di fame,

cortesia,

tosto esser vinti in quella

cbe

sati,

particolar

dove e forza, del

interesse

e fan

,

professione

e

come

,

cbe viucere

non e Nolauo ,

villaui

et

pift

ignobili

di

ricever

voler

pin

da qua eravamo iscuragione. Da la ne attraea il cb' avea promesso , e cbe ;

arebbono possuto attaccar a dosso un non so cbe, oltre ba gran desio , che se gli offra occasione di veder costumi, conoscere gV ingegni , accorgersi , se sia possibile , di qualcbe

gli

cb'

buon

abito de la cognizioue , accorda qua eramo ritardati dal tedio comune e da non so cbe spirto , che diceva certe ragioni piu cbi tocca detenninar questa convere , cbe degiv a riferire. a cbi tradizione ? cbi ha da trionfar di questo libero arbitrio ? Ecco questo consentisce la ragione, che ha determinato il fato? fato , per mezzo de la ragione , aprendo la porta de 1' intelletto, si fa dentro , e comanda a 1' elezione , che ispedisca il consentimento

nuova

verita

g-ersi di

,

cosa,

confinnar

il

cbe gli manca;

A

di continual*

lanimi,

il

passi gravwra , ne vien detto, o pusilet uomini di poco spirto!

viaggio.

o leggeri,

incostanti,

Pru. JEjcaggeratio concinna! Teo. Non e, non e impossibile, ben che impresa. dietro

li

La

difficolta

Le

poltroni.

et ordinaria gente

;

gli

e

quella,

*)

Impeto.

difficile,

e

uomini rari,

eroici e divini

pahna de

,

facili

a fine cbe

sii

la immortalita.

a

questa

far star a

son per il volgo passano per

cose ordinarie

questo cammino de la difficolta sita a concederli la

sii

ordinata

cb' e

costretta la neces-

Oiungesi a questo,


143 quantunque non

possibile arrival* al termine di guapure, e fate il vostro sforzo in una cosa di si fatta importauza , e resistete sin a V ultimo spirto! JVon sol cLi vince vien lodato , ina auco clii non miiore da coOueslo rigetta la eolpa de la sua perdita dardo e poltrone. e inorle in dosso de la sorte, e inostra al mondo, die non per sno difetto , ma ])er torto di fort una e g'lmto a termine tale. eh' ha merilato il palio, j\ou solo e degno di onore quell' nno ma ancor cpiello , e quell' altro, cli' ha si ben corso, cL' e giudicato auco degno e sufficiente di 1' aver meritato , ben che non

rhe,

dagnar

sia

correte

palio,

il

,

1'

abbia vinto

e son vituperosi quelli

;

riera disperati si

toccar

fermano

termine con

il

lena

quella

,

eh'

non vanno

e

,

al

mezzo de

ancor cbe

,

e vigor,

che

&

li

la car-

ultimi

a

,

possibile.

per che , se la fatica e tanta , il Vinca dunque la perseveranza Tutte cose preziose sou poste nel prremio non sara mediocre. !

Stretta e spinosa e la via de la beatitudine

difficile.

forse ne promette

gran cosa

;

cielo.

il

Pater ipse

cole n cli

mam vohiit } primusque per artem Movit agros , curis acuens morialia corda, Nee torpere gravi passu s sua rcgna veterno.

Hnud facilem

esse

Pru. Ouesto e uu molto emfatico progresso, rebbe a una materia di pin grande importauza.

E

Fru. cose basse

,

lecito

Je

quali

potesta di

in

e

et

se essi saran tali

,

e verainente saran degne

et in

,

principi

che

conver-

esaltar

d'

le

saran giudicate degne,

,

questo gli

atti

loro sou pin

il-

che se aggraudissero i grandi ; per che uon b cosa , che non credono meritar per la sua grandezza , o vero che si mantenessero i superior! ne la sua superiority, per che diranno, e notabili

lustri

,

non per grazia , cortesia e inagnanunita di per giustizia e ragione. Cosl non esaltano per ordinario degui e virtuosi, per che li pare, che quelli non haimo occasione di renderli tante grazie , quante un aggrandito poltrone quello

convenirli

principe

ma

,

e feccia di forfanti.

noscere

a la

,

e superiore a la virtu:

inolto,

bene

Oltre, haimo questa prudenza

che la forhma

,

et

onorato tra quelli

,

cui

gliono

1'

autorita

vale

sopra

se non quauto quella

inaesta

,

i

gli faran

co-

obbligati

un uom da

tener tpiel grado,

che gli faccia conoscere,

,

meriti

j>er far

son

se tal volta esaltano

rado

di

nel quale non se gli prepona un tale

quanto

cieca

,

e che

i

meriti

permette e dispeusa.

non va-

Or

vedete, con qnal shnilitudine potrete iutendere, per che Teofilo esageri tauto questa materia, la qual, (piantunque rozza vi paja, e pur ,

ch' esaltar la salsa , 1' orticello , il culice , la mosca, , noce, e cose simili con gli antichi scrittori, e con que' di uosrri tempi il palo, la stecca, il ventaglio, la radice, la guifaltra cosa

la


!

!

IU fegnerra

,

la eaudela

*)

scaklaletto

il

,

il

,

fico

non solo son

circello, **) et altre cose, clie

,

la quintana

,

il

ma

stiinate iguobili,

Ma si tratta de 1' andar quelle slomacose. tli a ritrovar tra gli allri un par di supposili, die portan seco tal Non significazione , che certo gran cosa ne promette il cielo. sapete che, qnando il figlio di Chis, chiamato Saul, audava. son anco inolte

cercando gli asini , fu in punto d' esser stiuiato degno , et esser Andale , andate a leggere il ordinato re del popolo israelita?

primo libro di Samuele , e vi vedrete , clie quel gentil personaggio tutta via fea piu conlo di trovar gli asini , clie d' esser Anzi par clie non si contentava del regno , se non onto re.

Onde tutte voile clie Samuele gli parlava di irovava gli asini. e dove son gli asini ? gli asini dove coronarlo , lui rispondeva :

mio padre

sono

?

lete

Voi

ritrovi

ch' io

quieto niai

La inviato a ritrovar

in'

miei

li

non

sin tanto clie

,

gli asini

In

asini?

,

e non vo-

conclusione

gli disse il profeta

clie

,

non

si

gli asini

eran trovati ; volendo accennar forse , cli' avea quel regno , per clie valeva per li suoi asini , e davancui possea contentarsi , Ecco dunque come a le volte tal cosa si e antaggio ancora. dato cercando, che quel cercare e stato presagio di regno.

Gran cosa adunque ne promette il cielo. Or seguita, Teofilo, Narra i successi di questo cercare, che facea tuo discorso!

il il

Nolano

!

fanne udire

il

restante dei casi di questo viaggio

Prn. Bene est, perhene est; prosequerc , TJieophile ! S m i. Ispedlte presto per che s accosta 1' ora d' andar 1

,

hrevemente

Dite

a cena.

quel

solveste di seguitar piu tosto

il

dopo che vi rilungo e fastidioso cammino, che che vi occorse

ritornar a casa

Teo. alte

Alza

i

vanni

presente non

ch' al

cose del

mime de

mondo

,

!

Teofilo, offre

s'

Non

e ponti in

occasione hai

di

ordine,

apportar

qua materia

de

e sappi le

piu

di parlar di quel

la terra, di quella singolare e rarissima

dama, che da

questo freddo cielo, vicino a 1' artico parallelo, a tutto il terrestre globo rende si cliiaro lume : Elisahetta dico, che jier titolo e dignita regia non e iuferiore a qualsivoglia re , che sii nel

mondo.

Per

il

giudizio,

saggezza,

consiglio,

e governo

,

non

e facihnente seconda ad altro , che porti scetlro in teira; ne la cognizione de le arti, notizia de le jscienze , intelligenza e pratica di tutte liugue, che da persone popolari e dotte possono in *) Par voce municipnle , clie siijnifica pevera, innaffialojo , fatta da gnajfiare per imiajfiare , come anlicameuie si dice gnun e ignun ptr niuno , e iiiarra, cioe o vaso di terra, o gliiaja , sabbione, Se qucsla conghiettnra e vera, afline al greco yÂŁpas, lat. glarea. sembra che uella Je7.ion del testo s' ascoiida un vizio, e che si debba forse scrivcre gnajfiaÂťiarra.

**)

Cingello?


145 mondo

qual grado imperio de la e fosse agguagliato a 1' imperio del fortuna corrispondesse generosissimo spirto et ingegno, bisognarebbe , che questa grande Anhtrite aprisse le sue fimbrie , et aLlargasse lanlo la sua circonfereuza, die si come gli compreitde una Britannia el Ibernia, le desse mi altro globo intiero, elie venisse ad uguagiiarsi a la lascio al

Eiiropa parlarsi,

tenga tra

lei

mole universale,

mano Non

tente clu'a.

provido

onde con pin

sr.stenti

globo

il

materia

Iiai

tuito

con

consiglio,

di il

una

mare

d'

1'

Ja

sua po-

generate et intiera monar-

maturo , discreto e animo eroico gia ventiocclii suoi nel ceutro de le

parlar di tanto quell'

(piale

cinque anni e piu col ceimo de gli burrasclie d' tin

se

significazione

j)iena

d'

giudicare,

Certo

gli altri principi.

twtti

avversitu ha fatto trionfar la pace

qniete, mantenulasi salda in tanto

gagliardi

llutti

e la

e tumide onde

con le quali a tutta possa le La fatto imoceauo , die da tutti contorui la ben cb' io come particolare non li conosca,

di si varie tempeste,

peto quest' orgoglioso e pazzo

Ouivi,

circonda.

odo tanto uominar gl' illustrisim gran lesorier del regno, e Roberto Dudleo , Conte di Licestra, la generosissima umauita de' quali e tanto conosciula dal mondo, nominata insieme con la fama de la regina e regno, tanto predicata ne le viciue province , come qnella , cb' accoglie con particolar favore ogni sorte di forastiero, che non si rende al lulto incapace di grazia et ossequio. Ouesti insieme con 1' eccellentissimo signor Franabbia peusiero di conoscerli

lie

simi et eccellentissimi

cesco

Walsingame

,

,

cavalieri,

gran

secretario del

regio

consiglio

,

come

con la luce de la lor gran civiltade son sufficieuti a spegnere et annullar 1' oscurita e con il caldo de 1' amorevol cortesia disrozche ritrovar si zir e purgare qualsivoglia rudezza e rusticita , possa non solo tra i Britauni, ma anco tra i Sciti, Arabi, Tarche siedono vicini

<pielli,

al sole

del

regio

splendore,

,

tari

,

Cannibal

i

et

Antropofagi.

jNon

ti

viene a

proposito

di

buona crcanza di molti cavalieri, e inolto nobili personaggi del regno, Ira' quali e tanto conosciuto , et a noi ])articolarissiinamen!e, per fama prima , quando eravamo in Alilano et in Francia , e poi per esperienza, or che siamo ne la sua patria , manifesto il molto illustre et eccellente cavaliero, signor Filij>j)o Sidneo, di cui riferire

il

1'

onesta

tersissimo

conversazione

iugegno,

oltre

i

,

civilita

lotlatissimi

e

costnmi,

e si raro e

singolare, che difficilmente tra i singolarisshni e rarissimi, tanto a fuori, quanto dentro Italia, ne trovarete mi simile. proposito import nnissiniameute ne si mette avanti gli occhi una

—

Ma

gran parte de la plebe, la quale e una si fatta sentina, che, se uon fosse ben ben suppressa da gli altri, inandarebbe tal puzza e si mal finno^ che verrebbe ad offnscar tanto il' noine di tutta la plebe intiera , che porrebbe vantarsi 1' Inghilterra d' aver

10


— 146 una plebe 5

la quale in essere irrispettevole

rozza

, ruche pascer Or messi da canto molti soggetti, possa la terra nel suo seno. che sono in quella degni di qualsivoglia onore, grado e no-

sajvatica

stica,

e

male

allevata

iiicivile

,

non cede ad

,

altra,

bilfa, eccovi proposta avanti gli occhi un' altra parte, die quando vede mi forastiero , sembra per dio tanti lupi , tanti orsi , che con suo torvo aspetto gli faimo quel viso , che saprebbe far mi Questa porco ad un , che venisse a torgli il tinello davanti. ignobilissima porzione , per quanto appartiene al proposito , e divisa in due specie, Pru. Omnis divisio debet esse bimembris , vel reducibilis

—

ad bhnembrem. Teo. De le

quali

1'

una e

noscendoti in qualche foggia

e bottegari, che, co-

d' artigiani

forastiero

torcono

ti

,

muso ,

il

ti

ghignano , ti petteggiano con la bocca , ti chiamano in suo linguaggio cane , traditore , straniero ; e questo a presso loro e un titolo ingiuriosissimo , e che rende il supposito capace a ricevere tutti i torti del mondo, sia pur quanto si voglia uomo giovane o vecchio , togato o armato , nobile o gentiluomo. Or qua se per mala sorte ti vien fatto , che prendi occasione di o porre niano a 1' armi, ecco in un punto ti toccarne uno, vedrai , quanto e luuga la strada, in mezzo d' uno esecrito di coticoni, i quali pin di repente che, come fingono i poeti, da' denti del drago seminati per Jasoue risorsero tanti uomini armati, par che sbuchiuo da la terra, ma certisshnamente escono ridono

ti

,

da le botteghe ; e facendo onoratissima e gentilissima prospettiva alebarde , partesane, di una selva di bastoni , pertiche lunghe , e forche rugginenti , le quali , ben che ad ottimo uso li siano per questa e simili occasioni han state concesse dal principe, sempre apparecchiate e pronte. Cosl con una rustica furia te li vedrai awentar sopra , senza guardare , a chi , per che , dove, e come , senza ch' un se ne riferisca a 1' altro ; ogmmo sfogando quel sdegno naturale,

ch'

ha contra

il

forastiero,

ti

verra di

sua propria mano , se non sara impedito da la calca de gli altri, che poneno in effetto simil pensiero, e con la sua propria verga a prendere la misura del sajo, e se non sarai canto a salvarti, ancora il cappello in testa. E se per caso vi fusse presente qualch' uomo da bene, o gentiluomo, al quale simil villania dispiaccia , quello , ancor che fusse il conte , o il duca , dubitando, con suo danno, senza tuo profitto, d' esserti coinpagno, per che questi non hanno rispetto a persona, quando si veggono in

questa

aspeltar

pcnsi il

,

,

che

stanco e

—

foggia

armati,

stando

discosto

sii

lecito d'

ti

mal

,

i

forzato

fine.

,

al il

dentro

rodersi

a

Or

andar a trovar

trattato busto

esser tanti birri e zaffi

sara il

,

tandem

barbiero

,

,

et

quando e riposar

ecco che trovarai quelli medesimi

quali, se potran fingere, che tu abbi


147 tocco alcuno

il

avessi

li

cavallo pegaseo,

o cavalcassi

gambe quanta

potresti aver la schiena e

,

come

rotte,

1'

talari di

Mercurio

si voglia o fussi inontato sopra

,

o preinessi la schiena al destrier di Perseo, d' Astolfo , o ti menassi il dromedario

ippogrifo

Madian , o ti trottassi sotto una de le giraffe de li tre uiaghi, a forza di bnssate ti faran correre , ajutaudoti ad andar avanti clie meglio sarebbe per te fussero tanti con que' fieri pug-ui calci di bue , d' asino , o di inulo ; nou ti lasciaranno uiai , sin tanto che non t' abbiauo ficcato dentro una prigione , e qua me di

,

commendo. fulgore

tibi

Pru.

A

Teo.

Oltre

et tempest ate , ab malitia, tcntat forte , et furta rusticonun Fru. Libera nos , domine!

Non

a

—

quest!

s'

aggiunge

parlo di quelli de la prima cotta

1'

et

ordine

indignatione,

di

servitori.

quali son gentiluomini

i

,

ira

e per ordinario non portano impresa , o marca , se , non o per troppa ambizione de gli uni, o per soverchia aduladi baroni

zion de

gli

altri

tra questi si ritrova civilita.

;

Omnis regula exceptionem

Pru.

Teo. Ma posson essere

patitur.

eccettuando pero di tutte specie alcuni

,

men

capaci di tal censura

,

,

che vi

parlo de le altre specie

de' qnali altri sono de la seconda cotta; e questi portano la marca affibbiata a dosso. Altri sono de la terza cotta, li padroni de' quali non son tanto grandi, che li convenga dar marca a' servitori, o pur essi sou stimati indegni

di servitori, tutti

et incapaci di portarla.

sieguono

li

Altri sono de la quarta cotta; e questi 1 marcati e non marcati, e son servi de servi*

Pru. Servus servorum non Teo. Quelli de la prima

malus

titulus usquequaque. son i poveri e bisognosi gentiluomini, li quali per disegno di roba, o di favore, si riducono sotto 1' ale di maggiori. E questi per il pin non son tolti da sua casa , e senza indignita seguitano i sui milordi , son stimati e favoriti da quelli. Quelli de la seconda cotta sono di mercantuzzi falliti, o artigiani, o quelli, che senza profitto han studiato a leggere , scrivere , o altra arte ; e questi son tolti o fuggiti da qualche saiola , fondaco, o bottega. Quelli de la terza cotta son que' poltroni , che per fuggir maggior fatica, , han lasciato pin libero mestiero. E questi o son poltroni acquatici

,

tri.

rati

est

cotta

da baftelli; o son poltroni terrestri, tolti da gli araGli ultimi de la quarta cotta sono una mescuglia di dispe-

tolti

di disgraziati

da

padroni

da teinpeste, non han pin coinodita di rubare, di que', che frescamente son scampati di prigione , di quelli , che han disegno d' ingannar qualcuno , che li viene a tone da la\ E questi son tolti da le coloime de la borsa , e da la porta di San Paolo. Di simili , se ne vuoi a ,

di pellegrini

,

di

lor

disutili

et inerti

,

,

di

fuorusciti

di que',

che


148 ne trovarai qiianti ti piace a la porta del palazzo, in Napoli a le grade di San Paolo , in Venezia a Rialto , in Roma De le ire ultime specie sono quei, che, al Campo di Flora.

Pnvigi,

per inosfrar, quanto siino potenti in casa sua, e elie sono persone di bnon stomaco , son buoni soidati et hanno a dispregio Ad uno, che non fa miua di volerli dar la il mondo tutto. piazza larga, gli donaraimo con la spalla, come con un sprone di gallera, una spinta, clie lo faran voltar tutto ritondo, facen-

un

do°ii veder, quanto siino forti, robnsti e possenti, et ad E se costui, che sogno buoni per rompere un' arniata.

si

bi-

fara

donili pur quanto si voglia di sara un forastiero , che vuole per ogni modo che sappia, quanto san far il che tirta ancora. C'esare , 1' Annibale , 1' Ettore , et un bue , il quale , massimamente Non fanno solamente , come 1' asino quando e carco, si contenta del suo dirittq, cammino per il filo, d' onde se tn non ti muovi , non si movera anco lui e converra che o tn a esso, o esso a te doni la scossa: ma famio come questi , clie portan 1' acqua , che se in non stai in cervello , ti che sta a la bocca faran sentir la punta di quel naso di ferro , Cosi faimo ancora color, che portan birra et de la giarra. *) ÂŤ/ÂŤ, i quail, facendo il corso suo, se per sua innavvertenza ti si awentaranno sopra , ti faran sentir 1' empito de la carca , che portano, e che non solamente son possenti a portar su le spalte,

incontro

,

piazza,

_,

ma

ancora a buitar una casa inante e tirar, se fusse im carro, Ouesti particolari per 1' autorita , che tengono in quel

ancora. caso

che portano la soma

,

hanno pin del cavallo accuso e

tutti gli

sono pin,

V nomo

altri,

che

li

,

li

,

son degui d' escusazione

niulo

et

asino

quali haiuio

predetti,

ad

,

che de

1'

per che

,

nomo

;

ma

un pochettino del razionale, imagine e

simiiitudine

de

bnon giorno , o buona sera, dopo averti fatto un grazioso volto, come ti conoscessero e ti bestiale. volessero salutare, ti verranuo a donar mia scossa Accuso , uico , quelli alti'i , i quali tal Tolta fingendo di fuggire, o voler perseguitare alcuno, o correre a qualche negozio necessario , si sj>iccano da dentro una bottega , e con quella furia ti verranno da dieti o o da costa a donar quella spinta , che puo donar un toro , quando e stizzato , come , pochi mesi fa accadde ad un povero M. Alessandro Citolino, al quale in cotal modo, con riso e piacer di tutta la piazza, fu rotto e fracassato un braccioj al che volendo ]>oi provedere il magistrato , non <ro\'6 manco, clie tal cosa avesse possuto accadere in queiia piazza. Si che , quando ti piace uscir di casa , gnarda prima di farlo senza urgente occasione, che non pensassi , come di voler andar ;

et in luogo di donarti

il

-

,

per la •)

citta

a spasso;

Comuuemenic

gerla.

poi segnati col segno de

la

santa

croce,


149 arinati di

una corazza

chibagio,

e dispoaiti

meate,

aoa vnoi coiaportar

se

devi lanicatarti,

di pazienza

maaco male

il

d' ar-

libera-

Ma di che il peggio per forza! Ti par ignobilta 1' essere an aniricordi , Nolaao, di qael cli' e scritto

abi lasso!

Noa

male artativo?

che possa star a prova

,

sempre a coiaportar

ti

L' area di Noe? Qai, nieatre si doveaa disponere qacsti aaimali per ordiae, e doveasi teraiiaar la lite aata per le precedei'ize , iu qaaato ]Âťericolo e stato 1' asiao di perdere la prceminenza , clie coasislea ael seder in poppa do per essere aa animal pia tosto di calei , che di arti? I' area, Per qaali aaiaiali si rappresenta la aobilta del geao uaiaao ne eecctto cbe per gli agaelli c li I' orrido g-iorno del gindizio, nel tao libro iatitolato:

Or

capretti?

soa

qaesti

iatrepidi

que' virili,

ma li

qaal pia veaeraadi

sccondi

cbi e

celesti? 1'

e se noa

credete

il

,

di

saraa distiati

,

Di

capretti.

qael favore,

an poco

alzate

de'

hoedis, ,

come

questi per6

i

cbe noa haauo gli

occbi

,

e

cbi e stato posto per capo de la vaaguardia di segni

gaardate, apre

da' padri

ae la corte celestiale baaao

priaii li

et urtativi

feroci

,

padri de gli agaelli

et aaiaiosi,

come oves ah

qaali gli aai da gli altri aoa saraa divisi,

anno

che con la sua cornipotente scossa uo

qaello,

?

Pra.

u4ries

T e o.

A

mandre

primo, post ipse taunts. a qaesto gran capitano e primiero prencipe

presso

degno d' essergli prossimo e secondo, gran daca de gli armenti, a cni s' aggiaagono, coaie per doi paggi , o doi Ganimedi , qae' bei gemelli garzoai ? Considerate daaqae, qaale e quanta sia cotal razza di persone, che teagoao LI primato altrove, che dentro un' area iafracidita! Fni. Certo aoa saprei trovar differeaza alcima fra costoro e qael geao d' aaimali, eccetto che qaelli artaao di testa, et essi artaao di spalla aacora. JMa lasciate qaesle digressioai , e toraate al proposito di qael ch' avveane in questo residao del

de

le

eccetto

viaggio

cli'

,

,

cbi e stato

il

ia qaesta sera

Teo. Or dopo di

epieste

ch'

spantonate,

!

il

Nolaao ebbe riscosse da venti in

particolaraiente

a

la

piraaiide

circa

viciaa al

ae si ferao iacoatro sei gaiantne die aaa si gentile, gorda, *) che sola possea passar per dieci , c gli ne fe' doaar un' altra al muro, che possea certo valer per altre dieci. II Nolaao disse: Thanh ye, master I Credo, che lo ringraziasse , per cbe gli di<' di spalla , e noa di qaella panta , ch' e posta per eeatro del brocchiero , o per cimiero de la testa. Teo. Qaesta fa 1' ultima bunasca ; per che poco oltre per la grazia di San Fortunio, dopo aver discorsi si mal trili sea-

palazzo ia laezzo di tre strade,

uomini, de' qaali aao

*)

Forse ingorda? o

gli

s^entil

corda?


150

Btrade

intoppato in

,

ghmsimo per

,

superati si limosi fanghi , spaccati

vestigate

pantani,

bidi

varcati si rapidi fiumi,

passati si dubbiosi divertigli ,

fieri,

lasciati si arenosi lidi

si

si

grazia del

la quale subito

toccata

pietrose

lave,

cielo

verenza

,

mostrandone spregiar con inostrarne

di

la

la

troviamo, che, dopo averci motto posti a tavola a sedere, s' erano risaluti

—

P r u.

J^icisshn.

Teo.

Et alcune

a

e.

i.

Entrainmo,

la

porta,

trovamino a

e molti servitori

,

quali,

i

e senza segno alcuu di ri-

sua gesta

,

ne ferno questo

Andiamo deutro ,

porta.

si lubriclie

si perigliosi scogli,

porto,

vivi al

ne fu aperta.

basso di molti e diversi personaggi , senza cessar, senza chinar la testa, favore

trascorse

ruvidi sassi , urtato in

tra-

si tur-

aspettato

Dopo

,

fatti

montiamo su, disperatameute i

saluti

et

i

altre piccole ceremouie , tra quali si fu che ad un de' nostri essendo presentato 1' ultimo loco , e lui pensando , che la fusse il capo , per uinilta voleva andar a seder, dove sedeva il prhno, e qua si fu un picciol pezzo di tempo in contrasto tra quelli, che per cortesia lo

questa da ridere,

voleano far sedere ultimo , il primo , in conclusione

che sedeva al capo de la tavola, il sign. Folco, a Florio , io et il Nolano a sinistra di M. Florio,

cavaliero,

destra il

M.

di

dottor

e colui , che per umilta volea seder Florio sedette a viso a viso d' uu

M.

Torquato a

del

sinisti a

viso a viso del Nolano.

Qua

Nolano

,

il

per grazia

di

dottor Niuidinio a dio

nou viddi

la

ceremonia di quell' urciuolo, o bicchiere, che suoie passar per la tavola a mano a mano , da alto a basso , da sinistra a destra, et altri lati, senza altro ordine, che di conoscenza, e cortesia da montagne; il quale, dopo che quel, che mena ilballo, se 1' ha tolto di bocca, e lasciatovi quella impaniatura di pinguedme, che puo ben sei*vir per colla , e vi a presso beve questo , lascia una mica di pane, beve quell' altro e v' affigge a 1' orlo un frisetto di carne ; beve costui e vi scrolla uu pelo de la barba, e cosi con bel disordine gustandosi da tutti la bevanda, nessuno e tanto malcreato , che non vi lasci qualche cortesia de le reliquie , che tiene circa il mustaccio. Or se a qualcnno , o per che non abbia stomaco , o per che faccia del grande , non bere , basta che solamente se 1' accosti tanto a la die v' impruna un poco di vest igio de le sue labbra anQuesto si fa a fine , che si come hitti son convenuti a

piacesse ^di

bocca

,

cora. farsi

un

carnivoro

d' agnello,

cotta, *)

*)

O

di

con di

Diodoro

un medesmo corpo un grugno corobocca ad im medesimo boccale,

mangiar montone,

cosi applicando tutti la

crocotta,

[U'csso

lupo

capretfo,

d'

o

erocuta , Rr. npono7Tas Sicil. ed Eliano.

,

di

spezie

d' iena

etiopica


151 una sanguisuga medesima, in morbo, un cuore, si pone in effello lezze e bagatelle, ch' e la pin bella comedia venghino a

farsi

bauita, una fratellanza, un gola et una bocca; e cio e la pin cruda

derlo,

e faslidiosa

tragedia

quando slima esser

lantuomo in mezzo,

segno d' una iiyun slomaco, una con eerie gentidel inondo a ve-

a trovarvisi un ga-

obbligato a far,

come

fan gli altri, teinendo esser tcnuto incivile e discortesc; per cbe per qua consisle tutto il iermine de la civilita e cortesia.

Ma

osservanza ÂŁ rimasta ne le piu basse tavole , et in queste altre 11011 si trova olire, se non con certa ragione piu veuiale, per tanto, senza guardare ad altro , lasciamoli ceuare, questa

clie

e domani parlaremo di quel

cb/ occorse

dopo cena.

Smi. A rivederci! Fru. A dio! Pru. Valetel

D

A L O G O

I

T E

II

Z

O.

Teofilo. dopo essersi posto in punto de la perun poco la schiena, poste le due mani su la tavola, riguardatosi un poco circumcirca, accoinodatosi alquanto

Or

dottor Nundinio,

il

rimenato

sona,

rasserenati

la lingua in bocca,

gli

ocelli al

cielo,

spiccato dai

comincia e sputato una volta, un dilicato risetto, questo modo. Prn. In haec verba, in hosce prorujpit sensus.

denti

Prima proposta Teo. s

1

Inlelligis,

intendea la

disse

lingua

di

in

Nundinio.

domine , quae diximus? E II Nolano rispose, iuglese.

gli

dimanda,

cbe no,

e

vero.

il

lui, per cbe intenderebbe piu cose dispiaceMolto giova esser sordo cbe contrarie a queste. per necessila, dove la persona non sarebbe sorda per elezione. Ma facibnente mi persuaderei, cbe lui la intenda ; ma per non togliere tutte 1' occasioni, cbe Be gli porgono per la moltiludine

Fru. Meglio per

voli et indegne

de

g-1'

incivili

,

rincontri

coshimi di quel,

,

cbe gli

c per si

posser

meglio filosofare circa i fmga di non in-

fanno innanzi,

tendere.

Pru. Surdorum vntionali voluntate.

alii

natura,

alii

physico accidenle

,

am


152

'

imaginate di lui! per che, ben che che ha praticato in questo paese , non intende pin che due, o tre ordinarissime parole, le quali sa die sono salutazioni, ma non giu particolavmente quel che voglion dire; e di quelle, se lui ne volesse profevire una, non potrebhe.

Teo. Quest o non

sii

a presso un anno

Smi.

,

Che vuol dire,

ch'

ha

pensiero

si i>oco

d'

intendere

nostra lingua?

Non e cosa, che lo costringa, o che 1' inclini a che coloro , che son onorati e gentiluomini , con U per , quali lui suol conversare , tutti san parlare o latino , o francese , o spagnuolo , o italiano ; i quali , sapendo , che la lingua Teo.

questo

se non denlro quest' isola , si stima, non sapendo altra lingua , che la propria na-

inglese non viene in uso

rebbono

salvatici

,

turale.

Smi. Questo e vero per tutto, ch' e cosa indegna non solo ad un ben nato Inglese, ma ancora di qual si voglia altra geueraPure in Inzione , non saper parlare pin che d' una lingua. come son certo , che anco in Italia e Francia , son ghilterra , clii non coi quali, molti gentiluomini di questa condizione, non puo couversare senza quella angolia la lingua del paese, scia , che sente un , che si fa , et a cui e fatto interpretare. Teo. E vero , che ancora son molti , che non son gentiluoinini d' altro

,

che di razza ,

diente e bene che

La

non siano

quali per pin loro e nostro espe-

ne

visti ancora.

seconda proposta di Nundinio.

Smi. Che soggiunse Teo. lo dunque ,

quello

i

inlesi,

che noi dicevamo

il

dottor Nundinio?

disse ,

ch'

in

latino

vogiio

,

e da credere

,

il

interpretarri

Copernico non per che questa

, che la terra si movesse , e una cosa inconveniente et impossibile ; ma che lui abbia attrifcuito il moto a quella pin toslo, che al cielo ottavo, per la comodita de le supputazioni. Il Nolano disse, che, se Copernico per questa causa sola disse la terra moversi , e non ancora per quell' altra, lui ne intese poco e non assai. Ma e certo, che il Copernico la intese, come la disse, e con tutto suo

esser stato d' opinione

siorzo la proro.

Smi.

Che vuol

quella sentenza su

1'

dir,

che

costoro

si

opinione di Copernico,

vanamente buttorno se non la possono

raccogliere da qualche sua proposizione?

Teo.

questo dire naccpie dal dottor Torquato, Copernico, ben che posso crcd're, che 1' avesse tut(o vol(ato, ne avea ritenuto il nome de 1' autore del libro, del stampatorc, del loco , ove fu imprcsso, de i' a'mo, il numero de' quinterni o de le carte, e per non e:sere ignoil

quale

Sappi

di

,

tutto

che

il


153 avca intesa corta epislola supevliminwe atil quale, ; come volesse iscusando favorir 1' autore, o pur a fine die anco in qnesto libro gli altri asini, trovando ancora le sue lattuche rantc in grammatics

e

,

non so da che aslno ignorante e presimtuoso

larcata

fnitticelli

avessero

,

occasione

di

non parlirsene a

fatto

di-

awcrtisce avanti clie comincino a leg„lVon dubito, che gere il libro e cousidrrar le sue sentenze: alcuni eruditi" ben disse alcuui, de' qnali hii pud esser uno „essendo giu divolgata la fama de le nuove supposizioni di questa ginni,

modo

questo

in

li

opera,

cbe vuole

,

la terra

esser mobile, et

il

sole starsi saldo

non si sentano fortemente offesi , stimando , che questo sia un princi])io per ponere in confusione 1' arti liberali i>ia tanlo bene et in tanto tempo poste

mezzo de

e fisso in

1'

universo,

Ma se costoro vogliouo nieglio considerar la cosa, trovaranno , che questo autore non e degno di riprensione ; per che e proprio a «-li astronomi raccorre diligente- et artihciosamente 1' isioria de' moti celesti ; non possendo poi per ragione in ordine.

alcuna trovar le vere cause di quelli , li e lecito di fingersene e formarsene a sua posta per principii di geometria, mediante i quauto per avvenire si possano calquali tanto per il passato ,

onde non solamente non e necessario , che le supposima ne anco verisimili. Tali deuno esser stimate 1' ipotesi di questo uomo, eccetto se fusse qualcuno tanto ignorante de 1' ottica e geometria , che creda , che la distanza culare;

zioni siino vere,

di

quaranta gradi e piu, or da

dal sole,

1'

una,

la quale acquista

or da

1'

Venere discostandosi

altra parte,

sii

cagionata dal

movimento suo ne 1' epiciclo ; il che , se fusse vero , chi e si cieco , che non veda quel che ne seguirebbe contra ogni espeche il diametro de la Stella apparerebbe quattro volte, , corpo de la Stella piu di sedici volte piu grande, quando e viciuissima de 1' apposito de 1' auge , che quando e lontanissima, dove si dice essere in auge? Vi sono ancora d' altre

rienza et

il

supposizioni

non meno

necessario riferire."

prendere cility

il

E

inconvenienti

tesoro di queste

mirabile

et

artificiosa

najo

cho non

v'

del

:

solamente per la faper che, se alcuuo uscira ]>iu stolto da questa Or vedete, che bel porti,

computo

e entrato." 1

!

che questa , quali non 6 „ Lasciamoci dunque

supposizioni

queste cose finte prendera per vere disciplina,

,

conclude al fine

,

Considerate, quanto bene v apra

la

;

porta per farvi entrar

dentro a la participazion di quella onoratissima cognizione, senza la

cpiale il

saper coni])utare, e misurare,

e geometrare,

e per-

non e altro che un passatempo da pazzi iugegnosi! Considerate , come fedelmentc serve al padron di casa Al Coperuico non ha bastato dire solamente, che la terra si muove, ma ancora protesta e conferma quello , scrivendo al papa, e dicendo, che le opinioni de' filosofi son molto lontaue da quelle spettivare

!


154 del vofgo

indegne

,

d'

essere seguitate

indizii

porge de la sua

ch' in

certo

tal supposizione

ponere

il

;

non ostante

comun

a

filosofla,

giudizio

quanto de gli

conviene ch' anco a lui

,

moto de

d'

esser fug-

et altri molti espressi

ch' al fine par,

tanto

altri,

se per gli apparenti inconvenienti

clie,

,

sentenza

modo vuole,

che intendono questa inatematici

degnissime

,

contrarie al Tero e dirittura;

come

gite,

sii

di

quelli,

che son pnri

non piacesse

concessa liberta di

per far dimostrazioni pin ferme di

la terra,

quelle, ch' lian fatte gli antichi, tante sorte e modelii di circoli ,

i

qnali furno liberi nel fingere

dimostrar li fenomeni de pn6 raccorre , che lui dubiti di quello che si costantemeute La confessato e provato nel prhno libro, suf/icientemente rispondendo ad alcuni argomenti ehe stimano il contrario ; dove non solo fa ufiicio di di quei , inatematico , che suppone , ma anco di fisico , che dhnostra il moto de la terra. Ma certamente al Nolano poco si aggiunge, che il Copernico , Kiceta Siracusano Pitagorico , Filolao , Eraelide di Ponto , Ecfanto Pitagorico , Platone nel Timeo , ben che

Da

gli astri.

le quali parole

per

non

si

avea piu per fede , che libro de la dotta ignoranza, et altri in ogni modo rari soggetti, 1' abbiuo per die lui lo tiene per detto , insegnato e confirmato prima non per autorialtri proprii e piii saldi principii , per i quali ,

limida

per

et iucostantemente

-

scienza,

et

il

divino

,

per che

1'

Cusano nel secondo suo :

ma

per vivo senso e ragione , ha cosi certo questo , come che possa aver per certa. , Smi. Ouesto e bene. Ma di grazia , che argumento e quello , che apporta questo superh'minario del Copernico , per

iate

,

ogni altra cosa

che

gli

non

e vero

pare

grandezza ,

,

,

ch' abbia piu che qualche verisimilitudine , se pur che la Stella di Venere debba aver tanta varieta di

quanta n' ha di distanza ? il quale teme et ha zelo,

Teo. Ouesto pazzo,

che alcuni

impazzano con la dottrina del Copernico , non so , se ad un bisogno avrebbe possuto portar piu inconvenienti di quello che per aver apportato con tanta solennita stima suffieiente a dimostrar , che pensar quello sii cosa da un troppo ignorante d' ottica e geometria. Vorrei sapere, di quale ottica e geometria iutende questa bestia , che mostra pur hoj)po , quanto sii ignoraute de la vera ottica e geometria lui e quelli, da' quali have imparato. Vorrei sapere , come da la grandezza de' coi'pi lii* miuosi si pu6 iuferir la ragione de la propinquita e lontananza di quelli? e per il contra rio , come da la distanza e propinquita di corpi simili si pu6 iuferire qualche proporzionale varieta di grandezza? Vorrei sapere, con qual principio di prosiieitiva , o di ottica noi da ogni varieta di diametro possiaino definhamente conchiudere la giusta distanza , o la maggior e minor differenza ? Desiderarei inteudere , se noi facciaino errore,


155 che poniaino qnesta conclusione: da 1' apparenza de la quantita luminoso non possiamo inferire la verita de la sua grandezza , ne di sua distanza ; per che, si come nou e medesma ragione del corpo opaco e corpo luminoso , cosi non e medesma ragione d' tin corpo men luminoso, et altro pin luminoso, et allro luminosissimo , a cio possiamo giudicare la grandezza o ver del corpo

d' tiomo a due iniglia d' una testa molto pin piccola di una lucerna, o altra cosa simile di fiamma , si vedra senza molta dilferenza, se pur con dilferenza , discosta sessanta miglia ; come da Otranto di Puglia si veggono al spesso le candele d' Avellona, tra quai Ognuno, che ha paesi tramezza gran tratto del mare ionio. senso e ragione , sa , che , se le lucerne fussero di lume pin perspicuo a doppia proporzione , come ora son viste ne la distanza di setlauta miglia, senza variar grandezza, si vedrebbono ne la distanza di cento quaranta miglia; a tripla di ducento

la distanza

non

La mole

loro.

quella

vede;

si

e dieci; a quadrupla di ducento ottanta , medesmamente sempre giudicando ne 1' altre addizioui di proporzioni e gradi: per che pin presto da la qualita et intensa virtu de la luce, che da la quantita del corpo acceso, suole uiantenersi la ragione del meVolete dunque, o saggi desmo diametro e mole di corpo. et accorti perspettivi

ottici

cento stadii aver quattro distante

cinquanta

venticinque,

discorrendo

,

stadii

sedici

,

,

che

dita

,

di

debbia

di dodici e

se io veggo

diametro,

averne

mezzo

sin tanto che vicinjssimo

un lume

sara

otto,

a

la

due,

trenta

distante

ragione, distanza

che di

e cosi via

venghi ad essere di quella

grandezza, che pensate?

secondo il vostro dire, ben che sii falsa, improbata , per le ragioni geometriche, la opinione di Eraclito efesio, che disse, il sole essere di quella grandezza, che si olfre a gli occhi; al quale sottoscrisse Epicuro , come appare , ne la sua epistola a Sofocle , e ne 1' undecimo libro De natura , come riferisce Diogene Laerzio , dice,

Smi.

non perd

Tanto che

potrii

essere

per quauto lui puo giudicare , la grandezza del sole , de , luna e d' altre stelle e tanta, quanta a' nostri sensi apper che , dice , se per la distanza perdessero la granpare e certo , dice, dezza , a piii ragione perderebbono il colore non altrimenti doviamo giudicare di que' lumi, che di questi, che

la

:

:

che sono a presso noi.

Pru. IUud Natura libro

qitoque Epicureus Lucretius

iestalur quinto

;

Nee nimio soils major rota, nee minor ardor Esse potest , nostrls quant sensibus esse vldetur. Nam qulbus e spailis cumque Ignes lumlna possunt Adjicerc , et calldum mcmbrls adjlarc vaporcm,

de


156 Ilia ipsa interval/a nihil de corpore limant

Flammarum

ad speciem

niliilo

,

est contraction* ignis.

Liuna qttoquc sivc Notho fertur, sive Iamine lustrans y Sive suam proprio j'actat de corpore lucem. Quicquid id est niliilo , fertur inajore jigura. Posiremo qiioscunque vides hinc aetlieris ignes, Dum tremor est clarus , dutn cernitur ardor eorum, Scire licet perquam pauxillo posse minores Esse , vel exigua majores parte brevique, Quandoquidem , qnoscunque in ierris cernimns ignes^ Perparvnm quiddam interdum mutare vidcntur, j4lterutram in partem Jilum , cum longius absint.

Teo.

Certo

,

vano

voi dite bene

clie

,

con

1'

ordinarie e proprie

geometri a dispntar con li Epicnrei ; non dico , li pazzi , qnal e qnesto luminare del lifaro di Copernico , ma di cpielli piu sagg-i ancora ; e veggiamo, come polrau conclndere , ehe a lanta distanza , quanta e il diaragioni

in

verranno

perspettivi

i

Venere

,

diamelro del corpo del pianeta

,

metro de glio

1'

epiciclo di

avvertirvi

d'

iin

altra

si

cosa.

e

possa iuferir ragione di tanto Anzi vo-

et altre cose simili.

\edete,

qnanto e grande

il

corpo de la terra ; sapete , clie di quelio non possiamo veder se non qnanto e 1' orizonte artificiale?

Sini.

Cosi

e.

Teo. Or,

cne, se vi fosse possibile di ritinniverso globo de la terra in qnalche pnnto de eterea reg-ione , sii dove si vuole , eke mai awerrebbe , cbe

rarvi faor de 1'

credete voi,

1'

la terra vi paja pin grande ?

Smi. Penso di no,; per cbe non e ragione alcnna, per la quale de la mia vista la linea visnale debba esser forte pin et allmigar il semidianieiro suo , clie inisura il diametro de 1' orizonte.

Teo. Bene dosi piu

1'

Per6 e da credere, die, discostansempre si diminuisca. Ma con questa di-

giudicate.

orizonte

,

1' orizonte notate, che ne si viene ad aggiungere confusa vista di quelio , ch' e oltre il gia compreso orizonte,

imnnzione de la

come

si

puo mostrare ne

la presente figura: *)

—

*} Le figure del testo essendo e rozze linee bianclie in fondo nero e false, 1' editor e le ha fatle correttamente incidevc in

—

lee; no.


157

dove globo

1'

orizonte

artificiale

ell,

al

quale risponde

1'

arco del

A A.

L' orizonte de la prima diminuzione e 2 2 , al quale rispoude 1' arco del globo B B. L' orizonte de la terza diminuzione e 33, al quale risponde 1' arco C C. L' orizonte de la quarta diiniuuzione e 4 4 , al quale rispoude 1' arco D D, e cosi oltre, attenuandosi 1' orizonte, sempre crescera la coinprensione de 1' arco , in sino a la liuea emisperica , et oltre ; a la quale distanza o circa quale posti, vedreimo la terra con

medesmi

coi quali veggiamo la luna aver le secondo che la sua superficie e aquea Tanto die , quanto piu si string-e 1' angolo visuale, e terrestre. tanto la base maggiore si comprende de 1' arco einisperico, e tauto ancora in minor quantitd appare 1' orizonte, il qual togliamo clie tutta via i>erseveri a cliiamarsi orizonte, ben cbe se-

quelli

parti lucide

condo

la

,

et

accidenti

oscure

consuetudine

Allontanandoci dunque

pero

et

il

lume,

il

,

,

una

abbia ,

Sola

propria

sig-nificazione.

cresce sempre la compreusione de

quale, quauto piu

il

1'

emis-

diainetro si dimiuuisce,

tauto davantag-gio si viene a rhmire

simo piu discosti da minori

,

sin a

la vista

; di sorte cbe , se noi fiissue macclne sarebbono sempre un corpo piccolo e lucido soiameute.

luna

la

d'

le

,

Smi. Mi

par aver intesa cosa non volg-are e non di poca ianportauza. Ma di grazia, vengliiamo al proposito de 1' opinion di Eraclito et Epicuro, la qual dite cLe puo star costanto contra

le

ragtoni

perspettive,

posti in questa scienza!

Or

per

il

difctto

per scoprir questi

de'

principii

diiVtti,

pi

e reder


158 qnalcbe fnitto tie la vostra invenzione, vorrei luzione di quella ragione, con la quale molto ch' il sole non solo e grande, ma si prova, II principio de la qiial ragione che la terra.

intendere la riso-

dimostrativamente anco pin grande,

e , clie il corpo liune in un corpo opaco suo spargendo il maggiore, luininoso de 1' ombra conoidale produce la base in esso corpo ininore opaco, et il cono oltre quello ne la parte opposita, come ne la

seguente figura

H

I, corpo lucido da la base di C, la quale e tevmiuata per 1' cmbra a II corpo luminoso inipunto. il cono de nore, avendo formato il cono nel corpo opaco maggiore, non conoscera delerminato loco , ove ragionevolmente possa designarsi la linea de la sua base, e par clie vada a formar una conoidale

M,

N

manda

come quella medesma fignra A, corpo lucido dal cono ombra ch e in C , corpo opaco , mando quelle due linee CD, C E , le quali sempre pift e pin dilatando la ombrosa

infinita,

de

1

l'

conoidale,

pifi

tosto

corrono in infinito,

che possino trovar la


159

La conclusione di questa ragione e, che base die Ie termini. sole e corpo pin grande, che la terra, per che nianda il cono

il

He F ombra di quella non passa oltre. Che

sin ,

a presso a la spera

se

il

sole

fusse

corpo

di

Mercurio , e minore,

lncido

bisognarebbe g-mdicare altriiuenti ; onde segnitarebbe, che, trovandosi questo liuninoso corpo ne F emispero inferiore , verrebbe oscurato il uostro cielo in pin gran parte , che illnstrato , essendo dato o concesso , che tntte le stelle prendono liune da quello.

Teo. Or vedete, come nu corpo lnminoso minore pud illumiuare pin de la meta d' un corpo opaco pin grande. Dovete awertire quel che veggiamo per esperienza. Posli dui corpi, de' qnali F nno e opaco e grande , come , F altro piccolo lucido, come B, se sank messo il corpo lncido ne la minima*) e prima distanza, come e notato ne la segnente fignra,

A

verra ad illnminare secondo la ragione de *J

II

trsto

erroneamente ha massima.

F

arco piccolo

C D,


160 Se sara messo ne la seconda distanza stendendo la Hnea B 1. maggiore, verra ad illnminare secondo la ragione de 1' arco Se sara ne la terza maggiore EF, stendeudo la Ijuiea B 2. e maggior dislanza , terminara secondo la ragione de V arco piii Dal che si conchiude, grande GH, terminalo da la linea B 3. clie pno awenire, che il corpo lucido B, servando il vigore di possa penetrare taulo spazio

tanta lucidezza

,

mile

richiede,

effetto

al fine arco

gione , cido

,

si

clie

maggior ,

qnanto a

,

si-

poira col inolto discostarsi comprendere

che

il

semicircolo

che qnella lontananza , ch' che coinprenda il semicircolo

lia ,

che non e ra-

atteso

:

ridntto a tale

non possa

corpo ln-

il

oltre

promoverlo

Anzi vi dico di pin, che, essendo a comprendere davantaggio. non perde il sno diametro , se non tardisch' il corpo lncido per grande che siina - e difficilissiinamente , et il corpo opaco , sia si

facilissimamente

,

come per progresso

et

improporzionabnente

perde.

il

minore

di dislanza da la corda

Per6

CDe

an-

a terminare la corda maggiore E F , e poi la masshna I K., la qnale e diametro, cosi, crescendo pin e pin la distanza, terminara 1' altra corda minore oltre il diametro , sin tanto ch' il corpo opaco tramezzante non impedisca la reciproca vista de li E la causa di qnesto e , che corpi diametralniente opposti. 1' impedimento , che dal diametro procede , sempre con esso diametro si va diminuendo pin e pin, qnanto 1' angolo B si rende dato

pin acnto. acnto

pazzo

, ,

—

Et e necessario per

che

ne

la

al fine fisica

,

che

1'

divisione

chi crede farsi progresso in infinito

—

angolo

,

sii

fatto tanto

nn corpo

d'

o

1'

finito

•

e

intenda in atto,

mm

linea , per che non sii pin angolo , ma o in poienza , qnale dni corpi visibili oppositi possono essere a la vista 1' nn de 1' allro , senza che in pnnto alcnno quel ch' e in mezzo, vaglia impedire ; essendo che qnesto ha persa ogni proporzionalita e differenza diametrale, la qnale nei corpi Incidi persevera. Pero si richiede , che il corpo opaco , che tramezza , ritegna tanta distanza da 1' nn e 1' allro, per quanta possa aver persa come si vede la detta proporzione e differenza del sno diametro

la

:

ne la terra , il cui diametro non ijnjiedisce , che due stelle diametrahnente opposle si veggano 1' una 1' altra , cosi come l' occhio senza differenza alcana pn6 veder 1' una e V altra dal centro emisperico N e da li pnnti de la circonferenza N O , avendoti imaginato in tal bisoguo , che la terra per il centro sii divisa in due parti ngnali, a fin che ogni linea peret e osservato

A

spettivale abbia

ne

la presente

il sno loco. figma:

Oneslo

si

fa

manifesto

facilmente


161

dove per quella ragione , che la Hnea N essendo diametro, fa 1' angolo retto ne la circoiiferenza , dov' e il secondo loco,

A

lo fa acuto, nel terzo pin acuto,

a

I

acutissimo

,

et al fine

bisogna,

a quel tennine,

fine divenghi che non appaja piik

ch' al

angolo, ina linea; e per conseguenza e distrutta la relazioue e differenza del semidiametro , e per medesma ragione la diffe-

AO

reuza del diametro intiera si distruggera. La onde al fine e necessario, che dui corpi pirt luminosi, i qnali uon si tosto perdeno il diametro, non saranno hnpedifi, per non vedersi reciprocamente , non essendo il lor diametro sranito , come qnello di uon lucido, o men lnminoso corpo tramezzante. Concludes! dunqne, che ÂŤn corpo maggiore , il quale e pin atto a perdere il suo diametro ben che stia per linea rettissima al mezzo , non , unpedira la prospettiva di dui corpi quanto si voglia minori, pur che serbino il diametro de la sua visibility il quale nel piit gran corpo e perso. Qua per disrozzir uno ingegno non troppo sollevato, a fin che possa facilinente introdursi a comprendere 1' apportata ragione, e per ammollar al possibile la dura appreusione, fategli esperimeutare , che, avendosi posto un stecco

11


;

162

la candela posla in certa dislauza: al qual

lume de pid

accostando

viene

si

tanto

occlno, la sua vista sara di tutto impedita a veder il lmne quanto

1'

vicino a

meno unpedira de

stecco

il

vicino, e giunto al hum?,

da

alloniauandosi

,

la veduta

,

sia tanto che

come prima gia era

,

1'

ocehio,

essendo

si

vicino e giunto a

non impedita forse tanto, quanto il stecco e largo. clie ivi rimagna il stecco , et il lume altre , Cosl tanto si discosti; verra il stecco ad impedir molto ineno. pin e piii aumentando 1' equidistanza de 1' ocehio e del lume

1'

ocehio,

Or

giungi a questo

senza sensibilita alcana del stecco vedrai il facilmente quanto si voglia grosso ,

dal stecco,

al fine

lume

Considerato questo

solo.

potra

intelletto

ad

essere introdutto

intendere

quel che

poco

avanti e detto.

Mi par, quanto ma mi rimane

mi debba molto essere Una confusione ne la mente, come noi alzandoci da la quanto a quel che prima dicesti di cui il diametro semterra e perdendo la vista de 1' orizonte pre piu e pin si va attenuando , vedreimo questo corpo essere una Stella. Vorrei , che a quel tanto, ch' avete detto, aggiunSini.

satisfatto;

al proposito,

ancora

,

:

,

essendo che stimate , inolte innumerabili , e mi ricordo d' aver visto il Cusano, di cui il giudizio so che non riprovate, il quale vuole, che auco il sole abbia parti dissimilari, come la luna e la terra ; per il che dice , che , se attentamente fissaremo 1' ocehio al corpo di quello , vedremo in mezzo di (piel splendore pin circonferenziale , che altrimenti , aver notabilissima opacita. Teo. Da lui divinameute detto et l|teso, e da voi assai lodabilmente applicato Se mi ricordo , io ancor poco fa dissi, che , per tanto che il corpo opaco perde facilmente il diametro, il lucido difficilmente awiene, che per la lontananza s' auuulla

gessivo qualche cosa essere

terre

simili

circa

questo

a questa,

;

anzi

!

e svanisce diafano

,

1'

apparenza de

1'

oscuro;

o d' altra maniera lucido

,

e si

fa

quella

de

1'

illuminato

come ad unire

;

e di

forma una visibile coutinua luce. Perd , se la lima fusse piu lontana, non eclissarebbe il sole, e facilmente potra ogni uomo , che sa , considerare in queste cose, che quella piu. lontana sarebbe anco piu. lnminosa; ne la quale se noi fussimo, non sarebbe piu lnminosa a gli occhi nostri: come, essendo in questa terra, non veggiamo quel suo lume, che porge a quei, che sono ne la luna, il quale forse e maggior di quello, che lei ne rende per i raggi del sole nel suo liquido cristallo diffusi. De la luce particolare del sole non so per il presente , se si debba giudicar secondo il medesmo modo, o quelle parti lucide disperse

altro.

mi lui

Or

si

vedete, sin quanto siamo trascorsi da quella occasione

tempo di rivenire a 1' altre parti del nostro proposito. Smi. Sara bene d' intendere 1' altre pretensioni, le quali ha possute apportare. j>ar


163

La

terza proposta del dot tor Nundinio,

Teo. Disse

lYundmio, ch" non puo essere verisiessendo qnella il mezzo e centro de 1' universo, al quale tocca essere fisso e costante fundamento ciie questo medesino puo dir Rispose il Nolano d' ogni moto. colui, die tiene il sole essere nel inezzo tie V universo, e per a presso

che la terra

mile,

muove

si

,

:

tanto

inmobile e

fisso

come

.

intese

il

C'o])ernieo et altri moI(i,

che hanno donato terniine circonferenziate a 1' universo; di sorie, cue quesla sua ragione se pur e ragione , e nulla contra quelli, e suppone i proj)rii principii. E nulla anco contra il Nolano, il quale vuole , il inoiido .essere infinito , e pero non esser corpo alcuno in quello, al quale seniplicemente eonvegna essere nel ,

mezzo

,

o ne

1'

eslremo

,

o (ra que' due termini

;

ma

per certe

relazioni ad altri corpi, e termini inteuzioualmeute appresi.

Smi. Che vi par di questo? per Teo. Altissimamente detto

che , come di corpi natunessuno si e verificato seniplicemente rotondo , e per conseguenza aver semplicemente centro , cosi anco dei moti , che noi non e alveggiamo sensibile - e fisicamente ne' corpi naturali cuno, che di gran luuga non dilferisca dal semplicemente circuforziusi quanto si voglian lare e regolare circa qualche centro color, che fingono qneste horre et empititre d' ovbi disiiguali, di diversita de' diametri, et altri empiastri e recettarii, per raedicar la natura , sin tanto che venga al servizio di maestro Aristotele , o d' altro , a conchiudere che ogni inoto e continuo e regolare circa il centro. Ma noi che guardiamo , non a le ombre fantastiche , ma a le cose medesme , noi , che veggiamo un !

ral;

,

;

,

,

capace loco di moto e che dobbiam alfermare al meno , per che non veggiamo fine alcuno sensibilmente , n& razionalinente, sappiaino certo, che, essendo elfetto e principiato da una causa inhnita e principio infinito , deve secondo la capacorpo aereo

,

di quiete

sino iiumenso et infinito,

,

etereo

,

spirituals

,

liquido

—

,

il

—

E city sua corporale e modo suo essere infinitamenfe infinito. son certo, che non solamente a Ntmdinio, ma ancora a tutti, i (piali sono professori de l'intendere, non e possibile giaininai di trovar ragione semiprobabile , ]>er la quale sia margine di questo universo corporale, e per conseguenza ancora gli astri, che nel suo spazio si contengono , siino di numero finito et oltre essere naturalmente determinato centro e mezzo di quello. Smi. Or \undinio aggiunse cpialchc cosa a questo: apportd qualche argomento , o verisiinilitudme , per inferire, che 1' universo prima sii finito; secondo, cli>- abbia la terra per suo ;

mezzo; terzo bile di inoto

,

clie

questo mezzo

sii

in tutto

c

per tulto

immo

localf.

Teo. Nundinio, come

colui, che quello,

che dice,

lo

dice


164 per una fede e per una consuetudine , e quello, che niega, lo niega per una dissuetudine e novita, come e ordiiiario di que', die poco considerano e non sono superior! a le proprie azioni, qiianto natnrali , rimase slupido et attonito, tanto razionali, a cui di repente appare miovo fantasma. Come die era alquauto piu discreto e men borioso e lnaligno , ch' il suo compagno , tacque e non aggiunse parole , ore non posseva aggiungere ragioni. F r u. Non e cosi il dottor Torquato , il quale o a torto , o a ragione , o per dio , o per il diavolo la vuol sempre combat-

come quello, quello poi

,

quaudo ha perso

tere,

scudo da difendersi,

il

e la spada da of-

fendere; dico, quando non ha piu risposta, ne argumento, salta ne' calci de la rabbia

non 1'

lasci dire le

acuisce

,

denti de le ingiurie

i

1'

unghie de

la detrazioue

spalanca la gorgia dei clainori

,

ragioni

come

Smi. Dunque non disse Teo. Non disse altro a

,

ghigna

a fin che

non pervengano a

e quelle

contrarie,

oreechie de' circostanti,

,

udito dire.

lio

altro?

questo

proposito,

ma

entro in

mV

altra proposta.

puarta proposta Per che

Nolano per modo

il

del Nundinio.

di passaggio

disse essere terre in-

Nundinio , come bon non avendo , che cosa aggiungere al ])roposito , comincia a dimandar fuor di proposito , e da quel die diceamo de la mobilita o immobilita di questo globo , interroga de la qualita de gli altri globi, e vuol sapere, di che materia fusser quelli corpi , che son stimati di quinta esseiizia , d' una materia inalterable et incorrottibile , di cui le parti piu dense son le

numerabili simili disputonte

a

quesla

,

or

dottor

il

,

stelle.

Fru. Ouesta che

Teo. sto

ma

;

interroga zione

non m' intendo

io

in piii

le

,

proposito,

ben

punto

alcuno

che gli

come ne

individuali

,

in specie

le altre

specie

,

solo in esser

d'

animali,

per

accade inequality ; ma (pielle spere, crede che dilferiscono sole , per ora ,

, come e il come il caldo e

che son foco ,

altri

da questo

differenti

grandi e piccioli, differenze

, o che interrogasse circa globi, che son terre, non sono

materia principale

gli rispose,

in specie

di

II Nolano per cortesia non gli volse improperar quedopo avergli detto , che gli arebbe piaciuto , che Nun-

dinio seguitasse la

quella

mi par fuor

di logica.

frecldo

,

lucido per se e lucido i>er

altro.

Smi. Per che disse firmo assolulamente? Teo. che

questo

creder

Temendo, che Nundinio

nuovamente

aveva

tolta,

e

per ora,

e non lo af-

lasciasse ancora la questione, si

alferrasse

et

attaccasse a


165 qriesta , lascid , die , essendo la terra nn auimale , e per conseguenza un corpo dissimilare, non deve esser stimata un corpo massimameute csterne , eventilate freddo per alcune parli , da I' aria ; che per altri membri , die son li pin di nuniero e di grandezza , debba esser creduta e calda e caldissima ; lascio ancora , die , disputando con supponcre in parte i principii de 1'

aversario,

Peripatetico

cpiale

il ,

vuol essere

stimato

e

fa

professione

et in un' altra parte in principii proprii

,

e

li

nou son concessi , ma provati , la terra verrebbe ad esser calda , come il sole in qualcbe comparazioue.

S m i. Come

T e o. de

questo

Per die

le parti oscure

opache

et

cosl

?

per quel die abbiamo detto

,

di

quali

globe

del

,

dal svanimeuto

e da la unione de le

,

sempre a le regioni piu e piu lume. Or se il luine e causa del calore , come con esso Aristotele molti altri aifermano , i qnali vogliono , die anco la luna et altre stelle per maggior e minor participazione di luce son piu e meno caltle onde quando alcuni piaueti son chiamati freddi , vogliono che s' intenda per certa comparazioue e rispetto, awerra, che la terra con li raggi, ch' ella manda a le lontane parti de 1' eterea regione, secondo la virtu de la luce venglii a comunicar altre tanto di virtu di calore. Ma a noi non consta , die una cosa per tanto ch' e lucida , sii calda ; per die veggiamo a presso di noi molte cose lueide , ma non calde. Or , per toruare a JVtiudinio , ecco che comincia a mostrar i deuti , allargar le mascelle , stringer gli ocelli , rugar le ciglia , aprir le narici , e mandar un crocito di cappone per la calla del polmone a cio die con questo riso li parti cristalline e lueide

si

viene

distant i a diffondersi pin e phi di

,

,

circostanti stimassero,

gioue

intendeva

bene,

lui area ra-

e quell" altro dicea cose ridicole.

,

Fru. E die

T e o.

vero vedere, come lui, se ne rideva? a quello , die dona confetti a porci. per che ridesse? rispo|e , che questo dire et imail

,

che siino altre terre,

,

e stato tolto da

accidenti

,

spose

JVolano

il

sia

Questo accade

Dimandato ginarsi

die lui la

,

die se

,

un' altra terra cosi ahitata

le

die abbino

medesme

proprieta et

vere narrazioni di Luciano.

Ri-

quando Luciano disse la lima essere e colta come qtiesta , venue a dido, ,

per burlarsi di que' hlosofi, che affennorno essere molte terre (e particolarmente la luna, la cui similitudine con questo nostro globo e tanto phi sensibile, quanto e piii vidua a noi) lui non

ebbe i-agione , ma mostro essere ne la comune ignoranza e cecita; per che, se ben consideriamo , trovaremo la terra e (anti altri corpi , die son chiamati astri, membri principal] de V universo come danno la vita e nutriinento a le cose, die da quelli togliouo la materia, et a' medesmi la restitiuscano, cosi e molto maggionnente hanno la vita in se, per la quale con una ordi,


166 volouia

uata e natural

da intrinseco

priucipio

ad

muovono

si

a le

E

non sono altri inotori estrinseci, che col muovere fantastiche spere vengano a trasportar questi corpi come inchiodati in quelle; il eke se fusse vero , ii moto sarebbe \iolento fuor de la natura del mobile , il mo tore pin imperfetto , il moto et il motore solleciti e laboriosi, cose

e per

,

li

spazii

conveuienti

et altri molti inconvenienti cpie

clie

,

,

come

s'

maschio

il

essi.

aggiungerebbono. si

muove

Considerisi dun-

a la femina

al maschio,

ogui erba et animale, epial piu e qual

samente,

muove

si

al

e la femina

,

meno

espres-

suo priucipio vitale, come al sole et

muove

altri

ambra, e finalmente ogni cosa va a trovar il simile , e fugge il coutrario. Tutto avvieue dal sufticiente priucipio interiore, per il epiale naturalmente viene ad esagitarsi, e non da principio esteriore, come veggiamo sempre accadere a quelle cose, che son mosse Muovonsi dunque la terra o contra, o estra la propia natura. e gli altri astri secondo le proprie differenze locali dal priucipio Credete , disse Nundiuio, iutrinseco , ch' e 1' anima propria. Non solo sensitiva, rispose il che sii sensitiva quest' anima? Nolano , ma anco intellettiva ; non solo intellettiva, come la ma forse anco piu. Oua tacque Nundiuio e non rise. nostra P r u. IMi par , che la terra , essendo aniinata , deve non aver piacere , quando se le fanno queste grotte e caverne nel dorso come a noi viene dolor e dispiacere , quando ne si pianta qualche dente la , o ne si fora la carne. T e o. Nundiuio non ebbe tanto del Prudenzio , che potesse stimar questo argomento degno di produrlo , ben che gli fusse clie non sappia, occorso ; per che non e tanto ignorantc filosofo se quella ha che, s' eila ha senso, non 1' ha simile al nostro se ha carne , sangue, le membra , non le ha sinuli a le nostre nervi, ossa, e vene, non son simili a le nostre; se ha il core, non I' ha simile al nostro; cosi di tutte 1' altri parti, le quali hnnno ]jroj)orzione a li membri d' altri et altri, che noi clu'amiamo animali, e comunemeute son stunati solo animali. Non che e tanto buono Prudenzio, e ma! medico, che non sappia, a la gran mole de la terra questi sono insensibilissimi accident!, li quali a la nostra imbecillita sono tanto pnsibili ; e credo che intenda , clie non altrimeiiti , che ne gli animali , quali noi conoscemo per animali , le loro parti sono in continua alterazione e moto , et hanno mi certo liusso e riflusso , dentro accogliendo scmj)re qualche cosa da 1' estrinseco , e mandando fuori qualche cosa da V iutrinseco oncle s' allungano 1' unghie , si nutriscono astri

la calamita si

;

al ferro,

la paglia a

1'

,

,

,

;

;

.

1

:

i

piliÂŤtle lane, et

i

cuoii

;

cosi

la

i

capelli, si risaldauo

terra

riceve

1'

efllusso

le pelli, s' induriscono et

inllusso

de

le

parti,

per quali molti animali , a noi manifesti per tali , ne fan vedere espressamente la lor vita come e piu che verisimile , essendo ;


167 die ogni CQsa participa di vita, vivono non solamente in noi,

iuohi

ma

iiuiumerabili

et

in tutto le cose

individui

composte, e non doviamo

quando veggiamo alcuna cosa , che si dice morire , tanto credere quella morire , quanto cli' ella si muta , e cessa quella accidentalc composizioue c Concordia , riinaiiendono le cose,

son

che quella incorrono,

dette

die

spiritual!,

senipre immortali,

quelle

quelle, die

piu.

corporali,

dette

e

material!,

mostraremo. Or per venire al iXolano , quando vidde Nundinio t.ncere , per risenlirsi a tempo di quella derisione muidiuica, die comparava le posizioni del INolano a le vere narrazioni di Luciano, espresse un poco di fiele e gli disse, che disputando onestamente non dovea ridersi, e burlaw di quella, che non pu6 capire che se io , disse il Nolano , non rido per le vostre fantasie , 116 voi dovete per le mie sentenze ; se io con voi disputo con civilita e rispetto , al meno altretanto dovete far voi a me , il quale vi couosco di tanto ingegno , che , se io volessi difendere per verita le dette narrazioni di Luciano , non Et in questo modo con alsareste sufficiente a distruggerle. quanto di collcra rispose al riso , dopo aver risposto con piu ragioni a la dimauda.

come

altre volte

;

Quinta proposta di Nundinio, Importunato Nundinio lasciando

le

qucstioui

—

qualche argomento

si

come da

dal Nolano,

che , e come

del per

,

gli

altri,

e quale

che,

facesse

,

Pru. Per quomodo et quare quilibet asinus novit disjjulare. Teo. Al fine fe' questo, del quale ne son pieni tutti carche , se fusse vero , la terra muaversi verso il lalo, , chiamiamo oriente , necessario sarebhe , die le nuvole de 1' aria sempre apparissero discorrere verso 1' occidente, ]>er ragione del velocissimo e rapidissimo moto di questo globo, che in spazio di ventiquattro ore deve aver compito si gran giro. questo rispose il Nolano , die questo acre , per il quale distoccini

che

A

corrono die

le

uome

solto

nuvole

e

li

venti

intenda tutta la niacchina

s'

consta di sue parti dissimilar] tutta

e

1'

aria

:

de la terra

parte

e

,

vuol lui

terra

di

deve

tutfo

,

onde

li

per

che

animale intiero, che , li sassi , li man", qrale e rincliiusa ne gli 1'

fiumi

vaporosa e turbulenta, la apparticne a la terra, come

altissimi monti

;

essere cost al ]>roposito,

,

membro

di

quella,

o pur come V aria, ch' e nel juilnione et altre cavitu de gli animal , per cui respirano , si dilatano le arterie, et altri eifetti necessarii a la vita s' adeni])iscono. Le nuvole dunque da gli accidenti , che son nel corpo de la terra , si muovono e son i

come ne intese

le viscere

Aristotele

di quella,

nel

priino

de

cosi la

come

le

Meteora,

accpie.

dove

Questo dice,

Io

che


168 ch' e circa la terra umldo e caldo per le esalaquesto aere, zioui di quella, La sopra di se un altro aere, il quale e caldo e secco , et ivi non si trovan nuvole : e questo aere e fuori de la circonferenza de la terra, e di quella superficie , che la defi-

nisce a fiu che venga ad essere perfettameute rotouda; e che la generazion de' veuti non si fa se non ne le viscere e luoghi de ne venti appala terra ; perd sopra gli alti monti ne nuvole , jono, et ivi l*aria si muove regolatamente in circoloj come l'uuiQuesto forse intese Platone allor che disse , noi verso corpo. abitare ne le concavita e parti oscure de la terra, e che quella proporzione abbiamo a g-li aniinali, che vivono sopra la terra, la quale

hanno

li

un umido

pesci a noi abitanti in

pin grosso.

che in certo modo quest' aria vaporosa e acqua , et che contiene pin felici aniinali , e sopra la terra, il puro aere , dove , come questa Amfitrite e acqua a noi , cosl questo nostro Ecco dunque onde si pud rispondere a aere e acqua a quelli. 1' argomento per che cosi il mare non e riferito dal Nundinio ne la superficie, ma ne le viscere de la terra, come 1' epate

Vuol

dire

,

:

fonte de gli umori

ma

in noi

,

questa

turbulenta

aria

non e

fuori,

come nel pobnone de gli auimali. Smi. Or, onde awiene, che noi veggiamo e

1' emispero inessendo che abitiamo ne le viscere de la terra ? T e o. Da la mole de la terra globosa non solo ne la ultima superficie , ma anco in quelle , che sono interiori , accade , che a la vista de 1' orizonte cosi una convessitudine doni loco a 1' altra , che non pud awenire quello impedimento , qual veg-

tiero

,

giamo

,

quando

tra gli occhi nostri

et

una parte del

cielo

s'

in-

per esserne vicino , ne pud togliere la la distanza dunque di perfelta vista del circolo de 1' orizonte cotai monti, i quali seguono la convessitudine de la terra, la quale non e piana , ma orbicolare , fa , che non ne sii sensibile 1' essere entro le viscere de la terra j come si pud alquanto terpoue un monte

,

che

,

:

considerare ne la

dove

la

presente

vera superficie

figura,

de la terra i

ABC,

cntro la quale


;

169 mare,

snperficie vi sono molte particolari del

come per eseinpio tiero einis]>ero

Del

e da la convessitudine

terra,

A

da dui capi

e

et altri continent!,

punto non meno veg-g-iamo 1' inet altri de 1' ultima superficie.

dal cui

dal punto

clie

,

ragione

la

clie

M,

e

,

da la grandezza de la di quella; per il die non possa vedere

circonferenziale

M

punto non e intanto impedito, emispero per die gli altissimi moiiti non si veng-ono ad interporre al punto M, come la linea ]\I 15 il die credo accaderebbe , cpiando la snperficie de la terra fusse piana ina clie 1'

:

;

come

— M D.

C

impedimenta, come

tale

E

ziale.

IM a

e

M

la linea

esser

D

anco

cosi

,

stimato

si

davantaggio

nota

K.

quel

favola

La

—

—

non viene a cag-ionar virtu de V arco circoiifcren-

quale

vede in die si ,

come

riferisce

si

M

M

a

C

onde non deve die disse Platone de le grandissime si

riferisce

a

;

concavita e seni de la terra.

Smi. Vorrei simi monti

T e o. No

tanto di

:

,

inodo

molti orizonti

e

piii

se quelli,

die sono vicini a gji

altis-

die sono vicini a monti minori , per monti , se non sono medesmameute die la loro grandezza e insensibile a la

quei

altissimi

grandissimi in nostra vista

ma

,

non sono

clie

sapere,

patiscono questo iinpedimenlo?

,

,

,

li

die veng-ono con quello a comprendere

artificiali

uni non possono donar

,

ne' quali

gli

alterazione a gli altri.

accident!

de

gli

Perd per

g-li

al-

come 1' Alpe e li Pirenei e simili, ma Francia tutta, ch' e tra dui mari, settentrionale Oceano, et australe Mediterraneo ; da qnai man verso V Alvernia sempre non intendiamo,

tissimi

come si

la

va montando altre

stati

nendo

tutta

parte

per

,

volte via

come anco da le Alpe e li Pirenei , die son testa d' un monte altissimo , la qual vefracassata dal tempo die ne produce in altra la

,

,

la vicissitudiue de la rinovazione de le parti de la forma tante montag-ne particolari le quali noi cliiainiamo monti. Pero qnauto a cert a instanzia, die produsse Nundmio de li monti di Scozia , dove forse lui e stato , mostra , die hii non pud capire quello, die s' intende per gli altissimi monti per die secondo la verita tutta questa isola Britannia e mi inonte , die alza il capo sopra T onde del mare Oceano, del qual inonte la cima si deve comprendere nel loco pin eminente de 1' isola: la qual cima, se giunge a la parte trauquilla de P aria viene a provare, die questo sii uno di que' monti al-

terra

,

,

,

dov' e la regione di forse piii felici animali. Alessandro Afrodisio ragiona del monte Olinqio, dove per esperienza de le ceneri di sacrificii mostra la condizion del monte altissimo, tissimi,

e de

1'

aria

sopra

Smi. M" aperto inolti ascosi.

Da

i

confini

e meinbri de la terra.

avete sufficientissiinamente satisfatto secreti de la natura,

quel

,

che rispondete

et altamente , cbe sotto questa cliia\e sono a V arg-omento tolto da venti


170 \

prende ancora la risposta de 1' altro, che nel secondo libro del cieio e moiido apporto Aristotele, dove dice, che sarebbe impossible , che una pietra gittata a 1' alto potesse per medesma rettitudine perpendicolare tornare al basso; ma sarebbbe necessario, che il velocissimo moto de la terra se la Per che essendo lasciasse molto a dietro verso 1' occidente. questa projezione dentro la terra , e necessario , che col moto di quella si venga a miliar ogni relazione di rettitudine et obbliper che e diiferenza tra il moto de la nave , e moto di quita quelle cose, che sono ne la nave: il che se non fusse veto, seg-uitarebbe , che , quando la nave corre per il mare , g'iammai alcuno potrebbe trarre per dritto qualche cosa da un canto di quella a 1' altro , e non sarebbe possibile , che un potesse far un salto, o ritornare co' pie, onde li tolse. Con la terra dunqiie si muovono tutte le cose , che si trovano in terra. Se dunque„dal loco estra la terra qualche cosa fusse gittata in terra, per il moto di quella perderebbe la rettitudine. Come appare ne la nave, *) la qual, passando per il flume, se alcuno, che si ritrova ne la spoiida di quello, venga a gittar per dritlo un sasso , vemt fallito il suo tratto , per quanto comporta la veloe nuvole,

si

:

Ma posto alcuno sopra 1' arbore di detta nave, che corra quanto si voglia veloce , non fallira punto il suo tratto : di sorte che per dritto dal punto , ch' e ne la cima de 1' arbore, o ne la gabbia al punto , ch' e ne la radice de 1' arbore , o la pietra o altra altra parte del ventre e corpo di detta nave, cosa grave gittata non vegna. Cosi se dal punto de la radice al punto de la cima de 1' arbore , o de la gabbia , alcuno ch' e city del corso.

dentro

nave

la

desma

,

per

gitta

una pietra , quella per la memuovasi quanto si voglia la nave,

dritta

linea ritornara a basso,

pur che non faccia de

8 mi. Da porta a molti

gl'

inchini.

la considerazione et

di

questa

importantissimi secreti

filosofia,

atteso ch' e cosa molto freqnente

quanta

differenza da quel, che

sii

demo maggior piacere e satisfazione , nemo a cibarci , che se per 1' altrui

apre la

e profonda

poco

considerata,

se per braccia.

propria

mano ve-

I fanciulli allor

per prendere il cibo, , de gli altrui; quasi che la natura in faccia apprendere, che, come non v' e tanto pia-

che possono adoprar

li

proprii instimnenti

volentieri si servono

certo

*")

e

s'

,

natura

uno medica se stesso , e quel Assai n' e manifesto, che pren-

che vien medicato da un altro.

non

differenza

di

modo

li

Questa nave sfignrata qui

uou parve

nccessaria per se riferisce il leslo.

nell' ,

e

si

originale k stata omessa , si peixhe perclie vi mancano le lettere, alle

Onde nel modo tralasciando solamente inlclligibile abbastanza. quali

si

aqevolmente

il

testo

,

,

in cui accoiiciamnio

le

lettere

,

il

tutto sara


171 non v' e anco tanto profitto. I fanciullini, che poppano, Et io come s' appig-liano con la mano a la poppa?

cere,

vedete,

g'iammai per latrocinio son stato si fattameute atterrito , qnanto per quello d' uit domestico servilore per clie non so , che cosa clie uu d' ombra e di portcnto apporta seco pi ii un familiare, straniero , per clie riferisce come ima forma di mal geuio e :

presagio formidabilc.

T e o. Or de' qnali

1'

per tornare

uno

fuori di qnella,

mano

si

al ]>roposito

se dunque saraimo dui,

,

trova dentro la nave,

de' quali tanto

1'

uno,

il medesmo pnnto de 1' aria, medesmo tempo ancora 1' nno lasci

circa

loco nel

che

corre,

qnanto

1'

e

altro

1'

altro abbia la

e da quel

medesmo

scorrere nna pietra,

seuza che le doniuo spinta alcnna, qnella perdere pnnto , ne deviar da la sua linea, verra al preusso loco ; e qnella del secondo si trovara tralasciata a dietro. II che non procede da altro , eccetto che la pietra, ch' esce da la mano de 1' nno , ch' e snstentato da la nave , e per conseguenza si miiove secondo il moto di qnella, ha tal virtu impressa , quale non ha 1' altra , che procede da la mano e

altro mi' altra,

1'

del primo

di quello,

,

senza

che n' e di mora

,

ben che

medesma aria tramezzante medesmo punto, e patiscano

gravita

dal

,

,

si

la

le

pietre abbino

partano

medesma

— possibil

medesma

S])inta.

fia

—

De

la

nou

possiamo apportar altra ragione, eccetto che le cose , che hanno fissione o simili a])])artenenze ne la liave , si muovouo con qnella ; e 1' mia pietra porta seco la virtu 1' altra di quello, del motore, il quale si miiove con la nave, che non ha detta participazione. Da questo manifestamente si vede , che non dal termine del moto onde si parte , ne dal termine , dove va ne dal mezzo , per cui si muove , prendc la virtu d' andar rettainente , ma da 1' efficacia de la virtu priinieramente impressa, da la quale dipende la differenza tutta. E questo mi par che basti aver consiclerato , qiranto a le proposte di Nundinio.

qual

diversita

,

,

,

S in i. Or domani ne rivedremo, per soggiunse Torquato.

Pru. Fiat!

udir

li

propositi,

che


172

DIALOGO QUARTO. m

S

i t li

o.

eh' io vi dica la causa ?

Volete ,

Te o.

Ditela pure!

Smi. Per

che la divina scrittura , il senso de la quale ne deve essere molto raccomandato , come cosa , che procede da intelligenze superior! , die nou errano , in molti luog-hi accenna e sup])one

il

contrario.

T e o. Or

quanto

fussero degnati

come ne han

fatto favore

mi

io ph\ tosto

questo

a

,

credetemi

la teorica

d' iiisegnarci

di proporci

de

cite

,

se

,

dei si

li

cose de la natura,

le

la pratica

di cose morali,

accostarei a la fede de le loro rivelazioni

cue

,

muovermi punto de la certezza di mie ragioni e proprii sentimenti. Ma come chiarissimamente ognuno pud vedere , ne li divini

specula zioni

e

fusse filosofia le leggi

servizio del nostro intelletto

in

libri

dimostrazioni ;

ma

pratica

la

circa

non

,

cose

le

azioni

le

si

tratlano le

naturali,

mente

in grazia de la nostra

ordiua

si

circa

,

come se

et affetto

morali.

per

,

Avendo

dunque il divino legislatore questo scopo avanti gli ocelli , nel non si cura di parlar secondo quella verita, per la quale non profittar ebb ono i volgari , per ritrarsi dal male et appiresto

ma

gliarsi al bene,

iemplativi

modo

d'

di questo

parla

e

,

intendere

al

e

di

pensiero lascia a gli uomiui con-

il

volgo

di

parlare

maniera , yenghi

che

a capire

secondo quel ,

il

suo

ch'

e

principale.

S m i. istoria

Certo

e donar

e

cosa

leggi,

conveniente parlar

quando uno cerca di far

,

secondo

la

e non esser sollecito in cose indifferenti.

commie

intelligenza,

Pazzo sarebbe

1'

isto-

che , trattando la sua materia , volesse ordinar vocaboli stimati nuovi , e riformar i vecchi , e far di modo , che il lettore

rico

,

piu trattenuto a osservarlo che intenderlo come istorico.

sii

1'

et interpretarlo

come granunatico,

Tanto piu uno , che vuol dare a universo volgo la legge e forma di vivere, se usasse termini,

che le capisse lui solo et altri pochissimi , e venisse a far cousiderazione e caso di materie indilferenti dal fine, a cui souo ordinate le leggi, certo parrebbe, che lui non drizza la sua

per la quale sono ordie quei , che sono , verainente uoinini , li quali senza legge fanno quel che conviene. Per questo disse Alcazele , filosofo , sommo pontefice e teologo macumetano, che il fine de le leggi non e tanto di cercar la quanto la bonta de' costumi, verita de le cose e speculazioni , dottrina al generale et a la moltitudine

nate quelle

,

ma

a' savii

e

generosi

,

spirti


173 de

profitto

de

dita

1'

la civilita

convitto di popoli

,

mnana conversazione,

Molte volte dinique,

di repubbliche.

cosa da stolto et ignorante verita

die secondo

,

1

giorno, e gira a

1'

s

inchina a

oriente

a molti propositi e una

et

pin tosto riferir le cose secoudo la

,

Come , quando

occasione e coinodita.

1'

nasce

sapiente disse,

e pratica per la como-

,

maiiteiiimento di pace et aiunento

sole

il 1'

trainonta,

e

per

gira

il

mezzo

il

aqnilone, avesse detto: la terra si rags' inchina il sole , die tramonte ,

e si tralascia

,

del cancro verso 1' austro , e capricorno verso sarebbono fermati gli anditori a cousiderare , come costui dice la terra mnoversi? die novelle son queste? 1' arebbono al fine stimato un pazzo, e sarebbe stato da dovero uii pazzo. Pure per satisfare a 1' hnportunita di qualcbe rabbino doi

a'

1'

tropici

aqnilone,

impaziente e rigoroso , vorrei sapere desma scrittura qnesto , die diciamo ,

de la me-

se col favore

,

possa coiifirinare

si

facilis-

simainente.

Teo. Vogliono

qnesti rivereudi,

forse

die dio tra gli sono il sole e la lima disse

Mose

quando

cbe,

luminari ne ha fatti dui grandi , die qnesto si debba inteudere assolntameute,

altri

,

,

per cbe tutti gli altri siino miuori de la lima? overamente secoudo il senso volgare et ordinario modo di comprendere e parNon sono tanti astri pin grandi, die la luna? nou poslare? sono essere pin grandi , cbe il sole ? Cbe inanca a la terra , cbe non sii un luminare pin bello e pin grande, cbe la lima, cbe, medesmamente ricevendo nel corj)o de 1' Oceano et altri uiedipud comparir lucidisterranei mari il gran splendore del sole , non meno die siino corj)o a gli altri mondi cbiamati astri , Certo cbe non qnelli appajono a' noi tante lampeggianti faci? cbiami la terra un luminare grande o piccolo , e cbe tali dica essere il sole e la lima, e stato bene e veramente detto nel suo grado ; per cbe dovea farsi inteudere secondo le parole e sentimenti comuni, e non far come imo, cbe qual ])azzo e stolto usa de la cognizione e sapienza. Parlare con i termini de la dove non bisogna, e voler, cbe il volgo e la sciocca verita, moltitudine , da la quale si ricbiede la pratica , abbia il parti-

intendimento

cular 1'

occliio

ma

,

;

la quale

per oprare

,

sarebbe

nou

come volere

e stata

se non quanto

die

miuisterio con gli uomini,

alciine

di

cpiando

si

cbe avesse sa|>uto, die a la luna et

veggono e die sono a noi couviene a questo nostro

cbe

sarebbe

stato

ufficio

quosti impacci a' popoli ?

invisibili,

moudo di

,

,

la

mano abbia

,

per vedere, ben cbe inten-

a die fine

banno

quelle

dovea

altri corpi

convenga

o al

meno di

il

trat-

affabilita

mondani, cbe tutto quel,

si

die

vi par,

simile,

prendersi

e

Ben

fanno ambasciatrici?

legislators

Cbe ha da

cbe

natura

Cosi

e consentire a la vista.

desse la natura de le sustanze spiritual] tarne,

,

da la

fatta

e

donar

far la pratica de le nostre


174 leggi e

T

dunque

g-li

de

esercizio

con quell' allri? Dove presupponendo ne le cose naricevuto , non deimo servire per

nostre

le

virtu

uoinini divini parlano,

senso comnnemente ma pin tosto , dove parlano iudifferentemente , e dove In quello voglio, che s' abil volgo non ha risolnzione alcnna. bia riguardo a le parole de g-li uoinini divini, anco a gli entuturali

il

autorita

,

siasmi de' poeti , clie con Iiune superiore ne han parlato , e non prendere per metafora quel, che non e stato detto per metafora, e per il contrario prendere per vero quel, ch' e stato detto per Ma questa distinzione del metaforico e vero non similitudine. a

tocca

ognuno

tntti

di

,

un

,

non e dato

voltar

se vogiiaino

libro contemj)lativo

1'

naturale

ad

occhio de

,

morale e

questa filosofia molto favorita e favore-

noi trovaremo

Dico ad un

vole.

Or

capire.

la considerazione a

divino

come

comprendere ;

volerla

di posserla

qual' e uno

Giobbe,

libro di

de' singularis-

possAn leggere , pieno d' ogni buona teologia , naturalita e moralita , colmo di sapientissimi discorsi , che Mose come un Sacramento ha congiunto ai libri de la sua legge. In quello un de' personaggi, volendo descrivere la provida potenza simi

che

,

di dio

,

sublimi altri

disse quello formar la pace ne gli eminenti suoi fig-li

,

che son gli astri

acque , concordano

1'

uno vive,

confondono

,

li

dei

come noi diciamo

sono

tpiesti

via

si

,

si

insieme;

per che uutre

ma

e

,

,

altri

quantunque vegeta

con certe

,

cioe

de' quali altri son fuochi,

per

1'

soli

,

siino altro,

altri

terre

contrarii

inentre

distanze gli uni si

,

,

e

tutta

non

si

muovono

Cosi vien distinto 1' universo in fuoco et acqua, che sono soggetti di doi primi principii formal! et attivi , freddo Que' corpi , che spirano il caldo , son li soli , che per e caldo. se stessi son lucenti e caldi ; que' corpi , che spirano il freddo, son le terre , le quali , essendo parimente corpi eterogenei , son

circa gli altri.

chiamate pin tosto accpie , atteso che tai corpi per quelle si fanno visibili, onde meritamenle le nominiarao da quella ragione, che ne sono sensibili , sensibili dico , non per se stessi , ma per

A

questa dottrina e ne la lor faccia. conforme Mose, che chiama firmamento r aria, nel quale tntti <juesti corpi hanno la persistenza e situazione , e per li spazii del quale vengono distinte e divise le acque inferiori , che son qneste , che sono nel nostra globo , da 1' acqne superiori , che son quelle de gli altri globi, dove pure si dice esserno divise V acque da 1' acque. E se ben considerarete molti passi de la 1' altissimo scrittura divina, son chiamati li dei e ministri de actpie, abissi, terre e fiamme ardenti. Chi lo impediva, che non cliiamasse corpi neutri , inalterabili , immutabili , quinte essenze, parti pin dense de le spere, berilli, carbuncoli, et altre fantasie, de le quali come indifferenti nieute mauco il volgo s' arebhe possnto pascere?

la luce de' soli sparsa


175 Smi. di

muovo da Y

Io per cerlo inolto mi

(jiobbe e

Mose

di

e facilmeute posso

,

autorita

fennaruii

del libro in

questi

sentimenli reali piu tosto, cbe in metaforici et astratti: se non che alcuni pappagalli d' Aristotele, Platone et Averroe, da la filosofia de' qnali son promossi poi ad esser teologi, dicouo,

cbe questi sensi son metaforici fauuo significare tutto quel ,

e cosi

,

le

cbe

in virtu di lor inetafore

piace

li

per gelosia de la

,

filosoQa, ne la quale son ailevati.

Teo. Or quanto siino costanti queste metafore, lo possete giudicar da questo, cbe la medesma scrittura e iu mano di Giudei, Cristiaui e Macmnetisti , sette tanto difiereuti e coutrarie, cbe ue tissime

partoriscono

altre

le quali tutte

,

vi

inmunerabili

san trovare

piace e meglio le vien comodo, differente

e d'

,

ma

un no uu

aucor tutto si,

il

non

quel

solo

contrario

come verbi grazia

contrarissime e differen-

,

il

proposito

cbe le

,

proposito diverso e

facendo

d'

in certi passi,

un

si un no, dove dicouo,

cbe dio parla per ironia.

Smi. Lasciamo di giudicar questi! Son certo, cbe a loro non importa , cbe questo sii , o non sii metafora pero facibnente ue pofranno far star in pace con nostra filosofia. :

Teo. Da la censura di onorati spirti, veri religiosi, et anco naturalmente uomini da bene, amici de la civile conversazione e buone dottrine non si de temere; per cbe, quando bene aran cousiderato, trovaraimo , cbe ques'a filosofia non solo contiene la verita, ma ancora favorisce la religione piu cbe qual si

voglia altra

come quelle,

cbe poneno il de la divina potenza finiti, le intelligenze e nature intellettuali .solamente otto o dieci, la sustanza de le cose esser corrottibile , 1' anima mortale , come cbe consista piu tosto in un' accidentale disposizione , et effelto

mondo

finito

,

sorte 1'

di

effetto

filosofia;

e

1'

efficacia

di complessioue e dissolubile conteinperamento et armonia

cuzione

de la divina giustizia sopra

i'

azioni

,

1'

ese-

umane per conse-

gucnza nulla; la notizia di cose particolari a fatto rimossa da prime et universal! et altri inconvenieuti assai , li quali non solamente come falsi acciecano il lume de V intelletto , ma

le cause

ancora

,

come

negbittosi et einpii

,

smorzano

il

fervore di buoui

affetti.

Smi. Molto

sou contento di aver qucsta informazione de la Nolano. Or veuiaino un poco a li discorsi fatti col dottor Torquato , il quale son certo cbe non puo essere tanto pin igTiorante, cbe Nundinio, quanto e piu presuutuoso , temefilosofia del

rario e sfarciato.

b

Ignorauza et arroganza son due sorelle individue in anima. Teo. Costui con un enfatiro aspetto , col quale il div&m prrter vien descritto ne la inetamorfosi seder in mezzo del conr u.

un corpo

et in un'


176 de

cilio il

per fulminar quella severissima sentenza contra , dopo aver contemplato la sua aurea collaua

dei,

li

profano Licaone

Torquem auream; aureum

Pru.

monile.

T e o.

Et a presso riinirato al petto del Nolano , dove piu maucar qualche bottone , dopo essersi rizscrollatosi iin poco il ritirate le braccia da la mensa ,

tosto arebbe possuto

zato

,

dorso

sbruffato con la bocca alquanto

,

di velluto in testa

,

profuinato volto

,

il

con

sosi in piuito

intorcigliatosi

inarcate le ciglia

iin

acconciatasi la berretta

,

inustaccio

il

riguardo di rovescio

mano

,

posto in arnese

spalancate le narici

,

mes-

,

poggiatasi al sinistro

,

per donar principio a la sua scrima, de la destra insieme , e comincio a trar di mandritti , in questo modo parlando Tunc ille philosophorum protoplastes? Subito il Nolano, sospettando di venire fianco

sinistra

la

appunto le

tre

prime

,

dita

:

ad

altri

termini

die disputazione

,

gl'

,

interroppe

il

parlare, di-

quo vadis ,

domine , quo vadis? quid si ego philosophorum protoplastes? quid si nee yirisioteli , nee cuiquam, magis concedtmi, quant mihi ipsi concesserint? ideone terra est Con queste et altre simili persuacentrum mundi immobile? 1' esortava a clie posseva , sioni , con quella maggior pazienza cendogli:

,

portar propositi, con

i

quali potesse inferire dimostrativa

-

o proba-

nuovo Nolano a li circostauti , ridendo con mezzo riso: costui , disse, non e venuto tanto armato di ragioni , quanto di parole e scommi , clie si muojono di freddo e fame. Pregato da tutti, cbe venisse a gli argumenti, mando bilmente in favore de gli

E

protoplaste.

voltatosi

O

Smi.

Stella

Mart is nunc major 3 nunc

terra movetur?

Arcadia! e possibile, cbe e medico dottore e Torquato

titolo di filosofo

F r u. E

si

protoplasti contra di questo

il

wide igitur

fuori questa voce:

vero minor apparet ,

Smi.

altri

sii

in

rerum natura

sotto

CJie abbia possuto tirar

epiesta

conseguenza?

H

No-

lano che rispose?

T e o. Lui non si spanto per cpiesto , ma gli rispose , clie una de le cause principali, per le quali la stella di Marte appare maggiore e minore a volte a volte, e il moto de la terra e di Marte ancora per li ])ro|irii circoli , onde awiene che ora siino piu prossimi

,

ora piu lontani.

Smi. Torquato che soggiunse? Teo. Diamando subito de la

proporzione

de'

moti de

li

pianeti e la terra.

Smi. Et il Nolano, ebbe tanta pazienza, che vedendo un presuntuoso e goffo , non volto le spalle , et andarsene *) a casa, e dire a colui , che 1' avea chiamato , che

si

*)

Auacululon non Uoppo raro presso

il

nostvo

!


177 Teo, Anzi per inseguare

rispose, che lui non era andato per leggere, n6

ma

per risponclere ; e che la siininetria , ordine, e inisura de' inoli celesti si presuppone tal qual e , et e stata conosciuta da antichi e moderni , e che lui 11011 disputa circa cfiiesto

,

,

non e per

e

litigare contra

le lor niisure e teorie

li

matematici

per togliere ; ina il suo

,

a le quali sottoscrive e crede

,

scopo versa circa la natura e verificazione del soggetto di questi Oltre disse il IN'olaiio s' io mettero tempo per rispoudere a questa dimauda , noi staremo cpia tut la la notte senza disputare , e senza ponere giammai li fondameuti de le nostre moti.

:

contra la comuue filosofia ; per che tanto gli uni, qnanto gli altri condoniamo tutte le siipposizioni , pur che si conchiuda la vera ragione de le quantita e qualita de' moti: et in cjuesti siamo concordi. che dunque beccarci il cervello fuor di proposito ? Vedete voi, se da le osservanze fatte e da le verificazioni coucesse possiate inferire qualche cosa , che conchiuda preteusioni

A

contra noi, e poi arete liber ta di proferire le vostre condamiazioni.

Suii. Bastava dirgli, che parlasse a proposito. Teo. Or qua nessuno de' circostanti fu tanto ignorante, che col viso e gesti non mostrasse aver capito, che costui era una gran pecoraccia aurati ordinis.

Fru. /. e. il tosone. Teo. Pure per imbrogliar ch' esplicasse quello

il

negozio

,

che lui volea difendere

,

,

pregorno per che

il

Nolano, prefato

il

argmneutarebbe. Rispose il Nolano , che lui s' avea troppo esplicato , e che , se gli arguuienti de gli awersarii erano scarsi , questo non procedeva per difetto di materia,

dottor

Torquato

come pud essere

a tutti ciechi

confirmava

universo e iniinito

,

che

1'

iimnensa eterea regione

,

Pure

manifesto. ,

e verainente

nuovo

di

gli'

e che quello consta d' una

un

cielo

,

il

quale e detto

sono tanti astri , che hanno fissioue in quello , non altrimenti che la terra ; e cosi la luna , il sole , et altri corpi innumerabili sono hi questa eterea regione, come veggiamo essere la terra; e che non e da credere altro firmamento, spazio e seno

in cui

,

, altro fundamento , ove s' appoggino questi grandi aniche concorrono a la costituzion del mondo , vero soggetto, et inflnita materia de la inlinila divina potenza attuale: come

altra base

mali

,

bene ue ha fatto intendere tanto la regolata ragione e discorso, quanto le divine revelazioni , che dicono , non essere uumero de' ministri de

1'

stono,

centinaja

sono

e dieci

Altissiino, di

quale

al

migliaja di migliaja assi-

migliaja gli

amministrano.

Questi

grandi anunali, de' quali molti con lor cliiaro liune, che da' lor corpi diffondono, ne sono di ogni contorno seusibili: de' li

quali altri son ,

nere

terre

et

altre

come come la

elfettualinente caldi,

inerabili fuochi

altri

son freddi

,

innumerabili.

il

sole

terra

,

et

iiuui-

altri

la lima

Questi per coniunicar

12

,

1'

Veuno


178 a

T

1' tin da 1' allro il principio vitale, a con certe distanze , gli tuii compiscono li lor giri come e manifesto in questi sette, clie versano altri,

e participar

altro,

certi spazii,

circa gli circa

24 ore dal

di

lato chiamato

apparenza di qnesto

1'

cagiona

ch' e detto

moto mundano

falsisshna

contra

bile il

,

conveniente

,

moto de

participar

jier

,

,

movendosi verso

universo

1'

La

e diurno.

vero e necessario

clie

,

occidente

natura et impossibile

,

centro

proprio

imo

de' tpiali la terra e

sole,

il

spazio

circa

il

oriente,

circa qiiella,

quale

imaginazione e essendo clie sii possi-

:

la terra si

clie

1'

muova circa giomo e

luce e tenebre,

la

caldo e freddo

circa il sole , per la participazione de la ; autunno , inverno ; verso i cliiamati poli et opposili punti emisperici, per la rinovazione di secoli e cambiainenlo del suo volto; a fin clie, dov' era il mare, sii V arido, ove era torrido , sii freddo , ove il tropico , sii 1' equinoziale , e

notte

,

primavera

estatle

,

,

come in qnesto, cosi non senza ragione da gli anlicLi veri filosofi Or mentre il JVolano dicea qnesto il tlottor cliiamati mondi. Torqnalo cridava: Ad rem, ad rem, ad rem! Al fine il Noe gli disse , che lui non gli argomenlano si mise a ridere tava, ne gli rispondeva, ma clie gli proponeva , e pero isia sunt

finalmente

ne

di tutte cose la vicissitudine,

sii

astri

altri

gli

,

,

,

res,

res,

,

toccava al Torquato a presso d' apportar

clie

ad rem.

Smi. Per balordi

e

res,

qualclie cosa

qnesto

che

credeva

,

clie

asiilo

qnelli

si

un argumento e determinazione , la sua catena d

T e o.

1

pensava essere tra

passassero qnesto suo

Ascoltate

Torquato a

sguaina e

li

e

un semplice crido con

e cosi

oro satisfar a la moltitudine.

davantaggio

!

JMentre

pettar quel tanto desiderato argumento lor

goffi

ad rem per

,

tiitti

stavano

ecco che voltato

ad asil

dot-

commensali dal profondo de la sufficienza sua viene a donar sul mostaccio im adagio erasmiano: li

u4nticyram navigat.

Smi.

Non

possea parlar meglio tin ashio, e non possea chi va a praticar con gli asini. Teo. Credo, che profeta-sse, ben che non intendesse lui medesmo la sua profezia , che il Nolano andava a far provisione d' elleboro , per risaldar il cervello a questi pazzi barbareschi. S i. Se quell! , che v' eran i)resenti , come erano civili, fiissero stati civilissimi , gli arebbono attaccato in loco de la collaua un capestro al collo, e fattogli contar qnaranta bastonate in commemorazione del primo giorno di quaresima. Teo. Il IXolano gli disse, che il dottor Torquato lui non era pazzo, per che porta la collaua, la quale se non avesse a dosso, certamente il dottor Torquato non valerebbe pin , che per udir altra voce

,

m

suoi vestimenti,

i

bastonate non gli

tpiali

saran

pero vagliono pocliissimo, spolverati

sopra.

E

se a forza di

con cpiesto dire

si


!

; ;

179 alzo di tavola,

lamcnta'ndosi

,

ch'

il

signor Folco non avea fatta

provisione di miglior suppositi.

Fru.

pur grammatica, in quest i nostri giorni , ne' quali in la felice patria regna una costellazione di pedantesca ostinatissima ignoranza e presunzione inista con una rustica iucivilita, die farebbe prevaricar la pazienza di Giobbe. E se non il credete , andate in Oxonia e fatevi raccontar le cose intravenute al Nolano , quando pubblicamente disputd con que' dottori in teologia in presenza del Prencipe Alasco Polacco , et altri de la nobilita inglese ! Fatevi dire , come si sapea rispondere a gli argomenti , come restd per quanti

Questi son

volete

,

clie

frutti

i

d' Inghilterra

trovarete

li

e cercatene

;

dottori in

tutti

quindici sillog-ismi quindici volte , qual pidcino entro la stoppa, quel povero dottor, clie come il corifeo de 1' academia ne puoFatevi dire , con quanta sero avanti in questa grave occasione ! iucivilita e discortesia procedea quel porco , e con quanta pazienza et umanita quell altro , cbe in fatto mostrava essere Na1

poletano nato

come

,

ban

gli

et allevato

sotto piu benigno cielo

fatte finire le

sue pubbliche

!

letture,

Informatevi, e quelle de

immortalit ate animae , e quelle de quintuplici sphaera S m i. Chi dona perle a' porci , non si de lamentar

—

,

se gli

Or seguitate il proposito del Torcpiato! son calpestate. Teo. Alzati tntti di tavola, vi furono di qnelli , clie in lor linguaggio accusavano il Nolano per impaziente , in vece che doveano aver piu tosto avanti gli ocehi la barbara e salvatica disTutta volta il Nolano , clie fa cortesia del Torquato, e pro]>ria. professione di vincere in cortesia quelli

facilmente posseano

clie

,

rimesse , e come averse tutto posto in obblio, disse amicbevolmente al Torquato Non pensar, fratello, ch' io per la vostra opinione voglia o possa esservi nemico auzi vi son cosi amico , come di me stesso. Per il clie voglio superarlo in altro

,

si

:

cbe sappiate

,

certissima

alcuni

,

ch' io

prima

anni

a

ch' avessi

dietro

la

questa

posizione per cosa

semplicemente vera;

tenui

quando ero piu giovane, e men savio, la stimai verisimile qnando ero piii principiante ne le cose speculative , la tenni si fattamente falsa , che mi inaravigliavo d' Aristotele , che non solo non si sdegno di fame cousiderazione, ma anco spese piu de la meta del secondo libro del cielo e mondo , sforzandosi dimostrar , che la terra non si muova. Quando ero putto et a fatto

senza intelletto

speculativo

,

che creder <piesto era

stimai,

una pazzia, e pensavo , che fusse stato posto avanti da qualcnno per una materia soBstica e caziosa , et esercizio di quelli oziosi ingegni

che vogliono disputar per gioco , e che fan professione , provar e difendere, che il bianco e nero. Tanto dunque io posso odiar voi per questa cagione, quanto me nietlesmo, qnando di

ero piu giovane, piu putto,

men

saggio,

e

men

discrete

Cosl


180 mi dovrei adirar con voi , vi compatisco , e priego come lia donato a me questa cognizione, cosi, se

in loco eh' io

che,

idio,

non

gli ])iace

ser credere

dervi pin

,

di farvi capace del

che sete ciechi

civili

e cortesi

,

:

vedere

e qnesto

meno

,

meuo

al

vi faccia pos-

non sara poco

ignoranti

e

per ren-

,

E

temerarii.

voi

ancora mi dovete amare, se non come quello, che sono al presente pin prndente e piu vecchio , al meno come quel , che fui pin ignorante e pin giovane, quando ero in parte ne li miei

Voglio dire, piu teneri amii, come voi sete in vostra vecchiaja. che , quantiuique mai sono stato conversando e disputaiido cosl salvatico

rante,

,

malcreato

come

voi.

et incivile

,

sono stato pero un tempo ignoriguardo al stato vostro pree voi al stato mio passato con-

Cosl avendo io

sente conforme al mio passato, forme al vostro presente , io vi amaro , e Voi non m' odiarete. S m i. Essi , poi che sono entrati in un altra specie di disputazione, che dissero a questo? T e o. In conclusione , che loro erano compagni d' Aristotele, Et il Nolano sogdi Tolomeo e molti altri dottissimi filosofi. giunse , che sono inuumerabili sciocchi , insensati , stupidi et ignorantissimi , che in cio sono compagni non solo di Aristotele e Tolomeo , ma di essi loro ancora , i quali non possono capire quel , che il Nolano inJende , con cui non sono , ne possono esser molti consenzienti , ma solo uomini divini e sapientissimi, come Pitagora, Platone et altri. Ouanto poi a la moltitudine, 1

dal canto suo , vorrei , che consisono que' filosofi conform! al volgo, han prodotta una filosofia volgare , e per quel eh' appartiene a voi , che vi fate sotto la bandiera d' Aristotele , vi douo avviso, che non vi dovete gloriare , quasi intendessivo quel , che intese Aristotele , e penetrassivo quel , che penetro Aristotele per che

che

si

der!,

d' aver per tanto

gloria

che

filosofi

che

:

che lui non seppe, e saper quel, che lui seppe; per che dove quel filosofo fu ignorante, ha per compagni non solamente voi, ma tutti dove vostri si mi , insieme con i scafari *) e facchi'ii londrioti e grandissima

I

differenza

tra

il

i

non sapere quel,

;

galantuomo fu dotto e giudizioso , credo e son certissimo, che tutti insieme ne sete troppo discosti. Di una cosa fortemente mi maraviglio , che , essendo voi stati invitati e veuuti per disputare , non avete giammai posto tali fondamenti , e proposte tali ragioni, per le quali in modo alciuio possiate conchiudere contra me, ne contra il Copernico , e pur vi sono tanti gagliardi argumenti e ])ersuasioni. Il Torquato , come volesse ora sfoderare una nobilissima dimostrazione , con una augusta maesta dimanda: Ubi est lux soils? Il Nolano rispose , che lo iinaginasse , dove gli piace, e concludesse qualche cosa, per quel

*)

Marinari; da scafa, ff^ay?/.


181 die

auge

1'

eclittica

Torna

;

il

si

non

inula e

sempre nel medesmo grado del

sta

veder ,

e non pu6

Torquato a dimandar

a

die

proposito

medesmo

il

,

diinanda

conic

quesio.

Nolano non

il

Rispose il Nolano: guot sunt sasapesse rispondere a questo. Est circa vigesimum cancri , et oppositum cr amenta ecchsiae? circa dccimum vet centcsimum capricorni , o sopra il campanile di

San Paolo?

Smi. Possete conoscere, a che proposito dimandasse qneslo? Teo. Per moslrar a que', che non sapean nulla, che lui disputava, e

clie

quarc ,

viodo,

diceva qualche cosa, et oltre tentare tanti quoal quale il Nosin che ne trovasse imo ,

ubi ,

lano dicesse, che non sapea, sin a questo, che volse inteudere, Ma il Nolano disse, quante stelle sono de la cpiarta grandezza.

Questa che quello, ch' era al proposito. , auge del sole concliiude in tutto e per tutto, Ad uno , che dice che cestui era ignoranlissiino di disputare. fisso in mezzo di il sole star la terra muoversi circa il sole, quest' erranti lmni, dimandare, dov' e 1' auge del sole? e a jmnto come se uno dimandasse a quello de V ordinario parere dov' 6 1" au째e E pur la prima lezione, che si da ad de la terra? d' argumentare, e di non cercare e diimparar mole che uno, mandar secondo i propria principii, ma quelli, che son concessi da l' awersario. Ma a questo golfo tutto era il medesmo , per che che cosi arebbe saputo tirar argumenti da que' snppositi che non sapeva altro

interrogazione de

1'

:

.

sono a proposito, come da que', che son fuor di proposito. coininciorno a ragionar in Inglese tra Finito questo discorso , loro , e dopo aver alquanto trascorso insieme , ecco coniparir Torcpiato distese II dottor su la tavola carta e calamajo. quanto era largo e lungo tut foglio , prese la piuma in niano, lira una linea retta per mezzo del foglio da un canto a l' altro, in mezzo forma uu circolo , a cui la linea predetta passando per facea diametro , e dentro un semicircolo di quello il centro , Dal canto de la terra scrive Terra , e dentro 1' altro scrive Sol.

forma e

ne

la

costui,

,

e circa

margine: che volea

quato rispose: et

ordinatamentc erauo li caratteri di octava sphaera mobilis, Tra tanto il Nolano disse a PloJetnaeus.

otto semicircoli

sette pianeti

,

1'

far di

dove

ultimo scritto

che sanno sin

questo,

Vide, face

et

:

disce!

ai

ego docebo

te

TorPiolemaeuin

putti?

Copernicum.

Smi. Sus quandoquc Minervam. Teo. II Nolano rispose, clie quando uno ,

scrive

l'

alfabeto,

mostra inal principio di voler insegnar gianimatica ad uu, che Seg-uita a far la sua descrizione il Torne intrude pin clie lui. quato , e circa il sole, ch' era nel mezzo, forma sette semicircoli con simili caratteri, circa 1' ultimo scrivendo: sphaera immoPoi si volta al bilis Jixaruniy e ne la margine: Copernicus.


182 un punto de

la sua circonferenza forma il avendo deliueata la circonferenza, in detto centro pinge il globo de la terra, et a fin che alcuno non s' ingannasse pensando, che quello non fnsse la terra, vi

et in

terzo circolo,

centro d'

un

scrive a bel carattere

de

1'

al quale

epiciclo,

:

terra,

distantissimo

epiciclo

et in

un

dal mezzo

,

loco de la circonferenza

figuro

il

carattere de la

lima.

Quando vidde quest o il Nolano ecco , disse , che costui mi volea insegnare del Copernico quello , che il Copernico medesmo :

non intese, e pin tosto s' arebbe fatto tagliar il collo, che dirlo, o scriverlo. Per che il pin grande asino del mondo sapra , che da quella parte sempre si vedrebbe il diametro del sole eguale, et altre niolte conclnsioni seguitarebbono , che non si possono

Tace , tacel disse il Torquato Copemicum ? Io euro poco il Copernico

verificare.

,

tu vis disse

me

docere

Nolano

, e ma di questo solo che voi , o altri 1' intendano Toglio awertirvi , che prima che vegnate ad insegnarmi un' altra rolta , che studiate meglio. Ferno tanta diligenza i gentiluoimni , che v' eran jn-esenti , che fu portato il libro del Copernico, e gnardando ne la fignra , viddero , che la terra non era descritta ,

poco mi euro

,

il

;

ne

la circonferenza de 1' epiciclo, come la lima; pero volea orqtmto , che quel punto , ch' era in mezzo de 1' epiciclo ne la circonferenza de la terza spera, significasse la terra. i

Smi. La

causa de

1'

errore fu,

che

il

Torquato avea con-


183 di (piel libro, e uon avea letto li capholi, ha letti , uon 1' La iutesi. Teo. Il Nolano si mise a riclere, e dissegli, che quel punlo non significant altro, clie la pedata del compasso, quando si delineu T opiciclo de la terra e de la luua , il quale e tutto ÂŤno et il meclesnio. Or, se volete veramente sapere, dov' e la terra secoudo il senso del Copernico, leggete le sue parole!

template le figure

e se pur

Licsscro

tenute

,

li

e ritrovarnq

che dicea

,

come da inedesmo

caiulo in lor lingua

,

epieiclo

la terra e la lima essere conecc.

,

e cosl rimasero

masii-

Nundinio e Torquato , avendo salutato tutti gli altri, eecetto ch' il Nolano, se n' andorno e lui invio uno a presso, clie da sua parte salutasse loro. One' cavalieri, dopo aver pregato il Nolano, che non si hirbasse per ,

sin tanto clie

,

la discortese incivilita e temeraria ignoranza de' lor dottori,

ma

che avesse compassions a la poverta di questa patria , la qual e rimasta vedova de le Iiuoue lettere , per quauto appartiene a la professione di lilosofia e reali matematiche , ne le quali mentre sono tutti ciechi , vengono (piesti asini , e ne si vendono per oculati, e ne porgono vessiche per lanterne, con cortesissime salutazioni lasciaudolo , se ne andaro per un cammino; uoi et il

JNolano ]>er

que'

rintuzzi

iib altro

ritornammo tardi a casa

ordinarii

,

per

senza ritrovar di , che la notte era profonda, e gli

animali cornupeti e calcitranti non ne molestaro al ritonio , come per che prendendo 1' alto riposo s' erano ne le lor ;

a la veriuta

inandre e stalle

ritirati.

P r u.

Noa? erat , et plactdum carpebant fessa soporem Corpora per terras, sylvaeque et saeva qulerant ^Aequora, cum medio volvuntur sidera lapsu, Cum tacet omnis ager , pecudes etc. Smi. Orsu , abbiamo assai detto og-gi. Di grazia , Teofilo,

ritornate doniani,

per che voglio intendere qualch' del Nolano. Per che quella comoda a le supputazioni , tutta quanto a le ragioni naturali, le

sito circa la dottriua

nico

,

ben che

sii

sienra et ispedita

,

principal!.

Teo. Ritornaro volentieri nn' Fru. Et io. Pru. Ego quoque. Valete!

altra volta.

altro j)ropo-

del

Coper-

volta non e quali son le


184

DIALOGO QUINT T Per che non son piu, ne

e o f

i I

O.

o.

altramenti fisse le altre stelle al cielo,

e fissa nel medesmo firmae non e piu deguo d' esser chiamato ottava spera , dov' e la coda de 1' orsa , che dov' e la terra , ne per che in una medesma eterea regione, la cpiale siamo noi; come in tin medesino gran spazio e cauij)o , son questi corpi distinti , e con certi convenient intervalli allontanati gli nni da gli Considerate la cagione, per la cpiale son slati giudicati altri. II vaet uno solo di tutti gli altri. sette cieli de gli erranti,

che

questa

mento

,

ch' e la terra,

stella,

ch' e

1'

aria

;

si vedeva in sette , et uno regolato in tutte 1' alche serbano perpetuamente la medesma equidistanza e regola , fa parer a tutte quelle convenir un moto , una fissione et uu orbe , e non esser pin , che otto spere sensibili per Or , se noi veli luminari , che sono com' inchiodati in quelle. neino a tanto lmne e tal regolato senso , che conosciamo , qnesta apparenza del moto mondano procedere dal giro de la terra, se

rio

moto , che

tre stelle,

da 1'

la similitudine

de

la consistenza

questo

di

corpo

in

aria giudichiaino la consistenza di tutti gli altri corpi,

prima credere , di quel sogno ,

e poi dimostrativamente coiichiudere

il

mezzo

potremo contrario

1

ch e stato quel primo inconveniente , che ne ha generati , et e per generarne tanti altri inOuindi accade quello errore , come a noi , che dal nmuerabili. centro de

1'

e quella fantasia

,

orizonte voltando gli occhi da ogni parte

gindicar la maggior e minor distanza da

,

tra

,

,

possiamo

et in quelle cose,

che son piu vicine , ma da un certo termine in oltre tutte ne cosl a le stelle del firmameuto parranno egualmente lontane gnardando, apprendiamo la differenza de' moti e distanze d' alcmii astri piu vicini , ma li piu lontani e lontanissimi ne appajono immobili , et egualmente distanli e lontani , quanto a la longitudine; qualmente un arbore tal volta parra piu vicino a 1' altro per che si accosta al medesmo semidiametro , e per che , sara in quello indifferente , parra tutt' uno: e pure con tutto cio sara piu lontananza tra questi, che tra quelli, che son giudicati Cosl acmolto piii discosti, per la differenza di seinidiametri. cade, che tal stella e sthnata molto maggiore, ch' e molto mi:

nore: tale molto piu lontana seguente figura:

la

,

ch' 6

molto piu vicina.

Come ne


;

185

O

la vista,

I'

occhio;

OAB, O

OD

C,

lung-hezza,

longitu-

AC, AB, CD

larghezze, latifudini; dove ad O occliio la stella pare la medesima coa la Stella B, e se pur si inosfra distinta, gli parra vicinissima , e la stella C, per essere in un semidiametro molto dilferente , parra molto pin linee

dini e

visuali;

A

lontana,

et in fatto e

veggiamo molti moti tanarsi

e

,

,

et accostarsi

die non

per

1'

Duncpie, che noi non si mostrino allon-

molto pin vicina. quelle

in

da

raie

facciano

e non

stelle,

V

cosl

altre

,

quelle

e Y une a 1' come cpieste

altre li

,

non

lor giri,

non e ragione alcana, per la quale in quelle non medesmi accidenti cue in queste per i quali medesmamente un corpo, per prendere virtu da 1' altro, debba muoversi circa 1' altro. E pero non deimo esser cliiamate fisse , per clie atteso

siano

che

li

,

,

veramente serbino la medesina equidistanza da noi , e tra loro ma per clie il lor moto non e sensibile a noi. Questo si pud veder in esempio d' una nave molto lontana , la quale se fara un giro di trenta, o di quaranta passi, non meno parra che la Cosi proporzionalstii fenna, che se non si inovesse punto. mente e da considerare in distanze mag-giori, in corpi grandissimi e luminosissiini , de' quali e possibile che molti altri et innumerabili siino cosl g-randi e cosi lucenti , come il sole e davantaggio , i circoli e moti de' quali molto pin g-randi non si

onde se in alcuui astri di quelli accade varieta d' approssimanza , non si puo conoscere , se non per lung-hissime osservazioni , le quali non son state cominciate , ne perseg-uite, per che tal moto nessuno 1' ha creduto , ne cercato , ne presupposto,

veggono

;

e sappiamo, che il principio de 1' inquisizione e il sapere e conoscere , che la cosa sii , o sii possibile e couveniente , e da quella si cavi profitto.

1'

Pru.

Rem

Teo.

Or

acu tangis. questa

distinzion

ha conosciuta Eraclito

,

di

ne la eterea regione Epicuro, Pitag-ora, Par-

cor]>i

Democrito,


186 meuide, Melisso, come ne fan manifesto que' stracci, che n' abbiamo oncle si vede , che conobbero un spazio infinito , regione infinita , selva infinita , capacita infinita di mondi innumerabili simili a questo, i quali cosi compiscono i lor eircoli, come la :

terra

il

ridori

,

e pero anticamente si chianiavanp

suo,

corrieri

ambaseiadori

,

tura,

vivo specchio de

da

cieca iguoranza e stato tolto

la

qninte essenze

ne

,

1'

infinita

le quali

deita.

cioe cor-

qual

II

nome

di

etria

a qnesti, et attribnito a certe

come

,

etria,

nunzii de la costituziou de la na-

,

tanti cliiodi

siino iucbiodate

,

Ouesti corridori baimo il principio queste lucciole e lanterne. di moto intrinseco, la propria natnra, la propria anima, la pro-

per cbe non e snfficiente la liquida e sottil dense e gran maccbine; per cbe a far questo le bisognai-ebbe virtu trattiva , o impulsiva , et altre simili , cbe non si fanno senza contatto di dui corpi al meno , de' qnali 1' nno con 1' estremita sua risospinge, e 1' altro e risospmto. E certo tutte cose , cbe son mosse in questo modo , riconoscono il principio di lor moto, o contra, o fuor de la propria natura , dico E dunque cosa conveniente o violento, o al meno non natnrale. a la eomodita de le cose , cbe sono , et a 1' effetto de la percbe questo moto sii natnrale da principio infettissima causa, Ouesto conviene a terim , e proprio appulso senza resistenza. cbe senza contatto sensibile di altro impellente o tutti corpi , Pero la inteudono al rovescio quei, cbe attraente si muovono. intelligenza

pria

mnovere

aria a

dicono

,

cbe la calamita

la piiuna il

:

si

1'

sole

il

,

qual e svegliato da

la calamita,

muove

quel,

a la cosa desiderata,

,

ambra

1'

la paglia

,

il

getto

ma

;

nel feiro e come uu senso, cbe si diffonde da spirituale ,

una virtu

col quale si

e generalmente tntto

muove

tira il ferro

elitropia

a quella,

1' ambra, ba indigenza, si

la paglia a

cbe

desidera

e

converte in quella al suo pos-

si

et

Da nel medesmo loco. cbe nulla cosa si muove localmente da principio estrinseco, senza contatto pin vigoroso de la resistenza del mobile , dipende il considerare, quanto sii soleime goffaria e cosa impossibile a persuadere ad uu regolato sentunento , cbe la luua

sible

,

cominciando

questo considerar

muove

1'

acque

dal

voler

essere

,

del

crescere gli uinori

,

mare,

cagionando

fecouda

i

pesci

,

il

flusso

empie

1'

in

quello,

ostricbe

,

fa

e pro-

duce altri effetti; atteso cbe quella di tutte queste cose e propriamente segno, e non causa; segno e giudizio , dico, per cbe et altre il vedere queste cose con certe disposizioni de la lima, cose coufrarie e diverse con contrarie e diverse disposizioni, procede da 1' ordine e corrispondenza de le cose , e le leggi d' una mutazione, cbe son conformi e corrispondenti a le leggi

de T

altra.

Sini.

Da

simili errori

1'

ignoranza di questa distiuzione procede, cbe di scartafacci, cbe ne insegnano tante

son pieni molti


187 strane filosofie

,

dove le cose ,

son segni

clie

circoslanze et ac-

,

cidenti, son cliiamate cause, tra quali iuezie quella e

regine,

dice,

clie

una de

le

raggi perpendicolari e retti esser causa di

li

maggior caldo, e li acuii ct obliqtii di maggior freddo, il clie per6 e accidente del sole, vera causa di ci6 quando persevera , pin, o meno sopra la terra. Rag-gio riilesso e diretto, angolo acuto et ottuso, linea perpendicolare , incidente e piana, arco maggiore e minore, aspetto tale e quale, son circoslanze matematiche e non cause naturali. Altro e giocare con la geometria,

Non son

altro e verificare con la natura.

fanno scaldar

clie

o

meno

fuoco, lung-he e brievi dhnore.

siitiazioni,

Teo. La

pift

il

le

ma

linee e gli augoli, le

vicine e distant!

intcndete molto bene;

ecco come una verita chiaper conchiudere il proposito, questi gran corpi, se fusser mossi da 1' estrinseco, altrimenti clie come dal fine e bene desiderato, sarebbouo mossi violente- et accidentalrisce

1'

Or,

altra.

mente; ancor clie avessero quella potenza, la qual e detta non ripugnante, per clie il vero non ripugnante e il naturale, et il natura le, o voglia, o no, e principio iutrinseco, il quale da per se porta la cosa , dove conviene. Altrimenti 1' estrinseco motore non muovera senza fatica , o pur non sara necessario , ma soverchio; e se vuoi, che sia necessario, accusi la causa efficiente per deficiente nel suo effetto, e che occupa li nobilissimi inotori a mobili assai pin indegni

, come fanno quelli, che dicono T azioni de le formiche et aragne esserno non da propria prudenza et artificio , ma da 1' intelligenze divine non errauti, che le donino, verbi grazia , le spinte, che si chiamano instinti

naturali

che,

,

se

et

altre cose

significate jier voci senza seutimento.

domandate a questi savii,

che

cosa e quello

Per

instinto,

non sapranno

dir altro, che histinto, o qualche altra voce cosl indetermiuata e sciocca, come questo instinto, che significa prin-

cipio iustigativo, ch' e

un nome comunisshno, per

noil dh- o

un

sesto senso, o ragione, o pur hitelletto.

Pru.

Nimis arduac quaesliones!

Smi.

A

gliono

quelli che

ostinatamente

Io saprei bene, difficile,

che

la

che

non

credere

le vogliono intendere il

falso.

Ma

rispondere a costoro

terra si

muova,

,

dicendo,

ma

che voa noi! clie hanno per cosa ch' e nn corpo cosl ,

ritorniamo

grande , cosi spesso e cosi grave. Pure vorrei udire il vostro inodo di rispondere, per che vi veggio tanto risoluto ne le ragioui.

Pru. Non talis mill!. Smi. Per che voi siete una Teo. II modo di rispondere

talpa.

consiste in questo,

che

il

me-


188 desmo

potreste

dir

de

luna,

la

e tanti mnumerabili

corpi,

il

die

,

sole,

g-li

e

grandisshni

d' altri

avversarii vogliono che si

veloceineute circondino la terra con giri tanto

smisurati.

E

pur

che la terra in 24 ore si svolga circa il Sappi , che ne la proprio centro , et in un anno circa il sole. terra , ne 1' altro corpo e assolutamente grave , o lieve. Nessnn ina queste dilferenze cor])o nel suo loco e grave , ne leggiero ; e tpialita accadono non a corpi principali e parficolari individui

hanno per gran cosa,

perfetti

de V universo, e che

vise dal tutto,

ma si

convengono a le parti,

ritrovano fuor

e come

peregrine;

verso

loco de la conservazione

il

che son di-

del proprio

meuo naturalmente

queste non

che

,

il

continente, si

forzano

ferro verso la calamity,

quale va a ritrovarla non determiuatamente al basso, o sopra, o a destra , ma ad ogni differenza locale , oviuique sia. Le parti de la terra da 1' aria vengono verso noi ; per che qua e la lor spera, la qual pero, se fusse a la parte opposita, si partirebbono da noi, a quella drizzando il corso. Cosi 1' actpie L' acqua nel suo loco non e grave, e non aggrava cosi il fuoco. quelle , che son nel profondo del mare. Le braccia , il capo, il

et altre

membra non son

naturalmente costituita

grievi al proprio busto

,

e nessuna cosa

cagiona atto di violenza nel suo loco na-

non si vede attualmente in cosa , che suo loco e disposizione naturale ; ma si trova ne le cose , che hanno un certo empito , col quale si forzano al loco conveniente a se. Per6 e cosa assorda di chiamar corpo alcuno naturalmente grave , o lieve ; essendo che queste qualita non convengono a cosa, ch' e ne la sua costituzione naturale, ma fuor di quella , il che non awiene a la spera giaminai , ma qualche volta a le parti di quella , le quali pero non sono deGravita* e levita

tnrale.

possiede

il

terminate a certa

ma il

sempre

si

differenza

centro de la sua

secondo

locale

determinano al loco

Onde

conservazione.

ritrovasse un' altra spezie di corpo

loco naturalmente montarebbono

,

il

riguardo,

nostro

dov' e la propria spera

,

,

,

le parti

se

infra

,

et

la terra si

de la terra da quel

e se alcuua scintilla di foco si

per parlar secondo il comune , sopra il concavo de la , verrebbe a basso con quella velocita , con la quale dal convesso de la terra ascende in alto. Cosi 1' acqua non meuo discende in sinb al centro de la terra, se si le da spazio, che dal centro de la terra ascende a la superficie di quella. Pari-

trovasse

luna

,

mente

locale con medesina facilita si dunque grave e lieve? Non veggiamo noi la fiamma tal volta andar al basso et altri lati, ad accendere Ogni un corpo disposto al suo nutrimento e conservazione? cosa dunque , ch' e natnrale , e facilissima , ogni loco e moto 1'

imiove.

aria

ad

offni

Che vuol

diffei-enza

dir

naturale e convenientissimo. le cose,

Con quella facilita, con si nmovono, persistono

che naturalmente non

la quale fisse nel


189 suo loco , Ie altre cose , clie naluralmente si muovono , marciano E come violentemente e contra sua nalura per li lor spazii. quelle arebbono moto , cosi violentemente e contra natura queste

arebbono

fissione.

ralmente

convenisse

Certo e

lento, contra natura e

dunqiie

esser

1'

, se a la terra nalusuo moto sarebbe vio-

clie

,

il

Ma

difficile.

La comuue

T ha provato?

fissa,

ha trovato questo?

clii

ignoranza,

il

chi

di senso e

difetto

di

ragione.

Smi.

Questo ho molto ben capito,

loco lion e pin grave,

corpi

come

principali,

divise da

Onde

che

ogni loco

sito

,

ue

acqtie,

1'

e verso

,

che la suo, e

nel

sole

il

comete

accensioni,

et altre

mandano

le

de'

da le quali

sue spere

si

moverebbono a quelle.

,

noil meno gravi, come veggiamo ue le

dire

che indilferenti

gravi e lievi,

suo

le

noi al uostro riguardo le potreimo

che lievi,

nel

membri

terra li

:

quali dai corpi,

che bruciano

,

a

fiamma a luoghi oppositi , onde le cluainano comate ; a le volte verso noi , onde le dicono barbate ; a L' aria , la qua! le volte da altri lati , onde le dicono caudate. le volte

la

e generalissimo contiueute, et e il firmamento di corpi sperici, in tutte parti entra, per tutto penetra, tutte parti esce, a

da

tutto si diffonde

portano

de

,

e pero e vano

;

ragione

la

de la

1'

argimieuto

, che costoro apde la terra , per esser

fissione

corpo pouderoso, deuso e freddo.

Teo. Lodo fatica

gliete tal

et avete

filosoO,

avete

et

bene compreso

rispondere a pin gagliarde

possete

quale

idio, che vi veggio tanto capace, ,

a molte

adito

profonde

quel

e che

mi

principio

,

to-

col

persuasioni di volgari

contemplazioni

de la

natura.

Smi. Prima come

rei sapere

,

vero

fuoco,

del

mi occorre , che

li

altri

,

funr

Ma

,

terra?

la ragione!

parti

per violenza

ferine.

mezzo di Per che che questo corpo si muova,

e quello e lisso in

intendiamo la

ch' e pin verisimile

Smi. Le T aequo

caldo, quali

tra'

che noi possiamo veder per esperienza del senso.

Teo. Dite o

e primo

erranti,

corpi

questi

che venghi ad altre questioni, al presente vorvogliaino noi dire , che il sole e 1' elemento

del

de la terra, ovunque siino o nnturalraente, non si inuovono. Cosi le parti de

ritenute,

mare,

le parti

et

fiiuni

del foco

,

altri

vivi

continenti,

quando non hanno

come quando son

stanuo

facnlta di nioii-

da le concavita de le e non e inodo , clie le Se dunque vogliamo prendere qnalche arg-umento e fede ritegna. da le parti , il moto couvieue pin al sole et elemento di foco, che a la terra. tare in alto,

fornaci, si svolgono e

ritenute

ruotano in tondo,


;

190

A

Teo. concedere

non gia

sole

il

prima,

rispondo

questo

che

,

mnova

si

che

circa

il

per cio proprio

mezzo ; atteso che basta muovauo circa lui , per tanto

circa altro

stanti corpi si

han bisogno

et

;

anco per quel

che

,

si

potrebbe

centro tutti

i

ma

,

circo-

di esso qtielli

clie

che forse anco lui potesse desie da cousiderare, che 1' elemeuto del ,

Secoudo derar da essi. foco e soggetto del primo caldo , e corpo cosi denso e dissiiniPer6 quello , che noi lare in parti e membri , come e la terra.

veggiamo muoversi di tal sorte , fiamma , come la medesma aria si chiama vapore.

accesa

e aria

,

clie

si

chiama

freddo de la terra

dal

alterata

E

Smi.

da questo mi par aver mezzo di confirmar quel, il vapore si muove tardo e pigro , la fiamma et esalazione velocissimamente , e pero quello , ch' e phi simile al foco , si vede molto piu mobile , che quell' aria , ch' e simiche dico

,

per che

gliante piu a la terra.

Teo. La traria qualita.

la

regione

fuggirebbe

pazione

e

del ,

, che il fuoco piu si forza di fuggire qual e piu connaturale al corpo di conse 1' acqua, o il vapore si ritrovasse ne

cagione e

da questa regioue

che

la

,

Come foco, 1'

o loco

esalazione

connaturalita

,

simile a quella, la quale

maggiore

,

ha con

die

con piu velocita lui

certa partici-

contrarieta o dilferenza.

1 per che de la intenzione del Nolano non trovo determinazione alcuna circa il moto o quiete del sole. Ouel moto dimque , che veggiamo ne la fiamma , ch' e ritenuta

Bastivi di tener questo

,

e contenuta ne le concavita de le fornaci

,

procede da quel

,

clie

accende , altera e trasmuta 1' aria vaporosa , de la quale vuole aumentarsi e nodrhsi , e quell' altra si ritira e fugge il nemico del suo essere e la sua corruzione.

la virtu del foco perseguita

Smi.

Avete detto

1'

,

aria

vaporosa:

che direste de

1'

aria

pura e semplice?

Teo. Ouella non e piu soggetta di calore , che di freddo non e piu capace e ricetto di umore, quando viene insj)issata dal freddo, clie di vapore et esalazione, quando viene attenuata 1'

acqua dal caldo.

Smi. Esseudo che ne la natura non e cosa senza providenza e senza causa finale , vorrei di nuovo saper da voi , per che per quel, ch' avete detto, cio si pu6 perfe(tamente comprendere, per cpial causa e il moto locale de la terra? Teo. La cagione di cotal moto e la rinovazione e rinascenza questo corpo , il quale secondo la medesma disposizione non pu6 essere perpetuo , come le cose , che non possono essere perdi

secondo il numero, per parlar secondo il commie, si fanuo perpetue secondo la spezie; le sustanze, che non possono

petue


;

191 perpetuarsi solto

il

medesmo

volto

si

,

fanuo

tiitta

via cangiando

Per die, essendo la materia e sustanza de le cose iucorrollibile, e dovendo quella secondo tutte le parti esser soggetto di tutte forme , a fin clie secondo tutte le parti , per quanto e capacc , si sia tntto , sia tutto , se 11011 in im medesmo tempo di faccia.

et instante d' etemita, al 1

d etemita

,

successive

tutta la materia sia

-

meno

in diversi tempi, in

yarn instauti per clie, quantunque forme insieme , nou pero

e vicissitudinalmente

capace di tutte le

:

puo essere capace ogni parte de la maPero a questa massa intiera, de la qual consta questo questo astro , non essendo conveuiente la morte e la dis-

di tutte quelle insieme teria.

globo

,

soluzione, et essendo a tutta natura impossibilc

V

annicbilazione,

a tempi a tempi con certo ordine vieue a rinovarsi, alterando, cangiando , mutaudo le sue parti tutte : il che conviene che sia con certa successione , ognuna prendendo il loco de V altre tutte

per tal

clie

volta

nori

altrimenti questi corpi si

aniinali.

Ma

,

che sono dissolubili

,

attuahnente

come awiene a noi particolari e mia costoro , come crede Platone nel Timeo,

dissolverebbono

,

primo principio: 7~oi Accade dunque, clie stella, clie non si faccia

e crediamo ancor noi, e stato detto dal via non vi dissolverete. sietc disso7ubiIi ,

non e parte nel centro e mezzo de la ne la circonferenza e fuor di quella: non e porzione in quella estima et esterna , clie non debba tal volta farsi et essere in-

E questo 1' esperienza d' ogni gioruo nel ditima et interna. mostra ; che nel grembo e viscere de la terra altre cose s' accogliono, et altre cose da quelle ne si mandan fuori. E noi medesmi , e

audiamo e vegniamo , passiamo e rinon e cosa nostra , che non si faccia aliena , e non e cosa aliena , die non si faccia nostra. E non e cosa , de la quale noi siamo , che tal volta non debba esser nostra , come non e cosa, la quale e nostra, de la quale non doviamo tal volta essere, se una e la materia de le cose, in un geno, se due sono le materic , in dui geui per che ancora non determino, se la sustanza e materia, che chiainiamo spirituale, si torniamo ,

le cose nostre

e

:

cangia in quella , che diciamo corporale , e per il coutrario , o veramente no. Cosi tutte cose nel suo geno hanno tutte vicissitudini di domino e servitu , felicita et infelicita, di quel stato, che si chiama vita, e quello, che si chiama morte, di luce e tenebre , di bene e male. E non e cosa , a la quale naturalmeiite convegna esser elcrna , eccetto che a la sustanza, ch' e la materia, a cui non meno conviene essere continua mutazione. De la sustanza soprasustanziale non parlo al presente, ma ritorno a ragionar particularmente di questo grande individuo, ch' e la nostra perpetua nutrice e madre, di cui dimandaste, j>er qual cagione fusse il moto locale. E dico , che la causa del moto locale, tanto del tutto intiero quanto di ciascuna de ,

m


;

192 de la vicissitudine , non solo per cue hitto si ma ancora per cLe con tal mezzo tutlo abbia tulte disposizioni e forme: per cio die degnissiinamente il moto locale e stato stimato principio d' ogni altra mutazione e forma e cbe , tolto questo , non puo essere alcun altro. Aristole parti,

e

il

fine

ritrovi in tutti luoghi,

:

tele

s'

ha possuto accorgere de la mutazione secondo le dispoclie sono ne le parti tutte de la terra ; ma ,

sizioni e qualita

non

cpiel

intese

moto

locale

,

cli'

e principio

di quelle.

Pure

nel fine del primo libro de la sua meteora ha parlato come un, Che, ben che lui medesmo tal volta non che profetiza e divina. intenda , pure in certo modo zoppicando e mischiando sempre qualche cosa del proprio errore al divino furore , dice per il phi Or apportiamo quel, che lui dice, e per il principale il vero. e vero e degno d' essere considerato , e poi soggiungeremo le s'

cause di cio dice egli

,

,

li

non ha possuto conoscere. Non sempre, medesmi luoghi de la terra son umidi , o secchi, quali lui

ma

secondo la generazione e difetto di fiumi si cangiano. Per6 che fu et e mare , non sempre e stato e sara mare , quello che sara et e stato terra, non e , ne fu sempre ten*a ; ma con certa vicissitudine , determinato circolo et ordine , si de credere , che dov' e 1' uno , sara 1' altro , e dov' e 1' altro , sara V uno. E se dimandate ad Aristotele il principio e causa di cio, quel

risponde

,

piante et

che

gi'

animali

interiori lion do la

e differenza tra la terra iutieri in

de

la

terra

perfezione

e gli

altri

un medesmo tempo secondo

,

,

come

li

corpi

e poi invecchiano.

detti

de le

Ma

Per che essi parti hanno il pro-

corpi.

tutte le

gresso , la perfezione , et il maucainento , come lui dice , il stato e la vecchiaja : ma ne la terra questo accade successivamente a

con la successione del freddo e caldo , che ca, aumento e la diminuzione, la qual seguita il sole et il

parte a parte 1'

g-iona

per cui le parti de la terra acquistano complessioni e virtu Da qua i luoghi acquosi in certo tempo rimagnouo, poi di nuovo si disseccano et invecchiano, altri si rawivano e Ouindi veggiamo svanir i fonti, secondo certe parti s' inacquano. i fiumi or da piccioli dovenir grandi , or da grandi farsi piccioli e secchi al fine. E da questo, che li fiumi si cascano, progiro

,

diverse.

che per necessaria conseguenza si tolgano i stagui e mumari ; il che pero , accadeudo successivamente circa la terra a tempi lunghissimi e tardi , a gran pena la nostra , e di nostri padri la vita puo giudicare ; atteso che piii tosto cade 1' eta e la memoria di tutte genti , et awengono grandissime viene

,

tinsi li

e mutazioni , per desolazioni e desertitudiui , per per pestilenze e per diluvii, alterazioni di lingue e scritture , trasmigrazioni e sterilita di luoghi , che possiamo ricordarci di queste cose da principio sin al fine per si luughi, varii e turbolentissimi secoli. Queste gran mutazioni" assai ne

corruzioni

guerre,


193 si

mostrano ne

le quali tutle

1'

ne T abitazioni doj>o

abitati

tempo

il

la

tie

vivevano in quella; onorata

del ehe

,

a'

doviamo pensar

Argo

in

et

e

Miceua

de'

,

qnali al

prima regione era paludosa, e roeliissimi Micena per esser piu fertile, era molto pin tempi uostri e tutto il contrario per clie :

al tutto secca

Or come

fertile.

canobico esito

superiori;

i

de' Trojani la

Micena e

de V Egitio, ne le porte del Nilo, son falle a opra cli mano, , ciUa cli Menfi , dove i luoghi inferior! son

antiquita

tolto

,

Argo

et

,

e diveuuta temperata et assai

accade in questi luoghi

piccioli

il

,

medesmo

Pero come veggiauio, cbe molti luoghi, che prima erano accpiosi, ora son continenti, cosi a molti ahri e sopravemito il mare. Le quali mutazioni veggiamo farsi a poco a poco , come le gia dette , e come ne fan vedere le corrosioni di monti altissimi e lontanissimi dal mare , clie , quasi fusser frescbi , mostrano li vestigii de T onde impetuose. E ne consta da 1' istorie di Felice Martire JXolano , quali dicliiarauo al tempo suo , ch' e stato poco piu o

meno

de la onde

citta,

grandi

circa

di mill' anni

passati,

nn

dov' 6

e

,

tempio

,

regioni

intiere.

era il mare vicino a le mura cbe ritiene il nome di Porto,

dodici milia passi. Non si vede il Provenza? Tutte le pietre^ cbe son sparse per li campi, non mostrano mi tempo esser state agitate da 1' onde? La temperie de la Francia parvi cbe dal tempo di Cesare al nostro sia cangiata poco? Allora in loco alcuno non al presente e

medesmo

era atta a le parti

raccogliono

come

viti

inoudo

del

giate de

discosto

in tutta la

1'

;

,

frutti

li

uve de

et

manda

ora

de gli

le

vigne.

orti

di

de' peggiori di Francia

esserne

vini cosi deliziosi

e da' settentrionalissimi

prodotte simili

,

E

come

,

di

altre

quella

si

questo anno ancora bo maii-

Londra

ma

terreni

pur

,

non gia cosi

tali

,

perfette,

quali aifermano

Da

mai

dunque, cbe il mare mediterraneo lasciando piu secca e calda la Francia e le parti de V Italia, quali io con li miei occbi bo viste, va incbinando verso la libra, seguita cbe, venendosi piu e piu a 1*

scaldarsi

in

terra

inglese.

questo

Francia, e temprarsi la Britannia, docbe generalmente si mutano li abiti de le requesto cbe la disposizion fredda si va diminuendo

Italia e la

viamo giudicare, gioni

con

,

verso

polo. Diinandate ad Aristolele: onde questo Kispoude: dal sole e dal moto circolare. IVon tanto confusa- et oscuramente , quanto ancora da lui divina- et alta- e 1'

artico

awiene?

Ma come? forse come da an filosofo? come da un divinatore, o pur da imo , che non ardiva di dire; forse come colui cbe vede, e

verissimameute INo

:

ma

detto!

piu presto

intendeva e

,

non crede a quel che vede, e se pur il crede, dubita d' affirmarlo (emendo, che alcuno non venghi a costringerlo di apportar quella ragioue, la qual uon ha. Kiferlsce, ma in modo, ,

13


194 col quale chiuda la bocca a chi volesse

modo il

di parlar tolto

caldo,

il

freddo,

da 1'

antichi

g-li

arido,

tiitte

le parti de la terra,

zione

;

1'

fi

oltre sapere;

losofi.

Dice

o forse e

dunqiie

,

che

uinido crescono e mancano sopra

ne la quale ogui

cosa

ha la rinova-

e volendo apportar la causa di questo , dice : propter socircumlationem. Or per che non dice propter solis cir-

lem et Per che era determinate a presso feu, e conceduto culationem? appo tutti filosofi de' suoi tempi e di suo umore, che il sole con il suo moto non possea cagionar questa diversity ; per che in quanto che 1' eclittica declina da 1' equinoziale , il sole eterna:

inente versava tra

e per6 esser impossibile d' eseternamente le zone et i climi essere in medesma disposizione. Per che non disse per circolazione d' altri pianeti? Per che era determinate gia, che tutti quelli , se pur alcuni per qualche poco non trapassano, si muovono sol per quanto e la latitudine del zodiaco detto trito caminino de g-li erranti. Per che non disse per circolazione del primo mobile ? Per che non conosceva altro moto , che il diurno , et era a' suoi tempi un poco di suspizione d' un moto di ritardazione , simile a quello di pianeti. Per che non disse per la circolazion del cielo 1 Per che non possea dire , come e quale ella potesse essere. Per che non disse per la circolazion de la terra ? Per che avea quasi come un principio supposto , che la terra e immobile. Per che dunque lo disse ? Forzato da la verita , la quale per g-li etfetti naturali si fa udire. Resta dunque , che sia dal sole e dal moto. Dal sole , dico , per che lui e cjuelT unifco , che diffonde e coinunica la virtu vitale ; dal moto ancora , per che , se non si movesse o lui a g-li altri corpi , o gli altri corpi a lui , come potrebbe ricei

doi punti tropici

ser scaldata altra parte df terra ,

;

ma

:

:

:

:

E dunque necessavere quel, che non ha, o donar quel, che ha ? rio , che sia il moto , e questo di tal sorte , che non sia parziale, ma con quella ragione , con cui causa la rinovazione di certe parti, venga ad apportarla a quell' altre, che come sono di medesma condizione e natura , hanuo la medesima potenza passiva , a la quale, se la natura non e ingiuriosa , deve corrispondere la potenza attiva.

Ma

con ci6 troviamo molto minor ragione, per la quale il sole e universita de le stelle s' abbino a muovere circa questo g-lobo , ch' esso per il contrario debba voltarsi a 1' aspetto de 1' universo , facendo il circolo ammale circa il sole , e diversamente con tiitta 1'

certe regolate successioni per tutti

quello,

come a vivo

i

lati svolgersi et inchinarsi

eleinento del foco.

Non

a

e ragione alcuna,

che senza im certo fine et occasione urgente gli astri inuumerabili, che son tanti mondi , auco mag-giori , che questo , abbino si violenta relazione a questo unico. Non e ragione , che ne faccia dir il polo , nutar 1' asse del mondo , cespitar li caruniverso, e si iunumerabili , pin grandi, e pin magni-

pin tosto trepidar dini

de

1'


195 posÂŤono , scuotersi , svoltarsi, ritorcersi , rapde la nafura squartarsi iu lauto , cLe la terra cosi malamente, come possono dimostrare i sotfili ottici e geometri , venghi ad oltener il mezzo come quel corpo , che solo e grave e freddo , il qiial pero uon si puo provar dissimile a qual si voglia altro , che riluce nel firmamento , tanto ne la sustanza e materia , quanlo nel modo de la sitnazione per che , se questo corpo puo esser vagheggiato da quest' aria , ne la quale e fisso , e quelli possono parimenti esser vagheggiati da quello che le circouda se quelli da per se stessi, come da propria anima e natura possono dividendo 1' aria circuire qualche mezzo , e questo niente meno. fici g'lobl

pezzarsi

,

ch' esser

al dispetto

et

,

,

:

,

Smi. Vi per che

,

priego

questo pimto al presente

,

me

quanto a

terra necessariamente

,

,

muova

si

che

,

lampe;

sii

presuppona,

si

tengo per cosa certissima

si

che piu tosto la

,

possibile quella intavola-

anco, per che, quanto a quelli, che uon 1* ban capito , e piu espediente dichiararlo come materia principale, che in altro i>roi)osito toccarlo per modo di digressione. Pero , se volete compiacermi , venite presto a specificarmi i moti, tura

et inchiodatura di

,

si

che conveugono a questo globo!

T e o. fatto

Molto volentieri ; per che questa digressione ne arebbe troppo dilferire di conchiudere quel , che io volevo de la ne-

cessity et

il

de la terra

fatto di tutte le parti

devono participar

tutti

,

che successivamente

aspetti e relazioni

gli

soggetto di tutte coinplessioni et

del sole

Or duuque

abiti.

,

facendosi

per questo fine

e cosa conveniente e necessaria , che il moto de la terra sia tale, per quale con certa yicissitudine , dov' e il mare , sia il coutiueute, e per

il

contrario

,

dov' e

il

caldo

dov' e abitabile e piu temperato

e per

il

oontrario in conclusione

ogni risguardo

,

ch'

hauno

tutte

,

sii il

sia

,

1'

parte venghi a participar ogni vita

,

il

freddo

meno

,

e per

il

contrario,

abitabile e temperato,

ciascuna parte venghi ad aver

altre parti al sole

a fin che ogui

:

ogni g-enerazione

ogni felicita. sua vita e (quella) de le cose, che in quella si contengono , e ( per) dar come una respirazione et inspirazione col diurno caldo e freddo , luce e tenebre , in spazio di ventiquattro ore equali la terra si muove circa il proprio centro , esponendo al

Prima dunque per

,

,

la

suo possibile il dorso tutto al sole. Secondo, per la regenerazioue de le cose , che nel suo dorso vivouo e si dissolvono, con il ceurro suo circuisce il lucido corpo del sole trecento sessantacinque

m

gionii

on quadrante

ove da quattro puuti de la eclittica fa la crida de la g-enerazione , de 1' adolescenzia, de la consistenzia e de la declinazione di sue cose. Terzo , per la rinova,

et

in circa

;

zioue di secoli participa un altro moto , per il quale quella relazioue , ch' ha questo emispero superiore de la terra a 1' imiverso,


196 venga ad ottener 1' emlspero inferiore , e quello succeda a qiiella Quarto, per la mutazione di volti e complessioiii del superiore. de la terra , necessariamente gli conviene un altro moto , per il quale 1' abitudine , ch' ha questo vertice de la terra verso il punto circa 1' artico , si cangia con 1' abitudine , ch' La quell' altro verso 1' opposito punto de 1' antartico polo. Il primo moto si misura da ÂŤn punto de 1' equinoziale de la terra ; si che torna o al medesmo, II secondo moto si misura da un punto iinagio circa il medesmo. nario de 1' ecliltica , ch' e la via de la terra circa il sole , sin che II terzo moto si misura da ritoraa al medesmo , o circa quelle 1' abitudine , ch' ha una linea emisperica de la terra , che vale per 1' orizonte , con le sue differenze a 1' universo , sin che torni la medesma linea , o proporzionale a quella , a la medesma abitudine. II quarto moto si misura per il progresso d' \m punto polare de la terra , che , per il dritto di qualche meridiano passando per 1' altro polo,

si

converta al

medesmo,

o circa

medesmo

il

aspetto,

dove era prima. E circa questo e da considerare , che , quantunque diciamo esser quattro moti, nulla di meno ,tutti concorrono Considerate , che di questi quattro moti in un moto composto. che in un giorno naturale par che il primo si preude da quel, terra

circa

la

come

dicono.

ogui cosa Il

si

secondo

si

muova,

sopra

poli

i

mondo,

del

prende da quel , che appare

,

ch' il

un anno circuisce il zodiaco tutto , faceudo ogni giorno, secondo Tolomeo ne la terza dizione de 1' Almagesto, cinquanta sole in

nove minuti , otto secondi quinti

,

trenta

otto secondi

,

un

sesti

;

diciasette terzi

,

secondo Alfonso

ondici terzi

,

,

tredici quarti

trenta sette quarti

,

,

dodici

cinquanta nove minuti, ,

dicianove quinti,

secondo Copernico, cinquanta nove minuti , otto secondi , ondici terzi. Il terzo moto si prende da quel, che par, che 1' ottava spera secondo 1' ordine de' segni, a 1' incontro del moto diurno , sopra i poli del zodiaco , si muove si tardi , che in du cento anni non si muove piu ch' un grado , e venti otto minuti ; di modo che in qnaranta nove milia anni vien a compir il circolo , il principio del qual moto attriIl quarto moto si prende da la buiscono ad una nona spera. trepidazione , accesso e recesso , che dicono far 1' ottava spera tredici sesti, cinquanta sei settimi;

sopra dui circoli equali , che fingono ne la concavita de la nona spera, sopra i priucipii de 1' ariete, e libra del suo zodiaco. Si prende da quel, che veggono, esser necessario, che 1' eclittica de 1' ottava spera non sempre s' intenda intersecare 1' equinoziale ne'

medesmi punti ,

tal volta oltre

quello

da

ma 1'

tal volta essere nel

una e

1'

altra

parte

capo de 1'

d' ariete,

eclittica;

che veggono , le grandissime declinazioui del zodiaco onde necessariamente seguita , che non esser sempre medesme gli equinozii e solstizii continuamente si variino, come effettual-

da quel

,

;


197 mente e

stato da

tuiK|ue diciamo

mollo tempo

visto.

Considerate,

quatlro essere questi moti

nulla di

the,

quan-

meno

e da concorrono in un composto. Secondo , die , ben cbe li cliiomiamo circular! , nullo per6 di quelli e veramente circulare. Terzo, clie, ben clie molti si siino affaticati di trorar la vera regola di lai moti , 1' ban fatto , e quei cbe s' affaticaraimo, lo faramio in vano; per cbe nessuno di que' moti 6 a fatto regolare e capace di lima geometrica. Son diuupie qnal-

notar

,

clie

,

,

ttitli

non deimo esser pin, ne meno moti, voglio dir differenze mntazion locale av la terra , de' quali i' uno irregolare ne-

tro, e di

cessariamente

rende

gli

altri

irregolari,

descrivano nel moto di una paIJa

,

i

quali

cb' e gittata

ue

voglio 1'

aria.

cbe

si


198 la gravita, ma si va obbliquando , per che globo, il quale facilmeute pu6 inchinarsi a tiitte parti, il punto I e K. non seinpre si convertono per la medesma rettitudine; ond' e necessario, che o a lungo, o a breve, o ad interrotto , o a continuo andare si divenghi a tanto , che si adeindov' e il pisca quel moto , per il quale il punto O si faccia , Di questi inoti uno , che noa sii , e per il contrario. punto regolato , e sufficiente a far , che nessuno de gli altri sia rego-

momento de

sista il

e di perd

tin

V

uno ignoto

lato;

certo ordine

,

fa tutti gli altri

con

il

quale pin e

ignoti.

meno

s'

Tutta volta hanno un accostano et allontanano

Onde in queste dilferenze di moti il piu reda la regolarita. ch' e piu vicino al regolatissimo , e quello del centro. , presso a questo e quello circa il centro per diametro , piu. Terzo e quello , che con la irregolarita del secondo, veloce. quale consiste ne 1' avanzar di velocita e tardita, a inano a mano inula 1' intiero aspetto de 1' emispero. L' ultimo irregolatissimo et incertissiino e quello , che cangia i lati ; per che tal volta in loco d' andar avanti , torna a dietro , e con grandissima inconstanzia viene al fine a cangiar la sedia d' un punto oppoSimihnente la terra. Prima ha sito con la sedia d' mi altro. ch' e annnale , piu regolato , che tutti, il moto del suo centro ,

golato

A

e piu che gli altri simile a se stesso ; secondo , men regolato e diurno ; terzo 1' irregolato chiainiamo 1' emisperko ; quarto irregolatissimo e il polare over colurale. il

-

Smi. Questi il

moti vorrei sapere,

con qual ordine e regola

Nolano ne fara comprendere?

Pru. Ecquis erit modus? dtgebimus theoriis ?

Non

Teo. non

,

che

si

et

usque semper in-

per che del buon vecchio Smitho , mandaro quel dialogo chiama Purgatorio de V inferno ; et ivi vePrti^lnzio,

dubitate,

A

vi si guastara nulla.

del Nolano

Novis usque,

voi

,

Voi, Frulla, tenete secreti i de la redenzione. nostri discorsi , e fate , che non venghino a 1' orecchie di quelli, a fin che non s' adirino contra di noi e ch' abbiamo rimorduti; venghino a donarne nuove occasioui , per farsi trattar peggio e ricever miglior castigo. Voi , maestro Prudenzio , fate la conclusione , et una epilogazione morale solamente del nostro tetralogo ; per che 1' occasione specolativa , tolta da la Cena de le drai

frutto

il

Ceneri

,

P r u. 1'

e gia conclusa. Io

ti

scongiuvo

,

Nolano

altissima et infinita unita, che

t'

,

per la speranza , ch' hai ne et adori; per gli emi-

awiva


199

genio, vili,

che

proteggono e che onori;l per LI divino tuo che vogli guardarti di et ui cui ti fidi , barbare et indegne conversazioni; a fin che non

che

ninni,

neiiti

r

ti

difende,

ti

ignobili,

contrag-gi per sorte tal rabbia e tanta ritrosfa

come un

satirico

Moino

tra

dei, e

li

,

che divenghi forse

come un misantropo Timon

Rimanti tra tanto appo 1' illustrissimo e generoanimo del signer di Mativissiero , sotto gli ansj)izii del

tra gli uomini.

sissimo

qnale cominci a pnbblicar tanto solenne filosofia; che forse verra qnalcbe sufficientissimo mezzo , per cni gli astri , et i potentissimi superi ti guidaranno a tennine tale, onde da lungi possi riguardar simil

bnitaglia.

siete sconginrati

per

il

E

altri assai

voi

scettro del fnlgorante

nobili

Giove

,

personaggi,

per

la civilta

famosa di Priaiuidi, per la magnaniiniia del senato e popolo quirino, e per il nettareo convito , che sopra 1' Etiopia bolleute fan li dei, che, se per sorte un' altra volta avviene, che il Nolano, per farvi servizio, o piacere, o favore, venghi a pernottar in vostre case , facciate di modo , che da voi sii difeso da e doveudo per 1' oscnro cielo ritornar a la sna simili rincontri, stanza , se non lo volete far accompagnar con cinqnanta , o cento torchi, i qnali, ancor che debba marciar di mezzo giorno, uon se gli avverra di morir in terra cattolica rogli mancaranno, mana, fatelo al meno accompagnar con mi di quelli, o pnr se questo vi parra troppo, improntategli una lanterna con un candelotto di sevo dentro ; a fin ch' abbiamo faconda materia di parlar de la sua buoua venuta da vostre case, de la qual non Adinro vos , o dottori Nuudinio e Torquato, si e parlato ora. per il pasto de gli antropofagi , per la pila del cinico Auassarco, per li smisurati serpenti di Laocoonte e per la tremebonda piaga di San Rocco , che richiamate, se fusse nel profondo abisso, e dovesse essere nel giorno del giudizio, quel rustico et pedagogo , che vi die creanza , e quell' altro archiasino et ignorante, che v' insegno di disputare; a fin che vi

incivile vostro

risaldiuo le v'

ban

fatto

male spese, e

1'

interesse del

Adiuro vos,

perdere.

tempo e cervello, che

barcaruoli londrioti, che con

Tamesi superbo ; per 1' onor son nomati dui famosi fiumi, e per la celebrata e spaziosa sepoltura di Palinuro, che per nostri E voi altri Trasoni salvatici e danari ne giiidiate al porto!

li

vostri remi battete

d'

Eveno e Tiberino,

1'

onde del

per

tpiali

Mavorzii del popolo villano, siate sconginrati per le cache femo le Strimonie ad Orfeo , per 1' ultimo servizio, , che ferno i cavalli a Diomede, et al fratel di Semele, e per la virtn del sassifico brocchier di Cefeo, che, quando vedete e incontrate i forastieri e viandanti , se non volete astenervi da cpte' fieri

rezze

visi torvi et erinnici

raccomaudata

!

,

Torno

al

meno

1'

astinenza da

a scongiurarvi tutti

quegli urti \i

insieme,

altri

per

sii il


200 scndo et asta di Minerva, altri per la generosa prole del trojano cavallo , altri per la veneranda barba d' Escnlapio , altri per altri per i baci, cbe dierno le cavalle a il tridente di Nettuno, dialogi ne facciate far ch' uu' altra volta con migliori Glaiico

notomia de'

fatti

vostri,

o al

men

tacere.


DE LA

CAUSA, PRINCIPIO ET UNO.

A

L'lLLUSTRISSlMO

SIGNOR

JDI

STAMPATO

MAUVISSIBKO.

IN VENEZIA.

ANNO M.D.LXXXIV.



:

PROEMIALE EPISTOLA SCRITTA A

ILLUSTRISSIMO

L'

MICHEL DI CASTBLNOVO,

SIG.

SIGMOR DI MAUVISSIERO, CONCRESSALTO

JONVILLA

E DI

,

RE CRISTIAKISSIMO

CAVALIER DE

,

,

I'

ORDINE DEL

SUO PRITATO

CONSIGLIER DEL

CONSIGLIO,

ARME , ET AMBASCIATOR A LA

CAPITANO DI L U0MISI d' SERENISSIAIA RK6INA d' INGHILTERRA.

Illustrissimo et nnico Cavaliero! &3'

occhi de la considerazione a rimirar la vostra

io rivolgo gli

longauimita ,

ad

tuTicio

ufficio

e stretto, voglia

perseveranza

e ridur a fine

,

mnore

stilla ,

,

1'

providenza

un

certo denso

piaga

aspro

,

e predestinazioue

disperarsi

,

mi

oltraggi,

,

e darsi

vinto

,

incava

come,

,

la

presunzion di

doma,

lasciando gli ,

—

et alta

difen-

dove^bisognava,

per non disinetter le brac-

,

a si rapido

sofisti

,

sufficiente e saldo

patisco

cb' io

dove

duro e ruvido sasso.

,

per ordinazion divina siete

,

mentre continuo e

torrente

\<&

imposture, con quali a tutta possa m' Lave fatto empito d' ignoranti

qiial si

onoratissuni disegni

mi riduco a mente,

cbe fusse un animo veramente eroico cia,

obbligato

vostro terribil ciiniero

il

che soavemente

,

altro lato

gl' ingiusti

,

scainpar da

vostri

ttitti

vostri onorati gesti da canto

sore ne

arete vinto

per forza di perseveranza ramolla

et ispiana

Se da altri

in'

qnanto propriamente vi conyiene qnella gene-

con la quale ornate

,

quel liquido

spezza

,

giongeudo

con cui

,

e volete superare ogni difficolta,

periglio

spesso

e sollecitudine

beneficio a beneficio

,

vegno a scorgere, rosa divisa

,

,

criminali 1'

invidia

la detrazion di malevoli,


204 la niurnuirazion di servitori,

dizioni

riportatori,

d' ipocriti

zeli

li

furori di popolari

plebei

,

g-ati;

ove

,

,

potenti, che quanto

lainenti di ripercossi

di cui le false lagrime soglion esser piu

scoglio

,

che ,

sostanza

rende

si

•cui

accusar

non e

scoglio

nullo

,

biasimato da ignobili

,

dei ,

**)

maguificato da grandi, :

,

ritenuto hi salvo

,

questa ancora, phi care,

queste sarte, et al

mondo

per vostro favore non

mio nemico Oceano.

*) Si ciiopre

,

**) Cosi ha

il

stiale.

come testo.

si

io

,

da voi gia

,

queste

,

ammirato

:»avj,

e favorito

ricettato

nodrito,

,

mantenuto in porto

fiaccate

1'

,

,

come

a voi consacro

Yele,

e queste a

merci,

a fin che

hiiquo, turbulento, e

Oucste nel sacrato tempio de la

,

e di

vituperato da furfanti,

,

futuro phi preziose

Non^o

si

e ruinosa roc-

io odiato da stolti,

amato da

sommergano da

di cotta

si

qual nessun gianunai

,

scampato per voi da perigliosa e gran tempesta

me

stille,

sorge

flutti

stimato da potenti,

io per tale tanto favore

liberato

li

vitupero per discortese

chi g-iustamente lamentar si possa

g*enj bestiali;

difeso

dotato di dop-

,

false immizioni d' impetuosi

Io duuque

e perseguitato da

<la li

si

e di simil

,

che medesimo

Muse ,

vere

a svanirsi le

per ingrato

e contra

quello

siete

,

iispregatio da vili

«3a dotti,

si scaglia,

rinverdisce

si

Voi dunqne

si riveste.

disegni di lor nemiche vele. jpote

pid

ne

stridenti aerie pro-

punto

d' aquiloni,

tanto

trantjuillo porto a le

cui -vegnono

in

inveruo,

ne per

fortunato sasso,

il

ti-avagliato

rende sicuro e cia,

capo fuor di

d'

onde rigide e tempestose, per cui contra le gocce

1'

si fiacco il

il

per cui son potentissime le liquide et amene

e vanissime

potente

e mostrando

onde,

sofiio

ma e

incota , *)

s'

virtu,

j)ia

scuote ,

si

ire,

fermo e

ne per error

risorgendo

ne per irato cielo,

ne per violento

tradimenti,

vi veggio qual saldo,

ecco,

per violente scosse di tumide

o

mormorii,

detrazioni,

invidie,

costante

,

e voci di casti-

,

voglia tumide onde, e rigide tempeste di

odj e furori

celle,

di

le furie di

,

sdegni,

niuove

scrupoli

li

odj di barbari,

si

zioso sc'eg-no feminile

g-onfio niare,

stupidi,

di

g-li

non mancava, che un discortese, pazzo e mali-

altro

presunzioni,

susurri di niercenarj, le contra-

li

le suspizioni

dome3tici,

di

Fama

o cute. se forse si abbia da scrivere

genia be-


o

205 come saran

appese,

potenti contra la protervia de

e voracita del tempo invitto favor voslro,

1'

a fin che conosca

mondo, che questa ge-

il

nerosa e divina prole, inspirata da alta intelligenza senso concepnta

morta entro

da nolana Mnsa partnrita

e

,

le fasce

et oltre si promette

,

terra col sno vivace dorso verrassi

de

Eccovi quella specie di ritrova quello,

si

E

cerca!

que

Ove

circa

li

e vera-

brevita vi porgo per cin-

che faccia a la coutempla-

,

Priucipio et Uno.

,

o qualch' altro

intorno la Cena de le Ce-

cinque dialogi

difficoha di tal cognizione

getto

da

allontanato

sia

che modo,

de

pendeuza.

Quarto

1'

per

,

e concordauza,

il

qual sia la causa

modi e nominata

a

iutiina

come e

le

cose

causa

formale e congionta a

da

e

come

grembo de 1'

,

1'

efficiente

altra.

et universale, infinito)

la

il

cognizione de

particolarmente

noi

la differenza

1'

la

e la

Settimo

,

,

la

e

,

come

differenza tra

quale e uiv anima,

non e uno animale

Sesto,

la

in tin

la

per cui

,

1'

effi-

soggetto

uua causa e di-

la causa

per cui T universo

positiva-

natura

come

;

suscitata da

1'

e con

efficiente e in

essere

come coincida

quest

formale e

,

et e quella

medesima vien

forma

priucipio.

esteriore a quelle

efficiente

la materia;

da

siguificato

per

in

da cui ha de-

la causa efficiente,

,

,

vien chiarito

Ouinto,

naturali

modo

in certo

,

priucipio

la

come questa causa

;

istessa

ciente dal

Secondo

la quale si distingue in efficiente

,

,

tra

e questo termino

quaute

opera

conoscibile og-

quanto conferisca

qual mezzo e via

ragioni e concepnta

efficiente

ragioue de la

il

potenza.

primo priucipio.

et in quanti

e

la

a la notizia di quello,

finale,

modo

,

cognoscitiva

identita e diversita

c—isa

quanto

dal causato e principiato

iuiivei\so

tentiamo di conoscere

termiuo

,

Terzo,

priucipio e causa.

primameute

avete

per sapere

la

e per quauto

la sustanza

(come

-

ecc.

,

stinta

somma

che par

,

Nel dialogo secostdo

1'

eterno aspetto

ne la quale certa

,

nel primo dialogo avete una apologia,

non so che,

certo

1'

ne le contrarie e diverse vanamente

prunieramente con

zion reale de la Causa

il

mentre questa

,

svoltando a

filosofia

clie

tutto quello

dialogi

neri

,

vita

da regolato

,

per voi non e

altre stelle lampeggianti.

1'

mente si

ignoranza,

cosl renderanno eterna testimonianza de lo

,

ma

formale infinito

negativameule,


:

206 moltiplicabile

e la causa formale particolare, la quale

,

riore,

tanto e piu perfetta:

astri

g-li

cioe

,

principio di vita

vegetano

,

uuiverso

e sentono

manca,

ha per modo

si

suggetto

credere

di

derivano

Nono,

non abbia inedesimamente anima che

Pitagora

con

occhi

come un

et altri,

E

con-

si

che non invano hanno aperti gli

Decimo

tutto.

il

si

che ha

immenso secondo diverse ragioni

spirito

dini colma e contiene

cosa

ben che non

,

diciamo animale.

noi

aniinali,

e

quel

per

che

,

essendo

,

gli

che non

che

clie vi-

,

di couclusione,

posser

,

quelli

perfettissimi.

supposito,

chiude ,

e

;

diminuta et imperfetta,

rotta,

atto

la quale e

,

e senso in tutte le cose

escrementi di

et

principio formale

abbia

uuiverso

1'

difetto.

principio for-

et altri suoi corpi principali sieno inanimati

,

chiamiamo

che noi

senza

operatori

et

anima de

vegetazione ,

,

da le parti

clie

1'

indegna di razional

cosa

ch' e 1'

quali sono

piu diviui,

li

errore,

e nature efficiente e

,

graudi aniinali,

in gran comparazioiie

prima e principal forma naturale,

la

clie

,

vono

oude

senza

intelligeuti

Ottavo,

male

,

denno esser stimati

piii

e moltiplicata in

,

quanto e in un soggetto pin generate e supe-

iufimto

et or-

viene a fare inten-

si

,

dere, che, essendo questo spirito persistente insieme con la materia 1'

la quale

,

uno e

li

Babilonj e Persi chiamavano ombra

altra indissolubili

1'

venma vegga

cosa

volto

,

e

zione

,

per

una o per un' essere lasciando

Aristotelici

stanza de le cose;

chiamano

accidente

e

si

una parfe de i

il

,

ronte, onde

il

sofisti

oltre

la

si

or

,

che ne

materia,

tutto

vera forma

la

apporta

sentimento

circa

1'

distingue la forma

,

or

la su-

e purissimo s'

inferisce

che sia morte

,

si

conosce

contemplazione

nostra

la

,

che gli

,

le cose naturali,

vano e puerile di questa, che

questo

non han conosciuta

atteso che lei toglie

Oreo

piu dolce de la nostra vita ne

Duodecimo ,

cauge di

composi-

Uudecimo

fundamenti de la nostra filosofia, jjazzo

si

un' altra

che sia vita , e di quel

terror

la felicita,

fosco velo del

lena.

disposizione

ripigliaudo.

e che da la cognizion de

;

e spento a fatto

il

or sotto

mostra chiaro,

sustanza

la vera notizia di quel

secondo

e

Platonici et altri

,

o vegna a morte secondo la

,

una ,

altra

essendo

et

,

che in punto alcuno

,

certi accidenti ogni cosa

trasinute or sotto

si

quell' altro

quanto

la cornizione

ben che secondo

sustanza;

e impossibile

,

si

et

avaro

rapisce et

Ca-

awe-

non secondo la ragion


:

207 siistanziale

per

,

del priiicipio formale lie

e gradi

,

Terzodecimo,

produvre.

ma

e niia,

ciii

potenze

le facoltose

de

g-li

atti

1'

ente

che viene a

forma

la

sia specie perfetta

distinta

,

la materia secondo le accidentali disposizioni dipendenti

forma materiale

come da quella

,

come

teria,

come

,

invariabile

forma,

accomodata

quest' annua

la

come

Si vede,

cpialitadi.

come

ma-

definisce e tcrmina la

e definita e terminata da qnella.

con certa similitudine qnesta

,

da

che consiste in diversi gradi

,

e disposizioni de le attive e passive sia variabile

de

et esercizj ,

conchiude la vera ragion definiliva

si

come

,

secondo

specifici

mostra

si

qualmeute

volgara,

al senso

puo esser

Ultimo,

e qual

tntta in tntto,

si

voglia parte del tntto.

Nel terzo dialogo, dopo che nel primo e discorso forma ,

La pin ragion

la quale

di

causa

,

circa la

che di principio

si

,

procede a la considerazion de la materia , la qnal e stimata aver pin ragion di principio et elemento sciando da canto

prima

si

nanto

*)

mostra

li

dersi

diverse

ragioui

prima et assolnta ascosa

diversamente

,

non altrimenti

di

;

che

dal cabalista

e da altri pazzi

,

si

,

il

e sin quanto siaino la

li

Peripatetici

sustanziale,

et

1'

per

nome

il

obbligati di

essere;

altri filosofi

nna et e

-

e

tij)icameute

,

et altri savj altrimenti snggetto.

vera ragion de la materia

forma sustanziale perda

,

pnra

(materia)

,

per la

naturale et arti-

propone, come denno essere ispediti

Quarto,

tinaci

Quinto, da

aritinetico

ch' e tra il snggetto

liziale.

si

,

significato

differenza e similitudine,

,

1'

e preso dal mnsico armonicamente

dichiara

sia

verifica

che sono appropriate a se

,

nnmero e preso da

;

si

diversi la possono prendere

spezie cotali,

il

possono preii-

ben che veramente

secondo quelle ragioni ,

eccellentissima e di-

di filosofare

con diversi gradi

semplicemente

Terzo

come cosa

materia,

per che

diverse

sotto

la-

che non fu pazzo nel sno grado David de Di-

,

in prendere la materia

Secondo , come con diverse vie

viua.

Dove ,

che di causa.

,

che souo nel principio del dialogo,

preludj,

li

per-

rispondere e disputare. •

s'

inferisce,

e fortemente

si

che nulla

convince, che

da volgo, ben che nominata forma

non hanno couosciuta

altra

sustanza, che la materia.

scuolare <l' Amalrico da Beue presso Sciartres. I suoi ; vennero hruciati 1' an 1210. V. Alberti M.. summa tbeol. To. 1. tr. IV. qiu 20. membr. 2.

*) Panteista libri


208 concbiude un principio formale cost ante,

Sesto,

si

nosciuto

un

costante principio

di disposizioni

die sono ne la materia

,

trasporta a la multiforme "vidui

e si niostra

,

altro

Settimo

come

,

replica cpiello

secondariamente

clie

,

senza incorrere caluimia ,

,

si

disse

matematici e raziouali

come

,

degna, e non

atto cosa

si

,

un

E

soggetto.

inferisce

da

clie

nono

,

altamente

tura sono in cbe

et altre cose

,

Decimo

li

,

vizj,

modo

,

li

assolutissimo si

concliiude

1'

,

clie

,

la

verso e tutto quello,

,

1'

intelletto

coincide

clie

puo essere,

esser

clie

,

detto

ch' e

,

nel

onde ne la na-

,

Undecimo, e si

,

Duo-

non puo capir questo Terzodecimo,

potenza.

la materia,

potenza

la quale cosi

coincide

con

Ultimo,

1' 1'

atto.

alto

,

e

1'

uni-

quanto da altre ragioni,

tutto e uno.

Nel quarto dialogo, secondo

quello

et in tutte le parti

cbe la potenza coincide con

cli' il

supremo e divino

il

contemplazione de la divinita.

eccellenza de

come

tanto da questo

concliiude,

,

Nono,

universo e tutto quel,

tutto

atto e questa assolutissima

con la forma,

si

non sono

1'

la e

distingue

si

la corruzione e morte.

mostri,

si

Ot-

come

e

in uno.

riporta

come

,

universo e in nessuna

1'

onde avvenga

,

si

et aperto si dimostra

,

da luogo a una eccellente decimo

modo

per conseguenza di cpiello

breve

piii

non

contemplazione.

una potenza ,

la e

die puo essere , e come

,

])uo essere

possono.

et in certo

,

ma

,

con le quali suol essere con-

ottava proposizione

1'

e tutto quello

come

e

riporta qualclie frutto di pra-

si

cominciando da la prima ragione

in attiva e passiva s'

cioe

,

;

puo

filosofare

cbe per essi al fine

,

proponono due ragioni ,

siderata la materia

atto

suggetto

il

se questi talmente fanno a la

,

ragione

la

di

1'

pin variamente secondo

;

senza cui sarebbe stimata vana ogni

tica,

tavo

massime

,

regola et esercizio de

clie la ra-

,

diversainente preso

utilmente secondo modi naturali e magici

pone in

et indi-

da

la potenza

,

e principio di cose naturali per diversi modi essere

specie

cbe alcuni allevati ne

,

sia necessario

gione distingua la materia da la forma si

principio formale si

diverse

avvenuto

sia

il

,

di

non hanno voluto conoscere per sustanza

la materia.

clie

,

onde

,

peripatetica

la scuola

figurazione

come e co-

e eke con la diversita

materiale:

dopo aver considerata

in quanto cbe la e

ria, in quanto cbe la e

una potenza ,

un suggetto.

Ivi

si

la materia nel

considera la mate-

prima con

li

passatempi


;;

209 poliiiinici

apporta la ration di quella

s'

gari tanto di Platonici alciiiii,

condo,

rag-ionandosi

iuacta

li

quanta proprj

secondo

,

priiicipj vol-

li

tiitti.

Se-

mostra,

una

Peripatelici

di

priiicipj,

si

essere la materia di cose corporee et inconporee con pin ragioni,

de le quali la prima

poreo et incorporeo,

prendente

rale,

il

la qnarta

;

da quel

che bisogna

,

vegna

materia

la

distinta

la sensibilita;

assoluto da

dove e questo,

si vi

e

si

co-

essere de la materia e

1'

a

1'

ordine

comunione,

il

da la specifica differenza;

ma

,

la

sempre per

vien siguificata

conceduto

da molti

dice nel

mondo

iutelli-

la similitudhie et imitazione

di tre

mondi,

la

che

si

undecima da quel,

che ogni nu-

ordine, bellezza et ornamento e circa la mate-

apportauo

si

risponde

da

la settima

et intende certa

che

siguificata

e logico;

fisico

diversita,

Terzo

ria.

supremo geuo de

il

come e una ragion

trova ne le sustanze, per che,

si

la pluralita di spezie,

metafisico,

mero,

che

presuppone

forma vien

la

decima da

la

;

si

cosi deve essere al suggetto de

,

da un priucipio estraneo

nona da

gibile

che sia lino indistinto,

,

che corporee;

quale e secondo la materia,

la ottava e

ordine

corporale e uon corpo-

in

che,

da quel,

la sesta

drare a cose iucorporee,

come

1'

esser corpo, onde non con minor ragione puo qua-

1'

del superiore et inferiore, che

la

la terza da

quale indistinto vien siguificata per

al seusibile et iutelligibile

geuo,

potenza di medesimo geno

assolnto e contratto;

la categoria; la quinta da quel,

mime

la

che monta ad an primo complettente e com-

e scala di natnra,

prima che

prende da

si

da la ragioue di certa analogia proporzionale del cor-

la seconda

con brevita

Quarto

quelle.

si

quattro ragioni

come

mostra,

contrarie,

diversa

sia

ragioue tra questa e quella, di questa e quella materia, e come

ne le cose iucorporee coincida con

ella

le spezie tadi son

mai

,

le

de

le

comprese ne la forma. forme riceversi da

cacciandole

,

come dal seno

e un propc nihil,

sima per virtu de V lei

,

secondo

1'

minor ragione di

Quinto

la materia ,

atto

,

,

essere

,

attualita

,

il

che nessun savio disse

come

di fuora

1'

,

ma

quella

Laonde non

una potenza nuda e pura, e da la

mede-

qnal pud esser anco indistinto

prodotte e pai-turite

ne

tutte le

e tutte le quali-

come contenute da quella,

efficiente

come

e

,

mandarle da dentro.

un quasi nulla,

se tutte le forme sou

da

1'

dimensioni souo ne la materia,

,

e che

non hanno

essere seusibile et esplicato,

14

se


210 essendo che tutto quel che

non secondo snssistenza accidentale: si

vede,

e pxiro accideute

sioni

vidua

fondati su le dimen-

accidenti

gli

riinanendo pur sempre la sustanza indi-

,

e coincidente con la indiyidua materia.

,

Onde prendere

che accidenti

,

occolte

una essere

,

Aristotele

disse

,

esplicazione non possiamo

1'

di sorte

;

che le dilferenze sustan-

,

da questo possiamo

,-

uno essere

uuiforme sustanza ,

la

Di

forzato da la verita.

,

se vogliamo ben considerare

maniera che , inferire

che da

vede cbiaro,

si

altro

sono

ziali

per

aperto

e fassi

vero

il

et ente, che secondo imiumerabili circostanze et individui appare,

mostrandosi in tanti e detto fuor

d'

si diversi

intendouo quanto a

Sesto

suppositi.

ragione quello,

ogni

essere in potenza la materia

1'

quanto

,

che Aristotele et

qual certo

il

,

sia

altri simili

e nulla, essendo che secondo lor lnedesimi questa e si fattamente permanente , che giainmai caiigia , o varia 1' esser suo , ma circa ogni varieta e mutazione , e quello

lei e

si

determina de

1'

vanamente yegua

appetito de la materia

da principj

gioni tolte

,

e supposizioni

come

tanto la proclamano I'

per quello

definita

figlia

dopo

,

che pos-

composto.

Settimo,

ch' e

,

seva essere, anco secondo essi, sempre e

il

mostrandosi

,

quanto

,

non partendosi da color

di

le ra-

medesimi,

de la privazione,

che

e simile a

ingordigia irriparabile de la vagliente femina.

Nel ^uinto dialogo, viene compito

il

trattaudosi

fondamento de

naturale e divina.

pi'ima

Ivi

s'

1'

de

specialmente

di tutta la cognizion

edificio

de la coiuci-

apporta proposito

denza de la materia e forma,

de la potenza et atto,

che lo ente logicamente

in

fisicainente e indiviso infinito,

diviso

indistinto et

,

anno

stadio da la parasanga, e

tro essere

non e

la potenza

lungo lnng-o

1'

non &

numero, e pero

e

finito

specifico

,

,

,

differente et altro

di tutto e parte,

altra e larga

,

altro et altro

puuto

il 1'

il

,

atto ,

1'

pahno dal

stadio,

ne la sua essenza questo e quell' e pero ne

;

Terzo

universo e uno.

1'

la linea in largo l'

essere,

uno , e questo insieme insieme

anno dal inomento

secolo da

il

,

di sorte

e pud

ch' e,

Secondo, che in quello non e di/fereute

il

non

quel,

immobile, impartibile, senza diflerenza

principio e principiato. 1'

Uno,

1'

;

la altra

dal et. ivi

se

al-

universo

che ne

1'

per che non e

corpo,

in-

alti'o

punto pu6 scorrere in

il

superficie

,

1'

in

e profonda

,

profondo

,

1'

uno e

et og-ni cosa e lmiga,


i

211 larga e profonda

e per consegucnza medesimo et uno ,

,

da quel , che Giove , come lo nominano

in tutto

lui

forma La

essere

—

come

1'

iuferisce,

cLe tutto

s'

Sesto ,

stanza e verita.

Setthno, avvertesi,

circa lo ente.

dico la ragione di questa unita la quale e impossibile

1'

Ottavo

natura.

uno

1'

,

anzi e

V

nifinito

,

,

e

,

universo esplicatamente

cLe

si

1'

diversi,

altezza e profondita

cLiarezza, amicizia

,

il

il

magno

,

non

,

e altro

Decimo

plazione

,

principj

abisso e

e parvo,

de

a significar

demio essere

1'

uno,

ente

cpiellosi

et

come

,

die

sia

,

vuole

si

doi estremi,

li

de la natura

,

non 6

die uno,

doi enti,

uuo,

inaccesa

atoino e

1'

per

la iufi-

diverso e dilferente

,

Ivi

la tenebra e

confuso e distinto

il

cbe

veggiamo

clie

,

come ne

,

luce

,

immeuso

,

la lite

e

e per

il

certe geometricLe nominazioui,

sou prese

Ondo

,

uno concordante e medesimo.

clie 1'

,

tutto quel

cLe

,

re])lica

coincide con la unita.

die uno,

,

dividuo e individuo,

di puuto et

e

senza

cliiave,

vi

individuo

scala

la

Uudecimo, quabnente

contrario.

diffe-

di ente,

dimensioiie

iufinita

1'

dove pero

dicono ne V estremita de

contrarj e

come

clie cosl la

medesima sustanza.

pid da contemplare doi doi

ma

e in tutto, e per tutto,

cL'

,

non e parte e parte

infinito

di diversita e dilferenza

volto di

e

,

La ritrovato quest' uno,

conteinplazione

coincide con

,

ne

1'

ri-

come

,

ende proceda quella

,

per non esser numero, 1'

in

si

uno in su-

et in fine

La ritrovata quella

,

nova

con

Nono

come ne

e si mostra

;

,

clie clii

lo ente, e quello

non essere magnitudiiie nita moltitudine,

Quinto

aver ingresso a la vera contemplazion de

vbique ;

istesso

et

,

cose sono

le

nou sono ente,

questi

clie

per

unita e la moltitudine

1'

e moltiunico

iuferisce

s'

renza, e quel numero, e

la

—

essere

cLe la propria

uno.

e

forme

e ne

un moltimodo

ente e

tutte

1'

per ricevere altro et altro

,

altre

unita,

1'

La

,

per die tutte le cose particolari

,

forzano ad altre et

e

cli'

intimamente

piii

conseguenza

cbe dimauda

,

la moltitudine e

lie

cosa

og-ni

e le materie particolari

,

si

,

,

e per

dubbio

al

cang'iano

per cui (utlo quel ,

,

tutto

il

cosa,

ciascuna

sponde

essenzia

1'

lui e

esseudo

si

intiinamente e nel

pifi

,

V uni-

e

qualmente

che possa immaginarsi esservi la forma del tutto

tutto,

die

Quarto,

e tutto cLrconferenza.

verso e tuito centro,

per

e non

Pi(ogora

,

promovere a

la contein-

sono da per se sufficient

Parmenide e Piatone non

scioccamenle interpretati ,

secoudo

la

pcdaatesca


212 censuva

Duodecimo ,

d' Aristotele.

essere e distinto da la ferisce

una

cL' ella e

,

Terzodecimo

cosa.

per quail

quantita

et individua in tutto

apportano

s'

,

niaticainente

cose

a

entrare

roler

Quivi

!

la sustanza et

segni

li

il

:

clie

e

le

la intessitura

et

questo

dmique

Prendete

mincia.

iiiio

questo fonte

,

mati a farsi fuora,

coguizion de le

appropriaia

contiene et implica la

si

,

si

con

vano

Quindi de-

aniino

grato

che cessando

manto

,

clnaro

le scienze

tenta,

si

questo capo

,

de

per

,

si

questo clie

prineipio,

Tegnano aui-

la

,

e

li

notte

Titone ,

suoi

;

il

membri

suo ntimero

parente

tnonfante

,

oruando di novo

de le dive

carro

dal

vermiglio

giorno

il

grembo

velo

e tenebroso

Muse ,

mondo di

li

succes-

oltre si dispongano,

soimacchioso

col

ornato di

sua famiglia, cinto da la sua eterna corte, dopo baudite turne faci

specu-

entra,.si co-

e mettersi avanti la sua prole e genitura;

moltipliche

a fin

il

in

mag-giori si diffondano

suoi rivi e fiunu

sivamente

priucipio,

dopo esser visto mate-

,

et ordine

disposizione

,

Senza questa isagogia

lative.

in-

verificazioni,

un

moltitudine de le conclusioni de la scienza natui-ale. riva

s'

onde bisogna uscire , prima che

,

speciale

la pixi

come nel proprio seme

,

,

et in qual si voglia

,

conchiude fisicamente.

si

,

Illustrissinio Signore

,

clie

contrarj veramente concorrono, sono da

li

e sono in verita e sustanza uno

Ecco

da cmel ,

da la mistira e nuniero

,

,

questa

le not-

risospinga

il

vaga aurora.

fale !

GIORDANO, NOLANO, AI PRINCIPI D E L'UNIVERSO. Lethaco undantem retinens ah origine

Emigret

,

Errantes

o Titan , stellae

,

et

campum

petat astra precor

spectate procedere in

!

orbem

geminum, si vos hoc rcserastis iter. Dent geminas somni portas laacarier usque Vestrae per vacuum me properante vices; Obductum tenuitque diu quod tempus avarum.

flfe


213

Mi

liccat densis protnere tie tcnebris.

jid portum propcrare tuum , mens aegra Scclo hacc indigno sint

,

quid obstat,

tribuenda Heel?

Lmbrarum

jluctu terras mergentc , cacumen

jtdtolle in

clarum , nosier Olympe

AL PROPRIO MottS)

innixum

licet

Ne perdas

hie

Jovem

SPIRT.O.

astra vales.

de culmine return

sis ISIanibus at que Jovi.

jura

tui

,

fundoque rccumbens

Impcditus tingas nigri ^Icherontis aquas

Eja , age

Nam,

!

telhis radicibus altis

Te capiat, tendi vert ice in Mens cognata vocat summo Discrimen^ quo

,

,

sublimeis ientet natura rccessusl

iangenie

Deo , fervidus

A L

ignis eris.

TEMPO.

Lcnte senex , idemque ecler, claude nsque relaxans,

jlnnc bonum quis te dixerit , a%ne malum? Largus es, csquc tenax ; quae munera porrigis^ uufers, Pisceribusque educta tuis in viscera condis.

Tu, cui prompta sinu carpcre fauce licet Omnia cuinquc facis, cumque omnia destrnis ; Nonne bonum possem dicere, nonne malum? y

Porro ,

iibi

tu diro rabidus frustraberis ictu,

Falcc minax

illo

tendere puree manus.

Nulla vbi ])ressa Chaos

Ne

videarc bonus,

atri

vestigia apparent,

ne vidcare malus!

/tine te


;

!

;

!

214

DE Amor,

AM O R

L'

per cui

E.

ver disceruo,

tant' alto il

Ch' apre le porte di diamante e uere,

Per

gli occhi entra

Nasce

vive

,

Fa Fa

,

ha regno eterno,

,

scorger, quant' ha

terra et inferno,

e trando dritto fere,

impiaga sempre

Oh Porgi

1'

Apri ,

diinque

apri

Per che

cor,

il

,

se pnoi

ratto

ti

cangi

esser

a lungo

Quanto

si

,

,

,

par fugace

ei

lo chiami cieco!

a largo

,

Uno

et

la vita

,

moto

il

,

terra et inferno

non comprende

inisura e cqnto

Cieco error,

Sorda invidia

,

,

pentle,

ragion , con meute scerno,

Quel vigor , mole , e numero Oltr' ogn' inferior

sempiterno,

e profondo si stende,

dice in ciel

Con senso , con Ch' atto

insano e hieco

,

per che poco intendi

,

,

Causa, Principio

Onde

yero attendi,

al

,

occhi

gli

,

credi

il

Per esser orbo tu,

1'

scopre ogn' interno.

volgo vile

,

orecchio al mio dir non fallace,

Fanciullo

E

ciel,

il

presenti d' assenti tffigie vere,

Ripiglia forze,

E

mio nuine, e per vedere

il

mitre

si

mezzo

,

che tende

e superno.

,

tempo avaro,

vil rabbia

,

Crudo cor , em])io ingegno

inicpio ,

ria fortuna,

zelo,

sh-ano ardire

Non bastaranno a farmi 1' aria bruna, Non mi porrann' avanti gli occhi il velo, Non faran mai , ch' il mio bel sol non mire.


:

DIALOGO PRIMO. Interlocu tor

E Qual

vei

Armesuo.

Filoteo.

Elilropio.

1 i t

r o

p

i

i

o.

ne le tenebre awezzi , clie , liberati dal fondo di qualtone, escono a la luce, molti de gli esercitati ne hlosofia et altri pavenlaranuo , anunirarauno e, non

oscura

che

la volg-ar

j)Ossendo soffrire

il

nuovo sole

de' tuoi

chiari

concetti,

si

tur-

baranno.

Fil. II difetto non e di luce, ma di lumi; quanto in se sara pin bello e pin eccellente il sole , tanto sarti a gli occbi de le nottarae strige odioso e discaro divantaggio. El it. La impresa, clie bai tolta, o Filoteo, e difficile, rara e singulare, nientre dal cieco abisso vnoi cacciarne et ammeuare al discoperto , tranquillo e sereno aspetto de le stelle , che con si bella varietade vefgiamo disseminate per il ceruleo manto del Ben clie a gli uomini soli l' aitatrice mano di tuo piatoso cielo. zelo soccorra , non saran per6 meuo var j gli effetti d' ingrati verso di te, che varj son gli aniinali, che la benigna terra genera e nodrisce nel suo materno e capace seno: s' egli e vero, che la spezie umana, particolarmente ne gl' individui suoi, mostra di tutte l' altre la varietade , per esser in ciascuno pin espressamente il tutto , che in quelli d' altre spezie. Onde vedransi questi, che, (pial appannata talpa, non si tosto sentiranuo 1' aria discoperta, che di bel nuovo rifossicando la terra, rientraranno

a si

li

nativi oscuri penetrali.

Quelli

tosto aran veduta spunlar dal

,

qual notturni uccelli

,

lucido oriente la veriniglia

non am-

che da la imbecillita de gli occhi suoi \er, Gli aniinauti tutti banditi ranno invitati a la caliginosa ritratta. da P aspetto de le lampade celesti, c destinali a P eterne gabbie,

basciatrice del sole

bolge, et antri di Plutone, dal spaventoso et erinnico coro d'Aletto richiamati , apriran P ali , e drizzaranno il veloce coi so a le lor stanze.

Ma

gli

animanti nati per vedere il sole, gionti al terringraziando la benignita del cielo , e

miue de P odiosa notte ,


!

216 del globoso cristallo de

cenlro

nel

disponendosi

a

occhi suoi

tanto bramati et aspettati rai, con disusato applauso

di cuore

li

ricevere

di voce

,

mano adoraranno

e di

,

rato balco avendo cacciati il

li

oriente

1'

focosi destrieri

il

g-li

dal cui do-

,

vago Titane, rotto

soimaccLioso silenzio de 1' umida notte, ragionaranno inermi e semplici lamiti greggi; li facili,

g-li

uomini,

li

cornuti

belaramio

armenti sotto la cnra de' ruvidi bifolcbi muggiranno ; li cavalli di Sileno , per che di nuovo in favor de li sinarriti dei possono

dar spaveiito ai piii de' lor stupidi gigantoni, raggbiaraniio. Versandosi nel sno limoso letto , con importun gruguito ne assordiranno li sannuti ciacchi ; le tigri , gli orsi , li leoni , i lupi, e le fallaci golpi

dal feriuo petto

Ne

et urli. le acpiile

li

,

rossignoli

,

spehmche

cacciaiido da sue

,

contemplando

alture

1'

i

piano

il

lor grugniti, ricti,*)

e su

aria

pavoni

,

frondi

le

le coraaccliie

le piche

,

,

li

da

, ,

fremiti,

brniti,

,

merli

i

corvi

,

deserte

le

mandaranno

ramose piante

di

grne , le tortore

le

capo

il

cainpo de la caccia

,

i

galli,

passari

cuculi

li

niggiti li

,

i

e le ci-

cade non saran negligenti di rcplicar e raddoppiar li suoi garriti Dal liqnido et instabil cainpo aiicora li bianchi cigui, strepitosi. le molticolorate auitre,

solleciti inerghi,

li

li

ocbe rauclie, le querulose rane ne toccaranno

rumore, 1'

di

sorte,

aria di questo piii

lutato

e

forse

1'

orecchie col suo

questo sole diffuso a fortunato emisfero verra accompagnato , sail

cli'

di

da tante e tali diversitadi che dal profondo di proprj

inolestato

quanti e quali son

lume

caldo

paludosi bnitii, le

spirri,

di

voci,

petti le

caccian fuori.

Fil. Non solo e ordinario, formiuo regolati

acceiiti et

contrarie le complessioni

Arm. Di

ma

anco naturale e necessario, che non e possibile , che le bestie articulati suoni, come gli uomini, come

ogni animale faccia la sua voce

,

;

diversi

e

i

gusti

,

varj

li

nutrimenti.

la parte mia non circa la luce , ma circa alcuiie circostanze , per le quali non tanto si suoi consolare il seuso , quanto molestar il sentimento di chi vede e considera ; per che per vostra pace e vostra quiete , la quale con fraterna caritade vi desio , non vorrei, che di questi vostri discorsi vegnan formate comedie, tragedie , lamento , dialogi o come vogliam dire , simili a quelli, che, poco tempo fa, per esserno essi usciti in campo a spasso, vi hanno forzato di starvi rinchiusi e ritirati in casa. Fil. Dite liberamente Arm. Io non parlaro come santo profeta, come astratto divino , come assuuto apocalittico , ne quale angelicata asma di Balaamo ; non ragionaro come insph*ato da Bacco , ne goiifiato di vento da le puttaue Bluse di Pamasso, o come ima Sibilla ini-

ancora

*)

grazia,

concedetemi liberta di dir

,

Dal

lalia.

vocabolo rictus

,

ringhiamenti.


217 pregnata da Febo, o come una fatidica Cassandra, ne <pial ingombrato da le unghie de' piedi sin' a la cima de capegli de r entusiasmo apollinesco , ne qual vate illumiiiato ne 1' oracolo, o delfico tripode, ne come Edipo esquisito contra H nodi de la Sfinge, ne come an Salomone inter gli enigmi de la regina Sabba, ne qual Calcante, interprete de 1' olimpico senato , ne come mi inspirilato Merlino , o come nscito da 1' antro di Trofonio ma parlaro per 1' ordinario e per volgare, come liomo, cbe lio avuto al(ro pensiero , die d' andarmi lambiccando il succbio de la grande e picciola nuca, con farmi al fine rimanere in Come uomo , dico, che non ho aitro secco la dura e pia madre. cervello , clie il mio , a cui inaucan li dei de 1' ultima cotta , e da tinello ne la corte celestiale ; quei dico , che non bevono ambrosia, ne gnstan nettare, ma si vi tolgon la sete col basso de le botte, e vini rinversati, se non vogliono far stima di linfe e 1

:

, che sogliono essere pin domestici , familiari e con noi , come e dire ne il dio Bacco , ne quel1' imbriaco cavalcator de 1' asino , ne Pane , ne Vertunno , ne Fanno , ne Priapo , si degnano cacciarmene una paglinca di piii

niufe

;

quei dico

conversabili

e divantaggio dentro sin'

ai

,

quantunque sogliauo far copia de'

fatti lor

cavalli.

E1 Arm. i t.

brevemente

Troppo lungo proemio Pazienza ,

!

!

che la conclusione sara breve.

che vi faro udir parole

,

che non

Voglio dir

bisogna

discife-

come poste in distillazione , passate per lambicco , digerite dal bagno di Maria , e sublimate in recipe di quinta essenza, ma tale , quali m' insaeco nel capo la nutrice la quale era quasi

rarle

,

,

tanto cotennuta

,

pettoruta

,

ventruta

,

fiancuta e naticuta

,

quanto

puo essere quelia Londrita , che viddi a Westminster , la quale per riscaldatojo del stomaco ha un pajo di tettazze , che pajono li borzacchini del gigante San Sparagorio , e che conce in cuojo varrebbono sicuramente a far due pive ferraresi. Elit. E queslo potrebbe bastare per uu proemio. Arm. Orsii , per venire al resto, vorrei intendere da vol, lasciando mi poco da canto le voci e le lingne a proposito del lume e splendor, che possa apportar la vostra filosofia, con che voci volete, che sia salutato i)articolannente da noi quel Instro di dottrina , che esce dal libro de la cena de le ceneri? Quali animali son quelli , che lianno recitata la cena de le ceneri? Dimando, se sono accpiatici, o aerei, o terrestri, o lunatici? E lasciando da canto li propositi di Smitlio, Prudenzio e Frulla, desidero di sapere, se fallano coloro, che dicono, che In fai la voce di un cane rabbioso et infuriato, oltre che tal volta fai la scimia, tal volta illnpo, tal volta la pica, tal volta il papagallo, tal volta un animate, tal volta un altro, mescbiando propositi gravi e seriosi

,

morali e naturali

,

iguobili e nobili

,

filosofici e

comici ?


218 Fil. Non vi inaravigliate , fratello, per clie qiiesta non fu che una cena, dove li cervelli vegnono governati da gli affetti , qua li li vegnon porgiuti da 1' efficacia di sapori , e fuini Qual dunqiie pud essere la cena uiatede le bevande e cibi. tale conseguentemente snccede la verbale e riale e corporate , Cosl duiique questa dialogale lia le sue parti varie spiriluale. altro,

qual varie e diverse

c diverse,

quell' altra

suole

aver le sue:

non altrimenti questa ha le proprie condizioni, circostanze mezzi che , come le proprie , potrebbe aver quella.

e

,

Arm. Di

grazia, fate, ch' io v' inteuda!

Fil.

come

e 1' ordinario et il dovere , soglion trovarsi da pasto , da frutti , da ordinario , da cucina,. da speciaria , da sani , da ammalati , di freddo , di caldo , di crudo , di cotto , di accpiatico , di terrestre , di domestico , di salvatico, di rosto, di lesso, di maturo , di acerbo; e cose da nutrimento solo , e da gusto , sustanziose e leggiere , salse et insipide , agresti e dolci , amare e soavi. Cosi quivi per certa conseguenza vi sono apparse le sue contrarietadi e diversitadi , accomodate a contrarj e diversi stomachi e gusti, a' quali puo piacere di farsi presenti al nostro tipico simposio, a fin che non sia chi si lamente di esservi giouto in vano ; et a chi non piace di questo , prenda di quell' altro. Arm. E vero ; ma che dirai, se oltre nel vostro convito, ne la vostra cena appariranno cose , che non son buone ne per insalata , ne per pasto , ne per frutti , ne per ordinario , ne fredde, ne calde , ne cnide , ne cotte , ne vagliauo per appetito , ne per fame, non son buone per sani, ne per ammalati, e couviene, che non escano da mani di cuoco , ne di speciale ? F i 1. Vedrai , che ne in questo la nostra cena e dissimile a qualunqu* altra esser possa. Come dunque la nel pin bel del mangiare , o ti scotta qualche troppo caldo boccone , di maniera, che bisogna cacciarlo di bel nuovo fuora , o piangendo e lagrimando mandarlo vagheggiando per il palato , sin tanto che se gli possa donar quella maladetta spinta per il gargazzuolo al basso; Ivi,

cose da insalata

,

o vero ti si stupefa qualche dente , o ti s' intercepe la lingua, che viene ad esser morduta con il pane, o qualche lapillo ti si viene a rompere et incalcinarsi tra li denti, per farti regittar tutto il boccone; o qualche pelo, o capello del cuoco ti s' inveschia nel palato , per farti presso che vomire ; o ti s' arresta qualche aresta *) di pesce ne la canna, a farti soavemente tosper metterti sire ; o qualch' ossetto ti s' attraversa ne la gola , cosi ne la nostra cena , per nostra e coson trovate cose corrispondeuti e proporzioIl che tutto awiene per il peccato de 1' antico

in pericolo di sulfocare

lnun disgrazia, vi nali a quelle.

•) Resta

,

lisca.

si

:


219 protoplaste

oostro

Adamo,

coudaimata ad aver sempre

per cui i

perversa natara uinana e

la

disgusti gionti ai gusti.

Pia- e santamenle ! Or, die rispoudete a quel, che die voi siete un rabbioso Cinico ? Concedero facilmente , se non tutto , parte di questo.

Aria. dicono

,

F 1. Arm. Ma i

F

Mi

i 1.

che non e vituperio ad un

sapete,

di ricevere oltraggi

basta

quant o di fame

,

che

,

uomo,

miei sieuo chiamati vendette

li

tanto

? ,

e gli

iug-iurie,

patir

altrui sieuo cliiamate o/fese.

Arm. Auco riare e proprio

dei

di vili

,

Ouesto e vero

Fil. 1'

li

son

e comportar biasimi

infamie

ing-iurie

a ricevere

sug-getti

ma

;

biasimare

, da poco e scellerati. pero noi non iiigiiiriamo , ma ributtiamo

ignobili ;

che son fatte non tanto a noi

,

infamare et iugiu-

,

modo,

quanto a

,

la filosofia

non s' ag-giongano de gli allri. Arm. Volete dimque parer cane, che morde , a fin che non ardisca ognuno di moleslarvi ? Fil. Cosi e ; per che desidero la quiete , e mi dispiace il spregiata, con far di

ch' a

li

ricevuti dispiaceri

dispiacere.

Arm.

Si,

A

Fil.

fin

ma

giudicano, che procedete troppo rigorosamente. che non torniuo un' altra volta essi, et altri im-

parino di non venir a disputar simili

meco

e con altro,

trattando con

mezzi termini queste conclusioni.

Arm. La

offesa fu privata,

la vendetta

e pubblica.

Fil. IVon per questo e iug-iusta; per che molti errori si commettono in prirato , che giustamente si castigano in pubblico.

Arm. M^a con ci6 venite a gnastare la vostra riputazione, e vi fate piu biasimevole , che coloro ; per che pubblicamente si dini, che siete impaziente , fantastico, bizzarro, qapo sventato. Non mi euro, pur che

Fil. molest!

,

e per questo mostro

il

scino star co' falti miei in pace,

oltre

non mi siauo

cinico bastone

e se non

essi o altri

a cio che

,

mi vogliono

mi

la-

far ca-

rezze, non vegnano ad esercitar la loro incivilita sopra di me. Arm. Or, vi par, che tocca ad un filosofo di star su la vendetta ?

F io

i 1.

sarei

Se epiesti , uu Socrate.

che mi molestano

,

fussero

una Xantippe,

Arm.

]\on sai, che la longanhnita o pazienza sta bene a per la quale vegnano ad esser simili a gli eroi et eniinenti dei , che , secondo alcuni , si vendicauo tardi , e , secondo altri , ne si vendicauo , ne si adirano ? tutti,

Fil.

T' inganni,

Arm. E

pensando

che dunque? son stato su

,

ch' io sia stato

Fil. Io la correzione, ne quale ancora siamo simili a li dei. Sai, che

P il

su la vendetta. esercizio de la povero Vulcano


;

220 e stato dispensato da Giove di lavorare anco li giorni di festa, e quella maladetla incudine 11011 si lassa o stanca inai a coinportar le scosse di tanti e si fieri martelli, che non si tosto e alzato F uno , cLe F altro e cLinato , per far , clie li giusti folgori,

con

quali Ji delinquenti e rei si cas tig-Lino , non vegnan meno. differeuza tra voi et il fabbro di Giove , e marilo

li

A r m. de

E

la ciprigna dea!

F i 1.

Basta , cLe ancora non son dissimile a quelli forse ne

la pazienza e longanimita,

non ralleutando sprone

F

tutto

fatto Lo esercitata, ne toccando di pin forte

la cpiale in quel

freno al sdegno

,

ira.

Arm. Non de

il

tocca ad ognuno di essere

correttore,

massime

la moltitndine.

F 1. Dite Arm. Si

ancora , inassiine

i

dice,

cLe non

qnando qnella non

,

devi

esser

sollecito

lo tocca.

ne la patria

aliena.

F i 1. Et io dico due cose mi medico straniero , per cLe fanno

i

paesani

;

secondo dico

prima

cLe non

deve uccidere cLe non , cLe al vero filosofo ogni terreno

;

,

si

tenta di far quelle cure ,

e patria.

Arm. Ma, se loro non ti accettano, ne per filosofo, ne per medico , ne per paesano ? Fil. Non per questo mancara, cL' io sia. Arm. CLi ve ne fa fede? Fil. Li muni , cLe mi vi Lan messo ; io , cbe mi vi ritrovo e quelli , cL' Lanno gli occLi , cLe mi vi veggono. Arm. Hai pocliissimi , e poco noti testimonj. Fil. Pocliissimi e poco noti sono li veri medici ; quasi tutti sono veri ammalati. altri di

,

altri

Torno a

dire

di permettere

,

,

clie

loro non Lanno liberta,

cLe sieno

fatti

tali

trattamenti

porgono onorate merci, o sieno stranieri, o no. Arm. PocLi conoscono (pieste merci. Fil. Non per questo le gemme sono men preziose, e noi le doviamo con tutto il nostro forzo difendere , e farle difendere, liberare , e vendicare da la couculcazione de' pie porcini , con a quei,

x

fare

ogni

clie

possibil

rigore.

E

cosi

mi

sieno propizj

li

superi,

Ar-

cLe io mai feci di simili vendette per sordido amor proprio, o per villana cura d' uomo particulare, ma per amor de la mia tanto amata madre filosofia, e per zelo de la lesa

messo mio

,

—

per la quale da mentiti familiari e figli cLe non e vil pedante poltron dizionario , stupido Fauno , ignoraute cavallo , cbe , o con mostrarsi carco di libri , con alluugarsi la barba , o con altre maniere mettersi in prosopopeia , nou voe ridutta a tale, cLe a presso glia intitolarsi de la fainiglia

inaesta di quella,

—

volgo tanto val dire un filosofo, quanto un frappone, un disutiie, pedantaccio, circulatore, saltimbanco, ciarlatano , buono il

v


;

2? I per servir per passatempo in casa , e per spaventacchio d' uccelli a la cainpagna. E 1 i t. dire il vero , la famiglia de' filosofi e stimata pin

A

da la maggior parte del moado , clie per che non tanto quelli assunti da Iani, vile

hanno messo

glie

il

la famiglia de' ogiii

sacerdozio in dispregio

minati da ogni geuo di bestiali

kaiuio

,

capel-

spezie di genta-

qnanto questi no-

posto la filosofia in vili-

pendio.

F

i 1.

Lodiamo dunque nel sno geno

1'

antiquita

,

quando

tali

da quelli si promovevano ad essere legislator! , cousib'arj e regi, tali erano cousiliarj e regi, clie da questo questi tempi la masessere s' iunalzavano ad essere sacerdoti. sima parte di sacerdoti son tali , clie son spregiali essi , e per essi son spregiate le leggi divine: son tali quasi tutti quei clie vegg-iaino filosofi , cli' essi son vilipesi , e per essi le scienze vegnono vilipese. Oltre die tra qnesti la moltitndine di furfanti, come d' urticlie , con li contrary sogiii suole dal suo canto ancora opprimere la rara virtu e veritade, la qual si mostra ai rari. clie s' adire si per la spregiata r ui. Non trovo filosofo , filosofia , ne , o Elitropio , scorgo alcuno si alfetto per la sua Che sarebbe , se tutti gdi altri scienza , qnanto questo Teofilo. voglio dire , si poco lilosofi fussero de la medesiina condizione , erano

li

lilosofi, clie

A

A

pazienti ?

E 1 i t. Ouesti altri filosofi non liaimo ritrovato tanto , non Lanno tanto da guardare , non banno da difender tanto. Facilmente possono ancor essi tener a vile quella filosofia , clie non val nulla , o altra , clie val poco , o quella , clie non conoscono ma colui, clie ba trovata la verita, ch' e un tesoro ascoso, acceso da la belta di quel volto divino, non meno diviene geloso, per clie la non sia defraudata, negletta e contaminata, die possa essere un altro sordido affetto sopra 1' oro , carbuucolo e diamante , o sopra mia carogua di bellezza fenuniuile. Ma ritorniamo a noi , e veniamo al quia Dicono r m.

A

di voi

!

Teofilo

,

,

cbe in quella vostra

una citta , tutta una jirovincia Fil. Ouesto mai pensai, mai

tutta

pensato

,

inteso o fatto

,

io

intesi mai feci; e mi condannarei pessimo

non solamente,

s' io

,

,

pareccbiato a mille retrattazioni linodie:

,

cena tassate et ingiuriate tntto un regno.

,

se

1'

avessi

e sarei ap-

a mille rivocazioni, a mille pa-

avessi ingiuriato

un nobile

et antico

regno, com' e questo, ma <pial si vogli' altro, (piantunque stimato barbaro ; non solamente dico qual si voglia citta , quantunque diffamata incivile , ma e qual si voglia lignaggio , quantunque divolgato solvaggio, ma e qual si voglia famiglia , quauhuique nominata iuospitale; per clie non puo essere regno, citta, prole, o casa iutiera , la quale esser possa , o si deva presupponere d' un medesimo mnore, e dove non possano essere oppositi e contrarj


222 costumi

di sorte

;

piacere a

Arm.

che quel

,

piace a

clie

tiitto

il

me,

qxianto a

Ccrto,

considerate*

,

uno , non possa

1'

dis-

altro.

i'

,

ben

clie

ho

letto e riletto,

non so

clie circa particolari

per

,

e ben clie vi

alquanto troppo effnso , circa il generate vi veggo castigata- ragionevole- e discretamente procedere; ma il rmnore e sjiarso nel modo , cli' io vi dico. Elit. II rmnore di qnesto et altro e stato sparso da la vilta d' alcnni di qnei , clie si senton ritoccati , li quali desiderosi di vendetta , veggendosi insnfficienti con propria ragione, dottrina, ingegno e forza, oltre che fingono quante altre possono trovo

, a le qnali altri , clie simili a loro , non posson porger cercano compagnia con fare, ch' il castigo particolare sia

falsitadi

fede,

stimato mgiuria comnne.

Arm. e

Anzi credo, che sieno

consig-lio

qnali pensano

le

,

nifestate tai costmni in

1'

persone di

Or, qnai costnmi son

Fil.

di

persone non senza gindizio per che ma,

inginria universale tal

generazione.

qnesti noininati, che simili, peg-

e molto pin strani in geno, spezie e nmnero non si trovino in luoghi de le parti e provbice pin eccellenti del mondo? Mi chiamarete forse inginrioso, et inginrioso et ingrato a la mia giori

che simili e pin criminali costnmi si ridicessi , , s' io Verrd forse per qnesto trovano in Italia , in Napoli , in Nola ? a disgradir qnella regione gradita dal cielo , e posta insieme insieme tal volta capo e destra di qnesto globo , governatrice e do-

patria

de

mitrice

1'

altre

stimata maestra

generazioni

e sempre da

,

madre

nutrice e

,

noi et

di tutte le virtndi

,

stata

altri

discipline,

umanitadi , modestie e cortesie , se si verra ad esagerar divantaggio quel, che di qnella ban cantato li nostri medesimi poeti, che non meno la fanno maestra di tutti vizj , biganni , avarizie e crndeltadi?

Elit. Ouesto e certo per

sofia,

qnali volete

i

secondo che

,

principj e prossimi snggetti

sono versi

attissiini

alte

,

pin

trovare

pin

ignoranti

rari

e

li

principj

de la vostra filo-

hanno coincidenza ne'

contrarj

per che que' medesmi ingegni

;

virtuose e generose bnprese

vanno a precipitar in

,

gliono

sono

ad

li

e

Oltre

vizj estremi.

scelti

sciocchi;

ingegni

,

che

se fian per-

,

che la

si

so-

per il coinune pin generale son

dove

,

e dove per

il

trovano di cortesie estreme: di sorte, che in diverse maniere a molte generazioni pare cho sia data medesima misura di perfezioni et

meno

civili

e cortesi,

nel pin

particidare

si

et urbanitadi

imperfezioni.

Fil.

Arm.

Dite

il

Con

vero.

tutto ci6 io

,

come molti

altri

meco

,

mi

dolgo,

che voi ne la nostra amorevol patria siate incorso a tali suppositi, clie vi hanno porgiula occasione di lamentarvi con una

Teofilo

,


223 cenericia cena

che ad altvi et altri moltl , che vi avesser falto , quanta questo nostro paese , quantunque sia detto da' vostri pcnilus ioto diuisus ab orbe , sia prono a tutti li studj di buone lettere , anni , cavalleria , umanitadi e cortesie , ne le quali ^ per quant o comporta de le nostrc forze il nerbo, ne formanifesto

ziaino di

,

non essere

maggiori

inferiori a' nostri

, e vinti da le stunano aver le nobilitadi, le scienze, le anni e civilitadi come da natura. Fil. Per mia fede, Armesso, che in quanto riferisci , io non debbo , ne saprei con le parole , ne con le rag-ioni , ne con la coscienza contradirvi ; per che con ogni desterita di modestia e d' argomenti fate la vostra causa. Pero io per voi , come per quello , che non mi vi siete avvicinato con im barbaro orgoglio, comincio a pentirmi, e prendere a dispiacere d aver ricevuta

altre generazioni

massiine da quelle

,

,

che

si

1

materia da que' prefati di coutristar voi et altri d' onestissima et umana complessione ; pero bramerei, che que' dialogi non fussero prodotti , e , se a voi piace , mi forzaro , che oltre non veng-an in

luce.

Arm. La animi

tanto

,

mia contristazione con quella d' altri nobilissimi manca , che proceda da la divolg-azione di cpiei dia,

che facilmente procurarei, che fussero tradotti in nostro a fin che servissero per una lezione a quei poco e male accostumati , che son tra noi ; che forse , quando vedessero con qual stomaco son presi , e con quai delineamenti sou descritti li logi,

idioina

,

suoi discortesi

rincontri

potrebbe essere , che veggano ne quel

che

,

e quanto quelli sono

meno vegnano

al

mal significativi buono esempio

se per buona disciplina e

megliori e maggiori, non

li

cammino,

,

a

si

cangiarsi

voglion ritrar da e conformarsi a

quelli , per vergogna di esserno connuinerati tra tali e quali, imparando, che V onor de le persone, e la bravura non consiste in posser e saper con que' modi esser molesto, ma nel coutrario

a fatto.

E1

i t.

Molto

la vostra patria

et irriconoscente

vi mostrate

non

e

,

,

discreto et accorto ne la causa de li altrui buoni uflici ino-rato

siete verso

quali esser possono inoiti poveri

d'

ar째-umento

Ma

Filoteo non mi par tanto avveduto servar la sua riputazione , e difendere la sua persona.

e di consiglio.

,

per con-

Per che

quanto e diiferente la nobiltade da la rusticitade, tanto contrari elfetti si denno sperare e temere in tin Scita villano , il quale riusciru savio , e per il buon successo verra celebrato, se, partendosi da le ripe del Danubio , vada con audace riprensione e g-iusta (pierela a tentar 1' autorita e maesta del romano senato che dal colui biasimo et iuvettiva sappia prendere occasione di fabbricarvi sopra atto di estrema prudenza e maguanimitade , onorando il suo rigido riprensore di statua e di colosso; che se un

gentiluomo e senator roinano per

il

mal successo possa

riu-scir


224 poco savio , lasciando le amene sponde del suo Tevere, sen vada anche con giusta querela, e ragionevolisshna riprensione a teutar che da quello preudano occasione di fabbricar li scitici villain , torri e Babilonie d' argomenti dj maggior viltade, infamia e rusticitade, con lapidarlo, railentando a la furia populare il freno, per far meglio sapere a 1' altre generazioni, quanta diiferenza e tra color, che sia di contrattare e ritrovarsi rra gli uomini, son fatti ad imagine e similitudine di quelli. Arm. Nou fia mai vero, o Teofilo , ch' io debba o possa stimare , che sia degno , ch' io o altro , che ha pin sale di me, voglia preudere la causa e protezione di costoro , cbe son materia de la vostra satira , come per gente e persone del paese , a per la cui difensione da 1' istessa legge naturale siamo incitati cbe non confessaro giammai, e non saro giaminai altro che nemico di chi affirmasse, che costoro sieno parte e membri de la nostra patria, la quale non consta d' altro, che di persone cosl nobili , civili , accostumate , disciplinate , discrete , umane , ragionevoli , come altra qual si voglia , dove , beii che vegnan contenuti che come lordura, questi , certo non vi si trovano altrimenti , feccia , letame e carogna ; di tal sorte , che non potrebbouo con o di cittade , che la altro modo esser chiamati parte di reguo , senlina parte de la nave , e pero per simili tanto manca , che noi doviamo risehtirci, che risentendoci doveueremmo vituperosi. Da questi non escludo gran parte di dottori e preti, de' quali quantuuque alcuni per mezzo del dottorato diventano signori, tutta volta per il pin quella autorita villanesca , che prima non ardivano inosti are , a presso per la baldanza e presimzioue , che se :

-

aggiunge da la riputazion di letterato e prete , vegnono audace - e inagnanimamente a |>orla in campo ; la onde non e maraviglia , se vedete molti e mold , che con quel dottorato e presbiterato sanno piii di armento , maudra e stalla , che quei, li

che sono attualmente strigliacavallo , caprajo e bifolco: per questo che si aspramente vi fuste portato verso la arei voluto , nostra universitade ancora , quasi nou perdouando al generale, ne avendo rispetto a quel , ch' e stata , sara , o potra essere per

non

1'

awenhe, et in parte e al Fil. Non vi aifannate!

preseutata per

filo

errore,

che simile

maggiovi

,

e per

cavalli et asini

il

in

occasione,

non facciano

tutte

pin sotto titolo

Non

instituita

ben che

per che,

questa

diademati.

cipio sia stata bene

presente.

,

le li

di

1'

altre,

dottori

toglio

quella ue

non

tutta volta

pero

che

si

cacciano

sia

fa tal

stimano anuulati

quanto da prin-

belli ordini di stndj

,

la gra-

de gli esercizj , decoro de gli abiti, et altre molte circostanze, che fanno a la necessita et oronde senza dubbio alcuno non e chi namento d' una accademia non debba confessarla prima in tutta V Europa , e per conseguenza vita di ceremouie

,

la disj)osizione

:


225 momlo

e non niego

qnanto a la gentilezza dl naturabnente 1' ima e 1' altra parte de la Rritaunia produce , sia simile , e possa esser eguale a quelle lutte, die son veramente eccellentissiine. j\einmeno e persa la memoria di quel, clie, prima che le lettere in in' to spirti

il

,

acutezza

et

speculative

si

in questo loco

d'

ingegf.i

ritrovassero ne ,

,

1'

clie

,

,

quali

li

altre parti

de

Europa

1'

ttiuque barbari di lingua,

e cucullati di professione

fiorirno

,

e da que' suoi principi de la metafisica

,

quan-

e stato

,

splendor d' una nobilisshna e rara parte di filosofia, la quale

il

a'

tempi nostri e quasi estinta , di/f'uso a tutte 1' altre academie de le non barbare ])rovince. Ma quello , cbe mi La molestato, e mi dona insieme insieme fastidio e riso , e , clie con questo, ch' io non trovo pin Romani , e pifi Atlici di lingua , che in questo loco, del resto, parlo del pin generate, si vantauo d' esdie furon prima ; li sere al tutto dissimili e contrarj a quei , quali, poco solleciti de 1' eloquenza e rigor grammaticale , erano

che da costoro son chiamate so, pin stimo la metafisica di quelli , ne la quale hauno quantuuque impura et inlor prencipe Aristotele,

tutti

intenti a le speculazioni

fismi

:

ma

awanzato

io il

sporcata con certe vane conclusion! e teoremi, che non sono

filo-

ne teologali , ma da oziosi e inal impiegati ingegni , che qnanto possono apportar qnesti de la presente etade con tutta la lor ciceroniana eloqueuza et arte declamatoria. Arm. Queste non son cose da spregiare. Fil. E vero. Ma dovendosi far elezione de V un de' doi, io stiino pin la cultura de 1' ingegno , quantuuque sordida la fusse, che di quantuuque disertissime parole e lingue. E 1 i t. Questo proposito mi fa ricordar di Fra Ventura , il quale , trattando un passo del santo vangelo , che dice Rcddhe, quae sunt Caesaris , Caesari , apporto a propos to tutti li nomi de le monete , che sono state a' tempi de' Romani , con le loro marche e pesi, che non so da qual diavolo di annale o scartafaccio 1' avesse raccolti , clie furono pin di cento e vinti , per fame conoscere , qnanto era studioso e retentivo. costui, finito il sermone, essendosegli accostato un uom da bene, gli disse: Padre mio R. , di grazia, imprestateini un carlino! cui rispose , che lui era de 1' ordine mendicante. Arm. che fine dite questo? Elit. Voglio dire, che quei, che son molto versati circa le dizioni e nomi , e non son solleciti de le cose , cavalcauo la medesima inula con questo riverendo padre de le mule. Arm. Io credo, che oltre il studio de 1' eloquenza, ne la qnale awanzano tutti li loro antiqui e non sono inferiori a gli altri moderni , ancora non sono mendichi ne la filosofia, et altre speculative professioni , senza la perizia de le quali non possono esser promossi a grado alcuno : per che li slatuii de V universofici

,

:

r

A

A

A

,

J5

/


226 a

sita,

nullus

li

sono

qiiali

per giuramento , comportano, che magisterium et doctoratum

astretti

ad philosophiae

et theologine

fonte ^tristoteJis. ch' han fatto, per non esser perDi tre foutane , die sono ne 1' universita , a 1' una lianno giuri. iinposto nome Fons ^ristotelis , 1' altra dicono Fons Pythagorae,

promoveatur ,

nisi epotaverit e

El it. Ob!

V

altra

io vi diro quel,

cliiamano

Fons

Plaionis.

Da

quesli tre

fonti

traeudosi

acqua per far la birra e la cervosa, de la qual acqiia pure non mancano di bere i buoi e li cavalli , conseguentemente non e persona, che, con esser dimorata meno che tre o quattro 1'

giorni in que' studj e collegj

solamente del fonte

,

non vegna ad esser

d' Aristotele,

ina

oltre

et

inibibita

non

Pitagora

di

e

Platone.

Ann. Oime! che voi dite pur troppo il vero. Ouindi awiene, oh Teofilo, che li dottori vanno a buon mercato, come le sardelle ; per che , come con poca fatica si creano , si trovanb , si cosi con poco prezzo si comprano. , Or dunque , tale riessendo a presso di noi il volgo di dottori in questa etade serbando per 6 la riputazione d' alcuni celebri , e per 1' eloquenza, sono un Tobia e per la dottrina , e per la civil cortesia , qua accade, Matteo , mi Culpepero et altri , che non so nominare

pescano

—

I

i

—

che tauto manca , che uno per chiainarsi dottore possa esser stimato aver novo grado di nobiltade , che pin tosto e susj)etto di contraria natura e condizione, se non fia particolarmeute conoOuindi accade , che quei , che per liuea , o per altro sciuto. accidente son nobili , ancor che li s' aggiuuga la principal parte ch' e ]>er la dottrina , si vergognano di graduarsi di nobilta , e farsi chiamar arete maggior danti ne

Fil.

1'

dottori

,

munero ne

bastandoli le corti,

1'

esser

che

dotti

;

e

di

questi

ritrovar si possano pe-

uuiversitade.

Non

vi lagnate,

Armesso! per che

in tutti luoghi,

dove

son dottori e preti, si trova 1' una e 1' altra semenza di quelli, dove quei, che sono veramente dotti, e veramente preti, ben che promossi da bassa condizione , non pu6 essere , che non sieno inciviliti e nobilitati , per che la scienza e uno esquisitis-

ma quelli altri tanto simo cammino a far 1' animo uinano eroico piu si mostrano espressamenfe rustici , quanto par, che vogliano o col diuum pater, o col gigante Salmoneo altitonare , quando se la spasseggiano da pminirato satiro o fauno , con quella spaventosa et iinj)erial prosopopeia, dopo aver determiuato ne la :

catedra regentale, a qual declinazione appartegna lo hie , et Jiaec, et

hoc

nihil.

Arm. Or

lasciamo questi propositi! che tenete in mano? Fil. Son certi dialogi. Arm. La cena?

Che

libro e questo,


;

227 Fil.

Arm.

No. Che dunque?

Fil. Altri , ne li quali si tratta de la causa , principio et secondo la via nostra. , Arm. Ouoli intcrlocutori ? Forse abbiamo qualch' allro diavolo di Frulla o Prudenzio , che di bel novo ue mettaiio in

uno

brigata?

(jnalclie

Fil. Won dubitate! die, suggetti

tolto

imo

tra gli altri,

tutti

son

qnieti et onestissimi.

A r in.

Si che

,

secondo

il

vostro dire

,

aremo pure da scar-

tar qualche cosa' in questi dialogi aucora ?

F

i

1.

Non

dnbitate

!

vi prure, che stuzzicato

per che pin tosto sarete dove vi duole. ,

grattato dove

A

r m. Pnire ? Fil. Qua per uno trovarete quel dotto onesto , amorevole, ben creato e tanto fidele amico, Alessandro Dicsono, che il Nolano ama, quanto gli occhi snoi, il quale e causa, che questa Lui e introdutto come qnello, materia sia stata messa in campo. Per il secondo che porge materia di considerazione al Teofilo. avete Teofilo , che sono io , che secondo le occasioni vegno a

distinguere

Per

definire

,

e

dimostrare

terzo avete Gervasio

il

,

circa

la

nomo , che non

snggetta

materia.

e de la professione,

ma

per passatempo vnole esser presente a le nostre confereuze; una persona , che non odora , ne puzza , e che prende per comedia li fatti di Poliinnio, e da passo in passo gli dona campo et e

Onesto sacrilego pedante avete quarto, imo de' rigidi censori di filosofi, onde si afferma

di farg-li esercitar la sua pazzia.

per

il

Moino; uno

noma ne

1'

affettissimo circa

amor

socratico

il

suo gregge di scolastici, onde

uu perpetuo nemico del femiueo

si

sesso,

onde , per non esser fisico , si stima Orfeo , Museo , Titiro et Amfione. Onesto e un di qnelli, che, quando ti aran fatta una bella costruzione , prodotta mia elegante epistolina , scroccata una bella frase da la popiua ciceroniana, qua e risuscitato Demostene, qua vegeta Tullio , qua vive Salustio ; qua e un Argo , che vede ogni lettera, ogni sillaba, ogni dizione; qua Radamanto umbras vocat ille silent urn ; qna Minoe, re di Creta, urnam inovei chiainano a V esamina le orazioni, faimo discnssione de le frasi con dire: Queste sanno di poeta, cpieste di comico, questa di qnello e snbliine, e grave , questo e lieve , humile dicendi genus; qnesta orazione e aspera, sarebbe lene , se fnsse formata cosi ; questo e imo infante scrittore, poco studioso de 1' antiquita, non redolct u4rpinatem , desipit Latium ; questa voce non e tosca , non e usnr])ata da Boccaccio, Petrarca et altri probati autori. Non si scrive homo, ma omo, non honore , ma onore , non Polihimnio , ma Poliinnio. Con questo trionfa, si coutenta di se, gli piaceno piu ch' ogni altra oratore

!

qnesto

quell' altro e

i


228 e un Glove , die da 1' alia specula rimira e i fatti suoi ; considera la vita de gli altri iiomini suggetta a taiili crrori, calam it ad , miserie , fatiche inutili ; solo lui e felice , hu solo vive vita celeste, quando conteinpla la sua divinita nel specchio d' un

cosa

1

un Calepino, unlessico, un Cornucopia, , uu diziouario, un Nizzolio. Con questa sufficicnza dotato, mentre ciascuno e uno, lui solo e tutto. Se avviene die rida, si chiama Demo-

spicilegio

crito

s'

;

avvien che si dolga

chiama Crisippo

si cliiama Eraclito

,

se discoi-re

;

si

,

;

se disputa

cliiama Aristotele

;

,

si

se fa chi-

mere , si appella Platone se mugge un sermoncello , s' intitula Demostene se costruisce Virgilio , lui e il Marone. Qua corregge Achille , approva Enea , riprende Ettore , esclama contra Pirro, si condole di Priajno , arguisce Turno, iscusa Did one, commenda Acate et inline mentre verbum vcrbo recldit , et innihil divinum a se alienum put at , e filza salvatiche sinonimie, come colui cli' ha cosi borioso smonfando da la sua catedra , ;

;

,

,

disposti

inond

i

,

con gli mores!

cieli, regolati

i

e certo effetti

,

che

quello

Ouanto son

i

senati, domati

se non fusse

, ,

che fa con

1'

1'

eserciti, riformati

g-li

ingiuria del

opinione.

i

tempo , farebbe tempora / O

che intendono la natura de' par-

rari cpiei,

Quanto tempo e scorso, , de gli adverbf , de le conjuuzioni ! che non s' e trovato la ragione e vera causa , per cui 1' adiettivo deve concordare col sustantivo , il relativo con 1' antecedente deve ticipj

pone avanti , ora a dietro de e quali ordini vi s' intermesceno quelle interjezioni dolentisy gaudentis , heu , oh, ahi, ah, hem,

coire

,

e con

che

regola

ora

si

l'orazione, e con che misure,

et altri condimenti,

hui ,

ohe ,

senza

i

quali tutto

il

discorso e

insipidissimo.

El it. dico

,

Dite quel, che volete, intendetela come vi place! Io felicitu de la vita e meglio stimai-si Creso et

che per la

Non e pirt che tenersi povero et esser Creso. convenevole a la beatitudine aver una zucca, che ti paja bella e ti contente , che iiiia Leda , una Elena , che ti dia noja e ti vegna in fastidio? Che dunque importa a costoro 1' esser ignoranti et ignobilinente occupati, se tanto son pifi felici, quanto Cosi e buona 1' erba pin solamente piaceno a se medesimi? fresca a 1' asino , 1' orgio *) al cavallo , come unto il pane di puccia a la perdice: **) cosi si contenta il porco de le ghiande

esser povero,

et

il

come un Giove de

brodo,

forse toglier

a presso

ti

costoro da

1'

ambrosia e nettare.

quella dolce

derrebbono rompere

il

pazzia

capo?

,

Volete

per la qual cura

Lascioche, chi

sa,

se

e pazzia questa o quella? Disse un Pirroniano: Chi conosce, se il nostro stato e morte, e quello di quei, che chiamiamo de-

*)

*")

Orzo.

Unte

—

e la del testo son falli.

Puccia

=

puzza.


229 Cosl chi sa , se (ut(a la felicila e vera Tienrifn, e vita ? dine consiste ne le debite copulazioni et apposizioui de' ineinbri de 1' orazione? funti

A r m.

Cosi e disposto

crito soj>ra il

Demoerito

]>reti

sopra

li

tutti;

noi de' cortigiaui

,

mentre

clusione,

mondo

noi;

di

democriteggiano sopra

beffano di noi

in

differenti

tutti

il

pedanti e g-rammatisti

li

1'

nuo

,

pazzo

e

Noi facciamo

!

a

solleciti cortigiaui

li

1'

verrerao

altro,

e concordauti in gcneve,

specie,

Demo-

il

fanuo poco penserosi monaclii e e reciprocameute li pedanti si tutti de li inonachi, et in con,

et

ad esser numero,

et cast*.

Fil.

Diverse per cio son specie e maniere de le censnre, gradi di quelle ma le piu aspre , dure , orribili e spaventose sou de li nostri archididascali , pero a qtiesti doviamo piegar le ginocchia , clnnar il capo , converter g-li ocelli et alzar le mani, suspirar, lacrimal", esclamare e dimandar mercede. voi dunque mi rivolgo, oh clie portate in mano il caduceo di Mercurio, per decidere ne le controversie , e determinare le voi , Mequestioni , che accadono tra li mortali e tra li dei. uippi , ch assisi nel globo de la lnna con gli occhi ritorti e bassi ne inirate , avendo a scliifo e sdegno i nostri gesti a voi , scucastaldi di IMercurio, dieri di Pallade , antesignani di IMineiva , magnani di Giove , collattanei d' Apollo , manuarj d' Epmieteo, botiig-lieri di Bacco, agasoni de le Evanti, fiistigatori de le Edonidi , impulsori de le Tiadi , snbagitatori de le JMenadi , subornatori de le Bassaridi, equestri de le IMiinallonidi , concubinar; de la ninfa Egeria , correttori de 1' eutusiasmo, demagoghi del popolo errante , discifcratori di Demogorgone , Dioscori de le fluttuanti discipline , tesorieri del Pautamorfo e capri emissarj varj son

li

;

A

A

?

:

del

sommo

pontefice

sottomettemo

le

sion!, parentesi,

livazioni

belle

,

,

punta

a'

mente,

riferite

a voi raccomandiamo la nostra prosa,

premesse

,

Oil Aoi

epitetismi.

fascinate la

,

,

subsumpzioni

digres-

,

applicazioni, clausule, periodi, costruzioni, adiet-

eleganzucchie

nostre

Aron

nostre IMuse

a

,

soavissiini acpiarioli

ne furate V aniino

,

con le

clie

,

ne legate

e mettete in prostibulo le meretricole

buon consiglio

nostri solecisuii

nostri

i

barbarismi

date

,

turate le maleolide voragini

,

, ne anime

core

il

,

di

castrate

nostri Sileui , imbracate li nostri noemi , fate euniiclii di nostri macrologi, rappezzate le nostre ellissi, alFreuate li nostri tautologi , moderate le nostre acrilogie , condonatc a nostre escrilogie, i

iscusate

i

nostri perissologi

a scongiurarvi supercilioso

tutti

in

e salvaticissimo

quella rabbia contumace

*)

perdonate a nostri cacofati!

,

generale

,

Vocaboli greci alquanlo

,

et in particulare

maestro

Poliinnio

e quell' odio tanto

contraffatti

.'

,

clie

*)

te

,

Toruosevero,

dismettiate

crimiuale contra

il


:

!

230 nobilissimo sesso feminile, e non ne turbiate quanto ha di bello Ritoniate , riil mondo , et il ciel con suoi tanti occlii scorge !

ingegno , per cui veggiate , die questo vostro livore non e altro , che mania espressa e freuetico Chi e piu insensato e stupido , che cpiello clie non vede furore Qual pazzia pu6 esser pifi abbietta , che per ragion di la luce ? sesso esser neuiico a 1' istessa natura, come quel barbaro re di Sarza , che per aver imparato da voi disse Natura non pub far cosa perfetta, Poi che natura femina vien delta. Considerate alquanto il vero , alzate 1' occhio a 1' arbore de la scienza del bene e del male , vedete la contrariety et opposizione , ch' e tra 1' iuio e 1' altro , inirate , chi sono i maschj, Oua scorgete per suggetto il corpo , ch' e chi sono le femine vostro amico maschio , la 1* anima , ch' e vostra nemica femina Qua il maschio caos, la la femina disposizione ; qua il sonno, qua 1' odio, la la la vigilia; qua il letargo, la la memoria; 1' amicizia; qua il timore, la la sicurta; qua il rigore, la la tornate a noi

1'

e ricliiamate

,

!

!

,

qua il scandalo , la la pace ; qua il furore , la la ; qua 1' errore , la la verita ; qua il difetto , la la perfezione; qua 1' inferno, la la felicita; qua Poliinnio pedante, la

gentilezza quiete

;

rausa

Poliinnia

o

;

finalmente

tutti

vizj

,

inancamenti

e

delitti

son maschj , e tutte le virtudi , eccellenze e bontadi sou femine. Quindi la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la bellezza , la maesta , la dignita , la divinita cosi si noininano, cosi cosl si descrivono , cosi si pingono , cosi s' imaginano , E per uscir da queste ragioni teoriche , noziouali e gramsono. maticali , convenienti al vostro argumento , e venire a le naturali, reali e pi-atiche , non ti deve bastar tjuesto solo esempio a legarti la lingua e turarti la bocca , che ti fara confuso con quanti se ti dovesse mandate a i-itrovare iui altri sono tuoi compagni , maschio migliore, o simile a questa diva Elizabetta, cbe regna in Inghilterra ? rita

,

difesa

metterla

1'

non e chi

,

la <piale

,

per esser tanto dotala, esaltata, favovano si forzaranno di dis, in

e mantenuta da cieli

altrui ])arole o forze

sia piu

eroico tra' nobili,

degno in non e chi

sia piu saggio tra' consulari

;

;

tutto sia

a questa dama , dico , di cui non e chi sia phi il regno ,

piu dotto

tra'

togati,

non

in comparazion de la quale

,

e chi

tanto

per la corporal beltade, tanto per la cognizion di lingue e volgari e dotte, tanto per la notizia de le scienze et arti, tanto per la prudenza nel governare, tanto per la felicita di grande e Imiga autoritade, quanto per tutte 1' altre virtudi civili e naturali, vilissime sono le Sofonisbe, le Faustine, le Scmirami, le Didoni, le Cfeopatre et altre tutte, de le quali gloriarsi ]>ossano 1' Italia , la Grecia, 1' Egitto et altre parti de 1' Europa Testiinonj mi sono gli eifetti et et Asia per li passati tempi!


!

!

231 forhmato successo, die nou senza nobil maravigdia riinlra il quando liel dorso de 1' Europa , correndo irato , il Tevere , minaccioso il Po , violento il Rodano , sanguinosa la Senna , tnrbida la Garouna , rabbioso 1' Ebro , furiboudo il Tago, travagliata la Mosa , inquieto il Danubio , ella col splendor de occlii snoi per g'li cinque lnstri e pin s' lia falto tranquillo Oceauo, cbe col contimio reWnsso e llusso lieio e il grande qnieto accogdie ne 1' ampio seno il sno diletto Tamesi, il quale fnor d' ogni lema e uoja , sicuro e gafo si spasseg-gia , inentre serpe e riserpe per 1' erbose sponde Or dunque , per cominciar da capo , quali .... Arm. Taci, laci, Filoteo non (i forzar di giong-er acqna al noslro oceano, Lasciadi mostrarti e lmne al nostro sole! astrallo, per non dir peggio, disputando con gli assenti Polihuij Fatene tin poco copia di qnesti presenti dialogi, a fin cbe nou ineniamo ozioso questo giorno et ore Fil. Prendete, leg-gete! il

secolo presente

!

!


!

:

232

DIALOGO SECOND Interlocutor Dicsono Arelio.

D Di

c s o

i

i:

Gervasio.

Teofilo.

i

Poliiunio.

u non interrompete

grazia, maestro Poliinnio, e fa, Gervasio,

oltre

O.

noslri discorsi!

Pol. Fiat! G e r. Se costui ,

ch' e

magister ,

il

parla

,

senza d abb io io

non posso tacere. Die. Si clie dite , Teofilo , che ogni cosa , che non e priuio principio e prima causa , ha principio et ha caasa ? Teo. Senza dabbio , e senza coiitroversia alcana.

Die. Credete per qaesto e principiate

,

Teo. Non

,

che ,

chi conosce le cose cansate

conosca la caasa e principio

?

facilmente la caasa prossiina e principio prossinio,

difficilissimainente

anco in vestigio, la cansa e principio primo. che le cose, che hanno caasa e ,

,

Die. Or, come intendete principio primo e prossimo

siano veramente conosciate , se se, condo la ragione de la causa efficieute , la quale e una di quelle, che concoirono a la real cognizione de le cose , sono occolte ? Teo. Lascio, ch' e facil cosa ordiuare la dottrina dimostraAgevolissima cosa e ordiuare tiva, ma il dimostrare e difficile.

le cause, li

e metodi di dottrine;

circostauze

ma

poi

nostri metodici et analitici mettono in esecuzioue

priucij))

di

metodi

Ger. Come

i

de le arti. che san far si belle spade,

malamente loro organi,

et arte

quei,

ma

non le

sanno adoperare? Pol. Ferine Ger. Fermati ti siano gli occhi, che mai li possi aprire! Teo. Dico per6 , che non si richiede dal filosofo naturale, che ammeni tutte le cause e principj , ma le fisiche sole , e di cjueste le i)rincipali e proprie. Ben che dunque , per che dipendouo dal primo principio e causa , si dicano aver quella causa e qael principio , tatta volta non e si necessaria relazione , che

da

la cognizione

e pei*o nou disciplina.

si

de

1'

uno

richiede,

s'

inferisca la cognizione

che vengano

ordiuati in

de

1'

altro

una medesima


233 Die. Come questo? Teo. Per che da la

cogiiizione di tutte cose dipendenti non possiamo inferire altra notizia del priino principio e causa, che per modo men efficace che di vestigio, essendo che il tutto deriva da la sua volonta o bontu, la quale e principio de la sua operazione , da cui procede 1' universale elfetto. II che medesimo si ]>u6 considerare ne le cose artificiali , in tanto che, chi Tede la stalua, uon vede il scultore , chi vede il ritratto d' Elena, nou vede Apelle, ma vede lo effetto de 1' operazione, che proviene da la bonta de 1' ingegno d' Apelle; il che tutto e uuo elfetto de gli accidenti e circostanze de la sustanza di quell' uorao , il quale, quanto al suo essere assoluto, non e conosciuto punto.

Die. Tanto che conoscere de

essere e sustanza

lo

conoscere

Cosi e

in

come per

universo e come conoscer nulla

1*

priino

priucipio,

per che

e

come

accidenti de gli accident].

gii

Teo. iutenda

del

dio

non vorrei ,

ina

;

essere

accidenti,

che v' iinaginaste , ch' io possa esser conosciuto

o che

suoi accidenti.

Die. Non

vi attribuisco si duro ingegno , e so , che altro e dire, essere accidenti, altro, essere suoi accidenti, altro, essere come suoi accidenti og-ni cosa , ch' e estranea da la natura diviua. Ne 1' ultimo modo dire credo che intendete, essere gli effetti de

la diviua operazione, le cose,

anzi e

1'

li

quali,

quantuuque siano

la sustanza

istesse sustanze naturali, tutta volta sono

de

come

per fame toccare la cogiiizione apprehensiva , de la diviua sopranaturale esseuza.

accidenti rimotissimi

Teo.

D

Voi

dite bene.

Ecco dunque

che de la diviua sustanza , si per essere , per essere lontanissima da qiiegli effetti, che sono 1' ultimo tennine del corso de la nostra discorsiva facultade, non possiamo conoscer nulla, se non per modo di vestigio, come dicono i Platonici, di rimoto effetto, come dicono i Peripatetici, i

c.

iufinita,

d'

si

indumenti

come dicono dicono

g-li

Teo.

come dicono

,

i

i

Cabalisti

Talmudisti, di specchio,

di

,

spalle

ombra

o

posteriori,

et enigina,

come

Apocalittici.

Anzi

di

questo universo,

di

pin,

per

che

non veg-giamo perfettamente

cui la sustanza et

il

principale e tanto dif-

ad essere compreso , awiene , che assai con minor ragione noi conosciamo il priino principio e causa per il suo effetto, che Apelle per le sue formate statue possa essere conosciuto: per che queste le possjamo veder tutte, et esaminar parte per parte, .ma non gii il grande et infiuito effetto de la diviua potenza; pero quella similitudine deve essere intesa senza proporzioual comparazione. ficile

D

i

c.

Cosi e

,

e cosi

la

in tend o.


234

T e o.

Sara dunque bene

da parlar di

d' astenerci

alta

si

materia.

per die basta moralmente e teologalin quanto cbe i superni primo principio, numi hanno rivelato , e gli uomini diviui dicbiarato ; oltre cbe non solo epial si voglia legge e teologia , ma ancora tutte riformate filosofie concbiudono , esser cosa da profano e turbulento e voler difinire spirto il voler precipitarsi a dimandar ragione, circa quelle cose , cbe son sopra la sfera de la nostra intelligeiiza. T e o. Bene. Ma non tanto son degni di riprensione costoro,

Die. Io

lo consento,

conoscere

inente

il

quanto son degnissimi di lode quelli , cbe si forzano a la cogniper apprendere la sua granzione di questo principio e causa ,

dezza

,

qnanto

fia

possibile

,

discorrendo con

g-li

occbi di regolati

inagnifici astri e lampeggianti corpi

sentimenti circa questi

,

cbe

son tanti abitati mondi , e grandi anhnali , et eccellentissiuii muni, cbe sembrauo e sono innumerabili mondi non molto dissimili a questo , cbe ne contiene ; i quali esseudo impossible, cb' abbiano atteso cbe sono composti e dissolubili, ben I' essere da per se, cbe non per questo siano degni d' esserno disciolti , come e stato ben detto nel Tnneo, e necessario, cbe conoscano principio e causa , e conseguentemente con la grandezza del suo essere , vivere et oprare mostrano e predicano in iui spazio infinito con voci innumerabili 1' infinita eccellenza e maesta del suo primo Lasciando dunque, come voi dite, quella principio e causa. considerazione, per quanto e superiore ad ogni senso et intelletto, consideriamo del principio e causa, per quanto in vestigio o e la natura istessa, o pur riluce ne 1' ambito e grembo di quella. Voi dunque dimandatemi per ordine , se volete , cb' io per ordine vi risponda! Die. Cosi faro.

Ma

e principio, vorrei saper,

primamente, per cbe usate dir causa se questi son tolti da voi come uomi

sinonimi ?

Teo. No. Die. Or dunque ,

cbe

differenza

fe

tra

1'

uno e V

altro

termino ?

Teo. Rispondo, cbe, quando diciamo dio primo principio causa, intendiamo una medesma cosa con diverse raprima e diciamo gioni; quando diciamo ne la natura principj e cause, prinprimo dio Diciamo ragioni. diverse diverse cose con sue cipio , in quanto tutte cose sono dopo lui secondo certo ordine di priore e posteriore, o secondo la natura, o secondo la duraDiciamo dio prima causa , in quanto zione , o secondo la dignita.

cbe le cose tutte son da lui distinte, come lo effetto da 1' efliciente, la cosa prodotta dal producente; e queste due ragioni son differenti, per cbe non ogni cosa, cb' e priore e pin degna, e non ogni e causa di quelio , cb' e posteriore e men degno ;


235 cosa sato

eh' e causa

,

e priore e phi deg-na di quello

,

come e bea chiaro a ehi ben discorre. Die. Or dite iu proposilo naturale , che

ch' e cau-

,

,

dilfereuza

e tra

causa e priucipio ? T e o. Bea che a le voile

1' altro , aul1' uao si usurpa per meno, parlaado propriamente, aoa ogni cosa, ch' e priucipio, e causa; per che il puuto e priacipio de la liaea, ma non e

la di

causa di quella;

iastaate e priacipio de

I'

uiesse sou priucipio de

]'

1'

operazione,

ler-

il

aoa causa del moto; le preargumentazione, aoa soa causa di quella;

moto

aiiao ondc e priacipio del

e

,

pero priucipio e piu general termiuo , che causa. i c. Dunque , stringendo quesli doi termini a certe proprie significazioni , secondo la cousuetudiue di quei , che parlano piu

D

riformalamente che

,

credo

che vogliate

,

,

che principio

sia quello,

concorre a la costituzioue de la cosa,

iutrinsecaiaeate

e ri-

materia e forma, che rinel composto , o par g-li elementi , da i quali la cosa Causa chiami viene a comporsi, e ne' quali va a risolversi. quella, che concorre a la produzioae de le cose esteriormente, et ha T essere fuor de la composizione , come e 1' efficieate et il fine, al quale e ordinata la cosa prodotta?

mane ne magnono

come dicono

l'effe(lo,

la

Teo. Assai bene. Die. Or poi che siamo

risoluti de la differenza di queste che riportiate la vostra intenzione circa le cause, e poi circa li principj ; e quanto a le cause, prima vorrei saper de la eflicieate prima , de la formale , che dite esser cong-ionta a l' efficieate ; olrre de la fiaale , la quale s' iuteade ,

cose

prima desidero

,

,

motrice di questa.

Teo. Assai mi quanto a

la

essere

intelletto

de

l'

causa

piaee

i

c.

efficiente

1'

ch' e la

fisico

universale

prima e priucipial facalta

Mi

la

sicuro

la soprascritta

mi

,

fa

piu disliuto e piu esplicato; oltte, vedere, piu profondo. Per6 ne

farete cosa grata di venire a la dichiarazion del tutto per

nnlo,

Or

proponere.

di

qual e forma universale di quello. parete essere non tanto conform e a 1' opiaioae di

Empedocle, quanto piu per quan(o

ordine

universale,

T anima del mondo,

D

vostro

dico

il

effeUrice,

comiaciaado dal dire,

che cosa sia questo

il

mi-

intelletto uni-

versale.

Teo. L' faculta

intelletto

e parte

,

uno medesmo

universale e

poteaziale ch' einpie

,

il

de

1'

tutto

1'

intima piu reale e propria

anima ,

del

illumina

drizza la natuta a produrre le sue specie, cosi

ha rispetto

intelletto a la

mondo. 1'

come

a la produzioae di cose aaturali,

congrua

prodiizione

di

specie

il

poeta,

che disse:

si

,

et in-

coavieae,

coaic

il

razionali.

e

uostro

Questo

come , Totamque infusa per artus mens

e chiainato da' Pitagorici motore et esagilator de esplico

Questo e

universo

Y

universo


;

236 tniscet. *) Questo e iiomato Questo fabbro , dicono , procede dal inondo superiore, il quale e a fatto imo, a questo mondo ove non solamente 1' amicizia, sensibile, ch' e diviso in molti, ma anco la diseordia, per la distanza de le parti, Yi regna.

agiiat violem,

et

coi*pore

se

toto

da' Platonici fabbro del inondo.

Questo iutelletto, infondendo e porgeiido qualche cosa del suo ne la materia , lnantenendosi lui quieto et immobile , produce il E detto dai Maghi fecondissimo di semi , o pur seminatutto. per che lui e quello , che iinpregna la materia di tutte e secondo la ragione e condizion di quelle la viene a figurare , formare , intessere con tanti ordini mirabili , li quali tore

,

forme,

non possono

ne ad altro prkicipio , che non , Orfeo lo chiama occliio del mondo,

attribuirsi al caso

sa distinguere et ordinare.

per cio clie il vede entro e fuor tutte le cose naturali, a fin cbe tutto non solo intrinseca- ina anco es^rinsecamente venga a Da Empedocle prodursi e mantenersi ne la propria simmetria. e chiainato distintore , come quello , che mai si stanca ne 1' esplicare le forme confuse nel seno de la materia., e di suscitar la Plotino generazione de 1' una da la corruzion de 1' altra cosa. lo dice padre e progenitore, per che questo distribuisce li semi nel campo de la natura , et e il prossimo dispensator de le forme. Da noi si chiama artefice interno, per che forma la materia e la figura da dentro , come da dentro del seme o radice manda et da dentro i esplica il stipe , da dentro il stipe caccia i rami , rami forma le brance, da dentro queste ispieg^a le gemme, da dentro forma,

figura

et

come

ir.tesse,

di

nervi,

le frondi,

li

da dentro a certi tempi richiama li suoi umori da le frondi e frutti a le brance , da le brance a li rami , da li rami al stipe , dal stipe a la radice. Similmente ne gli anhnali fiori, li frutti, e

seme

del core complicando verso il come gia venisse a ringlomerare core 1' esplicate facultadi , fa , Or , se credemo , non essere senza discorso le gia distese fila. et iutelletto prodotta quell' opra , come morta , che noi sappiamp fingere con certo ordine et imitazione ne la superficie de la materia, quando scorticando e scalpellando un legno facciamo appa-

spiegando

a

li

rir

il

suo lavoro

membri

1'

effigie

esterni,

d'

un

dal

,

da quelli

e

cavallo

:

gior quell' iutelletto artefice

materia risalda inspira rabile

i

pori

1'

magistero

artefice e questo

la materia

ma

,

d' iutelletto

:

il

ossa,

quanto credere debbiamo esser magche da 1' intrinseco de la seminal

,

stende

intesse le fibre

,

dispone ,

il

il

priino e dal centro

al fine

le ,

cartilagini,

ramifica

tutto ?

Ouanto

iucava le arterie,

nervi

li ,

e con si mi-

,

dico

,

pin

grande

quale non e attaccato ad una sola parte de

Son tre sorte opra continuamente tutto in tutto ? ch' e tutto ; questo mundano, che fa tutto ,

divino

*) Virgilio Eneid. 6, 724.

s.


!

237 fanno tutto; per che bisogna, clie tra mezzo, il quale e vera causa effiestrinseca , come auco iiilrinseca di tiitte cose

die

g'i altri particolari,

si

g'i estreini si ritrove questo

noa tauto

ciente

naturali.

Die. Vi vorrei veder distinguere e come iiilrinseca ? ,

come

,

lo intendete causa

estrinseca

Teo. Lo chiamo causa estrinseca, per clie come efficiente non e parte de li composti e cose produtte. E causa intrinseca, ina in quanto che non opra circa la materia e fuor di quella , come e stato poco fa detto onde e causa estrinseca per V esser suo distinto da la sustanza et essenza de gli elfctti , e per clie 1' essere suo non e come di cose generabiii e corrottibili, ben circa quelle ; e causa intrinseca, quanto a 1' atto de la verse che ;

sua operazione. Mi par i c.

D

a bastanza parlato de la causa die cosa^e quella, die volete sia E forse la ragione ideale? la causa formale gionta a V efficiente. Per die ogni agente, die opra secondo la regola intellettuale, non proenra effcttuare, se non secondo qualche inteuzione, e questa non e senza apprensione di qualclie cosa; e questa non eh' abbiate

,

efficiente; or vorrei intendere

,

ch' e da prodursi; e pertanto e altro die la forma de la cosa, intelletto, die lia faeulta di produrre tutte le specie, e

questo

arcliitettura da la potenza de la materia a che le preabbia tutte secondo certa rag-ion forsenza la quale 1' agente non potrebbe procedere a la sua

cacciarle con si bella 1'

atto

,

male,

bisogna

manifattura, statue,

,

come

Teo. Eccelleutemente considerate due sorte

gia

non

al statuario

e possibile d' eseguir diverse

senza aver precogitate diverse forme prima. la intendete

forme

di

1'

:

;

una

,

per che voglio , che siano non la quale e causa ,

la

ma per la quale 1' efficiente effettua; 1' altra e quale da 1' efficiente e suscitata da la materia.

II

scopo

efficiente,

principio

Die.

,

e La causa finale, la qual si propone 1' effi1' universo , la quale e, die iu diverse

ciente, e la perfezion de

forme abbiano attuale esistenza nel compiace V intelletto , che mai si stanca suscitando tutte sorte di forme da la materia, come par, che voglia ancora Empedocle.

parti de la materia tutte le

qual fine tanto

si

diletta e

Teo. Assai bene; efficiente e universale

ne

le parti e

Die. de

li

Or

membri

:

si

e giongo a questo, che, si

ne di

universo

1'

,

come questo

speciale e particulare

et e

forma et il suo fine. procediamo a ragiouar

quello, cosl la sua

assai e detto de le cause;

principj

Teo. Or per

principj costitutivi de le cose, per esser medesma in certo inodo , con la gia detta causa efficiente per che 1' intelletto , ch' e una

prima ragionaro de

venire la

a

li

forma

:


238 potenza de

aiiima del moiido, e stato detto efficiente prossimo

1'

di tutte cose naturali.

Ma

Die.

come

il

causa di cose naturali?

raedesmo soggetto pu6 essere priiicipio e Come pu6 aver ragione di parte estrin-

seca, e non di parte intrinseca? Teo. Dico, che questo non e inconveniente

che

1'

come uoccliiero ne quanto vien mosso insieme con

anima e nel corpo

nocchiero

,

in

,

,

considerando,

la nave la

nave

;

,

il

qual

e parte

governa e muove , non Cosi 1' auima de 1' universo , in qnanto che anima et im째orma , viene ad esser parte intrinseca e formale di quello; ma come che drizza e governa, non e parte, non ha ragione di principio , ma di causa. Ouesto ne accorda 1' istesso Aristotele, il qual, quantunque neghi , 1' anima aver quella ragione verso il corpo , che ha il nocchiero a la nave , tutta volta , considerandola secondo quella potenza , con la quale intende e sape , non ardisce di nomarla alto e forma di corpo , ma come uno efficiente separato da la materia secondo 1' essere , dice , che quello e cosa , che viene di fuora, secondo la sua sussistenza divisa dal composto. Die. Approvo quel che dite ; per che , se 1' essere separata dal corpo a la potenza intellettiva de 1' anima nostra conviene, e lo aver ragione di causa efficiente, molto piu si deve affirmare de 1' anima del mondo ; per che dice Plotino , scrivendo che con maggior facilita 1' anima del mondo contra li Gnostici, regge 1' universo , che 1' anima nostra il corpo nostro. Poscia e gran ditferenza dal modo , con cui quella e questa governa. Ouella , non come alligata , regge il mondo di tal sorte , che la medesma non leglii ci6 che prende ; quella non patisce da 1' alne con 1' altre cose ; quella senza 1' impedimento s' intre cose le cose superne; quella, donando la vita e perfezione al alza a corpo , non riporta da esso imperfezione alcuna , e pero eternamente e congionta al medesmo soggetto. Questa poi e manifesto, Or se , secondo il vostro principio, ch' e di contraria condizioue. che sono ne le nature inferiori, piu altamente le perfezioni, denuo essere attribuite e conosciute ne le nature superiori , doviamo senza dubbio alcuno affirmare la distinzione , che avete apportata. Ouesto non solo viene affirmato ne 1' anima del mondo, di quella s'

;

considerato

iutende parte ,

,

in quanto che la

ma come

distiuto efficiente.

,

ina auco di ciascuna Stella, essendo,

come

il

detto filosofo vuole,

che tutte hauno potenza di contemplare idio , li principj di tutte le cose , e la distribuzioue de gli ordini de 1' universo ; e vuole, che questo non accade per modo di memoria , di discorso e considerazione

,

per che ogni lor opra e opra eterna , e non e atto, e pero niente fanno, che non sia al

che le possa esser nuovo,

tutto condecente, perfetto, con certo e prefisso ordine, senza atto di

cogitazione

;

come per esempio

di iui perfelto scrittore e cita-


239 quando per questo , clie la natura , non ruole, che si possa concbiudere,

mostra ancora Arlstotele

rista

nou discorre e ripensa, cli'

ella opra seuza inteUetto et iutenzion finale:

non errano

come

,

li

per

ineno sono attend a quel,

scrittori escpiisiti

sici e

pin rozzi et iuerti

sarvi et attendervi famio

1'

opra

men

,

cpiali

li

perfetta

et

,

clie

li

mn-

che fauno, e con pin pen-

anco non senza

errore.

Or veneino al piu particolare. Mi par, intendete. detrahano a la divina bonla et a 1' eccellenza di questo grande animale e simulacro del primo principio quelli , clie non vog-liono intendere , ne affirmare , il mondo con li suoi membri es-

T e o. La

clie

annnato

sere 1'

come

;

clie

dio avesse invidia a la sua imagine

si

E

rimiro in quello.

come

,

opra sua singulars , di cui dice Platone, opificio suo , per la sua similitudiue , che certo , clie cosa pud pin bella di questo uni-

non amasse compiacque ne 1'

arcliitetto

1'

et essendo , clie verso presentarsi a gli occbi de la diviuita? quello consta di sue parti , a quali di esse si deve pin attribuire, cbe al principio formale ? Lascio a meglio e pin particolar dis-

corso mille ragioni uaturali, oltre questa topicale o logica.

cbe vi sforziate in cio ; atteso non e anco tra i Peripatetici , cbe non voglia , il mondo e le sue sfere essere in qualcbe modo animate. Vorrei ora intendere, con cbe modo volete, cbe questa forma venga ad insinuarsi a la materia de Y universo?

Die.

filosofo

di

Non mi

euro

,

qualcbe riputazione,

gionge di maniera, che la natura del corpo, la non e bella, per quanto e capace, viene a se non atteso cbe non e bellezza, farsi partecipe di bellezza; che cousiste in qualcbe specie o forma; non e forma alcana,

Teo. Se

non

le

secondo se,

epiale,

sia prodotta

D

i

c.

non solo

Mi la

par

da

1'

annua.

udir

forma de

1'

cosa

molto nuova.

universo

,

ma

tutte

Volete forse

,

che

quante le forme di

cose naturali siauo anima?

Teo.

Si.

Die. Sono dunque

Teo.

tutte le cose

animate?

Si.

Die. Or cbi vi accordara questo? Teo. Or cbi potra riprovarlo con ragione? Die. E coinune senso, cbe non tutte le cose vivono. Teo. II senso pin coinune non e il pin vero.

D i c. Credo facibnente , cbe questo si puo difendere. Ma nou bastara a far uua cosa vera, per che la si possa difendere; atteso che bisogna, che si possa anco provare.

Teo. Questo non e difficile. essere animato? , il mondo

Non son

de' filosofi,

couo

D

i

c.

Son

certo molti

,

e quelli principalissimi.

che di-


240 che li medesmi non diranno, le parti tutte mondo essere animate? Die. Lo dicono cer(o, ma de le parti principal!, e quelle, che son vere parti del mondo, atteso clie non in minor rag-ione vogliono , 1' aniiua esser tntta in tntto il mondo , e tutta in qual

Teo. Or per

del

si

voglia parte di quello, che

1'

anima de

gli animali a noi sen-

sib ili e tntta per tutto.

Teo. Or

quali pensate voi,

che non slano parti del

mondo

vere

Die. Onelle , che non son prim! corpi , come dicono patetic]"

,

la terra con le acqne et altre parti

,

le quali

,

i

Peri-

secondo

costituiscono 1' animate intiero, la luna, il sole Oltre questi principali animali son quei , che non sono primere parti de 1' universo, de le quali altre dicono aver il

vostro'dire,

et altri corpi.

1'

anima vegetativa

Teo. Or

,

altre la

sensitiva

,

altre la intellettiva.

anima , per questo eh' e nel tntto , e anco ne le parti, per che non volete, che sia ne le parti de le parti? Die. Voglio ; ma ne le parti de le parti de le cose animate. Teo. Or quali son queste cose, che non sono animate, o non son parte di cose animate? Die. Vi par, che ne abbiamo poche avanti g-li ochi? Tutte le cose, che non hanno vita. T e o. E quali son le cose, che non hanno vita, al ineno prinse

1'

cipio vitale ?

Die.

Volete dunque , che in generale non sia cosa clie non non abbia al meno principio e germe di vita ? , Teo. Questo e quel, ch' io voglio al fine. Pol. Dnnque un corpo morto ha 1' anima ? Dunque i miei le mie pianelle , le inic botte , li miei sproni et il calopodj , mio annulo e chiroteche saranno animate? La mia toga et il

abbia anima

mio

pallio sono

animati?

Credo si , mastro Poliinnio ; per che no ? bene , che la tua toga et il tno mantello e bene animato , qnando contiene un animal come tu sei, dentro; le botte e gli sproni sono animati , qnando contegnono li piedi ; il cappello e animato, quando contiene il capo , il quale non e senza anima ; e la stalla e anco animata , qnando contiene il cavallo , la inula , o ver la Gr e r.

Si

,

signoria vostra.

messer ,

Non

la

intendete

cosi,

Teofilo?

Non

vi par,

ho compresa meglio, che il dominus magister? Pol. Cujum pecus ? *) Come che non si trovano de gli asini etiam atque etiam sottili? Hai ardir tu, apirocalo, **) abecedario, di volerti equiparare ad un archididascalo e moderator di ludo ininervale par mio?

ch' io

1'

*) Virgil. Eel. 3, l. **) Voce greca , sign, inetto.


?

241

Pax

Ger.

et scabcllntn

domine magister t

vobis,

sum servorum,

serous

pedum luorum!

Pol. Maledicat te deus in saecida saeculorum! Die. Senza colera lasciatene determinare queste cose a noi. Pol. Prosequatur ergo sua dogmata TheOpkilus ! T e o. Cosl faro. Dico dunque die la tavola come tavola non e animala , ne la veste , ne il cuojo come cuojo , ne il vetro come vetro, ma come cose naturali e coinposte hanno in se la materia e la forma. Sia pur cosa quanto piccola e minima !

,

si

La in se parte

voglia,

trova

soggetto disposto

il

animale

,

e riceve

membri

sustanza

di

qual

di

spirituale

stende ad esser

si

,

,

voglia corpo

si

la quale,

pianta ,

,

clie

se

ad esser comune-

meute si dice animato; per clie spirto si trova in tutte le cose, e non e minimo corpusculo, clie non coutegna cotal porzioue in se , che non inanimi. Pol. Ergo quidquid est, animal est. Teo. ]\on tutte le cose, che hamio anhna, si cLiamano animale.

meno tutte le cose han vita cbe tutte le cose hanno in se anima, hanno vita, secondo la sustanza, e non secondo 1' atto et operazione conoscibile da Peripatetici tutti , e quelli , cbe la vita et anima defmiscono secondo certe ragioni troppo grosse. Die. Dunque

al

Teo. Concedo,

Die. Voi mi scuoprite qualcbe modo verisinu'le , con il quale potrebbe mantener 1' opinion d' Anassagora , cbe voleva , ogni cosa essere in ogni cosa , per che , essendo il spirto , o anima, si

o forma universale in tutte

Teo. Non

le cose

,

da tutto

si

puo produr

tutto.

ma

vero; per cbe quel spirto si trova in tutte le cose, le quab', se non souo animali, sono animate, se non sono secondo 1' atto seusibili d' anhnalita e vita, son per6

secondo

il

principio e certo atto

divantaggio lapilli e

dico verisimile

,

fetti

ne

gemme, 1'

d' alterar il spirto, et

anima, non solo nel corpo.

vitale et

ma

d'

animalita e vita, e non dico

molti

,

:

ingenerar novi

affetti

e pas-

E

sappiamo noi, cbe tali efne possono prowenire da qualita puramente

necessariamente

animale

la propriety di

le cpiali rotte e ricise, e poste in pezzi dlsordinati,

non procedono

materiale,

primo

per cbe voglio supersedere circa

Lanno certe virtu sioni

,

oltre

cbe

si il

riferiscono a principio simbolico

medesmo veggiamo

sensibibnente

1

ne sterpi e radici smorte , clie purgando e congregando gli umori, alterando gli spirti, mostrano necessariamente elfetti di vita. Lascio, cbe non senza cagione li necromantici sperano elfettuar molte cose per le ossa de' morti, e credono, cbe quelle ritegnano , se non quel medesmo , un tale pero e quale atto di vita, cbe gli viene a proposito a effetti estraordinarj. Altre occasioni mi faranno pin a lungo discorrere circa la mente, il spirto , 1' anima , la vita , cbe penetra tutto , e ui tutto , e move

16


:

242 empie il gremio di quella, e la sopvavanza che da quella e sopravanzata , atteso che la sustanza spirituale da la materiale non pud essere superata , ma pin tosto tutta la materia,

phi tosto

,

la viene a coutenere.

Die. Ouesto mi par conforme non solo al senso di Pitagora, il poeta *) quando dice Principio coehim ac terras camposque liquentesf Lucentemque globum lunae , Titaniaque astra, Spirit us inius alit , totamque infusa per artus Metis agitat violem , totoque se corpore miscet,

la cui senteuza recita

ma

,

ancora al senso del teologo, che dice: **) Il spirto colma et Et un altro, la terra, e quello, che contiene il tutto.

empie

parlaudo forse del cominercio de la forma con la materia e la potenza , dice , ch' e sopravanzata da 1' atto e da la forma. Teo. Se duiujue il spirto, l'anima, la vita si ritrova in

secondo certi gradi empie tutta la materia, viene ad essere il vero atto e la vera forma di tutte le L' anima dunque del mondo e il principio formale costi-

tutte le cose, e

certamente cose. tutivo

che

de

universo e di cio

1'

,

che

in quello si contiene

se la vita si trova in tutte le cose

,

forma

quella per tutto

di tutte le cose;

e signoreggia ue

,

:

dico

anima viene ad esser e pvesideute a la mate1'

composti , effettua la composizione e conpero la persisteuza non ineno par, che che a la materia. Ouesta intendo si convegna a cotal forma , essere una di tutte le cose; la qual perd, secondo la diversity de le disposizioui de la materia , e secondo la faculta de' prin-

ria

,

li

sistenzia de le parti.

cipj

x

E

materiali altivi e passivi

et effettuar diverse facultadi

senza senso,

tal volta

,

,

viene a produr diverse figurazioni, a le volte

elfetto di vita e

mostrando

effetto di vita

senso senza intelletto, tal

tutte le facultadi snppresse e reprimute o Cosi muo da altra ragione de la materia. tando questa forma , sede e vicissitudine , e hupossibile , che si annulle, per che non e meno sussistente la sustanza spirituale,

volta par

da

1'

,

ch' ahbia

imbecillita

,

Dunque le forme esteriori sole si cangiano, che la materiale. e si annullano ancora , per che non sono cose , ma de le cose, non sono sustanze , ma de le sustanze sono Pol. Non entla , scd entimn.

accideuti e circostanze.

Die. Certo , se de le sustanze s' annullasse qualche cosa, verrebhe ad evacuarsi il mondo. Teo. Dimque abbiamo uu prhicipio intrinseco formale , eterno e sussistente , incomparabilinente migliore di quello , che han che versano circa gli accidenti; ignoranti de la finto li sofisti, sustanza de le cose,

*) Virgil. En. 6, 724. **) Sap. 1, 17.

e che

vengono a ponere le sustanze cor-


243 rottibili

,

per che

qiiello cliiamano

principalmente sustanza

non e

altro

ch'

,

bility e verita,

,

uno accidente

e

,

risolve in

si

massimamente , primamente e

che risulta da la composizione

il

;

die

nou contiene in se nulla stanulla. Dicono, qnello esser veclie

ramente uomo, clie risulta da la composizione; qnello essere veramente auima, ch' e o perfczione et atto di corpo vivente, o pur cosa , che risulta da certa simmetria di complessione e inembri ; onde nou e maraviglia , se fanno tanto , e prendeno tanto spavento per la morte e dissolnzione , come qnelli, a' quali e imminente la iattnra de 1' essere contra la qual pazzia crida ad alte voci la natura, assicurandoci, che non li corpi , ne 1' aniina deve temer la morte, per che tanto la materia, quauto la forma , sono principj constantissimi. O genus attonitum gelidae formidine mortis, Quid Styga , quid tcnebras et nomina vana timeiist Matcriam vatum , falsique pericula mundi? Corpora, sivc rogus flamma, seu tube vetustas ^tbstulerit , mala posse pati non id/a putetis: Morte carcnt animae , semperque priore relicta Sede , novis habitant domibus vivuntque receptae. Omnia mutant ur , nihil interit *) i c. Conforine a questo mi par , che dica sapientissimo stimato tra g-li Ebrei Salomone. **) Quid est, quod est? Ipsum :

D

Quid

quod fuit. Nihil

stib

Pol.

sole

quod fuit 7

est ,

Ipsum s quod futurum

est.

novum.

, che voi ponete , non e inesistente secondo 1' essere , non dipende dal corpo e da la materia, a fin che sussista? T e o. Cosi e ; et oltre ancora non determino , se tutta la forma e accompagnata da la materia. Cosi, come gia sicurauiente dico de la materia , non esser parte , che a fatto sia destituita da quella, eccetto compresa logicamente , come da Aristoil quale mai si stanca lele, di dividere con la ragione quello,

Si che questa forma

et aderente a la materia

ch' e indiviso secondo la natura e verita.

Die. Non volete, che compagna de la materia?

Teo.

E

pift

altra

sia

si

che questa eterua

ch' e la forma materiale, de Per ora notate questa distinzione forma prima, la quale mforma,

naturale ancora,

la quale ragionaremo a presso.

de la forma,

forma,

ch' e

una sorte di

estende e dipende

e questa

;

,

per che informa

il

tutto

,

e in

e per che la si stende, comunica la perfezione del tutto a le parti ; e per che la dipende e non ha operazione da per se, tutto

;

viene a comunicar

*)

1'

operazion del tutto a le parti,

Ovidio Metamorph.

**) Eccl.

i;

g. ••

i5,

l53

—

l5g. i65.

similinente


;

244 nome e 1' essere. Tale e la forma materiale , come quella del fiioco, per die ogni parte del fuocb scalda si cliiama fuoco, Secondo e un' altra sorte di forma , la quale inet e fiioco.

il

forma e dipende et attua

nou

si

parti >

ma

,

uon

si

stende

e tale

;

per

,

clie fa perfetto

tutto, e nel tutto et in ogni parte di quello, per cue

il

steude , awiene

cbe

,

che dipeude,

per

1'

uon

atto del tutto

1'

attribuisca a le

del tutto comunica a le

operazione

e tal e 1' auima vegetativa e sensitiva , per che nulla parte auimale e aniinale , e nulla di meno sciascuna parte vive Terzo e un' altra sorte di forma, la quale attua, e fa e sente. perfetto il tutto, ma non si stende ne dipeude quanto a 1' opeparti

de

;

I'

razione.

Questa,

in tutto,

et in ogni parte.

per

zione del tutto non

clie

e nel tutto,

attua e fa perfetto,

Per che

non

la

a le parti;

attribxiisse

et

stende, la perfe-

si

per che uon dipende,

Tale e V anima , per quanto puo esercitar la potenza intellettiva, e si chiama intellettiva , la quale nou fa parte alcmia de 1' uomo , che si possa nomar uomo , ne sia uomo, ne si possa dir, che intenda. Di queste tre specie la prima e materiale , che non si puo intendere , ne puo essere senza materia. L' altre due specie, le quali in fine concorreno a iiuo, secoudo la sustanza et essere, e si distingueno secondo il modo , che sopra abbiaino detto , denomiuiamo quel principio formale, il quale e distiuto dal principio materiale.

non comuuica

operazione.

1'

.

Die. Teo.

Intendo.

Oltre di questo voglio, che si awertisca, che, parlando secondo il modo comune , diciamo , che sono cinque gradi

de le forme

cioe di elemento

,

non

,

misto

Tegetale

,

,

sensitivo et in-

secondo 1' iuteuzion volgare per che questa distinzione vale secondo 1' operazioni , che appajono e procedouo da gli suggetti, non secondo quella ragione de

tellettivo

1'

,

primario

essere

tuale,

lo intendiamo per6

la quale

e fondamentale

medesma empie

desmo modo. Die. Intendo. principio,

Teo.

e

,

Cosi

Die. La

di

quella forma e vita spiri-

tutto,

e non secondo

Tanto che questa forma

e forma sussistente,

proprio geno

il

non e parte

,

il

che voi ponete per

costituisce specie perfetta,

di specie

,

nie-

come quella

e in

peripatetica.

e.

distinzione de le forme ne la materia

le accidentali disposizioui

Teo. Vero. Die. Onde auco moltiplicata secondo

il

,

non e secondo

che dipendeno da la forma materiale.

questa forma separata non viene ad essere numero , per che ogui inultiplicazione nu-

merale dipende da la materia.

T e o.

Si.

Die. Oltre

in se invariabile

diversity di materie.

E

cotal

,

variabile poi per

forma

,

li

soggetti e

ben che nel soggetto faccia


;

245 differir la parte dal tutto, ella peri non diffcrisce ne la parte ÂŤ nel tutto, ben cLe altra ragione le convegna come sussistente da

per se, altra, in quanta g-etto

d'

,

et altra

un modo,

poi a

ch' e

atto e perfezione di

riguardo

con tpielle Cosi appunto. altra

Teo. Die. Ouesta forma non

d'

d'

un

qualche sog-

un soggetto cou

disposizioni

altro.

la intendete

accidentale,

nh simile

a la accidentale, ne come mista a la materia, ne come inerente a quella, ma come iuesisteute, associata, assistente. Teo. Cosi dico* Die. Oltre, quests forma & dehnita e determinata per la materia, per die avendo in se facilita di costituir ])articolari, di [

specie innuinerabili , viene a contraersi a costituir uno individuo e da 1' altro cauto la potenza de la materia indetenninata , la quale pu6 ricevere qual si voglia forma, viene a tenniuarsi ad

una specie, tanto che nazione de

V

1'

ima e causa de la definizione e determi-

altra*

Teo. Moito

bene*

Die. Dunque

in certo modo approvate il senso di Anassache chiama le forme particolari di natura latitauti; alquanto quel di Platone , clie le deduce da le idee ; alquanto quel di Eni])edocle, clie le fa provenire da la intelligenza; in certo modo quel di Aristotele, che le fa come uscire da la potenza de la materia? g-ora,

Teo. Si; per che, come abbiamo detto , che, dov' e la forma, e in certo modo tutto, dov' e Y an ima, il spirto, la vita, e tutto. H formatore e 1' intelletto per le specie ideali e le forme; se non le suscita da la materia, non le va perA mendicaudo da fuor di quella , per che questo spirto empie il tutto. Pol. Vcl'wi scire , quamodo forma est anhna mundi ubique totcty se la e iudividua? Bisogna dunque, che la sia molto grandej anzi d' inhuita dimensione, se dici il inondo essere infiu it o.

Ger. signore

E

disse

ben ragione, che sia grande, come anco del nostro un predicatore a Grandazzo in Sicilia , dove in

segno, che quello e presente in tutto il moudo, ordino un crogrande, quanta era la chiesa , a similitudine di dio padre, il quale ha il cielo empireo per baldacchino , il ciel stellafo per seditojo, et ha le gambe tanto lung-he, che giungono cifisso tanto

sino a terra, che gli sene per scabello; a cui venue a dimandar un certo paesano, dicendogli Padre mio riverendo, or quante oliie di drappo bisognaranno per fargli le calze? Et un altro disse, che non bastarebbono tutti i ceci , faggiuob', e fave di :

]>Ielazzo e Nicosia

per cinpirgli la panda, Vedete dunque, che , anima del mondo non sia fatta a questa foggia anch' ella. Teo. Io non saprei rispondere al tuo dubbio, Gervasio, ma

quest'


;

246 pure diro con una similitudi mastro Poliiimio; la dimanda di ambidoi ; per che voglio , cbe a satisfar per , voi ancora riportiate qualcbe frutto di nostri rag-ionainenti e disDovete dunque saper breveinente , cbe 1' airima del mondo corsi.

bene a quello dine

e la divinita non sono tntti presenti per tutto e per ogni parte in modo , con cui qualcbe cosa materiale possa esservi ; per cbe qnesto e impossibile a qual si voglia corpo e qual si voglia spirto

uu modo , il quale non e facile a displicarvelo altrimenti, Dovete awertire, che, se 1' anhna del non con questo. mondo, e forma universale si dicono essere per tutto, non s' intende corporabnente e dunensionalmente ; per cbe tali non sono, e cosl non possono essere in parte alcmia ; ma sono tutti per tutto spiritualinente , come per esempio , anco rozzo , potreste imniaginarvi una voce , la quale e tutta in tutta una stanza , et in ogni parte di quella , per cbe da per tutto s' intende tutta come

ina con se

:

sono intese tutte da tutti , anco se fossero mille presenti , e la mia voce , se potesse giongere a Dico dunque a voi, tutto il mondo , sarebbe tutta per tutto. mastro Pobinnio , cbe 1' anhna non e iudividua , come il punto, ma in certo modo come la voce ; e rispondo a te , Gervasio , cbe queste parole

la

cb' io dico

,

non e per

divinita

la sua cappella

;

tutto

,•

come

per cbe quello

non e pero

tutto in tutta

in un' altra

,

le braccia

quella e tutta in qual

da

,

tutte le parti di

si

,

ma

il

dio di Grandazzo e in tutta

ben che

,

ha

il

in tutta la cbiesa,

sia

capo in una parte ,

voglia parte

,

come

la

piedi

li

et il busto in altre et altre parti

:

ma

mia voce e udita

questa sala.

Pol. Percept opthne.

Ger. Die.

Io bo pur capita la vostra voce. Credo ben de la voce, ma del proposito penso,

cbe

per 1' altra. 1 Ger. Io penso, che non v e ne anco entrato, per cbe e tardi e 1' orlogio , che teguo dentro il stomaco , ha toccata V ora vi

e entrato per un' oreccbia

,

et uscito

di cena.

Pol. Die.

Hoc

forse circa

Teo.

est, id est aver il cervello in patinrs. Domain conveneremo , per ragionar Basta dunque! il

O

principio

materiale.

vi aspettaro, o

mi

aspettarete qua.


?

!

?

247

DIALOGO TERZO. Gervasio.

E

pur gionta

e cosloro non son venuti

Poi che non lio prender spasso di udir ragionar costoro , da' qnali, oltre che posso imparar (pialche tratto di scacco di filosofia, Lo pur mi bel passatempo circa que' grilli, che ballano iu quel cervello eteroclilo di Poliimiio i)edanle , il quale , mentre dice , che vuol giudicar chi dice bene , clii discorre ineglio , chi fa de le incongruity, et enori in filosofia; quando poi e tempo di dir la sua parte , e non sapendo che porgere, viene a sfilzarsi da dentro il manico de la sua ventosa pedantaria una insalatina di proverbiuzzi , di frasi per latino o greco, che non fanno mai a proposito di quel, ch' altri dicono: oude senza troppa difficulty non e cieco , che non possa vedere , quanto lui sia pazzo per lettera, mentre degli altri son savj per volgare. Or , eccolo in fede mia Come sen viene , che par , che nel movere di passi ancora sappia cammiuar per lettera. Ben venga il dominus magistcr Pol. Quel magister non mi cale , poscia che in questa dealiro peusiero

1'

ora

,

mi

clie

,

tire

!

voglio

,

!

via et

qnal

si

euorme etade viene

non pin a' miei pari , che a cerdone e castrator di porci , pero Nolite vocari Rabbi!

barbitonsore

VQglia

attribnito ,

ne vien consulfato Ger. Come dunque volete, :

verendissimo ? Pol. Illud

ch' io vi dica?

il

il

Ri-

presbylerale et clericum.

est

Ger. Vi vien voglia de 1' Illustrissimo Pol. Ccdant arma togae! Questo e da come da purpura ti. Ger. La maesta cesarea , ehi Pol. Quae Caesaris , Caesari'! Ger. Prendetevi dunqne il domine, deb., vitonante,

Piacevi

diuiim pater!

Venemo

a noi;

equestri eziandio,

toglietevi

il

gra-

per che siete

tutti

cosi tardi?

Pol. Cosl credo, che gli altri sono iinpliciti in qnalch' alno come io, per non tralasciar questo giorno senza linea,

alfare,

sono versato circa la conteinplazion del ganneute il map])amoudo.

Ger. Che

avete a far col

Pol. Contemplo gioni

con

,

li

de le quail

le ])arti

tutte

tipo del globo

,

detlo vol-

mappamondo?

de

la

terra

,

climi

,

province e re-

ho trascorse con Y ideal ragione

,

molle

passi ancora.

Ger. Vorrei , che

discorressi alquanto dentro di te

medesmo

;


248 per che questo mi par, che pin t' importi, e di qiiesto credo, che manco ti curi. Pol. Absit verbo invidia, per cLe con questo molto ph\ efBcacemente vengo a conoscere me medesmo. Ger. E come mel persuaderai? Pol. Per quel, che da la contemplazione del megacosino (necessaria deductione facta

facilmente a

nire

parti di quello

astri

la Fraucia

,

simili)

si

di cui le

puo perve-

particole a le

corrispondeuo.

Ger. Si che trovaremo altri

a

del microcosmo,

cognizione

la

,

dentro voi la lima,

Spagna ,

la

1'

Italia

,

V

Mercurio et , il Ca-

il

Inghilterra

lcutta et altri paesi?

Pol. Quidni? Per quandam analogiam. Ger. Per quandam analogiam io credo, che

ma

monarca ;

se fuste ima domia

vi diinandarei

,

un puttello, o di porvi in che disse Diogene.

alloggiare

piante

,

S' io fussi erudito

,

e

mi

un gran

se vi e per

conserva una di

Pol. Ah , ah y quodammodo facete I non quadra ad un savio et erudito.

Ger.

siate ,

Ma

stimassi

quelle

questa petizione

savio

,

non verrei

qua ad imparar iusieme con voi. Pol. Voi si ; ma io non veguo per imparare , per che nunc meam est docere. Mea quoque interest, eos , qui docere volunt , iudicare; pero vegno per altro fine, che per quel, che dovete voi

venire ,

couviene

a cui

1'

esser

tiroue

,

isagogico

e

discepolo.

Ger. Per qual

fine?

Pol. Per giudicare,

Ger. In vero

a'

,

dico.

pari vostri piii

che ad

sta

altri

bene di

far giudizio de le scienze e dottrine, per che voi siete que' soli,

de le

a' quali la liberalita

conceduto

Pol.

il

stelle

e la munificenza

da le parole. conseguentemeute dai sensi ancora ,

poter trarre

E

il

del

fato

ha

succhio

i

quali

sono

congionti a le parole.

Ger.

Come

Pol.

Le

al corpo

P

anhna.

essendo ben comprese, fauno ben pero da la cognizion de le lingue, ne le quali io pin che altro, che sia in questa citta, sono esercitato , e non mi stimo men dotto di qualunque sia , che tegua ludo di Minerva aperto, procede la cognizione di scienza qual considerar

qual

ancora

parole,

il

seuso;

si voglia.

Ger. Duntjue comprenderanuo la

tutti

que',

filosofia

che intendeno la lingua italiaua,

del Nolano?

Pol. Si ma vi bisogna anco qualch' che Ger. Alcun tempo io pensava ,

,

prmcipale.

altra pratica e giudizio.

questa pratica fusse

Per che un, che non sa greco,

puo intender

il

tutto


!

249 senso d' Aristotele , e conoscere molti errori in quello, come apertamente si vede , die questa idolatria , cbe versava circa 1' autorita di quel filosofo quauto a le cose naturali principal, uiente , e affatto abolita a presso tutti , che comprendeno i sensi, che apporta quest' altra selta ; et uno , che non sa ne di greco, ne di arabico e forse ne di latino , come il Paracelso , pud aver nieglio conosciuta la natura di medicamenti e medicina , che Galeno , Aviceiuia e tutti , che si fanno udir con la lingua romana. il

Le

filosofie e loggi non vamio in perdizione per pennria d' interpret di parole , ma di que', che profondauo ne' sentiineuti. Pol. Cosl dunque vieni a computar uu par mio nei numero

de la

stolta moltitudinc ?

G e r.

Non

vogliano

li

dei

zions e studio de le lingue,

non sol voi,

ma

tutti vostri

per che so

!

il

ch' e

pari

,

che con la cogni-

una cosa rara e singnlare,

sete

valorosissimi circa

il

far

dopo aver crivellati i sentimenti di color, che ne si fanno in campo. Pol. Per che voi dite il verissimo, facilmente posso persuadermi, che non lo dite senza ragione; per tanto, come non vi e difficile, non vi sia grave di apportarla. G e r. Diro , riferendomi pur semj)re a la censura de la prudenza e letteratura vosti'a. E proverbio commie , che quei , che sono fuor del gioco , ne intendeno pin che quei , che vi son dencome que', che sono nel spettacolo , possono meglio giuditro car de gli atti , che quelli personaggi , che sono in scena , e de la musica puo far miglior saggio im, che non e de la cappella o del concerto similmente appare nel gioco de le carte , scacchi, giudizio de le dottrine

,

;

:

scriina

et altri simili.

Cosi voi

altri

signori pedanti

esclusi e fuor d' ogni atto di scienza e filosofia

giammai avuto participazione con Aristotele mili

,

possete meglio giudicarli

,

,

,

per esser

,

e per

non avere

Platone et

altri

si-

e condannar con la vostra suf-

grammaticale e presimzion del vostro naturale , che il che si ritrova nel inedesmo teatro , ne la medesma fainiliarita e domestichezza, tanto che facilmente le combatte, dopo aver conosciuti i loro interiori e piii profondi sentimenti. Voi, dico , per esser estra ogni profession di galantuomini e pellegrini ingegni, meglio le ]>ossete giudicare. Pol. Io non saprei cosl di repente rispondere a questo iinpudentissimo. Vox fauclbus haesit! G e r. Per6 i pari vostri son si presuntuosi , come non son gli altri , che vi hanno il pie dentro; e per tanto io vi assicnro, che degnamente vi usurpate 1' ufficio di aj)provar questo , riprovar quello , glosar quell' altro , fax- qua una coucordia e collazione, la una appendice. Pol. Questo ignorantissiino da <piel, che io son perito ue le buone lettere mnaue , vuol iuferir , che sono ignorante in filosolia hcienza JXolano

,


!

250 Ger. Dottissimo messer Poliinnio, io vo' dire, che, se voi come dicono i uostri predicatori,

aveste tutte le lingue, che son,

settantadue

Cum

Pol.

dimidia.

Ger. Per questo non solamente non siegue,

che siate atto a far giudizio di filosofi , ma oltre non potreste togliera d' essere il pin gran goffo aniinale , che viva in viso iimano ; et anco non e che im])edisca , che uno , ch' abbia appena una de le lingue bastarda,

ancor

Or

sia

il

piu

sapiente

e dotto di tutto

il

inondo.

han fatto doi cotali , de' quali e un Francese arcipedante , *) ch' ha fatte le scole sopra le arti liberali , e P animadversioni contra Aristotele , et un altro stereo che ha imbrattati tanti quiuterni con le di pedanti italiano , **) considerate cpiel profitto

ch'

,

Facilniente ogiiun vede, ch' il sue discussioni peripatetiche. primo molto eloquentemente mostra esser poco savio , il secondo, semplicemente parlando , inostra aver inolto del bestiale et asiniuo. Del priino possiamo pur dire , che intese Aristotele , ma che P intese male ; e se P avesse inteso bene , arebbe forse avuto ingegno di far onorata guerra contra lui , come ha fatto il giuDel secondo non possiamo diziosissimo Telesio Consentiuo. ***) dir , che P abbia inteso ne male ne bene , ma che P abbia letto e riletto , cucito , scucito e conferito con mill' altri greci autori, amici e neinici di quello , et al fine fatta una grandissima fatica, non solo senza profitto alcmio , ma etiam con un grandissimo in quanta pazzia e di sorte che , chi vuol vedere , sproposito presuutuosa vanita pu6 precipitar e profondare un abito pedantesco , veda quel sol libro , prima che se ne perda la semenza. Ma ecco presenti il Teofilo con Dicsono Pol. Adeste dices , domini! La presenzia vostra e causa, che la mia escandescenzia non venga ad esagerar fulminee sen:

f

tenze contra

i

vaui propositi,

ch'

ha tenuti questo garrulo

fru-

giperda.

Ger. Et

a

me

tolta materia di giocarmi

questo riverendissimo

D

i

c.

Ogni cosa va bene

Ger. Io quel, che il

circa

la

inaesta di

g-ufo. ,

se

dico,

non

v' adirate.

per che

lo dico con gioco,

amo

signor maestro.

Pol. Ego quoque, quod irascor, non serio irascor, quia Gcrvasium non odi. Die. Bene! Dunque lasciatemi discorrer con Teofilo! Ramo, -f 1672. **) Franc. Fatrizio -f 1697. Scrisse discms. peripatet. Nova de universa philosophia. Ven. i5gi. fol.

*) Pietro

-

***) 1" i588. Scrisse Neap. i586. f.

De

natura

rerum L.

II.

Rom.

Bas. l58i.

f.

i56S. 4. L. IX.


251 Teo. Democrito dunque, e g-li Epicurei, i quali quel, che non e corpo , dicono esser nulla , per consegueuza vogliono , la materia sola essere la snstanza de le cose, et aneo quella essere divina; come disse nn certo Arabo cbiamato Avicecome mostra in tin libro intitolato Fonte di vita ; cpiesti medesmi , insieme con li Cirenaici , Cinici e Stoici vogliono , le

la uatura

bron

,

,

:

,

forme non essere allro, cbe certe accidentali disposizioni de la Et io molto tempo sono stalo assai aderente a qnesto materia. parere, solo per (piesto, cbe ba fondamenti pin corrispondenti a la uatura , cbe quei di Aristotele. Ma dopo aver pin mahiramente considerato , aveudo risgnardo a pin cose , troviaino, cb' e necessario conoscere ne la nattira doi geni di snstanza; 1' tino , clr e forma ; e 1' altro , cb' e materia. Per cbe e necescbe sia

sario,

attiva di tutto

non fare

atto

sustanzialissimo

,

nel qual e la potenza

ancora tma potenza et nn soggetto

minor potenza passiva

sia ,

tin'

et

,

di tutto

:

in

,

nel quale

quello e potesta di

in qnesto

E

Die.

e potesta di esser fatto. cosa manifesta ad ogimn, cbe ben mistira, cbe non

mondo ,

quello sempre possa far il tutto, seuza cbe puo essere fatto il tutto. Come 1' annua del dico ogui forma , la quale e individua , puo essere figu-

ratrice,

senza

e ]>ossibile,

cbe

sempre

cbi

sia

E

materia? stessa ?

,

soggetto de le dimensioni o quantita,

il

la materia,

Appare

,

come pu6

esser figurata?

cbe potremo dire

,

cb' e la

Forse da se

cbe la materia vien figu-

se noi vogliamo considerar,

1' universo corpo formato esser materia , cbiamarlo materia , come un animate con tutte le sue faculta cbiameremo materia, distinguendolo > non da la forma, ma dal solo efficiente. Teo. Nessuno vi puo impedire, cbe non vi serviate del

rata da se stessa,

modo , come a molte sette molte significazioni. Ma qnesto modo di considerar, cbe voi dite, so, cbe non potra star bene, se non a tin mecanico , o medico , cbe sta su la pratica , come a coltii, cbe divide 1' universo corpo in Mercurio, Sale e Zolfo. Il cbe dire, non tanto viene a mostrar un divino ingegno di medico , qtianto potrebbe mostrare nn stoltissimo , cbe volesse cbiamarsi filosofo , il cui fine non e di venir solo a quella distinzion di prmcipj , cbe fisicainente si fa per la separazione , cbe procede da la virtu del fuoco, ma anco a quella distinzion materia

noine di

secondo

ba medesmainente ragione

il

vostro

di

, a la quale non arriva efficiente alcuno materiale, anima inseparabile dal Zolfo , dal Mercurio e dal Sale e principio formale; quale non e soggetto a qualita materiali, ma e al tutto signor de la materia; non e tocco da 1' opra di e cbe cbimici, la cui divisione si termina a le tre dette cose, conoscono tin altra specie d' anima cbe questa del mondo , e cbe noi doviamo diffinire.

de' principj

per cbe

1'

J

,


252 Die. Dite eccellentemente , e questa considerazione conteiita;

per

stingueuo

le

inolto ini

veggio alcuiri tanto poco accorti, che non dicause de la natura assolutainente secoudo tutto clie

essere

son considerate da

, e di per che il priino niodo e soverchio e vano a' medici , in quanto che son inedici ; il secondo e mozzo e dhninuito a' filosofi , in quanto che

1'

ambit o di

prese

quelle

son

lor

in

,

clie

nn niodo

liinitato

appropriato

et

filosofi ,

filosofi.

Teo.

Avete toccato quel punto , nel quale e lodato Paraha trattata la filosofia medicinale , e biasimato Galeuo, in quanto ha apportata la medicina filosofale , per far una mistura che al fine renda nn fastidiosa et una tela tanto imbrogliata , Ma questo sia poco esquisito medico e inolto confuso filosofo. detto con qualche rispetto , per che non ho avuto ozio , per esaininare tutte le parti di quell' uomo. G e r. Di grazia , Teofilo , prima fatemi questo piacere a me, che non sono tanto pratico in filosofia , dichiaratenii , che cosa celso

,

ch'

intend ete per questo

nome

materia,

e che cosa e quello,

ch' e

materia ne le cose naturali? Teo. Tutti quelli, che yogliono distinguere la materia, e considerarla da per se senza la forma, ricorreno a la similitudine de

1'

arte.

Peripatetici.

Cosi fanno

i

Pitagorici

Vedete una specie

di

,

cosi

i

Platonici

come

arte,

del

,

cosi

i

legnajolo,

quale per tutte le sue forme e tutti i suoi lavori ha per come il ferrajo il ferro, il sarto il panno. il legno, Tutte queste arti in una propria materia fanno diversi ritratti, ordini e figure , de le quali nessuna e propria e naturale a quella. Cosi la natura , a cui e simile 1' arte , bisogna che de le sue

la

soggetto

per che non e possibile , che sia , agente alcmio , che , se vuol far qualche cosa , non v abbia di che E dunque una farla, o, se vuol oprare, non abbia che oprare. specie di soggetto, del qual, col quale, e nel quale la natura et il quale e da lei il suo lavoro, effettua la sua operazione, formato di tante forme , che ne presentano a gli occhi de la conoperazioni abbia mia materia

siderazione

tanta

varieta

non ha nessima forma

di

specie.

artificiale,

ma

E

si

tutte

come il legno da se pud avere per opera-

zione di legnajolo, cosi la materia, di cui parliamo, da per se, non ha forma alcuna naturale, ma tutte le et in sua natura, puo aver per operazione de 1' agente attivo , principio di natura.

Questa materia naturale non e cosi sensibile , come la materia per che la materia de la natura non ha forma alcuna assolutamente , ma la materia de V arte e una cosa formata gia da la natura , poscia che 1' arte non pud oprare se non ne la superficie de le cose formate da la natura , come legno , ferro, pietra, lana e cose simili; ma la natura opra dal centro, per artificiale;

dir cosi,

del suo soggetto,

o materia,

ch' e al tutto informe.


253 de le arti, et uno & il soggetto de per essere diversamente formati da la natura, sono different! c varj; questo, per non essere alcunamente formato , e al tntto iudifferente , alteso che ogni differenza e diversity procede da la forma. Ger. Tanlo die le cose formate da la natura sono materia

Pero molti sono la

de

i

sog-g-etti

natura

;

per che quelli

arte

,

et

1'

,

una cosa iuforme sola e materia de

la natura.

Teo. Cosl e. Ger. E possibile,

che, si come vedemo e conoscemo chiade le arti, possiaino similmeute conoscere il sog'g-etto de la natura? Teo. Assai bene; ma con diversi principj di cogiiizione. Per che , si come non col medesimo senso conoscemo li colori

ramente

e

li

sog-getti

suoni, cosi non con

li

de le

arti, et

Ger. quello

il

il

medesmo

occliio

veggiamo

il

soggetto

soggetto de la natura.

che noi con

Volete dire,

gli

occhi sensitivi veggiamo

e con V occhio de la ragione questo.

,

Teo. Bene. Ger. Or piacciavi formar

Teo.

questa ragione!

Quella relazione e riguardo , che ha la forma de 1' arte a la sua materia medesma , secondo la debita Si proporzione , ha la forma de la natura a la sua materia. Volentieri.

come dunque ne

1'

arte

,

variandosi in infinito

,

se possibil fosse,

forme, e sempre una materia medesima, che perseAera sotto quelle , come a presso la forma de 1' arbore e una forma di

le

tronco bello

,

poi di trave

,

poi di cascia

poi di tavola

,

,

,

poi di scanno

,

poi di sca-

poi di pettine, e cosl via discorrendo

,

tutta

non altrimenti ne la natura, variandosi in infinito e succedendo, 1' una a 1' altra, le forme , e semjire una materia medesma. Ger. Come si puo saldar questa similitudine? Teo. Non vedete voi , che quello, ch' era seme, si fa erba, volla

1'

esser legno sempre persevera

:

e da quello , ch' era erba , si fa spica , da ch' era spica , si fa pane , da pane chilo , da chilo sanguie , da questo seme , da questo embrione , da questo uomo , da questo cadavero , da questo terra, da questo pietra o altra cosa, e cosi oltre pervenire a tutte forme naturali ? Ger. Facilmente il veggio. Teo. Bisogna dunque, che sia una medesima cosa , che da se non e pietra , non terra , non cadavero , non uomo , non embrione , non sangue o altro , ma che , dopo ch' era sangue , si fa embrione, riceveudo 1' essere embrione, dopo ch' era embrione, come quella formata da riceva 1' essere uomo , facendosi uomo , la natura, ch' e soggetto de l' arte; da quel, ch' era arbore, e tavola , riceve esser tavola , da quel , ch' era tavola , riceve 1' esser porta, et e porta.


;

254 ho capito molto bene ; ma questo soggetto de la che non possa esser corpo , ne di certa qualita per che questo , die va strafuggeudo or sotto una forma et essere naturale, or sotto un' altra forma et essere, non si dimostra cor-

Ger. Or

natura ini par

1'

,

poralmente, come il leg-no o pietra, che sempre si fan veder quel, che sono materialmente , o soggettivainente , pougansi pure sotto qual forma si voglia.

Teo. Voi dite bene. G e r. Or che faro quando mi awerra ,

pensiero con qualche pertinace

,

il

di

conferir

questo

quale non voglia credere

,

che

una sola materia sotto tutte le forinazioni de la natura, come e una sotto tutte le forinazioni di ciascuna arte? Per che questa, che si vede con gli occhi, non si puo uegare; quella, che si vede con la ragione sola, si pu6 negare. Teo. Mandatelo via, o non gli rispondete! Ger. Ma, se lui sara importmio in dimaudarne evidenza, e sara tpialche persona di rispetto , il qual non si possa pin. tosto mandar via, che mandarmi via, e che abbia per ingim-ia, ch' io non gli risponda? Teo. Che farai , se un cieco semideo , degno di qual si vosia cosi

glia onor e rispetto

,

ler aver cognizione e di

esteriori

sara protervo

naturali,

cose

,

iinportuno e pertinace a vo-

dimandar evidenza

come a

di

dire,

colori

,

de

qual e la

le figure

forma

de

qual e la forma de' monti , di Stella ? oltre , qual 6 la forma de la statua, de la veste? e cosi di altre cose arteficiali , le quali a quei , che vedeno , son tanto manifeste ?

1'

arbore

?

Ger.

To gli risponderei,

dimandarebbe evidenza,

ma

che, se lui avesse occhi, non ne potrebbe veder da per lui; ma,

le

essendo cieco , e anco impossibile , che altri g-li le dimostri. Teo. Shnilmente potrai dire a costoro , che, se avessero intelletto, non ne dimandarebbono altra evidenza, ma la potreb-

bono veder da per

Ger. Di

essi.

questa risposta quelli

si

vergognarebbono

,

et altri

la stimarebbono troppo cinica.

Teo. Dunque

gli direte

pin copertamente cosi: Illustrissimo

mio, o sacrata maesta, come alcune cose non possono essere evidenti, se non con le mani et il toccare, altre se non eccon T udito , altre no , eccetto che con il gusto , altre no cetto che con gli occhi, cosi questa materia di cose naturali non signor

,

pu6 essere evidente, se non con 1' intelletto. Ger. Ouello , forse intendendo il tratto , per non esser tanto oscuro ne coperto , mi dira: Tu sei quello, che non hai intelletto; io ne ho pin che quanti tuoi pari si ritrovino. Teo. Tu non lo crederai pin, che se un cieco ti dicesse, che tu sei un cieco, e che lui vede pin, che quanti pensano veder, come tu

ti

pensi.


255

D

i

Assai e detto

c.

in dimostrar put

abbia udito quel, che significa

il

nome

evidentemente

che niai che si Tinieo pita,

materia, e quello

,

deve intender materia ne le cose naturali. Cosi il gorico, il quale da la trasmutazione da Tun elemento ne 1' altro insegna ritrovar la materia , cii' e occolta , e che non si puo conosccre , eccetto che con certa analogia. Dove era la forma de la terra , dice lui a presso appare la forma de 1' acqua ; e qua non si pu6 dire , che una forma riceva 1' altra , per che un contrario non accetta, ne riceve 1' altro , cioe, il secco non riceve 1' umido , o pur la siccita non riceve la uinidita , ma da una cosa ,

terza vien scacciata la siccita,

cosa

terza

e

sog-getto

1'

et introdotta

uno

Adunque

contrario ad alcuno.

andata in niente

de

,

e

1'

altro

1'

uinidita,

se non e da pensar

e quella

e non e che la terra

contrario ,

,

e da stiinare

, che qualche cosa , ch' era ne acqua ; la qual cosa per la medesima ragione , quaudo 1' acqua sara trasmutata in aria , per quel , che la virtu del calore la viene ad estenuare in fuino o vapore , riinarra e sara ne 1' aria. T e o. Da questo si puo conchiudere , anco a lor dispetto, che nessuna cosa si annichila , e percle 1' essere , eccetto che la forma accidentale esteriore e materiale; per6 tanto la materia, quanto la forma sustanziale di che si vog-lia cosa naturale, ch' e 1' anima , sono indissolubili et annichilabili , perdendo 1' essere

sia

la terra

,

e rimasta et e ne

,

1'

Tali per certo non possouo essere tutte le e per tutto. forme sustanziali de' Peripatefici et altri simili, che consistono non in altro , che in certa complessione et ordine d' accidenti e tutto quello , che sapranno nominar , fuor che la lor materia prima , non e altro , che accidente , complessione , abito di quaal tutto

lita

,

quiddita. La onde alcuiii cucullati volendo pin tosto iscusare 1' insufAristotele , hanno trovata l' umanita , la per forme sustanziali specifiche, questa

principio di definizione metafisici tra cpielli

sottili

mime

ficicnza del suo

bovinita,

la

olivita,

,

,

umanita come socrateita, questa bovinita, questa cavallhuta essere il che tutto han fatto per doname una , forma sustanziale , la quale inerite nome di sustanza come la materia ha nome et essere di sustanza , ina pero non han profittato giammai nulla, per che, se g-li diinandate per ordine, in che consiste 1' essere sustanziale di Socrate ? risponderanno ne la sustanza nuinerale

:

:

Se

la socrateita.

risponderanno di Socrate.

e diteini

La

,

:

intendete per socrateita?

propria forma sustanziale , e la propria materia lasciamo star questa sustanza , ch' e la materia, ch' e la sustanza come forma? Kispondono alcuni:

Una

considera,

Che

:

la

Or

sua aniina.

ranno

oltre diinandate:

Diinandate:

Che cosa

e questa

entelechia e perfezione di corpo,

che

principio di vita,

cpiesto

e mi accidente.

senso,

anima?

Se

che puo

Se diranno,

veg-etazione et intelletto,

di-

vivere,

ch' e

un

considerate,

•


;

256 ben che quel princlpio

che,

considerate

pone avanti questo o di

qnalche sustanzia,

sia

,

fundalmente

non lo non come accidente per che esser principio di quello , non dice ragione snstanziale et assolnta , ma coine noi lo consideriaino

,

se

,

tutta volta cestui

:

una ragione accidentale e rispettiva a quello , cli' e priucipiato come non dice il mio essere e snstanza qnello, che proferisce, lo che io fo o posso fare , ma si bene quel , che dice , lo che io sono , come io , et assolutamente considerato. Vedete dunque, come trattauo qnesta forma sustauziale , ch' e 1' anima , la quale, se pur per sorte e stata conosciuta da essi per sustanza, giammai per6 1' hanno nominata, ne considerata come sustanza. Questa coiifusione molto pin evidentemente la possete vedere, se dimandate a costoro, la forma sustauziale d' una cosa inanimata in che consista , come la forma sustauziale del legno , fingeranno quei , che son pin sottili , ne la ligneita. Or togliete via quella materia, la qual e commie al ferro, al legno e la pietra, e dite, quale resta forma sustauziale del ferro ? Giauunai vi diranno

che accidenti , e questi sono tra principj d' liudividuazione, , e danno la particularita , per che la materia non e contrahibile a la particularita, se non per qnalche forma, e questa forma, per esser principio costitutivo d' una sustanza, vogliono che sia sustauziale, ma poi non la potranno mostrare fisicamente, se non et al fine , quando aranno fatto tutto , per quel , che accidentale possono , hanno una forma sustauziale si , ina non naturale , ma logica ; e cosi al fine qnalche logica intenzione viene ad esser altro

:

posta principio di cose naturali. Die. Aristotele non si awidde di questo?

Teo. Credo, rimediare

;

ma non

che sene avvidde certissimo,

per6 disse

,

che

1'

vi pote

ulthne dilferenze sono inuominabili

et ignote.

D ranza

i

c.

Cosi mi pare

principj di filosofia,

allegano ignoranza lano

,

li

le opinioni de'

essere a ogui cosa

quali

tore de le forme,

infoiina ogni cosa

,

,

,

confesse la sua igno-

esser meglio d' abbracciar que'

quali in questa importante

come

,

Teo. Ouesto vuole 1'

che apertamente

,

e per6 giudicarei ancor io

,

il

fa Pitagora jei'i

Empedocle

dimanda non et

tuo JYo-

il

toccaste.

Nolano

cliiamato

,

,

ch' e

uno

intelletto

da' Pitagorici et

il

,

che da da,

Timeo

un' anima e principio formale, che si fa, et chiamata da' medesmi fonte de le forme ; una

de la quale vien fatta e formata ogni cosa, chiamata de le forme. Die. Questa dottrina, per che par, che non le manca cosa alcuna, molto mi aggrada; e veramente e cosa necessaria, che, come possiamo ])onere un principio materiale costante et eterno, poniamo un siinilmente principio formale. Noi veggiamo, che e novainente cessano da la materia , tutte le forme naturali materia,

da

tutti

ricetto


257 vegnono ne la materia; onde par realmente, nessmia cosa esser ferma , eterua e degna di aver esistiinazione di prin, oltre che ie forme 11011 Laimo cipio, eccetto die la materia; 1' essere senza la materia , in cpiella si generano e corrompono, dal seno di quella escono, et in quello si accogliono. Pero la materia , la cpial sempre rimane medesima e feconda , deve aver la principal prerogativa d essere coiioscinta sol principio snstanziale , e qnello , ch' e , e che sempre rimane , e le forme tutte insieme non intenderle, se non come che sono disposizioni varie de la materia , che sen vanno e vegnono , altre cessano e si rinovano, onde non hanno riputazione tutte di princi]>io. Per6 si son trovati di quelli, che, avendo ben considerata la ragione de le forme natural! , come ha possuto aversi da Aristotele et altri siinili , hanno concluso al fine , che quelle non son che accidenti costante

1

e circostanze de la materia

e pero prerogativa d' atto e di per-

,

, e non a cose , de le quali veramente possiamo dire, ch' esse non sono sustanza, ne natura, ma cose de la sustanza e de la natura, la quale dicono essere la materia, che a presso quelli e uu principio necessario eterno e divino , come a quel Moro Avicebron , che la chiajna dio,

fezione doversi riferire a la materia

ch' e in tutte le cose.

A

T e o. questo errore son stati ammenati quelli da non conoscere altra forma , che 1' accideutale ; e questo Moro , ben che da la dottrina peripatetica , ne la quale era nutrito, avesse acforma sustanziale, tutta volta considerandola come cosa non solo mutabile circa la materia , e come quella, , ch' e parturita , e non parturisce , e fondata , e non fonda , e rila dispregio e la tenne a vile in compagettata e non rig-etta , razione de la materia stabile, eterua, progenitrice , madre. E certo questo awieue a quelli , che non conoscono quello , che conosciamo noi. Die. Questo e stato molto ben considerate Ma e tempo, Sappiamo che da la digressione ritorniamo al nostro proposito. ora distinguere la materia da la forma , tanto da la forma accidental , sia come la si voglia , quanto da la sustanziale ; quel, Ma prima vorrei che resta a vedere, e la natura e realita sua. saper , se per la grande unione , che ha questa anima del mondo, e forma universale con la materia, si potesse patire quell' altro modo e maniera di filosofare di quei , che non separano 1' atto da la ragion de la materia, e la intendeno cosa diviua e non pnra et informe tahnente , che lei medesma non si forme e vesta. cettata la

corrottibile

Teo. Non se

medesimo

,

facihnente; per che niente assolutamente opera in

e sempre e qualche

ageute, e quello razioue.

La

materia da

,

ch' e fatto

onde e bene

T anima ,

,

distinzion tra quello

o circa

il

quale e

nel corpo de la

l'

,

ch' e

azione et ope-

natura distinguere la

et in questa distinguere quel

la

17

ragione de


;

258 Onde diciamo

in qnesto corpo

tre cose : prima 1' insecondo 1' anhna vivificatrice Ma non per qnesto negareino esser terzo il soggetto. del UUto filosofo colui, clie prenda nel g-eno di suo filosofare qnesto corpo formato , o , come vogliam dire , qnesto auimale razionale , e comince a prendere per primi principj in <pialcLe modo i membri di questo corpo , come dile , aria , terra , foco ; o ver eterea regione et astro , o ver spirito e corpo , o pnr vacuo e pieno , int^iidendo pero il vacuo, non come il prese Aristotele, o pnr hi conveniente. Non mi parra pero quella filosofia altro modo degna d' essere rigettata, massime^ quando sopra a qual si vogdia fundamento , cL ella presnppona , o forma d' edificio , che si proj>ona , venga ad effettnare la perfezione de la scienzia specucome in vero e stato fatto lativa e cognizione di cose natnrali , Per che e cosa da ambizioso e da molti pin antichi filosofi. voler persuadere ad cervello presnntuoso , vano et invidioso , che non sia che una sola via d' investigare e venire a la altri , cognizione de la natura ; et e cosa da pazzo et uomo senza disBen che duuque la corso donarlo ad intendere a se medesimo. via piii costante e ferma , e pin. conteinplativa e distinta , et il modo di considerar pin alto deve sempre esser preferito, onorato e procurato pin , non tanto e da biasimar quell' altro modo , il quale non e senza buon frutto, ben che quello non sia di me-

le specie.

*

tellctto universale indito

ne

le cose;

;

1

desmo arbore. Die. Dunque approvate

T e o. appro vo

Assai

il

,

il

studio di diverse filosofie?

a chi ba copia di tempo et ingegno

studio de la

migliore

,

se gli dei

ad

;

vogliouo ,

altri

che la

addovine.

Die. Son

ma

certo pero

bnone e

le

T e o.

le

che non approvate tutte le

,

filosofie,

migliori.

Cosi e ; come anco in diversi ordini di medicare non , che si fa magieamente per applicazion di radici,

riprovo quello di

a|>pension

mi

teologi

che

si

cpiali

fa

si

pietre

lascia

e

di murmurazione d' incanti s' il rigor come puro naturale; approvo quello, ,

parlar

fisicamente

,

e procede per apotecarie

perseguita o fngge la collera

,

il

ricette

sangue

,

la

,

con le

fiemma e

accetto quello altro, che si fa chimicamente, melaucolia; che astrae le qninte essenze , e , per opera del fuoco , da tutti que' composti fa volar il Mereurio , sussidere il sale , e lampegMa pero in proposito di medicina giar o discioglier *) il zolfo. non voglio determiuare tra tanti buoni modi qnal sia il megliore per che 1' epilettico, sopra il quale ban perso il tempo il fisico se vien curato dal mago , approvara non senza et il chimista , la

*)

Disoglar avea dissalar

,

il

disvolar

leslo; ,

tion so,

se viziosatnente.

dwolare, distuonar?

O

sarebbe forse


259 ragione pin qiiesto

discord per

men buona effettuar

1'

che

,

fine

il

,

che quello e quell' altro medico. Similmente , de le <piali nessuna verra ad essere

altre specie 1'

altra

che

,

se cosl

,

questo medico , che mi sauara , o mi torinentino.

Ger. Oude awiene,

che son tanlo nemiche tra lor quesle

medici?

sette di

T e o. Da 1'

una , come le altre , viene ad Nel parlicolar poi e meglior che gli altri , che m' uccidano, 1'

propone.

si

di medicare

avarizia

1'

da

,

1'

invidia

da

,

1'

ambizione ,

e da

Comunmente a pena infendono il proprio metodo tanto si manca che possano aver ragione di quel

ignoranza. ;

,

parte, non possendo alzarsi a onor e guadagno con proprie virtu , studia di preferirsi con abbassar gli altri , mostrando dispregiar quello , che non puo acqui-

Oltre che la maggior

d' altrui.

1'

]Ma di questi 1' ottiino e vero e quello , die non e si Or, per veuir al che non sia anco chimico e matematico. proposito, tra le specie de la filosofia quella e la miglior, che pin comoda - et altamente effettua la perfezion de 1' intelletto iimano , et e piu corrispondente a la verita de la natura , e slare.

fisico

,

quant o sia possibile, cooperatrice *) di quella, o divinando, dico, , e ragione di vicissitudine , non per animale

per ordine naturale istinto

come fanno

,

le bestie

e que', che le son simili

,

inspirazione di buoni o mali demonj

,

come faimo

i

,

non per , non

profeti

per melancolico entusiasmo, come i poeti et altri contemplativi, o ordinando leggi , e riformando costumi , o medicando , o pur conoscendo , e vivendo una vita piu beata e piu divina. Eccovi duncpie , come non e sorte di filosofia , che sia stata ordinata da regolato sentimento , la quale non contegua in se qualche buona Il simile intendo de proprieta, che non e contenuta da le altre. la medicina, che da tai principj deriva, quali presupponeno nou

come

1' operazion del piede o de Pero e detto, che non puo aver buono principio di medicina chi non ha buon termine di filosofia. D i c. Molto mi piacete , e molto vi lodo , che , si come nou sete cosi plebeio , come Aristotele , non sete anco cosl ingiurioso

imperfetto abito di filosofia

la

mauo

li

lor

T e o. fondato su

1'

,

occhio.

come lui il quale 1' opinioni di tutti altri filosofi modi di filosofare volse che fussero a fatto dispregiate. Ben che di quanti filosofi sono io non conosca pi A

et ainbizioso

con

de

quella

1'

,

,

imaginazioni

se pur qualche volta dice

non dipendouo da

,

e rimosso da la natura cose

principj suoi,

che lui ; e , son couosciute , che e pero seinpre son proposizioni

eccellenti

,

da altri filosofi , come veggiamo molte divine nel libro de la generazione , ineteora , d' aniinali e piante. Die. Tornando dunque al nostro proposito , volete , che de tolte

*) Cosi Tuole

il

contesto iuvÂŤcÂŤ di soperatori del testo.


!

260 la

senza errore

materia,

incorrere

et

contraddizione ,

si

possa

definire diversamente ?

Teo. Vero, come

oggetto possono essere giu-

medesima cosa si puo insinuar diversacome e stato toccato , la considerazione di

che ,

Oltre

inente.

medesmo

del

e la

dici diversi seusi,

una cosa si pu6 prendere da diversi capi. Hanuo dette molte cose buoue gli Epicurei, ben che non s' inalzassero sopra la quaMolte cose eccellenti ha date a conoscere Eralita materiale. ben che non salisse sopra 1' anima. Non manca Anassaclito , gora di far profitto ne la natnra, per che non solamente entro a quella il

ma

,

fnori e sopra forse

conoscer voglia un intelletto,

,

medesmo da Socrate, Platone, Trismegisto e nostri teoCo#i niente manco bene pu6 promovere a chiamato dio.

quale

logi e

scnoprir gli arcani de la natnra imo, che coinincia da la ragione

da loro,

esperimentale di semplici cliiamati ininciano da la teoria razionale

che quelli,

e di costoro

;

non meno

che cochi da

che chi da mnori; e qnesto non pin che colni , clie , discende da sensibili elementi , o pin alto da quegli assolnti , o da la materia una, di tutti pin alto e pin distinto principio. complessioni

Per che tal volta chi fa pin hmgo cammino , non bnono peregrinaggio , massime se il suo fine non e ,

templazione ,

quanto

1'

operazione.

non men comodo sara

fare

implicato,

sibility

, ,

il

inodo poi di filoso-

le

forme come da mi

come da un caos,

distinguerle

che distribnirle che cacciarle in atto come da una posche riportarle come da un seno , che disotterrarle a come da un cieco e tenebroso abisso ; per che ogni

come da un la luce

che

Circa

esplicar

di

fonte ideale

,

fundamento e buono , se viene approvato per se gli arbori e

e convenevole,

Die. Or per Teo. Certo,

fi-utti

1'

edificio

;

ogni seme

son desiderabili.

scopo

venire al nostro

dottrina di qnesto

distinta

fara pero si tanto la con-

piacciavi apportar la

,

principio

ch' e detto materia, pu6 esprima come una potenza , secondo come un soggetto. In quanto che presa ne la medesima significazione che potenza , non e cosa , ne la quale in certo modo, e secondo la propria ragione non possa ritrovarsi , e li Pitagorici , Platomci , Stoici et altri non meno 1' han posta uel mondo e noi non la intendendo a punto intelligibile , che nel sensibile come quelli la intesero , ma con una ragione pin alta e pin esplicata , in questo modo ragionamo de la potenza , o ver possi-

questo prmcipio,

sere considerato in doi

modi

:

;

La

bility.

quale

quale

il

commnnente

potenza

soggetto

di

o puo essere

,

si

distingue in attiva,

quella puo operare

,

et

in passiva

,

per la per la

o puo ricevere , o puo avere , o puo essere maniera. Dfr Ja potenza attiva

soggetto di efficiente in qualehe

non ragionando iu

modo

al presente,

passivo

,

dico,

che la potenza,

ben che non sempre

sia passiva

che significa ,

si

puo con-


;

261 siderare o vero assolutamente dir

1'

essere, de la quale non

,

e cosi non d cosa, si

dica

il

cli

cni si

pud

posser essere, e qaesta

clie 1' una non e seuza , oude, se sempre e stata la potenza di fare , di produrre , di creare , sempre e stata la potenza di esser fatto, produtto e creato; per che 1' una potenza implica 1' altra, voglio dir, con esser posta lei pone neeessariainente 1' altra. La <pial potenza, per ehe non dice iinbecillita in quello, di cui

si fatlainente

1'

risponde a la potenza attiva

altra in inodo alcuno;

si

dice

si

trova

ina pin tosto confirma la virtu et eflicacia

,

cli'

,

e tutt'

non e

uno

a fatto la

et

medesma

,

anzi al fun-

cosa con la po-

ne teologo , che dubili di attribuirla Per cbe la possibility assoluta, per la quale le cose , cbe souo in atto , possono essere , non e prima cbe 1' attualita, ne tampoco poi che quella oltre il possere essere, e con lo essere in atto, e uon precede quello; per che , se quel , che pud essere , facesse se stesso , sarebbe prima che fusse fatto. Or contempla il i>rima et ottiino principio, il qual e tutto quel, che pu6 essere, e lui inedesimo non sarebbe tutto , se uon potesse essere tutto ; in lui dunque 1' atto e la potenza son la medesima cosa. Non e cosi ne le altre cose, le quali , quantunque sono quello , che possono essere , potrebbono perd non esser forse, e certamente altro, o altrimenti che quel, che sono per che nessmia altra cosa e tutto cpiel , che puo essere. L' uomo e quel, che pud essere; ma uon e tutto quel, che pud essere. La pietra non e tutto quello , che puo essere per che non e calce , non e vase , non e polve , non e erba. Quello , ch' e tutto , che pud essere , e uno , il quale ne 1' esser suo comprende ogni essere. Lui e tutto quel, ch' e, e j>ud essere qual si voglia altra cosa , ch' e e pud essere. Ogni altra cosa non e cosi; perd la potenza non e eguale a 1' atto, per che non e atto assoluto , ma limitato ; oltre che la potenza sempre e limitata ad uno atto, per che inai ha pin che uno essere specificato e particolare; e se pur g-uarda ad ogni forma et atto, questo e per mezzo di certe disposizioni , e con certa successione di imo essere dopo 1' altro. Ogni potenza dunque et atto , che nel principio e come coinplicato , uuito et uno , ne le altre cose e esplicato, disperso e moltiplicato. L' universo , ch' d il grande simulacro , la grande imagine , e 1' unigenita natura , e ancor esso tutto quel , che pud essere per le medesime specie , e memtenza attiva

,

al priino principio

filosofo

,

sopranaturale.

;

e contiuenza di tutta la materia, a la quale non aggionge, e da la quale non si manca di tutta et unica forma. ]\Ia non d gia tutto quel, che pud essere per le medesime dilferenze, modi, proprieta et iudividtii ; perd non e altro, che im' ombra del priino atto e prima potenza; e per tanlo in bri principali, si

esso la potenza e

1' atto non e assolutamente la medesima com, per che nessuna parte sua d tutto quello, che pud essere. Oltre


262 modo specifico, che abbiamo detto, I'universo e cbe puo essere , secondo uu modo esplicato , disperso, distinto: il priucipio suo e uuitamente et indilferentemente , per che tutto e tutto et il medesiino seinplicissnnainente., senza difdie in quel

tutto quel

,

ferenza e distinzione.

Die. Che

morte , de la corruzione , de' vizj , de' Volete , che questi ancora abbiauo luogo in qiiello, ch' e il tutto, che pud essere et e in atto tutto quello, ch' e in potenza? T e o. Queste cose non sono atto e potenza , ma sono difetto et impotenza, che si trovano ne le cose esplicate, per che uon sono tutto quel , che possono essere , e si forzano a quello , che possono essere. La onde non possendo essere insieme et ad uu tratto tante cose, perdeno 1' uno essere , per aver 1' altro , qualche volta confondeno 1' uno essere con 1' altro , e talor sono diininuite, manche e stroppiate, per 1' incompassibilita di questo essere e Or di quello, et occupazion de la materia in questo e quello. tornando al proposito , il primo priucipio assoluto e grandezza e magnitudine , et e tal magnitudine e grandezza , ch' e tutto quel, Non e grande di tal grandezza , che possa esser che puo essere. maggiore , ne che possa esser lninore , ne che possa dividersi, come ogui altra grandezza , che uon e tutto quel , che puo essere ; pero e grandezza massima, minima, infinita, impartibile, e Non e maggiore', per esser minima; non e mid' ogni misura. difetti

nima

,

,

dirai de la

de' mostri ?

pe*r

esser quella

medesima massima

;

e oltre ogni equalita,

Questo , che dico per che e tutto quel , ch' ella possa essere. de la grandezza , intendi di tutto quel , che si puo dire per che e similmente bonta , ch' e ogni bonta , che possa essere ; e bellezza , ch' e tutto il bello , che puo essere , e non e altro bello, Uno che sia tutto quello, che puo essere, se non epiesto uno. ;

Ne le e pud esser tutto assolutamente. non veggiamo cosa alcuna , che sia altro , che quel , ch' e in atto , secondo il quale e quel , che puo essere, per aver uua specie d' attualita tutta via ne in questo uuico esser specifico g'iamai e tutto quel, che puo essere qual si voglia Ecco il sole; non e tutto quello, che puo essere particulare. per che, quando il sole , non e per tutto , dove puo essere il sole ne di e oriente a la terra , non g-li e occidente , ne meridiano e quello,

ch' e

tutto

cose naturali oltre

:

;

,

vogliamo inostrar il modo , con il quale dio e sole, diremo, per che e tutto quel, che puo essere, che e insieme oriente , occidente , meridiano , medinoziale , e di qual Onde, si voglia di tutti punti de la convessitudine de la terra. se questo sole, o per sua rivoluzione, o per quella de la terra, vovogliamo iutendere , che si muova , e mute loco , (diremo) per che altro

aspetto.

Or

se

non e attualmente in uu punto senza potenza d' essere in tutti g-li olSe dunque e tutto quel, che tri, e pero have attitudiue ad esservi.


263 pud essere, e possiedc tutto quello , ch' d atto a possedere, sara insieme per ditto et in tutto, e si fattamente mobilissimo e velocissimo, ch' e anco stabilissimo et immobilissimo: perd tra li tlivini discorsi troviamo

intende immobile quell o

s'

uno istante medesimo si parte dal pnnto pun to d' oriente. Oltre cbe non ineuo e qnal

occidente,

etemo e velocissimo

ch' e detto stabile in

,

discorre da fine a fine, per che

,

, che cbe in

et d ritoruato al

vede in oriente, cbe iu pnnto del circuito suo: per il

voglia altro

si

d' oriente

,

si

cbe non e pin ragioue , cbe diciamo egli partirsi e tornare , esser partito e tomato da quel punto a quel pnnto, cbe da qnal si voglia

altro

sempre

al

d' infiniti

in tutto

Onde

medesimo.

circolo,

il

verra esser tutto e

et in qual si voglia parte di quello;

e per conseg-uenza ogni punto iudividuo de 1' eclittica coutieue il diametro del sole. E cosi viene uno individuo a contener il dividuo ; il cbe non accade per la possibility naturale , ma

tutto

soprauaturale

voglio

,

dire,

quando

si

supponesse,

cbe

il

sole

cbe pud essere. La potesta si assoluta non e solamente quel, cbe pud essere il sole, ma quel, ch' e ogni cosa , e quel, cbe pud essere ogiii cosa, potenza di lutte le potenze, atto di tutti gli atti, vita di tutte fosse quello,

le

vite

Onde

ch' e in atto tutto quel,

anima

,

di

tutte

altamente e detto

invia, colui,

le anime , essere di tutto 1' essere. dal rivelatore: *) Quel, ch' d, ine

ch' d, dice cosi. Perd quel, che altrove d in lui e uno e medesimo , et ogni cosa in ,

contrario et opposito lui e

medesima.

razioni

Cosi discorri per le diifereuze di tempi e du-

come per

le differenze d' attualita. e possibility perd lui non e cosa antica, e non d cosa nuova, per il che ben disse il rivelatore primo e n o v i s s i m o. Die. Questo atto assolutksimo , ch' e medesuno che 1' assoJutissima potenza, non pud esser compreso da 1' intelletto, se non per modo di ueg-azione non pud , dico , esser capito , ne iu quanto pud esser tutto , ne in quanto e tutto. Per che F intelquando vuole intendere , g-li fia mestiero di fonnar la letto , specie intelligibile, d' assomigliarsi , commisurarsi et ug-uagliarsi ,

;

:

31a questo d impossibile; j>er che 1' intelletto mai d a quella. tanto, cbe non possa essere niagg-iore, e quello, per essere im-

menso da

tutti lati e

diuique occbio

,

modi,

non pud esser pin grande.

ch' a])|)rossimar si possa

,

Nou

d

o ch' abbia accesso a

tanto altissima luce e si profondissimo abisso.

T e o. La

coincideuza di

questo

atto

con

1'

assoluta

potenza

d stata molto apertamente descritta dal spirito divino, dove dice:

Tenebrae non obscurabitntur a 1ur.

Sicut

tenebrae ejus,

dunque , vedete , quanta *)

Esodo

5,

i4.

sia

ita 1'

ie.

et

Nojc sicut dies illumiitabilumen ejus. Concbiudendo

eccellenza de la potenza

,

la quale


264 *e vi place chiamarla trato

i

iilosofi

volgari

,

ragione cli materia, die non Lanno penela possete , senza detraere a la divinita,

che Plalone ue la sua Polilica et il Tiineo. , per averno ti*oppo alzata la ragione de la materia , son Ouesto e accaduto , o per che stati scaudalosi ad alcuiii teologi. quelli non si son bene dichiarati , o per che qnesti non hamio bene trattar pin altaineute

Costoro

,

per che sempre prendeno il significato de la materia , se-s ; condo ch' e soggetto di cose natnrali, solamente come nodriti ne le sentenze d' Aristotele , e non considerano , che la materia e tale a inteso

ch' e

presso gli altri,

come

zione analoga.

coimme

al

mondo

intelligibile e sensibile,

prendeudo il significato secondo una equivocaPer6 prima che sieno coudanuate, deimo essere ben

essi dicono

,

bene esaminate le opiuioni , e cosi distinguere *) i linguaggi , come son distinti li sentimenti. Atteso che, ben che tutti convegnano sono differenti tal volta in una ragion comime de la materia, E quanto appartiene al nostro proposito, 6 poi ne la propria. impossibile , tolto il nome de la materia , e sie cazioso e malvagio ingegno quanto si voglia , che si trove teologo , che mi possa imputar impieta per quel, che dico et intendo de la coincidenza de la potenza et atto , prendendo assolutamente 1' uno e 1' altro Oude vorrei inferire, che, secondo tal proporzione, termino. qual e lecito dire , in questo simulacro di quell' atto e di quella potenza , per essere in atto specifico tutto quel tanto , ch' e in specifica potenza, per tanto che 1' universo secondo tal modo e tutto quel, che pu6 essere, sie che si voglia quanto a 1' atto e potenza numerale , viene ad aver una potenza , la quale non e non assoluta da 1' atto , un' anima non assoluta da 1' animato , Onde cosl de 1' universo fia dico il composto , ma il semplice. un primo principio , che medesmo s' inteuda non piu distintamente materiale e formale, che possa inferirsi da la similitudine Onde non fia difficile o del predetto potenza assoluta et atto. grave d' accettar al fine , che il tutto secondo la sustanza e uuo, come forse intese Parmenide , ignobilmente trattato da Aristotele. Die. Volete dimque che , ben che discendeudo per questa scala di natura , sia doppia sustanza , altra S])irituale , altra corporale? che in sonuna 1' ima e Y altra si riduca ad uno essere et

una radice? Teo. Se vi par, che

si

penetrano piu che tanto. Die. FacilissLnaamente, mini de la natura.

Teo. Ouesto e modo di

senso

avemo un ")

pur che non

t'

diffinire ,

inalzi

che non

sopra

i

ter-

Se non avemo quel medesiino de la divinita, il quale e comune, non pero contrario ne alieno da quello , ma

e gia fatto.

particolare

Auacolutoj

possa comportar da quei,

in vece di distinti

o distinguersi.


265 pin chiaro forse sopra

e pin esplicato

,

,

secoudo la rag-ione , che non e

nostro discorso, da la quale uon vi proinisi di astenermi.

il

Die. Assai

e detto del principio

inateriale

,

secoudo la ra-

Piacciavi domani d' apparecgione de la possibility o polenza. chiarvi a la cousideraziou del medesiino, secoudo la rag-ione de 1'

esser

sog'g-etto.

Teo. Cosi

Ger.

A

faro.

rivedercl!

Pol. Bonis avibus!

DIALOGO QUARTO. -tLf os licet,

vieu

Poliiunio. vulvae nunquam (licit: utpote ,

videlicet,

sig-nificata

Or

quod

per queste cose

,

est

sufficit^ materia

dictu,

recipiendis formis

i. ,

e.,

sci-

quale

la

nunquam

eoc-

Liceo , vel potius Antiliceo, solus, ita inquam solus, ut minime omnium solus, deambidabo , et ipse mecum confabulabor. La materia dunque dal principe de' Peripatetici , e de 1' alrigrado ingegno del gran Macedone moderator, non minus che dal Platon divino, or caos , or hyle , or selva , or massa , or potenza , or attitudine, or privationi admijctum , or peccaii causa, or ad malejicium

pletur.

poi che altro

,

11011

e iu questo

ordinata , or per se non ens, or per se non scibile, or per analog! am ad formam cognoscibile , or tabida rasa, or indepictum, or subjectum , or substratum , or substerniculum , or campus , or injinitum, or indeterminatum , or prope nihil, or

neque quid , neque quale , neque quantum tandem, dopo aver molto con varie e diverse nomenclature , per definir questa natura , collimato , ab ipsis scopum attingentibus feinina vieu detta , tandem, inquam, ut una complectantur ombia vocabula, a melius rem ipsam perpendentibus foemina dicitur. Et mehcrcle, non senza non mediocre cagione a questi del Palladio regno senatori ha piaciuto di collocare nel medesimo equilibrio queste due cose materia e feinina ; poscia che da 1' esperienza :

fatta

dal

rig-or

quella frenesia

di

quelle or qua

sono

queste sono un caos d' irrazionalita

massa

condotti a quella rabbia e

stati

mi vien per ,

filo

hyle

un

color rettorico

di scellerag-gini

,

selva

immundizie,

attitudine ad ogiii perdida alcuni complessio Dove era iu potenza non solum remota , ma etiam propinqua di

ribalderie,

zione

un

d'

altro color rettorico detto

!


!

!:

266 In

la destruzion di Troja?

de

Chi fu

una donna.

la destruziou de la sansonica

fortezza?

Di

1'

instrumenlo

quello eroe, io

clie con quella sua mascella d' asino , clie si trovava , di, Chi dom6 a venue trionfator invilto di Filistei? Una donna. Capua 1' empito e la forza del gran capitano^ e nemico perpetuo Una donna Diinini, de la repubblica romana , Annibale ? Quia in pecoh citaredo profeta, la cagion de la tua fragilita Come , oh antico nostro protocatis concepit me mater mea. plaste , essendo tn mi paradisico ortolano , et agricoltor de 1' arche te con tutto il germe jbore de la vita , fusti maleficiato si , WLuiimano al baratro profondo de la perdizion risospingesti ? Procul dubio lier , quam dedit mild, ipsa, ipsa me decepit. la forma non pecca , e da nessuua forma proviene errore , se Cosi la forma significata lion per esser congionta a la materia. per il maschio , essendo posta in familiarita de la materia , e venuta in composizione o copulazion con quella , con queste parole , o pur con questa sentenza risponde a la natura naturante Mulier , quam dedisti mild, i. e., la materia, la quale mLhai

dico

!

!

dato

consorte

mio g-li

ipsa

,

me

Contempla

peccato.

decepit, ,

It.

contempla

,

e. ,

lei

e cagione

divino ingegno

,

d' ogiii

qualmente

egregi filosofanti, e de le viscere de la natura discreti noto-

porne pienamente ayanti gli occhi la natura de la maritrovato piii accomodato mo do , che con averquesta proporzione, qual significa il stato de le cose tirci con naturali per la materia , essere come 1' economico , politico e civile Oh vegAprite , aprite gli occhi , et . . per il femineo sesso. gio quel colosso di poltronaria , Gervasio , il quale interrompe de la mia nervosa orazione il filo. Dubito , che son stato da lui udito; ma che importa? e r. Salve , magister doctorum optime Pol. Se non , tuo more , mi vuoi deludere , tu quoque salve Ger. Vorrei saper, ch' e quello, che andavi solo rumimisti teria

,

,

j)er

non hau

.

.

G

iiando ?

Pol. Studiando nel mio museolo, in eum , qui apud A.ristotelem est, locum incidi , del primo de la fisica in calce, dove, volendo eluddare specchio

il

,

che cosa fosse la prima materia

sesso feminile

sesso

,

stante, molle, pusillo, infame

dico

,

,

ritroso

,

,

prende per

fragile

inco-

,

ignobile, vile, abbietto, negletto,

,

indegno , reprobo , sinistro , vituperoso , frigido , deforme , vacuo, vano , indiscreto , insano , perfido , neghittoso , putido , sozzo, ingrato, trunco, mutilo, imperfetto, inchoato, insufficiente ciso

,

amputato

attenuato

,

eruca

ruggine ,

,

,

zizania ,

,

pre-

peste,

morbo, morte,

G e r.

JMesso tra noi

da

Per una soma

e

Io so

,

che

voi

la natura e dio

per

dite

tin

greve jio. pin per esercitarvi

questo

ne


!

267

che abbiate che

e

tal

cosa

quanta

e dimostrar

oratoria,

arte

1'

sentiuiento

che

,

ordinaria a voi

signori

che non possete ritenere

,

che sopra

preme

Per

le parole.

cbe vi cliiainate

vi ritrovate pieui di

que'

andate a scaricarli altrove,

11011

,

per

povere donne; come qnaudo qualch' altra collera vi isfogarla sopra il primo delinqiiente di vostri guardatevi , signori Orfei , dal furioso sdeguo de

venite ad

,

Ma

scolari. le

le

copiosb et eloqnente,

uinanisti,

quando

professori de le buone lettere, concetti

slate

diinostrate

donne tresse

Pol. Die. Pol.

Polilnnio son io

Dnnque non

Mi n hnc

iutendo altrimenti

non sono Orfeo.

,

biashnate le donne da dovero? Io parlo da dovero, e non per che non fo , sophistarutn ch' il bianco e uero.

minivie quidem.

,

che come dico

,

;

more, professione di dimostrarvi , Ger. Per che dnnqne vi tingete la barba? Pol. Ma ingenue loquor , e dico, che un uomo senza donna e simile a una de le intelligeuze ; e , dico , un eroe , un semideo , qui non dux-it ujroretn. Ger. Et e simile ad un' ostrica, e ad un fungo aucora, et e mi tartnfo. Pol. Oude divinamente disse il lirico poeta: Credite

E

,

Pisones ,

se vuoi saperne la cagione

dice egli cotidiana

Ben

,

xrita.

odi Secondo filosofo

e uno impedimeuto di qniete

,

,

melius nil caelibe

,

:

La

dauno continuo

prigione di vita, tempesta di casa, uaiifragio de

femina, ,

1'

guerra

uomo.

impaziente e messo in collera per una orribil fortima e furia del mare , con un torvo lo confirm6

e collerico viso , ch' io

ti

quel Biscaino

che

,

1' onde Oh mare , mare , disse, volendo inferire, che la femina e la Percio Protagora dimandato , per che

rivoltato a

potessi maritare!

:

tempesta de le teinpeste. avesse dato ad nn sno nemico la fargli peggio , che darg-li moglie.

buon uomo francese

,

al

fatto

,

quale

,

figlia

,

rispose

,

clie

non ]>ossea

Oltre non mi fara mentire im come a tutti gli altri , che pati-

vano pericolosissima tempesta di mare , essendo comandato da Cicala , padron de la nave , di bnttare le cose pin gravi al mare, lni

per la ])rima vi gitto la moglie.

Ger. Voi non coloro, quali,

riferite

per

il

contrario tanti altri esempj di

che si son stimati fortunatissimi per le sue donne, tra' per non mandarvi troppo lontano , ecco sotto questo ine-

desimo tetto il signor di Mauvissiero incorso in una , non solamente dotata di non mediocre corporal beltade, che gli *) awela et ammanta 1' alma, ma oltre che col triumvirato di molto discrelo giudizio, accorta modestia et onestissima cortesia, d' indissolubil nodo tien av>'into 1' animo del suo consorte , et e potente •)

Per

le.


!

268 a cattivarsi chinnqiie la conosce. Che dirai de la generosa figlia, che a pena un lustro *) et un anno ha visto il sole, e per le liugue non potrai giudicare, s' ella e da Italia, o da Francia, Per la mano circa li nnisici istnunenti non o da Inghilterra ? potrai capire, s' ella e corporea o incorporea sustanza. Per la bonta di costmni

inatura

o pnr e meiio 1'

dubitarai,

s'

ella e discesa dal cielo,

da la terra. Ogiiun vede, che in qnella non fonnazion di si bel corpo e concorso il saiigue de

sortita

per la

nuo e

altro parente

1'

ch' a la fabbrica

,

del spirto

siugulare

amino eroico di que' medesimi. Pol. Rftra avis, come la Maria da Boshtel! Rara avis, come la Maria da Casteluovo Ger. Quel raro, che dite de le femine, medesimo si puo le virtu de

1'

dire de' maschi.

Pol. In fine, per una materia.

ritornare

al

proposito,

non saper, che cosa e materia,

donna non e

la

Se non sapete, che cosa

altro, che

studiate alquanto

e donna, per li

Peripatetici,

che con insegnarvi , che cosa e materia , t' insegnaranno , che cosa e donna. Ger. Vedo bene, che per aver voi un cervello peripatetico, appreudeste poco o nulla di quel, che jeri disse il Teofilo circa 1' essenza e potenza de la materia. Pol. De 1' altro sia che si vuole, io sto sul punto del biasiinar 1' appetito de 1' una e de 1' altra , il quale e cagion d' ogni

male, passione, se la materia

si

ruina,

difetto,

Non

corruzioue.

contentasse de la forma

presente

zione o passione arebbe domino sopra di noi saremmo incorrottibili et eterni?

Ger.

E

credete che,

nulla altera-

non moriremmo,

se la si fosse contentata di quella forma

che avea , Saresti tu , Poliinnio , se che direste ? fusse fermata sotto quella di quaranta aimi passati, saresti si

cinquanta anni a dietro si

,

,

adultero

,

dico

,

si adulto

,

,

e si dotto ?

si perfetto

Come dunqne

che le altre forme abbiano ceduto a questa, cosi e in volonta de la natura , che ordina 1' universo , che tutte le forme Lascio, ch' e maggior dignita di questa nostra cedano a tutte. sustanza di farsi ogni cosa, ricevendo tutte le forme, che riteti

piace,

nendone una sola essere parziale.

Cosi

al

suo possibile ha

la similitudine di chi e tutto in tutto.

Pol.

Mi

cominci a riuscir

dinario natnrale. la dignita, che si

Ger.

*)

dotto,

Farollo facilissimamente.

Quasi par

uscendo fuor del tno ora shnili, apporlando

Applica ora, se puoi, ritrova ne la femina.

che

dirsi esorbitaute.

s'

asconda qui

un

Oh,

vizio,

ecco

il

Teofilo!

se la lusinga

uon devc


!

269 Pol. Et

il

Un'

Dlcsone.

Tto. Nou vedemo , aiico

,

dunque.

altra volta

che de' Peripatetic!

De

iis

come

,

hactenus

de' Platonici

divideno la sustanza per la differeiiza di corporate et in-

Come dunque

corporate?

tenza di medesimo

due sorte ; geno , che

geno

queste dilferenze

:

bisogna

cosl

per die alcune sono transcendenti

chiamano priucipj

si

come

,

riducono a la po-

si

clie le

,

entita

, ,

forme sieno di

cioe superiori al uiiita

uuo , cosa,

,

altro

son di certo geno distinte da accidental ta. Quelle , clie sono

altra et altra potenza di quella,

ma come

qualcbe cosa

et altri simili;

altre

geno , come sustanzialita , de la prima maniera , non distingueno

che

coinprendono

tauto

corporali

le

la materia

quanto le incorporali su-

,

stanze, significant) quella universal issima

nne e

A

e nou fanno

,

termini universalissimi,

,

comunissima

et

una de

che cosa ne impedisce , disse Avicebron , che , si come prima che riconosciamo la materia de le forme accidentali, ch' e il coinposto, riconoscemo la materia de la forma sustanziale, ch' e parte di quello, cosl, prima che conosciamo la materia, ch' e contratta ad esser sotto le forme cor1'

porali,

1'

altre.

vegnamo

bile per la

presso

,

a conoscere

forma

una potenza,

di natura corporea e

d'

la

quale sia distingui-

iucorporea

,

dissolubile

e non dissolubile? Ancora , se tutto quel, ch' e, cominciaudo da 1' ente summo e supremo , , have un certo ordine , e fa una dipendenza, una scala, ne la quale si monta da le cose composte a le semplici , da queste a le semplicissime et assolutissime per mezzi proporzionali e copulativi e partecipativi de la natura de 1' uno e V altro estremo, e secondo la ragione propria neutri, non e ordine , dove non e certa participazioue ; nou e participazione, dove non si trova certa^ colligazione; nou e colligazione senza qualche partecipazione. E dunque necessario , che di tutte cose , che sono sussistenti , sia uno principio di sussistenza. Giongi a questo , che la ragione medesima non pud fare , che avanti qual si voglia cosa distinguibile non presuppona una cosa indistinta ; parlo di quelle cose , che sono ; per che ente , e non reale, ma vocale e nominate una ragione comune, a cni si differeiiza e forma distintiva. E certamente non si che , si come ogni sensibile presuppoue il soggetto

ente non intendo soltanlo.

aver

distiuzione

Questa cosa

indistinta e

aggionge la puo negare , de la sensibilita,

cosl ogni iutelligibite il soggetto de la intelliBisogna dunque , che sia ima cosa , che risponde a la ragione comune de 1' uno e 1' attro soggetto per che ogni essengibilita.

;

zia necessariamente e fondata sopra

quella prima

ch' e il

qualche

medesimo con

essere,

suo essere

eccetto che

per che la per die e tutto quello , die puo essere, come fu detto jeri. Oltre, se la materia, secondo gli awersarj medesimi , non e corj>o, e precede secondo la sua natura 1' essere corporate, che dunque la pu6 far lanto aliena da ,

sua potenzia e

il

suo atto,

il

:


;

!

270

E non mancano di Peripatetici, dette incorporee? che dicono: si come ne le corporee sustanze si trova un certo die di fonnale e divino, cosi ne le divine convien, che sia nn che di materiale, a fin che le cose inferiori s' accoinodino a le superiori , e 1' ordine de le une dependa da 1' ordine de 1' altre. le sustanze

E

teologi,

li

lelica dottrina

ben che alcuni di tpielli siauo nodriti ne 1' aristonon mi denno pero esser molesti in cpiesto , se

,

accettano esser pin debitori a la lor scrittura

Non mi

e natural ragioue.

Jacob,

patriarca

parla

come

,

un

d'

resta

li

tuo

fratello

che a la filosofia

,

un

disse

,

de' loro angeli al

Or

!

se costui,

e una sostanza intellettuale

,

,

filosofi

stante

tpial

un oraculo

abbiano

diirerenza

voglia

si

di

che

et af-

,

che quell' uoino e lui convegnano ne

,

sogg-etto

che

,

son

per che

essi intendeno

firma col suo dire lila

adorare

la rea-

formale,

questi teologi per

testimonio.

Die. So

, che questo e detto da voi con riverenza ; per che che non vi conviene di mendicar ragioui da tai luoghi, che son fuori de la nostra messe.

sapete,

T e o. Voi dite bene e vero ; ma io non allego quello per ragione e confirmazione , ma per fuggir scrupolo , quanto posso per che non meno temo apparere, ch' essere coutrario a la teologia.

Die. Sempre da gioni naturali

contra

1'

,

autorita divina

T e o.

,

ma

si

ne saranno ammesse le rapur che non determinino

,

sottomettano a quella.

Tali sono e saranno sempre le mie.

Die. Bene se

discreti teologi

quantunque discorrano

!

dunque seguite

Teo. Plotino ancora dice nel libro de nel mondo intelligibile e moltitudine e

e necessario, che vi

sia

la materia, *)

pluralita

di

che,

specie,

qualche cosa comune, oltre la proprieta quello , ch' e comune , tien

e differenza di ciascuna di quelle

:

luogo di materia ; quello , ch' e proprio , e fa distinzione , tien Gionge , che , se questo e a imitazion di quello, luogo di forma. la composizion di questo e a imitazion de la composizion di quello. Oltre, quel inondo , se non ha diversita , non ha ordme ; se non ha ordine , non ha bellezza et ornamento ; tutto questo e circa la materia. Per il che il mondo superiore non solamente deve esser stimato per tutto indivisible , ma auco per alcune sue condizioni divisibile e

capita

soggetta

materia.

tutta quella moltitudine conviene in

di qual si voglia dimensione

quale

si

?.,

4.

E

uno eute impartibile

,

e fuor

quello diro essere la materia

,

uniscono tante forme

*) Ennead.

non pu6 esser ben che dichi, che

distiuto; la cui divisione e distinzione

senza qualche

;

quello

,

prima che

sia

,

nel

conceputo

*


271 per vario e multiforme, era in concetto uniforme, e prima che in concetto formato, era in quello informe. Die. Ben che in quel, ch' avete detto con brevita, abbiate apportate molte e forti rag-ioni , per venire a conchiudere, cbe mia sia la materia , una la potenza, per la quale tutto quel cli' 6 e in atto, e uon con minor ragione conviene a le sustanze iucorporee , die a le corporali , essendo che non altrimente quelle han 1' essere per lo posser essere , die epieste per lo posser essere hanno 1' essere , e che oltre per altre potenti ragioni , a

potentemente

chi

tutta via

,

se

rezza di quella,

come ne

considera e comprende

le

non per

la perfezione

che in

vorrei,

le cose eccellentissime

,

de

la

avete

,

dottrina

,

diiuostrato:

per la chia-

qualch' altro inodo specificaste, quali

sono

le

incorporee

,

si

come puo vi essere ragione di che per awenimento de la forma et atto dicono corpi; come, dove non e muta-

trova cosa inforine et indefinita;

medesima materia, medesimamente non

e si

zione, g-enerazioue , ne corruzione alcuna, volete, ria

,

la quale

mai e

stata

posta

per altro fine

dire, la natnra intelligibile esser semplice, sia

materia et

la verita e manifesta,

pin

morosi e

difficili,

che sia mate-

come potremo

e dir, che in quella

me , al quale possouo essere come per esempio maestro Poliiimio e

Questo non

atto.

;

ma

lo diniando per

forse per

altri,

che

Gervasio.

Cedo! Ger. Accetto,

Pol.

e vi ringrazio, Dicsone, per che considerate

che non hanno ardire di dimandare, come de le mense oltramontane , ove a qnei, che siedeno li secondi , non lice stender le dita fuor del proprio quache gli sia posto in dretto o tondo, ma conviene aspettar, inano , a fin che non prenda boccoue , che non sia pag-ato col suo

la necessita di quei,

comporta

la eivilita

gran inerce. Teo. Dir6 , per risoluzion del tutto, che, si come 1' uoino, secondo la natura propria de 1' uomo , e differente dal leone, secondo la natura propria del leone, ma secondo la natura commie de 1' animate, de la sustanza corporea et altre siinili, sono indilferenti , e la medesima cosa: similmente secondo la propria ragione e diiferente la materia di cose corporali da la *) di <;ose Tutto dunque lo che apportate de lo esser causa coincorporee. stitutiva di natura corporea, de 1' esser sogg-etto di trasmutazioni conviene a questa di tutte sorti, e de 1' esser parte di composti materia per la ragione propria , per che la medesima materia, che puo esser fatto, p pur vog-lio dir pin chiaro, il medesiino, puo essere , o e fatto , e per mezzo de le dimensioni et estenche hanno T essere nel sioue del sug-g-etto, e quelle qualitadi, ,

*) Ciofc

,

da quella.

Da

la o dalla h

de

ilia.


272 quanta; e guesto si chiama sustanza corporale, e suppone mate; o e falto , se pur ha 1' esser di novo , et e senza estensione e qualita ; e questo si dice sustanza , dimensioni quelle ria corporale

incorporea

e

,

potenza attiva

•

suppone

siinilniente

Cosi ad ima

detta materia.

tanto di cose corporali, quanto di cose incorporee,

,

o ver ad un essere tanto corporeo, quanto incorporeo, corrispoude una potenza passiva , tanto corporea, quanto incorporea, et un Se dmique voposser esser tanto corporeo, quanto incorporeo. gliamo dir composizione tanto ne 1' una , quanto ne 1' altra uatura , la doviamo iutendere in tuia et un' altra mauiera , e considerar, cLe si dice ne le cose eterne una materia sempre sotto un atto , e che ne le cose variabili sempre contiene or uno , or un altro. In quelle la materia La una volta , sempre et insieme che puo essere; ma questa in phi volte, in tempi tutto quel, diversi, e certe successioni.

Die. Alcuni, cose incorporee

,

quantunque concedano, essere materia ne le intendono perd secondo ima ragione molto

la

diversa.

Sia quanto si voglia diversita secondo la rag-ion proquale 1' una discende a Y esser corporale , e 1' altra la per , no , 1' una riceve qualita sensibili , e 1' altra no , e non par , che possa essere ragione commie a quella materia, a cui ripugna la quantita et esser suggetto de le qualitadi , che hanno 1' essere ne le dimensioni , e la natura , a cui non ripugna 1' una ne 1' alanzi 1' una e 1' altra e una medesima , e che , come e piu tra

Teo.

pria

volte detto

,

tutta la differenza

dipende da la contrazione a Y es-

1' essere animate sere corporea, e non essere corporea: come ne ma contraendo quel geno a certe specie, o"-ni sensitivo e uno, ripugna a 1' uomo 1' esser leone , et a questo animale d' esser

Et aggiuugo a questo ,

quell' altro.

s' el

ti

piace

per che mi

,

che giamai e, deve essere stimato piu che naturale, e perd giamai tosto impossibile e contra natura, trovandosi quella materia dimensionata , deve stimarsi , che la corporeita gli sia contra natura: e se questo e cosi, non e veriche sia una natura commie a 1' una e 1' altra , prima che direste,

che

quello,

shniie

1'

una

s'

intenda

che non

dico

esser coutratta a

meno possiamo

1'

esser corporea

—

aggiuugo,

attribuir a quella materia necessita

che , come voi vorreste , 1' impos, essere attualmente tutto quel, che per materia, Quella sibility. pud essere\ ha tutte le misure, ha tutte le specie di figure e non ne ha nessuna; per di dimensioni, e per che le have tutte, alcuna quello, ch' e tante cose diverse, bisogua, che non sia

di tutti gli atti dimensionali

che di

quelle

particolari.

Conviene a quello

,

D

,

ch' es-

Vuoi

ancora,

ch' e tutto

cluda ogni essere particolare. Vuoi dnnque , che la materia sia atto ? i c. ne le cose incorporee coincida con materia che la

1'

atto ?


273 Teo. Come Die. ]Xon

il

posser essere coincide con dunque da la forma?

1'

essere.

differisce

Teo. Niente ne

1' assoluta potenza et atfo assoluto il quale , estremo de la purita, simplicity , indivisibilitd et unita, per che e assolutamente tutto ; che, se avesse eerie dimensioni, certo essere, certa figura , cert a propriety, certa differenza , non sarebbe assoluto, non sarebbe tutto. Og'iii cosa diuique , che comprende qual si voglia geno, i c. e indi vidua?

per6 e ne

1'

D

Teo. qual it a

Cosl e;

per

non e ulcuua

clie

la

forma*

quelle;

die

comprende

tutte le

lo clie ha tutte le figure,

non ha alcuna di quelle; lo che ha tutto l' essere sensibile, per6 non si sente. Piu altamente individuo e quello, che ha tutto 1' essere naturale; piu altamente quello che ha tutto V essere intelletfuale ; altissiinamente quello , che ha tutto 1' essere , che pud essere. D i c. In siini lit ikI ine di questa scala de 1' essere volete, ,

di

che sia la scala del posser essere, e volete, che come ascende formate , cosi ascenda la ragione materiale ?

la ragione

Teo. K

a ero.

Die. Profonda-

et altamente

prendete questa definizione di

materia e potenza.

Teo. Vero. Die. Ma questa

verita non potra esser capita da tutti , per che e pur arduo a capire il modo , con cui s' abbiano tutte le specie di dimensioni , e nulla di quelle aver tutto V essere formale , e non aver nessuno essere forma. Teo. Intendete voi , come pud essere? Credo che si per che capiseo bene , che 1' atto , per i c. esser tutto, bisogna che non sia qualche cosa. Pol. Non potest esse idem lotum et at quid ego qttoque

D

;

•

'i

illud enpio.

Teo. Dunque potrcte capir a proposito, che, se volessimo ponere la dimensionabilita per ragione de la materia, tal ragione non ripugnarebbe a nessuna sorte di materia ma che viene a dilferire una materia da 1' altra , solo per esser assoluta da le dimensioni, et esser contrat'.a a le dimensioni. Con esser assoluta e sopra. tutte, e le comprende tutte; cou esser coutratta viene compresa da alcune et e sotto alcune. Hen dite , che la materia secondo se non ha certe dic. mensioni , e perd s' intende indivisibile, e riceve le dimensioni secondo la ragione de la forma, che riceve. Altre dimensioni ha sotto la forma umana, altre sotto la cavallina, altre sotto ;

D

1'

si

i

oglio

,

altre sotto il mirto;

dunque, prima che

sia sotto

qual

voglia di queste forme, have in faculta tutte quelle dimensioni.

cosi

come ha potenza

di ricevere

tutte quelle foime.

18


;

274 qudd nuTlas hahet dbnen-

Dicunt tamen proptcred,

Pol. siones.

Die.

E

G e r.

Per che volete pin

noi diciamo, che ideo liabet nullns, ut omnes babeat. tosto

ehe le iucluda

,

tiitte

,

che le

escluda tulte?

Per che non viene a ricevere

Die. fuora

ma

,

a maiidarle e cacciarle

Teo. Dite molto bene.

,

dimensioni

le

come dal

Oltre eh' e consueto

lare de' Peripatetici ancora, clie dicono

tiitti,

come

di

seno.

1'

modo

atto

di pardimensionale

e tutte forme uscire e venir fuori da la potenza de la materia. Questo intende in parte Averroe , il qual , quantiincjiie Arabo et ignorante di lingua greca, ne la dottrina peripatetica pero intese pin, che qual si voglia Greco , che abbiamo letto, et arebbe piu inteso , se non fusse stato cosi additto al suo mime AristoDice lui , che la materia ne 1' essenzia sua comprende le tele. dimensioni interminate volendo accennare , che quelle pervegnouo ;

a terminarsi ora con epiesta figura e dimensioni, ora con quella e quell' altra , quelle e quell' altre , secondo il cangiar di forme

Per

naturali.

come da

se

,

qual senso

il

non

e

si

le riceve

vede,

come

che

la materia le

di fuora.

manda

Questo in parte

Costui, prencipe ne la setta di Platone. intese ancor Plotino , facendo differenza tra la materia di cose superior! et inferior]*, dice, che quella e insieme tutto, et essendo che possiede tutto, uon ha in che mutarsi; ma questa con certa vicissitudine per le pero et a tempi e tempi si fa cosa e cosa, parti si fa tutto,

Cosi dunque mai e sotto diversita, alterazione e moto. informe quella materia, come ne anco questa, ben che dilferentemente quella e questa ; quella ne 1' istante de 1' eternita, questa ne gV istanti del tempo quella insieme , questa successivamente quella esplicatamente , questa complicatamente ; quella come molti^ questa come uno; quella per ciascuno, e cosa per cosa, questa

sempre

;

come

tutto et ogni cosa.

che non solamente secondo li vostri principj, principj de gli altrui modi di filosofare, volete inferire, che la materia non 6 quel prope nihil, quella potenza pura, nuda, senza atto, senza \irtii e perfezione.

Die.

ma

Tanto,

oltre secondo

Teo.

Cosi

uon come luce,

il

li

La

e.

dico privata de le forme e senza quelle, calore, il profondo e privato di

ghiaccio e senza

ma come

la pregnante e senza

la

sua prole,

la quale la

da se, e come in questo emispero la terra, la notte e senza luce, la quale con il suo scuotersi e potente

manda e

la riscuote

di racquistare.

Die. Ecco, che anco in queste cose inferiori, se non a molto viene a coincidere 1' atto con la potenza.

Teo. Lascio

g-iudicar a voi.

fatto,


275

E

Die.

potenza di sotfo venlsse ad essere una che sarebbe? Teo. Giudicate voi! Possete quindi montar al concetto, non dico del siiinmo et ottimo principio escluso de la nostra cousiderazione , ma de 1' anima del mondo , come e atto di tutto, dato , che e potenza di tutto , et e tutta in tutto ; onde al fine sieno innumerabili individui, ogni cosa e 11110 , et il conoscere qnesta

se

flnalmeute con quella di sopra,

,

questa unita e plazioni

plazione

,

e

contem-

lasciando ne' suoi termini la piu alta

contein-

scopo e termine di tutte

il

uaturali

:

che ascende sopra la natura

,

le

filosofie

la quale a cbi lion crede,

e impossible e nulla.

E

Die.

vero

per che se vi monta per lume

;

non uaturale. Teo. Questo non hanno o semplice

corpo,

e cose astrali

,

i

quelli

,

ma

che stimano ogni cosa esser

,

come

o composto,

lo etere,

non cercano

e

e le infinite cose

D

come

,

sopranaturale,

la divinita fuor

de

1'

gli

infiuito

astri

mondo

dentro questo et in quelle. mi par diiferente il fedele teologo dal

In questo solo

c.

vero filosofo. Teo. Cosl credo

Credo,

aucor' io.

che abbiate compreso

quel, che voglio dire.

D

di sorte , che dal vosfro Assai bene , io mi penso , che , quantunque non lasciamo mon:ar la materia sopra le cose uaturali , e fenniamo il piede su la sua comune definizione , che apporta la piu volgare filosofia , trovaremo pure, i

c.

:

dire inferisco

ch' ella

ritegua

miglior

prerogativa

,

che

riconosca

quella

,

la

quale al fine non le dona altro , che la ragione de 1' esser soggetto di forme, e di potenza recettiva di forme uaturali, senza

senza definizione, senza termiuo alcuno, per che senza , 11 che pane difficile ad alcuni cucullati , i quali, ogni attualita. non volendo accusare, ina scusar questa dottrina, dicono aver solo 1' atto entitativo , cioe diiferente da quello, che non e shnplicemente , e che non ha essere alcuno ue la natura , come qualche chimera , o cosa , che si finga ; per che questa materia noine

in fine ha la

I'

essere

,

quale dipende da

e le basta questo cosl senza 1'

attualita

,

ch' e nulla.

modo

Ma

e dignita,

voi dimanda-

Per che vuoi tu, o principe de' che la matena sia nulla, per aver nullo atto, che sia tutto, per aver tutti gli alti, o gli abbia confusi , o Non sei tu quello , che , sempre confusissimi , come ti piace ? parlando del novo essere de le forme ue la materia , o de la

reste

ragione ad Aristotele.

Peripatetici

,

piu tosto

,

forme procedere e sgombr.re fusti udito dire, che per optra d' efficiente veugano da l'esterno, ma che quello le riscuota da dentro? Lascio, che 1' efficiente di queste cose, chiamato da te cou ud comun uoine Natura, lo fai pur principio iuteruo, e uon

g'enerazioue de le cose,

da

1'

dici,

le

interno de la materia, e

mai


;

276 , come avviene ne le cose artificiali. Allora mi par , che convegna dire, ch' ella 11011 abbia in se forma et atto alamo, quando lo viene a ricevere di fuora; allora mi par, che convegna dire, che 1' abbia tntte, quando si dice cacciarle tulle dal Non sei til quello , che , se 11011 costretlo da la rasuo seno. gione, spinto pero da la consueludine del dire, difinendo la ma-

esterno

cose

tosto essere

la dici piii

teria,

uaturale

si

produce

fanno

si

come converrebbe

?

sero da quella

dire

e per conseguenza

,

di cui ogni specie

cosa,

quella

esser quello

che abbi inai detto

,

,

non

quando

in cui le

,

gli atti

non

uscis-

avesse ?

gli

Pol. Certe consucvit dlcere ylristotcles cum suis , potius fortnas educi de potentia matcriae, quam in illam induct ; emergere poiius ex ipsa, quam in ipsam ingeri : ma io direr, che ha piaciuto ad Aristotele chiamar alto pin tosto 1' esplicazione de la

forma

,

che

Die. Et cato

non

seguente

legno

e

ina ne

1'

1'

io

implicazione. dico

,

che

1'

essere espresso

e principal ragione de et

quella

di

effetto

,

,

sensibile

1'

attualila

,

ma

si

come

il

principal

et espli-

e una cosa condel

essere

ragione di sua attualila non consiste ne 1' essere letto, essere di tal sustanza e consistenza , che pud esser letto, Lascio, trabe, idolo et ogni cosa di legno format a.

scanno , che , secondo piu alia ragione , de la materia nalurale si fanno che de 1' artificiale le artificiali; per che tulle cose nalurali,

come arte de la materia suscita le forme , o per suttrazione , quando de la pietra fa la statua , o per apposizione , come quando ma g-iongendo pietra a pietra , e legno e terra , forma la casa 1'

:

la natura de la sua materia fa lutto per

parto

,

di efllussione

,

come

inlesero

i

modo

Pitagorici

di ,

separazione, di

comprese Anas-

confirmorno i sapienti di Babilonia , ai quali sottoscrisse anco Mose, clie, descrivendo la generazioue de le cose comandata da 1' efficiente universale, usa questo modo di sagoi-a e

Democrito

,

dire: Pro due a la terra li suoi animali, Producano le acque le anime viventi; quasi dicesse: Producale la materia per che , secondo lui , il principio maleriale de le cose e 1' acqua onde dice , che 1' intelletto efficiente , chiamato da lui spirito , covava sopra 1' acque , cioe , lor dava virtu procreatrice , e da tpielle produceva le specie naturali , le quali lutte poi son delle da lui Onde parlando de la separazione de corpi in sustanza acque. inferiori e superiori , dice , che la mente sei>aro le acque da V acque , da mezzo de le quali induce esser comparuta 1' arida. ;

1

Tutti dunque per

modo

di

separazione

vogliono

le

cose

essere

da la materia , e non per modo di apposizione e recezione ; dunque si dee piu tosto dire , che conliene le forme , e che le inOuella duncluda , che pensare , che ne sia vuota e le escluda. que , che esplica lo che tiene implicalo , deve essere chiamala cosa diviua et ottima pareute , gemtrice e madre di cose natu-


277 anzi la natura

rali,

Non

(utla hi sustauza.

ditc e volete cosi,

Teofilo?

Tco.

Certo.

Die. Anzi molto mi maraviglio

come non

,

Peripatetic! ronlinuata la gimilitudine de

1'

lianno

nostri

i

arte, la quale di molte

cho conosce e tratta, cpiella giudica esser inigliore e la quale e meno soggetla a la corruzione, et e pin

inaierie,

pin degna,

durazioue , e de la quale possono esser prodotte pero giudica 1' oro esser pin nobilc , clie il legno , la pietra ct il ferro, per clie e meno soggetto a corrompersi ; e cio, costaute a la

cose

piii

:

puo esser

fatto di leg-no e di pietra, pu6 farsi d' oro, e molte phi, maggiori e migliori, per la sua bellezza, costanza, trattabilita e nobilita. Or die doviamo dire di quella materia, dc la quale si fa 1' uomo, 1' oro, e tutte cose naturalil j\on devc esser ella pin stimata degna , clie V artificiale , et aver clie

altre cose di

ragione di miglior cli'

atto

e ,

e qucllo

,

cho sia

Vorrai,

clie piil

Per

attualita?

fondameuto e base de

1'

tu dici esser in atto,

lecbie, clie vanno e veg-nono

clie ,

clie,

attualita

di

,

o Aristotele, dico

,

di

cio

,

quel I o, cli'

e in

sempre , durare in eterno , non le tue forme, clie le tue entesorte die, quando volessi cer-

care la peruiancnza di questo priucipio formale ancora,

Pol. Quia principia opovtet semper mancre. Die. e non possendo ricorrcre a le fantasticlie tone, come tue tanto nemiclie, sarai costretto e queste

forme

idee di Planecessiiato a

la sua permaucnte non puoi dire, per cbe quello e detto da te suseitatore e riscuotitore de le forme da la potenza de la materia ; o lianuo la sua permanente attualita uel seno de la materia; e cosi ti fia necessario dire, per <\m tiittc le forme, die appajono come ne la sua superficie , clie tii dici individual! et in atto, tanto quelle, die furono , quanlo le, clie sono e saranno, son cose priudpiate non sono priucipio. K certo cosi credo essere ne la superficie de la materia la forma particolare, come V accitlente i; ne la superficie de la sustanza romposta. Omlc minor ragione d' attualita de^e avere la forma espressa al rispetto de la materia , come minor ragione d' attualita lia la forma accidontale in rispetto del composto. Teo. In vero poveramente si risolve Aristotele, cbe dice insieme con tutii gli anticbi lilosofi cbe li principj denim essere sempre permauenti; e poi , quando ccrcamo ne la sua dottrina, dove abbia la sua perpetua permaneuza la forma natarale, la quale va iluttuando nel dorso de la materia , non la troveremo ne le slelle fisse; per cbe non discendouu da alto queste jiarticnlari, clie veggiamo; non ne li sigilli ideali, separati da la ma teria ; per clie quelli per certo, se non son mostri, son peggio die mostri, voglio dire cbimere e vaue fautasie. Cbe dunque

dire

,

clie

attualita

ne

la

mano de

o lianno

sj)ecificbe

1'

efficienle

;

e cosi

,

,


278 sono nel seno de la materia? Che dunque? Ella e fonte de V attualita. Volete, ch' io vi dica di vantagg-io , e vi faccia veDice lui , la dere , in quanta assurdita sia iucorso Aristotele ? in

materia essere atto?

Or

potenza.

Rispondera una gran

dimandateg-li

,

qnando sara

moltitudiue con esso lui:

in

Quando

Or aggiungi e dhhanda: Che cosa e quella, che ara la forma. 1' essere di novo ? Risponderanno a lor dispetto : 11 composto,

ha

per die essa e sempre quella

, non si rinova, quando del leg^no e clie al legno veg-na novo essere, fatta la statua , non diciamo , per che niente piu o meno 6 legno ora , ch' era prima , ma quello, che riceve lo esser e 1' attualita, e lo che di novo si produce, il composto, dico, la statua. Come adunque a quello dite appartenere la potenza , che mai sara in atto , o ara 1' atto ? Non e dunque la materia in potenza di essere , o la che pu6 essere, per che lei sempre e medesima et immutabile, et e quella, circa la quale e ne la quale e la mutazione , piu tosto che quella, Quello, che si altera, si aumenta , si sminuisce, che si muta. si corrompe , sempre , secondo voi medesimi si muta di loco , Peripatetici , e il composto , mai la materia per che dunque dite or in atto ? la materia or in potenza , Certo non e chi debba dubitare , che o per ricevere le forme , o per mandarle da se, quanto a 1' essenza e sustanza sua , essa non riceve maggior e minor attualita , e pero non esser ragione , per la quale venga detta in potenza , la quale quadra a ci6 , ch' e in contiuuo moto circa quella , e non a lei , ch' e in eterno stato , et e causa del stato piu tosto. Per che, se la forma secondo 1' essere fondauiciitale e specifico e di semplice et invariabile essenza , non solo log'icamente nel concetto e la ragione , ma aneo fisicamente ne la natura , bisog-nara che sia ne la perpetua faculta de la materia , la quale e una potenza indistinta da 1' atto , come in molti modi ho esplicato , quando de la potenza ho tante volte discorso. Pol. Quaeso , dite qualche cosa de lo appetito de la materia, a fin che prendiamo qualche risoluzione per certa altcrazione tra

e lion la materia

non

si

;

Come ne

muta.

cose

le

artificiali

,

;

me

e Gervasio.

G e r. Di grazia fatelo , Teofilo , per che costui mi ha rotto capo con la siinilitudine de la femina e la materia, e che la donna non si contenta meno di maschi , che la materia di forme, ,

il

e via discorrendo.

Teo.

Essendo che la materia non riceve cosa alcuna da la Se, come abbiamo per che voJete, che 1' appctisca? ella manda dal suo seno le forme, e per conseg-uenza

forma, detto, le

ha

in

se

che

og-ni

come

,

quelle forme

,

che

volete

,

Non appetisce che le appctisca ? si cangiano nel suo dorso ; per

giornalmente

cosa ordinata ajipetisce quello

Che pud dare una cosa

corrottibile

,

dal che riceve perfezioue.

ad

una cosa eterna?

una


!

279 come e la forma di cose scnsibili, la quale moto, acl una cosa cterna? ad un' altra tunio perfetta , che , se beu si contempla , e 1111 esser divino ne le cose, come forse volea dire David de Dinanlo male inleso da oosa

imperfetta,

sempre

e

alcuni,

die

in

la sua

riportano

opinione?

esser conservata da quella; per

serva

cosa

la

eterna;

clie

la

Non

la desidera,

per

cosa corrottibile non con-

clie e manifesto, che la materia forma piu tosto deve desiderar la materia, per perpetuarsi; per che, sej>arandosi da quella, perde 1* essere lei , e non quella , che ha tutto eio , che aveva , prima che lei si trovasse , e che puo aver de le altre. Lascio , che quando si da la causa de la corruzione , non si dice , che la forma fugge la materia, o che lascia la materia, ma piu tosto, che la materia rigetta quella forma, per prender P ultra. Lascio

conserva la forma:

oltre

onde

tal

a proposito, che nou abbiaino piu rag-ion di dire, che la mateforme, che per il contrario le ha In odio parlo di quelle , che si generano e corrompono per che il fonte de le forme, clr e in se, uon puo appetere, atteso che non si appete lo che si possiede , per che per tal ragione , per cui si dice ria appete le

appetere

quando

—

che

lo

lo

tal

volta

—

o produce, medesimamente puo dir, che 1' abbomina , anzi

riceve

rigetta e tog-lie "via

,

si

piu poteutemente abbomina

che appete , atteso che cteruainente , forma numerale , che in breve tempo ritenne. Se dunque ricorderai questo, che quanlo ne prende, tanlo ne rigetta, devi egualmente farmi lecito di dire, ch' ella ha in fastidio,

rigetta quella

come

io

ti

faro dire,

Ger. Or

ma

ch' ella

ha in desio.

ecco a terra non solameute

li

castelli di Poliinuio,

ancora d'allri, che di Poliinuio!

Pol. Parcius ista vin's tamen ob/'ic.'crtcJa memento! Die. Abbiamo assai couipreso j>er oggi. A rivederci do'iani!

Teo. Dunque

a dio


280

DIALOGO QUINT O. T E

dunque

e o f

o.

i 1

infinito, immobile. Una, dico, e la una la uno 1' alto una la forma o aiiima materia o corpo , una la cosa , una lo ente , uno il massimo et il qnale non deve posser essere compreso , oil imo e per6 infi1'

universo uno,

possibility assoluta,

,

,

,

nibile et intermihabile, e per tanto infinito et interminato, e

per

eonseguenza immobile. Ouesto non si muove localmente; per clie non ha cosa fnor di se , ove si trasporte , atteso clie sia il tutto. Non si genera per clie non e altro essere , clie lui possa ;

desiderare o aspettare, atteso

corrompe

;

per

clie

lui sia ogni cosa.

non e

clie

Non

abbia tutto lo essere.

altra cosa

in cui si cange

,

Non pu6 smiuuire

o crescere,

,

si

atteso cbe ch'

atteso

e

aggiongere, cosi e da cui non si puo siittrarre , per cio clie lo infinito non ha parti proporzionabili. Non e alterabile in altra disposizione , per cbe non ha esterno , da cui patisca , e per cui venga in qualche aifezione. Oltre che , per comprender tutte contrarietadi ne 1' esser suo , in unit a e convenieuza , e nessuna inclinazione posser avere ad alinfinito,

a cni

come non

novo essere , puo esser soggetto tro e

si

pud

o ]>ur ad altro et altro

modo

d' essere

,

non

mutazione secondo qualita alcuna , ne pu6 aver coulrario o diverso, die V alteri, per che in lui e ogni cosa concorde. Non e materia , per che non e figurato , ne figuNon e foyna; per che rabile, non e terminato, ne terminabile. non informa , ne figura allro , atleso che e tutto , e massimo , e uno , e universo. Non e misurabile , ne misura. Non si coinNon si e compreso; per prende; per che non e maggior di se. che non e minor di se. Non si agguaglia; per che non e altro Essendo medesimo et uno , non et altro , ma uno e medesimo. ha essere et essere , e per che non ha essere et essere , non ha parte e parte, e per cio che non ha parte e parte , non e composto. Ouesto e termine di sorte, che non e termine; e talmente forma, che non e forma

;

di

e talmente materia

che non e materia

,

mente anima, che non e anima per che e ;

il

;

e tal-

tutto iiidifferentemente,

e pero e uno, 1' universo e uno. In questo certamente non e maggiore 1' allezza , che la lunghezza e profondita ; onde ]>er certa similitudine si chiama, ma non e, sfera. Ne la sfera medesima cosa e lunghezza, che larghezza e profondo

ma

,

per che hanno medesimo

ne runiverso medesima cosa e larghezza, lunghezza e profondo , per che medesimamente non hanno termine , e sono infinite. Se non hanno mezzo , quadrante et altre misure , se non vi e misura, non vi e parte pvoporzionale , ne assolutamente parte, termino;


281 die differisca dal Uiito. Per die, se vuoi clir parte Jo 1' infinite, bisogna dirla infinito; s' e inlinito, concorre in uno essere con

dunque L'universo e uno, non si trova difTcrcnza

ditto:

il

ne

infinito,

infinito

1'

come

d' altro

alfro,

et

certo

1'

come

,

infinito

E

hnpartibile. di

e parte

tutto

,

se e

Sotlo la com-

e uno.

preusione de 1' infinito non e parte maggiore e parte minore ; per die a la proporzione dc V infinito non si accosla pin una parte (pianlo si voglia magg-iore, clie un' alfra quanto si voglia minore: e perd nc I' infinita durazione non diffcrisce V ora da! giorno, il giorno da I' anno , 1' anno dal sccolo , il secolo dal momento, clie non son- pin li moment! e le ore, cue "li secoli , e non hanno minor proporzione cpielli , clie questi, a V eternita. Similmente ne 1' immenso non e differentc il palmo dal stadio, il stadio da la parasanga ; per clie a la proporzione de 1' immensitudine non pin si accosta per le parasanglie, cbe per i palmi. Dunque infinite ore non son pin, cbe infiniti secoli, et infinili palmi non son di maggior numero cbe infinite parasanglie. la proporzione , siniilitudine , unione et idenlita de 1' infinito non piii ti acco^ti con essere uomo , cbe formica , una stclla , cbe mi uomo ; per^cbe a quello essere non pin ti avvicini con esser sole, Juna , cbe un uomo, o una formica, e perd ne 1' infinito queste

per

A

,

cose sono indifferenti.

E

quello

cbe dico

,

di

queste

Or

cose di sussistenza particulare.

altre

1'

tutte

se

,

intendo di

tulle queste

1" infinito non sono altro et altro, non sono diffenon sono specie , per necessaria conseguenza non sono numero dunque 1' universo e ancor uno immobile. Ouesto, per cbe comprende tutto, e non patisce altro et altro essere, e non comporta seco ne in se mutazione alcuna, per conseguenza e tutto quello, cbe pud essere, et in lui , come dissi 1' altro giorno , non e differente V atto da la potenza. Se da la potenza non e differente

cose particular! ne renti

,

;

r

atto

e necessario, cbe in quello

,

et

ficie

il

come

la

e

,

il

:

per cbe

et

e.

,

la

linea,

la suj)er-

quella linea e

cosi

pu6 essere superficie

linea inovendosi

mossa

punto

il

fatta

corpo,

come

la

cosl

;

superficie

e con

il

da T esser linea, ficie,

differiscano

il suo llusso jmo farsi corpo. E necessario punto ne 1' infinito non dilferisca dal corpo per punto, scorrendo da 1" esser punto, si fa linea; soofrendo

puo moversi , dunque , cbe cbe

non

superficie

superficie

qnella

corpo

si

fa

corpo.

;

si

fa superficie; 11

punto

scorrendo da

1*

esser

super-

dunque,

per cbe 6 in potenza ad esser corpo , dove la potenza e

non diiferisce da 1" , una medesiina cosa. Dunque lindiucluo non e differente dal dhiduo, il simplicissimo da 1' infinito , il eentro da la circonferenza. Per cbe dunque l* infinito ditto quello, cbe pad essere, e immobile; per cbe in lui tutto e indifferente , e irio; e per cbe ba tutta la grandezza e perfezione, cbe si possa oltre e< oltre avere , e massimo et ottimo immenso. Se il punto non esser corpo

r

atto

e

ft


282 corpo,

differisce dal 1'

infinito,

mare ,

1'

clie

il

centro da

la

massimo dal minimo,

il

circonferenza,

sicuramente

da

finito

il

]>ossiamo

affir-

universo e tutto centro , o die il ccutro de 1' uiii, e die la circouferenza lion e in parte alcuna,

verso e per tutto

per quanto e differente dal centro , o pur clie la circonferenza e per tutto , ma il centro non si trova in quanto cL' e differente da qnella. Ecco , come non e possibile , ma necessario , clie 1' ottimo , massimo , incomprensibile e tutto , e per tutto , e in tutto, per clie come semplice et indivisibile puo esser tutto, esser per tutto detto,

universo , e centro per cui uno e tutto.

prendendo

tutto

giano?

1.'

quale

,

essere in se

,

,

di essere.

clie

cose de

non

1'

tutti

i

E

di

qnesta

per

;

di essere

modi

essere

uno in

tutto

clie

clie

cerca altro essere

clie

,

e la

differenza

quello comprende

ma

,

T

tutto 1'

essere

™ere

,

,

piatita

uno animale.

sere totalmeute,

cosa ,

clie sia

comprende

uomo,

accidenti di cavallo et

et

,

e

ma

,

E non puo atlualmente aver tutte le per clie molte fonne sono iucompassibili o per essenio contrarie , o per apparteuer

a specie diverse: come non puo essere medesimo supposito

una

altro

universo e le

1'

tra

essere.

in medes^ino soggetto

sotto

e

dunqne le cose si canforme? Vi ris-

di qneste ciascuna lia tutto

;

circostanze et accidenti

viduale

,

esseudo tutte le cose , e comviene a far , clie ogni cosa sia

Per

direste:

1'

vanamente

stato

inabita tutte le ])arti de

particulare si forza ad altre

universo

modi

,

non e mutazione

pondo

futti

mi

la materia

modo

die ha

ci6

II

Ma

non e

cosi

tutte le cose,

tli

1'

in ogni cosa.

E

essere in tutto.

,

Giove empie

clie

per

clie

ciascuno sono infinite altre.

indi-

dimension!

di

Oltre quello comprende tutto lo esestra et oltre 1' infinito essere non e

non avend'o estra

tutto lo essere,

solto

,

ne oltra

ma non

:

di queste poi ciascuna

totalmeute,

Perd intendete ,

per

clie

oltre

tutto essere in tutto,

Pero intentotalmeute et omnimodamente in ciascuno. come ogni cosa e una , ma non unimodamente. Peru non la sustanza e 1' essenza, il falla clii dice, uno essere lo ente, quale come infinito et interminato , tanto secondo la sustanza,

ma non

dete

,

quanto secondo la durazione , tanto secondo la grandezza , quanto secondo il vigore, non ha ragione diprincipio, ne di principiato; per dfc, concorrendo ogni cosa in unita et identita, dico medesimo essere viene ad avere ragione assoluta e non rispettiva. IVe 1' uno infinito , immobile , cli' e la sustanza , cli' e 1' ente, clie , per essere modo e il numero , vi si trova la moltitudine , moltiformita de 1' ente , la quale vieue a denominar cosa per

uuo, ma moltiprofondamente considerando con li filosofi naturali , lasciando i logici ne le lor fantasie , troviaino , clie tutto lo che fa differenza e numero , e puro Ogni produaccidente, e pura figura, e pura complessione. cosa,

non

modo ,

e moltiforme, e moltifigurato.

fa questo,

che lo ente

sia pin clie

Pert*

,


283 di qual si voglia sorte ch' ella sia , e un' alterazione, riinanendo la sustanza scinprc medesima ; per clie non e die una, Ouesto lo La possuto intendere immortale. lino ente divino , ma aspetta la mutazione. Pitagora, die noil leine la morte,

zione,

possulo

L' lianno

intendere

persi,

se non vogliamo

Questo

lo

sotto

sole

il

tutti

volgarmente

cliiamati

(ilosoli,

ue corroin-

uiente dicono geuerarsi secondo sustanza,

clie

fisici,

ha inteso Salqinone,

ma

,

quel

sono ne

tutte le cose

e

cli' I'

clie

inodo

1'

alterazione.

non esser cosa nova Avete dunque , come

dice,

fu gia prima. , e V universo e in tutte le cose,

,

universo

e cosi tulto concorre in una per-

quello in noi;

noi in qnello,

in questo

noininar

ecco Ecco come non doviamo travagliarei il s|)irlo Per clie questa come cosa non e, per cui sgomentarne doviamo qnesto uno e eterno, unita e sola e stabile, e sempre riinanc:

fetta unita.

!

!

ogni volto, ogni faccia anzi e nulla

hanno -

ritrovata

,

ogni altra cosa e vanita, e come nulla, Quelli filosofi questo uno.

lo ch' e fuor di

tulto

sua

la

arnica

Medesima cosa

questa

unita.

unita.

Hanno saputo

Sofia,

li

quali

a fatto e la Sofia

tutti dire,

clie

vero,

hanuo ,

uno

ritrovata

la verita et

,

la

enie son la

hanno inteso: per che altri hanno ma non hanno compreso il modo Aristotele tra gli altri, clie non d' intendere di veri sapienti. ritrovo Y uno , non ritrovo V ente , e non ritrovo il vero , per che nou couobbe come uuo lo ente; e ben che fusse stato libero di prendere la significazione de 1' ente, commie a la sustanza e

medesima cosa, seguitato

ma non

modo

il

tutti

di parlare,

accidente, et oltre di distinguere le sue categorie secondo tanti geni e specie per tante differenze, non ha lasciato per6 di essere non meno poco avveduto ne la verita, per non profondare a la

1'

indiflerenza de la costante uatura ben secco con maligne esplicazioni, e con leggiere persuasioni pervertere le sentenze de gli antichi, et opporsi a la verita, non tauto forse per imbecillita de 1' iutelletto,

coguizione di questa et essere,

e

come

unita et

sofista

quanto per forza d' invidia et ambizione. Die. Si che questo mondo, questo ente, vero, universo, imnienso in ogni sua parte e tutto; tanto che lui e infinito, La onde cio , ch' e ne 1' universo al rilo istesso ubi que. guardo de V universo , sia che si vuole a rispetto de gli altri particolari corpi , e per tutto, secondo il inodo de la sua capaper che e sopra , k sotto , infra , destro , sinistro , e secondo city tutte differenze locali, per clie in tutto lo infinito son tutte quesle Ogni cosa, clie prendemo ne 1' unidilferenze, e nulla di queste. <vpi-so, per clie ha in hit quello, ch' e tutto per tutto , comprende ben che non totaliuente, in suo modo tutta V aninia del mondo , ,

:

come

gna

di quello.

que

abbiamo detto , Peru, come

lo sia,

la

quale e tutta in qual

si

voglia parte

uno, e fa uno essere, o.r.ncosi nei mondo nou e da credere che sia pluraPta lo

atto e


;;

284

A

, e di quello , die veramente e ente. presso so, che avete come cosa manifesto, che ciascimo di tutii qtiesti moiidi iimumerabili , clie noi veggiamo ne 1' miiverso , non sono iii quello tanto come in un luogo conthiente, e come in un intervallo e spazio , quanto come in uno comprcnsore , eonservatore, motore , efficiente , il quale cosi tutto vien compreso da ciascuno di qnesti mondi, come 1' aniuia tutta da ciascuua parte del mepero ben clie un particolare mondo si muova verso e desimo

dl sustanza

;

1'

circa

meno

altro

come

,

la terra al sole

e circa

,

il

sole

niente di

,

ne circa anima , anco , a cui da 1' essecondo il dir comune , e in iiiiia la sere, et insieme insieme e individua, e per tanto modes imamente de

al rispetto

ma

quello,

e iu tutto

senza de

miiverso nulla

1'

miiove verso

si

come gran mole

Oltrc volete, che

in quello.

si

1'

et in qual si voglia parte intierameute

,

miiverso

1'

una ne

e

1'

infinito

et in

,

,

:

cosi la es-

qual

si

voglia

cosa presa come membro di quello , si che a fatto il tutto , et ogni parte di quello viene ad esser uno , secondo la sustanza

onde non essere inconvenientemente detto da Parmenide uuo infinito , immobile , sia clie si vuole de la sua intenzione , la quale Dite , che quel e iucerta , riferita da non assai fidel relatore. tutto , che si vede di dilferenza ne li corpi , quanto a le forma,

zioni

complessioni

,

nitadi

,

non e

volto labile

,

altro

,

e

,

colori et altre proprietadi e

corrottibile di

,

come agglomerati

,

uu immobile , perseverante figure e membri , ma ,

fonne

in cui son tutte

quale non e distinto da 1' osso ; il nervo

non altrimenti che nel .seme

braccio da la maiio

il

la

qual

distiuzione

viene a produrre altra e nuova sustanza, atto e

compimento

comu-

che un diverso volto di medesima sustanza

mobile

et eterno essere Indistinti

figure,

,

,

certe qualitadi

circa quella sustanza.

E

,

,

nel

non

viene a ponere in accidenti et ordini

dice del

si

,

busto dal capo,

e sglomeramento

ma

dilferenze

quel, che

il

,

seme

al riguardo

de le membra de gli animali , medesimo si dice del cibo al rimedeguardo de 1' esser chilo , sangue , flemma , carne , seme simo di qualch' altra cosa , che precede 1' esser cibo , o altro medesimo di tutte cose, montando da 1' iufimo grado de la natura sino al suj)remo di quella , montando da 1' university fisica conosciuta da filosofi a 1' altezza de 1" archetipa creduta da teologi , se ti piace, sin che si doveuga ad una or iginale et universale sustanza medesima del tutto, la quale si cbiama lo ente, fondameuto di tutte specie e forme diverse , come ne 1' arte fabrile e una sustanza di legno soggetta a tutte misure c figure, che non son legno , ma di legno , nel legno , circa il legno. Per6 tutto quello , che fa diversita di geni , di specie , dilferenze, ;

proprietadi,

tutto,

clie

alterazione e cangiamento

consiste ne la generazione, ,

non e eute

,

dizione e circostanza d' ente e d' essere ,

corruzioue,

non e essere , il quale e uno

ma .

con-

infinito,


;

285 immobile, soggelto, materia, vita, annua , vero e buono. Voletc, die, per essere lo enle indivisibilc e semplicissimo , per die e infinito, et alio ditto

ditto

in

ogm

e ditto in

,

—

parte,

modo,

in

—

non die diciamo parte ne lo infinito, non parte de lo infinito possiaino pensar in modo aleuno , die la terra sia parte de lo sole parte de la sustanza , essendo quella iinpartibile bene e ledto dire sustanza de la parte, o pnr meglio .sustanza ne la parie. Cosi come non e ledto dire, parte de 1' anima esser nel braccio, parte de 1' anima esser nel capo , ma la sustanza de la si bene V anima ne la parte , cb* e il capo , parte o ne la parte, elf e il braccio; per die lo essere porzione, parte, membro, ditto, tanto, qua n to , maggiorc, minore, come

ente,

ma

il

si

qnesto

come quello,

,

concordanle

di quello,

questo,

di

diffe-

,

rente e di altre ragioni, die non signibcano imo assolulo , e per6 non si possono riferire a la sustanza , a 1' uno , a 1' ente , ma

per la sustanza e

forme

ne

,

1'

uno

e circa lo ente

,

come commiemente

cosi

;

essere la quantita,

relazione,

qualita,

,

dice

si

come modi

azione

ragioni

,

una sustanza,

circa

passione et

,

altri

uno ente suinmo , nel quale e indifferente P atto da la potenza, il quale pud essere ditto assolutamente, et e tutto quello, die pno essere, e complicata'mente uno , iinmenso , infinito , die comprende tutto lo essere , et e escircostanti geni: lalmente

plicatamente in quest! et atto,

ne

l'

sensibili,

corpi

die veg-giamo in

potenza

in la dislinta

et

Pero voletc,

essi.

die

quello

cb'

e

generato e genera , o sia equivoco o univoco agente , come dicono quei , die volgarmcnte filosofano , e quello , di die si fa Per il cbe la generazione, sempre sono di medesima sustanza. non vi sonara mal ne P orecchio la sentenza di Eraclito, die disse

,

uno,

tutte le cose essere

se tutte le cose

guentemente

quale per la mutabilita ba in

il

e per die tutte le

;

difinizioni

le

tulte

gli

forme sono convegnono,

in esso

,

conse-

e per tanto le

E quello, die fa la lnolne le cose , non e lo ente , non e la cosa , n\a quel, cbe appare , cbe si rappresenta al senso , et e ne la superfide de la cosa. ÂŁ Oltre questo vog-lio, die apprendiate piu Cosi e. J' co. e di questo fondamento capi di epiesta importantissima scienza,

contraditlorie enunciazioni son vcre.

titudine

de

solitlissimo

veritadi

le

voglio, cbe nolia!c_, la

natura

ascende

discende la

a

Lascio, cbe con Platonici,

a

la

cognizion

P unita proccde

a

P il

e secreli

essere una e

produzion di

di

quelle,

de

Prima dunque

natura.

medesima

cose,

le

e cbe

per

scala,

1'

uno

e

e

1'

V

la

quale

intellelto

altra

da

unita, passando per la moltididine di mezzi.

suo

modo

a la moltitudine de

di lc

filosofare

cose,

li

Peripaletici, e molli

come

al

mezzo,

fanno

purissimd atto da uno estremo, e la pnrissima potenza da Paltry; come vogliono altri per certa metafora, con-

precedere

il


286 venir le tenebre e la luce a la costituzione d' iunumerabili gradi figure e colori: a presso i quali, die coneffigie, siderano clui principj e dui principi, soccorreno altri neinici et di forme,

impazienti

poliarchia

tli

,

e fanno concorrere que' doi in uno, che

medesimamente e abisso e tenebra profonda

impenetrable

et

die

,

cliiarezza

,

e luce

volendo

oscurita

,

luce supenia et inaccessible.

Secondo

e disciorsi da die ricorre a le a fin die o per quelle , o lnatematiclie et imaginabili figure , per la similitudine di quelle comprenda 1' essere e la sustanza de le cose , viene ancora a riferire la moltitudine e diversity di specie a una e medesima radice, coine Pifagora, che puose li

considerate 1'

,

imaginazione

1'

intelletto

,

a la quale e congionto

,

liberarsi oltre

,

fuudamento e sustanza puosero le sj)ecie consistenti ne le figure, di tutti il medeshno ceppo e radice intesero il punto, come sustanza e geno universale: e forse la superficie e figure son quelle, che al fine intese Platone peril suo mag no, che intese per il suo parvo, et il punto et atomo e quello , g-emini principj specifici de le cose, i quali poi si riducouo ad One' duuque , che dicono, inio , come ogui dividuo a 1' individuo. 1' uno , vogiiono , che le sustanze jl principio sustanziale esser son , come i numeri gli altri , che intendeno il principio sustanvogiiono le sustanze de J!e cose essere ziale come il punto , come figure; e tutti convegnono con ponere nu principio indiMa miglior e piu puro e il modo di Pitagora , che quel viduo. di Platone ; per che 1' unita e causa e ragione de la individuita e puntalita , et e mi principio piu assoluto et accomodabile a

numeri

priucipj specifici de le cose

unita

1'

di tutti

Platone et

;

altri

,

,

intese

che

;

I'

universo ente.

Ger. Per che Platone, che venne a presso, non fece similmente, ne meglio, che Pitagora? Teo. Per che volse piu tosto, dicendo peggio e con men comodo et appropriato modo , esser stimato maestro , che , dicendo migliormente e meglio , farsi riputar discepolo. Voglio dire

,

che la

che

molto bene

fine

il

veritfi ,

;

de

sua filosofia era piu la propria gloria, che non posso dubitar , che lui sapesse suo modo era appropriato piu a le cose corla

atteso

che

il

porali e corporalmente considerate, e quell' altro

modato ragione

et ,

1'

appropriable a imaginazione ,

queste, 1'

non meuo acco-

che a tutte l'altre,

intelletto

,

1'

una

e

V

altra

che la natura

Ognuno confessara, che non era occolto a fabricare. Platone , che 1' unita e numeri necessariamente esaminano e donano ragione di punto e figure, e non sono esaminati, e non prendeno ragione da figure e punti necessariamente , come la sustanza dhnensionata e corporea dipende da 1' incorporea et individuale; oltre che questa e assoluta da quella, per che la rasapesse

gione di numeri

si

trova senza quella di misura,

ma

quella noi


287 pno essere assoluta da si

qttesta

,

per

clie la

trova sen/a quella di Humeri; pero

1'

ragione di misure non

aritmetica similitudine e

proporzione e pin accomodata , che la geometric?, per guidarne per mezzo tie la moltitudine a la conlcmjdazioue el apprensione elie , per essere unica e radical di quel prhicipio indivisible, siist;mza di tulle cose, non e possibile, cli' abbia un cerlo e determinate nome, e tal dizione , die significhe |>iu toslo positha-

che privativainenle , e pero e stato detto da altri imnlo , da altri unita, da altri infinito , e secoudo varie ragioni siiuili a (pieste. Agginng-i a quel, ch' e detto, che, qiiando I' iutelletto vuol coin-

va giinpUficando quanta) pud; d' una cosa , composizione e moltitudine se ritira, rigettando gli accident! corrottibili, le dimension! , i segui, le figure Cosi la luiiga scrittura a quello , che sottogiace a queste cose. e proiissa orazioue non intendeino, se non per contrazione ad

preudere

V

esseuzia

voglio dire,

da

la

una semplice iutenzioue. L" iulelletto in questo dimostra apertaineute , come ne V unita consista la sustanza de le cose , la quale Credi , clie sarebbe va cercando o in verita, o in similitudine. consumalissiino e perfettissimo geometra quello, the potesse conIraere ad una iutenzioue sola tutte le inlenzioni disperse ne' principj

d'Euclide;

logico

perfettissimo

chi tutte le intenzioni con-

Ouindi e il grado de le intelligenze; per che le iuferiori non possono intendere molte cose, se non con molte specie, similitudini e forme; le superiori intendeno migliormente La prima con poche le altissime con ])Ochissime pen'eltamente. intelligenza in una idea ])erfettissimainente compreude il tutlo ; la traesse ad una.

;

divina mente, e la unita assoluta senza specie alcana e ella meCosi dunque , moiidesimo lo che intende , e lo ch' e inteso.

tando noi a la perfetta cognizione, andiamo coni|)licando la moltitudine, come, discendeiidosi a la produzione de le cose, si va esplicaudo

1"

unita.

11

discenso e da uno ente

ad

infiuiti

indi-

ascenso e da questi a quello. vidui, Per coucbhidere dunque qnesta secouda considerazione, dico, che qtiando aspiriaino, e ne forziamo al principio e sustanza de le e specie

cose,

demo

facciamo

inntimerabili

;

progresso verso

esser gionti al primo ente

lo

1"

jndivisibflita,

et universal

giammai cre-

e

sustanza

,

sin

che

siamo arrivati a quell' uno individuo , in cui tutto si compreude; Ira tanto non pin crcdemo coin])reudere di sustanza e Quindi che sappiamo eoinprendere d" indivisibility. d' essenza, Peripatetici e Platonici infiuiti individui riducono ad una iudii

non

victua ragione di

molte specie,

innuinerabili specie coinpreiulono

che fussero primo volse una cosa; la qual cosa et eufe e compresa da costoro come un nome e dizione , et una logica iutenzioue , et in fine una unita; per che trattando fisicameute poi, uou conosceuo uu principio di realita et essere di sotto determinati geni

dieci

,

quali Archita

determinati geni ad uno ente,

,


288 ch' e,

tutlo quel,

quel

come una intenzione e nome comune

dice e si

si

clie

d' intellclto.

iinbecillita

a tutlo

comprende il che ccrto e accaduto per Terzo devi sap ere , che, essendo la su;

siauza et essere distinto et assoluto da la quantita, e per conseguenza la misura e nuinero non e sustanza, ma circa la sustanza,

uon ente , viamo dire

ma

cosa di ente

la sustanza

,

senza misura

e pero

,

,

avviene

,

essenzialmente

ima

nccessariamente do-

clie

numero

essere senza

et individua in tutte le

e

cose partico-

hanno la sua particularity dal numero, cioe da sono circa la sustanza. Onde clii apprende Poliiimio come Poliiimio , non apprende sustanza parlicolare , ma sustanza nel particolare, e ne le differenze, che son circa quella, la quale ])er esse viene a ponere questo iiomo in numero e moltiQua, come certi accidenti umani fanno tudine sotto una specie. moltiplicazione di questi chiamati iudividui de 1' umanita , cosi certi accidenti animali fanno moltiplicazione di queste specie de

lari,

le quali

cose,

clie

1'

Parimenti

animalita.

certi accidenti vitali

fanno molti])licazione

T Non altrimenti certi accidenti cordi questo animato e viv ente. di corporeita. Similmente certi accimoltiplicazione fanno porei

sussistenza

di

denti

fanno moltiplicazione

In

sustanza.

di

tal

inaniera certi accidenti d' essere fanno moltiplicazione d' entita, Quarto prendi i segni e le verita, unita, ente, vero , uno. verilicazioni

per le quali conchiuder vogliamo,

,

cose tutte

pare

,

iterata

li

contrarj con-

onde non fia difficile al fine iuferire , che le sono uno , come ogni munero , tanto ]>are quanto im-

correre in uno

,

tanto infinito quanto finito

con

il

finito

pone

il

,

si

riduce a

numero , e con

1'

1'

unita

infinito

,

la quale

nega

il

nu-

prenderai da la matematica, le verificazioni da Or quanto a' segni, dile altre facultadi morali e speculative. temi , che cosa e ])iu dissimile a la linea retta , clie il circolo ? Che cosa e ]>iu contrario al retto , che il curvo? Pure nel prin-

mero.

I segni

li

e mininio concordano ; atteso che, come divinamente no<6 , inventor de' pin bei secreti di geometria , qual dili'eOltre renza trovarai tu tra il minimo arco , e la minima eorda ? nel massimo, che dilferenza trovarai tra il circolo infinito e la Non vedete, come il circolo, quanto e pin grande, linea retta?

cipio il

Gusano

approssimando a la rettitudine? ])iti con il suo arco si va Chi e si cieco , che non veda , qualmente 1' arco B B , per esser el' arco C C pifi grande che , pin grande , che 1' arco l' arco 1Âť B , e 1' arco J) D pin che gli altri tie , riguardano ad

tanto

AA

esser parte

nansi

a

significata

maggior circolo, e con questo pin e piu avvicircUifudme de la linea infinita del circolo infinito per ? R.?

la

di


; i

289

UCBA

ABCD

Quivi certamente bisogna dire e credere, die, si come quella linea, ch' e piu grande, secoado la ragione di maggior grandezza, e anco piu retta, siinilmenie la massima di tutte deve essere iu piu di tutte retta, tanto cbe al fine la linea retta vegna ad esser circolo infinito. Ecco dunque, come noil solamente il massimo et il miniino convegnono in uno essere, come altre volte abbiaino dimostrato, ma ancora nel massimo e nel minimo vegnono ad essere uno et indiiferenti li contrarj. Oltre , se ti piace comparare le specie finite al triangolo , per che dal primo finito e primo tenninato tutte le cose finite s' in— tendeno per certa analogia participare la finitudine e la terminasuperlativo infinita

zioue come in tutti gem li predicati analogi tutti prendeno il grado et ordine dal primo e massimo di quel geno per tanto cbe il triangolo e la prima figura, la quale non si pud risolvere in altra specie di figura piu sempiice, come per il contrario il quadrangolo si risolve in triangoli , e pero e primo fondamento d' ogni cosa terminata e figurata trovarai, cbe il triangolo, come non si risolve in altra figura, similmenle non pad procedere in

:

triangoli, di quai

tre angoli sieno inaggiori o iniuori

, ben cbe quanto a la inagnitudine maggiore e minore , minima e massima. Peri , se poui (in triangolo infinito non dico realmente et assolulamente per cbe i' infinito non ba figura, ma infinito dico per supposizione, e per quanto angolo da luogo a quello, cbe vogliamo dimostrare quello non ara augolo maggiore, die il trian°olo

sieno

varj

e

li

diversi,

di

varie

e

diverse

figure,

minimo

finito

non solo cbe

,

sciando stare la

li

mezzani

et altro

massimo.

coni])arazionc di figure e figure,

La-

dico di trian-

goli e triangoli, e preudendo angoli et angoli, tutti,

quantuuque

grand! e piecioli , sono eguali , come in questo qtiadro appare, il quale per il diainetro e diviso in tanti triangoli dove si ,vede, cbe non solamente sono uguali gli angoli retti di tre quadrat ma anco tutti gli acuti, che risultano per divisione di :

ABC,

detto diainetro

,

cbe costituisce tanti al doppio triangoli

eguaii angoli:

19

,

tutti

di


290

\

.


291 principio

non dove essere cosa alcmia do

le prineipiate?

Se

cosi

e, obi deve dubitare d' affirniare, die il principio noil e caldo, ne freddo, ma uno mcdesimo del caldo e del freddo? Onde avviene , die mi contrario e principio de 1' altro, e die per6 le trasmutazioni non son circolari, se non per essere 1111 soggetto, mi principio, mi termine, et una continuazione et un concorso de

mio e I' uno ;

miniino

minimo

freddo

son prende il Quiiidi e aperto , die non principio del molo verso il freddo. solo accorrcno tal volta i dui massimi ne la resistenza , e li dui minimi ne la coucordanza , ma etiam il massimo et il minimo per la vicissitudiue di trasmutazione ; onde non senza cagione ne 1' otlima disposizione sogliono temere i medici, nel supremo grado Clii non vede , uno de la felicitu son pin timidi li providi. L' ultimo essere il principio de la corruzioue e generazione ? Non diciamo iusieme, del corrotto non e principio del generato ? Certo , se tolto cpiello, posto questo, era quello, e questo? I>en misuraino , veggiaino, die la corruzioue non e altro, die mia generazione, e la generazione non e altro, die una corru1' amore e un odio , 1' odio e un amore al fine. L' odio zioue i'

altro;

lutto

dal

il

tennine

del

caldo

et

inassiino

il

caiore

si

:

del contrario e amore del couvenicnte ; 1' amor di questo e l'odio In sustanza dunqiie e radice e una medesima cosa di quello. amore et odio , amicizia e lite. Da onde pin comodamente cerca

medico , die dal veleno ? Chi porge megiior teriaca, Una poNe' massimi veneni ottime medicine. Or onde credi , die cio tenza non e di dui contrarj oggetti ? die cosi uno e il principio de 1' essere, sia , se non da quel , come uno e il principio di concepere 1' uno e 1' altro soggetto , e die cosi li contrarj son circa- un soggetto, come sono appresi da uno e medesimo senso ? Lascio, die 1' orbicolare posa nel piano, il concavo s' acqueta e risiede nel convesso, 1' iracondo vive gionto j>iace 1' umile , al supei-bissimo massimamente a al paziente , 1' avaro il Lberale. In couclusione , clii vuol sapere li massimi secreti di natura, riguardi e contemple circa li minimi e massimi Profonda magia e trar il contrario, de li contrarj et oppositi! questo tendeva con dopo aver trovato il punto de V miione. ponendo la privazione, a cui A il pensiero il povero Aristotele, 1'

antidoto

die

la

il

vipera?

A

congionta certa disposizione , come progenitrice , parente e madre de la forma ; ma non vi pote aggiungere. Non lia possuto arrinel geno de I' opposizione, ridie, non discendendo a la specie de la contrariety , non giunse ne fisso gli ocdii al scopo: dal quale erro a tutta passata , dicendo, i contiarj non posser attualniente convenire in soggetto medesimo. Pol. Alta-, rara- e singularulente arete determinato del Ma vi tntto, del massimo, de V ente, del principio, de T uno. varvi

,

per die, fermando

mase inceppato

di

il

maniera,

pie


;

292 veder distinguere de 1' unita, per che trovo un Vaeh soli! Oltre che sento grande augoscia per cfuel, die nel mio marsupio e crumena non vi alloggia pift, che un vedovo soldo. Teo. Ouella unita e tutto, la quale nou e esplicata, non e

Torrei

sotto disfribuzior.e e distinzione di

iu intenderesti forse,

immero ,

e tal singularita, che

ina ch' e complicanle e coinprendente.

Pol. Exemplum! per che a

dire

vero, intendo,

il

ma non

capio.

T e o. Come cante ,

il

deuario e una unita similmente , ma complinon ineno e unita , ma pin complicante , il

il

centeuario

meno che 1' altre, ma molto pin compliOuesto , che ne 1' aritmetica vi propono , devi pifi altaII sommo bene, c semplicemente intenderlo ne le cose tutte.

millenario non e unita cante.

il

sommo

appetibile, la

somma

perfezione, la

somma

beatitudine

Noi ne dilettamo nel colore , ma non in uno esplicato , cpialuncjne sia , ina massime in uno, che complica tutti colori. Ne dilettamo ne la voce, non in una singulare , ma in una complicante , che risulta da V armonia Ne dilettamo in uno sensibile , ma massime in quello, di molte. che comprende in se tutti sensibili , in uno cognoscibile , che comprende ogni cognoscibile , in uno apprensibile , che abbraccia tutto che si puo comprendere , in imo ente , che complette tutto, massime in quello uno , ch' e il tutto istesso. Come tn , Poliinnio , ti dilettaresti pin ne 1' unita di una gemma tanto preziosa, che contravalesse a tutto 1' oro del mondo, che ne la moltitudine di migliaja de le migiiaja di tai soldi, di quali ne hai imo in borsa. Pol. OptimeJ G e r. Eccomi dotto , per che , come chi non intende uno, non intende nulla , cosi , chi intende veramente uno , intende tutto e chi pin s' avvicina a V intelligenza de 1' uno , s' approssima consiste ne

unita

,

P apprension

pin a

D

I'

i

c.

Cosi io

,

che complica

il

tutto.

di tutto.

se ho ben coinpreso

chito da la contemplazione del Teofilo

,

,

mi parto molto fidel

arric-

relatore de la no-

lana filosofia.

Teo. Lodati inhnita

,

sieno

semplicissima

principio et uno!

,

li dei, e magnificata da tutti viventi la unissima , altissima et assolutissima causa,


Errata

Co\ T.

P. 127.

I.

25. nnivcrso

.

— .135. — 37. — 167. — 31. — 181. — del — 196. — che _ 2i2. — 23. E — J45. — appnnto — 254. — 42. — 262. — 44. yo vogliamo sarifizio

I.

.

si

1.

7. si

.

6.

(lira -

T. 4.

II





195

B898W

v.l

377257


?mfc


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