l'Automobile Week n. 68

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Canzoni on the road “Conto i segnali e le miglia fino a Baltimora/ un occhio al stazione per il peso/ un altro alle trappole dei radar/, non possono fermarmi/ perché non è nei miei piani”. La canzone “Big Wheel”, ritratto autobiografico degli anni passati da Jim lungo le strade d’America a bordo di un sedici ruote, si trova nel disco intitolato “Jim e Ingrid Croce” e uscito nel 1969. Il disco racconta le storie di viandanti e disperati e ricalca le “Dustbowl Ballads” di Woody Guthrie a cui è certamente un tributo. Un’altra canzone ispirata alla vita sulla strada di quel periodo è “Workin’ at the Car Wash Blues”, la storia di un giovane che pensa di avere le qualità per governare il mondo, ma che si ritrova invece a lavare automobili per tirare avanti. Una metafora delle speranze dello stesso Jim, costretto alla vita da camionista in attesa di un successo che sembra tardare ad arrivare. Il miglior pilota del Paese Di tutt’altro tenore – ma anche questa ispirata alle quattro ruote – è “Rapid Roy” contenuta nell’album postumo (uscì nel 1974) “I Got a Name”, ambientata nel mondo delle corse automobilistiche intorno agli anni ’50 e dedicata a Roy Hall, una star delle piste del dopoguerra. All’epoca negli Usa si correva con le cosiddette “stock cars”, di fatto delle auto di serie truccate per la pista. Rapid Roy, il protagonista della storia, è “il miglior pilota del Paese”, impareggiabile con le ragazze “che gli urlano dietro lungo tutta la pista” e con gli avversari che straccia sulla sua Chevrolet del ’57 mentre “a 130 miglia all’ora sfreccia sul tracciato, senza conoscere la paura, sorridendo alla telecamera e masticando uno stuzzicadenti”. Fine tragica Come abbiamo accennato la carriera e la vita di Jim Croce si interrompono tragicamente il 20 settembre

del 1973. Mentre è in partenza da un piccolo aeroporto della Louisiana, il BeechcraftE18S su cui ha preso posto il cantante insieme a un suo collaboratore, manifesta problemi al motore e non riesce ad alzarsi da terra. Si schianterà contro l’unico albero nei dintorni, uccidendo tutti le persone a bordo. Lo stesso giorno nei negozi americani arrivano la raccolta “Photographs and Memories” e lo struggente singolo “I Got a Name”, registrati quella stessa estate. Un destino beffardo che accomuna Jim Croce a un’altra grande voce, quella di Otis Redding, morto anch’egli in un incidente aereo (anche in questo caso un Beechcraft) nel dicembre 1967, a pochi giorni dall’uscita del suo singolo più famoso “Sittin’ on the dock on a Bay”.

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11 Gennaio 2019 ·

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