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PERIODICO SUGLI STILI DI VITA E D’IMPRESA SOSTENIBILI Numero 73 | Anno VIII | Giugno 2018 | www.infosostenibile.it

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ALL'INTERNO > LE CONDIZIONI DEI MARI DEL NOSTRO PIANETA

Giugno

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il mare che non c'è

Primo Piano

Ermanno Olmi

Il cinema saluta il suo poeta Pagina 4


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Numero 73 - Giugno 2018

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Editoriale

Camminare la vita con gli zoccoli Ermanno Olmi e la poesia del quotidiano Da L’albero degli zoccoli a Terra Madre: il primo un film lento, di tre ore, che dipinge i tempi, i silenzi, gli odori, le parole autentiche della vita di semplici contadini della bassa bergamasca; il secondo un film documentario su un evento internazionale che ha visto contadini di tutto il mondo incontrarsi eccezionalmente per preservare un’agricoltura che sta scomparendo, soppiantata da sistemi

di produzione e di consumo di massa. Prima, in mezzo e dopo queste due pietre miliari, una vasta filmografia, che non fa altro che testimoniare la coerenza stilistica e una versatilità e capacità, che rendono impensabile non associare l’epiteto “maestro” al regista Ermanno Olmi. Pochi autori hanno saputo unire e affrontare le istanze di una concezione del rapporto fra uomo

e ambiente, agricoltura, valori tradizionali, in modo così profondamente poetico e con l’unico vero atteggiamento che può stare “dentro” queste tematiche: una ricerca intima, autentica, improntata a cogliere ed “entrare” nei gesti, nei luoghi e nelle persone che la vita contadina l’hanno vissuta, o meglio ancora, a esprimere quei gesti, luoghi e

persone che incarnano e rappresentano essi stessi la vita contadina. Nessuna interpretazione di personaggi, ma l’interpretazione della propria persona e del proprio quotidiano: era questa l’originale, gentilissima ma concreta richiesta che il famoso regista nel 1977, giunto dalla città ai borghi rurali per girare il proprio film, indirizzava agli increduli attori, che altro non furono che attori di se stessi, scelti tra le persone

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PERIODICO SUGLI STILI DI VITA E D’IMPRESA SOSTENIBILI Registrazione: Tribunale di Bergamo N. 25/10 del 04/10/2010 Registro stampa periodici Chiuso in redazione 01 Giugno 2018

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“Il maestro Olmi ha saputo innalzare al rango di opera d’arte universale una realtà tanto dura quanto intrisa di profonda umanità”

del posto, ricercando quei tratti, volti e atteggiamenti che potevano esprimere al meglio la realtà contadina, così come effettivamente era. Ispirandosi direttamente ai racconti e ai luoghi vissuti durante la propria infanzia, il regista tornò nelle campagne della bassa per trovare quell’autenticità di uno stile - e di una concezione - di vita, di un atteggiamento di sacrificio e dedizione alla natura,

al lavoro, alla terra, immortalandolo su una pellicola che meritoriamente ha raggiunto i massimi riconoscimenti, tra i quali la Palma d’Oro e il Premio della giuria ecumenica al Festival internazionale del Cinema di Cannes nel 1978 e il David di Donatello nel 1979, per citarne alcuni. Solo il genio e la capacità di un grande regista poteva innalzare al rango di opera d’arte universale la semplice rappresentazione e

umile celebrazione di uno spaccato di vita reale, che ha l’intero mondo contadino come protagonista e non come mera ambientazione o comparsa. Oltre alla portata innovativa del film L’albero degli zoccoli nella storia della cinematografia, a noi resta il valore incommensurabile della coerenza personale di tutta una vita spesa a indagare come quei

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valori, ritmi, tradizioni che scompaiono di fronte allo scorrere del tempo, possano invece rimanere parte importante e patrimonio unico di una storia, di una cultura e di una sensibilità, che ancora ci appartiene, ma che inesorabilmente ci sfugge, senza riuscire più a riconoscerla, a fermarla, a osservarla e gustarla. Lo stupore per l’arrivo dei pomodori maturi due o tre settimane prima di tutti gli altri, grazie alla dolce saggezza di nonno Anselmo, oppure l’umanissima disarmante preghiera per la guarigione della mucca da parte della vedova Runk, o ancora il delicato rispettoso corteggiamento dei due innamorati, per non parlare dell’amaro e impietoso finale. Scene oggi quasi improponibili e incomprensibili, per l’abitudine a una frenesia e un cinismo di una vita sempre di corsa e priva di poesia, di spontaneità, di gentilezza, di profonda semplicità. Scene che per essere comprese e apprezzate richiederebbero prima un impegnativo diploma rilasciato da una sempre più lontana e introvabile scuola di saggezza, ormai dispersa nelle nebbie della modernità, raggiungibile soltanto attraverso una lunga strada sterrata da percorrere ogni giorno, con ai piedi solo un paio di preziosi zoccoli. Diego Moratti

Hanno collaborato a questo numero:

Silvia Cesana, Gianluca Zanardi, Ilaria Beretta, Arianna Corti, Cristina Cireddu, Laura Spataro, Livia Salvi, Michela Offredi, Erica Balduzzi, Michele Visini, Rossana Madaschi, Vera Zanchi, Andrea Emilio Orsi, Simonetta Rinaldi, Cinzia Terruzzi

Recapiti Redazione: Via G. Zanchi, 22 24126 Bergamo Tel. +39 035 0514318 redazione@infosostenibile.it

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Sommario 18

Le sfide ambientali della Regione Lombardia

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Festival dell’Ambiente di Bergamo: il fotoracconto

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Arte in mostra: Mostre in Lombardia e non solo

Attualità PRIMO PIANO 4......... Ermanno Olmi, cantore degli umili e delle piccole cose SPECIALE MARE 6......... Sale la febbre dell’oceano 8......... Un mare di Bandiere Blu 10......... Che vita di plastica… 12......... L’adorabile Polpo Dumbo 13......... The adorable Dumbo Octopus

Green economy 4......... 1 15......... 16......... 18.........

Il clima come fondamento del progetto Sangalli S.p.A. Rendicontazione trasparente Le sfide ambientali della Regione Lombardia

BergamoSOStenibile 20......... 22........ 24......... 26......... 27......... 28......... 29......... 30......... 31......... 32.........

Il Festival dell’Ambiente 2018 raccontato per immagini Verso una legge regionale per l’economia sociale e solidale Il Forno delle Bontà, 60 anni di gusto e qualità Dal campo alla mensa «Tierra» in vista! Mondo latte e dintorni Mangio locale, penso universale (Ri)conoscere lo stress per riuscire a gestirlo La ricarica perfetta Acqua di Valore

BresciaSOStenibile

34......... Feralpi Siderurgica si aggiudica il premio EMAS Italia 2018 35......... Ri-vesti il mondo di Valore 36......... A Bi Book riporta aria di cultura nel centro di Brescia

CremonaSOStenibile

37......... Cremona, tutto ciò che FAI

Stili di vita SOCIETÀ 38......... L’estate lombarda all’insegna dell’arte 39......... Quanti abiti nell’armadio! 40......... Oceania ALIMENTAZIONE & SALUTE 41......... Abbronzati? Sì… ma con giudizio! 42......... La porzione quotidiana del benessere 43......... Frutta e verdura di stagione > Limone e Pomodoro 43......... Le ricette > Merluzzo al limone e zenzero / Passata di pomodoro APPUNTAMENTI DAL TERRITORIO............................. 44 I PUNTI DI DISTRIBUZIONE DI infoSOS...................... 46


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Primo Piano

Ermanno Olmi, cantore degli umili e d

Lo storico e critico del cinema Raffaele De Berti ricorda il celebre regista ber La sua unicità: quella di un cinema umanista

Il 7 maggio 2018 ci ha lasciati un grande regista e uomo di cultura, Ermanno Olmi. Un uomo che seppe restare umile, proprio come i soggetti che amava portare nelle sue opere. I suoi non sono solo film, bensì esperienze estetiche di rilievo e dall’impostazione poetica, tant’è che qualcuno si è spinto persino a dire che “L’albero degli zoccoli” – film con cui il regista conquistò Cannes nel 1978 e che proprio quest’anno festeggia i suoi 40 anni – è il “poema epico dei Bergamaschi”. L’unicità di Olmi è stata dopotutto quella di saper trasformare in cinema un mondo assolutamente poverissimo che, a prima vista, non considereremmo mai degno della settima arte. Raccontare i grandi avveni-

menti della storia è facile, meno facile forse conferire dignità artistica a soggetti assolutamente umili, assolutamente comuni, senza apparenti tratti distintivi, soggetti “della vita di tutti i giorni”, ma non certo privi di valori autentici. Anzi, l’autenticità è forse l’aspetto che più colpisce dei contadini e degli operai che Olmi porta sul grande schermo. La loro spontaneità, a volte persino

ingenuità, e la dedizione al lavoro e alla famiglia, la loro capacità di accettare e resistere alla sofferenza, è ciò che in qualche modo li eleva al rango di eroi. Raffaele De Berti, docente di Storia e Critica del Cinema e Cinematografia Documentaria all’Università degli Studi di Milano, ci aiuta a tratteggiare il lascito di Olmi e l’impatto che ha avuto nel mondo culturale italiano.

Professore, che tipo di vuoto lascia Ermanno Olmi nel cinema italiano (e non solo)? Perché sarà doveroso perpetuarne la memoria? Olmi ci lascia in eredità un metodo, un particolare modo di concepire la settima arte, un rigore di temi. Ermanno Olmi era, dopotutto, un uomo di cinema ma anche uomo nel senso pieno della parola, una persona modello. Si

distinse sempre per la sua attenzione agli altri e a un cinema fatto essenzialmente per raccontare e celebrare le persone semplici, umili, persone che non hanno fatto la storia, ma che per questo non sono meno degne di essere immortalate. Attraverso l’arte del cinema, Olmi dà loro una voce, un ruolo nella storia, le valorizza. In Olmi c’è l’attenzione costante agli uomini e all’umanità, anche


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delle piccole cose

rgamasco recentemente scomparso

Ebbene, questa sua attenzione alla persona è riscontrabile già nei suoi primissimi lavori? Certo che sì. Le sue prime esperienze alla Edison-Volta, società che gli commissionò la realizzazione di una serie di documentari per raccontare le produzioni industriali e la vita lavorativa degli operai del gruppo, sono proprio questo: un cinema umanista. È vero che in essi Olmi riprende il lavoro e le macchine, ma non tralascia mai il lato umano, difatti la sua macchina da presa segue i lavoratori che riparano i cavi in alta montagna o i guardiani che vigilano sulla diga. Quindi già agli esordi Olmi era un regista poetico? Certamente sì, senza dubbio. Pensiamo a un documentario di quelli della Edison-Volta come “La pattuglia del Passo San Giacomo” del 1954: lì si dischiude in tutta la sua chiarezza l’attenzione del regista bergamasco per i particolari, le piccole cose. Alla fine del cortometraggio ci trasmette la magia di una lampadina che, grazie appunto agli impianti della Edison, si illumina in una vetrina di uno sperduto paese di montagna, catturando l’attenzione di un bambino in cammino nel buio della notte. È il cinema dei piccoli gesti e non delle grandi messe in scena: “la piccola forma”, per usare un’espressione del filosofo francese Gilles Deleuze. Questo è ciò che distingue nettamente Olmi dal resto della produzione documentaristica degli anni Cinquanta. Fin dall’inizio dunque notiamo in lui una marca sua propria, un’originalità, una produzione autoriale che non è mai d’occasione, come confermano anche le figure professionali di cui amava circondarsi: una di queste era il montatore, poi noto giornalista sportivo, Giampiero Viola. Alcuni definiscono Olmi un post-neorealista. Lei è d’accordo? Attribuire delle etichette non è

mai facile. Certamente il regista eredita l’esperienza neorealista, difatti – pur essendo un autore, come abbiamo detto, molto forte e originale – fu sicuramente influenzato da Roberto Rossellini. Tra l’altro Rossellini partecipò a dei progetti prodotti dalla società dello stesso Olmi, la “22 dicembre”, che il regista bergamasco fondò con alcuni soci dopo aver chiuso l’esperienza alla Edison-Volta. Quindi, tornando alla domanda iniziale, va bene definirlo post-neorealista, ma con cautela: dopotutto, il Neorealismo della seconda metà degli anni Quaranta non ha nulla a che vedere con il cinema anni Sessanta. Si parla di post-neorealismo per affinità di temi con il passato, anche se le esperienze restano distinte. Infatti Olmi rimase profondamente ancorato alla propria esperienza personale e alla propria terra natia. Uno dei suoi primi film di finzione, “Il posto” (1961) porta sullo schermo le esperienze di due giovani che, per motivi di lavoro, si inurbano, si modernizzano, passando dall’hinterland alla città. Così Olmi fotografa un cambiamento realmente avvenuto nella società del Nord Italia negli anni del boom economico: chi prima abitava nelle cascine, negli anni del benessere emigrò in città trovando lavoro come operaio o impiegato. Il film prende atto della nascita nella società italiana di due fenomeni: quello dei colletti bianchi (la piccola borghesia) e quello del pendolarismo. I ragazzi del film non sono altro che i discendenti degli umili contadini celebrati nella pellicola “L’albero degli zoccoli”. A proposito di quest’ultimo film, tra i più noti del regista, possiamo dire che rappresenti l’apice della sua produzione cinematografica? Certamente “L’albero degli zoccoli” riassume in sé tutte le caratteristiche del cinema “olmiano” ed è una testimonianza di indiscusso valore. Però non sarebbe corretto ridurre Olmi solo a questo, pensiamo anche ai film successivi. “Il mestiere delle armi”, del 2001, un grande film in costume sugli ultimi gior-

ni di vita di Giovanni delle Bande Nere: Olmi restituisce allo spettatore una dimensione storica in una ricostruzione ammirabile. O ancora: “La leggenda del santo bevitore”, anno 1988, ripreso dall’opera autobiografica di Joseph Roth. Olmi era questo: un regista colto, versatile, eclettico che sapeva passare dalle cascine della pianura lombarda, dalle piccole e umili vicissitudini quotidiane, ai fatti della grande Storia, e non ebbe nemmeno paura di confrontarsi con soggetti letterari. Anche questo contribuisce a fare di lui un unicum. Già agli inizi del suo mestiere, dopotutto, si era cimentato nella messa in scena di un’opera leopardiana: “Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggiere”, uno dei suoi primi corti, risalente al 1954. Con "L’albero degli zoccoli" Olmi fa qualcosa di importante: riprende, e in questo modo conserva e salva, una cultura contadina millenaria di cui si rischiava la perdita dovuta alla frenetica industrializzazione e modernità del XX secolo. Un’operazione a lui cara, che ritroviamo in un altro suo lavoro, di parecchi anni successivo. Quale? Il documentario “Terra Madre”, sull’omonimo forum mondiale tenutosi a Torino nel 2006 su iniziativa del fondatore di Slow Food Carlo Petrini. Per l’occasione si presentarono oltre 5000 contadini e pastori da 150 paesi diversi, ognuno con la propria cultura, e il regista ne ricavò un film, uscito nel 2009, che divenne anche manifesto politico delle comunità agricole nel mondo. Ciò che si ricorda ne "L’albero degli zoccoli" rimane profondamente attuale: la rivalutazione della cultura contadina e della terra, nella sua accezione benevola e materna, e la genuinità del lavoro agricolo sono temi che ritornano anche in questo successivo lavoro. Si pensi poi a quanto Expo 2015 abbia rilanciato questi concetti. Quel mondo di fine Ottocento che stava scomparendo potrebbe ritornare in modi diversi, con diversi obiettivi: ed ecco Terra Madre, che si potrebbe considerare una

L’albero degli zoccoli 1978-2018 Anche se si tratta di una filmografia molto parziale, si consiglia la visione dei film citati nel corso dell’intervista per cogliere appieno lo spessore e il valore di un regista come Ermanno Olmi. Non si può però prescindere dal suo capolavoro, “L’albero degli zoccoli”, che trionfò alla trentunesima edizione del Festival di Cannes nel 1978, aggiudicandosi la Palma d’Oro. Per il 40° anniversario del film è stato costituito un coordinamento che fa capo ad alcuni comuni della bassa bergamasca, dove sono state girate la maggior parte delle scene. Quest’anno la pellicola è stata ricordata con un ciclo di conferenze. Le prossime due si terranno: a Calcinate il 9 giugno alle 17.30, presso la Sala della Comunità in Piazza Chiesa, dove si parlerà di “Comunicazione e dialetto bergamasco”; “Alimentazione e agricoltura” sarà invece il focus tematico dell’incontro di Mornico al Serio, previsto per sabato 23 giugno, sempre alle 17.30, in via Castello 55, durante la Festa sull’Aia. Per tutte le informazioni e l’aggiornamento sugli eventi dedicati al film si veda il sito www.bassabergamascaorientale.it

sorta di “sequel” – ma in versione documentaristica – del film del 1978. Ma esistono registi contemporanei che, in qualche modo, si rifanno a Olmi? Certamente Olmi ha influenzato una generazione di registi, passati attraverso l’esperienza della scuola da lui fondata a Bassano del Grappa: Ipotesi Cinema. Si trattava però per lo più di un progetto più che di una scuola, perché Olmi e i suoi collaboratori furono dei maestri nel senso pieno del termine. Insegnarono attraverso l’esperienza, piuttosto che trasmettere nozioni didascaliche. Ermanno Olmi però resta un regista dalla cifra stilistica unica, che finora non è stata replicata. Come lo preferisce ricordare? Io lo associo molto a Carlo Maria Martini, me lo immagino così: accanto a lui. Al cardinale dedicò il suo ultimo documentario, intitolato: “Vedete, sono uno di voi”, uscito lo scorso anno. Io li ritengo molto simili, per l’attenzione rivolta agli altri e per il coraggio e

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quella più povera. Per questo parlerei senza problemi, nel suo caso, di cinema umanista.

Raffaele De Berti, docente all’Università Statale di Milano, lo scorso febbraio con un intervento a Treviglio sulla figura di Ermanno Olmi ha inaugurato le celebrazioni del quarantennale del film “L’albero degli zoccoli”

la forza dimostrati nel proseguire i rispettivi lavori, nonostante la sofferenza. Lorenzo Dell’Onore


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SPECIALE MARE

Sale la febbre dell’oceano

Surriscaldamento e gas serra non sono un problema solo per l’atmosfera A soffrirne sono soprattutto gli oceani, la cui cartella clinica rivela un malat

Al mare sta «salendo la febbre» da almeno 30 anni e il paziente dicono gli esperti - non dà segni di miglioramento. Anzi, secondo gli studi dell’organizzazione non governativa «Unione internazionale per la conservazione della natura» (Iucn), che si occupa di ambiente a livello globale, il 93 per cento del calore provocato dal fatidico effetto serra a partire dal 1955 è finito proprio negli oceani che si dimostrano dunque tra le prime vittime del cambiamento climatico. A finire nella nostra acqua sono soprattutto i «gas serra»: anidride carbonica, metano e azoto vengono rilasciati quando bruciamo benzina o legname e inquinano sia l’atmosfera sia cosa meno nota - gli oceani. Il risultato è che l’aria che respiriamo è più calda (e gli inverni più miti) ma aumenta anche la

temperatura dell’acqua marina, con gravi conseguenze sia per l’uomo sia per piante e animali acquatici. Per far capire meglio il problema l’oceanografo della National oceanic and atmospheric administration Gregory Johnson ha spiegato al New York Times che è come se tra il 1971 e il 2010 i mari avessero assorbito l’energia di 140 miliardi di asciugacapelli rimasti accesi per 39 anni!

La valvola di sicurezza sta per scoppiare In questo periodo l’oceano ha immagazzinato nelle sue acque la maggior parte dell’energia provocata dall’inquinamento, assorbendo molto più calore rispetto all’atmosfera e mettendo di fatto in salvo i continenti da un rapidissimo cambiamento

climatico: senza gli oceani - dicono sempre i dati - nello scorso secolo il termometro della Terra sarebbe salito di 36 °C invece che di un grado. Questa valvola di sicurezza però potrebbe non funzionare per sempre, come dimostrano gli ultimi anni di «caldo record», durante i quali i mari sono stati costretti a rilasciare l’anidride carbonica accumulata perché la loro superficie era veramente troppo calda per non evaporare. Un’eccezione che - con il surriscaldamento progressivo delle profondità del mare - potrebbe diventare la regola. Nell’emisfero meridionale, le acque bollenti contribuiscono già allo scioglimento dei ghiacci dell’Antartide che a loro volta causano l’innalzamento del livello delle acque globale. Proprio a causa di questo fenomeno circa il 7 per cento della

popolazione mondiale (soprattutto in Cina, India, Bangladesh, Vietnam e Indonesia) rischia di vedere la propria casa sprofondare nel mare; mentre per i prossimi 2000 anni si prevede che almeno 136 dei luoghi dichiarati patrimonio dell’umanità verranno sommersi, secondo quanto stabilito da un istituto di Potsdam (Germania).

Il caldo nemico di pesci e coralli Ma non è finita qui: il caldo delle acque favorirà la nascita di fenomeni atmosferici distruttivi come tempeste e cicloni di cui abbiamo già chiare avvisaglie. Per lo stesso motivo si teme per la salute dei plancton, i microrganismi di cui si cibano pesci e uccelli marini e che sono alla base della catena alimen-

tare, che stanno letteralmente scappando dall’equatore dove fa troppo caldo. La loro fuga sta restringendo le zone di pesca e questo è un problema serio per l’alimentazione di miliardi di persone, tanto che si prevede che nel Sud-Est asiatico la pesca sia destinata a diminuire di un terzo entro il 2050, proprio quando servirà più cibo perché la popolazione mondiale toccherà quota 9 miliardi. Già oggi nel Pacifico esistono oltre 400 «zone morte», prive cioè di forme di vita e questo numero potrebbe aumentare entro il 2030, soprattutto perché nelle acque ci sarà sempre meno ossigeno. A causa dell’innalzamento del termometro subacqueo, infatti, l’H2O rimane nella parte superiore degli oceani senza distribuirsi negli strati in profondità, togliendo nutrimento alle specie marine che


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to grave da curare in fretta

“Se governi e istituzioni non correranno subito ai ripari, entro la fine del secolo gli oceani, più caldi di 4 gradi, potrebbero addirittura sciogliere le riserve di metano congelato sui fondali, liberando un gas a effetto serra potentissimo”

abitano ai piani bassi. Secondo gli studi, tra il 1960 e il 2010 gli oceani hanno perso il 2 per cento del loro ossigeno e a respirare a fatica sono soprattutto le acque dell’Artico e le parti settentrionali dell’oceano Indiano. Se diminuisce l’ossigeno, aumenta però l’anidride carbonica che nelle acque del pianeta ha raggiunto livelli da record. Qui il gas sta cambiando la composizione molecolare dell’acqua marina, arricchendola di ioni di idrogeno che rendono le acque più acide e dunque più inospitali per alghe e crostacei.

Cambiare stile di vita Insomma, la cartella clinica del mare del pianeta rivela un malato grave che va curato al più presto per evitare l’apocalisse. Se governi e istituzioni non cor-

“Senza gli oceani nello scorso secolo il termometro della Terra sarebbe salito di 36 °C invece che di un grado” reranno subito ai ripari, entro la fine del secolo gli oceani, più caldi di 4 gradi, potrebbero addirittura sciogliere le riserve di metano congelato sui fondali, liberando un gas a effetto serra potentissimo. Non a caso Inger Andersen, direttrice dell’Iucn, ha definito il problema degli oceani «la più grande sfida nascosta della nostra generazione». Come cambiare le cose? A parole ci hanno provato tutti i Paesi del mondo fin dal 1992 quando - in una conferenza a Rio de Janeiro - firmarono un trattato sulla con-

servazione della biodiversità per ridurre al minimo il surriscaldamento degli oceani. Gli stessi obbiettivi sono stati ribaditi dieci anni dopo a Johannesburg; poi ancora il Gruppo di lavoro sul cambiamento climatico e le Nazioni Unite hanno fissato per il 2015 la data massima per cambiare le cose. Sfortunatamente così non è stato e nel dicembre di tre anni fa, i grandi del mondo si sono ritrovati a Parigi per una conferenza sul clima: alla fine hanno firmato un accordo per limitare l’aumento di temperatura a 2°C rispetto al clima “naturale” della Terra dal quale però gli Stati Uniti si sono già tolti (anche se forse non in modo definitivo). L’impegno è enorme e significa che bisognerà immediatamente produrre energia senza rilasciare più neanche un grammo di anidri-

de carbonica. Per cambiare le cose - gli esperti concordano serve l’impegno di tutti: bisogna cambiare stile di vita, lanciarsi in pratiche di sostenibilità a livello

di aziende, associazioni oppure semplicemente come singoli cittadini. Ilaria Beretta


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SPECIALE MARE

Un mare di Bandiere Blu

Aumentano le località premiate dalla Fondazione per l'Educazione Ambienta Sono 175 comuni e 368 spiagge ad aggiudicarsi la Bandiera Blu 2018. Arriva puntuale prima delle vacanze, come ogni anno da ormai oltre 30 anni, l'elenco delle spiagge che si aggiudicano il riconoscimento internazionale assegnato dalla Fondazione per l'Educazione Ambientale, che per tanti turisti è ormai garanzia di qualità delle acque. Non si tratta però semplicemente di un premio per il mare più pulito o la spiaggia più bella. Bandiera Blu è un eco-label, ovvero un marchio di qualità ecologica riconosciuto a livello mondiale assegnato alle località turistiche balneari, marine e lacustri, che ne facciano domanda e che rispettino stringenti criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio. Obiettivo principale dell'iniziativa è infatti quello di indirizzare la politica di gestione locale delle località rivierasche, che d'estate vedono il moltiplicarsi delle presenze, verso un processo di sostenibilità ambientale.

Bandiera Blu: cos'è e come si ottiene Il Programma Bandiera Blu è un marchio internazionale per la certificazione della qualità ambientale e del turismo sostenibile nelle località rivierasche marine e lacustri. Istituito in Europa nel 1987, Anno europeo dell’Ambiente, si è poi esteso a 49 Paesi di tutto il mondo grazie al supporto e alla partecipazione dell'UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e dell'Unwto,

“Bandiera Blu è un marchio di qualità ecologica assegnato alle località turistiche balneari che rispettano stringenti criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio” l'Organizzazione Mondiale del Turismo. Il programma Bandiera Blu è condotto dalla Fee, la Fondazione per l'Educazione Ambientale, organizzazione internazionale non governativa e

no-profit fondata nel 1981 con l'obiettivo di promuovere la diffusione delle buone pratiche per la sostenibilità, attraverso attività di educazione e formazione. La finalità del Programma Bandiera Blu è proprio quella di sensibilizzare le località turistiche rivierasche e i turisti a una gestione e fruizione sostenibile del territorio e dell'ecosistema marino o lacustre. I criteri per l'ottenimento del riconoscimento sono periodicamente aggiornati per incentivare il miglioramento costante della gestione del territorio e delle pratiche di salvaguardia dell’ambiente. Il riconoscimento viene assegnato, alle spiagge


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ale. Liguria, Toscana e Campania sul podio di visite di controllo per verificare la conformità ai criteri stabiliti dal Programma. La Bandiera Blu ha valore solo per l’anno nel quale viene assegnata e può essere rimossa in qualsiasi momento se si dovessero concretizzare i presupposti per tale provvedimento.

Bandiere Blu 2018

che ne facciano richiesta, da una Commissione di Giuria all’interno della quale sono presenti rappresentanti di enti istituzionali quali Presidenza del Consiglio-Dipartimento del Turismo, Ministero delle Attività Agricole e Forestali, Comando Generale delle Capitanerie di Porto, Enea - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, Ispra – Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Coordinamento Assessorati al Turismo delle Regioni, Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico e Sostenibile dell'Università della Tuscia, nonché da organismi

privati, quali Sezione Salvamento della Federazione Nazionale Nuoto, Sindacati Balneari SIB, Confcommercio e Federazione Italiana Imprese Balneari Confesercenti. I siti saranno poi oggetto di verifiche in loco da parte della FEE e di soggetti istituzionali, quali il Comando Carabinieri per la tutela dell’ambiente e il Corpo delle Capitanerie di Porto.

I criteri per ottenere il riconoscimento Sono 32 i requisiti da rispettare per poter ottenere il marchio Bandiera Blu, aggiornati periodicamente per spingere le località

rivierasche a migliorarsi di anno in anno. La qualità delle acque di balneazione è il criterio imperativo: solo le località le cui acque siano risultate eccellenti nella stagione precedente possono presentare la candidatura e non vengono prese in considerazione località che non abbiano almeno l’80% dell’allaccio in fognatura delle acque reflue dell’intero territorio. Esiste poi una percentuale minima di raccolta differenziata per l’accesso alle valutazioni e una serie di altri parametri, quali la regolamentazione del traffico veicolare, la presenza di aree pedonali, piste ciclabili, parcheggi decentrati e bus – navetta, la

“Sono 32 i requisiti da rispettare per poter ottenere il marchio Bandiera Blu, aggiornati periodicamente per spingere le località rivierasche a migliorarsi di anno in anno” cura dell’arredo e il decoro urbano, l'accessibilità, la sicurezza e i servizi in spiaggia. Nel corso della stagione estiva tutte le località Bandiera Blu sono oggetto

Cresce il numero delle Bandiere Blu assegnate nel nostro Paese per questa trentaduesima edizione: salgono da 163 a 175 (fonte: Corriere della Sera e Repubblica) i comuni premiati, per un totale di 368 spiagge, circa il 10% di quelle premiate su scala mondiale. La Liguria resta in testa al podio con 27 Comuni insigniti, seguita dalla Toscana che conferma i 19 dello scorso anno e dalla Campania che, con 18 comuni premiati, prende il posto delle Marche. La Puglia raggiunge 14 bandiere, 13 la Sardegna, 9 Abruzzo e Calabria. Veneto e Lazio confermano 8 bandiere; l'Emilia Romagna raggiunge quota 7 e la Sicilia scende a 6. La Basilicata sale a 4 e il Friuli Venezia Giulia conferma le 2 bandiere del 2017. Il Molise scende a 1 bandiera. La valutazione generale per l'assegnazione della Bandiera Blu è talmente ampia da portare a un’apparente sotto rappresentazione di alcune Regioni che dispongono di infinite ricchezze marine, come le Isole. Ma per l'ottenimento del riconoscimento, le acque cristalline e le spiagge da sogno sono solo il punto di partenza e non di arrivo, perché la politica della Bandiera Blu è una politica di inclusione e non di esclusione, né di esclusività, che mira al coinvolgimento dei territori e delle amministrazioni e alla responsabilizzazione dei turisti. A migliorare quest’anno è anche la situazione degli approdi turistici, che passano a 70 e delle località lacustri che passano 16. Si dice soddisfatto il Presidente della Fee Italia Claudio Mazza che sottolinea come, per garantire un equilibrio tra fruizione e tutela del patrimonio ambientale il turismo non possa che essere sostenibile. Ora non ci resta che aspettare le vacanze! Arianna Corti


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SPECIALE MARE

Che vita di plastica… Ormai, nuotiamo in oceani di plastica

…ogni anno, oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani

Quasi ogni nostra azione comporta l’utilizzo - e il conseguente smaltimento - di plastica, poiché quasi ogni cosa che utilizziamo è costruita in plastica o protetta da un imballo di plastica. E si parla veramente di ogni cosa: dallo shampoo allo spazzolino, dalle brioche all’acqua, dai cappelli alle scarpe, dagli occhiali ai braccialetti, dalle biro ai dispositivi elettronici. Certo, ogni cosa ha una propria “vita”, più o meno estesa; però, altrettanto, ogni cosa richiede di essere eliminata e smaltita e, sovente, riciclata. Tutti noi siamo oramai a conoscenza dei progressi raggiunti sulla strada della sostenibilità: dal fatto che dalle bottiglie si producano fibre per capi di abbigliamento, al fatto che il riuso degli oggetti stessi, al di là dei materiali, eviti alcuni sprechi etc. Ma è

davvero così sostenibile questa “vita di plastica”?

Un colpo d’occhio I rapporti dicono di no. Tant’è vero che, giornalmente, vengono forniti dati allarmanti su ciò che realmente accade nel globo terracqueo: questi rapporti danno la misura della vera e propria invasione della plastica, oltre a rammentare la costante espansione della Great Pacific Garbage Patch - un’enorme isola di rifiuti di plastica, coagulatasi negli ultimi cinquant’anni in mezzo all’Oceano Pacifico, e di cui l’estensione è stimata oggi in un decimo dell’area complessiva dell’oceano stesso - e del suo “arcipelago” esteso anche al Mar Mediterraneo. La “capillare” diffusione di microplastiche all’interno dei mari è causata

tanto dai lavaggi degli indumenti quanto dalle degradazioni delle plastiche galleggianti e la sua entrata nella catena alimentare attraverso l’ingestione delle microplastiche da parte della fauna marina, che poi finisce sulle nostre tavole. Inoltre, si pone l’accento su un vero e proprio soffocamento degli oceani: un documento del Programma ambientale delle Nazioni Unite dichiara che - mantenendo gli attuali ritmi di produzione, in costante incremento - la massa della plastica riversata negli oceani, nel 2050, supererà quella di tutti i pesci che è, invece, in costante decremento. Una dichiarazione molto forte. Sostenuta, purtroppo, dai dati: basti pensare che la massa delle microplastiche - pari a circa l’8 per cento della massa totale delle plastiche galleggianti - sor-

passa, ormai, il chilogrammo per chilometro quadrato; Greenpeace sottolinea peraltro che queste microplastiche non chiedono il permesso per invadere nemmeno le aree marine protette, che, a loro volta, raccolgono decine di migliaia di pezzi di plastica galleggianti.

Un colpo di mano Risulta evidente la necessità di una revisione degli stili di vita. Naturalmente, dare un freno a questo circolo - o ricircolo - vizioso è molto difficile. Però, se vogliamo, possiamo esercitarci ogni giorno al riciclo e al riuso: ognuno, individualmente, sia capace di prestare attenzione ad acquisti, utilizzi e smaltimenti; di renderli sostenibili e poi di diffondere buone abitudini. Nel concreto, oltre a premere sui

“La massa della plastica riversata negli oceani, nel 2050, supererà quella di tutti i pesci che è, invece, in costante decremento” produttori di plastiche e oggi in plastica per allertarli sui pericoli di questi palesi squilibri ambientali e spingerli a un drastico cambio di rotta, è indispensabile adottare da parte di noi consumatori modalità di consumo consapevoli e accorte riguardo l’uso dei prodotti usa e getta in primis e, contemporaneamente insieme, al riuso di tutti gli oggetti che lo consentono. Andrea Emilio Orsi



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SPECIALE MARE

ANIMALI DAL MONDO L’adorabile Polpo Dumbo Dagli abissi dell’oceano ecco l’esemplare con le orecchie dell’elefantino Disney più famoso del mondo Uno dei più bei film della Pixar raccontava le vicende di Nemo, il pesce pagliaccio con la pinna atrofica, smarritosi nell’Oceano Pacifico. Si allontanò dalla barriera corallina per una sfida lanciata dagli amichetti di scuola: avrebbe vinto chi più si sarebbe avvicinato al “motoschifo”, così chiamavano il roboante mezzo degli umani, il motoscafo. Nella compagnia di piccoli c’era anche Perla, una graziosa polipetta rosa dai grandi occhi azzurri. Dal corpicino gelatinoso le spuntavano un paio di orecchiette che non si è soliti vedere sulla testa di un polipo. La verità è che Perla non era una graziosa polipetta rosa qualunque, bensì un esemplare di polpo Dumbo. Appartenente alla famiglia Opisthoteuthidae, vive negli abissi degli oceani, soprattutto al largo della California, a tre o quattro mila metri di profondità; a volte si spinge fino a settemila metri. È un polpo dall'aspetto insolito, perché ha una forma appiattita e con tentacoli più corti. Oltre la metà di ognuno degli otto tentacoli è rivestito da una membrana, che favorisce il movimento. Non solo: il polpo Dumbo usa i tentacoli per creare delle correnti che spingono le prede verso la sua bocca. Si nutre per lo più di crostacei, vermi e molluschi bivalvi. Il corpicino gelatinoso misura circa diciotto centimetri di diametro e si muove sfruttando le correnti per sprecare la minor energia possibile, tranne quando deve scappare dai predatori; allora si apre come un paracadute e fa uno scatto repentino. La livrea non è molto variabile, come invece per altre specie a lui vicine: solitamente è rosato-

rossa oppure gialla. Inoltre, è non è provvisto di sacca dell’inchiostro, anche se - vale la pena ricordare questa svista la Perla della Pixar si inchiostrò addosso per la paura quando fu il suo turno di avvicinarsi al “motoschifo”. La sua peculiarità, comunque, sono le orecchie da elefantino, da cui il nome polpo Dumbo con cui è conosciuto dai più. Esse sono in realtà delle pinne che lo agevolano nei movimenti. Solo di recente gli scienziati sono riusciti a filmare la nascita di un polpo Dumbo: quel che si è scoperto è che un neonato somiglia già a un esemplare adulto, è completamente formato e presenta già le due grandi orecchie-pinne, che hanno permesso ai ricercatori di riconoscere immediatamente la specie. Addirittura, la ricerca ha rivelato che il sacco vitellino interno di cui è dotato, appena venuto al mondo, gli permette di avere un po' di nutrimento prima di iniziare a procacciarsi il cibo da solo. Sulla scelta del nome scientifico, pare non ci siano consensi unanimi: alcuni articoli indicano Grimpoteuthis bathynectes, altri Opisthoteuthis california-

“È un polpo dall'aspetto insolito, perché ha una forma appiattita e con tentacoli più corti” na. Poco dopo la sua scoperta nel 2005, la biologa marina Stephanie Bush della Monterey Bay Aquarium Research Institute è stata incaricata di trovargli

un nome ufficiale: per un po’ si è ipotizzato di chiamarlo Opisthotheusis Adorabilis, per via del suo adorabile aspetto, appunto. E come darle torto, d’altronde?

Parliamo di un carinissimo polipetto rosa con le orecchie da elefantino Disney e gli occhi grandi. Basta guardarlo mentre sfiora i fondali degli abissi per in-

namorarsene; tra l’elegante e il buffo, uscito direttamente da un cartone animato. Laura Spataro


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The adorable Dumbo Octopus From the depths of the oceans here’s the octopus with the ears of the most famous little Disney elephant in the world group of little ones included Pearl, a cute pink octopus with large blue eyes. Sticking up from its gelatinous little body are a pair of little ears which you don’t normally see on an octopus’s head. The truth is that Pearl is not just any old cute pink octopus but a Dumbo octopus. Belonging

One of Pixar’s most attractive films tells the story of Nemo, the clownfish, with its atrophied fin, lost in the Pacific Ocean. Nemo leaves the coral reef as a result of

a challenge by his school friends: the winner was to be the fish that got closest to the ‘butt’ as they called that bombastic human vehicle, the motorboat. The

to the Opisthoteuthidae family, it lives in the ocean abysses, especially off the coast of California, at depths of three or four thousand metres and sometimes even up to seven thousand metres. It is an octopus with an unusual appearance because it is flattened in shape with short tentacles. Over half of each of its eight tentacles is covered by a membrane which facilitates movement. And that’s not all: the Dumbo octopus uses its tentacles to create currents which push its prey into its mouth. Its diet is mainly crustaceans, worms and bivalve molluscs. Its gelatinous body is around

eighteen centimetres in diameter and it exploits the currents to get around, thus wasting as little energy as possible except when it has to escape predators and then it opens up like a parachute and puts on a spurt. Its livery varies considerably, like other similar species, but it is generally pinkish-red or yellow. It does not have a sac of ink although - note this mistake - Pixar’s Pearl even inks herself in fear when it is her turn to get up to the ‘butt’. Its special feature, then, is its elephant ears, which gave it the name, Dumbo octopus, which it is popularly known by. These ears are actually fins which facilitate movement. It was only recently that scientists were able to film a Dumbo octopus being born and this led to the discovery that as a newborn it already looks like an adult, fully formed with its two ear fins which make it so immediately recognisable to researchers. Research has even shown that the inner yolk sac which it has immediately after birth gives it a little food before it has to start finding its own.

“It is an octopus with an unusual appearance because it is flattened in shape with short tentacles” It would appear that there is no human consensus over its scientific name with some articles using Grimpoteuthis bathynectes and others Opisthoteuthis californiana. Soon after it was discovered in 2005, marine biologist Stephanie Bush of the Monterey Bay Aquarium Research Institute was given the task of finding an official name for it and for a while the name Opisthotheusis Adorabilis was considered in recognition of its adorable appearance. And how can we disagree? It is a very sweet pink octopus with Disney elephant ears and large eyes. Just look at it floating along the seabed and you’ll fall in love: somewhere between elegant and comical, straight out of a cartoon.

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Il clima come fondamento del progetto

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NUOVA

A

RUBRIC

Il futuro delle progettualità passa attraverso la sostenibilità Il Festival dell’Ambiente di Bergamo è stata la cornice ideale per un convegno organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Bergamo presso la Sala Galmozzi di via Tasso, venerdì 18 maggio. Coniugare le esigenze ambientali e le attività umane diviene sempre più necessario e gli architetti del futuro non potranno prescindere da queste considerazioni. Questo il messaggio rivolto ai presenti da Gianpaolo Gritti, presidente dell’Ordine di Bergamo, mentre per conto dell’amministrazione comunale era presente l’assessore all’ambiente Leyla Ciagà, che ha sottolineato l’esigenza di un salto di qualità nella progettazione, avendo un occhio di riguardo per l’impatto delle infrastrutture sull’ambiente circostante.

Studi aperti e… scoperti Nel corso dell’incontro si sono illustrate le potenzialità del progetto “Open! Studi Aperti”, svolto in tutta Italia in concomitanza con il weekend del Festival dell’Ambiente. Alessandra Ferrari, coordinatrice nazionale dell’iniziativa, nata quattro anni fa proprio a Bergamo, ha snocciolato qualche dato in merito: dopo essere partito da zero, il progetto nel 2018 è arrivato a coinvolgere ben 739 studi in tutta Italia, aperti al pubblico per far conoscere le professionalità che quotidianamente si adoperano per tradurre in realtà i desideri della committenza, dando così forma ai luoghi della nostra quotidianità. Gli architetti dimostrano pertanto di aver compreso l’importanza di aprire fisicamente i propri studi alla gente e in definitiva, di fare comunità.

Clima e uomo: una simbiosi millenaria Le

influenze

dell’ambien-

te sull’architettura sono state illustrate da Marco Bovati, professore del dipartimento di Architettura e Studi Urbani presso il Politecnico di Milano. Per l’occasione, il docente ha presentato il suo libro dal titolo: “Il clima come fondamento del progetto”, edito da Marinotti. Perché il clima? In che modo è correlato agli spazi della nostra vita? «La prima forma di abitazione è stata il focolare: esso costituisce un’isola di luce dove l’uomo trova riparo», ha esordito Bovati. «Da quel momento abbiamo iniziato a modificare l’ambiente, è inevitabile. Il punto è: come lo modifichiamo?». Gli architetti devono porsi que-

sta domanda quando iniziano a progettare: natura, arte e architettura sono un tutt’uno. E il clima è un fondamento tra queste istanze. In certi casi è la natura a influenzare l’uomo, come ad esempio nelle città dell’Algeria, le cui strade sono molto strette e tortuose per poter preservare la poca umidità esistente. In Tunisia o – senza andare troppo lontano da casa, a Matera – le abitazioni sono ipogee, ovvero scavate nella roccia: si tratta di costruzioni che mantengono per tutto l’anno una temperatura attorno ai 9°/10° C, ideale sia per ripararsi dalle rigide temperature invernali sia per sfuggire alla forte calura estiva tipica di quei

luoghi. In Papuasia, invece, le dimore vengono erette su lunghe palizzate che le proteggono dalle frequenti inondazioni e i tetti sono spioventi per via delle forti piogge. Questi sono solo alcuni esempi che danno l’idea del rapporto esistente tra uomo e natura, tra edifici e ambiente. Il libro contiene anche un’intervista rilasciata all’autore dall’architetto austriaco Georg W. Reinberg, un professionista attento all’architettura come fattore estetico.

Una classe di esploratori Il convegno si è concluso con gli studenti della classe 3°I dell’I-

stituto Federici di Trescore che hanno effettuato la presentazione di un ambizioso progetto di Alternanza Scuola-Lavoro, nel quale hanno studiato e approfondito il complesso monumentale della Valle di Astino, nelle immediate vicinanze di Bergamo. Dalla fine di maggio, dopo una prima fase teorica, gli studenti svolgeranno sopralluoghi per conoscere nel concreto la vita del monastero, la sua ricchezza paesaggistica, la flora e la fauna della valle della Biodiversità e l’Orto botanico, con la finalità di effettuare proposte per far conoscere meglio ai cittadini questo tesoro immerso tra storia e natura.


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Sangalli S.p.A. Costruire infrastrutture e... un'azienda di successo Dalle prime buche nell'asfalto ai laboratori di ricerca e innovazione

Una storia iniziata 40 anni fa, nel 1979, quella della Sangalli S.p.A. Dal nulla, cominciando con semplici attrezzature come badile, carriola e piccone, il signor Marco Sangalli ha costruito una solida azienda che oggi conta un centinaio di dipendenti, 40mila metri quadrati di superficie e una flotta di 100 mezzi: ne ha fatta di strada, e di strade, il ventenne Marco che, dopo aver conseguito la maturità tecnica e dopo aver terminato il servizio militare, ha intrapreso questa attività ad Ambivere (Bg); passo dopo passo, lavoro dopo lavoro, ha portato la sua società a essere un indiscusso riferimento per capacità e affidabilità nel settore delle infrastrutture e urbanizzazioni. Una crescita costante, graduale, ottenuta con tenacia, determinazione e innovazione. I primi lavori - racconta Sangalli - sono stati la copertura delle buche dei manti stradali nei piccoli paesi di provincia, opere che non interessavano alle grosse società, ma che hanno permesso di crescere in competenze e in organizzazione fino ad arrivare ad aumentare le commesse per asfaltature, strade, parcheggi, appalti pubblici e, nel 1993, ad aprire la nuova sede a Mapello in via San Cassiano 8 con l’istallazione di un primo impianto per la produzione di asfalto. «Og-

La prima vecchia sede di Ambivere; a fianco, quella attuale di Mapello

gi operiamo anche per aziende private, non solo nel settore pubblico, e pure nel contesto dell’edilizia residenziale. Lavoriamo in tutta la Lombardia e a livello nazionale» ci racconta il titolare, il quale snocciola anche qualche dato: «attualmente abbiamo due impianti per la produzione di asfalto, un impianto per il calcestruzzo, uno per il recupero e il trattamento dei materiali da demolizione e anche uno per il recupero dell’asfalto derivante da strade deteriorate». Proprio questi impianti fanno della Sangalli S.p.A. una società che si spende attivamente per un minore impatto ambientale, confermato anche dal dato del 5% di fatturato investito in un laboratorio interno di ricerca

e sviluppo. Scopo principale è studiare il sistema più adatto per riutilizzare il materiale e l’asfalto recuperato, che viene reimpiegato - in una certa percentuale - per generare asfalto nuovo, mantenendo ovviamente rigorosi standard di qualità. L’azienda è attenta inoltre alla propria corposa flotta aziendale: negli ultimi tre anni la somma investita nell’acquisto di nuovi mezzi è stata di sette milioni di euro. Anche i nuovi macchinari, la cui elevata qualità è uno dei fiori all’occhiello della Sangalli spa, utilizzano oli per lubrificazione assolutamente biodegradabili, ecocompatibili, dando ulteriore segno di attenzione non solo alla ricerca e all’innovazione ma anche alle sfide della sostenibi-

lità, prospettiva essenziale per questo settore. «Il nuovo sistema di appalti - conferma ancora Sangalli - prevede correttamente punteggi non solo in base ai prezzi ma anche in base a criteri di recupero materiali e eco compatibilità dei lavori, in modo da non essere solo una gara al ribasso ma rilanciando sulla qualità e sostenibilità delle opere».

Superare le crisi guardando al futuro In una storia così lunga e importante, l’azienda ha dovuto far fronte a momenti difficili quali il periodo di Tangentopoli, in cui tutti gli appalti vennero bloccati per diversi anni, e altri periodi duri come la recente crisi mondiale: «La crisi degli anni 20102015 è stata senz’altro di grande impatto per il nostro settore; noi ne siamo fortunatamente usciti quasi indenni, grazie alla nostra

policy che prevede una diversificazione considerevole della clientela, sia pubblica che privata, sia grande che piccola, non focalizzata su pochi clienti che comportano di conseguenza un rischio maggiore. Molti ostacoli sono stati superati anche grazie a un costante rapporto collaborativo con i dipendenti, anche nei momenti più difficili, in virtù di una sinergia e attenzione reciproca. Infine nei periodi di crisi e non solo valgono sempre alcuni punti di forza della società, che sono apprezzati e riconosciuti da molti clienti: oltre ad un valido parco mezzi e macchinari e alla qualità dei lavori effettuati, possiamo far valere una tempestività negli interventi richiesti e una puntualità nelle consegne, che nel nostro settore sono caratteristiche preziose ma spesso rare». A riprova di questi apprezzamenti, con un pizzico di motivato orgoglio, Sangalli ci lascia con un esempio concreto, segnale dell’attenzione alla soddisfazione del cliente, da sempre cardine della società: «una delle difficoltà maggiori a fine anno è compilare l’obbligatorio registro delle segnalazioni e reclami, che senza un po’ di impegno, risulterebbe praticamente vuoto».


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Green Economy

Rendicontazione trasparente Il decreto 254/16 sulla comunicazione di informazioni non finanziarie Con il Decreto Legislativo 254/2016 (nel seguito anche “Decreto”), l’Italia recepisce la direttiva europea 2014/95, che impone agli "enti di pubblico interesse" con determinate dimensioni di pubblicare, unitamente a quelle di natura finanziaria, informazioni di carattere non finanziario, riguardanti gli impatti sociali e ambientali della propria azione, il rispetto dei diritti umani e le politiche adottate in questi campi, oltre che in materia di “diversità” all’interno dei Consigli di Amministrazione.

Generare valore diffuso Si tratta in realtà di un’evoluzione della normativa in materia di trasparenza e informativa societaria, che risponde all’interesse crescente da parte dei diversi portatori di interesse (gli stakeholder) rispetto ai temi di natura socio – ambientale della gestione aziendale. Si richiede alle imprese di fornire informazioni sempre più complete e accurate in merito alla loro capacità di essere sostenibili, mettendo in evidenza gli impatti non solo economico-finanziari derivanti dall’esercizio del proprio

business e la modalità con cui le imprese stesse li monitorano e li gestiscono nel tempo. Questo approccio consente anche di verificare se l’impresa ha correttamente identificato i rischi di natura socio-ambientale che caratterizzano il proprio business, i quali, se adeguatamente gestiti, la rendono più forte e capace di generare valore diffuso nel lungo periodo. La mancanza di trasparenza in tali ambiti ge-

nera al contrario asimmetria informativa e fa perdere fiducia da parte di terzi.

Il valore della rendicontazione socio-ambientale Il processo di rendicontazione non finanziaria rappresenta una vera opportunità per le imprese poiché, se gestito in modo strategico, non consiste sem-

plicemente in uno strumento di comunicazione, ma diviene un vero strumento gestionale, che consente di attivare, tra l’altro, un confronto costruttivo con diversi portatori di interesse. La rendicontazione socioambientale permette quindi di migliorare le relazioni con gli stakeholder, oltre a essere il mezzo per esprimere l’identità e l’assetto di governance e organizzativo dell’impresa, che diviene agli

occhi di terzi soggetto unitario capace di esprimere una propria dimensione etico-valoriale, attraverso il racconto della propria storia, della propria organizzazione, delle proprie relazioni. Molte imprese nazionali pubblicano da tempo su base volontaria informazioni di carattere non finanziario, attraverso il proprio sito web o tramite report di sostenibilità, elaborati sulla base di standard nazionali e/o internazionali. Il nuovo Decreto consente tra l’altro anche alle imprese che non rientrano nel perimetro di applicazione di aderire volontariamente, avvalorando così il proprio approccio strategico e virtuoso alle tematiche di responsabilità sociale e ambientale e contribuendo alla creazione di valore sostenibile nel mediolungo periodo. Per ulteriori approfondimenti contattare lo Studio Candotti all’indirizzo info@studiocandotti. it o visitare il sito www.studiocandotti.it. Lo Studio si rivolge a imprese sensibili al concetto di responsabilità come linea strategica per lo sviluppo del proprio business e per la creazione di valore, in un’ottica di attenzione ai rischi e di orientamento allo sviluppo sostenibile.


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Green Economy

Le sfide ambientali della Regione Lom

Intervista a Raffaele Cattaneo, l’Assessore all’Ambiente e al Clima nella nuov La Lombardia può diventare un modello di riferimento proprio come fu la California a suo tempo per gli Stati Uniti

dei cambiamenti climatici; emissioni in atmosfera. All’incontro con infoSOStenibile ha spiegato quali saranno gli obiettivi del suo assessorato nei prossimi mesi e anni.

L’ambiente non è una zavorra «Quella che stiamo vivendo è l’era della sostenibilità. Il XX secolo ci ha consegnato un mondo evoluto, progredito, profondamente industrializzato, ma ci ha lasciato anche un’eredità davvero insostenibile, che è il consumo di risorse. La sfida è trovare nuovi modelli che non impediscano il progresso e al contempo permettano di vivere in un mondo più sano, come quello che ci era stato consegnato dalle generazioni passate prima dello sviluppo industriale sfrenato». Come si può portare avanti una simile battaglia, di per sé estremamente impegnativa visto che comporterebbe un cambiamento di mentalità, anche dal punto di vista economico? Secondo Raffaele Cattaneo la soluzione deve necessariamente partire dal

Durante la giornata di inaugurazione del Festival dell’Ambiente di Bergamo, tenutosi dal 18 al 20 maggio lungo il Sentierone a Bergamo, abbiamo incontrato Raffaelle Cattaneo, il neoassessore regionale all’Ambiente e Clima nella Giunta lombarda guidata da Attilio Fontana, e insediata dopo la vittoria della coalizione di centro destra alle elezioni regionali dello scorso 4 marzo. L’Assessore Cattaneo ha partecipato al taglio ufficiale del nastro e si è fermato a conoscere le realtà imprenditoriali locali che hanno preso parte al festival dedicato alla sostenibilità e green economy. Nato il 15 settembre 1962 a Saronno, si è laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È stato Presidente del Consiglio della Regione Lombardia nella scorsa legislatura e il 29 marzo 2018 gli è stato conferito il suo attuale incarico di assessore. Rientrano dunque, sotto la voce di “Ambiente e Clima” le competenze di materie come: bonifiche, cave e miniere; rifiuti; tutela della biodiversità; mitigazione

Raffaele Cattaneo Assessore all'Ambiente e Clima

basso: «Il sistema top-down non è sufficiente, le leggi da sole non bastano. Occorre che tutti i cittadini siano convinti e motivati a cambiare abitudini, per adottare stili di vita più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Come ci ricorda papa Francesco, bisogna valorizzare la cultura del risparmio contro quella dello spreco. Certo, non sarà facile, perché un simile impegno richiede una svolta culturale, ma questo è l’obiettivo, da cui una regio-

ne avanzata come la Lombardia non può prescindere». «In particolare» - prosegue l’Assessore «bisogna far sì che i cittadini e le imprese non vivano le leggi e le normative in materia ambientale come divieti e restrizioni, bensì come opportunità, anche di sviluppo economico. La macchina si è già mossa, un cambiamento di mentalità è effettivamente già in corso, ma una parte di questo cambiamento deve ancora venire, bisogna lavorare per gettare i presupposti di una rivoluzione completamente sostenibile».

Le partite che giocheremo «Quando si pensa ai primati della Lombardia, vengono in mente molte cose, a eccezione dell’ambiente. Eppure la nostra regione ha eccellenze anche in questo ambito, senza considerare che la Lombardia è la più avanzata in Italia in fatto di recupero e trattamento dei rifiuti. Non a caso smaltiamo anche i rifiuti provenienti da altre aree del Paese. Se dovessi però - continua Cattaneo – indicare in sintesi

un obiettivo per questa legislatura, esso sarebbe il seguente: far diventare la nostra regione un riferimento nella svolta verso la necessaria innovazione e il reale cambiamento nel campo della sostenibilità ambientale, segnando una strada che poi in futuro altre istituzioni potrebbero imboccare. La Lombardia può diventare un modello di riferimento proprio come fu la California a suo tempo per gli Stati Uniti». Non bisogna però dimenticare che anche la Lombardia ha serie problematiche da affrontare. L’assessore conferma che effettivamente «soffriamo in fatto di qualità dell’aria. Il livello massimo giornaliero di polveri sottili che la legge stabilisce, per la salvaguardia della salute umana, è di 50 microgrammi per metro cubo, da non superare per più di 35 volte all’anno. In Lombardia questo limite viene superato mediamente per 80-90 giorni. Un dato che fa certamente riflettere, però non possiamo non tenere conto della particolare connotazione orografica della nostra area, la Pianura Padana, circondata su


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mbardia

va Giunta guidata da Attilio Fontana Che cosa si intende per PM10

PM è una sigla che sta per “particulate matter”, ovvero materia particolata, piccole particelle. Il PM10 è una frazione del particolato presente nell’aria che noi respiriamo ed è costituita da polvere, fumo, aerosol (insieme di particelle solide e liquide disperse nell’aria). Gran parte di queste particelle microscopiche deriva da sistemi di riscaldamento a legna, motori diesel, usura di freni e pneumatici, attività industriali, inceneritori, ma incidono anche fattori naturali come: eruzioni vulcaniche, incendi boschivi, erosione del suolo, pollini. Studi scientifici dimostrano che il PM10, così come il particolato più fine chiamato PM2,5, è dannoso per la salute umana e provoca asma e bronchiti. Il PM2,5 è un possibile agente cancerogeno. Non bisogna dimenticare che queste polveri sottili si generano anche in atmosfera, quando gas come azoto e zolfo (prodotti dalle attività umane) si ricombinano secondo trasformazioni chimiche che danno vita al cosiddetto particolato secondario.

tre lati da catene montuose che impediscono un adeguato ricircolo dell’aria. Questo favorisce la concentrazione di polveri sottili nell’atmosfera, senza considerare che solo le nostre aree rurali partono già da valori di fondo di 25 microgrammi/m3, quindi ci vuole un attimo a sforare il tetto di 40 µg/m³ [il valore massimo consentito per la media annuale, ndr]». L’allusione all’Unione Europea, che ha recentemente deferito l’Italia alla Corte di Giustizia proprio per lo sforamento prolungato dei limiti massimi di PM10 nell’aria, è chiara. «L’Unione Europea forse non ha tenuto adeguatamente conto di questo aspetto. Le polveri sottili sono certamente una battaglia ancora da vincere, ma ne abbiamo vinte molte altre: solo per citarne una, quella contro l’anidride solforosa, che oggi rientra nei valori previsti».

Non solo ambiente… L’ambiente è forse la realtà più trasversale di tutte, che richiede sinergia e cooperazione tra assessorati e istituzioni differenti

ma complementari: «L’ambiente ha a che fare con la sanità, i trasporti, il turismo e ovviamente con l’agricoltura. Il modo in cui si attuano le politiche agricole determina anche una migliore o peggiore qualità dell’aria che respiriamo: se ci mettessimo a spargere liquami su un campo nella città di Milano, l’ammoniaca che salirebbe dal terreno si ricombinerebbe in atmosfera con i composti organici volatili, generando particolato secondario. L’aria cittadina ne sarebbe dunque compromessa». Tutte le misure da prendere vanno dunque ponderate, anche in riferimento all’area geografica. Infine Cattaneo ci fa inoltre notare come, per la prima volta, nel titolo dell’Assessorato compaia anche il riferimento al clima: «Lo abbiamo voluto perché giocheremo anche questa importantissima partita, la più globale di tutte. Persino nella lotta al surriscaldamento globale la Lombardia deve collocarsi al livello più alto in Europa». Diego Moratti Lorenzo Dell’Onore

LA NUOVA GIUNTA REGIONALE Attilio Fontana Presidente Fabrizio Sala Vicepresidente e Assessore per la Ricerca, Innovazione,Università, Export e Internazionalizzazione

Silvia Piani Assessore alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità Stefano Bolognini Assessore alle Politiche sociali, abitative e disabilità

Stefano Bruno Galli Assessore all'Autonomia e Cultura

Riccardo De Corato Assessore alla Sicurezza

Fabio Rolfi Assessore all'Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi

Martina Cambiaghi Assessore allo Sport e Giovani

Raffaele Cattaneo Assessore all'Ambiente e Clima Davide Carlo Caparini Assessore al Bilancio, Finanza e Semplificazione Massimo Sertori Assessore agli Enti locali, Montagna e piccoli comuni Claudia Maria Terzi Assessore alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile Melania De Nichilo Rizzoli Assessore alla Istruzione, Formazione e Lavoro

Alessandro Mattinzoli Assessore allo Sviluppo economico Pietro Foroni Assessore al Territorio e Protezione Civile Lara Magoni Assessore al Turismo, Marketing territoriale e Moda Giulio Gallera Assessore al Welfare


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BergamoSOStenibile

Il Festival dell’Ambiente 2018 racconta

Gli scatti che immortalano i volti, i luoghi e i momenti più significativi del f

INAUGURAZIONE La prima mattinata del festival, quella di venerdì 18 maggio, ha ospitato il consueto taglio del nastro che ha sancito l’inizio ufficiale della settima edizione del Festival dell’Ambiente. L’onere di aprire le danze è stato affidato a Leyla Ciagà, assessore all’Ambiente, politiche energetiche e verde pubblico del Comune di Bergamo con cui è stata organizzata la manifestazione. A seguire l’intervento del neo assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, al suo debutto in fatto di inaugurazioni con la nuova qualifica. Presente anche Paolo Franco, presidente di Uniacque Spa, partner del festival e Gianpaolo Gritti, presidente dell’Ordine degli Architetti di Bergamo. Non possono mancare gli organizzatori Marco Rossi e Roberto Gualdi dell’Associazione Festival dell’Ambiente, Diego Moratti, direttore di infoSOStenibile e i ragazzi della classe 4AFJ dell’Istituto Cesare Pesenti vincitori del concorso “Action 2 Art”. Subito dopo il taglio è intervenuta anche la senatrice bergamasca Alessandra Gallone che ha concluso la cerimonia ufficiale di apertura della 7° edizione.

stati presentati prodotti e servizi provenienti dai vari settori tra i quali energie rinnovabili, mobilità, edilizia, stili di vita, alimentazione e molto altro. Oltre a questi, lo spazio all’ombra del Quadriportico è stato occupato dalle realtà del terzo settore con associazioni, enti e cooperative che hanno promosso le loro attività. Tutte realtà che svolgono un ruolo fondamentale per la sensibilizzazione verso l’importanza dei piccoli gesti quotidiani nel rispetto e nella difesa dell’ambiente.

ESPOSITORI E ASSOCIAZIONI Anche quest’anno la green economy è arrivata sul Sentierone grazie agli stand degli espositori e delle realtà che hanno un occhio di riguardo verso l’aspetto la sostenibilità ambientale. Sono

PROGETTO SCUOLE ACTION 2 ART Il classico venerdì mattina dedicato alle scuole ha visto la presentazione del Progetto Scuola “Action 2 Art” realizzato in collaborazione tra l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Ber-

gamo, A2A e Aprica: 10 classi di 7 scuole secondarie di II grado di Bergamo hanno presentato i loro progetti di eco-design. Il progetto vincitore è stata la seduta realizzata con il recupero di tubi metallici dal titolo “Acqua e amore” realizzato dalla 4^ AFJ dell’Istituto “Cesare Pesenti” che avrà l’onore di vederla esposta a Milano durante la Fall Design Week 2018. Inoltre, la classe potrà partecipare a un laboratorio interattivo al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano. Le altre classi che hanno partecipato a questo progetto di recupero e sostenibilità ambientale sono il Liceo Artistico Statale “Pio e Giacomo Manzu”, il Liceo scientifico “Mascheroni”, l’I.S.I.S. “Giulio Natta”, l’Istituto Grafica e Moda “Caterina Caniana”, l’Itis “Quarenghi”, l’Itis “Paleocapa”

e, appunto, l’Istituto Tecnico e Professionale “Cesare Pesenti”, che sotto la guida degli esperti di eco-design de Il Vespaio hanno realizzato delle sedute per spazi pubblici, riutilizzando materiali di riciclo provenienti dalla piattaforma ecologica di Aprica. Sedute che sono rimaste in esposizione nel centro di Bergamo per tutta la durata del festival. MERCATO DELLA TERRA DI SLOW FOOD Nel corso di tutta la giornata di sabato, il Festival dell’Ambiente ha ospitato in via eccezionale il Mercato della Terra di Slow Food, che si tiene in piazza Cavour ogni secondo e quarto sabato del mese dalle 9 alle 14 e propone i prodotti che rispettano l’ambiente e custodiscono i segreti e i saperi dei territori e delle tradizioni locali. Un’occasione ghiot-

ta anche per una pausa pranzo e degustazioni guidate all’insegno della biodiversità agricola, alimentare e ambientale. LABORATORI MOBLARTE Come da tradizione lo spazio dedicato alle attività di bambini e famiglie è stato curato dai volontari dell’associazione MoBLArte che, sabato e domenica, hanno accompagnato i più piccoli alla scoperta del significato di essere degli abitanti attraverso un atelier delle impronte. Si è creata così la perfetta occasione per approfondire, attraverso il gioco, concetti come abitare un territorio e le relazioni che intercorrono tra un territorio e le persone che lo occupano. Non c’è modo migliore per trasmettere questi principi che farlo attraverso il divertimento.


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festival bergamasco dedicato a sostenibilità e green economy

PARLIAMO DI CLIMA E SOSTENIBILITÀ Sabato 19 maggio lungo il Sentirone si è tenuto un dibattito nel quale sono intervenuti Mario Agostinelli, giornalista e presidente dell’associazione Energia Felice e Don Cristiano Re direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Bergamo. È stata questa l’occasione per parlare di clima, ingiustizie sociali e gli effetti che il cibo ha sul clima grazie anche alla partecipazione degli studenti dell’Istituto Federici di Trescore Balneario. Un salotto di discussione “en plen air” durante il quale si è reso omaggio al maestro bergamasco Ermanno Olmi da poco scomparso, che con le sue opere ha portato alla ribalta i valori della vita rurale e contadina fondata sul rispetto verso l’ambiente. Gli altri convegni del

Festival dell’Ambiente si sono concentrati sull’economia sociale e solidale in collaborazione con la Provincia di Bergamo e sull’architettura sostenibile in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Bergamo (trovate gli approfondimenti nelle pagine seguenti). CENA A LUME DI SOSTENIBILITÀ Il Festival dell’Ambiente 2018 ha ospitato anche la terza edizione della Cena Sostenibile “Diamo Luce alla Sostenibilità”. L’edizione di quest’anno si è consumata nella suggestiva cornice del giardino di piazza Dante con un menù ideato dagli studenti di Engim Lombardia, il centro di formazione professionale di Valbrembo e Brembate di Sopra che ha organizzato la serata in collaborazione con Slow Food Bergamo

e il Bio-Distretto dell’Agricoltura sociale. È stata questa l’occasione per assaggiare alcuni dei pregiati prodotti della terra bergamasca ma non solo. Parte del ricavato della cena è stato devoluto al Cesvi a sostegno dei progetti portati avanti nelle zone più povere del mondo. Ma soprattutto la cena sostiene l’iniziativa “Food, Culture & Love Truck” degli studenti di Engim Lombardia, cercando di coniugare lo street food con la qualità e autenticità della cucina legata al territorio. BIO-DOMENICA DI PRIMAVERA Domenica 20 maggio su Largo Gavazzeni si sono sistemate le bancarelle dei produttori biologici che hanno portato nel centro cittadino la BioDomenica di Primavera, un’iniziativa organizzata dal Bio-Distretto dell’Agricoltura

Sociale di Bergamo. Oltre agli stand con prodotti biologici dedicati a tutti i palati, è stata allestista anche una zona per il divertimento di adulti e bambini,

mentre un altro spazio è stato dedicato al benessere psicofisico con un’area massaggi. Presentato anche il festival “Lo spirito del Pianeta” che si tiene dal 25 maggio al 10 giugno a Chihuduno (Bg). Nel tardo pomeriggio poi, due gruppi musicali hanno fatto vibrare le loro sonorità negli spazi sotto il Quadriportico fornendo (oltre che un riparo) la perfetta colonna sonora al Festival dell’Ambiente di quest’anno, noncurante della pioggia che ci è venuta a trovare copiosamente proprio l’ultimo pomeriggio della piacevole tregiorni. Al festival dell’ambiente non ci facciamo mancare mai nulla!


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Verso una legge regionale per l’economia sociale e solidale Esperienze di regioni italiane a confronto Sabato 19 maggio 2018 nell’ambito del Festival dell’Ambiente presso lo Spazio Viterbi della Provincia di Bergamo si è tenuto il convegno dal titolo “Scommettere sull'economia sociale e solidale – esperienze regionali a confronto per una proposta di legge in Lombardia” organizzato dalla Provincia di Bergamo, dal Biodistretto dell’agricoltura sociale di Bergamo e dalla RES (Rete di Economia Solidale) Lombardia. Il convegno segue l’incontro dello scorso dicembre dedicato all’approfondimento delle diffuse esperienze di economia sociale e solidale o, per meglio dire, le cosiddette “economie diverse” cioè quelle che mettono al centro la solidarietà, la sostenibilità, la giustizia, l’ecologia, i beni comuni. I lavori sono stati avviati dal moderatore Claudio Bonfanti del Biodistretto, che ha subito inquadrato l’obiettivo: confrontarsi con i territori che hanno già legiferato in materia, al fine di porre le condizioni necessarie per far partire l’iter della proposta di legge presso la Regione Lombardia entro la fine del 2018.

Avviato un dialogo tra società civile e istituzioni Matteo Rossi, Presidente della Provincia di Bergamo, ha aperto i lavori ricordando che il percorso è iniziato all’epoca di Expo con le riflessioni sul tema “Nutrire il pianeta”, continuando poi con le iniziative legate al “G7 Agricoltura” di Bergamo, molto partecipate dalla società civile. Queste due occasioni hanno svolto la funzione di acceleratori del processo di dialogo tra i soggetti di azione dal basso e le istituzioni. L’alleanza tra questi due mondi è la novità interessante che caratterizza questo momento storico particolare. Non si tratta solo di promuovere l’economia sociale e solidale, ma di portarla in ambito legislativo, com’è già successo per il Commercio EquoSolidale. La parola è passata poi a Leyla Ciagà, assessore all’Ambiente del Comune di Bergamo che

“Expo Milano e il G7 Agricoltura di Bergamo hanno svolto la funzione di acceleratori del processo di dialogo tra i soggetti di azione dal basso e le istituzioni. L’alleanza tra questi due mondi è la novità interessante che caratterizza questo momento storico particolare” ha illustrato le azioni dell’Amministrazione volte alla conservazione e allo sviluppo delle aree agricole in particolare all’interno del “Tavolo agricoltura” del Comune, citando strumenti che sono già a disposizione delle economie diverse, come ad

esempio il sito Bergamogreen, potenziale connettore tra il mondo della produzione e quello del consumo dove i soggetti coinvolti potrebbero rendersi attivi e collaborare tra loro. L’importante ruolo dell’università in questi ambiti è emerso dal contributo di Elisabetta Bani del “CESC” (Centro sulle dinamiche economiche, sociali e della cooperazione) che ha evidenziato quanto sia importante riuscire a trascinare i temi studiati verso l’esterno, sul territorio, in linea con l’iniziativa pionieristica dell’osservatorio CORES nato alcuni anni fa all’interno dell’Università di Bergamo. Roberto Bossi ha presentato la RES Lombardia, associazione di secondo livello formata da più di 20 realtà lombarde, principalmente Reti e Distretti di Economia Solidale, che già dal 2011 lavorano per portare avanti una proposta di legge regionale. Purtroppo,

a causa delle vicissitudini politiche, il dialogo con le istituzioni ha subito parecchie battute d’arresto per cui in Lombardia non si è ancora riusciti a elaborare una legge, nonostante le esperienze sul territorio siano in una fase molto avanzata. Sono poi seguiti i contributi dei rappresentanti, sia istituzionali sia dei movimenti, di vari territori che hanno già legiferato in materia: Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Provincia autonoma di Trento. I relatori sono entrati nei dettagli delle singole esperienze, evidenziando i punti di forza e debolezza dei processi.

Regioni a confronto L’esperienza trentina è una delle più avanzate: la legge approvata nel 2010 è la prima esperienza nazionale in fase operativa, dotata di un tavolo, una segreteria e

risorse dedicate. Basilare il fatto che la segreteria, che funge da braccio operativo, sia finanziata con risorse fisse previste dalla legge stessa. Ciò permette di retribuire il lavoro di due persone part-time e disporre di un fondo dedicato alla promozione (comunicazione, sito, diffusione iniziative, etc.), garantendo così continuità e stabilità dell’iniziativa. C’è però ancora tanto lavoro da fare: le idee sono molte ma è necessario ad esempio coinvolgere più attivamente gli operatori, stimolarli a collaborare con soggetti anche non appartenenti al proprio settore, sviluppare la responsabilità sociale, implementare attività di verifica, avviare fattive collaborazioni esterne. La realtà dell’Emilia Romagna è in una fase meno avanzata anche perché è stato privilegiato il lavoro di dialogo e condivisione tra i soggetti dal basso e con le istituzioni. I tavoli sono costituiti, però


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“È necessario stare “dentro” i processi e prevedere misure di sostegno: non si può reggere o pensare di dare continuità basandosi unicamente sul volontariato”

l’intento non è arrivare “semplicemente” alla formalizzazione di una legge o avere supporti per le singole azioni, bensì sollecitare la Regione a dare una risposta politica a 360° nei confronti delle “economie diverse”. Il coordinamento regionale per l’economia solidale (CRESER) ha ben presente l’importanza di questo punto e sta lavorando al fine di

portare l’istituzione ad adottare questo diverso approccio. Il CRESER sta inoltre supportando l’analogo processo in atto in Abruzzo, dove sono già avvenuti parecchi incontri, ma non si è ancora approdati alla definizione di una legge. Altra esperienza interessante è quella del Friuli Venezia Giulia, dove è stato posto particolare

accento sulla partecipazione dei cittadini, arrivando a preferire la definizione di “comunità” di economia solidale invece che “distretto”, con particolare riferimento alla cura del bene comune. La struttura della legge è molto semplice e nei suoi principi è esplicitato il riconoscimento dell’economia solidale come modello alternativo di economia e società. Tra le varie azioni, si sta cercando di intercettare e coinvolgere chi fa buone pratiche e si stanno costruendo interessanti pezzi di filiera locale. Tra i punti di debolezza sono stati citati il pericolo dell’autoreferen-

zialità e della settorialità, la frammentazione di teorie e pratiche, il rapporto fra democrazia rappresentativa e partecipativa, la mancanza d’istituzioni di sostegno, i problemi di distribuzione e logistica che rendono difficile rispondere ai processi innovativi violentissimi in corso (vedi le azioni delle grandissime multinazionali che operano nel web), la fragilità economica.

Riflessioni conclusive Interessanti le riflessioni conclusive di Paolo Cacciari (giornalista e attivista) e Francesca Forno (Università di Trento). Il primo ha puntato l’accento sulla necessità di focalizzare un preciso obiettivo comune da prefiggersi. Se l’intento è quello ambizioso di avviare un processo di trasformazione del modello socioeconomico complessivo, è bene essere consapevoli del fatto che ciò risponde all’esigenza di tanti cittadini, non di una piccola nicchia. Da non dimenticare inoltre

che processi analoghi sono già in atto in varie parti del mondo ed è particolarmente utile attingere da quelle esperienze. La professoressa Forno ha riflettuto sui risultati della ricerca del Cores da cui emerge che in questi ultimi 15 anni è sicuramente aumentata la conoscenza delle pratiche delle economie diverse, ma resta ancora alta la percentuale di chi non ne ha mai sentito parlare (attorno al 50-60%!). La sfida è rendere le pratiche in corso stabili e le leggi possono favorire l’infrastruttura perché stabiliscono principi, finalità, regole e riconoscono i soggetti dell’economia sociale e solidale. È necessario ad ogni modo stare “dentro” i processi e prevedere misure di sostegno: non si può reggere o pensare di dare continuità basandosi unicamente sul volontariato. C’è quindi ancora tanta strada da fare, riprendendo le parti buone del sistema e facendo rete per lavorare insieme nella stessa direzione. Simonetta Rinaldi


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Il Forno delle Bontà 60 anni di gusto e qualità Domenica 10 giugno un pomeriggio di festa aperto a tutti per festeggiare lo storico panificio di Palazzago (Bg)

In negozio si respira aria di festa, tutto è pronto per celebrare l’anniversario de Il Forno delle Bontà. È dal lontano 1958 che si tramanda la passione per il lavoro di panettiere in questa storica attività avviata da Carlo e Lucia. Molte cose sono cambiate da allora: da semplice negozio di alimentari di paese, specializzato nella produzione propria di pane, il forno è diventato un produttore artigianale a tutto tondo.

Una storia di qualità L'offerta si ampliò agli inizi degli anni '90, quando nel laboratorio – adiacente al negozio – si cominciò a produrre pasticceria e gastronomia. La scelta vincente fu da sempre caratterizzata dalla particolare cura e attenzione alle materie prime. Evitando di ricorrere a prodotti semilavorati, le nuove proposte del laboratorio convinsero la clientela con la loro genuina qualità. Oggi Il Forno delle Bontà, oltre alla vasta gamma di prodotti di panetteria

(pane classico e integrale), offre ai propri clienti un'ampia scelta gastronomica che va dagli antipasti - insalate di mare, tartine, paté, torte salate - ai primi patti: lasagne, paste fresche ripiene, casonsei de la bergamasca, scarpinocc de parr, quadruccio, cappelletti al crudo e altro ancora. Prodotti della tradizione culinaria italiana di alta qualità alla quale si affianca la vendita di salumi nostrani e di formaggi delle valli bergamasche. Non mancano poi pane e biscotti preparati con farine e ingredienti bio. L'attività adopera soprattutto farine da grani antichi, più adatti al consumo per chi soffre di intolleranze al glutine diverse dalla celiachia: il grano duro Timilia, il Russello e il tenero Maiorca (provenienti dalla Sicilia), così come il grano duro Senatore Cappelli (originario della Puglia), oltre a una vasta gamma di altri grani

teneri miscelati. Non mancano ovviamente anche prodotti a base di farina di farro, khorasan kamut®, avena, orzo e cerali privi di glutine, come grano saraceno, riso e quinoa. Golosa e varia l'offerta della pasticceria, adatta a soddisfare le esigenze di ogni palato per tutte le occasioni: tronchetti, pasticcini assortiti alla frutta, alla crema e al cioccolato, praline ripiene e ogni tipo di torta, anche personalizzabile per eventi particolari. Nel periodo natalizio e pasquale richiestissimi panettoni, colombe e uova di cioccolato.

L'avventura continua È un percorso lungo 60 anni che Raffaele e Federica, attuali ge-

stori del forno, hanno pensato di festeggiare con i propri clienti domenica 10 giugno. Un pomeriggio all’insegna delle cose buone che comincerà alle ore 15 con una divertente passeggiata animata dagli attori del gruppo storico Pro Loco di Pontida (Bg) per raggiungere l’azienda agricola Il Belvedere, nella campagna di Palazzago. Sempre nel pomeriggio, i più piccoli potran-

no partecipare al laboratorio “mani in pasta”, un modo divertente di imparare come si producono i prodotti da forno. Come giusto che sia, non mancherà la possibilità per tutti i partecipanti di assaggiare i prodotti del forno, grazie al buffet offerto da Raffaele e Federica, felici di aprire le porte del loro laboratorio. Un luogo magico dove pane, panettoni, cannoncini e colombe nascono così buoni solo grazie al lievito madre, ingrediente prezioso, irrinunciabile per ottenere prodotti dal sapore unico.

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Dal campo alla mensa A Scanzorosciate la Filiera del Pane locale e l'Orto Didattico di Slow Food Lorto di Città Alta compie 14 anni

Il 25 maggio si è tenuto l'incontro di fine anno che ha visto coinvolta la comunità, le famiglie e agli alunni delle scuole Primarie e Secondarie dell'Istituto Comprensivo "Alda Merini" di Scanzorosciate nei progetti del "Pane di Filiera locale nelle mense" e "Orto didattico-Slow Food". Iniziative nate dalla collaborazione tra numerosi soggetti del territorio, tra cui l'Amministrazione comunale, la commissione mensa, SIR Sistemi Italiani di Ristorazione, Aspan Bergamo, i volontari dell'Orto didattico e Slow Food Bergamo, per il quale Enrico Radicchi ha coordinato gli incontri didattico-conoscitivi in aula. Un plauso al valore dell’iniziativa è venturo da Daniela Ceruti, assessore alle Politiche Educative ed Istruzione: "Da anni sosteniamo questo progetto e tutte le attività collegate, piccoli semi che entrano in un unico grande progetto, di cui fanno parte molti attori e a tutti loro va il nostro più vivo ringraziamento". “Il pane di filiera è estremamente importante per una serie di motivi - spiega Roberto Alvaro, segretario di Aspan -. Innanzitutto le sementi sono selezionate e il controllo è totale sulle materie prime; le farine (di tipo 1 e integrale) sono 100% di grano lombardo e la riduzione sull’impatto ambientale per minori emissioni di CO2 è rilevante, se si pensa che oggi le importazioni di frumento tenero sono pari al 60% del fabbisogno interno e arrivano soprattutto da Francia, Germania, Austria, Ungheria, Stati uniti e Canada). Infine le risorse

Il mercato “Stagioni di Gusto” a Scanzorosciate e a Gorle La prima edizione di “Stagioni di Gusto”, che ha preso il via il 3 febbraio 2018, prosegue con il doppio appuntamento mensile all’insegna del cibo locale e sostenibile, in alternanza a Scanzorosciate e a Gorle. Formaggi vaccini e caprini, verdure, miele, vino, birra artigianale e altri ottimi prodotti di qualità del territorio, che i visitatori hanno potuto gustare tutti i primi sabati del mese a Scanzorosciate in Piazza della Costituzione e ogni terza domenica a Gorle in Piazza Marconi, insieme a un ricco programma di laboratori e incontri di approfondimento e sensibilizzazione. Due comuni, un’unica vetrina di sapori e tradizioni del territorio. Prossime date del mercato: Scanzorosciate: sabato 9 giugno e Gorle: domenica 17 giugno, dalle 9 alle 13

ottenute sono distribuite su tutta la filiera, valorizzando l'economia locale dall’agricoltore al panificatore. Insomma un esempio di chiara scelta di consumo consapevole”. L'orto scolastico di Scanzorosciate è un’iniziativa educativa ormai consolidata, grazie al lavoro di cinque volontari che si prendono cura dell'orto in tutte le stagioni. Nell'Orto scolastico si coltivano inoltre molte varietà di verdura, di frutta antiche e autoctone e varie erbe aromatiche. Da due anni è entrato nel circuito degli Orti in Condotta di Slowfood. È il più grande orto didattico in Italia e ha visto realizzarsi per-

corsi formativi per gli insegnanti, per genitori e nonni ortolani e attività di educazione alimentare e del gusto per gli studenti. L’invito è ai bambini, genitori e nonni a frequentare l'orto anche dopo la fine dell'anno scolastico, per dare una mano o per ritirare i prodotti di stagione. I volontari saranno presenti all'orto tutti i mercoledì mattina. L'incontro si è concluso con la degustazione della “Bruschetta Bergamasca”, simbolo del territorio con Pane di Filiera e Olio extravergine de Il Castelletto di Scanzorosciate. Cinzia Terruzzi

Il progetto de Lorto, l’orto sociale della Città di Bergamo, che sorge ai piedi delle Mura Venete patrimonio UNESCO, in Via Sant’Alessandro sotto Porta San Giacomo, festeggia i suoi primi 14 anni di vita con una festa. Lorto è nato nel 2004 da un’idea della Cooperativa Sociale L’Impronta, una realtà che lavora da 25 anni sul territorio bergamasco per aiutare le persone con disabilità e fragilità a trovare il loro posto all’interno del tessuto sociale. È situato in un’area di circa 240 mq nella quale si utilizzano le attività dell’orticultura per la formazione, la crescita e il lavoro di persone con disabilità che hanno la possibilità di essere affiancati da 3 educatori e da una ventina di volontari. Oltre all’attività formativa, socio-occupazionale e socio-educativa se ne accompagna anche una culturale fatta di spettacoli teatrali, aperitivi letterari e concerti; ed è proprio all’interno di questo aspetto che si inserisce l’evento di venerdì 8 giugno dalle 20 alle 23 che aprirà il weekend del Palio di Città Alta. Una festa gratuita e aperta al pubblico durante la quale saliranno sul palco sotto Porta San Giacomo i Conciorto, la band che suonerà letteralmente verdure fresche ricreando melodie tanto inusuali quanto sorprendenti in un mix tra Natura e Tecnologia. A seguire, la B.B.Band si esibirà in un tributo ai mitici Blues Brothers a ritmo d RnB & Soul. La festa dell’orto sarà l’occasione per ringraziare tutte le persone e le realtà che partecipano e sostengono il progetto.


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«Tierra» in vista! Approdata la nave carica di eventi che ha traghettato migliaia di persone verso nuove lande inesplorate Riflessioni sui successi della quarta edizione

I luoghi della rassegna “Tierra!” è il grido che uno dei marinai al seguito di Cristoforo Colombo lanciò nella notte del 12 ottobre 1492, quando dopo mesi di navigazione si avvistò finalmente il nuovo continente. La rassegna è dunque nata per condurre chi lo desidera verso nuove terre, quelle del sapere, analogamente alle tre famose caravelle. I Comuni coinvolti nell’iniziativa sono stati: Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Arcene, Azzano San Paolo, Boltiere, Bonate Sotto, Bottanuco, Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco, Cologno al Serio, Comun Nuovo, Curno, Dalmine, Filago, Levate, Locatello, Madone, Mapello, Mozzo, Osio Sotto, Paladina, Ponte San Pietro, Presezzo, Solza, Sotto il Monte, Stezzano, Terno d’Isola, Treviolo, Urgnano, Valbrembo, Verdellino Zingonia, Verdello, Villa d’Almè, Zanica.

L'evento tenutesi nella chiesa di San Nicola ad Almenno San Salvatore

«È andata molto bene. Cammin facendo, appuntamento dopo appuntamento, la nostra rassegna è riuscita a soddisfare un pubblico sempre crescente, ad accogliere proposte, a fare propri i sentimenti e le emozioni del pubblico. L’organizzazione è stata in grado di recepire domande, emozioni e aspettative, attraverso un ventaglio di proposte dai contenuti validi e articolate secondo tre fili conduttori: l’ambiente, Bergamo che si racconta, memoria e futuro». Questo il commento entusiastico di Eraldo Maffioletti, direttore artistico di «Tierra! Nuove rotte per un mondo più umano», la rassegna di iniziative culturali – finanziata da Fondazione Cariplo e dalle amministrazioni dei Comuni facenti parte dei Sistemi bibliotecari di Dalmine e di Ponte San Pietro – che ha chiuso in bellezza una quarta edizione costellata di numerosissimi appuntamenti e laboratori per grandi e piccini, spalmati nell’arco di quattro mesi circa. E in ogni occasione si è registrato il sold out, a riprova di quanto la rassegna sia riuscita a fidelizzare sempre di più un pubblico di curiosi, alcuni dei quali la seguono fin dall’inizio.

Successo di pubblico «Siamo stati in grado di intrattenere e al contempo far riflettere il pubblico, con l’obiettivo di costruire un futuro migliore e por-

Il concerto tributo a Francesco De André - Photo © Gianni Fano

rico album “Non al denaro, non all’amore né al cielo”. Successo anche a Almenno San Salvatore il 19 maggio in occasione di un incontro tra uno storico dell’arte e un musicista, i quali hanno rievocato due giganti del passato: uno della musica, Giovanni Gabrieli, e l’altro della pittura europea, Giovan Battista Tiepolo. La Chiesa di San Nicola era gremita di spettatori venuti ad assistere a questo dialogo supportato dalle melodie dell’Organo Antegnati.

Maestri ed esploratori del futuro

Il concerto tributo a Francesco De André Photo © Gianni Fano

tatore di speranza e memoria», prosegue Maffioletti. «Il pubblico ci ha premiati, segno che abbiamo centrato l’obiettivo. Posso ben dire che la rassegna ha registrato circa 11.000 presenze,

con una media di 250 partecipanti a ogni spettacolo o incontro». Circa 700 partecipanti solo al concerto tributo a Francesco De André ad Arcene il 5 maggio, di cui si è ricordato lo sto-

Dunque le aspettative circa il futuro non possono che essere rosee: «Credo che siamo riusciti appieno a convincere gli amministratori della bontà di questa iniziativa, che andrà ulteriormente rafforzata», rivela il direttore artistico, che tiene a ringraziare personalmente anche tutti i partner che hanno collaborato al progetto e gli amministratori locali dei comuni coinvolti. Grazie alla sinergia tra collaboratori si sono garantite, da gennaio a maggio, serate culturali sempre diverse, ma soprattutto gratuite e aperte

a tutti, oltre ai numerosi laboratori per ragazzi che hanno consentito loro di sperimentare la propria creatività. La cultura è un dono ed è di tutti: con questo spirito gli organizzatori hanno sempre accolto i presenti a braccia aperte. L’obiettivo di “Tierra!” non è solo quello di seminare conoscenze, ma accendere passioni e far incontrare e conoscere maestri e operatori culturali, perché il sapere va valorizzato e coltivato. Eraldo Maffioletti conclude proprio così il suo pensiero: «Tierra! è nata proprio per questo, per incontrare maestri, per sentire gli esploratori del futuro, per contribuire e appassionarci al desiderio di cultura, perché queste sono le occasioni migliori per coltivare l’anima e occuparci un po’ di noi, del nostro spirito; per avere certezze nella giungla delle incertezze contemporanee; per provocare il dubbio quando le certezze diventano blocchi di roccia e gli uomini li difendono ciecamente contro altri uomini; per andare oltre, come abbiamo ripetuto diverse volte, oltre la paura e le incertezze». Lorenzo Dell’Onore


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Mondo latte e dintorni Alla scoperta del salame nostrano bergamasco

Solitamente in questa rubrica ci occupiamo del latte e dei suoi derivati, ma ogni tanto è giusto esplorare anche i “dintorni” del mondo produttivo della Bassa Bergamasca, come il settore delle carni, che rispetto a quello lattiero-caseario è meno preponderante, ma rappresenta pur sempre una buona percentuale delle aziende facenti parte del Distretto Agricolo. Il contesto ideale per conoscere più da vicino questo mondo produttivo è stata la tredicesima Sagra del Salame bergamasco, tenutasi a Ghisalba (Bg) il 12 maggio. Mentre in Piazza Garibaldi le famiglie cominciavano già ad assaporare il profumo dei salumi e dei formaggi agli stand allestiti per l’occasione, nella sala consiliare del comune si dava inizio ufficialmente alla manifestazione con un convegno dedicato al buon cibo e all’alimentazione, moderato da Bortolo Ghislotti. Sono intervenute diverse personalità, tra cui alcuni neoconsiglieri della Regione Lombardia e il vicepresidente della Banca BCC Oglio e Serio. Il neoconsigliere Giovanni Malanchini (promotore del Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca), ha preso l’impegno di ascoltare e agevolare gli imprenditori del settore alimentare che intendono valorizzare le loro pro-

duzioni, in difesa quindi delle peculiarità del territorio e contro l’idea di salumi e formaggi comuni europei. La nostra identità va difesa anche attraverso il cibo che produciamo, il che non significa alzare barriere, ma semplicemente preservare le nostre tradizioni e salvaguardare la qualità dei prodotti locali, che in quanto tali sono veramente unici al mondo. Questo, in sostanza, è il sunto del dibattito tenutosi tra imprenditori e politici. Un simile obiettivo si potrà ottenere, secondo Malanchini, attraverso la tracciabilità della filiera corta, ma lo sforzo dovrà anche essere degli imprenditori stessi, che dovranno unirsi e cooperare per presentare alla Regione opportuni e adeguati progetti di valorizzazione dei propri prodotti. È stata accolta dai presenti anche l’idea, proposta da Bortolo Ghislotti, di in-

stallare cartelli turistici che indicheranno in Ghisalba il “paese della sagra del salame nostrano bergamasco”. Da parte di tutti i presenti è emersa la volontà di sostenere le aziende del territorio.

Il vero salame bergamasco: le qualità per vincere Dopo l’apertura istituzionale della serata, ai relatori è stato chiesto di comporre la giuria non tecnica che avrebbe decretato il migliore salame prodotto nella provincia di Bergamo, tra tutti quelli in gara e presentati da privati cittadini. A sottoporre alla giuria i succulenti insaccati e a fare da presentatore, in qualità di esperto del settore, Giuseppe Rizzi della Fratelli Rizzi, storica azienda ghisalbese a conduzione familiare che si occupa di salumi, anche a livello industriale, sin dal 1983. Otto erano i salami in gara, di cui sono stati valutati molteplici fattori: l’aspetto esterno, il tipo di legatura del budello, la consistenza e il

colore, il profumo e il gusto. Alla fine, dopo un’ora di attente valutazioni, il primo posto è stato conquistato da Giovanni Ranghetti di Martinengo (Bg). A gara ultimata, abbiamo chiesto a Rizzi di indicarci le proprietà del salame nostrano perfetto: «Il colore deve essere un rosso granato, non troppo cupo altrimenti è indice di scarsa qualità delle carni o di un alto contenuto di additivi. Il colore, se il salame è fatto seguendo i canoni di produzione bergamaschi, deve risultare inoltre uniforme, che è indice di presenza di nitrati che abbassano le cariche batteriche contenute nella carne. Il salame veramente stagionato non è gommoso, ma presenta delle crepe, che sono indice di qualità perché significa che l’acqua all’interno si è asciugata per bene. Un salume troppo carico

di acqua sarebbe il terreno ideale per la proliferazione dei batteri». E per quanto riguarda il taglio? «Ovviamente al taglio si fa precedere la pelatura, che è essenziale. Se non si elimina il budello, infatti, il coltello si sporca di muffa, che inevitabilmente – depositandosi sulla fetta di salame – finisce per alterare il gusto della carne. Se il budello non si toglie facilmente, consiglio di inumidirlo con un panno. Un suggerimento: mai fare fette diritte, ma tagliare il salame con un angolo di 45 gradi, in modo tale da ottenere una fetta ovale, come vuole la tradizione della nostra zona, e più piacevole da vedere, dato che si presenta molto più corposa nell’aspetto». Anche l’occhio vuole giustamente la sua parte. E con l’acquolina in bocca possiamo ben dire che le ricchezze enogastronomiche del Distretto Agricolo non finiscono di stupire. La sfida, come è stato messo in evidenza all’appuntamento ghisalbese, è quella di portarle opportunamente alla conoscenza di tutti.

Pagina promossa in collaborazione con Bortolo Ghislotti, titolare della IRIM srl


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Mangio locale, penso universale Premiati gli elaborati del progetto di educazione alimentare nelle scuole Sono più di 30mila i bambini che nell’ultimo anno in provincia di Bergamo hanno partecipato a lezioni sul ciclo produttivo del cibo e sui segreti della vita in campagna, attività che si sono svolte sia in classe sia nelle 55 fattorie didattiche presenti sul territorio provinciale. È quanto stimano l’Assessorato all’Istruzione del Comune di Bergamo, la Coldiretti e la SerCar Ristorazione in occasione della premiazione dell’8° edizione del progetto per le scuole primarie cittadine “Mangio locale, penso universale”. La cerimonia si è tenuta nella mattinata del 28 maggio a palazzo Frizzoni, presso la Sala Consiliare del Comune di Bergamo, con la partecipazione del presidente del consiglio comunale Marzia Marchesi, dell’assessore comunale all’Istruzione Loredana Poli, del presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio e del titolare della Sercar ristorazione Marco Carrara insieme ad oltre 200 alunni in rappresentanza delle scuole che hanno aderito alla parte didattica dell’iniziativa. Durante l’anno scolastico, “Mangio Locale, penso universale” ha permesso agli allievi di approfondire temi legati all’alimentazione, alla stagionalità, alla produzione

agricola a km zero e agli aspetti culturali che ruotano attorno ad essa. Vedere come si fa il burro, cosa nasce nei campi, come si allevano gli animali, cosa cresce negli orti e molto altro ancora per capire che, tra le altre cose, le mucche non sono viola, che prima di essere messo nel tetrapak il latte viene munto e che ogni frutto ha il proprio periodo dell’anno. «Il nostro obiettivo – sottolineano i promotori del progetto - è di coinvolgere i giovani in un processo educativo che contribuisca a farli diventare consumatori attenti e consapevoli. Ma vogliamo anche che imparino a conoscere il territorio dove vivono, i suoi equilibri ambientali e come nascono i prodotti del vero agroalimentare Made in Italy». Quest’anno sono stati oltre cinquemila i bambini che una volta al mese nelle mense scolastiche cittadine hanno consumato i menù a base di prodotti dell’agricoltura locale e a filiera corta, mentre sono stati più di 1.000 quelli che hanno partecipato alle attività previste dal concorso collegato e che, guidati dalle insegnanti e da alcuni esperti, hanno preso parte alle attività didattiche proposte in classe, nelle fattorie didattiche e nella

L'Assessore Loredana Poli premia le classi quarte della Scuola primaria Scuri

valle della Biodiversità dell’Orto Botanico di Bergamo.

Novità e premiazioni Novità di questa edizione è che, oltre ai bambini, anche le loro insegnanti sono state coinvolte attivamente nel progetto: è stato infatti realizzato un percorso formativo in 11 incontri, durato tutto l’anno scolastico, all’interno del quale gli adulti hanno appreso informazioni di educazione

e sicurezza alimentare nonché ottenuto strumenti teorici e pratici per la realizzazione e il mantenimento degli orti scolastici. In questo anno scolastico sono infatti stati realizzati, grazie anche al contributo dell’Orto Botanico Lorenzo Rota di Bergamo, 9 nuovi orti scolastici, dotando così ogni Istituto Comprensivo cittadino di un proprio orto. Durante la mattina del 28 maggio le scuole si sono aggiudicate premi utili e gustosi e ai primi posti

in classifica si sono posizionate le classi quarte della scuola primaria Scuri che, con la piramide alimentare rivisitata in chiave km 0 e la “tavola del mondo”, si sono aggiudicate il primo premio; con il “Verdurario” hanno vinto il secondo premio le classi seconde della scuola primaria Papa Giovanni e con un elaborato dedicato al “mondo delle api” hanno conquistato il terzo posto i bambini delle classi seconde della scuola primaria Ghisleri.


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(Ri)conoscere lo stress per riuscire a gestirlo Stress da lavoro correlato, un problema diffuso (e costoso)

Pare essere diventato una condizione esistenziale, una conditio sine qua non per certificare il valore di esistenze votate al lavoro, alla velocità, alla produttività e alla perfezione. Ma lo stress è davvero così inevitabile? Secondo Cres Italia Srl, centro di formazione AiFOS (Associazione italiana Formatori e Operatori della Sicurezza sul lavoro), la realtà è molto diversa e parla di uno stress che, se cronicizzato, può diventare un vero problema fisico e psicologico, con pesanti ripercussioni anche sul piano sociale ed economico, tutt’altro che sintomo di produttività ed efficienza. Ecco allora che ha ideato un percorso di formazione in cinque tappe per imparare a conoscere, prevenire e gestire lo stress e che l'anno scorso gli è valso il Premio Innovazione 2017. Secondo l'Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, lo stress da lavoro correlato è “la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell'organizzazione e dell'ambiente di lavoro eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste”. Cosa ben diversa, quindi, da quelle dosi accetta-

VENERDÌ 29 GIUGNO 2018

Convegno sullo stress Cres Italia Srl organizza un convegno pubblico sullo stress e le tematiche ad esso correlate. L'appuntamento è per venerdì 29 giugno dalle ore 9 alle ore 12, presso lo Starhotels Cristallo Palace in via Betty Ambiveri 35 a Bergamo. Un evento a partecipazione gratuita, a numero chiuso. Per tutti i lettori di infoSOStenibile sarà possibile iscriversi inviando una mail a info@cresitalia.it, inserendo nel messaggio il codice promozionale #privacy_infosostenibile. Per maggiori informazioni si veda il sito www.cresitalia.it oppure telefonare al numero 035 4520088. bili di stress che consentono di reagire con efficienza agli stimoli esterni: si parla invece di un'elevata esposizione a fattori di tensione che si ripercuotono sull'individuo, sulla sua salute psicofisica e sulla sua produttività lavorativa. E anche su tutto il sistema sociale. A dimostrarlo sono i numeri. Secondo una ricerca riportata nel rapporto Eu-

Osha, ammonterebbe infatti a 617 miliardi di euro all'anno il costo complessivo dello stress da lavoro correlato in Europa: una cifra enorme, che comprende i costi per i datori di lavoro (272 miliardi di euro annui), quelli per l'assistenza sanitaria (63 miliardi di euro), per le prestazioni previdenziali sotto forma di sussidi di inabilità al lavoro (39 miliardi

di euro) e la perdita di produttività (242 miliardi di euro). Per non parlare poi dell'aumento dei tassi di assenteismo e di ricambio del personale nelle aziende.

Progetto RICCO per una nuova gestione dello stress «Il nostro presupposto scaturisce dalla piena consapevolezza di vivere in una società composta da soggetti gravati da stress – spiega l'ideatore del progetto RICCO di Cres Italia, Francesco de Lucia -. Tutti lo siamo o, quantomeno ci sentiamo tali, spesso nemmeno sapendo bene cosa significhi. Non basta conoscere cosa sia lo stress, ma sapere che ci possano essere soluzioni da adottare per prevenirlo, gestirlo o contrastarlo». A partire da queste considerazioni, unite allo studio e all'esperienza di anni, è nato il progetto RICCO, un acronimo che riprende le cinque tappe per percorso: Respirazione, Inventarsi (il buon umore), Concentrazione (Yoga), Comunicazione, Organizzazione. Ciascuna tappa ha una durata di 4 ore ed è gestita da professionisti specifici. «È una strategia inte-

grata e completa che fornisce una gamma di strumenti per la prevenzione e la difesa utilizzabili quotidianamente – continua de Lucia -. Il percorso è pensato per imprenditori, manager e professionisti, ma può essere utile a tutti coloro che intendono approfondire il fenomeno».

Esseri umani, non robot Alla base del percorso c'è soprattutto la consapevolezza che l'essere umano non è un robot e che nella gestione dello stress sul lavoro contano sia le normative e l'organizzazione che l'attenzione al benessere psicofisico dell'individuo, un'attenzione che comprenda ad esempio anche la consapevolezza dei propri limiti. «Non siamo delle macchine e abbiamo bisogno di non andare fuori giri», conclude Francesco de Lucia. «Se un'auto non tiene il minimo vado a farla riparare; lo stesso vale anche per gli esseri umani: qualche volta abbiamo bisogno di fare dei tagliandi, oppure imparare a “regolare il minimo”. Così potremo recuperare le nostre forze ed energie».


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La ricarica perfetta L’azienda bergamasca Kennew srl, in sinergia con il marchio BMW ha mostrato tutti i benefici di una ricarica mediante batterie di accumulo da pannelli fotovoltaici Tutti conosciamo l’importanza delle fonti rinnovabili e di quanto siano indispensabili in un mondo inquinato che non potrà reggere all’infinito l’attuale livello di impatto delle attività umane sull’ambiente. Convertirsi alle fonti energetiche alternative però non è sufficiente, se ad esse non si accompagna anche un utilizzo razionale e intelligente dell’energia prodotta. Proprio come in un sistema economico virtuoso dove nulla viene sprecato, anche l’energia elettrica prodotta in eccesso dai pannelli installati sul tetto di casa può essere reimmessa nel circolo, come ci insegna l’azienda Kennew srl di Nembro (Bg), specializzata in impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo, efficientamento energetico e smaltimento di amianto. Operando in sinergia con la concessionaria Rivoltella di Arcene, venerdì 25 e sabato 26 maggio sono stati organizzarti dei test drive a bordo di auto elettriche targate BMW, per dimostrare quanto si possa risparmiare ricaricando i veicoli elettrici attraverso gli impianti di accumulo installati presso la propria abitazione.

Energia solare on the road In sostanza, questo è quanto avviene: quando di giorno l’impianto fotovoltaico produce energia elettrica, questa viene impiegata dall’utenza domestica. Capita però che l’energia elettrica venga prodotta in eccesso, cioè non immediatamente consumata. Per evitare inutili sprechi, gli impianti fotovoltaici dirottano l’energia in eccesso verso opportuni sistemi di accumulo, che la rendono disponibile in quelle parti della giornata in cui, per mancanza di luce solare, il sistema non produce elettricità, ovvero durante la notte o di mattina presto. I sistemi di accumulo – quelli di Kennew sono targati SonnenBatterie – si rivelano utilissimi anche per ricaricare la propria auto elettrica, a costo zero, anche di notte, con un netto risparmio quindi sulla bolletta.

Per illustrare questo concetto, l’azienda e la concessionaria Rivoltella hanno organizzato negli spazi di quest’ultima un test drive con i nuovi modelli BMWi3 e BMWi3s. Per l’occasione i presenti hanno avuto anche l’opportunità di ammirare la nuova elegantissima BMW i8 Coupé, vettura che coordina l’interazione del motore elettrico e della batteria con il motore a combustione, sempre orientandosi alle

prestazioni massime con un minimo consumo.

Non un semplice test drive Gli organizzatori delle due giornate fanno sapere: «Abbiamo unito al classico test drive delle autovetture ibride ed elettriche di BMW la presentazione delle migliori possibilità per ricaricare le auto elettriche con l’energia

solare. Si rende necessario aggiungere all’impianto un sistema di accumulo (SonnenBatterie) e un Wallbox della medesima marca per caricare l’auto durante le ore notturne. Il sistema SonnenBatterie garantisce batterie durevoli e performanti con tutta la tecnologia necessaria per una gestione ottimale dell’impianto. Per massimizzare invece la potenza installabile sul proprio tetto, sono oggi disponi-

bili moduli con un’efficienza del 22%: i moduli Sunpower da 360 watt picco, con garanzia totale a 25 anni. L’iniziativa ha riscosso un notevole interesse, molti i possessori di un impianto che si sono interessati all’auto elettrica esposta per l’occasione e, viceversa, sono stati molti anche i clienti di auto elettriche che hanno capito e apprezzato i vantaggi di una ricarica a costo zero tramite impianto fotovoltaico».


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Acqua di Valore Dove va a finire l’acqua che scende dal rubinetto?

Quando apriamo il rubinetto, solitamente non pensiamo alla fine che farà l’acqua una volta scesa lungo lo scarico. Eppure, forse proprio allora inizia il bello - operativamente parlando - perché a quel punto l’acqua comincia un viaggio che, dalle tubature e dalla fognatura, la porterà in un impianto di depurazione, dove ci sarà molto lavoro da fare. Il processo di depurazione dell’acqua, necessario per poter reimmettere nell’ambiente questa preziosa risorsa in maniera ecocompatibile, non è così semplice e immediato, eppure è

cruciale. Essendo anche il servizio più oneroso per l’utenza, è giusto illustrarne tutti gli step: scoprirete senz’altro un enorme meccanismo, a cui non si pensa mai. È proprio grazie a questo procedimento che possiamo sempre usufruire di acqua buona e pulita e certamente anche l’ambiente ringrazia. Vediamo dunque più nel dettaglio come funziona un tipico impianto di depurazione Uniacque.

Le fasi Tutto ovviamente comincia dal-

la fognatura, dove convergono le acque di scarico. Attenzione però a quel che si fa scendere lungo lo scarico: le fogne non sono una discarica! Quando usufruiamo dell’acqua nei nostri impianti domestici o sul lavoro, è assolutamente vietato scaricare: materiali ingombranti come sacchetti o pannolini; sostanze acide; oli esausti, carburanti e solventi; sostanze contenenti metalli disciolti. Il divieto serve a evitare che le tubature e gli impianti si danneggino o vengano corrosi, oltre ovviamente a preservare l’ambiente naturale, che

è anche una questione di civiltà. Una volta giunta in un impianto di depurazione, l’acqua di scarico subisce quattro fasi di lavorazione, ciascuna ulteriormente suddivisa in altre fasi. Sostanzialmente, la prima cosa che avviene è il trattamento primario che ha la funzione di rimuovere le impurità più grossolane e voluminose (un passaggio che serve a proteggere le apparecchiature presenti nelle successive fasi). Superato questo step, l’acqua non può dirsi certamente ancora pulita: la priorità diviene ora quella di eliminare le

sostanze inquinanti disciolte nel liquido, le più difficili dunque da rimuovere. I fedeli alleati degli operatori addetti alla depurazione, nella seconda fase detta dei “trattamenti secondari”, non sono le macchine, bensì i microorganismi. I processi di ossidazione e nitrificazione, a questo punto del viaggio, costituiscono il cuore del sistema: i ceppi batterici uniti all’acqua hanno lo scopo di rimuovere le sostanze organiche e inorganiche inquinanti, che ancora contaminano il refluo. I batteri se ne servono per il proprio metabolismo. La


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Paolo Franco Presidente Uniacque SpA

; Uniacque al Festival dell’Ambiente di Bergamo

; Comunicazione di servizio

ARRIVA IL BONUS IDRICO

«L’acqua è la nostra fondamentale risorsa: la prendiamo, la usiamo e la sporchiamo, quindi la dobbiamo restituire pulita all’ambiente, secondo i principi dell’ecosostenibilità». Così si è espresso il Presidente di Uniacque Paolo Franco, intervenuto al momento di inaugurazione del Festival dell’Ambiente di Bergamo. Uniacque era presente con uno stand e con la Casetta dell’Acqua, che ormai è una costante fissa durante la tre giorni green. Ottimi i risultati di quest’anno: durante le tre giornate, dal 18 al 20 maggio, la Casetta ha erogato ai Bergamaschi accorsi sul Sentierone ben 1041 litri di acqua freschissima proveniente dalla Sorgente Nossana. carica batterica e gli eventuali residui solidi ancora sospesi saranno poi eliminati nella fase dei trattamenti terziari: la prima tramite disinfezione, gli altri attraverso la filtrazione dell’acqua. Nel corso dell’ultimo trattamento, quello della cosiddetta “linea fanghi”, avviene una cosa curiosa. I fanghi estratti durante le prime due fasi e la biomassa batterica in esubero vengono stipati in appositi bacini dove - attraverso la digestione anaerobica - viene prodotto del gas che sarà successivamente impiegato come fonte per la

produzione di energia e riscaldamento. Anche l’acqua dello scarico può dunque essere un valido esempio di economia circolare: chi l’avrebbe mai detto che, all’interno di un sistema di recupero razionale delle risorse, dai reflui si può ricavare addirittura biogas?

L’impegno dell’azienda Proprio un viaggio complesso, quello dell’acqua, al termine del quale questa è pronta a ripartire per un nuovo ciclo. Grazie all’impegno dei tecnici Uniac-

que, possiamo contare su sorgenti sorvegliate e acqua pulita, che torna a essere tale anche dopo l’impiego umano. Se non esistessero questi impianti, l’ambiente sarebbe decisamente più sporco e invivibile, con drastiche conseguenze anche sulla flora e sulla fauna, non solo sulla salute umana. Per questo la società ha deciso che continuerà a investire sulla qualità delle acque nel piano quinquennale 2018-2022. L’obiettivo è certamente anche quello di modernizzare le reti e i depuratori ormai obsoleti.

Da luglio sarà operativo il bonus idrico, un’agevolazione pensata per le famiglie che versano in condizioni di disagio socio-economico, provato da opportuna certificazione Isee. La domanda per accedere al bonus potrà essere presentata ai comuni o ai centri di assistenza fiscale (CAF); una volta ottenuto, il bonus avrà validità annuale e per il 2018 saranno recuperati anche i mesi precedenti (da gennaio a giugno) . La presente agevolazione sarà erogata unitamente a quella per la luce e il gas, poiché l’utente dovrà compilare un modello unico approvato da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente). La soglia minima dell’Isee per poter godere del beneficio è pari a 8107,50 euro, che divengono 20.000 se nel nucleo familiare sono presenti tre figli a carico del richiedente. L’agevolazione non comporterà il pagamento di una somma in denaro, ma sarà esposta in bolletta come taglio di spesa. L’importo scontato è pari al costo del consumo di 18,25 metri cubi di acqua annui per persona, sulla base di una media stilata dall’autorità competente. L'utente indiretto, cioè la famiglia che vive in un condominio e non ha un contratto proprio di fornitura idrica, riceverà il bonus sociale in un'unica soluzione dal gestore del servizio idrico con le modalità individuate da quest'ultimo (ad esempio su conto corrente o con assegno circolare non trasferibile). Per aggiornamenti, si consiglia di consultate le pagine www.uniacque.it o www.sgate.anci.it

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Feralpi Siderurgica si aggiudica il premio EMAS Italia 2018 L’azienda bresciana con sede a Lonato del Garda ha conquistato il riconoscimento per la migliore comunicazione ambientale multimediale La quinta edizione del Premio EMAS Italia, acronimo di EcoManagement and Audit Scheme, tenutosi lo scorso 25 maggio nella splendida cornice dell’Abbazia di San Michele Arcangelo, nel Comune di Tavarnelle Val di Pesa in provincia di Firenze, ha visto trionfare l’azienda bresciana Feralpi Siderurgica, grazie a una mirata ed efficace comunicazione ambientale per le imprese. L’EMAS rappresenta un sistema comunitario a cui possono aderire volontariamente le imprese e le organizzazioni, siano esse private o pubbliche, che desiderano impegnarsi nel valutare e soprattutto nel migliorare la propria efficienza ambientale. Tutte le organizzazioni che decidono di registrarsi sono quindi chiamate a compilare una Dichiarazione Ambientale che comunichi le informazioni sulle prestazioni e sugli impatti ambientali generati dalle loro attività.

Un successo che parte da lontano L’evento di premiazione di fine maggio è stato anche uno dei partner event della Green Week indetta dall’Unione Europea - una settimana dedicata alla sostenibilità in tutta Europa - in quanto il riconoscimento è un

Da sinistra: Eric Filippini (Responsabile Servizio Prevenzione, Protezione ed Ambiente) ed Ercole Tolettini (Responsabile Sistema di Gestione Ambientale) di Feralpi Siderurgica

importante attestato in campo ambientale che dimostra l’impegno volontario profuso nel migliorare le proprie prestazioni e nel fornire a tutti gli stakeholder le informazioni complete e trasparenti sulla corretta gestione ambientale. L’azienda Feralpi Siderurgica, che ha il suo stabilimento principale nel paese di Lonato del Garda in provincia di Brescia a pochi chilometri dal lago, non è però nuova a questo tipo di riconoscimento perché già nel dicembre 2014 era stata la prima in Italia ad ottenere l’EMAS per uno stabilimento siderurgico a matrice complessa. L’EMAS viene consegnato

a quelle realtà che meglio dimostrano di aver interpretato ed applicato i principi ispiratori dello schema europeo e rappresenta il più alto riconoscimento internazionale per chi decide di analizzare e publicare volontariamente i propri dati ambientali. Oltre a valutare la rendicontazione e il miglioramento continuo della propria efficienza, infatti, l’altro pilastro su cui si basa il premio è la divulgazione oggettiva e trasparente nel confronto delle istituzioni, del territorio e naturalmente dei suoi abitanti. «Il premio EMAS ottenuto per la comunicazione ambientale è un successo che parte da lontano - ha detto Maurizio Fusato, direttore dello stabilimento di Feralpi Siderurgica - la registrazione EMAS, così come tutta l’attività di Responsabilità sociale d’impresa, attesta la volontà di instaurare con il territorio e con tutti i portatori di interesse un rapporto basato sulla fiducia. Per far-

“L’EMAS è il più alto riconoscimento internazionale per chi volontariamente analizza, rendiconta e migliora di continuo la propria efficienza ambientale” lo, le imprese devono essere aperte al dialogo e, soprattutto, dare evidenza dell’impatto della propria attività, impegnandosi in misura vincolante alla riduzione delle ricadute ambientali. Il processo non è completo senza l’attività di comunicazione che mette a disposizione di chiunque informazioni oggettive, e immediatamente comprensibili, sulle performance ambientali raggiunte». G. Z.


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Ri-vesti il mondo di Valore Il cambio di stagione può fare la differenza I numeri della raccolta di abiti usati di Cauto e Caritas Oggi

Oltre 400

Contenitori gialli

7

Squadre di operatori al giorno, ciascuna composta da 2 persone

87

Comuni bresciani coperti dal servizio Dal 1999 a oggi

15 mila tonnellate Indumenti recuperati

56 mila tonnellate CO2 non emessa

84

Posti di lavoro creati Ai sempre più frequenti e repentini cambi di stagione o “sbalzi di stagione” i nostri armadi ci rivelano che la moda corre veloce e che gli abiti, invecchiando, diventando rifiuti. Esiste però un modo per prolungare il loro ciclo di vita, contribuendo a ridurre gli scarti e i conseguenti costi di smaltimento. Scegliendo, infatti, di conferirli nei “contenitori di valore”, i cassonetti gialli di Cauto, gli indumenti dismessi possono diventare opportunità di lavoro e quindi di reddito per chi ne ha maggiore necessità. Nel corso della sua esperienza ventennale la Rete di cooperative Cauto, in collaborazione con la Caritas Diocesana di Brescia, ha iniziato una raccolta di abiti usati su tutto il territorio provinciale recuperando oltre 15mila tonnellate di indumenti. Un quantitativo che evita l’emissione di 56mila tonnellate di CO2 nell’ambiente derivante dal loro smaltimento. Un servizio gestito nel pieno rispetto della normativa vigente e del possesso delle necessarie autorizzazioni. Lo scorso anno la collaborazione fra Cauto e Caritas si è ulteriormente rafforzata attraverso l’adesione alla Rete solidale

R.I.U.S.E. (Raccolta indumenti usati solidale ed etica) alla quale possono partecipare le cooperative sociali o le imprese sociali che hanno un legame con la Caritas Diocesana del proprio territorio, per la gestione di questa particolare raccolta differenziata. I requisiti minimi per l’ingresso a R.I.U.S.E., Rete che aderisce al Conau (Consorzio nazionale abiti e accessori usati) sono il possesso di certificazioni di qualità e un certo numero di lavoratori dedicati alla raccolta e la destinazione solidaristica dei proventi.

Vantaggi ambientali, economici e sociali Questa filiera, da cui è nata la campagna “Ri-vesti il mondo di Valore”, a sua volta declinata tramite la nuova veste grafica dei cassonetti gialli, tramite una pagina web dedicata (www.rivestidivalore.it), un depliant e alcune mirate azioni di educazione ambientale nelle scuole, consente di sottrarre il 95% della raccolta alla discarica. Questo è possibile attraverso attività di riutilizzo e di vendita a partner commerciali selezionati, e grazie a Spigolandia, il negozio

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Percorsi di inserimento lavorativo

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Inserimenti lavorativi Mano fraterna di Caritas Diocesana di Brescia.

della Rete Cauto che è anche un laboratorio per la realizzazione di percorsi d’inserimento lavorativo. Il restante 5% di scarto è costituito da materiale non più recuperabile, specie se soggetto all’abbandono fuori contenitore da parte dei cittadini. Sono infatti i cittadini a “fare la differenza” in questo tipo di raccolta. Di quel 95%, circa il 10% viene recuperato come materia prima o per la produzione di pezzatura industriale. Uno scarto così basso è un grosso vantaggio prima di tutto per l’ambiente, ma anche per i Comuni che non si devono far carico di raccogliere e smaltire anche questo genere di rifiuti.

Nel momento in cui una persona si disfa di un bene, esso diventa a tutti gli effetti un rifiuto, e come tale va trattato secondo normativa. Servono furgoni adatti al trasporto, persone formate adeguatamente per trattarli, bisogna compilare formulari per ogni Comune in modo che il trasporto dei rifiuti resti tracciato dall’inizio alla fine. Una filiera complessa che ha dei costi di funzionamento non indifferenti. “In generale, questo vale sui diversi servizi che svolgiamo - spiega Lorenzo Romanenghi, Responsabile di Produzione della Rete CAUTO -. Scegliamo ad esempio di non partecipare a bandi di gara al massimo ribasso perché sap-

piamo che saremmo costretti a rinunciare alla costruzione di reali percorsi di inserimento lavorativo, al rispetto rigoroso delle condizioni di sicurezza, all’accurata gestione documentale dei rifiuti: scelte a cui non vogliamo rinunciare”. Il valore irrinunciabile del servizio sono i posti di lavoro creati e quelli sostenuti con l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate: “Ogni nostra squadra di raccolta degli abiti usati è formata da due persone. Potremmo risparmiare inviandone una soltanto? Probabilmente sì, ma dovremmo rinunciare agli inserimenti lavorativi, quindi preferiamo mantenere questo livello occupazionale riducendo i costi sociali dell’intera comunità”. Con gli oltre 400 contenitori di valore, la solidarietà sostiene i progetti di Sostegno all’occupazione di Caritas Diocesana di Brescia, Mano Fraterna.


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A Bi Book riporta aria di cultura nel centro di Brescia Dal 4 al 17 giugno al via la quarta edizione del festival letterario per l’infanzia che quest’anno sarà dedicato all’inclusione Portare per le strade e per le piazze di Brescia tutti i tesori nascosti tra le pagine dei libri dedicati ai più piccoli. È questo l’intento del festival A Bi Book che dal 4 al 17 giugno animerà il centro cittadino con un ricco programma di venticinque appuntamenti dedicato alla lettura per l’infanzia. Tema della quarta edizione della manifestazione sarà quello dell’inclusione sociale e dei libri senza barriere che devono essere accessibili a tutti: da chi ha disabilità o difficoltà di comunicazione a chi è nel nostro Paese da poco tempo. Il festival è organizzato dalle società cooperative onlus Co.librì, Zeroventi e Abibook, in collaborazione con il Comune di Brescia, ed è diventato un appuntamento fisso per i piccoli lettori. Come successo nelle passate edizioni, anche quest’anno sono numerose le associazioni, le istituzioni ed i privati che hanno scelto di sostenere la manifestazione: dalla collaborazione tra RBBC - Rete Bibliotecaria Bresciana e Cremonese, IAL Lombardia di Brescia, La Vetrina, la Rete Bibliotecaria Scolastica Lib(e)ri Libri e l’Associazione Montessori Brescia. Grande partecipazione anche da parte delle case editrici per l’infanzia tra le quali Uovonero, Fatatrac, Edizioni EL, Panini, Lapis assieme al Nido Nuovo Mondo e l’Atelier il Gioco del dipingere. Il festival cerca ogni anno di rinnovarsi e infatti quest’anno amplierà i suoi confini dedicando alcuni eventi alla scuola primaria, oltre che alla prima

infanzia, che rimarrà comunque il pubblico principale dell’evento.

I momenti da non perdere Nel corso della prima giornata di lunedì 4 giugno il programma verrà aperto presso lo IAL Lombardia di via Castellini 7 dal convegno che da il nome al festival di quest’anno “Libri senza Barriere”. Un evento pomeridiano, dalle 14,30 alle 19,30, nel corso del quale verranno presentate alcune realtà scolastiche

inclusive grazie all’intervento della psicopedagogista Patrizia Enzi, formatrice dell’Associazione Montessori di Brescia e dell’Opera Nazionale Montessori di Roma. Il titolo scelto per l’intervento è “Educare alla libertà: Cooperazione e litigio in Maria Montessori”; inoltre verranno presentati anche le esperienze di cinque libri inclusivi. Sabato 9 giugno, dalle 14 alle 18 presso Cascina Maggia, è in program-

ma “Una guida per genitori e futuri lettori” la presentazione della sesta biografia nazionale di Nati per Leggere, 132 titoli selezionati dal panorama editoriale 2015-2017 e scelti dall’Osservatoria editoriale Nati Per Leggere. Nel corso dell’ultimo weekend della manifestazione è previsto per sabato 16 giugno un corso di formazione sull’alimentazione in collaborazione con Asilo Nuovo Mondo

e con la presenza della psicologa Marzia Sgambelluri; mentre sabato 16 e domenica 17 giugno si svolgeranno le passeggiate letterarie per Brescia dedicate ai bambini da 4 a 8 anni. Per tutta la durata del festival sarà allestita “Abicar Libri… e la storia cominciò”, una piccola biblioteca itinerante con 120 libri sulla diversità per favorire l’inclusione sociale e culturale. Info e programma su www.festivalabibook.it Gianluca Zanardi


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Cremona, tutto ciò che FAI I gruppi Fai attivi nel territorio: cura, educazione e vigilanza Alla presentazione del calendario eventi Fai 2018 a cura della delegazione di Cremona, tenutasi venerdì 4 maggio, negli spazi del Centro di documentazione ambientale di via Sesto 41, presso la sede cremonese del Politecnico di Milano, sono stati presenti la capo-delegazione Manuela Galli, la dottoressa Valeria Vecchia per l’evento SeMiScambi, la responsabile dei rapporti con i media Angela Bellardi e l’architetto Maria Grazia Oliveri per la raccolta fondi. Manuela Galli, muovendo da un excursus storico della fondazione - dalla nascita nel 1975, all’inaugurazione delle prime Giornate di primavera nel 1993, alla prima edizione de “I luoghi del cuore” nel 2003, passando per i diversi gradini delle donazioni, dei restauri, delle raccolte fondi, della diffusione di delegazioni e volontari in oltre un quarantennio - ha tenuto a dare un’idea del significato degli interventi. Negli ultimi anni, si sono contati 8 milioni di visitatori nei beni italiani, di cui 700.000 solo nel 2016; 5 milioni di voti raccolti per “I luoghi del cuore” dal 2003; 32.000 libri antichi e 20.000 oggetti d’arte conservati; per arrivare alle 10.000 visite – distribuite su 4 beni aperti – solo durante le Giornate di primavera di Cremona. Risultati notevoli, ottenuti grazie all’impegno di tutti i volontari, che si caratterizza in tre punti fondamentali: cura, che significa restauro, gestione, tutela e valorizzazione; educazione, ovvero accompagnamento alla scoperta, sensibilizzazione e a “organizzare” insieme gli eventi; e vigilanza, che è sinonimo di censimento, di volontariato e di «partecipazione alla cultura e all’ambiente della nazione», come recita la stessa Costituzione.

Un esempio: il restauro della Cappella Cazzùli Domenica 6 maggio, nel Comune cremasco di Capergnanica, è stata riaperta la Cappella Cazzùli. Dopo un restauro durato oltre due anni, la delegazione ha organizzato un evento – che ha raccolto decine di spettatori incuriositi – per presentare i lavori compiuti. La capo delegazione di Crema Annalisa Doneda ha

“La bellezza non salverà il mondo se noi non salviamo la bellezza” mosso dall’emblematico monito di Salvatore Settis: «la bellezza non salverà il mondo se noi non salviamo la bellezza» mentre il Sindaco Alex Severgnini ha chiarito gli intenti dell’opera, ossia, oltre alla restituzione del piccolo edificio alla luce originaria, la sua fruizione anche in un itinerario ciclo-turistico della bassa cremasca; la parola è passata poi all’équipe di restauratori, Elena

Dognini, Mara Pasqui, Annalisa Rebecchi e Mauro Spinelli che hanno spiegato il loro ruolo fondamentale, seppur svolto dietro le quinte. Gli esperti Stefania Del Nero Formenti e Matteo Facchi si sono occupati dei chiarimenti storici e architettonici dell’oratorio. Infatti, trovando una condizione di forte degrado dovuta tanto all’abbandono quanto alla prossimità della roggia Acquarossa, sul confine con la località di Ombriano, i diversi attori sono riusciti a rinvigorire la cappella campestre: da un canto, agendo sugli intonaci affrescati, lasciando “a neutro” le parti venute a mancare e ridando una propria

luce alle zone in salvo, nonché consolidando i terreni e le piste circostanti per permettere l’accesso; d’altro canto, restituendo alla comunità i significati dei cicli di dipinti presenti, dalla Madonna addolorata dell’altare, all’Orto degli ulivi della controfacciata, ai Discepoli di Emmaus e a Giobbe sui lati. Gli esperti hanno inoltre datato a prima della fine del Seicento l’oratorio e non hanno tralasciato di omaggiare il pittore Giovanni Brunelli da Verona.

Gli appuntamenti Per i prossimi mesi, sono previsti diversi eventi: da Stelle in casci-

na, in luglio, a cura del Gruppo Fai Giovani; ad Agri-cultura, il 14 settembre; a SeMiScambi, il 16 settembre; alla Festa del volontariato, alle Giornate d’autunno, alla Settimana della Terra, alle mattinate d’inverno. Si rimanda sempre ai siti fondoambiente.it e delegazionifai.it, nonché all’indirizzo cremona@delegazionefai.fondoambiente.it per tutte le informazioni. E, soprattutto, alla visita dei Luoghi aperti, curati e valorizzati dal Fai. Perché è vero: se non stimola il proprio senso estetico, l’uomo non nutre il proprio benessere. Andrea Emilio Orsi


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ARTE IN MOSTRA L’estate lombarda all’insegna dell’arte Dalle incisioni di Goya alle avanguardie del Novecento, ma senza dimenticare cinema e costume: mostre ed esposizioni per tutti i gusti Dai capolavori dell'Impressionismo a Dürer, da Tiziano a Goya, dalla moda del secolo scorso a Harry Potter: la Lombardia nel mese di giugno smette gli abiti da ufficio e inizia a entrare nel mood estivo, proponendo un'incredibile varietà di mostre di livello su tutto il suo territorio.

Mostre in Lombardia e non solo

Mostre a Milano, tra tradizione e nuovi percorsi Il capoluogo regionale ha già da anni rilanciato la sua forte vocazione artistica alternando mostre di gusto tradizionale a proposte estremamente innovative, grandi esposizioni a piccole gemme capaci di coinvolgere pubblici variegati. Fino al 2 luglio, per esempio, Palazzo Reale ospita i capolavori del Philadelphia Museum of Art, in un'esposizione dal titolo “Impressionismo e avanguardie”: la mostra è un vero e proprio salto a piedi pari nel cuore delle avanguardie artistiche tra Ottocento e Novecento e nei mondi mobili creati dai pennelli di Monet, Renoir, Degas e Van Gogh, solo per citarne alcuni. Oppure Gaugin, Pissarro, Manet, e poi Kandinsky, Matisse, Chagall, Picasso, Dalì e Mirò: nomi che già da soli varrebbero la visita, non fosse altro che per poter ammirare tutti i grandi maestri dell'arte in una volta sola. E a pochi passi da casa. Palazzo Reale accoglie anche una seconda mostra, dal titolo “Dürer e il Rinascimento, tra Germania e Italia”: si parla sempre di mostri sacri dell'arte europea, ma in questo caso si va indietro di qualche anno. Il tema portante qui è il confronto tra le opere del maestro tedesco e quelle dei suoi contemporanei italiani, con un focus specifico sugli artisti della Val Padana, quali Mante-

“Il balletto classico” di Degas, nella mostra “Impressionismo e Avanguardie” a Palazzo Reale

gna, Giorgione, Lotto e Leonardo da Vinci. A chi invece l'arte la cerca anche fuori dai quadri, si potrebbero consigliare altre due mostre, unite forse nello spirito ma non certo nel tema. Da un lato abbiamo infatti “Outfit '900” a Palazzo Morando, un'originalissima esposizione degli abiti utilizzati dalle donne del secolo scorso in occasione dei grandi eventi: l'allestimento è un viaggio nel tempo e nella moda, ma anche nelle consuetudini quotidiane di un'epoca vicinissima eppure già così distante da noi, visitabile fino al 2 novembre. Dall'altro lato, invece, c'è la magia del piccolo mago più famoso del mondo: “Harry Potter - The Exhibition” - in programma fino al 9 settembre 2018 presso la Fabbrica del Vapore - un'esperienza immersiva in un mondo sì di fantasia, ma divenuto ormai parte dell'immaginario collettivo di più di una generazione. Tra campi di Quidditch e svariate ricostruzioni dei locali di Hogwarts, l'allestimento si sviluppa su oltre 1600 metri quadri e propone momenti interattivi, costumi, oggetti di scena e arte-

fatti provenienti direttamente dai set cinematografici originali.

Non solo Milano Anche se Milano la fa da padrona, non si può certo dire che le altre città si tirino indietro quanto a proposte artistiche di rilievo. A Brescia, per esempio, non si può non citare “Tiziano e i pittori del Rinascimento veneto e bresciano”, in programma al Museo di Santa Giulia fino al 1 luglio 2018: la mostra, che sottolinea l'influenza di Tiziano sugli artisti del luogo, si svolge in contemporanea con la riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo dopo nove anni di restauro. Ai Musei Civici di Pavia è invece possibile visitare fino al 24 giugno “Goya. Follia e ragione all'alba della modernità”, un'originale e conturbante esposizione dedicata al maestro spagnolo e, in particolare, ai suoi cicli grafici e incisori, con più di 200 opere ispirate ai temi dei “Capricci”, dei “Disastri della guerra”, delle “Follie” e della “Tauromachia”. Erica Balduzzi

> Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa - Milano - GAM Galleria d’Arte Moderna. Fino al 17 giugno. > Giacomo Quarenghi. Progetti architettonici In occasione del bicentenario della morte dell’architetto bergamasco Venezia - Gallerie dell’Accademia. Fino al 17 giugno. > Creatore di forme. Le ricerche sperimentali di Bruno Munari. Milano – Galleria 10 A. M. Fino al 23 giugno. > Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia Milano - Palazzo Reale. Fino al 24 giugno. > I have a dream. La lotta per i diritti civili degli afroamericani. Dalla segregazione razziale a Martin Luther King Milano - Casa di Vetro. Fino al 23 giugno. > Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia. Milano – Palazzo Reale. Fino al 24 giugno. > Il museo dell’innocenza di Orhan Pamuk. Milano – Museo Bagatti Valsecchi. Fino al 24 giugno. > Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943. Il sistema dell’arte e della cultura in Italia tra le due guerre mondiali - Milano Fondazione Prada. Fino al 25 giugno. > Milano Photofestival. Innovazione Conoscenza

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Storia. Milano – sedi varie. Fino al 30 giugno. Netsuke. 100 capolavori dalla collezione Lanfranchi. Una ricca collezione di oggetti dall’Estremo Oriente. Palazzolo sull’Oglio (BS) – Villa Lanfranchi. Fino al 30 giugno. Bob Krieger. Sguardi del Pensiero e dell’Anima”. Reggia di Monza. Fino al 1 luglio. Novecento di carta. La grafica italiana del XX secolo - Milano - Castello Sforzesco. Fino al 1 luglio. Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia - Brescia Museo di Santa Giulia. Fino al 1 luglio. Eravamo cacciatori di teste. Riti, vita e arte delle popolazioni Asmat Milano - Museo delle Culture MUDEC. Fino all’8 luglio. Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia - Venezia Gallerie dell’Accademia. Fino all’8 luglio. Carlo Magno va alla guerra. Il medioevo cavalleresco tra Italia e Francia - Torino - Palazzo Madama. Fino al 16 luglio. “Impressionismo e Avanguardie”. Capolavori del Philadelphia Museum of Art. Milano - Palazzo Reale. Fino al 2 settembre. The feeling of things. La prima grande retrospettiva in Italia di Matt Mullican - Milano - Pirelli HangarBicocca. Fino al 16 settembre.


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Quanti abiti nell’armadio! Nell’era della fast fashion anche l’industria della moda si rende responsabile di danni all’ambiente. In un libro alcuni dati impressionanti «61 top, 60 magliette, 34 canotte, 21 gonne, 24 vestiti, 20 paia di scarpe, 20 maglioni, 18 cinture, 15 fra cardigan e felpe con il cappuccio, 14 paia di pantaloncini corti, 14 giubbotti, 13 paia di jeans, 12 reggiseni, 11 paia di collant, 5 giacche, 4 camicie a maniche lunghe, 3 paia di pantaloni da palestra, 2 paia di pantaloni eleganti, 2 paia di pantaloni da pigiama e un gilet. Per un totale di ben 354 capi di abbigliamento»: è il contenuto dell’armadio della nota giornalista e scrittrice americana Elizabeth L. Cline ma probabilmente, se ci mettessimo a stilare la stessa lista, non saremmo da meno. Perché quella che L. Cline tratteggia nel suo libro “Siete pazzi a indossarlo!” (Edizioni Piemme, 2018), best-seller del “The New York Times” e ora anche in Italia, è una tendenza diffusa ormai nel mondo. E contagia tutti.

“Siamo nell’epoca dei vestiti usa e getta acquistati per pochi euro, degli abiti indossati poche volte e poi buttati. Il risultato? Gli armadi e le discariche traboccano”

Le conseguenze della fast fashion Viviamo nell’era della “fast fashion” scandita dal continuo cambio di trend e dalla conseguente frenesia all’acquisto. Siamo nell’epoca dei vestiti “usa e getta”, acquistati per pochi euro da Zara o H&M (per citare solo quelli più noti in Italia), degli abiti indossati poche volte e poi buttati perché, vista la bassa qualità, già rovinati o passati di moda. Il risultato? Gli armadi e le discariche traboccano. Ma non è solo un problema di frustrazione personale, senso di colpa e spazio. Questa voragine consumistica ha gravi conseguenze per l’ambiente, la qualità dei prodotti che indossiamo e la vita dei lavoratori impegnati nel ciclo di produzione, distribuzione e di vendita. In America vengono comprati e accumulati circa 20 miliardi di indumenti l’anno. La Cina, dove viene prodotta la maggior parte dei nostri vestiti e dove la popolazione si sta appassionando alla moda, si trova nel pieno di una crisi ambientale, ed è sul punto di consumare più fibre tessili e altre risorse di quanto non avvenga in Occidente. «Nei paesi più ricchi ci stiamo avvicinando alla saturazione totale e presto non saremo più in grado di infila-

re un altro indumento nei nostri armadi strapieni - si legge nel libro - ma le aree emergenti in Asia e in Africa stanno cercando di raggiungerci. Attualmente 140 milioni di persone ogni anno entrano a far parte della classe media globale, persone che vogliono consumare come noi. Se la corsa agli acquisti di abbigliamento continuerà con questo ritmo, l’industria della moda sarà responsabile di quasi un terzo delle emissioni di carbonio consentite per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi, come stabilito dall’Accordo di Parigi».

La situazione in Italia L’Italia, benché sia la culla dell’alta moda e di grandi “maison”, non fa eccezione e ama le catene di abbigliamento low cost come il resto del mondo. Gli italiani spendono per l’abbigliamento il doppio degli americani, più del

60% del loro reddito. E il Paese «ha più negozi come Zara e H&M pro capite di quanti ce ne siano negli Stati Uniti». Inoltre, come molte altre Nazioni, ha sofferto per la corsa al prezzo basso: fra il 2009 e il 2012 quasi un’azienda manifatturiera su cinque ha chiuso, tra cui anche numerose aziende tessili vecchie di generazioni, mentre i brand spostavano la produzione nei

Paesi asiatici dove la manodopera è a buon mercato (anche se lì la qualità delle materie prime e i diritti dei lavoratori non sono regolamentati come da noi). Certo, ci sono comunque delle notizie positive e la scrittrice ricorda che da noi «la tendenza al cambiamento è forte»: «la Camera nazionale della Moda Italiana ha fissato obiettivi ambiziosi sulla sostenibilità (concentrandosi sulla riduzione e l’eliminazione delle sostanze chimiche nocive nell’industria) così come stanno facendo le società più note come Versace, Gucci, Armani, Prada, Ermenegildo Zegna, Salvatore Ferra-

gamo e Valentino». Purtroppo i capi di queste aziende hanno prezzi da capogiro per i comuni mortali e comprare per pochi soldi è quasi una scelta obbligata. La soluzione, quindi, non è certo cancellare H&M, Zara e simili, ma almeno abbiamo l’obbligo di informarci (per poi magari, un poco per volta, provare a fare scelte diverse). Spiega sempre L. Cline: «Ho iniziato a scrivere questo libro perché inseguire i trend tenendo d’occhio il cartellino del prezzo non mi aiutava ad amare i vestiti che indossavo. Stavo dedicando troppo tempo e troppo spazio a un’abitudine della quale sapevo vergognosamente poco. Perché mai qualcuno che non sa nulla di vestiti dovrebbe averne così tanti? Le nostre scelte in fatto di moda hanno esiti e significati sociali, e io dovevo scavare in profondità per trovarli». Lei l’ha fatto, ora tocca a noi. Michela Offredi


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Sostenibil-mente L a

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Oceania Avventuriamoci nell’esplorazione del mare magnum dell’inconscio per riconnettere le isole dentro di noi “Diventa te stesso, diventa ciò che sei!” è l’invito su cui verte il cartone animato Oceania, prodotto nel 2016 da Walt Disney Pictures. La cornice è quella della natura incontaminata e rigogliosa delle isole po-linesiane, con i loro meravigliosi paesaggi dai colori caldi e ammalianti. La ricerca del proprio Io, il coraggio di seguire le proprie passioni e di affrontare le proprie paure sono le colonne portanti di questo classico d’animazione che unisce temi attuali e personaggi moderni, in cui ogni spettatore può rispecchiarsi, con le antiche tradizioni delle isole del Pacifico, quali la protezione e il rispetto verso la natura e le sue creature.

“La protagonista Vaiana incarna la forza dell’immaginazione, che permette di osare, di guardare dentro e guardare oltre quelle paure che ognuno tacitamente nutre”

“È l’accettazione di sé il primo passo verso una nuova rinascita, che getta le basi per un rapporto in armonia con se stessi e con gli altri”

Verso nuovi orizzonti La protagonista del film è Vaiana, figlia del capo villaggio, destinata a succedergli al momento della sua morte e a portare avanti tradizioni radicate che legano inesorabilmente il popolo alla propria isola, in una condizione di assoluta staticità e avversione per il cambiamento. Vaiana soffre di questa mancanza di prospettiva, sentendo dentro di sé il richiamo del mare, quell’Oceano che il suo popolo non ha più attraversato da anni limitandosi al reef, la barriera corallina che delimita la baia dell’isola dal mare aperto. Oltre tale limite, nell’immaginario collettivo della tribù, si annidano rischi e pericoli. Diventare se stessa implica per la giovane ragazza tradire le sue radici, disilludere le aspettative del padre iperprotettivo e intraprendere quel viaggio,

reale ma soprattutto interiore, che da sempre la chiama. Vaiana incarna la forza dell’immaginazione, che permette di osare, di guardare dentro e guardare oltre quelle paure che ognuno tacitamente nutre. Riuscirà in questa impresa grazie al supporto di nonna Tala, personaggio eccentrico, considerata la “matta del villaggio” che l’invita ad «ascoltare la voce dell’oceano che la chiama al suo destino, sentire cosa ha da dirle e prepararsi per il viaggio». Nonna Tala l’aiuta a riconoscere i suoi intimi bisogni di autorealizzazione e a disseppellire le sue potenzialità nascoste, assecondando il naturale processo di

separazione dalla famiglia e individuazione del Sé.

Siamo i fautori del nostro destino Assistiamo al cambiamento di Vaiana, da ragazza insicura e spaventata, a ragazza che prende coraggio e parte all’esplorazione dell’immenso oceano per far fronte all’emergenza di carestia che sta colpendo la sua isola. Lungo il viaggio incontrerà diversi personaggi, tra cui Maui, semidio egocentrico in grado di trasformarsi in ciò che desidera, ma che ha perso il suo magico amo e quindi anche i suoi poteri. Lui crede di non valere nulla

senza quell’amo, ma Vaiana lo incoraggia a credere in se stesso. «Non sono stati gli Dei a fare di te Maui, sei stato tu». Se gli Dei lo hanno scelto, è perché hanno visto qualcosa in lui, proprio come l’oceano ha visto qualcosa in lei. Un messaggio importante, quello di essere

fautori del proprio destino. Puoi avere degli aiuti durante il tuo viaggio, ma, alla fine, se raggiungi la meta è sempre grazie a te stesso. Nel corso del film Maui imparerà dalla giovane ragazza il valore della speranza e della ricerca: Vaiana lo ispirerà a smettere di guardare al passato e a compiere grandi azioni nel presente. Sapere chi si è e sapere da dove si viene, senza mai negare le proprie origini perché fanno parte di noi e da qui intraprendere il proprio viaggio personale. «Si chiama orientarsi...è vedere dove vai con la mente, sapere dove sei, sapendo dove sei stato». Vera Zanchi, Psicoterapeuta e formatrice dell’équipe TheClew

TheClew, équipe di formatori e psicoterapeuti. Offre servizi di consulenza psicologica, psicoterapia, formazione nel settore aziendale e scolastico. Tel. +39 344 1261495 - info@theclew.net - www.theclew.net Via Costantina n°12, Colognola - Bergamo


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Abbronzati? Sì… ma con giudizio! Il Sole non scherza: alcuni accorgimenti per proteggere la propria pelle Chi di noi non ha sentito almeno una volta dentro di sé la soddisfazione, certamente un pochino vanitosa, nel rimirarsi allo specchio abbronzato e rilassato dopo le giornate al sole d’estate? I raggi del sole scaldano, abbronzano e trasmettono una piacevole sensazione, ma possono creare danni e conseguenze spiacevoli se non ci si espone in modo intelligente: al di là dell’effetto finale desiderato, ossia una abbronzatura uniforme e durevole, la cosa più importante è preparare la pelle all’esposizione solare per evitare possibili danni.

Allarme radiazioni! In questo articolo proveremo a dare alcuni semplici consigli, volti proprio a evitare questi spiacevoli effetti contrari: il consiglio migliore è come sempre quello di modulare l’esposizione al sole in base al tipo di pelle, al grado di abbronzatura già raggiunto, alle ore del giorno, al periodo dell’estate e alla latitudine a cui ci si trova. È assolutamente noto che esporsi al sole nelle ore più calde è più dannoso che produttivo. In questi momenti della giornata la capacità di incidere sulla pelle da parte dei raggi solari con le radiazioni UVA e UVB è massima, e al massimo è quindi anche il loro potere ossidativo. I raggi solari non adeguatamente filtrati e attenuati possono generare una serie di eventi avversi: se una scottatura può risultare un semplice fastidio che richiede idratazione, pazienza, qualche notte insonne e la frustrazione della pelle che si squama e l’abbronzatura che se ne va, certamente non di poco conto sono invece i tumori della pelle che possono svilupparsi (Melanomi, Basaliomi). Avere consapevolezza del proprio “fototipo”, cioè del proprio tipo di pelle, è essenziale per scegliere la miglior protezione e realizzare la miglior preparazione possibile; tuttavia, a prescindere dai diversi fototipi, alcuni accorgimenti sono validi univer-

salmente. Come noto, l’abbronzatura è il risultato della produzione di Melanina da parte delle cellule dell’epidermide in risposta ai raggi UVA e UVB. Questo pigmento consente alla pelle di creare una barriera protettiva che attenua gli effetti avversi delle radiazioni solari; è noto che popolazioni che abitano più lontane dall’equatore sono caratterizzate da un minor quantitativo di Melanina, per la scarsa esposizione ai raggi solari; discorso inverso man mano che ci si avvicina all’equatore, ovvero alla zona della terra dove l’incidenza dei raggi solari è al suo culmine: la composizione della pelle delle diverse popolazioni si è quindi differenziata in virtù delle diverse necessità.

Preparazione con integratori e protezioni solari L’utilizzo di integratori contenenti stimolatori di Melanina quali Beta-carotene, Red Orange complex e vitamina C (molto utile come antiossidante per

controbattere gli effetti dannosi delle radiazioni solari) consente di ridurre il rischio di fastidiose e dannose scottature e di comparsa di eritemi; in tal modo l’abbronzatura potrà essere più uniforme, più duratura e senza macchie. Le creme solari sono fondamentali per chiunque esponga la pelle al sole, indipendentemente dalle condizioni esterne o individuali; le preparazioni presenti in commercio sono numerose e caratterizzate da una vasta gamma di filtri e protezioni. È essenziale utilizzare sempre, anche quando si è già abbronzati, una protezione per schermare la cute dai raggi UVA e UVB. Molte persone sono ancora convinte che utilizzare creme solari rallenti o addirittura ostacoli l’abbronzatura; convinzione talmente errata da valere il suo esatto contrario: pianificare adeguatamente l’utilizzo di filtri solari a scalare consente di ottenere un risultato molto più duraturo, molto più uniforme e soprattutto molto più sicuro. Esistono in commercio protezioni solari specifiche per ogni tipo di pelle

e per ogni esigenza: ipollargeniche, per pelli sensibili, per pelli intolleranti, senza parabeni né siliconi né profumi (tutte sostan-

ze potenzialmente allergizzanti); esistono inoltre preparati specifici per la pelle del viso con effetto anti-age. Per chi vuole una abbronzatura più prolungata e più curata, sono particolarmente indicati i solari con “Tanning System”, grazie alla loro azione volta a stimolare la produzione di Melanina. Queste protezioni non hanno un filtro protettivo particolarmente alto e quindi non si addicono ai bambini, a chi soffre di eritemi o irritazioni cutanee né a chi ha un fototipo particolarmente chiaro. Dopo l’esposizione solare è sempre necessario reidratare la cute che ha perso acqua per traspirazione e che quindi può seccarsi, generando due effetti negativi: la pelle secca tende a squamarsi con ripercussione sulla qualità dell’abbronzatura, ma soprattutto causando in tal modo il venir meno dell’effetto barriera protettiva dell’epidermide a beneficio del derma sottostante. Abbronzarsi sì…. ma senza rischi!

Rubrica promossa in collaborazione con Farmacia Visini - Dott. Michele Visini Via Italia, 2 - Almè (Bg) Tel. +39 035 541269 - farmaciavisini@virgilio.it

Dott. Michele Visini


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Alimentazione & Salute

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LA RUBRICA È PROMOSSA DA PUNTO RISTORAZIONE SRL

La porzione quotidiana del benessere Tutte le proprietà della frutta secca La frutta secca, come spesso viene definita, si divide principalmente in due categorie: la frutta secca a guscio, chiamata anche frutta oleosa, come noci, nocciole, mandorle, pinoli, ecc. (che contempla anche i semi oleaginosi quali semi di sesamo, semi di girasole, semi di zucca, semi di lino) e la frutta polposa essiccata o disidratata come fichi secchi, albicocche secche, prugne secche, datteri, reperibili sul mercato tutto l’anno. La frutta polposa essiccata è solitamente sottoposta a trattamenti di disidratazione molto antichi come l’essicazione naturale al sole, oppure il contenuto d’acqua viene ridotto in ambienti riscaldati artificialmente con aria calda tramite essiccatoi e forni. Molte persone evitano il consumo della frutta secca per l’elevato apporto energetico, ma in realtà essa consente di fare un pieno di salute!

“Frutta a guscio e disidratata per il benessere della giornata!” Di sicuro dobbiamo tener conto anche delle calorie e dei nutrienti forniti da questi invitanti alimenti che dovranno contribuire in modo equilibrato al nostro fabbisogno giornaliero. Di norma la nostra scelta ricade sull’utilizzo di noci e arachidi e il paradosso è che consumiamo la frutta secca quasi esclusivamente durante le feste natalizie, periodo in cui si è soliti fare un “pieno” di calorie ma, quel che è peggio, al termine di pasti sontuosi con il rischio

Le calorie della frutta secca riferita a 100 grammi di alimento Alcuni dati sono tratti da CRANUT Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione (ex I.N.R.A.N.)  FRUTTA A GUSCIO Anacardi Arachidi Mandorle dolci Noci Noci del Brasile Noci di macadamia Noci Pecan Nocciole Pinoli Pistacchi  SEMI OLEAGINOSI Semi di canapa Semi di girasole Semi di lino Semi di papavero Semi di sesamo Semi di zucca  FRUTTA ESSICCATA Albicocche secche Ananas Banana Castagne secche Ciliegie Cocco disidratato Datteri secchi Fichi secchi Mango Mele secche Mirtilli neri e rossi Papaya Pere Pesche Prugne secche Uvetta secca

Apporto calorico 598 Kcal. 597 Kcal. 542 Kcal. 680 Kcal. 656 Kcal. 525 Kcal. 705 Kcal. 625 Kcal. 587 Kcal. 608 Kcal. 593 Kcal. 584 Kcal. 534 Kcal. 525 Kcal. 573 Kcal. 446 Kcal. 274 Kcal. 300 Kcal. 346 Kcal. 287 Kcal. 325 Kcal. 650 Kcal. 253 Kcal. 242 Kcal. 350 Kcal. 369 Kcal. 338 Kcal. 350 Kcal. 324 Kcal. 357 Kcal. 220 Kcal. 283 Kcal.

NB: alcuni alimenti, consultando fonti scientifiche diverse, risultano con apporti calorici differenti di appesantire anche la digestione. È però fondamentale fare at-

tenzione anche alla qualità delle calorie che assumiamo e quindi agli alimenti che scegliamo, ai principi nutritivi che contengono e alle loro proprietà. Elenchiamo nella tabella gli apporti calorici di alcune tipologie di frutta secca (gli alimenti sono disposti in ordine alfabetico). Questi alimenti vegetali, sia in guscio che essiccati, se fossero consumati nelle giuste quantità (e preferibilmente non a fine pasto!) potrebbero trasformarsi in una sana abitudine alimentare quotidiana e fornire al nostro organismo tante vantaggiose proprietà grazie alla presenza di proteine, vitamine, sali minerali, grassi essenziali, fibre e zuccheri. Il contenuto di questi preziosi

nutrienti è ovviamente differente in base al tipo di prodotto consumato; per esempio, la frutta oleosa fornisce un apporto elevato di lipidi, quella essiccata presenta molti zuccheri semplici ed entrambe le categorie sono a ridottissimo contenuto di acqua e ricche di fibre. Valorizziamo quindi la “Porzione del benessere” che prevede un consumo addirittura quotidiano di questi alimenti, da assumere nella quantità di circa 20-30 grammi al giorno. Se prendessimo in considerazione una porzione di noci corrispondente a 20-30 grammi, essa si tradurrebbe in 4-6 noci intere, oppure in circa 20-30 mandorle. Facciamo un breve elenco delle proprietà della frutta secca:  Riduce la stanchezza spesso causata anche dal cambio di stagione  Sostiene le nostre difese immunitarie  Migliora la bellezza della pelle  Rinforza i capelli  sono un ottimo spuntino per gli sportivi  Aiuta il nostro intestino a lavorare meglio  Protegge il nostro sistema nervoso e cardiovascolare  È consigliata anche ai bambini e ai ragazzi in crescita  Aiuta a potenziare la memoria  Contribuisce a proteggerci da alcuni tumori.

Alcune proprietà Diversi studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che la frutta secca (in particolare quella a guscio, per il contenuto di acidi grassi insaturi), riduce il rischio di malattie cardiovascolari e abbassa i livelli di colesterolo “cat-

tivo” (LDL) e favorisce l’aumento del colesterolo “buono” (HDL). Inoltre, essa è ricca di omega 3, omega 6, polifenoli e di pregiati sali minerali concentrati soprattutto in alcuni frutti. Il calcio ad esempio è presente in particolare nelle mandorle e nei fichi secchi, il fosforo nei pistacchi e nei pinoli, il ferro nelle albicocche secche, nel cocco essiccato, in arachidi, nocciole, pesche e uvetta disidratate. Nella frutta secca abbiamo anche una buona presenza di selenio, potassio, zinco, magnesio, manganese, rame e ottime sono le quantità di vitamine, in particolare quelle con funzioni antiossidanti come la vitamina E, la vitamina A, l’acido folico e la vitamina C. Un altro vantaggio di questi alimenti è rappresentato dalla quantità di fibra presente, che favorisce la peristalsi e il transito intestinale, oltre a prevenire i tumori del colon; tuttavia un’eccesiva introduzione di questa sostanza è sconsigliata, in particolare a coloro che soffrono di colite, morbo di Crohn o situazioni in cui è richiesto di seguire una dieta a basso contenuto di fibre. Le persone diabetiche dovrebbero fare attenzione all’elevata quantità di zuccheri semplici della frutta essiccata, mentre questi principi nutritivi sono spesso consigliati per potenziare l’energia psicofisica di tutti coloro che praticano attività sportiva (anche a livello agonistico), per i bambini in crescita, per combattere la stanchezza, lo stress e potenziare la memoria. La frutta secca è dunque consigliata agli studenti che a breve affronteranno gli esami scolastici. Con questo mix di proprietà benefiche possiamo quindi considerare (e consumare) la frutta secca come un vero e proprio “elisir di lunga vita”, così definita da numerosi ricercatori scientifici, sempre ovviamente assumendola nelle giuste quantità.

Rossana Madaschi Ec. Dietista Punto Ristorazione e Docente di Scienza dell’Alimentazione Cell. +39 347 0332740 - info@nutrirsidisalute.it www.nutrirsidisalute.it


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Limone

Pomodoro

Il frutto dai mille usi

Alla base della cucina mediterranea

Il limone è il frutto dell'albero di limone (Citrus limon) una pianta della famiglia delle Rutaceae. Le sue proprietà sono innumerevoli così come i suoi impieghi, che vanno ben oltre l’utilizzo in cucina: è particolarmente ricco di vitamina C, è un ottimo antiossidante, disintossicante, favorisce la produzione di collagene, è un anticancro grazie al suo contenuto di limonene e limonina, due riparatori naturali di cellule. Inoltre contiene acido citrico e i citrati, naturali regolatori di acidità e il gruppo delle vitamine B, importante per l'equilibrio nervoso, la nutrizione e l'equilibrio della pelle. Per- tanto è un grande amico del nostro be-

Il pomodoro (Solanum lycopersicum) appartiene alla famiglia delle Solanaceae ed è una pianta annuale. Considerato botanicamente come frutto, il pomodoro è ritenuto uno degli ortaggi simbolo della stagione estiva. Seppur entrato relativamente tardi nella cucina italiana rispetto ad altri ortaggi importati dalle Americhe, è divenuto un alimento base della dieta mediterranea. È ricco d'acqua, vitamine e sali minerali ed è povero di calorie.Il suo successo è dovuto in larga misura alla sua bontà, ma non dobbiamo dimenticare i suoi importanti effetti benefici dovuti ai discreti quantitativi vitaminici, alla sua componente minerale che agisce in sinergia con citrati, tartrati e nitrati assicurando proprietà rimineralizzanti e antiradicaliche. Il pomodoro aiuta il corretto funzionamento del sistema immunitario, la prevenzione delle malattie che interessano il cuore e il controllo dei livelli di colesterolo. Inoltre, grazie al suo contenuto di nutrienti fondamentali, ci protegge dalle malattie degenerative legate

nessere e lo possiamo assumere in mille modi. Per esempio: per aiutare a disciplinare l’intestino ed eliminare le scorie nocive, alla mattina si può bere succo di limone con acqua calda o da solo. Unito allo zenzero in acqua calda è un’ottima tisana che aiuta ad attenuare il senso di fame e stimola il metabolismo. Meno frequente, ma assai interessante, è il suo utilizzo per auto-produrre economici cosmetici casalinghi: una maschera per il viso composta da succo di limone e miele aiuta a idratare, mantenere giovane il derma, purificare da impurità e guarire le lesioni. Il succo unito allo zucchero svolgono un’azione astringente e purificante sulla pelle. Da non dimenticare il suo potere smacchiante, valido sia per eliminare macchie cutanee ma anche dai vestiti. Oppure ancora una maschera per i capelli a base di olio e limone rinforza la cute, arresta la caduta dei capelli e li rende più lucenti. Prezioso oltremisura: anche dopo l’utilizzo si può usare per pulire la caffettiera o il forno a microonde e nella lavastoviglie per eliminare l’odore dei detersivi. Più che un frutto, una vera ricchezza della natura!

ai processi d’invecchiamento e dai tumori che colpiscono colon e prostata. È benefico per gli occhi e per la vista per via del contenuto di betacarotene e luteina ed è in grado di favorire il buon funzionamento dell'intestino per il contenuto di fibre vegetali. Grazie all’elevato contenuto di acqua, il pomodoro è in grado di stimolare la diuresi soprattutto se è consumato fresco, crudo e senza l'aggiunta di sale.

La

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A RICETT

Merluzzo al limone e zenzero

Passata di pomodoro

PREPARAZIONE Lasciate marinare il pesce per circa 1 ora in olio, succo di un limone filtrato e alcune fettine di zenzero. Preparate la salsa: grattugiate lo zenzero e tritate finemente il rosmarino fino a ottenerne un cucchiaio. Emulsionate zenzero e rosmarino con il succo degli altri due limoni, due cucchiai circa di olio, qualche goccia di tabasco e un pizzico di sale. Togliete i tranci dalla marinata, scolateli e cuoceteli solo per pochissimi minuti sulla griglia. Serviteli caldi, irrorandoli con la salsa.

PREPARAZIONE Lavate i pomodori, tagliateli a metà e spremeteli per togliere la maggior parte dei semi. Metteteli nelle pentole senza riempirle troppo. Coprite e lasciateli scaldare a fuoco vivace, girandoli spesso. Appena i pomodori iniziano a bollire, spegnete il fuoco e lasciateli riposare per un’ora. Eliminate con un mestolo quanta più acqua possibile e passateli con un passapomodori quando sono ancora bollenti. Rimettete in pentola il tutto e versate la passata nei barattoli ermetici. Avvitate con forza tutti i barattoli, capovolgeteli e riponeteli ben vicini gli uni agli altri in un posto asciutto. Copriteli con una coperta di lana e lasciateli così per due/tre giorni, trascorsi i quali saranno pronti per essere etichettati e riposti al fresco.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE • 4 tranci di merluzzo • 60 g di zenzero • 3 limoni grandi • 1 rametto di rosmarino • Tabasco • Olio extravergine di oliva • Sale

FRUTTA DI STAGIONE GIUGNO Pesche, albicocche, nespole, susine, ciliegie, fragole

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RICETT

INGREDIENTI • 10 kg di pomodori biologici ben maturi

VERDURA DI STAGIONE GIUGNO Fagiolini, fave, insalata, melenzane, patate, piselli, zucchine


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Appuntamenti dal territorio

Calendario Giugno 2018 BERGAMO ■■■ MERCATO Tutti i sabato pomeriggio

Mercato contadino della Pèlesa Treviglio (Bg) 15.00 - 19.00 > Cascina Pelesa Vendita diretta da parte di piccoli produttori locali FB: Castel-Cerreto-Soc-Coop-Agricola ■■■ FESTIVAL Fino al 10 giugno

Lo Spirito del Pianeta

Chiuduno (Bg) Chiuduno 18ª edizione del Festival dei popoli indigeni. Ingresso libero www.lospiritodelpianeta.it ■■■ EVENTO Fino al 17 giugno

Biblofestival XVII edizione Provincia di Bergamo (Bg) Luoghi vari Autori, spettacoli e teatro di strada www.sbi.nordovest.bg.it ■■■ RASSEGNA 1 giugno > 25 agosto

Arcate d’arte. Consonanze di teatro, cultura e arte

Bergamo Monastero del Carmine 23 spettacoli (tra cui due prime nazionali, 12 proiezioni cinematografiche, 5 incontri, 2 performance, 2 documentari, 2 laboratori, 1 residenza, 1 mostra a cura del TTB Teatro tascabile di Bergamo www.teatrotascabile.org

8 giugno

A cena con i capitani del Colleoni

Martinengo (Bg) Ex Monastero di Santa Chiara Una cena con prenotazione obbligatoria organizzata dal Gruppo Bartolomeo Colleoni, con il patrocinio della città di Martinengo colleonimartinengo@tiscali.it

■■■ EVENTO 10 giugno

■■■ INCONTRO 9 giugno

■■■ EVENTO 10 giugno

■■■ CENA

Canonica D’Adda (Bg) Manifestazione podistica internazionale a passo libero aperta a tutti paolarampino610@gmail.com

60° anniversario del panificio il Forno delle Bontà

Calcinate (Bg) Sala della comunità Un incontro della rassegna di eventi del 40esimo anniversario del film "L’albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi bassabergamascaorientale.it

Gli appuntamenti dedicati al film di Ermanno Olmi

■■■ EVENTO 9 giugno

La pellicola “L’albero degli zoccoli”, che trionfò alla trentunesima edizione del Festival di Cannes nel 1978, aggiudicandosi la Palma d’Oro, è stata ricordata in questi mesi con un ciclo di conferenze: le ultime due si terranno a giugno. La prima a Calcinate il 9 giugno alle 17.30, presso la Sala della Comunità in Piazza Chiesa, dove si parlerà di comunicazione e dialetto bergamasco. “Alimentazione a agricoltura” sarà invece il focus tematico dell’incontro di Mornico al Serio, previsto per sabato 23 giugno, sempre alle 17.30, in via Castello 55.

Castello in Musica

Urgnano (Bg) 20.45 > Aie della Rocca Albani Un concerto diretto dal Maestro Luca Ponti bassabergamascaorientale.it ■■■ EVENTO 9 > 10 giugno

Erbe del Casaro

■■■ EVENTO 9-10 giugno

Bergamo 20.00 - 23.00 > Via Sant’Alessandro 73 Una serata con musica dal vivo e i Conciorto //

Camminata dei 7 ponti

Comunicazione e dialetto bergamasco

■■■ FESTA 8 giugno

Festa de Lorto

Bergamo Edonè La terza edizione dello Street Market all’aperto dedicato all’handmade, all’auto produzione artigianale nella moda e nel design, al remake di materiali e oggetti e al vintage. fleamarket.yo@gmail.com

■■■ CENA 9 giugno

Val Gandino Un’iniziativa promossa dalla pro Loco progandino@gandino.it

Passeggiate serali in Val Gandino

Flea Market

Treviglio (Bg) 20.30 > Via Sangalli Una serata da favola con una tavolata lunga 200 metri mombrini.art@gmail.com

Altobrembo (Bg) Averara, Cassiglio, Cusio, Mezzoldo, Olmo al Brembo, Ornica, Piazza Brembana, Piazzatorre, Piazzolo, Santa Brigida e Valtorta Nona edizione della rassegna dedicata alle Erbe Spontanee e ai Formaggi tipici della Valle Brembana www.erbedelcasaro.it

■■■ EVNTO 6 giugno

■■■ MERCATO 10 giugno

Cenarbeneficando

Treviva

Treviolo (Bg) Piazza Monsignor Benedetti Un festival cultural-musicale con percorsi enogastronomici, streetfood, stand e bancarelle, giochi per bambini www.treviva.it

Domenica 24 giugno il tradizionale Festival Bike organizzato da Pianura da scoprire avrà come percorso i luoghi del film "L’albero degli zoccoli" e come meta finale la Festa sull’Aia di Mornico al Serio. Dal 21 al 24 giugno e dal 28 giugno al 1 luglio si terrà infatti la 38ª edizione della Festa sull’Aia, nella bassa bergamasca, che dal 1981 è la tipica festa di un paese dalle origini contadine, che vuole ricordare e valorizzare quelle tradizioni popolari bergamasche così come sono state sapientemente raccontate nel film di Olmi. Ogni anno vengono infatti proposti spettacoli e momenti culturali riguardanti il mondo contadino e la campagna, per poter comprendere il presente facendo riferimento alle nostre origini e al nostro passato.

Palazzago (Bg) Panificio il Forno delle Bontà Un pomeriggio di festa, una passeggiata, laboratori per bambini e assaggi per tutti www.ilfornodellebonta.com ■■■ EVENTO 17 giugno - 1 luglio

Visita al Castello di Pagazzano

Pagazzano (Bg) Castello di Pagazzano Il castello è aperto al pubblico la prima e la terza domenica di ogni mese www.castellodipagazzano.it ■■■ EVENTO 17 giugno > 14 ottobre

Apertura delle Cascate del Serio

Alpi Orobie (Bg) Cascate del Serio Un triplice salto di 315 metri di dislivello, un getto d’acqua che si tuffa nella vallata, un paesaggio mozzafiato // ■■■ EVENTO 21 giugno

4a Festa europea della musica

Bergamo Piazza Vecchia Un concerto a ingresso libero che unisce musica e solidarietà FB: Festa europea della musica ■■■ FESTA 21 giugno > 1 luglio

Festa sull’Aia

Mornico al Serio (Bg)


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Centro paese Al via la 38a festa legata alle tradizioni contadine/popolari che si svolge tutti gli anni dal 1981 per due weekend consecutivi www.festasullaia.it

carta, dal Medioevo fino al 1962, anno di chiusura dell’ultima fabbrica nella Valle valledellecartiere.it

runnersalo.org

Franciacorta in Malto

■■■ EVENTO 23 giugno

■■■ EVENTO Fino al 24 giugno

Franciacorta summer festival 2018

Alimentazione e agricoltura

Mornico al Serio (Bg) 17.30 > Auditorium Comunale Sant’Andrea Un convegno per la rassegna di eventi dedicata al 40esimo anniversario del film “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi bassabergamascaorientale.it ■■■ EVENTO 24 giugno

Famiglie al Museo - Persone come noi?

Urgnano (Bg) 15.30 > Museo Africano Giochi, laboratori, canti e danze per grandi e piccini info@museoafricano.it ■■■ INCONTRO 29 giugno

Convegno sullo stress

Bergamo 9.00 > Starhotels Cristallo Palace Un convegno pubblico organizzato da Cres Italia Srl info@cresitalia.it

Franciacorta (Bs) Luoghi vari Quattro weekend alla scoperta delle cantine del territorio Fb: Franciacorta summer festival ■■■ MOSTRA Fino al 1 luglio

Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia

Brescia Museo di Santa Giulia La mostra ruota attorno al polittico realizzato per il vescovo Altobello Averoldi e alle tre tele con le Allegorie di Brescia www.bresciamusei.com ■■■ RASSEGNA Fino al 24 agosto

Qui e altrove

Manerba del Garda (Bs) 21.15 > Biblioteca di Manerba del Garda Sei incontri sui racconti di viaggio di Marco Preti // ■■■ FESTIVAL Fino al 15 settembre

BRESCIA ■■■ MERCATO Ogni sabato mattina

Meglio BIO

Brescia 8.00 -13.00 > Cascina Maggia Mercato di prodotti biologici del territorio bresciano // ■■■ MERCATINO Ogni terza domenica del mese

Mercatino dell’antiquariato

Iseo (Bs) Viale Repubblica Collezionismo, modernariato, cose antiche e piccolo antiquariato FB: Mercatino-dellantiquariato-di-Iseo ■■■ FESTIVAL Fino al 9 giugno

Abbracciamondo

Valcamonica e Sebino (Bs) Luoghi vari Festival interculturale itinerante che unisce cittadini stranieri e italiani per conoscersi reciprocamente attraverso i prodotti artigianali, sapori tipici, danze, musiche, spettacoli e mostre fotografiche www.abbracciamondofestival.it ■■■ MOSTRA Fino al 10 giugno

Picasso, De Chirico, Morandi

Brescia 14.30 > Cortile Palazzo Martinengo, Via dei Musei 30 100 capolavori dalle collezioni private bresciane info@arteconnoi.it ■■■ MOSTRA Fino al 10 giugno

Riapre il Museo della Carta

Toscolano Maderno (Bs) Museo della Carta, via Valle delle Cartiere Una mostra per ripercorrere la storia della

Onde Musicali sul Lago d’Iseo

Lago d’Iseo Lughi vari > 17 comuni della Provincia Seconda edizione del festival con 50 appuntamenti gratuiti e di respiro internazionale www.visitlakeiseo.it ■■■ RASSEGNA Fino al 26 dicembre

Suoni e sapori del Garda

Garda (Bs) Luoghi vari Il Festival che unisce l’intrattenimento musicale alla valorizzazione della località ospitante www.comunitadelgarda.it ■■■ FESTIVAL 4-17 giugno

A BI BOOK

Brescia Luoghi vari La quarta edizione del festival di lettura per bambini dedicato all’inclusione www.festivalabibook.it ■■■ EVENTO 7 giugno

Corsa Avis Aido

Molinetto di Mazzano(Bs) Oratorio di Molinetto di Mazzano (ritrovo) Corsa podistica non competitiva mazzanoavis@libero.it ■■■ EVENTO 8 giugno

Padernello Jazz

Padernello - Borgo San Giacomo (Bs) 21.15 > Castello di Padernello Una serata con i Ragtime Sensation www.castellodipadernello.it ■■■ EVENTO 10 giugno

7° Salò Run for Telethon

Salò (Bs) 9.00 > Stadio Comunale di Salò (partenza) Corsa/camminata dedicata alla raccolta fondi da devolvere a Telethon

■■■ EVENTO 15-17 giugno

Castegnato (Bs) Parco il Parco Villa Calini, via Trebeschi Area ristorante con servizio al tavolo e tanta musica FB: FranciacortaInMalto ■■■ EVENTO 16-17 giugno

Vignaioli in Castello

Desenzano del Garda (Bs) Desenzano del Garda Tanti eventi con i vignaioli locali, ingresso libero al Castello www.vignaioliincastello.it ■■■ FESTIVAL 29 giugno > 1 luglio

Eatinero Padenghe

Padenghe sul Garda (Bs) Centro paese Il festival del cibo di strada itinerante Fb: eatinero padenghe - summer tour

ALTRE PROVINCE ■■■ MOSTRA Fino al 17 giugno

Una tempesta dal Paradiso

Milano GAM - Galleria d’Arte Moderna Arte contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa www.gam-milano.com ■■■ EVENTO Fino al 13 agosto

Visite al Belvedere del grattacielo della Regione Lombardia

Milano Pirellone > Solo la domenica dalle 10 alle 18 Da sei anni un evento per vedere la Città di Milano dall’alto e le colonne dell’arte // ■■■ MOSTRA Fino al 2 settembre

Impressionismo e avanguardie

Milano Palazzo Reale Capolavori del Philadelphia Museum of Art www.palazzorealemilano.it

■■■ EVENTO Fino al 23 settembre

Apertura straordinaria della Certosa di Milano

Garegnano (Mi) Certosa > Sabato e domenica Un’iniziativa a cura di Touring Club per vedere la bellissima Certosa fondata nel 1349 touringclub.it ■■■ FESTIVAL 7-10 giugno

Mare in Città

Milano Idroscalo Sport, musica e divertimento in un’unica ondata . infoSOStenibile presente con l’Isola Green www.mareincittà.org ■■■ INCONTRO 14 giugno

Come raccontare le buone pratiche di sostenibilità

Milano Piazza Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2 Intervengono Ermete Realacci, Pietro Negri e Giulia Venturini www.fondazionecariplo.it ■■■ FESTIVAL 21 giugno

Festa della Musica

Guidizzolo (Mn) 21.00 > Guidizzolo Associazioni, allievi, gruppi dilettanti hanno la possibilità di portare a conoscenza del pubblico il frutto di tante ore di lavoro e prove Fb: Festa della Musica 2018 ■■■ EVENTO 21-22 giugno

Notte delle Note

Morimondo (Mi) Borgo storico Un intero Borgo si illuminerà di Musica Internazionale www.nottedellenotemorimondo.eu ■■■ EVENTO 24 giugno

Le strade del Gusto della Lombardia

Cremona (Cr) Piazza Stradivari Mercato di prodotti tipici e tanti eventi collaterali cinziamiraglio@gmail.com

Mercato della Terra Ogni 2° e 4° sabato del mese Mercato della Terra Bergamo Ore 9.00 / 14.00 Piazza Cavour

Ogni 2° sabato del mese

Mercato della Terra del Piambello Induno Olona (VA) Ore 9.00/14.00 www.slowfoodvarese.it

17 giugno

Mercato della Terra Borgo San Giacomo (BS) Ore 9.30 / 18.30 Castello di Padernello via Cavour, 1 www.castellodipadernello.it

Ogni 1° e 3° sabato del mese

Mercato della Terra Milano Ore 9.00 / 14.00 Fabbrica del Vapore via Procaccini, 4 www.slowfoodmilano.it


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I Punti di distribuzione di infoSOStenibile Ecco le attività che ogni mese vi offrono l´informazione green Una rete di oltre 600 punti per promuovere nuovi stili di vita e d´impresa Syrio Srl

Solarenet

BERGAMO

BRESCIA

Syrio Srl è un'azienda nata nel 2004 per volontà di Mauro Piccini che si occupa della vendita di elettroutensili, utensili ad aria, abbigliamento antinfortunistico, attrezzatura da giardinaggio e utensili a scoppio (anche ecocompatibili). Il 14 aprile è stata inaugurata la nuova sede in via delle Valli 156 a Bergamo. Fra i maggiori punti di forza l'attenzione all'ambiente, al risparmio energetico e alle persone: tetti ricoperti di pannelli fotovoltaici, una colonnina per la ricarica di vetture elettriche, un'attenzione particolare ai dipendenti e alla clientela.

Dal 2007 opera nella progettazione, vendita e installazione di impianti per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. L'obiettivo è fornire a ogni cliente il proprio modo di essere energeticamente indipendente dalle fonti esauribili di energia in maniera economicamente conveniente. Punto di forza è comprendere nella propria struttura tutte le funzioni necessarie alla costruzione di impianti energetici. A vantaggio per i clienti, costi contenuti, rapidità di installazione, sicurezza nell’ottenimento degli incentivi e certezza di una progettazione ottimizzata sulle loro esigenze.

Bergamo - Via delle Valli, 156 q +39 035 944543 e www.syriosrl.it E web@syriosrl.it

Brescia - Via del Brolo, 32 q +39 030 200 3420 e www.solarenet.it E energia@solarenet.it

Biblioteca Comunale di Nave

Accademia Carrara

NAVE > BRESCIA

BERGAMO

La Biblioteca comunale di Nave aderisce al Sistema Bibliotecario di Valle Trompia e alla Rete Bibliotecaria Bresciana. Attraverso il catalogo provinciale OPAC ogni utente può accedere alla sua area riservata e scegliere e prenotare un libro o materiale audiovisivo di vario genere, rinnovarne il prestito e tenere sempre controllata la propria situazione utente.

L’Accademia Carrara è l’unico museo italiano composto da lasciti di importanti collezionisti privati. Fu istituita a Bergamo nel 1794, come complesso unico di Pinacoteca e Scuola di Pittura, per iniziativa del bergamasco Giacomo Carrara, che avviò la costruzione dell’edificio per ospitare la sua ricchissima raccolta di dipinti. Nel tempo il patrimonio dell’Accademia è cresciuto in modo straordinario. La sua mission è collaborare attivamente allo sviluppo culturale del territorio e della comunità attraverso la conservazione, lo studio, l’arricchimento e l’esposizione del suo patrimonio d’arte.

Nave (BS) - Via Brescia, 43 q +39 030 2537486 e www.comune.nave.bs.it E biblionave@comune.nave.bs.it

Bergamo - Piazza Giacomo Carrara q +39 035 4122097 e www.lacarrara.it

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