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Exit ha compiuto 10 anni
tempo di bilanci per l‘importante servizio di prevenzione della nostra associazione
Si è svolta lo scorso 1 dicembre presso la casa San Francesco dell’Associazione “La Strada – Der Weg ONLUS” una conferenza stampa per presentare il lavoro svolto nei dieci anni di attività del nostro servizio EXIT, sostenuto dall’ Ufficio Distretti Sanitari della Provincia Autonoma di Bolzano. Exit è un servizio di prevenzione secondaria, va cioè ad agire laddove esiste un problema già conclamato ma dove c’è ancora margine per far sì che il problema rientri e comunque non evolva in una situazione più grave. Gli utenti di Exit sono infatti giovani consumatori di sostanze che però non sono ancora caduti in una dipendenza. C’ è dunque spazio d’azione per il nostro team di psicologi che offre ai giovani e ai loro famigliari percorsi di consulenza e di sostegno psicologico per individuare alternative positive al problema. Il focus dell’intervento consiste nel far comprendere al/la ragazzo/a quello che succede dentro di lui/lei, nell’aumentarne la capacità di introspezione e stimolarlo/a a cercare e trovare nuovi percorsi per il proprio benessere. Nel valutare le situazioni il team di esperti analizza di volta in volta i vari fattori di rischio presenti che possono essere: la modalità del consumo, la presenza di comportamenti a rischio, l’organizzazione e la dinamica familiare, l’interazione con il gruppo dei pari, la disponibilità della sostanza nell’ambiente del/la ragazzo/a, l’impulsività tra le caratteristiche della personalità, la presenza della “sensation seeking”, cioè la ricerca di sensazioni nuove e intense, unita alla disponibilità a correre rischi per ottenerle. A genitori e famigliari è inoltre offerta la possibilità di riunirsi a cadenza mensile nel gruppo di auto mutuo aiuto sotto la guida di una psicologa. Il confronto con altre persone in situazioni analoghe fa sì che i famigliari coinvolti si sentano meno soli e trovino nel gruppo quel conforto e quell’energia indispensabili per gestire la complicata condizione dei figli. Dal 2004 al 2013 Exit ha lavorato con 697 utenti per un totale di 6390 colloqui. Tra questi utenti il 43% era minorenne, il 38% era tra i 18 e i 25 anni e il 19% aveva un’età maggiore di 25 anni. Per quanto riguarda i colloqui il 28% si è svolto con i consumatori, il 26% solo con i genitori, e il 46% con la presenza congiunta di genitori e figli/consumatori. Per quanto riguarda la verifica dei casi seguiti, il 60% ha fatto rilevare
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una decisa riduzione del consumo se non un ritorno all’astinenza, nel 21% dei casi non vi è stato nessun cambia- mento mentre il 5% ha aumentato il consumo passando anche ad altre so- stanze. La conferenza stampa ha fatto re- gistrare una massiccia presenza di giornalisti e nei giorni successivi sono apparsi articoli sui maggiori quotidiani locali nonché su televisoni e radio lo- cali sia pubbliche che private.
M.A.


Violenza assistita
Tra le varie forma di violenza, quella assitita viene a volta sottovalutata, nonostante le pesanti conseguenze per le vittime

La violenza assistita è una forma di maltrattamento che il/la bambino/a subisce ogni qual volta si trovi ad assistere ad atti di abuso solitamente nei confronti della madre ma anche di altri famigliari. La violenza assistita può essere di tipo fisico, verbale, psicologico, sessuale e economico.
Si stima che in Italia circa 400.000 bambini siano colpiti da questo fenomeno ma che solo pochissimi, ca 16 su 1000 vengano presi in carico dai servizi competenti. È una forma di violenza “invisibile”, sulla quale la normativa italiana è in ritardo, infatti i bambini che la subiscono vengono considerati testimoni e non vittime. Invece crescere in in ambiente in cui la violenza è una routine può provocare nei bambini disturbi anche gravi, sia a livello di apprendimento che di comportamento e sviluppo delle capacità cognitive e relazionali. La violenza in famiglia trasmette ai bambini coinvolti un messaggio distorto e cioè che l’abuso sia normale e ed accettabile. Dunque le vittime di violenza crescendo, oltre ad essere sottoposte a disturbi derivanti dai traumi vissuti, rischiano di perpetuare a loro volta violenza agendola o subendola. Accanto al lavoro importantissimo degli operatori sul territorio è fondamentale una presa di coscienza collettiva, affinché l’opinione pubblica conosca il fenomeno e le conseguenze che può avere sulle generazioni future. Fermare le violenze in famiglia vuol dire fermare la trasmissione di queste violenze tra le generazioni.
M.A.