
6 minute read
E se l'aspirapolvere avesse un cuore?
by lavoropiu
“Se ho ragione, Stephen, questo significa che la Macchina sta preparando il nostro futuro non soltanto attraverso le risposte dirette alle nostre domande dirette, ma attraverso una risposta generale alla situazione mondiale e alla psicologia umana. E sapere questo potrebbe renderci infelici, potrebbe ferire il nostro orgoglio. La Macchina non può, non deve renderci infelici. Stephen, in che modo possiamo sapere che cosa comporterà il bene supremo dell’Umanità? Non abbiamo a nostra disposizione gli infiniti fattori di cui dispongono le Macchine! Forse, per darle un esempio familiare, tutta la nostra civiltà tecnica ha creato più infelicità e più miseria di quanta ne abbia eliminata. Forse sarebbe meglio una civiltà agricola o pastorizia, con meno cultura e meno gente. In questo caso, le Macchine devono muoversi in quella direzione, preferibilmente senza dircelo, dal momento che con i nostri pregiudizi e la nostra ignoranza noi accettiamo solamente ciò cui siamo abituati, e di conseguenza cercheremmo di opporci alla trasformazione. O forse la soluzione sarà un’urbanizzazione completa, o una civiltà completamente libera dalle classi, o una completa anarchia. Non lo sappiamo. Soltanto le Macchine lo sanno, si dirigono in quella direzione e ci portano con loro”. “Ma, Susan, lei mi sta dicendo che la Società per la Difesa dell’Umanità ha ragione. E che l’Umanità ha perduto la possibilità di decidere del proprio futuro”. “In realtà non l’ha mai avuta. E’ sempre stata in balia di forze economiche e sociali che non comprendeva, dei mutamenti del clima, delle sorti della guerra. Ora le Macchine le comprendono. E nessuno può fermarle, dal momento che le Macchine agiranno nei confronti di queste forze come agiscono nei confronti della Società: dal momento che dispongono dell’arma più potente, il controllo assoluto della nostra economia”. “E’ orribile”. “O forse è meraviglioso. Pensi, per tutto il tempo futuro, i conflitti saranno finalmente evitabili. Soltanto le Macchine d’ora innanzi, saranno inevitabili”. Il fuoco, dietro la lastra di quarzo, si spense e rimase soltanto un ricciolo di fumo. “E questo è tutto”, disse la dottoressa Calvin, alzandosi. “Io ho visto dall’inizio, quando i poveri robot non potevano parlare, fino alla fine, ora che si ergono fra l’umanità e la distruzione. Non vedrò altro. La mia vita è finita. Ma lei vedrà ciò che accadrà in futuro”.
Queste sono le battute finali di “Io, Robot”, racconto di Isaac Asimov che teorizzava le tre leggi della robotica e immaginava l’avvento di robot positronici in un lontano futuro (la raccolta di racconti fu scritta nel 1950). Da questa storia trae ispirazione il film diretto da Alex Proyas nel 2004 che ha per protagonista Will Smith nei panni di Del Spooner che dovrà indagare su uno strano caso di suicidio del fondatore della U.S. Robots.
Advertisement
Aziende che producono robot esistono davvero, non sono solo trasposizioni cinematografiche. Anzi, si tratta di un mercato fiorente. Un’analisi di Robo Global stima che il mercato mondiale della robotica industriale aumenterà da 45 miliardi di dollari nel 2020 a 73 miliardi di dollari nel 2025.
L’Italia è secondo utilizzatore di robot in Europa dopo la Germania ed è decimo a livello globale, dietro ai giganti inarrivabili come Giappone, Stati Uniti, Singapore e Corea del Sud. Si osserva inoltre una crescita della robotica collaborativa attraverso i cobot, bracci sensorizzati che interagiscono fisicamente con gli umani in spazi di lavoro condivisi.
C’è una donna tra i fondatori di iRobot Corporation, azienda fondata nel 1990 e produttrice, inizialmente, di robot per impieghi militari. Helen Greiner, classe 1967, ha contribuito a migliorare l’accessibilità dei dispositivi meccanici con controllo da remoto.
Ispiratasi al film “Star Wars” che ha raccontato di aver visto a 10 anni, si è laureata in ingegneria meccanica al Massachusetts Institute of Technology e ha conseguito un master in informatica.
Profondamente interessata a comprendere la natura dell’intelligenza umana per applicarla alle macchine, Greiner, oltre ad aver fondato iRobot Corporation, ha lanciato CyPhy Works per produrre droni multirotore PARC e dal 2018 è consulente per l’esercito degli Stati Uniti come esperta per robotica, sistemi autonomi e intelligenza artificiale. Numerosi i

riconoscimenti ricevuti, tra cui “Global Leader of Tomorrow” del World Economic Forum, “Women in Technology International” inserita nella Hall of Fame, premiata con l’“Anita Borg Institute Women of Vision Award”. La maggior parte delle invenzioni di iRobot sono state pensate per uso militare o industriale ma, grazie ai costi decrescenti della tecnologia, l’azienda si è addentrata anche nel mercato consumer della robotica.
Secondo Helen Greiner, entro pochi anni quasi in ogni casa degli Stati Uniti ci sarà un robot che sbrigherà le pulizie o farà da babysitter. Il suo obiettivo è “mettere i robot a disposizione di tutti”. Nel 2020 è diventata presidente e CEO di Tertill, azienda di Boston specializzata nella robotica applicata al giardinaggio. Per tornare all’attività di iRobot Corporation, l’azienda nel 1998 ha stipulato un contratto con DARPA per lo sviluppo di PackBot, robot militari utilizzati in Iraq e Afghanistan.
Ma sono stati impiegati anche per cercare tra i detriti del World Trade Center dopo il 1° settembre 2001 e per ricognizione dopo lo scoppio della centrale nucleare danneggiata di Fukushima in seguito al terremoto e allo tsunami del 2011. In
questa occasione, i livelli di radiazione non consentivano l’utilizzo di soccorritori umani. I PackBot telecomandati sono entrati in uno degli edifici del reattore di Fukushima trasmettendo le immagini dell’interno attraverso una videocamera e comunicando i gradi della temperatura interna rilevata.
Un altro modello, iRobot Seaglider, è stato impiegato nel disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel 2010. Nel 2002 l’azienda ha lanciato Roomba, un robot domestico per la pulizia dei pavimenti vendendo fino ad oggi 6 milioni di pezzi nel mondo.
Nell’ultima versione, Roomba è dotato di sensori che permettono al robot di evitare gli ostacoli e di non cadere dalle scale. Inoltre, è programmabile il giorno e l’ora di ogni settimana in cui si vuole che il robot si azioni per fare le pulizie. Stranamente l’interfaccia non è ancora compatibile con cavi e porte seriali Apple. Ma con degli adattatori, è possibile collegare Roomba tramite bluetooth o usb.
E, ovviamente, è collegabile ad assistenti vocali come Alexa di Amazon: sembra quasi di parlare davvero con una collaboratrice domestica e indicarle quando e come iniziare a pulire! Forse facciamo un giro largo, ma c’è un qualche collegamento tra quanto raccontato finora e un discorso tenuto da un’altra donna, Michela Murgia, scrittrice italiana di una certa fama, in occasione di RepIdee 2021. Il suo intervento è stato al limite del paradossale: cosa si capisce della nostra società dal libretto di istruzioni di una lavastoviglie. “Immaginiamo che la società sparisca, e che rimanga solo il libretto di istruzioni di una lavastoviglie. Quelle istruzioni tecniche assurgono al rango di annotazioni esistenziali.
La cosa inaspettata in un libretto delle istruzioni è la quantitivizzazione delle tue capacità fisiche, sensoriali e psichiche. Di fatto è un’istruzione per il non-uso, è contraddittoria. Noi costruiamo le macchine perché facciano quello che di solito ci annoia: cioè che siano prevedibili, ovvero facciano quello che devono fare.
Le istruzioni sono per gli esseri umani e come si comportano, perché ci sono pagine e pagine su come non si devono comportare con la lavastoviglie, sono indicati almeno 37 modi in cui i bambini possono morire per colpa della lavastoviglie. Ci sono più bambini su questo libretto di istruzioni che in tutta Roma. Ci sono tante cose da non fare quando ci si relaziona con la lavastoviglie, che mi viene voglia di farle tutte”.
