DUKE UNIVERSITY LIBRARY The Glenn Negley
Collection
of Utopian Literature
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University Libraries
http://www.archive.org/details/operedigiordanob01brun
Ums&mm#4oibmwm#
.
Kja age sublimes tentet natura recessiis, jYaiji
tangente
Deo
cfervidus ignis en's/
O P E R E DI
GIORDANO BRUNO N O L A N
O,
ORA PER LA PRIMA YOLTA RACCOLTE E PLRBLICATE
ADOLFO WAGNER, DOTTORE.
DUE VOLUME.
IN
VOL.
I.
COL RITRATTO DELL' AUTORE.
L
W
E
I I
P 8 I A: D M A N
HBCCCXXX.
N.
INTRODUZIONE. scongiurato
dall' abisso de' secoli
JJ veder
,
dal tanfb e dalla
muffa delle biblioleche , anzi dal rogo, qual fenice dalle sue ceneri
,
un ingegno profondo e
riuascere alia diva luce
tal e quella,
seppur
colaliva,
sottile,
foriere e profeta di cognizione vevainente spe-
ricco e ardito,
ch' e
imbevuta ed impregnata
non potra non
della coscienza dell' elernita e necessita,
dilet-
tare cliiunque negli studj premurosi e severi del nostro pur
secolo ravvisa e saluta
1'
aurora
d'
una nuova
eta
,
comunque
esso travii in estremita precipitose e sembri inrigidire,
zino gli ostinati
ed encomiasti
difensori
Perche la viva rammentanza trasporta in forti
basti noininare
ponazio, dell'
della
triarsi,
d'
,
d'
Pico,
un
tradizione;
cieco
della
risultaincnti
questo
mondo
afiaticavano
si
sforzi d'
sbocciante,
a
1'
il
ci
le
quali
Pomnebbie
ai
pre-
desiderio di rimpa-
esilio,
ne'
campi e fondi
e la necessita d' agguagliare i
filosoliche con quelle della rivela-
zione, mentre dall' altra parte,
zia
tva'
abbandono superstizioso
dove stimolava
indagini
ancora
fatiche d' ingegni
dileguandosi andavano
mente umana,
delle
tramontaute,
filosofo
Hutteno, Erasmo,
Lutero, Melantone,
dopo un lungo ed ignominioso
ereditarj
dell' eta
Nolano
profondi e tranquilli,
indagatori
Cesalpino,
ignoranza
stigi
del
un secolo, dove, merce delle
e franchi,
o spi-
e quantunque lo calunnino o disprez-
rare in prette formole,
come
lo vuole
ignoranza,
ritardare
o
il
il
su e giu di
fauatismo e P astu-
ad opprimere que' nobili
emancipazione.
?*/^orr^ 377257
IV
Speriamo dunque, die ancor
la nostra fatica di raccoglier
queste poche opere ftaliane rarissime del Giordano
Bruno *)
sara tanto piu aggradita dagli scrutatori imparziali e spregiu-
quantoche egli perfino dagli avversarj
dicati,
uomo
e stato giudicato
non
e messo a profitto nizio; **) di
ostacoli
quantoche libere
per
di rado dal Gassendi, Cartesio,
indagini,
mondo
questo
e piu atta di qualsivoglia
porto
e
e piu forse ancora contro alle
petto nostro.
Pare anzi in
.
tore della verita di
e rinvigorisca e dalla vilta
quanto mai
vilegiati e forti di quel
non
si
chezza
ha durato
contro
gli
sua
la
gli
altra
mente
la
burrasche
alle
e agli scogli
sirti
di
instabile,
del
proprio
dovuto ad ogni mar-
fatti ufflzio
ritrattar
mondo a non
il
mai
sempremai ondeggiante ed
sensibile
Leib-
francamente vinti
eta,
quanto
sosta
trovar
singolare,
utilmente accettato
verita ,
la nostra
ad apprezzar giustamente
umana,
tuttavia
stessi
un grande ingegno
della
cultori
da' sinceri
anwnirato
fornito d'
acciocche
lite,
si ridesti
lasciar involarsi dall' ignoranza
hanno conquistato divino,
retaggio
gl'
ingegni pri-
quel palladio,
che
perde mai sennon con trascuranza colpevole e fiac-
Or, sebbene, principalmente dacche
ria.
fra noi altri
Tedeschi Jacobi e Scelling han rinfrescata la memoria di questo
premurosamente
raro ingegno,
ad
servire
difenderlo
e
esaltarlo
sia stato frugato quanto potea
contro
a' di
avversarj,
lui
che con bruciarlo hanno diffamato piuttosto se stessi, so lui
nulladiineno si desiderarono finora gli
,
desiini
cioe le di lui opere
,
*) Nic. Franc.
gua
ital.
f.
riihmter
fol.)
ecc.
(
Sulzb.
stor. lett. d' Ital.
—
G. Ijuhle Gesch.
/.
neUa
tier
lin-
neuern
—
Pliysiker
Gm. Mazsucchelli
1762.
sia notizia de' libri rari
—
Epoche der Wiederherstell. der Wissensch. T. II. Rixner's u. Sibcr's Leben und Lehrmein. be-
836. not.
TlraboscM **)
der
me-
perche in tanta lor rarita
si
LibJiot. ital.
(Venez. 1736. 4.) 147.
Philos. seit
r. 2.
Haym
;
ch' es-
atti autentici
scrittori
Rixncr
1.
c.
1824.
T. VII.
f.
d' Italia. f.
235.
8.
quad. V.
)
f.
10. n. 15.
—
467.
Vol. e
f.
II.
P. 3.
4. not. 3.
f.
2187.
(Bresc.
soltanto
due manoscritte, benche importanti, quelle
Delia
tlico
causa, principio ed uno, e DelP infinito universo e mondi, erano in pochissiine mani,
non erano sempre
e
perclie
si
letterati piu felici
i
que con questo offriamo brogliarci d' estratti
pubblico
al
Poiche dun-
owii per
daremo
filosofia,
della di lui vita esterna ed in tenia,
uno sbozzo
soltanto
d' essere e di pensare.
che in tanta abbondanza
In questo negozio ove accaderebbe,
ne scappasse o V una
di notizie letterarie
altro ne' coni-
cioe delle vicissitudini e
maniera
lui
di
e della
,
senza im-
di Iui scritti,
i
inurili,
prolissi
pendj della storia della
de' far! suoi
o
1'
altra,
soleremo con questo, che, avendo per lo piu, come i
susseguenti copiato soltanto
1'
inteltigenza del tutto,
tanto
per non
mancar
cd affinche non
lavori,
una
nota tutto
1'
a quanto
creda,
si
qualche nostra trascuranza, in
da esagerarsi od
affatto
con-
di
piu,
afiettarsi.
In-
titolo
richiede in sinuli
si
voler noi
orpellare
oppua* poca pratica,
arredo della
ci
si suole,
ne guari proniossa
precedenti,
i
sennon forse con un
merito non e troppo
siffatto
ed im-
accurati e religiosi, oppur rranquilli
parziali abbastanza per apprezzarle dovutamente.
ecco
una
rilegato
concernente
letteratura
il
Bruno. *)
*) Osservisi inanzl Iratto,
lera
e
torhido
assai
ciando
che
il
primo fonte delle notizie,
(ia\p. Scloppio a Ciirr. Rittershusio (v.
<Ii
il
Jordani
e iinpuro;
Bnmo
tanto
sarcasticamente
latra caninamente.
do Jordano
disqiiisit.
Buhle
Sterile e
1.
cioe la let-
c. f.
704. not.)
sfignrando
manca par e Car.
Bruno Nolano.
e sconSlcpft.
rrimisl. 8. ristatnpata
K. Simonclti Sainmlung Termischter Beitriige ecc. T. IT. in Acta liter, fasc. 5. T. I. p. 64. J. J. Zimmerman* diss, de atheismo Jordano Brnno impacto ; in Mns. IIel>et.
tuttavia in C.
—
S. 273
T. V.
p.
—
303. ed
557
— 602.
progr. de stndiis
T.
XXI,
p. 1
Jord. Brnni Nol.
_ 34. —
C. V. Kindervater Beitr. z. Lebensgesch.
D.M.kwiirdigk. I).
aus
der philos.
Lcssmann Giord. Bruno
226.
—
,
Welt.
—
Jord. Br., in
T.
I.
S.
—
Cusar's
8.) T. VII.
(Lips. 1788.
189
— —
Narrkeit. (Lips. 1785.) V.'.I.
Fldgel Gesch. der kom. Liter. (Liegn.
3 r;«5 7 ,
Chrisiiani
Kilon. 1770. 4.
in Cisalpinische Blatter
Adclung Gesch. der menschl.
S. 241. gg.
des
Em.
Guih
mathematicis.
,
a.
Lpz. 1785.)
VI
Ha
e
fieri
cosi pur la
quanto
sono
nascita
die nulla ne sappiamo,
nana
— ad
un
certo
Jordano
della
di
T.
amanza,
lui
S.
II.
— 210. —
201
—
p. 192. ss.
T. IX.
378.
p.
—
(Cologne 1740.) des
hommes
crit.
La
rei liter, ed. Fisch. p.
Brunns.
art. Jorrl.
III.
f.
Brim.
—
V.
p.
S.
—
ci
delle
un Fra Giacliimo e
Gerdesii
atheismi.
—
p. 1111. ss.
Croze
—
Philos.
histor.
a
spese
di
entretiens
Clement sur
divers
reformata.
Ital.
—
Eivsdcm
biblioth.
curieuse.
p. 374. ss.
d' histoire.
sujets
— Niceron memoir, pour T. XVII. 201. — Struvii — 845. — Eiusd. Acta
servir a
introd.
p.
literal".
zur krit. Bearb. alter Hdschr.
P.
precoce,
p. 287.
illustres.
isdierzo,
Heydenreich Anhang zn Cromaziano's krider
Reirnrnanni
theolog.
biblioth.
d'
Per-
sesto.
un appaltaiore,
d'
figlia
Gesch. der Revol.
tisch.
nel regno
e scomposto,
sterile
della di lui gioventu e del suo ingegno
sue risposte caustiche, della sua difesa
modo
di
— per
che quel die JLessmann, ancorche richiamandosi
come pare
ignote,
altrettanto
meta del secolo decimo
i
alia luce,
salvo die nacque a Nola,
di Napoli, nella seconda
le
mentre
ed
aria
all'
sua educazione e coltura;
della
primordj
i
e
origine
lui
di
schiudono lietamente
si
friitti
Bruno, die, come
o
ascoste si diramano nel terreno,
un albero
radici d'
piu gran parte d' uomini straor-
colla
Giordano Brunt,
Filoteo
dinarj
suoi
comune
quel di
St. 3.
Giammar.
2187. (Bresc. 1762.
p.
311.
ss.
—
1'
notit.
Brum
Beitr.
Bmjle
diet. hist.
J\Iazzitcc7iclli scrittori d' Italia.
—
fol.)
Zedler's
hist,
in
ReaUexic.
art.
V.
II.
Jord.
John Tolland a collection of several pieces. (Lond. 1726. 8.)
—
—
304 349. Kleiner's Grundr. der Gesch. der Weltweish. Tenncmann Gesch. d. Phil. B. IX. (Lips. 1814.) S. 372 246. I.
—
—
— BnJile Gesch. nenern 703 — 856. — Rixner Handb. B. 245 — 254. — Bess. snimnentov. — Reinhold Handb. 420.
d.
S.
II.
S.
B.
Phil.
1802. 8.)
(Gutting.
Gesch. der Phil. (Sidzb. 1823.)
d.
n.
II.
Siber's
Jord.
Brim,
nel
d. allg. Gesch. d. Thilos.
fiir
libro alle
— 99. — Ast Hauptmom. der Gesch. — Ginguene (Mi'mch. 1829.) T. VII. TirahoscM 524 — 531. — T. VII. — Jacobi 466 — 478. — Addalii (1592.) Briefe Lehre des Spinoza. 1789. e — 46.) — Schelling Bruno, Opere. T. IV. P. Oder das der Dinge. Aiunerk. zu 186. — If'ugner Jonrn. Missensch. und Kunst. Leip. 1803. H. — Steffens Anthropolog. B. S. 70. wissensch. Geb.
V.
II.
P.
I.
S.
d. Phil.
d' Ital.
S. 56.
hist.
f.
stor.
p.
die
iib.
1.
II. p. 1
gottl. u. nat. Princ.
/. J.
S.
fiir
f.
lite"r.
d' Ital.
2. Anfl.) Beil.
(Bresl.
nelle di lui
lett.
p. 10.
epistol.
f.
lib.
S. 67.
88
11.
I.
I.
ni N. D.
d'
,
una sua â&#x20AC;˘
tutto al piu
cio
di questa figura.
e che venti
scrisse
Bruno
sua prigionia di sette,
la
fa
anni o circa abbia aver dovuto allorche
suo Candelajo
il
ovvero
Prescindendo dun-
e ponderando , che le fatiche letterarie del
,
erano di tredici anni al piu, venti,
ecc. e
una novella non troppo male invenlata,
una costruzione poetica que da
Romana
Silvia Gandini
protettrice
considerando inoltre
;
ardor giova-
1'
opere quasi tutte, io mi fo a cre-
nile,
che spirano le di
dere
die la sua nascita cada incirca nella prima decade della
,
lui
seconda meta del secolo decimo sesto, sino a cinquanta
vissuto quaranta
fermi
il
ritratto giovanile assai
suo
e che
anni; ,
dunque abbia
che par che con-
lo
benche appunto per questo
possa esser dipinto in tempo di gioventu.
Degli
gianti
tra
amore,
furono dal principio poetici,
eroici furori,
Talia e Melpomene,
Muse
generoso,
ampj
negletto.
tempo in tempo
dunque
Eccoti
e profondi,
di questo
fuor del petto,
strenuamente e salvaila e proprio petto, quell' esser
dall'
e dall' impuro
egli
stato
suo genio, che,
T.
II.
que
s'
immagine,
avversario sempremai desto nel soffio del
Domenicano
mondo
tanto
massimamente depositario della scienza si
1'
e necessitate a difenderla
del suo secolo ed agli studj suoi filosofici,
apostasia poi tanto
altri
estasiato nell' intul-
zione del bello e vero originario, cerca di fissarne
manda
ed
al culto piu sereno
tenor d' un ingegno
il
che rivoltosi e raccolto in se,
e mentre la
per
divenuto Domenicano,
della vile ipocrisia
ordini monacali, ricorse di
ondeg-
per inclinazione ed
si
sinche,
suoi scritti;
i
infastidito e corrucciato
delle
poscia
senz' altro accurari,
filosofici;
quanto attestano
quel che ne dice esso nel
per
giovanili,
suoi
Gli studj libro
esterno.
quadra ed mentre
il
Ora
al genio
clero fu
in quell' eta; e la
sua
confa alia franchezza ed ampiezza del
Eccardo
(De
scn'ptoribus ordin. praedicat.
p. 188.) lo niega col dire
nobiscum permamisset
et
â&#x20AC;&#x17E;si fuisset ex nobis,
uti*
conviclu et se?isibus"
cii>
VIII
la quale traviatasi
sembra anzi conseguenza gerarchica,
dalla sovranita intellettuale nell' usurpazione secolare, diritto fe'
sembiante di ripudiare
die veracita nel
sostanziazione
1580, e
d'
N. D.
dognii e concetti, non
qua a Lione,
si
tenticita
e la verita
franteso
ancor
si
salute filosofica,
Quivi,
del sistema allora
,
Bruno pure, profondo
interna
e
1'
d' altri
autorita,
*)
,
altri
au-
1'
in cui solo
pedanteria e
coraggioso ed originate ,
incoerenza
dell'
o
poiche gia da
aristotelico
con
o supposizione delta piu parte
ticita
questa
trattenne die due anni, passando di
non approve solo quella tendenza, suo franco
un
dove non men franco
impugnate e scosse
cerco
appunto
die
,
del Calvinismo,
Tolosa e Parigi.
erano state modificate,
giusta
ordine ed assieme la pa-
1'
andare a Ginevra,
acerbo pur censore
e veemente,
gli apostati,
accusa d' eresia circa la trans-
abbandonar
sia stata la cagione d' tria nel
1'
virginita di
la
e
quale
il
non riconoscere
Molto anzi e probabile,
fatto.
cenno di Scioppio ,
e,
pure
con suo
servilita
la
conoscitore e filosofo,
men
modo
guerreggio a
anzi
sollecito dell'
de' libri
degl' inconvenienti
auten-
aristotelici, ,
clie
die nacquero
dalla riflession errante e dalla confusione del logicamente vero col fisicaniente vero.
Un vilta
,
la
stupida
la rozzezza e viziosita del
P abbia
ganza,
ignoranza e pedanteria, suo secolo ,
acre e caustica
C and el ajo.
demico
di nulla
la
pare die si
pote
goffaggine ed aiTO-
alia
alia bassezza e superstizione,
II
le quai
Veramente non
imparate a conoscere.
tosto
preparar lisciva piu
1582.
vivace e nobile non pote non
ingegno tanto sovrano,
disprezzare ed odiare
die quella, die contiene
Comedia del Bruno Nolano, Aca-
academia , detto
il
Fastidito. Parigi
ap-
presso Gugl, Giuliano. 1582. ristampata nel 1589. tradotto
*)
in francese
sotto
V. Buhle Oesch. der neÂŤem
il
titolo
Philos.
T.
:
Boniface et le pedant.
II. S.
627. 635.
I.
TX
1633. 8. Rise. Niceronfa Nachr.
Riccoboni
T. XIII. S. 109.
â&#x20AC;&#x201D;
p. 144.
Clement
Maffei
f.
330.
liist.
T.V.
p.
294.
Quivi donne salaci, marinari,
la
tempera ed
il
Baumgarten.
theatre
T.
II.
T.I.
ital.
f.
171.
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D; Malamente Toppi
ascrive ad Antonio Brum*.
1'
soldati
ingannano vecchi avari, superstiziosi e
commedia
du
osservaz. letter.
biblioth. cur.
bibl. napol.
v.
iibers.
ed awenturieri furbi
Ha
libidinosi.
tenor di quell' eta
nientre,
,
questa
seguace
ancor di quelle di Plauto e Terenzio, disegna caratteri generali, proprj a diverse
qualita e professioni
die in
civili,
Italia si
cambiarono a poco a poco con quelle nazionali maschere stazionarie teri
che veggiamo nel Goldom" , Gozzi ed
,
sono, come pur
riflessi
umore
1'
di quel tempo, dall' altra d'
bissato
nella
feccia
che in virtu
,
Le
ciano bensi pur qui per ispassi
,
che in ci6 meno biasimano un
come
il
poeta dice,
forza e virtu comica,
mondo
piu
i
motti e facezie.
mentre
i
sviato, di
rammentarsi,
puro e
piii
sublime
dimenarsi e disrniggersi
dell'
alti
idea,
innanzi al quale
tesi
fortemente,
magistero della lor natura e piu gagliardo, e
il
lavoro
ed ignora;
ingegni priWlegiari gli elementi
sono sempremai molto contrastati e
processo
che,
che la
pazzi, non ha percio perduto la cluave del
e che fmalmente in simili
il
spac-
aiuma
|un'
capitoli del libro;
lascia
si
Coloro pero,
che
quell' altra sfera si sprofonda, anzi la ritiene soltanto
ci6
Le
sferza ed annichila.
gusto
mondo ha
il
di considerare
brutture ed oscenita
vorremmo pregare
bassa,
scambievolmente
un modo
d'
gli
siiuazioni sono ridicole assai.
e
sfrenati, sfacciatf,
un ingegno prepotente, non sub-
sublime ed indifferente
immonda
I carat-
altri.
una parte de' costumi e delle maniere nazionali
dall'
franco,
e la favella,
dello
il
riposto
imperocche senza
s\Tluppo sarebbe
fiacco,
il
prodotto scarso, comunale e nullo.
Laonde veggiamo, che doai nella larghezza del
quell' istesso spirito, che
mondo
spanden-
naturale ed inteliettuale pe.--
X
un
centro,
funzioni della mente
si
muovano con
pur uno e V
istesso.
mnemonica
arte
una tavola
di
artiliziosa
ad uso
,
o
ed
della
d'
idee logica
al carattere cavalleresco
Quella abbracciando col suo
volgendo e rivolgendola nel suo
tratto e rappresento in si varj
offrl
ad essere una concatenazione
conforme
pur delle scienze di quel tempo. ardore,
ordine a
fondamentali
nozioni
di
riusci in fatti
eristico,
Ie
volendo dare
la quale
una conscia e sapevole associazione
euristico
tutte
In questo dunque comodamente se gli
Kaimondo Lullio,
categorie,
di
cognizione umana,
legge,
modo ed
ambidue que' mondi disgiunti e
produrre ed a comprendere
1'
ed afferrare
affisare
donde procedendo
ricettacolo,
quasi
o
ad
tuttavia si raccogh'e
sembra,
dervisi
modi,
Bruno
spirito,
la
la trasformo ir si varie
immagini e figure, die, ancorche vi balenassero metafisiche congenee e connesse, tuttavia
1'
sue idee
le
aduggiava ed oscu-
rava non di rado, sicche non sempre riesce cluara e semplice.
Per
altro egli
sempre
con questi varj saggi mnemonici annunzio quasi
le sue letture date in varie
accademie, da
lui in quel
suo continuo pellegrinaggio frequentate. II
primo dunque
di questi
libri,
die trattano
1'
arte
Lul-
liana, e quello
De compendiosa architectvra
comu4d ilhislrissimum D. et
pi em en to art is Lulli i, D. Joannem Mormn pro serenissima Venetorum apud
clirislianissimum
Henricum III.
mim ,
Gallorum
legal um.
et
rep.
Polonorum regem
Par. ap. yiegid'mm Gorbi-
sub insigne Spei prope collegium Cameracense.
1582. 12. nel quale asserendo, convenir ed esser possibile, die un' arte Ulrica e piii generale abbracci
reale, di
modo
semplice unita, semplitissime in
clie
1'
V
ente della ragione con
ente
qualsivoglia quantita possa ridursi ad una
poscia riduce in ordine le nozioni
quel ch' ei dice alfabelo 9
elementari
mostra
i
modi
XI
della combinazione
de' soggetti
e finalmente
relativi nel sillabico,
predicate
co' loro
modi
i
assoluli
e
di combinare giu-
dizj in enunziazioni e raglonamenti nel dizionario.
simile argomento sono
Di
Cant us Circaeus ad memoriae praxin ordinal us. Ad Hcnricum d' Angoulesme 3 magnum GalUarum Prior em.
e mi
Paris. 1582.
altro
De umbris idearum
implicaniibus arlem quae-
rcndi, invenicndi, iudicandi, ordinandi et appticandi,
ad internum
scripluram
operations
riam
Callorum
non vidgares per memo-
et
Polonorumque
regent
Umbra profunda sumus > ne
1582. 8.
etc.
cognizione
assoluta si
ed orma di luce,
le fislche e
1'
ideali
cose sensuali,
le
la serie delle
cose
eterno,
seconde
che
estcrna
ed
,
e
il
si
natura
1'
accoglier
zione,
le
vero
!
nove forme
prime
Or,
distinfe
si
riferiscono
da quel
cli'
numero
alie
arguisce,
e in se e per se, 1'
inlinito (materia).
istesso,
L' arte
con scrittura interna
nell' interao
esternamente
con
scrittura
in se la scrittura della natura e copiare
nell' esterna
il
soltanto
intelligibilita.
le
suprema
e
â&#x20AC;&#x201D; sono
essere nell' universo,
all'
rappresenta
ripio dell' universo e della
sissime volte
universo
riflesse
essere, ne poter
perde in quel ch' e quasi nulla,
rafrigurare
la
eflettuare
owero
principiare
fuor cui tutto e
di pensare e
quel
Par. ap,
vero e buono
non
sostanza prima
la
dell'
delle quali
,
veracissimamente, e 1'
â&#x20AC;&#x201D;
annua
1'
Non
priviiegio regis.
c.
d' idee dice le copie o figure del
non e conoscibile, Iraccia
Protestalio:
etc.
nos vejcetis inept i.
ne' sensi, o nella ragione, le quali, per
essere
Henricum III,
sed doctos tarn grave quacrit opus.
ros,
Aegid. Gorbinutn
Ombre
Ad
e.vplicalis.
1'
intenia.
Dunque uno
mente umana.
Enumera
poscia
i
e
il
prin-
Tanto rasenta spessoggetti della cogni-
o modi della mente che vi concorrono,
XII
come
finalmente addita,
e la maniera di formarle;
debba
si
V organo.
iisar
raccomandare questa sua to-
egli nel difendere e
Avendo
pica e filosofia gabbato e beffato molte persone viventi ancora,
per quanto pare
,
nemicatosi percio parti nel 15(38/ per
1'
In-
dove in Oxonia pubblicamente in presenza del prin-
ghilterra ,
cipe Alasco Polacco ed altri della nobilta
inglese
disputo co'
dottori di teologia, e diede letture dell' immortalita dell' anima,
e della sfera quintupla, *)
Ci6 non ostante
fine.
con quel
e'
e vivace seppe procurarsi
ville,
ed
meritarsi
da
altri
franco
,
Michel di Castelnovo, Signor
Incerto
coltivati.
dimo-
in cui casa
amicizia di Filippo Sidneo, **)
uomini
desiderabil
suo ingegno ricco
di Mauvissier Concressalto e di Jonvilla, 1'
ed applaudite
la protezione dell' ambasciatore fran-
cese alia regina d' Inghilterra,
rava godendo
si
non sembrano aver avuta
tuttavia
dal principio
die frequentate
Folco Gren-
egli e,
seppe
s' ei
ancora la protezione della regina Elisabetta istessa
Durante quel suo soggiomo in
lui tanto celebrata.
Ingliil-
terra scrisse e dedico al Signor di Mauvissier
Explicatio triginta
1S83.
si gill or
omnium scientiarum
el
nem
Quibus adiectus
ct
memoriam.
um
ad
artium invent iotiem, disposilioest
sigiUus sigil-
Jorum ad omnes animi operationes comparandas
earundem rationes Jiabendas maarime non temere ars artium nuncupatur*
conduce/is.
et
Et
Hie enim facile
invemes quidquid per Jogicam, metaplxysicam 9 caba-
Jam
*)
y
naturalem magiam, artes magnas at que breves
V. La cena
**) Di qnesto
delle ceneri
nomo
di stato
,
,
a. c.
179.
bravo guerriere
,
poeta di dottrina
,
senli-
mento profoudo e fantasia creatrice , nalo 1554 , morto 15S6 , veggasi Th. Zouch memoirs of the life and writings of Fhil. Sidney. York. .1809. 4. lier's
E
peccato
Sidney papers.
,
che niente
si
trova riguardo a Giordano in Col-
!
XIII
mudo
e in
Bithle
290.
entret. p.
in Londra.
stampato
milmente di 1583,
ma
Senz' anno e luogo,
theoreticc inquirilur.
vevisi-
Clement
740. not.
a. c.
1. c.
V.
d' introduzione
Rcccns
complcta
el
reminiscendi
ars
in
et
phantasilco campo exarandi; ad plurima in 30 sigilJis
novas rationes
ecc.
idee
d'
file
pel
cautele
delle
simboliclie di certe
come campo ,
,
,
concetti
i
combina-
catena, albero, selva
elemental!
da
,
e per disawezzare la mente
uso,
loro
di
cielo
classiiica
de' sigilli
sigillo
II
et artes inlroductoria.
mnemoniche
dice note
.Sigiili
zioni e
disponendi atque rclinendi implicit as
inquirendi,
dalla materia, e mostra quattro rettori interni degli atti intel-
amore, V arte,
1'
lettuali:
la
magia e
oggetti primarj:
lume, color, figura,
metafisicamente
fisicamente
luppa poi
mondo
,
fisico
forma,
da considerarsi
logicamente e moralmente. soATaessenziale
â&#x20AC;&#x201D;
dell' intellettuale
e
,
,
primaria
forma
dalla
la mattematica, quattro
non poco
tutto
Svi-
quella
del
arbitra-
riamente
Di gran lunga piu
susseguenti, tre
spirano
ove distese
divina
e
la
il
suo
sistema
sono
tre scritti
i
metafisico.
Tutti e
e
un saldo disprezzo
della
le
popolaccia ignorante
una consapevolezza cluarissima della sua missione suo
del
cognizione
rmtracciato.
Son
zioni
Muse ,
del
tendenza generosa e pura a promuovero;
un
giubbilo
de
le
ceneri,
per quattro intcrlocutori;
circa
V
aliin
d'
averlo
(:uesti:
La cena d/ct/ogi
una notizia accurata e un
voler sincero,
rispetto scluetto d' ogni
ver
peneti'ante
spirito
un generoso e nobile ardor ed entusiasmo per
cose divine, e inaligna,
documenti pero della sua
interessanti
mente profonda e del suo
doi suggetti.
illustrissimo
descritta
in
cinque 1584.
con tre considera-
yi C unico refugio de
le
Signor Michel di Castelnovo,
XIV
Signor di Mauvissier Concressalto e di Jonvilla, ca-
d
1
ambasciator a la serenissima regina
A.
Bayle
bricius de scriptorib. rel chr. p. 415.
Haym
V. ancora
â&#x20AC;&#x201D;
ling. ital.
Vogt
ron Memoires T. XVII.
Be
luslriss.
213.
p.
dra secondo Clement e Niceron;
fede
quello
e
De
o
Lon-
secondo Bulile
a. c.
furori,
gli eroici
come pure
il
se puossi dar
a taluna alterazione ortogra-
alia carta e
a' tipi,
ylVil-
et %mo.
763. not. a Parigi piesso Antonio Bajo; seguente
Nice-
Venez. 1584 ;
Sign, di Mauvissiero.
nella
1584. 8.
f.)
principio
la causa,
Beyer
e
â&#x20AC;&#x201D;
139.
catal. libr. rar. p.
Fct-
rar.
de' libr.
notiz.
et
Inghilterra,
Parigi (ovvero Londra, come vogliono J.
p. 273.
uomini
governator e capitano di S. Besiderio,
arme ,
A
L
capilano di
consiglio,
privato
nel sno d*
e consiglier
de V or dine del re cristianissimo ,
ver Her
fica francese.
Be V
universo
V infinito,
illustriss.
Li nominammo assieme,
tar
avra del
letti,
sole
ad
asserir
il
titolo
il
1'
mondi,
della
ed uno, e d'
altri
di
Cena
infinita del
principio ed alia causa, il
fatto
-
198.
a cliiunque
sara
dopo
tranion-
il
detto
memento /
cenen%
delle
31
a. f.
si
s
da*
come
fa strada
la vita della terra, correggendo e difen-
moto e
eternita
1. c.
quarantana,
della
e talvolta giorno del
dendo Copernico , 1'
â&#x20AC;&#x17E;convito
il
primo giorno
preti dies cinerinn,
egli stesso spiega
Rimer
giacche manifesto
mentre
die, nel
A.
S. di 31anvissiero. Ven. (Londr.) 1584. 8.
Estratto de' due ultimi diede
gli
mondi,
e
mondo ,
materia ecc,
il
1'
innumerabilita di
secondo
esaltando quel ch' e tutto,
monta
al
universo
terzo finalmente confuta gli argomenti d' Aristotele
awersarj
dell' infinita
della filosolia nolana.
di
Noi dunque,
mondi ,
e
d' altri
affin d' introdurre
tore in questa, di cui gli atti present Jam o al pubbb'co,
punti il
let-
senza
XV derogare alcunamente e dl
manca
se
del Jacobi rlcopiato da Buhle,
all* estratto
Rixner, sommarlamente ne daremo un prospetto,
II
il
com pimento , suppliscano
gran problema
ogni
d'
oppur composizione
filosofia,
apparente
dell'
1'
opere medesime. cioe
conciliazione,
la
contrasto
fu pur quello,
divario generale,
Molto bene
Nolano.
vampo indomito o
e
sano
comun-
esprima questo
si
la cui soluzione
occupava
sentl anch' egli quel periglio,
nocroma logico,
con
la
non
si
struggendo e trasfonnandola in un
o di precipitare,
geometria,
secondo
la
natura e verita; *)
1'
clie
sennon per modo di negazione,
quello
massimo e
stanteche quella
minimo,
il
dove
,
ritorni.
sia
A
,
mo-
mantener dunque
asso-
i
profon-
tutte le cose
repugnanze, **)
nasca
intera
1'
dall' intelletto,
e die a conoscere
quella
die
indiviso
atto assolutissimo,
le opposizioni e le
differenza
intese,
ch' e
ouarai misterj della natura da indagarsi siano in il
evo-
altro sia giocare
non possa esser compresa
potenza,
lutissuna
ragione
la
clie
con la natura,
altro verificare
debba dividere con
lui
far incallire ed intirizzare
Ond' egli, ben conoscendo,
lo spirito.
il
altra parte esposero esso
dall'
Torse piu d' ogni altro, cioe o d' assottigliare , attenuare Jatilizzare la materia,
il
a cui
una, e la forza di concezione
di liberta dall'
fresco
d' intuito
riflessione
e
dell' infinite)
finito, dell' ideale e reale, della liberta e necessita, o
que mai sin da varj punti della
quale
al
dell' unita e
e
intatta
a
questa
unita, questa intima e tenace lega della natura e della mente, egli
ne scevero
concetto
accuratamente quanto era nnito
ed uno,
dell' infinito
nell' intuito
o
a cui non quadrino ne tempo,
ne spazio, ne moto, ne quiete, sennon in quanto tutte queste catcgorie
uuo.
*
s'
identifichino
e risolvano
L' universo e uno,
Delia causa,
pr. a
f.
iniinito,
243.
**) Cfr. Degli eroici furori a
f.
382.
Âť.
nell'
universo
immobile;
infmito ed
perche v' e sol
XVi
un' assoluta potenza e sol
mondo,
un
una materia o corpo,
sol
stanza , cioe
1'
altissimo ed ottimo
minable, senza
una cosa ed una so-
sol
incomprensibile
,
senza limiti,
fine e
una anima del
atto assoluto, sol
indeter-
,
ingenerabile , indestrutti-
bile; non e materia, perche non ha forma determinata;
perche non forma sostanza particolare
e forma,
non e composto
ed uno,
tutto
e centro,
dove ,
e
all'
Non
opposto.
bene
prima e suprema,
si
Pitagorici cluamata
motore
Platonici fabbro del il
quello
si
o
conoscibile
esagitator
mondo, da Bruno dell'
il
tutto
circonferenza in niun
dell'
sostanza
la
anima del mondo,
formale costitutivo
principio
e la
essendo
1'
,
Nell' universo
di parti.
centro e dappertutto
il
non
essendo
;
questa,
universo
da*
,
arteiice interno,
universo
da*
gli
e
e di ci6 die in
contiene; la di lei prima e principiale, reale e pro-
pria facolta e
1'
L' anima
intelletto universale.
inquanto che anima ed informa,
dell'
universo,
viene ad esser parte intrin-
ma comeche drizza e governa, non di principio , ma di causa. Principio
seca e formale di quello; e parte
,
e quello
non ha ragion
che intrinsecamente concorre alia
cose e rimane nell' effetto,
come dicono
rimagnono nel composto,
che
oppur
la cosa viene a comporsi, e ne' quali
delle
costituzione
la materia e forma,
elementi,
gli
va a
da' quali
Causa
risolversi.
e quella, che concorre alia produzione delle cose esteriormente
ed ha
ed
il
1'
essere fuor della
composizione
come e
;
line, al qual e ordinata la cosa prodotta.
e
d' intelletto
fuor di
quella,
Causa formale e
operazione. :
il
divino,
ma
quanto
all' atto
la ragione ideale.
ch' e tutto;
cose
estremi
si trovi
della sua
Son
tre sorte
questo mondano,
tutto; gli altri particolari, che si fanno tutto:
efficiente,
delle
Causa intrinseca e in quanto che non opra circa
la materia
clie tra gli
efficienie
Causa esirin-
seca come efficiente non e parte de' composti o prodotte.
1'
questo mezzo,
il
non tanto estrinseca, come anco
che fa
perche bisogna
qual e vera causa intrinseca.
â&#x20AC;&#x201D;
E
XVII
due geni
necessario conoscere nella natura ch' e sia
forma,
un
sostanzialissimo
atto
minor potenza passiva
fare,
e potesta
questo
in
suggetto,
ma
gente
tutte le
di
principio
attivo,
La
assolutamente.
una
1'
medesima.
Cos!
all'
si
si
forma
e di dimension!
di
Quella rela-
alia
ha
Le forme
ma
la
sua materia
forma della
esteriori sole si
ma
o
1'
materia, tutte le
;
ogni cosa e in ogni cosa,
anima , o forma universale in
puo produr
ha
quelle
tutto.
particolari.
ha
d'
la sostanza
tutte le specie di figure
tutte,
non ne ha nessuna: bisogna che non sia
Conviene a quello
ch' escluda ogni essere particolare.
cettoche la materia.
Secondo
per esser attualmente tutto quel
misure,
e perche le
ferma, eterna e degna
delle
delle sostanze sono accidenti e circo-
perche quello ch' e tante cose diverse, alcuna
per dir cosi, del
dell' arte
pietra ecc.
La
;,
a-
succedono seme, erba, spica, pane, chilo,
tutto si
che puo essere,
al-
forma e sempre una materia
la
essendo lo spirito ,
tutto e uno.
dell'
Nella natura variandosi in inlinito e
perche
da
formato
e non ha forma alcuna
natura,
Tutte le cose sono animate
,
lei
La materia non ha forma
stanze.
il
qual e da
annullano ancora, perche non sono cose,
cose, non sostanze,
tutte le cose
specie di
puo avere per operazione
altra,
seme, terra,
cangiano e
,
il
secondo la debita proporzione,
natura alia sua materia.
sangiie,
ed
ch' e al tutto informe.
zione e riguardo che ha la
succedendo
E una
fatto.
natura opra dal centro,
suo soggetto o materia,
medesima,
non
ne preseutano agli occhi della considera-
zione tanta varieta di specie.
cuna naturale,
nel quale
In quello e potesta di
tutto.
d' essere
suo lavoro,
il
di tante forme, che
uno
col quale e nel quale la natura effettua
del quale,
la sua operazione,
di
I'
qual e la potenza attiva di
nel
,
di sostanza:
perche e necessario che
materia;
ed ancora una potenza ed un soggetto,
tutto; sia
ch' e
altro
1'
ch' e tutto,
Nessuna cosa e
costante,
aver esistimazione di principio, ec-
Essa e
sol principio
sostanziale,
quello
XVIII
e non considerano
comune
ch' e
mondo
al
cono, prendendo
U
loga.
il
principio
in due modi, prima
modo
siva
â&#x20AC;&#x201D;
puo essere attiva , che
implica 1'
1'
si
1'
owero
quel che puo
al
essere,
quale non
pub essere per
non e
e forma,
del
uno.
ch' e
L' inGnito non
d'
Ma
alciino
se
La
non potesse
mede-
alia
modi,
deli'
il
tutto quel
si
che
proprieta ed
e
1'
atto
non e
S' ella e informe,
germe vivo.
uno nel
Nell'
lo e,
annua
tutte le cose
son
filosofia.
La
tutto, del tutto nell'
uno.
scopo
uno specchio;
argomentazione e discorso ;
quale non
materia assoluta e atto
e oggetto del senso.
in
Quella
ch' e tutto
che un' ombra del primo atto e
cosa.
e assunto
come
una
1'
,
altra.
non e gia
differenze,
che porta in se
vera scienza e cognizione
getto sensibile
1'
tutto,
forma e potenza del tutto,
Quest' unita
quel ch' e,
quel che pu6 essere per le
e poter essere ed essere.
la gravida,
mondo,
pone
lei
aggiugne ed
altro
assolutamente la medesima
come
modo
e pertanto in esso la potenza e
prima potenza;
pas-
principali e continenza di tutta la si
medesime
le
pert)
La
atto e la potenza son la
ed unica forma.
di tutta
individui;
1'
tutto
medesime specie e membri alia
ritrovarsi.
risponde alia potenza
e non sarebbe
L' universo e
sima cosa.
â&#x20AC;&#x201D;
primo principio naturale ,
dunque
in lui
essere tutto;
manca
non possa
altra in
con esser posta
ognuno
nella quale in
assolutamente
questa siffattamente
e
una non e senza V
altra,
attribuisce
materia,
non e cosa,
distingue in attiva e passiva.
considerare
put)
si
put) esser considerato
,
e secondo la propria ragione
La potenza comune
essi di-
come una potenza, secondo come un sog-
In quanto die potenza,
getto.
come
altri,
secondo una equivocazione ana-
ch' e detto materia
,
di cose naturali,
intelligibile e sensibile,
significato
signi-
il
appresso gli
die la materia e tale
,
teologi
i
secondo ch' e soggetto
della materia
ficato
certo
Prendono
sempre e sempre rimane.
ch' e
d' ogni
La
verita e nell' og-
nella ragione per
nell' intelletto
per
modo
modo
di prin-
xtx o di conclusion;
cipio
Se
mondo
il
mondo?
e
nella
finito,
mente in propria viva forma.
ed estra
mensione non pu6 essere luogo la superficie e nulla,
termine; e
finito
vere,
immense
Come
meno
la
Dio senza
si trova.
di cosa dimensionata.
ad immaginare die
Se
1'
il
di-
oltre
modo
e
universo in-
vacuo non ha attitudine a ricedeve avere a ributtare il mondo. il
S' e
mondo, e bene,
sia questo
e nulla, ov' e
questo e vacuo e inane senza
ch' e piu difficile
assai
bene die
mondo
il
Sara qualche cosa die non
che quel vacuo sia ri-
pieno, dunque quello, in cui puo esser corpo e die puo contenere qualche cosa, ed in cui seno sono gli atomi.
Dunque
universo sara di dimensione infinita
1'
numerabiii.
Per la ragione
die denno esplicaie
1'
d'
e
,
i
mondi saranno in-
innumerabili gradi di perfezione
eccellenza
divina incoi-porea per
modo
corporeo, denno essere innumerabili individui, die sono quesri animali grandi , de' quali uno e questa terra.
nenza
La
di questi
innumerabili
divina bonta ed efiicacia
verso e lullo infinito,
quello
Dio
e finita,
e
de'
e iutlo infinito,
non bisogna cercare
mondi contenuti terno,
gando
infinito,
vono
lor
princlpj attivi di finito
Chi nega P
il
motor
in quello,
di
anima,
reglone non
moto:
soggetto; e questo
1'
uno
muove
ne
finito.
ed
e totahnente infinito, in
dascuna sua parte
effetto
infinito,
infinito
quello.
tutti si
motor eslrinseco.
nell' eterea
ma
mondo ed
il
ÂŤ.
,/;
perche ciascuna parte di
Essendo P universo
ch' e la propria il
U
termine,
mondi innumerabili ciascuno e
Perche tutto lui.e in tutto
infinita.
infinito.
perche da se esclude ogni termine,
infim'tamente e totalmente.
potenza
la conti-
non puo essere oziosa.
ogni suo attributo e uno ed infinito;
la
Per
uno spazio
perche non ha margine,
non e totahnente
superiicie;
richiede
si
Essendo
muovono
nega
ed immobile, infiniti
li
dal principio in-
e per6 e vano andar investi-
Questi corpi mondani
si
muo-
affissi
o inchiodati.
finito
secondo la ragione del
in
tempo;
1'
Son due
altro infinito se-
XX condo
ragione
la
come P anima
ch' e
P anima
fa esser
L' infinito
universo,
proprj
li
anima,
L'
e immobile.
terminati corpi circa
dell'
La
ma
non
al riguardo
non han moto
ed
,
il
polare
non e
finito
o colurale)
,
ma
ne
finito,
la
mezzo
in
De-
e determinato
nostra
La
terra
diurno, P emispe-
il
dell'
moto,
infinito
De' corpi
ne di tempo.
luogo,
quiete
infinita
finito
figura
ma
;
in instante.
questa nostra regione.
tli
infinito,
quattro moti, cioe P animate del centro, rico
1'
e assolutamente
(come per
termini
muove
moto e
infinito
terra
o della divinita,
la qual e tutta in tutto e
e questo
tutta in tutto;
concorrono in uno. dell'
anima del mondo,
dell'
indeterminate ed in-
non e differenza di
e
nessuno e grave
infiniti
o
lieve, perche queste qualitadi accadono alle parti, per quanto
tendono al suo tutto e luogo della lor conservazione. durazione,
finita
Uno
secoli.
e
ch' e
dine
degli
fantasia.
La colle
immenso,
veggono,
ed
il
seno,
per la quale
Ivi innumerabili stelle,
e discorre.
terre sensibilmente si
argomentano.
non sono piu P ore che
eternita,
P eterea regione,
ncnte universale,
muove
P
cielo, lo spazio
il
Nell' in-
infiniti
il
astri, globi, sob*,
Tutto e un campo, un ricetto generale.
L' or-
â&#x20AC;&#x201D;
pianta
della
Nolana
metafisica
farta
qui
per lo
parole espresse del filosofo istesso,
terare o aduggiarla
con immagini,
briglia sciolta
,
inutile di difenderla dalla
deboli in
spregiudicato ,
clie
un
quali
gli
piii
senza pero senza al-
somministro
la
e die incalzo non di rado con
fertile fantasia rigogliosa,
abbandono ed a
fanatici
si
elementi e corpi mondani e un sogno e vanissima
proprie
pena
tutto si
ragionevolmente
frammiscluarvi nozioni e massime etiche e logicbe,
sua
i
conti-
il
dispensera , speriamo
ci
il
con qual zelo e vigore egii abbia sofisticherie scolastiche sceverata
dalla
taccia d' ateismo aspersale
e maliziosi;
val seguire
,
anzi tenor
da
manifestera
ad ogni
de' di lei
pensieri,
scavata e dalle
scorie
di
P idea delP universo ed uno,
XXI
con die istinto infallibile per lo piu colga, rasente 1'
marsi
nell'
fatto,
di
distendere
e
metodo certo, analogo,
quel
sno sistenia intero con
congeneo in un
o
die
die non
u in an a,
la storia della coltura, passo a passo vi s'
ch6 il
1'
Bruno
eleaticoplotimano dell'
Lullio
di
forme riprodotta
moltiplici
e
beatifichi
e
rallegri
nell' arte
anima
tfwXH Toiv ohot>
ch' egli,
un,
in
,
contenuto
da
i
contemporanei,
medesimi.
lui
annesse
o
â&#x20AC;&#x201D;
to $y, 6v,
â&#x20AC;&#x201D;
clii
1'
identita del
,
1'
tutto-
qual era
pri\-ilegiati,
coltirata
e in si
della
aya&ov,
6 v5;
mai negar
metodo logico
afiettasse di gia,
Che,
suo assioma,
il
universo ed uno,
dell'
ossia t5 nainog
intlovinando
lui oggetto e
immedesima,
profeti
i
tanto
inseri
universo
dell'
e la mi-
appressa v al vero
si
sorprenda e sgomenti
altrettanto
die
quanto se
ed anticipare di genj
antivedere
Bruno,
modo
il
di lui
il
quanto vuole la natura e ne insegna
per
anzi,
tratto,
tratto
mente
al processo
ha colpa
forse ne
fervor indomito e la sua contenziosita ,
sura prescritti alia
se non glf yenne
talclie,
il
meno
medesima ,
vitale dell' idea
ed immedesi-
d' ingolfarsi
intimo ricetto dell' essere;
sviluppare
rasente
riscuotere
di
fina
sovrana possanza e la vita
la
mente,
e della
idea,
dell'
o piaggi
mai non
die
sta,
candore natio ,
intemerato
eterna
Fatto
vero.
il
mente ,
e n
vorrebbe, e del di
immaginasse ed
iniigurasse appunto dentro a quest' arte concepita bensl in
un
senso piu ampio e profondo? sicclie albeggiasse gia nella sua
mente
T
idea
d'
un
specolativa e tale, 1'
organo die,
unlta dell' opposto,
&ua unita
?
S' egli
sofiio ellenico,
rinascervi *)
,
e
,
d'
una
dialettica
procedendo in moto proprio,
o fisa
1'
cobno di
opposizione e vital calore
,
V.
il
il
coglie
contrasto nella
tocco ancora dal
abissandosi arditamente nell' eterno, sicuro di
a fresca vita nuova
,
adoprossi a comunicare e
trasfondere questo calore, a dar polso e lena
*)
veramente
Ronetlo prirao prefi.*so
al lifcro
De
1'
all'
egre nozioni
infinito nniverso e
mondi
xxn e fantasie smorte pretese aristoteliche
noscere in lui quel desso,
a cui
chi
,
rico*
torrente della vita andavasi agghiacciando in concetti
il
tradizionali, seppur ella
dovea correre vigorosamente
di coltura postale dalla providenza ?
nuova
non vorrebbe
che necessariamente esige un' eta,
ed
e stata
die non
alia
sua
meta
filosofia
tutti coloro,
o scoraggiare da una oscurita
lasciano ingannare,
che par che sia sovente anzi nelle teste degli
addossatale, accusatori,
cosi la
e sara sempremai stimolo e sprone a
e,
si
E
che ne' di lui
Che,
medesimi, da coloro sovente
scritti
vorrebbe fprse in pruova di questa
ne anche
letti.
opinione
allegare la natura astratta e negativa di questa filo-
nolana,
sofia
colui
rifletta
mente umana mai non
primieramente ,
nismo dottrinale o base ed
1'
scientifico,
;
terzo
,
dell'
â&#x20AC;&#x201D;
e
un orga-
d'
astratto generale e
sempremai
determinazioni
le
che ogni vera speculazione necessa-
riamente ha un elemento negative,
pur polemico;
fior della
il
secondo
giusta le leggi
germoglio , dal quale pullolano
il
e nozioni concrete
talora
che
senza fatica;
si coglie
piu importante â&#x20AC;&#x201D; che,
questo e
la
clii
il
quale assieme e scettico,
che
e finalmente,
1'
idea
annua
dell'
universo formatrice, vivificatrice ed artefice interno, che
come
forma la materia e la figura da dentro, dentro caccia
nolana, fredda
rami,
i
dello
foriera si
e appunto
Spinozismo,
coagula e rappiglia,
della materia e
s'
un merito
impietra
1'
nella
lo stipite
astrazione pero
cui
per dir cosi,
oro
1'
liquefatto
individuality, o piuttosto affatto si
perde nella sostanza assoluta, fuor della quale
tutto
il
verita alcuna ; laddove ella, la nolana, provoca la
mente umana in ogni
perversa,
desima
suppone e ricluede
fatica
come
il
nemica
quell' istesso
d'
di dentro.
nostro autore
un
cogli
ogni tendenza
senno, quella me-
da cliiunque la vuol comprendere,
diula e provarla tento,
eta,
non ha
mente ad es-
sere attiva e libera in se, mentre giusta e intima in acquisti della
da
di questa filosofia
Del resto osservi
mai non perde
il
cioe riprolettore at-
di vista la dina-
;
xxin mica sostanza della natura; qual viva combinatoria cognizione
contemporanea
filosofia antica e
profonda della
egli manifesto
e come a cotal contemplazione sana e soda non pote non esser
momento unicamente negativo
nulladimeno
riconosciuta scusabile da chiunque riflette, ch' ei riscattare
i
si
suoi
i
ella sara
trattava di
della vita dalle prette astrazioni seccagginose,
da' prestigj e fantasimi d' egre menti. siano awertiti
di conoscere
polemica contro Aristotele ed
la sua
seguaci spesse volte stupidi ed ostinati,
i diritti
pe-
idololatria
Laonde pure, per quanto sembri vee-
afferrare la verita.
mente e sgavbata
V
presumeva
die di grido in grido gia
ripatetica,
ed
e sprezzevole
lettori di
Con questo per
altro
al merito
spe-
non derogare troppo
colativo del maestro di color clie sanno,
il
quale tra noi
altri
Tedesclu comincia ad essere apprezzato
qual polo della
filo-
sofia e
passaggio da quella de' Greci
alia
moderna,
menfre,
immergendo P idea nel concreto e particolare , e concilinndo tutto e le parti,
il
positivo e
il
progresso per entro gli opposti nel regno del
negativo, per via di moto e
tenta di conquistare
F
infinito
Nel che se principiando dalle nozioni
finito.
empiriche e perseguitandole nelle lor opposizioni la sua colazione
fermo
ti.n dell' si
si il
muove
fil
principio,
e se al contrario
filo,
ambidue
mono,
1'
altro
non
Bruno
spe-
affisa e
pero concon'ono nel far conto
opposto del minimo e massimo,
concentra
il
si
di
modo che
spande assai,
se
o
1'
uno
almeno
nello spandersi si perde talora inmstintamente nel tutto: onde
appunto e precursore dello Spinoza, altrettanto poco ateo pero, anzi monoteo,
quanto
esso,
mondo
innanzi
Ma dizio
versato
intorno
all'
poiche slam
alia
Spinozismo,
a cui sparisce e va in fumo
il
unita del pensiere e dell' estensione. certi,
die ad ogni lettore di senno e
nella filosofia basteranno
relazione del
Brunismo
e che anzi una
i
^m~
poclu cenni qui dati
col Peripatecismo e collo
discussione
olteriore,
cape ne anche in questa introduzione, non gioverebbe
qua! non a'
desi-
xxrr tempo
diosi e malevoli,
pare di ritornare alle fatiche kt-
ci
terarie ed alle vicende del Bruno.
Al tempo
del suo soggiorno in Londra appartiene ancora lo
Spaccio de
trionfante f
bestia
la
pro*
posto daGiove, effettuato dal consiglio 9 revelato
da
Mercurio, recitato da Sojia, udito da Saldino, registrafo dal Nolano. viso in ire parti.
Consecrato al molto
S. Filippo Sidneo.
leniiss. cav.
Londra) 1584. cio
de la b.
or the
—
Lond. 1713. 8.
de traduction de
—
an 1750.
Beyer memor. 1730.)
p.
219.
Le
:
altri
Spac-
d. b.
hist.
crit.
—
t.
(ed. 2.
Spaccio ecc.
analecta in
Nova
Clement
p. 504.
—
Hamb. 1722.)
lo
110
c.
dicono dice:
non
secondo
il
lume
interno, che
porre certi preludj,
mi par
di
dire e distendere certe fda,
le
bassi, profondi e cieclii fondamenfi,
un
m' ha irradiato
ombre,
come
d'
trattar
espediente
come
tessitrici,
come
i
conoscono
antipapale; dialogi sono
„questi
a similitudine di musici,
occulti e confosi delineamenti et
lo
ateistico,
io in intenzione
divino sole intellettuale ,
Tolandi
p. 173.
messi e distesi sol per materia e soggetto
filosofia
fatis
praemissa Mosheraii vindiciis anti-
laddove P autore stesso a
sendo
—
(X>**sd. et Lips.
libror. rarior.
sennon per romore e percio
per che,
bibl.
31osheim comment, de vita,
libro tanto raro, che la piu parte de' letterati
futuro;
Essai
ad historiam
3Iasc7i
christian or. disciplinae adv. Cel. vir. Joh.
Nazaremim
il
:
reforme.
ciel
livre italien:
(1756).
Tolandi,
et scriptis
du
V. ~Andr. GIL
Lubecens. Vol. 8.
stati
titolo
il
of the triumphant
expulsion
in Franc. partie
Br. Spaccio
libri Jord.
quae
et eccel-
Parigi (secondo
Tradotto in Ingl. sotto tr.,
ill.
subdi-
Translated from the Italian of Jordano Bruno.
beast.
1'
Diviso in tre dialog i ,
artilicio
la
moral
et irradia
prima di preimbozzar i
pittori,
certi
or-
e gittar certi
grandi edificatori:
XXV il
die non mi parea piu convenientemente poter efFettuarsi sen-
non con porre
numero
in
ordine
e certo
die sono le virtu e
della moralita,
prime forme
tutte le
nel
vizj capitali,
i
modo
che vedrete al presente introdotto un ripentito Giove, di' avea
colmo di tante bestie, come di la
tanti vizj,
forma di quarant' otto famose imagini,
da
di bandir quelli dal cielo,
la gloria e
secondo
cielo,
il
et
ora consultar
luogo
d' esaltazione,
destinando loro per lo piu certe regioni in terra, et in quelle
tanto
.,
niente
indegnamente
e
ognun
amente
awertisce
e
che
che
dialogi,
dove
dove
detto
sia
rapportati
assertiv
dunque
in
egli
uno
1'
comoda
alia
in
quel
fervore
appropriato a essi."
et e
argomento del
concepito
o da' quali son
che parimenti ab-
ragionando con
massime pu6 essere
zelo, che
sian
quali fanno la lor voce,
i
,
,
discorsi di molri e molti altri,
i
bondano nel proprio senso,
colo e
u
dice e parla quel die conviene al suo carattere,
sono interlocutori
esser
virtuj
disperse
tempo bandite
le gia tanto
medesime stanze facendo succedere
al che,
tutto;
e
Ecco
se aggiungi,
forma allegorica non rara in quel se-
fantasia
nostro,
del
e che la corruzione
del secolo in riguardo politico e gerarchico dovea trovar assai
da calunniare in un libro che, insiste
sulla
reformazione
credo die ne
virtu neglette, altro
e
quel furbo non abbia
di lui coite in
tanta
moslrandola in uno specchio,
cerco
di
rimetter
sara detto
trono le
sul
abbastanza.
avuto in mira
Se pee
pontefice e la
il
somiglianza del ritratto,
lo
limettiamo
al giudizio d' altrui.
Poco men rara e
la
Cabala del cavallo Pcgasco; giunta dc V asino seguente libro a II
f.
Cillenico.
Cillenico, ,
che
mezzo
dell' asino
tratta
per
che racconta la sua metempsicosi che
1'
Vag-isSS.
citata nel
12.
tenia di questo libricciuolo
e questo
con
Par, 1585.
ignoranza e madre della
nelP ippogrifo,
feh'cita
e beatitudine
XXVI
sensuale, e questa medesima e
come
inali;
Salomone:
dice
1'
orto del paradiso degli ani-
aumenta scienza,
clii
aumenta
dolore.
neppur in quel paese libero pote
Intanto
vello 1'
sparse tra lui e
â&#x20AC;&#x17E;
il
Erinni"
1585 and6 per fece
il
generosissimo
suo arsenico de' vili,
invidiosa
la
di
spirito
Folco
Gri-
maligni et ignobili interessati
(V. Spaccio
f.
107) talche nel
seconda volta a Parigi.
Quivi stampar
d. b.
a
libro
il
De
gli
eroict furori.
Sgr. Fil. Sidneo.
dove in
dall' intitolarlo
et eccell.
Cav.
il
nella Vita nuova,
ed entusiastico
timor d' offendere
amore del-
i
teologi lo ritenne
dispute
pubblicamente e
Catriica,
Nelle tre feste di Pentecoste poi
â&#x20AC;&#x17E;Ariiculi de natura
difese gli
ill.
come Dante
nobile
del
Sol
eterno e divino.
Al molto
Par. a presso Ant. Baio 1585. 8. quasi
sonetti cliiosati,
allegoricamente tratta 1*
questo
come condannato a peregrinare, mentre ancor
spirito inquieto,
qui
fissarsi
cipibus
Europae academiis
nobilis
Parisiensis sub
et
mundo a Nolano
in prin-
propositi, quos Jo. Hennequinus,
ciusdem felicibus
auspiciis
contra
vulgaris et cviuscunque philos. prqfessores triduo Pentecostes
Parisiorum defendendos evulgavit , brevibus an-
in univers.
notationlbus adiectis. <c partiene
ancora
9i
A
quel medesimo
Excubitor , sen
Jo.
atto
ap-
solenne
Hennequin apolog.
declamatio habita in andilorio regio Parisicns. acad. 1588
pro Nolani articulis, islesso
Parigi
col titolo:
clie
Acrotismus ecc. come
si
A
vedra poscia.
comparve ancora
Figuratio Aristotelici
1586.
tardi pubblico Br.
due anni piu
ad eiusdem
aridities
phys.,
intellegentiam atque retenlionem per
XV
imagines explicanda. Par. per Pel. Chevellol. 1586. Intanto
come
breve fu ancor quivi
scrisse
gia
allora
al
rettore
il
suo soggioroo,
Filesac,
poiche,
avea risoiuto
di
XXVII
frequentare altre accademie, affin di propagare la sua filosofia
opposta
Ed
peripatetica.
alia
bastava quel suo zelo
in fatti
opposto al fanaticismo degli awersarj dappertutto assai
ad accorciare
rosi
suo soggiorno,
il
mestiere di fingere calunniosamente
dunque
a Marburgo,
dove
studente,
letture.
V. Tennemann's
passo
autentico
Migro
cause particolan".
25 Luglio 1586 fu imma-
B. IX. S. 382.
Gescli. der Philos.
degli Aiuiali accad.
Marb. P.
catomi da un mio amico di cost! e questo
MDLXXXJ^I.
ratoris noslri
nume-
modo die non sembra
senza ottenere per6 la permissione di dar
tricolato
II
a' di
di
:
Anno
comuni-
II.
Christ i Serf-
Calendis Julii unanimi
omnium
prqfessorum consensu Petrus Nigidius , Juris Doctor et mo-
Rector Academiae
ralis philosopht'ae professor ordinarius,
Murpurgensis electus
sub cuius
magistralu sequentia
nomina in matricula Academiae relata
studiosorum
Segue poi
est 3
numero
col
8.
Thcologiae Doctor Romanensis, 25 Julij anno 86.
cum eidem
sunt.
Jordanus Nolanus Neapolilanus,
Caeierum
potestas publice profitendi philosophiam per
me
cum consensu fucultatis philosophicae ob arduas causas denegarelur,
adeo excanduit, ut mihi in
caciler insult aret
aedibus pro-
vieis
quasi vero in hue re contra ius gentium
,
et consuetudincm omnium universilatum Gcrmaniae et contra omnia studia humanilatis agerem ; ac propterea pro membro
Academiae amp/ius haberi compos fact us, rulus est.
Percio
pure le parole i
rursits
noluerit.
ex albo
nome
primi sono stati riposti pin tardi,
f'to
pompa
phil.
di
nome
Pavso quindi
tanto
benivolenza,
Fatfcrj
professore, pubblico
la
di
come
modo pero die
tardi
1'
accademia abbia
celebre.
corruccioso
sonna
,
e restarono scancellate le
Pare adunque, die piu
'etle parole.
voti sui
me exaucto-
e grado sono slati scancellati,
cum consensu fac.
:
Unde facile
Universitatis per
a Vittemberga,
quale percio il
iibro
accoltovi
gratissimamente
con
esalta.
xxvm De lampade combinatories Ltulliana, Ad injinitas propositiones et media invenienda ad dicendum
argument andum iuxta modum habitus,
et
quo saltern quispiam de quocunque subiecto descripti-
vam quandam Est
ralionem.
qualemcunque quid nominis liabeat
et et
rum cuiuscunque
generis operum intellegentiam et non
plurima
minora tnj/steria
unica clavis ad omnium Lulliano-
Cabalistarumque
Pytliagoricorutn ,
consequenda
etc,
gensis academ. senatum.
Ad
amplissimum Viteber-
Vileb. 1587.
die contiene illustrazioni della compendiosa architettura sum->
mentovala.
V iromagine
Sotto
una caccia espose poi
d'
la lo-
gica nel libro
De progressu et lampade venat oria Juo°> gicorum. Ad prompt e atque copiose de quocunque proposilo probletnate dispulandum, di cui infatti e ristampa
un
De specierum
1588.
scrutinio doctor is
propemodumque
Ad
divini.
et
lampade
Her emit ae
ejccell.
combi-*
omniscii,
Guil. de S. Cle*
Hispan. in aula imperat. legatum, Prag.
Excud. Georg. Perclie
altro
naloria Maim. Lullii,
meiite, regis
Viteb. 1587. 8.
JSigrimis. 1588. 8.
dopo aver pubblicata
Oratio valedictoria Vitebergae habita 1588. ap. Zach. Cratonem 1588. 8. ristamp. in
manni
act. philos. II,
AcrotismuSf
s.
406.
Clement
p. 317.
rationes articulomm
Heu*
ed
pliijsicorum
adversus Pcripaleticos, Parisiis anno 1586 proposilo-
rum.
Vileb. 1588. 8.
ando a Praga;
lo
che sicuramente non avrebbe fatto, se fo'O
~ vero quel die gli antagonisd ban sostenuto, ch' egli sia d' e
unto Lutevano, mossi forse dalle mal intese parole consolatoria
poscla
citata
â&#x20AC;&#x17E;ad
dell' iaz ÂŤ
reformaliorcs ritus ad* rla -
XXIX tus. ee
Ne
piu certa e
gedo abbia
Rimer
recitato c.
1.
1589
sitiva nel
ch* egli
prima del suo con-
un' orazione panegirica del demonio.
Poco amico
parti per
V.
di qualsivoglia religione
Brunsvico
a'
po-
duchi Giulio ed Enrico
die lo mandarono a Helmstedt in qualita d' instrut-
Giuh'o,
Essendo pero morto poco dopo
tore private bh'co
18.
f.
accusa,
I'
il
Giidio,
pub-
in
illuslr.
cele- 1589.
Bruno
Or at to consolatoria
habit a
berrimaquc acad. Julia in fine solemnissimarum
quiarum in obilum Brunsvicensium
duct's.
ejee-
el potentiss. principis Julii
illuslr.
Prima mens.
Jul. ao. 1589. 4.
Helms! ad. ap. Joh. Lucium. Qiiindi nel
1591 ando a Francfort
e diede in luce
De imaginum, signorum positione, ad omnia et
Jo.
Credile
et
Ad
tres.
Henr. Haincellium, intelligetis.
idearum
intentionum,
memoriae genera Ubri
rosiss.
et
illuslr. et
Elcoviae
1591. 8.
V.
Beitr. z. Gesch. der Pliilos. St. VII. S. 57. la
contiene
natura gli e specchio
P idea
gene-
dominum,
Frcf. ap. Jo. Wechelium et
Pe. Fischerum consortes.
dove
corn-ism,
dispositionum
dell'
Fitlleborn's ff.
ombre del divino,
in sostanza, e per altro
die
da regole, come ar-
guire da' segni dati la narura e le qualita degli oggetti,
an-
nettendovi precetti topici e mnemonici.
Piu importante riguardo al suo sistema metafisico e quel
Be
triplici
specula/ ivarum
minim o
et
scientiarum
et
artium principia Ubri V. ^dd
Henricum
men sura ad mullarum
ill.
et
rever.
Irium
aclivarum
principem
Julium, Brunsvicensium et Luneb. ducem, Halberstadlensium episcop. Franco/, ap. Jo. Wechel. et Pe. Fischerum consortes. 1591. 8. Trad, in Ted. da Feder. Schlosser in Daub e Crenzer's Studien. B. 6. H. 2. S. 446
â&#x20AC;&#x201D; 466.
XXX di cui
principio e
il
T anima madre,
universo,
mfnimo assieme e mas-
del
qua! sostanza delle
cose,
e di
T
atomo,
ch' e base di tutto, divinita,
natura
e rfposa in
infinita,
dell'
concetto
giacche,
simo uno e tutto,
grandezza
il
esso la
monade,
Pubblicowi aurora
arte.
De monade, numero,
et
figura,
quens (libros) quinque de minima,
Item de innumerabilibus ,
magno
immenso
mensura*
et
injxgurabili,
et
universo et mundis libri octo.
sen de
liber conse-
-Ad
illusfr. et
Henricum Julium, Brunsvicensium
revcr. princ.
et
Lu-
nch, ducem, Halberstadt. episcop. Frcf. ap. Jo, IVe-
acta philos. Vol.
p. 501.
I.
S. 230.
â&#x20AC;&#x201D; Fidteborn's
ff.
e
il
dell'
uomo;
prova
1'
T.
II.
ff.
dallo
scopo pri-
inrmensurabilita del
dappertutto del centro dell' universo, perche spazio
mondo son uno,
terre.
F. E* Boy-
Beitr. VIII, 18.
,,-De innumerabilibus ee principia
mario intellettuale
mondo,
â&#x20AC;&#x201D;
ss.
(Quedlinb. 1795)
sens eig, Lebensbeschreib.
In quello
V. Heu-
Pe. Fischer, consort es. 1591. 8.
et
chel*
manni
Tutti
il
cielo
mantengono
si
spazio colia
pianeti
i
sono
propria gravita,
lor
composti de' medesimi element! ,
etereo,
infinito
U
acqua e fuoco.
aria e
sostanza spirituale, differente dall' etere, ch' e uno col vacuo,
o spazio assoluto spazio etereo e
tondo, e
Da
si
,
il
riduce
cielo.
La
causa del moto delle stelle nello
principio vitale e
a quel: Tutto e
1'
Francfort subito,
Padova;
di
qual passo
Acidalio
in
una
non
si
anima.
infinito
Tutto tende al
ed uno.
sa per qual motivo,
inconsiderato a ragione
lettera scritta
a
]\Iich.
si
passo a
maraviglia
Forgatz p. 10.:
Ec-
quid hoc hominis , qui in Italiam audet redire y ex qua, ut ipse olim fatebatur ,
exul abiit?
Miror , nee rumori jidem
Onde
sco-
perto dalle spie perpetue dell' inquisizione fu arrestato a
Ve-
habeo, etiatnsi ipsum a jide dignissimis habeam.
nezia,
forse
1'
an 1595, trasportato a
Roma
nel
1598, ove
XXXI due anni nelle cavceri e
trattarsi,
dell' inquisizione
delle
befFossi
autorita;
onde queste
Febbrajo 1600 pubblicaron la sentenza,
Roma.
del governator di suoi errori,
quam
e
i
tentativi di ridurlo
tiam in me prigioniere
autorita
all'
accipiam. <e
quam ego
dicitis,
184.
fu
giunta
colla
e
Pompeo ed
Quadrio
narra Scioppio,
Altri otto giorni
carceri laicali fu poi condotto in Campofiore
nelle
abbruciato vivo
Haym
Febbr. 1600, benche questo lo nieghino f.
vera fede,
secolare,
Maiori forsilan cum iimore sent en-
replico:
in faccia al teatro di
rar.
alia
no-
clementissime et cilra sanguinis ejfusionem punt-
Bruno
returl
di
con cui venne con-
recitata la sua biografia,
Ivi,
scomunicato e consegnato 3> ut
9
di
a'
ri-
il
Passu dunque nelle forze de' ministri di giustizia
dannato.
(ati i
Jungo
in
tirtÂť
Stor. e rag. d' ogni
die al crocifisso
nella sua durezza ed ostinazione la sua narrazione:
gli
illis ,
di
data avendo
sguardi e spiro
e sarcasticamente assai finisce
;
Sic jistulatus misere periit,
rus, credo t in reliquis
17
Perche
poesia.
presentatogli
una torva occhiata ne Iev6 dispettosamente
a' di
Notiz. de' libr.
renunciatu-
quos Jinxil , mundis t
quonam
pacto homines hlasphemi et impii a Romanis tractari solent.
Hie
itaque modus in
Roma
est,
quo contra homines
impios et monstra huiusmodi procedi a nobis solet,
Tra
tante cause e tante di questo supplizio orrendo e cru-
dele, eterno rimprovero ed ignominia della tirannia gerarcluca
lupigna, la
anzi tigrina,
Croze Entret.
eresia,
apostasia,
p.
allegate
da Zedler Reallex.,
Cromaziano
284.
non errera, credo,
p.
Ragle,
255, come ateismo,
chi scegliera
massima-
mente quella del fanaticismo stupido gerarclu'co, non gia per la santa religione in se,
si
per
1'
autorita dell' ordine
dome-
nicano, di cui, come vedemmo, fu membro, e del ponteiicato, il
qual dileggio sempremai,
essendo egli franco nemico della
menzogna, strenuo difensore della
verita.
:
XXXII
.-'
Dopo
pubblicaronsi
la di lui morte
ancora que' due
libri
seguenti
Summa terminorum metaphysicorum Jordan i Bruni No I a n u Accessit eiusdem praxis ex Msto per Raphae-
descensus j sen explicatio entis
Jem
EgUnum Jconium Turinum,
Marpurgi
Catior.
Ex officina Rud. Hudtwelleri a. 1609. 8. Ar t ifi c iu m perorandi communicalum ah Frcf. 1G12. 8.
Altstedio.
da
Altri libri suoi mentovati
curatamente ,
sono
o
sicche
aneddofi,
uno e
forse
o bruciati, i
o
titoli:
—
ac-
nascosti
forse
ancora
negii
Liber clavis magnae,
ch' e
—
Templum Mnemosyne s
De imaginum, signorum
nel libro
meno
da que' che abbiamo,
altri
con quello de lampade combinatoria.
istesso
Liber trig hit a stahtarum. (citato
lui stesso, talora forse
ne sembrino
Eccone
scrigni romani.
Henr,
composi-
et idear.
— De anima» — De mnltiplici mundi vita, — De naturae gestibus, — De principiis — veri — De astrologia — De magia physic non da niun De sphaera, — Due tione)
a.
rato,
e sono:
citata nella
i' area di
Cena
delV inferno Avanza
di
questa edizione.
trovo citati
altri
'
delle (ivi a
render
ceneri
Noc a
lette-
dedicata a
149. —
f.
Papa Pio V.
Purgatorio
198).
f.
conto
nostre
delle
Avendo dunque
fatiche
copiare
fatto
i
nicatine cortesissimamente dal bibliotecaro dresdano
Ebert ,
di cui si gloria
P Europa
letterata,
e
durate in
testi
comu-
dottissimo
risconti-atigli in
casi di bisogno con quelli della biblioteca gottinghese e Vien-
nese, primieramente gli abbiamo disposti in ordine cronologico,
quale celo additarono e
tenor della vita
il
cenni dati qua e la da lui medesimo.
quantomai corretto e secolo,
d'
un
colorito
autore,
Nel dare poi un
non
non poche brighe ne diede
dell'
la
afFatto
altro
scorrezione
ed
i
testo
da quel de' testi
XXXIII
niedesiini e delle lor copie,
assurda,
sissima dello
V h
via per figura bigiuta in
pur latine,
y
1'
latina,
e variabile,
n
la
nulladimeno
ancor
a
la,
le
congiunzioni
awerbj
casual!
composte
poi die s
apprcsso , fratlanto ,
diffuorij dibboito
tiranno,
e
pronomi,
come pur
altre,
imperocche e osservazione triviale,
temente tuttoggi;
addosso,
gli articoli tie la,
che
almeno
Ove dunque
perche egli e tiranno. qualche inconseguenza
duainato
d' esser
,
la scusi
il
ancor
lettore
si
ecc, non gia
sulla,
dissu, agga.ru ecc; dove se vince
3
si aspetti
e gli
eppur non serbata conseguen-
consonante introdotta piu tardi,
scrive
dall' eufonia,
preposizioni
di
ph
vici-
ncl medesimo tempo una lor
scancellandone
,
e simili
cangiaudo
inalterata
ben die ed
am-
altre parole
constante
greche;
oppur dalla comodita e proprieta municipale,
come per che ,
tugliendo
segno di maggior
in
,
in
da
eta
quell'
qualche principio
fctabilire
nelle latine e
sorgente latina
lor
alia
x
e la
disgiungendo
f;
negtigenza
la
di
inutile e superflua ancora riguardo all'
d' origine
nanza
prolissi,
huomo, humore, alchvno, havcre ed
massimamente
in
periodi
iucostante
tanto
ortografia
all'
di
interpuuzione vizio-
1'
dLTerenza del linguaggio
Convenne dunque
quello d' oggi. intorno
nulla
o
e la
stile,
incouseguente ortografia (ra an-
francese ed italiana,
e inoderna,
tica
1'
abuso, qui
si
uso
1'
appunto
trova una
benevolo parte
coll'
uso inconseguente medesimo, parte colla dissuetudine del correttore piu
avvezzo
che in simili la
scritti,
all'
modema;
ortografia
dove regge
sostanza de' peusieri, non
ricliiede
si
ecc.
tanza.
die per altro possono
argomenlo e
arcaismi, spropo-
essere
di critica
impor-
Basta che V iinpronta generale ed una qualche patina
d' antichita
Ifbro
talora
1'
ne anche una ristampa
iliplomaticamente esatta con tutti gli errori, siti
tanto piu quanto-
la materia,
antico.
alcunamente rammenti Assai dib'genza
tanto necessaria all' intendimento
il
lettore,
inolrre
ch' ei legge
esige
del senso
1'
un
interpunzione
e de' peusieri,
# o#
e
xxxnr piu difficile ancora, dove un ingegno ricco, pronto ed esuberante
profusamente sparge,
modo
originate, benche
intesse
non sempre
e
intreccia
in ordine e niisura giusta
e bilanciata;
donde poi nascono que' periodi
snropositati
assurdi,
e
ma
pensieri in
i
bisognosi
di
non gia
prolissi
strenua
attenzione,
abborriti si per altro dalla desidiosa ciurmaglia spensierata di
foggia,
lettori e di scrittori di
vaglii di periodi
sminuzzati a
guisa d' animorseilati , privi di dignita e di serio contegno.
In quanto alia negligenza dello
clie
afiissi,
un
scusabile in
anaco-
lettore in
il
persone, di generi, lnassnnamente ne' pro-
luti, confusioni di
nomi
stile tanto
ne trovera pruove
anirao pieno di fuoco,
correggemmo
talora senza pur darne
sempre
avviso.
La
differenza aliin dello stile
zialmente
da quel
benche per se non isconvenevoli ,
uno
stile
casi
silFatti
un
e
dottrinale
municipali,
,
oggidi tanti
di
e
tanti
e schiS
di
delle
lingue^
e
ed
i
o
serviti,
mente
di
storcere
tutto al piii le
o prosaici,
ciarne
origine e
e
slogar
la
si
filologi
lor
marcio
dispetto
con
e
che,
vizzi,
nell'
organismo i
vocaboli
die se ne son
ipercriiicamente
de' buoni autori
e saccente-
antichi,
poeti
vorran generazioni a rimetterle,
la
fantastica ed ipotetica di voler rintracstruttura
o
fabbrica;
Vossi, Hemsterliusi e Lennepi in faccia ad a
Or, in
befiino
lo
forse dell' aurea eta,
membra
a tals che
dicono cosa scabrosa, 1'
in vocaboli
trito.
contend percio di saper a mente
passi degli autovi,
ad
combinazione ed
la
profondamente
piii
disusate,
ad intendenti , disprezzino
que' registratori
penetrare
oltre
comunque
ridicola pure
ora
necessarie
non e guari
significato
etimologico,
signoril ciera di pieta
inetti
anzi forse
ne giovo unicamente
talora
presagio
certo
il
oggi consiste spe-
arcisottile;
scientifico
de' quali
d'
parole latine e greche
moltissime
in
si
dilata
e
giorno questa sfera della filologia,
si
laddove sin da'
essi malaccorti
rischiara
di
ed
giorno in
talche vieppiii si confermi
XXXV 1'
equalita,
dunqtie
lungi
lega
intima
1'
e
1'
mente e soltanto
tempo gia fa, nella
maestrucci laccia
donde
che,
sare per figura lor propria
incolpano
lo
bizzarro e che so io,
mi
dice lia
suo
stile,
strano,
autor
,
povero quello
P una
coll' altra
dizioni accattate
venient!
le
;
cognizioni
Creando
ma
,
potere
ma
null' altro
e
filosofia,
difetto
con
mal
insieme
accozzate,
dai pensieri le dizioni lor con-
essendo
toscanerie
ho procurato
pur troppo
si
non gia dalla selva delle
una favella
le frivole
in belle
se fossero dotate di senso,
che larve delle nostre della
non
ritiiata
serve.
e non questi in dal
adornando di
ma
mente,
le frasi in grazia de' concetti,
quelle,
dalla il
di rrarre,,
pension,
quali
volgo e da tutte
tale,
impareggiabile
scarse di sentimento e
che credo
,
debbono essere non tiranne
cosi
di
i
1'
non posa che
la cui eleganza
qua e la,
mi sono sempre studiato
dettate
tedesco intuito
Italiani o Francesi di merito e d' o-
meraviglierebbero elle stesse di trovarsi
grazia
ognuno
morte pur troppo prematura: â&#x20AC;&#x17E;Reputando
stile,
frasi rubacchiate
si
il
come
che,
ne pertanto da condannarsi sommariamente come
Perticari, preda di
cucite
barbaro,
,
veramente originale,
sempre trovammo verissimo quel che disse
io
d' intendere e
inintelligibile
altro
di
accu-
d'
pensare in scienza, arte e religione e
stile di
almeno da quel degb"
altro
ed invece
Percio sapendo,
d' altrui.
classico
di core certi
non arrossiscono
ed inezia
stupidita
stile
come suo naso, e che per
universo e
dell'
nore
nos,tro
Perche autori ed
per nascondere alia popo-
quail,
i
coprirla con nebbia di calunnie e vituperi,
capire,
qualche
a chi piace.
sprezzammo
repubblica letteraria,
tale,
scarsa-
una
osservata la pratica di sordidi
e barattieri,
TVoi
veramente
aspergemmo
si beffi
ontosa nudita del loro interesse,
1'
lingue.
autore istesso,
nostro
urgenti
casi
in
conghietturina ,
editori
delle
da ogni abuso e pedantismo
schernito pure a ragione dal
nostra
identita
parlar del
le
sfugpre a
sentenze tutto
mio
raro di pascere V eloquenza
!
XXXTI
A simili
piu di parole, die di cose." rosi maestri
le fatiche nostre di
dunque
nobfli e
gene-
inodestamente sian raccomandati
discreti e giusti
rawivare e
lo studio della
lor
letteratura
e la corrispondenza d' ambidue le nostre nazioni col protrarre in luce
i
calpestati
quanto
lor iigli
nella
generosi piu o
polvere
d'
pero a que' Tersiti
un
meno
tempo
del
forse cieco
mercato
dimenticati,
e
ingiusto.
letterario.
suiiuneii-
tovati,
Ela
lor cicca vita
Che
invidiosi son (V
Fama
di loro
il
mondo
tanlo basset,
ogni allra esser
non
sorte,
lassa,
Misericordia e giustizia gli sdegna.
Non ragioniam
di tor,
ma guarda
e passu
Lipsia ÂŤ' di
20 Nov.
1829.
o In
ADOLFO WAGNER.
CANDELAJO. COMEDIA DEL BRUNO ACADEMICO DI XULLA ACADEMIA
In
tristitia
hilar is
,
in
;
DETTO
hilaritate
N O L A N IL FASTIDITO.
tristis.
O,
,!,
,
L
I
L
,;,
B R
I
AGLI ABBEVERATI NEL FONTE CAVALLINO.
Voi
Muse
cbe lellale di
,
E
Col mitso
eccellenza vostra m'oda
1'
,
Se fede e
caritale il
cliiedo
mendico
Piaiigo
,
Un
,
sonetto
Che mi
,
,
E
,
,
iinio
iui
,
un' oda
over in proda
,
mamma.
audar vestito bramo
men to nudo
converra fors' a
Monstrar scoperto a II
,
gir lieto a tata e
ch' io
peggio
,
infiamma!
v'
un epigramma
mi encoinio
ch' invan d'
Aliiine
cuor
posto in poppa
sii
Per fanneue
ALime
mamma
la
che natate su lor grassa broda
la
com' un Bia
,
me
g-ramo
Signora mia
zero e mincbia, com'
il
padre
Adamo,
Quand' era buouo dentro sua badia.
Uua
pczzentaria
Di bracbe menrre chiedo, da Veggio monlar grau
le valli
furia di ca valli.
A LA
SIGNORA MORGANA SUA
B.
a cLi dedicaro
Jiit !o stino
A
corifeo?
inviard
cLi
caniculari,
ban
ini
fatto
ore
et
,
O.
S.
A
cbi,
mio bel paraninfo
il
quel die
quest! piu cuocenti giorui
iii
I G.
mio Candelajo?
piace cb' io intitoli
ti
,
il
S
dal
,
o gran
mio buon
il
influsso
sirio
pin lambiccaiiti
m
1
ban
in'
io
A
1
A
sua Maesta cesarea? No.
Signoria illustrissima
non
e prenclpe
voi tocca
netto
,
bella
,
del
,
oreccliie interne
dico
sua Santita?
No.
A sua
No,
iinperadore
,
o papa
e geiierosa
mia S.
animo mio
1'
glebe de la sua durezza
,
,
Morgana
al vostro eabi-
cbe
dopo
,
e assottigliatogli
aver
stile
il
voi
a
!
mi
oflertorio.
dotta,
superlativo
in
,
fe,
cbe
,
solennissimo
in questo
Altezza,
Per mia
no.
,
dona , e voi o Tattaccarete
si
campo de
A
le
decano
il
e voltato?
s'
sua Serenita ? No.
re
mano
ne V
cbi
e reverendissima ?
,
o cardinale
a voi
,
e
A
o la ficcarete al vostro candeliero
,
saggia trice
,
questa candela di
levari
A
lumi erranti?
a cbi prende la mira?
a cbi riguarda?
;
dicon
piovere nel cervello le stelle fisse,
ba balestrato in capo,
soffiato i sette
celeste,
clie
,
vagbe lucciole del firnianiento mi ban crivellato sopra, de dodici segni
de-
,
coltiva-
,
attrite
Io
a ci6 cbe la
polverosa nebbia sollevata dal vento
de la leggerezza non olfen-
desse
con acqua divuia
gli ocelli
di questo e quello
,
fonte del vostro spirto deriva, in' abbeveraste
a tempo cbe ne potemmo toccar la mano, drizzai
li
pensier gai appresso
cbe tra voi, aspettar
quel tuo
soccorso
disperatamente ardo, troppo
*~)
truogo
il
cbe godete al seno
iiwidioso
del
Riposi iu vece di
,
cbe
e sfavillo
mio bene;
tronco
,
d'
*)
per d'
die
,
dal
intelletto.
Per6,
prima
v' iu-
la
acqua viva. Adesso,
Abramo,
solea
1'
e
me, cbe
rifrigerarmi
intennezza un
gran
la
senza
lingua,
caos
pur
per farvi vedere cbe non pud
dell' originate vizioso.
medesmo eaos,
far quel
eccovi la candela,
me
cLe da
mio amore con qualche proprio
il
non passi
al
marcio dispetto,
suii
vi vien porg-iuta*) per
clie
parte,
si
cLc
presento
e material
osloggio
ombre de
ove mi troyo,
paese,
in questo
qual
la
questo Candelajo,
idee,
quali invero
potra chiatir alquanto
certe
spaventano le
e come fussero diavoli danteschi
bestie
,
maner
gli
siete
potru far contemplar
,
lungi a dietro
asini
et in
;
candelajo
alfro
dci
di carne et ossa **)
non possidcbunt) e
mia memoria essere e
son mozze
regioncm longinquam tualmente
possa
govenie,
da
quel suo
;
1'
erba
Suvgam
/5o,
el
cotesto
in
una,
g-rasso
spero di ricovrare
io
non
se
,
un
sott'
mantello
â&#x20AC;&#x201D;
in un' altra vita.
cosa
og-ni
che non puo mutarsi,
namente uno, simile
,
mi
e
s'
que
ag-grandisce
sii
vera,
io,
il
,
si
mcdesmo.
mi
:
cli'
tanto
altro
,
***)
il
tempo
Con questa 1'
il
i
se non
c o r
,
e
mi
1'
solo> eter-
animo
Per6 quahm-
i.
o
Godete
amate chi v'ama!
forse cbiericale.
darv
di
tutto tog-lie,
Tutlo quel, ch' e, o e qua,
state sana, et
un suo neinico
L' originate La r
e
per die
giorno, e quei, che son
Forma anlica, ora tiziosa. Cos'i pure que' futiiri cd alire forme simili de' tempi del verbo.
*J Seuz'aUro
"*}
viTa,
;
o vicino, o lungi, o adesso, o poi, o presto, o tardi.
*)
in
io eifet-
che aspelto, se la inutazione e
che sou nelanotte, aspelto
dunque, e se potete,
paga-
Sig-nora,
filosofia
intelletto.
di
dove ho persa
,
un
nulla si annichila;
si mag-nilica
punto di quesla sera,
nel giorno, aspetfanti la notte. la,
lardo
il
la
un solo e etemo, e puo perseverare e
cLe
gli asini
Abut
:
die non e;
,
Ricordatevi
inula,
ve-
vitello saginato
Fra
sotto
,
quel che credo, che non bisog-na inseg-narvi e tutto da;
delto
per die, se awerru giammai,
dire:
,
forza
me
porci qualche dicembre
et attenda a farsi piu
allio canto
1'
i
strapazzata a
dnbbio sara parte de la nostra festa.
senza si
et
farli
da mia parte quell'
che non g-oda tanto, che
,
stata
g-oda tanto con
die non
ri-
ove voi
e
,
fan
,
,
per che a quest' ora a
d' asini!
calci
orecchie,
1'
E
ranno.
,
patria
(de le quali e detto
ditegli
pie
porci
cotesta
Salutate
costl si dica la di
le
animo mio a molti
1'
dere, die non e al tutto smesso.
regnum
1'
:
pagaro, menard,
ARGVMENTO ET ORDINE DE
Son
materie principal! intessute insieme ne la Bonifacio, 1' alchimia di Baitolomeo,
tfe
amor
1'
lui
1'
Peri per
insipido araante
parimente
artificiosa
1'
secondo
;
non
insipido
1'
e
cognizion distinta de' suggetti
la
evidenza de
et
quali
de'
presente comedia
di
Maufurio. dine,
LA COMEDIA.
,
ragion de
1'
or-
rapportiamo prima da per sordido avaro terzo il gofFo pedante ;
il
,
;
senza goffaria
e
insipido e goffo,
testura
j
pedaularia di
la
e sordidezza
,
non
et il goffo
men
ÂŁ
il
,
sordido e
sordido et insipido,
che goffo.
Bon if a do dunque ne V atto et
accorgendosi
cagione
che quella
,
di
horse,
la
vanita
e per
er' arnica
manda
medesmo
sopragiungc
gli
vomitive
il
IV.
mago*
Baitolomeo,
suo secreto
pone
la
,
sua speranza ne
Scaramure
a trovar
il
,
inviato Ascanio
mezzo 1'
effetti,
che gli era discorre
,
valor di quell' arte.
che con certo
era la
e frutti
per venire a gli amorosi
e mostra la differenza de
,
la S. Vittoria,
di Cori di harhe
Avendo
II. see.
ridnceudosi a mente
,
,
de
amore (del che
1'
liberate) ,
suo servitore
il
stato descritto efficace
tra se
dice
si
,
le
questo
come
,
non era giovane ne magiche superstizioni
e lui
de
innamorato
non possa reciprocarsi
che
,
fr. scena -prima,
III. see.
artificioso
oggetto de
gli 1'
fa
amor
discorrono
Sanguino , padre e pastor di marioli , et \m scolare che Maufurio, che da parte aveano uditi questi ragionamenti, sopra quel falto , e Sauguino particolarmeiite comincia a
prender
canipo
suo.
studiava
see.
,
solto
il
,
dava,
notomia
ruffiana
un
con
,
fa
,
e
la sua
lo
che
gli 1'
dama
,
pittore,
,
ma su
die
,
Bonifacio
si
man-
,
viene tnlto glorioso per certo suo
nardo
pi-esentuccio
e poco dispone a prendernc la decima che non vi fusse sopragiuuta da lui. VII. see. Bonifacio se ne
ne
e
manco de
VI. see.
per ordir qualche tela yerso di Bonifacio.
,
Compare Lucia
al
distrasse lascio
enigma
ma non
ne
il
la
qual festa
poema
quale arehhe discoperlo pensier del jitratto
,
,
per
questo pensiero,
che o capir
piii ,
o
fu
meno
il
et
Gio. Bernardo ne la mente
molto puo
nuova cola
di
VIII. see.
;
il
e
in
onor
e gloria
ritrovato da Gio.
Ber-
suo miovo poetico furore; pensiero sopra
un duhbio,
IX. see. rimane perplesso
intende
il
che voglia dir OreJice f
ecco X. see. riviene Ascanio col
lermino Candelajo,
Mentre dimora in
mago:
il
quale dopo
avergli falte caplr alcune pappolate, *) lo lascla in speranza dj acchiappar
unto.
jl
Ne V
atto secondo.
questo subere
messe
di tirar
non
scudi
di
peusando
meschinc,
amor
1'
rimasta
S. Vittoria
la
Cupido con
niarttllo di
men
al
sola
amor
d'
moneta
tanta
de
bei
di
fa
la
per quel,
Mentre dunque
Venus.
rofiana
gouCano
che
,
aria
le
che
,
IV.
gli
See.
presuppouendo,
,
e clie
,
questo
inendine del cuor di Bonifacio slampar potesse
1'
pasce
si
non
arte sua,
1'
Mud: Ec jam
upcessario d' imantar quclla di Lucia; iuxta jit
intelletto
quarto.
facesse colar e fonder mclalli
che, fallendo col tempo
,
1'
atto
in
castelli
ingannavano
s'
proverbio
il
1'
da
orio di Bonifacio
1'
Ma
meule
la
scena ne
sesla
Lucia
e
e cavar oglio
gli avesse tanto tollo
ocelli
gli
udircte dire uel principio de la
die questa fiaimna
S. Vittoria
la
proprio magazzino.
liel
die
,
sempre avauti
avesse
mostrano
si
seminar speranze ue
sperano col
e
,
III. see.
premer vino da questa pumice,
entrate iu speranza di
fusse
gli
facta vetus,
que' veniiceIR,
di
che
pauza e non nntriscouo, V. see. sopra\iene Sanguino che comincia a ch' area udito de la propria bocca di Bonifacio, ,
e si ritira con lei per discorrere, come tramar qualclie bella jmprcsa dovessero goveruar col fatto suo. Re V atto terzo II. scena, viene Bonifacio con Lucia , che lo ,
si
,
contrista
come
tentatolo di
,
avesse iu bocca
iuagg'ro
id
,
il
pazieuzia per
la
borsa.
panferlich,
gli
casca
ebbe occasion
est
per dover trattar cose
e se ne va. c la
X.
IV.
van no a
la S.
Dona
cerimoni.
la
Vittoria,
speranza era vana
,
facio.
IX.
duo con duo
con
cosa
1'
aspettasse
il
;
allri
venturieri
sotto
e
M.
la
X.
see.
;
finto
quarto
discorre
ranza, mostra
d'
capilano,
I.
sopra
see. 1'
abbia iiifoimaia
ch'
E
Gio. Bernardo.
vien
amor
di
aveano quesli
del qual partito
}
fuori
birri e Gio. Bernardo.
et inslrutla
sopragiunte da Barlolomeo
,
fastidita
Bonifacio
esser inanimata a f.irgli qualch
1
e
insapone,
insieme col
Fra tanto viene Lucia
tempo
espone
falica:
CaruLina,
moglie
Bonifacio,
sdrgnale
partono.
>
et
per molto
sua vana spe-
e vana la
il
discorrendo sopra la sua materia
Favole.
fill
da Boni-
bandiera di Sanguino trattano di
la
la S. Vitt.
avaro
che mostra di non aver perso
*)
con cio
coutcutauo molto.
si
Ne V atto aspettare
e costui
somma
negoziare alcuno fatto con travestirsi da capilano e birri
ne
,
E
che fece costui, a
Scaramure, come quei,
e
la S. Vitt.
mago,
al
e la falica persa.
pa* chiarirla del tutto
compajono Sanguino
see.
qualclie
dovesse
si
smania di costui Scaramure,
che col fingere di quella potesse grafFiar qualclie allra appunlalo
come
suo conto
del
che Bonifacio
Lucia, die pensava, che
,
la
forvolta,
che sopragiutiscro III. see.
parte
de
dentr' al
per quella
co' quali si tratla,
,
see. rim.ine beffandosi
see. ritorna
rende certa
Ascnnio
et
mentre masticava,
,
lasagno
davauti
levarsela
con due,
importanti
Qnesli erano Scaramure
governare ne' magichi
di
Or il
si
di
IX.
See.
II. see., ,
come
e see. 111.
rimaue Bart,
ecco V. see. gli occorre
Bonifacio,
e
ragionang un pezzo insieme
Lucia facio
de
quale
il
,
1'
suo
fallo
il
un de
che quella gli disse
S. Viltoria gli arebbe donalo
tult' il
suo
passate
intcndere
magica
la
ordiui di
presi
,
con
parte
hi
da
di
vesli
le
rimane Bonifacio
fattura
straveslirsi
Viltoria
al masclieraro
6ubito
Carubina
ecco
per
,
Lucia
effetto
che vede,
,
berteggia insieme con Marta,
si
1
ch
e poi e verisimile,
accomodarsi come S. Crosconio. et istrutla da Lucia fa intendcre
stravestita
che
VII. Scena
Carubiua. 1'
la
andasse a
donargliclo ad
andasse
XIL
per
,
meno
il
la
come Gio. Bernardo.
lui
un pezzo,
che
,
che per le cose,
facendo tra se medesimo festa de
,
Bartolomeo
di
che per
difficile a
mascherar
a
del suo incantesimo; a presso VIII. see.
moglie
il
:
M. Bonimolto persuaso
esser
con queslo
uou fu
,
Fra tanto
altro.
ice. trova
cioe,
,
j
chiavar per quella sera; ch' allrixuente moriva
erano
1'
VI.
,
da Bartolomeo vien ad
disciolto
estreme novelle,
1'
burlandosi
,
che non dormiva sopra
,
seen.
belli aliiâ&#x20AC;&#x201D;
i
sciameuti e vezzi, che questa sofislica Vittoria dovea far al suo alchimico
innamoratOj e prende
Ma
ecco
meno
che
sopra
mina de
il
XIIL
seen,
nardo a dar ordine a
No V
e con Lucia
,
,
prendeva
Bonifacio
fuori 1'
impensata de
suoi
i
uno
gruppo da scardare
;
e
cioe
1'
mani X. con sui compagni di
le
,
Gio. Bernardo
con
stravesliti
sen va a
,
si
dcter-
doveano
,
,
l'
Gio. Berla
persona,
bramata slauza.
sin
ancor sdegnatissima Carubina,
un
trovorno
altro osso da rodere
,
a
e
Gio. Bernardo.
di parole, et essendone prossimi a toccarsl
Sanguiuo
Bonifacio
dopo
la
de
pensando a Carubina, , mentre Sanguiuo mariolava, tanto che IX. see. , venendo
stravestilo
da birri, e per ordine de
menorno ,
buchi
trovorno rincontrali cou
si
,
see. sopravien
intenzione di condurlo
si
la sentinclla,
altra
Quindi nacquero molti dibatti cou
Qua
persone
baston dritto
il
disgusti
coiifusissimo 1'
allrui. le
tutti gli allri
dopo aver discorso un poco
un gran pezzo, facendo
e Bonifacio
come
,
eccoti Bonifacio in abito di
see. I.
Fra tanto Gio. Bernardo teneva et aspetto
1'
Lucia va a trovar Bouifacio e Gio. Ber-
e poi
:
per che non vcgliava
che Lucia sopra
,
che spirava amor dal culo e
,
andar a trovar Gio. Bernardo,
altre cose.
1'
quinto
atto
d'
viene a tempo,
che doveau prendere
,
disporre al loco e tempo
nardo
verso la stanza di Vittoria, e XIII. seen.
colui
proprio negozio
occasione
la
cammin
il
cou determinazione
Lucia
rimane
spediti
in
da Capitan Palmaj la corte et
allri
negozii
,
instanza
fingendu
una stanza viciua,
in Vicaria.
Con
XI. seen. Carubina rimane ne le griffe di Gio. Bernardo, il quale, come e coslume di que', che ardentemente amano , con tutte sotligliezze d epicuraica filosofia (Amor fiacca il timor d.' uomini e numi) questo
1
il legame del scrupoloj insolita a manche Carubina d una minestra dc la quale e pur da avesse possuto avere
cerca di troncare giar
piu
pensare
,
,
che
,
piacque di
,
1
desiderasse
andar
k
savano questi negozii
piu
disputar
d in
1
esser vinta
,
che di viucere
:
pero
le
Fra tanto che pasavea V orlogio nel stomaco e nel
luogo piu remoto.
, Scaramure ch' ando con specie di sovvenire a Bonifacio, e XV. seen, trova Sanguiuo coi compagni, el impetro licenza di parlar a Bonifacio, et
cervello
,
,
nvendola impetrata con certe mnrioleschc circonstanze
XVII. seen,
a persuadere
Bonifacio,
esso
avuto confuso
prcsente la sua liberta,
sottomano sua, e
una
Capltano
al
Scarainure grazia
tentasse
di
merce
e
grazia
farli
Scaramure
che
a
,
die
qual
fu
li
modo,
di
da
possevan cli'
offrire
mo»lie
la
XXI.
et
cui
la
partita
iunamorarsi de si
pensi'i
S. Vittoria
la
die penso
quale,
il
gioir
seen.
di sua
e sbrauato e straccialo
,
Sanguino
1'
Diana
,
fatto
a caccia
venne a
la la
mano del Madonna:
Ascanio fanno un poco
incline- a poter esser
divenne a
andando
et
Carubiua si
tamo die Gio. Bernardo
Considerato dunque
suo.
fatto
il
di fruiisi di quclla
per Atlcone,
s*
XXIV.
considera/.ione sopra
con-
seen, sin
seen, dopo aver cliicsa pcrdonanza in ginoccliioni a moglie, e ringraziato Sanguino e Scaramure, et unta capitano e bini, fu liberato per grazia del Signor dio e de
di
terra c si
con quesla condizionc,
la
dopo
il
qoalche
in
che
,
questo accordo
Cos'i
XX.
lui
XXII. c
di
dovcro mosse Bonifacio
venissero
difficulta
con
higinoccliiarsi
concessa
die
l'allo
voler negoziar per
impelrornq da
rimcttcrgli l'offesa.
con molte apparent!
traiiar
,
sin tanto la
,
facesse
Bernardo
Gio.
modo
seen., viene
per
,
che non era novizio ne V arte
,
quale
la
,
XVI.
l'incanto avca
e dice di
,
riceve da quel
,
quel
in
clie
facendo XVIII. seen,
clie
il
eiFeito
asprissima risoluzione
chieder
e
a Bonifacio,
,
come
il
suo
cornuto, e quando
cornuto, figurato veramente
cercava le sue corne, et allor divenne cervo. Teixi non e maraviglia, ,
costui da quest!
caui
marioli,
Bar t olomeo Ne V atto primo. III. seen, dove si beffa de 1' amor di Bonifacio concludendo, die 1' innamoramento de 1' oro e de 1' argento, e perseguir allre due dame, e ptu a proposito et e verisimile, die, quindi partito, , fusse andato a far 1' alcliimia ne la quale studiava sotto la dotirina , di Cen-io, il (1 „ale Cencio ne la 11. seen, si discuopre barro secondo ,
il
si
giudizio
di
mostra a
fatto Iruffatore,
Gio.
Bernardo,
c
ne
poi
viene Marta,
la
XII. seen.
egJi
medesuno
sua moglie, ne la XIII. Seen.
e soprigiunta da
Sanguino, die si burlava di lui e lei. atto seeondo VI. seen, ragionando Barra con Lucia , mostra pane del profillo, che facea Bartolomeo cioe , che menlre lui attendeva ad al.lumia, la moglie Maria facea la bucata et insaponava i drappi. Ne I' atto terzo. I. Seen. Bartolomeo discorre sopra la nobilita de la sua nuova professione, e mostra con sue ragioni , die non v' c imglior sunlio c dotirina di quello de mineralibus e con questo, ricordato del suo esercizio, si parte.
Ne V
:
Ne Cb
avea •
c
V atto quarto III. seen, va Bartolomeo aspettando „M la .o per il pulvis Christi c
Onus
leve,
d.mostra ,
M.
liomfacio.
il
servitorc
IV. seen, discorre sopra quel
assoojigliando l'oro a le piumc. VUl. seen, la sua fusse onesM matrona nel ragionar die fa con
quanto
Mostra,
quanto
lei
fusse
piu
esperta
ne
1'
arte
del
10 gioslrare
ch'
,
intendcre,
ne
introdotta
a
che
fin
che
restituissero
comincia
see.
e pia digressione circa
da
dislratlo
marito
veder
andata in
lulta
sue occupazioui
sue
un
per
grado
nel di
effetto
chiasso
di cinque talenti gli archbe reso
di
prima.
Con
per
essere
orazioni
j
pulvis Christi ,
certo
cinque.
talenti
lamentava
E
da Cencio.
mani de
vestimenti
;
menati a parte
ne
poi
XII.
la
Bernardo
Carubina
e
,
,
burla fatlagli
III. seen,
furno sopra-
e cosi
,
die
li
che
audavano
troppo
slegasse
passo
,
che
,
la
rimota giuusero
piu.
mani a mani de 1' uno
le
levorno
11
quali
gli
,
le
le
borse
,
e
IV. V. VI. VII. VIII. scen t
le
avendone caminato
seen,
con alcuno
incoutrarsi
pugui
a'
vede nel discorso de
si
complice de
e
compagni in guisa di capitano e birri menare in prigione li legarono con
altro a schiena a schiena
1'
come
,
e
volerli
et avendoli
dietro a le
come consapevole
,
cosi da le parole venuti
di
specie
sotlo
lui
da Sanguino
giunti
e
di
che
medesmo il quale Or 1' uomo da infor-
marsi meglio va col suo moccione a ritrovar Consalvo. Ne V atto quinto II Seen, vengono Consalvo e Bartolomeo si
fu
vivi segnali de la
trovava altrimente, che facendol Bartolomeo
si
dona ad
See.
drsciplina
che teneva in sollicitar gli suoi dei,
,
suo
il
a
avea
1'
IX.
la
donando piu
e
,
una laraentevole
fa
marito,
suo
gli
X.
alchimia
1'
uon
cavalcare,
di di
Mostra auco diligenza
migliori.
questo
di dodici anni
eta
ne
e
:
che a quclla
per
esser maraviglia,
son la
sua dottrina
quel studio
in far alchimia
suo marito
il
ci6
per
fianco
e
per
fianco
giunsero al fine dov' era Gio.
oltre
volendo arrivare,
quali
i
;
cascar Bartolomeo
che
tiro
Consalvo con
affrettar
lui appresso,
e
rimasero cosi sin che XIII. seen, sopravenne Scaramure
e
li
mando
e
sciolse
li
il
fe'
cammini
per diversi
,
si
a proprie case.
Manfurio Ne V
primd. V.
atto
comincia ad altitonare
seen,
da Sanguino per pecora da pastura
conosciuto
esser
cominciorno a formar disegno sopra
Ne V
secondo pr.
atto
prima monstrava maravigliarsi
come
M.
poi
,
porge
viano,
a
quando
la
o
meno
Man fui io una
Bonifacio
ne
era
per
,
il
vien burlato
seen,
come
,
lettera
si
amatoria
V
cui servizio
VII. seen, viene ad essere
marioli
dalS. Ottaviano, che appresso di far poto
,
portava
biasimato
o piu
i
fatto suo.
di suoi bei discorsi
conto di suoi poemi per conoscere e
il
viene ad
e
,
cioe ch'
,
al
;
,
suo Pollula
era Iodato, il
,
S. Otta-
inviandola
la
quale epistola
considerata
da Sanguino
avea composta letta e
quando
e partittosi
;
e rollula.
Ne V vendetta de discorre col
la
con
terzo
mauo.
,
sguaina un
poca stima il
suo
qual discorse
XI. seen. di
atto
,
Pollula,
sin
tanto
poema contra
che fece di suoi versi
,
sopraviene
che
gli
appare con Corcovizzo, che
Or mentre
di
cia
XII.
il ,
S.
sopra
Ottaviano i
quali
M. GioÂŤ Bernardo
fe'
di
modo, che si
lagna
e
in
seen. VII.,
llitorna ne la
casco la pazienza.
seen,
,
mentre
gli tolse fa
i
sciuli
strepito,
gli
11 Barra
occorrono
Marca e XIII.
e
iu speianza di
ritrovar
le vesti
menorno
lo
e
,
He V talari,
E
tardi
seen,
riviene
marioli
faceudolo
,
un canloncello
in
quali
i
:
il
furto,
cosi
mal
avcano
gli
ponendolo
,
gli feruo cangiar
riinancr
,
vestito
tolte
solo
sin tanto che
la
che
di certa
aspeita
,
XV. ivi
era,
vestimenta.
passar
ne
,
com'
,
le
nel
a casa
niezzo spasseqgiando e discorrendo circa quel
iu
fa
Sanguino
seen.
c ricovrare
con questo avea vergogna di ritornar
ritiratulosi
,
II.
second!
li
prezioso
pileo
e
stanza.
die
,
,
via.
quarto
atto
lamentandosi
furbo
il
il
piu
seen,
si
avea udito
Fra tanlo XVI. seen, viene Sanguino, Marca, et altri in forma e volendosi Maufurio ritirar in secreto j con quella et altre specie lo presero prigione , e lo depositorno ne la prossima stanza. He /' atto quinto penult, see. gli vien proposlo , che faccia elezione e visto. di
di
Lirri
una
,
di trc cose
li
a
brache calate.
andar con quel
mate
;
le
il
numero
mate, e in
vi
!
Lui
arnese,
Plaudite.
prigione.
fu le
a
la
quali
terza
Fer6 ,
ogni
de
disse
:
altra
le piu.
tre
staffilate
cosa piu tosto
,
che
elegge le dieci spal-
tosto cinquanta staffilate
aveudone molte ricevute
,
e
confondendosi
or per una,
staffilate,
laseio
arebbe acceltata
modo
de
o di pagar la buona strena
:
o di aver dieci spalmate, o ver cinquanta
,
ma quando natiche
a
nou andar prigione
per
,
birri e capita no
a
il
e
or per uu' altra causa, avvenne, ch' ebbe spalpagu quanti scudi gli erano rimasti a la giornea :
mantello
come
,
Dou
che non era suo.
Paulino,
ne
la
E
falto tntto
scena ultima
questo fa
e
,
poslo
dona
il
;
aSttiprologo.
.^lesser, si; ben considerate, bene appuntato, bene ordinate, forse si sarebbe fatta cbe non ho profetato , cbe qnesta comedia non rappresentar Vitquesta sera ? Ouella bagassa , ch' e ordinata per mal di madre. Colui, die ha toria e Carubina, have non so che ne rappresentar il Bonifacio, e imbriaco , che non vede ciel
da
mezzodi
terra da
in (pia
vuol alzar di letto e sette
sere
:
quattro
con
e
come
da far nulla , non si che in tre giorni e mezzo riinieri saro tra parpaglioui e noil avesse
dice: lasciatemi
;
o
due
!
A
me
co.mnesso il mdiavolato , che sudato sopra e di e notte, che son quattro giorni, che vi ho de le Muse puttane d' Lhtamburini e trombette tutte non bastan memoria. Or vo' far *) la dentro cona a ficcarmene una pagliaca dismesso , scabarconaccio questo di battello sia U prologo, o che par, che co' crocchi, ramsciato, lotto, mal impeciato, tirato dal profondo abisso pini et arpagini sii stato per forza non e punto spalmato. 1' acqua dentro , entra gli cauti molti da lasciar questo sicuro mare? alto in farsi E vuole uscire, e vuol
pipistrelli;
prolo-o
,
sia,
voga;
e vi giuro
,
voga
sia!
ch' e tanto intricato
e
stato
et
L'au-
molo del silenzio? norto delMantraccbio? far partita dal ch' have una fisionomia se voi lo conosceste, direste , tore de le pene de contemplazione in sii sempre che smarrita; par un die ride, barrette: le 1' inferno; par sii stato a la pressa, come vedrete fasHd.to, lo piu il Per altri. gli sol per far come fan come un non si coutenta di nulla, ritroso , restio e bizzarro;
com' un cane, ch ha ricevecchio d' ottant' anni, fantastico, non Al sangue di cipolla. pasciuto spellicciate mille vute , pedant,, poeti e filosofi, altri quest' vo-lio dir di chi, lui e tutti de la ricchezza e bem ; la째piu gran nemica, che abbino , e non d, tenia per notomia, qnali mentre con lor cervello fanno li scpiartati e dtssipati, essere da costoro da dovero sbranati, che quelli, ritrovar vamio a fuo-.-ono come centomila diavoli, e
*) Nell' originale
va
fa.
!
13 mantengono sani et in conserva: tanto die io con servlr simil ho tanla de la fame, clie, se mi bisognasse vomire, cli' il spirto se mi fusse forza tli cauoii potrei vomir altro , care , non ]>olrei cacar altro , che 1' anima , com' un appiccato. li
canaglia
:
In conclnsione prologo
io
andar a farmi irate,
vogiio
e chi vuol far
il
sel faccia
,
rnopROLOGO. Dove far
non
e
iiin>orta
die
,
avail ti a
?
!
per
;
snggetto,
il
tlico
quel fnrfante , schiena da bastonate , die dovea Signori , la comedia sara senza prologo. Eh
ito
prologo
il
non e necessario, die
modo
il
vi
clie
present!
occhi per ordine:
g-li
La
materia,
et ordine,
fa rati
si
vi six.
e le circostanze di quella, vi per ordine , e vi saran posti il die e molto meglio , die se
Ouesta e una specie di tela , die Chi la pud capir, la capisca! chi la vuol intendere, l' intenda 31a non lasciaro per tjiiesto d' avertirvi , che dovele peusarc d' essere ne la regalissima cilta di Napoli, vicino al seggio di Nola. *) Ouesta cosa, che vedete qua formata per qnesta notte servira jier certi barri, furln e marioli gnardatevi pur voi, clie non vi faccian vedovi di qualche cosa , che portate a dosso Qua costoro stenderanno per ordine vi fnssero narjati.
da
oidiniento e tessitura insieme.
1'
!
,
â&#x20AC;&#x201D;
!
sue
reti
e zara a chi
Da
qnesta parte si va a la id est M. Donifacio e Carubina moglie, quella di 31. Bartolomeo. S Da quest' altra si va a quella de la S. A ittoria e di Gio. Bernardo pittore , che fa e Scaramure , del necromante. Per (jnesti contorni , non so per qnali occasioni, le
stanza del
molto
,
tocca
!
C and e la jo,
spesso
Manfurio.
si
va rimenando
Io
>'
solennissimo
lyi
assicnro, che
li
vedrete
pedante,
tutti.
E
detto
la ruffiana
iLucia, per le molte faccende
, bisogna, die non poche volte vada Vedrete Pollula col sno magister per il pin; quest' e un scolare da inchiostro nero e bianco. Vedrete il paggio di Bonifacio, Ascanio, un servitor da sole e da candela. 31ochio, |Âť;arzone di Bartolomeo non e caldo ne freddo; non odora , ne Ipuzza. In Sanguino, Barra , Marca e Corcovizzo contempla-
B
vegna.
,
in parte la destrezza
de la mariolesca disciplina. Conosce? forma de 1' alchimiche barrarie in Cencio. E per m\ passatempo vi si fara presente Consalvo S]>eziale, Matt a, moglie li Bartolomeo, et il facetissimo signor Ottaviano. Considerate
rete
'rete
t
'
la
_ *) 11 tcsio ha
Nil o.
!
u che si fa , che si dice , come s* intende , come cerlo , contemplando quest' azioni e discorsi che si pu6 intendere; arete occasion di iiinani col senso d' Eraclito , o di Deinocrito , chi va
,
viene
cJii
,
molto o ridere, o piangere. Eccovi avanti gli occhi oziosi principii , debili orditure, vani pensieri , frivole speranze , scoppiamenti di petto , scoverfurori
presuppositi
falsi
ture di corde,
sensi
di
oifuscamento
,
d' iutelletto
pere'^rinaggio
,
alienazion di mente,
,
turbazion di fantasia
,
fede sfrenala
poetici
smarrito
,
cure insensate
,
studj
,
semenze intempestive , e gloriosi frutti di pazzia Vedrete in uu amante sospiri , lacrime , sbadacehiamenti, trcniori , sogni , rizzamenti, e un cuor rostito net fuoco d' amore, iucerti
,
pensamenti
men
,
astrazioni
martiri e morte;
fuochi,
pin
catene,
legami,
cep]>i,
collere
,
che
quel
sperar
mauinconie
,
si
cattivita
fiamme,
gelosie
ardori,
,
,
querele
,
e
eterne ancor pene,
prigioni;
,
del
a la ristretta
invidie
,
Qui trovarete a V aniino
desia.
core
sospetti,
saette,
daidi,
stvali,
dispelti,
ritrosie,
rabble et oblii, piaglie, fcrite, omei, folli, tenaglie, incudini e martelli ; 1' archiero faretrato cieco e ignudo ; 1' oggetto poi del core, un „cuor mio, mio bene, mia vita, mia dolce piag-a,
e morte, dio, mime, poggio, riposo , sperauza , fontana, spirto, u tramontana, stella," et „unbelsol, ch' a 1' alma mai tramonta, et a 1' incontro ancora , „crudo core , salda colonna , dura ])ietra, petto di diamante, e cruda man, ch' ha le chiavi del mio cuore, e
mia neinica,
trui."
Vedrete
timenti
una
in
amori miei,
son gli
e „bei
di queste
terrestri desiri
(con riverenza de le caste
orecchie!),
sol
di
non quei
sguardi
feminine
acquosi pensamenti,
piri infocati,
bersaglio
mia dolce guerriera,
e
pensieri;"
miei
tutti d' al-
celesti
,
sos-
et aerei fot-
,
una,
e
che se
La vedrete assalita premie con pezza bianca e netta di bucata. da un amante armato di voglia, che scalda, desir, che cuoce, avvainpaq caiila , ch' accende , amor , ch' infiamma , brama , ch' Vedrete ancora (a fin ch' al ciel mica e «fa villa. e avidita, non temiate diluvio universale) F arco d' Amore, il quale che
e simile a
ma
da chi
pazzia de
arco del sole, che non e visto da chi vi sta sotto,
1'
n' e 1'
queste femine
,
;
per che de
la 1' uuo vede Vedrete un' altra di 1' ommissione di j^ec-
amanti
gli
e nissun vede la sua. priora de le repentite per ,
che non fece a tempo ch' era verde ; adesso dolente , come asino , che porta il vino ; ma che un' angela , un' ambassa-
cati 1'
di fuori
altro
,
dor a
,
secretaria, consigliera , referendaria
,
novelliera, venditrice,
mercantessa di cuorr, misura e conto; peso, vende a e rigattieia, che li compra e sana, quella, ch' intrica e strica, fa lieto e gramo , impiaga e na, o nuova, buona porta o quando ti sconforta e riconforta lessitrice,
fattrice,
negoziante
,
e guida,
,
quando porta
di
polli
magri o grassi;
avocata
,
iutercessora.
15 mnntello, rimedio, speranza, mediatrice, via e porta; qiiella, che volta 1' arco di Cupido, conduttrice del siral del dio di amove; nodo, die lega, vischio, cli' attacca, chiodo, ch' accappia, orizonte , che gionge gli emisperi. II die tutto viene a elfettuare mcdiantibus fintc bazzane grosse panzanate, sospiri a posla, ,
lacrime
comandamento,
a pigione, singulti, die si lnuojuno di freddo , berte mascoline , baje illumioate, lusingbe affamate, sense volpine, accuse lupine, e giuramenti, che inuojon di fame, lodar presenti , biasmar assenli, serrir tutti , amar nissuno. T' aguzza 1" appetito , e poi digiuni. Vedrete aucor la
a
pianti
un uomo masctdini generis, un, die far sdegnar un stomaco di porco, o di gallina; un instaurator di quel Luzio antiquo, mi emulator demosteoico, un, die \i suscita Tullio dal pin ]>rufondo e prosopopeia e maesta vi
certi
]>orta
lenebroso
d'
da
suavioli
cenlro
,
concinitor di ges(i de gli eroi.
sente un' acutezza da far lac-rimar gli occhi Stupefar
petar,
deiili,
i
de' compositor
di
rizzar
bene
libri
interpreti, compendiarii
,
Eccovi
arricdar
republica,
di
un dizionario nuovo , un approvator d" autori , un
,
traduttori,
apparifori con una
g-rammatica nuova
,
ria lectio
apjirovato aulenlico
,
pre-
capelli,
postillatori,
additatori, scoliatori,
,
dialetticarii novelli
i
Eccovi un
tossir e starnutare.
,
merili
glosatori, const rnttori, metodici
,
un Lexicon, una va,
con
epigraumu greci, ebrei , latini italiani, spagnoli, francesi , posti in fronte a' libri, onde 1' uno e 1' altro, e 1' altro e 1' uuo, vengono consccrati a 1' immortalila, come beucfattori del pre,
sente colossi
secolo e fuluri,
obligati
per
questo a dedicarli
man, e ne V Oceauo, et terra. La hue perpetua vien
ne' mediterranei
statue e
altri .luoglii
de la a fargli di con profunda riverenza se gV inchina in saeculq. sacculorum obligata la fama di fame seutir le voci a 1' uno e T altro polo , e d' assordir con i cridi , strepiti e sdiiassi il borea e V austro, et il mar indo e mauro. Ouauto campeggia bene mi par veder taute ]>erle e margarite in campn inabitabili *)
sbcrretlate,
—
e
—
un discorso latino in mezzo 1' italiauo un discorso greco in mezzo del latino, e non lascia passar un foglio di carta, dove non appaja al meno una dizionetta , un versetto , un concetto d' un peregrino carattere et idioina. Oiine, die mi danno la Aita, quando o a fbrza, o a buona voglia, e parlando e scrid'
oro
!
vendo, fauno venir a proposito un versetto d' Oniero, d' Esiodo, un stracciolin di Plato, o Demostene greco! Ouanto ben dimostrano,
di' essi
giudizio in testa, di
son le
quelli
soli,
a'
nove damigelle
quai Saturno ha pisciato di
Pallade
un
il
cornucopia
vocaboli gli lian scarcato tra la pia e dura niatre ; e pero conveniente, che sen vadino con quella sua prosopopeia,
«'•
ben
')
Inabili
del tcsio e corrotto.
16 busto ritto,
con quell' incesso gravigrado, in
atto di
di questi,
minge
una modesta
testa salda,
die mastica dottrina, olface opinioni,
autoritadi
,
eructa arcani
,
exuda
et occhi
Voi vedrete nu
circonspezione.
altiera
sputa sentenze,
chiari e lunatici iuchiostri,
semina ambrosia e nettare di giudizii , da fame la eredenza a Vedrete un Ganiniede , e poi mi brindisi al fulgorante Giove. pubercola , sinonimico , epitetico , appositorio , suppositorio biamoslante di Pallade, tromba di Mercurio, dello di Minerva , poco manco patriarca di Muse , e delfino del regno apollinesco Vedrete ancor in confuso tratti eh' io non dicessi polledresco. stratagemme di bam, imprese di furfanti; oltre, di niarioli, piaceri amari , determinazion folle , fedi fallile, dolci disgusti , zoppe speranze, e caritadi scarse , giudizj grandi e gravi in fatti femine virili , eifeminati poco sentimento ne' proprj , altrui,
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D;
tante voci di testa, e non di petto clii pin di tutti , e di scudi l amor universale. Ouindi crede, pin. s' inganna procedeno febbri quartane, cancheri spirituali , pensieri manchi intoppi baccellieri, grancliiate di peso, sciocchezze traboccanti,
maschj
â&#x20AC;&#x201D;
1
maestre e sdrucciolate da fiaccarsi il collo ; oltre il voler, cbe spinge , il saper, ch' aj>pressa , il far, clie frutta, e diligenza madre de gl elfetti. In conclusione, vedrete in tutto non ma assai di negozio , difetto a baslanza, esser cosa" di sicuro poco di bello , e nulla di buono. Ma parnii udir i personaggi. 1
;
A
dio!
BIDELLO, Prima ch' io parli, bisogna ch' io mi scusi. Io credo, die Cancaro vi non tutti , la maggior par(e al meno mi diranno mangi il naso dove mai vedeste comedia uscir col bidello ? Et prima cbe fussero comeII malan , cbe dio vi dia io vi rispondo die, dove mai furon viste comedie? e dove mai fuste visti prima cbe voi fuste ? E pare a voi, ch un suggetfo, come questo, cbe vi si fa presente quesfa sera , non deve venir fuori e compase
:
!
!
:
1
rire
con qualcbe
privilegiata
particularity?
Un
eteroclito
bab-
un natural coglione, un moral mincbione , una bestia tropoJogica , un asino anagogico , come questo , vel faro degno Vod' un coimcstaljile , se non mel fate degno d' un bidello. buino
,
lui? voletelo sapere? desiderate, Costui e (vel diro ])iano) il Candel a jo. Volete, ch' io vel dimostri? Desiderate vcderlo? Fate piazza! Eccolo! Date luogo! Kitiralevi da le bande , se non volete, cbe quelle corna vi faccian male, cbe fan fuggir le lete,
ch' io vi
dica
,
cbi
ch' io vel faccia intendere?
senti oltre
li
monti.
e
:
17
ATTO PRIMO. SCENA PRIMA. Bonifacio. Ascanio. Bon. Va, qua
Va
!
fa
,
As. tardi
ritrova, adesso adesso, e forzati di inenarlo
lo
e vieni presto
,
forzaro
JRIi
cLe un j)oco male
,
Bon. Lodato mente
et
,
E
Genovesi
i
,
poi
dati di entrare in casa
fenestra; e
As.
Signor
ch'
,
servitore
satrapo
,
sola-
dottore
io
si;
io
,
e
!
ho
ti
detto.
clie
,
si
faccia a la
Inteudi tu?
vo.
SCENA
n.
Bonifacio L'
aver un
casa
Intendi tu ? cliiainalo
!
come
dirai,
g-li
d'
di
son povero geutiluoino Io ti benedelta coda de 1' asino, ch' adorano a Cafa presto , tristo , e mal volentieri , e guar-
dicon
dico in uoine de la stello
peusavo
!
bene.
si sat
,
mastro
,
Megiio un poco
e bene.
presto
sat cito
:
Idio
sii
Lo servitore
consigliero.
!
di far
solo.
arte snpplisce al difetto de la natura, Bonifacio.
Or
poi
non posso far, che cpiesta traditora in' ame, o che ahneno mi rimiri con un simulato ainorevole sguardo d' occhio, chi sa? forse quella, che non hau mossa le parole di ch' a la mal'
Bonifacio potni 1'
Tamor
,
esser
fiumi
a
il
giorno
,
il
e
con
,
questa
veder spasimare Bonifacio,
il
occulta
tanta importanza,
di
dietro
abisso, proibir
glier
di Bonifacio
forzata
magica e
arte
gli
T
ora
,
fissar
sole,
far
il
mare
clie
che
contra natura fa ritornar
mnggire
,
Si dice,
filosofia.
i
monti
,
intonar
dispiccar la lima, sveller le stelle,
fermar
la notte.
nulla academia in quell' odioso titolo
,
Pero
1'
Academico
e poeina siuarrito disse
Dona a
rapid! Jiumi in sit ritonio, alto del T auratc stelle, Fa sii giorno la notte, c noti il giorno, la luna da V orbe proprio svelle,
Smuove de V
E
2
to-
di
!
18
E gli *) cavgia in sinistro E del mar V onde ingonfia,
destro corno
il
Terr'',
Et
acqua, f'noco
uman fa
al voler
et
e fissa quelle,
aria dcspiuma
cattgiar
piuma.
potrebbe dubitare ma circa quel ch' ultimamente dice quanto a 1' eifetto d' amore, ne veggiamo 1' espierienza d' ogni giorno. Lascio, che del magistero di questo Scaramure sento dir Ecco, vedo un di quei, che rubano la cose maravigliose affatto.
Di
tutto
si
:
vacca, e por doiiano le corna per l'amor di
porta di bel huoyo
S C
M. Bonifacio. e
Veggiamo, che
die
!
E N A
ffl.
M. Bartolomeo (ragionano). Sanguino (occulti ascoltano).
Pollula
Bart. Crudo amore, essendo
tanto ingiusto, etanto violeuto il die perpetiia tanto ? per che fai die mi higga qiiella ch' io stimo, e adoro? per che non e lei a me, come io son cosi strettissimamente a lei legato ? Si pu6 imaginar cpiesto ? Che sorte di laccio e epiesta? di dui fa 1' mi inet e pur vero.
regno tiio, che
viiol dir,
catenato a
che vento, libero e sciolto son solo ? uh, uh, uh! Che cosa avete, M. Bonifacio mio ? piangete
1'
Bon.
altro,
Forse
Bart.
e
1'
altro piu,
ch' io
la
mia
ben, che sete
jier-
pena?
B o n.
Et
il
mio martire ancora.
cosso, vi veggio cangiato di colore, vi
hitendo
il
vostro male,
come
Veggo
ho udito adesso lamentare,
participe di
mesma
passione, e forse
sono di giorni, che ti lio visto attonito, smarrito , (come credo , ch' al-
Molti
peggior, vi compatisco.
andar pensoso et astratto , mi veggano) , scoppiar profundi sospir dal ])etto , cogli occhi Diavolo, dicevo io, a costui non e morto qualche propiumolli. quo familiare, e benefattore , non ha lite hi corte, ha tutto il suo bisogno , non se gli minaccia male, ogni cosa gli va bene , io so, che non fa troppo conto di soi peccati; et ecco che piange e plora,
tri
Dunque cervello par che gli stii in cymbalis male sonantibus. e inamorato; dimque qualch' umore llemmatico, o colenco , o sanguigno, o melaucolico (non so, qual sii questo umor cupidinesco) g-lie montato su la testa. Adesso ti sento proferir queste dolci
il
parole
abbi
:
il
conchiudo piu fermamente , che di stomaco ripieno.
Bart. Oime,
ch'
io
quel tossicoso mele
son troppo crudamente preso
*) Coufusioue plebea del genere
da' suoi
!
!
19
s<Hiardi
Ma
!
di voi
mi maraviglio, M. Bonifacio, non
di
me,
clie
son di dui o tre anni piu giovane, et ho per moglie una vecchia Voi avete una bellisgcrignuta, clie m' avanza pin d'otto anni. sima mogliera, giovane di ventichiqne anni, piu bella de la quale
non e
facile
trovar in Napoli: e sete inamorato! le parole, che adesso voi avete detto
Bon. Per
,
credo che
sappiate, quanto sii imbrogliato e spropositato il regno d'Amore. Se volete saper 1' ordiue o disordiue de' miei ainori , ascoltatemi, vi priego.
Bart. Dite , cli'
hanno
il
1M. Bonifacio
,
che non siamo , come le bestie, 1' atto de la generazione,
coito servile solamente per
pero hanrio detenninata legge del tempo e loco: come gli asini, ai quail il sole particulare , o principalmente il Maggio scaldu la scliieua, et in climi caldi e temperati generano, e non in freddi, come nel settimo clima *) et altre parti piu vicine al polo ; noi altri in
ogni tempo e loco.
Io ho vissuto da 42 anni al mondo tahnente, che con Ginuto clie fui a qnesta etade, mulieribus non sum coinquinato. ne la quale cominciamo ad aver qualche polo bianco in testa , e ne la cpiale per 1' ordinario suol infreddarsi 1' amore e comiuciar a
Bon.
—
meno Bart. In
venir
altri cessa,
—
in altri si cangia
meno, com' il caldo al tempo Ouesta allora fui preso da 1' amor di Carubina. de 1' autiinno mi pane tra tutte 1' altre belle bellissima, questa mi scaldo, questa che son che mi brucio di sorte m' accese in fiamma tahnente
Bon. Suol
comiuciar a venir
—
,
,
per la consuetudine et uso continuo tra me e lei quella prima fiamma essendo estinta, il cor mio e rimasto facile ad e.sser acceso da nuovi fuochi. Bart. Se il fuoco fusse stato di meglior tempra, non sarebbe fatto esca, ma cenere ; e s' io fussi stato in luogo di vostra moglie,
divenuto
Or
esca.
arei fatto
cosi
B o n.
—
Fate
ch' io
,
finisca
il
mio discorso
e poi dite quel
,
che vi piace
Bart. Seguite
quella bella similitudine
B o n. Or
1'
essendo nel mio cor cessata quella fiamma , che ha temprato in esca , facilmente fui questo Aprile da un' altra
fiamma acceso. Bart. In questo tempo
s"
inamoro
il
Petrarca,
e gli asini
anch' essi cominiciano a rizzar la coda.
B o n. Come Ho
Bart.
*)
avete detto ?
detto
,
che in
questo
tempo
1
inamoro
s
Gli antichi divisero
il
Pe-
In superfizie terresire in cerchj paralleli aireqnachiamarono climata 1' ajc tra que cerchj onile insia dall' equalore ad ogni cerchio polare ebbero ventiquattro climi.
tore
,
e
1
;
!
20 trarca clie
i
per
e gli asimi audi' essi si drizzano a la contemplozione , per ne V inverno son conlratti per il fredclo , ne 1' estade
,
spiriti
il
per
a
sono in una mediocre e eontemplazione disposizion del corpo, che lo lascia libero
caldo son dispersi,
quieta tempratura
la priinavera
onde V animo e pin
;
alio a la
de la sue proprie operazioni. Bon. Lasciamo queste filastroccole la tranquillita
le
io ito a
Allora essendo
venemo
,
spasso a Posilippo
da
,
g-li
a
proposito
sguardi de la
S. Vittoria fui si profondamente saettato, e tanto arso da' snoi lnmi, e talmente legato da sue catene , che , oime Bart. Ouesto animate, che chiamano amore, per il pin snole assalir colni, ch' La poco da pensare e inauco da fare. Non eravate
voi andato a spasso
B o n.
Or
?
voi fatemi intendere
il
bersaglio de
V amor
vostro,
m' avete donato occasion di discnoprirvi il mio. Penso, die voi ancora doviate prendere non poco refrigerio , confauulaudo con se pnr male si puo dir qnelli , che patiscouo del medesmo male 1' amore. Bart. Nominativo: la Signora Argenteria m' afJligge; la poi
clie
â&#x20AC;&#x201D;
S. Orelia
in'
accora.
Bon.
II
malan
Bart.
Genitivo
,
:
che dio dia a te et a lei! de la S. Argenteria ho cnra
Orelia tengo pensiero. B o n. Del caucaro che mange Bartolomeo gentina
,
;
de la Signora
Amelia
et
Ar-
!
a la S. Argenteria porto amore; a la S. Oreet Orelia comnnmente mi rac-
Bart. Dativo:
A
lia snspiro.
la S. Argenteria
comando.
Bon. Vorrei
saper, che diavolo ha preso costni. Signora Argenteria, per che railasci?
Bart. Vocativo:
O
o Signora Orelia, per clie mi fnggi? Bon. Fnggirti possano tanto, che non possi aver mai bene! Va col diavolo! tu sei vennto per burlarti di me. Bart. E tu resta con quel dio , che t' ha tolto il cervello , se pur e vero , che n* avesti giammai ; io to a negoziar per le inie padrone.
B o n.
Gnarda
scelerato
questo
,
mi
guarda si ha
,
e con quanta facilita
fatto dir quello,
che meglio sarebbe
,
con
cpial tiro
Io dubito con questo amore di aver Or a la malora voglio sin ora raccolte le primizie de la pazzia. farfanti , che ridono. certi Veggo ad in casa ispedir Lucia. andar
stato dirlo a cinquant' altri.
Suspico
Amor
,
ch'
et ira
aranno udito cpiesto diavol si puote ascondere.
uon
di
dialogo
auch' essi.
!
!
21
SCENA S S a n. balestra
all ,
,
g u
11
ah
pecora
,
d'
n
i
all
,
buffalo d' India
,
Avella
d'
All
a
P
o.
o
1 1
u
gli sii
clie
!
IV. I a.
donato
Arpaia
;
pan con
il
asino di terra d' Otranto
,
la
mincliioiie
,
forse clie ci ha bisognato molto per
fargli confessare ogni cosa senza corda ?
All, ah,
all
quell' allro
!
con qual prolotpiio 1' ha saputo tirare a farsi dire, ch' e inamorato; e chi e la sua dea, et il nialaii, che dio gli dia , e quando , come , e dove fanfalnco,
vedi,
Pol. Viprometto, donna, non ha bisogno
costui, (piando dice
clie
pregar dio col dire:
di
1'
officio di nostra
Domine ,
labia
mea
aperies !
S a n.
Clie vuol dire
Pol.
S ignore, aprimi
Domino lampia mem periens ?
la bocca, a fin ch' io possa dire! Et che quest' orazione non fa per quelli , clie son pronti a dir fatti suoi a chi li vuol sapere. San. Si; ma non vedi, che al fine s' e ripentito d' aver
io dico i
:
,
detto? pero non gliene potra succeder male, per che dice la scrittura in tin certo loco: Chi pecca et emencla , salvo esto! Pol. Or ecco il maestro Dimoraremo qua tutt' oggi in nome del diavolo, che gli rompa il collo! !
SCENA Manfurio. 01 a n f. lis
Bene
adolescentiih
!
Pollula.
reperiaris ,
V.
Sanguine.
bonae , meliovis optimaequc indo-
Ouomodo tecum agilur?
ut vales?
Pol. Bene. Manf. Gaudeo sane, gratulorquc satis. est; ego quidem vaieo. Marcitulliana eleganza
Si vales,
bzne
in quasi tutte le
sue famliari inissorie servata
Pol. Comandate allro, domine magistcr? io vo oltre per un negozio con Sanguino, e non j>osso indugiar con >oi. Manf. Oh buttati indamo i mjei dictati , li quali nel mio almo mincrvale gimnasio (excerpendoli da 1' acumine del mio coni])ir
0larte)
ti ho fatti ne le candide pagine col calamo di negro atratnento inlincto exarare. Buttati dico incassum , cum sit, che a tempo c loco, eorum servata ralione servirtene non sai. Mentre ,
il
tuo precettore con quel celeberrimo
baras, stendo
nationcs nel
abdicaris
a
idioma lazio
ti
apud omnes
sciscita,
iu
,
etiam bar-
eliamdum pcrsi-
commerrio bcstiis similitudinario del volgo ignaro, theatro Uierarum , dandomi responso coinposto di
22 verbi
,
cpiali
da la balia et ohstctrice in incunabidis Lai snscepntl, Diinmi , sciocco, qnando vuoi
vel, ut melius die am , suscepti.
dispuevascere ?
Mastro , con tpiesto diavolo di parlare per gramnffa, S a n. o catacombaro , od elegante e latrinesco * ) ainmorbate il cielo , e tntto il luondo vi burla. Manf. Si, se tpiesto megalocosmo e maccliina mnndiale, fusse de' tuoi pari refcrio et cono scelesto et iuurbano,
farcito. Cbe
San.
dite voi di
Cosmo, Celesto, e d'Urbano? Par-
latemi, cbe io v'intenda; cbe Vade ergo in Manf.
Hercide
sinistroque cile del
\'\
rispouderd.
infaustam nefastamque crucem, Si dedegnano le Mnse di snbire il por-
!
contubernio vostro
;
Che gindi-
fele aran colloquii vestri.
oPolhila? Pollnla, appositorie fructus erudiiionum mearum , receptacido del mio dottrinal seme, ne ie moveant modo a nobis dicta! per cbe, quia, namque , quandoquidem (particidae causae redditivae) lio volnto farti partecipe di qnella frase, con la quale lepidissime eloquentissimeque facciamo le objurgation i , le qnali voi posthac , deinccps, se li celicoli vi zio fai tu di qnesto scelesto,
elargiranno quel,
cli'
lianno a noi concesso, a
1'
inverso de' vostri
erudiendi discepoli imitar potrete. Bene ma bisogna farlo con proposito et occasione. Pol. !
La
Manf. vostro dire
elegantius ,
:
causa de la mia ejreandescentia e stata il Debuisses dicere vel posso indngiar con voi. in/initivo anteccdente subiunctivum; vel dicere debuis-
Non
cxccllentia tua , erudiiione tua , non datur , non conceditur Poscia quel dir con voi, mild cum tuis dulcissimis tmtsis otium. vel etruscius vosco, nee bene dicitur latine respectu unius , nee ses:
urbane inverso di togati e ginnasiarcbi. Voi siete Vedete , vedete , come va il mondo S a n. Di grazia, accordati , et io rimagno fnori, come catenaccio. domine magister , siamo amici ancora noi! per cbe, ben cbe io non sii atto di essere soggetto a la vostra verga, id est esservi !
discepolo, potro forse servirvi in altro*
Manf. San.
Man
Nil mild vobiscum, Et con spiritn to.
Ab,
f.
ab, ab,
come
sei Pollnla adinuto socio a qnesto
brnto ?
San.
Brntto, o bello,
rabilissimo signor
mio
al servizio di vostra
maesta, ono-
I
Forse dovrebfoesi riporrc II testo o delegante e latrinesco. ladronesco ? ancorclie latrinesco abbia forse forza pin comica , e si confaccia piu al voeabulo ammorbare , infeltare di puzzo.
)
:
!
23 Ouesto mi par mollo discipliuabile , e non cosJ Manf. immorigerato , come da principio si mostrava , per die mi da epiteti molto urbani et appropriati. Sed a principio videbatur tibi homo ncquam. Pol.
Manf. Togli via quel ncquam! cpiantuncpie sii assnmpto Tu vivendo ne le sacre pagine , non e pero dictio Ciceroniana. bonos , scribendo scquare peritos ! disse il Winivita Gio. DispanSidecino, sarterio, seguito dal mio preceltore Aloisio Antonio mento Salano, successor di Lucio Gio. Scoppa, ex voluntate Dicas igitur: Non aequum , prima dictionis litem diJiercdis. phthongaia , ad dijferentiam de la quadrupede substantia ani_,
mata
scnsitiva
San.
,
quae diphthongum non admittit in
2»'incipio.
Dottissinio signor maestro, e forza, che vi chiediamo
licenza, per che ne bisogua al pin tosto esser con dio pittore. ,
A
nardo
M
M.
Gio. Ber-
—
Ma chi e questa, a n f. Itene duuque coi fausti volatili che con quel calalho in brachiis mi si fa obvia? E una muJicrcida, quod est per etymologiam mollis Hercules, opposita mobile , fragile et incostante, iujcta se posita , sesso molle , !
O bella etimologia e di mio proprio al coutrario d' Ercole. Marte or ora dcprompta ! Or dunque quindi prove tarn verper che voglio notarla maioribus Uteris sus movo il gresso Nulla dies sine nel mio propriarum elucubrationum libro. ,
,
linea !
E N
C
S
Lucia, Oimc
A
VI.
sola.
son stanca. Voglio riposanni qua. Tutta questa la voglio maldire sou stata a far la guardia in piedi, e pascermi di fumo, di rosto, et odor di piguatta grassa; et io sono come il rognone *), inisera me, magra in mezzo al Or pensiamo ad altro , Lucia poi che sono in loco , dove sevo. non mi vede alcuno , voglio contemplar, che cose son queste, notte
—
!
—
non
!
che
M.
Bonifacio
mauda
yioli, targhe di zuccaro
a la Siguora Vittoria. ,
Oua son
mastaccioli di S. Bastiano **)
.
di gra-
Vi son
*~) Rene, arnione. **} Treirjee {Monti Prop. TIT, 2. CXXTV), marzapani, dolci clii sa ? Gravioli o raviuoli son una spezie cli paslicciotti d' uva candia, di mandorle, pignoli , carne irita, pan gratlugialo e formag:>io lodigiauo , ovver parmegiano quiudi riiicfiiust in una sfdgliaia e posii in penlola a cuocere, esiratti poi con nil mincslro fuocato, e aspetso forniaggio di parmegiano e di bulirro fuso. .Son simili a quei, che in Germauia si dicono Pjannekuchen benclie gl' ingredieuli sianu diversi. JMastaccio semeuza di giiasole, o elitropio.
—
,
,
—
,
!
!
24 basso
pii'i
pifi
sorte
Or
vi e al fondo
confetture,
di
Per
e son versi in fecle niia.
leggiamo Ferito nC hai , o gent 11 signova, il mio core, mi' hai impresso a V alma gran dolore
E E
una polizza,
niia fe, costni e diveutato poeta.
;
mel credi , guarda al mio colore! Che se aon fusse, cli io ii porto tanto amove. Quanta altri amanti mai , cite sian d' onore, Hanno porlato a le loro amate signore, Cose farei assai di proposito fore. Perb ho voliiio esscre de la prescnte antorc, Spcnto di tue bellezze dal gran splendore, jl cib comprendi per di qucsta il tenorc, Che, se non soccorri al tuo Bonifacio, more. Di dor mi re, mangiar, here, non prende saporef Non pensando ad altro cK a te tutte V ore, Smenticato di padre , madre , fratelli e sore.
O
se iion
'
belli propositi a pnnto futili , come lni Io non m' inlendo pure , s' io posso fame gindizio, cli' i versi son pin grandi , die g-li ordidico due cose 1' una die son fatti a suon di campaua e canto asinino, uarii ; l altra Ma vogiio sempre toccano a la medesima cousonanza. li cpiali parti rmi di qua, trovar pin comodo luogo , dove io possa pren-
bella conclusioiie
per
me
,
!
di rhna
;
,
:
1
,
der la decinia di questo presente; che in fine bisog'na, cb' ancor fia parlecipe de' frutti de la pazzia di cestui.
io
Bon Grande
e la virtu
a
e n
c
s
i
de
fa c i o
1'
vn. solo.
,
Da
amore.
scorsa tanla vena et efficaua in far versi
cuno m' abbia iusegnato? sonetto?
tutti
i
Dove mai
versi dal primo a
1'
o Muse, mi 6 senza cbe maestro al-
onde,
,
e stato composto uii simile
ultimo finiscono con desinen-
de la medesma voce. Leggi il Petrarca tutto intiero , discorri 1' Ariosto, non trovarai un simile. Traditora, traditora, dolce mia ncmica , credo cli' a quest' ora 1' abbi letto e penetrato; e se 1' animo'tuo non e piii alpestre , die d' una tigre , son certo, che Ob , ecco Gio. non fnrai oltre poco caso del tuo Bonifacio. zia
tutto
Bernardo
S C Gio.
Gio. B. \vrif>
Buon
E N
A
Bernardo. di
e
VIII.
B on
buon anno a
fada alcuiia buona fazione oggi?
i
fa c i o.
voi,
Messer Bonifacio!
!
25 Bon.
Che
tempo Gio. B.
in tulio
elite
mia Oib6
di
voi ?
Oggi ho
cosa che giammai feci
fatta
vita. *)
t
dite
E
gran cose.
di
che
possibile,
che hai fatto oggi , abbi ]>ossuto far jeri, o altro gionio, o voi, o altro che sii? o che per tutto tempo di vostra vita possiatc fare quel, che una volta e fatto? Cosi (piel, che facesti eh' ho jeri , noil lo farai mai pin , et io mai feci epiel ritratto , ne manco e ]>ossibile ch' io possa farlo pin ; epiesto fatto oggi cpiello
,
:
si,
che potro fame mi altro. Or lasciamo queste Bon.
sowenire
fatto
vostre
Hai
del ritratto.
sofisticarie!
Mi
avete
mi ho
visto quel, che
fatto
fare ?
Gio. B. L' ho visto e rivisto. Che ne giudicate? Gio. B. E buono, assomiglia assai pin a Bon. Sii come si vuole, ne voglio un
Bon.
voi, che a
altro di
me.
vostra
inano.
Che
Gio. B. memoria
lo
volete
donare
a
qualche Signora
per
di voi?
B o n.
son altre cose, ehe mi vanno per la mente. boon segno, quando le cose vanno per la mente. mente non vadi essa per le cose per che po-
Basta
Gio. B.
E
Guardate, che la
!
!
rhnaner attaccata con qualcuna di cpielle, et il cervello la sera indarno 1' aspettarebbe a cena; e poi bisognasse far, come la madre di famiglia, che andava cercando V intelletto con la lanterna. Ouanto al ritratto, io lo faro quanto prima. trebbe
B o n.
Si
Gio. B. Se
;
ma
per vita vostra, fatemi bello
Non comandate
se
tanlo,
desiderate, che io vi faccia bello, e
una ;
volete
esser
servito.
ch' io vi ritragga,
e
im' allra.
B o n.
Di
Attendete a far cosa graziaf lasciamo le burle ! per qriesto verro a ritrovarvi in casa. G i o. B. Venite pur, quando vi piace, e non dubitate di cosa buona dal canto mio! Attendete pur voi a far bene dal canto vostro ; per che
buona
!
che
io
â&#x20AC;&#x201D;
Bon.
Che vuol dir jÂťer che? Gio. B. Lasciate 1' arte antlca.
Bon.
Come? non
Gio. B.
Bon.
Da
Come
x'
intenderebbe
il
diavolo.
candelajo volote diventar orefice. orefice?
Come
candelajo?
Gio. B. Basta, mi vi raccomando. Bon. Dio vi dia epiel che desiderate! Gio. B. Et a voi quel, che vi mauca!
*) II testo
ha ubi.
!
26 S
N
E
C
A
Bonifacio
Da mio.
IX.
solo.
candelajo volete diventar orefice ? Tutti,
da qua,
clii
clii
da la,
E
pur gran cosa Ecco
motieggiano.
il fatto
cestui,
non so die diavolo voglia inteudere per 1' orefice. Lo essere orefice non e male: non ha egli altro di brutto, die quel guazzarsi le mani dentro 1' urina, dove talvolta pone infusione la materia de 1' arte sua, oro, argento, et altre cose preziose. Pur queste parabole qualclie di 1' intenderemo . Ecco , mi par Teder Ascanio con Scaramure.
S
E N
C
Scar a mure. Scar.
Ben
B o n.
Siate
trovato, il
A
X.
Bonifacio.
Ascanio.
Messer Bonifacio!
molto ben yenuto, S. Scaramure
,
speranza
de la mia vita appassionata
Signum
Scar.
affecti
anhni!
B o n.
Se V. S. non rimedia al mio male , io son morto. Scar. Si come io redo, yoi sete inamorato, B o n. Cosi e non bisogna ch' io vi dica pin. Scar. Come mi fa conoscere la vostra fisiononiia, il computo di vostro nome, di vostri parenti, o progenitori, la signora de la vostra nativita fu Venus retrograda in signo masciilino, et hoc fortasse in geminibus vigesimo scptimo gradu , die significa certa mutazione e conversione ne 1' eta di 45 amii, ne laquale al prer ;
>
sente yi ritrovate.
A
punto io non mi ricordo , tpjando naccmi; ma per die da altri lio udito dire, mi trovo da 45 anui in circa. Gli mesi, giorui , et ore computaro ben io pin Scar. disiintamente, quando col conpasso aro presa la pro])orzione da
Bon.
(piello
la latituclhie
de
1'
ungliia
maggiore a
la luiea vitale,
e distanza da
annulare a quel termine del centro de la mano, ove e designato il spazio di IMarte. Ma basta per ora aver fatto giudizio cosi universale et in communi. Ditemi, quando fuste voi
la
summita de
punto
da
1'
1'
amor
di colei,
per averla guardato,
a
clie
sito
si
stava ella? a destra, o a sinistra?
Bon. Scar.
A
sinistra.
Arduo
Verso mezzogiorno, opere nanciscenda ! o settentrione, oriente, o occidente, o altri luoglii intra questi? Bon. Verso mezzogiorno. Scar. Oportet aduocare septcntrionales. Basta, basta! qui non bisogna
altro.
Voglio effettuare
il
tuo negozio con inagia natu-
;
!
27 rale
lasciando
,
a maggior opportunity le superstizioni d' arte piu
profonda.
Bon.
Fate
di sorte, ch' io
acchiappi
il
negozio, e
sii
come
voglia!
si
Sea r.
Non
vi date impaecio
Lasciate la cura a
!
me
!
La
cosa gia fa per fascinazione? Bon. Come per fascinazione?
Io non intendo. Id est, per averla gtiardata , gnardando lei anco voi. Bon. Si, signor , si, per fascinazione. Scar. Fascinazione si fa per la virtu di nn.spirito lucido e sottile dal calor del core generato di sangne piu pnro , il quale, a gnisa di raggi , mandato fuor de gli occlii aperti, che â&#x20AC;˘
Scar.
con forte imaginazion gnardando vengono a ferir la cosa gnardata, il cor e sen vanno ad afficere V altrui corpo e spirto, o di affetto di amore , o di odio , o di invidia , o di maninconia, toccauo
L' esser fascinato d' amore ben che istantaneo,
o altro simile geno di passibili qualita. con frecpientissiino cjiiando
over,
awiene,
intenso sguardo , raggio ^sual con
Allora
un occbio con
e reciprocamente mi , lume con lume si accoa spirto, et il hune superiore, 1'
rM.ro
altro si rincoutra
1'
e
,
grunge spirto vengono a scintillar per gli occbi , cor, reudo e penetrando al spirto interno , cbe sta radicato al cuore Per6 chi non vuol esser e cosi conmuovono amatorio incendio. fascinato , deve star massiinameute cauto , e far buoua guardia ne gli occbi, li quali in atto d' amore principalmente son finestre de 1' anima: onde quel detto; jlverte, avcrte oculos tuos! Ouesto per il presente basti! Noi ci rivedreino a piu bell' agio, provedendo a le cose necessarie. Bon. Signor , ÂŤe questa cosa farete venire al butto , vi accorg-erete di non aver fatto senizio a persona ingrata. pula.
inculcando
S io
si
inferiore
JMesser Bonifacio , vi fo intender questo , che voglio grato a voi , e. poi sou certo , se non mi sarete mi doverete essere.
c ar.
prima
grato
1'
,
Bon.
r>ssor
Comandatemi, che
gran speranza ne
Asc. Bon. me,
Orsu,
la
a
vi sono prudenza vostra.
A
rivederci tutti!
Andiamo,
ch'
io
affezionatissimo,
Scar.
Venite,
Verro che
a voi,
1'
uomo piu molesto a Kon voglio aver occa-
Signor Scaramure.
vi aspetto.
ho
dio
veggio venir
ch' abbia possuto produrre la natura.
sions di parlnrgli.
et
A
dio!
:;
28
SCENA
Gio. Bernardo.
C encio. Cen. Hermete
XI.
Cosl bisogna guidar quest' opra, per la dottrina di La materia di tutti metalli e Mercurio
et di 'Geber.
piombo a Giove il stag-no ; a Marte il Venere il bronzo a la Luna 1' argento. L' argento vivo si attribuisce a Mercurio particularmente e si Pero si dice nuntrova ne la sustanza di tutti gli altri metalli. a Saturno appartiene al Sole F oro ;
il
ferro
zio di dei
,
maschio
;
;
a
;
madre
e disse
,
or ne le valli et
antri
:
,
,
ehiamd
questi
padre , e la terra questa madre ora e impregnata ne' monti,
clie
or ne le campagne
quale enigma
il
Di
e feinina con femine.
co' mascliii,
metalli Mercurio Trismegisto
,
il
or nel
ho detto
ti
cielo
,
mare
or ne gli abissi,
,
che cosa
Nel
significa.
greinbo de la terra la materia di tutti metalli afferma esser questa insieme col solphro*) il dottissimo Avicenna ne 1' epistola scritta ad Hazez ; a la quale opinione pospougo quella di Hermete , che
vuole la materia di metalli esserne gli eleinenti tutti; et insieme con Alberto Magno chiamo ridicula la sentenza attribuita a Democrito da gli alchimisti , che la calciua e lisciva , per lacpiale Ne tamintendono 1' actpia forte, siino materia di metalli tutti. poco posso approvar la sentenza di Gilgile nel suo libro de' secreti ; dove vuole, inctallorum materiam esse cinerem itrfusum per che vedeva , che cinis liquatur in vhrum et congelatur frigido ; al quale errore suttilmente va obviando il prencipe Alberto. Gio. B e r. Questi diavoli di ragioni non mi toccano punto F intelletto. Io \orrei veder F oro fatto , e voi meg-lio vestito, Penso ben , che , se tu sapessi far oro , non che non audate.
venderesti la ricetta da far oro
ma
,
con essa lo faresti
;
e
mentre
vedere F esperienza, lo faresti per te, a fin di non aver bisogno di vendere il secreto. Cen. Voi mi avete interrotto il discorso. Pensate voi solo di aver giudizio, e di aver apportato uu grandissimo argooro per
fai
un
altro,
]>er
farg-li
M. Barlolomeo le cautele , che avete usatemeco? dimostra esser assai pin canto, che voi non vi srhnate d' essere, e sa lui, che io son stato rubato e assasinato al bosco di Can-
mento per
cello
,
venendo da Airola. B e r. Credo , ch'
Gio. mio
il
sappia piu per vostro
,
che per
dire.
E
Cen. semplici
come
*)
e
sapete.
Zoljo.
pero
io,
minerali,
non avendo clie
si
il
modo
di
coinprar
richiedono a tal opra,
ho
gli
fatto,
!
!
29 Dovevi ponerti in pegiio e sicurta, e dire: Gio. Bern, Messer, avanzaro oro per me e per le; che certo tanto lui, quanto allro ti arcbbe niente niaiico soccorso, e quell' oro , che cerehi da le borse , 1' aresti con tua niigiior riputazione et onore sfornato da Ja tua fornace. C e n. Mi ha piaeiuto far cosi quando io saro inorlo , che mi fa, che tutto il mondo sappia far oro? che mi fa, cbe tutto ;
il
mondo Gio.
piii
13
clie
1'
argento et
ricetta in
la
mano
,
le cose,
il
stagno valera
prima, che M. Bartolomeo dove si contiene et il modo
e le cose, che vi coucorrouo.
di operarc,
per
1'
oro.
Dovele saper per
ebbe tutta la
ziale
?
Io mi dubito, che
er.
caro oggimai,
Cen. lui
pieno d' oro
sii
che bisognano,
il
Lui mandava Lui
suo putto.
al
e
spestato
che si faceva; lui faceva tutto, e da me non che la dichiarazione con dirgli fa in questo modo non far cosl! fa cola! or applica questo , or la in (pi olio togli quello! di sorte ch" al fine con allegrezza grande ha ritrovalo 1* oro purissimo e probatissimo al fondo de la vitrea conpresente al tutto,
volea altro,
:
!
curbita, riscaldata Into scrpicntiae.
Gio. Ber.
Luto de
la polvere de le potte sudate a viaggio
di Predigrotta
E
Cen.
mi ha pagato seicento scudi ho donato, secondo le nostre convenzioni. Gio. Ber. Or poi che avete fatta una cosa, fatene un' altra , e sara compito tutto il negozio a non mancarvi nulla. Cen. Che volete, che noi facciamo? Gio. Ber. Lui essendo ne la miseria, che eravate voi, cou aver seicento scudi meno , e voi essendo ne la comodita, ne la
per
il
cosi assicuratissimo
secreto, che gli
quale era lui,
cambiata ch' alfine
con aver oltre sei cento scudi, pero , come avete cambiatevi aneora li mantelli e le berrette;
fortunn,
non coimene, ch' egli vada in Oh, voi sempre burlate.
quell' abito, e
tti
in questo.
Cen.
Gio. Ber. Si, si, burlo. La prima volta, che vi vedro insicme, diro: ecco qui la tua cappa, Cencio; ecco qui la tua eappa, Bartolomeo. Ma diimni da galant' uomo parliamo da dovcro
â&#x20AC;&#x201D;
non Thai tn
altaccata a costui,
Cen. E che fee' egli? Gio. Ber. Noll sai quel cavd un pezzo di leg no,
\i
come
!
â&#x20AC;&#x201D;
l'attacco ilGigio alPerrotino'.'
che fece? io
iuserrd
1'
tel sapro dire. Costui oro dentro, poi lo brucio carboni, et al suo tempo
fuori, facendolo a guisa de gli altri con una bella destrezza sel tolse da la sarcoccia , e ponendo mani a due altri carboni, ch erano presso la fornace, fece venir a proposito di ponere quel carbone pregnante, dove presto per la forza 1
del fuoco incenerito stillo V oro impolverato per
Cen.
Oh
vagliami
dio
!
inai
arei
li
buclii a basso.
possuto
imaginarmi
30 una si fatta gaglioffaria. Ingannar io? fors' ingannar M. Bartolomeo ? Or credo , clie di questo tratto lui ne sii stato informato. Egli non solo non La voluto, cL' io toceassi cosa alcuna; ma anco mi La fatto seder sei passi huigi da la fornace la prima volla, die si opr6 in mia presenza per la didiiarazion de la praE ne la seconda volta La volulo esser solo , con iica de la ricetta. farmene essere al tulto assenle, avendo solo la mia ricetta per guida, di sorte^ clie tlopo die 1' esperienza e fatta due volte in poca materia e pochissima spesa, or vi si e risolulo a tutta passata, e, como vi Lo detto, fa gran seminata per raccogliere gran frutto. Gio. 13 er. Come? Lave egli aumenlate le dosi? Cen. Tanto, cLe in questa prima posata tirara cincpiecento
come cinquanta soldi. Credo pin presto, come cinquanta soldi, clie Gio. Ber. come cinquaiit' altri scndi. Ora si die Lai profetato meglio , clie un Caifasso. Or aspettiamo il parto ; die allora vedremo , se l'e scudi
,
mascLIo
A
o femina.
,
A dio
Cen.
a dio
,
dio
!
assai e,
!
die crediate
Cencio In vero
se Bartolomeo
,
fussero cosi male
tutli
Or
questa terra. dentro
facciamo
solo.
avesse
awisati di
,
e poi sel
fe'
qnesti scudi
,
fuggir
ne
li
cervello di costni
il
indarno arei
buon modo
die non siamo come cpiello
!
da la mauo. cLiamaro miei
gli articoli di fede.
,
Mai mi ,
poi
,
die sel
1'
clie
e cLe
,
rete in
la
stesa
ucello e
venire a la rete,
fe'
stimaro possessor di die non saro fuor
sin tanto
Ho
dato ordine a la posta , et or ora vo a montarvi mestiero d' andar a premiere altre bagaglie ; qnando 1' oste aprira la balice *) , die La ne le niani, la trovara piena di sassi, e die vale pin quel cli' e di fuori , die quel cli' e di dentro.
del regno.
Non mi
su.
Credo
Non
fia
die non dimorara trojipo a veder
,
mi fermi die Bartolomeo manda ]>er bisogna,
veder
cli'
io
moglie.
la
Non
trovare
voglio, cLe
M^ a r t a
Credo
,
die Satanasso
,
il
conto suo ancLe lui.
qui sino al tempo
pulvis
il
mi veda
,
die potra essere, Mi par
Christi.
cosi imbottato.
sola.
Barsabucco
,
e Uitti quelli
,
die squa-
prenderanuo per compagno , per die sapra egli attizzar il fuoco de 1' infprno per suffriggere e rostire 1' anime dannate. La faccia di mio marito assomiglia ad uno , il quale e stato treut* anni a far carboni a la moiitagna di Scarvacta , die sta di gliano
,
la del
come
sel
monte
lui
di Cicala.
presso
voglio maldirlo
*)
Valigia.
<|ue'
â&#x20AC;&#x201D;
Non
sta cosi volentieri ])esce in acqua,
carboni vivi a fumigarsi tutto
poi
mi vicne
il
giorno
â&#x20AC;&#x201D;
non
avanti con quelli occLi rossi et arsi
!
31 di sovte
,
Ecco la
In iine non e falica tanto non solamente lieve, ma piacevole.
che rassomiglia a Luciferre.
grave, che
amove non
l'
costui
,
faccia
per essergli ficcato nel cervello la speranza cli far e divemito a tale, die il sno fastidio e il
piefra filosofale,
mangiare, la sua inicpiietitudine e il trovarsi a letto, la notte sempre gli par lnnga , come a' putli , die haimo cpialehe abito Ogni cosa gli da noja , ogni allro tempo gli nuovo da vestirsi. e amaro , e solo il suo paradiso e la foniace. Le sue gemme e pietre preziose son gli carboni , gli angeli son gli bozzoli *), che sono attaccad in ordinanza ne' fornelli con que' nasi di vetro di tpia, e di la tanti lambicchi di ferro e de' pin grandi, e de pin piccoli, e de' mezzani. E che salta, e che balia, e che canta <piel sciagurato, che mi fa sowenire de 1' asino Poco fa , per yeder, che cosa facess' egli, ho posto 1' occhio ad una rima- de la porta, c 1' ho veduto assiso sopra la sedia a modo di catedrante con una gamba distesa di qua, e un' altra distesa di la, guardando le travi de la intempiatura**) de la camera: ale quali dopo aver cennato tre volte con la testa, disse voi, voi impiastraro Poi non so che si borbottasse, di stelle fatte di oro massiccio. guardando le casse, e voltando il viso a' scrigni , mia fe , diss* Oh, ecco io, j>enso, che questi presto saranno pieni di doppioni. Sanguino 1
!
:
â&#x20AC;&#x201D;
S a n g u i n o. San. (cantando.)
Mar
t
a.
Chi vuol spazzacamhi?
Chi vuol conciare
stagni, ca^delier, conche, caldari?
M
a r. Che buon' ora e Sanguino ? E egli cosa nuova, che tu sei pazzo ? Che canti per mezzo le strade ? Quale de le due el' arte tua?
una o 1' altra. E voi non sapete? , non so altro. S a n. Son servitor , discepolo , e compagno di vostro marito , il rniale o e un spazzacamino , over ripezza stagni, tacconeggia padelle, o risalda frissore. Se non inel crecli, g-nardagli il viso e miragli le mani Che diavolo fa egli ? teuetelo forse appeso al fumo , come le salsicce, e come mesesca di botracone in Puglia? ***)
San.
Non
Mar.
Se non mel
so, o
1'
dite
!
Mar.
Ahime
poltrone mi lo a lui, e
lassa!
dara la baja.
per lui saro
mostrata
Intendi, Sanguino ?
a
dito.
Ogni
questo va a dir-
non a me!
*) Padellette di rame con maniche di ferro. **} Forse intonicatura? ***} Forse misc/iiata di bottarica ÂŁuova di pesce salate
fumo)
di
Puglia?
e seccate al
?
!
!!
32 San.
Si
d' infirmita,
E
Mar.
che nostro signore sano tutte altre sorte che giammai volse accostavsi a pazzi. per6 va via, ch' io non voglio accostarmi a te, dice,
ma
pazzarone di
S a n. Va pure , accostati a lui , madonna cara , e guardati porgergli la lingua, che la minestra ti sapra di fumo.
ATTO SECOND O. SCENA PRIMA. M. Ottaviano.
Manfurio.
Pollula.
Ott. Maestro, che nome e il vostro? Manfurius. a n f. Ott. Quale e vostra professione Manf. Magister artium, moderator di pueruli, di teneri unguiculi, leniutn malarum, puberum, adolescentulorum, eorum, qui adhuc in virga in omncm valent erigi, Jlecti atque duel partem, primae vocis, apti al soprano, irrosorum denticulorum, succiplenularum carnium, recentis naturae, muilius rugae, lactei roseorum labelhdorum, lingulae hlandulae, metlitae halitus, simplicitatis, in Jlore , non in semine degentium, claros habentium ocellos, puellis adiaplioron. Ott. Oh maestro gentile, attillato , elocmentissimo, galantissimo arcitriclino, e pincerna de le Muse
M
Manf. Ott.
Manf. Ott.
O
bella apposizione
!
Patriarca del coro apollinesco
Melius diceretur : apollineo.
Tromba
guancia sinistra!
Febo, lascia
di
ch' io
ti
dia
un bacio ne
che non mi reputo degno di baciar
la
cpiella dol-
cissima bocca.
Manf. Ott.
Ch' ambrosia e nettare non invidio a Giove. Quella bocca dico, che spira si varie e bellisime sen-
tenze et inaudile
Manf.
frasi.
Addam
et
plura: in ipso
vitae primordiis, in ipsis negotiorum
aetatis limine, ipsis in
huius mundialis, sen cos-
micae architect urae rudimentis, ex ipso vestibido , in ipso aetatis vere, vt qui adnupturiant , ne in apiis quidem. Ott. O in astro , fonte cavallino, di grazia, non mi fate morir di dolcezza, prima ch' io dica la mia colpa! non parlate pifi,
vi priego,
per che mi fate spasimare.
!!
!
!
33
Manf.
quia opprimitur a gloria maiesiatis; , di cui Ovidio ne le metamorfosi fa menzione , a cui le Parche avare troncorno il filo , vedendo lei ne la propria maeslade il folgorante Giove. Ott. Di grazia, vi supplico per quel dio Mercurio, clie yi La indiluviato di eloquenza Silebo igitur ,
a quella meschina
come accadde
—
Maiif. Cogor morem gerere. Ott. Abbiate pieta di me , dardi
Manf. In Taceo
—
igilur
iis
lanciate piii cotesti
me
profundam
ecstasin
de
non mi
e
che mi fanno andar fuor di
,
hactcnus, nil
ipsum
trahit
addam
—
admiratio.
tnuti pisces
—
ionium effatus , vojc faucibus liaesit. Ott. Messer Manftirio , ameuissimo fiiune di eloquenza, sereuissimo mare di dottrina! Manf. Tvanquillitas maris, serenitas aeris Ott. Avete qualche bella rostra composizione? per che Lo gran desiderio aver copia di vostre dottissime carte. a n f. Credo , signor , clie in loto vitae curriculo e discorso di diverse e varie pagine nou vi sieno occorsi carmini di tale simmetria , e cosi bene adattati , come questi , cbe al preseute io
M
son per dimostrarvi qui exarati. Ott. Che e la materia di vostri versi? Manf. Litterae 3 syllabae t dictio , et oratio, partes propin* quae et remotae,
Ott.
Io dico
Man circa
quale e
,
Volete
f.
quatn
E
?
la
dire
gola
,
cone Sanguino , viva effigie ptabat con altri suoi pari ,
Ott.
il
suggetto et
de quo
,
proposito ?
il
materia
agitur ,
,
de qua,
ingluvie e gastrimargia di quel lurdi Filosseno socii
,
,
aderenti
qui collum grids cjto,
simili
collateiali.
e
Piacciavi di fanneli udire
Manf.
Eruditis non sunt operienda arcana. propriis elaboration et lineatum diMa voglio, clie prenotiate , che Sulmonense Ovidio (Sulmo gitis. viihi patria est) nel suo libro ISIctamorphoseon octavo con molti epiteti 1' apro calidonio descrisse; a la cui imitazioue io questo domestico porco vo delineando.
Ecco
io
Lubcntissime.
ejrpJico
papyrum
Ott. Di grazia, leggetelo presto!
Manf. Fiat!
(Jui cito dal
,
bis dat.
Exordium ah admi-
rantis affectu.
porco sporco, vil , vita disuiilc y Cli altro non hai , che quel gruito fatuo, Col quale il c'tbo iu ti pensi acquircre
Gola quadruplicata da
Da (Jhe
I'
aacungia
V anteposto absorpta brodolario, ti prcpara il sozzo coquinario : 3
34 Per canal cmissario, Per pinguefarti piii , vase e?' ingluvie, In cotesto porc'd *' intromettesti, ad altro obiecto non guardi , di' al pascolo,
V
E privo
d" esercizio,
Per inopia
e
penuria
miglior leito e di miglior cubiculo, Altro non fal , c/i' al stereo c fango involverti.
Di
Post
A Di
Jiaec.
nullo sozzo volutabro inabile, gola e lusso injirmita incurabiJe,
Ventre , die sembra di Pleiade il puteo, Abitator di fango , incola luteo,
Fance indefessa, assai vorante gutture, Ingordissima Arpia , di Tizio vulture, Terra mat sazia , fuoco e vulva cupida 9 Orijicio protenso
Mano
ÂŁ/ anima
cielo
nare putrida,
,
data sol per sale,
fu
ti
A Jin
Che
,
speculator terreo, e pie infermo , bocca e dente ferreo,
Nemico al
Dico male ? die non putissi. col vostro invi par di qiiesti versi? che? Ne comprendete
gegno
il
metro?
Certo , per esser cosa d' lino de la profession vostra, bella considerazione. senza sono lion giudicati Maiif. Sine conditione, et absolute deimo esser le mida raccolti frutti questi degni perscrulazion di profonda aucor irrigate 1' monte eliconio , "lior piante , die mai producesse le sacrate da e Apolline, bioudo dal teuiprate dal parnasio fonte, Eh, die ti par di questo bel discorso? Non coltivate. 1 1.
Muse vi
ammirate adesso
Ott.
come
,
Bellissimo e
pria gia?
sottil
Ma
concetto!
ditemi,
vi
pnego,
avete speso molto tempo in ordinar questi versi?
Manf. No. Ott. Sietevi
affaticato in farli?
M a n f Jffinime Ott. Avetevi speso gran M a n Ncquaquam. .
.
cura e pensiero?
f.
Ott.
Aveteli
fatti
e rifatti?
Manf. Hand quaquam.
O
1 1.
Aveteli corretti ?
Manf. Minime gentium: non opus Ott.
erat.
per non dir mariolati,
Avetene destramente presi,
a
qualche autore?
Manf. ncfaxint
Neutiquam! ista superi!
AUit
verbo
Voi troppo
invidia!
dii
ayertant.
volete veder di inia erudi-
!
35 Credefemi, che non ho poco io del fonte carallino abmi Lave infuso la de ccrebro naia Jovis: dico la casta Minerva, a la quale e attribuita la sapienza. Credete, ch' io non sarei minus fclicitcr risohito quando fussi , zionc.
sorpto, ne poco liquor
ad
stalo provocate
Non hanno
e.rplicandas notas ajfirmantis , vcl asserentis.
la mia memoria. Sic, ita, eiiam, sane, profccto, palam, verum, ccvte, procul dubio, maocimc, cut du-
bium?
destituita
Acdcpol, Mediusjidius ,
et
,
Ott. Di tra
quidni? Meherclc ,
viiquc,
cactcra.
grazia, in luogo di cpiell' et cactcra dilemi
mV
al-
negazione.
Man/'. Qnesto
id est prava elocnzione, non faro cnumerationis clausulac non est adponenda
cacopliaton,
io, per che factac
tmiias.
Ott. de
l'
Di
tulle queste pariicnle affirmative
quale vi piace pin
a lire?
Mnnf. etrnsca,
Quell'
vcl
utiquc
tuscia,
mi
assai
eleganza
cale,
meaeque inhaeret menti:
in
eleganza
lingua di
piii
profondo idioma.
De
Ott.
Mnnf.
le negative qnal vi piace pin ?
Quel ncquaquam
Ott.
Manf.
est
mi/ii cordi,
Or, dimandatemi voi adesso Diteini, Signor Otlaviano
,
mi
soddisfa.
piacenvi
gii
nostri
versi ?
O
1 1.
Manf. Ott.
Ncquaquam. Come ncquaquam? non sono Ncquaquam.
Manf.
Duae
elli
optimi?
ncgationes affirmant. Volete dir dunqne, did
son bnoni.
O
Ncquaquam.
1 1.
Manf. Ott.
Burlate.
Ncquaquam.
Manf.
Si cbe ditc da senno?
Utiquc
1 1.
Manf. jprincipio
Voi mi
vi
ipso lectionis vidia?
siete nemico e mi portafe invidia. Da ammiravate de la nostra diccndi copia : adesso, progressu, V aimnirazione e metamorfita in in-
Ott. Ncquaquam. Come invidia? come nemico? avete detto, che queste dizioni vi piaceno?
Manf.
non mi
Voi dnnqne burlate, dite eocercitationis gratia? Ncquaquam. Manf. Dicas igitur sine simulatione ctfuco! Haiuio enor-
O
1
1.
mita, crassizie, e rudita gli miei Humeri? 1 1. Utiquc.
O
Manf.
Cosi credete a pnnto?
?
36 Utique, sane, eerie, equidem, uiique, utiquc. Ron voglio piil parlar con voi. Se non volele resistere a ndir quel che elite die vi
Ott.
Manf. Ott. piace,
sarebbe,
clie
A
dio!
la
propriety
Man
Vada, vada
f.
questo
di
vi
io
s'
cosa,
dicessi
vi
clie
Adesdnm, Pollula ! uomo , il quale orora
tlispiace?
Hai considerata
!
s'
e
da noi
as-
sentato
P o 1.
Costui dal
dava
al fine vi
Ma. Non
principio
la baia d' jiensi tutto
portano a noi
burlava
cio esser
per
diceretur
{melius
altri
si
di voi di
una sorte ;
un' altra sorte. invidia
die
,
gli
inetti
differentia faciente
alii,
tdiud\ erudili?
Pol. Tutto
vi credo
,
essendo voi mio maestro, e per farvi
piacere.
Ma.
De
lis
hactenns!
glio gire a ispedir le
ho
fatti udire,
Muse
missa faciamns Jiaec
!
Orora vo-
come
contra questo Ottaviano, e
in proposito di allro
gli porcini epiteti,
,
gli
posihac
cjiielli di mio inetto giudicator Ecco, vi porgo una epistola amatoria de la dottrina altrui. fatla ad istanza di M. Bonifacio , il quale , per gratificars a la sua amasia, mi lia richiesto , die gli componessi quests lettera Andate, e gliela darete secrelamente da mia parte hicenditiva. in mano, dicendogli, die io sono implicito in altri negozj circa mio ludo literario. Ego quoque nine pedem refer am per die veggio due feinine appropiare , de quibus ilhid ; Longe fac
in suo proposito voglio die odi
,
a me ! Pol.
Salve, domine praeceptor!
Manf.
Faust um
iter dicitur
SCENA S.
Vittoria.
Vale.
in.
Lucia.
S. Vitt. La gran pecoraggine, clie io scorgo in lui, mi hiamorar di quest' uomo; la bestialita. sua mi fa argumentare, die nou perderemo per averlo per amaute, e per essere un Bonifacio, come vedete , non nc potra far altro, die bene. L u c. Costui non e di que' matti , cbe ban troppo secco il cervello , ma di quei, che 1' ban troppo umido. Pero e necessario , die dii di botto al troppo grosso e pin dolce umore , die
fa
troppo sutliJe, fastidioso, colerico, e bizzarro. S. Vitt. Or andate e ringraziafelo da mia parte, e ditegli, ch' io nou posso vedermi sazia di leggere la sua carta e che al
in poco
tempo
,
die
siate stata presso
di
me ,
dieci
volte
me
!
: !
37
I'
avete vedula cacciar e rhnottere uel petto. Dateg-Ii, qiiante pan-
zanate voi possete d'
ainore.
io
guidar
Luc.
Lascia il
re
Bimauiti sana S.
Vit.
,
per
,
cura
la
o
1'
fargl'
a
intendere
me,
imi>eradore
,
,
ch' io
g-li
disse Gradasso.
porto gran-
Cosl pofessi
come potro maueggiar
costui
!
Audate! Fate, come
vi dcttara la
prudeuza vostra,
Lucia mia! \
SCENA S.
Vittoria
IV. sola.
putto per due cause: 1' una bene a' vecclii ; 1' altra , per che fa 1' uomo come fanciulli. di leggiero e men grave sentimeuto , Ne per 1' una , ne per 1' altra via e entrato amor in costui. Non dico per che g-li stesse bene attesso che non paiouo buone a lui simili giostre: ne per die g-li avesse a togli^re 1' intelletto; per cbe nissuno puo essere privato di quel che non ha. Ma non ho tanto da guardar a lui , quanto dehbo aver penConsidero , che come di vergini altre son siero de' fatti miei. altre prudenti, cosl auche di noi altre, che dette sciocche, g-ustiamo de' miglior frutti , che produce il mondo , pazze son quelle ch' amano sol per fine di quel piacer , che passa , e non
L'
amore
per che par
si
che
diphige
nou
g-iovane
slia
;
â&#x20AC;&#x201D;
peusano a la vecchiaja, che si accosta ratto , senza ch' altri la veg-g-a , o senta , insieme insieme facendo discostar gli amici. Mentre quella iucrcspa la faccia , questi chiudouo le borse , quella consuma 1" muor di dentro, e 1' amor di fuori; quella percuote da vicino, e questi salutano da lontano. Pero fa di mestiero di ben risolversi a tempo. Chi tempo aspetta, tempo perde. S" io aspetto il tempo , il tempo non as]>ettara me. Bisogna , che ci serviamo di fatti altrui , inentre par che quelli abbian bisogno mentic ti siogue, e non aspettar, ch' eldi noi. Pig-lia la caccia Mai potra prendere 1' uccel, che vola , chijion la ti fiigga! tpiello ch' ha in gabbia. Ben che costui abbia sa mautener bl pero la buona borsa. Del poco cervello , e mala schiena ])iiino suo daimo e del secondo mal non mi cale; del terzo sene dee far conto. I savii vivono per i pazzi, et i ])azzi per i savii. Se tutti fussero signori, non sarebbono sagg-i , e se tutti pazzi Or toruiamo lion sarrebbono pazzi. II mondo sta bene come sta. Conviene a clu e bella per la gioventi'i, a projiosito , Porzia che sii sag-gia per la vecchiaja. Altro non abbiamo 1' inverno, che quel che raccolsimo 1' estade. Or facciamo di modo, che questo uccello con sue piume oltre non passi. Ecco Sauguino ,
,
!
38
N A
S G E
Sanguino. S a n. Basovi
Oh
Vittoria.
quelle beliissime ginocchia e piedi, sig-nora Porzia
mia dolcissima, sapoiitissima verace. *)
S.
V.
piii
che zucchero, cauuella et essenza
non fussimo in piazza , non mi terrebsanto Leonardo , ch' io non ti piantassi un
ben inio
bono
se
,
le catene di bacio a quelle labbra , che ini fan morire. Che portate di nuovo , Sanguino ? S. Vitt.
M.
S a n.
Bonifacio vi
padri raccomandano
i
raccomanda
si
lor pufti a' maestri
cosi i.
,
e.
come che
e saggio , lo castighiate ben bene ; e se volete uno e possa tenerlo a cavallo, servitevi di me!
i
buoni
non
,
se egli
,
che sappia
Vitt. Ah, ah, ah, che volete dir per qnesto? San. Non 1' intendete? non sapete quel ch' io voglio dire?
S.
Siete tanto semplicetta voi?
S. Vitt. Io non ho queste malizie che >oi avete.
S a n. Se non avete di queste inalizie , arete di quelle, E se non sete fina, come posso e di quelle, e di quell' altre. esser io , sete , come pud essere un altro. Or lasciamo qneste parole da vento , venghiamo al fatto nostro Era un tempo, che il leoue e 1' asino eraao compagui, et andando insieme in peregrinaggio conveuuero, che al passar di fimni si tranassero a vicenda , com' e dire , che una volta 1' asino portasse sopra il !
leone
un' aitra volta
et
,
il
leone portasse
1'
asino.
Aveudouo
dunque ad andar a Roma, scafa
e non esseudo a lor servigio ne giunti al flume Garigliano , 1' asino si tolse il
ne ponte ,
,
leone sopra
tema
;
quale
il
di cascare
natando verso
,
sempre piu
,
1'
altra riva
e piu gli piantava
1'
,
il
lion per
img-hie ne la
pelle, di sorte che a quel povero animale gli penetrorno in sino coi: -3 quel che fa professioue di pase non meglio , che pote , senza far motto che giunti a salvameuto fuor de 1' acqua, si scrolld un poco il dorso e si svolto la schicna tre o quattro voile per 1' arena calda; e passaron oltre. Otto giorni do]Âťo al ritornare che fecero, era il dovere, che il leone portasse 1' asino. II quale, esseu-
a
1'
ossa.
zienza
,
Et
miserello,
il
passo
al
:
non cascar ne l' acqua, coi denti afferro la cere cio non bastaudo , prr tenerlo su , gli caccid il suo strumento , o come vogliam dire il tu m' intendi per ]>arlar ouestamente , al vacuo sotto la coda, dove manca la pelle, di maniera, ch' il lione scuii maggior angoscia, che senlir posse dogli sopra, per vice
*~)
del lione
Ncl
testo
;
â&#x20AC;&#x201D;
:
e senzo verata;
piu veriÂťiruilc ancora
,
forte
vizio manifesto, che desidera rettificata.
emeuda
!
39 donna che
ne le pene del parto;
sia
ahi, ahi, oime, ola, traditore
severo e grave tuono
A
!
cridando:
cni rispose
ola, 1'
ola, ahi,
asino in molto
pazienza , jfratel mio vedi , cli' io non unghia, che questa, d' atlaccarmi. E cosi fu necessario, ch' il leone suffrisse et indurasse, sin che fusse passato il
Lo
:
!
altr'
A
Omnium rerum vicissitudo est , e nissuno proposito 6 tanto grosso asino, che qiialche volta, venendogli a proposito, non si serva de 1' occasione. Alcnni giorni fa , M. Bonifacio rifiunie.
mase
!
contristato di certo tratto
credevo
che
,
si
ch' io gli feci
,
fusse dimenticato di
me
1'
,
ha
;
oggi allora ch' io fatta
peggio
,
che
non la fece 1' asino al lione. Ma io non voglio , che la cosa rimagna qua. S. Vitt. Che vi ha egli fatto ? che volete voi fargli? San. Vi diro oh, veggio campagui, che veugono. Ri-
â&#x20AC;&#x201D;
iiriamoci, e parlaremo a bell' agio.
S.
Voi
Vitt.
Audianio in nostra casa!
bene.
dite
che
voglio saper le cose da voi. >S
a n.
Andiaino
,
andiamo
E N A
C
S
!
B a r r o.
Lucia.
L u c.
Starnuti di cornacchia
Bar.
Ah,
ah, ah!
VI.
pie d' ostrica et ova' di liopardo
,
suo marito era dentro ad attizzar la fomace, a lavorar piu dentro, et io lavoravo con lei a la prima camera.
L u c. Bar.
Che lavoro giuoco
Il
il
fu
il
de'
vostro ? e
zing-ani,
dentro; e sc volete intendere
che
1'
e fuori,
e che l'e
successo per ordine, credo, che
il
riderete.
Luc. Di se
grazia, fateini ridere, ch' io n' ho gran voglia.
Bar. Questa vecchiazza barba mi voleva fare quel piacere, mi
L u c. Oh
gaglioffo
^
B a r. Tu forse una
hai
sorte
i
in
piacere,
di
subvertendo le povere
vai
parentadi?
diavolo
il
da me,
rispose no, no, no, no.
dunqtie tu
!
donnicciole e svergognando
E
di cocchiara richiesta
testa
:
chi
che possono
ti
parla di questo ?
far le
donue a
gli
iiomini ?
L u c. Or seguita B a r. Se lei avesse !
una volta
no , io non arei piu. per che disse piu di dodici volte, no, no no, non non, non, none, none, none, riani, nani, none: cazzo! dissi intra di me, costei ne vuole, al sangue di suberi , di piauelle vecchissime che in quosto viaggio passaremo qualche fiuine. Poi riprendo e ripiglio il sermone, parlato,
detto
facendo rimaner la cosa cosl;
ma
,
!
40
L n c. E
vnoi farnii morire.
til
dice
poi
O
foggia:
in questa
facendomele udire ocelli di diamante,
la
bestia
,
faccia
d'
oro
et
fiiio,
Ahi!
che non intendeva di qnella
faccenda
Bar. Tu, Lncia, mi una
ginare
pin
morire
gli liomini?
L u c. B a r.
di
s<u;te
Passa oltre
Et
nomo
!
con la
quale le
Ella che rispose a questo ? va via, va via, via, via, via, via, via, Se lei avesse detto una volta va via , forse !
ella rispose
via, via, mal'
Non ti puoi imadonne possono far
vnoi far rinegare.
,
:
qnella sicurta, die li tanti no no mi ma per che , ripigliando due volte il fiato , disse aveano data pin di qnindici volte via , via , et io ho udito dire da mastro Manfnrio, che le due negazioni affermauo, e molto pin le tre, come veggiamo per isperienza , dunque , dissi io intra me stesso, costei vuol danzare a tre pie , e forse che io le piantaro un' altra gamba tra le due , a cio possa ancor meglio correre. io
smaltito
arei
di
:
L u c. Or Bar. s' io
che
dico
ti
adesso
ho.
ti
malan che dio ti dia ! Perdonami, se V offeudo, che non vuoi pigliar se non a mala parte quel,
Alii
il
,
,
dico.
ti
L u c. Ah
ah ah
Bar.
Allor
,
E
tima conclnsione.
segnita
,
P
ch' io voglio tacere sino a
ul-
tu che le dicesti?
io con una bocca piccolina Dunque, cor mio, tu vuoi
me
le feci udire in
mora? e per che vuoi ch' io mora? per che t' amo? che farai dunque ad un, Eccoti il coltello! uccidimi con tua che t' odia, o vita mia? mono che certo certo morird contento. Luc. All, ah, ah! E lei?
questo tenore:
ch' io
!
Bar. al
Gaglioffo
disonesto
,
padre mio spirituale,
ne
con tutte
pensi
e
;
s' il
tue
ricercatore
hai
non bastarai giammai
parole
tutte le tue
,
che tu mi
forze
provassi
,
,
cubicnlario
Ma
di farmiti
consentire:
g-iammai verrai a quell' effetto tel farei
vedere
diro
!
fascinata.
certissimo.
tu con
che ti , Credi tu,
Cagnazzo tradi, di aver piu forza di me ? un pugnale , adesso ti ucciderei , che non vi e S' io avessi avuta testimonio alcuno , ne persona , che ci vegga.
per esser maschio tore
la
s'
,
testa
stato
il
io avessi
piu grossa di qnella di S. Sparagorio , o s' io fussi II pin gran tamburo del mondo, la dovevo intendere.
tamburo pure , quando e toccato , suona. L u c. Or dunque , che suono facesti tu ?
B a r. L.
u
c.
Bar.
Andiamo Dite
,
Andiamo
che tel faro vedere. , pure , per che dentro non si vede. andiamo , che batteremo tanto il fucile
dentro
dite ,
allumaremo questa candela, per le occorreuze.
,
che
che seinpre porto dentro le brache,
!
!!
41
Luc.
Alliunarla possa
E
Bar.
Luc.
fuoco di Santo Antonio!
il
da teiner pin di
Lasciaino
dilirvio
d'
acqua
propositi!
questi
Oime,
Bar. a-\uto
conto di
costei
uava
Don
poverina
lutta
fatto
mi par simile a quel
Nicola a
spoutonegg'i uu' altra
1'
neggio un' altra volta Nicola? chi e
tel
faro
uomo da
nulla
altra
,
che
disse
et ella
pin.
ando a
s' ell'
avesse
cento uiiglia.
Nicola
;
or che potrai far tu ?
:
Don
,
\m
d'
Don
acque.
volta
che
g-iorno
il
moustrava
si
\i lia resistito?
forza le
la
la inula d' Alcionio,
arebbe
la briglia,
al cul
*)
la
ch' a
Parsemi veder
cL'e
Come
tanlo ritrosa e tanto gagliarda, die fcce?
dietro via.
che di fuoco.
,
Ella,
:
se tu
:
ecco
II
spunzo-
ti
mi
sponto-
che peusi far adesso, ecco ti sponto-
di te?
neggio uu' altra volta: or che mi farai tu?
O
caro
Don
Nicola,
non potrai muovere uu sassolino , s' io non voglio. i)v dimmi, Lucia , che dovea far quel povero Don Nicola , che molti gionii Il buon uomo di Don Nicola di venue fa non avea celebrato ? a tale, che non so che vena se gli ruppe. L u c. Ah , ah , voi siete fino. Lasciatemi andar a rendere certa risposta a Messer Bonifacio ; che son pur troppo dimoratu a seutir
le tue ciauce.
Bar.
Andate via,
ancor ho
ch' io
da
parlar
con
questo
giovane, che vieue.
C
S
E
N A
Pollula. Pol.
A
dio,
VH.
Barra.
M. Barra!
Bar. Ben venuto cor mio! Onde venite? dov' andate? Pol. Yo cercando M.Bonifacio, per donargli questa carta. B a r. Che cosa 1' e ? si puo vedere ? Pol. Non e cosa , ch' io possa tener ascosta a voi. E una ,
amatoria,
rpistola iiche
lui
vuole
Bar.
Ah
quale maestro Manfurio gli ha composta non so a chi sua inamorata. ah , a la Signora Vittoria. Veggiamo , che
la
inviare ,
ah ,
cosa contiene
Pol. Leggete voi To' Bar. ,,Bonifacius Luccus D. Vittoriae Blancae S. P. D. On ando il rutilante Febo scuote da V Oriente il radiante capo non si bello in questo stipemo emisfero ap]>are , come a la mia concupiscibile il tuo exliilarante volto sopra tutte V altre belle pulcbenima Sigiiora Vittoria. u Che ti ho detto io ? Non ho io !
,
divinato?
Pol. *)
Leggete pur
Mungeva.
oltre
!
!
!
42 fia , ne fia anco veruno , die rugosa fronte increspi: nemo scilicet miChe diavolo di inodo di parlar a retur, nemini dubium «*<." Lei non intende parlare per g-ranunatico, donne e qnesto?
maraviglia non
Bar. „Laonde
inarcando le ciglia
ah
la
,
ah
,
Pol. Eh di grazia, seguite Bar. „ Nemini dubium sit, se 1' arcifero pneralo con qnella di cni piaga ha sentito lo in varie forme can1' avco medesmo atque hominum rejc, «iato gran monarca Giove , divum pater , ,
gli precordii penetrato
hammi ne il
vostro gcntilissimo
onde
Perd per
le
Vada
bordello
in
nome
stigie
con del
stio
si
To'
contiene.
Se
!
io
costni
!
!
Oltre che mi par una dotta
veder piu.
—
inviolando " becco pedaute , con le sne cifre e che potra donai ad intendere con qnesta
ginrauiento ai celicoli
,
questo
qnesto grosso modorro, *) Bonifacio ^iol far del dotto, e lettera?
cosa sua.
cpiadrello la pnnta,
indelebihnente con qnella scnlpeudovi.
-
lei
non credera, che
coglioueria
sii
quel che qni
ne ho letto pnr troppo ; non ne voglio non have altro battiporta, che qnesta
non ce 1' attacca qnesta settimana. , Pol. Cosi credo io le donne voglion
pistola
:
Bar. Andiamo
Id
est
avanti
;
lettere rotonde.
de li carlini; e vogliono il ritratto del re. che yoglio dirti mi poco a liuigo , e qnesto ne-
gozio lo farai da poi.
Pol.
Andiamo
ATTO TERZO. SCENA
I.
M. Bartolomeo
solo.
Chi e stata quella gran bestia da campana, che si tira a Mentre comunemente si va armento cosi grande? considerando , dove consista la virtn de le cose, fanno qnella
presso un divisione:
in verbis,
in Jierbis
,
et
in lapidibus.
Oh
che gli
Lazaro , e tutto qnello che non vorrei per me! per che prima che dichino queste tie cosacce , non dicono Li metalli, come oro et argento, sono il fonte d' ogni i metalli? vada
il
mal
di S.
Quosti, qnesti apportano parole , erbe , pietre, lino, laua, vino, oglio, et ogni cosa sopra la terra Questi dico talmente necessarii, desiderabile da questi si cava. cosa.
seta, frutti, frumento,
*)
Forse motlo di dire ?
o prodotto ?
43 cosa nissuna di quelle si acchiappa, o si posoro e detto materia del sole , e 1' argento de la luna : per che togli questi dui pianeti dal cielo , dove e la geneTogli questi razione de le cose? dove e il liune de 1* universo? dui de la terra, dove e la participazione, possessione e fruiPero quauto arebbe meglio fatto quel primo zioue di quelle? essi
senza
che
Pero
sede.
1'
volgo quell' uu solo soggetto di seuza quest uuo , se per cio uon e stato introdutto , a fin che non tutti iuteudauo e possedauo Erbe, parole e pietre son quel che io intendo e possedo. materia di virtu a presso ccrti filosofi motti et insensati, li quali odiati da dio , da la natura e da la fortuna, si vqdono
animale
porre
di
bocca al
in
1
virtu
,
che
quelli
tutti
tre
altri
morir di fame, lagnarsi senza tin poverello qilattrino in borsa, e per temprar il tossico de 1' invidia , ch' hanno verso pecuniosi, biasmano 1' oro, argento et i possessori di quello. Per quanlo mi accorgo, ecco che tutti questi vanno come cagnuoli per In Veramente cani, che non sanno con altro, tavole de' ricchi.
Dove? a le tavole di ricchi, che col baiare acquistarsi il pane. di que' stolti dico , che per quattro parole a sproposito da quelli delte, con certe ciglia irsute, occhi attoniti et atto di maraviglia si faiuio cavar
Ma de
ciance
,
medesme
,
erbe le bestie
,
A
chi
manca
ma
il
;
danaio,
l'aria,
li
danaio
il
,
,
e
danari da le borse,
in verbis sunt virtutes.
mio aspettassero
parole.
di
matti
conto d' altro
fo
conto d' ogni cosa
role,
mi pasce
chi
i
che
se dal canto
di pietre
fa
tasca,
che uon so ripascere
atteso
me non
ch' io per
di
con verita,
starebbon ben freschi, le lor
quelle d'
pan
il
concbiudere
fanno
gli
d' altro
Or
e di parole tutte
effetto
che di
facciano conto li
che di quello
contiene
,
P
saltimbanchi,
per cui
,
altre
non solo mancano pietre, erbe l'acqua, il fuoco e la vita
la terra,
si
quattro. e
pa-
istessa.
Oueslo da la vita temporale, e V eterna ancora , s;i|)t'ii(losene la qual pure si deve far con gran sen ire, con fame Jiinosina discrezione, e non senza gaper il conto tuo devi privar la borsa Pero dice il saggio: Si bene J'ecevis , viae cui! de 1' anima sua. Ma in questa teorica non vi giiadagno. Ho inteso ch' e ordine nel regno, che li carlini di ventimo non vagliano pin di
â&#x20AC;&#x201D;
t-
venti
toniesi
a cambiar
preudere
il
i
;
tre,
,
voglio aiidar , prima che si publichi P editto, che mi trovo interui al mio gheone, e tornaro da
io
puiuis
(Jhristi.
44 S C E
M.Bonifacio.
N A
II.
M. Bartolomeo.
Bon. Ola, M. Bartolomeo, Mi fuggi, ah? Bart. A dio, a dio, M. poco
ascolta
Lucia.
due parole!
dove in
fretta?
pensiero! Ho assai meglio da che di ciauciar con li vostri ainori. Bon. Ah ah, ah! andate dunque, procurate per quell' altra vostra, che vi fa morire. Luc. Che motteggiamenti son quest! vostri? Sa egli, che siete inamorato? far,
Bon. Sa il malan che dio gli dia! per che ini vede conversar con voi. Or al fatto nostro ! Che cosa dice la mia dolcissima Signora Vittoria?
E
L u c. La
povera signora per necessity
,
ne la quale
si trova,
have impegnato un diamante e quel suo bel smeraldo.
Bon. O diavolo! Luc. Credo, che
ceste voi ricuperare
;
o che fortuna! le
sarebbe cosa
gratissima
non stanno per pin
,
,
se
g-lieli
fa-
che per dieci scudi.
Bon. Basta, basta: faro, fard. Luc. Il presto e il meglio. Bon. Oh, oh, perdonami, Lucia! Arivederci!
Non
posso
darvi risoluzione alcuna adesso. Ecco un mio amico, col quale ho da negoziar cose d' importanza. dio, a dio! Luc. dio!
A
A
scena Ascanio. Asc. Oh, qni
con ramure.
il
Scaramure.
ra.
Bonifacio.
ecco M. Bonifacio, mio padrone. signor eccellentisshno e dottissimo,
Bon. Ben
venuti!
Messer, siamo siguor Sca-
il
Avete dato ordine a la cosa? e tempo
di far nulla?
Scar.
Come nulla ? Ecco qui 1' imagine di cera vergine suo nouie! Ecco q^li le cinque aguglie , che le devi piantar in cinque parti de la persona. Questa particulare pin grande, che le altre, le pungera la sinistra mammella. Guarda di profondare trop]>o dentro, per che faresti morir la paziente. Bon. Me ne guardaro bene. Scar. Ecco, ve la dono in mano; non fate, che da ora avanti la tenga altro che voi. Voi, Ascanio, siate secreto! non fate, che altra persona sappia questi negozii! fatta in
;
!
!
45 Bon.
non dubito di
Io
Tra noi passano negozii pin
lui.
secreti di qnesto.
Scar. Sta bene. Farete duiujue far legne di pigna, o di oliva, o di lauro, Poi arete di iutte Ire materie insieme. esorcizato
e direle
o incantato
,
(re volte
;
con la deslra
jiurum thus
:
fiunigare la presenle imagine
sine quo nihil ,
tre Tolte: cliiusi,
e poi a poco
senle imagine
,
verso
non
si
d'
farlo
ineenso alcunamenle
niaiio lo gettarete al fuoco,
prendendo
oscitarete *)
clie
non possele
se
e cosi verrete
;
la qual
svoltando
guarda
,
,
fuoco ad Ascanio di
il
,
direle
volte con gli occhi
ire
il
ad incensare e in niaiio
caldo del fuoco la pre-
liquefaccia
,
per cbe morrebbe
la pazieule.
Bon. Me ne gnardaro bene. Sea r. La farete tornare al medesmo sieme insieme in questa
V
lato
tre
volte
,
in-
Zalarath , Zlutlapliar , nccicre Sarca Vhtorlae , come sta notalo
dicendo
Capfiure, Mirion,
vhicula, verso
tre volte
:
Poi meltendovi al coutrario sito del fuoco Y imagine con la medesma forma, direte pian piano Fclapihon disamis festino
carlolina.
occideute
svoltando
,
quale e detta , Celcnites dabitis fapesmo frhesomovum. barocco daraphH. lasciate ch' il fuoco si estinII cbe tutlo avendo fatlo e detto , g-ua da per lui , e locarete la figura in luogo secreto , e cbe non sii sordido, ma onorevole et odorifero. :
Bon. Faro Scar.
cosi a punto.
ma
Si;
bisogna ricordarvi, cb' bo spesi cinque scudi
a le cose, cbe concorrono al far de la imagine.
Bon. Oh,
ecco gli sborso. Avete speso troppo. bisogna ricordarvi di me. 1Âť o n. Eceovi qnesto per ora , e poi faro di vantaggio assai, se questa cosa verra a perfezione. Scar. Pazienza! Avvertite, M.Bonifacio, cbe, se voi non
Scar.
E
la spalmarete
bene
Bon. Non Scar.
la barca correra malainente.
,
intendo.
Vuol
dire
,
cbe bisogna ogner ben bene la mano
non sapete?
Bon.
Iii
nome
diavolo
del
per non aver occasione
di
pagar
,
io
procedo per via Iucauli
lroj>po.
d' iiicanli,
e conlanli!
Scar. Non indugiate Andate presto a far quel cbe vi e ordinato, per cbe Venere e circa V ultimo grado di pesci. Fate , cbe non scorra mezza ora , cbe son trenta mmuti di Ariete. !
Bon.
A
dunque!
dio
Andiamo
,
Ascanio!
Venere
Scar. *)
Presto
a la btion' ora
!
Forse osciilerete
?
!
caldamenle
Caucaro
a
46 Scarainure
solo.
Assai e di aver cavali setle sctidi da le raani di questa piatSempre si deve da simil geute cavar il conto suo col pretesto de la spesa, cbe concorre ne la confezione del secreto. Ecco clie per mia fatica nou m' arebbe dato piii d' uu par di scudi per adesso ; a complir poi del resto , nel giorno di S. Maria tola!
de
le catenelle
la quale sara
,
S CE
Lucia.
Luc. caslrone
:
1'
N
del giorno del giudizio.
ottava
A
IV.
Scar a mure.
Dove malvagio
e
audato
costui?
]\Ii
castroneggia
aspettavo da lui una certa risoluzione.
O a dio, Lucia! dove, dove? Cerco M. Bonifacio che or ora bo lasciato con voi. Credevo, cbe uii aspettasse qua. Scar. Cbe volete da lui ? Luc. Per dirvela, come ad amico, la Signora Viltoria gli Scar,
L u c.
manda a cbieder di danari. Scar. Ab, ab, io so, io so. Adesso la scaldara, e gli dara de 1' incenso. Di dauari ue ba dati a me, per nou aver occasione di darue a
lei.
Come diavolo puo esser <piesto ? Scar. La Signora Vitloria dimauda Luc. mezza
dozziua
di
scudi
se
la
vuole
troppo,
attaccare
a
e
con
[lui
cbiave
et
a
catene.
Luc. Ditemi, come Scar.
passa la cosa?
Audiamo insieme
a
trovar
la
Signora Vittoria,
e
ragionaremo con lei , et ordinaremo qualcbe bella malossa , a fin cbe io rimangbi col credito con questo babuino , e facciamo qualcbe bella comedia. Luc. Voi dite bene, messer; cbe non e bene di ragionar qui
;
veggo venir
Scar. Ecco
di gente. il
Magister.
Leviamoci da qua!
S C E N
A
V.
Scarainure.
Manfurio.
Pollula.
IManf. Adesdmn, panels ie volo , domine Scarainure! Scar. Dictum puia; a rivederci un' altra volta , quando aro pocbe faccende. Manf. O bel responso! Or, mio Pollula, ut eo redeat,
undc egressa
est oraiio
,
ti
slupirai, ubi!
!
47 Pol. Volefc die le legga io? JManf. Minime, per die , non facemlo ragione de* periodi, e non proferendoli con verrete
recpiireno,
Per
die
il
disse
precipna parte de
1'
da
digradarli
a
prencipe
il
punto secondo ia energia, die
sua macsf.i e grandezza.
la
greci
di
il
cpiella
oratori,
Demostene
Or
oratore essere la proimnziazlone.
:
la
odi
^drrige awes, Pamphile!
Uomo di rude, c di crassa 3Iinrrva, JMcntc offuscata, ignoranza protcrva,
Di
nulla lezion , di nulla fvuge, In cui Pallad' ct ogni Musa luge. Lusco intelletto , et obeccato ingegno,
Bacccllone di cinque
,
iiomo di legno.
Tronco discorso, industria tenefcrosa, Jolaiilc notturna a tutti e.rosa. Per die non vai ii a ascondere O' de la terra madre inutil pondere ? Giudizio inetto, pcrturbato senso, Tencbra obscura e lusca , Rrebo denso, ^4scllo auriculato , indoito al tutio,
In nullo ludo
Di favc
letterario instrutto,
coccliiaron
a V oglio fusti
CJi
Cogitalo disperso
,
,
gran maccaronc, a infusione.
jjosto
astio Iosco,
^Absorpto jiiim* Leieo
Tu
jiverno fosco,
,
di lenelli unguicoli,
e incunabili
IS inczia hat protratla insin al
senio.
Inmatuvo pensicr , fantasia perdita, Intender vacillantc , atienzion spcrdiia, Illittcrato
In
e indisciplinato,
,
cecita educato,
Privo di proprio fllarte , inerudito,
Di
crassizie imbibito.
Senza veder ,
di nulla apprensione, Beslia irrazional , grosso tnandronc, -D' ogni lunC privo, d' ignoranza figlio.
Povero d' argumento ,
Vedeste sestine,
sunili
cet, scilicet,
nempc,
atque Platone.
Poll.
decade giaminai?
di ottave;
altri
e di consig/io.
â&#x20AC;&#x201D; Ma
inio e il
tttpote, clii
Altri fan di qnatfrini,
numcro
ut puto,
altri
denario
:
antore
Pitagora,
e cotesto, vel cotello, properante ver
Gio. Bernardo, pittore.
di
perfetto, id est, videli-
noi'.'
48
S C
A
E N
VI.
Gio. Bernardo.
Manfurio.
Pollula.
veniat We , a cui non men convien nomenrhnbombante fama da la tromba , cbe a Zensi, Appelle, Fidia, Timagora e Polignoto. Gio. Ber. Di quanto avele proferito non intendo altro,
Bene
Manf.
clalura
la
tie
Credo, cbe questo die quel pignatto, ch' avete detto al fine. insieme col boccale vi fa parlar di varie lingue. S' io avessi cenato,
disse
de
la
risponderei.
ti
Man
II
f.
vino exhilara
et il
â&#x20AC;˘
pane coniirma.
Bacchus et alma Ceres, vestro si tnunere telhts Chaoniam pingui glanclem mutavit arista, Pnblio Virgilio Marone, poeta mantuano , nel suo libro Georgica primo, verso il principio faeendo more poeiico
dove imita Esiodo, atlico poeta e vate. Sapete, domine magister ? ]\Ianf. Hoc est magis, ter , tre volte maggiore. Panel, quos acquits amavit Iupitcr, aut ardens evexit in aethera
la invocazione,
â&#x20AC;&#x201D;
Gio. Ber.
virtus.
Gio. Ber. da voi,
Man rarvelo
Quello cbe voglio dir, vuol dir pedante.
clie
Lubeniissimc voglio
f.
esporvelo
,
,
propalarvelo
e questo: vorrei sapere
dirvelo
,
palam
,
iiiseguarvelo farvelo
apposiia, enunucetn
lo, e, particula coniunctiva in -ultima
dictionc
clearvelo
quemadmodum ,
ut ,
si cut ,
,
Ovidi attain
ineis
coram
avanri
erudiendi
gli
quo melius nucleum eius Pedante vuol dire quasi pede ante,
discipulis ,
edcrc possint, enucleavi. vipote quia Lave lo
veluti ,
vclut }
decla-
,
insinuaive-
,
incesso prosequitivo
puberi
,
vel
per
fa andare arctiorcmque
quale
col
,
strict iorcm
,
Or eiymologiam, pe, perfectos, dan, dans, tc, thesauros. die dite de le ambe due? Gio. Ber. Son buone: ma a me non piace ne 1' una, ne 1' altra ne mi par a proposito. ;
Manf. prolata , degna.
Cotesto
id
Gio. Ber.
vi
e a dirlo lecito, alia meliore in medium apportatane un' altra vie piii
quando arete
est,
Eccovela:
pe>,
pecorone;
dan,
da nulla;
tc,
testa d' asino.
M
a
n f.
Disse Catone seniore
:
Nil mentiri
,
et nihil
temere
credideris.
Gio. Ber. mente per
Hoc
la g'ola.
est,
id est,
chi
dice
il
contrario
,
ne
:
!
!
49
Manf. Va3e\ vade! Contra verbosos verbis contendere noli! Verbosos contra noli contendere verbis! Verbis verbosos noli contendere contra! Gio. Ber. lo dono al cliavolo quanti pedanti sono. Resta con cento mila di quegli angeli de la faccia cotla Manf. Menateli pur, come socii voslri, vosco U' siete voi, Pollula, die dile? vedete che nefando, aboininando, Pollula? !
e portentoso secnlo? Qnesto secol noioso , in y cui mi trovo, Joio e d' ogni valor, pien d' ogni orgoglio. Ma properiamo verso il domicilio , poscia che voglio oltre esercitarvi iu <pie' adverbii locali , motu de loco , ad locum , et per locum: Ad, apud , ante, adversum , vel adversus , cis, citra,
liirbulento
contra , erga et extra.
,
infra
,
in retro
ante
,
coram
,
,
a tergo
,
intus,
li so tutti, e li teg-no ne la mente. saepius reiterarla , et in n f Onesta lezione bisog-na tnemoriam rivocarla. Lectio repetita placcbit. Guita cavat lapidem , non bis , scd saepe cadendo Sic homo Jit sapiens , bis non , scd saepe legendo. Poll. Vostra excellentia vada avanti , ch' io vi seg-uiro a
Poll. Io
M
a
5
presso.
Man
f.
Cosl
privatis aedibus
si fa
,
in
foro
in platea
et
,
:
osservanze
qneste urbanita,
qnando siamo in e cerimonie non
bisognano.
E N
C
S
a
vn.
Barra. Marco.
Mar. Ob, Bar.
vedi il mastro Manfnrio, che sen va? Lascialo col diavolo ! seguita il proposito [inconiinciato
!
fenniamoci qua
Ma cli'
r.
ebbiino
iaveniaio
Or dunque
jersera
beiusshuo
niangiato,
del bisogno,
lo
a
1'
osteria
del
Cerrig-lio
tanto
cbe
non avendo lo
sin
iiiniiclatmo
a procacciare
doj>o
allrove per
da passar il tempo. Doj)o che non sapevamo , che pin dimandare , im de' nostii compagni fiuse non so che debilita; e 1' oste esseudo cor.-o con 1' acelo , io dissi: non ti vergogiii, uoino da poco? Canuiina , preudi de V acqua nanfa di hori di cetrangoli , e porta Jiishcelli
.
,
cocozzate
,
cotugnate , *)
et
altre bagatelle
.
*)
Coiognati, confettnre tli mele, o pere cotogne con miele e zncchero. Sirailmente gli altri vocaboli eignificheranno frutta seccate al sole.
4
!
!
50 de la malvasia di Candia! AUora il tavernaio uon so che si rinegasse egli, e poi comincia a cridare, dicendo: in nome del Sete voi persoue da aver diavolo , sete voi marchesi, o duchi?
Non so, coine la faremo al far che aveie speso? die dimandate , non e cosa da osteria. ,
speso quel, del
Ouesto
conto.
Furfante
ladro
,
Tu
pari tuoi?
dissi io ; pensi ad aver a far con un becco cornuto, svergognato. Hai mentilo
mariolo ,
,
sei
disse
per cento canne,*) que' pin grandi
B a r.
Messere
,
insieine per nostro
tutti
et acciaffaimo ciasciuio
,
lunghi da dieci palmi
,
Jjuon principio
Mar. Li
Allora
lui.
oiiore ci alzaimo di tavola
â&#x20AC;&#x201D;
un ispiedo
di
1
aveano la provisione infilzata. Et il tavernaio corre a prendere mi partesanone, e dui de' suoi serNoi, ben clie fussimo sei con sei vitori due spade ruggjnenti. quali ancor
non era
spiedi piii grandi, clie
presimo de le cal-
la partesana,
daia per servirne per scudi e rotelle.
B a r.
Saviamente.
Mar. elmetto
Alcuni
Bar. Ouesta esaltazione
Mar. dendo
posero
si
i
certo
fu
E
cosi
(pialcbe
le padelle
lavezzi,
costellazione
,
clie
pose in
e le caldaie.
armati reculaudo ne andavamo defenper le scale in gin verso la porta , ben clie
bene
e retirandoci
,
bronzo in testa per
certi lavezzi di
over celata.
,
facessimo finta di farci avanti.
Bar. Bel disse
Ma
coiubattere
!
Un
passo
avanti
,
e did a dietro,
signor Cesare da Siena.
il
r.
II
tavernaio
,
portava valentemente
,
quando
ci
vidde
in loco di gloriarsi
timidi pin del dovere,
entio in
non
,
molto pin forti , come quel, che
e si
so che suspizione.
Bar.
Ci sarebbe entrato Scazzolla. a r. Per il che , buttata la partesana in terra , comando ai suoi servitori, che si retirassero , che non volea di noi vendetta
M
alcuna.
B a r.
Buon' aninia da cauonizzare
Mar. E teini
,
Signori gentiluomini , perdoDi grazia, paga-
voltato a noi disse:
Io non voglio offendervi di dovero.
natemi!
et andate
B a r.
con dio Allor sarebbe stata bene qualche penitenza con
1'
asso-
luzione.
Ma posimo
r. i
B a r.
Tu
ci
vuoi uccidere
,
traditore
Allora
1'
oste disperato
,
tavamo
la sua cortesia e devozione
mando
aiuto
*)
,
diss' io
;
e con questŠ
piedi fuor de la jiorta.
di
Gole, trachee.
servi
,
figli
e
,
accorgendosi , che non ac etriprese il partesanoue , <h>a-
moglie.
Bel
seutirel
I' oste
;
51 cridava
:
pagatemi
mavioli
!
a'
die ne
ladri
pagatemi
,
traditori
,
Con
stridevano
altri
tutto
per che
dietro;
corresse a
Gli
!
!
ci6
1'
:
a' marioli,
a'
nissun fa tanto pazzo,
oscurita de la notte favo-
Noi diuicpie , temendo il sdegno ostile, id est de 1' oste , fuggivamo ad una stanza a presso li Carmini, dove per conto fatto abbiamo ancor da fame le spese per tre
riva piu noi
,
che
altro.
giorni.
Mar.
Far burla ad
osti,
e far sacrifizio al nostro signore,
una limosina! In batterla bene consiste il merito di cavar un' anima di purgatorio. Diimni , avete saputo poi quel cli' e seguito ne 1' osteria? Bar. Concorsero molti; de' quali altri pigliandosi spasso, altri piangendo , altri attristaudosi , altri ridendo , questi consigliando , quelli sperando , altri facendo iui viso , altri un altro, altri tpiesto linguaggio, et altri quello, era veder insieme comedia e tregedia e chi sonava a gloria , e chi a martoro , di sorte, die , chi volesse vedere , come sta fatto il mondo , dovrebbe derubare
tavernaio,
iui
e far
;
siderare d' esservi stato presente. 31 a r. Verainente la fu buona. rettorica
,
solo soletto senza
Ma
compagnia
,
1'
che non so tanto di venendo da Nola non avendo troppo buona io
,
altrieri
per Pumigliano , dopo ch' ebbi niangiato , fantasia di pagare, dissi al tavernaio: Messer oste, qual gioco, disse Iui, volemo giocare? care.
A
Risposi:
tarocchi.
a questo
maldetto
gioco
vorrei gio-
Oua ho
de'
non posso viucere, ho di carte ordi-
per che ho una pessima ineinoria. Disse Iui narie. Risposi: saranuo forse segnate , che voi le conoscerete. Avetene, che non siino state ancor adoperate? Lni risj)ose di no. Duntpie pensiamo ad altro gioco. Ho le tavole, sai? Di queste non so nulla. Ho de' scacchi, sai? Questo gioco ini farebbe rinegar Cristo. Allora gli venue la senapa in testa. qual diuique diavolo di gioco vorrai giocar tn? Proponi! :
A
Dico io a stracquare a pallamaglio. Disse egli come ? a pallamaglio? vedi tu qua tali ordegni? Vedi luoco da posservi gioDissi: a la morella. care? Ouesto e gioco da facchini, bifolchi :
:
A
e guardaporci.
Mai
udii
dissi,
cuupie
che a
tie dadi
quantamilia diavoli
,
Va
,
disse
gioco da putti; non
a conere. sangue de
Or 1'
ti
di
,
,
che
dadi ?
Io gli
Al nome
di cin-
proponi un gioco,
,
Gli dissi,
giocamo a spaccabaia questo 6 Orsu, diuique dissi, giocamo
che tu
vergogni?
ciuque
giochiamo a tre dadi.
se vuoi giocare
io!
et Iui
,
questa e falsa,
intemerata
Che diavolo
non posso aver sorte.
disse Iui
che possiamo farlo e voi stranunola.
dadi.
Se vuoi,
tal gioco.
di
ini dai
disse Iui;
giocarai.
la
et
Vuoi
:
io
far
soggiunsi:
bene
?
al
disse
pagaini, e se non vuoi andar con dio, va col prior de' diavoli. Io dissi: al sangue de le scrofole, che giocarai. Eh che non gioco, diceva. Eh che giochi, dicevo. Eh che mai mai vi
52
Eh che vi giocarai adesso. Eh, che non voglio. Eh In conclusione comincio io a pagarlo con le caldie vorrai. Et ecco quel porco, che poco fa diceva, cagne, id est a correre. che non volea giocare, e giuro, che non volea giocare, gioco di sorte che per nu lni, e giocorno dui altri snoi guatteri, pezzo correndomi a presso, mi arrivorno e giunsero con le voci. Poi fi giuro per la tremenda piaga di SÂť Rocco, che ne io li ho pin uditi, ne essi in' hanno piu visto. giocai.
venir Sanguino
Bar. Veggio
e
scena Sanguino. S
A
a n.
Barra.
punto voi
bei tratti questa sera,
io
e
M.
Scarainure.
vni.
Marc a. Scarainure.
anda^o
cercando.
Siaino per far di
non saranno senza qualche nostro proIo mi voglio vestire da capitan Palma,
fitto, o spasso al ineno. voi insieme con Corcovizzo mostrarete di esser birri , stareino a che spero , che questa sera attrapparemo la posta qui vicino ;
M.
Bonifacio a
S. Vittoria
Bar. E
Mar.
1'
uscita
entrata
o
,
che fara da la stanza de la et utile a noi. ,
e faremo piacere a la signora
,
ci
prenderemo mille
spassi.
Si, a la fe; e pu6 essere,
che
ci
possano occorrere
altre belle occasioni.
Bar. Faccende non ci mancaranno. Scar. Ouanto al fatto di M.Bonifacio,
saro io
,
che
verro
a caso ad accomodarlo, con far, che vi doni qualche cor-
come
, e non menarlo in Vicaria prigione. Ouesto pensiero non e de' peggiori del inondo. Veiiite dunque quanto prima, ]>er che daremo una volta, e vi aspettaremo in casa de la S. Vittoria.
tesia
,
S
a fin che lo lasciate
a n.
Bar. Andate
in buonorai
SCENA IX. Barra. M a r Bar. a tre
Al
sangue de mi, che non e poca comodita di venir Saremo il mostrar d' essere birri di notte. quattro , portar'emo 1' insegna de la birraria, id est, le
qualche o
c a.
disegno
verghette in
Ma
mano ,
Ah Bar. Ma r.
e qunndo vedremo la nostra , faremo. per S. Ouintiuo, ecco a punto Corcovizzo, che viene. chi e quel , che va con lui ? par mastro Manfurio.
Mar. Mi Bar. Egli
e desso.
Presto,
discostiamoci
mi
po' da qui!
!
53 che Marca ne fa segno. qualche burla.
Mar. Andiamo
Credo,
cbe
Corcovizzo. Cor. Voi
in
procinto di fargli
qui dietro, che non siam veduti
SCENA
Manf.
stia
Io sapete
X.
Manfurio.
ben, ch' egli e inamorato? II suo amor passa per le mie mani;
Oil, benissiino.
ho coinposta una epistola amatoria, de la cpiale, come sua, debba servire , per essere da la sua amasia auunirato, e piu
gli si
stimato.
Cor. Or egli jeri, come fiisse un giovane di 25 anni, ando a proponere a mastro Luca, clie per oggi gli avesse fatto ÂŤn par di stivaletti di marrocchino di Spagua, buoni a passeggiar per
II clie arendo udito il mariuolo, e stato o°"i a quando M. Bonifacio veniva a calzarsi. Or , ve°*"-eudolo spnntar da Nola verso la bottega , pian piano se gli accostd senza manteilo, sin cbe con esso lui si fece dentro la botlega. B
la ckta.
la mira
,
quale per essere veuuto giunto a M. Bonifacio , fu stimato sersuo dal mastro ; e per clie era senza mantello , mezzo sbracciato , fu stimato da M. Bonifacio lavorante di bottega. Per vitor
clie , avendosi da calzar quel povero Messere senza dubbio al, cuno si lascio preudere la cappa fasciata di velluto , et imbottonata d' oro da colui , il quale , aveudosela posta su le due braccia, o come buon valletto di camera , o com' un de' lavoranti , a cui appartenga la strena, mentre mastro Luca era occupato ad assestare 1' opra sua, e M.Bonifacio curvo su le gambe a farsi ben servire , costui con una bella continenza , or guardando i travi de la bottega , or clii passava , clii andava , chi veniva , or dava una volta e giravasi, sin tanto cbe, vedendo la sua, pose un pie fuor de la porta. In conclusione Cappa , cuius generis ? il
:
^dblativi.
Manf. Ah,
ah, ah, dativus
a dando, ablalivus ab auferendo. non fussivo idiota, arestivo *) mi bell' ingegno. Credo , cbe avevate Minerva in asccndente. Cor. Per tornare al proposito, accomodato che fu M. Bonifacio, et avendogli menato la scopetta per il dorso mastro Luca , scuotendosi le mani , dimanda la cappa. Bisponde mastro Luca il vostro servitor la tiene. Ola dove sei ta ? S' e fatto fuori i>er badare. Non ho bisogno di cotesti onori e castella , disse M. Bonifacio. Dite pur , chi e vostro lavorante ?
Se voi avessivo
shidiato,
e
:
*)
!
Avessivo -fussivo- arestivo. voi
avreste voi.
Forme
plebee
per
aveste voi
,
foste
54 Per Santa Maria del Cannelo, clie mai lo viddi, disse Maslro Lnca. E ch' e cosl , e ch' e cola ; considerate , che bel vedere che s' ha fatto e stato di M. Bonifacio coi stivaletti nuovi, Onnai non si pu6 pin vivere per tanti rubar la bella cappa. poltroni mariuoli, tagliaborse.
Manf. Gran miseria et infelice condizione sotto qnesto campauo clima , il cni celeste periodo subest Mercurio ; il qnal e detto mime e dio de' furi. Per6, ainico inio, sta in cervello per la borsa!
C o r. Io per me porto i danari qui sotto 1' ascella vedete. Manf. Et io la inia giornea non la porto a la schiena, ne ma sopra 1' inguine , over sotto il pettine poscia cosl fiauco ,
al
,
;
si fa in terra
di ladri.
Cor. Domine magister , ben veggio , che e non senza a n f.
M
g'ran profitto avete
Hoc non
mio
latet il
siete sapientissimo,
studiato.
Mecenate
,
di cni
li
pueruli
ego erudio , id est , extra ruditatem facio , vel e ruditate eruo. M' ha eg-li imposto , ch' io vadi a decernere del pregio de la materia e la struttara de gli indumenti di cpielli , e a liberar la econoelargienda pecunia^ la quale come buono economico in questa coriacea e vellutacea mia est domestica gubernatio
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D;
giornea riserbo.
Cor. parato zia
mi
Oh
lodato sia dio
da voi
belli
Signor eccellente maestro, ho im-
!
consigli e
altro favore d' ajutarmi
,
modi ch
Fatemi di granon abbia pensiero di an-
di vivere.
J
io
Se voi avete scudi, dar a cambiar sei doppioni siuo a banchi. Io spariniaro la fatica del o altra moneta, io ve li lasciaro. caininino, e voi guadagnerete sei graiii. Manf. Io non il fo lucri causa, iuocta illud: Nihil inde sperando, sed , ma, ex humanitate et officio. Mitto , quod Ecco li numero : tre , dui, ego minus oneratus abibo. son cinque ; sette e quattro fanno undeci ; cinque e quattro son wove; fan vinti carlini, tre, tre, sei, e dui, son otto cianfroni, fan sei ducati, ciuque aurei di Francia, ne bisogna suttrarre
eziandio
alquanto.
SCENA Manfurio. Manf.
XI.
Barra.
Marca.
qua! Aiuto, aiuto! Tenetelo! tenetelo! al surreptore! Al fure , amputaTenetelo , tenetelo , che tor di inarsuj)ii , et incisor di crumene ne porta via li miei aurei solari con gli argentei. B a r. Clie cosa , che cosa v' ha egli fatto ? Manf. Per che lo avete lasciato andare?
A
1'
Ola, ola!
involatore
,
<pia,
al surreptore,
!
!
!
55 Diceva il poverello: mi vuol batlere il inio padroPerd 1' abbiaui lasciato, act io clÂťe povero imioceute facciate passar la colera prima, per die poi lo potrete castigar
Bar.
ne vi
me
alii
;
!
a beli' agio in casa.
Mar.
Signor,
bisogna perdonar
si,
qnalche volta
non usar sempre di rig-ore. Manf. Oh clie non e pmito inio servo, ne ladro, cue mi ha rnbaii diece scudi'di mauo.
tin
a
servi-
e
tori,
Puo
Bar. al mariolo
intemerata
1*
far
mariolo
al
,
?
voi
e
per
clie
uon so che diavolo
ciie
?
fainiiiare,
ma
non cridavate di
linguaggio
e
latino,
avete nsato.
Onesto vocabnlo , che voi dite, nou non lo profevi^cono i miei pari. Per cbe non cridavate al ladro 1
Manf.
ue
etrnsco, e perd
Bar.
Latro, asassinator di'Strada, in qua, vel ad quam f'urlim et subdole, come costui mi ha falfo, subreptor dicitur a sitblus rapiendo, vel quasi rcpendo,
Manf.
Fur, qui
laid.
qui et per cbe sotto specimine di i
nomo da
bene,
mi La
decepto.
Oime,
scudi
B a r.
Or
vedete
avanzato
avete
clie
,
con lo vostre
let-
non voler parlar per voigare , ma col vostro latrino , e Credevamo, clie parlassivo cou essolui pill , the con noi. trnsco Manf. O fure , degna pastura d' avoltori a r. Dite, per cbe mri correvate a presso lui ? Manf. Volete voi, cb' nn grave moderator di Indo literaiio e togato avesse per publico, piate a accelerato il gresso ? fere
a
,
!
M
A' miei
pari convien quell' adagio
Fesiina pedetentim. cere
Bar.
cipe
et
'
si
propria adagium licet diGradatim , paulatim,
(Hud:
Avete ragione, signor doltore,
O
Manf. attrite
Item
!
d'
aver
sempre
ris-
maesta del vostro audare. una rnota le eni ossa vorrei vedere sovra Or cbe cbe non me li ba tntti invoiati Io gli rispondero con V autoritu del prenAristotele secundo Physicorum, vel peri eorum , quae eveniunt } in minor* parte, et
al vostro onore, et a la
g-uardo
dint
lenie
,
!
il
Oime inio
fare,
forse
!
Mecena?
Peripatetici
de'
acroaseos; Casus
est
1
praeter inientidnem.
B a r.
Io credo, cbe
O
Manf. i!
debito,
vdStro
die non
inghisti
li
ba
tntti
si
conN-ntera.
moderatori di ginstizia!
non sarebbe presi?
Ob
tanta
se voi facessivo
copia di malfattori.
sci'-ratissiino!
Forsc
?
!
56
S C E
XII.
Manfurio.
Barra.
Sang- iii no.
IMarca.
Obi, uomini da bene, per die e fuggito colui?
San. ha
A
N
che
egli fatto, quel ribaldo?
B a r. Siate benvenuto , Messer mio ]Voi siamo maggior angoscia del mondo. Abbiamo avuto quel ladro ,
ne
!
o
la
non
so, come vuol die si chiami il signor magister, intra le niani, e per elie 11011 sappiamo di lettera, e scappato al diavolo. San. Non so, clie ragioni son queste vostre. Io vi dimando, per clie e fuggito?
Mi
Manf.
involati
lia
died scudi.
Mar.
Come diavolo ban volato died Ben si vede, clie mai andaste
San.
Subito ch'
San.
io
la B. u4.._BjI, mio Maucino. mi ba egli rubati dieci scudi. voi, domine ? a voi, domine
ebbi imparata
padre mi die per ragazzo
al capitan
Manf. 'Feniamus ad rem: San.
scudi? a scuola.
Rubato? Rubato?
A
magister? Basovi le mani; non mi conoscete? Manf. Io vi bo visto alcune ore fa, quando il
San. cli'
eravate
con
luio discepolo Pcllula.
son
Io
quello
io vi son servitor,
et
,
signer, domine magister. Sappiate, bo gran vogiia di farvi piacere, e per
ora sappiate, die vostri scudi son ricuperati.
Manf. Bit vcV.nt! fajcint ista superi! o iii'mam! Bar. Ob se farete tanto bene a questo gentiiuomo miglior e pin degna opra,
facestivo ct io
,
mai
vi sara ingrato,
da parte mia vi donaro un scudo.
Sou
San.
ricuperati, dico.
Mar. L' avetevoi? S a n. No ma corsi come 1' avesse ne Bar. Conoscete voi colui ,
S a u.
Conosco.
B a r.
Sapete, dove dhnora ?
San.
So.
Manf. Osuperi, o cclicoli, Mar. Noi siamo a cavallo. Bar. Bisogna amor
non
et egli
et
le
mani
di'iqua deaerji/e
Mar. San. certissimo
Me vobis commando Non dubiiate, Andiamo tutti
il
signor magister.
omncs
soccorrere aljiegozio di questo monsignore per
obligo, ch' abbiamo a le lctterc et
Blanf.
il
; i?ii
a"
letterati,
raccomando alevostre
cortesie.
signore!
insieme! per die lo trovaremo.
loco, dove va ad annidarsi costui.
Di
averlo in
Io so
mano
non e dubbio alamo; non potrd liegar il furlo ; per die, ben che lui non I' abbia visto, io bo veduto lui fsiggirc
;
!
!
57
E
Mar.
noi
1'
abbiamo vcduto fuggire da
mam
le
del signor
maestro.
Manf.
7~os fidelissimi testes.
Non
S a n. lo
bisogna rompersi
darcnio in niano de la
la
O
tesia.
ne dani
scndi, o
li
g-instizia;
Manf.
Ita, ita ; nil melius; voi elite benissimo. Signor magister, bisogna ehe voi siate presente. Manf. Qptime. Urgct praesentia Tumi. San. Per6, andando noi tutti qnatlro insieme, al batter clie fareino de la porta, potra essere, ehe qneila puliana con la quale egli diinora, consapcvole del negozio, o per clie lui per non venghino a conccderne V entrata quel, clie rimane, vegga Ma non o clie quell' noino fugga, o si asconda ad altra parte. essendo voi conoschiio, son certo, cbe lo tiraro a ragionar meco Peru per ogni inodo, solto certe specie di cose, cbe passano. fara bene, anzi necessario , cbe cangiate vesthnenta, mostrandovi Voi altro, Messer, qnale e vostro noine, se vi di roba corta.
San.
,
,
piace dirlo?
Bar. S a n.
Coppino, al servizio vostro. M. Coppino , farete qnesto piacere a ,
Voi
signer magister,
Me
Manf. S a n. toga
altro.
E
me
et al
quale vi potra far di favori assai.
tibi offero.
lo vostro mantello
Iuiprestategli
di sua
,
e
voi
vi.
coprirete
cbe, per esser voi phi corto di persona, parrefe
;
nn
per meglio eompartire, date, signor magister, il capquesto altro compagno , e voi prendete la sua barretta,
pello a et
it
andiamo
Manf. prium videtur
Nisi urgente necessitate , ncfas esset liabitum protamen nihilomimts , nulladhneno , quia ita ,
dimittere
ad hnilazion di Patroclo
,
AdiUle,
,
cbe
con
vesti cangiate
le
si
cbe apparve hi abilo di Androgeo, r del gran Giove (poetariem testimonio) per suoi disegni in tante forme cangiato-, deponendo talvolta la pin sublime forma, Hon mi dedeguaro, e deporrd la mia toga literaria, ojitimo mihi proposito jine di av.imadvcrtere contra qnesto criminoso abofinse
e di
Corcbo,
\
mhiando.
Bar. tesia
di
qiiesti
Manf. vrati
Ma
A
ricordatevi
,
galanmoinmi ; voi in
signor mastro clie
communi
per
me
,
non
Gran merce
Or
su
a
la
vostra liberality
andiamo, andiamo! Earn us de.rtro II crude.
Manf. San. Mar.
,
Andiamo!
vi
dimando
destino la tefza parte
seudi.
San. Bar.
,
di riconoseere la cor-
de
li
nulla. rico-
58
O.UARTO. SCENA
A T T O
I.
S.
Aspetfare se
questa
frutti
degni
venire e cosa da morire. Se si fara potra far nulla per questa volta; e non so,
si
nuovo
bel
potra di
si
senta
sera
tale occasione
offrirsi
che
far,
di
qnesta
come
,
pre-
si
raccoglia
pecoraccia
Ouando mi credevo
suo amore.
del
sola.
non
e
troppo tardi, non
Vittoria
i
di guadog-uar
1' amor di costui, sento dir, cbe cerea d' affattuV avermisi formata in cera. E potrebbe giammai forza fatta del profondo inferno ghmta a la efficacia, ,
una dote con rarmi 1'
con
unita
die
trova
si
ne' spirti de
amar un, die non
1'
istesso, bello, qnanto si voglia,
viene ad mio
tutto
mondo
ag'giiiaeciato
i belli,
ignobili
e
aria,
avaro
)
per
,
acque, far, ch' io
possa
Se fusse
amore
1'
e soggetto amoroso?
dio d'
il
se sara egli povero
ecco
lui
morto
over (cbe
,
di freddo,
e tutto
il
Certo quel dir povero , over avaro, e un miserable e svergognatissimo epiteto, cbe fa parer brutti cbe
i
pud
lui.
nobiii, ignoranti
i
savii, et impotenti
Tra
forti.
i
monarcbi et imperadoi i ? Qui^sti pure se non aran cle guibus , se non faran correre li de quibus y saran come statue veccbie d' altari sparati, a' quali non 6 cbi faccia riverenza. Non possiamo non far dilferenza tra il culto diviuo,
lioi
si
dir pin cbe regi,
e quello de' inoilaJi.
onoriamo
il
nome
-
Adoriamo
divino scrit<o,
le
imagini
sculture e le
drizzando
1'
,
et
intenzione a quel,
cbe vive ; adoriamo et onoriamo questi altri dei , cbe pisciano e cacano, drizzando la intenzione e supplice devozione a le lor imagini e sculture , per cbe medianfe queste premiino i vntuosi, inalzino
i
conservino
degni i
,
suci, e
defendano si
li
Šppressi
faccino temere da
1'
,
dilatino
i
lor
confini,
aversarie forze. II re dun-
carne et ossa, se non corre sculpito, non val nulla. cbe duuque sara di Bonifacio , cbe , come non si trovassero nomini al mondo, pensa d' essere amato per li belli occbi suoi?
que
et imj>erador di
Or
Vedete, qnanto pud la pazzia Onesta sera intenderd, cbe possan far contanti ; questa sera spero cbe vedvcl 1' eifetto de la sua j ncantazione. Ma questa faccia di Strega, die fa tanto , cbe non \icnc? Oil, la veggo in fine. !
SGENA Lu c Lnr. S.
3
a.
S.
II.
Vittori
a.
Vol siete <[m;i Sigiiora ? Vitt. Non possevo resister deniro ,
col
tanto
aspettarti.
!
!
>0
Vecli
clie
,
comodita, che questa sera abljiamo per la moglie di Bonifacio?
la
passara
Avete parlato a Io le ho tutta la
questi tiomini?
Luc.
Âť
verita narrala
et oltre di gran , infiamma et arde di convincere suo marito in questo falto. Ajizi lei ha pensato un' altra co~a, cbe molto mi place, cioe che le improntiate vostra gonnelia e manto per diii servigi, et a fm die non sii conosciuta al venir et a 1' entrar et uscir di casa vostra , et anco per che ne li faremo far a! buio , venghi a conoscerla le abbraceiate , che fuor ch' il volto, per sigiiora Vittoria , in tntte 1' alrre i)arti il qua] per il caminino portara ainmantato , secondo la vostra consuetiidine e poi dentro !a camera per un pezzo gli faremo aspettar il lume , tanto che possan far per una volta. S. Vitt. Si, ma bisognara pure che lei lo risaluti e gli risponda qualche parola ; e sara difficile , che non la venghi a
punti davantagglo
di sorle oh'
,
el la
tutta s'
r,
,
conoscei'e ne la voce.
L u c.
Oh
provedere a questo e la piu facil cosa del mondo. , che parli piano e sotto voce, per che giunte a muro a muro son di vicine, che odono tu'.to quel, che si dice 10
le
diro,
dentro.
li
S.
V
.
Voi
i 1 1.
.
udita da gli altri di casa,
L u c.
Vittoria.
Chi e,
al
temer
d' essere
che viene?
III.
Piu presto trovarai costui, cosi
portauovelle
aliabili
te e di tue pari,
Lucia.
?
diavolo.
Bart. Ala donna non sono
N A
Bartolomeo.
?.l.
Dove va M. Bartolomeo
i 1 1.
Bart. Vo
Luc.
E
C
S
V
lei fara finta di
:
e da vicini.
3M. Bartolomeo.
S. S.
bene
dite assai
,
come
,
diavoli,
]>er sciisar
che
1'
accordaliuto
angelo Gabriello. ,
mondo
lo
per che gli angeli vieu provisto di
qneJii.
S. Vitt. Forse, che ci va troppo, per ferti montar il senapo. molto frequentar e prossjinarti al fuoco f ha diseccato tanto, che facilmente la rabbia ti predomina, dai dentro a V ingiurie, senz' esser provocate 11
Bart. Non
dico a voi, S. Vittoria;
che vi porto ogni rispetto
onore.
et
S.
che
Vitt.
diamone p!;i
Come? non
dite a lei, ,
non
dite a
Luc.
par: che questa ingiurla,
mia persona? An-
Lucia
Bart. ISon cosi in furia, mi tenia, se piu mi vede
cbe la tna
me? Vi
resulti criminahneute in
Si, si, ,
che
Messer, ti
sii
si;
mozza
signiora!
Io burlo con Lucia, che
fastidito.
in tntto IVapoli ,
fin'rua
non
e peprgior lingua,
da risse e da discordia
!
!
60 Al
Bail.
di
conlrp.rio
cotesta tua,
di concordia,
pace et
unioae.
A
E N
C
S
IV.
Bartolomeo
solo.
staCancavo si mangi quante ruffiane e puttane sono al mondo rebbono fresche le potte, s' aspettassero la nostra rendita, id est V enper me tanto sicuraniente 1' aragne vi potran far la tela. Di trata metalli dicono cbeil pin grave e 1'oro e tuttavia nulla cosa fa andar !
;
:
che questo non ogui peso et aggionge , ne aggrava, ma se ne trova una tale, cb' e (anto lieve, clie quanto e piu grande, fa piu ispedito e destro. L' iiorao senza 1' argento et oro e come uccello senza piume , clie chi lo Yuol premiere, sel prende, clii sel vuol mangiar, .sel mangia, il qual per6 , s' ha quelle , Tola , e se n' ha tante piii , tanto piu Messer Bonifacio, quando s' ara vola , e piu s' appiglia ad alto.
l'uomo piu
sciolto, leggiero, e isnello,
cosa che ne
ogiii
scrollata la borsa e la schiena
suoi nemici.
tutti
;
s'
Ma
sentira piu grave al dispetto di
si
,
ecco a temj)0 quel bel paraninfo inamorato
Ron
porta piu la belta cappa; Benedejte siiuo le maui a quel
riolo
!
Adesso corre a
N A
E
C
S
M. Bartolomeo. Bart.
Affrettati
affretta
,
maÂť
odore.
1'
V.
M. Bonifacio.
un
po' pin
,
M.
Bonifacio
!
poco fa
Ti giuro, veduto passar il tuo core , la tua anima per tpia. che adesso veggendola mi son ricordalo de' tuoi amori, epeTcid, considerandola un poco piu attentamentej mi ha parsa cosi bella, che mi s' e tanto gonfiata la vena maestra , che non posso piu dimorar
Iio
dentro le brache.
B o a.
Io sono inaBasta ; mi doni la baia , M. Bartolomeo sono incatennto voi fate per li nominalivi , et io per li aggettivi: voi con la vostra alchimia, et io con la niia; voi al voslro fuoco , et io al mio. B art. Io al fuoco di Vulcano, e voi a quel di Cupido.
morato
,
!
io
;
Bo 11. Vedremo, cbi di noi fara meglior riuscita. Bart. Vulcano e un uomo ragionevoie discreto,
e da bene;
,
quest' altro e chi
f
non
un putto senza ragion
fa di.so.-.ore
,
fa
daimo,
,
bardascio sfondato
el a chi
non
fa
1'
uno
,
il
,
fti
quale a I'liuoe
altro.
Bon. Beato voi, buon consiglio Barf. S fori una lo lion.
s'
arete
voi, se la
Volete dir
!a
sorte?
cosi
buona
mndre
Vi
riuscifa
di pazzi
diro,
non
,
come aVete
vi ajuta!
M. Bartolomeo
,
a lo
:
61 buone riuscite ogmui sa trovar quella ragione , che giammai vi fu ancor ch' io maneggi i miei affari con furia di porco salvatico , e mi succedon bene, ognun dira: costui ha bel discorso, ha saputo prender il capo del negozio cosl, e cosi, et ha ben fatto. Per il contrario, dopo ch' io aro compassato i miei negozii con quant e filosofie gianunai abbiauo avnto que' barbiferi mascalzon di Grecia e de
Egitto
1'
,
se per disgrazia la cosa uon accade a proposito, Se la cosa passa bene , chi 1' ha
ogimn mi chiamara balordo.
gran cousiglio parigiuo s' ella va male , chi 1' ha fatto, ha fatto? la furia francese. OK re per che questo per che? , Per che ? per che ? per 1' alta e lunga per consiglio di Spagua. Spagnuola. Chi ha guadagnato e mantiene tanti bei paesi ne 1' Istria, Dalmazia, Grecia, ne 1' adriatico mare, e Gallia cisalpiua? chi orna Italia , 1' Europa , et il mondo tutto di una tanta republica a nissun tempo et a uissun modo serva ? Il maturo consiglio vineChi ha perso Cipri? chi 1' ha perso? La cogiioneria di ziano. que' inagnifici , 1' avarizia di que' MM. Paritaloni. Allora dimque si fa conto del giudizio et e lodato , quando la sorte et il successo fatto ? il
chi
:
1'
e buono.
Bart. Tanto che niente senno hiviato a la
volete dir a nostro proposito: Ventura dio, Veggio venir Lucia; io ve la lascio. Ho bottega di Consalvo il mio garzone per certa polvere basta.
e non vedo ora di venire: bisogna ch' io vi vadi. Bon. Andate, ch' io ho da ragionar con costei per che per quei che voi credete,
SCENA Bonifacio. Bon. Costei per la prima mi che sara questo il proemio , e la potta , e danari hi mano ch' a la sappiauo phi di me. Ben venga ,
altri afiari,
VI.
Lucia.
Son certo, mia risoluzion sara: Cazzo in fine non voglio , che feminine Lucia che mi porli di nuovo ? Messer Bonifacio dolce , io uon ho tempo di saluchiedera di danari.
!
L u c. Oh
,
!
per che vi bisogna parlar di soccorrer
tarvi;
presto
al
fato
di
questa signora infelicissima.
Bon. mal de
la
Luc. Bon.
Fate buone premesse , se volete buoiia conclusione ! Il borsa La si muore. Quando sara morta , la faremo sepelire, disse un santo
â&#x20AC;&#x201D;
Padre.
Luc.
che la nostra siguora Vittoria si muore per Questa e la vita, che possete donarle , e che le promettete ? Voi menate passatempi , e quella povera gentil donna si risolve tutta in suspiri e lacrime ; che , se voi la vedrete , non la voi,
Io dico,
crudele!
?
!
!
62 come vi solea parere; amore, qnanto la compassion di lei. bisogno tli danari?
conoscerete pin, non vi parra forse bella,
non so, se
in voi point tanto
1'
Bon.
C'lie?
L n c.
Clie vuol dir danari ?
lia
malora quanti ne sono al mondo ne dara. Bon. Or qnesto no j ah, all,
clie
vnol dir danari ?
Se
!
Vadano
voi ne rolete da lei
,
L u c.
in
ve
qnesto non credero io; ab,
all!
ab, ab, ab! L n c. Dunqiie non lo credete, crudelaccio, senza pieta ? nb, ub, nb!
Bon. Voi
la
Uh,
plangete
Fiango
la crudelta vostra, e
1'
infelicita di qnella signora.
Uh, ub, inisera me, mescbina me clie malora t' ba presa adesso ? Mai viddi , ne ndii amor posser tanto in petto di femmina sino al La vi amava certo , nh, nb, nb! da alcune giorno d' oggi. cbe non ba altro in ore in qua non so cbe fantasia Y abbia presa bocca , che M. Bonifacio mio cor inio , viscere de 1' annua mia, mio fuoco, mio ainore, mia fiamma, mio ardore Vi giuro, cbe son quindici aimi, cb' io la conosco tanto pitcoliua; sempre 1' bo veduta adesso se voi verrete, d' mi medesmo volto, ne 1' amor freddissima la trovarete poggiata sopra il letto, col viso in gin sopra un coscino, cbe me ne cbe (ieue abbracciato con ambe le braccia , e dire abi M. Bonifacio mio, cbi mi ti toglie? vien rossore e pieta Abime , cruda fortuna quando in' ba egli voluta , me gli bai negata. Son certa, adesso cbe io lo bramo e per lui mi consumo, cbe me lo negarai abi , cor mio impiagalo Bon. E possibile? puo esser, cbe lei dica qnesto? possono !
,
,
,
!
:
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D; ,
:
essere tante cose?
Luc. Voi ,
cbe giammai Bonifacio , mi farete far cosa , Voi mi farete rinegare, ub, ub, ub, ub Povera signora Vittoria mia , cbe pessima sorte tua in mano di cbi sei iucappata, ub, ub, ub Ora , ora, adesso m'accorg'o, cbe voi mai 1' amastivo , e cbe in tutto Napoli non e uomo pin finto di te, ub , uh , uli uh, ub oime, desolata me Cbe rimedio potro porfeci in vita
voi
,
mia.
!
!
!
,
!
!
gerti, poverina?
Bon. Uh, ub! ti credo, ti credo, Lucia mia, non piii piangere Non e cb' io lion credessi quel che voi dite un mi maraviglio^ che iniluenza nuova del cielo puo esser questa che mi voglia fa;
,
che qnella mia signora , la qual , merce del mio iuteuso amore, sempre mi si ha mostrata non manco cruda, che bella, quel petto di diamante si sii cangiafo ? Luc. Cangiato? caugiato? S' io non 1' avessi reprimuta , vo-
vorir tanto
,
lea venire a ritrovarvi in casa vosh'a. Io le dissi: siete! tutto
sta?
voi gli farete dispiacere.
mondo
Cbe
che vi vedra? Ognun dira: e impazzafa costei? Non sapete voi,
il
,
folia che voi
che dira che novita e que-
dira sua moglie,
cb' egli
vi
ama?
63 Avele roi persa la nieinorin de' sui trait anient! insino al giorno d' oggi? Siete ben cieca, e forsennata., se non credete, cli' o^-li si stimara beatissimo, quando mi si udira dire, che voi disiderate ch' egli venga a voi.
B
o
11.
E
clii
ue dubita
Luc. Allora
quell'
segni d" amore, che
tendere, disse ]>ossa lni
?
Ar oi le
V evangelic alma, come dismeuticata
avetc defto
afilitl'
avele mostrati, et io le
me
e possibile, o cielo, cielo a
:
venir a me, quel bene ?
Che nou
lio
iii-
sola crudele, che
cue
fai,
di tanti
donati ad
mi
sia lecito
di cercarlo ?
B o n.
Uh,
Luc. Voi
nli,
dubita dunquc la vita mia de
lib,
sapete, che, dove troppo cresce
il
Y amor mio ?
desio, suol altre-
tanto indebolirsi la speranza; e forse ancora la gran novita e mutazione, che vede in se medesma, le fa per il simile suspettar mutazion dal canto vostro. Cbi vede un miracolo , facilmeute ne
crede un altro.
B o n.
presto perseguitaranno i lepri le balene, i diavoli segno de la santa croce , sara pin presto un Bresciauo uomo cortese, pin presto Satanasso dira un Pater et Ave Maria per le anime, che sono in purgatorio, ch' io esser possa giammai senza 1' amor de la mia tanto amata e_ desiderata signora. Or dunque senza pin parole dove andate cosi carcata voi ? si
faranno
Piii
il
,
Ad
Luc.
ima vicina, per restituirle questi drappi, coi quab*, facendo io una A"ia e dui servigi, venivo per riirovarvi in rostra casa; ma la buona fortuna mi vi ha fatto rincoutrar qua.
Che
risoluzione vogliam prcndere ? bisogna , spedito ch' aro questa faccenduola, ritornar presto, subito subito a solaggiar quella meschina dicendole, che vi ho visto e parlato, e che sarete tosto a le:.
Bon.
Promettetele
di certo, e ditele, che questo e il pin abbia veduto in tutta mia vita, che mi vien concesso di baciar quel bellissimo volto, ch' io tanto adoro, che tien le chiavi di questo afilitto core.
felice gioruo,
Luc. sera
ch'
io
Af/lilto
core e
atteso che lei
;
il suo. Bisogna non mancar questa non e per mangiare , ne per donnire1, in-
per riposare alcimamente; piu tosto per morire , se non vi si vede a presso. Ron la fate pin Jaguar, vi priego, se pieta" giammai avcte al core! che la veggio cousumar, com' ima candela ardente.
Bon. Adesso inente
mi
adesso vo ad ispedir un negozio, e poi overa-
verrete, o voi verro a ritrovare.
Luc. Sapete, quale e il negozio, che dovete Cnre'? Per s:io e vostro onore bisogna riparare a la suspiziou de le persone dol mondo, se.fusle veduto ntfeire, o eurrare in sua carsa. Voi sa|>ete,
stre,
con
che le
-\icinc
e chi va, e chi
accomodarvi
di
sino
a
viene.
una
mezza notte son sempre a le fineE dunque necessario stravestirvi,
biscappa
simile
a
qnella
di
M.
Gio.
!
G4 Bernardo,
qual seuza suspizione alcuna suole eutrar
il
in
gnesta
E
non sax-a fuor di proposito, se per sorte fustivo guardalo pin da presso , di portar una barba negra posticcia , simile a la sua; per die a tal g-uisa polremo andar insieme , et io casa.
introdurro dentro la stanza. Cosi farete la
cosa con piii satisde la signora , clie con questo si persuadcra, cbe voi ainate ancora il suo onore. Bon. Voi avete benissimo pensato. Io ho la persona ne pin, ne meno grande di quella di M. Gio. Bernardo; una biscappa siper cbe penso mile a la sua non bisogna elf io la vadi cercando averne una intra le mani. Adesso con cpiesto medesmo passo me v'
fazione
,
ne vo
a Pellegrino, niascberaro
posticcia,
cbe
sii
,
e nii faro accomodare una barba
a proposito.
L u c.
clie
Andate dunque, vi priego, e speditevi presto vo a levarmi questa soma da le spalle. L u c. Va in buonora
SCENA
!
A
dio,
VII.
Bonifacio
solo.
Per quel cbe costei mi dice, io credo di aver approssimata imagine tanto presso al fuoco , cbe quasi si sarebbe liquefatta. Guarda, come la povera donna Penso d' averla troppo scaldata. viene tormentala da 1' amore Per mia fe, cbe non bo possuto concbe dio gli dia il buou giorno, tener le lacrime. SeM. Scaramiu-e cbe adesso conosco j)cr propria esperienza, cb' e e la buona sera non mi avesse avveriito con dirmi: guarda nn galantissimo uorao
1'
!
—
!
—
cbe non cli'
io
si
qualcbe ]>azzia, va numerar 1' arte ma-
liquefaccia! io certamente arei fatta
non ardisco
tra
me
stesso dirla.
Or
gica tra le scienze vane!
S C E
NA
VIII.
Mart a. Bonifacio. Mart. Ecco qua quel pezzo d' asino, il quale volesse dio cbe fusse mi asino intiero, cbe potrebbe servire a qualcbe cosa. Buona
Messer Buoninfaccia! la cara madonna Marta! Vostro marito e per6 non e maraviglia bisogna cbe voi siate filosofessa notomia de' vocaboli. Cbe co^sa intendete per quelBuon-
sera,
Bon. Benvenga filosofo
se fate
;
infaccia?
Non
come
credete
,
cb' io vi sia
amico a le spalle,
Avete torto a darmi Mart. Come vi sta la borsa? Bon. Come il cervello di vosti-o Martino quando non ha carlini dentro.
senza,
—
:
in presenza ?
et in
as-
la berta..
— vuolsi dir
marito
65 Mart. Io clico di Bon. Gran merce male, come
i
iiitendere
come,
il
qiiella
di solto.
a vostra cortesia
8c
medici.
vol andate cereando
!
il
voi vi potessivo
remediare, vi farei e quale; se volete de la broda , andale a
S. Maria de le nova.
Mart. Volete dir, cli' io son cosa Bon. Io vi diro davantaggio. Voi
da frati, ser coglione. siete cosa da cemiterio; per che una femina, die j)assa trenta cinque anni, deve andar in pace , id est, in purgatorio a pregar dio per i vivi. 31 art. Ouesto niente majico doviamo dir noi femine di voi altri mariti.
B o n. Domenidio non La cosl ordinato ; per che ha fatto le femine per gli uomini, e non gli uomini per le femine; e son state fatte per quel servizio, e quando non son buone a quello, faccisene presente
non
Ad
le vuole.
scrigno sgangherato non
Mart. Non siete,
di farsi
giovanette,
a'
povero diavolo, per ch' il mondo non s' accende candela: a
al
altare
scai-rupato
si
scrolla sacco.
vergogua ad mi uomo attempato , cpial voi sentir parlare in questa foggia? Ai giovanetii le e
giovani le giovane;
piii
i
vecchi
deuno conten-
si
tar de le pin stantie.
Bon.
E
se no,
dentro im camino dici al patriarca
qual morse
va
e
Davide,
costui scaldo troppo
fumo,
questa la ricetta
e poco fa
Menc
dicendo
—
e falle stagionar che ferono i me-
,
ad im certo Padre sauto, il ; Non pi baser? ma
Mene
—
it,
e lui dovea esser tettato
,
—
non e maraviglia, se
Mart. E Bon. In
le appicchi al
Non
!
e tettava
,
,
e pero
per che pose troppo pepe al cardo? couclusione
,
madonna cara ,
a gatto vecchio sorce
tenerello.
Mart. Ouesto come
intendete per
i
vecchj
per che uou in-
,
tendete per le vecchie?
Bon. Per
che le doune son per gli uomini,
no
gli
uomini
per le donue.
Mart. Burla!
il
mal e, per che voi uomini
siete giudici e
ma pazze son .di noi altre quelle che — Bon. Quelle che si lasciano patire. Mart. Non voglio dir questo io, ma qualche
parte;
vostro degno
castigo, e contracambio.
Bon. Id est essi ad altre, et esse ad altri. Mart. Ih, ih, ih, ih! Bon. Ali, ah, ah, ah, ah, ah, ah! Mart. Come trattate la vostra moglie? Credo, lasciate
sn buona si
morir
di sete;
la vivanda,
vana, aucor che
e
quanto si
pur si
lei
e giovane e bella.
voglia,
V appetito
si
dia di botto a cose peggiori.
che
Ma
la
che
sdegna, se non Non e vero? 5
!
!
66
Bon. Non Hire
e vero,
voi?
voi
udir
dire
voi.
per
parlate
;
non sapete,
Or
quel che volete
lasciaino le 'burle
,
ma-
donna Marta inia! Io so, die voi sapete di molti secreti ; toi*Io gioco con inia inoglie rei, che m' ajutaste a farnii vittorioso. che faro pin di cpiattro ]>oste. qiiesta notte di qualche cosa, Insegnatemi di grazia cpialche di*ogo o pozione , per che mi lnandritto sul
tegna
destriere
Mart. Recipe verga , e maima di
accpia di rene,
coglioni
,
oglio di schiene
ad quantum
suffrica
colatura di
,
mescete e
,
fiat
potuin, e poi vi governarete in questa foggia: videlicet, statevi so le staffe, a fin che galoppando galoppando 1' arcioue de la sella
non vi rompa
Bon. Per Son in'
a
costretto
il
culo.
san Fregonio, lasciarvi
voi siete
ima matricolata maestra.
A
per alcun necessario affare.
dio
avete satisfatto.
A
Mart.
ch' io
ditegli,
dio! 1'
Se vedete
quell'
aflumato
ho mandato a cercare, e
di
mio marito,
ch' il cerco per cosa
che importa.
S C E N
Marta
A
IX.
sola.
Nez coupe ri ha fmiie de lunettes , solea dir quel buon compagno Gianni di Bretagna benedefta sia 1' auima sua , che mi pose la lingua fraucese in bocca, ch' ancora non avevo dodici aimi e mezzo Voleva egli inferire a proposito , che , quauto lui
â&#x20AC;&#x201D;
!
Francia , tanto il re di Francia e piu Chi piu ha , piu pensa , piu richiede , e inanco gode. Il prencipe di Conca mantiene il suo principato con riceverne un scudo e mezzo il giorno il re di Francia a pena pud mantener il suo reguo con sf>enderne talvolta diecemilia il giorno. Pensa dunque, chi di questi dui e piu ricco, e chi deve essere piu contento quello che ha un poco da ricevere , o quello che ha molto da dare ? Ouando fu la rotta di Pavia , udivo dire , al re era pin povero ,
bisognoso di
ch' il re di
lui.
:
!
di Francia bisognano piu di otto cento
scudi d' oro.
II
prencipe
Conca,
quando mai ebbe bisogno piu che di venti, o venti cinque scudi? quando mai sara possibile, che gliene bisognano
di
Or vedi, Mescliina me !
davantaggio ?
sognoso
!
chi di questi dui prencipi e
Io lo dico , io lo so quando questo Zarrabnino
,
io
V
manco
bi-
esperimento.
*) di mio marito Ero piu coutenta, non avea tanto da spendere, che non potrei essere al dl d' oggi. Allora giocavamo a gamba , a collo , a la strettola , a infilare,
*) Cinciglione.
!
67 a spaccafico , al sorecillo , a la zoppa , a la sciancata , a retro in coimo , a spacciansieine , a quattro spiute , quattro botte , tre perCon queste et altre devozioni passavamo tosa , et un buchetto. *) e parte del giorno.
la uotte,
taggio per
1'
anco se fosse in seno angoscie
travagli
,
Adesso per che ha scudi davau-
di Paeciolo
ereditii
di
,
Abramo
che
tenia di fallire
,
gli
,
era,
,
e vieue
e macina , tanto oggi
e cola
â&#x20AC;&#x201D;
e trotta
,
,
e sofQa
,
inaldetta
anima,
esser rnbato,
assassiuato da quell' al-
,
e discorre
1'
posto in pensiero,
suspizion d'
ansia di non essere ingannato da questo tro
sii
ecco lid
,
e sbozza
,
ventiquattro
ore
,
et iinbozza,
Tra
del giorno.
gran merce a Barra ; che , se lni non fosse , potrei che piu di sette mesi sono, che non mi ci ha piovnto.
giurare,
messa di S. Elia contra la siccita. Questa matho speso cinque altre graua di limosina , per far celebrar
Ieri feci dir la thia
quella di S. Gioacliimo et Anna, la quale e miracolosissima a Se non e difetto di devozioue il inarito con la uioglie. dal canto del prete, io spero di ricevere lagrazia; ben che ne veggo mala vigilia: che in loco di lasciar la foruace, e venirne riunir
in camera
, che mi bisogna pure quando men la persona adempiscono. Oh , mi pare udirlo.
oggi e uscito piu del dover di casa
,
a questa ora di andarlo cercaudo si
pensa
le grazie si
,
;
E N
S C
M. Bartolomeo.
A
X.
Mart a.
Mochione.
Bart. O misero , sfortunato , e desolato me Mart. Ahi lassa! che lamenti son questi? Bart. Dime! se questo e cosi, io ho perso peggio 1'
oglio et
a punto
?
Diuuui suarda bene il
soinio.
,
poltroncello
,
t'
ha
,
che
egli detto
cosi
!
Moch.
Signor,
dice a la fine, io non ho di que,sta polvere, e non so se se ne ritrova , e ch' ella gli fu data ÂŤla M. Cencio, e dice, che Ira non sa, che cosa sii il pulvis Christi;
O
Bart.
si,
Bartolomeo! Maria di Predigrotta, **) vergine Maria del rosario , nostra donna di monte, Santa Maria Apareta, avocata nostra di scafata! Alleluia, alleluia, ogni male fuia! Per san Cosmo e Giuliano, ogni male fia lontano. Male male sfiglia sfiglia, va lontano mille miglia. Che cosa avete, Bartolomeo inio ? sconfitto
Mart. Jesu,
J Modi
iliversi
S.
coDgiugnimento carnale,
di
che meglio
taceudo.
*J
Pvesso la grolta
;
come apareta
alia parete.
si
cuoprono
!
68
E
Bart.
iu sei
qua a quest' ora?
Va
a la malora!
col
so mi tuo tliavolo in casa , cli' io voglio audar a risolvermi , debbo venir ad appiccar, o no. Andiamo, Mochione, aVilrovar
Lo
coslui!
liai
iasciato in bottega? II
]Mocb. Signor, si. Mart. Abime! mi
camin pin corto e questo.
voglio tornar in casa ad aspettar la nuova. Temo di esser stata esaudita mai. Per me , io nou lio core di Salve, regina, guardaue da ruiua! Giesn, dire quel, clie penso. ajuto
!
mi vien
Costiu, che
*)
dietro cosl pian piano, certo deve
E
essere qualche spia di mariuoli.
C
S
E N A
Manfurio Ne
bene
,
m'
ch' io
affretti.
XI.
solo.
gli adagiani erasmi, dico negli Erasnii adagiaiii
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D;
io
sono
ve n' e uuo tra ^4. toga ad pallium. Questo adempiengli altri , il qual dice dosi in vie ipso, mi fa che questo giorno sii nigro signandus lacoclum , o terras , o maria Neptuni dopo essermi pillo. sotto preiesto stati tolti di niano i danari da un vilissimo fure , allucinato
voglio dire negli erasmiani adagii
,
:
.'
tre altri mi si sono olferti, e prenon inquam dcxteritate , sed sinisieritate quadam, lasciandomi sovra il dorso un depilato |)alliolo, proque capitis operculo un capiziolo vetusto, che versus centrum , et in medio prae nimii sudoris densitudine appare inceraio , vet iinpepeciato, vel coriceato, vel coriaceo , sen di cuojo, con il mio Proh deiim atque pileo la mia toga magisterial han toltami. hominum Jidem , eccomi delapso a patella ad pruhas. Mi han
di volermi essere ufficiosi,
sentati,
li
quai,
persuaso con
il
dire
:
venite nosco
,
che vi farem trovare
il
fure.
quando ghuifi a di certe, dove entrati mi ut facile crediderim , meretricule al domicilio e ben , che noi fecero rimaner ne 1' atrio inferiore , dicendomi prhna entriamo a prevenirlo, a fin che nou paia, che cjc abrupto
Sono con
bona Jide andato,
essi loro
sin
;
:
con la tua presenza vogliaino confonderlo ; pero aspettate qui che tosto da alcim di noi sarete chiamato, per decernere con la minor ea-candesccntia , che si potra, quod ad rcstitutionem attinet. Or aAendo io per mi grand' intervallo di tempo aspetcoi quali io dovevo tato deambulando , pensando a gli argumenti confonder costui , tandem , non esseudo veriui che mi chiamasse, per certe scale asceso in alto, toccai del primo cubiculo la porta, ,
*~)
Insanabili sono le parole del
tosto:
e transi per medio milloro transit per medium il-
mi batte. Cosa giova il conghietturare el lorum di botto o altrimenti ? Son parole :
,
canto ecclesiastiro?
Lasoio dihaltersi
il
del vangelo
mostro
in
?
margine.
o d'
un
!
69 dove mi fu risposto, clie andassi oltre, per die ivi non era, ne che que' tlomestici preseuti. vi era slato altro, Aliquantuhnn progrcssus , batto 1' uscio di un altro abitaculo , il qual era ne la medesma stanza , dove mi fu parimeuti risposto da una vetula dicendomi, s' io rolevo far ivi ingresso, che altro non v' era, cbe certe mim'me contemnendae iuvenculae; a cui dicendo , cbe di altro fantasina avevo ingombrato il cerebro, ulterius progressus mi ritrovo fuor de la casa , cbe avea 1' altra uscita in an' altra platea. Allor de necessitate consequentiae io couclusi Ergo forte sono eziandio stato da costoro deceputo , conciosiacosacbe domus ista dupTici constat exitu et ingressu. E di bel imovo ritornato dentro percunctaius sum, se ivi denlro fusse altro rece:
ptaculo, in cui cpiei potessero esser eongregati.
conc/usionis detto
amico mio
:
,
IMi fu in forma se sono entrati per quella porta, statitn temendo qualcb' altro soc-
sou usciti per quella. Tunc corso , o consiglio simile a' praeteriti , mi sono iudi assentato , e, juocta del pitagorico simbolo la sentenza , le vie populari fuo-gendo e per i diverticoli ajidando , aspefto il tempo da toruar qtiandoquidem adesso , per degli eunti e redeunti la in casa; frequeuza, temo con di mia riputazione il pregiudizio incidere in qualcun, cbe mi conosca in questo indeceutissimo abito. Ejrpedit, cbe in islam unguium mi ritiri in questo mentre, cbe veggio appropiar un ]>aio di mulieicule.
SCENA C
a r u b
n
i
Car. Al nome di Santa Luc. Avocala nostra! Car. \i par, cbe ne'
XII.
Lucia.
a.
Raccasella gesti
e
la
persona
rappresenti
la
S. Vittoria?
Luc. Vi finiti
di
giuro per
adesso,
dire
essere con essa
Fin a
lei.
Pur
datissime.
i
che
quindici misterii
medesima
io la
voce
del rosario al
presente
, cbe ho mi penso
e le parole vi sono accomo-
farete bene a parlargli
sempre basso sotto voce, con esoiiarlo al sinule, lingendo tenia di ossere udita da vicine e da T altre genti di casa, che son giunte a muro a inuro. Ouanto al toccarvi de la faecia , voi 1' avete cosi verde , morbida, e piena , come la signora Vittoria , se non alquanto inigliore.
Car. che da
Voi
d' intenzione
una volta
la
,
vi
si
fara segno
;
in camera, sin tanto per che voglio convincere costui
e fatto.
Luc. Oltre vora bcstia
non venghi
farete, che ltune
me non
che sara bene di dar qualclie sollazzo a la poprima che tormentarla, fate, che search] almeno bisaccia, per veder, con quanta divozione inaneggisi.
;;
!
70 Oh,
Car.
quanto a questo, voglio, ch' il spasso sli pin Io me gli mostraro tiitta infiammata d' amore e con questo gli piantaro de' baci di orso , lo morsicaro su le guance, e gli stringerd le labbra co' denti , di sorte che sii vostro
suo.
clie
,
a
forzato
udir
farvi
cor mio
slrida e gustar de la comedia.
le
non
cbe sareino uditi nauii , cor mio , cbe questo e per troppo ainore. buc. II credera. per la virtu e forza de V incanto. diro
:
,
vita uiia
Car. Io mi 1'
,
cridate
liquefaccio tauto
,
!
cbe
ti
;
sorbirei tutto iu
Allora perdo-
sin a
ossa.
L
11
Amor di vipera Oh , questo non
c.
Car.
basta. Poi faro di modo , che mi porga la lingua, e quella voglio premere tanto forte con li denti , cbe non la potra ritrarre a suo bel piacere ; e non la voglio lasciar sin tanto che non abbia gittati tre o quattro strida. Luc. All, ah, all! ih, ih, ih, ah! Diro a la S. Vittoria questa de la lingua ; potra egli ben cridare , ma parlar no. Questa e alquanto troppo dura , e da fargli uscir 1' amor dal culo. Car. Allor dir6: cor mio bello, mia dolce piaga, anima del mio core , comportanii , ti priego , questo eccesso H mio troppo amare, il mio esser troppo scaldata n' e cagione; questo !
mi
fa freneticare.
L u c.
Per Sant' Apollonia
Car. Fatto questo secondo dere
1*
entrata
M'
al letto. .
cacciato
ch' avete di bei tiri.
,
Dira egli
che canhio amor e di costei!
tra se:
il
ma prima
atto, mostraro di volergli couce-
per urta
uiaestra
volta
,
prima che
acconciaro in atto da chiavare
,
ci
colchiamo
e tosto che lui ara
suo cotale, faro bene, che venga a V attoJUte portas ; che giuuga a V inlroibit rex gloriac, voglio apprendergli
o ben mio , mio verga con due mani , e dirgli , o speranza di quest' anima infiammata , prima mi savan le mani tolte , che tu mi sii tolto da le main ; e con questo li voglio premere tanto forte , e torcerli , come torcessi drappi bagnati di bucata. Son certa, che le sue mani in questo i
testicoli e la
tanto
:
desiderato
caso non gli serviranno per difendersi.
L u c.
Hi ,
Certo , quel dolore farebbe hi ah , ah ad Erculesso ; oltre ch' e certo , che in ogni modo voi sete pin forte che lui. Car. Allora siate certa, che cridara tanto, che le strida si sentiranno a nostra casa ; e peggio per lui , se non cridara bene Quando per che tanto pin fortemente sara strinto e torciuto.
perdere
la
hi ,
!
!
forza
saranno queste pin solemn* terze strida, correrete voi di casa con i lunii, e cosi tutti insieme ne couosceremo a la luce, con la graz ia di S. Lucia ; de V altro , che sarii , a presso vedremo. Tutto e bene appuntato. c. Andate dunque in casa de la signora Camminate , come sapete ; mantenetevi il viso co-
Lu
!
!
71
perto con
Se
manto.
il
1* incontrarete per
il
cammino
,
(lui
non
fategli una stracle) vi parlara; per che uon e onesto per le profonda riverenza, e quando sarele un po' olire, fatevi cascar porta, un focoso suspiro, e prendete il cammino verso la nostra Tra tanto io andro una volta per certo die trovarete aperta.
altro
e poi cercard lui e lo
affare;
A
bene!
tevi
Car.
A
menard
in casa.
Goverua-
dio!
a rivederci presto!
dio,
N A
E
C
S
Lucia
XIII.
sola.
che la quadragesima gli Tuttoggi per pagare a Pascpia. non mi ha parso un' ora per il pensiero, ch' ho avuto, di far Ogni cosa va bene ; resta schiudere queste nova in quest a sera. a tempo, sol, ch' io faccia avvisato M. Gio. Bernardo , che si trovi e faccia, che gli altri si trovino a tempo. Bisogna martellare
Dice bene
paia
corta,
il
chi vuole,
proverbio:
debito,
faccia
si
a misura, quando son pin che mio a battere mi ferro.
mi par
santa Temporina, che
S C E
A
piuito siete
Gio. Ber. Che
fe di
N A XIV.
M. Gio. Bernardo.
Lucia.
Luc.
A
lui costui,
venuto a proposito.
Lucia mia? , Messet* Bonifacio e andato a sfravestirsi, Sua moglie adesso et accomodarsi una barba simile a la vostra. Sanguino vestito da in abito de la sig. Vittoria sen' e entrata; capitan Palma in barba Innga, e bianca; Marca, Flora, Barra,
Luc.
Tutto;
Corcovizzo sono
ho
hai fatto
accomodati da birri. li ho veduti orora,
Gio. Ber.
Io
lasciati
vicino
cpii
in
bottega
di
ho parlato con essi. Li mi cimatore. Io staro in
cervello, che non mi faro scappare (piesto morsello di bocca. Hai parlato del fatto mio a mr donna Carnbina? Credete, ch' io sii tanto poco Luc. Libemus domino \
accorta?
Gio. Ber. raggio un bacio.
L u c.
Hai
fatto
Voglio darti par beveâ&#x20AC;˘
ho bisogno d' alti'o , che di questo. Lucia mia, e impossible sol un peguo. trovar una domia da maneggi simile a voi.
Gran merce Gio. Ber. Questo e
di
saggiamente.
To' !
io
!
;
72
Luc. Se vol sapaste, quanto mi ha M. Bonifacio 1' amor novello
bisognato di spirto, per de la signora Vittoria,
far capire a
e persuadergli , che si stravesta cosi, et anco per ridurre madonna Carubina a qnel cli' e ridntta, vi inaravigliareste assai. G i o. Ber. Son certo, clie sapete cacciar le niani da cose vie Or e bene , ch' io mi parta da qua pin important! cbe cpiesta.
Se venisse ora , e ne vedesse cbe non e pin tempo di consigli. dio Bonifacio , guastarebbe la minestra il troppo sale. Luc. Andate! accomodatevi voi altri! per cbe lui lo acco-
A
M.
modate
io.
C E N
S
A
Manfurio
XV. solo.
Poi cbe costoro sono assentati , voglio dimenarmi un poco Ho veduto due muliercule raper questo piccolo deambulatorio. gionar insienie , e poi una di quelle e rimasta a confabular con La giovane deve esser qualcbe lupa , wide deriquel ])ittore. Ouel La vetula senza dubbio e una lena. vatur hipanar. Io istimo questo colloquio habet lenocitlii specimen. Ergo - sequitnr conchisio. ajiquantulum fornicario. Veggo ima catena, cbe appropera; voglio iterum ritirarmi.
raodo
di
pittore
S C E
Sanguino
N A XVI.
da Capifan Pahna).
(stravestito
Corcovizzo
(da
Marca.
Barra.
birri) .
San. Senza dubbio costui, che fuÂťge e si asconde , e qualcbe povera anima da menarla in purgatorio; per certo e qualcbe Prendetelo! lesa conscienza. Bar. Alto la! Cbi e la? Manf. Mamphurius, artitim magister. Non sum mal fattore, non fur , non moechus , non testis iniquus, alterius nu~
rem ctipiens alienam. San. the ore son queste, cbe voi
plain, nee
dite?
Compieta
,
o mat-
tutino? *)
Mar.
Settenzalmo
,
o officio defuntorio?
San.
Cbe
e
il
officio
vostro ?
Costui per
certo
vorra far
del clerico. '*)
Compieta Y ultima dell' ore canoniche, recitata o cantata dopo il Mattutino , ora canonica cantata la mattina inanzi giorno. vespro. Le parole Mamphurius e fur danno occasioiie a questo gioco di parole.
?
!
!
!
73
Manf. Sum
gymnasiarclia.
San. Che vuol
dir asiuarca?
che
Legatelo presto,
si ineiii
prigioiie
â&#x201A;Ź cLe
o
mano
Toccateini la
r.
vogliamo donar
>i
IMesser pecora smarrita
,
Veuite,
!
Dimorarele
questa sera.
alloggianiento
in casa regia.
Man
Domini
f.
io
sono
son
stati
,
prossime
ore
qneste
un maestro da
eerti
di
scola
forbi
mbati
,
i
a cui
in
scudi,
et
involate le vesti.
San. Per nemico de
Man
dnuqne fuggi
clie
To',
la giustizia.
la
Tu
corte?
sei
un ladro,
to'
per ebe io fiig-giva di non mi verberate , il quale non e mio proprio. famigli non vi aceorgete di cpiesto mariuolo ?
Qitaeso
f.
!
,
esser yeduto in cpiesto abito
S a 11. Ola , non vedete qucsto mantello !
,
E
cbe porta ?
stato rubato
a Ti-
burolo ne la dogana.
C
Perdouatemi , Signor Capitano , vostra signoria s' inper cbe quel mnntello areva passamani gialli nel collaio. San. E non li yedi? sei cieco ? non son passamani questi?
gaima
o r. ;
non son
gialli?
C o r. Per san IMangauello, cbe V e vero. Mar. Al corpo de la nostra, costui e un To', to
to'!
,
solemie mariuolo.
â&#x20AC;˘
1
M
a n f. Oime voi per cbe ini bussate pure ? Io vi bo detto, cbe mi e stato elargito in vece de la mia toga da alcuui scelesti fori, e, lit more vestro loquar , mariuoli. !
S au. Sinora sappiamo , cbe tu sei nostro foggitivo , questo mantello e stato rubato. Va prigioue , cbe si vedra e stato
il
cbe ,
cbi
mariuolo.
M
a n f. Menatemi in casa del mio ospite presso le Vergini, cbe vi provard , cbe non son malfattore. San. Non prendeino le persone, per menarle in easa sua, noi, to", to". Andate in yicaria; cbe direte vostre ragioni ad altro
,
cbe
a* birri.
Manf.
Oime!
di tanto improperio
Mar.
si
Mar.
gli eruditi
maestri?
Dunque
parla Cristiano,
nome de
in
li
tuoi
intendiamo
t'
Uar. Lni
trattate
volete afficcre ?
Parla Italiano,
diavoli, cbe
quando
Cosi
mi
parla bon cristiano; per cbe parla,
come
si
parla,
dice la messa.
Io
dubito,
cbe
costui
non
sia
qualcbe inonaco stra-
vestito.
C o r.
Cosi
cred' io
,
Domine Abbas ;
volumus comedeve
fabas
Bar. E se faba non abeino quid comederemo Manf. xYo/i sum homo ecclesiasticus. ,
?
!
:
!
74 San. Vedete, che
porta chierica? *) porta la forma de l'ostia
in testa?
Manf. Hoc Bar. Per
Manf. Dixi !
San. Tn
hai mentito.
Eh, non mi
quasi calvae tritium.
calvitium,
quia conqueror. et ernditi maestri?
bnssate
To',
to'
to',
to',
est calvitium.
questo vizio farai la peiiitenza scomnnicato.
Cosi
si
Non
hai forma,
trattauo
uomini
di dottriua
ne similitndine di
To', to'!
maestro.
Man
Vi
out per ; secondo alcimi comincia ITle ego qui quondam ; secondo altri , che dicono quei II secondo: rersi di Varro, comincia: ^drrna virumque cano. capita
f.
tntta
recitaro cento versi del poeta Virgilio
quanta
1'
Eneide.
primo libro
II
:
Coniicuere omnes ; regina gravi';
j4.t
il
terzo
Posiquam res Asiae ;
:
Tu
quinto:
il
Coniicuere omnes. San. Non c' ingannarai,
sesto
il
quarto
littoribus nostris
;
il
:
imparate dotto
quoque
,
per
non
il
con queste parole latine qualcbe ignorante: se fussi
polrrone,
Tu
bisogno.
sei
saresti mariuolo.
Manf. Venghi
diuique
qualcbe
enidito,
e
disputaro
con
esso lui.
quot sunt? Ouesta e interrogazione di priucipianti , timnculi, quai si declara: a' isagogici, et primis attingentium labellis , viasculinum id est masculino; femineum, il feminile ; neutrum, quel cbe non e ne 1' uno ne 1' alti o; comune quel cb' e 1' uno e 1' altio. Bar. Mascolo e femina. Manf. Epicoeuum, quel cbe non distingue 1' un sesso da
San. Genera nominis
_,
Manf.
-
1'
altro.
San. Ouale
di tutti questi sete voi? sete forse
Manf. Quae non San. segnate
a'
Ditemi
,
distingunt
sexum ,
epiceno?
dicas epicoena.
cbe cosa per la prima
se sete inagister ,
m-
pufti?
Manf. Ne la Dispauteriana grammatica e quel verso: Omne viro soli quod convenit , esto virile. S a n. Declara Manf. Omne, id est tot urn, quidquid , quidlibet , quodcumque universum. Quod convenit , id est quadrat , congruit , viro dwntaxat , tantummodo , solum modo viro, vol fertur a viro; esto, id est sit, vol dicaiur , vel habeatur virile, id est
soli, soli,
quel cbe convien a
*~)
Tonsnra.
1'
uomo solameute
,
6 virile.
!
!
75 Che diavolo
San.
prima costoro ? Quel le donne , hoc est, id
insegnano
propositi
di
che
uoinini
g-li
per la
putli
a'
soli lianiio
e nianca a
,
il
membro
Questa e una bella lezione , in fe di Cristo Nego, nego ; io non dico qnel, clie voi;
pensate
est chiamisi, dichisi il virile,
virile.
B a r.
Manf.
parlar con
ch' iinporla
(vedete,.
inerudili!)
io
geno,
del
dico
conviene a niaschi.
clie
Sa
To',
n.
to',
to'
da
quaesta e cosa
!
feinine
scelerato
,
vigliacco
Manf.
Quello
,
maschii propria
e de
che voi pensate,
et
pars , et e di femine vt jjoriio , et attributive, vcl applicative. San. Presto, presto! Depositatelo in quesla stanza! che Vuol mostrarsi dottore, e ci fa poi lo menaremo in vicaria. vt
intendere
da spelazzar capretti. verba nihil prosimt.
ch' e de l'arte
,
Manf. O me miserum! faustum
ATTO QUINT SCENA Bonifacio.
Vi
g-iuro
,
mi
ch' io
accommodato bene,
sete
in-
O.
I.
Lucia.
Bon. Oh, oh, oh, oh! Luc. Si che Messer Gio. Bernardo mio! Bon. Ricordatevi, ch' io son Bonifacio.
L u c.
diem
atrocem!
at que
All, ah, ah!
dismeiitico di esser con voi
che par,
che non vi manclii
tanto
;
il
nome
Bernardo. oh! Sara pnr bene di chiamarmi cosi; per che se alcnno vi ndisse parlare , he , he , he , he , he , he , sara bene che vi senta chiamarmi cosl, hi, hi, hi, hihi! L u c. Voi tremate ? che cosa avete ? Bon. Niente; eh, eh, eh, eh! Avertisci, Lucia, che, se alcnno, pensando ch' io sii Gio. Bernardo, oh, oh, oh, oh, oh! di Gio.
Bon. Oh,
mi volesse parlare rispondete io bisog-na che mi finga andar ,
voi
,
,
hi
sar oltre, he, he, he! voi direte, che
ho
Ho
,
ho ho
!
,
,
per
che
ho
ho
,
Luc. Voi
vo' fantastico
hi
,
in colera
,
â&#x20AC;&#x201D;
mi
hi
,
hi
ha
,
ha , ha
hi
,
!
che
e pas-
lasciano, ho, ho, ho,
per alcune cose ,
che passano.
!
dite bene:
â&#x20AC;&#x201D;
!
non faro alhhnenti errore.
!
!
!
!
!
76
B o n. Ho
ho , ho , ho , ho , ho , Vorrei sapere , per che tremate. Ditemi , treniate per Che cosa avete? fretldo, o per paura? B o n. Cara raia Lucia ; io ho , ho , ho , ho il tremore de 1' amore pensando che adesso adesso ho da esser giunto al mio , bene , he , he , he , he , he , he , he , he , he Luc. O si si , io so adesso , qual sii questo tremore. Cosi trema , quando uno si trova con qualche buona roba molto desiderata. Voi fate conto di esser con lei , per ch' ella nou vi e
L a c.
!
trop])o lontana.
Bon. Oh, oh, oh,
O
ah !
Eh
eli
,
,
signora Vittoria mia,
oh!
mio bene , quel petto eh , eh , eh
diamante
di
,
ah, ah, ah,
che mi facea inorire.
L n c.
Voi suo bene , e lei vostro bene. Giuro per quel che die la meta de la sua cappa per 1' amor di dio, che da dovero ramollareste mi diamante ; tanto avete il sangue dolce. Oggi mi parete pin bello , che mai. Io non so , se santo
,
questo procede da
Bon. Oh, ah
,
ah
ah
,
,
L u c.
1'
la verita
Via dmique
O
ma
â&#x20AC;&#x201D;
ah , ah , ah , ah
vituperato
,
II
Mochione.
o assassino!
pulvis del diavolo
Tu me
!
II.
Consalvo.
traditor, o ladro,
pulvis Christi?
disfatto
scappa,
!
M. Bartolomeo. Bart.
mi
altro.
,
SCENA il
presto, per che
mi
!
scrollandovi farete de
Bon. E
Andiamo
andar a terra, se non volete la maldizion fate venir le risa. Se vi scappa questo,
la fate
ah , ah , ah
;
o da altro.
,
ah
Luc. Non di dio
amore
1'
oh, oh, oh!
!
oiine
dunque non avete alii lasso! oime !
la pagherai.
Con. Meglio farai tacendo , pover uomo ; altriinenti tutti stimaranno pazzo , sarai la favola di tutta Napoli ; sino a' putti faranno comedia de' fatti tuoi ; e non avanzarai altro. Bart. Con questa persuasione pensi di farmi tacere? Con. Se non vuoi tacere, crida tanto, che ti schiattino i ti
pulmoni!
Che
volevi
Un mese
tu,
ch' io sapessi di questo
vostro ne-
e mi dimandd, s' io avevo litargirio alunie , argento vivo, zolfo rosso, Io gii verde rame, sale amuiouiaco, et altre cose ordinarie. risposi , che si e lui soggiunse or duntpie voi sarete il mio or-
gozio ?
fa
,
venue questo vostro Cencio , ,
;
dinario
presso
:
Tenete ancora a per certa opera, che debbo fare. di voi questa polvere , che si chiaina pulvis Christi,
!
!
I
!
77 de
la
niandarete secondo la qiiantlta , clie vi sava diabbiate ancora a presso voi questo niio scrigno, dove
quale mi
maiulata!
sono le mie
Bart.
C
pift
No
o n.
cose care
;
e pero tacete
mia casa
nscira da
ch' io abbia.
,
Oueste cose se V ha prese? coine
,
;
si
che
,
se lui verra per quelle,
non
pensa.
Bart. Voi dite bene, se non se ne fusse andato per Non 1' Lai udito tn adesso adesso, IMochione?
la
posta.
Moch. Da
baude si dice. dovevo far io? voi lo dovevate conoscere, che lavorava in rostra casa, et ha piu di guindeci giorni dimorato con voi; e poi non so, dove sii alloggiato in sino a questo tempo. Voi di vostra mauo mi avete mandato a dimandar or come voi questa, or quella cosa, e quanto al pulvis Christi , mi dimandaste la prima volta tanto, ch' era la lo chiainate, meta , e la seconda volta altretanto , che fu tutto il resto. 0"">'i qnando m' hai mandato a dimandar tanto , che tutto quel, ch' ebbi, non farebbe per la decima parte, mi son maravigliato, e ti ho mandato a dire , che 1' alchimista Cencio non me ne
Or
Con.
tutte
che
die piu.
Bart.
Io
non dubito
che lui
,
e tu
,
mi
avete piantato
il
porro dietro.
Se tu pensi mal dal canto
Con.
pazzo
mentita,
da
tn pensi una gran
niio,
insensato!
catena,
ha ben bastato
lui solo
Che volevi tu, ch' io sapessi de' fatti tuoi, che per burlarti. Avete mandato per cose son dieci aimi , che non ti ho parlato ? di inia bottega, et io ti ho mandato cpiel che avevo. Bart. Oiine questo pubis del diavolo ! Era oro mischiato, che non lo e posto in polvere , con qualche altra maldizione , Ben vedevo io, che gravava piu, ch' altra polfacca conoscere. Oh maldetto vere ; da qua procedevano le verghette d' oro. il
giorno
,
che lo viddi
Io
!
C o n. Va pure e fa Bart. Mi appiccaro ,
,
mi
presto
appiccaro. !
dopo aver
fatto
appiccar te
,
baroii,
traditore
Con. Hai mentito cento volte per la gola. Va , fa mi il Va, pazzo, peggio , che tu puoi , ch' io non ti stimo ua danaio. povero pazzo , cerca il pidvis Christi Bart. Oiine! che faro io? come ricuperaro li miei scudi io? Con. Fate, come ha fatto lui, se possete trovar un altro, il cervello come voi , e la borsa , come la Bart. Vigliacco! questo e officio de' pari tuoi.
vostra.
Con.
la
ch' abbia
o
il
,
Aspetta un poco,
vino dal naso.
Bart. Questo Con. Gusta di
To', di piu
to',
che voglio
farti
uscir
pazzia,
spaccatornese
ancbe?
O
cornuto disonorato!
questi altri, che son piu calzanti
!
To',
To', to'! to', to'
!
;
!
!
78 Bart. Oi
Mo
c
Ii.
oi
,
Ajuto
!
,
oime ; traditor assasslno ajuto
ajuto
!
che
!
ajuto
!
ajuto
!
uccide uiio
!
padron
co'
pugni.
C
che
Lascia ,
o n.
To',
capo.
Oh
Bart.
voglio ajutar io a levarti la pazzia di
ti
to'!
to',
to',
per amor di dio! ch' io sono assassinate
Ajuto!
ajuto
S C E
Sanguino
Marca
mi
S a n.
III.
Corcovizzo. Barra. Bart olomeo. Consalvo. Mochione.
(da capitan Pahua).
(dahirri).
S a n. Alto la Bar. Questo adesso
N A
che rumor e questo ? mi La assassinato ne persona come vedete.
la corte
!
!
assassiuo
assassina ne la
le
faculta
,
Legateli insieme
e menateli prigioni , Signor capitano , costui mi vuole imponere cose , che sono aliene da uoinini da bene , come sono conosciuto io. Bart. Andianio in vicaria , per che la giustizia fara il
C o n.
sub dovere.
Bar. Camminate via presto, per che e notte. San. Striugili bene, che non scappino! Cor. Se mi scappano, dite, che li ho liberati io. Via, via, andiamo San. Striugili bene con la corda Bart. Oli meschino me e questo di pin ? Mochione !
va , che doinan mattiua per tempo venghi a tro!
a Marta,
e dille,
varmi in vicaria!
Moch.
Io vo.
San. Camminate
S
via in vostra malora, presto!
A
E N
C
Mochione Come mi autem ]'
1'
altro
certo
filo
altro
genuit
tira
,
1'
come uno ex
procede
cosi
l'altra,
e
;
da
1'
sogliono far
altro; il
IV.
solo. altro
tribu e
,
,
e
1'
,
e per
ciriegia
tira
altro
1'
altro
e millia signati
come
pin de le volte
una i
guai e
gl'
,
incon-
Et e proverbio a presso 1' inio viene 1' altro. Mio padrone per che le sciagure mai vengon sole. primo male conobbe Cencio; per il secoudo vi ha lasciato sei che
venienti;
universale,
cento bozzoli follia;
scudi; ,
per
fornelli
ha per
il
terzo
ha tanto
carboni et altre cose
,
il
quarto
perso
tanto
speso in far provisione di che concorrono a quella ,
tempo;
per
il
quinto la
!;
!
79 fatica
per
;
il
per il sesto ha fatto cpiestione e fara con questo speciale settimo ha avanzale sin' a dodici pugni fenni da bastaggio
per 1' ottavo e andato prigione; per il nono sara qualeh' altra malora prima, che esca di carcere, e ci vorra di tempo e moueta. Per 1' ultimo sara di lui fatta comedia per questo mal]Mi par veder M. Gio. Bernardo. detto pulvis (Jhristi. Gostui
deve aver intesa qualche cosa. taudo da j>er lui.
Voglio
SCENA M. Gio. Bernardo.
udirlo
che va borbot-
,
V.
Mochione.
Gio. Ber. Dubito , che questi marrani con le lor fraseherie sarauno attenti a far cpialch' altro negozio, e uou faranno veuir ad effetto questo principale , se pur ue faranno uno ^e gli dni. Ola , ola , bel liglio Per certo credo , che la* strapazzaranno. Mocli. Che comaudate , M. Gio. Bernardo? Gio. Ber. Avete vedute alcune persone cpia? Moch. Ne ho viste pur troppo a la malora. Gio. Ber. Che gente V era? o c h. Il capitano di aguzzim" , con tre zaifi , che han menato mio padrone prigione , insieme con Consalvo speciale ; per che 1' han qui trovati a donarsi de' pugni, li inenano strettamente legati in vicaria. Gio. Ber. Chi e rostro padrone? Moch. Messer Bartolomeo. Gio. Ber. Dunque e andato prigione M. Bartolomeo ?
M
Che
disgrazia
]\Iio
!
figUo,
dimmi
un' altra cosa
!
per che
si bat-
teva insieme col Consalvo?
Moch. fretta di
Signor, io non so. andar in casa.
Or
Gio. Ber.
V. S. mi perdoni,
che io ho
andate con dio
SCENA
VI.
M. Gio. Bernardo
solo.
Burla burlando, questo frapponc *) di Sanguino stara occupato per far qualche mariolaria con questi ahri cappeggianti , e tra tauto Bonifacio con la moglie uscirannb di casa de la signora, et io
solo non potro far cosa, che voglia.
facciano!
Bisognara
d' intrattenergli
*~)
,
Senz' altro dal
sin
fr.
a
1'
uscita di
che possano
fripon.
costoro costoro
Oh che in
che mal viaggio io abbia inodo
qualche cantoue,
!
80 aver spedito. Ave maria! questa borsa questa caj)]>a e la mia. Piaccia a dio che questi, die veggo venir, siino essi!
dove
aran
1'
ridutti,
Ave maria
mia ,
e la
!
Sanguine S a n. Perillo
All die
,
persona
,
si
ah
fusse
si
,
all
il
Corcovizzo.
di costoro e come quel di Cola non sapeva , in qual parte de la II medico gli toccava il petto , e
fatto
il
!
VII.
Marc a.
Barra. male
sentia
A
E N
S C
,
e
dolore.
duol qua? No; poi gli tocca la scliiena: vi duol qua? No. Poi negli reni: vi duol qua? No; poi gli tocca il stomaco vi duol qua ? No ; al ventre vi duol qua ? No ; a' coglioni vi duolen forse questi ? No. Il medico disse e forse a qffcsta gainba ? signor , no ; vedi , di grazia , che non diceva:
vi
'
:
:
:
:
fusse a quell' altra.
Bar. Ali ah all San. Cosl questi poveri uomini essendo ,
non sapeano dov' ello Ouando M. Bartolomeo mi si
sentivano male,
Cor. borsa,
come Si
voi sete
si
,
Cor. ;
Ah, ah,
callajo di
ue fauno
S a n.
birri,
moni
si
,
senti
poner mano a
prigione da
et io
la
vicaria,
et io papa. Prendete , prendete , e , per che tutto cavaro io da questo mio socio. ,
quell' altro,
eccone
zia di Santo
un
!
disse quell' altro
,
voi
sete
in nostre
consistesse.
si
cardinali
vi faccia
San. E data
e
Cosl
disse:
buon pro
,
ah! in
arrivati
cappello , paga tutto quando gli toglieste la sua, che disse? Corpo di nostra donna, la sentenza e !
vicaria
!
eccone
Lionardo , che gli voglio ferro. Noi abbiamo fatto
il
per
spediti
offrire
una
peccato
,
la gra-
messa
con
e le borse
la peniteuza.
E
tu che
C o r. Noi
,
li
non parlavi
dicesti ?
li
dissi
,
?
per questa volta vi perdoniamo
,
e non
vogliamo menarvi in prigione; et actio non vi facciate male col battervi, vogliamo lasciarvi qui legati, a fin che non possiate darvi de' pug-ni senza un terzo. E per che non e onesto , che in questo bene , che io fo , venghi a perdere mia fatica , tempo, et un passo , e mezzo di fane , voglio pagarmi ; e per che qua
non e lame, aspettatemi ,
ch' io
S C E Esce
Gio.
N
venghi a ritornarvi
A
VIII.
Bernardo.
Gio. Ber. All, ah, ah! che avete fatto? S a n. Abbiamo castijjati dui malfattori.
il
restante.
81 Gio. Ber. Fate la giustizia, che dio vi ajutara. San. Come quella d' un certo papa; 11011 so, se
fusse stato
papa Adriano; cLe vendeva li beneHcii piu presto facendone , buon mercato che credenza; il quale era tutto il dl con le bilancie in mano, per veder, se i scudi erano di peso. Cosi faremo noi , e vedremo , quanto ne viene a ciascuno.
Gio. Ber. Come li avete San. Con sicurta, che non
lasciati si
prigiom?
diano de' pugni
,
mentre sa-
ran dui.
Gio. Ber. Ola, ola , ritiratevi, ritiratevi! che credo, che Messer Bonifacio viene. San. Ola, Barra Marca, Corcovizzo , a dietro, a dietro lasciamo , che prima ragionino con M. Gio. Bernardo. Gio. Ber. Andate, che io li aspettaro qua al passo. ,
!
S C E M. Bonifacio.
Bon. di
Lucia
,
,
Carubina.
IX.
M. Gio. Bernardo.
Tutto questo male 1' ha farto questa ruffiana strega e quest' altra puttana vacca di sua padroua. S' haimo
Voluto giocar de inine
N A
1
fatti
miei,
se venisse la vergiiie
,
mai mai piu voglio credere a fempoco ha maucato , ch' io non
â&#x20AC;&#x201D;
dicessi
qualche biastema. Car. Togli via queste iscusazioni, scelerato ! che io ti conosco , e le conosco. Chi e costui , che cosi dritto dritto se ne viene verso noi?
Bon. Questa e qualch' altra diavola di matassa; credo, che questa rnffianaccia inene abbia fatte piu di quattro insieme. Gio. Ber.
O
io
sono io, o costui e
io.
Bon. Questo e un altro diavolo piu Âťraude e piu ffrosso. Non teV ho detto? Gio. Ber. Ola, Messer, uomo da bene! Bon. Questo ci mancava j)er la giunta di una mezza libra. Gio. Ber. Ola, Messer de la negra barba, dimmi, chi di noi dui e io? io o tu? Non rispondi? Bon. Voi sete voi, et io sono io. Gio. Ber. Come? io sono io? non hai hi, ladro, rubata
mia persona, e sotto questo abito et apparenza vai commettendo di ribalderie? Come sei qua tu? che fai con la signora *
la
Vittoria ?
Car.
Io son sua moglie, per grazia, che mi ha ^ncere questo ribaldo. cosi,
M.
Gio. Beiuardo, che son venuta
fatta
una
sig-nora
,
per farmi con-
6
?
!
;
!
82 voi sete madonna Carublna, vol? e Gianbernardo Car. lo non so. Dicalo lui, che sa parlare et have 1' eta! B o n. Et io ho mutato abito , pet conoscere mia moglie.
Gio. Ber. com' e
cestui
Car. Tu
Dunque
falto
Ancora
Lai menlito, traditore.
ardisci in
mia pre-
senza negare?
Gio. Ber.
Furfantone,
modo
in questo
tradisci tua donna,
la quale conosco onoratissiina ?
B o n. mini
mia
Di gTazia , M. Gio. Bernardo non venghiamo a terLasciami, che io faccia i miei negozi con !
ingiurie!
d'
inoglie!
Gio Ber.
Come,
ribaldo?
pensi
tu
in questa foggia mille ribaldarie
i'atte
a
me
se
,
non staro
B o n.
questo
di
Tu
inie
abito.
puoi
aver
saranno attribuite
le quali
,
da le
scappar
Voglio veder conto e ragione mani cosl? Voglio saper, come abusate di mia persona. in cervello.
perdonatemi , per che non ho fatto , che con mia moglie , il quale non e cognito ad altro che hauno coche a la signora Vittoria , e quei di sua casa , uosciuto, chi sono io. Car. Fatelo , per amor mio , M. Gio. Bernardo ; non fate, altro fallo
Io
vi
priego
,
che questo passi oltre
Gio. Ber. Perdonatemi io
faccia
passar
questa
cosa abbia egli fatto
madonna
,
cosa
pero non so
;
;
e impossible
ch'
,
che
Io non so, che che cosa io gli debba per-
cosi di leggiero. ,
donare.
Bon. Andiamo , andiamo Gio. Ber.
Cambina Ferma, ferma , baron che ;
Bon. et a le
,
Lasciami, mani.
ti
tu
non mi scapparai.
priego, se non vogliamo venire
a'
denti,
Car. Messer Gio. Ber. mio , ti priego per 1' onor mio. Gio. Ber. Signora, sara intiero 1' onor vostro, per che non pud esser male quel che voi avete fatto ; del torto che cosisii ha fatto a voi , et a me. B o n. Tu non m' impedirai.
G
i
o.
B e r. Tu
io
A
E N
A
veder
X.
Barra. Marc a. Corcovizzo. nardo. Carubina. Bonifacio.
San. Ola,
Bon.
io voglio
non mi scapparai.
S C Sang-uino.
ma
Gio. Ber-
Che rumori son questi? ben venuti, signori! Vedete che
ola! alto la corte!
Taltra.
mi sono incontrato
Siate
con
li
quest'
nomo
vesrito
di
mia foggia
,
!
83 camwinando cou mla inoglie, querelo
vieue
a
fame
violenza.
Io
mi
liii.
cli
Gio. Ber. Tu Lai month o , scelerato , e ti provari per questo vestimento, die porti, ehe tu sei un falso. S a n. Che diavolo ? Sou dui geuiini , che fauno a questione ? B a r. Questi tre insienie con la femina sarauno dui in
came
una.
Mar. Credo,
clie
cercano,
cbi di lor dui e esso
per essere
,
marito de la feiuiua.
il
S a n. Ouesto teli prigioni
tutti
deve essere qualdbe solenne imbroglio. ,
Mena-
tutti
Gio. Ber.
Signore, non dovete menar in prigione altro, non me. San. Via, via, sciagurato! Tu sarai il primo. Gio. Ber. Di grazia, signor Palma, non mi fate questo torto per che sou persona onorata. Io sou Gio. Bernardo pit-
che costui
,
!
tore
1'
uoino da bene.
,
G^r. unoÂťda Car.
Signor capitano 1'
reiete ,
,
cbe non mostra
differenza
altro.
Signor capitan Palma, viva, la verita! questo stramio marito , M. Boiufacio. Quest' altro e M. Gio. Beruardo. Ouesta e la verita , cbe non si puo ascondere. Gio. Ber. E per confirniazioue , vedete, se quella barba
vestito e
e la sua.
Bon. Io confesso, ch' e posticcia ; ma 1' bo fatto per certo disegno, per cose, cbe passano tra me e mia moglie. C o r. Ecco la barba qua di questo uomo da bene ne le mie mani. Sau. Dimmi, uomo da bene, e la barba tua quest a? Bar. Signor si, e la sua; per che P have comprata. San. Adesso conoscemo che costui e falso. Menate dun,
que
con
lui prigione
la
femiua
!
parte de la gran corte de la vicaria
ad ore
P
per
quattordici,
Et a voi , M. Gio. Ber. , da comandiamo, che doinaui,
doviate trovarvi avanti
informazione di
questo fatto
,
sotto
il
giudice ordiuario,
pena di cento
cin-
quanta scudi.
Gio. Ber. Io non mancaro, signore Palma. che questo non lo deve nissuno cercare piu di me, fatta
ingiuria;
commesse
mi protesto per
le
ribalderie,
e
che puo aver
costui sotto questo abito.
Sau. La Car. Et prigione,
e
Sa V. S. al quale
non maucara. misera ancora debbo esser vituperata et andar per aver voluto apprendere questo scelerato di mio giustizia
io
**
marito ?
Gio. Ber.
Signore capitano
,
io
rispondevo
,
e vi
douo as-
!
84 sicuranza per questa madonna, la quale conosco onoratissima , ben che sii sua moglie, e lei non e partecipe in questo fatto. San. Voi vi dovercste coutenlare, che lasciamo vostra perCostei non andava insieme con suo marito? sona.
Gio. Ber.
Signor, si. verra insieme con lui. C a r. Ma io non ero consapevole io 1' ho cercato e ritrovato in fallo, et ora me ne venivo da la casa de la Sg. Vittoria, riprendendolo per questo maldetto fatto , e se vi piace , sara Anqui tut(o il mondo , che non vi dirii cosa, che m' incolpi.
San. Dun que
;
diamo da
Sg. Viitoria c
la
Gio. Ber. Vi canto di madomia ; e per
satisfazione
gii
assicuro
lei.
signov
se vi fusse
A
me
di sua casa!
altri
,
,
,
io
basta
che non e errore dal mi dono obligato ad ogni
solo
e fo
,
instanza
,
che
vada in prigione solamente, e da madonna Carubina io non pretendo altro ; e di nuovo vi priego , che la lasciate audare. S a n. Per che apertamente non costa delitto dal canto suo, con questo , che a voi -^j come la rimetto a vostra pregaria , vi chiamate? â&#x20AC;˘ Car. Carubina , al servizio di V. S. voi, madonna Carubina, da parte de la gran corte San. de la vicaria facciamo comandamento , clie domani , ad ore qtinttordici , vi doviate trovare avanti il giudice ordinario , per la informazione di questo fatto, sotto pena di sessanta scudi. Car. Saro obedientissima , secondo il mio dovere. Bon. Vi accorgercte , M. Gio. Ber. , che io non vi ho costui
A
tanto offeso
,
quanto vi pensate.
Gio. Ber. Tutto si San. Orsu, andiamo fugga
!
vedra. !
non
piii
dimora
!
Vedete, che non
Depositatelo con quel mastro di scuola
menaremo in Cor. Di
!
j>er
che poi
li
corte.
grazia, legatemi; fate aucor questo piacere a mia moglie et a M. Gio. Bernardo! San. Fate pur, che non fugga via! Buona notte Gio. Ber. Buona notte e buon anno a V. S. , signer capitauo e la compaguia!
SCENA Gio. Bernardo. Gio. Ber. zerone sii
a
pagato de la
Car. far
voslre
il
Se
simile.
lui
XI.
Carubina.
Vedi, ben mio, che gran divine
bellezze?
Non
vi
torto fa questo paz-
par giusto,
ch' egli
medesma moneta? non
fa
quel che gli
conviene,
io
non delibo
;
85 Gio. Ber. Farete, cor mio, quel die conviene, quando non farete altro che quello, die farebbe ogni persona <li giudiVoglio, ben mio, che e sentiinento , die vive in terra. 7.10 , sappiate , die qnesti, che lo lengono, non sono birri; ma certi miei amici , per li qnali lo faremo coinpagiioui galantuomini , Irattare, come a uoi piace. Oia Ini dimorara la, e tra tanto die (piesti fingono altri nogozii , prima die menarlo in Vicaria, andara un certo M. Scaramurc , il quale fingera di accordar questa cosa , con questo , die si mniiii a noi, che siaino stati da non lui offesi , e die doni qualche cortesia a' qnesti compagni ; ma per far la cosa pin veriper die loro si cnrino di (piesto simile e V. S. non vena a perdere cosa alcnna. Car. Io mi accorgo, che voi siete ti'oppo scaltrito, che avete Io comprendo adesso molte cose. sapnto tessere tntta questa tela. ,
:
Gio. Ber. Vita mia
mi
io
,
Or
poi che mia fortmia e buoua la quale piaccia a li dei che voi la coufirmiate, ha percome vi sono , vi priego ch' io vi sii cosl a presso ,
sorte,
messo
che per vostro servizio
son tale,
gettarei in mille precipizj.
,
che sempre vi ho portato e porto , che core tanto profonda- et altamente Io son quello , che vi amo impiagato da vosfri occhi divini. die se m' avessero concesso li io son quello, che vi adoro ;
per
il
fervente ainore,
abbiate
cieli
pielii
quello
le mirabili
questo mio
di
che a questo sconoscente e sciocco , che non stiuia bellezze , han conceduto , giainmai nel petto come anche d' altro ainore arebbe avuto luogo,
,
vostre
mio scintilla non ha.
C a r. Oime
che
!
cose
veggio
io
e
sento ?
a che son io
ridutla?
sempre avere piii loco , che dico e non credete ,
mai fiamina d' amor e mnani suol che non prendiate a mala parte quel, ne caschi giammai ne la mente rostra,
che per poco conto
faccia del vostro
Gio. Ber. Priegovi, dolce mia provaste,
la
diva, se
quale in petti pin nobili,
,
clr io
generosi
onore ^ per cui spar-
cerdu quel che cerco da voi, ma per appagar 1' intenso ardore , che mi consuma , il cpial pero ne per essa morte posso credere die giammai si possa sinlimire. Car. Ohime M. Gio Bernardo, io ho ben tenero il core: facilmente credo quel che dite , ben che siino in proverbio le
gerei mille volte
il
saiigue tutto
,
!
lusinghe
d'
amanti,
pert*
desidero ogni consolazion vostra.
dal canto mio non e possibile
Ma
senza prcgiiidizio del mio onore.
Gio. Ber. Vita de la mia vita, credo ben, che sappiate, che cosa e onore, e che cosa anco sii disonore. Onore non e altro, che una stima , una riputazione; peri sta sempre intatto P onore, quando la stima e riputazione persevera la medesina. Onore
e la
buoua opinione
persevera questa
,
,
persevera
che
V
altri
onore.
abbiano
E
di noi;
non e
cpiel
menlrc che noi
!
!
86 siamo, e quel noi facciamo, che ne rende onorati, o disonorati, ma si ben quel che altri stiinaiio e peiisauo di noi. C a r. Sii che si voglia de gli uomini ; che direte in cospetto de gli angeli, e de' santi, che vedono il tutto , e ne giudicano? Gio. Ber. Questi non vogliono esser veduti piu di quel, che si fan vedere ; non vogliono esser temuti piu di cpiel che
non vogliono esser conosciuti pin
si
fan temere;
si
fan conoscere.
di quel,
che
Car. Io non so quel, che vogliate dir; per questo queste come approvarle, ne come riprovarle pur hanno
parole io non so
im
:
certo che d' impieta.
Gio. Ber. Lasciamo vi priego che non , cielo , il quale , ben che Fate
le dispute, speranza de
liberale e largo
,
vano
in
,
di (ante fattezze
e stato perd da
non giungervi ad uomo
1'
1'
,
e grazie vi
,
il
stato
sii
altro canto a voi avaro
che facesse caso di quelle
,
anima mia!
abbia prodotta cosi bella
v'
,
et a
con
me
col farmi per esse
spasimare e mille volte il giorno morire. Or , mia vita , pin dovete curare di non farmi morire, che temer in punto alcuno , che si scemi tantillo del vostro onore. Io liberamente mi ucciderd , se non sara potente il dolore a farmi morire, se, avendovi avuta, come vi ho, coimnoda e tanto presso di quel , che mi e pin caro , che la vita , da la crudel crudele,
fortuna rimagno di
darmi
vita
ma
;
si
questa alma
Vita di
defraudato.
sara possibile, che sia in punto leso
ben e necessario
afllitta,
noiÂť
vostro onore, degnandovi
il
ch' io
,
muoia, essendomi
voi crudele.
C a r. Di
grazia
,
andiamo in luogo piu rimoto
e non par-
,
liamo qui di queste cose!
Gio. Ber. Audiamc, dolcezza mia! che vengono
SCENA Consalvo
e
XII.
Bartolomeo,
(aitaccati insieme con le
Con.
Cammina
a questa gente
Bart. becchi!
Oh
]>Ii
,
Bart.
becco
che ne sciolgano che ti venga il cancaro
dietro).
arriviamo
cornuto!
,
castronaccio
il
collo.
,
padre
di
hai fatto cadere.
Con. Oime la coscia Bart. Vorrei, che V duti. Or nlzati adesso!
C o n.
mani
malora,
in tua
di persone.
!
avessi rotto
Ecco siamo ca-
Alziamoci
Al
testa di cervo!
tuo
dispetto
voglio
star cosl tufta
questa
nolle,
??
87 Con. Alziamoci! Che non possi Karl. Or 'dormi, per die sei quanto per
ho
te
Con. E
patito,
alzarti
ne mo, ne mai.
colcato.
Vedi,
poltrone,
e patisco.
patirai.
Bart. Cornnio coteconnaccio ah , all. Con. Oime! mi niordi? auh? Ginro per S. Cuccufato, ,
che se tu vnoi gioeare a mordere over uu orecchio di testa.
,
ti
A
S C E N
strapparo
naso
di faccia,
XIII.
Con salvo.
Scaramure.
ii
Bartolomeo.
Scar. Vorrei sapere, che nomini son
questi,
che cosi col-
faimo a questione.
cali
C o n.
Alziamoci
porco
,
!
Saremo peggio
svergognati
,
se
sareino (rovati cosi.
Bart. Quasi che non
ti
danno
Con.
S' io
altra sorte
fai
fastidio,
avessi
gran conto di essere svergognato. si ben il pelo.
I travi
ma le
mani libere,
ti
farei cridare ajuto di
che non cridasti un' alrra volta. Non ti vnoi alzare Io ti ho detto, che voglio dimorar tntta qnesta notte
,
Bart. cosi.
Scar. All, ah, ah! Questi certo sono stati attaccati iusieme con le mani a dietro. L' mio si vnoi alzare, e 1' altro no. Uno de' dui mi par tutto M. Bartolomeo a la voce. Ma e impossibile; per che veggo, che son mascalzoni in camisa. Ola, imbriachi? che avete, che fate cosi la? Con. O Messer gentiluomo , vi priego, veiute a sciome! M. Scaramure, sete voi? Bart. Io vi priego, lasciatene cosi!
O
Scar.
Ola M. Bart, e
voi
che voi fuste.
Che
immaginar,
inini saggi In questo
modo
state,
M.
Consalvo,
non mi possevo
caso strano e questo?
dui uo-
e persistete hi questa foggia?
Siete impazziti?
Bart. cato.
Peggio
direte,
Di grazia, non ne
Scar. Con.
qnando saprete,
che mi sono appic-
sciogliete!
Lascia, lascia far a me ! Come passa questo negozio avevo parole con costui. Siamo venuti a pugni. Corsero certi mariuoli hi fazzone di birri al nunore , ne legomo, come ne volesscro menar in vicaria. Quando fmnmo a Maiella, Io
ne svoltomo
mani a dietro in questa forma, che vedete, e per la prima ne levorno le borse , e si partimo; poi ricordatisi meglio, ritornorno dui di essi, e ne levorno i mantelli e le berrette, e ne hanno scuciti li paiuu di 1'
a rulo a culo,
altre
!
88 Dopo siamo
sopra con un rasojo.
che
tanto
sin
Volsi
un uomo
viddi
affrettarini
et
noi partiti et abbiamo discorso, una donna in questo loco,
per chiainarli e giungerli,
et al tirar,
â&#x20AC;&#x201D;
,
che
bnon uomo ' Bart. Eh, hi sei una bnona bestia, un buon bue. Scar. Avete torto ad ingiuriarvi cosi. Con. Al tirar che feci di costui , casca come un asino che porta troppo gran soma , et ha fatto cascar ancora me , e per perfidia non si vuole alzare. feci di questo
,
fa
Scar. Alzatevi adesso, che sete sciolti! La troppa colera Orsu non voglio saper pin di uomo pazzo e furioso.
1'
per che e notte. Guardate di battervi per che , primo di voi, che si movera, ne ara dui contra. Voi, Messer Consalvo , prendete quel caunnino 5 e voi , Messer Bartolomeo, vostre ragioni
!
il
quest' altro!
Bart. Si si, con questo amico.
A
Con.
M.
passara
questa
domani
notte,
rivederci da ora a cent' anni
ci
Buona
!
revedremo notte a voi,
Scarainure
Scar. Bert. cato
son
,
A dio A dio certo
,
andate
!
O
povero Bartolomeo , quando saro appicsaro libero , che pin disastri non mi si
!
che
aggiungeranno.
S C E
N A
Scarainure Questo diavolo neta
;
modo
XIV. solo.
Sanguino e conoscinto
di
,
come
e con tutto cio si sa maneggiare di tal sorte il
Capitan Palma
medesmo non
si
,
saj)rebbe
la falsa
mo-
che in certo rappresentar
Guarda, guarda, come tratta queste povere bestie Or mentre M. Gio, Bernardo negozia lui da un canto io voglio far di modo , che questo buon Cristiano non solo non si lamenti di me, ma che mi si tenga obligato. Ecco qua la porta de 1' academia di mariuoli. To',
meglio,
che come
lo
rappresenta
lui.
!
,
to',
to!
SCENA Corcovizzo.
XV.
Scarainure. Sanguino. M. Bonifacio.
Cor. Chi e la? chi e? Scar. Sono Scarainure, al A oslro Cor. Che Scaramure? che nome r
chi sete
voi?
Marca.
servizio. di
zingano
?
che volete?
!
.
;
89 Scar. Voglio dir una parola al sign, capitau Palma. Cor. E occupato. Pur aspetta mi poco, die gli dir6,
se
vi vuole udire.
.Scar.
come
All,
L' arte
storo!
tutte
Sau.
di
ah, come sou pratichi de la sua arte comariuolare have li suoi termini e regole,
alire.
1'
Sau. Chi â&#x20AC;˘Scar.
all,
e la?
Auiico.
O
amico,
o parente
,
o crealo, o paesano, vieni do-
maiii iu vicaria
uecessario,
Scar. Di grazia, uditemi! per che e
ch' io vi
parli per questa sera.
Sau. Chi sete voi? Scar. Son Scaramure. S a n. Nou vi couosco pure , che cercate ? Scar. Vorrei pregarvi di una cosa, che importa. San. Aspettate, che da qua ad uu' ora voglio coudurre certi prigioni iu vicaria, e mi parlarai per il cammino. Scar. Io vi supplico s e possibile, venite qui! che voglio ;
r
,
importanza , che nou vi dispiaeera saperle. dirvi cose S a n. Voi sete troppo fastidioso. Aspettate , che discendero. o baccalaurei gli altri son professi , Scar. Ah , ah , ah oh veggo M. BouiCredo che costui e dottore e maestro. d'
â&#x20AC;&#x201D;
!
facio
a la finestra.
Bon.
Eh,
J\I.
Scaramure,
vedete,
dove sono io?
Voi
sapete quel che voglio dire.
Scar.
j\on pin,
nou piu!
questa e la causa,
che mi La
fatto venir qua.
Sau.
Levati via da quella finestra hi tua malora, porco Chi ti ha data licenza di accostarti a la finestra
presonluoso! e parlare?
Signor capitano, V. S. mi perdoni, io mi ritiro. Ah, ah, all, ah! Voi sete tauti dia\oli. Io adesso ho sciolti M. Bartolomeo e Consalvo, die non si possevano alzar da terra, si mordevano, arrabbiavano , si davauo del becco
Bon.
Scar.
cornuto.
San. Ah, ah, ah!
e se sapessi
M. Bonifacio et il La vostra coinedia
passarao con
Scar.
altri
gli
spropositi,
pedante,
rideresti
e bella;
ma
che
altruneuti.
iu fatti di costoro
e mia troppo fastidiosa tragedia.
ne voghamo mandare il pedante dopo che gli son rhnasli dentro la giornea. Or parlate a Bouifacio et accomodatelo con noi Scar. Faro prima certe sense con esso lui. Faro, che lui mi maudi a pregar M. Gio. Bernardo, che gli perdoni; e lo faro
San.
In
conclusione
avergli gralTiati quelli altri scudi,
venire, e dimaudar perdono a lui et a lei:
e tutli
insieme di-
!
!
!
!
!
90 voi grazia di lasciarlo libero , e credo , cLe si fara ogni partito, per tema, die non lo inenate in Vicafia. San. Orsu, non si perda tempo! Io lo fard venire cosi
mandaremo a
legato a basso, e vi daro comodita di parlargli Scar. Fate ! ch' io aspetto.
S C E
A
Marca.
Barra.
Sanguino.
N
San. Ola, Coppino,
come
in secreto.
XVI. Bonifacio. Scaramure. non fugga!
sta in cervello, che costui
Bar. Non dubitate signore San. E voi , Pauznottolo , guardate da Mar. Cosi fo. ,
San. quest'
Discostatevi
uomo da bene
un poco,
fate,
quell' altro passo
che possa parlar costui con
comodo vostro nome. a sno bel
Voi
!
altro
,
non posso ritener il Scar. Scaramure , al servizio di Vossignoria. San. Voi, Messer Scaraniure, parlate a costui angolo rimoto Scar. Ringrazio
V. S. per infinite San. Mi basta una grazia per una Scar. Che ha detto V. S.? San. Basta, basta!
SCENA Scaramure.
Messer
â&#x20AC;&#x201D;
in questo
volte. volta.
XVII.
M. Bonifacio.
Scar. Messer Bonifacio, accostatevi Bon. Hu, hu, hu, misero me! quante confusion! oggi! Vedete, che frutti raccolgo de' miei amori e de' vostri consigli,
M.
Scaramure.
Scar.
Oh
riniego^
che mi vien voglia
santi pin grandi di paradiso.
Bon. Chi? San
Cristoforo,
â&#x20AC;&#x201D;
di toccar
un
de'
hu, hu, hu
pin grande e grosso , ma un di que' baroni. Ma basta la litania de' santi, che ho detta allora , subito che seppi questa cosa ; ma in luogo di dire ora pro nobis , io
Scar.
Io
tlico
,
non
il
:
biasteme a tutti, fuor ch' a S. Leonardo, de la cui grazia al presente abbiam bisogno, che, se per ogni peccato io debbo star sette anni in purgatorio , solo per i peccati miei da due ore in qua bisogna , ch' il giorno del giudizio
li
ho mandate
tante
aspetti piu di dieci milia amii,
prima
ÂŤ:he
venga.
!
91 Bon.
Fate errore a biastemare!
Che
Scar.
volete,
idauno e disonore se questa
ch' io
e che par
?
cosa va
,
possemo
avanti,
consideraudo
facessi,
il
ch' io vi abbia affrontato
,
vostro e che,
veuire a tenuiiie di essere
ruinati, voi et io?
B o n.
Coine lo arete saputo ? Come sapea le cose loutane Apollonio
Scar.
Merlino e
,
Malagigi ?
B o n.
Piaccia al cielo
Io v' intendo.
che cou
,
quest' arte
mi possa liberare da le maiii di costoro Scar. Lasciami fare ch' io non son venuto per
altro , che Ma ditemi prima un poco le vostre per riinediare a questo. Pensate voi, che senza arte ho ridutto costui a donarmi cose! !
come
facilitate di parlarti cosi,
ti
parlo,
in secreto,
ch' essi
ne
Sai , che non sogliono simil gente gnardino solamente di lontano ? concedere anco a quelli , che conoscouo et hanno per amici ? B o n. Per certo , cbe io ne ho avuto un poco di niaraviglia. Scar. Ho proceduto con umilta , preghiere , e scongiuvi et
Ma
un scudo.
prima che procediamo ad
altro
ditemi
,
,
vi
priego, vostri affari!
Bon. Che mi han
fatto
Ecco, sfortmiato
Ecco
1'
amor
me
di
!
fatto
che non mi
credere cose,
intendere anco
il
arebbe
dare
possuto
patriarca del concistoro de' diavoli.
che
quella
ecco la nialigmta di quella ruffianaccia di Lucia,
puttana,
mi ha
volete, ch' io vi dichi ?
vostri rimedii e ricette.
i
che
ad
Io voglio
spendere venti cinque scudi a farle marcare il volto. Scar. Guarda bene , che non e stata la colpa di costei , ne de la signora Vittoria, ne mia per che credo, che pensi peggio di me, che de g-Ii altri, ben che non vogli dirlo ma
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D;
la vostra forse.
Bon. Di
grazia , vedete , se possete persuadermi questo. Sete voi certo, che quei capelii, ch' io vi dimandai, per porli a la testa de 1' imagine , erano de la sign. Vittoria ?
Scar.
B o n.
Son
che si mangi quella bagassa , son di mia mogliera ; che le vadauo inille malanni a compartirseli con colui , che penso di dannela, con quel , cbe mi porto la prima nova , e quel prete schiericato, che la sposo! Quelli raccolsi io destrameute sabbato a sera, di
mia fortnna
quando
certo del cancaro
!
I capelii
si pettinava.
Scar. Or ecco, come
Bon. Da chi? Scar. Da chi
la sa et
moglie Signor , no ;
capelii di vostra
Bon.
Scar. Io
vi dissi
io
ho
intesa la verita.
ha possuto dirmela.
Ho
dimandato
io ?
ma mi
in
nome
dimandaste del diavolo
capelii di donna.
i
i
capelii
de
la
donna,
92 Eravamo forse in e non i capelli di domia indifferentemente. proposifo di far qualche pippata per le bambine? Bon. E qual dilferenza fate voi tra i capelli di donna , et i donna?
capelli de la
Scar. One Ma, che saprebbono far i putti, quando cominciano Non eravamo noi in proposito di far ad aver 1' nso di ragione. imagine in sno norae? B o n. Per dir la verita , non posso io avere qnella capacity, Talvolta voi pensate di dar a bastanza ad intencbe avete voi. dere la cosa ad un altro, per che la intendete voi; e non e la
sempre
cosi.
Scar. Or de
fetto
1'
ecco la maldetta cansa , ch' Lave imbrogliato
La
incanto.
cera e stata scelta
et incantata in
1'
ef-
nome
i capelli di Vittoria ; la imagine e stata formata in sno nome ; Da qua e awenuta questa confusione. poi erano di tua moglie. Tua moglie in casa di Vittoria ; tua moglie e stata tirata ; Vit-
ria
Vittoria senza
;
toria
,
toria;
vostra cia, e
Lucia la
moglie coi vestimenti di Vittotua moglie in loco di Vit; hi casa di Vittoria , in letto di Vittoria , in veste di VitVittoria solamente si brucia et arde per voi, e per sola E Vittoria, e Luesistimazione e stata giunta con voi. quella tua moglie tutte stanno estremamente maravigliate. si ricorda di avere portato a tua moglie li vestimenti de inamorata;
stata
e
toria
Vittoria,
signora
che
cosa
mente vostra
i
1'
e
ha spinta a
stnpita
,
come
tua
suoi vestimenti
non
si
farlo.
voi
,
ricorda
La
vestito
come;
e non
sa dire,
signora Vittoria e estrema-
da
M.
Gio. Bernardo ,
con
e con lei vi siate trovati in son trovate tutte le porte aperte
moglie vestita di sue vesti,
suo letto , come a quell' ora si per voi e vostra moglie, e Lucia stordita a condur lei e voi, e lei con altre fanti e garzoni trovarsi occupata dentro la sala, Vostra clie non s' arebbe possuto partire, in sino a certo termine. moglie ancora vedrete ch' e rimasta attonita ; che non sa la ragioue di quel ch' ha fatto circa il vestirsi di quell' abito, et essersi menata in quella stanza. Bon. Ouesto e un intrecciamento troppo grande. Scar. Tutto quel, che ha causato questa confusione, pin dislintainente
1'
intenderete , quando saremo fuor di questi intrichi.
maraviglio. Ma un dubbio mi resta: per che mia moglie, come e venuta in loco de la signora Vittoria per T effetto , che s' e adempito in lei , e non in quella , iu causa che mi doveva amare , mi ha fatti di strazii che non si dovrebbouo aver fatti ad un cane? Scar. Non vi ho detto , che tua moglie in virtu de li ca-
Bon. Mi
,
, e stata solnmente attirata in quella stanza, posseva essere inamorata , per che la cera non e stata scelta, formata, puntata, e scaldafa iu suo nome?
pelli
,
ma non
ch' erau sui
!
!
93
B o n.
Adesso son capace del
tntto
prima non avevo bene
;
intaso.
Orsn basta Veggiamo di
Scar. negozio. costoro
da
useirli
et
abbiamo troppo
!
far
le niaiii
per cbe
,
circa qnesto
discorso
donar
di
cLe fingauo
;
prendano
o qualch' altro partito
modo
di
1'
fnggito,
sete
clie
,
cosa a
cpialche
cose poi laci-
altre
lissimameute potranno accomodarsi.
Bon.
â&#x20AC;˘
mi
Io non
proinettero
ritrovo pin di
otto
scndi
sopra
e
,
li
ne
se sara dnro a volerne divantaggio.
,
Oh, non
Scar.
credono per allora cLe
vi
sarete nscito
li
da le mani.
Bon.
il mantello, e le anella , che ho ne che col vostro dire farau per meno ; per che costoro per an scndo rhiegarebbono Cristo , e la madre , e la madre de la madre. Scar. Voi non couoscete il Capitan Pahna.
le dila.
Gli lasciaro oltre
E
credo
,
S C E
Sang n in o.
N A xvm.
Scaramnre.
1
Bonifacio.
San. Vorrei sapere cpiando saran finiti qnesti vostri ragioAbbiamo da star ad aspettar voi tntta qnesta uotte cpia? se 1' abbiamo dato troppo fastiScar. V. S. ne perdoni ,
namenti?
,
dio
Or
facendola tanto aspettare.
,
tanto di favore
,
la
snpplicamo
San. Non pin, non Domain potreino parlar a Panznottolo
,
poi che
si
e degnata di farci
che ne ascolti una parola.
pin!
E
ora
d'
andare
vicaria.
in
Andiamo, andiamo.
bell' agio.
Ola,
Coppino
,
B o n. Oime Dio aintami santo Leonardo glorioso Scar. Fatene qnesta grazia, per amor di dio, Sr. Capitano ,
,
B o n.
Et
San.
Orsn,
io
!
ve ne prego con le braccia in croce.
ho
comportato
tanto,
comportar un
posso
altro poco.
Scar.
Signor mio
,
tendere, e cpiesto, che a
cnno
la confnsione
di
quel tanto
V.
questo
,
povero gentilnomo
fara im peqietno e servifore e schiavo
se, accettando ima piccola offerta,
berta, che
San.
si
che noi vogliamo farvi in-
S. non pirn rendere giovamento al-
,
tanto
ma
;
ine
,
si
ben
qnanto
ne fara grazia di douargli
si
lni, li-
parla.
Io m' imaginavo bene, che tn eri vennto per qnesta con sperauza di snbornare la ginstizia. Mi maraviglio assai de la tna teinerita , noino di pochissima conscienza , in sperare di farmi nscir di mano im prigione di qnella importanza, che pno esser qnesto uoino. Forse che non 1' ho detto a qnesti pratica,
!
!
!
94 Peri
miei famigli?
io
ti
ho data questa baldanza, e
ti
ho sen-
per aver occasione di castigarti del trio fallo, e Et accio ne sii piu certo, verrai farti essere esempio a gli altri. Ola Coppino prigione insieine con lui a niano a maiio. Bon. Signore, che comandate? S a n. Porta qua per legar quest' altro uomo da bene parlare,
lito
grazia, signor Palma, V. S. mi ascolti prima! Signor mio , per amor di dio , per tutti li cori de gli per la intemerata vergine , per tntta la corte celestiale
Sear. Di
B o n. angeli
,
io vi pi'ieg'o.
Scar.
ch' io non yoglio essere adorato. Nou Spagna, ne gran Tiuco. abbiate compassion di me , Io vi pricgo e non en-
Alzati via,
io re di
son
B o u.
,
che tutti siamo peccatori et avemo , bisogno de la misericordia di dio , il quale ne promette tante misericordie , quante noi ne facciamo ad altri. San. Un scelerato , come costui , sarrebbe tin predicatore, Li errori bisogua che si castighino ; sai tu ? se avesse studiato. triate in colera
B o n.
Se
e ricordatevi
,
errori si
tutti li
castigassero
,
in che consisterebbe
la misericordia?
San.
Va
in
malora,
che io ho
altro
da
che
fare,
di
disputare.
Scar. Tacete voi, M. Bonifacio; Palma , non abbia giammai permettuto tentar questo con
me! Signor che io avessi voluto
lasciate dir a
dio
,
pregiudizio de la giustizia, e disonor di
la quale circa le cose,
che appartengono a la giusrizia,
V.
S.,
e cono-
sciuta sincerissima da tutta Napoli.
San.
Lasciamo da canto queste adulazioni!
Non sono
io,
che fo misericordia o rigore , giustizia , o ingiustizia , ma li Sai bene , che il mio ufficio e solo di far conmiei superiori. durre prigioni i malfattori, over i pretenduti lnalfattori; del resto io non posso impacciarmi.
Oime, povero me! Scar. Signor no; se V. S. ascolta, spero che mi esaudira. San. Io non mi prendo colera, e fantasia per passatempo; abbiate dunque buone ragioni, come mi promettete, altrimenti non dormirete in vostro letto questa nottc.
Bon.
Bon.
O
Cristo
,
aiutami
che in Italia non e, come in certi paesi do\e, o sii per la freddezza di quelli, o sii per gran zelo de le povere amine, o per sordida avarizia di quei, che ainministrano la giustizia , sono perseguitati cpie', che vanno Qua, come in Napoli, Roma e Venezia, che di a cortigiaue. tutte sorte di nobilita son fonte e specchio al mondo tutto, non solamente son permesse le puttane , o cortigiaue , come vogliam
Scar.
oltramontani
dire
â&#x20AC;&#x201D;
V. ,
S. sa,
;
95 Mi
San.
par vedere,
che costui loda le tre cilta,
e de gli ultimi.
per es-
Questo paradosso non
servi bordelli et esservi copia di putlaue.
â&#x20AC;&#x201D;
non solamente , dico, Scar. La prieg'o che mi ascolti son permease, tanto secondo le leggi civili e nmnicipali, ma ancora sono institiiili i bordelli , come fussero clanstri di professe. questa e hella. Ormai vorra coS a n. Ah , ah , ah , ah stui, che sh" uno de li 400 maggiori, o de li quattro ordiin minori , e per un bisogno vi instituira la abbatessa ; ah , ah. Qui in Napoli abbianio la Scar. Di grazia , ascoltatemi piazzetta , il fondaco del cetrangolo , il borgo di santo Antonio, una contrada presso S. Mar. del Carmine. In Roma, per che erano disperse, ne 1' anno 1569 sua Santita ordino , che tutte e le destino ima si riducessero in uno , sotto pena de la frusta , contrada determinata, la cpxale di notte si fermava a chiave. Il che fece, non gia per vedere il conto suo circa quel ch' appartiene a la gabella, ma accio si potessero distinguere da le Di Venezia donne oncste , e non venissero a contaminarle. non parlo, dove per magnaniniita e liberalita de la illustrissima repubblica, sii che si voglia di alcuni particulari M. M. Arcifanfani clarissimi, che per mi bezzo si farrebbono castrare, per parlar onestamente; ivi le puttane sono esente da ogni aggravio, e sou manco soggette a leggi, die gli altri, quantunque ve ne siino tante per che le cittadi pin g'randi, e pin illustri, put ne abbondano che bastarebbono in poclii anni, pagando un poco di gabella , a far un altro tesoro in Venezia , forse come 1' altro. Certo, se il senato volesse umiliarsi un poco a far come gli altri , si farebbe non poco pin ricco di quel , ch' e ma per che e detto in sudore vultus tui , e non in sudore de le povere potte, si astengono di farlo. Oltre che a le prefate puttane portano grandissimo rispetto, come appare per certa ordinanza novamente fatta sotto grave pena che non sii persona noMIe , o ignobile, di quahuicpie grado e coudizion ch' ella sii, !
!
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D;
:
:
ch'
abbia
che mai
me me
ardire di
ingiuriarle
e dirle
iinproperii e villaiue;
il
per altra sorte di domie. San. Ah, ah, ah! non viddi piu bel sofista di costui. Tu la prendi troppo larga e lunga , e mi pare che ti burli di e di questo povero uomo , ch' aspetta il frutto de la tua si
fe'
o leggenda , , o cronica , non so che diavolo la sii. pm- concludi presto , ch' io ti supportaro un altro poco. Bon. Ti pi-iego, parla a mio proposito! Che hai da far di Venezia , Roma e Napoli ? Sea r. Concludo siguor , che in queste tre citta consiste la vera grandezza di tutta Italia per che Ja prima di quell' altre , tutte, che restano, e di gran lunga inferiore a 1' ultima di queste. Bon, Oime , che mi vien volonta di cacare.
orazione
Ma
,
!
96 San.
All,
aspetta,
all,
buon uomo!
Veggianio,
dove va
a calcar costui al fine.
Scar. La e
Roma
statu
I
i
,
conclusione e, che le puttane in Napoli, Venezia id est in tntta Italia , son pennesse , favorite , Lan sni sue leggi , sue imposizioni , e ancora privilegi. ,
San. Devi dire, come privilegi. Scar. E per6 conseguentemente non persone
anclar
di
a
cortigiane,
e
toglie
si
faculta
non son perseguitate da
a la
giustizia.
San.
Io comincio ad intendere costui.
B o n.
Et
io
;
si
va
accostando
,
laude
e
gloria
a
nostra
donna di Loretto
E
non solamente questo, ma ancora gelosissimamente procedere, perseguitare , e comprendere clie vanno a donne d' onore quelli per che considerano i nostri esser cosa da barbari di prendere le coma , che un principi , g'entiluomo , un di srima, e di qualche riputazione abbia in petto, Pero sii 1' atto notorio quanto et attacargliele ne la fronte. si voglia , non si suol procedere contra ; eccetto quando la parte, non si verla qual sempre suol essere di vilissima condizione , gogna di fame instanzia. Quanto a le parti onorate, la giustizia verrebbe a farle grandissimo torto et ingiuria , per che non con-
Scar.
la giustizia si astiene di ,
trapesa
;
il
vituperio
,
castigo che si da a
che
viene a fare ad
colui,
che
pianta le
un personaggio
,
corna et
il
facendo la sua
vergogna pubblica e notoria a gli occhi di tutto il mondo ; si ch' e maggior 1' offesa , che patisce da la giustizia , che dal delinquente. E ben che niente manco il mondo tutto lo sapesse, tuttavia sempre le coma con 1' atto de la giustizia divengono pin solenni e gloriose.
Ogni uomo dnnque
capace
di giudizio
che fa la giustizia, impedisce molti inconvenieuti ; per che un cornuto e svergognato coperto, di cui se pur un tale puo esser detto cornuto , o svergognato , 1' esisthnazioiie non e corrotta, per tenia di non essere discopevto o per minor cura ch' abbia di quelle corna , che nissun considera,
le
vede
â&#x20AC;&#x201D;
clie
questo dissimular,
le quali in fatto son nulla
â&#x20AC;&#x201D;
si
astiene di far quella
sarebbe obbligato secondo il mondo di fare, quando il caso a molti e manifesto. La consuetudine dunque dove le corna non vanno a d' Italia et altri non barbari paesi, buon inercato , non solamente comporta e disshnula tali eccessi, ma anche si forza di coprirli. Onde in certo modo son da lodare quei, che permettono i bordelli, per li quali si ripara a vendetta,
la
quale
massimi inconvenienti
che possono accadere in nostre parti. , Concludi presto, ti dico! Bon. Oime! mi fa morir di sete, mi viene il parossismo. Scar. Finalmente dico a V. S. , che 1' eccesso di M. Bonifacio e stato per conto di donna, la quale, o sii puttana, o sii
San.
!
:
97
d'
onore, uou deve esser cagione, cLe lui, ch' e tiomo di
â&#x20AC;&#x201D;
stima e nobile
B o D.
Io son
Sea r.
mi par
,
venir ad essere graveincnte discreta tutto
credo cbe
,
il
e oude potrebbono ancor altri
et
,
A
vituperati. d' aver
basti
del seggio di S. Paulo.
g-entiluoino
,
Sii yostro prigione
(jiialche
udilo
V.
S.
questo
,
cb' e
persona
per inleudere
,
caso.
S a n. couteuto
Se
a dio et
epiesto
il
promisso
1'
di donne , io son molto malvenuto ne le mani , e mi scuso avanti
e per causa
cbe costai mi
,
sii
moudo ; cbe uou e mia iutenzione di pouere iu comouor di persona vivente. Ma voglio cbe sappi til,
e lui medesmo mi puo esser testimonio , e la compagnia presente, cbe a questa cosa uon posso riparare io. Costui mi e stato posto ue le mani da uu certo M. Gio. Bernardo pittore, il quale lui contrafacea con una barba posticcia,
con
la
cbe
biscappa^
uostri famigli
;
la quale
verrete domaui a 14 ore in vicaria, li
mano
di
vedere come gli sta bene, cbe potrete ridere, quaudo
volete
se
,
e ancora conlrafa
e la barba e qua in
vedi,
gli
confroutareino insieme con le barbe.
O
povero me eb , per amor di dio , ajutateini quel pover uomo da bene fa istanzia a la giustizia ]>er eccessi , cbe costui puo aver fatti, e pretenduti di fare in forma et sjjecie di sua persona , onde possa per 1' aweuire aversi qualcbe pretensione contra colui, da qualcbe parte lesa, per eccessi j cbe abbia commessi costui. Bon. Siguor , di questo non e da dubitare. S a n. Uomo da beue , non sono io cbe dubito , si cbe comprendete voi e sap])ia ognuno , cb' io non lo tengo e meiio in s icaria per mio bel piacere , ma per cbe ue bo da render conto, e colui e molto scaldato contra di questo, et e appareccbiato doiucin mattiua di far li suoi atti contra il presente. Oltre la sua femiua anco si lamenta, e 31. Gio. Bernardo e la donna mi potrebbono dare gran fastidio. Scar. De la donna uon si dubita.
Bon.
!
S a u. Or
San. sogliono
Anzi
quella
di
straj)azzar
la
piu. Quesfe per gelosia onor proprio e di inariti. Or ]\OI. , cbe cosa posso far io per voi
duuque considerate voi ,
et
posso aver corapassioue di In i
Scar. Signor
capitano
Bon. Come im
dubito
io
vita
,
,
ma non
V.
evangelista
ajutarlo.
come un angelo.
S. parla
non
;
si
puo
dir
meglio
san-
tamente.
S a n. Orsu duuque a basso quel magister,
,
andiamo
!
Panzuoltolo
,
fa cbe veugbi
e spediamoci!
Scar. Signor capitano , San. Cbe nuova? Scar. Io mi confido di
io
far
dono una nuova a V. S. di
modo,
se ne vuol far tauto
7
98 grazia
di
d' aspettar
tin
mezzo
quarto
d' ora
M. Gio. Bernardo con M. Bonifacio. Bon. Oh che piacesse a dio, e potessi
di
,
riconciliare
quel
San. Voi ne date la berta; questo Scar. Anzi e necessario quando ;
passa
lo faro levare e lo e colcato , modo , che si accordiuo iusieme.
Ma
chiedete perdono
g-li
,
tisfazione
parole
di
et
atti
e
,
d'
son
faro
s' el
nifacio
lui sapra
Io gli
che aecettera.
credo
io
,
g-li
,
come
tanto
la cosa
amico
venir qua
,
che
e faro di
,
che voi
bisogna ,
,
M. Bo-
degna sache veramente lui
facciate qualche
umilta ;
pud presumere , che F abbiate molto
far qnesto!
e iinpossibile.
per
offeso.
Bon. Cosi e; io mi offero di baciargli i piedi et essergli amico et obligato in perpetuo } se mi perdona questo fallo , e non mi espone a la vergogna ; non solamente a lui , uh , uh , uh, ma ancora a V. S. , signor capitano mio, uh uh! uh! !
San. sii
Non mi
Alzati!
baciar
i
piedi
sin
tanto ch' io
non
papa!
A
Bon. cordo.
V.
S. sar6 obligato
comodita per un
dandomi
vita
,
,
se in questo fa tto
tempo di
di
M. Scaramure,
Et a voi,
core et anima mia
poeo
trattate questo
mi
ajutara,
trattar questo ac-
vi priego con le viscere del negozio caldamente! che la
mia vi sara in perpetuo obligatissima. Scar. Io mi confido assai, almeno di condurlo
sotto qualche faremo tanto con la vostra se ne vuol tanto iimilita, et intercessione del sign, capitano, favorir, e mie persuasioni , che la cosa non passara avanti; et e anco necessario, che non sii ingrato a la geuerosita del S. ca-
e quando vi sara,
pretesto sin qua;
pitano.
al
si
meno ,
non mi euro di questo , quanto a me. Bibuona cortesia a questi miei famigH Olti-e che non mi basta questo, per chiuderli la bocca.
Oh
San. sognara
,
ben
io
far qualche
ancora con la sua femina, e che dibene, come a quell' altro. E quando vedro quelli dui contenti e satisfatti, io non procedero .oltre; per che non posso far di non aver compassione ancor io di questo povero M. Bonifacio. Bon. Signor mio, eccomi qua tutto in anima e corpo al servizio vostro. Per li compagni, dico per questi fainigli, ecco
voglio,
che
si
mandi merce a
riconcilii
lei
cosl
le anella, tutto quel ch' ho deutro questa borsa, e questa maldetta biscappa, che per ogui modo me la voglio levar di sopra. Scar. Basta, basta! Voi fate il conto senza F oste, come si dice. Di tutto questo non sara nulla, se vostra mogliera e
qua
M. Bartolomeo non si coutentauo. Bon. Io spero, che si contentaranno. M. Scaramure mio. Scar.
Io
lo
guidaro
sin
qua
Audate,
vi priego,
sotto 'qualch' altro
pretesto
!
99 Vostra moglie, son certo, che, per che non pofra mancare. suo ouore ancora non mascara di venire. San. Aiidate, e fale presto, se volele, che vi aspettiamo.
Scar.
San. mi
Siguor, non e troppo loulano da qua
uno e
1'
1'
ul-
Io verro quanta prima.
tra.
Fate,
che siamo presto risoluti del si,
fate aspettare invano
Scar. Bon.
Vosti'a signoria
O
o no, e non
1
non
dubiti.
santo Leonardo glorioso, a juf ami
San. Andiamo,
ritorniaino dentro, ch' aspettaremo
SCENA
un poco
la.
XIX.
M. Gio. Bernardo.
Ascanio.
Gio. Ber. Tanto cLe, figliol mio, tornando al proposito, e opinion commune , che le cose son talmente ordinate , che la natura non manca nei uecessario , e non abbonda in sovercliio. Le ostre, che non han piedi, per che in qualsivoglia parte del mar che si Irovino, han tutto quel che basta a lor sustentamento; per che
d' accpia sola,
tnte peuetra insino al profondo
talpe ancora terra, derla.
Asc. sore de
non hanno occhi, per che
e non vivono d' altro
A 1'
e del caldo del sole, la cui virdel mare, si mantengono. Le
chi
non have
C'osi e
arte,
non
Ho
certissimo.
opre di Giove,
la lor vita consiste sotto
che di terra,
,
che
si
e non posson perdaimo ordigni. udito dire, che uu certo cenchiama Moino per che son si
—
per tutto necessarii questi, che parlan liberamente , che i priucipi , e giudici s' .accorgano de gli errori ,
prima per che famio,
e non conoscono, inerce di poltroni, e vilisshni adidatori; se-' condo, per che temano di far una cosa piu ch' un' altra; terzo, per che la bonta e virtu , quando ha contrario, si fa piu belia,
manifesta,
e chiara, e censor duiiquc di Giove
si
—
confirnia,
e
si
rinforza
—
questo
Gio. Ber.
Costui non e nomiuato per un dc' primi e meper che questi , che han piu corte le braccia, ; per F ordinario han la lingua piu lunga. Asc. Questo censor di Giove in quel tempo disputando con glior dei del cielo
Mercurio, il (piale e stato ordinato interprete, e causidico de li dei, venue ad interrogarlo in cpiesta foggia: O Mercurio piu , ch' ogui altro sofista, falso persuasore, e niffiauo de F ahitouante, essendo bene, secondo e occasioni et esigenze di venti, che soffiano, o pin o meno freuar, allentar, aizar, e stender vela; onde avviene, che quest' arbore di nave non ha scotta?
B
diro piu per volgare: per che la potta
—
pailando con ouore
;
100
â&#x20AC;&#x201D;
A
cui rispose Mernon ha bottoni? de V onesle orecchie il cazzo non have parlando con riverenza curio: per die imghie da spuntarla. G i o. B e r. Ah , ah , ah che debbero dir gii altri dei
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D;
!
allora ?
As
La
c.
casta
Diana ,
e pudica Minerva voltorno la schiena
et im de' dispntanti disse vadano in bore sen andaron via ; Arebbe detto, vadano al diavolo ! ma in quel tempo non dello :
!
era ancor memoria di quest' tioino da bene; si che a confirmation di quel, che voi dite, quantimque costni ha mosse, muove, e movent, come e stato per il passato, et e al presente, e sara
per 1' avvenire , tante questioni , giammai potra provare errore ne le cose ordinate da natura et intelletto, se non che in apparenza.
G i o. Ber. Voi la intendete bene. Tutti gli errori , che accadono , son per questa fortuna traditora , quella , ch' ha dato e me 1' ha tolto. Ouesta f;tnfo bene al tuo padrone Malefacio, buon campo a chi nol semina, da merita chi non ; onorato i'a buon orto a chi nol pianta, molti scudi a chi non li sa spendere, molti
buon appetito a chi non ha non ha denti. Ma che dico io ?
a chi non pud allevarli,
figli
mangiare
che
biscotti
,
a
chi
deve esser iscusata la poverina , per che e cieca , e cercaiido per donar li beni, ch' have intra le mani, cammina a tastoni, e per il pin s' abbatte a sciocchi, insensati , e furfanti, de' quali Gran caso e, quando tocca di persone il mondo tutto e pieno. degne, che son poche; pin graude, se tocca una de le pin
degne, che son pin poche; grandissimo, e estra ogni ordinario , ch' abbi tastato , quanto ch' abbia a tastare un de' degnisDuuque se non e colpa sua, e colpa simi, che son pochissimi. Giove niega d' averla fatta; pero o fatta, di chi 1' ha fatta. o non ha colpa, o non si trova chi o non fatta ch' ella sii,
tanto
abbia.
E
Asc.
per tanto
incolpar
ella,
o altro,
e cosa
ingiusta
ma
non solo convenieute, e vana senza 1' esercizio ,
Anzi
e vana.
alcuni provano, che
sii
per che ogni virtute ; atto sno, e non e virtu, ma cosa oziosa e vana. di posserla cercare, e trovarla, non e degno, che
necessaria
et
A
chi e dato
stia
ad aspet-
dei, che la sollicitudine discacci la mala Ventura e faccia acquistar le cose desiderate; come e awenuto in forza , che li doni e grazie sien divisi , a pro])osito vostro.
Vogliono
tarla.
i
E
fin
ami
che 1'
1'
uno abbi bisogno de
altro
;
a chi e concesso
a chi e concesso
Gio. Ber.
senlimento avnnza presente
1'
ho
io
avere,
1'
O
figlio 1'
sii
mio,
eta tiia!
isperimentato.
altro, e
1'
il
per conseguenza
meritare
negato
il
,
sii
negato
1'
1'
nno
avere
meritare.
cpianto parli bene! quanto
Qnesto che
dici,
e vero,
Qiianlunqne questo bene
,
il
(no
et al
ch'
ho
101 posseduto qitesta sera, non mi
ben die
tura,
ha mostrala
nu"
occasione,
1'
sii
da dci e
slato concesso
stalo negato
sii
da
forthua,
la
la diligenza ine
1'
ha
il
la
na-
g-iudizio
mi
apprendere
fatta
pe' capelli, e la perseveranza rhenerla.
busto
il
In tutti neg-ozii la difche passi la tesla per che a quella facilmenle corpo tutto succede. Per 1' avvenire ira me e
consiste,
ficult;*
et
:
il
lnadonna Carubina son proemii
che non bisognaranno
certo,
discorsi, ragioni
,
tanti
stud;,
e argiunenti.
,
E
Asc.
vero; per che basla esservi mia volta abboccati inaver appreso il voslro, e voKil sno linguaggio. Occhi si vedono , lingue si parlano , cnori s' intendono. Tal vol(a quel che si coucepe hi un lnoinenlo , si ritien per sempre. sieine,
e
A
Paulino
Don
lei
presso Nola, suoi peccati
curato di S.
,
Scipion Savolino
compare, senza Iroppo per che ne
gli
per una volta
:
role e circostanze peccati
li
,
oggi
d'
e
ch'
,
iw villaggio
in
un Venerdi sanfo confesso
quautunque grandi,
da' quali,
,
Primma
tutti
e molti, per esser
fu assoltito. Questo basto auni seguenti poi senza (ante padiceva Scipione a Doti Paulino padre mio, difficult^
gli
:
1'
fa
anno
,
voi le sapete
e
;
Don
rispondeva a Scipione : figlio , tu sai , 1' assoluziono 1' anno: vade hi pace , et non amplius pecca!
Gio. Ber. Ah, ah, ah! Vedi questa porta?
d'
Paulino oggi fa
Noi abbiam molto discorso sopra
di cio.
As
Signor ,
c.
Gio. Ber. gog-na
toccar
si.
Questo e
luoco, dove V han posto.
il
questa porta,
sin tanto clr
non
Non
bi
da Scaramure. Credo, che lui a quest' ora abbia tutto fat(o e che mi vadi cercando. Andate voi tra tanto, e fate , che ma donna Carubina venghi presto Asc. Cosi faro. Credo, che vi trovaremo qua. io
risolttto
sii
M.
!
Gio. Ber. con
M.
Certissimo,
Scarainure.
Andate
che uou
tardaro
S C E N
A
Scrisse
mi
epitafio
ad
es>seÂť
XX.
M. Gio. Bernardo
il
troppo
!
sopra
solo.
la sepoltura di
Giacopon Tansilio
Fastidito, che sonava in questa foggia:
Chi folia in appuntar pritno hottone, Ne i mezzani , ne V ultimo indou'uia: Peru mia soHe conobbi a maitina, Io che riposo morto , Giacoponc. II
prinio
griffa,
fu
bottone 1'
,
che appunto
inamorarsi
di
M.
Vittoria.
Bonifacio II
fuor
secondo
de fu
la
sÂŤn
V aversi
!
!
102 ad intendere
dar
fatto
,
facesse uscire Satanasso
volando 1'
che M. Scaramure con V arte magica da catene , venir le donne per 1' aria
dove piacesse a
la
corso
ordinario
sono accaduti
,
1'
uno dopo
et
alrre
qua
rntti
liii,
Da
naturale. 1'
altro
,
come
cose g-li
ilg-li
assai
altri
fuor
e figli de'
,
de
svariamenti figli,
Altro non inanca adesso , ch' appunnipoti e nipoti di nipoti. e asseslar la brachetta col giubbone; il cbe si tar la stringa, _,
fara, noi
chiedendo lui merce e misericordia per
poveri
1'
offesa
fatta
a
innocenti.
S
C E N
A
XXI.
M. Gio. Bernardo. Ascanio. Scaramure. Carubina. Gio. Ber. Voi dunque
As
c.
Sea r.
siete presto rltornati.
ho rincontrati , che veniano. Ecco qua siamo tntti per liberar qnesta povera anima
Io
li
dal purgatorio.
Car. Piacesse a dio che da senno vi fusse talmente, che non mi bisoguasse di vederlo pin. non e cosa che sii difficile. clii vuole s c. 'Scar. Io per non avervi trovato in casa vostra, son stato in quella de la S. Vittoria , credendo , che vi foste ; poi ho inviata Lucia , che vi cercasse , e vi menasse qua. Gio. Ber. Noi siamo tutte le persone necessaiue. Voi, madonna Carubina , con Ascanio fate sembiante di venir da per voi. Lasciate prima , che io e M. Scaramure negoziamo con Sanguino e questi altri. Voi in questo menrre vi poti-ete ritirare , e dimorar un poco qua dietro questo angido. C a r. Voi pensate benissimo. Andiamo , Ascanio madoima per che potremo ascoltar Ats c. Ritiriamoci qua quel , che si dice , e scegliere il tempo piu comodo per sopra-
A
A
;
,
_,
giungere.
Car.
Bene , bene
\
S C E N
Scaramure.
XXII.
Corcovizzo. Bonifacio.
Gio. Bernardo.
Sanguino. Scar. Cor. Scar. Cor.
A
Ascanio.
Toccamo la porta To' To' To' Chi e la? Amici. Awisate il siguor capitano, che noi siamo qua. Or ora , messer mio. !
103 Scar.
Questo e Corcovizzo.
cliiamar, non so se Cappino,
Adesso mi par che
fi
faccia
o che diavolo d' altro nome. o quell' altro, o costui.
Io
ho udifo cliiamar Panzuoltolo , Gio. Ber. All, ah, ad till bisogno il pedante e M. Bouifacio li sapraimo coooscere. Son masclierati di barba ancli' essi ? Scar. Tutti; che in vero questa mi par esscre una comedia vera. Al pedante urn nianca altro, che la barba; M. Bonifacio, se se la vuole atlaccare, tra loro
,
ma
non sanuo
Asc. Manca
ha.
1'
altri
Oucsti dui si conoscono ancora sono mascherati.
che madonna Canibina porti la sua mas-
sol,
chera.
che gli
,
^
San. Voi Awertite, che
As
Signor
c.
La
siete qtia?
non
seiiza lei ,
la e in
moglie,
si
non
1'
avete
condotta?
fara nulla.
canunino
,
viene
,
adesso adesso sari
presente.
San.
Aspettate
che
diuique,
verrenio
con quest
1
uomo
a
basso.
Scar. Tenetevi su la vostra per im poco di tempo! Gio. Ber. Lascia guidar il fatto mio a me! San. Siate il benvenuto! Gio. Ber. V. S. sia il molto ben trovato! Snbito che ho inteso da M. Scaramure, che V. S. mi dimandaya, mi son alzato di letto, e ventito come di posta, dnbitando che non si fnsse
scoperta qnalche
cosa,
che qnel malfattore sotto
la
mia
forma abbia commessa.
San. B nome del
Malefacio , eccolo qua presente. Ma non vi ho mandato a chiamare ; ma qncsto M. Scaramure mi ha tanto pregato, ch' io aspettassi mi in
malfattore, diavolo
,
il
io
poco da inenar costui prigione in vicaria , e che qnesto sarebbe , sapendo sltre cose che passano circa il negozio del stravestimenfo di costni. Io si per farvi piacere, si anco mosso da le preghiere di M. Scaramure, oltre da le lacrime, e contrizione di questo povero peccatore, vi ho aspettato; stato di vostra satisfazioue
ma non vi ho mandato a chiamare. Bon. Misericordia per amor di dio! Gio. Ber. M. Scaramure, voi non m' ,
avete chiamato da che mi dimanda per cose, che nostro negozio ? che mi avete fatto mon-
parte del
S. capitano con dirmi
molto importano circa il tar la paura da le calcagne.
E
quesla
,
Come mi
fate
questi tradimenti?
de 1' amor Avete studiato , e , come mi par , studiate di favorire et anitare con mio pregindizio questa pessima conscienza d' uomo. Signor capitano, io mi querelo ancor di costui, che ha abusato del mio nome et intenzione, parlando con V. S. et have abu1'
amicizia,
e qnesto
il
zelo,
ch' avete
mio ?
sato de
agio
di
autorita e nome di V. S. , facendomi aver questo disvenir sin qua e fastidir taute persone.
1'
!
!
!
104
B o n.
Misericordia
per
,
1'
onor di dio
San. Piano, piano! veggiamo,
,
e di nostra donna
se qnesta cosa
si pn6 accomodare; veggiamo s' egli e tanto criininale. Poi die voi siate qua, pensate bene a quel cue fate! non vi lasciate trasportar
da la colera
Gio. Ber. mio;
canto
che la
credo,
Scar. M.
sia con interesse de
non credo cbe cbe persona si
trovara errore
levita,
Bonifacio
qua
tanti
ma non
;
1'
che di notte
,
siamo
rostra,
M.
sopra
cosa non si potra accomodar giammai dal dopo che la ginst;Va ara fatto il suo corso, cosa uon sara. finita tra me e lui. Gio. Bernardo mio , qnello cbe io ho fatto e fo,
La
anzi
onor vostro. Tutte volte conunesso, come in
sii stajo
testhnonii,
per
non so per che causa,
cascare
farli
essendovi passate altro
,
che certe
che passa tra lui e sua moglie,
dovete quieiarvi.
Gio. Ber.
dunque
per farini esser stistravestito, con sua moglie , per confondere lei e me, per ponerci in pena de la vita. Non sapete voi, cbe cerca di cangiaila, et a me di farmi il peggio che puote? Bon. Non piaccia a dio! E per che questo a voi, M. Gio. Bernardo mio? perdonatemi, vi priego. Misericordia , per le Si e
ch' io fussi iusieme
mato ,
cinque piagbe di N. S.
Gio. Ber. Non tanti baciamenti di Cor. Tutto il mondo e re e papa solamente in questa occasione; se fara im casocavallo *) a tutti.
piedi, vi priego. a la
devozion di
dio gli fara grazia,
costui
a presso
San. Su su, abbiate pieta almeno sin tanto, che non costi, Vedi, che che lui non abbia fatto altro errore, che questo! Sua moglie ancora era deve esser stato qualch' altro intrico. stravestita
dice
da nn'
costui;
perd
non era in suo proprio abito , come mi ; non e verisiniile che per quel mezzo vi vo-
altra
lesse confondere.
Scar. Oltre ch' era sua moglie in abito di una donna, la qual senza suspizione alcima sempre pratica con M. Gio. Bernardo. Su su, M. Gio. Bernardo mio, io ancor vi priego die Io sapevo bene, abbiate la misericordia di dio avanti gli occhi. che voi non sareste venuto sin qua, s' io non vi parlavo
m
Ancora ho eccesso a riguardo del S. capitano, stimanclo certo, che non mene sareste nemici, essendo ch' e per far misericordia e carita ad uno, senza far torto ad nn altro. Bon. M. Gio. Bernardo mio , io mi offero obbligato a tutte modo.
qnel
pretensioni et interessi,
Bernardo, obbligatevi, *) fara
Un r
giro di
ipocrita.
mano
;
che vi
si
potesserro awenire.
vi priego, qnesta
dara pan per
M.
Gio.
povera anima di Boni-
focaccia
,
segli
comprera male,
!!
;
.
105 facio,
il
uiio e
in
merce io uh, uli!
S a n.
quale,
ge voi volete,
vostra
ho
Oh
il
sara svergognatisshno.
ben
;
,
bene
,
Carubiua.
,
ecco la sua raoglie
SCENA nardo.
L' onor
manor non potro negar giammai, die per vostra mio onore, se ini fate questa grazia nli nli,
XXIII.
Sangnino. Scaramnre. M. Gio. BerBarra. Corcovizzo. Ascanio.
Bonifacio.
Marc a. Car. Ancora h qua questo concubinaro di sua moglie? San. E gran cosa nuora questa credo , che questi che ;
professione di casi
nato
,
come uno puo
di
,
non
coscienza,
essere foruicario
,
fan
abbiano ancora iinagio concubinario , chiavando si
sua ])ropria e legitima moglie. Scar. Orsu , lasciamo queste ironie
Bi, e queste colere sogna risolvere questa cosa qua rra noi , poi che il signor capitan Palma ne fa tanto di favore di fame cousultar de 1' onor vostro, madomia Carubiua ; atteso che la vergogna di vostro marito non puo rLsultar in vostro onore , ue inanco in utilita vostra , M. Gio. Bernardo. Bon. Cosi e certissimo. Misericordia , pieta, compassione, carita, per amor di dio M. Gio. Bernardo mio, e moglie inia, perdonatemi , vi priego , per questa prima volta Bar. E gran cosa il moudo altri sempre fanno errori , e mai fauno la penitenza , per quel che si vede ; altri la fauno dopo molti errori ; altri vi acchiappano nel primo ; altri ancor non han peccato , che ne portano la pena altri suffriscono senza peccato altri la portano per li peccati altrui. Iu quest' uomo , se ben si considera , tutte queste specie sono congiunte insieme. B o n. Io vi dimando merce e grazia , la vi supplico che mi concediate, come il signor nostro Giesu Cristo al buon latrone, a la Madalena. Onando voi sarete Bar. Cazzo , che buon latrone e costni buon latrone come colui che rubo il paradiso, come da N. S. vi si fara misericordia? Voi siete mi lafro, che togliete quel, ch' e di vostra moglie, e lo donate ad altre , il suo latte, il suo liquore, la sua manna, la sua sustanza, et il suo bene. Gio. B e r. E la mia persona, e la mia barba , e la mia biscappa, e forse il mio onore per quel che puo aver fatto B a r. Pero non segli de' perdonare , come a buon latrone, pin tosto come a la Madalena. Cor. Vedete , che gentil Madalena Che gli vada il can!
!
:
;
!
,
!
! :
!
106 caro a lui , e le quattrocento piattole , clie deve aver nel bosco Vedete, clie prezioso unguento va de r una e 1' altra barba! Per mia fe, non g-li manca altro, che la spargendo cestui Io dico che segli de' perdonare, g-onna, per farlo Madalena. come i Giudei perdonoruo a Barnaba. San. Bel modo di ajutar un pover norao! Bella forma Tacete, tacete Toi! non v' impacciate di consolar un afflitto! a epiesto, attendcte a far quel clie vi si comanda! !
Scar.
Io vi priego
cbe
,
g-li
perdonate
,
e lui vi priega an-
cora , come vedete , in ginocchioni , o sia in nome di dio nome del diavolo; o come a Barnaba, o come a Diinas.
San.
Cosi cosi bisogna et e ben,
che se
g-li
,
o in
faccia lniseri-
cordia.
Gio. Ber. Che dite voi, madonna Carubina? Car. Io per questa volta gli rimetto ma che ;
vello per
awenire
in cer-
stii
che gli faro pagare e questo e quello. B o n. Certissimo vi fo , Carubina mia. Car. Io son vostra, ma voi de la S. Vittoria. 1'
B o n. C a r.
Che mai , mai piu mi trovarete in fallo. Per che adesso hai imparato di farlo piu accortamente Voi V
Gio. Ber.
B o n. non faro
!
Io dico
che non mi trovarete in fallo
,
?
intendete. ,
per che io
fallo.
B a r. Le
donne
,
qnando sono
ai
dolori del parto
,
dicono
Mai , mai , mai piu ; adesso vi fermo a chiave, marito traditore se mi ti accostarai, t' uccidero certissimo, ti stracciaro coi denti. Non tanto presto poi ch' e uscita quella creatura, per non dar vacuo in natura, vogliono per ogiu modo che v' entri l altra, 1
Ecco qua il pentimento di donna , quando figlia ! ecco il proponimento di donna, quando infanta! San. O bel vedere, quando altri piange, altri sta in colera!
Voi
fate de
Car.
Io
grazia e per
M.
i
tiri,
non
e prendete passatempi
V onor mio ,
Gio. Bernardo
,
che
si
:
tacete, tacete
perdono , ma per farvi piu che vi va per mezzo , ancor supplico contend farvi donar liberta al signor
solamente
vi
,
capitano.
B o n.
Io vi ringrazio
ho amato per un per
tutti
doveri e
Gio. Ber.
,
moglie
snia cara.
Sino ad oggi vi
rispetto e diii doveri; da oggi avanti vi ainaro tutti
rispetti.
Messer Bonifacio, io son Cristiano, e fo professione di buon cattolico. Io mi confesso generalmente, e communico tulle le feste principali de 1' anno. La mia arte e di dipingere, e donnr a gli occhi de' mmid.mi la imagine di nostro Pero signore, di nostra madoima, e d' altri sauti di paradiso. il core non mi comporta, vedendoti mosso a penitenzia , di non perdonarti, e farti quella rimessione, che ogui pio e buon Cri-
!
!
! !
!
;
107 Per tanto
stiano e obbligato di fare in casi simili.
idio
ti
per-
Una
cosa solamente mi riservo ( per che e scrilto honovem ineum ne minitalo ) die, se sotto qnesto abifo aveste coirunesso altro delitto , die vi E qnesto lo promettete apparecliiale a fame tntta reparazione. doni in cielo,
et io
perdono in
ti
terra.
:
capitano
al S.
M. Scaramnre,
San. Non promettete Bon. Lo promeUo e fre di eio io
de la
ministro
conie
,
vostra moglie,
gimo con
non bo commesso
ginstizin
,
a
me
davanti,
e qnesti altri compagni.
eosi? riprometto, affirmo e confirmo, et ol-
ainbe
le
altro errore
mani
per
,
alzate
al
cielo
cb' io
,
quale possa e debba couessermi contrafatto a Ini,
il
M. Gio. Bernardo , cbe di per non esser conoscinto , entrando e sortendo da la stanza de la S. Vittoria , ne la quale esso , M. Gio. Bernardo , non pno esser veduto con scandalo o mala snspizione, per essere qnella tristarsi
sua, cbe qnesta donna tiene a pigione.
San. Per mia alzatevi in Orsn
fe, se
piedi
,
,
qnesto e errore, non e grande errore. M. Bonifacio , abbracciatevi insieme
siate ineglio amici per 1' awenire cbe Gio. Bernardo Cercate 1' nn di far servigio a 1' altro , visipassam tate 1' nn 1' altro , ajntate V un V altro Gio. B e r. Cosl faremo , se sara , come dere essere. E
M.
con per
;
il
!
con qnesto vi ttbbraccio et accetto per amico. Bon. Io vi sard sempre amico e servitore. Bar. Siate bnoni compagni!
S a n. Cbe
fate ? abbracciate , baciate vostra moglie ! Qnesto non importa; tra noi la pace e fatta. a r. In casa trattate bene vostra moglie , M. Bonifacio altrimente vi castigbara lei insieme con M. Gio. Bernardo.
Car.
M
San.
Orsn andate tntti con dio! passate per deutro (piesta per cbe uscirete per quell' alti-a porta; e voi, M. Bolasciarete qnella offerta , cbe avete promessa a qnesti
stanza, nifacio
,
compagni, per il disagio cbe abbiamo avnto per Bon. Molto di bnona voglia, signor mio.
Scar. Andiamo pace
M.
et
nnione
voi.
cb' ba falta qnesta cbe sia lodato idio , e di Bonifacio, madomia Carubiua,
,
di 31.
Gio. Bernardo
Ire in
,
nno
!
B o n. Amen Amen !
C a r.
Passate voi
Gio. Ber. Non
Ca
r.
Bisog-na
,
,
lo
M.
Gio. Bernardo
faro
mai, signoraj V. S. vadi avanti.
cbe sia cosl.
Gio. Ber. Tocca a voi, madonna. Car. Io dnncpie vo per farvi ser\izio, Gio. Be r. Segnitemi 31. Bonifacio ,
appiglialevi a la
B o n.
mia cappa,
et ubbidirvi. !
e gnardate di
Io mi enardaro bene.
Tenetevi
non cascare
a
me
et
:
108 San. Aspetta un poco qua con me In, flg-lio mio , per che staremo insieme , mentre costoro si spediscono di 11 dentro. s c. Cosi faro , come V. S. comanda.
A
SCENA
XXJV.
Sanguine A s S a n. Or
As
n
i
o.
che vi par del padron vostro e Bonifacio , bene.
?
Quel che ne vedo
c.
Non
San. d'
c a
galantuomo,
e lui
saggio
accorto
,
,
valore,
di
ogni stima degno?
As
Quant' ogni par suo. Chi vi par suo pari? Chi non sa e conosce pin s c. non vale pin, ne men,* che lui. S a n. Essendo inolte le specie de c.
San.
A
,
men
ne
la pazzia
,
che lui
,
e chi
in quale pensate
voi che lavori costui?
Asc. Le capi
specie de la pazzia le possiamo prender da pin prendendole da questo, che de' pazzi altri sono indifaltri son tristi , altri son buoni , costui viene ad essere
ma
;
ferenti
,
Addormito e
di tutte tre la cotta.
morto
S a n. Per
che
1'
ha preso madonna Cambina ?
Asc. Per che e pazzo. San. Vi par ch' ell' abbi Asc. Secondo il consiglio quella vecchia lanuta di i.
e.
indilferente ,* desto e tristo,
e buono.
Quella
benissimo.
fatto
bene? mustaccio
del
madoima Angela, ha e
stata
la
sua
,
de la barba di che bene,
fatto pin
consigliera,
cpiella
e
Chi vuol Agnus dei, chi vuol acqua di S. Pietro Marchi vuol granelli benedetti , manna di S. Andrea, la tire, di san Gianni, la seinenza 1' oglio de lo grasso, la midolla de le canue de 1' ossa del
la pastora di tutte belle figlie di Napoli.
corpo
attaccar un voto per aver A madoima Angela Spigna. Madre mia, voglion e disse: presenta Bonifacio Trucco, il quale ha di
S. Piantorio
di
;
chi
vuol
buona ventnra, vada a trovar costei venue madonna Carubina darini marito;
mi
si
Si, ma e troppo Rispose la vecchia preiidilo atteinpato, disse Carubina. Rispose la vecchia: figlia, non lo Rispose prendere I miei parenti mi consigliano di prenderlo. prendilo Ma a me non piace troppo, disse Carubina. Duncnie non lo prendere! rispose. Carubina soggiunse: io lo conosco
che, e di modo.
:
!
!
!
Ma iniendo, Prendilo, disse la vecchia. Rispose': non lo prendere! morsi ad un faggiuolo. Sono infonnata, disse Carubina, ch' have un levrier di buona
di
buon parentado.
che da
tr-e
!
109 Prendilo
razza.
oJiime, disse
rispose
,
Ma
madonna Angela.
vecchia
la
ho udito dir,
,
Non
ch' e caudelajo.
lo prendere,
Disse Canibiua: lo sthnan tutti pazzo. rispose. Prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, prendilo, sette voile <lisse la veccLia; non imporla, che sii caudelajo; non ti cu-
uu fagiuolo ;
rar , die dia tre morsi ad
piace troppo
prendilo
amari
non
;
per
,
Son
!
certa
non ti fa nulla , che non troppo attempato ; prendilo,
,
che
,
che non e di qnelli
sii
Ma
e pazzo.
clie
agresti
,
cnrar
ti
guarda
Prendilo dnnqne , disse madonna Angela
qua
clie
,
non
sii
di que' rig-idi,
disse Canibiua.
,
prendilo
â&#x20AC;&#x201D;
!
Oh
ecco
,
compagnij
i
A XXV.
S C E N Marca.
Barra.
Corcovizzo.
Ascan Bar. domino
Quell' altro e ispedito
Maufurio.
i
Sanguino.
o.
che vogliam far di costui
;
,
del
7nagister ?
San. stravestito?
Questo porta sua colpa su la fronte. Non vedi, ch' e non vedi, che quel mantello e stato rubato a Tibu-
rolo? non V hai visto, che fugge la corte? Mar. E vero; ma apporta certe cause verisimili. Bar. Percio non deve dubitare d' andar prigione.
Manf. Verum; ma stki e d' altri per
S an.
i
cascaro in derisione
mi
casi, che
Intendete quel
,
si
appo
che vuol dir costui
Se
!
scola-
?
Cor. Non 1' intenderebbe Sansone. San. OrsA, per abbreviarla, vedi, magister vnoi risolvere
iniei
sono avveutati al dorso.
,
a che cosa
volete voi veuir prigione, o ver donar la
ti
buona
mano a la compagnia di que' scudi , che ti son rimasti dentro la giornea, per che, come dici, il mariuolo ti tolse sol quelli, ch' avevi in
mano per
Manf. Minime ,
cambiarli
â&#x20AC;&#x201D;
non ho allrimenti veruno. Quelli, che mi furon tolti. Ita meltercle , per Jovem, per alti-
avevo, tutti Vos tonantem !
San. :
vedi, late
;
di tni
sidcra , tesior.
Inteudi quel che
de la vicaria
due
,
io
,
ti
dico!
e non hai inonef a
,
Se non vnoi provar fa elezioue d'
una de
il
stretto
le altre
o prendi dieci spalmate con questa sferza *) di coreggia, che o ver a brache calate arai im cavallo di cinquanta staffiche per ogni modo tu non ti partirai da hoi seuza pem'tenza I'll
Man
I
i.
Ditobus propositi's tnalis , minus est tolerandnm ; duobus propositis bonis, melius est eligendum , elicit Peripateticorum princeps. f.
sicut
*) II testo avea
:
questo ferro.
Inettaniente
!!
!
110
Asc. Maestro,
che siate
parlate,
son genie spspette. Bar. Puo essere,
inteso!
che dica bene costui
per
che queste
allor che
non vuol
esser inteso?
Manf. Nil S
mali vohis imprecor , io non vi impreco male. Pregatene ben , qnanto volete ; che da noi non sarete
a n.
esandito.
C
o
presto
Eleggetevi
r.
meglio, e
vi
che
quel ,
vi piace
,
o vi legarenio
menareino.
Manf. Minus pudendum erit ^palma feriri, congcrant in veleres Jlagella nates ; id cnijn puerile San. Che dite voi? che dite in vostra malora? Manf. Vi offro la palma.
quam quod est.
San. Toccala, Corcovizzo; da fermo! Cor. Io do. To una. Manf. Oime Gesu of! 1
!
C o r. Apri bene 1' altra inano Manf. Of, of! Gesu Maria! C o r. Stendi ben la inano ti
To'
!
e dne.
dico.
,
To'
!
Tienla
dritta
cosi
e tre.
!
Manf.
Oi,
oime! uf, of of of
oi,
!
per amor de la passion
del nostro signor Gesn, potius fateini alzar a cavallo , per che tanto dolor soffrir non posso ue le maui. San. Orsu dnnqne, Barra , prendilo sn le spalle! Tn,
Marca T.u
tienlo
,
Corcovizzo
,
a basso
,
fermo per ,
i
piedi
,
che
spnntagli le brache
e lasciatelo strigliar a
me
,
!
non
si
possa movere
e tienle calate ben bene E tu , maestro , conta le
5
ch io t' intenda , e gnarda ben ; che, Voi, se farai errore nel contare , sara bisogno di riconunciare. Ascanio , vedete e gindicate Mar. Tutto sta bene. Cominciatelo a spolverare, e guarstaffilate
ad una ad una
datevi di far
male
drappi
ai
San. Al nome
,
,
che non ban colpa.
di S. Scoppettella
,
conta,
toff.
Manf. Tof, una; Tof, oh -tre. Tof-oh, Tof. Oime, oime! Tof, ahi, oime! Tof, dio
,
ohi, o per
quattro:
amor
di
sette.
San. Cominciamo da principio un' altra volta; vedete, se dopo quattro son sette. Dovevi dir cinque. .Manf. Oime! che faro io? Erano in rei veritnte sette. San. Dovevi contarle ad una ad una. Orsu via, di nuovo tof! Manf. Tof. una; Tof. oime! due; Tof. tof. tof. tre, O per 1' amor quattro, tof, tof, cincpie, oime! tof, tof, sei. che vogliamo, tof, di dio, tof, non piu! tof, tof! non piu! veder ne la giornea, tof, che vi sarau alcjuanti scudi. San. Bisogna contar da capo, che ne ha lasciate molte, che non ha contate.
?
!
!
Ill di grazia, signer capitano,
Bar. Perdonategli far
altra eiezione
c|iiell'
San. Lui non ha IManf. Ita, ita: tro
tli
per che vuol
pagar la strena.
nulla.
che adesso
nii ricordo
aver pin di quat-
scudi.
San.
Ponetelo
basso
a
die
Vedete,
dtincjuc!
cosa
vi e
dentro la giornea!
Bar. Sangue di San. Alzatelo, mentita
ch'
tutto
ancora, che e giusto, che
Buona
gli scudi,
,
la giornea,
e
vobis.
che vi dona , e quel mantello povero padrone. Au-
restitutio al
buona nolle a voi, Ascanio mio!
diainone noi lutti!
Asc.
settanta.
dimittam
,
sii
nuovo a cavallo! Per la ch' ha fatti, bi-
giuramenti
preudetevi
!
pigliate quel
su
bel
di falsi
i
che volete
epiel
Or
et
fargli contar
Misericordia
quanto
S a n.
â&#x20AC;&#x201D;
vi son pin di sette sendi.
alzatelo
ha detta,
sogna contargli
Manf.
che!
notte
e
inille
buoni
anni
a
V.
S.
,
signor
capilano, e buon pro faccia al mastro!
SCENA
XXVI.
Manfurio.
Ascanio.
Manf. Ecquis
iste modus? Asc. Ola, mastro Manfurio, inastro Manfurio! Manf. Chi e, chi mi conosce? Chi in questo abito e fortuna mi distingue? Chi per uome mio proprio m' appella? Asc. Non ti curar di questo, che t' importa o poco, o nulla.
Apri
gli occhi
,
Manf. Ouo
e guarda dove sei
!
mira
,
ove
ti
trovi
melius vidcam,
per corroborar 1' intuito e firmar F alto de la potenza visiva, accio 1' acie de la pupilla piu efficacpinente per la liuea visuale, emittendo il radio a 1' obietto visibile, veughi ad introdur la specie di quello nel senso intesenso comune collocarla ne la cellula riore, il i, e. mediante
de la fantastica facilitate, voglio applicarmi gli ocidari Oh, veggio di molti spettatori la corona. Asc. Non vi par esser entro ima comedia Manf. Ita sane. Asc. Non credete d' esser in scena?
al naso.
Manf. Omni procul dubio. Asc. A che termine vorreste che fusse la comedia? Manf. In calec , in jine neque enim et ego risu ilia Asc. Or diinque fate, e donate il plauditc ;
â&#x20AC;&#x201D;
tendo.
:
112
Man
f.
Quam male possum plaudere, Tentatus patientia ! Nam plausus per me foetus est Jam dudum
miserabilis;
Et natibus , et mamibus, Et auremmm sonitu. u4.menl
As
Donate dico il plaudite , e forzatevi di farlo ancora che et uomo di lettere, il tutto bene da maestro, voi siete; altrimente tornara gente in scena, mal per voi. Manf. Hilari efficiam ammo, forma, quae sequitur. Si come i marinai , ben ch' abbin 1' arbor tronco , persa la vela, e smarrito il temone , rotte le sarte , per la tnrbida tempesta, per esser ginnti al porto , plaudere et soglion nulla di meno , iuxta la maroniana sentenza, Votaque servati solvent in littore nautae Glauco, et Panopea, et Inoo Melicertae parimenti ego Mamphurius , graecarum, latinarum, vidgariumque Ikerarum, non inquam regius , nee gregius , sed egregius, quod est per elymologiam , e grege assumptus professor , nee non pli'dosopliiae , medicinae , et juris vtriusque , et theologiae voi,
c.
e fale
per esser giunto al porto de' miei aerusi voluissem , mnosi, e calamitosi snecessi {posthac vota soluturus) plaudo. Proinde dico a voi , nobilissimi spettatori , quorum omnium or a atque oculos in me video esse comedos, si come io per ritrovarmi al fine del mio esser tragico snpposito , se non con le Cosi, inani , giornea , e vesti , corde tamen, et animo plaudo. e migliormente voi meliori hactcnus acti fortuna , clie di nosti-i fastidiosi , et importuni casi siete stati gioiosi , e lieti spettatori, valete , et plaudite! doctor,
L A
CENA DE LE CENERI. DESCRITTA I
N
CINQUE DIALOGHI PER
OUATTRO INTE8LOCUTORI Con TRE GONSroERAZIONI
CIRCA DOI SUGGETTI. A L UmCO REFUGIO DE LE MUSE l' illustrissimo
MICHEL
CASTELNOVO
DI
SIGNOR DI MAUYISSIER CONCRESSALTO, E DI JONVILLA, CAVALIER DE L' ORDINE DEL RE CRISTIANISS. E CONSIGLIER NEL SUO PRITATO CONSIGLIO CAFITANO DI L UOMINI , D' ARME , GOVERNATOR E CAPITANO DI S. DESIDERIO , ET AMBASCIATOR A LA SERENISSIMA REGINA d' INGHILTERRA.
L' universale intenzione e dichiarata nel proemio. 1
5
8 4.
MALCONTENT
AL
Se
dal ciiiico dente sei trafitto,
Lainentati di te,
Ch'
iii
barbaro perro!
van mi mostri
Se non
ti
il
luo baston,
col torto
mi
Pero tna pelle straccio, e s'
Tuo
indi accade,
cli'
venisti a dritto, ii
disserro;
mio corpo
il
atterro,
vitnperio e nel diamante scritlo.
Non andar nudo Non morder, Won
e ferro,
gnardi da farmi despilto.
Per cbe
E
O.
a torre a
se non sai,
s'
1'
api
il
mele!
e pietra, o pane!
gir discalzo a seminar le spine!
IVon spregiar, mosca,
Se sorce
sei,
non
Fug-gi le volpi,
E
credi a
d' aragiie le tele!
seg-uitar le rane!
o sangne di galline,
V evangelo,
Che
dice di bnon zelo:
Dal
nostro
Chi
vi
campo miete penitenza,
gitto
d'
errori
la
semenza.
;
PRO EMI ALE S C
A
L'
EPISTOLA T T A
I
It
ILLUSTRISSIMO ET ECCELLENTISSIMO
SIGNOR DI MAUVISSIERO, CAVALIER DE L' ORDI\E DEL RE, E CONSIGLIER SUO PRIVATO CONSIGLIO, CAPITA NO DI cinouant' tjomini d'arma, GOYERNATOR GENERALE DI S. DESIDERIO, ET A M B A S C I A T O R DI FRANCIA IN INGHILTERRA. BEL
\Jr
eccovi , signor
,
presente , non un convito nettareo de
non un protoplastico
fitonante, per inia maesta;
desolazione
Luculio
non
,
non quel
;
per una ricchezza
di Tieste
plicio
;
non
non de
un Arciprete
nifacio si
gioso
,
si allegro
fiorentino si
bagattelliero
gico
,
si
si
,
,
comico
comedia
clie
,
bolognese ,
non
;
di
per una
,
ma uu
:
disciplinale
si
,
si serioso ,
non di Tantalo filosofia
si
si
aspro
grave
certo credo
sione da devenir eroico dismesso
,
,
si
,
si
,
,
,
*) **)
V. Ester.
Simico **)
,
1.
Forte cinico
1
}
di
per un sup-
bagattelia; ;
non
d'
,
per
non
un Bo-
convif o si grande,
sacrilego
si
si reli-
,
si
,
magro
sardanapalesco,
uiaf taccinesco
,
si tra-
che non vi sard poca occa-
maestro
discepolo
miscredenle, gajo triste, saturnino gioviale, leggiero canino liberale
non
;
Diogene
giocondo
si
cinico
si
,
,
Al-
per un sacrilegio
,
per una Bernesca
,
colerico
grasso
si
,
per una
,
Licaone
le sanguisiighe
maestrale
si
,
di
per una
,
di Pogliano
candelajo
picciolo
non
;
,
per un misterio
*)
,
per una tragedia ;
,
di Plalone
una iniseria; d'
Assuero
d'
1'
per una imiana
consulare
,
sofista
,
cretlente
ponderoso,
con Aristotele,
U7 con
filosofo
Eraclito.
Pi.no o,-a,
rflente
Vog-lio dire
dopo
,
C(m
Democrito
arete
cli'
piangeute
?
odorato
con
CQn
Peripate-
i
mangiato con i Pitagorici, bevuto cou li Stoici , potrete aver ancora da succliiare con guello, die, mostrando i denii, avea un riso si -entile, die con la bocca toccava I' una e tic!,
altra
1'
oreccLia.
Per che,
midolla,
trovarete
taarca de
li
scellar
Mi
cosa
Gesuati,
le sciuiie,
Fu
ceneri?
romper
De
le
e cavandone le
,
san Colombino,
qualsivoglia mercato a
qualsivoglia
Che vuol
ceueri.
dir
innaute?
,
P asma-
cemiterio.
die comito e qnesto?
,
posto forse qnesto paste
vi
ossa
I'
dissolnto
silenzio
die simposio
Che cena?
cena.
far
far impetrar
c
diinaudarete:
rompendo
da
E
cena
una
de le
potrassi forse
dir qua:
Chterem lanquam pattern manihicabam? No; ma e un comito, fatto dopo il tramonlar del sole, nel primo giorno de la qnarantaua, detto da nostri preti dies cinerum, e talvolta giortto del memento.
Nou
gia iâ&#x20AC;&#x17E;
ben creato venne 5
In die versa qnesto convito
V
considerar sig.
non
Folco Grivello,
die,
per csser spettatori
un
voler
veder,
et auditor!,
quaniuncp.e
tastiche beffaue,
doi sogni,
del
si
mentre
gusta e mastica, grafidie,
altre
va
si
raziocinali
vedrete
furouo
vi
puo nafdra
due ombre,
criveliando
il
nel
altre
,
si
present!;
ma
due fan-
quaAme:
istoriale,
speculazioni
cou-
civilissimi,
in far
e due febbri
senso
moral!
matematicLe,
nobile e
ouorata stanza
tirano a proposito topografiche,
altre metafisicbe, altre
Onde
a la cui
circa gli onorati costumi di que' signori
circa
die
questa cena?
,
aniino e gli effetti del molto
e poi si altre geo,
ancora
altre naturali.
fkimo dialogo proposti in campo doi nomi loro , se la vorrete capire; se-
suggctti con la ragion de'
condo in grazia loro celebrata la scala del numero biuario; terzo apportate le condizioni lodabili de la ritrovata e riparata filosoHa; quarto mostrato, di qnante lodi sia capace il Copernico; qninto postivi avanti
li
tia
gli
questo, e
Vedrete
frutti altri
de
la
modi
nolana
fiiosofia,
con
la
different
di filosofare.
nel
seco.ndo dialogo prima la causa originate de cena; secondo una cb-scrizion di pass! e di passaggi , die pin poetica e tropologica forse, die istoriale, sari da tulti judicata; secondo, come confusainente si precipita la
in
rale,
dove
par,
die con
gli
ocelli
di
una tojografia mo-
Linceo
quinci e quindi
;
118 gnardando , non troppo fermandosi , cosa per cosa
cammino;
suo
che lion sia minuzzaria
vada ad
non basta empir
far
'
semplice ritratto de
e vi fa veder qua
nn cavallo
nn corno
qnello
et
mentre basta
;
orecchie
de
,
di colni
,
una mina
1'
come dicono,
drete quel
dialogo con
per
vi di-
di finmi,
nn
,
asino,
veder una testa
altro
nn quarto
di
,
di
cosiui
di
,
qnesto con uu gesto,
,
e gindica
sorte che
di
viene ad isto-
,
Cos! al proposito leggete, e ve-
la figm'a.
Ultimo
conclude qnel benedetto
si
esser ginnto a la stanza,
1'
qnal
qnesto far
che voglio dire.
,
al
di
,
vi
che nasce,
sol,
che non tiene qnello e quell' altro ,
,
11011
una selva,
ivi
dietro
il
anco ,
di fonti,
,
nn mezzo
intiera descrizione
1'
ma
,
nn porco , nn cervio
,
con maggior satisfazione di chi rimira riar,
istoria
arbori
gli
che
arte a la nalnra,
1'
straccio di cielo, in qnel canto
nn
1'
fa
mi par
com' un pittore,
nn regio palagio,
e da passo in passo nn nccello
1'
con
de le pietre, di monti, de
di colline;
ne sassetto,
cio fa ginsto
e confonnarsi
qnadro
il
ping-e
la
il
ne petrnccia,
,
Et in
iiitoppare.
mentre
,
contempla le gran macchine,
che
oltre
esser graziosamente ac-
colto, e cerimoniosamente assiso a tavola.
Vedrete
dialogo
terzo
il
poste del dottor Nimdinio
secondo
,
il
diviso in cinque
,
immero de parti
una e de
la
prima versa circa la necessity de
la
seconda esplica V intenzione del Copernico,
d'
nn dnbbio imporJantissuno
circa
la vanita del studio di perspettivi
zione de
nnova,
la qnautita
risolnta
mole de
,
circonferenza particular!
mondo son
li
;
di corpi
miiverso
1'
del
,
mondo
ch' e
mondani,
universale
duto,
e credere altrimenti;
lettnali
,
e che non
d'
nn argomento
meno
individni
vlvere e vegetar
nel ,
e
,
celesti
porge circa qnesto
la terza mostra
e dichiara, si
cerca
come
,
ch'
il
essere il
fnsse
ceutro
mi
modo
infinita
o la
,
de' corpi
esser coiu째ormi in materia qnesto li
mondi, che
e ch' e cosa da fancinlli aver cre-
,
e che quei son tanti animali intel-
in tpielli vegetano
semplici
dorso
mostra
,
determina-
la
dctto globo de la terra, con
corpi de gli altri astri
et inmnnerabili
lnminosi
altra lingua
1'
dona risolnzione
circa
ottici
e che in vano
,
la quarta affenna,
nostro
fenomeni
li
et
e certissima dottrina;
de la consistenza la
corpi
di
1'
le pro-
de le qnali
,
di
,
,
et
intendono molti
e composti,
qnesto;
la
qninta
apporto Nnndinio al fine,
che veggiamo per occasion
mostra
la
va-
119 due grandi persuasioni
di
nija
sono
et altri
iiecessario
il
acciecati
stati
moto de
si
con
,
ban possuto 'credere,
esser vero e
,
e son stati si impediti, che non
la terra,
quello
vengono discoperti molti
quali e simili Aristotele
le
non viddero
che
,
esser possibile;
de
secreti
il
che facendosi,
natura sin
la
presente
al
occolti.
Avete nel principio del quarto dialo6o mezzo per rispondere a
esser favorita" da
d'
uno,
avaiiti
sito;
pin
e per mostrar
confonne a la vera teologia,
esser
filosofia
teologali,
et inconvenienti
ragioni
tutte
qnesta
Nel resto
vere religioni.
le
cLe non sapea ne
degna
e
vi
si
pone
ne diinandar a propo-
disputar,
quale, per esser pin impudeute et arrogante, pareva a
il
ignoranti pin
dotto
ch'
,
Ma
Nundinio.
dottor
il
li
vedrete,
che non bastarebbono tutte le presse del mondo, per cavar una
mandar Sinitho, de
e rispondere
mi
quinto dialogo
il
Qui primamente
ceua.
zione di corpi ne si
s'
apporta
eterea regione
1'
dice ottava spera,
cielo
,
non per
giuro,
vi
;
Frulla.
di
E
si trovi.
non conchiudere
rispetto, eccetto che per
e aflatto soggetto
de' rovesci
e
,
materia di far di-
ma
Teofilo,
il
che quella parte vi
rincresce,
S' aggiunge
prender
per
dire,
spampanate di Prudenzio
le
certo
suo
succhio dal
di
stilla
altro
si sterilmente la nostra
convenientissima disposi-
la
mostrando
che quello , che
,
non e
de le fisse,
si
fattamente un
cielo, che que' corpi, ch' appajono lucidi, siano eqnidistanti dal
ma
mezzo;
che
1'
uuo e
1'
altro
1'
imo da
1'
altro
biamo compresi per
tali
,
per
,
ma
noma
I i
secoudo
;
cagione
tal
,
che non sono
che sette n' ab-
,
che per la medesima ragione sono
innumerabili, quali da gli antichi
causa sou stati
piu che non possa essere
,
dal sole e da la terra
sette erranti corpi solamente
altri
che son distauti di lon-
appajono vicini,
tali
ghezza e latitudine
jiethra
,
e veri filosofi non senza
che vuol dire corridori, *)
,
che essi son que' corpi, che veramente
si
muoyono ,
non
e
1'
per
ima-
ginate spere; terzo, che cotal moto procede da principio interno
uecessariamente verila
*)
si
,
come da propria natura,
distruggono molti sogui,
Pare che qui
si
atria da atrium.
coafonchmo
il
et
anima; con
tanto circa
vocabolo
gr.
il
moto
aibpa
,
la qual
attivo
e
il
de
latino
120 lima,
la
T
sopra
moto da bii
et altre sorte
acque
1'
die par che
altre cose naturali,
die procedono con la stoltissiina ragione de la gravita e le-
,
colare
o circa
,
Quinto
proprio
il
centro
quanto
vedere,
fa
ogni moto naturale accostarsi al cir-
e dimostra,
corpi,
vita di
o circa qualch' altro mezzo.
,
si
renze di moii,
e
clie
quattro semplici
,
di questa filosofia
,
men
gravi
di
vedrete talvolta
se
debbano temere
che
Prudenzio.
tanta brevita e sufficienza
Or qua
che par
propositi,
e dice,
;
di aggiun-
compimento
al
una adiurazione
come con
,
gran cose.
si
manchi
quel che par che
et
difle-
ne meno di
Ultimo promette
e conchiude con
Resfarete maravigliato
espediscano
terra
con pin
non demio esser pin,
quelli
dialoghi
altri
questa
ma
ben che concorrano in un c,omposto
quali siano questi moti ne la terra.
gere p^r
che
necessario,
sia
muovano non con una,
aliri simili corpi
s'
quanto circa
principio di lor
il
Quarto determina contra que' dub-
esteriore.
efficiente
umori,
d'
conoscano
nante a la supei-ciliosa censura di Catone
non dubitate
,
certi
di farsi in-
per che
;
questi Catoni saranno molto ciechi e pazzi, se non sapran scuoprir quel ch' e ascosto
sia
una scienza
di tragedia
dove
,
di poesia
del matematico
signore
,
che
,
feriscono
1'
gli alfetti
,
^propositi
,
quattro
non e cosa
,
occasioiii
discorsi
i
,
le
,
rimettendo
qualche ragione.
i
,
moti
,
passaggi
proposte
tutto
che
dove
,
,
i
il
,
i
,
propositi
Se non
t
fallo invecc di sis ami
vanda vile, parola.
a
o
GiWiVO?
Gimwis
,
,
si ri-
gesti, et
,
i
rigore del giudizio di que'
,
che non v' e parola oziosa
,
cecini
ficulneo, spezie
di
;
e da disotterar cose di non
mediocre importanza, e forse pin la dove meno appare.
ovvero allude
i
consi-
non vi possa venir a proposito con
Considerate ancora
per che in hitte parti e da mietere,
*)
:
mentre
rincontri ,
or
fisico,
in conclusione
,
dove
le risposte
,
sotto
dove
,
abbia di suoi stracci
v'
i
,
dove lauda
,
logico
dialogo e istoriale
il
dove di comedia
dove ha or del
or del
,
che non
,
,
oratoria
d'
insegna,
or del morale
,
e sorte di scienza
derate
et
dove
,
occorono
vi
che non par che qua
insieme,
dove sa di dialogo
dove dimostra
vitupera,
non
ma
,
Se
siseni. *)
questi
sotto
tanti e diversi propositi attaccati
,
susine
vile,
,
Ouanto
zinzini , zizzanie,
inutile,
ballo satirico,
o Sviiiov
,
be-
non intendo
la
121 che ne
quello,
a
superficie
la
douato occasione di far
han modo con
presenta,
si
dialogo
il
di diveiiir piu cireospetti
verga
quell a
cou
,
quale
la
o lettori, e che vedranno
hanno per son
farsi
misura
si
poverta
nudita
,
Se
sare.
indignita
,
potran correg-gere
si
il
par
vi
mi
che
leneio
si
inezie e tanto indegno
de
1'
,
ma
;
sa])])iate
,
,
ch'
e il
li
si
possea
I'
uno e T
figlio
il
difetto
e
che
gravi
ritirar
e si degni propositi;
I fondamenti
grandezza
la
,
condizioue
Lascio
ch' e
volte ])orgiuta
,
e
manifesto,
i
un
del famoso
i
non rispondano
colori
ritratto
il
maestri de
minimo
V
che
,
passo
difeusor di Troia.
non
vi
si
pcrfeita-
tutto proj)i
al
il
,
ii,
piltore
con que' spazii e distanze, arte;
per che oltre che la
vicino al volto e gli occhi,
ove sou que' doi
che
che
occasione a grau-
a
dietro,
o
Pur
que
1
tal
non da
discostar
altro canto, seuza tiuior di far quel salto
atteso
Ne
fanciulla.
han porgiuto questi
n' ,
proveuuto da questo
campo era troppo
questo ritratto, tutti;
una
d'
deliueamenti non vi parrauuo
sogliou prendere o
slimarebbono puuto, o
le
e di bontade.
non ha possuto esaminar
tavola,
,
si
invenzioni.
han molte
ritrarre vi par che
vho
sig-nor,
se le scosse
sciocchezze e pazzie sogliono provocar gran et
e delitti
Se nel
che,
occasioni possono essere di tutte sorte,
1'
dissune regole di giustizia
inente al
al
per che cose mininie e sordide son semi di cose
;
giudizii,
errori
vergogna
per
,
non vogliono confes-
e prenderla per occasione.
,
grandi et eccellenti: consigli,
che
e vedendo la Sua
che sappiate , esser differenza da togliere una
edifico
tutti effetti
Que',
spese. ,
cuojo;
uou
denno esser proporzionati a
nobilita
se
,
il
campo
abbiamo voluto esagerar
in \ero
clie
occhi
stimaste degno di riprensi one per quel, che sopra
per che son certo
gli
g-li
che se fussero palpate
,
cosa per fuudamento
per
alfrui
dorso di alcuui suppositi, considerate,
il
sentirebbono piu
si falte
cui altri son tocchi,
1'
o cnoprira
,
fussero a cento doppia maggiori,
dottori,
modo, con
se non per ainore
,
che quesli auimali non han
,
che saranno spelta-
noslro Teofilo e Frulla troppo grave e rigi-
il
damente toccare
vorrei
,
imparar a
et
e con la
velluio,
il
Que Hi
o puuti, aprirauno forse
feriti,
ineno
accorti
e comedia,
,
cpiando misurano gli uoinini
,
lance di metalli hilanciano gli aniini. tori,
quclli die n' han
e forse una satira
,
,
clie
qiiaT e,
feo
il
preudete
cento, que' mille, que'
manda per informarvi
di
quel,
cfce
122 sapete
ne per gi linger acqiia al rapido fiiune del vostro gindizio,
,
ma
et iugegno;
conosciamo per6
dispregiar
son cerlo
che
de
dona,
s'
e
ch'
,
al
a
a
gratitndine de
la
de la anano, che
i>resente
che siete pin viclno,
voi,
e
vostro
tetto,
qnesto
terreno
prodncesse
,
altri
le stelle
se
e
,
occhio
con cui
Ouesto
e vi mostrate pin e pero
,
vi siete
qnesto
in
clima,
1'
altro
che voi
,
a voi
si
altezza di si
sua fama fa
et
e
,
il
di
cin-
per grazia
qxial
che gli venga a levar
il
che in qnesta Britannia rappre-
magnanimo,
rintrnonar
qnando
spaventi
al
dove, se
riflesso raggio dentro qnella bnca,
consacra,
generosissimo petto de
che dal
che
,
Nolano
il
pnr, per non farlo pin povero di quel cinico mascal-
cbe sapete; sentate
a voi
vedreste pin
,
qnesto Diogene,
corteggiar
non have
;
di vostra casa;
Alessandri magni
tanti
accolto
che manda fnori mille torvi gigantoni,
vece
in
avete
eminente
zone, manda qnalche diretto o
selve,
aifetto
Oltre
1'
vi porge.
ossequii
nostri
liberalita
pin
luogo
quecento venir a
,
nostro Nolano
al
di
1'
oro non son difficihnente Diogeni
miuiificenza
con tanta
che
sogliamo
noii
inercanti seuza coscienza e fede son facilraeute Cresi, e
i
sole,
vivo,
generoso aniino vostro drizzara
il
degno supposito
virtuosi senz'
de
ordinario, ben che
1'
al
e la rappresentazion di quelle.
ritratto,
pin favorevole
e
,
piii
dove li
il
clie
drizzato
propizio reso
pin perfettainente
considerazion pin
la
si
che secondo
per che so, cose
le
irato
freme
gli
l'
si
grande
Enropa
e si poteute re,
,
con la voce de la
estremi cardini de la terra;
come leou da
,
,
1'
alta
spelonca ,
qnello
dona
orrori mortali a gli altri predatori potenti di qneste
qnando
si
riposa
e
si
qnieta,
liberale e di cortese amore, ch' infiaimna
e dissolve
rigor de
1'
manda il
artico deserto
1'
orsa gelata
1'
etenia enstodia del fiero Boote si raggira.
,
il
vampo
tal
di
tropico vicino, seal da
Vale!
,
che sotto
D
A L
I
G
P R
M
I
O.
Intexlocutori: S
in
i
t
L
Teofilo,
o.
Prudeflzio,
filosoib.
pedante.
Frulla.
S I
in
t
i
h
o.
arlavan ben latino ?
Teo. S in i. Teo. Smi. Teo. Smi. Teo. Smi. Teo. Smi. Teo.
Si.
Galantuomiui
?
Si.
Di bnona riputazione? Si.
Dotti? Assai coinpelentemente. Bencreati,
cortesi, civili?
Troppo mediocremente. Dottori?
Messer,
padre,
si,
si,
madonna,
madre,
si,
si,
credo da Oxonia.
Smi. Oualifieati ? Teo. Come no? nomini da un
velluto,
e
1'
altro,
area
de' qaali
per dio
dodici anella in due
,
scelta
,
due catene
di
roba lunga , vestiti di oro lucente al collo,
d'
con miella preziosa
mano
,
contenea
clie
sembrava an ricchissimo gioielliero, che ti cavava g-li occlii et il core, quando la vag]ieÂť-;iava. Smi. JMoslravano saper di Greco?
Teo. E di Prn. Togli
dita,
birra eziandio. via quell eziandio, poscia e
una obsolela
et an-
tiquata dictione.
Fru. Tacete, maestro, che non parla con voi, Smi. Com' eran fatti? Teo. L' uno parea il conestabile de la gigantessa P
altro
T amostante de
Smi. Teo.
dea de la riputazione. Si che eran doi? Si; per esser cpiesto nn numero misterioso.
Pi
Ut
u.
esscnt
duo
e
la
testes.
o
I'
orco,
124 Fru. Che intendele per quel testes? Pru. Testimouii, esaminatori de la nolana
At
suffieienza.
mehercle! per che avete detto , Teofilo , che il numero biiiario e misterioso? Teo. Per clie due sono le prime coordinazioni , come dice curvo e relto , destro e siuistro e finito et iiifinito , Pita^'ora Due sono le spezie di numeri: pare et imvia discorrencJo. Doi sono pare, de' quali 1' una e maschio, 1' altra e femina. :
li g-li
:
la vita
di cjuelli:
con
il
e divino,
superiore
Cupid i afli de
cognizione
:
vero et
il
quale
tendono
gli oggetti
sono le spezie di moti: retto, conservazione , e circulare, son li principii essenziali de le
a
Doi
col quale si conservano.
Doi sono
Due
bene.
il
corpi
i
Doi sono
inferiore e volgare. et alfetto.
,
la
Due le specifiche diiferenze de la semplice e inisto. Doi primi contrarii caldo et il freddo. Doi primi pareuti de
cose: la materia e la forma.
sustanza
raro e denso
:
et attivi principii: le cose naturali
F r u.
uscirono
ne
segni
celesti
fieri: cavallo , militudine de 1'
Due
Le
e
sono
la
,
e
,
i
de'
corifei
spezie di
nolite
ad imagine e
si-
et il barbogianni in
reiiquie di la
faro un* al-
,
area a due a
1'
Doi sono
gli animali
onorate
et
Sassetlo
ne
sono le
scimia in terra
false
le
denti di
i
:
Doi son
mulo. :
entrorno
Due
taunts.
et
uomo
bestie
a due a due.
ancora
(tries
:
questa patria
al proposito di que' prefati doi
binario.
del
due;
cielo.
sole e la terra.
Conforme
scala
tra
il il
:
,
barba
Fierze
*)
in
Pielruccia.
di
disse il profeta aver pin intelletto, bove , per che conosce il suo possessore , e 1' asino , per che sa trovar il presepio del padrone. Doi furono le misteriose cavalcature del nostro redentore, che et il novello gentile: siguificano il suo antico credente Ebreo , 1' asina, Doi sono da questi li nomi derivalivi, et il pullo. ch' han formate le dizioni titulari al secretario d' Augusto: AsiDoi sono i geni de gli asini: domestico e salnio e Pollione.
Doi sono ch'
il
vatico.
Doi
1"
d'
i
Israele
eternita
nomi
i
il
:
lor pin ordinarii
piramidi
sono le
che
animali,
gli
popolo
,
ne
le quali
colori:
bigio
denno esser
e
morello.
scritti
di questi doi et altri simili dottori:
orecchia del caval di Sileno,
e la sinistra de
1
l
Due
e dedicati a la destra
antagonista del
dio de gli orti.
Pru.
Optimae indolis ingenium!
enumeratio minime con-
icmnenda !
Fru.
Io
mi glorio, mio discorso
messer Prudenzio mio,
per che voi
che sete pin prudente , che 1' istessa prudenzia, percio che sete la prudenzia mascitlini gtteris. Pru. Neqne id sine lepore et grazia! Orsu isthaec mittaapprovate
*) Cosi
-
il
il
testo.
,
Foise T'irenze?
:
!
:
125
mm
encomia!
Scctcamus ,
quia,
vi ait Pcripateticorum prin-
ceps, scdendo et quiesccndo sapimus ; e cosi insino al tramonlar del sole protelareino il nostro telralogo circa il successo del colloquio del iXoIano col dottor Torquato, et il dottor
Nuudinio.
Fru. Vorrei
sapere
quel,
die
volete
inteiulere
per quel
tetralogo.
Pru. Tetralogo dissi io, iciest, quafuorum sertno, duorum sevmo , trilogo trium sermo,
dialogo vnol dire
come e cosi
oltre, de pentalogo eplalogo, et altri, che abusivamente si chiamano dialoghi, come dicono alctmi quasi diversorum log hi ma non ••verisimile, che li greci inventori di queslo nome abbiao qtieila prima sillaba: di, pro capitc illius latinae diclionis: ,
diversum.
Smi. grannnatioa
Pru.
Di grazia, signor maestro, lasciamo questi e venemo al nostro proposito O sacclum! voi mi parete far poco conto de
rigori di
,
le buone uu buon tetralogo, se non sappiamo cbe significhi quesla dizioue: tetralogo? et quod pejus est, pensaremo, che sia an dialogo? Nonne a dejinitione et a nominis ecrplicatione exordicndum, come il nostro Arpinate ne insegna? Teo. Voi, inesser Frudenzio, sete troppo prudente Lascia-
Come potremo
lettere.
mo,
vi priego,
questo
nostro
siamo
quattro
e
far
questi discorsi grammatical! , e fate conto, che ragionamento sia an dialogo, atteso che ben che in persona, saremo dui in officio di proponere
-ispoudere
di ragionare et ascoltare. , Or, per dar principio e negozio da capo, venife ad inspirarmi , o Muse! Non dico a voi, che parlate per gonfio e superbo verso in Elicona: per che dubito , che forse non vi lamentiate di me al fine i
riportar
qnando
il
dopo (aver
varcati
si
discalze
e
perig-liosi
nude
fatto
mari
si
lnngo
e
fastidioso
gustati si fieri costumi
,
peregriaaggio, ,
vi
bisognasse
tosto ripatriare,
per che qua non son pesci per Lombard!. Lascio , che non solo siete strauiere, ma siete ancor di quella razza , per cui disse mi poeta
Non fu mat Greco
di malizia netio. posso inamorarmi di cosa, ch" io non vegga, altre, altre sono che m' hanno incatenata I' alma. voi altre •Jnnqne dico graziose, gentili, pastose, morbide, giovani, belle,
Oltre
che non
A
diUcate, biondi capelli, sncchiose, occhi divini
,
per
le
quali
tanti
bianohe guance, petti
pension
di
smalto
fabrico
ne
,
la
vermiglie gote, labia e cuori di diamante,
mente,
tanti
alf-tti
accolgo nel spirto,
tante passioni concepo ne la vita, tante lacrune verso da gli occhi, tanti suspiri sgoinbro dal petto e dal cor sfavillo tante fiamme , a voi, Muse d' Inghilterra , dico, iuspiratem., soffiatemi, scaldalemi , accendetemi , lambiccatemi,
e liqnore, datemi in succhio, e fatenii comparir con „n p.cciolo dilicato, stretto, corto, e succinto epigramraa.
r.solvetem. in uoi.
126
ma
con una copiosa e larga vena di prosa lunga, corrente, grande e soda: onde non, come da un arto calamo, ma come da un largo canale, mandi i rivi miei.* E tu, Mnemosine mia, ascosa sotto trenta sigilli , e rinchiusa nel terro carcere de 1' omAi di passati bre de le idee , intonami un poco ne I' orecchio veunero doi al Nolano da parte d' im regio scudiero facendogV intendere , qualmente colui bramava sua conversazione , per et altri paradossi di sua nuova filointender il suo Copernico, Al cbe rispose il Nolano , die lui non vedea per gli sofia. ma per i proprii , quanto ocelli di Copernico , ne di Tolomeo , ben die quanto a 1<* osservaal giudizio , e la determinazione ; stima dover molto a questi et altri solleciti matematici, zioni , che successivamente a tempi e tempi giiuigendo lume a lume, ne lian donati principii sufficienti , per i quali siamo ridutti a quale non possea se non dopo inolte non oziose tal giudizio, Giungendo , die costoro in effetto son etadi esser parturito. come quelli interpreti , clie traducono da un idioma a 1' altro ma sono gli altri poi , clie profondano ne' sentiinenti, le parole E son simili a que' rustici , che rappore non essi medesimi. tano gli effetti e la forma d' un couflitto a un capitano assente le ragioni , e 1' arte , con la et essi non intendono il negozio , quale questi son stati vittoriosi ma colui , che ha esperienza , e Cosi a la tebana Manto, miglior giudizio ne 1' arte militare. che vedeva, ma non intendeva, Tiresia cieco, ma divino inter!
â&#x20AC;&#x201D;
:
:
:
prete, diceva: Visit*
carentem
Sed quo
Tu
vocat
magna pars veri latet, me patria quo Phoebus , ,
sequar.
inopem gnata geiritorcm regens, Manifesta sacri signa fatidici refer! Juris
Similmente che potremino giudicar noi, se le molte e diverse de 1' apparenze de' corpi superiori, o circostanti non ne fussero state dichiarate e poste avanti gli occhi de la ragione? Certo nulla. Tutta via, dopo aver rese le grazie a et infili dei , distributor! de' doni , che procedono dal primo ,
verificazioni
nito
onnipotente
lume,
et
aver
magnilicato
il
studio di questi
conoscemo apertissimamente , che donamo aprir e non porgli occhi a quello, ch' hanno ossei-vato e visto, gere il consentimento a quel ch' hanno conceputo, inteso, e degeuerosi spirti
,
terminato.
Smi. Copernico
Teo. ingegno sii
;
stato
Di
grazia,
fatemi intendere,
che opinione avete del
?
Lui avea un grave, elaborato, sollecito, e inatiiro nomo , che non e inferiore a nessuno astronomo che ,
avanti lui,
uomo, che, quanto
al
se
non per luogo
di successione e
tempo:
giudizio natftrale, e stato molto superiore
127 Tolomeo , Ipparco
a
appo
niinato
da
liberalo ti
losofia
:
natnra,
,
Eudosso ,
vestigii di
cpiesli
e
tutti
al
:
gli altri
ch'
,
cLe e diventtto
,
han cam-
per essersi
de la commune e volgar pero non se n' e molto alper clie lui piu stndioso de la matematica , cLe de non La possuto profondar e penerrar sin tanto, clie alciuii
presuppositi
non voglio
,
lontanato la
i
dir cecita
falsi
ma
,
potesse a fatto toglier via le radici
d'
inconvenienti e vani priu-
onde perfettamente sciogliesse tntte le coutrarie difficulta, e venisse a liberar e se, et altri da tante vane inquisizioni ne cipii,
le cose costanti e certe.
Con
ditto cio
clii
potra a pieno lodar
magnanhnita di qnesto Germano , il quale , avendo poco riguardo a la stolta molt it udine, e stato si saldo contra il torreute de la contraria fede , e ben cbe quasi iuerme di vive ragioni, ripigliaudo quelli abbietti, e rugginosi frammenti, ch' ha possuto aver per le mani da 1' antichita , li ha ripoliti , accozzati , e matematico , che natural risaldati in tanto con quel suo piik discorso , ch' ha resa la causa g'va ridicola , abbietta e vilipesa la
onorata
pregiata
,
piu rerisimile
,
che la contraria, e certissima-
,
mente coinoda et ispedita per la teorica e ragioue calculatoria ? Cosl questo Allemano , ben che non abbi avuti sufficienti modi, per
quali
i
bellare
,
,
oltre
il
resistere
terminare
ne
ch' al fine si
potesse a bastanza viucere
,
e supprimere la falsita
,
ha pure
fissato
il
de-
,
piede in de-
1' animo sxio , et apertissimamente confessare, debba conchiudere necessariamente , che piu tosto
si muova a 1' aspetto de 1' uuivcrso , che sii posche la generality di tanti corpi innumerabili , de' quali molti sou couosciuti piu magnifici, e piu grandi , abbia al dis|>etto de la natura , e ragioni , che con sensibilissimi moti cri-
questo globo sibile
dano giri
,
il
et
contrario
conoscere
,
questo per mezzo
Chi dunque
infiussi.
sard
si
e base de' suoi
villauo e discortese verso
uomo , ch' avendo posto in obblio quel tanto, ha fatto con esser ordmato da li dei come una aurora , che dovea precedere 1' uscita di questo sole de 1' antica vera filosofia , per tanti secoli sepolta ne le tenebrose caverne de la cieca, maligna, proterva et hivida ignoranza, voglia, notandolo per quel , che non ha possuto fare , metterlo nel medesmo il
studio di quest'
ch'
nuinero de la gregaria moltitudine precipita piu per
,
che discorre
,
si
guida
,
e
si
orecchio d' una brutale et ignobile fede, che voglia coinputarlo tra quei, che col felice inge^no il
senso de
1'
han possuto drizzare , et inalzarsi per la fidissiina scorta de V occhio de la divina intelligeuza ? Or che dir6 io del iVolano ! Forse per essermi tanto prossimo, quanto io medesmo a me stesso , non mi converra lodarlo? Certamente uomo ragionevole non sara , che mi riprenda hi ci6 , atteso che questo talvolta non solamente convieue , ma e anco necessario , come bene espresse quel terso e colto Tansillo: s
;
:
128
Ben ch' ad un uom, die Di se stesso parlar molto Per die
Non
U
la lingua, ow' il
pregio et onor brama, sconvegna, cor feme et ama,
fede degna y precon de la sua fama
e nel suo parlar di
esser altrui
Pur qualdie volta par die si convegna, Quando vicn a parlar per un di dui: Per fuggir biasmo , o per giovar altrui. un tanto supercilioso , che non voglia a proposito sappia , clie o come propria alcuno patir la lode propria quella laholta non si pud dividere da sui present! j e riportati
Pure
se sara
,
,
Chi ripreudera Apelle
effetti.
lo vuol sapere,
dica
che presentando
,
1'
opra
tjuella esser stia inanifattura ?
,
,
clii
a
clri
biasi-
ad un, che dimanda 1' autore di quesla magnirisponda esser slato lui ? Or duncpie a lin ch' intendiate il negozio presente , e 1' importanza sua , vi propono per una conclusione , che ben presto facile - e chiarissimamente che , se vien lodato lo antico Tifi per avere rivi si provara
mara Fidia,
s'
lica scoltura
,
:
trovala la prima nave,
e con gli Argonauti trapassato
il
mare,
^dudaoc nimiuni , qui fret a primus Rate tarn fragili perjida rupit, Terrasque suas post terga videns, jlnimam levibus credidit auris se
tempi vien magnificatŠ il Colombo, tempo prima fu pronosticato
nosrri
a'
di chi tanto
per esser cohii,
lenient annis Saecula seris , quibiis Oceanus J'incula reman laacet , et ingens Paicat tellus, Tiphysque novos Detegat orbes , nee sit ierris Ultima Thule
â&#x20AC;&#x201D;
che de' farsi di questo cielo
,
di scorrere la
,
il modo di montare al de le stelle , lasciarsi a le Li Tifi nan rifirmamento ?
che ha ritrovato
circouferenza
spalle la convessa superficie
del
perturbar la pace aJtrui, violar i patrii genii de le regioni, di confoudere quel che la provida natura distiuse, e granger vizii a' vizii de j>er il commerzio radop])iar i difetti,
trovato
modo
il
di
con violenza propagar nuove follie, ove non sono , conchiudendosi al fin pin saggio, quel ch' e pin forte, mostrar nuovi Studii, istruet arti di tiraunizar , et assassinar 1' un 1' altro , per raenti ,
r una e
e piautar
1'
altra generazioue,
1'
inaudite pazzie,
merce de' quai gesti tempo verra, male spese imparato, j>er forza de sapianno e potraimo niziose invenzioni.
reuderci
simili
ch"
avendono quelli a sue de le cose,
la \icissitudine
e peggior frutti di
si
per-
129 Candida nostri satcula patres Videre procul fraudc remota:
Sua quisque piger liltora tangens, Pairioque setter fraclus in arvo Parvo dives, nisi quas tulerat Naiale solum , non nor at opes. Bene
dissepti
foedera vtundi
unum Thessala
Trajrit in
Jussitque pati verbera
Parlemque
Mare
meiits fieri nostri
sepostum.
II
Nolano
1'
aniiuo uinano
per
,
cagionar e
simo carcere de
1'
elfetti
aria
l'
ali,
de
le chiinere di quei
,
quasi Mercnrii
,
la lerra,
1'
onde a pena come per
lontanissime stelle
artis-
certi
e gli erano
,
il velame di queste veramente la su si ritrovas.se, e libech' essendo useiti dal fango e caveme et Apollini discesi dai cielo, con niol-
tiforme impostura ban ripieuo
come
disciolto
nou volasse ad aprir
a fin clie
linvole e veder quello, die
rani da
rinchinsa ne
era
ch'
turbulenta, Ic
ha
tutto contrarii,
al
cognizione,
la
bndhi avea faculta di riinirar
mozze
pinus,
]>oiiliim,
mondo
il
tutto
d' infinite
pazzie,
smorzando quel lmne die rendea divini et eroici gli animi de' nostri approvando e confirniaudo le tenebre caliginose de' anticlii padri bestialila e vizii
,
di tante virtu,
diviuita e discipline,
,
,
Per
die gia tanto tempo
umaiia ragione oppiangendo la sua si bassa condizione, a la divina e provida mente , die sempre ne 1' interno oreccliio le snsurra, si rivolge con simili accenti: Chi saUrh per me, madonna , in cielo, ^4. nportarnc il mio perduto ingegno? sofisti et asini.
pressa,
Or
lal
ecco quello,
corse
le fantastiche
die vi
altre,
cli'
ha varcato
trapassati
stelle,
le
il
muraglia de s'
le
J'
prime,
e ciero veder
cospetto d' ogni senso e ragione
si
posseano a
occlii
aperti ,
ottavc
que'
cliioslri
di
con
,
de
,
,
iliuminati
i
fatte svanir
none,
spere,
filosofi
la
cielo, dis-
il
mondo,
del
decime et
per relazioue
volgari,
cosi al
cliiave di solertissima
la verita,
che da noi aprir
niidata la ricoperta e velata natnra,
le talpe,
gli occhi e
penetrato
aria,
margiui
ii
avesser potato ag-g-inng-ere
de' vani matematici,
inquisizioue
1'
volta nel suo hicido intervallo
ha
dona'.i gli
che non possean fissar tanti specchi, che da ogni
ciechi
,
mirar 1' iuiagin sua in opponeano; sciolta la lingua a' muti, die non sapeano e non ardivano esplicar gl' intricati sentimenti; risaldati i zoppi , che non valean far quel progresso col spirto , die non pu6 far 1' ignobile e dissolubile composto , li reude non m<-u present! , che se fussero proprii abitatori del sole, de la lima, et altri uomati astri; dimostra, qnanto siino simjli, o dissiuuli, lato
li
s'
y
;
130 maggiori, o peggiori que' corpi, clie veggiamo lontauo a quello, che n' e a presso, et a cui siamo tuuti; e n' apre gii occhi a veder qiiesto mime , questa nostra madre , clie nel suo dorso ne dopo averne produtti dal sno grembo, alimenta e ne nutrisce , et a non pensar oltre, al qual di imovo sempre ne riaccoglie , et anche feccia tra le lei essere nn corpo senza alma e vita ,
A
qiiesto modo sappiamo , che , se noi fussustanze corporali. simo ne la lima , o in altre stelle , non saremmo in loco molto
a
dissimile
qiiesto
,
corpi cosi bnoni
altri
maggior gliaja
,
tanti
,
forse
,
et
in
peggiore
muni
che son
,
infinito
eterno
et
immensa
tante
di
Non
fantastic!
esser
e per la stelle,
centenaja di lni-
contemplazione
efficiente.
nata la nostra ragione coi ceppi Conoscemo, otto, nove e dieci.
,
Cosi conoscemo tante
quelle
eh' assistono al ministerio e
universale,
come possono
,
anco migliori per se stessi
de' proprii aniinali.
felicita
tanti astri
e
e
del primo,
piii
mobili
imprigioe
che non e ch' un cielo
motori ,
una
dove quest i magnifici lmni serbano le proprie distanze , per comodita de la participazione de la perpeQuesti fiammeggianti corpi son que' ambasciatori , che tua A ita. Cosi annunziano 1' eccellenza de la gloria e maesta di dio. siamo promossi a scoprire 1' infinito effetto de 1' infinita causa, vestigio de 1' infinito vigore, et abbiamo dotil vero e vivo se 1' abbiamo a trina di non cercar la divinita rimossa da noi , pin noi medesmi siamo dentro a dentro che di anzi presso , , noi ; non meno che li coltori de gli altri mondi non la demio cercare a presso di noi, 1' avendo a presso e dentro di se, atteso che non pin la lima e cielo a noi , che noi a la lima. Cosi si pu6 tirar a certo miglior proposito quel che disse il
eterea regione
,
r
Tansillo quasi per certo gioco:
Se non togliete il ben, che v' e da presso, Come torvete quel, che v' e lontano? Sj?regiar il vostro mi par fallo espresso, E bramar quel, che sta ne V altrui tnano. Voi sete quel , ch abbandonb se slesso, 1
La
sua sembianza desiando in vano:
Voi sete il veltro , che nel rip trabocca, JMentre V ombra desia di quel cA' ha in bocca. Lasciate V ombre, et abbracciate il vero! Non cangiate il presente col fuiuro! lo d' aver di miglior gift non dispero
Ma
per viver
Godo
piii lieto e
piu
sicuro,
presente , e del futuro spero Cost doppia do/cezza mi procuro.
Con
cio
un
ara vinto
e
il
solo
,
:
ben che solo , pu6 e potra vincere ,
trioufara
contra
1'
ignoranza
generale;
et al fine
e
non e
!
:
:
131 dubbio
â&#x20AC;&#x201D;
ciecbi
e sorcli testiinonj,
se la cosa de' determinarsi non di
convizii
con
la moltitudiue di
ma con cLe conchiuda al line; per die in fatto tutti gli orbi non vagliono per uno, che vede, e tutti i stolli non possono servire per uu savio. Pru. Rebus, et in sensu , si non est quod fait ante, la forza
di regolato sentimento,
il
e di parole vane,
qual
bisogua
Fac vivas cortlcntus eo , quod tempora pracbcnt Judicium popufi nunquam contempsetU units, He nuUi placcas , dutn vis contemnere viullos. Teo. Oneslo e prudentissimamenfe delto in proposito convitto e reggiraento counuie,
ma
zione:
non gia
in
proposito
de la cognizione de la verita per cui disse il medesmo saggio sed a doctis ; indoctos ipse doceto!
e regola di coutemplazione
Disce ,
E
anco
del conversa-
e pratica de la civile
,
quel
die tu dici, in proposito di dottrina espediente a molti; e pero e consiglio, che rignarda la moltitiidine per che uon fa per le spalte di qnalsivoglia questa soma, ma per qnelli, cbe possono portarla, come il Solano, o al meno mnoverla verso il sno termiue, senza incorrere difficolta disconveniente , come il :
Copernico La possnto sione
di
qnesta
comiimcarla,
F
asino,
se
se
fare.
verita,
Oltre,
non denno
non vogliono lavar,
color ch' banno la posses-
ad
ogni
come
si
non vnolen vedere quel cLe san
sorte di persona
dice, far
i
il
capo a
porci a le
perle, e raccogliere que' fhitti del sno studio e fatica, che snole prodnrre la temeraria e sciocca ignoranza , insieme con la pre-
snnzione et
Di
incivilita , la quale e sua perpetua e fida compagna. que' dnntpie indotti possiamo esser maestri, e di qnei ciechi
che non per inabilita di natnrale impoteuza, o per , privazion d' ingegno e disciplina , ma sol per non awertire , e uon considerare, son chiamati orbi: il che awieue per la illiuninatori
pri-
vazion de F atto solo, e non de la facnlta ancora. Di qnesti sono alcimi tanto inaligni e scelerati, che per una certa ueghittosa invidia si adirano et inorgogliano couha coltii, che par loro voglia insegnare , esseudo , come sou crednti e, quel ch' b peggio, si credouo dotti e dottori , ardisca mostrar saper quel che essi uon sauno; qua li vederete infocar e rabbiarsi.
Fru. Come awenne a que' doi dottori barbareschi, de' quali F uu de' quali, nou sapendo pin che si rispondere,
parlaremo;
e che argiunentare
,
s'
alz6 in piedi, in atto di volerla fiuir con
una provisione di adagi d' Erasmo, o ver coi pugni , cridd quid? nonne Anticyram navigas? tu UU philosophorum protoplastes, qui nee PtoJomaeo, nee tot, tantorumque philosophorum, et astronomorum majestati quippiam concedis! Tu ne vodum in scirpo quaerites? et altri propositi, degni d' essergli decisi a dosso con quelle verghe doppie, chiamate bastoni, i
facchini soglion prender la misiira per far
i
con le quali giubboni a gli asini.
132
T e o. Lasciamo quest! propositi per ora ! Sono alcuni altri, che per qualche credula pazzia, temendo, che per vedere non si guastino, vogliono ostiuatamente perseverare lie le tenebre di quello i
felici
ch' lianuo
una volta malamente appreso.
e ben nati ingegui, verso
cjnali
li
Altri poi sono
nissiino onorato studio
e perso ; temerariamente uon giudicano , lianuo libero 1' intelse non inventerso ii vedere, e son produtti dal cielo , tori, degni peso esamiuatori , scrutator!, giudici, e testimonj de letto,
Di quest! ha guadagnato
la verita.
,
guadagna
,
e
guadagnara
Questi son que' nobilissiini Per che e dispntar con lid. di contrastargli circa queste materie,
assenso e 1' ainore il â&#x20AC;˘Aolano. ingegui , che son capaci d' udirlo 1'
in vero nissuno e degno che, se non vien contento di consentirgli a fat to , per non esser tanto capace, non gli sottoscriva almeno ne le cose molte, magche quello che non pud conogiori, e principal!, e confessi,
scere per pin vero
Pru.
>Sii
e certo
,
come
parer de gl! antichi
che
,
la si vuole
per che
j
,
sii
pin verisimile.
io
non voglio discostarmi dal
dice
il
saggio
:
Ne
1'
antiquita e
la sapienza.
Teo. E soggiunge: In
molti anni la prudenza. Se voi inche dite , vedreste , che dal vostro fondamento s' inferisce il contrario di cpiel che pensate: voglio dire, che noi siamo pin vecchi et abbiamo pin lung-a eta, che i nostri
tendeste bene
quel
predecessor!
intendo
come
,
in proposito.
per
Non ha
quel
che appartiene in
possuto essere
si
certi
maturo
il
giudizj,
giudizio
Eudosso, che visse poco dopo la rinascente astronomia , se pur non rinacque , come quello di Calippo , che visse trent' anni dopo la morte d' Alessandro magno ; il quale , come giunse d'
in esso
possea giungere ancora osservanze ad osservanze. Ipparco, per la medesma ragione, dovea saperne piu di Calippo, per che vidde la mutazioue fatta sino a cento nonanta sei anni dopo la morte d' Alessandro. !RIenelao , roniano geometra , j>er che vidde la dilferenza de' moti quattrocento sessanla dui anni
anni ad anni,
dopo Alessandro morto , e ragione che n' intendesse pii\ ch' Ipparco. Piu ne dovea vedere Macometto Ai'acense mille ducento e dui anni dopo quello. Piu n' ha veduto il Copernico quasi tempi a presso la medesma anni mille oitocento quaMa che tli questi alcuni, che son stati a presso, lion siino perd stati \nii accorti , che quei , che fnron prima , e che la moltitudine di que', che sono a' nostri tempi , non ha perd piu sale: questo accade per cid che quelli non vissero, e questi non vivono gli anni altrui, e, <piel ch' e peggio, vissero morti quell! e questi ne gli anni proprii. Pru. Dite quel che vi piace, tiratela a vostro bel placer, dove vi pare , io sono amico de 1' antichita , e quanto aj>partiene a' nostri
rantanove.
a le vostre opiuioni, o paradossi, non credo,
che
si
molti e si
133 sien
saggi
ignoranti
stati
come pensate
,
voi
et
altri
amici
novita.
di
Tco. Bene, jnaestro Pnidenzio, se questa volgare e vostra opinione per tanto e vera, in quanto eh' e aurica, certo era falsa, quaudo la fn nuova. Prima the fusse questa filosoh'a couforme al vostro fici
capo,
da' qnali
e
gici
la
verita.
nuovo
antico e
stata
fu quella de
prima
matemalici, da
alieni 1'
cervello,
miova
Frn.
:
,
si
li
Caldei,
Egizii,
prima memoria,
Pitagorici et altri di
,
ribellorno
questi
Maghi, Or-
couforme insensati
al
noslro
e van! lo-
nou tanto de 1' antiqnita, quanto Pouiamo dnnqne da canto la ragione de atteso clie non e cosa vecchia clie nou sii nemici
,
come ben
note* il vostro
Aristotele.
non parlo,
scoppiaro, creparo certo. Avete parlando a maslro Pnidenzio. Sapete , come intendo , eke Aristotele sii sno , i. e. Ini sii Peridi grazia, facciamo questo poco di digressione patetieo? detto:
il
S' io
vostro Aristotele,
â&#x20AC;&#x201D;
per
modo
porta do
di l'
pareutesi
!
â&#x20AC;&#x201D;
Come
areivescovato di Napoli
dui cieehi mendiclii
di 1'
nno
si
a la
diceva Guelfo,
e
ahro Ghibeliino, e con questo si cominciorno si crudameute a (occar 1* mi 1' altro con que" bastoni , cb' aveano , clie, se non fussero stati divisi , non so come sarebbe passato il negozio. In questo se li accosta un worn da bene, e li disse: Venite qua , in, e tu, orbo mascalzone clie cosa e Guelfo? clie cosa e Gbibellino? clie vuol dir esser Guelfo, et esser Ghibeliino? In verita 1' imo non seppe punto clie rispondere , nh clie dire. L' altro si risolse dicendo: il signor Piefro Costanzo, ch' e mio padrone, et al quale io voglio molto bene, e nn Ghibeliino. Cosi a punto molti sono Perijiatetici , che si adirano , si sealdano e s" imbragiano per Aristotele, voglion difendere la dottiina d' Aristotele, son inimici di que', che non sono amici voglion vivere e morire per Aristotele, i quali d' Aristotele, non intendono ne anrhe epiel che significano i titoli de' iibri d" Aristotele. .Se volete , ch' io ve ne diniostri uno, ecco coI"
!
f>tui
,
al quale
a volte
ti
ceps , un
Pro.
a\efe detto:
sfodera un
il
vostro Aristotele,
ylrhtotcles
Plato noster , Io fo poco
et
conto
nosier ,
e che a volte
Pcrijxitelicorum prin-
ultra.
del
vostro
cento,
niente istimo la
vostra stima.
Teo. Di grazia, non interrompete piu il uosrro discorso! Smi. Seguite, signor Teofilo! Teo. Not6 dico il vostro Aristotele che come e la vicissitudine de 1' altre cose, cosi nou meno de le opinioni et ,
efletti
diversi:
,
,
per6 tanto e aver rigiiordo
loro antiqnita, quanto voler deeidere,
,
a le filosofie ]>er le
se fu prima
il
giorno, o
Quello dunque , al ehe doviamo fissar 1' occhio de la considerazioue , e, se noi siamo uel giorno, e la luce de la la notte.
;
134 verita e sopra
il
nostro orlzonte, o vero in quello de gli awersiamo uoi in tenebre, o ver essi; et in
sarii nostri antipodi; se
conchisione, se noi, cbe diamo principio a rinorar 1' autica filosofia, siamo ne la mattina , per dar fine a la notte , o pur ue la sera, E questo certamente non e difficile per donar fine al giorno. a determinarsi , anco giudicando a la grossa da' frutti de 1' una Or veggiamo la differenza tra e 1' altva specie di coutemplazione. quelli e questi! Ouelli nel viver temperati, ne la niedicina esperti, ne la coutemplazione giudiziosi , ne la divinazioue siugolari , ne la magia miracolosi , ne le superslizioni providi , ne le leggi osservanti , ne la moralita irriprensibili , ne la teologia divini , in lutti effelli eroici , come ne mostrano lor prolongate vite , i meuo infermi corpi , 1' invenzioui altissime , le adempite pronosticazioni , le sustanze per lor opi-a trasformate , il coirvitto pacifico di que' popoli, stissiine
vestigi
,
altri
S m i. pensa
lor sacramenti
iuviolabili,
1'
esecuzioni
giu-
buone e protettrici intelligenze , et i durano , di lor inaravigliose prodezze.
ancora
cb'
,
Questi
li
la familiarita di
conti*arii lascio
Or
che
direte,
tutto il contrario
T e o. Non mi
,
esaminarli
al
giudizio
di cbi n' ba.
se la maggior parte di nostri tempi
e spezialmente quanto a la dottrina ?
per cbe, come e ordinario, quei, ; cbe manco iutendono , credono saper pin , e quei , cbe sono al tutto pazzi , pensano saper tutto. S i. Dimmi , in cbe modo si potran corregger questi ? Fru. Con toglierli via quel capo, e piantarline un altro. T e o. Con toglierli via in qualcbe modo d' argumentazioiie quella esistimazion di sapere , e con argute persuasioni spogliarli, quanto si pud, di quella stolta opinione, a fin cbe si rendano uditori ; avendo prima awertito quel , cbe insegna , cbe siino inOuesti , secondo 1' uso de la scuola gegni capaci et abili. maraviglio
m
non voglio ch' abbino faculta di esercitar interrogator , o disputante, prima cb' abbino udito tutto il corso de la filosofia; per cbe allora , se la dottrina e perfetta in se, e da quelli e stata perfettamente intesa, purga tutti i Oltre, s' awiene, dubbii, e toglie via tntte le contradizioni. cbe ritrovi un pin polito ingegno , allora quel potra vedere il tanto , cbe vi si puo aggiungere , togliere , correggere e mutare.
pitagorica e nostra, atti
d'
Allora potra conferire questi principii e conclusioui , e cosi ragionevolmente consentire , o dissentire , interrogare e rispondere per cbe altriinenti non e possibile saper circa una arte o scienza dubitar et interrogar a proposito, e con gli ordini cbe si couvengono , se non ba udito prima. Non potra inai esser buono inquisitore e giudice del caso , se prima non s' e informato del negozio. Pero , dove la dottrina va per i suoi gradi procedendo da posti e coufirmati principii e fondamenti a 1' edificio e perfezione di cose, che per quella si possono ritrovare, 1' auditore
135 tacilumo
essere
deve
credere
con
die
,
e
prima
,
progresso
il
d' aver tulto ndito et iuteso, de la doltrina cessaranno tutte
Altra consnehidine hanuo gli Efetici e Pirroui, facendo professione , che cosa alcnua non si possa saseni])re Yaimo diinandando e cercando , per non ritrovar
ditficultadi. i
quali
pere
,
,
Aon
giaminai.
ineno
ingegui
infelici
cose cbiarissime vogliono disputare di
tempo
iniaginar si possa
clie
,
;
son
qnei,
clie
anco
di
facendo la maggior perdita
,
e qnei
che per parer dotti,
,
non vogliono insegnare , ne imparare , ma solamente contendere et oppugmtr il vero. Smi. Mi occorre nn scrupolo circa quel clie avete detto, che , essendo una innmnerabil niohitndine di quei , clie presne per altre indcgne occasioni
uditi
e
come vedete
,
piene 1'
sapere
di
iiKinn
di
quest i
,
stimano degni
si
d'
essere
costantemente
per tntto le nniversita et academie son Aristarchi, cederebbono mi zero a clie non clie
altitonante Giove, sotto
i
qnali qnei, clie studiano, non aranno
cb' esser promossi da non sapere, una privazione de la verita, a pensarsi e credersi di saVedi duntpie , cbe pere , cb' e una pazzia et abito di falsita. Tolti da la ignoranza tli cosa ban guadagnato qnesti nditori semplice negazione son messi in qnella di mala disposizione, come la dicono. Ora clii mi fara sicnro clie , facendo io tanto dispendio di tempo e di fatica , e d' occasione di miglior studj non mi ayvenga quel cb' a la massima parte et occnpazioni, snole accadere, cbe in luogo d' aver comprata la dottrina, non m* abbi iufettata la mente di perniziose pazzie ? come io , cbe non so nulla, potro conoscere la differenza di dignita et indignita, de la poverta e riccbezza , di que' cbe si stimano , e son stiinati savj ? Vedo bene cbe tutti nascemo ignoranti , credemo facilm ente d essere ignoranti , crescemo e siamo allevati con la disciplina e consiietndine di nostra casa , e non ineno uoi ndiamo
al
line
guadagnato
altro
,
ch' e
!
,
,
1
biasiinare
le
avversarii
et alieui da noi
Non meno
in noi si piantano
leggi
,
li
tnra le radici del zelo
riti
,
,
fede
la
,
e
li
cbe qnelli di noi
per forza
di
costmni de' nostri e di cose nostre.
certa
nainrale
nntri-
di cose nostre,
cbe in qnelli altri molti Onindi focilmente ha possnto porsi iu nostri stimino far uu sarificio a li dei,
de le sue. , cbe i qnando aranno oppressi, nccisi, debellati e assassinati li nemici de la fe nostra ; non meno cbe qnelli altri tntti , qnando aran fatto il simile a noi. E non con minor fervore e persnasione di certezza qnelli ringraziano idio d' aver qnei lnme , per il quale si promettono eterna A-ita, cbe noi rendiamo grazie di non essere in qnella cecita e tenebre, cb' essi sono. queste
e divers!
consnetiidine
A
persuasioni
aggiungono le persuasioni di scienze. Io, o per elezione di qnei, cbe mi governaro, padri, e pedagogbi, o per mio capriccio e fantasia, o per fama d' un di
religione e fede
s'
:
136 non men con satisfazione
amino mio,
mi stimaro ignoranza d' un cavallo, die qnalsivoglia altro sotto mi meno ignorante, o pur dotto. Non sai, quanta forza abbia la cons net ndine di credere ad impeet esser nodrflo da fanciullezza in certe persuasioni,
dottorc,
aver guadagnato sotto
da
dirne
1'
manifestissime
cose
di
intelligenza
1'
tie
arrogante e fortunata
1'
;
non altrimenti
sono avezzati a mangiar veleno, la complessiou de' quali al fine non solamente non ne sente oltraggio , ma ancora se 1' ba convertito in nutriment o naturale Or di sorte cbe 1' antidoto istesso 11 e divenuto mortifero. dimmi, con quale arte ti conciiiarai queste oreccbie pin tosto tn, ch' accader suole a quel,
un
ch'
cbe ne
essendo
altro?
ad
inclinazione
che
attendere
1'
animo
tue
le
di quello e forse
proposizioni
cbe
,
meno
quelle
di
mill' altri diverse ?
T e o. le
abbia
Questo e dono de da
sorti
venir
farti
esistimazion
1'
et illiuninano
1'
di
li
del
vera
guidano e dispensano cbe non tanto , quanto in verita sii tale,
se
,
incontro
1'
a
ti
un uomo
guida,
interim tuo spirto al far elezione di quel cb' e
migliore.
S m i. inune
Peru comuuemente
a fin cbe
,
,
se
si
errore
si fa
va
a
presso
giudizio
al
quello non sara.
,
co-
senza gran
favore e compagnia.
Feo. Peusiero indegnissimo d' un uomo! Per questo.gli uomini savii e divini son assai pocbi; e la volonta. de li dei e questa,
atieso clie
non e comune
Smi. Credo bene,
cbe
e generate.
la verita e conosciuta
le cose pregiate son j)ossedute
da pocbi,
ma mi
da pocbissimi;
e
confonde,
cbe molte cose son pocbe tra pocbi, e forse a presso mi solo, cbe non denno esser stimate , non vagliono nulla , e possono esser maggior pazzie e vizii. Teo. Bene! ma in fine e j>iii sicuro cercar il vero e conveniente fuor de la moltiludine , per die questa mai apjiorto cosa ]>reziosa e degna, e semjire tra pocbi si trovomo le cose di perfezione e pregio, le quali se fusser sole ad esser rare et a presso rari, ognuno, ben cbe non le sa]iesse rilrovare, al meno le potrebbe conoscere. E cosi non sarebbouo tanto preziose per via di cognizione, ma di possessione solamente. SmJ. Lasciamo dimque questi discorsi, e stiaiao un poco ad ndire et osservare i pensieri del Nolano E pure assai, cbe sin ora s' ;..,.ia couciliato tanta fede, cb' e stimato deguo !
d'
essere udito.
Teo. sua
A
filosofia
nita,
lui sii
basta ben
questo.
forte a conservarsi
e far aperte le faliace
,
Or
attendete,
difendersi
de' sofisti,
,
quanto la
scoprir la va-
e cecita del volgo, e
voigar filosofia!
8 mi.
A
questo fine,
per esser ora notte,
tomarenio do-
!
137 mani qua a
medesma
ora
1'
rinconlri e dottriua del
Pni.
sopra
considerazione
e faremo
,
li
Nolano
nam jam nox
Sat prata blbevunt;
canlo
hitmida
praccipitat.
DIALOGO SECOND
0.
T e o f i 1 o. Di grazia, signor Allora gli disse il signor Folco Grivello: Nolano, faietni intendere le ragioni, per le quali stimate la terra muoversi! cui risposc, die lui non g-li arebbe possuto donar ragione alcuna , non conoscendo la sua capacita e non sapeiulo, come potesse da lui essere inteso , temerebbe far come quei , clie dicono le sue ragioni a le statue et andano a parlare Per tanto gli piaccia prima farsi conoscere con procon li morti. ponere quelle ragioni, che g-li persuadano il contrario, per che
A
;
e forza de
secondo il lume portando quelle, a questo
che per desiderio
,
esser date risoluzioni. clie tiene
,
che lui dimostrara apAg'giunse
ingegno,
1'
polraimo
gli
mostrar
di
,
imbeciilita
1'
pensano esser confirmati, se g-li farebbe non mediocre jiiacere di ritrovar persone , le quali fussero giudicate sufficienti a questa impresa , e di contrarj pareri per
lui
sua
modo
filosofia
principii
coi quali
,
verrebbe
g-li
rispondere e
presentata di
nel quale vi
si
prometto, disse allora clie
gentiluomini
molti
dopo mangiare
si
faccia
e tutte volte
,
clie
,
non e gran cosa
e dolti
cli'
si
sotto la
io
in
cbe
molti
lettere
,
dottori
di
E
si
,
in
sarete
a fin clie
Vi
esser presente
d'
per occasione ; cbe mi ritardi dal
mia elezione,
Ma
vi priego,
malcreate
palria
,
coi
di procedere
potesse desiderare.
per die quelli
â&#x20AC;˘
clie
,
cbe non mi
e poco iutendcnti
per , ba ragionato di
cerlo ebbe ragione di dubilare
questa
ba trovato nel modo
cbe d" altro, cbe cbe non dubit asse j
le ceueri,
personaggi
voi
presentara simile
persone ignobili,
speculazioni.
siinili
,
le vostre cose
non mancaro
stndio di voler intendere e sapere. fate veuir inanzi
:
e voglio
discussione di belle e varie cose.
Nolano,
il
,
op])orranno persone
non vi faran mancar materia di ]>rodur campo. Jlercoldl ad otlo gionii, clie saru de
forse
convitato con
dicln'a-
e disse
accetto la vostra proposta
fate gratissimo ofTicio;
determinare mi giorno,
,
tpiesta
di
quant o mi-
tanto migliormente,
contra la volgare,
Con
al ris])ondere.
potesse veder la \irtu de' fondamenti
3Iolto piaccpie al sig. Folco questa risposta
rare.
mi
si
occasione
glior
medesmi
sempre apparecchiato e pronto
sarebbe
questo
i
,
quali
aver pin del bifolco, il sig. Folco,
Kispose
cbe lui propone ,
son mori-
!
!
138 Cosl fu conchiuso.
geratissinii e dottissiuii.
giorno determinato
il
,
ajutatenii,
Muse,
Or
essendo venuto
a raccontare!
Pru. Apostrophe pathos, invocation poetarum more! Smi. Ascoltate, vi priego maestro Prudenzio Pru. Lubentissime. Teo. II Nolano, avendo aspettato sin dopo pranzo, e non i
,
stimo cpiello gentiluomo per altre occupao men possuto proveder al negozio, , pensiero, ando a rhnenarsi, e visitar alcuni
avendo nuova alcima
,
zioni aver posto in obblio
e sciolto da quel amici italiani e ritornando al tardi dopo
il
tergo
il
con
,
il
Febo avendo
rutilante
radiante capo ad illustrar gli anlipodi sen giva. ,
P r u.
Oli
s' io
,
tacete
sapessi
in cercarlo
e quando
Gum, il
vostro
!
e
dottori
,
i
quali
s'
viddero venire
dimora andiamo
senza
gentiluomini
istoria
clie il
sera al tardi giunto a casa ritrova avanti la porta e maestro
presto
1'
voi, per I
dunque, in uome del vostro diavblo
mess. Florio ,
â&#x20AC;&#x201D;
volto al nostro emispero
Fru. Di grazia, magister raccontate modo di recitare mi soddisfa mirabilmente
Fru. Or Teo. La
tramontar del sole,
il
:
Pru. Gia
e
,
tra
:
erano molto travagliati
oh
di grazia
,
dissero,
che vi aspettano tanti cavalieri, gli altri ve n' e un di quelli,
hanno a disputare , il quale e di vostro cognome. Noi dunsin adesso una que , disse il Nolano , non ne potremo far male ch'
:
sperava
questo negozio a lume di sole , e veggio , clie si disputara a lume di candela. Iscuso maestro Guin per alcuni cavalieri , che desideravano esser presenti , non lian j>ossuto essere al desinare , e son venuti a Orsu , disse il Nolano, andiamo, e preghiamo dio, clie la cena. ne faccia accompagnare in questa sera oscura , a si lungo camcosa
in'
e venuta in fallo
ch' io
,
di far
poco sicure strade. Or ben clie fussiino ne la pensando di far meglio , per accortar il cammino, divertimmo verso il fiume Tamesi , per ritrovar un battello , che ne condncesse verso il palazzo. Giunsimo al ponte del palazzo del milord Buckhurst, e quinci cridaudo e chianiando oars, i. e. , gondolieri , passammo tanto tempo , (pianto arebbe bastato a bell' agio di condtirne ]>er terra al loco determinato, et Risposero al fine avere spedito ancora qualche piccolo negozio. da lung-i dui barcaroli , e pian pianino , come venissero ad appic-
mino,
]>er
si
strada diritta
,
riva dove dopo inolte interrogazioni e dove , e per che , e come , e quando x approssimorno la proda a 1' ultimo scalino del ])onte. Et ecco di dui , che v' erano , un , che pareva il nocchier autico del tartareo regno , porse la mano al Nolano , et un altro , che jteuso ch' era il figlio di quello , ben che fusse uoino di sessanta cinque auni in circa, accolse noi altri a presso, et ecco che carsi
,
giunsero
a
risposte del donde
la
,
;
!
!
139 clie qui fusse entrato un Ercole , nn Enea , o vet un re di Sarza, Rodamonte *), Gemuit sub pondere cytnba Suii/is , et multam acccph limosa paludem. Udendo quesla inusica il JVolano piaccia a dio , cLe disse , questo uon sii Caronte Credo , clie questa e quella barca cbiamata 1' emula de la lux perpetua : cjuesta pu6 sicuramente competere iu antiquita con 1' area di Noe e per mia fe , per certo par una de le reliquie del diluvio. Le parti di questa barca li rispondevauo , ovunque la toccassi , e per ogni miuiuio moto risuonavano ])er tutto. Or credo disse il iNolano, non esser favola, clie le murnglia , se ben mi ricordo, di Tebe erano vo-
senza
:
!
,
,
Se nol
e cbe tal volta cantavano a ragion di inusica.
cali,
cre-
cbe ue sembra tauti pifferi con que' fiscbi , cbe faimo ndir le onde , quando entrano Noi risimo , ma dio per le sue fissure e rime d' ogni canto. sa , come Anuibal , quando a 1' imperio afllitto vidde farsi fordete
tuna
ascoltate gli accenti di quesla barca,
,
si
molesta, rise tra gente lacrimosa
Pru. Rhus sardonicus Teo. Noi, invitati si da amor , li sdegni , i tempi e ,
suoni con
il
â&#x20AC;&#x17E;Dove
dolce
stagioui
le
Messer Florio
canti.
i
amori, cantava
quella
e mesta.
,
,
armonia, come da accompaguamino i
come ricordandosi de' suoi mia vita ?" II IVolauo
vai senza ine, dolce
ob feminil ingegno" e "via discorpoco a poco , per quanio ne permettea la barca, cbe , ben cbe da le tarle et il tempo fusse ridutta a tale, cb' arebbe possuto servir per subero , parea col suo festina lentc tutta di piombo , e le braccia di que' due veccbi rotte , i quali, ben cbe col rimenar de la persona mostrassero la misura luuga, nulla di meno con i remi faceano i passi corti. Pru. Opt'nne descriptum illud fesiina , con il dorso frettoloso di marinari , lentc , col profitto de' remi , qual mali operarii del dio de gli orti. questo modo avanzando molto di tempo e poco Teo. non avendo gia fatta la terza parte del Yiaggio, di cammiuo , poco oltre il loco , cbe si cbiama il Tempio , ecco cbe i nostri padroni , in vece d' affrettarsi , accostano la proda verso il lido. Dimanda il Xolano Cbe voglion far costoro ? voglion forse riprendere un po' di fiato ? E gli venue interpretato , cbe quei uon erano per passar oltre; per cbe quivi era la lor stanza. Priego , e ripriego , ma tanlo peggio ; per cbe questa e una ripigliava ,,11 Saracin dolente,
rendo.
Cosi
a
A
:
specie
di
dio d'
amor del popolo
rustici,
uel petto de' quali spiuita tutti
Pru. Principio *)
II
testo
:
otnni
Redi sanza.
i
sui strali
il
villano.
ruslicorum
Iuettamente
generi
hoc
est
a natura
:
:
140
f
admit, et vix quicquam tributum , ut nihil virtutis amove formidine poenae. Fru. E un altro proverbio anco in proprosito di ciaschedun villano
Rogaius tumet, Pulsatus rogat, Pi/gnis concisus adorat. In conclusione , ne gittarono la, e dopo pagatili e per clie in cjnesto loco non si puo far altro, reseli le grazie, qunndo si riceve un torto da simil canaglia , ne moslrorno il diOr qua ti voglio , dolce rilto cammino per uscire a la strada.
Teo.
Mafelina
,
cLe
*)
musa
la
sei
Merlin Coccajo. **)
di
cammino, cLe comincio da una buazza,
Questo
ne per ne per fortnna , avea diverticolo. II Nolano , il quale ha stucliato et ha praticato ne le scuole pin clie noi , disse mi Et ecco par veder un porco passaggio ; pero seguitate a me era un
ordinario
la quale
,
:
!
non area di sorte
tando
finito cpiel dire
che vieu pianlato lui in quello fango
,
die non possea ritrarne fuora le gam.be , un 1' altro andammo per mezzo , sperando ,
,
1'
Ma
purgatorio durasse poco.
ecco cbe per
e cosi aiu-
die qnesto
iniqua e dura
sorte
ne ritrovammo ingolfati dentro un limoso 1' orto de la gelosia , o il giardin de le delizie , ei a terminato quinci e cpiindi da buone muraglia , e per die non era luce alcuna , che ne guidasse , non sapeamo far
lui e noi
varco
il
,
noi e lui
,
qual
,
come
fusse
-
cammino , ch' aveam fatto , e quello , che doveam sperando ad ogni passo il fine, sempre spaccando il liquido limo, penetravamo sin a la misura de le ginocchia verso Oua 1' uno non ])ossea dar profondo e tenebroso averno. il consiglio a 1' altro ; non sapevam che dire , ma con un junto diiferenza dal
fare,
chi
silenzio
per rabbia,
sibilava
chi
sbrnffava con le labbia, chi gittava
poco
,
chi sotto lingua
serviano,
i
bestemmiava
un ,
faceva sns])iro
1'
altro
,
bisbiglio,
un
chi
fermava un occni non ne
si
e per che gli
piedi faceano la scorta ai piedi,
fuso in far pin guida a
un v e
cieco era cou-
tanto che
Qual uom, che giace e piange lungamente Sul duro letto il pigro andar de V ore, Or pietre , or carme , or polve , et or liquore Spera cA' uccida il grave mal , che senie^ Ma poi cli a lungo andar vede il dolente, Cti ogni
Sdegna , *)
e vinto dal dolor e, acq it eta , e se ben more, a sua salute altro si tente
ri medio
Diaperando
ÂŤ'
cA'
Mcssalina?
**) Inventor della poesia
lengo da Mantova
,
macaronica , detto propriameute Teo&lo Fo1' an i544.
morto
!
:
141 noi
cosl
,
al iioslro
vello
in
dopo aver tenlalo e ritentato , e 11011 vedendo rimedio male , disperati , senza piu sludiar e beccarci il cervano , risoluti ne audavamo a guazzo a guazzo per quella liquida bua
alio inar di
l'
dava del profondo Tainesi a
Pm. O Teo.
le
,
die col suo lento Jiusso
an-
sponde.
bella clausula!
Tolta
ciasciui di noi
la
risolnzione
del tragico
cieco
Epicuro
d'
Dov' il fatal deslin mi guida cieco, Lasciami andar , e dove il pie mi porta. Re per pi eta di me venir piu meco! Trovarb forse tin fosso , un speco , un, sasso Piatoso a trarmi f'tior di ianta gucrra, Prccipitando in loco cauo
Ma
per la grazia de
c basso.
dei (per die,
li
come
dice Aristotele
,
non
daiur infinitum in actu) senza incorrer peggior male, ne ritrovammo al line ad un pantano , il quale, ben die ancor lui fusse avaro d nn poco di maigine, per darue la slrada, pirre ne rilevo con trattarci pin cortesemen(e , non inceppando oltre i 1
nostri tiero
ne rese a
un
lasciava
romperne
Pru. Teo.
cortesia d'
la
qnalclie testa
Conclusio
per porre
piedi in
i
come nbbriacbi,
cespitar
fe'
monlando noi pin alto per il senuna lava , la quale da un canto
spazio
petroso
si
passo passo ne di
die,
sin tauto
piedi,
,
,
o
secco,
die
non senza pericolo
gamba.
conclusio!
,
In conclusione, tandem laeta arva tcncmiis. Ne parve essere ai campi elisii, essendo arrivati a la grande et ordinaria strada , e quivi da la forma del sito considerando , dove ne avesse condotti qitel maladetto diverticolo, ecco die ne ritro-
vamino poco pin o nieno di ventidui passi discosti da onde eravamo partiti, per ritrovar li barcaroli, e viยงino a la stanza
O
del ]\olano.
sofismi
,
varie dialetticbe,
o nodosi dnbbii
o cavillose cazioni, o senri enigini
o indiavolate
sfingi
,
risolvetevi
,
o
i'atevi
,
,
o importuni
o intricati laberinti,
risolvere
In questo biuio, in questo dubbio passo, Che debbo far , die debbo dir , alii lasso'/
Da si
qua ne richinmava
il
nostro allogg-iamento;
fattamente hnbottati maestro
pena posseamo niantia *) e
l'
movere
le
gambe.
ordinario de gli
sigliavano a non seguitar quel tutti 1'
ricoperti
sotto
aria caiiginosa
*)
,
Vocabolo grcco
Buazzo
per die ne avea Pantano, cli' a regola de la odo-
e maestro
Oitre,
la
augurii importunameirte viaggio.
Gli
asiri,
ne con-
per esserno
1' oscuro e tcnebroso niauto, e lasciandoci ne forzavano al ritorno. 11 tempo ne dissua-
,
cbe significa iiulovinazion del cammino.
142 deva
andar
1'
lungi avante, et esortava a tomar (fuel pochet-
si
II loco
tino a dietro.
vicino applaudiva benignameute.
L' occa-
quale con una mano ci avea risospinti sin qua , adesso con dui piu forti pulsi facea il niaggior einpito *) del mondo. La stanchezza al fine , non meno ch' una pietra da V intrinseco centro , ne mostrava il ineprincipio e natura e mossa verso il sione
la
,
desmo cammino
Da
e ne fea inchinar verso la destra.
,
1'
altro
canto ne cliiamavano le tante fatiche, travagli e disagi, i quali sarebbono stati spesi in vano ; ma il vennine de la conscienza
cammino n' lia costato tanto, cbe non cbe sara di tanta strada, cbe ne resta? Mejor cs perder, que mas perdcr. Da la ne invitava il desio comune , ch' aveamo di non defraudar la espettazioue di que' da 1' altro canto rispondeva il cavalieri e nobili personaggi ; avendo avuto cura, ne penquelli, non cbe rimorso, crudo diceva
se questo poco di
:
passi,
e venticinque
inandar
di
siero
o
cavallo
battello
gentiluomini
a
in
cpiesto
non farebbono ancora scrupolo del Da la eravamo accusati per poco cortesi al nostro non andare. fine, o per uomini, cbe van troppo sul pontiglio, cbe misiu ano
tempo
ora
,
et
occasione
,
-
le cose da
i
meriti
'et
ufficii
cbe di fame,
cortesia,
tosto esser vinti in quella
cbe
sati,
particolar
dove e forza, del
interesse
e fan
,
professione
e
come
,
cbe viucere
non e Nolauo ,
villaui
et
pift
ignobili
di
ricever
voler
pin
da qua eravamo iscuragione. Da la ne attraea il cb' avea promesso , e cbe ;
arebbono possuto attaccar a dosso un non so cbe, oltre ba gran desio , che se gli offra occasione di veder costumi, conoscere gV ingegni , accorgersi , se sia possibile , di qualcbe
gli
cb'
buon
abito de la cognizioue , accorda qua eramo ritardati dal tedio comune e da non so cbe spirto , che diceva certe ragioni piu cbi tocca detenninar questa convere , cbe degiv a riferire. a cbi tradizione ? cbi ha da trionfar di questo libero arbitrio ? Ecco questo consentisce la ragione, che ha determinato il fato? fato , per mezzo de la ragione , aprendo la porta de 1' intelletto, si fa dentro , e comanda a 1' elezione , che ispedisca il consentimento
nuova
verita
g-ersi di
,
cosa,
confinnar
il
cbe gli manca;
A
di continual*
lanimi,
il
passi gravwra , ne vien detto, o pusilet uomini di poco spirto!
viaggio.
o leggeri,
incostanti,
Pru. JEjcaggeratio concinna! Teo. Non e, non e impossibile, ben che impresa. dietro
li
La
difficolta
Le
poltroni.
et ordinaria gente
;
gli
e
quella,
*)
Impeto.
difficile,
e
uomini rari,
eroici e divini
pahna de
,
facili
a fine cbe
sii
la immortalita.
a
questa
far star a
son per il volgo passano per
cose ordinarie
questo cammino de la difficolta sita a concederli la
sii
ordinata
cb' e
costretta la neces-
Oiungesi a questo,
143 quantunque non
possibile arrival* al termine di guapure, e fate il vostro sforzo in una cosa di si fatta importauza , e resistete sin a V ultimo spirto! JVon sol cLi vince vien lodato , ina auco clii non miiore da coOueslo rigetta la eolpa de la sua perdita dardo e poltrone. e inorle in dosso de la sorte, e inostra al mondo, die non per sno difetto , ma ])er torto di fort una e g'lmto a termine tale. eh' ha merilato il palio, j\ou solo e degno di onore quell' nno ma ancor cpiello , e quell' altro, cli' ha si ben corso, cL' e giudicato auco degno e sufficiente di 1' aver meritato , ben che non
rhe,
dagnar
sia
correte
palio,
il
,
1'
abbia vinto
e son vituperosi quelli
;
riera disperati si
toccar
fermano
termine con
il
lena
quella
,
eh'
non vanno
e
,
al
mezzo de
ancor cbe
,
e vigor,
che
&
li
la car-
ultimi
a
,
possibile.
per che , se la fatica e tanta , il Vinca dunque la perseveranza Tutte cose preziose sou poste nel prremio non sara mediocre. !
Stretta e spinosa e la via de la beatitudine
difficile.
forse ne promette
gran cosa
;
cielo.
il
Pater ipse
cole n cli
mam vohiit } primusque per artem Movit agros , curis acuens morialia corda, Nee torpere gravi passu s sua rcgna veterno.
Hnud facilem
esse
Pru. Ouesto e uu molto emfatico progresso, rebbe a una materia di pin grande importauza.
E
Fru. cose basse
,
lecito
Je
quali
potesta di
in
e
et
se essi saran tali
,
e verainente saran degne
et in
,
principi
che
conver-
esaltar
d'
le
saran giudicate degne,
,
questo gli
atti
loro sou pin
il-
che se aggraudissero i grandi ; per che uon b cosa , che non credono meritar per la sua grandezza , o vero che si mantenessero i superior! ne la sua superiority, per che diranno, e notabili
lustri
,
non per grazia , cortesia e inagnanunita di per giustizia e ragione. Cosl non esaltano per ordinario degui e virtuosi, per che li pare, che quelli non haimo occasione di renderli tante grazie , quante un aggrandito poltrone quello
convenirli
principe
ma
,
e feccia di forfanti.
noscere
a la
,
e superiore a la virtu:
inolto,
bene
Oltre, haimo questa prudenza
che la forhma
,
et
onorato tra quelli
,
cui
gliono
1'
autorita
vale
sopra
se non quauto quella
inaesta
,
i
gli faran
co-
obbligati
un uom da
tener tpiel grado,
che gli faccia conoscere,
,
meriti
j>er far
son
se tal volta esaltano
rado
di
nel quale non se gli prepona un tale
quanto
cieca
,
e che
i
meriti
permette e dispeusa.
non va-
Or
vedete, con qnal shnilitudine potrete iutendere, per che Teofilo esageri tauto questa materia, la qual, (piantunque rozza vi paja, e pur ,
ch' esaltar la salsa , 1' orticello , il culice , la mosca, , noce, e cose simili con gli antichi scrittori, e con que' di uosrri tempi il palo, la stecca, il ventaglio, la radice, la guifaltra cosa
la
!
!
IU fegnerra
,
la eaudela
*)
scaklaletto
il
,
il
,
fico
non solo son
circello, **) et altre cose, clie
,
la quintana
,
il
ma
stiinate iguobili,
Ma si tratta de 1' andar quelle slomacose. tli a ritrovar tra gli allri un par di supposili, die portan seco tal Non significazione , che certo gran cosa ne promette il cielo. sapete che, qnando il figlio di Chis, chiamato Saul, audava. son anco inolte
cercando gli asini , fu in punto d' esser stiuiato degno , et esser Andale , andate a leggere il ordinato re del popolo israelita?
primo libro di Samuele , e vi vedrete , clie quel gentil personaggio tutta via fea piu conlo di trovar gli asini , clie d' esser Anzi par clie non si contentava del regno , se non onto re.
Onde tutte voile clie Samuele gli parlava di irovava gli asini. e dove son gli asini ? gli asini dove coronarlo , lui rispondeva :
mio padre
sono
?
lete
Voi
ritrovi
ch' io
quieto niai
La inviato a ritrovar
in'
miei
li
non
sin tanto clie
,
gli asini
In
asini?
,
e non vo-
conclusione
gli disse il profeta
clie
,
non
si
gli asini
eran trovati ; volendo accennar forse , cli' avea quel regno , per clie valeva per li suoi asini , e davancui possea contentarsi , Ecco dunque come a le volte tal cosa si e antaggio ancora. dato cercando, che quel cercare e stato presagio di regno.
Gran cosa adunque ne promette il cielo. Or seguita, Teofilo, Narra i successi di questo cercare, che facea tuo discorso!
il il
Nolano
!
fanne udire
il
restante dei casi di questo viaggio
Prn. Bene est, perhene est; prosequerc , TJieophile ! S m i. Ispedlte presto per che s accosta 1' ora d' andar 1
,
hrevemente
Dite
a cena.
quel
solveste di seguitar piu tosto
il
dopo che vi rilungo e fastidioso cammino, che che vi occorse
ritornar a casa
Teo. alte
Alza
i
vanni
presente non
ch' al
cose del
mime de
mondo
,
!
Teofilo, offre
s'
Non
e ponti in
occasione hai
di
ordine,
apportar
qua materia
de
e sappi le
piu
di parlar di quel
la terra, di quella singolare e rarissima
dama, che da
questo freddo cielo, vicino a 1' artico parallelo, a tutto il terrestre globo rende si cliiaro lume : Elisahetta dico, che jier titolo e dignita regia non e iuferiore a qualsivoglia re , che sii nel
mondo.
Per
il
giudizio,
saggezza,
consiglio,
e governo
,
non
e facihnente seconda ad altro , che porti scetlro in teira; ne la cognizione de le arti, notizia de le jscienze , intelligenza e pratica di tutte liugue, che da persone popolari e dotte possono in *) Par voce municipnle , clie siijnifica pevera, innaffialojo , fatta da gnajfiare per imiajfiare , come anlicameuie si dice gnun e ignun ptr niuno , e iiiarra, cioe o vaso di terra, o gliiaja , sabbione, Se qucsla conghiettnra e vera, afline al greco yÂŁpas, lat. glarea. sembra che uella Je7.ion del testo s' ascoiida un vizio, e che si debba forse scrivcre gnajfiaÂťiarra.
**)
Cingello?
145 mondo
qual grado imperio de la e fosse agguagliato a 1' imperio del fortuna corrispondesse generosissimo spirto et ingegno, bisognarebbe , che questa grande Anhtrite aprisse le sue fimbrie , et aLlargasse lanlo la sua circonfereuza, die si come gli compreitde una Britannia el Ibernia, le desse mi altro globo intiero, elie venisse ad uguagiiarsi a la lascio al
Eiiropa parlarsi,
tenga tra
lei
mole universale,
mano Non
tente clu'a.
provido
onde con pin
sr.stenti
globo
il
materia
Iiai
tuito
con
consiglio,
di il
una
mare
d'
1'
Ja
sua po-
generate et intiera monar-
maturo , discreto e animo eroico gia ventiocclii suoi nel ceutro de le
parlar di tanto quell'
(piale
cinque anni e piu col ceimo de gli burrasclie d' tin
se
significazione
j)iena
d'
giudicare,
Certo
gli altri principi.
twtti
avversitu ha fatto trionfar la pace
qniete, mantenulasi salda in tanto
gagliardi
llutti
e la
e tumide onde
con le quali a tutta possa le La fatto imoceauo , die da tutti contorui la ben cb' io come particolare non li conosca,
di si varie tempeste,
peto quest' orgoglioso e pazzo
Ouivi,
circonda.
odo tanto uominar gl' illustrisim gran lesorier del regno, e Roberto Dudleo , Conte di Licestra, la generosissima umauita de' quali e tanto conosciula dal mondo, nominata insieme con la fama de la regina e regno, tanto predicata ne le viciue province , come qnella , cb' accoglie con particolar favore ogni sorte di forastiero, che non si rende al lulto incapace di grazia et ossequio. Ouesti insieme con 1' eccellentissimo signor Franabbia peusiero di conoscerli
lie
simi et eccellentissimi
cesco
Walsingame
,
,
cavalieri,
gran
secretario del
regio
consiglio
,
come
con la luce de la lor gran civiltade son sufficieuti a spegnere et annullar 1' oscurita e con il caldo de 1' amorevol cortesia disrozche ritrovar si zir e purgare qualsivoglia rudezza e rusticita , possa non solo tra i Britauni, ma anco tra i Sciti, Arabi, Tarche siedono vicini
<pielli,
al sole
del
regio
splendore,
,
tari
,
Cannibal
i
et
Antropofagi.
jNon
ti
viene a
proposito
di
buona crcanza di molti cavalieri, e inolto nobili personaggi del regno, Ira' quali e tanto conosciuto , et a noi ])articolarissiinamen!e, per fama prima , quando eravamo in Alilano et in Francia , e poi per esperienza, or che siamo ne la sua patria , manifesto il molto illustre et eccellente cavaliero, signor Filij>j)o Sidneo, di cui riferire
il
1'
onesta
tersissimo
conversazione
iugegno,
oltre
i
,
civilita
lotlatissimi
e
costnmi,
e si raro e
singolare, che difficilmente tra i singolarisshni e rarissimi, tanto a fuori, quanto dentro Italia, ne trovarete mi simile. proposito import nnissiniameute ne si mette avanti gli occhi una
â&#x20AC;&#x201D;
Ma
gran parte de la plebe, la quale e una si fatta sentina, che, se uon fosse ben ben suppressa da gli altri, inandarebbe tal puzza e si mal finno^ che verrebbe ad offnscar tanto il' noine di tutta la plebe intiera , che porrebbe vantarsi 1' Inghilterra d' aver
10
â&#x20AC;&#x201D; 146 una plebe 5
la quale in essere irrispettevole
rozza
, ruche pascer Or messi da canto molti soggetti, possa la terra nel suo seno. che sono in quella degni di qualsivoglia onore, grado e no-
sajvatica
stica,
e
male
allevata
iiicivile
,
non cede ad
,
altra,
bilfa, eccovi proposta avanti gli occhi un' altra parte, die quando vede mi forastiero , sembra per dio tanti lupi , tanti orsi , che con suo torvo aspetto gli faimo quel viso , che saprebbe far mi Questa porco ad un , che venisse a torgli il tinello davanti. ignobilissima porzione , per quanto appartiene al proposito , e divisa in due specie, Pru. Omnis divisio debet esse bimembris , vel reducibilis
â&#x20AC;&#x201D;
ad bhnembrem. Teo. De le
quali
1'
una e
noscendoti in qualche foggia
e bottegari, che, co-
d' artigiani
forastiero
torcono
ti
,
muso ,
il
ti
ghignano , ti petteggiano con la bocca , ti chiamano in suo linguaggio cane , traditore , straniero ; e questo a presso loro e un titolo ingiuriosissimo , e che rende il supposito capace a ricevere tutti i torti del mondo, sia pur quanto si voglia uomo giovane o vecchio , togato o armato , nobile o gentiluomo. Or qua se per mala sorte ti vien fatto , che prendi occasione di o porre niano a 1' armi, ecco in un punto ti toccarne uno, vedrai , quanto e luuga la strada, in mezzo d' uno esecrito di coticoni, i quali pin di repente che, come fingono i poeti, da' denti del drago seminati per Jasoue risorsero tanti uomini armati, par che sbuchiuo da la terra, ma certisshnamente escono ridono
ti
,
da le botteghe ; e facendo onoratissima e gentilissima prospettiva alebarde , partesane, di una selva di bastoni , pertiche lunghe , e forche rugginenti , le quali , ben che ad ottimo uso li siano per questa e simili occasioni han state concesse dal principe, sempre apparecchiate e pronte. Cosl con una rustica furia te li vedrai awentar sopra , senza guardare , a chi , per che , dove, e come , senza ch' un se ne riferisca a 1' altro ; ogmmo sfogando quel sdegno naturale,
ch'
ha contra
il
forastiero,
ti
verra di
sua propria mano , se non sara impedito da la calca de gli altri, che poneno in effetto simil pensiero, e con la sua propria verga a prendere la misura del sajo, e se non sarai canto a salvarti, ancora il cappello in testa. E se per caso vi fusse presente qualch' uomo da bene, o gentiluomo, al quale simil villania dispiaccia , quello , ancor che fusse il conte , o il duca , dubitando, con suo danno, senza tuo profitto, d' esserti coinpagno, per che questi non hanno rispetto a persona, quando si veggono in
questa
aspeltar
pcnsi il
,
,
che
stanco e
â&#x20AC;&#x201D;
foggia
armati,
stando
discosto
sii
lecito d'
ti
mal
,
i
forzato
fine.
,
al il
dentro
rodersi
a
Or
andar a trovar
trattato busto
esser tanti birri e zaffi
sara il
,
tandem
barbiero
,
,
et
quando e riposar
ecco che trovarai quelli medesimi
quali, se potran fingere, che tu abbi
147 tocco alcuno
il
avessi
li
cavallo pegaseo,
o cavalcassi
gambe quanta
potresti aver la schiena e
,
come
rotte,
1'
talari di
Mercurio
si voglia o fussi inontato sopra
,
o preinessi la schiena al destrier di Perseo, d' Astolfo , o ti menassi il dromedario
ippogrifo
Madian , o ti trottassi sotto una de le giraffe de li tre uiaghi, a forza di bnssate ti faran correre , ajutaudoti ad andar avanti clie meglio sarebbe per te fussero tanti con que' fieri pug-ui calci di bue , d' asino , o di inulo ; nou ti lasciaranno uiai , sin tanto che non t' abbiauo ficcato dentro una prigione , e qua me di
,
commendo. fulgore
tibi
Pru.
A
Teo.
Oltre
et tempest ate , ab malitia, tcntat forte , et furta rusticonun Fru. Libera nos , domine!
Non
a
â&#x20AC;&#x201D;
quest!
s'
aggiunge
parlo di quelli de la prima cotta
1'
et
ordine
indignatione,
di
servitori.
quali son gentiluomini
i
,
ira
e per ordinario non portano impresa , o marca , se , non o per troppa ambizione de gli uni, o per soverchia aduladi baroni
zion de
gli
altri
tra questi si ritrova civilita.
;
Omnis regula exceptionem
Pru.
Teo. Ma posson essere
patitur.
eccettuando pero di tutte specie alcuni
,
men
capaci di tal censura
,
,
che vi
parlo de le altre specie
de' qnali altri sono de la seconda cotta; e questi portano la marca affibbiata a dosso. Altri sono de la terza cotta, li padroni de' quali non son tanto grandi, che li convenga dar marca a' servitori, o pur essi sou stimati indegni
di servitori, tutti
et incapaci di portarla.
sieguono
li
Altri sono de la quarta cotta; e questi 1 marcati e non marcati, e son servi de servi*
Pru. Servus servorum non Teo. Quelli de la prima
malus
titulus usquequaque. son i poveri e bisognosi gentiluomini, li quali per disegno di roba, o di favore, si riducono sotto 1' ale di maggiori. E questi per il pin non son tolti da sua casa , e senza indignita seguitano i sui milordi , son stimati e favoriti da quelli. Quelli de la seconda cotta sono di mercantuzzi falliti, o artigiani, o quelli, che senza profitto han studiato a leggere , scrivere , o altra arte ; e questi son tolti o fuggiti da qualche saiola , fondaco, o bottega. Quelli de la terza cotta son que' poltroni , che per fuggir maggior fatica, , han lasciato pin libero mestiero. E questi o son poltroni acquatici
,
tri.
rati
est
cotta
da baftelli; o son poltroni terrestri, tolti da gli araGli ultimi de la quarta cotta sono una mescuglia di dispe-
tolti
di disgraziati
da
padroni
da teinpeste, non han pin coinodita di rubare, di que', che frescamente son scampati di prigione , di quelli , che han disegno d' ingannar qualcuno , che li viene a tone da la\ E questi son tolti da le coloime de la borsa , e da la porta di San Paolo. Di simili , se ne vuoi a ,
di pellegrini
,
di
lor
disutili
et inerti
,
,
di
fuorusciti
di que',
che
148 ne trovarai qiianti ti piace a la porta del palazzo, in Napoli a le grade di San Paolo , in Venezia a Rialto , in Roma De le ire ultime specie sono quei, che, al Campo di Flora.
Pnvigi,
per inosfrar, quanto siino potenti in casa sua, e elie sono persone di bnon stomaco , son buoni soidati et hanno a dispregio Ad uno, che non fa miua di volerli dar la il mondo tutto. piazza larga, gli donaraimo con la spalla, come con un sprone di gallera, una spinta, clie lo faran voltar tutto ritondo, facen-
un
do°ii veder, quanto siino forti, robnsti e possenti, et ad E se costui, che sogno buoni per rompere un' arniata.
si
bi-
fara
donili pur quanto si voglia di sara un forastiero , che vuole per ogni modo che sappia, quanto san far il che tirta ancora. C'esare , 1' Annibale , 1' Ettore , et un bue , il quale , massimamente Non fanno solamente , come 1' asino quando e carco, si contenta del suo dirittq, cammino per il filo, d' onde se tn non ti muovi , non si movera anco lui e converra che o tn a esso, o esso a te doni la scossa: ma famio come questi , clie portan 1' acqua , che se in non stai in cervello , ti che sta a la bocca faran sentir la punta di quel naso di ferro , Cosi faimo ancora color, che portan birra et de la giarra. *) ÂŤ/ÂŤ, i quail, facendo il corso suo, se per sua innavvertenza ti si awentaranno sopra , ti faran sentir 1' empito de la carca , che portano, e che non solamente son possenti a portar su le spalte,
incontro
,
piazza,
_,
ma
ancora a buitar una casa inante e tirar, se fusse im carro, Ouesti particolari per 1' autorita , che tengono in quel
ancora. caso
che portano la soma
,
hanno pin del cavallo accuso e
tutti gli
sono pin,
V nomo
altri,
che
li
,
li
,
son degui d' escusazione
niulo
et
asino
quali haiuio
predetti,
ad
,
che de
1'
per che
,
nomo
;
ma
un pochettino del razionale, imagine e
simiiitudine
de
bnon giorno , o buona sera, dopo averti fatto un grazioso volto, come ti conoscessero e ti bestiale. volessero salutare, ti verranuo a donar mia scossa Accuso , uico , quelli alti'i , i quali tal Tolta fingendo di fuggire, o voler perseguitare alcuno, o correre a qualche negozio necessario , si sj>iccano da dentro una bottega , e con quella furia ti verranno da dieti o o da costa a donar quella spinta , che puo donar un toro , quando e stizzato , come , pochi mesi fa accadde ad un povero M. Alessandro Citolino, al quale in cotal modo, con riso e piacer di tutta la piazza, fu rotto e fracassato un braccioj al che volendo ]>oi provedere il magistrato , non <ro\'6 manco, clie tal cosa avesse possuto accadere in queiia piazza. Si che , quando ti piace uscir di casa , gnarda prima di farlo senza urgente occasione, che non pensassi , come di voler andar ;
et in luogo di donarti
il
-
,
per la â&#x20AC;˘)
citta
a spasso;
Comuuemenic
gerla.
poi segnati col segno de
la
santa
croce,
149 arinati di
una corazza
chibagio,
e dispoaiti
meate,
aoa vnoi coiaportar
se
devi lanicatarti,
di pazienza
maaco male
il
d' ar-
libera-
Ma di che il peggio per forza! Ti par ignobilta 1' essere an aniricordi , Nolaao, di qael cli' e scritto
abi lasso!
Noa
male artativo?
che possa star a prova
,
sempre a coiaportar
ti
L' area di Noe? Qai, nieatre si doveaa disponere qacsti aaimali per ordiae, e doveasi teraiiaar la lite aata per le precedei'ize , iu qaaato ]Âťericolo e stato 1' asiao di perdere la prceminenza , clie coasislea ael seder in poppa do per essere aa animal pia tosto di calei , che di arti? I' area, Per qaali aaiaiali si rappresenta la aobilta del geao uaiaao ne eecctto cbe per gli agaelli c li I' orrido g-iorno del gindizio, nel tao libro iatitolato:
Or
capretti?
soa
qaesti
iatrepidi
que' virili,
ma li
qaal pia veaeraadi
sccondi
cbi e
celesti? 1'
e se noa
credete
il
,
di
saraa distiati
,
Di
capretti.
qael favore,
an poco
alzate
de'
hoedis, ,
come
questi per6
i
cbe noa haauo gli
occbi
,
e
cbi e stato posto per capo de la vaaguardia di segni
gaardate, apre
da' padri
ae la corte celestiale baaao
priaii li
et urtativi
feroci
,
padri de gli agaelli
et aaiaiosi,
come oves ah
qaali gli aai da gli altri aoa saraa divisi,
anno
che con la sua cornipotente scossa uo
qaello,
?
Pra.
u4ries
T e o.
A
mandre
primo, post ipse taunts. a qaesto gran capitano e primiero prencipe
presso
degno d' essergli prossimo e secondo, gran daca de gli armenti, a cni s' aggiaagono, coaie per doi paggi , o doi Ganimedi , qae' bei gemelli garzoai ? Considerate daaqae, qaale e quanta sia cotal razza di persone, che teagoao LI primato altrove, che dentro un' area iafracidita! Fni. Certo aoa saprei trovar differeaza alcima fra costoro e qael geao d' aaimali, eccetto che qaelli artaao di testa, et essi artaao di spalla aacora. JMa lasciate qaesle digressioai , e toraate al proposito di qael ch' avveane in questo residao del
de
le
eccetto
viaggio
cli'
,
,
cbi e stato
il
ia qaesta sera
Teo. Or dopo di
epieste
ch'
spantonate,
!
il
Nolaao ebbe riscosse da venti in
particolaraiente
a
la
piraaiide
circa
viciaa al
ae si ferao iacoatro sei gaiantne die aaa si gentile, gorda, *) che sola possea passar per dieci , c gli ne fe' doaar un' altra al muro, che possea certo valer per altre dieci. II Nolaao disse: Thanh ye, master I Credo, che lo ringraziasse , per cbe gli di<' di spalla , e noa di qaella panta , ch' e posta per eeatro del brocchiero , o per cimiero de la testa. Teo. Qaesta fa 1' ultima bunasca ; per che poco oltre per la grazia di San Fortunio, dopo aver discorsi si mal trili sea-
palazzo ia laezzo di tre strade,
uomini, de' qaali aao
*)
Forse ingorda? o
gli
s^entil
corda?
150
Btrade
intoppato in
,
ghmsimo per
,
superati si limosi fanghi , spaccati
vestigate
pantani,
bidi
varcati si rapidi fiumi,
passati si dubbiosi divertigli ,
fieri,
lasciati si arenosi lidi
si
si
grazia del
la quale subito
toccata
pietrose
lave,
cielo
verenza
,
mostrandone spregiar con inostrarne
di
la
la
troviamo, che, dopo averci motto posti a tavola a sedere, s' erano risaluti
â&#x20AC;&#x201D;
P r u.
J^icisshn.
Teo.
Et alcune
a
e.
i.
Entrainmo,
la
porta,
trovamino a
e molti servitori
,
quali,
i
e senza segno alcuu di ri-
sua gesta
,
ne ferno questo
Andiamo deutro ,
porta.
si lubriclie
si perigliosi scogli,
porto,
vivi al
ne fu aperta.
basso di molti e diversi personaggi , senza cessar, senza chinar la testa, favore
trascorse
ruvidi sassi , urtato in
tra-
si tur-
aspettato
Dopo
,
fatti
montiamo su, disperatameute i
saluti
et
i
altre piccole ceremouie , tra quali si fu che ad un de' nostri essendo presentato 1' ultimo loco , e lui pensando , che la fusse il capo , per uinilta voleva andar a seder, dove sedeva il prhno, e qua si fu un picciol pezzo di tempo in contrasto tra quelli, che per cortesia lo
questa da ridere,
voleano far sedere ultimo , il primo , in conclusione
che sedeva al capo de la tavola, il sign. Folco, a Florio , io et il Nolano a sinistra di M. Florio,
cavaliero,
destra il
M.
di
dottor
e colui , che per umilta volea seder Florio sedette a viso a viso d' uu
M.
Torquato a
del
sinisti a
viso a viso del Nolano.
Qua
Nolano
,
il
per grazia
di
dottor Niuidinio a dio
nou viddi
la
ceremonia di quell' urciuolo, o bicchiere, che suoie passar per la tavola a mano a mano , da alto a basso , da sinistra a destra, et altri lati, senza altro ordine, che di conoscenza, e cortesia da montagne; il quale, dopo che quel, che mena ilballo, se 1' ha tolto di bocca, e lasciatovi quella impaniatura di pinguedme, che puo ben sei*vir per colla , e vi a presso beve questo , lascia una mica di pane, beve quell' altro e v' affigge a 1' orlo un frisetto di carne ; beve costui e vi scrolla uu pelo de la barba, e cosi con bel disordine gustandosi da tutti la bevanda, nessuno e tanto malcreato , che non vi lasci qualche cortesia de le reliquie , che tiene circa il mustaccio. Or se a qualcnno , o per che non abbia stomaco , o per che faccia del grande , non bere , basta che solamente se 1' accosti tanto a la die v' impruna un poco di vest igio de le sue labbra anQuesto si fa a fine , che si come hitti son convenuti a
piacesse ^di
bocca
,
cora. farsi
un
carnivoro
d' agnello,
cotta, *)
*)
O
di
con di
Diodoro
un medesmo corpo un grugno corobocca ad im medesimo boccale,
mangiar montone,
cosi applicando tutti la
crocotta,
[U'csso
lupo
capretfo,
d'
o
erocuta , Rr. npono7Tas Sicil. ed Eliano.
,
di
spezie
d' iena
etiopica
151 una sanguisuga medesima, in morbo, un cuore, si pone in effello lezze e bagatelle, ch' e la pin bella comedia venghino a
farsi
bauita, una fratellanza, un gola et una bocca; e cio e la pin cruda
derlo,
e faslidiosa
tragedia
quando slima esser
lantuomo in mezzo,
segno d' una iiyun slomaco, una con eerie gentidel inondo a ve-
a trovarvisi un ga-
obbligato a far,
come
fan gli altri, teinendo esser tcnuto incivile e discortesc; per cbe per qua consisle tutto il iermine de la civilita e cortesia.
Ma
osservanza ÂŁ rimasta ne le piu basse tavole , et in queste altre 11011 si trova olire, se non con certa ragione piu veuiale, per tanto, senza guardare ad altro , lasciamoli ceuare, questa
clie
e domani parlaremo di quel
cb/ occorse
dopo cena.
Smi. A rivederci! Fru. A dio! Pru. Valetel
D
A L O G O
I
T E
II
Z
O.
Teofilo. dopo essersi posto in punto de la perun poco la schiena, poste le due mani su la tavola, riguardatosi un poco circumcirca, accoinodatosi alquanto
Or
dottor Nundinio,
il
rimenato
sona,
rasserenati
la lingua in bocca,
gli
ocelli al
cielo,
spiccato dai
comincia e sputato una volta, un dilicato risetto, questo modo. Prn. In haec verba, in hosce prorujpit sensus.
denti
Prima proposta Teo. s
1
Inlelligis,
intendea la
disse
lingua
di
in
Nundinio.
domine , quae diximus? E II Nolano rispose, iuglese.
gli
dimanda,
cbe no,
e
vero.
il
lui, per cbe intenderebbe piu cose dispiaceMolto giova esser sordo cbe contrarie a queste. per necessila, dove la persona non sarebbe sorda per elezione. Ma facibnente mi persuaderei, cbe lui la intenda ; ma per non togliere tutte 1' occasioni, cbe Be gli porgono per la moltiludine
Fru. Meglio per
voli et indegne
de
g-1'
incivili
,
rincontri
coshimi di quel,
,
cbe gli
c per si
posser
meglio filosofare circa i fmga di non in-
fanno innanzi,
tendere.
Pru. Surdorum vntionali voluntate.
alii
natura,
alii
physico accidenle
,
am
152
'
imaginate di lui! per che, ben che che ha praticato in questo paese , non intende pin che due, o tre ordinarissime parole, le quali sa die sono salutazioni, ma non giu particolavmente quel che voglion dire; e di quelle, se lui ne volesse profevire una, non potrebhe.
Teo. Quest o non
sii
a presso un anno
Smi.
,
Che vuol dire,
ch'
ha
pensiero
si i>oco
d'
intendere
nostra lingua?
Non e cosa, che lo costringa, o che 1' inclini a che coloro , che son onorati e gentiluomini , con U per , quali lui suol conversare , tutti san parlare o latino , o francese , o spagnuolo , o italiano ; i quali , sapendo , che la lingua Teo.
questo
se non denlro quest' isola , si stima, non sapendo altra lingua , che la propria na-
inglese non viene in uso
rebbono
salvatici
,
turale.
Smi. Questo e vero per tutto, ch' e cosa indegna non solo ad un ben nato Inglese, ma ancora di qual si voglia altra geueraPure in Inzione , non saper parlare pin che d' una lingua. come son certo , che anco in Italia e Francia , son ghilterra , clii non coi quali, molti gentiluomini di questa condizione, non puo couversare senza quella angolia la lingua del paese, scia , che sente un , che si fa , et a cui e fatto interpretare. Teo. E vero , che ancora son molti , che non son gentiluoinini d' altro
,
che di razza ,
diente e bene che
La
non siano
quali per pin loro e nostro espe-
ne
visti ancora.
seconda proposta di Nundinio.
Smi. Che soggiunse Teo. lo dunque ,
quello
i
inlesi,
che noi dicevamo
il
dottor Nundinio?
disse ,
ch'
in
latino
vogiio
,
e da credere
,
il
interpretarri
Copernico non per che questa
, che la terra si movesse , e una cosa inconveniente et impossibile ; ma che lui abbia attrifcuito il moto a quella pin toslo, che al cielo ottavo, per la comodita de le supputazioni. Il Nolano disse, che, se Copernico per questa causa sola disse la terra moversi , e non ancora per quell' altra, lui ne intese poco e non assai. Ma e certo, che il Copernico la intese, come la disse, e con tutto suo
esser stato d' opinione
siorzo la proro.
Smi.
Che vuol
quella sentenza su
1'
dir,
che
costoro
si
opinione di Copernico,
vanamente buttorno se non la possono
raccogliere da qualche sua proposizione?
Teo.
questo dire naccpie dal dottor Torquato, Copernico, ben che posso crcd're, che 1' avesse tut(o vol(ato, ne avea ritenuto il nome de 1' autore del libro, del stampatorc, del loco , ove fu imprcsso, de i' a'mo, il numero de' quinterni o de le carte, e per non e:sere ignoil
quale
Sappi
di
,
tutto
che
il
153 avca intesa corta epislola supevliminwe atil quale, ; come volesse iscusando favorir 1' autore, o pur a fine die anco in qnesto libro gli altri asini, trovando ancora le sue lattuche rantc in grammatics
e
,
non so da che aslno ignorante e presimtuoso
larcata
fnitticelli
avessero
,
occasione
di
non parlirsene a
fatto
di-
awcrtisce avanti clie comincino a leg„lVon dubito, che gere il libro e cousidrrar le sue sentenze: alcuni eruditi" ben disse alcuui, de' qnali hii pud esser uno „essendo giu divolgata la fama de le nuove supposizioni di questa ginni,
modo
questo
in
li
—
—
opera,
cbe vuole
,
la terra
esser mobile, et
il
sole starsi saldo
non si sentano fortemente offesi , stimando , che questo sia un princi])io per ponere in confusione 1' arti liberali i>ia tanlo bene et in tanto tempo poste
mezzo de
e fisso in
1'
universo,
Ma se costoro vogliouo nieglio considerar la cosa, trovaranno , che questo autore non e degno di riprensione ; per che e proprio a «-li astronomi raccorre diligente- et artihciosamente 1' isioria de' moti celesti ; non possendo poi per ragione in ordine.
alcuna trovar le vere cause di quelli , li e lecito di fingersene e formarsene a sua posta per principii di geometria, mediante i quauto per avvenire si possano calquali tanto per il passato ,
onde non solamente non e necessario , che le supposima ne anco verisimili. Tali deuno esser stimate 1' ipotesi di questo uomo, eccetto se fusse qualcuno tanto ignorante de 1' ottica e geometria , che creda , che la distanza culare;
zioni siino vere,
di
quaranta gradi e piu, or da
dal sole,
1'
una,
la quale acquista
or da
1'
Venere discostandosi
altra parte,
sii
cagionata dal
movimento suo ne 1' epiciclo ; il che , se fusse vero , chi e si cieco , che non veda quel che ne seguirebbe contra ogni espeche il diametro de la Stella apparerebbe quattro volte, , corpo de la Stella piu di sedici volte piu grande, quando e viciuissima de 1' apposito de 1' auge , che quando e lontanissima, dove si dice essere in auge? Vi sono ancora d' altre
rienza et
il
supposizioni
non meno
necessario riferire."
prendere cility
il
E
inconvenienti
tesoro di queste
mirabile
et
artificiosa
najo
cho non
v'
del
:
solamente per la faper che, se alcuuo uscira ]>iu stolto da questa Or vedete, che bel porti,
computo
e entrato." 1
!
che questa , quali non 6 „ Lasciamoci dunque
supposizioni
queste cose finte prendera per vere disciplina,
,
conclude al fine
,
Considerate, quanto bene v apra
la
;
porta per farvi entrar
dentro a la participazion di quella onoratissima cognizione, senza la
cpiale il
saper coni])utare, e misurare,
e geometrare,
e per-
non e altro che un passatempo da pazzi iugegnosi! Considerate , come fedelmentc serve al padron di casa Al Coperuico non ha bastato dire solamente, che la terra si muove, ma ancora protesta e conferma quello , scrivendo al papa, e dicendo, che le opinioni de' filosofi son molto lontaue da quelle spettivare
!
154 del vofgo
indegne
,
d'
essere seguitate
indizii
porge de la sua
ch' in
certo
tal supposizione
ponere
il
;
non ostante
comun
a
filosofla,
giudizio
quanto de gli
conviene ch' anco a lui
,
moto de
d'
esser fug-
et altri molti espressi
ch' al fine par,
tanto
altri,
se per gli apparenti inconvenienti
clie,
,
sentenza
modo vuole,
che intendono questa inatematici
degnissime
,
contrarie al Tero e dirittura;
come
gite,
sii
di
quelli,
che son pnri
non piacesse
concessa liberta di
per far dimostrazioni pin ferme di
la terra,
quelle, ch' lian fatte gli antichi, tante sorte e modelii di circoli ,
i
qnali furno liberi nel fingere
dimostrar li fenomeni de pn6 raccorre , che lui dubiti di quello che si costantemeute La confessato e provato nel prhno libro, suf/icientemente rispondendo ad alcuni argomenti ehe stimano il contrario ; dove non solo fa ufiicio di di quei , inatematico , che suppone , ma anco di fisico , che dhnostra il moto de la terra. Ma certamente al Nolano poco si aggiunge, che il Copernico , Kiceta Siracusano Pitagorico , Filolao , Eraelide di Ponto , Ecfanto Pitagorico , Platone nel Timeo , ben che
Da
gli astri.
le quali parole
per
non
si
avea piu per fede , che libro de la dotta ignoranza, et altri in ogni modo rari soggetti, 1' abbiuo per die lui lo tiene per detto , insegnato e confirmato prima non per autorialtri proprii e piii saldi principii , per i quali ,
limida
per
et iucostantemente
-
scienza,
et
il
divino
,
per che
1'
Cusano nel secondo suo :
ma
per vivo senso e ragione , ha cosi certo questo , come che possa aver per certa. , Smi. Ouesto e bene. Ma di grazia , che argumento e quello , che apporta questo superh'minario del Copernico , per
iate
,
ogni altra cosa
che
gli
non
e vero
pare
grandezza ,
,
,
ch' abbia piu che qualche verisimilitudine , se pur che la Stella di Venere debba aver tanta varieta di
quanta n' ha di distanza ? il quale teme et ha zelo,
Teo. Ouesto pazzo,
che alcuni
impazzano con la dottrina del Copernico , non so , se ad un bisogno avrebbe possuto portar piu inconvenienti di quello che per aver apportato con tanta solennita stima suffieiente a dimostrar , che pensar quello sii cosa da un troppo ignorante d' ottica e geometria. Vorrei sapere, di quale ottica e geometria iutende questa bestia , che mostra pur hoj)po , quanto sii ignoraute de la vera ottica e geometria lui e quelli, da' quali have imparato. Vorrei sapere , come da la grandezza de' coi'pi lii* miuosi si pu6 iuferir la ragione de la propinquita e lontananza di quelli? e per il contra rio , come da la distanza e propinquita di corpi simili si pu6 iuferire qualche proporzionale varieta di grandezza? Vorrei sapere, con qual principio di prosiieitiva , o di ottica noi da ogni varieta di diametro possiaino definhamente conchiudere la giusta distanza , o la maggior e minor differenza ? Desiderarei inteudere , se noi facciaino errore,
155 che poniaino qnesta conclusione: da 1' apparenza de la quantita luminoso non possiamo inferire la verita de la sua grandezza , ne di sua distanza ; per che, si come nou e medesma ragione del corpo opaco e corpo luminoso , cosi non e medesma ragione d' tin corpo men luminoso, et altro pin luminoso, et allro luminosissimo , a cio possiamo giudicare la grandezza o ver del corpo
d' tiomo a due iniglia d' una testa molto pin piccola di una lucerna, o altra cosa simile di fiamma , si vedra senza molta dilferenza, se pur con dilferenza , discosta sessanta miglia ; come da Otranto di Puglia si veggono al spesso le candele d' Avellona, tra quai Ognuno, che ha paesi tramezza gran tratto del mare ionio. senso e ragione , sa , che , se le lucerne fussero di lume pin perspicuo a doppia proporzione , come ora son viste ne la distanza di setlauta miglia, senza variar grandezza, si vedrebbono ne la distanza di cento quaranta miglia; a tripla di ducento
la distanza
non
La mole
loro.
quella
vede;
si
e dieci; a quadrupla di ducento ottanta , medesmamente sempre giudicando ne 1' altre addizioui di proporzioni e gradi: per che pin presto da la qualita et intensa virtu de la luce, che da la quantita del corpo acceso, suole uiantenersi la ragione del meVolete dunque, o saggi desmo diametro e mole di corpo. et accorti perspettivi
ottici
cento stadii aver quattro distante
cinquanta
venticinque,
discorrendo
,
stadii
sedici
,
,
che
dita
,
di
debbia
di dodici e
se io veggo
diametro,
averne
mezzo
sin tanto che vicinjssimo
un lume
sara
otto,
a
la
due,
trenta
distante
ragione, distanza
che di
e cosi via
venghi ad essere di quella
grandezza, che pensate?
secondo il vostro dire, ben che sii falsa, improbata , per le ragioni geometriche, la opinione di Eraclito efesio, che disse, il sole essere di quella grandezza, che si olfre a gli occhi; al quale sottoscrisse Epicuro , come appare , ne la sua epistola a Sofocle , e ne 1' undecimo libro De natura , come riferisce Diogene Laerzio , dice,
Smi.
non perd
Tanto che
potrii
essere
per quauto lui puo giudicare , la grandezza del sole , de , luna e d' altre stelle e tanta, quanta a' nostri sensi apper che , dice , se per la distanza perdessero la granpare e certo , dice, dezza , a piii ragione perderebbono il colore non altrimenti doviamo giudicare di que' lumi, che di questi, che
la
:
:
che sono a presso noi.
Pru. IUud Natura libro
qitoque Epicureus Lucretius
iestalur quinto
;
Nee nimio soils major rota, nee minor ardor Esse potest , nostrls quant sensibus esse vldetur. Nam qulbus e spailis cumque Ignes lumlna possunt Adjicerc , et calldum mcmbrls adjlarc vaporcm,
de
156 Ilia ipsa interval/a nihil de corpore limant
Flammarum
ad speciem
niliilo
,
est contraction* ignis.
Liuna qttoquc sivc Notho fertur, sive Iamine lustrans y Sive suam proprio j'actat de corpore lucem. Quicquid id est niliilo , fertur inajore jigura. Posiremo qiioscunque vides hinc aetlieris ignes, Dum tremor est clarus , dutn cernitur ardor eorum, Scire licet perquam pauxillo posse minores Esse , vel exigua majores parte brevique, Quandoquidem , qnoscunque in ierris cernimns ignes^ Perparvnm quiddam interdum mutare vidcntur, j4lterutram in partem Jilum , cum longius absint.
Teo.
Certo
,
vano
voi dite bene
clie
,
con
1'
ordinarie e proprie
geometri a dispntar con li Epicnrei ; non dico , li pazzi , qnal e qnesto luminare del lifaro di Copernico , ma di cpielli piu sagg-i ancora ; e veggiamo, come polrau conclndere , ehe a lanta distanza , quanta e il diaragioni
in
verranno
perspettivi
i
Venere
,
diamelro del corpo del pianeta
,
metro de glio
1'
epiciclo di
avvertirvi
d'
iin
altra
si
cosa.
e
possa iuferir ragione di tanto Anzi vo-
et altre cose simili.
\edete,
qnanto e grande
il
corpo de la terra ; sapete , clie di quelio non possiamo veder se non qnanto e 1' orizonte artificiale?
Sini.
Cosi
e.
Teo. Or,
cne, se vi fosse possibile di ritinniverso globo de la terra in qnalche pnnto de eterea reg-ione , sii dove si vuole , eke mai awerrebbe , cbe
rarvi faor de 1'
credete voi,
1'
la terra vi paja pin grande ?
Smi. Penso di no,; per cbe non e ragione alcnna, per la quale de la mia vista la linea visnale debba esser forte pin et allmigar il semidianieiro suo , clie inisura il diametro de 1' orizonte.
Teo. Bene dosi piu
1'
Per6 e da credere, die, discostansempre si diminuisca. Ma con questa di-
giudicate.
orizonte
,
1' orizonte notate, che ne si viene ad aggiungere confusa vista di quelio , ch' e oltre il gia compreso orizonte,
imnnzione de la
come
si
puo mostrare ne
la presente figura: *)
â&#x20AC;&#x201D;
*} Le figure del testo essendo e rozze linee bianclie in fondo nero e false, 1' editor e le ha fatle correttamente incidevc in
â&#x20AC;&#x201D;
lee; no.
157
dove globo
1'
orizonte
artificiale
ell,
al
quale risponde
1'
arco del
A A.
L' orizonte de la prima diminuzione e 2 2 , al quale rispoude 1' arco del globo B B. L' orizonte de la terza diminuzione e 33, al quale risponde 1' arco C C. L' orizonte de la quarta diiniuuzione e 4 4 , al quale rispoude 1' arco D D, e cosi oltre, attenuandosi 1' orizonte, sempre crescera la coinprensione de 1' arco , in sino a la liuea emisperica , et oltre ; a la quale distanza o circa quale posti, vedreimo la terra con
medesmi
coi quali veggiamo la luna aver le secondo che la sua superficie e aquea Tanto die , quanto piu si string-e 1' angolo visuale, e terrestre. tanto la base maggiore si comprende de 1' arco einisperico, e tauto ancora in minor quantitd appare 1' orizonte, il qual togliamo clie tutta via i>erseveri a cliiamarsi orizonte, ben cbe se-
quelli
parti lucide
condo
la
,
et
accidenti
oscure
consuetudine
Allontanandoci dunque
pero
et
il
lume,
il
,
,
una
abbia ,
Sola
propria
sig-nificazione.
cresce sempre la compreusione de
quale, quauto piu
il
1'
emis-
diainetro si dimiuuisce,
tauto davantag-gio si viene a rhmire
simo piu discosti da minori
,
sin a
la vista
; di sorte cbe , se noi fiissue macclne sarebbono sempre un corpo piccolo e lucido soiameute.
luna
la
d'
le
,
Smi. Mi
par aver intesa cosa non volg-are e non di poca ianportauza. Ma di grazia, vengliiamo al proposito de 1' opinion di Eraclito et Epicuro, la qual dite cLe puo star costanto contra
le
ragtoni
perspettive,
posti in questa scienza!
Or
per
il
difctto
per scoprir questi
de'
principii
diiVtti,
pi
e reder
158 qnalcbe fnitto tie la vostra invenzione, vorrei luzione di quella ragione, con la quale molto ch' il sole non solo e grande, ma si prova, II principio de la qiial ragione che la terra.
intendere la riso-
dimostrativamente anco pin grande,
e , clie il corpo liune in un corpo opaco suo spargendo il maggiore, luininoso de 1' ombra conoidale produce la base in esso corpo ininore opaco, et il cono oltre quello ne la parte opposita, come ne la
seguente figura
H
I, corpo lucido da la base di C, la quale e tevmiuata per 1' cmbra a II corpo luminoso inipunto. il cono de nore, avendo formato il cono nel corpo opaco maggiore, non conoscera delerminato loco , ove ragionevolmente possa designarsi la linea de la sua base, e par clie vada a formar una conoidale
M,
N
manda
come quella medesma fignra A, corpo lucido dal cono ombra ch e in C , corpo opaco , mando quelle due linee CD, C E , le quali sempre pift e pin dilatando la ombrosa
infinita,
de
1
l'
conoidale,
pifi
tosto
corrono in infinito,
che possino trovar la
159
La conclusione di questa ragione e, che base die Ie termini. sole e corpo pin grande, che la terra, per che nianda il cono
il
He F ombra di quella non passa oltre. Che
sin ,
a presso a la spera
se
il
sole
fusse
corpo
di
Mercurio , e minore,
lncido
bisognarebbe g-mdicare altriiuenti ; onde segnitarebbe, che, trovandosi questo liuninoso corpo ne F emispero inferiore , verrebbe oscurato il uostro cielo in pin gran parte , che illnstrato , essendo dato o concesso , che tntte le stelle prendono liune da quello.
Teo. Or vedete, come nu corpo lnminoso minore pud illumiuare pin de la meta d' un corpo opaco pin grande. Dovete awertire quel che veggiamo per esperienza. Posli dui corpi, de' qnali F nno e opaco e grande , come , F altro piccolo lucido, come B, se sank messo il corpo lncido ne la minima*) e prima distanza, come e notato ne la segnente fignra,
A
verra ad illnminare secondo la ragione de *J
II
trsto
erroneamente ha massima.
F
arco piccolo
C D,
160 Se sara messo ne la seconda distanza stendendo la Hnea B 1. maggiore, verra ad illnminare secondo la ragione de 1' arco Se sara ne la terza maggiore EF, stendeudo la Ijuiea B 2. e maggior dislanza , terminara secondo la ragione de V arco piii Dal che si conchiude, grande GH, terminalo da la linea B 3. clie pno awenire, che il corpo lucido B, servando il vigore di possa penetrare taulo spazio
tanta lucidezza
,
mile
richiede,
effetto
al fine arco
gione , cido
,
si
clie
maggior ,
qnanto a
,
si-
poira col inolto discostarsi comprendere
che
il
semicircolo
che qnella lontananza , ch' che coinprenda il semicircolo
lia ,
che non e ra-
atteso
:
ridntto a tale
non possa
corpo ln-
il
oltre
promoverlo
Anzi vi dico di pin, che, essendo a comprendere davantaggio. non perde il sno diametro , se non tardisch' il corpo lncido per grande che siina - e difficilissiinamente , et il corpo opaco , sia si
facilissimamente
,
come per progresso
et
improporzionabnente
perde.
il
minore
di dislanza da la corda
Per6
CDe
an-
a terminare la corda maggiore E F , e poi la masshna I K., la qnale e diametro, cosi, crescendo pin e pin la distanza, terminara 1' altra corda minore oltre il diametro , sin tanto ch' il corpo opaco tramezzante non impedisca la reciproca vista de li E la causa di qnesto e , che corpi diametralniente opposti. 1' impedimento , che dal diametro procede , sempre con esso diametro si va diminuendo pin e pin, qnanto 1' angolo B si rende dato
pin acnto. acnto
pazzo
, ,
â&#x20AC;&#x201D;
Et e necessario per
che
ne
la
al fine fisica
,
che
1'
divisione
chi crede farsi progresso in infinito
â&#x20AC;&#x201D;
angolo
,
sii
fatto tanto
nn corpo
d'
o
1'
finito
â&#x20AC;˘
e
intenda in atto,
mm
linea , per che non sii pin angolo , ma o in poienza , qnale dni corpi visibili oppositi possono essere a la vista 1' nn de 1' allro , senza che in pnnto alcnno quel ch' e in mezzo, vaglia impedire ; essendo che qnesto ha persa ogni proporzionalita e differenza diametrale, la qnale nei corpi Incidi persevera. Pero si richiede , che il corpo opaco , che tramezza , ritegna tanta distanza da 1' nn e 1' allro, per quanta possa aver persa come si vede la detta proporzione e differenza del sno diametro
la
:
ne la terra , il cui diametro non ijnjiedisce , che due stelle diametrahnente opposle si veggano 1' una 1' altra , cosi come l' occhio senza differenza alcana pn6 veder 1' una e V altra dal centro emisperico N e da li pnnti de la circonferenza N O , avendoti imaginato in tal bisoguo , che la terra per il centro sii divisa in due parti ngnali, a fin che ogni linea peret e osservato
A
spettivale abbia
ne
la presente
il sno loco. figma:
Oneslo
si
fa
manifesto
facilmente
161
dove per quella ragione , che la Hnea N essendo diametro, fa 1' angolo retto ne la circoiiferenza , dov' e il secondo loco,
A
lo fa acuto, nel terzo pin acuto,
a
I
acutissimo
,
et al fine
bisogna,
a quel tennine,
fine divenghi che non appaja piik
ch' al
angolo, ina linea; e per conseguenza e distrutta la relazioue e differenza del semidiametro , e per medesma ragione la diffe-
AO
reuza del diametro intiera si distruggera. La onde al fine e necessario, che dui corpi pirt luminosi, i qnali uon si tosto perdeno il diametro, non saranno hnpedifi, per non vedersi reciprocamente , non essendo il lor diametro sranito , come qnello di uon lucido, o men lnminoso corpo tramezzante. Concludes! dunqne, che ÂŤn corpo maggiore , il quale e pin atto a perdere il suo diametro ben che stia per linea rettissima al mezzo , non , unpedira la prospettiva di dui corpi quanto si voglia minori, pur che serbino il diametro de la sua visibility il quale nel piit gran corpo e perso. Qua per disrozzir uno ingegno non troppo sollevato, a fin che possa facilinente introdursi a comprendere 1' apportata ragione, e per ammollar al possibile la dura appreusione, fategli esperimeutare , che, avendosi posto un stecco
11
;
162
la candela posla in certa dislauza: al qual
lume de pid
accostando
viene
si
tanto
occlno, la sua vista sara di tutto impedita a veder il lmne quanto
1'
vicino a
meno unpedira de
stecco
il
vicino, e giunto al hum?,
da
alloniauandosi
,
la veduta
,
sia tanto che
come prima gia era
,
1'
ocehio,
essendo
si
vicino e giunto a
non impedita forse tanto, quanto il stecco e largo. clie ivi rimagna il stecco , et il lume altre , Cosl tanto si discosti; verra il stecco ad impedir molto ineno. pin e piii aumentando 1' equidistanza de 1' ocehio e del lume
1'
ocehio,
Or
giungi a questo
senza sensibilita alcana del stecco vedrai il facilmente quanto si voglia grosso ,
dal stecco,
al fine
lume
Considerato questo
solo.
potra
intelletto
ad
essere introdutto
intendere
quel che
poco
avanti e detto.
Mi par, quanto ma mi rimane
mi debba molto essere Una confusione ne la mente, come noi alzandoci da la quanto a quel che prima dicesti di cui il diametro semterra e perdendo la vista de 1' orizonte pre piu e pin si va attenuando , vedreimo questo corpo essere una Stella. Vorrei , che a quel tanto, ch' avete detto, aggiunSini.
satisfatto;
al proposito,
ancora
,
:
,
essendo che stimate , inolte innumerabili , e mi ricordo d' aver visto il Cusano, di cui il giudizio so che non riprovate, il quale vuole, che auco il sole abbia parti dissimilari, come la luna e la terra ; per il che dice , che , se attentamente fissaremo 1' ocehio al corpo di quello , vedremo in mezzo di (piel splendore pin circonferenziale , che altrimenti , aver notabilissima opacita. Teo. Da lui divinameute detto et l|teso, e da voi assai lodabilmente applicato Se mi ricordo , io ancor poco fa dissi, che , per tanto che il corpo opaco perde facilmente il diametro, il lucido difficilmente awiene, che per la lontananza s' auuulla
gessivo qualche cosa essere
terre
simili
circa
questo
a questa,
;
anzi
!
e svanisce diafano
,
1'
apparenza de
1'
oscuro;
o d' altra maniera lucido
,
e si
fa
quella
de
1'
illuminato
come ad unire
;
e di
forma una visibile coutinua luce. Perd , se la lima fusse piu lontana, non eclissarebbe il sole, e facilmente potra ogni uomo , che sa , considerare in queste cose, che quella piu. lontana sarebbe anco piu. lnminosa; ne la quale se noi fussimo, non sarebbe piu lnminosa a gli occhi nostri: come, essendo in questa terra, non veggiamo quel suo lume, che porge a quei, che sono ne la luna, il quale forse e maggior di quello, che lei ne rende per i raggi del sole nel suo liquido cristallo diffusi. De la luce particolare del sole non so per il presente , se si debba giudicar secondo il medesmo modo, o quelle parti lucide disperse
altro.
mi lui
Or
si
vedete, sin quanto siamo trascorsi da quella occasione
tempo di rivenire a 1' altre parti del nostro proposito. Smi. Sara bene d' intendere 1' altre pretensioni, le quali ha possute apportare. j>ar
163
La
terza proposta del dot tor Nundinio,
Teo. Disse
lYundmio, ch" non puo essere verisiessendo qnella il mezzo e centro de 1' universo, al quale tocca essere fisso e costante fundamento ciie questo medesino puo dir Rispose il Nolano d' ogni moto. colui, die tiene il sole essere nel inezzo tie V universo, e per a presso
che la terra
mile,
muove
si
,
:
tanto
inmobile e
fisso
come
.
intese
il
C'o])ernieo et altri moI(i,
che hanno donato terniine circonferenziate a 1' universo; di sorie, cue quesla sua ragione se pur e ragione , e nulla contra quelli, e suppone i proj)rii principii. E nulla anco contra il Nolano, il quale vuole , il inoiido .essere infinito , e pero non esser corpo alcuno in quello, al quale seniplicemente eonvegna essere nel ,
mezzo
,
o ne
1'
eslremo
,
o (ra que' due termini
;
ma
per certe
relazioni ad altri corpi, e termini inteuzioualmeute appresi.
Smi. Che vi par di questo? per Teo. Altissimamente detto
che , come di corpi natunessuno si e verificato seniplicemente rotondo , e per conseguenza aver semplicemente centro , cosi anco dei moti , che noi non e alveggiamo sensibile - e fisicamente ne' corpi naturali cuno, che di gran luuga non dilferisca dal semplicemente circuforziusi quanto si voglian lare e regolare circa qualche centro color, che fingono qneste horre et empititre d' ovbi disiiguali, di diversita de' diametri, et altri empiastri e recettarii, per raedicar la natura , sin tanto che venga al servizio di maestro Aristotele , o d' altro , a conchiudere che ogni inoto e continuo e regolare circa il centro. Ma noi che guardiamo , non a le ombre fantastiche , ma a le cose medesme , noi , che veggiamo un !
ral;
,
;
,
,
capace loco di moto e che dobbiam alfermare al meno , per che non veggiamo fine alcuno sensibilmente , n& razionalinente, sappiaino certo, che, essendo elfetto e principiato da una causa inhnita e principio infinito , deve secondo la capacorpo aereo
,
di quiete
sino iiumenso et infinito,
,
etereo
,
spirituals
,
liquido
â&#x20AC;&#x201D;
,
il
â&#x20AC;&#x201D;
E city sua corporale e modo suo essere infinitamenfe infinito. son certo, che non solamente a Ntmdinio, ma ancora a tutti, i (piali sono professori de l'intendere, non e possibile giaininai di trovar ragione semiprobabile , ]>er la quale sia margine di questo universo corporale, e per conseguenza ancora gli astri, che nel suo spazio si contengono , siino di numero finito et oltre essere naturalmente determinato centro e mezzo di quello. Smi. Or \undinio aggiunse cpialchc cosa a questo: apportd qualche argomento , o verisiinilitudme , per inferire, che 1' universo prima sii finito; secondo, cli>- abbia la terra per suo ;
mezzo; terzo bile di inoto
,
clie
questo mezzo
sii
in tutto
c
per tulto
immo
localf.
Teo. Nundinio, come
colui, che quello,
che dice,
lo
dice
164 per una fede e per una consuetudine , e quello, che niega, lo niega per una dissuetudine e novita, come e ordiiiario di que', die poco considerano e non sono superior! a le proprie azioni, qiianto natnrali , rimase slupido et attonito, tanto razionali, a cui di repente appare miovo fantasma. Come die era alquauto piu discreto e men borioso e lnaligno , ch' il suo compagno , tacque e non aggiunse parole , ore non posseva aggiungere ragioni. F r u. Non e cosi il dottor Torquato , il quale o a torto , o a ragione , o per dio , o per il diavolo la vuol sempre combat-
come quello, quello poi
,
quaudo ha perso
tere,
scudo da difendersi,
il
e la spada da of-
fendere; dico, quando non ha piu risposta, ne argumento, salta ne' calci de la rabbia
non 1'
lasci dire le
acuisce
,
denti de le ingiurie
i
1'
unghie de
la detrazioue
spalanca la gorgia dei clainori
,
ragioni
come
Smi. Dunque non disse Teo. Non disse altro a
,
ghigna
a fin che
non pervengano a
e quelle
contrarie,
oreechie de' circostanti,
,
udito dire.
lio
altro?
questo
proposito,
ma
entro in
mV
altra proposta.
puarta proposta Per che
Nolano per modo
il
del Nundinio.
di passaggio
disse essere terre in-
Nundinio , come bon non avendo , che cosa aggiungere al ])roposito , comincia a dimandar fuor di proposito , e da quel die diceamo de la mobilita o immobilita di questo globo , interroga de la qualita de gli altri globi, e vuol sapere, di che materia fusser quelli corpi , che son stimati di quinta esseiizia , d' una materia inalterable et incorrottibile , di cui le parti piu dense son le
numerabili simili disputonte
a
quesla
,
or
dottor
il
,
stelle.
Fru. Ouesta che
Teo. sto
ma
;
interroga zione
non m' intendo
io
in piii
le
,
proposito,
ben
punto
alcuno
che gli
come ne
individuali
,
in specie
le altre
specie
,
solo in esser
d'
animali,
per
accade inequality ; ma (pielle spere, crede che dilferiscono sole , per ora ,
, come e il come il caldo e
che son foco ,
altri
da questo
differenti
grandi e piccioli, differenze
, o che interrogasse circa globi, che son terre, non sono
materia principale
gli rispose,
in specie
di
II Nolano per cortesia non gli volse improperar quedopo avergli detto , che gli arebbe piaciuto , che Nun-
dinio seguitasse la
quella
mi par fuor
di logica.
frecldo
,
lucido per se e lucido i>er
altro.
Smi. Per che disse firmo assolulamente? Teo. che
questo
creder
Temendo, che Nundinio
nuovamente
aveva
tolta,
e
per ora,
e non lo af-
lasciasse ancora la questione, si
alferrasse
et
attaccasse a
165 qriesta , lascid , die , essendo la terra nn auimale , e per conseguenza un corpo dissimilare, non deve esser stimata un corpo massimameute csterne , eventilate freddo per alcune parli , da I' aria ; che per altri membri , die son li pin di nuniero e di grandezza , debba esser creduta e calda e caldissima ; lascio ancora , die , disputando con supponcre in parte i principii de 1'
aversario,
Peripatetico
cpiale
il ,
vuol essere
stimato
e
fa
professione
et in un' altra parte in principii proprii
,
e
li
nou son concessi , ma provati , la terra verrebbe ad esser calda , come il sole in qualcbe comparazioue.
S m i. Come
T e o. de
questo
Per die
le parti oscure
opache
et
cosl
?
per quel die abbiamo detto
,
di
quali
globe
del
,
dal svanimeuto
e da la unione de le
,
sempre a le regioni piu e piu lume. Or se il luine e causa del calore , come con esso Aristotele molti altri aifermano , i qnali vogliono , die anco la luna et altre stelle per maggior e minor participazione di luce son piu e meno caltle onde quando alcuni piaueti son chiamati freddi , vogliono che s' intenda per certa comparazioue e rispetto, awerra, che la terra con li raggi, ch' ella manda a le lontane parti de 1' eterea regione, secondo la virtu de la luce venglii a comunicar altre tanto di virtu di calore. Ma a noi non consta , die una cosa per tanto ch' e lucida , sii calda ; per die veggiamo a presso di noi molte cose lueide , ma non calde. Or , per toruare a JVtiudinio , ecco che comincia a mostrar i deuti , allargar le mascelle , stringer gli ocelli , rugar le ciglia , aprir le narici , e mandar un crocito di cappone per la calla del polmone a cio die con questo riso li parti cristalline e lueide
si
viene
distant i a diffondersi pin e phi di
,
,
circostanti stimassero,
gioue
intendeva
bene,
lui area ra-
e quell" altro dicea cose ridicole.
,
Fru. E die
T e o.
vero vedere, come lui, se ne rideva? a quello , die dona confetti a porci. per che ridesse? rispo|e , che questo dire et imail
,
che siino altre terre,
,
e stato tolto da
accidenti
,
spose
JVolano
il
sia
Questo accade
Dimandato ginarsi
die lui la
,
die se
,
un' altra terra cosi ahitata
le
die abbino
medesme
proprieta et
vere narrazioni di Luciano.
Ri-
quando Luciano disse la lima essere e colta come qtiesta , venue a dido, ,
per burlarsi di que' hlosofi, che affennorno essere molte terre (e particolarmente la luna, la cui similitudine con questo nostro globo e tanto phi sensibile, quanto e piii vidua a noi) lui non
ebbe i-agione , ma mostro essere ne la comune ignoranza e cecita; per che, se ben consideriamo , trovaremo la terra e (anti altri corpi , die son chiamati astri, membri principal] de V universo come danno la vita e nutriinento a le cose, die da quelli togliouo la materia, et a' medesmi la restitiuscano, cosi e molto maggionnente hanno la vita in se, per la quale con una ordi,
166 volouia
uata e natural
da intrinseco
priucipio
ad
muovono
si
a le
E
non sono altri inotori estrinseci, che col muovere fantastiche spere vengano a trasportar questi corpi come inchiodati in quelle; il eke se fusse vero , ii moto sarebbe \iolento fuor de la natura del mobile , il mo tore pin imperfetto , il moto et il motore solleciti e laboriosi, cose
e per
,
li
spazii
conveuienti
et altri molti inconvenienti cpie
clie
,
,
come
s'
maschio
il
essi.
aggiungerebbono. si
muove
Considerisi dun-
a la femina
al maschio,
ogui erba et animale, epial piu e qual
samente,
muove
si
al
e la femina
,
meno
espres-
suo priucipio vitale, come al sole et
muove
altri
ambra, e finalmente ogni cosa va a trovar il simile , e fugge il coutrario. Tutto avvieue dal sufticiente priucipio interiore, per il epiale naturalmente viene ad esagitarsi, e non da principio esteriore, come veggiamo sempre accadere a quelle cose, che son mosse Muovonsi dunque la terra o contra, o estra la propia natura. e gli altri astri secondo le proprie differenze locali dal priucipio Credete , disse Nundiuio, iutrinseco , ch' e 1' anima propria. Non solo sensitiva, rispose il che sii sensitiva quest' anima? Nolano , ma anco intellettiva ; non solo intellettiva, come la ma forse anco piu. Oua tacque Nundiuio e non rise. nostra P r u. IMi par , che la terra , essendo aniinata , deve non aver piacere , quando se le fanno queste grotte e caverne nel dorso come a noi viene dolor e dispiacere , quando ne si pianta qualche dente la , o ne si fora la carne. T e o. Nundiuio non ebbe tanto del Prudenzio , che potesse stimar questo argomento degno di produrlo , ben che gli fusse clie non sappia, occorso ; per che non e tanto ignorantc filosofo se quella ha che, s' eila ha senso, non 1' ha simile al nostro se ha carne , sangue, le membra , non le ha sinuli a le nostre nervi, ossa, e vene, non son simili a le nostre; se ha il core, non I' ha simile al nostro; cosi di tutte 1' altri parti, le quali hnnno ]jroj)orzione a li membri d' altri et altri, che noi clu'amiamo animali, e comunemeute son stunati solo animali. Non che e tanto buono Prudenzio, e ma! medico, che non sappia, a la gran mole de la terra questi sono insensibilissimi accident!, li quali a la nostra imbecillita sono tanto pnsibili ; e credo che intenda , clie non altrimeiiti , che ne gli animali , quali noi conoscemo per animali , le loro parti sono in continua alterazione e moto , et hanno mi certo liusso e riflusso , dentro accogliendo scmj)re qualche cosa da 1' estrinseco , e mandando fuori qualche cosa da V iutrinseco oncle s' allungano 1' unghie , si nutriscono astri
la calamita si
;
al ferro,
la paglia a
1'
,
,
,
;
;
.
1
:
i
piliÂŤtle lane, et
i
cuoii
;
cosi
la
i
capelli, si risaldauo
terra
riceve
1'
efllusso
le pelli, s' induriscono et
inllusso
de
le
parti,
per quali molti animali , a noi manifesti per tali , ne fan vedere espressamente la lor vita come e piu che verisimile , essendo ;
167 die ogni CQsa participa di vita, vivono non solamente in noi,
iuohi
ma
iiuiumerabili
et
in tutto le cose
individui
composte, e non doviamo
quando veggiamo alcuna cosa , che si dice morire , tanto credere quella morire , quanto cli' ella si muta , e cessa quella accidentalc composizioue c Concordia , riinaiiendono le cose,
son
che quella incorrono,
dette
die
spiritual!,
senipre immortali,
quelle
quelle, die
piu.
corporali,
dette
e
material!,
mostraremo. Or per venire al iXolano , quando vidde Nundinio t.ncere , per risenlirsi a tempo di quella derisione muidiuica, die comparava le posizioni del INolano a le vere narrazioni di Luciano, espresse un poco di fiele e gli disse, che disputando onestamente non dovea ridersi, e burlaw di quella, che non pu6 capire che se io , disse il Nolano , non rido per le vostre fantasie , 116 voi dovete per le mie sentenze ; se io con voi disputo con civilita e rispetto , al meno altretanto dovete far voi a me , il quale vi couosco di tanto ingegno , che , se io volessi difendere per verita le dette narrazioni di Luciano , non Et in questo modo con alsareste sufficiente a distruggerle. quanto di collcra rispose al riso , dopo aver risposto con piu ragioni a la dimauda.
come
altre volte
;
Quinta proposta di Nundinio, Importunato Nundinio lasciando
le
qucstioui
â&#x20AC;&#x201D;
qualche argomento
si
come da
dal Nolano,
che , e come
del per
,
gli
altri,
e quale
che,
facesse
,
Pru. Per quomodo et quare quilibet asinus novit disjjulare. Teo. Al fine fe' questo, del quale ne son pieni tutti carche , se fusse vero , la terra muaversi verso il lalo, , chiamiamo oriente , necessario sarebhe , die le nuvole de 1' aria sempre apparissero discorrere verso 1' occidente, ]>er ragione del velocissimo e rapidissimo moto di questo globo, che in spazio di ventiquattro ore deve aver compito si gran giro. questo rispose il Nolano , die questo acre , per il quale distoccini
che
A
corrono die
le
uome
solto
nuvole
e
li
venti
intenda tutta la niacchina
s'
consta di sue parti dissimilar] tutta
e
1'
aria
:
de la terra
parte
e
,
vuol lui
terra
di
deve
tutfo
,
onde
li
per
che
animale intiero, che , li sassi , li man", qrale e rincliiusa ne gli 1'
fiumi
vaporosa e turbulenta, la apparticne a la terra, come
altissimi monti
;
essere cost al ]>roposito,
,
membro
di
quella,
o pur come V aria, ch' e nel juilnione et altre cavitu de gli animal , per cui respirano , si dilatano le arterie, et altri eifetti necessarii a la vita s' adeni])iscono. Le nuvole dunque da gli accidenti , che son nel corpo de la terra , si muovono e son i
come ne intese
le viscere
Aristotele
di quella,
nel
priino
de
cosi la
come
le
Meteora,
accpie.
dove
Questo dice,
Io
che
168 ch' e circa la terra umldo e caldo per le esalaquesto aere, zioui di quella, La sopra di se un altro aere, il quale e caldo e secco , et ivi non si trovan nuvole : e questo aere e fuori de la circonferenza de la terra, e di quella superficie , che la defi-
nisce a fiu che venga ad essere perfettameute rotouda; e che la generazion de' veuti non si fa se non ne le viscere e luoghi de ne venti appala terra ; perd sopra gli alti monti ne nuvole , jono, et ivi l*aria si muove regolatamente in circoloj come l'uuiQuesto forse intese Platone allor che disse , noi verso corpo. abitare ne le concavita e parti oscure de la terra, e che quella proporzione abbiamo a g-li aniinali, che vivono sopra la terra, la quale
hanno
li
un umido
pesci a noi abitanti in
pin grosso.
che in certo modo quest' aria vaporosa e acqua , et che contiene pin felici aniinali , e sopra la terra, il puro aere , dove , come questa Amfitrite e acqua a noi , cosl questo nostro Ecco dunque onde si pud rispondere a aere e acqua a quelli. 1' argomento per che cosi il mare non e riferito dal Nundinio ne la superficie, ma ne le viscere de la terra, come 1' epate
Vuol
dire
,
:
fonte de gli umori
ma
in noi
,
questa
turbulenta
aria
non e
fuori,
come nel pobnone de gli auimali. Smi. Or, onde awiene, che noi veggiamo e
1' emispero inessendo che abitiamo ne le viscere de la terra ? T e o. Da la mole de la terra globosa non solo ne la ultima superficie , ma anco in quelle , che sono interiori , accade , che a la vista de 1' orizonte cosi una convessitudine doni loco a 1' altra , che non pud awenire quello impedimento , qual veg-
tiero
,
giamo
,
quando
tra gli occhi nostri
et
una parte del
cielo
s'
in-
per esserne vicino , ne pud togliere la la distanza dunque di perfelta vista del circolo de 1' orizonte cotai monti, i quali seguono la convessitudine de la terra, la quale non e piana , ma orbicolare , fa , che non ne sii sensibile 1' essere entro le viscere de la terra j come si pud alquanto terpoue un monte
,
che
,
:
considerare ne la
dove
la
presente
vera superficie
figura,
de la terra i
ABC,
cntro la quale
;
169 mare,
snperficie vi sono molte particolari del
come per eseinpio tiero einis]>ero
Del
e da la convessitudine
terra,
A
da dui capi
e
et altri continent!,
punto non meno veg-g-iamo 1' inet altri de 1' ultima superficie.
dal cui
dal punto
clie
,
ragione
la
clie
M,
e
,
da la grandezza de la di quella; per il die non possa vedere
circonferenziale
M
punto non e intanto impedito, emispero per die gli altissimi moiiti non si veng-ono ad interporre al punto M, come la linea ]\I 15 il die credo accaderebbe , cpiando la snperficie de la terra fusse piana ina clie 1'
:
;
come
â&#x20AC;&#x201D; M D.
C
impedimenta, come
tale
E
ziale.
IM a
e
M
la linea
esser
D
anco
cosi
,
stimato
si
davantaggio
nota
K.
quel
favola
La
â&#x20AC;&#x201D;
â&#x20AC;&#x201D;
non viene a cag-ionar virtu de V arco circoiifcren-
quale
vede in die si ,
come
riferisce
si
M
M
a
C
onde non deve die disse Platone de le grandissime si
riferisce
a
;
concavita e seni de la terra.
Smi. Vorrei simi monti
T e o. No
tanto di
:
,
inodo
molti orizonti
e
piii
se quelli,
die sono vicini a gji
altis-
die sono vicini a monti minori , per monti , se non sono medesmameute die la loro grandezza e insensibile a la
quei
altissimi
grandissimi in nostra vista
ma
,
non sono
clie
sapere,
patiscono questo iinpedimenlo?
,
,
,
li
die veng-ono con quello a comprendere
artificiali
uni non possono donar
,
ne' quali
gli
alterazione a gli altri.
accident!
de
gli
Perd per
g-li
al-
come 1' Alpe e li Pirenei e simili, ma Francia tutta, ch' e tra dui mari, settentrionale Oceano, et australe Mediterraneo ; da qnai man verso V Alvernia sempre non intendiamo,
tissimi
come si
la
va montando altre
stati
nendo
tutta
parte
per
,
volte via
come anco da le Alpe e li Pirenei , die son testa d' un monte altissimo , la qual vefracassata dal tempo die ne produce in altra la
,
,
la vicissitudiue de la rinovazione de le parti de la forma tante montag-ne particolari le quali noi cliiainiamo monti. Pero qnauto a cert a instanzia, die produsse Nundmio de li monti di Scozia , dove forse lui e stato , mostra , die hii non pud capire quello, die s' intende per gli altissimi monti per die secondo la verita tutta questa isola Britannia e mi inonte , die alza il capo sopra T onde del mare Oceano, del qual inonte la cima si deve comprendere nel loco pin eminente de 1' isola: la qual cima, se giunge a la parte trauquilla de P aria viene a provare, die questo sii uno di que' monti al-
terra
,
,
,
dov' e la regione di forse piii felici animali. Alessandro Afrodisio ragiona del monte Olinqio, dove per esperienza de le ceneri di sacrificii mostra la condizion del monte altissimo, tissimi,
e de
1'
aria
sopra
Smi. M" aperto inolti ascosi.
Da
i
confini
e meinbri de la terra.
avete sufficientissiinamente satisfatto secreti de la natura,
quel
,
che rispondete
et altamente , cbe sotto questa cliia\e sono a V arg-omento tolto da venti
170 \
prende ancora la risposta de 1' altro, che nel secondo libro del cieio e moiido apporto Aristotele, dove dice, che sarebbe impossible , che una pietra gittata a 1' alto potesse per medesma rettitudine perpendicolare tornare al basso; ma sarebbbe necessario, che il velocissimo moto de la terra se la Per che essendo lasciasse molto a dietro verso 1' occidente. questa projezione dentro la terra , e necessario , che col moto di quella si venga a miliar ogni relazione di rettitudine et obbliper che e diiferenza tra il moto de la nave , e moto di quita quelle cose, che sono ne la nave: il che se non fusse veto, seg-uitarebbe , che , quando la nave corre per il mare , g'iammai alcuno potrebbe trarre per dritto qualche cosa da un canto di quella a 1' altro , e non sarebbe possibile , che un potesse far un salto, o ritornare co' pie, onde li tolse. Con la terra dunqiie si muovono tutte le cose , che si trovano in terra. Se dunqueâ&#x20AC;&#x17E;dal loco estra la terra qualche cosa fusse gittata in terra, per il moto di quella perderebbe la rettitudine. Come appare ne la nave, *) la qual, passando per il flume, se alcuno, che si ritrova ne la spoiida di quello, venga a gittar per dritlo un sasso , vemt fallito il suo tratto , per quanto comporta la veloe nuvole,
si
:
Ma posto alcuno sopra 1' arbore di detta nave, che corra quanto si voglia veloce , non fallira punto il suo tratto : di sorte che per dritto dal punto , ch' e ne la cima de 1' arbore, o ne la gabbia al punto , ch' e ne la radice de 1' arbore , o la pietra o altra altra parte del ventre e corpo di detta nave, cosa grave gittata non vegna. Cosi se dal punto de la radice al punto de la cima de 1' arbore , o de la gabbia , alcuno ch' e city del corso.
dentro
nave
la
desma
,
per
gitta
una pietra , quella per la memuovasi quanto si voglia la nave,
dritta
linea ritornara a basso,
pur che non faccia de
8 mi. Da porta a molti
gl'
inchini.
la considerazione et
di
questa
importantissimi secreti
filosofia,
atteso ch' e cosa molto freqnente
quanta
differenza da quel, che
sii
demo maggior piacere e satisfazione , nemo a cibarci , che se per 1' altrui
apre la
e profonda
poco
considerata,
se per braccia.
propria
mano ve-
I fanciulli allor
per prendere il cibo, , de gli altrui; quasi che la natura in faccia apprendere, che, come non v' e tanto pia-
che possono adoprar
li
proprii instimnenti
volentieri si servono
certo
*")
e
s'
,
natura
uno medica se stesso , e quel Assai n' e manifesto, che pren-
che vien medicato da un altro.
non
differenza
di
modo
li
Questa nave sfignrata qui
uou parve
nccessaria per se riferisce il leslo.
nell' ,
e
si
originale k stata omessa , si peixhe perclie vi mancano le lettere, alle
Onde nel modo tralasciando solamente inlclligibile abbastanza. quali
si
aqevolmente
il
testo
,
,
in cui accoiiciamnio
le
lettere
,
il
tutto sara
171 non v' e anco tanto profitto. I fanciullini, che poppano, Et io come s' appig-liano con la mano a la poppa?
cere,
vedete,
g'iammai per latrocinio son stato si fattameute atterrito , qnanto per quello d' uit domestico servilore per clie non so , che cosa clie uu d' ombra e di portcnto apporta seco pi ii un familiare, straniero , per clie riferisce come ima forma di mal geuio e :
presagio formidabilc.
T e o. Or de' qnali
1'
per tornare
uno
fuori di qnella,
mano
si
al ]>roposito
se dunque saraimo dui,
,
trova dentro la nave,
de' quali tanto
1'
uno,
il medesmo pnnto de 1' aria, medesmo tempo ancora 1' nno lasci
circa
loco nel
che
corre,
qnanto
1'
e
altro
1'
altro abbia la
e da quel
medesmo
scorrere nna pietra,
seuza che le doniuo spinta alcnna, qnella perdere pnnto , ne deviar da la sua linea, verra al preusso loco ; e qnella del secondo si trovara tralasciata a dietro. II che non procede da altro , eccetto che la pietra, ch' esce da la mano de 1' nno , ch' e snstentato da la nave , e per conseguenza si miiove secondo il moto di qnella, ha tal virtu impressa , quale non ha 1' altra , che procede da la mano e
altro mi' altra,
1'
del primo
di quello,
,
senza
che n' e di mora
,
ben che
medesma aria tramezzante medesmo punto, e patiscano
gravita
dal
,
,
si
la
le
pietre abbino
partano
medesma
â&#x20AC;&#x201D; possibil
medesma
S])inta.
fia
â&#x20AC;&#x201D;
De
la
nou
possiamo apportar altra ragione, eccetto che le cose , che hanno fissione o simili a])])artenenze ne la liave , si muovouo con qnella ; e 1' mia pietra porta seco la virtu 1' altra di quello, del motore, il quale si miiove con la nave, che non ha detta participazione. Da questo manifestamente si vede , che non dal termine del moto onde si parte , ne dal termine , dove va ne dal mezzo , per cui si muove , prendc la virtu d' andar rettainente , ma da 1' efficacia de la virtu priinieramente impressa, da la quale dipende la differenza tutta. E questo mi par che basti aver consiclerato , qiranto a le proposte di Nundinio.
qual
diversita
,
,
,
S in i. Or domani ne rivedremo, per soggiunse Torquato.
Pru. Fiat!
udir
li
propositi,
che
172
DIALOGO QUARTO. m
S
i t li
o.
eh' io vi dica la causa ?
Volete ,
Te o.
Ditela pure!
Smi. Per
che la divina scrittura , il senso de la quale ne deve essere molto raccomandato , come cosa , che procede da intelligenze superior! , die nou errano , in molti luog-hi accenna e sup])one
il
contrario.
T e o. Or
quanto
fussero degnati
come ne han
fatto favore
mi
io ph\ tosto
questo
a
,
credetemi
la teorica
d' iiisegnarci
di proporci
de
cite
,
se
,
dei si
li
cose de la natura,
le
la pratica
di cose morali,
accostarei a la fede de le loro rivelazioni
cue
,
muovermi punto de la certezza di mie ragioni e proprii sentimenti. Ma come chiarissimamente ognuno pud vedere , ne li divini
specula zioni
e
fusse filosofia le leggi
servizio del nostro intelletto
in
libri
dimostrazioni ;
ma
pratica
la
circa
non
,
cose
le
azioni
le
si
tratlano le
naturali,
mente
in grazia de la nostra
ordiua
si
circa
,
come se
et affetto
morali.
per
,
Avendo
dunque il divino legislatore questo scopo avanti gli ocelli , nel non si cura di parlar secondo quella verita, per la quale non profittar ebb ono i volgari , per ritrarsi dal male et appiresto
ma
gliarsi al bene,
iemplativi
modo
d'
di questo
parla
e
,
intendere
al
e
di
pensiero lascia a gli uomiui con-
il
volgo
di
parlare
maniera , yenghi
che
a capire
secondo quel ,
il
suo
ch'
e
principale.
S m i. istoria
Certo
e donar
e
cosa
leggi,
conveniente parlar
quando uno cerca di far
,
secondo
la
e non esser sollecito in cose indifferenti.
commie
intelligenza,
Pazzo sarebbe
1'
isto-
che , trattando la sua materia , volesse ordinar vocaboli stimati nuovi , e riformar i vecchi , e far di modo , che il lettore
rico
,
piu trattenuto a osservarlo che intenderlo come istorico.
sii
1'
et interpretarlo
come granunatico,
Tanto piu uno , che vuol dare a universo volgo la legge e forma di vivere, se usasse termini,
che le capisse lui solo et altri pochissimi , e venisse a far cousiderazione e caso di materie indilferenti dal fine, a cui souo ordinate le leggi, certo parrebbe, che lui non drizza la sua
per la quale sono ordie quei , che sono , verainente uoinini , li quali senza legge fanno quel che conviene. Per questo disse Alcazele , filosofo , sommo pontefice e teologo macumetano, che il fine de le leggi non e tanto di cercar la quanto la bonta de' costumi, verita de le cose e speculazioni , dottrina al generale et a la moltitudine
nate quelle
,
ma
a' savii
e
generosi
,
spirti
173 de
profitto
de
dita
1'
la civilita
convitto di popoli
,
mnana conversazione,
Molte volte dinique,
di repubbliche.
cosa da stolto et ignorante verita
die secondo
,
1
giorno, e gira a
1'
s
inchina a
oriente
a molti propositi e una
et
pin tosto riferir le cose secoudo la
,
Come , quando
occasione e coinodita.
1'
nasce
sapiente disse,
e pratica per la como-
,
maiiteiiimento di pace et aiunento
sole
il 1'
trainonta,
e
per
gira
il
mezzo
il
aqnilone, avesse detto: la terra si rags' inchina il sole , die tramonte ,
e si tralascia
,
del cancro verso 1' austro , e capricorno verso sarebbono fermati gli anditori a cousiderare , come costui dice la terra mnoversi? die novelle son queste? 1' arebbono al fine stimato un pazzo, e sarebbe stato da dovero uii pazzo. Pure per satisfare a 1' hnportunita di qualcbe rabbino doi
a'
1'
tropici
aqnilone,
impaziente e rigoroso , vorrei sapere desma scrittura qnesto , die diciamo ,
de la me-
se col favore
,
possa coiifirinare
si
facilis-
simainente.
Teo. Vogliono
qnesti rivereudi,
forse
die dio tra gli sono il sole e la lima disse
Mose
quando
cbe,
luminari ne ha fatti dui grandi , die qnesto si debba inteudere assolntameute,
altri
,
,
per cbe tutti gli altri siino miuori de la lima? overamente secoudo il senso volgare et ordinario modo di comprendere e parNon sono tanti astri pin grandi, die la luna? nou poslare? sono essere pin grandi , cbe il sole ? Cbe inanca a la terra , cbe non sii un luminare pin bello e pin grande, cbe la lima, cbe, medesmamente ricevendo nel corj)o de 1' Oceano et altri uiedipud comparir lucidisterranei mari il gran splendore del sole , non meno die siino corj)o a gli altri mondi cbiamati astri , Certo cbe non qnelli appajono a' noi tante lampeggianti faci? cbiami la terra un luminare grande o piccolo , e cbe tali dica essere il sole e la lima, e stato bene e veramente detto nel suo grado ; per cbe dovea farsi inteudere secondo le parole e sentimenti comuni, e non far come imo, cbe qual ])azzo e stolto usa de la cognizione e sapienza. Parlare con i termini de la dove non bisogna, e voler, cbe il volgo e la sciocca verita, moltitudine , da la quale si ricbiede la pratica , abbia il parti-
intendimento
cular 1'
occliio
ma
,
;
la quale
per oprare
,
sarebbe
nou
come volere
e stata
se non quanto
die
miuisterio con gli uomini,
alciine
di
cpiando
si
cbe avesse sa|>uto, die a la luna et
veggono e die sono a noi couviene a questo nostro
cbe
sarebbe
stato
ufficio
quosti impacci a' popoli ?
invisibili,
moudo di
,
,
la
mano abbia
,
per vedere, ben cbe inten-
a die fine
banno
quelle
dovea
altri corpi
convenga
o al
meno di
il
trat-
affabilita
mondani, cbe tutto quel,
si
die
vi par,
simile,
prendersi
e
Ben
fanno ambasciatrici?
legislators
Cbe ha da
cbe
natura
Cosi
e consentire a la vista.
desse la natura de le sustanze spiritual] tarne,
,
da la
fatta
e
donar
far la pratica de le nostre
174 leggi e
T
dunque
g-li
de
esercizio
con quell' allri? Dove presupponendo ne le cose naricevuto , non deimo servire per
nostre
le
virtu
uoinini divini parlano,
senso comnnemente ma pin tosto , dove parlano iudifferentemente , e dove In quello voglio, che s' abil volgo non ha risolnzione alcnna. bia riguardo a le parole de g-li uoinini divini, anco a gli entuturali
il
autorita
,
siasmi de' poeti , clie con Iiune superiore ne han parlato , e non prendere per metafora quel, che non e stato detto per metafora, e per il contrario prendere per vero quel, ch' e stato detto per Ma questa distinzione del metaforico e vero non similitudine. a
tocca
ognuno
tntti
di
,
un
,
non e dato
voltar
se vogiiaino
libro contemj)lativo
1'
naturale
ad
occhio de
,
morale e
questa filosofia molto favorita e favore-
noi trovaremo
Dico ad un
vole.
Or
capire.
la considerazione a
divino
come
comprendere ;
volerla
di posserla
qual' e uno
Giobbe,
libro di
de' singularis-
possAn leggere , pieno d' ogni buona teologia , naturalita e moralita , colmo di sapientissimi discorsi , che Mose come un Sacramento ha congiunto ai libri de la sua legge. In quello un de' personaggi, volendo descrivere la provida potenza simi
che
,
di dio
,
sublimi altri
disse quello formar la pace ne gli eminenti suoi fig-li
,
che son gli astri
acque , concordano
1'
uno vive,
confondono
,
li
dei
come noi diciamo
sono
tpiesti
via
si
,
si
insieme;
per che uutre
ma
e
,
,
altri
quantunque vegeta
con certe
,
cioe
de' quali altri son fuochi,
per
1'
soli
,
siino altro,
altri
terre
contrarii
inentre
distanze gli uni si
,
,
e
tutta
non
si
muovono
Cosi vien distinto 1' universo in fuoco et acqua, che sono soggetti di doi primi principii formal! et attivi , freddo Que' corpi , che spirano il caldo , son li soli , che per e caldo. se stessi son lucenti e caldi ; que' corpi , che spirano il freddo, son le terre , le quali , essendo parimente corpi eterogenei , son
circa gli altri.
chiamate pin tosto accpie , atteso che tai corpi per quelle si fanno visibili, onde meritamenle le nominiarao da quella ragione, che ne sono sensibili , sensibili dico , non per se stessi , ma per
A
questa dottrina e ne la lor faccia. conforme Mose, che chiama firmamento r aria, nel quale tntti <juesti corpi hanno la persistenza e situazione , e per li spazii del quale vengono distinte e divise le acque inferiori , che son qneste , che sono nel nostra globo , da 1' acqne superiori , che son quelle de gli altri globi, dove pure si dice esserno divise V acque da 1' acque. E se ben considerarete molti passi de la 1' altissimo scrittura divina, son chiamati li dei e ministri de actpie, abissi, terre e fiamme ardenti. Chi lo impediva, che non cliiamasse corpi neutri , inalterabili , immutabili , quinte essenze, parti pin dense de le spere, berilli, carbuncoli, et altre fantasie, de le quali come indifferenti nieute mauco il volgo s' arebhe possnto pascere?
la luce de' soli sparsa
175 Smi. di
muovo da Y
Io per cerlo inolto mi
(jiobbe e
Mose
di
e facilmeute posso
,
autorita
fennaruii
del libro in
questi
sentimenli reali piu tosto, cbe in metaforici et astratti: se non che alcuni pappagalli d' Aristotele, Platone et Averroe, da la filosofia de' qnali son promossi poi ad esser teologi, dicouo,
cbe questi sensi son metaforici fauuo significare tutto quel ,
e cosi
,
le
cbe
in virtu di lor inetafore
piace
li
per gelosia de la
,
filosoQa, ne la quale son ailevati.
Teo. Or quanto siino costanti queste metafore, lo possete giudicar da questo, cbe la medesma scrittura e iu mano di Giudei, Cristiaui e Macmnetisti , sette tanto difiereuti e coutrarie, cbe ue tissime
partoriscono
altre
le quali tutte
,
vi
inmunerabili
san trovare
piace e meglio le vien comodo, differente
e d'
,
ma
un no uu
aucor tutto si,
il
non
quel
solo
contrario
come verbi grazia
contrarissime e differen-
,
il
proposito
cbe le
,
proposito diverso e
facendo
d'
in certi passi,
un
si un no, dove dicouo,
cbe dio parla per ironia.
Smi. Lasciamo di giudicar questi! Son certo, cbe a loro non importa , cbe questo sii , o non sii metafora pero facibnente ue pofranno far star in pace con nostra filosofia. :
Teo. Da la censura di onorati spirti, veri religiosi, et anco naturalmente uomini da bene, amici de la civile conversazione e buone dottrine non si de temere; per cbe, quando bene aran cousiderato, trovaraimo , cbe ques'a filosofia non solo contiene la verita, ma ancora favorisce la religione piu cbe qual si
voglia altra
come quelle,
cbe poneno il de la divina potenza finiti, le intelligenze e nature intellettuali .solamente otto o dieci, la sustanza de le cose esser corrottibile , 1' anima mortale , come cbe consista piu tosto in un' accidentale disposizione , et effelto
mondo
finito
,
sorte 1'
di
effetto
filosofia;
e
1'
efficacia
di complessioue e dissolubile conteinperamento et armonia
cuzione
de la divina giustizia sopra
i'
azioni
,
1'
ese-
umane per conse-
gucnza nulla; la notizia di cose particolari a fatto rimossa da prime et universal! et altri inconvenieuti assai , li quali non solamente come falsi acciecano il lume de V intelletto , ma
le cause
ancora
,
come
negbittosi et einpii
,
smorzano
il
fervore di buoui
affetti.
Smi. Molto
sou contento di aver qucsta informazione de la Nolano. Or veuiaino un poco a li discorsi fatti col dottor Torquato , il quale son certo cbe non puo essere tanto pin igTiorante, cbe Nundinio, quanto e piu presuutuoso , temefilosofia del
rario e sfarciato.
b
Ignorauza et arroganza son due sorelle individue in anima. Teo. Costui con un enfatiro aspetto , col quale il div&m prrter vien descritto ne la inetamorfosi seder in mezzo del conr u.
un corpo
et in un'
176 de
cilio il
per fulminar quella severissima sentenza contra , dopo aver contemplato la sua aurea collaua
dei,
li
—
profano Licaone
Torquem auream; aureum
Pru.
monile.
T e o.
Et a presso riinirato al petto del Nolano , dove piu maucar qualche bottone , dopo essersi rizscrollatosi iin poco il ritirate le braccia da la mensa ,
tosto arebbe possuto
zato
,
dorso
sbruffato con la bocca alquanto
,
di velluto in testa
,
profuinato volto
,
il
con
sosi in piuito
intorcigliatosi
inarcate le ciglia
iin
acconciatasi la berretta
,
inustaccio
il
riguardo di rovescio
mano
,
posto in arnese
spalancate le narici
,
mes-
,
poggiatasi al sinistro
,
per donar principio a la sua scrima, de la destra insieme , e comincio a trar di mandritti , in questo modo parlando Tunc ille philosophorum protoplastes? Subito il Nolano, sospettando di venire fianco
sinistra
la
appunto le
tre
prime
,
dita
:
ad
altri
termini
die disputazione
,
gl'
,
interroppe
il
parlare, di-
quo vadis ,
domine , quo vadis? quid si ego philosophorum protoplastes? quid si nee yirisioteli , nee cuiquam, magis concedtmi, quant mihi ipsi concesserint? ideone terra est Con queste et altre simili persuacentrum mundi immobile? 1' esortava a clie posseva , sioni , con quella maggior pazienza cendogli:
,
portar propositi, con
i
quali potesse inferire dimostrativa
-
o proba-
nuovo Nolano a li circostauti , ridendo con mezzo riso: costui , disse, non e venuto tanto armato di ragioni , quanto di parole e scommi , clie si muojono di freddo e fame. Pregato da tutti, cbe venisse a gli argumenti, mando bilmente in favore de gli
E
protoplaste.
voltatosi
O
Smi.
Stella
Mart is nunc major 3 nunc
terra movetur?
Arcadia! e possibile, cbe e medico dottore e Torquato
—
titolo di filosofo
F r u. E
si
protoplasti contra di questo
il
wide igitur
fuori questa voce:
vero minor apparet ,
Smi.
altri
sii
in
rerum natura
sotto
—
CJie abbia possuto tirar
epiesta
conseguenza?
H
No-
lano che rispose?
T e o. Lui non si spanto per cpiesto , ma gli rispose , clie una de le cause principali, per le quali la stella di Marte appare maggiore e minore a volte a volte, e il moto de la terra e di Marte ancora per li ])ro|irii circoli , onde awiene che ora siino piu prossimi
,
ora piu lontani.
Smi. Torquato che soggiunse? Teo. Diamando subito de la
proporzione
de'
moti de
li
pianeti e la terra.
Smi. Et il Nolano, ebbe tanta pazienza, che vedendo un presuntuoso e goffo , non volto le spalle , et andarsene *) a casa, e dire a colui , che 1' avea chiamato , che
si
—
*)
Auacululon non Uoppo raro presso
il
nostvo
!
177 Teo, Anzi per inseguare
rispose, che lui non era andato per leggere, n6
ma
per risponclere ; e che la siininetria , ordine, e inisura de' inoli celesti si presuppone tal qual e , et e stata conosciuta da antichi e moderni , e che lui 11011 disputa circa cfiiesto
,
,
non e per
e
litigare contra
le lor niisure e teorie
li
matematici
per togliere ; ina il suo
,
a le quali sottoscrive e crede
,
scopo versa circa la natura e verificazione del soggetto di questi Oltre disse il IN'olaiio s' io mettero tempo per rispoudere a questa dimauda , noi staremo cpia tut la la notte senza disputare , e senza ponere giammai li fondameuti de le nostre moti.
:
contra la comuue filosofia ; per che tanto gli uni, qnanto gli altri condoniamo tutte le siipposizioni , pur che si conchiuda la vera ragione de le quantita e qualita de' moti: et in cjuesti siamo concordi. che dunque beccarci il cervello fuor di proposito ? Vedete voi, se da le osservanze fatte e da le verificazioni coucesse possiate inferire qualche cosa , che conchiuda preteusioni
A
contra noi, e poi arete liber ta di proferire le vostre condamiazioni.
Suii. Bastava dirgli, che parlasse a proposito. Teo. Or qua nessuno de' circostanti fu tanto ignorante, che col viso e gesti non mostrasse aver capito, che costui era una gran pecoraccia aurati ordinis.
Fru. /. e. il tosone. Teo. Pure per imbrogliar ch' esplicasse quello
il
negozio
,
che lui volea difendere
,
,
pregorno per che
il
Nolano, prefato
il
argmneutarebbe. Rispose il Nolano , che lui s' avea troppo esplicato , e che , se gli arguuienti de gli awersarii erano scarsi , questo non procedeva per difetto di materia,
dottor
Torquato
come pud essere
a tutti ciechi
confirmava
universo e iniinito
,
che
1'
iimnensa eterea regione
,
Pure
manifesto. ,
e verainente
nuovo
di
gli'
e che quello consta d' una
un
cielo
,
il
quale e detto
sono tanti astri , che hanno fissioue in quello , non altrimenti che la terra ; e cosi la luna , il sole , et altri corpi innumerabili sono hi questa eterea regione, come veggiamo essere la terra; e che non e da credere altro firmamento, spazio e seno
in cui
,
, altro fundamento , ove s' appoggino questi grandi aniche concorrono a la costituzion del mondo , vero soggetto, et inflnita materia de la inlinila divina potenza attuale: come
altra base
mali
,
bene ue ha fatto intendere tanto la regolata ragione e discorso, quanto le divine revelazioni , che dicono , non essere uumero de' ministri de
1'
stono,
centinaja
sono
e dieci
Altissiino, di
quale
al
migliaja di migliaja assi-
migliaja gli
amministrano.
Questi
grandi anunali, de' quali molti con lor cliiaro liune, che da' lor corpi diffondono, ne sono di ogni contorno seusibili: de' li
quali altri son ,
nere
terre
et
altre
come come la
elfettualinente caldi,
inerabili fuochi
altri
son freddi
,
innumerabili.
il
sole
terra
,
et
iiuui-
altri
la lima
Questi per coniunicar
12
,
1'
Veuno
178 a
T
1' tin da 1' allro il principio vitale, a con certe distanze , gli tuii compiscono li lor giri come e manifesto in questi sette, clie versano altri,
e participar
altro,
certi spazii,
circa gli circa
24 ore dal
di
lato chiamato
apparenza di qnesto
1'
cagiona
ch' e detto
moto mundano
falsisshna
contra
bile il
,
conveniente
,
moto de
participar
jier
,
,
movendosi verso
universo
1'
La
e diurno.
vero e necessario
clie
,
occidente
natura et impossibile
,
centro
proprio
imo
de' tpiali la terra e
sole,
il
spazio
circa
il
oriente,
circa qiiella,
quale
imaginazione e essendo clie sii possi-
:
la terra si
clie
1'
muova circa giomo e
luce e tenebre,
la
caldo e freddo
circa il sole , per la participazione de la ; autunno , inverno ; verso i cliiamati poli et opposili punti emisperici, per la rinovazione di secoli e cambiainenlo del suo volto; a fin clie, dov' era il mare, sii V arido, ove era torrido , sii freddo , ove il tropico , sii 1' equinoziale , e
notte
,
primavera
estatle
,
,
come in qnesto, cosi non senza ragione da gli anlicLi veri filosofi Or mentre il JVolano dicea qnesto il tlottor cliiamati mondi. Torqnalo cridava: Ad rem, ad rem, ad rem! Al fine il Noe gli disse , che lui non gli argomenlano si mise a ridere tava, ne gli rispondeva, ma clie gli proponeva , e pero isia sunt
finalmente
ne
di tutte cose la vicissitudine,
sii
astri
altri
gli
,
,
,
res,
res,
,
toccava al Torquato a presso d' apportar
clie
ad rem.
Smi. Per balordi
e
res,
qualclie cosa
qnesto
che
credeva
,
clie
asiilo
qnelli
si
un argumento e determinazione , la sua catena d
T e o.
1
pensava essere tra
passassero qnesto suo
Ascoltate
Torquato a
sguaina e
li
e
un semplice crido con
e cosi
oro satisfar a la moltitudine.
davantaggio
!
JMentre
pettar quel tanto desiderato argumento lor
goffi
ad rem per
,
tiitti
stavano
ecco che voltato
ad asil
dot-
commensali dal profondo de la sufficienza sua viene a donar sul mostaccio im adagio erasmiano: li
u4nticyram navigat.
Smi.
Non
possea parlar meglio tin ashio, e non possea chi va a praticar con gli asini. Teo. Credo, che profeta-sse, ben che non intendesse lui medesmo la sua profezia , che il Nolano andava a far provisione d' elleboro , per risaldar il cervello a questi pazzi barbareschi. S i. Se quell! , che v' eran i)resenti , come erano civili, fiissero stati civilissimi , gli arebbono attaccato in loco de la collaua un capestro al collo, e fattogli contar qnaranta bastonate in commemorazione del primo giorno di quaresima. Teo. Il IXolano gli disse, che il dottor Torquato lui non era pazzo, per che porta la collaua, la quale se non avesse a dosso, certamente il dottor Torquato non valerebbe pin , che per udir altra voce
,
m
suoi vestimenti,
i
bastonate non gli
tpiali
saran
pero vagliono pocliissimo, spolverati
sopra.
E
se a forza di
con cpiesto dire
si
!
; ;
179 alzo di tavola,
lamcnta'ndosi
,
ch'
il
signor Folco non avea fatta
provisione di miglior suppositi.
Fru.
pur grammatica, in quest i nostri giorni , ne' quali in la felice patria regna una costellazione di pedantesca ostinatissima ignoranza e presunzione inista con una rustica iucivilita, die farebbe prevaricar la pazienza di Giobbe. E se non il credete , andate in Oxonia e fatevi raccontar le cose intravenute al Nolano , quando pubblicamente disputd con que' dottori in teologia in presenza del Prencipe Alasco Polacco , et altri de la nobilita inglese ! Fatevi dire , come si sapea rispondere a gli argomenti , come restd per quanti
Questi son
volete
,
clie
frutti
i
d' Inghilterra
trovarete
li
e cercatene
;
dottori in
tutti
quindici sillog-ismi quindici volte , qual pidcino entro la stoppa, quel povero dottor, clie come il corifeo de 1' academia ne puoFatevi dire , con quanta sero avanti in questa grave occasione ! iucivilita e discortesia procedea quel porco , e con quanta pazienza et umanita quell altro , cbe in fatto mostrava essere Na1
poletano nato
come
,
ban
gli
et allevato
sotto piu benigno cielo
fatte finire le
sue pubbliche
!
letture,
Informatevi, e quelle de
immortalit ate animae , e quelle de quintuplici sphaera S m i. Chi dona perle a' porci , non si de lamentar
â&#x20AC;&#x201D;
,
se gli
Or seguitate il proposito del Torcpiato! son calpestate. Teo. Alzati tntti di tavola, vi furono di qnelli , clie in lor linguaggio accusavano il Nolano per impaziente , in vece che doveano aver piu tosto avanti gli ocehi la barbara e salvatica disTutta volta il Nolano , clie fa cortesia del Torquato, e pro]>ria. professione di vincere in cortesia quelli
facilmente posseano
clie
,
rimesse , e come averse tutto posto in obblio, disse amicbevolmente al Torquato Non pensar, fratello, ch' io per la vostra opinione voglia o possa esservi nemico auzi vi son cosi amico , come di me stesso. Per il clie voglio superarlo in altro
,
si
:
cbe sappiate
,
certissima
alcuni
,
ch' io
prima
anni
a
ch' avessi
dietro
la
questa
posizione per cosa
semplicemente vera;
tenui
quando ero piu giovane, e men savio, la stimai verisimile qnando ero piii principiante ne le cose speculative , la tenni si fattamente falsa , che mi inaravigliavo d' Aristotele , che non solo non si sdegno di fame cousiderazione, ma anco spese piu de la meta del secondo libro del cielo e mondo , sforzandosi dimostrar , che la terra non si muova. Quando ero putto et a fatto
senza intelletto
speculativo
,
che creder <piesto era
stimai,
una pazzia, e pensavo , che fusse stato posto avanti da qualcnno per una materia soBstica e caziosa , et esercizio di quelli oziosi ingegni
che vogliono disputar per gioco , e che fan professione , provar e difendere, che il bianco e nero. Tanto dunque io posso odiar voi per questa cagione, quanto me nietlesmo, qnando di
ero piu giovane, piu putto,
men
saggio,
e
men
discrete
Cosl
180 mi dovrei adirar con voi , vi compatisco , e priego come lia donato a me questa cognizione, cosi, se
in loco eh' io
che,
idio,
non
gli ])iace
ser credere
dervi pin
,
di farvi capace del
che sete ciechi
civili
e cortesi
,
:
vedere
e qnesto
meno
,
meuo
al
vi faccia pos-
non sara poco
ignoranti
e
per ren-
,
E
temerarii.
voi
ancora mi dovete amare, se non come quello, che sono al presente pin prndente e piu vecchio , al meno come quel , che fui pin ignorante e pin giovane, quando ero in parte ne li miei
Voglio dire, piu teneri amii, come voi sete in vostra vecchiaja. che , quantiuique mai sono stato conversando e disputaiido cosl salvatico
rante,
,
malcreato
come
voi.
et incivile
,
sono stato pero un tempo ignoriguardo al stato vostro pree voi al stato mio passato con-
Cosl avendo io
sente conforme al mio passato, forme al vostro presente , io vi amaro , e Voi non m' odiarete. S m i. Essi , poi che sono entrati in un altra specie di disputazione, che dissero a questo? T e o. In conclusione , che loro erano compagni d' Aristotele, Et il Nolano sogdi Tolomeo e molti altri dottissimi filosofi. giunse , che sono inuumerabili sciocchi , insensati , stupidi et ignorantissimi , che in cio sono compagni non solo di Aristotele e Tolomeo , ma di essi loro ancora , i quali non possono capire quel , che il Nolano inJende , con cui non sono , ne possono esser molti consenzienti , ma solo uomini divini e sapientissimi, come Pitagora, Platone et altri. Ouanto poi a la moltitudine, 1
dal canto suo , vorrei , che consisono que' filosofi conform! al volgo, han prodotta una filosofia volgare , e per quel eh' appartiene a voi , che vi fate sotto la bandiera d' Aristotele , vi douo avviso, che non vi dovete gloriare , quasi intendessivo quel , che intese Aristotele , e penetrassivo quel , che penetro Aristotele per che
che
si
der!,
d' aver per tanto
gloria
che
filosofi
che
:
che lui non seppe, e saper quel, che lui seppe; per che dove quel filosofo fu ignorante, ha per compagni non solamente voi, ma tutti dove vostri si mi , insieme con i scafari *) e facchi'ii londrioti e grandissima
I
differenza
tra
il
i
non sapere quel,
;
galantuomo fu dotto e giudizioso , credo e son certissimo, che tutti insieme ne sete troppo discosti. Di una cosa fortemente mi maraviglio , che , essendo voi stati invitati e veuuti per disputare , non avete giammai posto tali fondamenti , e proposte tali ragioni, per le quali in modo alciuio possiate conchiudere contra me, ne contra il Copernico , e pur vi sono tanti gagliardi argumenti e ])ersuasioni. Il Torquato , come volesse ora sfoderare una nobilissima dimostrazione , con una augusta maesta dimanda: Ubi est lux soils? Il Nolano rispose , che lo iinaginasse , dove gli piace, e concludesse qualche cosa, per quel
*)
Marinari; da scafa, ff^ay?/.
181 die
auge
1'
eclittica
Torna
;
il
si
non
inula e
sempre nel medesmo grado del
sta
veder ,
e non pu6
Torquato a dimandar
a
die
proposito
medesmo
il
,
diinanda
conic
quesio.
Nolano non
il
Rispose il Nolano: guot sunt sasapesse rispondere a questo. Est circa vigesimum cancri , et oppositum cr amenta ecchsiae? circa dccimum vet centcsimum capricorni , o sopra il campanile di
San Paolo?
Smi. Possete conoscere, a che proposito dimandasse qneslo? Teo. Per moslrar a que', che non sapean nulla, che lui disputava, e
clie
quarc ,
viodo,
diceva qualche cosa, et oltre tentare tanti quoal quale il Nosin che ne trovasse imo ,
ubi ,
lano dicesse, che non sapea, sin a questo, che volse inteudere, Ma il Nolano disse, quante stelle sono de la cpiarta grandezza.
Questa che quello, ch' era al proposito. , auge del sole concliiude in tutto e per tutto, Ad uno , che dice che cestui era ignoranlissiino di disputare. fisso in mezzo di il sole star la terra muoversi circa il sole, quest' erranti lmni, dimandare, dov' e 1' auge del sole? e a jmnto come se uno dimandasse a quello de V ordinario parere dov' 6 1" au째e E pur la prima lezione, che si da ad de la terra? d' argumentare, e di non cercare e diimparar mole che uno, mandar secondo i propria principii, ma quelli, che son concessi da l' awersario. Ma a questo golfo tutto era il medesmo , per che che cosi arebbe saputo tirar argumenti da que' snppositi che non sapeva altro
interrogazione de
1'
:
.
sono a proposito, come da que', che son fuor di proposito. coininciorno a ragionar in Inglese tra Finito questo discorso , loro , e dopo aver alquanto trascorso insieme , ecco coniparir Torcpiato distese II dottor su la tavola carta e calamajo. quanto era largo e lungo tut foglio , prese la piuma in niano, lira una linea retta per mezzo del foglio da un canto a l' altro, in mezzo forma uu circolo , a cui la linea predetta passando per facea diametro , e dentro un semicircolo di quello il centro , Dal canto de la terra scrive Terra , e dentro 1' altro scrive Sol.
forma e
ne
la
costui,
,
e circa
margine: che volea
quato rispose: et
ordinatamentc erauo li caratteri di octava sphaera mobilis, Tra tanto il Nolano disse a PloJetnaeus.
otto semicircoli
sette pianeti
,
1'
far di
dove
ultimo scritto
che sanno sin
questo,
Vide, face
et
:
disce!
ai
ego docebo
te
TorPiolemaeuin
putti?
Copernicum.
Smi. Sus quandoquc Minervam. Teo. II Nolano rispose, clie quando uno ,
scrive
l'
alfabeto,
mostra inal principio di voler insegnar gianimatica ad uu, che Seg-uita a far la sua descrizione il Torne intrude pin clie lui. quato , e circa il sole, ch' era nel mezzo, forma sette semicircoli con simili caratteri, circa 1' ultimo scrivendo: sphaera immoPoi si volta al bilis Jixaruniy e ne la margine: Copernicus.
182 un punto de
la sua circonferenza forma il avendo deliueata la circonferenza, in detto centro pinge il globo de la terra, et a fin che alcuno non s' ingannasse pensando, che quello non fnsse la terra, vi
et in
terzo circolo,
centro d'
un
scrive a bel carattere
de
1'
al quale
epiciclo,
:
terra,
distantissimo
epiciclo
et in
un
dal mezzo
,
loco de la circonferenza
figuro
il
carattere de la
lima.
Quando vidde quest o il Nolano ecco , disse , che costui mi volea insegnare del Copernico quello , che il Copernico medesmo :
non intese, e pin tosto s' arebbe fatto tagliar il collo, che dirlo, o scriverlo. Per che il pin grande asino del mondo sapra , che da quella parte sempre si vedrebbe il diametro del sole eguale, et altre niolte conclnsioni seguitarebbono , che non si possono
Tace , tacel disse il Torquato Copemicum ? Io euro poco il Copernico
verificare.
,
tu vis disse
me
docere
Nolano
, e ma di questo solo che voi , o altri 1' intendano Toglio awertirvi , che prima che vegnate ad insegnarmi un' altra rolta , che studiate meglio. Ferno tanta diligenza i gentiluoimni , che v' eran jn-esenti , che fu portato il libro del Copernico, e gnardando ne la fignra , viddero , che la terra non era descritta ,
poco mi euro
,
il
;
ne
la circonferenza de 1' epiciclo, come la lima; pero volea orqtmto , che quel punto , ch' era in mezzo de 1' epiciclo ne la circonferenza de la terza spera, significasse la terra. i
Smi. La
causa de
1'
errore fu,
che
il
Torquato avea con-
183 di (piel libro, e uon avea letto li capholi, ha letti , uon 1' La iutesi. Teo. Il Nolano si mise a riclere, e dissegli, che quel punlo non significant altro, clie la pedata del compasso, quando si delineu T opiciclo de la terra e de la luua , il quale e tutto ÂŤno et il meclesnio. Or, se volete veramente sapere, dov' e la terra secoudo il senso del Copernico, leggete le sue parole!
template le figure
e se pur
Licsscro
tenute
,
li
e ritrovarnq
che dicea
,
come da inedesmo
caiulo in lor lingua
,
epieiclo
la terra e la lima essere conecc.
,
e cosl rimasero
masii-
Nundinio e Torquato , avendo salutato tutti gli altri, eecetto ch' il Nolano, se n' andorno e lui invio uno a presso, clie da sua parte salutasse loro. One' cavalieri, dopo aver pregato il Nolano, che non si hirbasse per ,
sin tanto clie
,
la discortese incivilita e temeraria ignoranza de' lor dottori,
ma
che avesse compassions a la poverta di questa patria , la qual e rimasta vedova de le Iiuoue lettere , per quauto appartiene a la professione di lilosofia e reali matematiche , ne le quali mentre sono tutti ciechi , vengono (piesti asini , e ne si vendono per oculati, e ne porgono vessiche per lanterne, con cortesissime salutazioni lasciaudolo , se ne andaro per un cammino; uoi et il
JNolano ]>er
que'
rintuzzi
iib altro
ritornammo tardi a casa
ordinarii
,
per
senza ritrovar di , che la notte era profonda, e gli
animali cornupeti e calcitranti non ne molestaro al ritonio , come per che prendendo 1' alto riposo s' erano ne le lor ;
a la veriuta
inandre e stalle
ritirati.
P r u.
Noa? erat , et plactdum carpebant fessa soporem Corpora per terras, sylvaeque et saeva qulerant ^Aequora, cum medio volvuntur sidera lapsu, Cum tacet omnis ager , pecudes etc. Smi. Orsu , abbiamo assai detto og-gi. Di grazia , Teofilo,
ritornate doniani,
per che voglio intendere qualch' del Nolano. Per che quella comoda a le supputazioni , tutta quanto a le ragioni naturali, le
sito circa la dottriua
nico
,
ben che
sii
sienra et ispedita
,
principal!.
Teo. Ritornaro volentieri nn' Fru. Et io. Pru. Ego quoque. Valete!
altra volta.
altro j)ropo-
del
Coper-
volta non e quali son le
184
DIALOGO QUINT T Per che non son piu, ne
e o f
i I
O.
o.
altramenti fisse le altre stelle al cielo,
e fissa nel medesmo firmae non e piu deguo d' esser chiamato ottava spera , dov' e la coda de 1' orsa , che dov' e la terra , ne per che in una medesma eterea regione, la cpiale siamo noi; come in tin medesino gran spazio e cauij)o , son questi corpi distinti , e con certi convenient intervalli allontanati gli nni da gli Considerate la cagione, per la cpiale son slati giudicati altri. II vaet uno solo di tutti gli altri. sette cieli de gli erranti,
che
questa
mento
,
ch' e la terra,
stella,
ch' e
1'
aria
;
si vedeva in sette , et uno regolato in tutte 1' alche serbano perpetuamente la medesma equidistanza e regola , fa parer a tutte quelle convenir un moto , una fissione et uu orbe , e non esser pin , che otto spere sensibili per Or , se noi veli luminari , che sono com' inchiodati in quelle. neino a tanto lmne e tal regolato senso , che conosciamo , qnesta apparenza del moto mondano procedere dal giro de la terra, se
rio
moto , che
tre stelle,
da 1'
la similitudine
de
la consistenza
questo
di
corpo
in
aria giudichiaino la consistenza di tutti gli altri corpi,
prima credere , di quel sogno ,
e poi dimostrativamente coiichiudere
il
mezzo
potremo contrario
1
ch e stato quel primo inconveniente , che ne ha generati , et e per generarne tanti altri inOuindi accade quello errore , come a noi , che dal nmuerabili. centro de
1'
e quella fantasia
,
orizonte voltando gli occhi da ogni parte
gindicar la maggior e minor distanza da
,
tra
,
,
possiamo
et in quelle cose,
che son piu vicine , ma da un certo termine in oltre tutte ne cosl a le stelle del firmameuto parranno egualmente lontane gnardando, apprendiamo la differenza de' moti e distanze d' alcmii astri piu vicini , ma li piu lontani e lontanissimi ne appajono immobili , et egualmente distanli e lontani , quanto a la longitudine; qualmente un arbore tal volta parra piu vicino a 1' altro per che si accosta al medesmo semidiametro , e per che , sara in quello indifferente , parra tutt' uno: e pure con tutto cio sara piu lontananza tra questi, che tra quelli, che son giudicati Cosl acmolto piii discosti, per la differenza di seinidiametri. cade, che tal stella e sthnata molto maggiore, ch' e molto mi:
nore: tale molto piu lontana seguente figura:
la
,
ch' 6
molto piu vicina.
Come ne
;
185
O
la vista,
I'
occhio;
OAB, O
OD
C,
lung-hezza,
longitu-
AC, AB, CD
larghezze, latifudini; dove ad O occliio la stella pare la medesima coa la Stella B, e se pur si inosfra distinta, gli parra vicinissima , e la stella C, per essere in un semidiametro molto dilferente , parra molto pin linee
dini e
visuali;
A
lontana,
et in fatto e
veggiamo molti moti tanarsi
e
,
,
et accostarsi
die non
per
1'
Duncpie, che noi non si mostrino allon-
molto pin vicina. quelle
in
da
raie
facciano
e non
stelle,
V
cosl
altre
,
quelle
e Y une a 1' come cpieste
altre li
,
non
lor giri,
non e ragione alcana, per la quale in quelle non medesmi accidenti cue in queste per i quali medesmamente un corpo, per prendere virtu da 1' altro, debba muoversi circa 1' altro. E pero non deimo esser cliiamate fisse , per clie atteso
siano
che
li
,
,
veramente serbino la medesina equidistanza da noi , e tra loro ma per clie il lor moto non e sensibile a noi. Questo si pud veder in esempio d' una nave molto lontana , la quale se fara un giro di trenta, o di quaranta passi, non meno parra che la Cosi proporzionalstii fenna, che se non si inovesse punto. mente e da considerare in distanze mag-giori, in corpi grandissimi e luminosissiini , de' quali e possibile che molti altri et innumerabili siino cosl g-randi e cosi lucenti , come il sole e davantaggio , i circoli e moti de' quali molto pin g-randi non si
onde se in alcuui astri di quelli accade varieta d' approssimanza , non si puo conoscere , se non per lung-hissime osservazioni , le quali non son state cominciate , ne perseg-uite, per che tal moto nessuno 1' ha creduto , ne cercato , ne presupposto,
veggono
;
e sappiamo, che il principio de 1' inquisizione e il sapere e conoscere , che la cosa sii , o sii possibile e couveniente , e da quella si cavi profitto.
1'
Pru.
Rem
Teo.
Or
acu tangis. questa
distinzion
ha conosciuta Eraclito
,
di
ne la eterea regione Epicuro, Pitag-ora, Par-
cor]>i
Democrito,
186 meuide, Melisso, come ne fan manifesto que' stracci, che n' abbiamo oncle si vede , che conobbero un spazio infinito , regione infinita , selva infinita , capacita infinita di mondi innumerabili simili a questo, i quali cosi compiscono i lor eircoli, come la :
terra
il
ridori
,
e pero anticamente si chianiavanp
suo,
corrieri
ambaseiadori
,
tura,
vivo specchio de
da
cieca iguoranza e stato tolto
la
qninte essenze
ne
,
1'
infinita
le quali
deita.
cioe cor-
qual
II
nome
di
etria
a qnesti, et attribnito a certe
come
,
etria,
nunzii de la costituziou de la na-
,
tanti cliiodi
siino iucbiodate
,
Ouesti corridori baimo il principio queste lucciole e lanterne. di moto intrinseco, la propria natnra, la propria anima, la pro-
per cbe non e snfficiente la liquida e sottil dense e gran maccbine; per cbe a far questo le bisognai-ebbe virtu trattiva , o impulsiva , et altre simili , cbe non si fanno senza contatto di dui corpi al meno , de' qnali 1' nno con 1' estremita sua risospinge, e 1' altro e risospmto. E certo tutte cose , cbe son mosse in questo modo , riconoscono il principio di lor moto, o contra, o fuor de la propria natura , dico E dunque cosa conveniente o violento, o al meno non natnrale. a la eomodita de le cose , cbe sono , et a 1' effetto de la percbe questo moto sii natnrale da principio infettissima causa, Ouesto conviene a terim , e proprio appulso senza resistenza. cbe senza contatto sensibile di altro impellente o tutti corpi , Pero la inteudono al rovescio quei, cbe attraente si muovono. intelligenza
pria
mnovere
aria a
dicono
,
cbe la calamita
la piiuna il
:
si
1'
sole
il
,
qual e svegliato da
la calamita,
muove
quel,
a la cosa desiderata,
,
ambra
1'
la paglia
,
il
getto
ma
;
nel feiro e come uu senso, cbe si diffonde da spirituale ,
una virtu
col quale si
e generalmente tntto
muove
tira il ferro
elitropia
a quella,
1' ambra, ba indigenza, si
la paglia a
cbe
desidera
e
converte in quella al suo pos-
si
et
Da nel medesmo loco. cbe nulla cosa si muove localmente da principio estrinseco, senza contatto pin vigoroso de la resistenza del mobile , dipende il considerare, quanto sii soleime goffaria e cosa impossibile a persuadere ad uu regolato sentunento , cbe la luua
sible
,
cominciando
questo considerar
muove
1'
acque
dal
voler
essere
,
del
crescere gli uinori
,
mare,
cagionando
fecouda
i
pesci
,
il
flusso
empie
1'
in
quello,
ostricbe
,
fa
e pro-
duce altri effetti; atteso cbe quella di tutte queste cose e propriamente segno, e non causa; segno e giudizio , dico, per cbe et altre il vedere queste cose con certe disposizioni de la lima, cose coufrarie e diverse con contrarie e diverse disposizioni, procede da 1' ordine e corrispondenza de le cose , e le leggi d' una mutazione, cbe son conformi e corrispondenti a le leggi
de T
altra.
Sini.
Da
simili errori
1'
ignoranza di questa distiuzione procede, cbe di scartafacci, cbe ne insegnano tante
son pieni molti
187 strane filosofie
,
dove le cose ,
son segni
clie
circoslanze et ac-
,
cidenti, son cliiamate cause, tra quali iuezie quella e
regine,
dice,
clie
una de
le
raggi perpendicolari e retti esser causa di
li
maggior caldo, e li acuii ct obliqtii di maggior freddo, il clie per6 e accidente del sole, vera causa di ci6 quando persevera , pin, o meno sopra la terra. Rag-gio riilesso e diretto, angolo acuto et ottuso, linea perpendicolare , incidente e piana, arco maggiore e minore, aspetto tale e quale, son circoslanze matematiche e non cause naturali. Altro e giocare con la geometria,
Non son
altro e verificare con la natura.
fanno scaldar
clie
o
meno
fuoco, lung-he e brievi dhnore.
siitiazioni,
Teo. La
pift
il
le
ma
linee e gli augoli, le
vicine e distant!
intcndete molto bene;
ecco come una verita chiaper conchiudere il proposito, questi gran corpi, se fusser mossi da 1' estrinseco, altrimenti clie come dal fine e bene desiderato, sarebbouo mossi violente- et accidentalrisce
1'
Or,
altra.
mente; ancor clie avessero quella potenza, la qual e detta non ripugnante, per clie il vero non ripugnante e il naturale, et il natura le, o voglia, o no, e principio iutrinseco, il quale da per se porta la cosa , dove conviene. Altrimenti 1' estrinseco motore non muovera senza fatica , o pur non sara necessario , ma soverchio; e se vuoi, che sia necessario, accusi la causa efficiente per deficiente nel suo effetto, e che occupa li nobilissimi inotori a mobili assai pin indegni
, come fanno quelli, che dicono T azioni de le formiche et aragne esserno non da propria prudenza et artificio , ma da 1' intelligenze divine non errauti, che le donino, verbi grazia , le spinte, che si chiamano instinti
naturali
che,
,
se
et
altre cose
significate jier voci senza seutimento.
domandate a questi savii,
che
cosa e quello
Per
instinto,
non sapranno
dir altro, che histinto, o qualche altra voce cosl indetermiuata e sciocca, come questo instinto, che significa prin-
cipio iustigativo, ch' e
un nome comunisshno, per
noil dh- o
un
sesto senso, o ragione, o pur hitelletto.
Pru.
Nimis arduac quaesliones!
Smi.
A
gliono
quelli che
ostinatamente
Io saprei bene, difficile,
che
la
che
non
credere
le vogliono intendere il
falso.
Ma
rispondere a costoro
terra si
muova,
,
dicendo,
ma
che voa noi! clie hanno per cosa ch' e nn corpo cosl ,
ritorniamo
grande , cosi spesso e cosi grave. Pure vorrei udire il vostro inodo di rispondere, per che vi veggio tanto risoluto ne le ragioui.
Pru. Non talis mill!. Smi. Per che voi siete una Teo. II modo di rispondere
talpa.
consiste in questo,
che
il
me-
188 desmo
potreste
dir
de
luna,
la
e tanti mnumerabili
corpi,
il
die
,
sole,
g-li
e
grandisshni
d' altri
avversarii vogliono che si
veloceineute circondino la terra con giri tanto
smisurati.
E
pur
che la terra in 24 ore si svolga circa il Sappi , che ne la proprio centro , et in un anno circa il sole. terra , ne 1' altro corpo e assolutamente grave , o lieve. Nessnn ina queste dilferenze cor])o nel suo loco e grave , ne leggiero ; e tpialita accadono non a corpi principali e parficolari individui
hanno per gran cosa,
perfetti
de V universo, e che
vise dal tutto,
ma si
convengono a le parti,
ritrovano fuor
e come
peregrine;
verso
loco de la conservazione
il
che son di-
del proprio
meuo naturalmente
queste non
che
,
il
continente, si
forzano
ferro verso la calamity,
quale va a ritrovarla non determiuatamente al basso, o sopra, o a destra , ma ad ogni differenza locale , oviuique sia. Le parti de la terra da 1' aria vengono verso noi ; per che qua e la lor spera, la qual pero, se fusse a la parte opposita, si partirebbono da noi, a quella drizzando il corso. Cosi 1' actpie L' acqua nel suo loco non e grave, e non aggrava cosi il fuoco. quelle , che son nel profondo del mare. Le braccia , il capo, il
et altre
membra non son
naturalmente costituita
grievi al proprio busto
,
e nessuna cosa
cagiona atto di violenza nel suo loco na-
non si vede attualmente in cosa , che suo loco e disposizione naturale ; ma si trova ne le cose , che hanno un certo empito , col quale si forzano al loco conveniente a se. Per6 e cosa assorda di chiamar corpo alcuno naturalmente grave , o lieve ; essendo che queste qualita non convengono a cosa, ch' e ne la sua costituzione naturale, ma fuor di quella , il che non awiene a la spera giaminai , ma qualche volta a le parti di quella , le quali pero non sono deGravita* e levita
tnrale.
possiede
il
terminate a certa
ma il
sempre
si
differenza
centro de la sua
secondo
locale
determinano al loco
Onde
conservazione.
ritrovasse un' altra spezie di corpo
loco naturalmente montarebbono
,
il
riguardo,
nostro
dov' e la propria spera
,
,
,
le parti
se
infra
,
et
la terra si
de la terra da quel
e se alcuua scintilla di foco si
per parlar secondo il comune , sopra il concavo de la , verrebbe a basso con quella velocita , con la quale dal convesso de la terra ascende in alto. Cosi 1' acqua non meuo discende in sinb al centro de la terra, se si le da spazio, che dal centro de la terra ascende a la superficie di quella. Pari-
trovasse
luna
,
mente
locale con medesina facilita si dunque grave e lieve? Non veggiamo noi la fiamma tal volta andar al basso et altri lati, ad accendere Ogni un corpo disposto al suo nutrimento e conservazione? cosa dunque , ch' e natnrale , e facilissima , ogni loco e moto 1'
imiove.
aria
ad
offni
Che vuol
diffei-enza
dir
naturale e convenientissimo. le cose,
Con quella facilita, con si nmovono, persistono
che naturalmente non
la quale fisse nel
189 suo loco , Ie altre cose , clie naluralmente si muovono , marciano E come violentemente e contra sua nalura per li lor spazii. quelle arebbono moto , cosi violentemente e contra natura queste
arebbono
fissione.
ralmente
convenisse
Certo e
lento, contra natura e
dunqiie
esser
1'
, se a la terra nalusuo moto sarebbe vio-
clie
,
il
Ma
difficile.
La comuue
T ha provato?
fissa,
ha trovato questo?
clii
ignoranza,
il
chi
di senso e
difetto
di
ragione.
Smi.
Questo ho molto ben capito,
loco lion e pin grave,
corpi
come
principali,
divise da
Onde
che
ogni loco
sito
,
ue
acqtie,
1'
e verso
,
che la suo, e
nel
sole
il
comete
accensioni,
et altre
mandano
le
de'
da le quali
sue spere
si
moverebbono a quelle.
,
noil meno gravi, come veggiamo ue le
dire
che indilferenti
gravi e lievi,
suo
le
noi al uostro riguardo le potreimo
che lievi,
nel
membri
terra li
:
quali dai corpi,
che bruciano
,
a
fiamma a luoghi oppositi , onde le cluainano comate ; a le volte verso noi , onde le dicono barbate ; a L' aria , la qua! le volte da altri lati , onde le dicono caudate. le volte
la
e generalissimo contiueute, et e il firmamento di corpi sperici, in tutte parti entra, per tutto penetra, tutte parti esce, a
da
tutto si diffonde
portano
de
,
e pero e vano
;
ragione
la
de la
1'
argimieuto
, che costoro apde la terra , per esser
fissione
corpo pouderoso, deuso e freddo.
Teo. Lodo fatica
gliete tal
et avete
filosoO,
avete
et
bene compreso
rispondere a pin gagliarde
possete
quale
idio, che vi veggio tanto capace, ,
a molte
adito
profonde
quel
e che
mi
principio
,
to-
col
persuasioni di volgari
contemplazioni
de la
natura.
Smi. Prima come
rei sapere
,
vero
fuoco,
del
mi occorre , che
li
altri
,
funr
Ma
,
terra?
la ragione!
parti
per violenza
ferine.
mezzo di Per che che questo corpo si muova,
e quello e lisso in
intendiamo la
ch' e pin verisimile
Smi. Le T aequo
caldo, quali
tra'
che noi possiamo veder per esperienza del senso.
Teo. Dite o
e primo
erranti,
corpi
questi
che venghi ad altre questioni, al presente vorvogliaino noi dire , che il sole e 1' elemento
del
de la terra, ovunque siino o nnturalraente, non si inuovono. Cosi le parti de
ritenute,
mare,
le parti
et
fiiuni
del foco
,
altri
vivi
continenti,
quando non hanno
come quando son
stanuo
facnlta di nioii-
da le concavita de le e non e inodo , clie le Se dunque vogliamo prendere qnalche arg-umento e fede ritegna. da le parti , il moto couvieue pin al sole et elemento di foco, che a la terra. tare in alto,
fornaci, si svolgono e
ritenute
ruotano in tondo,
;
190
A
Teo. concedere
non gia
sole
il
prima,
rispondo
questo
che
,
mnova
si
che
circa
il
per cio proprio
mezzo ; atteso che basta muovauo circa lui , per tanto
circa altro
stanti corpi si
han bisogno
et
;
anco per quel
che
,
si
potrebbe
centro tutti
i
ma
,
circo-
di esso qtielli
clie
che forse anco lui potesse desie da cousiderare, che 1' elemeuto del ,
Secoudo derar da essi. foco e soggetto del primo caldo , e corpo cosi denso e dissiiniPer6 quello , che noi lare in parti e membri , come e la terra.
veggiamo muoversi di tal sorte , fiamma , come la medesma aria si chiama vapore.
accesa
e aria
,
clie
si
chiama
freddo de la terra
dal
alterata
E
Smi.
da questo mi par aver mezzo di confirmar quel, il vapore si muove tardo e pigro , la fiamma et esalazione velocissimamente , e pero quello , ch' e phi simile al foco , si vede molto piu mobile , che quell' aria , ch' e simiche dico
,
per che
gliante piu a la terra.
Teo. La traria qualita.
la
regione
fuggirebbe
pazione
e
del ,
, che il fuoco piu si forza di fuggire qual e piu connaturale al corpo di conse 1' acqua, o il vapore si ritrovasse ne
cagione e
da questa regioue
che
la
,
Come foco, 1'
o loco
esalazione
connaturalita
,
simile a quella, la quale
maggiore
,
ha con
die
con piu velocita lui
certa partici-
contrarieta o dilferenza.
1 per che de la intenzione del Nolano non trovo determinazione alcuna circa il moto o quiete del sole. Ouel moto dimque , che veggiamo ne la fiamma , ch' e ritenuta
Bastivi di tener questo
,
e contenuta ne le concavita de le fornaci
,
procede da quel
,
clie
accende , altera e trasmuta 1' aria vaporosa , de la quale vuole aumentarsi e nodrhsi , e quell' altra si ritira e fugge il nemico del suo essere e la sua corruzione.
la virtu del foco perseguita
Smi.
Avete detto
1'
,
aria
vaporosa:
che direste de
1'
aria
pura e semplice?
Teo. Ouella non e piu soggetta di calore , che di freddo non e piu capace e ricetto di umore, quando viene insj)issata dal freddo, clie di vapore et esalazione, quando viene attenuata 1'
acqua dal caldo.
Smi. Esseudo che ne la natura non e cosa senza providenza e senza causa finale , vorrei di nuovo saper da voi , per che per quel, ch' avete detto, cio si pu6 perfe(tamente comprendere, per cpial causa e il moto locale de la terra? Teo. La cagione di cotal moto e la rinovazione e rinascenza questo corpo , il quale secondo la medesma disposizione non pu6 essere perpetuo , come le cose , che non possono essere perdi
secondo il numero, per parlar secondo il commie, si fanuo perpetue secondo la spezie; le sustanze, che non possono
petue
;
191 perpetuarsi solto
il
medesmo
volto
si
,
fanuo
tiitta
via cangiando
Per die, essendo la materia e sustanza de le cose iucorrollibile, e dovendo quella secondo tutte le parti esser soggetto di tutte forme , a fin clie secondo tutte le parti , per quanto e capacc , si sia tntto , sia tutto , se 11011 in im medesmo tempo di faccia.
et instante d' etemita, al 1
d etemita
,
successive
tutta la materia sia
-
meno
in diversi tempi, in
yarn instauti per clie, quantunque forme insieme , nou pero
e vicissitudinalmente
capace di tutte le
:
puo essere capace ogni parte de la maPero a questa massa intiera, de la qual consta questo questo astro , non essendo conveuiente la morte e la dis-
di tutte quelle insieme teria.
globo
,
soluzione, et essendo a tutta natura impossibilc
V
annicbilazione,
a tempi a tempi con certo ordine vieue a rinovarsi, alterando, cangiando , mutaudo le sue parti tutte : il che conviene che sia con certa successione , ognuna prendendo il loco de V altre tutte
per tal
clie
volta
nori
altrimenti questi corpi si
aniinali.
Ma
,
che sono dissolubili
,
attuahnente
come awiene a noi particolari e mia costoro , come crede Platone nel Timeo,
dissolverebbono
,
primo principio: 7~oi Accade dunque, clie stella, clie non si faccia
e crediamo ancor noi, e stato detto dal via non vi dissolverete. sietc disso7ubiIi ,
non e parte nel centro e mezzo de la ne la circonferenza e fuor di quella: non e porzione in quella estima et esterna , clie non debba tal volta farsi et essere in-
E questo 1' esperienza d' ogni gioruo nel ditima et interna. mostra ; che nel grembo e viscere de la terra altre cose s' accogliono, et altre cose da quelle ne si mandan fuori. E noi medesmi , e
audiamo e vegniamo , passiamo e rinon e cosa nostra , che non si faccia aliena , e non e cosa aliena , die non si faccia nostra. E non e cosa , de la quale noi siamo , che tal volta non debba esser nostra , come non e cosa, la quale e nostra, de la quale non doviamo tal volta essere, se una e la materia de le cose, in un geno, se due sono le materic , in dui geui per che ancora non determino, se la sustanza e materia, che chiainiamo spirituale, si torniamo ,
le cose nostre
e
:
cangia in quella , che diciamo corporale , e per il coutrario , o veramente no. Cosi tutte cose nel suo geno hanno tutte vicissitudini di domino e servitu , felicita et infelicita, di quel stato, che si chiama vita, e quello, che si chiama morte, di luce e tenebre , di bene e male. E non e cosa , a la quale naturalmeiite convegna esser elcrna , eccetto che a la sustanza, ch' e la materia, a cui non meno conviene essere continua mutazione. De la sustanza soprasustanziale non parlo al presente, ma ritorno a ragionar particularmente di questo grande individuo, ch' e la nostra perpetua nutrice e madre, di cui dimandaste, j>er qual cagione fusse il moto locale. E dico , che la causa del moto locale, tanto del tutto intiero quanto di ciascuna de ,
m
;
192 de la vicissitudine , non solo per cue hitto si ma ancora per cLe con tal mezzo tutlo abbia tulte disposizioni e forme: per cio die degnissiinamente il moto locale e stato stimato principio d' ogni altra mutazione e forma e cbe , tolto questo , non puo essere alcun altro. Aristole parti,
e
il
fine
ritrovi in tutti luoghi,
:
tele
s'
ha possuto accorgere de la mutazione secondo le dispoclie sono ne le parti tutte de la terra ; ma ,
sizioni e qualita
non
cpiel
intese
moto
locale
,
cli'
e principio
di quelle.
Pure
nel fine del primo libro de la sua meteora ha parlato come un, Che, ben che lui medesmo tal volta non che profetiza e divina. intenda , pure in certo modo zoppicando e mischiando sempre qualche cosa del proprio errore al divino furore , dice per il phi Or apportiamo quel, che lui dice, e per il principale il vero. e vero e degno d' essere considerato , e poi soggiungeremo le s'
cause di cio dice egli
,
,
li
non ha possuto conoscere. Non sempre, medesmi luoghi de la terra son umidi , o secchi, quali lui
ma
secondo la generazione e difetto di fiumi si cangiano. Per6 che fu et e mare , non sempre e stato e sara mare , quello che sara et e stato terra, non e , ne fu sempre ten*a ; ma con certa vicissitudine , determinato circolo et ordine , si de credere , che dov' e 1' uno , sara 1' altro , e dov' e 1' altro , sara V uno. E se dimandate ad Aristotele il principio e causa di cio, quel
risponde
,
piante et
che
gi'
animali
interiori lion do la
e differenza tra la terra iutieri in
de
la
terra
perfezione
e gli
altri
un medesmo tempo secondo
,
,
come
li
corpi
e poi invecchiano.
detti
de le
Ma
Per che essi parti hanno il pro-
corpi.
tutte le
gresso , la perfezione , et il maucainento , come lui dice , il stato e la vecchiaja : ma ne la terra questo accade successivamente a
con la successione del freddo e caldo , che ca, aumento e la diminuzione, la qual seguita il sole et il
parte a parte 1'
g-iona
per cui le parti de la terra acquistano complessioni e virtu Da qua i luoghi acquosi in certo tempo rimagnouo, poi di nuovo si disseccano et invecchiano, altri si rawivano e Ouindi veggiamo svanir i fonti, secondo certe parti s' inacquano. i fiumi or da piccioli dovenir grandi , or da grandi farsi piccioli e secchi al fine. E da questo, che li fiumi si cascano, progiro
,
diverse.
che per necessaria conseguenza si tolgano i stagui e mumari ; il che pero , accadeudo successivamente circa la terra a tempi lunghissimi e tardi , a gran pena la nostra , e di nostri padri la vita puo giudicare ; atteso che piii tosto cade 1' eta e la memoria di tutte genti , et awengono grandissime viene
,
tinsi li
e mutazioni , per desolazioni e desertitudiui , per per pestilenze e per diluvii, alterazioni di lingue e scritture , trasmigrazioni e sterilita di luoghi , che possiamo ricordarci di queste cose da principio sin al fine per si luughi, varii e turbolentissimi secoli. Queste gran mutazioni" assai ne
corruzioni
guerre,
193 si
mostrano ne
le quali tutle
1'
ne T abitazioni doj>o
abitati
tempo
il
la
tie
vivevano in quella; onorata
del ehe
,
a'
doviamo pensar
Argo
in
et
e
Miceua
de'
,
qnali al
prima regione era paludosa, e roeliissimi Micena per esser piu fertile, era molto pin tempi uostri e tutto il contrario per clie :
al tutto secca
Or come
fertile.
canobico esito
superiori;
i
de' Trojani la
Micena e
de V Egitio, ne le porte del Nilo, son falle a opra cli mano, , ciUa cli Menfi , dove i luoghi inferior! son
antiquita
tolto
,
Argo
et
,
e diveuuta temperata et assai
accade in questi luoghi
piccioli
il
,
medesmo
Pero come veggiauio, cbe molti luoghi, che prima erano accpiosi, ora son continenti, cosi a molti ahri e sopravemito il mare. Le quali mutazioni veggiamo farsi a poco a poco , come le gia dette , e come ne fan vedere le corrosioni di monti altissimi e lontanissimi dal mare , clie , quasi fusser frescbi , mostrano li vestigii de T onde impetuose. E ne consta da 1' istorie di Felice Martire JXolano , quali dicliiarauo al tempo suo , ch' e stato poco piu o
meno
de la onde
citta,
grandi
circa
di mill' anni
passati,
nn
dov' 6
e
,
tempio
,
regioni
intiere.
era il mare vicino a le mura cbe ritiene il nome di Porto,
dodici milia passi. Non si vede il Provenza? Tutte le pietre^ cbe son sparse per li campi, non mostrano mi tempo esser state agitate da 1' onde? La temperie de la Francia parvi cbe dal tempo di Cesare al nostro sia cangiata poco? Allora in loco alcuno non al presente e
medesmo
era atta a le parti
raccogliono
come
viti
inoudo
del
giate de
discosto
in tutta la
1'
;
,
frutti
li
uve de
et
manda
ora
de gli
le
vigne.
orti
di
de' peggiori di Francia
esserne
vini cosi deliziosi
e da' settentrionalissimi
prodotte simili
,
E
come
,
di
altre
quella
si
questo anno ancora bo maii-
Londra
ma
terreni
pur
,
non gia cosi
tali
,
perfette,
quali aifermano
Da
mai
dunque, cbe il mare mediterraneo lasciando piu secca e calda la Francia e le parti de V Italia, quali io con li miei occbi bo viste, va incbinando verso la libra, seguita cbe, venendosi piu e piu a 1*
scaldarsi
in
terra
inglese.
questo
Francia, e temprarsi la Britannia, docbe generalmente si mutano li abiti de le requesto cbe la disposizion fredda si va diminuendo
Italia e la
viamo giudicare, gioni
con
,
verso
polo. Diinandate ad Aristolele: onde questo Kispoude: dal sole e dal moto circolare. IVon tanto confusa- et oscuramente , quanto ancora da lui divina- et alta- e 1'
artico
awiene?
Ma come? forse come da an filosofo? come da un divinatore, o pur da imo , che non ardiva di dire; forse come colui cbe vede, e
verissimameute INo
:
ma
detto!
piu presto
intendeva e
,
non crede a quel che vede, e se pur il crede, dubita d' affirmarlo (emendo, che alcuno non venghi a costringerlo di apportar quella ragioue, la qual uon ha. Kiferlsce, ma in modo, ,
13
194 col quale chiuda la bocca a chi volesse
modo il
di parlar tolto
caldo,
il
freddo,
da 1'
antichi
g-li
arido,
tiitte
le parti de la terra,
zione
;
1'
fi
oltre sapere;
losofi.
Dice
o forse e
dunqiie
,
che
uinido crescono e mancano sopra
ne la quale ogui
cosa
ha la rinova-
e volendo apportar la causa di questo , dice : propter socircumlationem. Or per che non dice propter solis cir-
lem et Per che era determinate a presso feu, e conceduto culationem? appo tutti filosofi de' suoi tempi e di suo umore, che il sole con il suo moto non possea cagionar questa diversity ; per che in quanto che 1' eclittica declina da 1' equinoziale , il sole eterna:
inente versava tra
e per6 esser impossibile d' eseternamente le zone et i climi essere in medesma disposizione. Per che non disse per circolazione d' altri pianeti? Per che era determinate gia, che tutti quelli , se pur alcuni per qualche poco non trapassano, si muovono sol per quanto e la latitudine del zodiaco detto trito caminino de g-li erranti. Per che non disse per circolazione del primo mobile ? Per che non conosceva altro moto , che il diurno , et era a' suoi tempi un poco di suspizione d' un moto di ritardazione , simile a quello di pianeti. Per che non disse per la circolazion del cielo 1 Per che non possea dire , come e quale ella potesse essere. Per che non disse per la circolazion de la terra ? Per che avea quasi come un principio supposto , che la terra e immobile. Per che dunque lo disse ? Forzato da la verita , la quale per g-li etfetti naturali si fa udire. Resta dunque , che sia dal sole e dal moto. Dal sole , dico , per che lui e cjuelT unifco , che diffonde e coinunica la virtu vitale ; dal moto ancora , per che , se non si movesse o lui a g-li altri corpi , o gli altri corpi a lui , come potrebbe ricei
doi punti tropici
ser scaldata altra parte df terra ,
;
ma
:
:
:
:
E dunque necessavere quel, che non ha, o donar quel, che ha ? rio , che sia il moto , e questo di tal sorte , che non sia parziale, ma con quella ragione , con cui causa la rinovazione di certe parti, venga ad apportarla a quell' altre, che come sono di medesma condizione e natura , hanuo la medesima potenza passiva , a la quale, se la natura non e ingiuriosa , deve corrispondere la potenza attiva.
Ma
con ci6 troviamo molto minor ragione, per la quale il sole e universita de le stelle s' abbino a muovere circa questo g-lobo , ch' esso per il contrario debba voltarsi a 1' aspetto de 1' universo , facendo il circolo ammale circa il sole , e diversamente con tiitta 1'
certe regolate successioni per tutti
quello,
come a vivo
i
lati svolgersi et inchinarsi
eleinento del foco.
Non
a
e ragione alcuna,
che senza im certo fine et occasione urgente gli astri inuumerabili, che son tanti mondi , auco mag-giori , che questo , abbino si violenta relazione a questo unico. Non e ragione , che ne faccia dir il polo , nutar 1' asse del mondo , cespitar li caruniverso, e si iunumerabili , pin grandi, e pin magni-
pin tosto trepidar dini
de
1'
195 posÂŤono , scuotersi , svoltarsi, ritorcersi , rapde la nafura squartarsi iu lauto , cLe la terra cosi malamente, come possono dimostrare i sotfili ottici e geometri , venghi ad oltener il mezzo come quel corpo , che solo e grave e freddo , il qiial pero uon si puo provar dissimile a qual si voglia altro , che riluce nel firmamento , tanto ne la sustanza e materia , quanlo nel modo de la sitnazione per che , se questo corpo puo esser vagheggiato da quest' aria , ne la quale e fisso , e quelli possono parimenti esser vagheggiati da quello che le circouda se quelli da per se stessi, come da propria anima e natura possono dividendo 1' aria circuire qualche mezzo , e questo niente meno. fici g'lobl
pezzarsi
,
ch' esser
al dispetto
et
,
,
:
,
Smi. Vi per che
,
priego
questo pimto al presente
,
me
quanto a
terra necessariamente
,
,
muova
si
che
,
lampe;
sii
presuppona,
si
tengo per cosa certissima
si
che piu tosto la
,
possibile quella intavola-
anco, per che, quanto a quelli, che uon 1* ban capito , e piu espediente dichiararlo come materia principale, che in altro i>roi)osito toccarlo per modo di digressione. Pero , se volete compiacermi , venite presto a specificarmi i moti, tura
et inchiodatura di
,
si
che conveugono a questo globo!
T e o. fatto
Molto volentieri ; per che questa digressione ne arebbe troppo dilferire di conchiudere quel , che io volevo de la ne-
cessity et
il
de la terra
fatto di tutte le parti
devono participar
tutti
,
che successivamente
aspetti e relazioni
gli
soggetto di tutte coinplessioni et
del sole
Or duuque
abiti.
,
facendosi
per questo fine
e cosa conveniente e necessaria , che il moto de la terra sia tale, per quale con certa yicissitudine , dov' e il mare , sia il coutiueute, e per
il
contrario
,
dov' e
il
caldo
dov' e abitabile e piu temperato
e per
il
oontrario in conclusione
ogni risguardo
,
ch'
hauno
tutte
,
sii il
sia
,
1'
parte venghi a participar ogni vita
,
il
freddo
meno
,
e per
il
contrario,
abitabile e temperato,
ciascuna parte venghi ad aver
altre parti al sole
a fin che ogui
:
ogni g-enerazione
ogni felicita. sua vita e (quella) de le cose, che in quella si contengono , e ( per) dar come una respirazione et inspirazione col diurno caldo e freddo , luce e tenebre , in spazio di ventiquattro ore equali la terra si muove circa il proprio centro , esponendo al
Prima dunque per
,
,
la
suo possibile il dorso tutto al sole. Secondo, per la regenerazioue de le cose , che nel suo dorso vivouo e si dissolvono, con il ceurro suo circuisce il lucido corpo del sole trecento sessantacinque
m
gionii
on quadrante
ove da quattro puuti de la eclittica fa la crida de la g-enerazione , de 1' adolescenzia, de la consistenzia e de la declinazione di sue cose. Terzo , per la rinova,
et
in circa
;
zioue di secoli participa un altro moto , per il quale quella relazioue , ch' ha questo emispero superiore de la terra a 1' imiverso,
196 venga ad ottener 1' emlspero inferiore , e quello succeda a qiiella Quarto, per la mutazione di volti e complessioiii del superiore. de la terra , necessariamente gli conviene un altro moto , per il quale 1' abitudine , ch' ha questo vertice de la terra verso il punto circa 1' artico , si cangia con 1' abitudine , ch' La quell' altro verso 1' opposito punto de 1' antartico polo. Il primo moto si misura da ÂŤn punto de 1' equinoziale de la terra ; si che torna o al medesmo, II secondo moto si misura da un punto iinagio circa il medesmo. nario de 1' ecliltica , ch' e la via de la terra circa il sole , sin che II terzo moto si misura da ritoraa al medesmo , o circa quelle 1' abitudine , ch' ha una linea emisperica de la terra , che vale per 1' orizonte , con le sue differenze a 1' universo , sin che torni la medesma linea , o proporzionale a quella , a la medesma abitudine. II quarto moto si misura per il progresso d' \m punto polare de la terra , che , per il dritto di qualche meridiano passando per 1' altro polo,
si
converta al
medesmo,
o circa
medesmo
il
aspetto,
dove era prima. E circa questo e da considerare , che , quantunque diciamo esser quattro moti, nulla di meno ,tutti concorrono Considerate , che di questi quattro moti in un moto composto. che in un giorno naturale par che il primo si preude da quel, terra
circa
la
come
dicono.
ogui cosa Il
si
secondo
si
muova,
sopra
poli
i
mondo,
del
prende da quel , che appare
,
ch' il
un anno circuisce il zodiaco tutto , faceudo ogni giorno, secondo Tolomeo ne la terza dizione de 1' Almagesto, cinquanta sole in
nove minuti , otto secondi quinti
,
trenta
otto secondi
,
un
sesti
;
diciasette terzi
,
secondo Alfonso
ondici terzi
,
,
tredici quarti
trenta sette quarti
,
,
dodici
cinquanta nove minuti, ,
dicianove quinti,
secondo Copernico, cinquanta nove minuti , otto secondi , ondici terzi. Il terzo moto si prende da quel, che par, che 1' ottava spera secondo 1' ordine de' segni, a 1' incontro del moto diurno , sopra i poli del zodiaco , si muove si tardi , che in du cento anni non si muove piu ch' un grado , e venti otto minuti ; di modo che in qnaranta nove milia anni vien a compir il circolo , il principio del qual moto attriIl quarto moto si prende da la buiscono ad una nona spera. trepidazione , accesso e recesso , che dicono far 1' ottava spera tredici sesti, cinquanta sei settimi;
sopra dui circoli equali , che fingono ne la concavita de la nona spera, sopra i priucipii de 1' ariete, e libra del suo zodiaco. Si prende da quel, che veggono, esser necessario, che 1' eclittica de 1' ottava spera non sempre s' intenda intersecare 1' equinoziale ne'
medesmi punti ,
tal volta oltre
quello
da
ma 1'
tal volta essere nel
una e
1'
altra
parte
capo de 1'
d' ariete,
eclittica;
che veggono , le grandissime declinazioui del zodiaco onde necessariamente seguita , che non esser sempre medesme gli equinozii e solstizii continuamente si variino, come effettual-
da quel
,
;
197 mente e
stato da
tuiK|ue diciamo
mollo tempo
visto.
Considerate,
quatlro essere questi moti
nulla di
the,
quan-
meno
e da concorrono in un composto. Secondo , die , ben cbe li cliiomiamo circular! , nullo per6 di quelli e veramente circulare. Terzo, clie, ben clie molti si siino affaticati di trorar la vera regola di lai moti , 1' ban fatto , e quei cbe s' affaticaraimo, lo faramio in vano; per cbe nessuno di que' moti 6 a fatto regolare e capace di lima geometrica. Son diuupie qnal-
notar
,
clie
,
,
ttitli
non deimo esser pin, ne meno moti, voglio dir differenze mntazion locale av la terra , de' quali i' uno irregolare ne-
tro, e di
cessariamente
rende
gli
altri
irregolari,
descrivano nel moto di una paIJa
,
i
quali
cb' e gittata
ue
voglio 1'
aria.
cbe
si
198 la gravita, ma si va obbliquando , per che globo, il quale facilmeute pu6 inchinarsi a tiitte parti, il punto I e K. non seinpre si convertono per la medesma rettitudine; ond' e necessario, che o a lungo, o a breve, o ad interrotto , o a continuo andare si divenghi a tanto , che si adeindov' e il pisca quel moto , per il quale il punto O si faccia , Di questi inoti uno , che noa sii , e per il contrario. punto regolato , e sufficiente a far , che nessuno de gli altri sia rego-
momento de
sista il
e di perd
tin
V
uno ignoto
lato;
certo ordine
,
fa tutti gli altri
con
il
quale pin e
ignoti.
meno
s'
Tutta volta hanno un accostano et allontanano
Onde in queste dilferenze di moti il piu reda la regolarita. ch' e piu vicino al regolatissimo , e quello del centro. , presso a questo e quello circa il centro per diametro , piu. Terzo e quello , che con la irregolarita del secondo, veloce. quale consiste ne 1' avanzar di velocita e tardita, a inano a mano inula 1' intiero aspetto de 1' emispero. L' ultimo irregolatissimo et incertissiino e quello , che cangia i lati ; per che tal volta in loco d' andar avanti , torna a dietro , e con grandissima inconstanzia viene al fine a cangiar la sedia d' un punto oppoSimihnente la terra. Prima ha sito con la sedia d' mi altro. ch' e annnale , piu regolato , che tutti, il moto del suo centro ,
golato
A
e piu che gli altri simile a se stesso ; secondo , men regolato e diurno ; terzo 1' irregolato chiainiamo 1' emisperko ; quarto irregolatissimo e il polare over colurale. il
-
Smi. Questi il
moti vorrei sapere,
con qual ordine e regola
Nolano ne fara comprendere?
Pru. Ecquis erit modus? dtgebimus theoriis ?
Non
Teo. non
,
che
si
et
usque semper in-
per che del buon vecchio Smitho , mandaro quel dialogo chiama Purgatorio de V inferno ; et ivi vePrti^lnzio,
dubitate,
A
vi si guastara nulla.
del Nolano
Novis usque,
voi
,
Voi, Frulla, tenete secreti i de la redenzione. nostri discorsi , e fate , che non venghino a 1' orecchie di quelli, a fin che non s' adirino contra di noi e ch' abbiamo rimorduti; venghino a donarne nuove occasioui , per farsi trattar peggio e ricever miglior castigo. Voi , maestro Prudenzio , fate la conclusione , et una epilogazione morale solamente del nostro tetralogo ; per che 1' occasione specolativa , tolta da la Cena de le drai
frutto
il
Ceneri
,
P r u. 1'
e gia conclusa. Io
ti
scongiuvo
,
Nolano
altissima et infinita unita, che
t'
,
per la speranza , ch' hai ne et adori; per gli emi-
awiva
199
genio, vili,
che
proteggono e che onori;l per LI divino tuo che vogli guardarti di et ui cui ti fidi , barbare et indegne conversazioni; a fin che non
che
ninni,
neiiti
r
ti
difende,
ti
ignobili,
contrag-gi per sorte tal rabbia e tanta ritrosfa
come un
satirico
Moino
tra
dei, e
li
,
che divenghi forse
come un misantropo Timon
Rimanti tra tanto appo 1' illustrissimo e generoanimo del signer di Mativissiero , sotto gli ansj)izii del
tra gli uomini.
sissimo
qnale cominci a pnbblicar tanto solenne filosofia; che forse verra qnalcbe sufficientissimo mezzo , per cni gli astri , et i potentissimi superi ti guidaranno a tennine tale, onde da lungi possi riguardar simil
bnitaglia.
siete sconginrati
per
il
E
altri assai
voi
scettro del fnlgorante
nobili
Giove
,
personaggi,
per
la civilta
famosa di Priaiuidi, per la magnaniiniia del senato e popolo quirino, e per il nettareo convito , che sopra 1' Etiopia bolleute fan li dei, che, se per sorte un' altra volta avviene, che il Nolano, per farvi servizio, o piacere, o favore, venghi a pernottar in vostre case , facciate di modo , che da voi sii difeso da e doveudo per 1' oscnro cielo ritornar a la sna simili rincontri, stanza , se non lo volete far accompagnar con cinqnanta , o cento torchi, i qnali, ancor che debba marciar di mezzo giorno, uon se gli avverra di morir in terra cattolica rogli mancaranno, mana, fatelo al meno accompagnar con mi di quelli, o pnr se questo vi parra troppo, improntategli una lanterna con un candelotto di sevo dentro ; a fin ch' abbiamo faconda materia di parlar de la sua buoua venuta da vostre case, de la qual non Adinro vos , o dottori Nuudinio e Torquato, si e parlato ora. per il pasto de gli antropofagi , per la pila del cinico Auassarco, per li smisurati serpenti di Laocoonte e per la tremebonda piaga di San Rocco , che richiamate, se fusse nel profondo abisso, e dovesse essere nel giorno del giudizio, quel rustico et pedagogo , che vi die creanza , e quell' altro archiasino et ignorante, che v' insegno di disputare; a fin che vi
incivile vostro
risaldiuo le v'
ban
fatto
male spese, e
1'
interesse del
Adiuro vos,
perdere.
tempo e cervello, che
barcaruoli londrioti, che con
Tamesi superbo ; per 1' onor son nomati dui famosi fiumi, e per la celebrata e spaziosa sepoltura di Palinuro, che per nostri E voi altri Trasoni salvatici e danari ne giiidiate al porto!
li
vostri remi battete
d'
Eveno e Tiberino,
1'
onde del
per
tpiali
Mavorzii del popolo villano, siate sconginrati per le cache femo le Strimonie ad Orfeo , per 1' ultimo servizio, , che ferno i cavalli a Diomede, et al fratel di Semele, e per la virtn del sassifico brocchier di Cefeo, che, quando vedete e incontrate i forastieri e viandanti , se non volete astenervi da cpte' fieri
rezze
visi torvi et erinnici
raccomaudata
!
,
Torno
al
meno
1'
astinenza da
a scongiurarvi tutti
quegli urti \i
insieme,
altri
per
sii il
200 scndo et asta di Minerva, altri per la generosa prole del trojano cavallo , altri per la veneranda barba d' Escnlapio , altri per altri per i baci, cbe dierno le cavalle a il tridente di Nettuno, dialogi ne facciate far ch' uu' altra volta con migliori Glaiico
notomia de'
fatti
vostri,
o al
men
tacere.
DE LA
CAUSA, PRINCIPIO ET UNO.
A
L'lLLUSTRISSlMO
SIGNOR
JDI
STAMPATO
MAUVISSIBKO.
IN VENEZIA.
ANNO M.D.LXXXIV.
:
PROEMIALE EPISTOLA SCRITTA A
ILLUSTRISSIMO
L'
MICHEL DI CASTBLNOVO,
SIG.
SIGMOR DI MAUVISSIERO, CONCRESSALTO
JONVILLA
E DI
,
RE CRISTIAKISSIMO
CAVALIER DE
,
,
I'
ORDINE DEL
SUO PRITATO
CONSIGLIER DEL
CONSIGLIO,
ARME , ET AMBASCIATOR A LA
CAPITANO DI L U0MISI d' SERENISSIAIA RK6INA d' INGHILTERRA.
Illustrissimo et nnico Cavaliero! &3'
occhi de la considerazione a rimirar la vostra
io rivolgo gli
longauimita ,
ad
tuTicio
ufficio
e stretto, voglia
perseveranza
e ridur a fine
,
mnore
stilla ,
,
1'
providenza
un
certo denso
piaga
aspro
,
e predestinazioue
disperarsi
,
mi
oltraggi,
,
e darsi
vinto
,
incava
come,
,
la
presunzion di
doma,
lasciando gli ,
â&#x20AC;&#x201D;
et alta
difen-
dove^bisognava,
per non disinetter le brac-
,
a si rapido
sofisti
,
sufficiente e saldo
patisco
cb' io
dove
duro e ruvido sasso.
,
per ordinazion divina siete
,
mentre continuo e
torrente
\<&
imposture, con quali a tutta possa m' Lave fatto empito d' ignoranti
qiial si
onoratissuni disegni
mi riduco a mente,
cbe fusse un animo veramente eroico cia,
obbligato
vostro terribil ciiniero
il
che soavemente
,
altro lato
gl' ingiusti
,
scainpar da
vostri
ttitti
vostri onorati gesti da canto
sore ne
arete vinto
per forza di perseveranza ramolla
et ispiana
Se da altri
in'
qnanto propriamente vi conyiene qnella gene-
con la quale ornate
,
quel liquido
spezza
,
giongeudo
con cui
,
e volete superare ogni difficolta,
periglio
spesso
e sollecitudine
beneficio a beneficio
,
vegno a scorgere, rosa divisa
,
,
criminali 1'
invidia
la detrazion di malevoli,
204 la niurnuirazion di servitori,
dizioni
riportatori,
d' ipocriti
zeli
li
furori di popolari
plebei
,
g-ati;
ove
,
,
potenti, che quanto
lainenti di ripercossi
di cui le false lagrime soglion esser piu
scoglio
,
—
che ,
sostanza
rende
si
•cui
accusar
non e
scoglio
nullo
,
biasimato da ignobili
,
dei ,
**)
maguificato da grandi, :
,
ritenuto hi salvo
,
questa ancora, phi care,
queste sarte, et al
mondo
per vostro favore non
mio nemico Oceano.
*) Si ciiopre
,
**) Cosi ha
il
stiale.
come testo.
si
io
,
da voi gia
,
queste
,
ammirato
:»avj,
e favorito
ricettato
nodrito,
,
mantenuto in porto
fiaccate
1'
,
,
come
a voi consacro
Yele,
e queste a
merci,
a fin che
hiiquo, turbulento, e
Oucste nel sacrato tempio de la
,
e di
vituperato da furfanti,
,
futuro phi preziose
Non^o
si
e ruinosa roc-
io odiato da stolti,
amato da
sommergano da
di cotta
si
qual nessun gianunai
,
scampato per voi da perigliosa e gran tempesta
me
stille,
sorge
flutti
stimato da potenti,
io per tale tanto favore
liberato
li
vitupero per discortese
chi g-iustamente lamentar si possa
g*enj bestiali;
difeso
dotato di dop-
,
false immizioni d' impetuosi
Io duuque
e perseguitato da
<la li
si
e di simil
,
che medesimo
Muse ,
vere
a svanirsi le
per ingrato
e contra
quello
siete
,
iispregatio da vili
«3a dotti,
si scaglia,
rinverdisce
si
Voi dunqne
si riveste.
disegni di lor nemiche vele. jpote
pid
ne
stridenti aerie pro-
punto
d' aquiloni,
tanto
trantjuillo porto a le
cui -vegnono
in
inveruo,
ne per
fortunato sasso,
il
ti-avagliato
rende sicuro e cia,
capo fuor di
d'
onde rigide e tempestose, per cui contra le gocce
1'
si fiacco il
il
per cui son potentissime le liquide et amene
e vanissime
potente
e mostrando
onde,
sofiio
ma e
incota , *)
s'
virtu,
j)ia
scuote ,
si
ire,
fermo e
ne per error
risorgendo
ne per irato cielo,
ne per violento
tradimenti,
vi veggio qual saldo,
ecco,
per violente scosse di tumide
o
mormorii,
detrazioni,
invidie,
costante
,
e voci di casti-
,
voglia tumide onde, e rigide tempeste di
odj e furori
celle,
di
le furie di
,
sdegni,
niuove
scrupoli
li
odj di barbari,
si
zioso sc'eg-no feminile
g-onfio niare,
stupidi,
di
g-li
non mancava, che un discortese, pazzo e mali-
altro
presunzioni,
susurri di niercenarj, le contra-
li
le suspizioni
dome3tici,
di
Fama
o cute. se forse si abbia da scrivere
genia be-
o
205 come saran
appese,
potenti contra la protervia de
e voracita del tempo invitto favor voslro,
1'
a fin che conosca
mondo, che questa ge-
il
nerosa e divina prole, inspirata da alta intelligenza senso concepnta
morta entro
da nolana Mnsa partnrita
e
,
le fasce
et oltre si promette
,
terra col sno vivace dorso verrassi
de
Eccovi quella specie di ritrova quello,
si
E
cerca!
que
Ove
circa
li
e vera-
brevita vi porgo per cin-
che faccia a la coutempla-
,
Priucipio et Uno.
,
o qualch' altro
intorno la Cena de le Ce-
cinque dialogi
difficoha di tal cognizione
getto
da
allontanato
sia
che modo,
de
pendeuza.
Quarto
1'
per
,
e concordauza,
—
il
—
qual sia la causa
modi e nominata
a
iutiina
come e
le
cose
causa
formale e congionta a
da
e
come
grembo de 1'
,
1'
efficiente
altra.
et universale, infinito)
la
il
cognizione de
particolarmente
noi
la differenza
1'
la
e la
Settimo
,
,
la
e
,
come
differenza tra
quale e uiv anima,
non e uno animale
Sesto,
la
in tin
la
per cui
,
1'
effi-
soggetto
uua causa e di-
la causa
per cui T universo
positiva-
natura
come
;
suscitata da
1'
e con
efficiente e in
essere
come coincida
quest
formale e
,
et e quella
medesima vien
forma
—
priucipio.
esteriore a quelle
efficiente
la materia;
da
siguificato
per
in
da cui ha de-
la causa efficiente,
,
,
vien chiarito
Ouinto,
—
naturali
modo
in certo
,
priucipio
la
come questa causa
;
istessa
ciente dal
Secondo
la quale si distingue in efficiente
,
,
tra
e questo termino
quaute
opera
conoscibile og-
quanto conferisca
qual mezzo e via
ragioni e concepnta
efficiente
ragioue de la
il
potenza.
primo priucipio.
et in quanti
e
la
a la notizia di quello,
finale,
modo
,
cognoscitiva
identita e diversita
c—isa
quanto
dal causato e principiato
iuiivei\so
tentiamo di conoscere
termiuo
,
Terzo,
priucipio e causa.
primameute
avete
per sapere
la
e per quauto
la sustanza
(come
-
ecc.
,
stinta
somma
che par
,
Nel dialogo secostdo
1'
eterno aspetto
ne la quale certa
,
nel primo dialogo avete una apologia,
non so che,
certo
1'
ne le contrarie e diverse vanamente
prunieramente con
zion reale de la Causa
il
mentre questa
,
svoltando a
filosofia
clie
tutto quello
dialogi
neri
,
vita
da regolato
,
per voi non e
altre stelle lampeggianti.
1'
mente si
ignoranza,
cosl renderanno eterna testimonianza de lo
,
ma
formale infinito
negativameule,
:
206 moltiplicabile
e la causa formale particolare, la quale
,
riore,
tanto e piu perfetta:
astri
g-li
cioe
,
principio di vita
vegetano
,
uuiverso
e sentono
manca,
ha per modo
si
suggetto
credere
di
derivano
Nono,
non abbia inedesimamente anima che
Pitagora
con
occhi
come un
et altri,
E
con-
si
che non invano hanno aperti gli
Decimo
tutto.
il
si
che ha
immenso secondo diverse ragioni
spirito
dini colma e contiene
cosa
ben che non
,
diciamo animale.
noi
aniinali,
e
quel
per
che
,
essendo
,
gli
che non
che
clie vi-
,
di couclusione,
posser
,
quelli
perfettissimi.
supposito,
chiude ,
e
;
diminuta et imperfetta,
rotta,
atto
la quale e
,
e senso in tutte le cose
escrementi di
et
principio formale
abbia
uuiverso
1'
difetto.
principio for-
et altri suoi corpi principali sieno inanimati
,
chiamiamo
che noi
senza
operatori
et
anima de
vegetazione ,
,
da le parti
clie
1'
indegna di razional
cosa
ch' e 1'
quali sono
piu diviui,
li
errore,
e nature efficiente e
,
graudi aniinali,
in gran comparazioiie
prima e principal forma naturale,
la
clie
,
vono
oude
senza
intelligeuti
Ottavo,
male
,
denno esser stimati
piii
e moltiplicata in
,
quanto e in un soggetto pin generate e supe-
iufimto
et or-
viene a fare inten-
si
,
dere, che, essendo questo spirito persistente insieme con la materia 1'
la quale
,
uno e
li
Babilonj e Persi chiamavano ombra
altra indissolubili
1'
venma vegga
cosa
volto
,
e
zione
,
per
una o per un' essere lasciando
Aristotelici
stanza de le cose;
chiamano
accidente
e
si
una parfe de i
il
,
ronte, onde
il
sofisti
oltre
la
si
or
,
che ne
materia,
tutto
vera forma
la
apporta
sentimento
circa
1'
distingue la forma
,
or
la su-
e purissimo s'
inferisce
che sia morte
,
si
conosce
contemplazione
nostra
la
,
che gli
,
le cose naturali,
vano e puerile di questa, che
questo
non han conosciuta
atteso che lei toglie
Oreo
piu dolce de la nostra vita ne
Duodecimo ,
cauge di
composi-
Uudecimo
fundamenti de la nostra filosofia, jjazzo
si
un' altra
che sia vita , e di quel
terror
la felicita,
fosco velo del
lena.
disposizione
ripigliaudo.
e che da la cognizion de
;
e spento a fatto
il
or sotto
mostra chiaro,
sustanza
la vera notizia di quel
secondo
e
Platonici et altri
,
o vegna a morte secondo la
,
una ,
altra
essendo
et
,
che in punto alcuno
,
certi accidenti ogni cosa
trasinute or sotto
si
quell' altro
quanto
la cornizione
ben che secondo
sustanza;
e impossibile
,
si
et
avaro
rapisce et
Ca-
awe-
non secondo la ragion
:
207 siistanziale
per
,
del priiicipio formale lie
e gradi
,
Terzodecimo,
produvre.
ma
e niia,
ciii
potenze
le facoltose
de
g-li
atti
1'
ente
che viene a
forma
la
sia specie perfetta
distinta
,
la materia secondo le accidentali disposizioni dipendenti
forma materiale
come da quella
,
come
teria,
come
,
invariabile
forma,
accomodata
quest' annua
la
come
Si vede,
cpialitadi.
come
ma-
definisce e tcrmina la
e definita e terminata da qnella.
con certa similitudine qnesta
,
da
che consiste in diversi gradi
,
e disposizioni de le attive e passive sia variabile
de
et esercizj ,
conchiude la vera ragion definiliva
si
come
,
secondo
specifici
mostra
si
qualmeute
volgara,
al senso
puo esser
Ultimo,
e qual
tntta in tntto,
si
voglia parte del tntto.
Nel terzo dialogo, dopo che nel primo e discorso forma ,
La pin ragion
la quale
di
causa
,
circa la
che di principio
si
,
procede a la considerazion de la materia , la qnal e stimata aver pin ragion di principio et elemento sciando da canto
prima
si
nanto
*)
mostra
li
dersi
diverse
ragioui
prima et assolnta ascosa
diversamente
,
non altrimenti
di
;
che
dal cabalista
e da altri pazzi
,
si
,
il
e sin quanto siaino la
li
Peripatetici
sustanziale,
et
1'
per
nome
il
obbligati di
essere;
altri filosofi
nna et e
-
e
tij)icameute
,
et altri savj altrimenti snggetto.
vera ragion de la materia
forma sustanziale perda
,
pnra
(materia)
,
per la
naturale et arti-
propone, come denno essere ispediti
Quarto,
tinaci
Quinto, da
aritinetico
ch' e tra il snggetto
liziale.
si
,
significato
differenza e similitudine,
,
1'
e preso dal mnsico armonicamente
dichiara
sia
verifica
che sono appropriate a se
,
nnmero e preso da
;
si
diversi la possono prendere
spezie cotali,
il
possono preii-
ben che veramente
secondo quelle ragioni ,
eccellentissima e di-
di filosofare
con diversi gradi
semplicemente
Terzo
come cosa
materia,
per che
diverse
sotto
la-
che non fu pazzo nel sno grado David de Di-
,
in prendere la materia
Secondo , come con diverse vie
viua.
Dove ,
che di causa.
,
che souo nel principio del dialogo,
preludj,
li
per-
rispondere e disputare. â&#x20AC;˘
s'
inferisce,
e fortemente
si
che nulla
convince, che
da volgo, ben che nominata forma
non hanno couosciuta
altra
sustanza, che la materia.
scuolare <l' Amalrico da Beue presso Sciartres. I suoi ; vennero hruciati 1' an 1210. V. Alberti M.. summa tbeol. To. 1. tr. IV. qiu 20. membr. 2.
*) Panteista libri
208 concbiude un principio formale cost ante,
Sesto,
si
nosciuto
un
costante principio
di disposizioni
die sono ne la materia
,
trasporta a la multiforme "vidui
e si niostra
,
altro
Settimo
come
,
replica cpiello
secondariamente
clie
,
senza incorrere caluimia ,
,
si
disse
matematici e raziouali
come
,
degna, e non
atto cosa
si
,
un
E
soggetto.
inferisce
da
clie
nono
,
altamente
tura sono in cbe
et altre cose
,
Decimo
li
,
vizj,
modo
,
li
assolutissimo si
concliiude
1'
,
clie
,
la
verso e tutto quello,
,
1'
intelletto
coincide
clie
puo essere,
esser
clie
,
detto
ch' e
,
nel
onde ne la na-
,
Undecimo, e si
,
Duo-
non puo capir questo Terzodecimo,
potenza.
la materia,
potenza
la quale cosi
coincide
con
Ultimo,
1' 1'
atto.
alto
,
e
1'
uni-
quanto da altre ragioni,
tutto e uno.
Nel quarto dialogo, secondo
quello
et in tutte le parti
cbe la potenza coincide con
cli' il
supremo e divino
il
contemplazione de la divinita.
eccellenza de
come
tanto da questo
concliiude,
,
Nono,
universo e tutto quel,
tutto
atto e questa assolutissima
con la forma,
si
non sono
1'
la e
distingue
si
la corruzione e morte.
mostri,
si
Ot-
come
e
in uno.
riporta
come
,
universo e in nessuna
1'
onde avvenga
,
si
et aperto si dimostra
,
da luogo a una eccellente decimo
modo
per conseguenza di cpiello
breve
piii
non
contemplazione.
una potenza ,
la e
die puo essere , e come
,
])uo essere
possono.
et in certo
,
ma
,
con le quali suol essere con-
ottava proposizione
1'
e tutto quello
come
e
riporta qualclie frutto di pra-
si
cominciando da la prima ragione
in attiva e passiva s'
cioe
,
;
puo
filosofare
cbe per essi al fine
,
proponono due ragioni ,
siderata la materia
atto
suggetto
il
se questi talmente fanno a la
,
ragione
la
di
1'
pin variamente secondo
;
senza cui sarebbe stimata vana ogni
tica,
tavo
massime
,
regola et esercizio de
clie la ra-
,
diversainente preso
utilmente secondo modi naturali e magici
pone in
et indi-
da
la potenza
,
e principio di cose naturali per diversi modi essere
specie
cbe alcuni allevati ne
,
sia necessario
gione distingua la materia da la forma si
principio formale si
diverse
avvenuto
sia
il
,
di
non hanno voluto conoscere per sustanza
la materia.
clie
,
onde
,
peripatetica
la scuola
figurazione
come e co-
e eke con la diversita
materiale:
dopo aver considerata
in quanto cbe la e
ria, in quanto cbe la e
una potenza ,
un suggetto.
Ivi
si
la materia nel
considera la mate-
prima con
li
passatempi
;;
209 poliiiinici
apporta la ration di quella
s'
gari tanto di Platonici alciiiii,
condo,
rag-ionandosi
iuacta
li
quanta proprj
secondo
,
priiicipj vol-
li
tiitti.
Se-
mostra,
una
Peripatelici
di
priiicipj,
si
essere la materia di cose corporee et inconporee con pin ragioni,
de le quali la prima
poreo et incorporeo,
prendente
rale,
il
la qnarta
;
da quel
che bisogna
,
vegna
materia
la
distinta
la sensibilita;
assoluto da
dove e questo,
si vi
e
si
co-
essere de la materia e
1'
a
1'
ordine
comunione,
il
da la specifica differenza;
ma
,
la
sempre per
vien siguificata
conceduto
da molti
dice nel
mondo
iutelli-
la similitudhie et imitazione
di tre
mondi,
la
che
si
undecima da quel,
che ogni nu-
ordine, bellezza et ornamento e circa la mate-
apportauo
si
risponde
da
la settima
et intende certa
che
siguificata
e logico;
fisico
diversita,
Terzo
ria.
supremo geuo de
il
come e una ragion
trova ne le sustanze, per che,
si
la pluralita di spezie,
metafisico,
mero,
che
presuppone
forma vien
la
decima da
la
;
si
cosi deve essere al suggetto de
,
da un priucipio estraneo
nona da
gibile
che sia lino indistinto,
,
che corporee;
quale e secondo la materia,
la ottava e
ordine
corporale e uon corpo-
in
che,
da quel,
la sesta
drare a cose iucorporee,
come
1'
esser corpo, onde non con minor ragione puo qua-
1'
del superiore et inferiore, che
la
la terza da
quale indistinto vien siguificata per
al seusibile et iutelligibile
geuo,
potenza di medesimo geno
assolnto e contratto;
la categoria; la quinta da quel,
mime
la
che monta ad an primo complettente e com-
e scala di natnra,
prima che
prende da
si
da la ragioue di certa analogia proporzionale del cor-
la seconda
con brevita
Quarto
quelle.
si
quattro ragioni
come
mostra,
contrarie,
diversa
sia
ragioue tra questa e quella, di questa e quella materia, e come
ne le cose iucorporee coincida con
ella
le spezie tadi son
mai
,
le
de
le
comprese ne la forma. forme riceversi da
cacciandole
,
come dal seno
e un propc nihil,
sima per virtu de V lei
,
secondo
1'
minor ragione di
Quinto
la materia ,
atto
,
,
essere
,
attualita
,
il
che nessun savio disse
come
di fuora
1'
,
ma
quella
Laonde non
una potenza nuda e pura, e da la
mede-
qnal pud esser anco indistinto
prodotte e pai-turite
ne
tutte le
e tutte le quali-
come contenute da quella,
efficiente
come
e
,
mandarle da dentro.
un quasi nulla,
se tutte le forme sou
da
1'
dimensioni souo ne la materia,
,
e che
non hanno
essere seusibile et esplicato,
14
se
210 essendo che tutto quel che
non secondo snssistenza accidentale: si
vede,
e pxiro accideute
sioni
vidua
fondati su le dimen-
accidenti
gli
riinanendo pur sempre la sustanza indi-
,
e coincidente con la indiyidua materia.
,
Onde prendere
che accidenti
,
occolte
una essere
,
Aristotele
disse
,
esplicazione non possiamo
1'
di sorte
;
che le dilferenze sustan-
,
da questo possiamo
,-
uno essere
uuiforme sustanza ,
la
Di
forzato da la verita.
,
se vogliamo ben considerare
maniera che , inferire
che da
vede cbiaro,
si
altro
sono
ziali
per
aperto
e fassi
vero
il
et ente, che secondo imiumerabili circostanze et individui appare,
mostrandosi in tanti e detto fuor
d'
si diversi
intendouo quanto a
Sesto
suppositi.
ragione quello,
ogni
essere in potenza la materia
1'
quanto
,
che Aristotele et
qual certo
il
,
sia
altri simili
e nulla, essendo che secondo lor lnedesimi questa e si fattamente permanente , che giainmai caiigia , o varia 1' esser suo , ma circa ogni varieta e mutazione , e quello
lei e
si
determina de
1'
vanamente yegua
appetito de la materia
da principj
gioni tolte
,
e supposizioni
come
tanto la proclamano I'
per quello
definita
figlia
dopo
,
che pos-
composto.
Settimo,
ch' e
,
seva essere, anco secondo essi, sempre e
il
mostrandosi
,
quanto
,
non partendosi da color
di
le ra-
medesimi,
de la privazione,
che
e simile a
ingordigia irriparabile de la vagliente femina.
Nel ^uinto dialogo, viene compito
il
trattaudosi
fondamento de
naturale e divina.
pi'ima
Ivi
s'
1'
de
specialmente
di tutta la cognizion
edificio
de la coiuci-
apporta proposito
denza de la materia e forma,
de la potenza et atto,
che lo ente logicamente
in
fisicainente e indiviso infinito,
diviso
indistinto et
,
anno
stadio da la parasanga, e
tro essere
non e
la potenza
lungo lnng-o
1'
non &
numero, e pero
e
finito
specifico
,
,
,
differente et altro
di tutto e parte,
altra e larga
,
altro et altro
puuto
il 1'
il
,
atto ,
1'
pahno dal
stadio,
ne la sua essenza questo e quell' e pero ne
;
Terzo
universo e uno.
1'
la linea in largo l'
essere,
uno , e questo insieme insieme
anno dal inomento
secolo da
il
,
di sorte
e pud
ch' e,
Secondo, che in quello non e di/fereute
il
non
quel,
immobile, impartibile, senza diflerenza
principio e principiato. 1'
Uno,
1'
;
la altra
dal et. ivi
se
al-
universo
che ne
1'
per che non e
corpo,
in-
alti'o
punto pu6 scorrere in
il
superficie
,
1'
in
e profonda
,
profondo
,
1'
uno e
et og-ni cosa e lmiga,
i
211 larga e profonda
e per consegucnza medesimo et uno ,
,
da quel , che Giove , come lo nominano
in tutto
lui
forma La
essere
â&#x20AC;&#x201D;
come
1'
iuferisce,
cLe tutto
s'
Sesto ,
stanza e verita.
Setthno, avvertesi,
circa lo ente.
dico la ragione di questa unita la quale e impossibile
1'
Ottavo
natura.
uno
1'
,
anzi e
V
nifinito
,
,
e
,
universo esplicatamente
cLe
si
1'
diversi,
altezza e profondita
cLiarezza, amicizia
,
il
il
magno
,
non
,
e altro
Decimo
plazione
,
principj
abisso e
e parvo,
de
a significar
demio essere
1'
uno,
ente
cpiellosi
et
come
,
die
sia
,
vuole
si
doi estremi,
li
de la natura
,
non 6
die uno,
doi enti,
uuo,
inaccesa
atoino e
1'
per
la iufi-
diverso e dilferente
,
Ivi
la tenebra e
confuso e distinto
il
cbe
veggiamo
clie
,
come ne
,
luce
,
immeuso
,
la lite
e
e per
il
certe geometricLe nominazioui,
sou prese
Ondo
,
uno concordante e medesimo.
clie 1'
,
tutto quel
cLe
,
re])lica
coincide con la unita.
die uno,
,
dividuo e individuo,
di puuto et
e
senza
cliiave,
vi
individuo
scala
la
Uudecimo, quabnente
contrario.
diffe-
di ente,
dimensioiie
iufinita
1'
dove pero
dicono ne V estremita de
contrarj e
come
clie cosl la
medesima sustanza.
pid da contemplare doi doi
ma
e in tutto, e per tutto,
cL'
,
non e parte e parte
infinito
di diversita e dilferenza
volto di
e
,
La ritrovato quest' uno,
conteinplazione
coincide con
,
ne
1'
ri-
come
,
ende proceda quella
,
per non esser numero, 1'
in
si
uno in su-
et in fine
La ritrovata quella
,
nova
con
Nono
come ne
e si mostra
;
,
clie clii
lo ente, e quello
non essere magnitudiiie nita moltitudine,
Quinto
aver ingresso a la vera contemplazion de
vbique ;
istesso
et
,
cose sono
le
nou sono ente,
questi
clie
per
unita e la moltitudine
1'
e moltiunico
iuferisce
s'
renza, e quel numero, e
la
â&#x20AC;&#x201D;
essere
cLe la propria
uno.
e
forme
e ne
un moltimodo
ente e
tutte
1'
per ricevere altro et altro
,
altre
unita,
1'
La
,
per die tutte le cose particolari
,
forzano ad altre et
e
cli'
intimamente
piii
conseguenza
cbe dimauda
,
la moltitudine e
lie
cosa
og-ni
e le materie particolari
,
si
,
,
e per
dubbio
al
cang'iano
per cui (utlo quel ,
,
tutto
il
cosa,
ciascuna
sponde
essenzia
1'
lui e
esseudo
si
intiinamente e nel
pifi
,
V uni-
e
qualmente
che possa immaginarsi esservi la forma del tutto
tutto,
die
Quarto,
e tutto cLrconferenza.
verso e tuito centro,
per
e non
Pi(ogora
,
promovere a
la contein-
sono da per se sufficient
Parmenide e Piatone non
scioccamenle interpretati ,
secoudo
la
pcdaatesca
212 censuva
Duodecimo ,
d' Aristotele.
essere e distinto da la ferisce
una
cL' ella e
,
Terzodecimo
cosa.
per quail
quantita
et individua in tutto
apportano
s'
,
niaticainente
cose
a
entrare
roler
Quivi
!
la sustanza et
segni
li
il
:
clie
e
le
la intessitura
et
questo
dmique
Prendete
mincia.
iiiio
questo fonte
,
mati a farsi fuora,
coguizion de le
appropriaia
contiene et implica la
si
,
si
con
vano
Quindi de-
aniino
grato
che cessando
manto
,
clnaro
le scienze
tenta,
si
questo capo
,
de
per
,
si
questo clie
prineipio,
Tegnano aui-
la
,
e
li
notte
Titone ,
suoi
;
il
membri
suo ntimero
parente
tnonfante
,
oruando di novo
de le dive
carro
dal
vermiglio
giorno
il
grembo
velo
e tenebroso
Muse ,
mondo di
li
succes-
oltre si dispongano,
soimacchioso
col
ornato di
sua famiglia, cinto da la sua eterna corte, dopo baudite turne faci
specu-
entra,.si co-
e mettersi avanti la sua prole e genitura;
moltipliche
a fin
il
in
mag-giori si diffondano
suoi rivi e fiunu
sivamente
priucipio,
dopo esser visto mate-
,
et ordine
disposizione
,
Senza questa isagogia
lative.
in-
verificazioni,
un
moltitudine de le conclusioni de la scienza natui-ale. riva
s'
onde bisogna uscire , prima che
,
speciale
la pixi
come nel proprio seme
,
,
et in qual si voglia
,
conchiude fisicamente.
si
,
Illustrissinio Signore
,
clie
contrarj veramente concorrono, sono da
li
e sono in verita e sustanza uno
Ecco
da cmel ,
da la mistira e nuniero
,
,
questa
le not-
risospinga
il
vaga aurora.
fale !
GIORDANO, NOLANO, AI PRINCIPI D E L'UNIVERSO. Lethaco undantem retinens ah origine
Emigret
,
Errantes
o Titan , stellae
,
et
campum
petat astra precor
spectate procedere in
!
orbem
geminum, si vos hoc rcserastis iter. Dent geminas somni portas laacarier usque Vestrae per vacuum me properante vices; Obductum tenuitque diu quod tempus avarum.
flfe
213
Mi
liccat densis protnere tie tcnebris.
jid portum propcrare tuum , mens aegra Scclo hacc indigno sint
,
quid obstat,
tribuenda Heel?
Lmbrarum
jluctu terras mergentc , cacumen
jtdtolle in
clarum , nosier Olympe
AL PROPRIO MottS)
innixum
licet
Ne perdas
hie
Jovem
SPIRT.O.
astra vales.
de culmine return
sis ISIanibus at que Jovi.
jura
tui
,
fundoque rccumbens
Impcditus tingas nigri ^Icherontis aquas
Eja , age
Nam,
!
telhis radicibus altis
Te capiat, tendi vert ice in Mens cognata vocat summo Discrimen^ quo
,
,
sublimeis ientet natura rccessusl
iangenie
Deo , fervidus
A L
ignis eris.
TEMPO.
Lcnte senex , idemque ecler, claude nsque relaxans,
jlnnc bonum quis te dixerit , a%ne malum? Largus es, csquc tenax ; quae munera porrigis^ uufers, Pisceribusque educta tuis in viscera condis.
Tu, cui prompta sinu carpcre fauce licet Omnia cuinquc facis, cumque omnia destrnis ; Nonne bonum possem dicere, nonne malum? y
Porro ,
iibi
tu diro rabidus frustraberis ictu,
Falcc minax
illo
tendere puree manus.
Nulla vbi ])ressa Chaos
Ne
videarc bonus,
atri
vestigia apparent,
ne vidcare malus!
/tine te
;
!
;
!
214
DE Amor,
AM O R
L'
per cui
E.
ver disceruo,
tant' alto il
Ch' apre le porte di diamante e uere,
Per
gli occhi entra
Nasce
vive
,
Fa Fa
,
ha regno eterno,
,
scorger, quant' ha
terra et inferno,
e trando dritto fere,
impiaga sempre
Oh Porgi
1'
Apri ,
diinque
apri
Per che
cor,
il
,
se pnoi
ratto
ti
cangi
esser
a lungo
Quanto
si
,
,
,
par fugace
ei
lo chiami cieco!
a largo
,
Uno
et
la vita
,
moto
il
,
terra et inferno
non comprende
inisura e cqnto
Cieco error,
Sorda invidia
,
,
pentle,
ragion , con meute scerno,
Quel vigor , mole , e numero Oltr' ogn' inferior
sempiterno,
e profondo si stende,
dice in ciel
Con senso , con Ch' atto
insano e hieco
,
per che poco intendi
,
,
Causa, Principio
Onde
yero attendi,
al
,
occhi
gli
,
credi
il
Per esser orbo tu,
1'
scopre ogn' interno.
volgo vile
,
orecchio al mio dir non fallace,
Fanciullo
E
ciel,
il
presenti d' assenti tffigie vere,
Ripiglia forze,
E
mio nuine, e per vedere
il
mitre
si
mezzo
,
che tende
e superno.
,
tempo avaro,
vil rabbia
,
Crudo cor , em])io ingegno
inicpio ,
ria fortuna,
zelo,
sh-ano ardire
Non bastaranno a farmi 1' aria bruna, Non mi porrann' avanti gli occhi il velo, Non faran mai , ch' il mio bel sol non mire.
:
DIALOGO PRIMO. Interlocu tor
E Qual
vei
Armesuo.
Filoteo.
Elilropio.
1 i t
r o
p
i
i
o.
ne le tenebre awezzi , clie , liberati dal fondo di qualtone, escono a la luce, molti de gli esercitati ne hlosofia et altri pavenlaranuo , anunirarauno e, non
oscura
che
la volg-ar
j)Ossendo soffrire
il
nuovo sole
de' tuoi
chiari
concetti,
si
tur-
baranno.
Fil. II difetto non e di luce, ma di lumi; quanto in se sara pin bello e pin eccellente il sole , tanto sarti a gli occbi de le nottarae strige odioso e discaro divantaggio. El it. La impresa, clie bai tolta, o Filoteo, e difficile, rara e singulare, nientre dal cieco abisso vnoi cacciarne et ammeuare al discoperto , tranquillo e sereno aspetto de le stelle , che con si bella varietade vefgiamo disseminate per il ceruleo manto del Ben clie a gli uomini soli l' aitatrice mano di tuo piatoso cielo. zelo soccorra , non saran per6 meuo var j gli effetti d' ingrati verso di te, che varj son gli aniinali, che la benigna terra genera e nodrisce nel suo materno e capace seno: s' egli e vero, che la spezie umana, particolarmente ne gl' individui suoi, mostra di tutte l' altre la varietade , per esser in ciascuno pin espressamente il tutto , che in quelli d' altre spezie. Onde vedransi questi, che, (pial appannata talpa, non si tosto sentiranuo 1' aria discoperta, che di bel nuovo rifossicando la terra, rientraranno
a si
li
nativi oscuri penetrali.
Quelli
tosto aran veduta spunlar dal
,
qual notturni uccelli
,
lucido oriente la veriniglia
non am-
che da la imbecillita de gli occhi suoi \er, Gli aniinauti tutti banditi ranno invitati a la caliginosa ritratta. da P aspetto de le lampade celesti, c destinali a P eterne gabbie,
basciatrice del sole
bolge, et antri di Plutone, dal spaventoso et erinnico coro d'Aletto richiamati , apriran P ali , e drizzaranno il veloce coi so a le lor stanze.
Ma
gli
animanti nati per vedere il sole, gionti al terringraziando la benignita del cielo , e
miue de P odiosa notte ,
!
216 del globoso cristallo de
cenlro
nel
disponendosi
a
occhi suoi
tanto bramati et aspettati rai, con disusato applauso
di cuore
li
ricevere
di voce
,
mano adoraranno
e di
,
rato balco avendo cacciati il
li
oriente
1'
focosi destrieri
il
g-li
dal cui do-
,
vago Titane, rotto
soimaccLioso silenzio de 1' umida notte, ragionaranno inermi e semplici lamiti greggi; li facili,
g-li
uomini,
li
cornuti
belaramio
armenti sotto la cnra de' ruvidi bifolcbi muggiranno ; li cavalli di Sileno , per che di nuovo in favor de li sinarriti dei possono
dar spaveiito ai piii de' lor stupidi gigantoni, raggbiaraniio. Versandosi nel sno limoso letto , con importun gruguito ne assordiranno li sannuti ciacchi ; le tigri , gli orsi , li leoni , i lupi, e le fallaci golpi
dal feriuo petto
Ne
et urli. le acpiile
li
,
rossignoli
,
spehmche
cacciaiido da sue
,
contemplando
alture
1'
i
piano
il
lor grugniti, ricti,*)
e su
aria
pavoni
,
frondi
le
le coraaccliie
le piche
,
,
li
da
, ,
fremiti,
brniti,
,
merli
i
corvi
,
deserte
le
mandaranno
ramose piante
di
grne , le tortore
le
capo
il
cainpo de la caccia
,
i
galli,
passari
cuculi
li
niggiti li
,
i
e le ci-
cade non saran negligenti di rcplicar e raddoppiar li suoi garriti Dal liqnido et instabil cainpo aiicora li bianchi cigui, strepitosi. le molticolorate auitre,
solleciti inerghi,
li
li
ocbe rauclie, le querulose rane ne toccaranno
rumore, 1'
di
sorte,
aria di questo piii
lutato
e
forse
1'
orecchie col suo
questo sole diffuso a fortunato emisfero verra accompagnato , sail
cli'
di
da tante e tali diversitadi che dal profondo di proprj
inolestato
quanti e quali son
lume
caldo
paludosi bnitii, le
spirri,
di
voci,
petti le
caccian fuori.
Fil. Non solo e ordinario, formiuo regolati
acceiiti et
contrarie le complessioni
Arm. Di
ma
anco naturale e necessario, che non e possibile , che le bestie articulati suoni, come gli uomini, come
ogni animale faccia la sua voce
,
;
diversi
e
i
gusti
,
varj
li
nutrimenti.
la parte mia non circa la luce , ma circa alcuiie circostanze , per le quali non tanto si suoi consolare il seuso , quanto molestar il sentimento di chi vede e considera ; per che per vostra pace e vostra quiete , la quale con fraterna caritade vi desio , non vorrei, che di questi vostri discorsi vegnan formate comedie, tragedie , lamento , dialogi o come vogliam dire , simili a quelli, che, poco tempo fa, per esserno essi usciti in campo a spasso, vi hanno forzato di starvi rinchiusi e ritirati in casa. Fil. Dite liberamente Arm. Io non parlaro come santo profeta, come astratto divino , come assuuto apocalittico , ne quale angelicata asma di Balaamo ; non ragionaro come insph*ato da Bacco , ne goiifiato di vento da le puttaue Bluse di Pamasso, o come ima Sibilla ini-
ancora
*)
grazia,
concedetemi liberta di dir
,
Dal
lalia.
vocabolo rictus
,
ringhiamenti.
217 pregnata da Febo, o come una fatidica Cassandra, ne <pial ingombrato da le unghie de' piedi sin' a la cima de capegli de r entusiasmo apollinesco , ne qual vate illumiiiato ne 1' oracolo, o delfico tripode, ne come Edipo esquisito contra H nodi de la Sfinge, ne come an Salomone inter gli enigmi de la regina Sabba, ne qual Calcante, interprete de 1' olimpico senato , ne come mi inspirilato Merlino , o come nscito da 1' antro di Trofonio ma parlaro per 1' ordinario e per volgare, come liomo, cbe lio avuto al(ro pensiero , die d' andarmi lambiccando il succbio de la grande e picciola nuca, con farmi al fine rimanere in Come uomo , dico, che non ho aitro secco la dura e pia madre. cervello , clie il mio , a cui inaucan li dei de 1' ultima cotta , e da tinello ne la corte celestiale ; quei dico , che non bevono ambrosia, ne gnstan nettare, ma si vi tolgon la sete col basso de le botte, e vini rinversati, se non vogliono far stima di linfe e 1
:
, che sogliono essere pin domestici , familiari e con noi , come e dire ne il dio Bacco , ne quel1' imbriaco cavalcator de 1' asino , ne Pane , ne Vertunno , ne Fanno , ne Priapo , si degnano cacciarmene una paglinca di piii
niufe
;
quei dico
conversabili
e divantaggio dentro sin'
ai
,
quantunque sogliauo far copia de'
fatti lor
cavalli.
E1 Arm. i t.
brevemente
Troppo lungo proemio Pazienza ,
!
!
che la conclusione sara breve.
che vi faro udir parole
,
che non
Voglio dir
bisogna
discife-
come poste in distillazione , passate per lambicco , digerite dal bagno di Maria , e sublimate in recipe di quinta essenza, ma tale , quali m' insaeco nel capo la nutrice la quale era quasi
rarle
,
,
tanto cotennuta
,
pettoruta
,
ventruta
,
fiancuta e naticuta
,
quanto
puo essere quelia Londrita , che viddi a Westminster , la quale per riscaldatojo del stomaco ha un pajo di tettazze , che pajono li borzacchini del gigante San Sparagorio , e che conce in cuojo varrebbono sicuramente a far due pive ferraresi. Elit. E queslo potrebbe bastare per uu proemio. Arm. Orsii , per venire al resto, vorrei intendere da vol, lasciando mi poco da canto le voci e le lingne a proposito del lume e splendor, che possa apportar la vostra filosofia, con che voci volete, che sia salutato i)articolannente da noi quel Instro di dottrina , che esce dal libro de la cena de le ceneri? Quali animali son quelli , che lianno recitata la cena de le ceneri? Dimando, se sono accpiatici, o aerei, o terrestri, o lunatici? E lasciando da canto li propositi di Smitlio, Prudenzio e Frulla, desidero di sapere, se fallano coloro, che dicono, che In fai la voce di un cane rabbioso et infuriato, oltre che tal volta fai la scimia, tal volta illnpo, tal volta la pica, tal volta il papagallo, tal volta un animate, tal volta un altro, mescbiando propositi gravi e seriosi
,
morali e naturali
,
iguobili e nobili
,
filosofici e
comici ?
218 Fil. Non vi inaravigliate , fratello, per clie qiiesta non fu che una cena, dove li cervelli vegnono governati da gli affetti , qua li li vegnon porgiuti da 1' efficacia di sapori , e fuini Qual dunqiie pud essere la cena uiatede le bevande e cibi. tale conseguentemente snccede la verbale e riale e corporate , Cosl duiique questa dialogale lia le sue parti varie spiriluale. altro,
qual varie e diverse
c diverse,
quell' altra
suole
aver le sue:
non altrimenti questa ha le proprie condizioni, circostanze mezzi che , come le proprie , potrebbe aver quella.
e
,
Arm. Di
grazia, fate, ch' io v' inteuda!
Fil.
come
e 1' ordinario et il dovere , soglion trovarsi da pasto , da frutti , da ordinario , da cucina,. da speciaria , da sani , da ammalati , di freddo , di caldo , di crudo , di cotto , di accpiatico , di terrestre , di domestico , di salvatico, di rosto, di lesso, di maturo , di acerbo; e cose da nutrimento solo , e da gusto , sustanziose e leggiere , salse et insipide , agresti e dolci , amare e soavi. Cosi quivi per certa conseguenza vi sono apparse le sue contrarietadi e diversitadi , accomodate a contrarj e diversi stomachi e gusti, a' quali puo piacere di farsi presenti al nostro tipico simposio, a fin che non sia chi si lamente di esservi giouto in vano ; et a chi non piace di questo , prenda di quell' altro. Arm. E vero ; ma che dirai, se oltre nel vostro convito, ne la vostra cena appariranno cose , che non son buone ne per insalata , ne per pasto , ne per frutti , ne per ordinario , ne fredde, ne calde , ne cnide , ne cotte , ne vagliauo per appetito , ne per fame, non son buone per sani, ne per ammalati, e couviene, che non escano da mani di cuoco , ne di speciale ? F i 1. Vedrai , che ne in questo la nostra cena e dissimile a qualunqu* altra esser possa. Come dunque la nel pin bel del mangiare , o ti scotta qualche troppo caldo boccone , di maniera, che bisogna cacciarlo di bel nuovo fuora , o piangendo e lagrimando mandarlo vagheggiando per il palato , sin tanto che se gli possa donar quella maladetta spinta per il gargazzuolo al basso; Ivi,
cose da insalata
,
o vero ti si stupefa qualche dente , o ti s' intercepe la lingua, che viene ad esser morduta con il pane, o qualche lapillo ti si viene a rompere et incalcinarsi tra li denti, per farti regittar tutto il boccone; o qualche pelo, o capello del cuoco ti s' inveschia nel palato , per farti presso che vomire ; o ti s' arresta qualche aresta *) di pesce ne la canna, a farti soavemente tosper metterti sire ; o qualch' ossetto ti s' attraversa ne la gola , cosi ne la nostra cena , per nostra e coson trovate cose corrispondeuti e proporzioIl che tutto awiene per il peccato de 1' antico
in pericolo di sulfocare
lnun disgrazia, vi nali a quelle.
â&#x20AC;˘) Resta
,
lisca.
si
:
219 protoplaste
oostro
Adamo,
coudaimata ad aver sempre
per cui i
perversa natara uinana e
la
disgusti gionti ai gusti.
Pia- e santamenle ! Or, die rispoudete a quel, che die voi siete un rabbioso Cinico ? Concedero facilmente , se non tutto , parte di questo.
Aria. dicono
,
F 1. Arm. Ma i
F
Mi
i 1.
che non e vituperio ad un
sapete,
di ricevere oltraggi
basta
quant o di fame
,
che
,
uomo,
miei sieuo chiamati vendette
li
tanto
? ,
e gli
iug-iurie,
patir
altrui sieuo cliiamate o/fese.
Arm. Auco riare e proprio
dei
di vili
,
Ouesto e vero
Fil. 1'
li
son
e comportar biasimi
infamie
ing-iurie
a ricevere
sug-getti
ma
;
biasimare
, da poco e scellerati. pero noi non iiigiiiriamo , ma ributtiamo
ignobili ;
che son fatte non tanto a noi
,
infamare et iugiu-
,
modo,
quanto a
,
la filosofia
non s' ag-giongano de gli allri. Arm. Volete dimque parer cane, che morde , a fin che non ardisca ognuno di moleslarvi ? Fil. Cosi e ; per che desidero la quiete , e mi dispiace il spregiata, con far di
ch' a
li
ricevuti dispiaceri
dispiacere.
Arm.
Si,
A
Fil.
fin
ma
giudicano, che procedete troppo rigorosamente. che non torniuo un' altra volta essi, et altri im-
parino di non venir a disputar simili
meco
e con altro,
trattando con
mezzi termini queste conclusioni.
Arm. La
offesa fu privata,
la vendetta
e pubblica.
Fil. IVon per questo e iug-iusta; per che molti errori si commettono in prirato , che giustamente si castigano in pubblico.
Arm. M^a con ci6 venite a gnastare la vostra riputazione, e vi fate piu biasimevole , che coloro ; per che pubblicamente si dini, che siete impaziente , fantastico, bizzarro, qapo sventato. Non mi euro, pur che
Fil. molest!
,
e per questo mostro
il
scino star co' falti miei in pace,
oltre
non mi siauo
cinico bastone
e se non
essi o altri
a cio che
,
mi vogliono
mi
la-
far ca-
rezze, non vegnano ad esercitar la loro incivilita sopra di me. Arm. Or, vi par, che tocca ad un filosofo di star su la vendetta ?
F io
i 1.
sarei
Se epiesti , uu Socrate.
che mi molestano
,
fussero
una Xantippe,
Arm.
]\on sai, che la longanhnita o pazienza sta bene a per la quale vegnano ad esser simili a gli eroi et eniinenti dei , che , secondo alcuni , si vendicauo tardi , e , secondo altri , ne si vendicauo , ne si adirano ? tutti,
Fil.
T' inganni,
Arm. E
pensando
che dunque? son stato su
,
ch' io sia stato
Fil. Io la correzione, ne quale ancora siamo simili a li dei. Sai, che
P il
su la vendetta. esercizio de la povero Vulcano
;
220 e stato dispensato da Giove di lavorare anco li giorni di festa, e quella maladetla incudine 11011 si lassa o stanca inai a coinportar le scosse di tanti e si fieri martelli, che non si tosto e alzato F uno , cLe F altro e cLinato , per far , clie li giusti folgori,
con
quali Ji delinquenti e rei si cas tig-Lino , non vegnan meno. differeuza tra voi et il fabbro di Giove , e marilo
li
A r m. de
E
la ciprigna dea!
F i 1.
Basta , cLe ancora non son dissimile a quelli forse ne
la pazienza e longanimita,
non ralleutando sprone
F
tutto
fatto Lo esercitata, ne toccando di pin forte
la cpiale in quel
freno al sdegno
,
ira.
Arm. Non de
il
tocca ad ognuno di essere
correttore,
massime
la moltitndine.
F 1. Dite Arm. Si
ancora , inassiine
i
dice,
cLe non
qnando qnella non
,
devi
esser
sollecito
lo tocca.
ne la patria
aliena.
F i 1. Et io dico due cose mi medico straniero , per cLe fanno
i
paesani
;
secondo dico
prima
cLe non
deve uccidere cLe non , cLe al vero filosofo ogni terreno
;
,
si
tenta di far quelle cure ,
e patria.
Arm. Ma, se loro non ti accettano, ne per filosofo, ne per medico , ne per paesano ? Fil. Non per questo mancara, cL' io sia. Arm. CLi ve ne fa fede? Fil. Li muni , cLe mi vi Lan messo ; io , cbe mi vi ritrovo e quelli , cL' Lanno gli occLi , cLe mi vi veggono. Arm. Hai pocliissimi , e poco noti testimonj. Fil. Pocliissimi e poco noti sono li veri medici ; quasi tutti sono veri ammalati. altri di
,
altri
Torno a
dire
di permettere
,
,
clie
loro non Lanno liberta,
cLe sieno
fatti
tali
trattamenti
porgono onorate merci, o sieno stranieri, o no. Arm. PocLi conoscono (pieste merci. Fil. Non per questo le gemme sono men preziose, e noi le doviamo con tutto il nostro forzo difendere , e farle difendere, liberare , e vendicare da la couculcazione de' pie porcini , con a quei,
x
fare
ogni
clie
possibil
rigore.
E
cosi
mi
sieno propizj
li
superi,
Ar-
cLe io mai feci di simili vendette per sordido amor proprio, o per villana cura d' uomo particulare, ma per amor de la mia tanto amata madre filosofia, e per zelo de la lesa
messo mio
,
â&#x20AC;&#x201D;
per la quale da mentiti familiari e figli cLe non e vil pedante poltron dizionario , stupido Fauno , ignoraute cavallo , cbe , o con mostrarsi carco di libri , con alluugarsi la barba , o con altre maniere mettersi in prosopopeia , nou voe ridutta a tale, cLe a presso glia intitolarsi de la fainiglia
inaesta di quella,
â&#x20AC;&#x201D;
volgo tanto val dire un filosofo, quanto un frappone, un disutiie, pedantaccio, circulatore, saltimbanco, ciarlatano , buono il
v
;
2? I per servir per passatempo in casa , e per spaventacchio d' uccelli a la cainpagna. E 1 i t. dire il vero , la famiglia de' filosofi e stimata pin
A
da la maggior parte del moado , clie per che non tanto quelli assunti da Iani, vile
hanno messo
glie
il
la famiglia de' ogiii
sacerdozio in dispregio
minati da ogni geuo di bestiali
kaiuio
,
capel-
spezie di genta-
qnanto questi no-
posto la filosofia in vili-
pendio.
F
i 1.
Lodiamo dunque nel sno geno
1'
antiquita
,
quando
tali
da quelli si promovevano ad essere legislator! , cousib'arj e regi, tali erano cousiliarj e regi, clie da questo questi tempi la masessere s' iunalzavano ad essere sacerdoti. sima parte di sacerdoti son tali , clie son spregiali essi , e per essi son spregiate le leggi divine: son tali quasi tutti quei clie vegg-iaino filosofi , cli' essi son vilipesi , e per essi le scienze vegnono vilipese. Oltre die tra qnesti la moltitndine di furfanti, come d' urticlie , con li contrary sogiii suole dal suo canto ancora opprimere la rara virtu e veritade, la qual si mostra ai rari. clie s' adire si per la spregiata r ui. Non trovo filosofo , filosofia , ne , o Elitropio , scorgo alcuno si alfetto per la sua Che sarebbe , se tutti gdi altri scienza , qnanto questo Teofilo. voglio dire , si poco lilosofi fussero de la medesiina condizione , erano
li
lilosofi, clie
A
A
pazienti ?
E 1 i t. Ouesti altri filosofi non liaimo ritrovato tanto , non Lanno tanto da guardare , non banno da difender tanto. Facilmente possono ancor essi tener a vile quella filosofia , clie non val nulla , o altra , clie val poco , o quella , clie non conoscono ma colui, clie ba trovata la verita, ch' e un tesoro ascoso, acceso da la belta di quel volto divino, non meno diviene geloso, per clie la non sia defraudata, negletta e contaminata, die possa essere un altro sordido affetto sopra 1' oro , carbuucolo e diamante , o sopra mia carogua di bellezza fenuniuile. Ma ritorniamo a noi , e veniamo al quia Dicono r m.
A
di voi
!
Teofilo
,
,
cbe in quella vostra
una citta , tutta una jirovincia Fil. Ouesto mai pensai, mai
tutta
pensato
,
inteso o fatto
,
io
intesi mai feci; e mi condannarei pessimo
non solamente,
s' io
,
,
pareccbiato a mille retrattazioni linodie:
,
cena tassate et ingiuriate tntto un regno.
,
se
1'
avessi
e sarei ap-
a mille rivocazioni, a mille pa-
avessi ingiuriato
un nobile
et antico
regno, com' e questo, ma <pial si vogli' altro, (piantunque stimato barbaro ; non solamente dico qual si voglia citta , quantunque diffamata incivile , ma e qual si voglia lignaggio , quantunque divolgato solvaggio, ma e qual si voglia famiglia , quauhuique nominata iuospitale; per clie non puo essere regno, citta, prole, o casa iutiera , la quale esser possa , o si deva presupponere d' un medesimo mnore, e dove non possano essere oppositi e contrarj
222 costumi
di sorte
;
piacere a
Arm.
che quel
,
piace a
clie
tiitto
il
me,
qxianto a
Ccrto,
considerate*
,
uno , non possa
1'
dis-
altro.
i'
,
ben
clie
ho
letto e riletto,
non so
clie circa particolari
per
,
e ben clie vi
alquanto troppo effnso , circa il generate vi veggo castigata- ragionevole- e discretamente procedere; ma il rmnore e sjiarso nel modo , cli' io vi dico. Elit. II rmnore di qnesto et altro e stato sparso da la vilta d' alcnni di qnei , clie si senton ritoccati , li quali desiderosi di vendetta , veggendosi insnfficienti con propria ragione, dottrina, ingegno e forza, oltre che fingono quante altre possono trovo
, a le qnali altri , clie simili a loro , non posson porger cercano compagnia con fare, ch' il castigo particolare sia
falsitadi
fede,
stimato mgiuria comnne.
Arm. e
Anzi credo, che sieno
consig-lio
qnali pensano
le
,
nifestate tai costmni in
1'
persone di
Or, qnai costnmi son
Fil.
di
persone non senza gindizio per che ma,
inginria universale tal
generazione.
qnesti noininati, che simili, peg-
e molto pin strani in geno, spezie e nmnero non si trovino in luoghi de le parti e provbice pin eccellenti del mondo? Mi chiamarete forse inginrioso, et inginrioso et ingrato a la mia giori
che simili e pin criminali costnmi si ridicessi , , s' io Verrd forse per qnesto trovano in Italia , in Napoli , in Nola ? a disgradir qnella regione gradita dal cielo , e posta insieme insieme tal volta capo e destra di qnesto globo , governatrice e do-
patria
de
mitrice
1'
altre
stimata maestra
generazioni
e sempre da
,
madre
nutrice e
,
noi et
di tutte le virtndi
,
stata
altri
discipline,
umanitadi , modestie e cortesie , se si verra ad esagerar divantaggio quel, che di qnella ban cantato li nostri medesimi poeti, che non meno la fanno maestra di tutti vizj , biganni , avarizie e crndeltadi?
Elit. Ouesto e certo per
sofia,
qnali volete
i
secondo che
,
principj e prossimi snggetti
sono versi
attissiini
alte
,
pin
trovare
pin
ignoranti
rari
e
li
principj
de la vostra filo-
hanno coincidenza ne'
contrarj
per che que' medesmi ingegni
;
virtuose e generose bnprese
vanno a precipitar in
,
gliono
sono
ad
li
e
Oltre
vizj estremi.
scelti
sciocchi;
ingegni
,
che
se fian per-
,
che la
si
so-
per il coinune pin generale son
dove
,
e dove per
il
trovano di cortesie estreme: di sorte, che in diverse maniere a molte generazioni pare cho sia data medesima misura di perfezioni et
meno
civili
e cortesi,
nel pin
particidare
si
et urbanitadi
imperfezioni.
Fil.
Arm.
Dite
il
Con
vero.
tutto ci6 io
,
come molti
altri
meco
,
mi
dolgo,
che voi ne la nostra amorevol patria siate incorso a tali suppositi, clie vi hanno porgiula occasione di lamentarvi con una
Teofilo
,
223 cenericia cena
che ad altvi et altri moltl , che vi avesser falto , quanta questo nostro paese , quantunque sia detto da' vostri pcnilus ioto diuisus ab orbe , sia prono a tutti li studj di buone lettere , anni , cavalleria , umanitadi e cortesie , ne le quali ^ per quant o comporta de le nostrc forze il nerbo, ne formanifesto
ziaino di
,
non essere
maggiori
inferiori a' nostri
, e vinti da le stunano aver le nobilitadi, le scienze, le anni e civilitadi come da natura. Fil. Per mia fede, Armesso, che in quanto riferisci , io non debbo , ne saprei con le parole , ne con le rag-ioni , ne con la coscienza contradirvi ; per che con ogni desterita di modestia e d' argomenti fate la vostra causa. Pero io per voi , come per quello , che non mi vi siete avvicinato con im barbaro orgoglio, comincio a pentirmi, e prendere a dispiacere d aver ricevuta
altre generazioni
massiine da quelle
,
,
che
si
1
materia da que' prefati di coutristar voi et altri d' onestissima et umana complessione ; pero bramerei, che que' dialogi non fussero prodotti , e , se a voi piace , mi forzaro , che oltre non veng-an in
luce.
Arm. La animi
tanto
,
mia contristazione con quella d' altri nobilissimi manca , che proceda da la divolg-azione di cpiei dia,
che facilmente procurarei, che fussero tradotti in nostro a fin che servissero per una lezione a quei poco e male accostumati , che son tra noi ; che forse , quando vedessero con qual stomaco son presi , e con quai delineamenti sou descritti li logi,
idioina
,
suoi discortesi
rincontri
potrebbe essere , che veggano ne quel
che
,
e quanto quelli sono
meno vegnano
al
mal significativi buono esempio
se per buona disciplina e
megliori e maggiori, non
li
cammino,
,
a
si
cangiarsi
voglion ritrar da e conformarsi a
quelli , per vergogna di esserno connuinerati tra tali e quali, imparando, che V onor de le persone, e la bravura non consiste in posser e saper con que' modi esser molesto, ma nel coutrario
a fatto.
E1
i t.
Molto
la vostra patria
et irriconoscente
vi mostrate
non
e
,
,
discreto et accorto ne la causa de li altrui buoni uflici ino-rato
siete verso
quali esser possono inoiti poveri
d'
ar째-umento
Ma
Filoteo non mi par tanto avveduto servar la sua riputazione , e difendere la sua persona.
e di consiglio.
,
per con-
Per che
quanto e diiferente la nobiltade da la rusticitade, tanto contrari elfetti si denno sperare e temere in tin Scita villano , il quale riusciru savio , e per il buon successo verra celebrato, se, partendosi da le ripe del Danubio , vada con audace riprensione e g-iusta (pierela a tentar 1' autorita e maesta del romano senato che dal colui biasimo et iuvettiva sappia prendere occasione di fabbricarvi sopra atto di estrema prudenza e maguanimitade , onorando il suo rigido riprensore di statua e di colosso; che se un
gentiluomo e senator roinano per
il
mal successo possa
riu-scir
224 poco savio , lasciando le amene sponde del suo Tevere, sen vada anche con giusta querela, e ragionevolisshna riprensione a teutar che da quello preudano occasione di fabbricar li scitici villain , torri e Babilonie d' argomenti dj maggior viltade, infamia e rusticitade, con lapidarlo, railentando a la furia populare il freno, per far meglio sapere a 1' altre generazioni, quanta diiferenza e tra color, che sia di contrattare e ritrovarsi rra gli uomini, son fatti ad imagine e similitudine di quelli. Arm. Nou fia mai vero, o Teofilo , ch' io debba o possa stimare , che sia degno , ch' io o altro , che ha pin sale di me, voglia preudere la causa e protezione di costoro , cbe son materia de la vostra satira , come per gente e persone del paese , a per la cui difensione da 1' istessa legge naturale siamo incitati cbe non confessaro giammai, e non saro giaminai altro che nemico di chi affirmasse, che costoro sieno parte e membri de la nostra patria, la quale non consta d' altro, che di persone cosl nobili , civili , accostumate , disciplinate , discrete , umane , ragionevoli , come altra qual si voglia , dove , beii che vegnan contenuti che come lordura, questi , certo non vi si trovano altrimenti , feccia , letame e carogna ; di tal sorte , che non potrebbouo con o di cittade , che la altro modo esser chiamati parte di reguo , senlina parte de la nave , e pero per simili tanto manca , che noi doviamo risehtirci, che risentendoci doveueremmo vituperosi. Da questi non escludo gran parte di dottori e preti, de' quali quantuuque alcuni per mezzo del dottorato diventano signori, tutta volta per il pin quella autorita villanesca , che prima non ardivano inosti are , a presso per la baldanza e presimzioue , che se :
-
aggiunge da la riputazion di letterato e prete , vegnono audace - e inagnanimamente a |>orla in campo ; la onde non e maraviglia , se vedete molti e mold , che con quel dottorato e presbiterato sanno piii di armento , maudra e stalla , che quei, li
che sono attualmente strigliacavallo , caprajo e bifolco: per questo che si aspramente vi fuste portato verso la arei voluto , nostra universitade ancora , quasi nou perdouando al generale, ne avendo rispetto a quel , ch' e stata , sara , o potra essere per
non
1'
awenhe, et in parte e al Fil. Non vi aifannate!
preseutata per
filo
errore,
che simile
maggiovi
,
e per
cavalli et asini
il
in
occasione,
non facciano
tutte
pin sotto titolo
Non
instituita
ben che
per che,
questa
diademati.
cipio sia stata bene
presente.
,
le li
di
1'
altre,
dottori
toglio
quella ue
non
tutta volta
pero
che
si
cacciano
sia
fa tal
stimano anuulati
quanto da prin-
belli ordini di stndj
,
la gra-
de gli esercizj , decoro de gli abiti, et altre molte circostanze, che fanno a la necessita et oronde senza dubbio alcuno non e chi namento d' una accademia non debba confessarla prima in tutta V Europa , e per conseguenza vita di ceremouie
,
la disj)osizione
:
225 momlo
e non niego
qnanto a la gentilezza dl naturabnente 1' ima e 1' altra parte de la Rritaunia produce , sia simile , e possa esser eguale a quelle lutte, die son veramente eccellentissiine. j\einmeno e persa la memoria di quel, clie, prima che le lettere in in' to spirti
il
,
acutezza
et
speculative
si
in questo loco
d'
ingegf.i
ritrovassero ne ,
,
1'
clie
,
,
quali
li
altre parti
de
Europa
1'
ttiuque barbari di lingua,
e cucullati di professione
fiorirno
,
e da que' suoi principi de la metafisica
,
quan-
e stato
,
splendor d' una nobilisshna e rara parte di filosofia, la quale
il
a'
tempi nostri e quasi estinta , di/f'uso a tutte 1' altre academie de le non barbare ])rovince. Ma quello , cbe mi La molestato, e mi dona insieme insieme fastidio e riso , e , clie con questo, ch' io non trovo pin Romani , e pifi Atlici di lingua , che in questo loco, del resto, parlo del pin generate, si vantauo d' esdie furon prima ; li sere al tutto dissimili e contrarj a quei , quali, poco solleciti de 1' eloquenza e rigor grammaticale , erano
che da costoro son chiamate so, pin stimo la metafisica di quelli , ne la quale hauno quantuuque impura et inlor prencipe Aristotele,
tutti
intenti a le speculazioni
fismi
:
ma
awanzato
io il
sporcata con certe vane conclusion! e teoremi, che non sono
filo-
ne teologali , ma da oziosi e inal impiegati ingegni , che qnanto possono apportar qnesti de la presente etade con tutta la lor ciceroniana eloqueuza et arte declamatoria. Arm. Queste non son cose da spregiare. Fil. E vero. Ma dovendosi far elezione de V un de' doi, io stiino pin la cultura de 1' ingegno , quantuuque sordida la fusse, che di quantuuque disertissime parole e lingue. E 1 i t. Questo proposito mi fa ricordar di Fra Ventura , il quale , trattando un passo del santo vangelo , che dice Rcddhe, quae sunt Caesaris , Caesari , apporto a propos to tutti li nomi de le monete , che sono state a' tempi de' Romani , con le loro marche e pesi, che non so da qual diavolo di annale o scartafaccio 1' avesse raccolti , clie furono pin di cento e vinti , per fame conoscere , qnanto era studioso e retentivo. costui, finito il sermone, essendosegli accostato un uom da bene, gli disse: Padre mio R. , di grazia, imprestateini un carlino! cui rispose , che lui era de 1' ordine mendicante. Arm. che fine dite questo? Elit. Voglio dire, che quei, che son molto versati circa le dizioni e nomi , e non son solleciti de le cose , cavalcauo la medesima inula con questo riverendo padre de le mule. Arm. Io credo, che oltre il studio de 1' eloquenza, ne la qnale awanzano tutti li loro antiqui e non sono inferiori a gli altri moderni , ancora non sono mendichi ne la filosofia, et altre speculative professioni , senza la perizia de le quali non possono esser promossi a grado alcuno : per che li slatuii de V universofici
,
:
r
A
A
A
,
J5
/
226 a
sita,
nullus
li
sono
qiiali
per giuramento , comportano, che magisterium et doctoratum
astretti
ad philosophiae
et theologine
fonte ^tristoteJis. ch' han fatto, per non esser perDi tre foutane , die sono ne 1' universita , a 1' una lianno giuri. iinposto nome Fons ^ristotelis , 1' altra dicono Fons Pythagorae,
promoveatur ,
nisi epotaverit e
El it. Ob!
V
altra
io vi diro quel,
cliiamano
Fons
Plaionis.
Da
quesli tre
fonti
traeudosi
acqua per far la birra e la cervosa, de la qual acqiia pure non mancano di bere i buoi e li cavalli , conseguentemente non e persona, che, con esser dimorata meno che tre o quattro 1'
giorni in que' studj e collegj
solamente del fonte
,
non vegna ad esser
d' Aristotele,
ina
oltre
et
inibibita
non
Pitagora
di
e
Platone.
Ann. Oime! che voi dite pur troppo il vero. Ouindi awiene, oh Teofilo, che li dottori vanno a buon mercato, come le sardelle ; per che , come con poca fatica si creano , si trovanb , si cosi con poco prezzo si comprano. , Or dunque , tale riessendo a presso di noi il volgo di dottori in questa etade serbando per 6 la riputazione d' alcuni celebri , e per 1' eloquenza, sono un Tobia e per la dottrina , e per la civil cortesia , qua accade, Matteo , mi Culpepero et altri , che non so nominare
pescano
â&#x20AC;&#x201D;
I
i
â&#x20AC;&#x201D;
che tauto manca , che uno per chiainarsi dottore possa esser stimato aver novo grado di nobiltade , che pin tosto e susj)etto di contraria natura e condizione, se non fia particolarmeute conoOuindi accade , che quei , che per liuea , o per altro sciuto. accidente son nobili , ancor che li s' aggiuuga la principal parte ch' e ]>er la dottrina , si vergognano di graduarsi di nobilta , e farsi chiamar arete maggior danti ne
Fil.
1'
dottori
,
munero ne
bastandoli le corti,
1'
esser
che
dotti
;
e
di
questi
ritrovar si possano pe-
uuiversitade.
Non
vi lagnate,
Armesso! per che
in tutti luoghi,
dove
son dottori e preti, si trova 1' una e 1' altra semenza di quelli, dove quei, che sono veramente dotti, e veramente preti, ben che promossi da bassa condizione , non pu6 essere , che non sieno inciviliti e nobilitati , per che la scienza e uno esquisitis-
ma quelli altri tanto simo cammino a far 1' animo uinano eroico piu si mostrano espressamenfe rustici , quanto par, che vogliano o col diuum pater, o col gigante Salmoneo altitonare , quando se la spasseggiano da pminirato satiro o fauno , con quella spaventosa et iinj)erial prosopopeia, dopo aver determiuato ne la :
catedra regentale, a qual declinazione appartegna lo hie , et Jiaec, et
hoc
nihil.
Arm. Or
lasciamo questi propositi! che tenete in mano? Fil. Son certi dialogi. Arm. La cena?
Che
libro e questo,
;
227 Fil.
Arm.
No. Che dunque?
Fil. Altri , ne li quali si tratta de la causa , principio et secondo la via nostra. , Arm. Ouoli intcrlocutori ? Forse abbiamo qualch' allro diavolo di Frulla o Prudenzio , che di bel novo ue mettaiio in
uno
brigata?
(jnalclie
Fil. Won dubitate! die, suggetti
tolto
imo
tra gli altri,
tutti
son
qnieti et onestissimi.
A r in.
Si che
,
secondo
il
vostro dire
,
aremo pure da scar-
tar qualche cosa' in questi dialogi aucora ?
F
i
1.
Non
dnbitate
!
vi prure, che stuzzicato
per che pin tosto sarete dove vi duole. ,
grattato dove
A
r m. Pnire ? Fil. Qua per uno trovarete quel dotto onesto , amorevole, ben creato e tanto fidele amico, Alessandro Dicsono, che il Nolano ama, quanto gli occhi snoi, il quale e causa, che questa Lui e introdutto come qnello, materia sia stata messa in campo. Per il secondo che porge materia di considerazione al Teofilo. avete Teofilo , che sono io , che secondo le occasioni vegno a
distinguere
Per
definire
,
e
dimostrare
terzo avete Gervasio
il
,
circa
la
nomo , che non
snggetta
materia.
e de la professione,
ma
per passatempo vnole esser presente a le nostre confereuze; una persona , che non odora , ne puzza , e che prende per comedia li fatti di Poliinnio, e da passo in passo gli dona campo et e
Onesto sacrilego pedante avete quarto, imo de' rigidi censori di filosofi, onde si afferma
di farg-li esercitar la sua pazzia.
per
il
Moino; uno
noma ne
1'
affettissimo circa
amor
socratico
il
suo gregge di scolastici, onde
uu perpetuo nemico del femiueo
si
sesso,
onde , per non esser fisico , si stima Orfeo , Museo , Titiro et Amfione. Onesto e un di qnelli, che, quando ti aran fatta una bella costruzione , prodotta mia elegante epistolina , scroccata una bella frase da la popiua ciceroniana, qua e risuscitato Demostene, qua vegeta Tullio , qua vive Salustio ; qua e un Argo , che vede ogni lettera, ogni sillaba, ogni dizione; qua Radamanto umbras vocat ille silent urn ; qna Minoe, re di Creta, urnam inovei chiainano a V esamina le orazioni, faimo discnssione de le frasi con dire: Queste sanno di poeta, cpieste di comico, questa di qnello e snbliine, e grave , questo e lieve , humile dicendi genus; qnesta orazione e aspera, sarebbe lene , se fnsse formata cosi ; questo e imo infante scrittore, poco studioso de 1' antiquita, non redolct u4rpinatem , desipit Latium ; questa voce non e tosca , non e usnr])ata da Boccaccio, Petrarca et altri probati autori. Non si scrive homo, ma omo, non honore , ma onore , non Polihimnio , ma Poliinnio. Con questo trionfa, si coutenta di se, gli piaceno piu ch' ogni altra oratore
!
qnesto
quell' altro e
i
228 e un Glove , die da 1' alia specula rimira e i fatti suoi ; considera la vita de gli altri iiomini suggetta a taiili crrori, calam it ad , miserie , fatiche inutili ; solo lui e felice , hu solo vive vita celeste, quando conteinpla la sua divinita nel specchio d' un
cosa
1
un Calepino, unlessico, un Cornucopia, , uu diziouario, un Nizzolio. Con questa sufficicnza dotato, mentre ciascuno e uno, lui solo e tutto. Se avviene die rida, si chiama Demo-
spicilegio
crito
s'
;
avvien che si dolga
chiama Crisippo
si cliiama Eraclito
,
se discoi-re
;
si
,
;
se disputa
cliiama Aristotele
;
,
si
se fa chi-
mere , si appella Platone se mugge un sermoncello , s' intitula Demostene se costruisce Virgilio , lui e il Marone. Qua corregge Achille , approva Enea , riprende Ettore , esclama contra Pirro, si condole di Priajno , arguisce Turno, iscusa Did one, commenda Acate et inline mentre verbum vcrbo recldit , et innihil divinum a se alienum put at , e filza salvatiche sinonimie, come colui cli' ha cosi borioso smonfando da la sua catedra , ;
;
,
,
disposti
inond
i
,
con gli mores!
cieli, regolati
i
e certo effetti
,
che
quello
Ouanto son
i
senati, domati
se non fusse
, ,
che fa con
1'
1'
eserciti, riformati
g-li
ingiuria del
opinione.
i
tempo , farebbe tempora / O
che intendono la natura de' par-
rari cpiei,
Quanto tempo e scorso, , de gli adverbf , de le conjuuzioni ! che non s' e trovato la ragione e vera causa , per cui 1' adiettivo deve concordare col sustantivo , il relativo con 1' antecedente deve ticipj
pone avanti , ora a dietro de e quali ordini vi s' intermesceno quelle interjezioni dolentisy gaudentis , heu , oh, ahi, ah, hem,
coire
,
e con
che
regola
ora
si
l'orazione, e con che misure,
et altri condimenti,
hui ,
ohe ,
senza
i
quali tutto
il
discorso e
insipidissimo.
El it. dico
,
Dite quel, che volete, intendetela come vi place! Io felicitu de la vita e meglio stimai-si Creso et
che per la
Non e pirt che tenersi povero et esser Creso. convenevole a la beatitudine aver una zucca, che ti paja bella e ti contente , che iiiia Leda , una Elena , che ti dia noja e ti vegna in fastidio? Che dunque importa a costoro 1' esser ignoranti et ignobilinente occupati, se tanto son pifi felici, quanto Cosi e buona 1' erba pin solamente piaceno a se medesimi? fresca a 1' asino , 1' orgio *) al cavallo , come unto il pane di puccia a la perdice: **) cosi si contenta il porco de le ghiande
esser povero,
et
il
come un Giove de
brodo,
forse toglier
a presso
ti
costoro da
1'
ambrosia e nettare.
quella dolce
derrebbono rompere
il
pazzia
capo?
,
Volete
per la qual cura
Lascioche, chi
sa,
se
e pazzia questa o quella? Disse un Pirroniano: Chi conosce, se il nostro stato e morte, e quello di quei, che chiamiamo de-
*)
*")
Orzo.
Unte
â&#x20AC;&#x201D;
e la del testo son falli.
Puccia
=
puzza.
229 Cosl chi sa , se (ut(a la felicila e vera Tienrifn, e vita ? dine consiste ne le debite copulazioni et apposizioui de' ineinbri de 1' orazione? funti
A r m.
Cosi e disposto
crito soj>ra il
Demoerito
]>reti
sopra
li
tutti;
noi de' cortigiaui
,
mentre
clusione,
mondo
noi;
di
democriteggiano sopra
beffano di noi
in
differenti
tutti
il
pedanti e g-rammatisti
li
1'
nuo
,
pazzo
e
Noi facciamo
!
a
solleciti cortigiaui
li
1'
verrerao
altro,
e concordauti in gcneve,
specie,
Demo-
il
fanuo poco penserosi monaclii e e reciprocameute li pedanti si tutti de li inonachi, et in con,
et
ad esser numero,
et cast*.
Fil.
Diverse per cio son specie e maniere de le censnre, gradi di quelle ma le piu aspre , dure , orribili e spaventose sou de li nostri archididascali , pero a qtiesti doviamo piegar le ginocchia , clnnar il capo , converter g-li ocelli et alzar le mani, suspirar, lacrimal", esclamare e dimandar mercede. voi dunque mi rivolgo, oh clie portate in mano il caduceo di Mercurio, per decidere ne le controversie , e determinare le voi , Mequestioni , che accadono tra li mortali e tra li dei. uippi , ch assisi nel globo de la lnna con gli occhi ritorti e bassi ne inirate , avendo a scliifo e sdegno i nostri gesti a voi , scucastaldi di IMercurio, dieri di Pallade , antesignani di IMineiva , magnani di Giove , collattanei d' Apollo , manuarj d' Epmieteo, botiig-lieri di Bacco, agasoni de le Evanti, fiistigatori de le Edonidi , impulsori de le Tiadi , snbagitatori de le JMenadi , subornatori de le Bassaridi, equestri de le IMiinallonidi , concubinar; de la ninfa Egeria , correttori de 1' eutusiasmo, demagoghi del popolo errante , discifcratori di Demogorgone , Dioscori de le fluttuanti discipline , tesorieri del Pautamorfo e capri emissarj varj son
li
;
A
A
?
:
del
sommo
pontefice
sottomettemo
le
sion!, parentesi,
livazioni
belle
,
,
punta
a'
mente,
riferite
a voi raccomandiamo la nostra prosa,
premesse
,
Oil Aoi
epitetismi.
fascinate la
,
,
subsumpzioni
digres-
,
applicazioni, clausule, periodi, costruzioni, adiet-
eleganzucchie
nostre
Aron
nostre IMuse
a
,
soavissiini acpiarioli
ne furate V aniino
,
con le
clie
,
ne legate
e mettete in prostibulo le meretricole
buon consiglio
nostri solecisuii
nostri
i
barbarismi
date
,
turate le maleolide voragini
,
, ne anime
core
il
,
di
castrate
nostri Sileui , imbracate li nostri noemi , fate euniiclii di nostri macrologi, rappezzate le nostre ellissi, alFreuate li nostri tautologi , moderate le nostre acrilogie , condonatc a nostre escrilogie, i
iscusate
i
nostri perissologi
a scongiurarvi supercilioso
tutti
in
e salvaticissimo
quella rabbia contumace
*)
perdonate a nostri cacofati!
,
generale
,
Vocaboli greci alquanlo
,
et in particulare
maestro
Poliinnio
e quell' odio tanto
contraffatti
.'
,
clie
*)
te
,
Toruosevero,
dismettiate
crimiuale contra
il
:
!
230 nobilissimo sesso feminile, e non ne turbiate quanto ha di bello Ritoniate , riil mondo , et il ciel con suoi tanti occlii scorge !
ingegno , per cui veggiate , die questo vostro livore non e altro , che mania espressa e freuetico Chi e piu insensato e stupido , che cpiello clie non vede furore Qual pazzia pu6 esser pifi abbietta , che per ragion di la luce ? sesso esser neuiico a 1' istessa natura, come quel barbaro re di Sarza , che per aver imparato da voi disse Natura non pub far cosa perfetta, Poi che natura femina vien delta. Considerate alquanto il vero , alzate 1' occhio a 1' arbore de la scienza del bene e del male , vedete la contrariety et opposizione , ch' e tra 1' iuio e 1' altro , inirate , chi sono i maschj, Oua scorgete per suggetto il corpo , ch' e chi sono le femine vostro amico maschio , la 1* anima , ch' e vostra nemica femina Qua il maschio caos, la la femina disposizione ; qua il sonno, qua 1' odio, la la la vigilia; qua il letargo, la la memoria; 1' amicizia; qua il timore, la la sicurta; qua il rigore, la la tornate a noi
1'
e ricliiamate
,
!
!
,
qua il scandalo , la la pace ; qua il furore , la la ; qua 1' errore , la la verita ; qua il difetto , la la perfezione; qua 1' inferno, la la felicita; qua Poliinnio pedante, la
gentilezza quiete
;
rausa
Poliinnia
o
;
finalmente
tutti
vizj
,
inancamenti
e
delitti
son maschj , e tutte le virtudi , eccellenze e bontadi sou femine. Quindi la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la bellezza , la maesta , la dignita , la divinita cosi si noininano, cosi cosl si descrivono , cosi si pingono , cosi s' imaginano , E per uscir da queste ragioni teoriche , noziouali e gramsono. maticali , convenienti al vostro argumento , e venire a le naturali, reali e pi-atiche , non ti deve bastar tjuesto solo esempio a legarti la lingua e turarti la bocca , che ti fara confuso con quanti se ti dovesse mandate a i-itrovare iui altri sono tuoi compagni , maschio migliore, o simile a questa diva Elizabetta, cbe regna in Inghilterra ? rita
,
difesa
metterla
1'
non e chi
,
la <piale
,
per esser tanto dotala, esaltata, favovano si forzaranno di dis, in
e mantenuta da cieli
altrui ])arole o forze
sia piu
eroico tra' nobili,
degno in non e chi
sia piu saggio tra' consulari
;
;
tutto sia
a questa dama , dico , di cui non e chi sia phi il regno ,
piu dotto
tra'
togati,
non
in comparazion de la quale
,
e chi
tanto
per la corporal beltade, tanto per la cognizion di lingue e volgari e dotte, tanto per la notizia de le scienze et arti, tanto per la prudenza nel governare, tanto per la felicita di grande e Imiga autoritade, quanto per tutte 1' altre virtudi civili e naturali, vilissime sono le Sofonisbe, le Faustine, le Scmirami, le Didoni, le Cfeopatre et altre tutte, de le quali gloriarsi ]>ossano 1' Italia , la Grecia, 1' Egitto et altre parti de 1' Europa Testiinonj mi sono gli eifetti et et Asia per li passati tempi!
!
!
231 forhmato successo, die nou senza nobil maravigdia riinlra il quando liel dorso de 1' Europa , correndo irato , il Tevere , minaccioso il Po , violento il Rodano , sanguinosa la Senna , tnrbida la Garouna , rabbioso 1' Ebro , furiboudo il Tago, travagliata la Mosa , inquieto il Danubio , ella col splendor de occlii snoi per g'li cinque lnstri e pin s' lia falto tranquillo Oceauo, cbe col contimio reWnsso e llusso lieio e il grande qnieto accogdie ne 1' ampio seno il sno diletto Tamesi, il quale fnor d' ogni lema e uoja , sicuro e gafo si spasseg-gia , inentre serpe e riserpe per 1' erbose sponde Or dunque , per cominciar da capo , quali .... Arm. Taci, laci, Filoteo non (i forzar di giong-er acqna al noslro oceano, Lasciadi mostrarti e lmne al nostro sole! astrallo, per non dir peggio, disputando con gli assenti Polihuij Fatene tin poco copia di qnesti presenti dialogi, a fin cbe nou ineniamo ozioso questo giorno et ore Fil. Prendete, leg-gete! il
secolo presente
!
!
!
:
232
DIALOGO SECOND Interlocutor Dicsono Arelio.
D Di
c s o
i
i:
Gervasio.
Teofilo.
i
Poliiunio.
u non interrompete
grazia, maestro Poliinnio, e fa, Gervasio,
oltre
O.
noslri discorsi!
Pol. Fiat! G e r. Se costui ,
ch' e
magister ,
il
parla
,
senza d abb io io
non posso tacere. Die. Si clie dite , Teofilo , che ogni cosa , che non e priuio principio e prima causa , ha principio et ha caasa ? Teo. Senza dabbio , e senza coiitroversia alcana.
Die. Credete per qaesto e principiate
,
Teo. Non
,
che ,
chi conosce le cose cansate
conosca la caasa e principio
?
facilmente la caasa prossiina e principio prossinio,
difficilissimainente
anco in vestigio, la cansa e principio primo. che le cose, che hanno caasa e ,
,
Die. Or, come intendete principio primo e prossimo
siano veramente conosciate , se se, condo la ragione de la causa efficieute , la quale e una di quelle, che concoirono a la real cognizione de le cose , sono occolte ? Teo. Lascio, ch' e facil cosa ordiuare la dottrina dimostraAgevolissima cosa e ordiuare tiva, ma il dimostrare e difficile.
le cause, li
e metodi di dottrine;
circostauze
ma
poi
nostri metodici et analitici mettono in esecuzioue
priucij))
di
metodi
Ger. Come
i
de le arti. che san far si belle spade,
malamente loro organi,
et arte
quei,
ma
non le
sanno adoperare? Pol. Ferine Ger. Fermati ti siano gli occhi, che mai li possi aprire! Teo. Dico per6 , che non si richiede dal filosofo naturale, che ammeni tutte le cause e principj , ma le fisiche sole , e di cjueste le i)rincipali e proprie. Ben che dunque , per che dipendouo dal primo principio e causa , si dicano aver quella causa e qael principio , tatta volta non e si necessaria relazione , che
da
la cognizione
e pei*o nou disciplina.
si
de
1'
uno
richiede,
s'
inferisca la cognizione
che vengano
ordiuati in
de
1'
altro
una medesima
233 Die. Come questo? Teo. Per che da la
cogiiizione di tutte cose dipendenti non possiamo inferire altra notizia del priino principio e causa, che per modo men efficace che di vestigio, essendo che il tutto deriva da la sua volonta o bontu, la quale e principio de la sua operazione , da cui procede 1' universale elfetto. II che medesimo si ]>u6 considerare ne le cose artificiali , in tanto che, chi Tede la stalua, uon vede il scultore , chi vede il ritratto d' Elena, nou vede Apelle, ma vede lo effetto de 1' operazione, che proviene da la bonta de 1' ingegno d' Apelle; il che tutto e uuo elfetto de gli accidenti e circostanze de la sustanza di quell' uorao , il quale, quanto al suo essere assoluto, non e conosciuto punto.
Die. Tanto che conoscere de
essere e sustanza
lo
conoscere
Cosi e
in
come per
universo e come conoscer nulla
1*
priino
priucipio,
per che
e
come
accidenti de gli accident].
gii
Teo. iutenda
del
dio
non vorrei ,
ina
;
essere
accidenti,
che v' iinaginaste , ch' io possa esser conosciuto
o che
suoi accidenti.
Die. Non
vi attribuisco si duro ingegno , e so , che altro e dire, essere accidenti, altro, essere suoi accidenti, altro, essere come suoi accidenti og-ni cosa , ch' e estranea da la natura diviua. Ne 1' ultimo modo dire credo che intendete, essere gli effetti de
la diviua operazione, le cose,
anzi e
1'
li
quali,
quantuuque siano
la sustanza
istesse sustanze naturali, tutta volta sono
de
come
per fame toccare la cogiiizione apprehensiva , de la diviua sopranaturale esseuza.
accidenti rimotissimi
Teo.
D
Voi
dite bene.
Ecco dunque
che de la diviua sustanza , si per essere , per essere lontanissima da qiiegli effetti, che sono 1' ultimo tennine del corso de la nostra discorsiva facultade, non possiamo conoscer nulla, se non per modo di vestigio, come dicono i Platonici, di rimoto effetto, come dicono i Peripatetici, i
c.
iufinita,
d'
si
indumenti
come dicono dicono
g-li
Teo.
come dicono
,
i
i
Cabalisti
Talmudisti, di specchio,
di
,
spalle
ombra
o
posteriori,
et enigina,
come
Apocalittici.
Anzi
di
questo universo,
di
pin,
per
che
non veg-giamo perfettamente
cui la sustanza et
il
principale e tanto dif-
ad essere compreso , awiene , che assai con minor ragione noi conosciamo il priino principio e causa per il suo effetto, che Apelle per le sue formate statue possa essere conosciuto: per che queste le possjamo veder tutte, et esaminar parte per parte, .ma non gii il grande et infiuito effetto de la diviua potenza; pero quella similitudine deve essere intesa senza proporzioual comparazione. ficile
D
i
c.
Cosi e
,
e cosi
la
in tend o.
234
T e o.
Sara dunque bene
da parlar di
d' astenerci
alta
si
materia.
per die basta moralmente e teologalin quanto cbe i superni primo principio, numi hanno rivelato , e gli uomini diviui dicbiarato ; oltre cbe non solo epial si voglia legge e teologia , ma ancora tutte riformate filosofie concbiudono , esser cosa da profano e turbulento e voler difinire spirto il voler precipitarsi a dimandar ragione, circa quelle cose , cbe son sopra la sfera de la nostra intelligeiiza. T e o. Bene. Ma non tanto son degni di riprensione costoro,
Die. Io
lo consento,
conoscere
inente
il
quanto son degnissimi di lode quelli , cbe si forzano a la cogniper apprendere la sua granzione di questo principio e causa ,
dezza
,
qnanto
fia
possibile
,
discorrendo con
g-li
occbi di regolati
inagnifici astri e lampeggianti corpi
sentimenti circa questi
,
cbe
son tanti abitati mondi , e grandi anhnali , et eccellentissiuii muni, cbe sembrauo e sono innumerabili mondi non molto dissimili a questo , cbe ne contiene ; i quali esseudo impossible, cb' abbiano atteso cbe sono composti e dissolubili, ben I' essere da per se, cbe non per questo siano degni d' esserno disciolti , come e stato ben detto nel Tnneo, e necessario, cbe conoscano principio e causa , e conseguentemente con la grandezza del suo essere , vivere et oprare mostrano e predicano in iui spazio infinito con voci innumerabili 1' infinita eccellenza e maesta del suo primo Lasciando dunque, come voi dite, quella principio e causa. considerazione, per quanto e superiore ad ogni senso et intelletto, consideriamo del principio e causa, per quanto in vestigio o e la natura istessa, o pur riluce ne 1' ambito e grembo di quella. Voi dunque dimandatemi per ordine , se volete , cb' io per ordine vi risponda! Die. Cosi faro.
Ma
e principio, vorrei saper,
primamente, per cbe usate dir causa se questi son tolti da voi come uomi
sinonimi ?
Teo. No. Die. Or dunque ,
cbe
differenza
fe
tra
1'
uno e V
altro
termino ?
Teo. Rispondo, cbe, quando diciamo dio primo principio causa, intendiamo una medesma cosa con diverse raprima e diciamo gioni; quando diciamo ne la natura principj e cause, prinprimo dio Diciamo ragioni. diverse diverse cose con sue cipio , in quanto tutte cose sono dopo lui secondo certo ordine di priore e posteriore, o secondo la natura, o secondo la duraDiciamo dio prima causa , in quanto zione , o secondo la dignita.
cbe le cose tutte son da lui distinte, come lo effetto da 1' efliciente, la cosa prodotta dal producente; e queste due ragioni son differenti, per cbe non ogni cosa, cb' e priore e pin degna, e non ogni e causa di quelio , cb' e posteriore e men degno ;
235 cosa sato
eh' e causa
,
e priore e phi deg-na di quello
,
come e bea chiaro a ehi ben discorre. Die. Or dite iu proposilo naturale , che
ch' e cau-
,
,
dilfereuza
e tra
causa e priucipio ? T e o. Bea che a le voile
1' altro , aul1' uao si usurpa per meno, parlaado propriamente, aoa ogni cosa, ch' e priucipio, e causa; per che il puuto e priacipio de la liaea, ma non e
la di
causa di quella;
iastaate e priacipio de
I'
uiesse sou priucipio de
]'
1'
operazione,
ler-
il
aoa causa del moto; le preargumentazione, aoa soa causa di quella;
moto
aiiao ondc e priacipio del
e
,
pero priucipio e piu general termiuo , che causa. i c. Dunque , stringendo quesli doi termini a certe proprie significazioni , secondo la cousuetudiue di quei , che parlano piu
D
riformalamente che
,
credo
che vogliate
,
,
che principio
sia quello,
concorre a la costituzioue de la cosa,
iutrinsecaiaeate
e ri-
materia e forma, che rinel composto , o par g-li elementi , da i quali la cosa Causa chiami viene a comporsi, e ne' quali va a risolversi. quella, che concorre a la produzioae de le cose esteriormente, et ha T essere fuor de la composizione , come e 1' efficieate et il fine, al quale e ordinata la cosa prodotta?
mane ne magnono
come dicono
l'effe(lo,
la
Teo. Assai bene. Die. Or poi che siamo
risoluti de la differenza di queste che riportiate la vostra intenzione circa le cause, e poi circa li principj ; e quanto a le cause, prima vorrei saper de la eflicieate prima , de la formale , che dite esser cong-ionta a l' efficieate ; olrre de la fiaale , la quale s' iuteade ,
cose
prima desidero
,
,
motrice di questa.
Teo. Assai mi quanto a
la
essere
intelletto
de
l'
causa
piaee
i
c.
efficiente
1'
ch' e la
fisico
universale
prima e priucipial facalta
Mi
la
sicuro
la soprascritta
mi
,
fa
piu disliuto e piu esplicato; oltte, vedere, piu profondo. Per6 ne
farete cosa grata di venire a la dichiarazion del tutto per
nnlo,
Or
proponere.
di
qual e forma universale di quello. parete essere non tanto conform e a 1' opiaioae di
Empedocle, quanto piu per quan(o
ordine
universale,
T anima del mondo,
D
vostro
dico
il
effeUrice,
comiaciaado dal dire,
che cosa sia questo
il
mi-
intelletto uni-
versale.
Teo. L' faculta
intelletto
e parte
,
uno medesmo
universale e
poteaziale ch' einpie
,
il
de
1'
tutto
1'
intima piu reale e propria
anima ,
del
illumina
drizza la natuta a produrre le sue specie, cosi
ha rispetto
intelletto a la
mondo. 1'
come
a la produzioae di cose aaturali,
congrua
prodiizione
di
specie
il
poeta,
che disse:
si
,
et in-
coavieae,
coaic
il
razionali.
e
uostro
Questo
come , Totamque infusa per artus mens
e chiainato da' Pitagorici motore et esagilator de esplico
Questo e
universo
Y
universo
;
236 tniscet. *) Questo e iiomato Questo fabbro , dicono , procede dal inondo superiore, il quale e a fatto imo, a questo mondo ove non solamente 1' amicizia, sensibile, ch' e diviso in molti, ma anco la diseordia, per la distanza de le parti, Yi regna.
agiiat violem,
et
coi*pore
se
toto
da' Platonici fabbro del inondo.
Questo iutelletto, infondendo e porgeiido qualche cosa del suo ne la materia , lnantenendosi lui quieto et immobile , produce il E detto dai Maghi fecondissimo di semi , o pur seminatutto. per che lui e quello , che iinpregna la materia di tutte e secondo la ragione e condizion di quelle la viene a figurare , formare , intessere con tanti ordini mirabili , li quali tore
,
forme,
non possono
ne ad altro prkicipio , che non , Orfeo lo chiama occliio del mondo,
attribuirsi al caso
sa distinguere et ordinare.
per cio clie il vede entro e fuor tutte le cose naturali, a fin cbe tutto non solo intrinseca- ina anco es^rinsecamente venga a Da Empedocle prodursi e mantenersi ne la propria simmetria. e chiainato distintore , come quello , che mai si stanca ne 1' esplicare le forme confuse nel seno de la materia., e di suscitar la Plotino generazione de 1' una da la corruzion de 1' altra cosa. lo dice padre e progenitore, per che questo distribuisce li semi nel campo de la natura , et e il prossimo dispensator de le forme. Da noi si chiama artefice interno, per che forma la materia e la figura da dentro , come da dentro del seme o radice manda et da dentro i esplica il stipe , da dentro il stipe caccia i rami , rami forma le brance, da dentro queste ispieg^a le gemme, da dentro forma,
figura
et
come
ir.tesse,
di
nervi,
le frondi,
li
da dentro a certi tempi richiama li suoi umori da le frondi e frutti a le brance , da le brance a li rami , da li rami al stipe , dal stipe a la radice. Similmente ne gli anhnali fiori, li frutti, e
seme
del core complicando verso il come gia venisse a ringlomerare core 1' esplicate facultadi , fa , Or , se credemo , non essere senza discorso le gia distese fila. et iutelletto prodotta quell' opra , come morta , che noi sappiamp fingere con certo ordine et imitazione ne la superficie de la materia, quando scorticando e scalpellando un legno facciamo appa-
spiegando
a
li
rir
il
suo lavoro
membri
1'
effigie
esterni,
d'
un
dal
,
da quelli
e
cavallo
:
gior quell' iutelletto artefice
materia risalda inspira rabile
i
pori
1'
magistero
artefice e questo
la materia
ma
,
d' iutelletto
:
il
ossa,
quanto credere debbiamo esser magche da 1' intrinseco de la seminal
,
stende
intesse le fibre
,
dispone ,
il
il
priino e dal centro
al fine
le ,
cartilagini,
ramifica
tutto ?
Ouanto
iucava le arterie,
nervi
li ,
e con si mi-
,
dico
,
pin
grande
quale non e attaccato ad una sola parte de
Son tre sorte opra continuamente tutto in tutto ? ch' e tutto ; questo mundano, che fa tutto ,
divino
*) Virgilio Eneid. 6, 724.
s.
!
237 fanno tutto; per che bisogna, clie tra mezzo, il quale e vera causa effiestrinseca , come auco iiilrinseca di tiitte cose
die
g'i altri particolari,
si
g'i estreini si ritrove questo
noa tauto
ciente
naturali.
Die. Vi vorrei veder distinguere e come iiilrinseca ? ,
come
,
lo intendete causa
estrinseca
Teo. Lo chiamo causa estrinseca, per clie come efficiente non e parte de li composti e cose produtte. E causa intrinseca, ina in quanto che non opra circa la materia e fuor di quella , come e stato poco fa detto onde e causa estrinseca per V esser suo distinto da la sustanza et essenza de gli elfctti , e per clie 1' essere suo non e come di cose generabiii e corrottibili, ben circa quelle ; e causa intrinseca, quanto a 1' atto de la verse che ;
sua operazione. Mi par i c.
D
a bastanza parlato de la causa die cosa^e quella, die volete sia E forse la ragione ideale? la causa formale gionta a V efficiente. Per die ogni agente, die opra secondo la regola intellettuale, non proenra effcttuare, se non secondo qualche inteuzione, e questa non e senza apprensione di qualclie cosa; e questa non eh' abbiate
,
efficiente; or vorrei intendere
,
ch' e da prodursi; e pertanto e altro die la forma de la cosa, intelletto, die lia faeulta di produrre tutte le specie, e
questo
arcliitettura da la potenza de la materia a che le preabbia tutte secondo certa rag-ion forsenza la quale 1' agente non potrebbe procedere a la sua
cacciarle con si bella 1'
atto
,
male,
bisogna
manifattura, statue,
,
come
Teo. Eccelleutemente considerate due sorte
gia
non
al statuario
e possibile d' eseguir diverse
senza aver precogitate diverse forme prima. la intendete
forme
di
1'
:
;
una
,
per che voglio , che siano non la quale e causa ,
la
ma per la quale 1' efficiente effettua; 1' altra e quale da 1' efficiente e suscitata da la materia.
II
scopo
efficiente,
principio
Die.
,
e La causa finale, la qual si propone 1' effi1' universo , la quale e, die iu diverse
ciente, e la perfezion de
forme abbiano attuale esistenza nel compiace V intelletto , che mai si stanca suscitando tutte sorte di forme da la materia, come par, che voglia ancora Empedocle.
parti de la materia tutte le
qual fine tanto
si
diletta e
Teo. Assai bene; efficiente e universale
ne
le parti e
Die. de
li
Or
membri
:
si
e giongo a questo, che, si
ne di
universo
1'
,
come questo
speciale e particulare
et e
forma et il suo fine. procediamo a ragiouar
quello, cosl la sua
assai e detto de le cause;
principj
Teo. Or per
principj costitutivi de le cose, per esser medesma in certo inodo , con la gia detta causa efficiente per che 1' intelletto , ch' e una
prima ragionaro de
venire la
a
li
forma
:
238 potenza de
aiiima del moiido, e stato detto efficiente prossimo
1'
di tutte cose naturali.
Ma
Die.
come
il
causa di cose naturali?
raedesmo soggetto pu6 essere priiicipio e Come pu6 aver ragione di parte estrin-
seca, e non di parte intrinseca? Teo. Dico, che questo non e inconveniente
che
1'
come uoccliiero ne quanto vien mosso insieme con
anima e nel corpo
nocchiero
,
in
,
,
considerando,
la nave la
nave
;
,
il
qual
e parte
governa e muove , non Cosi 1' auima de 1' universo , in qnanto che anima et im째orma , viene ad esser parte intrinseca e formale di quello; ma come che drizza e governa, non e parte, non ha ragione di principio , ma di causa. Ouesto ne accorda 1' istesso Aristotele, il qual, quantunque neghi , 1' anima aver quella ragione verso il corpo , che ha il nocchiero a la nave , tutta volta , considerandola secondo quella potenza , con la quale intende e sape , non ardisce di nomarla alto e forma di corpo , ma come uno efficiente separato da la materia secondo 1' essere , dice , che quello e cosa , che viene di fuora, secondo la sua sussistenza divisa dal composto. Die. Approvo quel che dite ; per che , se 1' essere separata dal corpo a la potenza intellettiva de 1' anima nostra conviene, e lo aver ragione di causa efficiente, molto piu si deve affirmare de 1' anima del mondo ; per che dice Plotino , scrivendo che con maggior facilita 1' anima del mondo contra li Gnostici, regge 1' universo , che 1' anima nostra il corpo nostro. Poscia e gran ditferenza dal modo , con cui quella e questa governa. Ouella , non come alligata , regge il mondo di tal sorte , che la medesma non leglii ci6 che prende ; quella non patisce da 1' alne con 1' altre cose ; quella senza 1' impedimento s' intre cose le cose superne; quella, donando la vita e perfezione al alza a corpo , non riporta da esso imperfezione alcuna , e pero eternamente e congionta al medesmo soggetto. Questa poi e manifesto, Or se , secondo il vostro principio, ch' e di contraria condizioue. che sono ne le nature inferiori, piu altamente le perfezioni, denuo essere attribuite e conosciute ne le nature superiori , doviamo senza dubbio alcuno affirmare la distinzione , che avete apportata. Ouesto non solo viene affirmato ne 1' anima del mondo, di quella s'
;
considerato
iutende parte ,
,
in quanto che la
ma come
distiuto efficiente.
,
ina auco di ciascuna Stella, essendo,
come
il
detto filosofo vuole,
che tutte hauno potenza di contemplare idio , li principj di tutte le cose , e la distribuzioue de gli ordini de 1' universo ; e vuole, che questo non accade per modo di memoria , di discorso e considerazione
,
per che ogni lor opra e opra eterna , e non e atto, e pero niente fanno, che non sia al
che le possa esser nuovo,
tutto condecente, perfetto, con certo e prefisso ordine, senza atto di
cogitazione
;
come per esempio
di iui perfelto scrittore e cita-
239 quando per questo , clie la natura , non ruole, che si possa concbiudere,
mostra ancora Arlstotele
rista
nou discorre e ripensa, cli'
ella opra seuza inteUetto et iutenzion finale:
non errano
come
,
li
per
ineno sono attend a quel,
scrittori escpiisiti
sici e
pin rozzi et iuerti
sarvi et attendervi famio
1'
opra
men
,
cpiali
li
perfetta
et
,
clie
li
mn-
che fauno, e con pin pen-
anco non senza
errore.
Or veneino al piu particolare. Mi par, intendete. detrahano a la divina bonla et a 1' eccellenza di questo grande animale e simulacro del primo principio quelli , clie non vog-liono intendere , ne affirmare , il mondo con li suoi membri es-
T e o. La
clie
annnato
sere 1'
come
;
clie
dio avesse invidia a la sua imagine
si
E
rimiro in quello.
come
,
opra sua singulars , di cui dice Platone, opificio suo , per la sua similitudiue , che certo , clie cosa pud pin bella di questo uni-
non amasse compiacque ne 1'
arcliitetto
1'
et essendo , clie verso presentarsi a gli occbi de la diviuita? quello consta di sue parti , a quali di esse si deve pin attribuire, cbe al principio formale ? Lascio a meglio e pin particolar dis-
corso mille ragioni uaturali, oltre questa topicale o logica.
cbe vi sforziate in cio ; atteso non e anco tra i Peripatetici , cbe non voglia , il mondo e le sue sfere essere in qualcbe modo animate. Vorrei ora intendere, con cbe modo volete, cbe questa forma venga ad insinuarsi a la materia de Y universo?
Die.
filosofo
di
Non mi
euro
,
qualcbe riputazione,
gionge di maniera, che la natura del corpo, la non e bella, per quanto e capace, viene a se non atteso cbe non e bellezza, farsi partecipe di bellezza; che cousiste in qualcbe specie o forma; non e forma alcana,
Teo. Se
non
le
secondo se,
epiale,
sia prodotta
D
i
c.
non solo
Mi la
par
da
1'
annua.
udir
forma de
1'
cosa
molto nuova.
universo
,
ma
tutte
Volete forse
,
che
quante le forme di
cose naturali siauo anima?
Teo.
Si.
Die. Sono dunque
Teo.
tutte le cose
animate?
Si.
Die. Or cbi vi accordara questo? Teo. Or cbi potra riprovarlo con ragione? Die. E coinune senso, cbe non tutte le cose vivono. Teo. II senso pin coinune non e il pin vero.
D i c. Credo facibnente , cbe questo si puo difendere. Ma nou bastara a far uua cosa vera, per che la si possa difendere; atteso che bisogna, che si possa anco provare.
Teo. Questo non e difficile. essere animato? , il mondo
Non son
de' filosofi,
couo
D
i
c.
Son
certo molti
,
e quelli principalissimi.
che di-
240 che li medesmi non diranno, le parti tutte mondo essere animate? Die. Lo dicono cer(o, ma de le parti principal!, e quelle, che son vere parti del mondo, atteso clie non in minor rag-ione vogliono , 1' aniiua esser tntta in tntto il mondo , e tutta in qual
Teo. Or per
del
si
voglia parte di quello, che
1'
anima de
gli animali a noi sen-
sib ili e tntta per tutto.
Teo. Or
quali pensate voi,
che non slano parti del
mondo
vere
Die. Onelle , che non son prim! corpi , come dicono patetic]"
,
la terra con le acqne et altre parti
,
le quali
,
i
Peri-
secondo
costituiscono 1' animate intiero, la luna, il sole Oltre questi principali animali son quei , che non sono primere parti de 1' universo, de le quali altre dicono aver il
vostro'dire,
et altri corpi.
1'
anima vegetativa
Teo. Or
,
altre la
sensitiva
,
altre la intellettiva.
anima , per questo eh' e nel tntto , e anco ne le parti, per che non volete, che sia ne le parti de le parti? Die. Voglio ; ma ne le parti de le parti de le cose animate. Teo. Or quali son queste cose, che non sono animate, o non son parte di cose animate? Die. Vi par, che ne abbiamo poche avanti g-li ochi? Tutte le cose, che non hanno vita. T e o. E quali son le cose, che non hanno vita, al ineno prinse
1'
cipio vitale ?
Die.
Volete dunque , che in generale non sia cosa clie non non abbia al meno principio e germe di vita ? , Teo. Questo e quel, ch' io voglio al fine. Pol. Dnnque un corpo morto ha 1' anima ? Dunque i miei le mie pianelle , le inic botte , li miei sproni et il calopodj , mio annulo e chiroteche saranno animate? La mia toga et il
abbia anima
mio
pallio sono
animati?
Credo si , mastro Poliinnio ; per che no ? bene , che la tua toga et il tno mantello e bene animato , qnando contiene un animal come tu sei, dentro; le botte e gli sproni sono animati , qnando contegnono li piedi ; il cappello e animato, quando contiene il capo , il quale non e senza anima ; e la stalla e anco animata , qnando contiene il cavallo , la inula , o ver la Gr e r.
Si
,
signoria vostra.
messer ,
Non
la
intendete
cosi,
Teofilo?
Non
vi par,
ho compresa meglio, che il dominus magister? Pol. Cujum pecus ? *) Come che non si trovano de gli asini etiam atque etiam sottili? Hai ardir tu, apirocalo, **) abecedario, di volerti equiparare ad un archididascalo e moderator di ludo ininervale par mio?
ch' io
1'
*) Virgil. Eel. 3, l. **) Voce greca , sign, inetto.
?
241
Pax
Ger.
et scabcllntn
domine magister t
vobis,
sum servorum,
serous
pedum luorum!
Pol. Maledicat te deus in saecida saeculorum! Die. Senza colera lasciatene determinare queste cose a noi. Pol. Prosequatur ergo sua dogmata TheOpkilus ! T e o. Cosl faro. Dico dunque die la tavola come tavola non e animala , ne la veste , ne il cuojo come cuojo , ne il vetro come vetro, ma come cose naturali e coinposte hanno in se la materia e la forma. Sia pur cosa quanto piccola e minima !
,
si
La in se parte
voglia,
trova
soggetto disposto
il
animale
,
e riceve
membri
sustanza
di
qual
di
spirituale
stende ad esser
si
,
,
voglia corpo
si
la quale,
pianta ,
,
clie
se
ad esser comune-
meute si dice animato; per clie spirto si trova in tutte le cose, e non e minimo corpusculo, clie non coutegna cotal porzioue in se , che non inanimi. Pol. Ergo quidquid est, animal est. Teo. ]\on tutte le cose, che hamio anhna, si cLiamano animale.
meno tutte le cose han vita cbe tutte le cose hanno in se anima, hanno vita, secondo la sustanza, e non secondo 1' atto et operazione conoscibile da Peripatetici tutti , e quelli , cbe la vita et anima defmiscono secondo certe ragioni troppo grosse. Die. Dunque
al
Teo. Concedo,
Die. Voi mi scuoprite qualcbe modo verisinu'le , con il quale potrebbe mantener 1' opinion d' Anassagora , cbe voleva , ogni cosa essere in ogni cosa , per che , essendo il spirto , o anima, si
o forma universale in tutte
Teo. Non
le cose
,
da tutto
si
puo produr
tutto.
ma
vero; per cbe quel spirto si trova in tutte le cose, le quab', se non souo animali, sono animate, se non sono secondo 1' atto seusibili d' anhnalita e vita, son per6
secondo
il
principio e certo atto
divantaggio lapilli e
dico verisimile
,
fetti
ne
gemme, 1'
d' alterar il spirto, et
anima, non solo nel corpo.
vitale et
ma
d'
animalita e vita, e non dico
molti
,
:
ingenerar novi
affetti
e pas-
E
sappiamo noi, cbe tali efne possono prowenire da qualita puramente
necessariamente
animale
la propriety di
le cpiali rotte e ricise, e poste in pezzi dlsordinati,
non procedono
materiale,
primo
per cbe voglio supersedere circa
Lanno certe virtu sioni
,
oltre
cbe
si il
riferiscono a principio simbolico
medesmo veggiamo
sensibibnente
1
ne sterpi e radici smorte , clie purgando e congregando gli umori, alterando gli spirti, mostrano necessariamente elfetti di vita. Lascio, cbe non senza cagione li necromantici sperano elfettuar molte cose per le ossa de' morti, e credono, cbe quelle ritegnano , se non quel medesmo , un tale pero e quale atto di vita, cbe gli viene a proposito a effetti estraordinarj. Altre occasioni mi faranno pin a lungo discorrere circa la mente, il spirto , 1' anima , la vita , cbe penetra tutto , e ui tutto , e move
16
:
242 empie il gremio di quella, e la sopvavanza che da quella e sopravanzata , atteso che la sustanza spirituale da la materiale non pud essere superata , ma pin tosto tutta la materia,
phi tosto
,
la viene a coutenere.
Die. Ouesto mi par conforme non solo al senso di Pitagora, il poeta *) quando dice Principio coehim ac terras camposque liquentesf Lucentemque globum lunae , Titaniaque astra, Spirit us inius alit , totamque infusa per artus Metis agitat violem , totoque se corpore miscet,
la cui senteuza recita
ma
,
ancora al senso del teologo, che dice: **) Il spirto colma et Et un altro, la terra, e quello, che contiene il tutto.
empie
parlaudo forse del cominercio de la forma con la materia e la potenza , dice , ch' e sopravanzata da 1' atto e da la forma. Teo. Se duiujue il spirto, l'anima, la vita si ritrova in
secondo certi gradi empie tutta la materia, viene ad essere il vero atto e la vera forma di tutte le L' anima dunque del mondo e il principio formale costi-
tutte le cose, e
certamente cose. tutivo
che
de
universo e di cio
1'
,
che
in quello si contiene
se la vita si trova in tutte le cose
,
forma
quella per tutto
di tutte le cose;
e signoreggia ue
,
:
dico
anima viene ad esser e pvesideute a la mate1'
composti , effettua la composizione e conpero la persisteuza non ineno par, che che a la materia. Ouesta intendo si convegna a cotal forma , essere una di tutte le cose; la qual perd, secondo la diversity de le disposizioui de la materia , e secondo la faculta de' prin-
ria
,
li
sistenzia de le parti.
cipj
x
E
materiali altivi e passivi
et effettuar diverse facultadi
senza senso,
tal volta
,
,
viene a produr diverse figurazioni, a le volte
elfetto di vita e
mostrando
effetto di vita
senso senza intelletto, tal
tutte le facultadi snppresse e reprimute o Cosi muo da altra ragione de la materia. tando questa forma , sede e vicissitudine , e hupossibile , che si annulle, per che non e meno sussistente la sustanza spirituale,
volta par
da
1'
,
ch' ahbia
imbecillita
,
Dunque le forme esteriori sole si cangiano, che la materiale. e si annullano ancora , per che non sono cose , ma de le cose, non sono sustanze , ma de le sustanze sono Pol. Non entla , scd entimn.
accideuti e circostanze.
Die. Certo , se de le sustanze s' annullasse qualche cosa, verrebhe ad evacuarsi il mondo. Teo. Dimque abbiamo uu prhicipio intrinseco formale , eterno e sussistente , incomparabilinente migliore di quello , che han che versano circa gli accidenti; ignoranti de la finto li sofisti, sustanza de le cose,
*) Virgil. En. 6, 724. **) Sap. 1, 17.
e che
vengono a ponere le sustanze cor-
243 rottibili
,
per che
qiiello cliiamano
principalmente sustanza
non e
altro
ch'
,
bility e verita,
,
uno accidente
e
,
risolve in
si
massimamente , primamente e
che risulta da la composizione
il
;
die
nou contiene in se nulla stanulla. Dicono, qnello esser veclie
ramente uomo, clie risulta da la composizione; qnello essere veramente auima, ch' e o perfczione et atto di corpo vivente, o pur cosa , che risulta da certa simmetria di complessione e inembri ; onde nou e maraviglia , se fanno tanto , e prendeno tanto spavento per la morte e dissolnzione , come qnelli, a' quali e imminente la iattnra de 1' essere contra la qual pazzia crida ad alte voci la natura, assicurandoci, che non li corpi , ne 1' aniina deve temer la morte, per che tanto la materia, quauto la forma , sono principj constantissimi. O genus attonitum gelidae formidine mortis, Quid Styga , quid tcnebras et nomina vana timeiist Matcriam vatum , falsique pericula mundi? Corpora, sivc rogus flamma, seu tube vetustas ^tbstulerit , mala posse pati non id/a putetis: Morte carcnt animae , semperque priore relicta Sede , novis habitant domibus vivuntque receptae. Omnia mutant ur , nihil interit *) i c. Conforine a questo mi par , che dica sapientissimo stimato tra g-li Ebrei Salomone. **) Quid est, quod est? Ipsum :
D
Quid
quod fuit. Nihil
stib
Pol.
sole
quod fuit 7
est ,
Ipsum s quod futurum
est.
novum.
, che voi ponete , non e inesistente secondo 1' essere , non dipende dal corpo e da la materia, a fin che sussista? T e o. Cosi e ; et oltre ancora non determino , se tutta la forma e accompagnata da la materia. Cosi, come gia sicurauiente dico de la materia , non esser parte , che a fatto sia destituita da quella, eccetto compresa logicamente , come da Aristoil quale mai si stanca lele, di dividere con la ragione quello,
Si che questa forma
et aderente a la materia
ch' e indiviso secondo la natura e verita.
Die. Non volete, che compagna de la materia?
Teo.
E
pift
altra
sia
si
che questa eterua
ch' e la forma materiale, de Per ora notate questa distinzione forma prima, la quale mforma,
naturale ancora,
la quale ragionaremo a presso.
de la forma,
forma,
ch' e
una sorte di
estende e dipende
e questa
;
,
per che informa
il
tutto
,
e in
e per che la si stende, comunica la perfezione del tutto a le parti ; e per che la dipende e non ha operazione da per se, tutto
;
viene a comunicar
*)
1'
operazion del tutto a le parti,
Ovidio Metamorph.
**) Eccl.
i;
g. â&#x20AC;˘â&#x20AC;˘
i5,
l53
â&#x20AC;&#x201D;
l5g. i65.
similinente
;
244 nome e 1' essere. Tale e la forma materiale , come quella del fiioco, per die ogni parte del fuocb scalda si cliiama fuoco, Secondo e un' altra sorte di forma , la quale inet e fiioco.
il
forma e dipende et attua
nou
si
parti >
ma
,
uon
si
stende
e tale
;
per
,
clie fa perfetto
tutto, e nel tutto et in ogni parte di quello, per cue
il
steude , awiene
cbe
,
che dipeude,
per
1'
uon
atto del tutto
1'
attribuisca a le
del tutto comunica a le
operazione
e tal e 1' auima vegetativa e sensitiva , per che nulla parte auimale e aniinale , e nulla di meno sciascuna parte vive Terzo e un' altra sorte di forma, la quale attua, e fa e sente. perfetto il tutto, ma non si stende ne dipeude quanto a 1' opeparti
de
;
I'
razione.
Questa,
in tutto,
et in ogni parte.
per
zione del tutto non
clie
e nel tutto,
attua e fa perfetto,
Per che
non
la
a le parti;
attribxiisse
et
stende, la perfe-
si
per che uon dipende,
Tale e V anima , per quanto puo esercitar la potenza intellettiva, e si chiama intellettiva , la quale nou fa parte alcmia de 1' uomo , che si possa nomar uomo , ne sia uomo, ne si possa dir, che intenda. Di queste tre specie la prima e materiale , che non si puo intendere , ne puo essere senza materia. L' altre due specie, le quali in fine concorreno a iiuo, secoudo la sustanza et essere, e si distingueno secondo il modo , che sopra abbiaino detto , denomiuiamo quel principio formale, il quale e distiuto dal principio materiale.
non comuuica
operazione.
1'
.
Die. Teo.
Intendo.
Oltre di questo voglio, che si awertisca, che, parlando secondo il modo comune , diciamo , che sono cinque gradi
de le forme
cioe di elemento
,
non
,
misto
Tegetale
,
,
sensitivo et in-
secondo 1' iuteuzion volgare per che questa distinzione vale secondo 1' operazioni , che appajono e procedouo da gli suggetti, non secondo quella ragione de
tellettivo
1'
,
primario
essere
tuale,
lo intendiamo per6
la quale
e fondamentale
medesma empie
desmo modo. Die. Intendo. principio,
Teo.
e
,
Cosi
Die. La
di
quella forma e vita spiri-
tutto,
e non secondo
Tanto che questa forma
e forma sussistente,
proprio geno
il
non e parte
,
il
che voi ponete per
costituisce specie perfetta,
di specie
,
nie-
come quella
e in
peripatetica.
e.
distinzione de le forme ne la materia
le accidentali disposizioui
Teo. Vero. Die. Onde auco moltiplicata secondo
il
,
non e secondo
che dipendeno da la forma materiale.
questa forma separata non viene ad essere numero , per che ogui inultiplicazione nu-
merale dipende da la materia.
T e o.
Si.
Die. Oltre
in se invariabile
diversity di materie.
E
cotal
,
variabile poi per
forma
,
li
soggetti e
ben che nel soggetto faccia
;
245 differir la parte dal tutto, ella peri non diffcrisce ne la parte ÂŤ nel tutto, ben cLe altra ragione le convegna come sussistente da
per se, altra, in quanta g-etto
d'
,
et altra
un modo,
poi a
ch' e
atto e perfezione di
riguardo
con tpielle Cosi appunto. altra
Teo. Die. Ouesta forma non
d'
d'
un
qualche sog-
un soggetto cou
disposizioni
altro.
la intendete
accidentale,
nh simile
a la accidentale, ne come mista a la materia, ne come inerente a quella, ma come iuesisteute, associata, assistente. Teo. Cosi dico* Die. Oltre, quests forma & dehnita e determinata per la materia, per die avendo in se facilita di costituir ])articolari, di [
specie innuinerabili , viene a contraersi a costituir uno individuo e da 1' altro cauto la potenza de la materia indetenninata , la quale pu6 ricevere qual si voglia forma, viene a tenniuarsi ad
una specie, tanto che nazione de
V
1'
ima e causa de la definizione e determi-
altra*
Teo. Moito
bene*
Die. Dunque
in certo modo approvate il senso di Anassache chiama le forme particolari di natura latitauti; alquanto quel di Platone , clie le deduce da le idee ; alquanto quel di Eni])edocle, clie le fa provenire da la intelligenza; in certo modo quel di Aristotele, che le fa come uscire da la potenza de la materia? g-ora,
Teo. Si; per che, come abbiamo detto , che, dov' e la forma, e in certo modo tutto, dov' e Y an ima, il spirto, la vita, e tutto. H formatore e 1' intelletto per le specie ideali e le forme; se non le suscita da la materia, non le va perA mendicaudo da fuor di quella , per che questo spirto empie il tutto. Pol. Vcl'wi scire , quamodo forma est anhna mundi ubique totcty se la e iudividua? Bisogna dunque, che la sia molto grandej anzi d' inhuita dimensione, se dici il inondo essere infiu it o.
Ger. signore
E
disse
ben ragione, che sia grande, come anco del nostro un predicatore a Grandazzo in Sicilia , dove in
segno, che quello e presente in tutto il moudo, ordino un crogrande, quanta era la chiesa , a similitudine di dio padre, il quale ha il cielo empireo per baldacchino , il ciel stellafo per seditojo, et ha le gambe tanto lung-he, che giungono cifisso tanto
sino a terra, che gli sene per scabello; a cui venue a dimandar un certo paesano, dicendogli Padre mio riverendo, or quante oliie di drappo bisognaranno per fargli le calze? Et un altro disse, che non bastarebbono tutti i ceci , faggiuob', e fave di :
]>Ielazzo e Nicosia
per cinpirgli la panda, Vedete dunque, che , anima del mondo non sia fatta a questa foggia anch' ella. Teo. Io non saprei rispondere al tuo dubbio, Gervasio, ma
quest'
;
246 pure diro con una similitudi mastro Poliiimio; la dimanda di ambidoi ; per che voglio , cbe a satisfar per , voi ancora riportiate qualcbe frutto di nostri rag-ionainenti e disDovete dunque saper breveinente , cbe 1' airima del mondo corsi.
bene a quello dine
e la divinita non sono tntti presenti per tutto e per ogni parte in modo , con cui qualcbe cosa materiale possa esservi ; per cbe qnesto e impossibile a qual si voglia corpo e qual si voglia spirto
uu modo , il quale non e facile a displicarvelo altrimenti, Dovete awertire, che, se 1' anhna del non con questo. mondo, e forma universale si dicono essere per tutto, non s' intende corporabnente e dunensionalmente ; per cbe tali non sono, e cosl non possono essere in parte alcmia ; ma sono tutti per tutto spiritualinente , come per esempio , anco rozzo , potreste imniaginarvi una voce , la quale e tutta in tutta una stanza , et in ogni parte di quella , per cbe da per tutto s' intende tutta come
ina con se
:
sono intese tutte da tutti , anco se fossero mille presenti , e la mia voce , se potesse giongere a Dico dunque a voi, tutto il mondo , sarebbe tutta per tutto. mastro Pobinnio , cbe 1' anhna non e iudividua , come il punto, ma in certo modo come la voce ; e rispondo a te , Gervasio , cbe queste parole
la
cb' io dico
,
non e per
divinita
la sua cappella
;
tutto
,â&#x20AC;˘
come
per cbe quello
non e pero
tutto in tutta
in un' altra
,
le braccia
quella e tutta in qual
da
,
tutte le parti di
si
,
ma
il
dio di Grandazzo e in tutta
ben che
,
ha
il
in tutta la cbiesa,
sia
capo in una parte ,
voglia parte
,
come
la
piedi
li
et il busto in altre et altre parti
:
ma
mia voce e udita
questa sala.
Pol. Percept opthne.
Ger. Die.
Io bo pur capita la vostra voce. Credo ben de la voce, ma del proposito penso,
cbe
per 1' altra. 1 Ger. Io penso, che non v e ne anco entrato, per cbe e tardi e 1' orlogio , che teguo dentro il stomaco , ha toccata V ora vi
e entrato per un' oreccbia
,
et uscito
di cena.
Pol. Die.
Hoc
forse circa
Teo.
est, id est aver il cervello in patinrs. Domain conveneremo , per ragionar Basta dunque! il
O
principio
materiale.
vi aspettaro, o
mi
aspettarete qua.
?
!
?
247
DIALOGO TERZO. Gervasio.
E
pur gionta
e cosloro non son venuti
Poi che non lio prender spasso di udir ragionar costoro , da' qnali, oltre che posso imparar (pialche tratto di scacco di filosofia, Lo pur mi bel passatempo circa que' grilli, che ballano iu quel cervello eteroclilo di Poliimiio i)edanle , il quale , mentre dice , che vuol giudicar chi dice bene , clii discorre ineglio , chi fa de le incongruity, et enori in filosofia; quando poi e tempo di dir la sua parte , e non sapendo che porgere, viene a sfilzarsi da dentro il manico de la sua ventosa pedantaria una insalatina di proverbiuzzi , di frasi per latino o greco, che non fanno mai a proposito di quel, ch' altri dicono: oude senza troppa difficulty non e cieco , che non possa vedere , quanto lui sia pazzo per lettera, mentre degli altri son savj per volgare. Or , eccolo in fede mia Come sen viene , che par , che nel movere di passi ancora sappia cammiuar per lettera. Ben venga il dominus magistcr Pol. Quel magister non mi cale , poscia che in questa dealiro peusiero
1'
ora
,
mi
clie
,
tire
!
voglio
,
!
via et
qnal
si
euorme etade viene
non pin a' miei pari , che a cerdone e castrator di porci , pero Nolite vocari Rabbi!
barbitonsore
VQglia
attribnito ,
ne vien consulfato Ger. Come dunque volete, :
verendissimo ? Pol. Illud
ch' io vi dica?
il
il
Ri-
presbylerale et clericum.
est
Ger. Vi vien voglia de 1' Illustrissimo Pol. Ccdant arma togae! Questo e da come da purpura ti. Ger. La maesta cesarea , ehi Pol. Quae Caesaris , Caesari'! Ger. Prendetevi dunqne il domine, deb., vitonante,
Piacevi
diuiim pater!
Venemo
a noi;
equestri eziandio,
toglietevi
il
gra-
per che siete
tutti
cosi tardi?
Pol. Cosl credo, che gli altri sono iinpliciti in qnalch' alno come io, per non tralasciar questo giorno senza linea,
alfare,
sono versato circa la conteinplazion del ganneute il map])amoudo.
Ger. Che
avete a far col
Pol. Contemplo gioni
con
,
li
de le quail
le ])arti
tutte
tipo del globo
,
detlo vol-
mappamondo?
de
la
terra
,
climi
,
province e re-
ho trascorse con Y ideal ragione
,
molle
passi ancora.
Ger. Vorrei , che
discorressi alquanto dentro di te
medesmo
;
248 per che questo mi par, che pin t' importi, e di qiiesto credo, che manco ti curi. Pol. Absit verbo invidia, per cLe con questo molto ph\ efBcacemente vengo a conoscere me medesmo. Ger. E come mel persuaderai? Pol. Per quel, che da la contemplazione del megacosino (necessaria deductione facta
facilmente a
nire
parti di quello
astri
la Fraucia
,
simili)
si
di cui le
puo perve-
particole a le
corrispondeuo.
Ger. Si che trovaremo altri
a
del microcosmo,
cognizione
la
,
dentro voi la lima,
Spagna ,
la
1'
Italia
,
V
Mercurio et , il Ca-
il
Inghilterra
lcutta et altri paesi?
Pol. Quidni? Per quandam analogiam. Ger. Per quandam analogiam io credo, che
ma
monarca ;
se fuste ima domia
vi diinandarei
,
un puttello, o di porvi in che disse Diogene.
alloggiare
piante
,
S' io fussi erudito
,
e
mi
un gran
se vi e per
conserva una di
Pol. Ah , ah y quodammodo facete I non quadra ad un savio et erudito.
Ger.
siate ,
Ma
stimassi
quelle
questa petizione
savio
,
non verrei
qua ad imparar iusieme con voi. Pol. Voi si ; ma io non veguo per imparare , per che nunc meam est docere. Mea quoque interest, eos , qui docere volunt , iudicare; pero vegno per altro fine, che per quel, che dovete voi
venire ,
couviene
a cui
1'
esser
tiroue
,
isagogico
e
discepolo.
Ger. Per qual
fine?
Pol. Per giudicare,
Ger. In vero
a'
,
dico.
pari vostri piii
che ad
sta
altri
bene di
far giudizio de le scienze e dottrine, per che voi siete que' soli,
de le
a' quali la liberalita
conceduto
Pol.
il
stelle
e la munificenza
da le parole. conseguentemeute dai sensi ancora ,
poter trarre
E
il
del
fato
ha
succhio
i
quali
sono
congionti a le parole.
Ger.
Come
Pol.
Le
al corpo
P
anhna.
essendo ben comprese, fauno ben pero da la cognizion de le lingue, ne le quali io pin che altro, che sia in questa citta, sono esercitato , e non mi stimo men dotto di qualunque sia , che tegua ludo di Minerva aperto, procede la cognizione di scienza qual considerar
qual
ancora
parole,
il
seuso;
si voglia.
Ger. Duntjue comprenderanuo la
tutti
que',
filosofia
che intendeno la lingua italiaua,
del Nolano?
Pol. Si ma vi bisogna anco qualch' che Ger. Alcun tempo io pensava ,
,
prmcipale.
altra pratica e giudizio.
questa pratica fusse
Per che un, che non sa greco,
puo intender
il
tutto
!
249 senso d' Aristotele , e conoscere molti errori in quello, come apertamente si vede , die questa idolatria , cbe versava circa 1' autorita di quel filosofo quauto a le cose naturali principal, uiente , e affatto abolita a presso tutti , che comprendeno i sensi, che apporta quest' altra selta ; et uno , che non sa ne di greco, ne di arabico e forse ne di latino , come il Paracelso , pud aver nieglio conosciuta la natura di medicamenti e medicina , che Galeno , Aviceiuia e tutti , che si fanno udir con la lingua romana. il
Le
filosofie e loggi non vamio in perdizione per pennria d' interpret di parole , ma di que', che profondauo ne' sentiineuti. Pol. Cosl dunque vieni a computar uu par mio nei numero
de la
stolta moltitudinc ?
G e r.
Non
vogliano
li
dei
zions e studio de le lingue,
non sol voi,
ma
tutti vostri
per che so
!
il
ch' e
pari
,
che con la cogni-
una cosa rara e singnlare,
sete
valorosissimi circa
il
far
dopo aver crivellati i sentimenti di color, che ne si fanno in campo. Pol. Per che voi dite il verissimo, facilmente posso persuadermi, che non lo dite senza ragione; per tanto, come non vi e difficile, non vi sia grave di apportarla. G e r. Diro , riferendomi pur semj)re a la censura de la prudenza e letteratura vosti'a. E proverbio commie , che quei , che sono fuor del gioco , ne intendeno pin che quei , che vi son dencome que', che sono nel spettacolo , possono meglio giuditro car de gli atti , che quelli personaggi , che sono in scena , e de la musica puo far miglior saggio im, che non e de la cappella o del concerto similmente appare nel gioco de le carte , scacchi, giudizio de le dottrine
,
;
:
scriina
et altri simili.
Cosi voi
altri
signori pedanti
esclusi e fuor d' ogni atto di scienza e filosofia
giammai avuto participazione con Aristotele mili
,
possete meglio giudicarli
,
,
,
per esser
,
e per
non avere
Platone et
altri
si-
e condannar con la vostra suf-
grammaticale e presimzion del vostro naturale , che il che si ritrova nel inedesmo teatro , ne la medesma fainiliarita e domestichezza, tanto che facilmente le combatte, dopo aver conosciuti i loro interiori e piii profondi sentimenti. Voi, dico , per esser estra ogni profession di galantuomini e pellegrini ingegni, meglio le ]>ossete giudicare. Pol. Io non saprei cosl di repente rispondere a questo iinpudentissimo. Vox fauclbus haesit! G e r. Per6 i pari vostri son si presuntuosi , come non son gli altri , che vi hanno il pie dentro; e per tanto io vi assicnro, che degnamente vi usurpate 1' ufficio di aj)provar questo , riprovar quello , glosar quell' altro , fax- qua una coucordia e collazione, la una appendice. Pol. Questo ignorantissiino da <piel, che io son perito ue le buone lettere mnaue , vuol iuferir , che sono ignorante in filosolia hcienza JXolano
,
!
250 Ger. Dottissimo messer Poliinnio, io vo' dire, che, se voi come dicono i uostri predicatori,
aveste tutte le lingue, che son,
settantadue
Cum
Pol.
dimidia.
Ger. Per questo non solamente non siegue,
che siate atto a far giudizio di filosofi , ma oltre non potreste togliera d' essere il pin gran goffo aniinale , che viva in viso iimano ; et anco non e che im])edisca , che uno , ch' abbia appena una de le lingue bastarda,
ancor
Or
sia
il
piu
sapiente
e dotto di tutto
il
inondo.
han fatto doi cotali , de' quali e un Francese arcipedante , *) ch' ha fatte le scole sopra le arti liberali , e P animadversioni contra Aristotele , et un altro stereo che ha imbrattati tanti quiuterni con le di pedanti italiano , **) considerate cpiel profitto
ch'
,
Facilniente ogiiun vede, ch' il sue discussioni peripatetiche. primo molto eloquentemente mostra esser poco savio , il secondo, semplicemente parlando , inostra aver inolto del bestiale et asiniuo. Del priino possiamo pur dire , che intese Aristotele , ma che P intese male ; e se P avesse inteso bene , arebbe forse avuto ingegno di far onorata guerra contra lui , come ha fatto il giuDel secondo non possiamo diziosissimo Telesio Consentiuo. ***) dir , che P abbia inteso ne male ne bene , ma che P abbia letto e riletto , cucito , scucito e conferito con mill' altri greci autori, amici e neinici di quello , et al fine fatta una grandissima fatica, non solo senza profitto alcmio , ma etiam con un grandissimo in quanta pazzia e di sorte che , chi vuol vedere , sproposito presuutuosa vanita pu6 precipitar e profondare un abito pedantesco , veda quel sol libro , prima che se ne perda la semenza. Ma ecco presenti il Teofilo con Dicsono Pol. Adeste dices , domini! La presenzia vostra e causa, che la mia escandescenzia non venga ad esagerar fulminee sen:
f
tenze contra
i
vaui propositi,
ch'
ha tenuti questo garrulo
fru-
giperda.
Ger. Et
a
me
tolta materia di giocarmi
questo riverendissimo
D
i
c.
Ogni cosa va bene
Ger. Io quel, che il
circa
la
inaesta di
g-ufo. ,
se
dico,
non
v' adirate.
per che
lo dico con gioco,
amo
signor maestro.
Pol. Ego quoque, quod irascor, non serio irascor, quia Gcrvasium non odi. Die. Bene! Dunque lasciatemi discorrer con Teofilo! Ramo, -f 1672. **) Franc. Fatrizio -f 1697. Scrisse discms. peripatet. Nova de universa philosophia. Ven. i5gi. fol.
*) Pietro
-
***) 1" i588. Scrisse Neap. i586. f.
De
natura
rerum L.
II.
Rom.
Bas. l58i.
f.
i56S. 4. L. IX.
251 Teo. Democrito dunque, e g-li Epicurei, i quali quel, che non e corpo , dicono esser nulla , per consegueuza vogliono , la materia sola essere la snstanza de le cose, et aneo quella essere divina; come disse nn certo Arabo cbiamato Avicecome mostra in tin libro intitolato Fonte di vita ; cpiesti medesmi , insieme con li Cirenaici , Cinici e Stoici vogliono , le
la uatura
bron
,
,
:
,
forme non essere allro, cbe certe accidentali disposizioni de la Et io molto tempo sono stalo assai aderente a qnesto materia. parere, solo per (piesto, cbe ba fondamenti pin corrispondenti a la uatura , cbe quei di Aristotele. Ma dopo aver pin mahiramente considerato , aveudo risgnardo a pin cose , troviaino, cb' e necessario conoscere ne la nattira doi geni di snstanza; 1' tino , clr e forma ; e 1' altro , cb' e materia. Per cbe e necescbe sia
sario,
attiva di tutto
non fare
atto
sustanzialissimo
,
nel qual e la potenza
ancora tma potenza et nn soggetto
minor potenza passiva
sia ,
tin'
et
,
di tutto
:
in
,
nel quale
quello e potesta di
in qnesto
E
Die.
e potesta di esser fatto. cosa manifesta ad ogimn, cbe ben mistira, cbe non
mondo ,
quello sempre possa far il tutto, seuza cbe puo essere fatto il tutto. Come 1' annua del dico ogui forma , la quale e individua , puo essere figu-
ratrice,
senza
e ]>ossibile,
cbe
sempre
cbi
sia
E
materia? stessa ?
,
soggetto de le dimensioni o quantita,
il
la materia,
Appare
,
come pu6
esser figurata?
cbe potremo dire
,
cb' e la
Forse da se
cbe la materia vien figu-
se noi vogliamo considerar,
1' universo corpo formato esser materia , cbiamarlo materia , come un animate con tutte le sue faculta cbiameremo materia, distinguendolo > non da la forma, ma dal solo efficiente. Teo. Nessuno vi puo impedire, cbe non vi serviate del
rata da se stessa,
modo , come a molte sette molte significazioni. Ma qnesto modo di considerar, cbe voi dite, so, cbe non potra star bene, se non a tin mecanico , o medico , cbe sta su la pratica , come a coltii, cbe divide 1' universo corpo in Mercurio, Sale e Zolfo. Il cbe dire, non tanto viene a mostrar un divino ingegno di medico , qtianto potrebbe mostrare nn stoltissimo , cbe volesse cbiamarsi filosofo , il cui fine non e di venir solo a quella distinzion di prmcipj , cbe fisicainente si fa per la separazione , cbe procede da la virtu del fuoco, ma anco a quella distinzion materia
noine di
secondo
ba medesmainente ragione
il
vostro
di
, a la quale non arriva efficiente alcuno materiale, anima inseparabile dal Zolfo , dal Mercurio e dal Sale e principio formale; quale non e soggetto a qualita materiali, ma e al tutto signor de la materia; non e tocco da 1' opra di e cbe cbimici, la cui divisione si termina a le tre dette cose, conoscono tin altra specie d' anima cbe questa del mondo , e cbe noi doviamo diffinire.
de' principj
per cbe
1'
J
,
252 Die. Dite eccellentemente , e questa considerazione conteiita;
per
stingueuo
le
inolto ini
veggio alcuiri tanto poco accorti, che non dicause de la natura assolutainente secoudo tutto clie
essere
son considerate da
, e di per che il priino niodo e soverchio e vano a' medici , in quanto che son inedici ; il secondo e mozzo e dhninuito a' filosofi , in quanto che
1'
ambit o di
prese
quelle
son
lor
in
,
clie
nn niodo
liinitato
appropriato
et
filosofi ,
filosofi.
Teo.
Avete toccato quel punto , nel quale e lodato Paraha trattata la filosofia medicinale , e biasimato Galeuo, in quanto ha apportata la medicina filosofale , per far una mistura che al fine renda nn fastidiosa et una tela tanto imbrogliata , Ma questo sia poco esquisito medico e inolto confuso filosofo. detto con qualche rispetto , per che non ho avuto ozio , per esaininare tutte le parti di quell' uomo. G e r. Di grazia , Teofilo , prima fatemi questo piacere a me, che non sono tanto pratico in filosofia , dichiaratenii , che cosa celso
,
ch'
intend ete per questo
nome
materia,
e che cosa e quello,
ch' e
materia ne le cose naturali? Teo. Tutti quelli, che yogliono distinguere la materia, e considerarla da per se senza la forma, ricorreno a la similitudine de
1'
arte.
Peripatetici.
Cosi fanno
i
Pitagorici
Vedete una specie
di
,
cosi
i
Platonici
come
arte,
del
,
cosi
i
legnajolo,
quale per tutte le sue forme e tutti i suoi lavori ha per come il ferrajo il ferro, il sarto il panno. il legno, Tutte queste arti in una propria materia fanno diversi ritratti, ordini e figure , de le quali nessuna e propria e naturale a quella. Cosi la natura , a cui e simile 1' arte , bisogna che de le sue
la
soggetto
per che non e possibile , che sia , agente alcmio , che , se vuol far qualche cosa , non v abbia di che E dunque una farla, o, se vuol oprare, non abbia che oprare. specie di soggetto, del qual, col quale, e nel quale la natura et il quale e da lei il suo lavoro, effettua la sua operazione, formato di tante forme , che ne presentano a gli occhi de la conoperazioni abbia mia materia
siderazione
tanta
varieta
non ha nessima forma
di
specie.
artificiale,
ma
E
si
tutte
come il legno da se pud avere per opera-
zione di legnajolo, cosi la materia, di cui parliamo, da per se, non ha forma alcuna naturale, ma tutte le et in sua natura, puo aver per operazione de 1' agente attivo , principio di natura.
Questa materia naturale non e cosi sensibile , come la materia per che la materia de la natura non ha forma alcuna assolutamente , ma la materia de V arte e una cosa formata gia da la natura , poscia che 1' arte non pud oprare se non ne la superficie de le cose formate da la natura , come legno , ferro, pietra, lana e cose simili; ma la natura opra dal centro, per artificiale;
dir cosi,
del suo soggetto,
o materia,
ch' e al tutto informe.
253 de le arti, et uno & il soggetto de per essere diversamente formati da la natura, sono different! c varj; questo, per non essere alcunamente formato , e al tntto iudifferente , alteso che ogni differenza e diversity procede da la forma. Ger. Tanlo die le cose formate da la natura sono materia
Pero molti sono la
de
i
sog-g-etti
natura
;
per che quelli
arte
,
et
1'
,
una cosa iuforme sola e materia de
la natura.
Teo. Cosl e. Ger. E possibile,
che, si come vedemo e conoscemo chiade le arti, possiaino similmeute conoscere il sog'g-etto de la natura? Teo. Assai bene; ma con diversi principj di cogiiizione. Per che , si come non col medesimo senso conoscemo li colori
ramente
e
li
sog-getti
suoni, cosi non con
li
de le
arti, et
Ger. quello
il
il
medesmo
occliio
veggiamo
il
soggetto
soggetto de la natura.
che noi con
Volete dire,
gli
occhi sensitivi veggiamo
e con V occhio de la ragione questo.
,
Teo. Bene. Ger. Or piacciavi formar
Teo.
questa ragione!
Quella relazione e riguardo , che ha la forma de 1' arte a la sua materia medesma , secondo la debita Si proporzione , ha la forma de la natura a la sua materia. Volentieri.
come dunque ne
1'
arte
,
variandosi in infinito
,
se possibil fosse,
forme, e sempre una materia medesima, che perseAera sotto quelle , come a presso la forma de 1' arbore e una forma di
le
tronco bello
,
poi di trave
,
poi di cascia
poi di tavola
,
,
,
poi di scanno
,
poi di sca-
poi di pettine, e cosl via discorrendo
,
tutta
non altrimenti ne la natura, variandosi in infinito e succedendo, 1' una a 1' altra, le forme , e semjire una materia medesma. Ger. Come si puo saldar questa similitudine? Teo. Non vedete voi , che quello, ch' era seme, si fa erba, volla
1'
esser legno sempre persevera
:
e da quello , ch' era erba , si fa spica , da ch' era spica , si fa pane , da pane chilo , da chilo sanguie , da questo seme , da questo embrione , da questo uomo , da questo cadavero , da questo terra, da questo pietra o altra cosa, e cosi oltre pervenire a tutte forme naturali ? Ger. Facilmente il veggio. Teo. Bisogna dunque, che sia una medesima cosa , che da se non e pietra , non terra , non cadavero , non uomo , non embrione , non sangue o altro , ma che , dopo ch' era sangue , si fa embrione, riceveudo 1' essere embrione, dopo ch' era embrione, come quella formata da riceva 1' essere uomo , facendosi uomo , la natura, ch' e soggetto de l' arte; da quel, ch' era arbore, e tavola , riceve esser tavola , da quel , ch' era tavola , riceve 1' esser porta, et e porta.
;
254 ho capito molto bene ; ma questo soggetto de la che non possa esser corpo , ne di certa qualita per che questo , die va strafuggeudo or sotto una forma et essere naturale, or sotto un' altra forma et essere, non si dimostra cor-
Ger. Or
natura ini par
1'
,
poralmente, come il leg-no o pietra, che sempre si fan veder quel, che sono materialmente , o soggettivainente , pougansi pure sotto qual forma si voglia.
Teo. Voi dite bene. G e r. Or che faro quando mi awerra ,
pensiero con qualche pertinace
,
il
di
conferir
questo
quale non voglia credere
,
che
una sola materia sotto tutte le forinazioni de la natura, come e una sotto tutte le forinazioni di ciascuna arte? Per che questa, che si vede con gli occhi, non si puo uegare; quella, che si vede con la ragione sola, si pu6 negare. Teo. Mandatelo via, o non gli rispondete! Ger. Ma, se lui sara importmio in dimaudarne evidenza, e sara tpialche persona di rispetto , il qual non si possa pin. tosto mandar via, che mandarmi via, e che abbia per ingim-ia, ch' io non gli risponda? Teo. Che farai , se un cieco semideo , degno di qual si vosia cosi
glia onor e rispetto
,
ler aver cognizione e di
esteriori
sara protervo
naturali,
cose
,
iinportuno e pertinace a vo-
dimandar evidenza
come a
di
dire,
colori
,
de
qual e la
le figure
forma
de
qual e la forma de' monti , di Stella ? oltre , qual 6 la forma de la statua, de la veste? e cosi di altre cose arteficiali , le quali a quei , che vedeno , son tanto manifeste ?
1'
arbore
?
Ger.
To gli risponderei,
dimandarebbe evidenza,
ma
che, se lui avesse occhi, non ne potrebbe veder da per lui; ma,
le
essendo cieco , e anco impossibile , che altri g-li le dimostri. Teo. Shnilmente potrai dire a costoro , che, se avessero intelletto, non ne dimandarebbono altra evidenza, ma la potreb-
bono veder da per
Ger. Di
essi.
questa risposta quelli
si
vergognarebbono
,
et altri
la stimarebbono troppo cinica.
Teo. Dunque
gli direte
pin copertamente cosi: Illustrissimo
mio, o sacrata maesta, come alcune cose non possono essere evidenti, se non con le mani et il toccare, altre se non eccon T udito , altre no , eccetto che con il gusto , altre no cetto che con gli occhi, cosi questa materia di cose naturali non signor
,
pu6 essere evidente, se non con 1' intelletto. Ger. Ouello , forse intendendo il tratto , per non esser tanto oscuro ne coperto , mi dira: Tu sei quello, che non hai intelletto; io ne ho pin che quanti tuoi pari si ritrovino. Teo. Tu non lo crederai pin, che se un cieco ti dicesse, che tu sei un cieco, e che lui vede pin, che quanti pensano veder, come tu
ti
pensi.
255
D
i
Assai e detto
c.
in dimostrar put
abbia udito quel, che significa
il
nome
evidentemente
che niai che si Tinieo pita,
materia, e quello
,
deve intender materia ne le cose naturali. Cosi il gorico, il quale da la trasmutazione da Tun elemento ne 1' altro insegna ritrovar la materia , cii' e occolta , e che non si puo conosccre , eccetto che con certa analogia. Dove era la forma de la terra , dice lui a presso appare la forma de 1' acqua ; e qua non si pu6 dire , che una forma riceva 1' altra , per che un contrario non accetta, ne riceve 1' altro , cioe, il secco non riceve 1' umido , o pur la siccita non riceve la uinidita , ma da una cosa ,
terza vien scacciata la siccita,
cosa
terza
e
sog-getto
1'
et introdotta
uno
Adunque
contrario ad alcuno.
andata in niente
de
,
e
1'
altro
1'
uinidita,
se non e da pensar
e quella
e non e che la terra
contrario ,
,
e da stiinare
, che qualche cosa , ch' era ne acqua ; la qual cosa per la medesima ragione , quaudo 1' acqua sara trasmutata in aria , per quel , che la virtu del calore la viene ad estenuare in fuino o vapore , riinarra e sara ne 1' aria. T e o. Da questo si puo conchiudere , anco a lor dispetto, che nessuna cosa si annichila , e percle 1' essere , eccetto che la forma accidentale esteriore e materiale; per6 tanto la materia, quanto la forma sustanziale di che si vog-lia cosa naturale, ch' e 1' anima , sono indissolubili et annichilabili , perdendo 1' essere
sia
la terra
,
e rimasta et e ne
,
1'
Tali per certo non possouo essere tutte le e per tutto. forme sustanziali de' Peripatefici et altri simili, che consistono non in altro , che in certa complessione et ordine d' accidenti e tutto quello , che sapranno nominar , fuor che la lor materia prima , non e altro , che accidente , complessione , abito di quaal tutto
lita
,
quiddita. La onde alcuiii cucullati volendo pin tosto iscusare 1' insufAristotele , hanno trovata l' umanita , la per forme sustanziali specifiche, questa
principio di definizione metafisici tra cpielli
sottili
mime
ficicnza del suo
bovinita,
la
olivita,
,
,
umanita come socrateita, questa bovinita, questa cavallhuta essere il che tutto han fatto per doname una , forma sustanziale , la quale inerite nome di sustanza come la materia ha nome et essere di sustanza , ina pero non han profittato giammai nulla, per che, se g-li diinandate per ordine, in che consiste 1' essere sustanziale di Socrate ? risponderanno ne la sustanza nuinerale
:
:
Se
la socrateita.
risponderanno di Socrate.
e diteini
La
,
:
intendete per socrateita?
propria forma sustanziale , e la propria materia lasciamo star questa sustanza , ch' e la materia, ch' e la sustanza come forma? Kispondono alcuni:
Una
considera,
Che
:
la
Or
sua aniina.
ranno
oltre diinandate:
Diinandate:
Che cosa
e questa
entelechia e perfezione di corpo,
che
principio di vita,
cpiesto
e mi accidente.
senso,
anima?
Se
che puo
Se diranno,
veg-etazione et intelletto,
di-
vivere,
ch' e
un
considerate,
â&#x20AC;˘
;
256 ben che quel princlpio
che,
considerate
pone avanti questo o di
qnalche sustanzia,
sia
,
fundalmente
non lo non come accidente per che esser principio di quello , non dice ragione snstanziale et assolnta , ma coine noi lo consideriaino
,
se
,
tutta volta cestui
:
una ragione accidentale e rispettiva a quello , cli' e priucipiato come non dice il mio essere e snstanza qnello, che proferisce, lo che io fo o posso fare , ma si bene quel , che dice , lo che io sono , come io , et assolutamente considerato. Vedete dunque, come trattauo qnesta forma sustauziale , ch' e 1' anima , la quale, se pur per sorte e stata conosciuta da essi per sustanza, giammai per6 1' hanno nominata, ne considerata come sustanza. Questa coiifusione molto pin evidentemente la possete vedere, se dimandate a costoro, la forma sustauziale d' una cosa inanimata in che consista , come la forma sustauziale del legno , fingeranno quei , che son pin sottili , ne la ligneita. Or togliete via quella materia, la qual e commie al ferro, al legno e la pietra, e dite, quale resta forma sustauziale del ferro ? Giauunai vi diranno
che accidenti , e questi sono tra principj d' liudividuazione, , e danno la particularita , per che la materia non e contrahibile a la particularita, se non per qnalche forma, e questa forma, per esser principio costitutivo d' una sustanza, vogliono che sia sustauziale, ma poi non la potranno mostrare fisicamente, se non et al fine , quando aranno fatto tutto , per quel , che accidentale possono , hanno una forma sustauziale si , ina non naturale , ma logica ; e cosi al fine qnalche logica intenzione viene ad esser altro
:
posta principio di cose naturali. Die. Aristotele non si awidde di questo?
Teo. Credo, rimediare
;
ma non
che sene avvidde certissimo,
per6 disse
,
che
1'
vi pote
ulthne dilferenze sono inuominabili
et ignote.
D ranza
i
c.
Cosi mi pare
principj di filosofia,
allegano ignoranza lano
,
li
le opinioni de'
essere a ogui cosa
quali
tore de le forme,
infoiina ogni cosa
,
,
,
confesse la sua igno-
esser meglio d' abbracciar que'
quali in questa importante
come
,
Teo. Ouesto vuole 1'
che apertamente
,
e per6 giudicarei ancor io
,
il
fa Pitagora jei'i
Empedocle
dimanda non et
tuo JYo-
il
toccaste.
Nolano
cliiamato
,
,
ch' e
uno
intelletto
da' Pitagorici et
il
,
che da da,
Timeo
un' anima e principio formale, che si fa, et chiamata da' medesmi fonte de le forme ; una
de la quale vien fatta e formata ogni cosa, chiamata de le forme. Die. Questa dottrina, per che par, che non le manca cosa alcuna, molto mi aggrada; e veramente e cosa necessaria, che, come possiamo ])onere un principio materiale costante et eterno, poniamo un siinilmente principio formale. Noi veggiamo, che e novainente cessano da la materia , tutte le forme naturali materia,
da
tutti
ricetto
257 vegnono ne la materia; onde par realmente, nessmia cosa esser ferma , eterua e degna di aver esistiinazione di prin, oltre che ie forme 11011 Laimo cipio, eccetto die la materia; 1' essere senza la materia , in cpiella si generano e corrompono, dal seno di quella escono, et in quello si accogliono. Pero la materia , la cpial sempre rimane medesima e feconda , deve aver la principal prerogativa d essere coiioscinta sol principio snstanziale , e qnello , ch' e , e che sempre rimane , e le forme tutte insieme non intenderle, se non come che sono disposizioni varie de la materia , che sen vanno e vegnono , altre cessano e si rinovano, onde non hanno riputazione tutte di princi]>io. Per6 si son trovati di quelli, che, avendo ben considerata la ragione de le forme natural! , come ha possuto aversi da Aristotele et altri siinili , hanno concluso al fine , che quelle non son che accidenti costante
1
e circostanze de la materia
e pero prerogativa d' atto e di per-
,
, e non a cose , de le quali veramente possiamo dire, ch' esse non sono sustanza, ne natura, ma cose de la sustanza e de la natura, la quale dicono essere la materia, che a presso quelli e uu principio necessario eterno e divino , come a quel Moro Avicebron , che la chiajna dio,
fezione doversi riferire a la materia
ch' e in tutte le cose.
A
T e o. questo errore son stati ammenati quelli da non conoscere altra forma , che 1' accideutale ; e questo Moro , ben che da la dottrina peripatetica , ne la quale era nutrito, avesse acforma sustanziale, tutta volta considerandola come cosa non solo mutabile circa la materia , e come quella, , ch' e parturita , e non parturisce , e fondata , e non fonda , e rila dispregio e la tenne a vile in compagettata e non rig-etta , razione de la materia stabile, eterua, progenitrice , madre. E certo questo awieue a quelli , che non conoscono quello , che conosciamo noi. Die. Questo e stato molto ben considerate Ma e tempo, Sappiamo che da la digressione ritorniamo al nostro proposito. ora distinguere la materia da la forma , tanto da la forma accidental , sia come la si voglia , quanto da la sustanziale ; quel, Ma prima vorrei che resta a vedere, e la natura e realita sua. saper , se per la grande unione , che ha questa anima del mondo, e forma universale con la materia, si potesse patire quell' altro modo e maniera di filosofare di quei , che non separano 1' atto da la ragion de la materia, e la intendeno cosa diviua e non pnra et informe tahnente , che lei medesma non si forme e vesta. cettata la
corrottibile
Teo. Non se
medesimo
,
facihnente; per che niente assolutamente opera in
e sempre e qualche
ageute, e quello razioue.
La
materia da
,
ch' e fatto
onde e bene
T anima ,
,
distinzion tra quello
o circa
il
quale e
nel corpo de la
l'
,
ch' e
azione et ope-
natura distinguere la
et in questa distinguere quel
la
17
ragione de
;
258 Onde diciamo
in qnesto corpo
tre cose : prima 1' insecondo 1' anhna vivificatrice Ma non per qnesto negareino esser terzo il soggetto. del UUto filosofo colui, clie prenda nel g-eno di suo filosofare qnesto corpo formato , o , come vogliam dire , qnesto auimale razionale , e comince a prendere per primi principj in <pialcLe modo i membri di questo corpo , come dile , aria , terra , foco ; o ver eterea regione et astro , o ver spirito e corpo , o pnr vacuo e pieno , int^iidendo pero il vacuo, non come il prese Aristotele, o pnr hi conveniente. Non mi parra pero quella filosofia altro modo degna d' essere rigettata, massime^ quando sopra a qual si vogdia fundamento , cL ella presnppona , o forma d' edificio , che si proj>ona , venga ad effettnare la perfezione de la scienzia specucome in vero e stato fatto lativa e cognizione di cose natnrali , Per che e cosa da ambizioso e da molti pin antichi filosofi. voler persuadere ad cervello presnntuoso , vano et invidioso , che non sia che una sola via d' investigare e venire a la altri , cognizione de la natura ; et e cosa da pazzo et uomo senza disBen che duuque la corso donarlo ad intendere a se medesimo. via piii costante e ferma , e pin. conteinplativa e distinta , et il modo di considerar pin alto deve sempre esser preferito, onorato e procurato pin , non tanto e da biasimar quell' altro modo , il quale non e senza buon frutto, ben che quello non sia di me-
le specie.
*
tellctto universale indito
ne
le cose;
;
1
desmo arbore. Die. Dunque approvate
T e o. appro vo
Assai
il
,
il
studio di diverse filosofie?
a chi ba copia di tempo et ingegno
studio de la
migliore
,
se gli dei
ad
;
vogliouo ,
altri
che la
addovine.
Die. Son
ma
certo pero
bnone e
le
T e o.
le
che non approvate tutte le
,
filosofie,
migliori.
Cosi e ; come anco in diversi ordini di medicare non , che si fa magieamente per applicazion di radici,
riprovo quello di
a|>pension
mi
teologi
che
si
cpiali
fa
si
pietre
lascia
e
di murmurazione d' incanti s' il rigor come puro naturale; approvo quello, ,
parlar
fisicamente
,
e procede per apotecarie
perseguita o fngge la collera
,
il
ricette
sangue
,
la
,
con le
fiemma e
accetto quello altro, che si fa chimicamente, melaucolia; che astrae le qninte essenze , e , per opera del fuoco , da tutti que' composti fa volar il Mereurio , sussidere il sale , e lampegMa pero in proposito di medicina giar o discioglier *) il zolfo. non voglio determiuare tra tanti buoni modi qnal sia il megliore per che 1' epilettico, sopra il quale ban perso il tempo il fisico se vien curato dal mago , approvara non senza et il chimista , la
*)
Disoglar avea dissalar
,
il
disvolar
leslo; ,
tion so,
se viziosatnente.
dwolare, distuonar?
O
sarebbe forse
259 ragione pin qiiesto
discord per
men buona effettuar
1'
che
,
fine
il
,
che quello e quell' altro medico. Similmente , de le <piali nessuna verra ad essere
altre specie 1'
altra
che
,
se cosl
,
questo medico , che mi sauara , o mi torinentino.
Ger. Oude awiene,
che son tanlo nemiche tra lor quesle
medici?
sette di
T e o. Da 1'
una , come le altre , viene ad Nel parlicolar poi e meglior che gli altri , che m' uccidano, 1'
propone.
si
di medicare
avarizia
1'
da
,
1'
invidia
da
,
1'
ambizione ,
e da
Comunmente a pena infendono il proprio metodo tanto si manca che possano aver ragione di quel
ignoranza. ;
,
parte, non possendo alzarsi a onor e guadagno con proprie virtu , studia di preferirsi con abbassar gli altri , mostrando dispregiar quello , che non puo acqui-
Oltre che la maggior
d' altrui.
1'
]Ma di questi 1' ottiino e vero e quello , die non e si Or, per veuir al che non sia anco chimico e matematico. proposito, tra le specie de la filosofia quella e la miglior, che pin comoda - et altamente effettua la perfezion de 1' intelletto iimano , et e piu corrispondente a la verita de la natura , e slare.
fisico
,
quant o sia possibile, cooperatrice *) di quella, o divinando, dico, , e ragione di vicissitudine , non per animale
per ordine naturale istinto
come fanno
,
le bestie
e que', che le son simili
,
inspirazione di buoni o mali demonj
,
come faimo
i
,
non per , non
profeti
per melancolico entusiasmo, come i poeti et altri contemplativi, o ordinando leggi , e riformando costumi , o medicando , o pur conoscendo , e vivendo una vita piu beata e piu divina. Eccovi duncpie , come non e sorte di filosofia , che sia stata ordinata da regolato sentimento , la quale non contegua in se qualche buona Il simile intendo de proprieta, che non e contenuta da le altre. la medicina, che da tai principj deriva, quali presupponeno nou
come
1' operazion del piede o de Pero e detto, che non puo aver buono principio di medicina chi non ha buon termine di filosofia. D i c. Molto mi piacete , e molto vi lodo , che , si come nou sete cosi plebeio , come Aristotele , non sete anco cosl ingiurioso
imperfetto abito di filosofia
la
mauo
li
lor
T e o. fondato su
1'
,
occhio.
come lui il quale 1' opinioni di tutti altri filosofi modi di filosofare volse che fussero a fatto dispregiate. Ben che di quanti filosofi sono io non conosca pi A
et ainbizioso
con
de
quella
1'
,
,
imaginazioni
se pur qualche volta dice
non dipendouo da
,
e rimosso da la natura cose
principj suoi,
che lui ; e , son couosciute , che e pero seinpre son proposizioni
eccellenti
,
da altri filosofi , come veggiamo molte divine nel libro de la generazione , ineteora , d' aniinali e piante. Die. Tornando dunque al nostro proposito , volete , che de tolte
*) Cosi Tuole
il
contesto iuvÂŤcÂŤ di soperatori del testo.
!
260 la
senza errore
materia,
incorrere
et
contraddizione ,
si
possa
definire diversamente ?
Teo. Vero, come
oggetto possono essere giu-
medesima cosa si puo insinuar diversacome e stato toccato , la considerazione di
che ,
Oltre
inente.
medesmo
del
e la
dici diversi seusi,
una cosa si pu6 prendere da diversi capi. Hanuo dette molte cose buoue gli Epicurei, ben che non s' inalzassero sopra la quaMolte cose eccellenti ha date a conoscere Eralita materiale. ben che non salisse sopra 1' anima. Non manca Anassaclito , gora di far profitto ne la natnra, per che non solamente entro a quella il
ma
,
fnori e sopra forse
conoscer voglia un intelletto,
,
medesmo da Socrate, Platone, Trismegisto e nostri teoCo#i niente manco bene pu6 promovere a chiamato dio.
quale
logi e
scnoprir gli arcani de la natnra imo, che coinincia da la ragione
da loro,
esperimentale di semplici cliiamati ininciano da la teoria razionale
che quelli,
e di costoro
;
non meno
che cochi da
che chi da mnori; e qnesto non pin che colni , clie , discende da sensibili elementi , o pin alto da quegli assolnti , o da la materia una, di tutti pin alto e pin distinto principio. complessioni
Per che tal volta chi fa pin hmgo cammino , non bnono peregrinaggio , massime se il suo fine non e ,
templazione ,
quanto
1'
operazione.
non men comodo sara
fare
implicato,
sibility
, ,
il
inodo poi di filoso-
le
forme come da mi
come da un caos,
distinguerle
che distribnirle che cacciarle in atto come da una posche riportarle come da un seno , che disotterrarle a come da un cieco e tenebroso abisso ; per che ogni
come da un la luce
che
Circa
esplicar
di
fonte ideale
,
fundamento e buono , se viene approvato per se gli arbori e
e convenevole,
Die. Or per Teo. Certo,
fi-utti
1'
edificio
;
ogni seme
son desiderabili.
scopo
venire al nostro
dottrina di qnesto
distinta
fara pero si tanto la con-
piacciavi apportar la
,
principio
ch' e detto materia, pu6 esprima come una potenza , secondo come un soggetto. In quanto che presa ne la medesima significazione che potenza , non e cosa , ne la quale in certo modo, e secondo la propria ragione non possa ritrovarsi , e li Pitagorici , Platomci , Stoici et altri non meno 1' han posta uel mondo e noi non la intendendo a punto intelligibile , che nel sensibile come quelli la intesero , ma con una ragione pin alta e pin esplicata , in questo modo ragionamo de la potenza , o ver possi-
questo prmcipio,
sere considerato in doi
modi
:
;
La
bility.
quale
quale
il
commnnente
potenza
soggetto
di
o puo essere
,
si
distingue in attiva,
quella puo operare
,
et
in passiva
,
per la per la
o puo ricevere , o puo avere , o puo essere maniera. Dfr Ja potenza attiva
soggetto di efficiente in qualehe
non ragionando iu
modo
al presente,
passivo
,
dico,
che la potenza,
ben che non sempre
sia passiva
che significa ,
si
puo con-
;
261 siderare o vero assolutamente dir
1'
essere, de la quale non
,
e cosi non d cosa, si
dica
il
cli
cni si
pud
posser essere, e qaesta
clie 1' una non e seuza , oude, se sempre e stata la potenza di fare , di produrre , di creare , sempre e stata la potenza di esser fatto, produtto e creato; per che 1' una potenza implica 1' altra, voglio dir, con esser posta lei pone neeessariainente 1' altra. La <pial potenza, per ehe non dice iinbecillita in quello, di cui
si fatlainente
1'
risponde a la potenza attiva
altra in inodo alcuno;
si
dice
si
trova
ina pin tosto confirma la virtu et eflicacia
,
cli'
,
e tutt'
non e
uno
a fatto la
et
medesma
,
anzi al fun-
cosa con la po-
ne teologo , che dubili di attribuirla Per cbe la possibility assoluta, per la quale le cose , cbe souo in atto , possono essere , non e prima cbe 1' attualita, ne tampoco poi che quella oltre il possere essere, e con lo essere in atto, e uon precede quello; per che , se quel , che pud essere , facesse se stesso , sarebbe prima che fusse fatto. Or contempla il i>rima et ottiino principio, il qual e tutto quel, che pu6 essere, e lui inedesimo non sarebbe tutto , se uon potesse essere tutto ; in lui dunque 1' atto e la potenza son la medesima cosa. Non e cosi ne le altre cose, le quali , quantunque sono quello , che possono essere , potrebbono perd non esser forse, e certamente altro, o altrimenti che quel, che sono per che nessmia altra cosa e tutto cpiel , che puo essere. L' uomo e quel, che pud essere; ma uon e tutto quel, che pud essere. La pietra non e tutto quello , che puo essere per che non e calce , non e vase , non e polve , non e erba. Quello , ch' e tutto , che pud essere , e uno , il quale ne 1' esser suo comprende ogni essere. Lui e tutto quel, ch' e, e j>ud essere qual si voglia altra cosa , ch' e e pud essere. Ogni altra cosa non e cosi; perd la potenza non e eguale a 1' atto, per che non e atto assoluto , ma limitato ; oltre che la potenza sempre e limitata ad uno atto, per che inai ha pin che uno essere specificato e particolare; e se pur g-uarda ad ogni forma et atto, questo e per mezzo di certe disposizioni , e con certa successione di imo essere dopo 1' altro. Ogni potenza dunque et atto , che nel principio e come coinplicato , uuito et uno , ne le altre cose e esplicato, disperso e moltiplicato. L' universo , ch' d il grande simulacro , la grande imagine , e 1' unigenita natura , e ancor esso tutto quel , che pud essere per le medesime specie , e memtenza attiva
,
al priino principio
filosofo
,
sopranaturale.
;
e contiuenza di tutta la materia, a la quale non aggionge, e da la quale non si manca di tutta et unica forma. ]\Ia non d gia tutto quel, che pud essere per le medesime dilferenze, modi, proprieta et iudividtii ; perd non e altro, che im' ombra del priino atto e prima potenza; e per tanlo in bri principali, si
esso la potenza e
1' atto non e assolutamente la medesima com, per che nessuna parte sua d tutto quello, che pud essere. Oltre
262 modo specifico, che abbiamo detto, I'universo e cbe puo essere , secondo uu modo esplicato , disperso, distinto: il priucipio suo e uuitamente et indilferentemente , per che tutto e tutto et il medesiino seinplicissnnainente., senza difdie in quel
tutto quel
,
ferenza e distinzione.
Die. Che
morte , de la corruzione , de' vizj , de' Volete , che questi ancora abbiauo luogo in qiiello, ch' e il tutto, che pud essere et e in atto tutto quello, ch' e in potenza? T e o. Queste cose non sono atto e potenza , ma sono difetto et impotenza, che si trovano ne le cose esplicate, per che uon sono tutto quel , che possono essere , e si forzano a quello , che possono essere. La onde non possendo essere insieme et ad uu tratto tante cose, perdeno 1' uno essere , per aver 1' altro , qualche volta confondeno 1' uno essere con 1' altro , e talor sono diininuite, manche e stroppiate, per 1' incompassibilita di questo essere e Or di quello, et occupazion de la materia in questo e quello. tornando al proposito , il primo priucipio assoluto e grandezza e magnitudine , et e tal magnitudine e grandezza , ch' e tutto quel, Non e grande di tal grandezza , che possa esser che puo essere. maggiore , ne che possa esser lninore , ne che possa dividersi, come ogui altra grandezza , che uon e tutto quel , che puo essere ; pero e grandezza massima, minima, infinita, impartibile, e Non e maggiore', per esser minima; non e mid' ogni misura. difetti
nima
,
,
dirai de la
de' mostri ?
pe*r
esser quella
medesima massima
;
e oltre ogni equalita,
Questo , che dico per che e tutto quel , ch' ella possa essere. de la grandezza , intendi di tutto quel , che si puo dire per che e similmente bonta , ch' e ogni bonta , che possa essere ; e bellezza , ch' e tutto il bello , che puo essere , e non e altro bello, Uno che sia tutto quello, che puo essere, se non epiesto uno. ;
Ne le e pud esser tutto assolutamente. non veggiamo cosa alcuna , che sia altro , che quel , ch' e in atto , secondo il quale e quel , che puo essere, per aver uua specie d' attualita tutta via ne in questo uuico esser specifico g'iamai e tutto quel, che puo essere qual si voglia Ecco il sole; non e tutto quello, che puo essere particulare. per che, quando il sole , non e per tutto , dove puo essere il sole ne di e oriente a la terra , non g-li e occidente , ne meridiano e quello,
ch' e
tutto
cose naturali oltre
:
;
,
vogliamo inostrar il modo , con il quale dio e sole, diremo, per che e tutto quel, che puo essere, che e insieme oriente , occidente , meridiano , medinoziale , e di qual Onde, si voglia di tutti punti de la convessitudine de la terra. se questo sole, o per sua rivoluzione, o per quella de la terra, vovogliamo iutendere , che si muova , e mute loco , (diremo) per che altro
aspetto.
Or
se
non e attualmente in uu punto senza potenza d' essere in tutti g-li olSe dunque e tutto quel, che tri, e pero have attitudiue ad esservi.
263 pud essere, e possiedc tutto quello , ch' d atto a possedere, sara insieme per ditto et in tutto, e si fattamente mobilissimo e velocissimo, ch' e anco stabilissimo et immobilissimo: perd tra li tlivini discorsi troviamo
intende immobile quell o
s'
uno istante medesimo si parte dal pnnto pun to d' oriente. Oltre cbe non ineuo e qnal
occidente,
etemo e velocissimo
ch' e detto stabile in
,
discorre da fine a fine, per che
,
, che cbe in
et d ritoruato al
vede in oriente, cbe iu pnnto del circuito suo: per il
voglia altro
si
d' oriente
,
si
cbe non e pin ragioue , cbe diciamo egli partirsi e tornare , esser partito e tomato da quel punto a quel pnnto, cbe da qnal si voglia
altro
sempre
al
d' infiniti
in tutto
Onde
medesimo.
circolo,
il
verra esser tutto e
et in qual si voglia parte di quello;
e per conseg-uenza ogni punto iudividuo de 1' eclittica coutieue il diametro del sole. E cosi viene uno individuo a contener il dividuo ; il cbe non accade per la possibility naturale , ma
tutto
soprauaturale
voglio
,
dire,
quando
si
supponesse,
cbe
il
sole
cbe pud essere. La potesta si assoluta non e solamente quel, cbe pud essere il sole, ma quel, ch' e ogni cosa , e quel, cbe pud essere ogiii cosa, potenza di lutte le potenze, atto di tutti gli atti, vita di tutte fosse quello,
le
vite
Onde
ch' e in atto tutto quel,
anima
,
di
tutte
altamente e detto
invia, colui,
le anime , essere di tutto 1' essere. dal rivelatore: *) Quel, ch' d, ine
ch' d, dice cosi. Perd quel, che altrove d in lui e uno e medesimo , et ogni cosa in ,
contrario et opposito lui e
medesima.
razioni
Cosi discorri per le diifereuze di tempi e du-
come per
le differenze d' attualita. e possibility perd lui non e cosa antica, e non d cosa nuova, per il che ben disse il rivelatore primo e n o v i s s i m o. Die. Questo atto assolutksimo , ch' e medesuno che 1' assoJutissima potenza, non pud esser compreso da 1' intelletto, se non per modo di ueg-azione non pud , dico , esser capito , ne iu quanto pud esser tutto , ne in quanto e tutto. Per che F intelquando vuole intendere , g-li fia mestiero di fonnar la letto , specie intelligibile, d' assomigliarsi , commisurarsi et ug-uagliarsi ,
;
:
31a questo d impossibile; j>er che 1' intelletto mai d a quella. tanto, cbe non possa essere niagg-iore, e quello, per essere im-
menso da
tutti lati e
diuique occbio
,
modi,
non pud esser pin grande.
ch' a])|)rossimar si possa
,
Nou
d
o ch' abbia accesso a
tanto altissima luce e si profondissimo abisso.
T e o. La
coincideuza di
questo
atto
con
1'
assoluta
potenza
d stata molto apertamente descritta dal spirito divino, dove dice:
Tenebrae non obscurabitntur a 1ur.
Sicut
tenebrae ejus,
dunque , vedete , quanta *)
Esodo
5,
i4.
sia
ita 1'
ie.
et
Nojc sicut dies illumiitabilumen ejus. Concbiudendo
eccellenza de la potenza
,
la quale
264 *e vi place chiamarla trato
i
iilosofi
volgari
,
ragione cli materia, die non Lanno penela possete , senza detraere a la divinita,
che Plalone ue la sua Polilica et il Tiineo. , per averno ti*oppo alzata la ragione de la materia , son Ouesto e accaduto , o per che stati scaudalosi ad alcuiii teologi. quelli non si son bene dichiarati , o per che qnesti non hamio bene trattar pin altaineute
Costoro
,
per che sempre prendeno il significato de la materia , se-s ; condo ch' e soggetto di cose natnrali, solamente come nodriti ne le sentenze d' Aristotele , e non considerano , che la materia e tale a inteso
ch' e
presso gli altri,
come
zione analoga.
coimme
al
mondo
intelligibile e sensibile,
prendeudo il significato secondo una equivocaPer6 prima che sieno coudanuate, deimo essere ben
essi dicono
,
bene esaminate le opiuioni , e cosi distinguere *) i linguaggi , come son distinti li sentimenti. Atteso che, ben che tutti convegnano sono differenti tal volta in una ragion comime de la materia, E quanto appartiene al nostro proposito, 6 poi ne la propria. impossibile , tolto il nome de la materia , e sie cazioso e malvagio ingegno quanto si voglia , che si trove teologo , che mi possa imputar impieta per quel, che dico et intendo de la coincidenza de la potenza et atto , prendendo assolutamente 1' uno e 1' altro Oude vorrei inferire, che, secondo tal proporzione, termino. qual e lecito dire , in questo simulacro di quell' atto e di quella potenza , per essere in atto specifico tutto quel tanto , ch' e in specifica potenza, per tanto che 1' universo secondo tal modo e tutto quel, che pu6 essere, sie che si voglia quanto a 1' atto e potenza numerale , viene ad aver una potenza , la quale non e non assoluta da 1' atto , un' anima non assoluta da 1' animato , Onde cosl de 1' universo fia dico il composto , ma il semplice. un primo principio , che medesmo s' inteuda non piu distintamente materiale e formale, che possa inferirsi da la similitudine Onde non fia difficile o del predetto potenza assoluta et atto. grave d' accettar al fine , che il tutto secondo la sustanza e uuo, come forse intese Parmenide , ignobilmente trattato da Aristotele. Die. Volete dimque che , ben che discendeudo per questa scala di natura , sia doppia sustanza , altra S])irituale , altra corporale? che in sonuna 1' ima e Y altra si riduca ad uno essere et
una radice? Teo. Se vi par, che
si
penetrano piu che tanto. Die. FacilissLnaamente, mini de la natura.
Teo. Ouesto e modo di
senso
avemo un ")
pur che non
t'
diffinire ,
inalzi
che non
sopra
i
ter-
Se non avemo quel medesiino de la divinita, il quale e comune, non pero contrario ne alieno da quello , ma
e gia fatto.
particolare
Auacolutoj
possa comportar da quei,
in vece di distinti
o distinguersi.
265 pin chiaro forse sopra
e pin esplicato
,
,
secoudo la rag-ione , che non e
nostro discorso, da la quale uon vi proinisi di astenermi.
il
Die. Assai
e detto del principio
inateriale
,
secoudo la ra-
Piacciavi domani d' apparecgione de la possibility o polenza. chiarvi a la cousideraziou del medesiino, secoudo la rag-ione de 1'
esser
sog'g-etto.
Teo. Cosi
Ger.
A
faro.
rivedercl!
Pol. Bonis avibus!
DIALOGO QUARTO. -tLf os licet,
vieu
Poliiunio. vulvae nunquam (licit: utpote ,
videlicet,
sig-nificata
Or
quod
per queste cose
,
est
sufficit^ materia
dictu,
recipiendis formis
i. ,
e.,
sci-
quale
la
nunquam
eoc-
Liceo , vel potius Antiliceo, solus, ita inquam solus, ut minime omnium solus, deambidabo , et ipse mecum confabulabor. La materia dunque dal principe de' Peripatetici , e de 1' alrigrado ingegno del gran Macedone moderator, non minus che dal Platon divino, or caos , or hyle , or selva , or massa , or potenza , or attitudine, or privationi admijctum , or peccaii causa, or ad malejicium
pletur.
poi che altro
,
11011
e iu questo
ordinata , or per se non ens, or per se non scibile, or per analog! am ad formam cognoscibile , or tabida rasa, or indepictum, or subjectum , or substratum , or substerniculum , or campus , or injinitum, or indeterminatum , or prope nihil, or
—
neque quid , neque quale , neque quantum tandem, dopo aver molto con varie e diverse nomenclature , per definir questa natura , collimato , ab ipsis scopum attingentibus feinina vieu detta , tandem, inquam, ut una complectantur ombia vocabula, a melius rem ipsam perpendentibus foemina dicitur. Et mehcrcle, non senza non mediocre cagione a questi del Palladio regno senatori ha piaciuto di collocare nel medesimo equilibrio queste due cose materia e feinina ; poscia che da 1' esperienza :
fatta
dal
rig-or
quella frenesia
di
—
quelle or qua
sono
queste sono un caos d' irrazionalita
massa
condotti a quella rabbia e
stati
mi vien per ,
filo
hyle
un
color rettorico
di scellerag-gini
,
—
selva
immundizie,
attitudine ad ogiii perdida alcuni complessio Dove era iu potenza non solum remota , ma etiam propinqua di
ribalderie,
zione
—
un
d'
altro color rettorico detto
!
—
!
!:
266 In
la destruzion di Troja?
de
Chi fu
una donna.
la destruziou de la sansonica
fortezza?
Di
1'
instrumenlo
quello eroe, io
clie con quella sua mascella d' asino , clie si trovava , di, Chi dom6 a venue trionfator invilto di Filistei? Una donna. Capua 1' empito e la forza del gran capitano^ e nemico perpetuo Una donna Diinini, de la repubblica romana , Annibale ? Quia in pecoh citaredo profeta, la cagion de la tua fragilita Come , oh antico nostro protocatis concepit me mater mea. plaste , essendo tn mi paradisico ortolano , et agricoltor de 1' arche te con tutto il germe jbore de la vita , fusti maleficiato si , WLuiimano al baratro profondo de la perdizion risospingesti ? Procul dubio lier , quam dedit mild, ipsa, ipsa me decepit. la forma non pecca , e da nessuua forma proviene errore , se Cosi la forma significata lion per esser congionta a la materia. per il maschio , essendo posta in familiarita de la materia , e venuta in composizione o copulazion con quella , con queste parole , o pur con questa sentenza risponde a la natura naturante Mulier , quam dedisti mild, i. e., la materia, la quale mLhai
dico
!
!
dato
consorte
mio g-li
ipsa
,
me
Contempla
peccato.
decepit, ,
It.
contempla
,
e. ,
lei
e cagione
divino ingegno
,
d' ogiii
qualmente
egregi filosofanti, e de le viscere de la natura discreti noto-
porne pienamente ayanti gli occhi la natura de la maritrovato piii accomodato mo do , che con averquesta proporzione, qual significa il stato de le cose tirci con naturali per la materia , essere come 1' economico , politico e civile Oh vegAprite , aprite gli occhi , et . . per il femineo sesso. gio quel colosso di poltronaria , Gervasio , il quale interrompe de la mia nervosa orazione il filo. Dubito , che son stato da lui udito; ma che importa? e r. Salve , magister doctorum optime Pol. Se non , tuo more , mi vuoi deludere , tu quoque salve Ger. Vorrei saper, ch' e quello, che andavi solo rumimisti teria
,
,
j)er
non hau
.
.
G
iiando ?
Pol. Studiando nel mio museolo, in eum , qui apud A.ristotelem est, locum incidi , del primo de la fisica in calce, dove, volendo eluddare specchio
il
,
che cosa fosse la prima materia
sesso feminile
sesso
,
stante, molle, pusillo, infame
dico
,
,
ritroso
,
,
prende per
fragile
inco-
,
ignobile, vile, abbietto, negletto,
,
indegno , reprobo , sinistro , vituperoso , frigido , deforme , vacuo, vano , indiscreto , insano , perfido , neghittoso , putido , sozzo, ingrato, trunco, mutilo, imperfetto, inchoato, insufficiente ciso
,
amputato
attenuato
,
eruca
ruggine ,
,
,
zizania ,
,
pre-
peste,
morbo, morte,
G e r.
JMesso tra noi
da
Per una soma
e
Io so
,
che
voi
la natura e dio
per
dite
tin
greve jio. pin per esercitarvi
questo
ne
!
267
che abbiate che
e
tal
cosa
quanta
e dimostrar
oratoria,
arte
1'
sentiuiento
che
,
ordinaria a voi
signori
che non possete ritenere
,
che sopra
preme
Per
le parole.
cbe vi cliiainate
vi ritrovate pieui di
que'
andate a scaricarli altrove,
11011
,
per
povere donne; come qnaudo qualch' altra collera vi isfogarla sopra il primo delinqiiente di vostri guardatevi , signori Orfei , dal furioso sdeguo de
venite ad
,
Ma
scolari. le
le
copiosb et eloqnente,
uinanisti,
quando
professori de le buone lettere, concetti
slate
diinostrate
donne tresse
Pol. Die. Pol.
Polilnnio son io
Dnnque non
Mi n hnc
iutendo altrimenti
non sono Orfeo.
,
biashnate le donne da dovero? Io parlo da dovero, e non per che non fo , sophistarutn ch' il bianco e uero.
minivie quidem.
,
che come dico
,
;
more, professione di dimostrarvi , Ger. Per che dnnqne vi tingete la barba? Pol. Ma ingenue loquor , e dico, che un uomo senza donna e simile a una de le intelligeuze ; e , dico , un eroe , un semideo , qui non dux-it ujroretn. Ger. Et e simile ad un' ostrica, e ad un fungo aucora, et e mi tartnfo. Pol. Oude divinamente disse il lirico poeta: Credite
E
,
Pisones ,
se vuoi saperne la cagione
dice egli cotidiana
Ben
,
xrita.
odi Secondo filosofo
e uno impedimeuto di qniete
,
,
melius nil caelibe
,
:
La
dauno continuo
prigione di vita, tempesta di casa, uaiifragio de
femina, ,
1'
guerra
uomo.
impaziente e messo in collera per una orribil fortima e furia del mare , con un torvo lo confirm6
e collerico viso , ch' io
ti
quel Biscaino
che
,
1' onde Oh mare , mare , disse, volendo inferire, che la femina e la Percio Protagora dimandato , per che
rivoltato a
potessi maritare!
:
tempesta de le teinpeste. avesse dato ad nn sno nemico la fargli peggio , che darg-li moglie.
buon uomo francese
,
al
fatto
,
quale
,
figlia
,
rispose
,
clie
non ]>ossea
Oltre non mi fara mentire im come a tutti gli altri , che pati-
vano pericolosissima tempesta di mare , essendo comandato da Cicala , padron de la nave , di bnttare le cose pin gravi al mare, lni
per la ])rima vi gitto la moglie.
Ger. Voi non coloro, quali,
riferite
per
il
contrario tanti altri esempj di
che si son stimati fortunatissimi per le sue donne, tra' per non mandarvi troppo lontano , ecco sotto questo ine-
desimo tetto il signor di Mauvissiero incorso in una , non solamente dotata di non mediocre corporal beltade, che gli *) awela et ammanta 1' alma, ma oltre che col triumvirato di molto discrelo giudizio, accorta modestia et onestissima cortesia, d' indissolubil nodo tien av>'into 1' animo del suo consorte , et e potente â&#x20AC;˘)
Per
le.
!
268 a cattivarsi chinnqiie la conosce. Che dirai de la generosa figlia, che a pena un lustro *) et un anno ha visto il sole, e per le liugue non potrai giudicare, s' ella e da Italia, o da Francia, Per la mano circa li nnisici istnunenti non o da Inghilterra ? potrai capire, s' ella e corporea o incorporea sustanza. Per la bonta di costmni
inatura
o pnr e meiio 1'
dubitarai,
s'
ella e discesa dal cielo,
da la terra. Ogiiun vede, che in qnella non fonnazion di si bel corpo e concorso il saiigue de
sortita
per la
nuo e
altro parente
1'
ch' a la fabbrica
,
del spirto
siugulare
amino eroico di que' medesimi. Pol. Rftra avis, come la Maria da Boshtel! Rara avis, come la Maria da Casteluovo Ger. Quel raro, che dite de le femine, medesimo si puo le virtu de
1'
dire de' maschi.
Pol. In fine, per una materia.
ritornare
al
proposito,
non saper, che cosa e materia,
donna non e
la
Se non sapete, che cosa
altro, che
studiate alquanto
e donna, per li
Peripatetici,
che con insegnarvi , che cosa e materia , t' insegnaranno , che cosa e donna. Ger. Vedo bene, che per aver voi un cervello peripatetico, appreudeste poco o nulla di quel, che jeri disse il Teofilo circa 1' essenza e potenza de la materia. Pol. De 1' altro sia che si vuole, io sto sul punto del biasiinar 1' appetito de 1' una e de 1' altra , il quale e cagion d' ogni
male, passione, se la materia
si
ruina,
difetto,
Non
corruzioue.
contentasse de la forma
presente
zione o passione arebbe domino sopra di noi saremmo incorrottibili et eterni?
Ger.
E
credete che,
nulla altera-
non moriremmo,
se la si fosse contentata di quella forma
che avea , Saresti tu , Poliinnio , se che direste ? fusse fermata sotto quella di quaranta aimi passati, saresti si
cinquanta anni a dietro si
,
,
adultero
,
dico
,
si adulto
,
,
e si dotto ?
si perfetto
Come dunqne
che le altre forme abbiano ceduto a questa, cosi e in volonta de la natura , che ordina 1' universo , che tutte le forme Lascio, ch' e maggior dignita di questa nostra cedano a tutte. sustanza di farsi ogni cosa, ricevendo tutte le forme, che riteti
piace,
nendone una sola essere parziale.
Cosi
al
suo possibile ha
la similitudine di chi e tutto in tutto.
Pol.
Mi
cominci a riuscir
dinario natnrale. la dignita, che si
Ger.
*)
dotto,
Farollo facilissimamente.
Quasi par
uscendo fuor del tno ora shnili, apporlando
Applica ora, se puoi, ritrova ne la femina.
che
dirsi esorbitaute.
s'
asconda qui
un
Oh,
vizio,
ecco
il
Teofilo!
se la lusinga
uon devc
!
269 Pol. Et
il
Un'
Dlcsone.
Tto. Nou vedemo , aiico
,
dunque.
altra volta
che de' Peripatetic!
De
iis
come
,
hactenus
de' Platonici
divideno la sustanza per la differeiiza di corporate et in-
Come dunque
corporate?
tenza di medesimo
due sorte ; geno , che
geno
queste dilferenze
:
bisogna
cosl
per die alcune sono transcendenti
chiamano priucipj
si
come
,
riducono a la po-
si
clie le
,
entita
, ,
forme sieno di
cioe superiori al uiiita
uuo , cosa,
,
altro
son di certo geno distinte da accidental ta. Quelle , clie sono
altra et altra potenza di quella,
ma come
qualcbe cosa
et altri simili;
altre
geno , come sustanzialita , de la prima maniera , non distingueno
che
coinprendono
tauto
corporali
le
la materia
quanto le incorporali su-
,
stanze, significant) quella universal issima
nne e
A
e nou fanno
,
termini universalissimi,
,
comunissima
et
una de
che cosa ne impedisce , disse Avicebron , che , si come prima che riconosciamo la materia de le forme accidentali, ch' e il coinposto, riconoscemo la materia de la forma sustanziale, ch' e parte di quello, cosl, prima che conosciamo la materia, ch' e contratta ad esser sotto le forme cor1'
porali,
1'
altre.
vegnamo
bile per la
presso
,
a conoscere
forma
una potenza,
di natura corporea e
d'
la
quale sia distingui-
iucorporea
,
dissolubile
e non dissolubile? Ancora , se tutto quel, ch' e, cominciaudo da 1' ente summo e supremo , , have un certo ordine , e fa una dipendenza, una scala, ne la quale si monta da le cose composte a le semplici , da queste a le semplicissime et assolutissime per mezzi proporzionali e copulativi e partecipativi de la natura de 1' uno e V altro estremo, e secondo la ragione propria neutri, non e ordine , dove non e certa participazioue ; nou e participazione, dove non si trova certa^ colligazione; nou e colligazione senza qualche partecipazione. E dunque necessario , che di tutte cose , che sono sussistenti , sia uno principio di sussistenza. Giongi a questo , che la ragione medesima non pud fare , che avanti qual si voglia cosa distinguibile non presuppona una cosa indistinta ; parlo di quelle cose , che sono ; per che ente , e non reale, ma vocale e nominate una ragione comune, a cni si differeiiza e forma distintiva. E certamente non si che , si come ogni sensibile presuppoue il soggetto
ente non intendo soltanlo.
aver
distiuzione
Questa cosa
indistinta e
aggionge la puo negare , de la sensibilita,
cosl ogni iutelligibite il soggetto de la intelliBisogna dunque , che sia ima cosa , che risponde a la ragione comune de 1' uno e 1' attro soggetto per che ogni essengibilita.
;
zia necessariamente e fondata sopra
quella prima
ch' e il
qualche
medesimo con
essere,
suo essere
eccetto che
per che la per die e tutto quello , die puo essere, come fu detto jeri. Oltre, se la materia, secondo gli awersarj medesimi , non e corj>o, e precede secondo la sua natura 1' essere corporate, che dunque la pu6 far lanto aliena da ,
sua potenzia e
il
suo atto,
il
:
;
!
270
E non mancano di Peripatetici, dette incorporee? che dicono: si come ne le corporee sustanze si trova un certo die di fonnale e divino, cosi ne le divine convien, che sia nn che di materiale, a fin che le cose inferiori s' accoinodino a le superiori , e 1' ordine de le une dependa da 1' ordine de 1' altre. le sustanze
E
teologi,
li
lelica dottrina
ben che alcuni di tpielli siauo nodriti ne 1' aristonon mi denno pero esser molesti in cpiesto , se
,
accettano esser pin debitori a la lor scrittura
Non mi
e natural ragioue.
Jacob,
patriarca
parla
come
,
un
d'
resta
li
tuo
fratello
che a la filosofia
,
un
disse
,
de' loro angeli al
Or
!
se costui,
e una sostanza intellettuale
,
,
filosofi
stante
tpial
un oraculo
abbiano
diirerenza
voglia
si
di
che
et af-
,
che quell' uoino e lui convegnano ne
,
sogg-etto
che
,
son
per che
essi intendeno
firma col suo dire lila
adorare
la rea-
formale,
questi teologi per
testimonio.
Die. So
, che questo e detto da voi con riverenza ; per che che non vi conviene di mendicar ragioui da tai luoghi, che son fuori de la nostra messe.
sapete,
T e o. Voi dite bene e vero ; ma io non allego quello per ragione e confirmazione , ma per fuggir scrupolo , quanto posso per che non meno temo apparere, ch' essere coutrario a la teologia.
Die. Sempre da gioni naturali
contra
1'
,
autorita divina
T e o.
,
ma
si
ne saranno ammesse le rapur che non determinino
,
sottomettano a quella.
Tali sono e saranno sempre le mie.
Die. Bene se
discreti teologi
quantunque discorrano
!
dunque seguite
Teo. Plotino ancora dice nel libro de nel mondo intelligibile e moltitudine e
e necessario, che vi
sia
la materia, *)
pluralita
di
che,
specie,
qualche cosa comune, oltre la proprieta quello , ch' e comune , tien
e differenza di ciascuna di quelle
:
luogo di materia ; quello , ch' e proprio , e fa distinzione , tien Gionge , che , se questo e a imitazion di quello, luogo di forma. la composizion di questo e a imitazion de la composizion di quello. Oltre, quel inondo , se non ha diversita , non ha ordme ; se non ha ordine , non ha bellezza et ornamento ; tutto questo e circa la materia. Per il che il mondo superiore non solamente deve esser stimato per tutto indivisible , ma auco per alcune sue condizioni divisibile e
capita
soggetta
materia.
tutta quella moltitudine conviene in
di qual si voglia dimensione
quale
si
?.,
4.
E
uno eute impartibile
,
e fuor
quello diro essere la materia
,
uniscono tante forme
*) Ennead.
non pu6 esser ben che dichi, che
distiuto; la cui divisione e distinzione
senza qualche
;
quello
,
prima che
sia
,
nel
conceputo
*
271 per vario e multiforme, era in concetto uniforme, e prima che in concetto formato, era in quello informe. Die. Ben che in quel, ch' avete detto con brevita, abbiate apportate molte e forti rag-ioni , per venire a conchiudere, cbe mia sia la materia , una la potenza, per la quale tutto quel cli' 6 e in atto, e uon con minor ragione conviene a le sustanze iucorporee , die a le corporali , essendo che non altrimente quelle han 1' essere per lo posser essere , die epieste per lo posser essere hanno 1' essere , e che oltre per altre potenti ragioni , a
potentemente
chi
tutta via
,
se
rezza di quella,
come ne
considera e comprende
le
non per
la perfezione
che in
vorrei,
le cose eccellentissime
,
de
la
avete
,
dottrina
,
diiuostrato:
per la chia-
qualch' altro inodo specificaste, quali
sono
le
incorporee
,
si
come puo vi essere ragione di che per awenimento de la forma et atto dicono corpi; come, dove non e muta-
trova cosa inforine et indefinita;
medesima materia, medesimamente non
e si
zione, g-enerazioue , ne corruzione alcuna, volete, ria
,
la quale
mai e
stata
posta
per altro fine
dire, la natnra intelligibile esser semplice, sia
materia et
la verita e manifesta,
pin
morosi e
difficili,
che sia mate-
come potremo
e dir, che in quella
me , al quale possouo essere come per esempio maestro Poliiimio e
Questo non
atto.
;
ma
lo diniando per
forse per
altri,
che
Gervasio.
Cedo! Ger. Accetto,
Pol.
e vi ringrazio, Dicsone, per che considerate
che non hanno ardire di dimandare, come de le mense oltramontane , ove a qnei, che siedeno li secondi , non lice stender le dita fuor del proprio quache gli sia posto in dretto o tondo, ma conviene aspettar, inano , a fin che non prenda boccoue , che non sia pag-ato col suo
la necessita di quei,
comporta
la eivilita
gran inerce. Teo. Dir6 , per risoluzion del tutto, che, si come 1' uoino, secondo la natura propria de 1' uomo , e differente dal leone, secondo la natura propria del leone, ma secondo la natura commie de 1' animate, de la sustanza corporea et altre siinili, sono indilferenti , e la medesima cosa: similmente secondo la propria ragione e diiferente la materia di cose corporali da la *) di <;ose Tutto dunque lo che apportate de lo esser causa coincorporee. stitutiva di natura corporea, de 1' esser sogg-etto di trasmutazioni conviene a questa di tutte sorti, e de 1' esser parte di composti materia per la ragione propria , per che la medesima materia, che puo esser fatto, p pur vog-lio dir pin chiaro, il medesiino, puo essere , o e fatto , e per mezzo de le dimensioni et estenche hanno T essere nel sioue del sug-g-etto, e quelle qualitadi, ,
*) Ciofc
,
da quella.
Da
la o dalla h
de
ilia.
272 quanta; e guesto si chiama sustanza corporale, e suppone mate; o e falto , se pur ha 1' esser di novo , et e senza estensione e qualita ; e questo si dice sustanza , dimensioni quelle ria corporale
incorporea
e
,
potenza attiva
â&#x20AC;˘
suppone
siinilniente
Cosi ad ima
detta materia.
tanto di cose corporali, quanto di cose incorporee,
,
o ver ad un essere tanto corporeo, quanto incorporeo, corrispoude una potenza passiva , tanto corporea, quanto incorporea, et un Se dmique voposser esser tanto corporeo, quanto incorporeo. gliamo dir composizione tanto ne 1' una , quanto ne 1' altra uatura , la doviamo iutendere in tuia et un' altra mauiera , e considerar, cLe si dice ne le cose eterne una materia sempre sotto un atto , e che ne le cose variabili sempre contiene or uno , or un altro. In quelle la materia La una volta , sempre et insieme che puo essere; ma questa in phi volte, in tempi tutto quel, diversi, e certe successioni.
Die. Alcuni, cose incorporee
,
quantunque concedano, essere materia ne le intendono perd secondo ima ragione molto
la
diversa.
Sia quanto si voglia diversita secondo la rag-ion proquale 1' una discende a Y esser corporale , e 1' altra la per , no , 1' una riceve qualita sensibili , e 1' altra no , e non par , che possa essere ragione commie a quella materia, a cui ripugna la quantita et esser suggetto de le qualitadi , che hanno 1' essere ne le dimensioni , e la natura , a cui non ripugna 1' una ne 1' alanzi 1' una e 1' altra e una medesima , e che , come e piu tra
Teo.
pria
volte detto
,
tutta la differenza
dipende da la contrazione a Y es-
1' essere animate sere corporea, e non essere corporea: come ne ma contraendo quel geno a certe specie, o"-ni sensitivo e uno, ripugna a 1' uomo 1' esser leone , et a questo animale d' esser
Et aggiuugo a questo ,
quell' altro.
s' el
ti
piace
per che mi
,
che giamai e, deve essere stimato piu che naturale, e perd giamai tosto impossibile e contra natura, trovandosi quella materia dimensionata , deve stimarsi , che la corporeita gli sia contra natura: e se questo e cosi, non e veriche sia una natura commie a 1' una e 1' altra , prima che direste,
che
quello,
shniie
1'
una
s'
intenda
che non
dico
esser coutratta a
meno possiamo
1'
esser corporea
â&#x20AC;&#x201D;
aggiuugo,
attribuir a quella materia necessita
che , come voi vorreste , 1' impos, essere attualmente tutto quel, che per materia, Quella sibility. pud essere\ ha tutte le misure, ha tutte le specie di figure e non ne ha nessuna; per di dimensioni, e per che le have tutte, alcuna quello, ch' e tante cose diverse, bisogua, che non sia
di tutti gli atti dimensionali
che di
quelle
particolari.
Conviene a quello
,
D
,
ch' es-
Vuoi
ancora,
ch' e tutto
cluda ogni essere particolare. Vuoi dnnque , che la materia sia atto ? i c. ne le cose incorporee coincida con materia che la
1'
atto ?
273 Teo. Come Die. ]Xon
il
posser essere coincide con dunque da la forma?
1'
essere.
differisce
Teo. Niente ne
1' assoluta potenza et atfo assoluto il quale , estremo de la purita, simplicity , indivisibilitd et unita, per che e assolutamente tutto ; che, se avesse eerie dimensioni, certo essere, certa figura , cert a propriety, certa differenza , non sarebbe assoluto, non sarebbe tutto. Og'iii cosa diuique , che comprende qual si voglia geno, i c. e indi vidua?
per6 e ne
1'
D
Teo. qual it a
Cosl e;
per
non e ulcuua
clie
la
forma*
quelle;
die
comprende
tutte le
lo clie ha tutte le figure,
non ha alcuna di quelle; lo che ha tutto l' essere sensibile, per6 non si sente. Piu altamente individuo e quello, che ha tutto 1' essere naturale; piu altamente quello che ha tutto V essere intelletfuale ; altissiinamente quello , che ha tutto 1' essere , che pud essere. D i c. In siini lit ikI ine di questa scala de 1' essere volete, ,
di
che sia la scala del posser essere, e volete, che come ascende formate , cosi ascenda la ragione materiale ?
la ragione
Teo. K
a ero.
Die. Profonda-
et altamente
prendete questa definizione di
materia e potenza.
Teo. Vero. Die. Ma questa
verita non potra esser capita da tutti , per che e pur arduo a capire il modo , con cui s' abbiano tutte le specie di dimensioni , e nulla di quelle aver tutto V essere formale , e non aver nessuno essere forma. Teo. Intendete voi , come pud essere? Credo che si per che capiseo bene , che 1' atto , per i c. esser tutto, bisogna che non sia qualche cosa. Pol. Non potest esse idem lotum et at quid ego qttoque
D
;
â&#x20AC;˘
'i
illud enpio.
Teo. Dunque potrcte capir a proposito, che, se volessimo ponere la dimensionabilita per ragione de la materia, tal ragione non ripugnarebbe a nessuna sorte di materia ma che viene a dilferire una materia da 1' altra , solo per esser assoluta da le dimensioni, et esser contrat'.a a le dimensioni. Con esser assoluta e sopra. tutte, e le comprende tutte; cou esser coutratta viene compresa da alcune et e sotto alcune. Hen dite , che la materia secondo se non ha certe dic. mensioni , e perd s' intende indivisibile, e riceve le dimensioni secondo la ragione de la forma, che riceve. Altre dimensioni ha sotto la forma umana, altre sotto la cavallina, altre sotto ;
D
1'
si
i
oglio
,
altre sotto il mirto;
dunque, prima che
sia sotto
qual
voglia di queste forme, have in faculta tutte quelle dimensioni.
cosi
come ha potenza
di ricevere
tutte quelle foime.
18
;
274 qudd nuTlas hahet dbnen-
Dicunt tamen proptcred,
Pol. siones.
Die.
E
G e r.
Per che volete pin
noi diciamo, che ideo liabet nullns, ut omnes babeat. tosto
ehe le iucluda
,
tiitte
,
che le
escluda tulte?
Per che non viene a ricevere
Die. fuora
ma
,
a maiidarle e cacciarle
Teo. Dite molto bene.
,
dimensioni
le
come dal
Oltre eh' e consueto
lare de' Peripatetici ancora, clie dicono
tiitti,
come
di
seno.
1'
modo
atto
di pardimensionale
e tutte forme uscire e venir fuori da la potenza de la materia. Questo intende in parte Averroe , il qual , quantiincjiie Arabo et ignorante di lingua greca, ne la dottrina peripatetica pero intese pin, che qual si voglia Greco , che abbiamo letto, et arebbe piu inteso , se non fusse stato cosi additto al suo mime AristoDice lui , che la materia ne 1' essenzia sua comprende le tele. dimensioni interminate volendo accennare , che quelle pervegnouo ;
a terminarsi ora con epiesta figura e dimensioni, ora con quella e quell' altra , quelle e quell' altre , secondo il cangiar di forme
Per
naturali.
come da
se
,
qual senso
il
non
e
si
le riceve
vede,
come
che
la materia le
di fuora.
manda
Questo in parte
Costui, prencipe ne la setta di Platone. intese ancor Plotino , facendo differenza tra la materia di cose superior! et inferior]*, dice, che quella e insieme tutto, et essendo che possiede tutto, uon ha in che mutarsi; ma questa con certa vicissitudine per le pero et a tempi e tempi si fa cosa e cosa, parti si fa tutto,
Cosi dunque mai e sotto diversita, alterazione e moto. informe quella materia, come ne anco questa, ben che dilferentemente quella e questa ; quella ne 1' istante de 1' eternita, questa ne gV istanti del tempo quella insieme , questa successivamente quella esplicatamente , questa complicatamente ; quella come molti^ questa come uno; quella per ciascuno, e cosa per cosa, questa
sempre
;
come
tutto et ogni cosa.
che non solamente secondo li vostri principj, principj de gli altrui modi di filosofare, volete inferire, che la materia non 6 quel prope nihil, quella potenza pura, nuda, senza atto, senza \irtii e perfezione.
Die.
ma
Tanto,
oltre secondo
Teo.
Cosi
uon come luce,
il
li
La
e.
dico privata de le forme e senza quelle, calore, il profondo e privato di
ghiaccio e senza
ma come
la pregnante e senza
la
sua prole,
la quale la
da se, e come in questo emispero la terra, la notte e senza luce, la quale con il suo scuotersi e potente
manda e
la riscuote
di racquistare.
Die. Ecco, che anco in queste cose inferiori, se non a molto viene a coincidere 1' atto con la potenza.
Teo. Lascio
g-iudicar a voi.
fatto,
275
E
Die.
potenza di sotfo venlsse ad essere una che sarebbe? Teo. Giudicate voi! Possete quindi montar al concetto, non dico del siiinmo et ottimo principio escluso de la nostra cousiderazione , ma de 1' anima del mondo , come e atto di tutto, dato , che e potenza di tutto , et e tutta in tutto ; onde al fine sieno innumerabili individui, ogni cosa e 11110 , et il conoscere qnesta
se
flnalmeute con quella di sopra,
,
questa unita e plazioni
plazione
,
e
contem-
lasciando ne' suoi termini la piu alta
contein-
scopo e termine di tutte
il
uaturali
:
che ascende sopra la natura
,
le
filosofie
la quale a cbi lion crede,
e impossible e nulla.
E
Die.
vero
per che se vi monta per lume
;
non uaturale. Teo. Questo non hanno o semplice
corpo,
e cose astrali
,
i
quelli
,
ma
che stimano ogni cosa esser
,
come
o composto,
lo etere,
non cercano
e
e le infinite cose
D
come
,
sopranaturale,
la divinita fuor
de
1'
gli
infiuito
astri
mondo
dentro questo et in quelle. mi par diiferente il fedele teologo dal
In questo solo
c.
vero filosofo. Teo. Cosl credo
Credo,
aucor' io.
che abbiate compreso
quel, che voglio dire.
D
di sorte , che dal vosfro Assai bene , io mi penso , che , quantunque non lasciamo mon:ar la materia sopra le cose uaturali , e fenniamo il piede su la sua comune definizione , che apporta la piu volgare filosofia , trovaremo pure, i
c.
:
dire inferisco
ch' ella
ritegua
miglior
prerogativa
,
che
riconosca
quella
,
la
quale al fine non le dona altro , che la ragione de 1' esser soggetto di forme, e di potenza recettiva di forme uaturali, senza
senza definizione, senza termiuo alcuno, per che senza , 11 che pane difficile ad alcuni cucullati , i quali, ogni attualita. non volendo accusare, ina scusar questa dottrina, dicono aver solo 1' atto entitativo , cioe diiferente da quello, che non e shnplicemente , e che non ha essere alcuno ue la natura , come qualche chimera , o cosa , che si finga ; per che questa materia noine
in fine ha la
I'
essere
,
quale dipende da
e le basta questo cosl senza 1'
attualita
,
ch' e nulla.
modo
Ma
e dignita,
voi dimanda-
Per che vuoi tu, o principe de' che la matena sia nulla, per aver nullo atto, che sia tutto, per aver tutti gli alti, o gli abbia confusi , o Non sei tu quello , che , sempre confusissimi , come ti piace ? parlando del novo essere de le forme ue la materia , o de la
reste
ragione ad Aristotele.
Peripatetici
,
piu tosto
,
forme procedere e sgombr.re fusti udito dire, che per optra d' efficiente veugano da l'esterno, ma che quello le riscuota da dentro? Lascio, che 1' efficiente di queste cose, chiamato da te cou ud comun uoine Natura, lo fai pur principio iuteruo, e uon
g'enerazioue de le cose,
da
1'
dici,
le
interno de la materia, e
mai
;
276 , come avviene ne le cose artificiali. Allora mi par , che convegna dire, ch' ella 11011 abbia in se forma et atto alamo, quando lo viene a ricevere di fuora; allora mi par, che convegna dire, che 1' abbia tntte, quando si dice cacciarle tulle dal Non sei til quello , che , se 11011 costretlo da la rasuo seno. gione, spinto pero da la consueludine del dire, difinendo la ma-
esterno
cose
tosto essere
la dici piii
teria,
uaturale
si
produce
fanno
si
come converrebbe
?
sero da quella
dire
e per conseguenza
,
di cui ogni specie
cosa,
quella
esser quello
che abbi inai detto
,
,
non
quando
in cui le
,
gli atti
non
uscis-
avesse ?
gli
Pol. Certe consucvit dlcere ylristotcles cum suis , potius fortnas educi de potentia matcriae, quam in illam induct ; emergere poiius ex ipsa, quam in ipsam ingeri : ma io direr, che ha piaciuto ad Aristotele chiamar alto pin tosto 1' esplicazione de la
forma
,
che
Die. Et cato
non
seguente
legno
e
ina ne
1'
1'
io
implicazione. dico
,
che
1'
essere espresso
e principal ragione de et
quella
di
effetto
,
,
sensibile
1'
attualila
,
ma
si
come
il
principal
et espli-
e una cosa condel
essere
ragione di sua attualila non consiste ne 1' essere letto, essere di tal sustanza e consistenza , che pud esser letto, Lascio, trabe, idolo et ogni cosa di legno format a.
scanno , che , secondo piu alia ragione , de la materia nalurale si fanno che de 1' artificiale le artificiali; per che tulle cose nalurali,
come arte de la materia suscita le forme , o per suttrazione , quando de la pietra fa la statua , o per apposizione , come quando ma g-iongendo pietra a pietra , e legno e terra , forma la casa 1'
:
la natura de la sua materia fa lutto per
parto
,
di efllussione
,
come
inlesero
i
modo
Pitagorici
di ,
separazione, di
comprese Anas-
confirmorno i sapienti di Babilonia , ai quali sottoscrisse anco Mose, clie, descrivendo la generazioue de le cose comandata da 1' efficiente universale, usa questo modo di sagoi-a e
Democrito
,
dire: Pro due a la terra li suoi animali, Producano le acque le anime viventi; quasi dicesse: Producale la materia per che , secondo lui , il principio maleriale de le cose e 1' acqua onde dice , che 1' intelletto efficiente , chiamato da lui spirito , covava sopra 1' acque , cioe , lor dava virtu procreatrice , e da tpielle produceva le specie naturali , le quali lutte poi son delle da lui Onde parlando de la separazione de corpi in sustanza acque. inferiori e superiori , dice , che la mente sei>aro le acque da V acque , da mezzo de le quali induce esser comparuta 1' arida. ;
1
Tutti dunque per
modo
di
separazione
vogliono
le
cose
essere
da la materia , e non per modo di apposizione e recezione ; dunque si dee piu tosto dire , che conliene le forme , e che le inOuella duncluda , che pensare , che ne sia vuota e le escluda. que , che esplica lo che tiene implicalo , deve essere chiamala cosa diviua et ottima pareute , gemtrice e madre di cose natu-
277 anzi la natura
rali,
Non
(utla hi sustauza.
ditc e volete cosi,
Teofilo?
Tco.
Certo.
Die. Anzi molto mi maraviglio
come non
,
Peripatetic! ronlinuata la gimilitudine de
1'
lianno
nostri
i
arte, la quale di molte
cho conosce e tratta, cpiella giudica esser inigliore e la quale e meno soggetla a la corruzione, et e pin
inaierie,
pin degna,
durazioue , e de la quale possono esser prodotte pero giudica 1' oro esser pin nobilc , clie il legno , la pietra ct il ferro, per clie e meno soggetto a corrompersi ; e cio, costaute a la
cose
piii
:
puo esser
fatto di leg-no e di pietra, pu6 farsi d' oro, e molte phi, maggiori e migliori, per la sua bellezza, costanza, trattabilita e nobilita. Or die doviamo dire di quella materia, dc la quale si fa 1' uomo, 1' oro, e tutte cose naturalil j\on devc esser ella pin stimata degna , clie V artificiale , et aver clie
altre cose di
ragione di miglior cli'
atto
e ,
e qucllo
,
cho sia
Vorrai,
clie piil
Per
attualita?
fondameuto e base de
1'
tu dici esser in atto,
lecbie, clie vanno e veg-nono
clie ,
clie,
attualita
di
,
o Aristotele, dico
,
di
cio
,
quel I o, cli'
e in
sempre , durare in eterno , non le tue forme, clie le tue entesorte die, quando volessi cer-
care la peruiancnza di questo priucipio formale ancora,
Pol. Quia principia opovtet semper mancre. Die. e non possendo ricorrcre a le fantasticlie tone, come tue tanto nemiclie, sarai costretto e queste
forme
idee di Planecessiiato a
la sua permaucnte non puoi dire, per cbe quello e detto da te suseitatore e riscuotitore de le forme da la potenza de la materia ; o lianuo la sua permanente attualita uel seno de la materia; e cosi ti fia necessario dire, per <\m tiittc le forme, die appajono come ne la sua superficie , clie tii dici individual! et in atto, tanto quelle, die furono , quanlo le, clie sono e saranno, son cose priudpiate non sono priucipio. K certo cosi credo essere ne la superficie de la materia la forma particolare, come V accitlente i; ne la superficie de la sustanza romposta. Omlc minor ragione d' attualita de^e avere la forma espressa al rispetto de la materia , come minor ragione d' attualita lia la forma accidontale in rispetto del composto. Teo. In vero poveramente si risolve Aristotele, cbe dice insieme con tutii gli anticbi lilosofi cbe li principj denim essere sempre permauenti; e poi , quando ccrcamo ne la sua dottrina, dove abbia la sua perpetua permaneuza la forma natarale, la quale va iluttuando nel dorso de la materia , non la troveremo ne le slelle fisse; per cbe non discendouu da alto queste jiarticnlari, clie veggiamo; non ne li sigilli ideali, separati da la ma teria ; per clie quelli per certo, se non son mostri, son peggio die mostri, voglio dire cbimere e vaue fautasie. Cbe dunque
dire
,
clie
attualita
ne
la
mano de
o lianno
sj)ecificbe
1'
efficienle
;
e cosi
,
,
278 sono nel seno de la materia? Che dunque? Ella e fonte de V attualita. Volete, ch' io vi dica di vantagg-io , e vi faccia veDice lui , la dere , in quanta assurdita sia iucorso Aristotele ? in
materia essere atto?
Or
potenza.
Rispondera una gran
dimandateg-li
,
qnando sara
moltitudiue con esso lui:
in
Quando
Or aggiungi e dhhanda: Che cosa e quella, che ara la forma. 1' essere di novo ? Risponderanno a lor dispetto : 11 composto,
ha
per die essa e sempre quella
, non si rinova, quando del leg^no e clie al legno veg-na novo essere, fatta la statua , non diciamo , per che niente piu o meno 6 legno ora , ch' era prima , ma quello, che riceve lo esser e 1' attualita, e lo che di novo si produce, il composto, dico, la statua. Come adunque a quello dite appartenere la potenza , che mai sara in atto , o ara 1' atto ? Non e dunque la materia in potenza di essere , o la che pu6 essere, per che lei sempre e medesima et immutabile, et e quella, circa la quale e ne la quale e la mutazione , piu tosto che quella, Quello, che si altera, si aumenta , si sminuisce, che si muta. si corrompe , sempre , secondo voi medesimi si muta di loco , Peripatetici , e il composto , mai la materia per che dunque dite or in atto ? la materia or in potenza , Certo non e chi debba dubitare , che o per ricevere le forme , o per mandarle da se, quanto a 1' essenza e sustanza sua , essa non riceve maggior e minor attualita , e pero non esser ragione , per la quale venga detta in potenza , la quale quadra a ci6 , ch' e in contiuuo moto circa quella , e non a lei , ch' e in eterno stato , et e causa del stato piu tosto. Per che, se la forma secondo 1' essere fondauiciitale e specifico e di semplice et invariabile essenza , non solo log'icamente nel concetto e la ragione , ma aneo fisicamente ne la natura , bisog-nara che sia ne la perpetua faculta de la materia , la quale e una potenza indistinta da 1' atto , come in molti modi ho esplicato , quando de la potenza ho tante volte discorso. Pol. Quaeso , dite qualche cosa de lo appetito de la materia, a fin che prendiamo qualche risoluzione per certa altcrazione tra
e lion la materia
non
si
;
Come ne
muta.
cose
le
artificiali
,
;
me
e Gervasio.
G e r. Di grazia fatelo , Teofilo , per che costui mi ha rotto capo con la siinilitudine de la femina e la materia, e che la donna non si contenta meno di maschi , che la materia di forme, ,
il
e via discorrendo.
Teo.
Essendo che la materia non riceve cosa alcuna da la Se, come abbiamo per che voJete, che 1' appctisca? ella manda dal suo seno le forme, e per conseg-uenza
forma, detto, le
ha
in
se
che
og-ni
come
,
quelle forme
,
che
volete
,
Non appetisce che le appctisca ? si cangiano nel suo dorso ; per
giornalmente
cosa ordinata ajipetisce quello
Che pud dare una cosa
corrottibile
,
dal che riceve perfezioue.
ad
una cosa eterna?
una
!
279 come e la forma di cose scnsibili, la quale moto, acl una cosa cterna? ad un' altra tunio perfetta , che , se beu si contempla , e 1111 esser divino ne le cose, come forse volea dire David de Dinanlo male inleso da oosa
imperfetta,
sempre
e
alcuni,
die
in
la sua
riportano
opinione?
esser conservata da quella; per
serva
cosa
la
eterna;
clie
la
Non
la desidera,
per
cosa corrottibile non con-
clie e manifesto, che la materia forma piu tosto deve desiderar la materia, per perpetuarsi; per che, sej>arandosi da quella, perde 1* essere lei , e non quella , che ha tutto eio , che aveva , prima che lei si trovasse , e che puo aver de le altre. Lascio , che quando si da la causa de la corruzione , non si dice , che la forma fugge la materia, o che lascia la materia, ma piu tosto, che la materia rigetta quella forma, per prender P ultra. Lascio
conserva la forma:
oltre
onde
tal
a proposito, che nou abbiaino piu rag-ion di dire, che la mateforme, che per il contrario le ha In odio parlo di quelle , che si generano e corrompono per che il fonte de le forme, clr e in se, uon puo appetere, atteso che non si appete lo che si possiede , per che per tal ragione , per cui si dice ria appete le
appetere
quando
â&#x20AC;&#x201D;
che
lo
lo
tal
volta
â&#x20AC;&#x201D;
o produce, medesimamente puo dir, che 1' abbomina , anzi
riceve
rigetta e tog-lie "via
,
si
piu poteutemente abbomina
che appete , atteso che cteruainente , forma numerale , che in breve tempo ritenne. Se dunque ricorderai questo, che quanlo ne prende, tanlo ne rigetta, devi egualmente farmi lecito di dire, ch' ella ha in fastidio,
rigetta quella
come
io
ti
faro dire,
Ger. Or
ma
ch' ella
ha in desio.
ecco a terra non solameute
li
castelli di Poliinuio,
ancora d'allri, che di Poliinuio!
Pol. Parcius ista vin's tamen ob/'ic.'crtcJa memento! Die. Abbiamo assai couipreso j>er oggi. A rivederci do'iani!
Teo. Dunque
a dio
280
DIALOGO QUINT O. T E
dunque
e o f
o.
i 1
infinito, immobile. Una, dico, e la una la uno 1' alto una la forma o aiiima materia o corpo , una la cosa , una lo ente , uno il massimo et il qnale non deve posser essere compreso , oil imo e per6 infi1'
universo uno,
possibility assoluta,
,
,
,
nibile et intermihabile, e per tanto infinito et interminato, e
per
eonseguenza immobile. Ouesto non si muove localmente; per clie non ha cosa fnor di se , ove si trasporte , atteso clie sia il tutto. Non si genera per clie non e altro essere , clie lui possa ;
desiderare o aspettare, atteso
corrompe
;
per
clie
lui sia ogni cosa.
non e
clie
Non
abbia tutto lo essere.
altra cosa
in cui si cange
,
Non pu6 smiuuire
o crescere,
,
si
atteso cbe ch'
atteso
e
aggiongere, cosi e da cui non si puo siittrarre , per cio clie lo infinito non ha parti proporzionabili. Non e alterabile in altra disposizione , per cbe non ha esterno , da cui patisca , e per cui venga in qualche aifezione. Oltre che , per comprender tutte contrarietadi ne 1' esser suo , in unit a e convenieuza , e nessuna inclinazione posser avere ad alinfinito,
a cni
come non
novo essere , puo esser soggetto tro e
si
pud
o ]>ur ad altro et altro
modo
d' essere
,
non
mutazione secondo qualita alcuna , ne pu6 aver coulrario o diverso, die V alteri, per che in lui e ogni cosa concorde. Non e materia , per che non e figurato , ne figuNon e foyna; per che rabile, non e terminato, ne terminabile. non informa , ne figura allro , atleso che e tutto , e massimo , e uno , e universo. Non e misurabile , ne misura. Non si coinNon si e compreso; per prende; per che non e maggior di se. che non e minor di se. Non si agguaglia; per che non e altro Essendo medesimo et uno , non et altro , ma uno e medesimo. ha essere et essere , e per che non ha essere et essere , non ha parte e parte, e per cio che non ha parte e parte , non e composto. Ouesto e termine di sorte, che non e termine; e talmente forma, che non e forma
;
di
e talmente materia
che non e materia
,
mente anima, che non e anima per che e ;
il
;
e tal-
tutto iiidifferentemente,
e pero e uno, 1' universo e uno. In questo certamente non e maggiore 1' allezza , che la lunghezza e profondita ; onde ]>er certa similitudine si chiama, ma non e, sfera. Ne la sfera medesima cosa e lunghezza, che larghezza e profondo
ma
,
per che hanno medesimo
ne runiverso medesima cosa e larghezza, lunghezza e profondo , per che medesimamente non hanno termine , e sono infinite. Se non hanno mezzo , quadrante et altre misure , se non vi e misura, non vi e parte pvoporzionale , ne assolutamente parte, termino;
281 die differisca dal Uiito. Per die, se vuoi clir parte Jo 1' infinite, bisogna dirla infinito; s' e inlinito, concorre in uno essere con
dunque L'universo e uno, non si trova difTcrcnza
ditto:
il
ne
infinito,
infinito
1'
come
d' altro
alfro,
et
certo
1'
come
,
infinito
E
hnpartibile. di
e parte
tutto
,
se e
Sotlo la com-
e uno.
preusione de 1' infinito non e parte maggiore e parte minore ; per die a la proporzione dc V infinito non si accosla pin una parte (pianlo si voglia magg-iore, clie un' alfra quanto si voglia minore: e perd nc I' infinita durazione non diffcrisce V ora da! giorno, il giorno da I' anno , 1' anno dal sccolo , il secolo dal momento, clie non son- pin li moment! e le ore, cue "li secoli , e non hanno minor proporzione cpielli , clie questi, a V eternita. Similmente ne 1' immenso non e differentc il palmo dal stadio, il stadio da la parasanga ; per clie a la proporzione de 1' immensitudine non pin si accosta per le parasanglie, cbe per i palmi. Dunque infinite ore non son pin, cbe infiniti secoli, et infinili palmi non son di maggior numero cbe infinite parasanglie. la proporzione , siniilitudine , unione et idenlita de 1' infinito non piii ti acco^ti con essere uomo , cbe formica , una stclla , cbe mi uomo ; per^cbe a quello essere non pin ti avvicini con esser sole, Juna , cbe un uomo, o una formica, e perd ne 1' infinito queste
per
A
,
cose sono indifferenti.
E
quello
cbe dico
,
di
queste
Or
cose di sussistenza particulare.
altre
1'
tutte
se
,
intendo di
tulle queste
1" infinito non sono altro et altro, non sono diffenon sono specie , per necessaria conseguenza non sono numero dunque 1' universo e ancor uno immobile. Ouesto, per cbe comprende tutto, e non patisce altro et altro essere, e non comporta seco ne in se mutazione alcuna, per conseguenza e tutto quello, cbe pud essere, et in lui , come dissi 1' altro giorno , non e differente V atto da la potenza. Se da la potenza non e differente
cose particular! ne renti
,
;
r
atto
e necessario, cbe in quello
,
et
ficie
il
come
la
e
,
il
:
per cbe
et
e.
,
la
linea,
la suj)er-
quella linea e
cosi
pu6 essere superficie
linea inovendosi
mossa
punto
il
fatta
corpo,
come
la
cosl
;
superficie
e con
il
da T esser linea, ficie,
differiscano
il suo llusso jmo farsi corpo. E necessario punto ne 1' infinito non dilferisca dal corpo per punto, scorrendo da 1" esser punto, si fa linea; soofrendo
puo moversi , dunque , cbe cbe
non
superficie
superficie
qnella
corpo
si
fa
corpo.
;
si
fa superficie; 11
punto
scorrendo da
1*
esser
super-
dunque,
per cbe 6 in potenza ad esser corpo , dove la potenza e
non diiferisce da 1" , una medesiina cosa. Dunque lindiucluo non e differente dal dhiduo, il simplicissimo da 1' infinito , il eentro da la circonferenza. Per cbe dunque l* infinito ditto quello, cbe pad essere, e immobile; per cbe in lui tutto e indifferente , e irio; e per cbe ba tutta la grandezza e perfezione, cbe si possa oltre e< oltre avere , e massimo et ottimo immenso. Se il punto non esser corpo
r
atto
e
ft
282 corpo,
differisce dal 1'
infinito,
mare ,
1'
clie
il
centro da
la
massimo dal minimo,
il
circonferenza,
sicuramente
da
finito
il
]>ossiamo
affir-
universo e tutto centro , o die il ccutro de 1' uiii, e die la circouferenza lion e in parte alcuna,
verso e per tutto
per quanto e differente dal centro , o pur clie la circonferenza e per tutto , ma il centro non si trova in quanto cL' e differente da qnella. Ecco , come non e possibile , ma necessario , clie 1' ottimo , massimo , incomprensibile e tutto , e per tutto , e in tutto, per clie come semplice et indivisibile puo esser tutto, esser per tutto detto,
universo , e centro per cui uno e tutto.
prendendo
tutto
giano?
1.'
quale
,
essere in se
,
,
di essere.
clie
cose de
non
1'
tutti
i
E
di
qnesta
per
;
di essere
modi
essere
uno in
tutto
clie
clie
cerca altro essere
clie
,
e la
differenza
quello comprende
ma
,
T
tutto 1'
essere
â&#x201E;˘ere
,
,
piatita
uno animale.
sere totalmeute,
cosa ,
clie sia
comprende
uomo,
accidenti di cavallo et
et
,
e
ma
,
E non puo atlualmente aver tutte le per clie molte fonne sono iucompassibili o per essenio contrarie , o per apparteuer
a specie diverse: come non puo essere medesimo supposito
una
altro
universo e le
1'
tra
essere.
in medes^ino soggetto
sotto
e
dunqne le cose si canforme? Vi ris-
di qneste ciascuna lia tutto
;
circostanze et accidenti
viduale
,
esseudo tutte le cose , e comviene a far , clie ogni cosa sia
Per
direste:
1'
vanamente
stato
inabita tutte le ])arti de
particulare si forza ad altre
universo
modi
,
non e mutazione
pondo
futti
mi
la materia
modo
die ha
ci6
II
Ma
non e
cosi
tutte le cose,
tli
1'
in ogni cosa.
E
essere in tutto.
,
Giove empie
clie
per
clie
ciascuno sono infinite altre.
indi-
dimension!
di
Oltre quello comprende tutto lo esestra et oltre 1' infinito essere non e
non avend'o estra
tutto lo essere,
solto
,
ne oltra
ma non
:
di queste poi ciascuna
totalmeute,
Perd intendete ,
per
clie
oltre
tutto essere in tutto,
Pero intentotalmeute et omnimodamente in ciascuno. come ogni cosa e una , ma non unimodamente. Peru non la sustanza e 1' essenza, il falla clii dice, uno essere lo ente, quale come infinito et interminato , tanto secondo la sustanza,
ma non
dete
,
quanto secondo la durazione , tanto secondo la grandezza , quanto secondo il vigore, non ha ragione diprincipio, ne di principiato; per dfc, concorrendo ogni cosa in unita et identita, dico medesimo essere viene ad avere ragione assoluta e non rispettiva. IVe 1' uno infinito , immobile , cli' e la sustanza , cli' e 1' ente, clie , per essere modo e il numero , vi si trova la moltitudine , moltiformita de 1' ente , la quale vieue a denominar cosa per
uuo, ma moltiprofondamente considerando con li filosofi naturali , lasciando i logici ne le lor fantasie , troviaino , clie tutto lo che fa differenza e numero , e puro Ogni produaccidente, e pura figura, e pura complessione. cosa,
non
modo ,
e moltiforme, e moltifigurato.
fa questo,
che lo ente
sia pin clie
Pert*
,
283 di qual si voglia sorte ch' ella sia , e un' alterazione, riinanendo la sustanza scinprc medesima ; per clie non e die una, Ouesto lo La possuto intendere immortale. lino ente divino , ma aspetta la mutazione. Pitagora, die noil leine la morte,
zione,
possulo
L' lianno
intendere
persi,
se non vogliamo
Questo
lo
sotto
sole
il
tutti
volgarmente
cliiamati
(ilosoli,
ue corroin-
uiente dicono geuerarsi secondo sustanza,
clie
fisici,
ha inteso Salqinone,
ma
,
quel
sono ne
tutte le cose
e
cli' I'
clie
inodo
1'
alterazione.
non esser cosa nova Avete dunque , come
dice,
fu gia prima. , e V universo e in tutte le cose,
,
universo
e cosi tulto concorre in una per-
quello in noi;
noi in qnello,
in questo
noininar
ecco Ecco come non doviamo travagliarei il s|)irlo Per clie questa come cosa non e, per cui sgomentarne doviamo qnesto uno e eterno, unita e sola e stabile, e sempre riinanc:
fetta unita.
!
!
ogni volto, ogni faccia anzi e nulla
hanno -
ritrovata
,
ogni altra cosa e vanita, e come nulla, Quelli filosofi questo uno.
lo ch' e fuor di
tulto
sua
la
arnica
Medesima cosa
questa
unita.
unita.
Hanno saputo
Sofia,
li
quali
a fatto e la Sofia
tutti dire,
clie
vero,
hanuo ,
uno
ritrovata
la verita et
,
la
enie son la
hanno inteso: per che altri hanno ma non hanno compreso il modo Aristotele tra gli altri, clie non d' intendere di veri sapienti. ritrovo Y uno , non ritrovo V ente , e non ritrovo il vero , per che nou couobbe come uuo lo ente; e ben che fusse stato libero di prendere la significazione de 1' ente, commie a la sustanza e
medesima cosa, seguitato
ma non
modo
il
tutti
di parlare,
accidente, et oltre di distinguere le sue categorie secondo tanti geni e specie per tante differenze, non ha lasciato per6 di essere non meno poco avveduto ne la verita, per non profondare a la
1'
indiflerenza de la costante uatura ben secco con maligne esplicazioni, e con leggiere persuasioni pervertere le sentenze de gli antichi, et opporsi a la verita, non tauto forse per imbecillita de 1' iutelletto,
coguizione di questa et essere,
e
come
unita et
sofista
quanto per forza d' invidia et ambizione. Die. Si che questo mondo, questo ente, vero, universo, imnienso in ogni sua parte e tutto; tanto che lui e infinito, La onde cio , ch' e ne 1' universo al rilo istesso ubi que. guardo de V universo , sia che si vuole a rispetto de gli altri particolari corpi , e per tutto, secondo il inodo de la sua capaper che e sopra , k sotto , infra , destro , sinistro , e secondo city tutte differenze locali, per clie in tutto lo infinito son tutte quesle Ogni cosa, clie prendemo ne 1' unidilferenze, e nulla di queste. <vpi-so, per clie ha in hit quello, ch' e tutto per tutto , comprende ben che non totaliuente, in suo modo tutta V aninia del mondo , ,
:
come
gna
di quello.
que
abbiamo detto , Peru, come
lo sia,
la
quale e tutta in qual
si
voglia parte
uno, e fa uno essere, o.r.ncosi nei mondo nou e da credere che sia pluraPta lo
atto e
;;
284
A
, e di quello , die veramente e ente. presso so, che avete come cosa manifesto, che ciascimo di tutii qtiesti moiidi iimumerabili , clie noi veggiamo ne 1' miiverso , non sono iii quello tanto come in un luogo conthiente, e come in un intervallo e spazio , quanto come in uno comprcnsore , eonservatore, motore , efficiente , il quale cosi tutto vien compreso da ciascuno di qnesti mondi, come 1' aniuia tutta da ciascuua parte del mepero ben clie un particolare mondo si muova verso e desimo
dl sustanza
;
1'
circa
meno
altro
come
,
la terra al sole
e circa
,
il
sole
niente di
,
ne circa anima , anco , a cui da 1' essecondo il dir comune , e in iiiiia la sere, et insieme insieme e individua, e per tanto modes imamente de
al rispetto
ma
quello,
e iu tutto
senza de
miiverso nulla
1'
miiove verso
si
come gran mole
Oltrc volete, che
in quello.
si
1'
et in qual si voglia parte intierameute
,
miiverso
1'
una ne
e
1'
infinito
et in
,
,
:
cosi la es-
qual
si
voglia
cosa presa come membro di quello , si che a fatto il tutto , et ogni parte di quello viene ad esser uno , secondo la sustanza
onde non essere inconvenientemente detto da Parmenide uuo infinito , immobile , sia clie si vuole de la sua intenzione , la quale Dite , che quel e iucerta , riferita da non assai fidel relatore. tutto , che si vede di dilferenza ne li corpi , quanto a le forma,
zioni
complessioni
,
nitadi
,
non e
volto labile
,
altro
,
e
,
colori et altre proprietadi e
corrottibile di
,
come agglomerati
,
uu immobile , perseverante figure e membri , ma ,
fonne
in cui son tutte
quale non e distinto da 1' osso ; il nervo
non altrimenti che nel .seme
braccio da la maiio
il
la
qual
distiuzione
viene a produrre altra e nuova sustanza, atto e
compimento
comu-
che un diverso volto di medesima sustanza
mobile
et eterno essere Indistinti
figure,
,
,
certe qualitadi
circa quella sustanza.
E
,
,
nel
non
viene a ponere in accidenti et ordini
dice del
si
,
busto dal capo,
e sglomeramento
ma
dilferenze
quel, che
il
,
seme
al riguardo
de le membra de gli animali , medesimo si dice del cibo al rimedeguardo de 1' esser chilo , sangue , flemma , carne , seme simo di qualch' altra cosa , che precede 1' esser cibo , o altro medesimo di tutte cose, montando da 1' iufimo grado de la natura sino al suj)remo di quella , montando da 1' university fisica conosciuta da filosofi a 1' altezza de 1" archetipa creduta da teologi , se ti piace, sin che si doveuga ad una or iginale et universale sustanza medesima del tutto, la quale si cbiama lo ente, fondameuto di tutte specie e forme diverse , come ne 1' arte fabrile e una sustanza di legno soggetta a tutte misure c figure, che non son legno , ma di legno , nel legno , circa il legno. Per6 tutto quello , che fa diversita di geni , di specie , dilferenze, ;
proprietadi,
tutto,
clie
alterazione e cangiamento
consiste ne la generazione, ,
non e eute
,
dizione e circostanza d' ente e d' essere ,
corruzioue,
non e essere , il quale e uno
ma .
con-
infinito,
;
285 immobile, soggelto, materia, vita, annua , vero e buono. Voletc, die, per essere lo enle indivisibilc e semplicissimo , per die e infinito, et alio ditto
ditto
in
ogm
e ditto in
,
â&#x20AC;&#x201D;
parte,
modo,
in
â&#x20AC;&#x201D;
non die diciamo parte ne lo infinito, non parte de lo infinito possiaino pensar in modo aleuno , die la terra sia parte de lo sole parte de la sustanza , essendo quella iinpartibile bene e ledto dire sustanza de la parte, o pnr meglio .sustanza ne la parie. Cosi come non e ledto dire, parte de 1' anima esser nel braccio, parte de 1' anima esser nel capo , ma la sustanza de la si bene V anima ne la parte , cb* e il capo , parte o ne la parte, elf e il braccio; per die lo essere porzione, parte, membro, ditto, tanto, qua n to , maggiorc, minore, come
ente,
ma
il
si
qnesto
come quello,
,
concordanle
di quello,
questo,
di
diffe-
,
rente e di altre ragioni, die non signibcano imo assolulo , e per6 non si possono riferire a la sustanza , a 1' uno , a 1' ente , ma
per la sustanza e
forme
ne
,
1'
uno
e circa lo ente
,
come commiemente
cosi
;
essere la quantita,
relazione,
qualita,
,
dice
si
come modi
azione
ragioni
,
una sustanza,
circa
passione et
,
altri
uno ente suinmo , nel quale e indifferente P atto da la potenza, il quale pud essere ditto assolutamente, et e tutto quello, die pno essere, e complicata'mente uno , iinmenso , infinito , die comprende tutto lo essere , et e escircostanti geni: lalmente
plicatamente in quest! et atto,
ne
l'
sensibili,
corpi
die veg-giamo in
potenza
in la dislinta
et
Pero voletc,
essi.
die
quello
cb'
e
generato e genera , o sia equivoco o univoco agente , come dicono quei , die volgarmcnte filosofano , e quello , di die si fa Per il cbe la generazione, sempre sono di medesima sustanza. non vi sonara mal ne P orecchio la sentenza di Eraclito, die disse
,
uno,
tutte le cose essere
se tutte le cose
guentemente
quale per la mutabilita ba in
il
e per die tutte le
;
difinizioni
le
tulte
gli
forme sono convegnono,
in esso
,
conse-
e per tanto le
E quello, die fa la lnolne le cose , non e lo ente , non e la cosa , n\a quel, cbe appare , cbe si rappresenta al senso , et e ne la superfide de la cosa. ÂŁ Oltre questo vog-lio, die apprendiate piu Cosi e. J' co. e di questo fondamento capi di epiesta importantissima scienza,
contraditlorie enunciazioni son vcre.
titudine
de
solitlissimo
veritadi
le
voglio, cbe nolia!c_, la
natura
ascende
discende la
a
Lascio, cbe con Platonici,
a
la
cognizion
P unita proccde
a
P il
e secreli
essere una e
produzion di
di
quelle,
de
Prima dunque
natura.
medesima
cose,
le
e cbe
per
scala,
1'
uno
e
e
1'
V
la
quale
intellelto
altra
da
unita, passando per la moltididine di mezzi.
suo
modo
a la moltitudine de
di lc
filosofare
cose,
li
Peripaletici, e molli
come
al
mezzo,
fanno
purissimd atto da uno estremo, e la pnrissima potenza da Paltry; come vogliono altri per certa metafora, con-
precedere
il
286 venir le tenebre e la luce a la costituzione d' iunumerabili gradi figure e colori: a presso i quali, die coneffigie, siderano clui principj e dui principi, soccorreno altri neinici et di forme,
impazienti
poliarchia
tli
,
e fanno concorrere que' doi in uno, che
medesimamente e abisso e tenebra profonda
impenetrable
et
die
,
cliiarezza
,
e luce
volendo
oscurita
,
luce supenia et inaccessible.
Secondo
e disciorsi da die ricorre a le a fin die o per quelle , o lnatematiclie et imaginabili figure , per la similitudine di quelle comprenda 1' essere e la sustanza de le cose , viene ancora a riferire la moltitudine e diversity di specie a una e medesima radice, coine Pifagora, che puose li
considerate 1'
,
imaginazione
1'
intelletto
,
a la quale e congionto
,
liberarsi oltre
,
fuudamento e sustanza puosero le sj)ecie consistenti ne le figure, di tutti il medeshno ceppo e radice intesero il punto, come sustanza e geno universale: e forse la superficie e figure son quelle, che al fine intese Platone peril suo mag no, che intese per il suo parvo, et il punto et atomo e quello , g-emini principj specifici de le cose, i quali poi si riducouo ad One' duuque , che dicono, inio , come ogui dividuo a 1' individuo. 1' uno , vogiiono , che le sustanze jl principio sustanziale esser son , come i numeri gli altri , che intendeno il principio sustanvogiiono le sustanze de J!e cose essere ziale come il punto , come figure; e tutti convegnono con ponere nu principio indiMa miglior e piu puro e il modo di Pitagora , che quel viduo. di Platone ; per che 1' unita e causa e ragione de la individuita e puntalita , et e mi principio piu assoluto et accomodabile a
numeri
priucipj specifici de le cose
unita
1'
di tutti
Platone et
;
altri
,
,
intese
che
;
I'
universo ente.
Ger. Per che Platone, che venne a presso, non fece similmente, ne meglio, che Pitagora? Teo. Per che volse piu tosto, dicendo peggio e con men comodo et appropriato modo , esser stimato maestro , che , dicendo migliormente e meglio , farsi riputar discepolo. Voglio dire
,
che la
che
molto bene
fine
il
veritfi ,
;
de
sua filosofia era piu la propria gloria, che non posso dubitar , che lui sapesse suo modo era appropriato piu a le cose corla
atteso
che
il
porali e corporalmente considerate, e quell' altro
modato ragione
et ,
1'
appropriable a imaginazione ,
queste, 1'
non meuo acco-
che a tutte l'altre,
intelletto
,
1'
una
e
V
altra
che la natura
Ognuno confessara, che non era occolto a fabricare. Platone , che 1' unita e numeri necessariamente esaminano e donano ragione di punto e figure, e non sono esaminati, e non prendeno ragione da figure e punti necessariamente , come la sustanza dhnensionata e corporea dipende da 1' incorporea et individuale; oltre che questa e assoluta da quella, per che la rasapesse
gione di numeri
si
trova senza quella di misura,
ma
quella noi
287 pno essere assoluta da si
qttesta
,
per
clie la
trova sen/a quella di Humeri; pero
1'
ragione di misure non
aritmetica similitudine e
proporzione e pin accomodata , che la geometric?, per guidarne per mezzo tie la moltitudine a la conlcmjdazioue el apprensione elie , per essere unica e radical di quel prhicipio indivisible, siist;mza di tulle cose, non e possibile, cli' abbia un cerlo e determinate nome, e tal dizione , die significhe |>iu toslo positha-
che privativainenle , e pero e stato detto da altri imnlo , da altri unita, da altri infinito , e secoudo varie ragioni siiuili a (pieste. Agginng-i a quel, ch' e detto, che, qiiando I' iutelletto vuol coin-
va giinpUficando quanta) pud; d' una cosa , composizione e moltitudine se ritira, rigettando gli accident! corrottibili, le dimension! , i segui, le figure Cosi la luiiga scrittura a quello , che sottogiace a queste cose. e proiissa orazioue non intendeino, se non per contrazione ad
preudere
V
esseuzia
voglio dire,
da
la
una semplice iutenzioue. L" iulelletto in questo dimostra apertaineute , come ne V unita consista la sustanza de le cose , la quale Credi , clie sarebbe va cercando o in verita, o in similitudine. consumalissiino e perfettissimo geometra quello, the potesse conIraere ad una iutenzioue sola tutte le inlenzioni disperse ne' principj
d'Euclide;
logico
perfettissimo
chi tutte le intenzioni con-
Ouindi e il grado de le intelligenze; per che le iuferiori non possono intendere molte cose, se non con molte specie, similitudini e forme; le superiori intendeno migliormente La prima con poche le altissime con ])Ochissime pen'eltamente. intelligenza in una idea ])erfettissimainente compreude il tutlo ; la traesse ad una.
;
divina mente, e la unita assoluta senza specie alcana e ella meCosi dunque , moiidesimo lo che intende , e lo ch' e inteso.
tando noi a la perfetta cognizione, andiamo coni|)licando la moltitudine, come, discendeiidosi a la produzione de le cose, si va esplicaudo
1"
unita.
11
discenso e da uno ente
ad
infiuiti
indi-
ascenso e da questi a quello. vidui, Per coucbhidere dunque qnesta secouda considerazione, dico, che qtiando aspiriaino, e ne forziamo al principio e sustanza de le e specie
cose,
demo
facciamo
inntimerabili
;
progresso verso
esser gionti al primo ente
lo
1"
jndivisibflita,
et universal
giammai cre-
e
sustanza
,
sin
che
siamo arrivati a quell' uno individuo , in cui tutto si compreude; Ira tanto non pin crcdemo coin])reudere di sustanza e Quindi che sappiamo eoinprendere d" indivisibility. d' essenza, Peripatetici e Platonici infiuiti individui riducono ad una iudii
non
victua ragione di
molte specie,
innuinerabili specie coinpreiulono
che fussero primo volse una cosa; la qual cosa et eufe e compresa da costoro come un nome e dizione , et una logica iutenzioue , et in fine una unita; per che trattando fisicameute poi, uou conosceuo uu principio di realita et essere di sotto determinati geni
dieci
,
quali Archita
determinati geni ad uno ente,
,
288 ch' e,
tutlo quel,
quel
come una intenzione e nome comune
dice e si
si
clie
d' intellclto.
iinbecillita
a tutlo
comprende il che ccrto e accaduto per Terzo devi sap ere , che, essendo la su;
siauza et essere distinto et assoluto da la quantita, e per conseguenza la misura e nuinero non e sustanza, ma circa la sustanza,
uon ente , viamo dire
ma
cosa di ente
la sustanza
,
senza misura
e pero
,
,
avviene
,
essenzialmente
ima
nccessariamente do-
clie
numero
essere senza
et individua in tutte le
e
cose partico-
hanno la sua particularity dal numero, cioe da sono circa la sustanza. Onde clii apprende Poliiimio come Poliiimio , non apprende sustanza parlicolare , ma sustanza nel particolare, e ne le differenze, che son circa quella, la quale ])er esse viene a ponere questo iiomo in numero e moltiQua, come certi accidenti umani fanno tudine sotto una specie. moltiplicazione di questi chiamati iudividui de 1' umanita , cosi certi accidenti animali fanno moltiplicazione di queste specie de
lari,
le quali
cose,
clie
1'
Parimenti
animalita.
certi accidenti vitali
fanno molti])licazione
T Non altrimenti certi accidenti cordi questo animato e viv ente. di corporeita. Similmente certi accimoltiplicazione fanno porei
sussistenza
di
denti
fanno moltiplicazione
In
sustanza.
di
tal
inaniera certi accidenti d' essere fanno moltiplicazione d' entita, Quarto prendi i segni e le verita, unita, ente, vero , uno. verilicazioni
per le quali conchiuder vogliamo,
,
cose tutte
pare
,
iterata
li
contrarj con-
onde non fia difficile al fine iuferire , che le sono uno , come ogni munero , tanto ]>are quanto im-
correre in uno
,
tanto infinito quanto finito
con
il
finito
pone
il
,
si
riduce a
numero , e con
1'
1'
unita
infinito
,
la quale
nega
il
nu-
prenderai da la matematica, le verificazioni da Or quanto a' segni, dile altre facultadi morali e speculative. temi , che cosa e ])iu dissimile a la linea retta , clie il circolo ? Che cosa e ]>iu contrario al retto , che il curvo? Pure nel prin-
mero.
I segni
li
e mininio concordano ; atteso che, come divinamente no<6 , inventor de' pin bei secreti di geometria , qual dili'eOltre renza trovarai tu tra il minimo arco , e la minima eorda ? nel massimo, che dilferenza trovarai tra il circolo infinito e la Non vedete, come il circolo, quanto e pin grande, linea retta?
cipio il
Gusano
approssimando a la rettitudine? ])iti con il suo arco si va Chi e si cieco , che non veda , qualmente 1' arco B B , per esser el' arco C C pifi grande che , pin grande , che 1' arco l' arco 1Âť B , e 1' arco J) D pin che gli altri tie , riguardano ad
tanto
AA
esser parte
nansi
a
significata
maggior circolo, e con questo pin e piu avvicircUifudme de la linea infinita del circolo infinito per ? R.?
la
di
; i
289
UCBA
ABCD
Quivi certamente bisogna dire e credere, die, si come quella linea, ch' e piu grande, secoado la ragione di maggior grandezza, e anco piu retta, siinilmenie la massima di tutte deve essere iu piu di tutte retta, tanto cbe al fine la linea retta vegna ad esser circolo infinito. Ecco dunque, come noil solamente il massimo et il miniino convegnono in uno essere, come altre volte abbiaino dimostrato, ma ancora nel massimo e nel minimo vegnono ad essere uno et indiiferenti li contrarj. Oltre , se ti piace comparare le specie finite al triangolo , per che dal primo finito e primo tenninato tutte le cose finite s' in— tendeno per certa analogia participare la finitudine e la terminasuperlativo infinita
—
zioue come in tutti gem li predicati analogi tutti prendeno il grado et ordine dal primo e massimo di quel geno per tanto cbe il triangolo e la prima figura, la quale non si pud risolvere in altra specie di figura piu sempiice, come per il contrario il quadrangolo si risolve in triangoli , e pero e primo fondamento d' ogni cosa terminata e figurata trovarai, cbe il triangolo, come non si risolve in altra figura, similmenle non pad procedere in
—
:
triangoli, di quai
tre angoli sieno inaggiori o iniuori
, ben cbe quanto a la inagnitudine maggiore e minore , minima e massima. Peri , se poui (in triangolo infinito non dico realmente et assolulamente per cbe i' infinito non ba figura, ma infinito dico per supposizione, e per quanto angolo da luogo a quello, cbe vogliamo dimostrare quello non ara augolo maggiore, die il trian°olo
sieno
varj
e
li
diversi,
di
varie
e
diverse
figure,
—
—
minimo
finito
non solo cbe
,
sciando stare la
li
mezzani
et altro
massimo.
coni])arazionc di figure e figure,
La-
dico di trian-
goli e triangoli, e preudendo angoli et angoli, tutti,
quantuuque
grand! e piecioli , sono eguali , come in questo qtiadro appare, il quale per il diainetro e diviso in tanti triangoli dove si ,vede, cbe non solamente sono uguali gli angoli retti di tre quadrat ma anco tutti gli acuti, che risultano per divisione di :
ABC,
detto diainetro
,
cbe costituisce tanti al doppio triangoli
eguaii angoli:
19
,
tutti
di
290
\
.
291 principio
non dove essere cosa alcmia do
le prineipiate?
Se
cosi
e, obi deve dubitare d' affirniare, die il principio noil e caldo, ne freddo, ma uno mcdesimo del caldo e del freddo? Onde avviene , die mi contrario e principio de 1' altro, e die per6 le trasmutazioni non son circolari, se non per essere 1111 soggetto, mi principio, mi termine, et una continuazione et un concorso de
mio e I' uno ;
miniino
minimo
freddo
son prende il Quiiidi e aperto , die non principio del molo verso il freddo. solo accorrcno tal volta i dui massimi ne la resistenza , e li dui minimi ne la coucordanza , ma etiam il massimo et il minimo per la vicissitudiue di trasmutazione ; onde non senza cagione ne 1' otlima disposizione sogliono temere i medici, nel supremo grado Clii non vede , uno de la felicitu son pin timidi li providi. L' ultimo essere il principio de la corruzioue e generazione ? Non diciamo iusieme, del corrotto non e principio del generato ? Certo , se tolto cpiello, posto questo, era quello, e questo? I>en misuraino , veggiaino, die la corruzioue non e altro, die mia generazione, e la generazione non e altro, die una corru1' amore e un odio , 1' odio e un amore al fine. L' odio zioue i'
altro;
lutto
dal
il
tennine
del
caldo
et
inassiino
il
caiore
si
:
del contrario e amore del couvenicnte ; 1' amor di questo e l'odio In sustanza dunqiie e radice e una medesima cosa di quello. amore et odio , amicizia e lite. Da onde pin comodamente cerca
medico , die dal veleno ? Chi porge megiior teriaca, Una poNe' massimi veneni ottime medicine. Or onde credi , die cio tenza non e di dui contrarj oggetti ? die cosi uno e il principio de 1' essere, sia , se non da quel , come uno e il principio di concepere 1' uno e 1' altro soggetto , e die cosi li contrarj son circa- un soggetto, come sono appresi da uno e medesimo senso ? Lascio, die 1' orbicolare posa nel piano, il concavo s' acqueta e risiede nel convesso, 1' iracondo vive gionto j>iace 1' umile , al supei-bissimo massimamente a al paziente , 1' avaro il Lberale. In couclusione , clii vuol sapere li massimi secreti di natura, riguardi e contemple circa li minimi e massimi Profonda magia e trar il contrario, de li contrarj et oppositi! questo tendeva con dopo aver trovato il punto de V miione. ponendo la privazione, a cui A il pensiero il povero Aristotele, 1'
antidoto
die
la
il
vipera?
A
congionta certa disposizione , come progenitrice , parente e madre de la forma ; ma non vi pote aggiungere. Non lia possuto arrinel geno de I' opposizione, ridie, non discendendo a la specie de la contrariety , non giunse ne fisso gli ocdii al scopo: dal quale erro a tutta passata , dicendo, i contiarj non posser attualniente convenire in soggetto medesimo. Pol. Alta-, rara- e singularulente arete determinato del Ma vi tntto, del massimo, de V ente, del principio, de T uno. varvi
,
per die, fermando
mase inceppato
di
il
maniera,
pie
;
292 veder distinguere de 1' unita, per che trovo un Vaeh soli! Oltre che sento grande augoscia per cfuel, die nel mio marsupio e crumena non vi alloggia pift, che un vedovo soldo. Teo. Ouella unita e tutto, la quale nou e esplicata, non e
Torrei
sotto disfribuzior.e e distinzione di
iu intenderesti forse,
immero ,
e tal singularita, che
ina ch' e complicanle e coinprendente.
Pol. Exemplum! per che a
dire
vero, intendo,
il
ma non
capio.
T e o. Come cante ,
il
deuario e una unita similmente , ma complinon ineno e unita , ma pin complicante , il
il
centeuario
meno che 1' altre, ma molto pin compliOuesto , che ne 1' aritmetica vi propono , devi pifi altaII sommo bene, c semplicemente intenderlo ne le cose tutte.
millenario non e unita cante.
il
sommo
appetibile, la
somma
perfezione, la
somma
beatitudine
Noi ne dilettamo nel colore , ma non in uno esplicato , cpialuncjne sia , ina massime in uno, che complica tutti colori. Ne dilettamo ne la voce, non in una singulare , ma in una complicante , che risulta da V armonia Ne dilettamo in uno sensibile , ma massime in quello, di molte. che comprende in se tutti sensibili , in uno cognoscibile , che comprende ogni cognoscibile , in uno apprensibile , che abbraccia tutto che si puo comprendere , in imo ente , che complette tutto, massime in quello uno , ch' e il tutto istesso. Come tn , Poliinnio , ti dilettaresti pin ne 1' unita di una gemma tanto preziosa, che contravalesse a tutto 1' oro del mondo, che ne la moltitudine di migliaja de le migiiaja di tai soldi, di quali ne hai imo in borsa. Pol. OptimeJ G e r. Eccomi dotto , per che , come chi non intende uno, non intende nulla , cosi , chi intende veramente uno , intende tutto e chi pin s' avvicina a V intelligenza de 1' uno , s' approssima consiste ne
unita
,
P apprension
pin a
D
I'
i
c.
Cosi io
,
che complica
il
tutto.
di tutto.
se ho ben coinpreso
chito da la contemplazione del Teofilo
,
,
mi parto molto fidel
arric-
relatore de la no-
lana filosofia.
Teo. Lodati inhnita
,
sieno
semplicissima
principio et uno!
,
li dei, e magnificata da tutti viventi la unissima , altissima et assolutissima causa,
Errata
Co\ T.
P. 127.
I.
25. nnivcrso
.
— .135. — 37. — 167. — 31. — 181. — del — 196. — che _ 2i2. — 23. E — J45. — appnnto — 254. — 42. — 262. — 44. yo vogliamo sarifizio
I.
.
si
1.
7. si
.
6.
(lira -
T. 4.
II
195
B898W
v.l
377257
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