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Storia

BREVE STORIA DI CAPOSELE

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on ci sono notizie sulle origini di Caposele per cui sono possibili solo delle ipotesi in base agli indizi disponibili. Secondo una ipotesi Caposele deve il suo nome al fatto che si trova vicino alle sorgenti del fiume Sele. Il toponimo antico Caput Sylaris, tramandato da varie fonti storiche, è perfettamente conservato dal nome moderno Caposele e nella pronuncia dialettale: Capussela. Secondo l'ipotesi dello studioso Antonini l'origine di Caposele risalirebbe al periodo delle lotte fra tribù sannitiche e Romani. L'Antonini opinò che Caposele e gli altri paesi vicini fossero stati fondati da coloro che si ritiravano dai luoghi di passaggio militare come risultavano essere quelli dell'Alto Ofanto, teatro di furiosi scontri tra Sanniti e Romani impegnati nella conquista dei territori del Sud dell'Italia. Sul monte Oppido, che si trova tra Caposele e Lioni, sono stati ritrovati i resti di un'antica muraglia lunga qualche centinaio di metri raggruppante quattro ambienti che possono far pensare ad una fortezza di tempi vetusti, a guardia di una serie di casamenti. Alcuni pezzi di queste mura, che si confondono con le fabbriche di un castello medievale, costruite senza malta testimoniano che i blocchi di pietra non lavorati furono messi l'uno sull'altro in modo da tenersi fermi con il loro stesso peso. Quest'ultima ipotesi è avvalorata dal fatto che in età romana, la tranquillità dei luoghi favorì la ubicazione di un collegio del dio Silvano, prima delle foreste, successivamente identificato con il dio Pan. Questa presenza è confermata dal ritrovamento di una lapide con iscrizione latina in località Preta , a ridosso delle sorgenti del Sele, oggi custodita nel Museo Archeologico di Avellino. Il borgo, che i primi abitanti costruirono presso le sorgenti, si disponeva ad anfiteatro addossato alla montagna, intorno ad una grande quantità di polle sorgive che formavano un irrequieto laghetto, le cui acque davano origine al primo tratto del fiume Sele. Il luogo non ha subito mutamenti fino ai primi del 1900. Con l'energia sprigionata dall'acqua si attivavano i mu-

LOCALITA’ DI MONTAGNA

DEL COMUNE DI CAPOSELE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.

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Cannavale Preta r’ r’ gatt’ Cisterna Arbanella Conche Canale Varo r’ la Ciredda Sierro Rùtulo Varicelle C’sine L’uorto tunno Aria longa

lini, le gualchiere, gli oleifici e le tintorie. Comunque, qualunque sia la sua origine, la prima notizia di un feudo di Caposele, e di un probabile Castello, risale ai tempi dei Normanni, all'incirca al 1160, quando ne era signore Filippo di Baldano. I Baldano, conti di Conza, erano dei guerrieri potentissimi. A questo periodo risale anche l'esistenza, nel territorio di Caposele, di altri piccoli feudi, come la Terra di Boiaro, la Terra di Maliventre, poi Boninventre e la Terra della Torricella, con la torre, le fontane, le case, la chiesa e il convento fondato dal futuro vescovo di Bisaccia Francesco di Caposele sotto il titolo di San Francesco dei Minori Conventuali. La Torricella fu distrutta e i superstiti si rifugiarono a Caposele, Santomenna e Teora. Intorno all'anno 1000 risalirebbe la nascita del primo Torrione di Caposele innalzato a difesa del territorio. I Baldano erano entrati in possesso di queste Terre dopo che, nel 1079, il duca di Calabria Roberto Guiscardo fece bruciare messi e casolari con tutti gli uomini, distruggendo torri e interi castelli. Filippo Baldano di Caposele, ai tempi delle crociate, inviò i suoi uomini più forti a Dudon di Conza, nobile guerriero decantato anche da Dante, spedito in Terra Santa con 3 cavalieri, 60 crociati e centinaia di fanti del circondario per contribuire a liberare il Santo Sepolcro e a conquistare Gerusalemme. Morto Filippo nel 1239, Caposele, appartenuto nel 1190 a Ruggiero, passò nelle mani del discendente Raone Baldano, ultimo signore prima che la famiglia si estinguesse con l'arrivo di Federico II, prima di finire al demanio imperiale degli Svevi. Secondo un documento del 1241, Caposele, Senerchia e Calabritto dovevano concorrere alla riparazione del Castello imperiale di Campagna. Gli Svevi avevano abbandonato la politica normanna delle torri in ogni feudo, avevano preso a costruire poche e robuste fortezze nell'enorme provincia, scegliendo il Castello di Campagna come sede politica del giureconsulto regio, insediatosi per riscuotere gabelle e per amministrare il territorio, come un sottoprefetto assoggettato a Foggia. Caposele fu poi donata

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Anno XLIV - Agosto 2016 N.92

Varlantico Ciredda Puzzu r’ Carm’nella Vadda Castagni Maglitieddi Ciraso r’ ron Peppe Pollaio r’ indu Puddaro r’ for’ Le grande raie della montagna Piano di Santa Maria Lacerieddi Aria vardaro Tonze Valle dei Vacinesi Fosse delle masi

Ripubblicare una breve storia del nostro Paese, è utile a chi, a mò di "twitt" vuole conoscere immediatamente

i passaggi che ci hanno condotti fino ad oggi

BUONA LETTURA da re Manfredi di Svevia a Minora Gentile che lo porto' in dote a Federico Maletta, conte di Apice, finendo sotto la giurisdizione amministrativa del Castello imperiale di Apice. Dopo la congiura dei signori, passati con i nuovi conquistatori Angioini, e la cacciata degli Svevi, re Carlo I d'Angiò, nel 1284, diede il feudo di Caposele al suo fido Pietro Anni Baldo, prima di giungere nelle mani di Anselmo di Caore. Questo nobile cavaliere morì nel corso della spedizione di Serbia e, non essendo tornato nel Regno nonostante la proroga di Pentecoste, come si usava allora, l'8 giugno 1289, gli decadde ogni titolo. Per premiare i suoi fedeli figli e per esaltarne la memoria, Carlo II d'Angiò assegnò i feudi di Caposele e Stigliano, per 80 deca annue, al nobile Guglielmo Della Marra, che li consegnò al figlio Ruggiero. Alcune fonti rivelano l'esistenza nel 1322 di un vero e proprio Castello, affidato ad un Ballini che fornì ancora una volta uomini e fanti per la ennesima spedizione in Terra Santa. Il borgo, incluso in una cinta muraria, riuscì a svilupparsi divenendo sempre più importante. Il feudo, rimasto a Ruggiero II Della Marra, in quanto dote della moglie Mansella di Salerno, fu rivenduto a Giacomo Arcuccio, conte di Minervino, nel 1376. Una parte di esso, forse dove sorge l'insediamento di "Capo di fiume", giunti gli Aragonesi a Napoli, fu del poeta Iacopo Sannazaro, che l'ebbe in dono dalle mani dei sovrani. Nel 1416 la regina Giovanna II affidò le rendite del feudi di Caposele ad Antonio Gesualdo. Nel 1445 Caposele era di Roberto Gesualdo, al quale successero Elia, Luigi, Sansone, Nicola e, nel 1480, il fratello Luigi II, a cui re Ferdinando I D'Aragona oltre Caposele, Conza ed Andretta, concesse anche i feudi di Cairano e Calitri. E' grazie a Luigi II Gesualdo che Caposele assurge, nel 1494, al titolo di Università, cioè di Comune a sé, capace di eleggere un sindaco e un parlamento

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Fao dell’acqua Noveru r’ Calavieddu La punta di Calvello Luochi r’ li Farina Vallone r’ la Mauta detto Strut’caturo Cirasulu Acqua r’ r’ brècchie Fastiano La preta r’ la Maronna Castagneta Sarracinu Santu Biasu Pastena Saure L'ELENCO E' IN AGGIORNAMENTO

liberamente, per alzata di mano dei suoi abitanti. Il borgo si conquistava così il titolo di Terra di Caposele. Il paese divenne autonomo intorno al 1500. Ad amministrare i suoi beni in Caposele, i Gesualdo mandarono sicuramente delle case blasonate alle loro dipendenze concedendo titoli e terre. E' qui che entrano, nel gioco della storia, le prime famiglie nobili residenti, come i Benincasa, i Bozio, i Ceres, i Cozzarelli, i De Rogatis, gli Ilaria, i Masi, i Russomanno, i Santorelli. Nel 1498 Luigi II Gesualdo fu ribelle alla Corona, per cui il re affidò il feudo di Caposele allo spagnolo Consalvo Fernandez de Cordova fino al 1505, quando Luigi II, perdonato, riprese il possesso delle sue terre. Caposele fu poi donato nel 1518 da Ferdinando il Cattolico, al figlio Luigi, Fabrizio Gesualdo, ed ereditato nel 1566 da Luigi IV e, nel 1584 da Fabrizio II e quindi , nel 1586 da Carlo Gesualdo, il quale non avendo figli maschi, lo fece slittare a Nicolo' Ludovisio marito della figlia Isabella, nel 1613. A Isabella successe la figlia Lavinia nel 1629 che, morta senza lasciare eredi diretti, fece incamerare il feudo e gli immensi beni che aveva dalla Regia Corte in quello stesso 1636. Il feudo di Caposele fu ricomprato dallo stello duca di Fiano Niccolò Ludovisio che, nel 1658, lo fece ereditare al figlio Giovan Battista. Nel 1656 il borgo si vide decimato dalla peste di 642 abitanti e dal terremoto del 1694 di 40 persone. Varie comunità religiose avevano occupato l'intero territorio e le innumerevoli chiese; in particolare vi era la chiesa Madre di San Lorenzo, nella quale erano custodite, oltre le reliquie del Santo protettore, anche quelle di S. Nereo, S. Achilleo e S. Emerenziana. Il feudo di Caposele arrivò nelle mani di Inigo Rota che, sposata Beatrice Mastrullo, ottenne dal re il titolo di Principe di quella Terra; i Signori preferivano la bella Napoli alle rupestri alture. Caposele fra un terremoto e un'alluvione, rimase ai Rota passando, nel 1714, da Marcantonio a Inigo II e, nel 1771, ad Ippolita Rota, che lasciò il Principato nelle mani del marito. Carlo Lagni fu l'ultimo signore fino all'abolizione delle feudalità con la legge francese del 1806, allorquando il paese contava quasi 4.000 abitanti.


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